And...If Fan Fiction Were Real?!//Part of me.

di CreepyGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter1 ***
Capitolo 2: *** cap2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter8 ***
Capitolo 9: *** Chapter9 ***
Capitolo 10: *** Cap10 ***



Capitolo 1
*** Chapter1 ***


Chapter1

 
–è davvero uno schifo, mi viene da vomitare!
 
Disse Anthony con il viso tra le mani.
 
–seriamente ragazzi? Cosa c’è di sbagliato in voi?
 
Sorrise Ian alla telecamera, anche se a dirla tutta non è che gli dispiacessero tanto quelle “Fan Fiction”, anzi alimentavano i suoi desideri verso “Ant”...
 
–ok, questo è davvero disgustoso...– finì Anthony palesemente disgustato –ah...se volete che leggiamo altra di questa merda cliccate “like”– guardò disperato verso la telecamera –non fatelo, vi prego.
 
–ciao ragazzi, alla prossima puntata di "Ian is bored" che poi sarebbe "Ian and Anthony are bored" ma non importa...– disse Ian spegnendo la telecamerina che li stava riprendendo –va tutto bene Anthony?
 
Il moro annuì –è solo che queste Fan Fiction...alcune sono avvero inquietanti.
 
Ian non la pensava allo stesso modo, anzi, alcune gli piacevano. Avevano un non so che di romantico, proibito e sentimentale, insomma un casino di roba che gli entrava in testa e che spesso gli dava da pensare e fantasticare. Spesso gli capitava perfino di sognarle quelle storie e immaginava come fosse stato se lui e Anthony...beh, sì, avessero fatto quelle cose là, come sarebbe stato?
 
–non siamo gli unici su cui scrivono quella merda...– disse Ian facendo spallucce –pensa che anche Shane e Joey sono protagonisti di certe storie che fanno venire i brividi.
 
Anthony guardò l’amico perplesso –come fai a saperlo?
 
–leggo le trame di quelle Fan Fiction quando cerco quelle che dobbiamo leggere, genio.
 
–oh– sospirò Anthony –va bene, vado a farmi una doccia e poi ceniamo, ok?
 
Ian ripose la telecamera al suo posto, nella valigetta che custodiva con molta cura –ok, messicano o thai?
 
–MESSICANO!– urlò Anthony dal bagno.
 
Come volevasi dimostrare, pensò Ian. Lo conosceva come le sue tasche, erano anni che lui e il suo migliore amico cenavano insieme con tacos e burritos, non se ne stancavano mai.
Anche se da quando Kalel era entrata nella loro vita le loro cene erano spesso interrotte da messaggini e chiamate, ma pazienza, la felicità di Ant era anche la sua. Sì, lo amava così tanto da desiderare solo la sua felicità. Dopotutto l’amore funzionava così, no?
 
Anthony uscì dal bagno con solo un asciugamano attorno alla vita e i capelli gocciolanti che gli cadevano disordinatamente sulla fronte e sugli occhi cioccolato, sempre vivaci. Ian arrossì e si concentrò sul quadro accanto all’amico.
 
–tutto bene Ian?
 
Il ragazzo annuì –ho dimenticato una cosa, ma non riesco a ricordare cosa– mentì cercando di dissimulare il suo imbarazzo.
 
Il moro sorrise, uno di quei sorrisi che distruggevano le barriere di Ian –10 minuti e sono pronto, faresti meglio a mettere una maglietta pulita.
 
–va bene, ti aspetto in macchina.
 
Sospirando Ian si lasciò andare sul poggiatesta. Che male c’era ad amare il proprio migliore amico?
Niente di male, no. Il male era che Anthony era fidanzato e che sembrava davvero disgustato dalle relazioni omosessuali. O almeno era quello che voleva dare a vedere.
 
La portiera dell’auto si aprì e Anthony entrò con la sua solita euforia –ho una fame che mangerei anche te– scherzò.
 
Anche io ti mangerei, pensò Ian, ma si limitò ad annuire e ad accendere l’auto.
Anthony continuò a parlare ininterrottamente di nuove idee per i video, mentre l’amico lo ascoltava distrattamente.
 
–poi arriva Steve e...– Anthony guardò Ian negli occhi –mi stai ascoltando?
 
–sì, sì...ti ascolto.
 
–a me non sembra Ian, ti vedo distratto.
 
