Huntbastian: I want to love/fuck you

di Maiky Miker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Infanzia - Orfanotrofio ***
Capitolo 2: *** Day 2: Not like me - Posso tenerti con me? ***
Capitolo 3: *** Day 3: Primogenito - Savannah ***
Capitolo 4: *** Day 4: Pen pals - Skype ***
Capitolo 5: *** Day 5: Scambio di corpi - Nei panni di un Clarington ***
Capitolo 6: *** Day 6: Masquerade - Giù la maschera ***
Capitolo 7: *** Day 7: Proposta - Clarence ***



Capitolo 1
*** Day 1: Infanzia - Orfanotrofio ***


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Il mondo di Hunter era cambiato in un attimo; nel tempo di un paio di fari nella notte che si avvicinavano e con il rumore dei pneumatici che, invano, frenavano sull'asfalto bagnato.
Quella notte la vita aveva richiesto un sanguinoso tributo portandosi via i suoi genitori e lasciandolo solo.
Hunter si era chiuso in un silenzio pieno di dolore, rimorso e senso di colpa; probabilmente se si fosse comportato meglio i suoi genitori sarebbero ancora vivi e sarebbero tornati tutti a casa per cenare come facevano ogni sera.
Non quel giorno.
Non quella sera.

Solo al mondo fu accolto in orfanotrofio.
Hunter proseguiva quel silenzio incorniciato solo dalle lacrime che, regolarmente, scendevano sul suo viso.
La direttrice dell'istituto non sapeva come gestire quel silenzio duro e un viso così giovane già solcato dagli orrori della vita. Lo accompagnò
 nella sua stanza; Hunter trascinava un trolley con le poche cose che gli sarebbero servite d'ora in avanti, qualche vestito, qualche fumetto ma nessun giocattolo.
Non aveva più voglia di divertirsi.

La porta della stanza si aprì e Hunter fu accolto dalla luce accecante del sole che proveniva dalla grande finestra e di seguito da una voce squillante e cristallina.

"Ciao!"

Hunter rimase in silenzio

"Lui è Hunter, dividerà la stanza con te. Cerca di essere gentile e non combinare guai!"

 

Sebastian viveva in orfanotrofio da quando ne aveva memoria.
Non aveva mai conosciuto i suoi genitori e a quanto pare nemmeno i suoi genitori si erano mai preoccupati di averlo messo al mondo dato che poi lo avevano abbandonato sulle scale dell'istituto.
Sebastian aveva un carattere difficile e vivace e nella sua breve vita era entrato e uscito dall'orfanotrofio come se fosse un centro commerciale.
Nessuno era stato capace di gestirlo e matematicamente il piccolo veniva riportato in orfanotrofio.
Sebastian si era abituato a non essere voluto e a 8 anni non si sforzava nemmeno più di piacere alle persone che venivano per adottarli. Nella sua mente il mondo era ipocrita, meschino e senza amore quindi non c'era bisogno di perdere il proprio tempo.

"Io sono Sebastian."

Hunter rimase in silenzio.

"Da dove vieni?"

Silenzio

"Perchè sei qui? Ti hanno riportato indietro?"

Nessuna risposta, ma il volto di Hunter assunse un'espressione triste.
Sebastian gli si avvicinò e cominciò a scrutarlo.
Era poco più alto di Hunter, nonostante avessero la stessa età, i capelli chiari e due occhi verdi curiosi.
A Sebastian bastarono pochi secondi per capire che Hunter non era uno dei bambini non voluti; Hunter era uno di quei bambini che aveva perso i genitori.

"Mi dispiace." Appoggiò la manina sottile sulla spalla solida di Hunter "se non vuoi parlare va bene. Vuoi una mano?"

Hunter scrollò la testa.

"Io sono qui se hai bisogno."

Sebastian non era solito a quel tipo di gentilezza, ma aveva visto in Hunter qualcosa che non riusciva a comprendere e non era solo il dolore; sentiva che Hunter provava un forte senso di colpa e si stava punendo.
Passarono diversi giorni durante i quali Sebastian conduceva dei lunghi monologhi sulle sue giornate e sui suoi trascorsi nelle famiglie mentre Hunter non apriva bocca.
In un giorno di pioggia mentre erano nella sala comune Sebastian raggiunse Hunter che sedeva solitario su un tavolo sotto la finestra.

"Ti piace la pioggia?"

Sebastian sapeva che era inutile fare domande dato che non avrebbe ricevuto risposta ma era testardo e si era messo in testa di voler far parlare Hunter.
Hunter accennò un no con il capo.
La pioggia gli ricordava la morte dei suoi genitori.

"Nemmeno a me. Ehi ti va di disegnarmi una cosa che ti piace?"

Senza aspettare nemmeno un cenno Sebastian corse dal lato opposto della stanza e tornò poco dopo con dei pastelli e un paio di fogli di carta appoggiando tutto il bottino sul tavolo.
Hunter non si mosse.

"Hunter, ti prego!" lo supplicò Sebastian.

Hunter titubante raggiunse il pennarello nero, tolse il tappo e iniziò a tracciare un segno sul foglio bianco. Sebastian sorrise soddisfatto del suo piccolo successo.
Pochi minuti dopo Hunter consegnò il foglio a Sebastian.

"Ti piacciono le mucche?"

L'espressione di Hunter si fece interrogativa.

"Non è una mucca?" chiese Sebastian.

Hunter scrollò la testa in maniera decisa e con l'espressione di chi era stato appena ferito nel suo orgoglio.

"È un cavallo?"

Lo sguardo di Hunter sembrava voler dire "mi stai prendendo in giro?"
Sebastian rise.

"Si ti sto prendendo in giro, ho capito che ti piacciono i gatti, vero?"

Hunter abbozzò un sorriso.

"Ah ma allora sei capace a sorridere! Posso tenerlo?"

Hunter annuì.

Il giorno dopo mentre Hunter era disteso a letto a leggere qualcuno bussò alla porta.
Non appena aprì si ritrovò davanti Sebastian che stringeva tra le braccia un gatto che era quasi più grande di lui. L'animale, tenuto saldamente dalle braccia magre del bimbo all'altezza delle zampe anteriori, era bianco e aveva il pelo lungo, ma non sembrava molto contento di essere trasportato come una bambola in giro per il palazzo.
Gli occhi di Hunter brillarono.

"Mi dai una mano? Questa bestiolona è piuttosto pesante e non dovrebbe nemmeno essere qui!"

Hunter, piacevolmente colpito dal gesto di Sebastian, raggiunse con le mani il ventre morbido del gatto e con naturalezza e semplicità lo adagiò sulla sua spalla cominciando a lisciare il pelo bianco della schiena.

"Grazie Sebastian." sussurrò piano Hunter.

 

Note dell'autrice
Mi sono messa in testa di fare tutta la week perciò voglio riuscirci! 

E' una storiella piuttosto triste, lo so, ma c'è un lieto fine! :) 
Il piccolo Sebastian che si trascina in giro un gatto solo per Hunter è dolcissimo! <3
A domani!
Bacio.
Maiky

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Capitolo 2
*** Day 2: Not like me - Posso tenerti con me? ***


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Casa: [cà-sa] s.f.
Edificio a uno o più piani, di dimensioni e aspetto vari, adibito ad abitazione dell'uomo.
 
Questo era ciò che Hunter considerava una casa.
Nei suoi 17 anni si era spostato di città in città per via del lavoro del padre e non era mai riuscito a trovare un luogo che poteva chiamare tale.
Non aveva legami, non ne aveva il tempo poiché non appena si abituava ad un posto le sue cose erano nuovamente impacchettate e caricate su un furgone verso la prossima destinazione.
Con il tempo aveva smesso persino di svuotare gli scatoloni.
Le stanze rimanevano fredde e impersonali, senza nemmeno un ricordo.
Odiava questo girovagare e odiava essere continuamente solo.
Suo padre non c’era quasi mai e sua madre restava in giro più tempo possibile per non attaccarsi alla bottiglia e inoltre Hunter non aveva voce in capitolo.
Ogni volta la storia si ripeteva inesorabile; tornava da scuola e le sue cose erano tutte perfettamente impilate all’ingresso pronte per essere caricate.
Negli anni le lunghe spiegazioni per i trasferimenti erano state sostituite da dei brevi e freddi “ce ne andiamo” o “non dimenticare niente” come se avesse qualcosa di veramente importante a cui tenesse.
Arrivati nella nuova casa un senso di vertigine e vuoto colpirono Hunter in pieno petto.
Quel suo nuovo “tetto sulla testa” era maestosa e imponente ma non fu quello che lo lasciò turbato; c’era qualcosa che lo intimoriva e lo attraeva al tempo stesso.

"Resteremo qui un bel po’" disse suo padre.

"Come se ancora credessi a quello che dici! Vado a scegliermi la stanza…per quello che vale!"

"Hunter, non…" sua madre cercò di fermarlo ma il ragazzo era già fuggito.

Salì le scale e imboccò il primo corridoio sulla destra; fece qualche passo prima di passare accanto ad una stanza socchiusa.
Si affacciò con lentezza e un filo di timore.
La stanza era ampia e molto illuminata, una grande finestra filtrava la luce fioca del sole attraverso le fronde degli alberi in fiore.
C’era una grande pace ma un forte senso di paura e malinconia.
Lasciò la tracolla su una sedia accanto alla porta e raggiunse il letto.

"Hunter, dove sei?" urlò sua madre dal fondo del corridoio.

"Sono qua!"

Hunter fece per uscire quando vide che la sua borsa non era più al suo posto ma era caduta su un lato della sedia, sopra un gruppo di fotografie che non aveva notato prima.
 
Che strano.
 
Hunter raccolse la borsa e scrutò le fotografie con curiosità.
Erano piene di polvere e ritraevano tutte un ragazzo piuttosto attraente che, ad occhio e croce, doveva avere la stessa età di Hunter.
 
Sicuramente il vecchio proprietario della stanza. Chissà dove sarà ora.
 
"Proprio qui."
 
Hunter si voltò di scatto sicuro di aver sentito una voce alle sue spalle ma non c’era nessuno.
 