Già, era distratto dalle sue labbra piene che si muovevano senza sosta. Che avrebbe dato per farle sue almeno una volta...
 
–scusa, è che ho un’idea in mente, ma con te che parli in continuazione non riesco a concentrarmi.
 
Anthony sospirò –ok, parlami di quest’idea allora.
 
Ian andò nel panico, non aveva nessuna idea. Cosa poteva inventarsi in cinque secondi?
Prese il suo i-phone dalla tasca dei jeans e aprì qualche applicazione a caso per riuscire a trovare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse ispirarlo, anche la più stupida.
Aprì per caso Youtube e andò nella cronologia, trovandovi un video di Shane Dawson in cui recitava delle Fan Fiction insieme a Joey.
Ecco l’idea, pensò anche se non ne era del tutto convinto.
 
–ho...una mezza cosa in mente, ma non so se...
 
Anthony azzannò il suo taco e guardò l’amico facendo segno di proseguire.
 
Ian sbatté le palpebre –beh, me lo ha fatto vedere Joven,  un video dove Shane e Joey riportano alla realtà le Fan Fiction su di loro...
 
Il moro inghiottì il boccone –fai sul serio?– domandò lui sorpreso –e da quando Joven guarda questi tipi di video?
 
–ah, lo sai che Joven è lo strano del gruppo...– disse Ian sentendosi un po’ in colpa verso Jovenshire –e comunque era solo un’idea del cazzo, una cagata pazzesca– disse frettolosamente Ian per chiudere quella conversazione il prima possibile.
 
Anthony gli sorrise –non mi sembra un’idea così malvagia...potremmo anche provare.
 
Ian tossì leggermente, sgranando i suoi occhi azzurri –aspetta, che cosa?
 
Il moro annuì, appallottolando la carta del taco ormai finito –è sicuramente meglio di quella che ho avuto io– disse bevendo –la maa idea faceva cacare.
 
Non credendo alle sua orecchie, Ian non sapeva se essere preoccupato o eccitato all’idea di “stare a letto” con il suo Anthony. Il cuore iniziò a martellargli in petto, mentre il panico lo stava facendo sudare.
Quella fantasie scritte da qualcun altro stavano per divenire realtà.


 

ciaooooooo :)
ahah spero che non abbiate paura dell'elemento bondage che si presenterà in futuro, ma non vi preoccupate non sarà nulla di che!
comunque, questa è la mia prima FF Iantony (li shippo troppo <3) siate clementi!!
spero di poter conoscere altri smosher grazie a questa FF!
una bacio e alla prossima,
-CreepyGirl

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Capitolo 2
*** cap2 ***


Chapter2

Con tutte quelle fantasie che gli frullavano in testa, Ian non riuscì a chiudere occhio.
Come avrebbe potuto mantenere il controllo sul suo corpo vedendo Anthony su di lui? Immaginò di quanto imbarazzo si sarebbe venuto a creare tra loro due, specialmente davanti a tutta la crew.
Scattò seduto sul letto e iniziò a grattarsi la testa in modo compulsivo. La sua timidezza gli stava facendo brutti scherzi ancora una volta.
Si alzò dal letto nonostante fossero appena le 7 e 26 per andarsi a fare una doccia che gli avrebbe fatto passare un po’ di tensione e poi non profumava esattamente di rose, quindi meglio lavarsi, pensò il giovane.
 
Dopo essersi tolto i vestiti, Ian aprì la doccia e scelse un bagnoschiuma qualsiasi dalla enorme collezione del suo convivente. Sapeva che ad Anthony avrebbe dato fastidio, ma cosa poteva farci se di suo non c’era quasi niente in quel bagno?
 
Entrò nella vasca e l’acqua bagnò i suoi capelli a scodella, poi le sue spalle e poi la sua pancetta. Si domandò come potesse qualcuno amare qualcosa di così brutto come lui. Sospirò, era stanco di sentire i suoi stupidi pensieri. Mise del bagnoschiuma sui capelli, massaggiò e lasciò che il dolce suono dell’acqua che scorreva sul suo corpo gli riempisse le orecchie, distraendolo da tutto il resto.
 
Improvvisamente notò una figura dietro la tendina della doccia e gli fu istintivo coprirsi.
 
–che ci fai già sveglio?– domandò Anthony facendo tranquillamente pipì.
 