Devo essere stanco.
 
Passarono diverse settimane da quel giorno e più Hunter trascorreva del tempo in quella casa e più sentiva di essere costantemente osservato.
Quando spegneva la luce era sicuro di vedere, tra le ombre proiettate sul muro, un paio di occhi lucenti come quelli di un gatto nella notte.
Pensò più volte di essere sul punto di impazzire; le voci, gli oggetti che “sparivano” e “riapparivano” altrove e quegli occhi che lo fissavano.
Una sera, mentre era chino qui libri e faceva i compiti percepì un lieve e leggero soffio tra i capelli nonostante le finestre fossero serrate, non fece in tempo a voltare lo sguardo che si ritrovò faccia a faccia con un viso evanescente e spettrale.
Hunter soffocò un urlo e lo spettro sparì in un secondo all’interno dell’armadio.
 
"Non può essere!!!"
 
Il fantasma sbucò con la testa dall’anta chiusa
 
"Tecnicamente sì!"
 
Hunter credette di essere completamente impazzito
 
"Scusa, non volevo spaventarti" continuò quella creatura.
 
Hunter deglutì a fatica, terrorizzato
 
"Io sono Sebastian…tu ti chiami Hunter giusto?"
 
"Cosa…"

"Cosa sono? Beh, questo mi sembra abbastanza evidente…sono un fantasma!"
 
"Devo aver preso un colpo in testa!"
 
"Non sono stato io. Non posso toccare le persone. Riesco a malapena a toccare e spostare gli oggetti!"
 
"Sei…sei…"
 
"Morto, defunto, andato, passato a miglior vita, mancato…si il concetto è quello!"
 
"Come è successo?"
 
Hunter rimase stupito dal fatto di essere riuscito a formulare un’intera frase senza svenire o vomitare, dato che il suo organismo era in uno stato di completa confusione.
 
"C’è stata una rapina in casa, due uomini hanno fatto irruzione ed erano armati…ero solo in casa ed è partito un colpo. Ho sentito un grande dolore al petto simile ad una scarica di mille aghi che mi passavano attraverso e poi più nulla, silenzio e poi…questo."
 
"Mi spiace…oddio ma sto parlando con un fantasma…no, devo essere malato!"

"No sei in perfetta forma, un’ottima forma direi!"
 
Hunter era sicuro che quel commento fosse riferito al suo fisico muscoloso e tonico.
 
"Ehi non fare quella faccia," lo rimproverò Sebastian "non sono io quello che va in giro mezzo nudo per casa!"
 
"Questa è la mia stanza!"
 
"Tecnicamente è la mia, ma non ne posso più usufruire."
 
"Quindi sei sempre qui?"
 
"Quasi sempre, sai non è che abbia molto da fare da queste parti…è un mortorio!"
 
"Farò finta che tu non abbia detto la battuta più triste del secolo…"
 
"Ahah, però hai sorriso. Non lo fai spesso!"
 
"Come sai che…non importa. Che si fa ora?"
 
"Tu devi terminare i tuoi compiti a quanto vedo…"
 
"No, intendo, ora che so che tu esisti cosa si fa?"
 
"Non mi hanno dotato di un manuale del perfetto fantasma di casa, scusami tanto!"
 
"Non volevo offenderti è che…è strano!"
 
"Lo so, ma io non posso andare da nessuna parte quindi dovremmo convivere."
 
"Era proprio quello che mi mancava nella mia vita, una convivenza forzata con un fantasma guardone!"
 
"Non hai molti amici perciò non fare troppo il difficile!"
 
"Come…vabbè…mi lasci finire i compiti?"
 
"Si si certo!"
 
La convivenza filò liscia per qualche settimana e Hunter e Sebastian diventarono complici e confidenti, o, per meglio dire Sebastian amava ascoltare i racconti di quello che Hunter faceva durante le giornate e Hunter aveva qualcuno con cui parlare e confrontarsi.
 
"Hunter posso chiederti una cosa?"
 
Era un giorno di mezza estate quando Sebastian irruppe nella stanza con un’espressione assente e malinconica.
 
"Che succede?"
 
"Posso…posso provare a toccarti?"
 
Hunter trattenne il fiato e accennò un lieve "sì" con il capo.
La mano di Sebastian si allungò verso quella di Hunter ma senza provare ad avere nessun contatto.
Lasciò giusto lo spazio di un brivido.
Chiuse gli occhi e si concentrò sulla mano dell’altro.
Desiderava il calore, desiderava quel tocco, desiderava sentire Hunter sulla sua pelle.
Il primo tentativo fallì, così come il secondo e il terzo e Sebastian cominciò a sentirsi frustrato e triste.

"Sebastian, guardami!" 

Gli sguardi si incrociarono decisi e diretti

"Sebastian, so che tu puoi farcela, so che noi possiamo farcela...allunga la mano e non smettere di guardarmi!"

La mano di Hunter si allungò con il palmo verso l'alto mentre Sebastian avvicinò, ancora una volta, la sua.

"Voglio stringerti la mano Sebastian...fallo per me!"

Hunter lo voleva davvero quasi quanto lo voleva Sebastian.