Ian si voltò verso le mattonelle che ricoprivano il piano doccia –mi sono svegliato, nessun’altra ragione Anthony– fece sciacquando la schiuma dai capelli –tu piuttosto...
 
–non ho dormito molto bene stanotte– disse il moro con un tono dispiaciuto.
 
–è successo qualcosa?– domandò il ragazzo dalla doccia.
 
Anthony aprì la tendina e Ian arrossì –ma che fai?!– domandò coprendo le sue nudità.
 
–non mi piace parlare senza guardare la persona in faccia– sorrise maliziosamente –è il profumo del mio bagnoschiuma questo?
 
Ian afferrò l’asciugamano più vicino per coprirsi –non posso nemmeno più lavarmi in pace...– si lamentò guardando l’amico infastidito –e comunque te l’avrei detto dopo che ho usato il tuo bagnoschiuma– lo scimmiottò come al suo solito –adesso vattene fuori.
 
–ok, ok...me ne vado– alzò le mani il moro –oggi sembra che tu abbia la sindrome premestruale Ian.
 
–sì coglione hai ragione, ma adesso esci.
 
Di certo non amava trattarlo in quel modo, ma certe volte Anthony sapeva essere davvero irritante/irresistibile. Non sapeva quale delle due associare a quella faccia da schiaffi.
 
Ian si rivestì e sentì le risate di Anthony provenire dal piccolo studio che ogni tanto usavano per registrare qualche shoot del lunchtime.
Lo raggiunse e vide che stava guardando i video di Shane Dawson, quelli di cui gli aveva parlato la sera precedente.
 
–sembrano divertenti –disse Anthony senza staccare gli occhi dallo schermo –ma credo che dovremmo fare qualche prova prima di girare con tutta la crew.
 
Lui, Anthony, fantasie da Fan Fiction malate e una piccola telecamera. Cosa poteva esserci di male?
 
Con un po’ di timore Ian si sedette accanto al convivente –beh, veramente non sono più così convinto di questa cosa...– farfugliò –insomma, poi noi, cioè tu e io, sai il disagio, eccetera...
 
Padilla si voltò verso l’amico –perché ti tiri indietro? Non è da te.
 
–non voglio che...che...
 
–non vuoi cosa?– domandò Anthony incuriosito –hai paura che ti violenti?– ridacchiò dando una pacca sulla spalla di Ian, che arrossì.
 
–ma che cazzo dici?– disse Ian scuotendo la testa –non ho paura, ne tantomeno mi sto tirando indietro– incrociò le braccia, sentendo i conati di vomito solo a pronunciare quel nome –è per Kalel.
 
Il moro sospirò –lei non è un problema– si alzò dalla sedia e andò nella cucina –giriamo questa merda, forza.
 
Ian guardò bene Anthony, non era del solito umore. Aveva forse a che fare con Kalel e con quello che gli voleva dire poco prima?

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Chapter3

*rating arancione*

La risata di Anthony risuonò nella camera da letto, per lui poteva anche essere divertente, ma per Ian era terribilmente imbarazzante.
 
–sei sicuro di poter respirare?– chiese il moro a Ian che era sotto il peso del suo corpo.
 
–sì...sì, respiro anche se a fatica.
 
Fanculo a te che hai scritto questa Fan Fiction del cazzo, pensò Ian sentendo i pantaloni farsi più stretti dopo il succhiotto di poco prima.
 
Anthony guardò Ian nei suoi occhi azzurri come il cielo –sei eccitato?– chiese con voce maliziosa.
 
Ian spostò via il peso di Anthony dal suo corpo –per carità, no.
 
–ho sentito qualcosa, e credimi so benissimo che cos’era– ridacchiò Padilla sembrandone compiaciuto.
 
–immaginavo che tu fossi Megan Fox.
 
Ridendo Anthony lo scimmiottò –Megan Fox? Seriamente?
 
Ian lo guardò infastidito –c’è qualcosa di male?
 
–non è una scusa troppo scontata Ian?– chiese Anthony spingendolo e facendolo stendere sotto di se.
 
Mantieni il controllo, mantieni il controllo, continuò a dirsi Ian disperato, ma Anthony non faceva altro che peggiorare la situazione guardandolo con tutta quella malizia e quel (forse finto) desiderio.
 
–non rispondi, eh?– domandò Anthony afferrandogli i capelli e avvicinando la sua bocca a quella di Ian.
 