Lo sguardo fisso sul viso di Hunter e un dito sfiorò leggero il polpastrello dell'altro.
Un altro dito e poi un'altro fino a che le loro mani si incrociarono.

"Ci sono riuscito!"

"Dovevi solo volerlo..."

"Hunter, posso tenerti con me?"

 

Note dell'autrice
Ok sul finale mi sono lasciata un po' trasportare dalla mia passione per Casper, ma perdonatemi! *occhi da cucciolo*
Cosa dire, non sapevo davvero dove andare a parare con questo prompt perchè tutto mi sembrava banale e cosa vado a scegliere io? La banalità delle banalità: il fantasma!
Spero che comunque apprezziate lo sforzo e il citazionismo di uno dei film che ha caratterizzato la mia infanzia (e forse anche la vostra).
Ci vediamo domani per il prossimo delirio.
Un bacione
Maiky

 

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Capitolo 3
*** Day 3: Primogenito - Savannah ***


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Hunter e Sebastian aprirono il pc e accesero la videocamera.
Ciao Savannah
 
Iniziò Sebastian.
Siamo i tuoi papà e oggi è il giorno in cui verremo a prenderti all’ospedale.
Ti abbiamo aspettata tanto e non potremmo essere più felici di averti nella nostra vita.
 
Aggiunse Hunter.
Abbiamo deciso di fare questo video…
 
Sebastian diede una gomitata a Hunter
 
Sebastian ha avuto l’idea di fare questo video perché tu possa sapere quanto noi teniamo a te e quanto siamo felici che tu farai parte della nostra famiglia.
 
Non siamo quello che si dice una famiglia convenzionale, anzi, siamo decisamente tutto meno che dei tipi ordinari.
 
Io non ero d’accordo con questo video all’inizio perché credevo non ci fosse bisogno di qualcosa per ricordati sempre che noi ti vorremo bene per quella che sarai e per le decisioni che prenderai nella tua vita, ma questo testone accanto a me mi ha convinto.

Non vogliamo che tu ti senta mai diversa per via della nostra famiglia e vogliamo che tu sappia che se noi ti abbiamo scelta, lo abbiamo fatto per amore.

 
Ovviamente ci saranno delle regole e sappi che sarò piuttosto rigido su alcune cose.
 
Devi per forza fare il noioso anche nel video per nostra figlia?
 
No, sto solo mettendo in chiaro le cose!
 
Sei assurdo…vabbè torniamo a noi.
 
Sebastian rivolse gli occhi verdi verso la webcam.
Credo che tu debba sapere qualcosa su di noi.
Io e tuo padre…
 
Suona troppo autoritario padre!
 
Lo interruppe Hunter.
 
Mi lasci parlare?

Si avvicinò allo schermo e sussurrò
 
Si, fa sempre così…deve puntualizzare tutto, è fastidioso ma ti ci abituerai…basta ignorarlo.

Guarda che ti sento Bas…

Comunque

Si ricompose Sebastian.

Io e… lui ci siamo incontrati al liceo e le cose sono state decisamente complicate all'inizio; litigavamo e ci scontravamo per ogni cosa...

Con il tempo abbiamo capito che lo facevamo perché eravamo innamorati.

Tuo padre

Rise Sebastian.

Si era sempre professato etero ma a quanto pare non ha potuto resistere al mio fascino e, beh, ci siamo messi insieme tra lo stupore generale.

Si lo ammetto, sono rimasto colpito dal suo fascino, dalla sua sicurezza e da come mi faceva sentire. Potevo essere, e sono tuttora, me stesso quando sono con lui.
E' la parte migliore di me.

Sebastian raggiunse la sua guancia con un bacio.

Inoltre, ammettiamolo, l’hai fatto per il sesso grandioso.

Bas, cosa? Cancella immediatamente questa parte!

Non posso

Stai parlando di sesso davanti a Savannah…è imbarazzante!

Prima o poi succederà…

Possiamo evitare? Ti prego cancella questa parte.

No, tanto quando vedrà questo video toccherà a te IL discorso!

Non voglio pensare a certe cose!

Sei davvero pesante! Nel caso non l’avessi capito io sono il papà divertente!

Hunter si voltò indignato.
E quando hai deciso questa cosa?

Lo sappiamo entrambi che sono io quello con cui ci si diverte, tu sei maniacale e troppo rigido!

Inoltre chi ti ha autorizzato a chiamarti papà? Dovremmo decidere questa cosa prima di confondere la bambina.

Sebastian rivolse lo sguardo alla telecamera
Vedi come fa,cucciola? Deve tenere tutto sotto controllo!!
 
Hunter cambiò espressione e sorrise.
E’ bellissimo sentirti dire cucciola alla nostra bambina.

In quel momento, Hunter non poteva essere più innamorato di Sebastian.
 

Note dell'autrice
Basta angst! Olè!!
Questo è stato un tentativo di qualcosa di diverso dal semplice racconto. Il racconto l'hanno creato loro stessi di fronte ad una telecamera.
E' caotico, serio, dolce e divertente allo stesso tempo.
Stanno per diventare padri ed è tutto un grandissimo e gigantesco punto interrogativo ma anche un'avventura bellissima!
Alla prossima.