–smettila, sei inquietante– affermò Ian cercando di liberarsi dalla presa di Anthony, ma quest’ultimo lo bloccò sotto il suo peso e lo costrinse a guardarlo negli occhi, quei meravigliosi occhi cioccolato.
 
–sento che ti sta piacendo, non ci vuole un genio per capirlo– iniziò ad eccitarsi Anthony –potremmo anche...conoscerci sotto altri punti di vista.
 
Ian iniziò a balbettare –no-non-n credo sia una cosa giusta, buona, per me e te, per il gruppo, per la crew, per i fan, per...– il ragazzo si fermò quando sentì la mano di Anthony tra le sue gambe –fe-fe-fe-fermati, ti prego!
 
Il respiro di Anthony si fece più irregolare –non so se mi ecciti di più la tua faccia da cucciolo spaventato o il fatto che in questo momento tu sia sotto di me...in mio totale possesso.
 
L’altra mano di Anthony andò ad accarezzargli la nuca e le loro labbra furono vicinissime per un istante –Ant...– sospirò Ian quando la mano di Anthony gli sfiorò l’inguine.
 
–sento tutta la tua eccitazione– disse il moro con un filo di voce –tu senti la mia, Ian?
 
Ovvio che sì, avrebbe voluto esclamare Ian, ma era troppo concentrato sui punti bassi anche per parlare.
 
Improvvisamente Anthony si alzò dal corpo dell’amico –non posso baciarti o peggio farti una...– il ragazzo rabbrividì solo all’idea.
 
–sono shoccato– disse Ian immobile.
 
–però è abbastanza divertente mettere in pratica queste storie.
 
Ian si passò una mano sul viso –spero che tua stia scherzando Anthony. E poi perché sono sempre io quello che deve subire?
 
–perché preferisco così.
 
preferisci?
 
Anthony gli sorrise mordendosi la lingua –preferisco fare il domatore, non il domato.
 
–comprati un leone allora...– Ian fu interrotto da un bacio improvviso da parte di Anthony.
 
Era quello che aveva sempre voluto, un bacio come quello. Sentì la lingua di Anthony nella bocca, sentì che c’era qualcosa di lui che non aveva mai conosciuto fino a quel momento, qualcosa di tenebroso, che dava in parte ragione alle Fan Fiction. Da innocente quel bacio divenne quasi soffocante, Ian staccò la sua bocca da quella dell’amico.
 
–mi stai soffocando!
 
–scusa– riprese fiato Anthony  –è stato strano– disse lui guardando altrove con aria perplessa.
 
Strano una beata minchia, pensò Ian. Quel bacio era stata una cosa preparata, ci avrebbe scommesso la sua collezione di videogiochi vintage. Ma non poteva accusare il suo migliore amico senza un fondamento.
 
Quello era uno dei pregi, o difetti, di Anthony. Era così bravo a recitare che non si riusciva a capire se stesse mentendo o se stesse facendo sul serio.
E poco prima, quando lui gli aveva sussurrato quelle cose...non sembrava stesse recitando.
 
–stavamo recitando prima vero?– chiese ingenuamente il ragazzo con gli azzurri.
 
Anthony lo guardò schernendolo –secondo te? È ovvio che stavamo recitando.
 
–ma il tuo “amico” era parecchio agitato là sotto.
 
Anthony rise di gusto, non riuscì a credere che il suo amico stesse davvero dicendo quelle cose –la smetti?
 
Facendo spallucce Ian si alzò –sei stato davvero inquietante poco fa.
 
–credo che ti sia piaciuto...almeno un po’.
 
Ian arrossì, non poteva ammetterlo –cazzate.
 
–era durissimo Ian, non mentirmi.
 
Ian si alzò e andò in cucina, sbuffando. Odiava essere messo così alle corde, specialmente dal suo convivente.
Sì, si era eccitato, ma anche Anthony non aveva scherzato con le toccate, non solo di sedere, con i movimenti di bacino, con il succhiotto che gli aveva fatto non appena gli era stato sopra. Poteva anche aver recitato, ma quelle cose parlavano da se.
 
Aprì il frigorifero, prese una lattina di soda e tirò via la linguetta. Poggiò sul tagliere la lattina e prese un bicchiere dalla credenza, per poi versargli la bibita all’interno.
 