Maiky

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Capitolo 4
*** Day 4: Pen pals - Skype ***


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Mancavano pochi minuti alle 17 quando Sebastian accese il pc e aspettò pazientemente che quella vecchia carretta si connettesse a internet e aprisse la finestra di Skype.
Era una routine che ormai durava da mesi.
Il giovedì era il giorno che Sebastian aspettava con impazienza perchè era il giorno in cui lui e Hunter si chiamavano via Skype.
Si erano conosciuti per caso su internet frequentando un forum sui gruppi vocali e avevano iniziato a chattare e a sentirsi con regolarità.
Avevano la stessa età, ma vivevano in luoghi completamente diversi; Sebastian a Parigi e Hunter a Colorado Springs.
Due mondi che forse non si sarebbero mai incontrati se non per volere del destino o di una connessione wi-fi.
A Sebastian piaceva chiacchierare con Hunter, erano più simili di quanto avesse mai immaginato e avevano in comune tantissime cose. Quando qualcosa non andava o, al contrario, era felice, sentiva il bisogno di informare un perfetto sconosciuto dall’altro capo del mondo perchè, con il passare del tempo, quello sconosciuto era diventato il suo confidente più intimo.
Hunter sembrava essere molto più distaccato in quel rapporto, ma, indubbiamente, provava un grande senso di tenerezza verso quel ragazzo che immaginava molto affascinante, soprattutto per via dei suoi racconti, e con un pizzico di astuzia in quegli occhi che, Hunter non si spiegava come mai, immaginava color nocciola.
Sì, perché i due non si erano mai visti.
Strana decisione da prendere in un mondo saturo di immagini e foto, dove sarebbe bastato un click per trovarsi il viso dell’altro sullo schermo.
Avevano fatto un patto; era un gioco, una scommessa e entrambi erano eccitati dall'idea di non sapere come fosse l'altro.

Un pomeriggio d’inverno la curiosità di Sebastian ebbe la meglio.

Non credi che potremmo provare a vederci?

Come?

Hai Skype?

Si

Ok, hai vinto tu. Voglio vederti!

Bas, è troppo facile vincere con te!


Si scambiarono gli indirizzi e Sebastian provò un fremito lungo la schiena non appena la finestra si aprì e il viso di Hunter apparve sullo schermo; era bello da mozzare il fiato, con gli occhi chiari e i capelli corti.
Hunter, invece, rimase folgorato. Sebastian era ancora meglio di come l’aveva immaginato, più magro e aveva dei bellissimi occhi verdi e probabilmente lo schermo non rendeva nemmeno giustizia alla sua bellezza.
Da quel momento avevano stabilito di sentirsi ogni giovedì, alle 17 (le 9 del mattino per Hunter).
Un’altra decisione presa per dimostrare a se stessi e all’altro di saper mantenere una promessa.
 
Alle 17.15 ancora nessun segno di Hunter.
 
Strano. Non tarda mai di un minuto.
 
La chat era offline e non gli aveva scritto nulla su un suo possibile ritardo.
Sebastian cominciò a innervosirsi.
Passarono quaranta minuti e ancora nessun segno.
Sebastian, spazientito, chiuse e uscì per andare a fare una corsa; era la prima volta che succedeva e si sentiva deluso, tradito e abbandonato.
 
Sto esagerando! Devo togliermi dalla testa certe idee.
 
Sebastian provava qualcosa per Hunter e quella situazione lo stava facendo impazzire; la distanza era terribile e lo stava distruggendo.
Hunter non si fece sentire per qualche giorno e Sebastian iniziò a preoccuparsi.

E se gli fosse successo qualcosa?

Domenica mattina Sebastian stava navigando in internet quando una notifica lo fece sussultare.

Ciao...scusami per l'altro giorno e per essere sparito senza dire nulla.

Non dovresti dormire a quest'ora?


Sebastian non aveva intenzione di fare conversazione.

Non riesco a dormire. Posso chiamarti?

Il patto non era sentirsi solo il giovedì?

Ti prego, rispondimi...hai vinto tu Sebastian!


Sebastian cominciò a scrivere e poi cancellò.
Era stupido essere offeso e arrabbiato per una cosa del genere; era stupido dare tutta questa importanza a quel sentimento che provava per Hunter ed era ancora più stupido confessare tutto.
La risposta fu un semplice e asettico.

Ok..
 
Il viso di Hunter apparve dall’oscurità.

“Ehi!”

“Ciao…”

“Scusami…io…Bas cos’è quella faccia?”

“Niente!”

“So benissimo che non è “niente”…so riconoscere quando mi menti…sei arrabbiato, vero?”

“No…forse un pochino…”

“Perché sono sparito per giorni?”

“Si…vabbè scusa è una stupidata, ora sei qui…cosa mi racconti?” finse di interessarsi Sebastian.

“Non mi chiedi nemmeno il perché?”

“Hunter, hai una vita, so che non ruota tutto intorno ad un perfetto sconosciuto che vive dall’altra parte dell’Oceano!”

Il nervosismo ruppe le solide barriere emotive di Sebastian.

“E se fosse così?”

“Cosa?”

“E se ora la mia vita ruotasse intorno a questo affascinante ragazzo?”

“Hunter cosa…”

“Non mi hai chiesto perché non mi sono fatto sentire. Come ogni giovedì mi sono messo davanti al pc, ma ho avuto paura di vedere il tuo viso e sai perché? Perché ogni fottuto giovedì il tuo viso non è qui insieme a me! E’ da tanto che ci penso e mai avrei pensato di provare qualcosa di così intenso per una persona che non ho mai nemmeno visto di persona! Volevo smetterla, sparire e non vederti più perché faceva troppo male, poi non avrei mai potuto guardarmi allo specchio! Ti prego dimmi qualcosa perché vedere i tuoi occhi che mi fissano è alquanto imbarazzante…”

“Hunter, non credevo che tu…cazzo provo lo stesso per te! Dannazione è tutto così schifosamente complicato…”

“Bas…ho fatto una cazzata…”

Sebastian rimase in silenzio.

“Sarà ancora più difficile dopo…” fece una pausa e aggiunse “vengo a Parigi!”

 

Note dell'autrice
Oh come fa schifo la distanza, ma Hunter ha fatto un gesto bellissimo; certo poi sarà difficile separarsi dopo essersi conosciuti e beh...avendo fatto altro! LOL.
Quella di oggi è stata difficile da partorire e mi è sembrata una cosa troppo stupida, ma ormai è qui e spero vi sia piaciuta comunque! 
Alla prossima.
Maiky

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Capitolo 5
*** Day 5: Scambio di corpi - Nei panni di un Clarington ***


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Sebastian aprì gli occhi.
La testa pulsava e sentiva gli occhi bruciare.

Devo aver bevuto davvero tanto ieri sera!

Riuscì a sedersi a malapena sul bordo del letto con le palpebre semichiuse, si sentiva pesante e indolenzito e riuscì solo con una lieve spinta ad alzarsi dal letto.
Non ricordava nulla della sera precedente, doveva aver bevuto davvero parecchio; le ultime cose che erano rimaste impresse nella sua mente erano una casa, un giardino e un balcone, ma non era per nulla sicuro che fossero dei veri e propri ricordi.
La porta del bagno scricchiolò nel momento in cui la spinse e non passarono che pochi secondi prima che un urlo riecheggiasse nel suo lussuoso loft.
 
Cosa cazzo?
 
Sebastian si fissò il membro tra le mani; era decisamente più grosso di come lo ricordava e, anzi, molto più grande di come era sempre stato.
Lo sgomento lasciò il posto alla preoccupazione.
Sebastian passò in rassegna tutte le possibili cause di quella anomalia, dall'assunzione di sostanze che l’avevano reso così grosso e massiccio fino a una qualche reazione allergica a qualcosa che aveva mangiato.
Alla vista sembrava normalissimo, un comune pene di un uomo ben dotato, cosa che, Sebastian, non era mai stato.
 
Cosa cazzo è successo ieri sera?
 
Cercò di riprendersi sciacquandosi il volto e fu in quel momento che un secondo urlo, più acuto e disperato del primo, riempi di nuovo il loft.
Riflesso nello specchio c’era un ragazzo dai lineamenti marcati, le labbra carnose, gli occhi piccoli e le sopracciglia marcate; quello che lo guardava dall’altra parte dello specchio era il suo riflesso ma non era lui.
Lo sconosciuto allo specchio riproduceva esattamente ogni movimento che Sebastian faceva, ogni smorfia, ogni battito di ciglia.
 
Devo aver preso qualcosa di veramente forte.
 
Il suo intero corpo era cambiato, era leggermente più basso, molto muscoloso e con le spalle larghe.
 
"Se la cosa non fosse così assurda non ci penserei di volte a portare a letto un tipo come te!"
 
Disse Sebastian rivolto allo specchio. Tutto era così assurdo che persino parlare allo specchio sembrava essere un’attività normale.
 
Starò sicuramente sognando o saranno le allucinazioni.
 
Ancora stordito e confuso si avviò in cucina, accese la tv mentre cominciò a preparare il caffè.
 
Tragico incidente la notte scorsa durante una festa in una delle località più chic di San Francisco.
Un giovane rampollo dell’alta società ha perso la vita in seguito ad una caduta dall’ultimo piano dell’edificio che ospitava i festeggiamenti. Ancora sconosciute le dinamiche, probabilmente il giovane, sotto effetto di stupefacenti ha perso l’equilibrio, ma non si esclude il suicidio.
Sebastian Smythe aveva 26 anni, un conto in banca a diversi zeri e un’attività di famiglia che aveva da poco rilevato. Le poche persone a lui vicine lo descrivono come ambizioso, sicuro di sé ma in continua lotta con i suoi demoni interiori.
E ora passiamo a…