Anthony lo raggiunse poco dopo e frugò anch’egli nel frigo, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Guardò il convivente di spalle, la loro differenza d’altezza era sempre stata una cosa speciale per lui, sentiva che Ian era il suo piccolo e che spettava a lui difenderlo.
Ma era anche l’unico a potergli fare del male.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Chapter4

Il ragazzo con gli occhi azzurri girò la telecamera verso di se –ora che il nostro cibo è completamente finito...– inquadrò il piatto mezzo pieno di Anthony –o almeno il mio perché questo coglione sta ancora mangiando, che voto gli daresti?
 
Il moro sembrò pensarci, mentre uno spaghetto gli penzolava dall’angolo della bocca –non lo so...
 
–sei disgustoso con quel coso...– disse Ian indicando lo spaghetto.
 
–ah, non me ne ero accorto...– farfugliò Anthony –comunque il mio voto è 854...cosi disgustosi su 365...mila?
 
–ok, ci vediamo la prossima settimana con il Lunchtime w/Smosh, alla prossima!
 
Ian staccò la telecamera e la poggiò accanto al suo braccio, guardando il suo amico che aveva una strana espressione mentre rigirava il cibo –che hai?– domandò preoccupato.
 
Il moro sospirò –niente, è tutto apposto.
 
–ci conosciamo da una vita e tu stai così solo quando litighi con qualcuno di importante. Avanti dimmi tutto.
 
Anthony lo guardò con una faccia da cane bastonato.
Non aveva voglia di dirgli che aveva litigato con Kalel a causa del suo improvviso cambiamento. Anche se tanto improvviso non era –non ne ho molta voglia.
 
Ian si alzò e andò a prendersi un bicchiere d’acqua –sai che quando vuoi sono qui per te...
 
Sentì un abbraccio improvviso da parte di Anthony, un abbraccio che lo colse di sorpresa per la dolcezza con cui l’amico lo afferrò –lo so...sei la persona migliore che io conosca Ian.
 
Il dolce respiro di Anthony gli solleticò la nuca e Ian ridacchiò –lo so, modestamente sono il migliore– scherzò girandosi verso l’amico e guardandolo negli occhi.
 
–lo so– sospirò il moro fissandogli le labbra e avvicinando il viso a quello del convivente.
 
Ian indietreggiò arrossendo –ti senti bene Anthony?– chiese con il cuore che batteva a mille.
 
L’amico annuì –sì...vado a riposare un po’– disse con una strana espressione e andando in camera sua.
 
Ian notò che Anthony aveva poggiato una mano sul petto prima di ritirarsi, solitamente faceva così solo quando stava per avere un attacco di panico. Sentì un rumore di caduta provenire dalla stanza dell’amico, e corse davanti alla sua porta, preoccupato –che succede la dentro?
 
–vattene!– urlò Anthony con la voce roca –voglio stare da solo.
 
Ian entrò e lo trovò rannicchiato –Anthony che ti succede?– domandò raggiungendolo e chinandosi su di lui.
 
Lui odiava vederlo in quello stato, sembrava un bambino indifeso. Lo abbracciò, accarezzandogli i capelli e stringendolo al suo petto. Anthony doveva sapere che lui era lì, doveva sapere che aveva il suo sostegno, che non era solo.
 
Anthony ricambiò l’abbraccio –tu sei sempre qui– disse con le labbra poggiate sul petto dell’amico. Dopo qualche minuto si calmò, ma l’abbraccio di Ian ancora doveva sciogliersi. Sorrise, pensò che quella era una cosa davvero tenera da parte del suo convivente.
Ma era proprio quello che lo confondeva, quell’affetto incondizionato.
 
–è passato?– domandò velocemente Ian staccandosi di Anthony.
 
Il moro annuì, avrebbe voluto che quell’abbraccio durasse un po’ di più, che Ian lo stringesse ancora di più al suo morbido corpo. Abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa per qualcosa.
 
Ian si sedette di fronte a lui –mi spieghi che cosa è successo con Kalel?
 
–abbiamo discusso, niente di che.
 
Il ragazzo con gli occhi azzurri sorrise –si sistemerà tutto, ne sono certo– disse amaramente all’amico, anche se egoisticamente pensò che non era una cosa così malvagia se quella tipa si allontanava da Anthony.
Ma se lo faceva star male, non poteva essere una cosa positiva quell’allontanamento.
 
–ricordi cosa abbiamo promesso anni fa?– domandò Ian –tu e io rimarremo per sempre uniti, qualunque cosa succeda– sorrise, poggiando la mano su quella di Anthony –io ci sarò sempre per te.
 
Improvvisamente il moro si allungò verso di lui e senza dire nulla gli carezzò la guancia, poi lo guardò amorevolmente –grazie– gli sussurrò prima di baciarlo.
 
Quel tenero bacio fece sciogliere Ian, che ricambiò altrettanto dolcemente.
Ma perché Anthony l’aveva fatto? Perché comportarsi in quel modo?
 
È inutile domandarsi perché, le cose succedono e basta, pensò Ian immerso in quel momento di dolcezza.



 
Spazio scrittriceeeeee :)

Allora, c’è stato un piccolo cambio di trama...
Bene, ho deciso di far diventare questa storia Fluff, togliendo l’elemento erotico (a parte che non sono brava con queste cose, lol) e alleggerendo il rating in arancione (quasi giallo).
Chiedo perdono, ma probabilmente scriverò qualcosa da “diabete”, è più il mio genere.
Baci e alla prossima
-Creepy(but sweet)Girl :D 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Chapter5

Era quello di cui aveva sempre avuto paura, quello che aveva sempre temuto.
Anthony si sedette sul letto con la fronte sudata e mille pensieri in testa, tutti collegati a quel bacio dato ad Ian, così dolce e sincero.
 
Era stato un gesto spontaneo, dettato da qualcosa di istintivo. Antony si massaggiò le tempie, confuso e preso dal panico. Cosa gli stava accadendo?
 
Il suo i-phone vibrò, era Kalel, il suo ennesimo messaggio quella notte. Probabilmente nemmeno lei riusciva a dormire.
Sperò che quel messaggio gli facesse pensare qualcosa di diverso dagli occhi di Ian, quindi cliccò sull’icona per leggere cosa gli avesse scritto la sua ragazza:
 
spero che tu non sia cambiato davvero.
Ricorda che ti amo ancora.
 
-Kalel

 
Lo spero anch’io, pensò Anthony alzandosi per andare a bere dell’acqua.
 
Bevve, poi andò a sedersi sul divano, ripensando a cosa era appena un paio di settimane prima...


Melanie era entusiasta di sposare finalmente il suo Ian.
Ian sembrava entusiasta di sposare la sua Melanie.
Kalel era la damigella d’onore, Anthony il testimone.
Tutto sembrava perfetto.
Sembrava, appunto.
 
-come sto?- gli chiese Ian con uno smoking blu scuro e con una cravatta azzurra che faceva risaltare il blu dei suoi occhi.
 
-stai benissimo- gli disse Anthony sbuffando.
 
L’amico lo guardò perplesso –come mai hai sbuffato?
 
Uhm, forse mi da fastidio che tu te ne vada a vivere con la tua futura moglie?, pensò Anthony alzando le spalle –mi andava di farlo, tutto qui.
 
-sei strano Anthony, non ti capisco, davvero- s’innervosì Ian –sembra quasi che la mia felicità ti dia fastidio.
 
Bravo, 1000000 di punti! Hai centrato il problema!, pensò ancora il moro –non dire stronzate Ian, certo che ne sono felice.
 
-allora cosa sono quelle espressioni quando si parla del matrimonio e dello sbuffo di poco fa?
 
Anthony si sentì alle strette. Avrebbe potuto usare il lavoro come scusa, ma non avrebbe retto come giustificazione.
La verità era che odiava Melanie
Sì, la odiava perché avrebbe portato via il suo Ian.
 
-niente, sono solo stanco- disse scuotendo la testa –scusa.
 
Già, scusa se ci tengo a te, perdonami se sento di volerti bene più della mia stessa vita.
Scusa se sento un vuoto dentro al solo pensiero che tu non vivrai più con me.
Mi dispiace se mi sentirò talmente solo da aver voglia di farla finita.
È colpa tua, Ian. Solo tua.
È colpa sua se sei diventato così indispensabile per me.
È colpa tua se per tutti sono quello forte mentre invece tra noi due sono io l’idiota immaturo che non sa badare a se stesso.
Ho bisogno di te Ian, ho bisogno che tu ti prenda cura di me.
Non andartene.
 