 
Sebastian spense la tv e crollò, quasi privo di sensi, sul divano.
Era morto.
Un volo di trenta metri aveva messo fine alla sua giovane vita.
Il panico e un forte senso di soffocamento cominciarono a impossessarsi di lui e di quel suo nuovo corpo. I pettorali scolpiti si gonfiavano e sgonfiavano ritmicamente mentre il cuore batteva all’impazzata.
Il suo cuore era ancora lì, pulsante.
Beh, tecnicamente non era il suo cuore, era quello dello sconosciuto che ora ospitava il suo spirito.
Per tutti era morto; per tutti quanti Sebastian Smythe non esisteva più mentre lui si era risvegliato nel corpo di un altro senza nome.
La vita, il destino, Dio o chissà chi gli aveva dato un’altra possibilità, una seconda occasione e Sebastian non l’avrebbe sprecata.
Non questa volta.
Si fermò di fronte al grande specchio che aveva all’ingresso rimirando la sua nuova fisicità fasciata in un paio di pantaloncini e una maglietta che gli erano diventati piuttosto stretti. Lo sconosciuto fece un cenno di assenso come se fosse in attesa di qualcosa.
Sebastian sorrise allungando la mano.

"Piacere mi chiamo Hunter…Hunter Clarington!"

 

Note dell'autrice
Se vi state domandando se quella sotto l'effetto di stupefacenti fossi io mentre scrivevo questa storia, posso assicurarvi di no! (ho bevuto del succo tropicale...magari è allucinogeno!)
E per la seconda volta in questa settimana faccio "morire" Sebastian, mi sento davvero una persona senza cuore! 
Devo confessarvi che quando ho letto il prompt la mia mente ha immaginato le cose più perverse in assoluto, ma poi mi è tornato in mente un film che ho visto diversi anni fa di un uomo che si risveglia nel corpo di una donna ("Nei panni di una bionda" film del '91) e ho pensato a come avrebbe reagito Seb a svegliarsi nel corpo di Hunter. Inutile dire che la prima cosa che avrebbe notato si trova tra le gambe! 
Ok forse è meglio che io vada a dormire e la smetta di scrivere stupidate!
Spero che vi sia piaciuta e grazie per le recensioni! 
Alla prossima.
Maiky

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Capitolo 6
*** Day 6: Masquerade - Giù la maschera ***


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Hai presente quella sensazione di soffocamento? Quella sensazione di inadeguatezza, di non essere mai all’altezza di quello che gli altri si aspettano da te?
Fa male.
Fa male perché ti prende all’altezza dello stomaco e poi si estende nel petto e brucia come se mille lame ti stessero trafiggendo la carne e tutto quello che puoi fare è non mostrare niente di quello che stai provando.
Ovvio che non sai di cosa parlo.
Tu vai in giro fiero di chi sei senza mai fermarti nemmeno a domandarti cosa pensa la gente di te perché in fondo non ti interessa, in fondo la tua sicurezza ti fa camminare a testa alta.
Ti invidio lo sai? Invidio il tuo modo di essere sempre perfetto in ogni occasione, invidio quella luce nei tuoi occhi che risplende come le stelle nelle notti d’esate.
Sei egocentrico e arrogante, ma vorrei solo avere un decimo di quello che hai tu per smettere di commiserarmi per tutto quello che non va nella mia vita e per smettere di fingere di essere così sicuro.
No, io non sono così, sono duro e rigido perché pretendo molto da me stesso, pretendo qualcosa che non potrò mai essere.
La mia arroganza è solo rancore verso me stesso, sono furioso perché sto fingendo di essere chi non sono per accontentare i miei genitori. E non dovrebbe essere così giusto?
Non dovrebbero lasciare che io viva la mia vita facendo le mie scelte?
Sto male e non riesco a versare una lacrima, nemmeno una fottuta lacrima perché piangere è da deboli e ho paura di essere così debole da crollare.
Non hai nemmeno idea di quanto tu mi piaccia ed è terribile non poterlo dire.
E’ terribile sentirsi sbagliati perché voglio te.
Perché per te è tutto più facile? Perché Sebastian?
 

“Cosa stai scrivendo Clarington?”
 
Sebastian si affacciò alle spalle di Hunter.
 
“Niente che ti riguardi Smythe!”
 
“Cosa sei una quindicenne con il diario segreto?”
 
“Vaffanculo!”
 
“Oh con piacere…se vuoi unirti a me sei il benvenuto!”
 
Hunter raccolse velocemente le sue cose e se ne andò.
Sebastian rimase impassibile.
Hunter gli rispondeva sempre, era così tra di loro, si portavano allo sfinimento solo per mostrarsi migliore dell’altro; Hunter voleva avere sempre l’ultima parola ad ogni costo e invece era fuggito senza aprire bocca.
Sebastian notò che nella fretta Hunter aveva perso un foglio.
Un volantino pubblicitario di una qualche festa della scuola.
Fece per buttarlo quando vide che era scritto sul retro.
 
Dieci minuti più tardi Sebastian aprì il cellulare e mandò un messaggio a Hunter.
 
Hai dimenticato un volantino in biblioteca.
Giù la maschera, Hunter.