Quei pensieri gli fecero talmente rabbia da fargli stringere la stoffa del divanetto del negozio fino quasi a strapparla.
Non sapeva perché stesse pensando a tutto quello, ne perché sentiva bisogno di abbracciare Ian e dirgli tutto, rivelargli che senza di lui non sarebbe riuscito a sopravvivere, che senza di lui si sarebbe sentito finito.
 
Ian uscì dal camerino, sistemandosi il cappuccio della felpa –faresti meglio a riposarti Anthony.
 
Il moro annuì –sì, forse è meglio- disse trattenendo la rabbia e uscendo dal negozio a testa bassa.
 
-dove vai adesso?- gli urlò Ian seguendolo.
 
-a casa.
 
-ti accompagno, aspetta un secondo!
 
Anthony si voltò, sfoggiando il più falso dei sorrisi –tranquillo, vado a piedi.
 
Mentre camminava, Anthony sentì un clacson suonargli dietro –sali cretino.
 
Durante tutto il tragitto Anthony stette in silenzio, non aveva voglia di parlare, ne Ian faceva sforzi per iniziare una conversazione. Arrivarono davanti casa loro e Ian si fermò fuori al vialetto –posso stare tranquillo a lasciarti da solo?- domandò preoccupato.
 
Il moro annuì –sì, voglio solo andare a dormire- disse scendendo e chiudendo la portiera con quanta più calma poté.
 
-non aspettarmi per cena...- aggiunse Ian prima di fare marcia indietro –resto da Melanie...
 
Melanie, Melanie, Melanie e sempre Melanie.
Anthony entrò dentro come una furia e diede un pugno contro il muro urlando contro il soffitto.
 
Sempre lei, sempre e solo lei.
 
-ma perché sono così...geloso?- gracchiò, lasciandosi andare contro il muro e tenendosi la testa tra le mani e iniziando a piangere dal nervoso.
 
Ian mi lascerà solo, ripetè nella sua testa mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance e il suo corpo veniva scosso da violenti singhiozzi.
Si rannicchiò, respirando irregolarmente e sentendo il cuore battere a più non posso.
Era solo quella la sua paura, o c’era dell’altro?

 
Ed era ancora quella la domanda che lo tormentava.
La sua era semplice paura di restare da solo, o no?

 

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Chapter6

Ian si svegliò di colpo, aveva sognato di nuovo quella scena orribile.
Anthony steso sul pavimento tremante e sudato, in preda a uno dei suoi tanti attacchi di panico.
Lui non si era ancora perdonato quello che era successo al suo migliore amico, si sentiva in colpa verso Anthony per averlo abbandonato.
 
Era andato da Melanie come al solito, in verità negli ultimi tempi passava molto tempo con lei per abituarsi all’idea di non stare più insieme al suo migliore amico, e poi aveva deciso di sposare la sua ragazza per provare a reprimere i sentimenti che provava per Anthony, senza riuscirci. Non appena era tornato e l’aveva visto in quelle condizioni temette di morire dal dolore.
 
Si alzò, tentando di dimenticare quella scena e andò in bagno a fare pipì.
 
Quando uscì vide che Anthony dormiva beato sul divano, probabilmente si era alzato e riaddormentato come uno stupido.
Era ancora presto, più o meno le 5.43, e Ian si avvicinò all’amico rimboccandogli la coperta che aveva addosso. Anthony era dolcissimo mentre dormiva, sembrava quasi meno scemo del solito, pensò Ian sorridendo e carezzandogli la chioma scura.
 
–non ti lascerò mai più– sussurrò continuando ad accarezzarlo, fortunatamente il moro aveva un sonno molto profondo.
 
Alzandosi dal divano lo guardò ancora, pensando a quello che aveva detto a Melanie qualche giorno prima...
 
–Melanie, non posso lasciarlo da solo– disse il ragazzo preoccupato.
 
–ha 27 anni è adulto– si lamentò lei.
 
–ma io e lui viviamo insieme da 10 anni Mel, e...
 
Melanie fece spallucce –c’è Kalel per lui, e poi Anthony può badare a se stesso da solo.
 
Eh, no. Lui ha bisogno di me, pensò Ian, glielo ho promesso.
 
–con lui in quelle condizioni dobbiamo rinviare tutto, mi dispiace– concluse lui sentendosi in colpa verso la sua ragazza.
 