 

Note dell'autrice
Non ho idea di cosa sia questa cosa, mi è venuta così.
Ho dato una lettura più filosofica della "maschera", un qualcosa dietro cui nascondersi.
A domani!
Maiky

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Capitolo 7
*** Day 7: Proposta - Clarence ***


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Sebastian era uscito qualche ora prima dal lavoro.
Aveva pianificato tutto in ogni dettaglio, conoscendo le abitudini del compagno.
L’unica incognita, che avrebbe potuto compromettere l’intero piano, era rappresentata da quella creatura demoniaca che Hunter continuava a chiamare gatto; se Clarence si fosse opposto a qualsiasi sua decisione sarebbe saltato tutto.
Entrò nell’appartamento di Hunter cercando di non fare rumore.
Il ragazzo sarebbe rientrato solo dopo qualche ora, ma Sebastian aveva le chiavi dell’appartamento “per ogni emergenza” e questa, anche se non poteva essere considerata tale, aveva assolutamente la connotazione di “situazione fuori dalla norma”.
Non era mai stato un tipo romantico, ma ci teneva a sorprendere Hunter; c’era qualcosa di affascinante nel vedere come l’azzurro dei suoi occhi risplendesse per la sorpresa di qualcosa di totalmente inaspettato e bello.
Questa volta Sebastian avrebbe superato se stesso con qualcosa che Hunter non avrebbe nemmeno lontamente immaginato.
Clarence si avvicinò con sguardo di sfida.
Sebastian si era intrufolato nel suo piccolo regno e Hunter non era in casa; era chiaramente una dichiarazione di guerra.
 
“Senti, so che non andiamo d’accordo, ma il mio ragazzo tiene molto a te perciò dobbiamo collaborare, perciò smetti di fissarmi come se fossi la tua cena!”
 
Sebastian parlò all’animale guardandolo fisso negli occhi.
Clarence arruffò il pelo, non avrebbe mai aiutato quel bipede che urlava il nome del suo padrone quando lui voleva, tranquillamente, riposare.
Non erano mai andati d’accordo ma si sopportavano per amore di Hunter.
 
Sebastian fece un lungo respiro e si avvicinò al morbido pelo bianco.

 
 
Hunter rientrò dal lavoro puntuale come al solito.
Infilò la chiave nella toppa e scoprì che la porta era già aperta.
 
“Sebastian?”

Nessuna risposta.
La casa sembrava deserta.
 
“Sebastian, cosa non ti era chiaro del concetto di “emergenza” quando ti ho dato le chiavi di casa mia? A meno che tu non sia nudo nel mio letto sarà meglio ci sia una spiegazione plausibile!”
 
Hunter mentre parlava sistemò il cappotto e la sua valigetta all’entrata del piccolo appartamento.
Un rumore sordo riecheggiò in cucina.
 
“Clarence?”
 
Sebastian sbucò dall’angolo opposto.
 
“Ciao, Hunt!”
 
“Sei vestito…oggi è stata una giornata delirante e non voglio sapere perché sei qui!”
 
“Fa piacere anche a me vederti, eh!”
 
“Vieni qui.” Lo baciò sulle labbra  “è bello quando mi fai queste sorprese!”
 
Sebastian rise avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
 
“Non sei arrabbiato?”
 
“No, come potrei se mi guardi con quella faccia…aspetta…sono graffi quelli?!”
 
“Cosa?”
 
“Sebastian, dov’è Clarence?”
 
“Non ho idea di dove sia il tuo stupido gatto!”
 
“Devi avergli fatto qualcosa per averti ridotto così!”
 
“Non è un tipo collaborativo…”
 
Hunter aggrottò un sopracciglio.
In quel momento un miagolio si avvicinò alle spalle di Hunter.
Clarence si era arrotolato su se stesso e cercava di liberarsi da quel nastro azzurro che quell'odioso umano gli aveva legato al collo; aveva combattuto mostrando le unghie e ferendo il suo avversario, ma Sebastian aveva avuto la meglio e dopo averlo intrappolato gli aveva legato quel soffice nastro.
 
“Clarence, cosa…”

Hunter si piegò per raccogliere il micio quando notò che il suo gatto stava lottando con una piccola scatolina che pendeva tra le zampe anteriori.
 
“E questa…”
 
Hunter rivolse lo sguardo verso Sebastian stringendo tra le mani il velluto blu.
 
“Hunter, nonostante il tuo gatto sia una creatura malvagia che stava per mandare tutto all’aria, mi vuoi sposare?”
 
“Hai davvero legato un anello di fidanzamento al collo del mio gatto per chiedermi di sposarti?”
 
“Ne porto ancora i segni…”
 
“E’ la cosa più assurda che tu abbia mai fatto. Ti amo e sarei un pazzo a dirti di no!”
 
Le loro labbra si incontrarono in un sorriso.

 

Note dell'autrice
E siamo alla fine di questa week.

Non credevo davvero che sarei arrivata a scrivere qualcosa per tutti i prompt ma ci sono riuscita! YAY!
E' stato bellissimo condividere con tutti voi questi feelings! 
Hunter e Sebastian sono ormai una parte di me e ho sempre paura di incasinare le cose e non rendergli giustizia, ma spero di essere riuscita a comunicare e a trasmettervi un minimo di quello che provo per loro.
La week è iniziata con Clarence e non poteva non finire con lui.
Grazie per le splendide persone che siete!
Bacio
Maiky

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