–ti rendi conto di quello che stai dicendo Ian?!– squittì lei innervosendosi –rinviamo il nostro matrimonio per un semplice attacco di panico!
 
Ian ricordò dolorosamente la scena che aveva avuto davanti agli occhi –tu non c’eri, non puoi sapere Anthony come era ridotto...
 
–ma ti senti? Parli di lui come se fosse parte di te.
 
Sospirando, il ragazzo ammise con se stesso che era così –è pur sempre il mio migliore amico, sarà sempre parte di me.
 
Melanie iniziò a piangere a singhiozzi e dare di matto –lui verrà sempre prima di me, sempre!– urlò tra le lacrime –lo odio, ecco, l’ho detto! Io odio Anthony!– pianse sedendosi sul divano.
 
Uscendo da casa di Melanie, Ian si sentì sollevato in parte, il rinvio del matrimonio prolungava la sua convivenza con Anthony.
Ma non avrebbe potuto rinviare quel giorno per sempre.

 
I suoi pensieri furono interrotti dagli sbadigli di Anthony, che si stiracchiò e strizzò gli occhi –buongiorno– disse Ian grattandosi la testa.
 
–ciao Ian...che dolore alla schiena porca miseria– si lamentò il moro scrocchiando le ossa –ma che ore sono?
 
–quasi le 6 e 10– sbadigliò anche lui.
 
–come mai sei già in piedi? Hai avuto qualche incubo?
 
Ian inghiottì della saliva –uhm, no...– balbettò –avevo solo...dovevo cagare.
 
Anthony ridacchiò –sei sempre il solito.
 
Anche il ragazzo con gli occhi azzurri sorrise –e come mai sei sveglio anche tu?
 
–non avevo molto sonno, ma poi sono venuto di qua e mi sono addormentato– mentì Anthony.
 
–sempre il solito coglione– ridacchiò Ian in imbarazzo.
 
Ma la realtà era che entrambi ripensavano continuamente al loro bacio, alle loro labbra unite così dolcemente, come non avevano mai fatto con nessun altra persona, alle loro mani unite, a quell’abbraccio
 che non era stato come le volte precedenti, quella volta quel semplice gesto aveva avuto un valore differente, una marcia in più.
Qualcosa di speciale che non poteva avere spiegazione logica.
 
Ian sospirò –per la questione delle Fan Fiction...
 
–sì, lasciamo stare. Mi sento un cretino quando giriamo.
 
E, senti, per la questione del bacio come la mettiamo?, pensò Ian rimanendo in piedi come un idiota.
 
–Melanie mi ha mandato un messaggio, vuole vedermi– disse invece il ragazzo incrociando le braccia.
 
Quella frase raggelò Anthony, ma era inevitabile che la ragazza sarebbe ritornata alla riscossa non appena si fossero calmate le acque –oh– fece finta di essere sorpreso –e cosa ti ha scritto precisamente?
 
–che mi ama ancora nonostante tutto e non vuole perdermi.
Nemmeno io voglio perderti, perché non capisci?!, urlò Anthony nella sua testa, sempre più confuso da quello che provava per il suo amico –solo questo?
 
Ian annuì –sì. Ma non so se...insomma sposarmi significherebbe...separarci.
 
Anthony si strinse nelle spalle –è inevitabile.
 
E doloroso, aggiunse Anthony nella sua mente.
 
–quindi a te sta bene che me ne vada.
 
Il moro si alzò dal divano e andò nella cucina per preparare del caffè –certo, per me puoi andare via anche adesso– disse sentendo il cuore scoppiargli.
Dopotutto Ian meritava di andare via e vivere la sua vita, di scappare dai problemi che lui gli creava.
Sì, sarebbe stato meglio per Ian stargli lontano, anche se ne avrebbe sofferto.
 
A quella frase Ian abbassò lo sguardo.
Era una di quelle volte in cui avrebbe voluto sapere se Anthony recitasse o meno.

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Chapter7

 
–non sei felice per loro?
 
Anthony annuì, mentre Kalel sembrava più entusiasta che mai dell’imminente matrimonio.
 
La ragazza lo abbracciò –così se la casa sarà libera– ridacchiò –potrei prendere il posto di Ian...
 
Anthony la guardò male, quella frase gli era suonata come un’offesa, la più terribile delle offese.
 
Un po’ come quando da adolescente lo prendevano in giro per la sua timidezza deridendolo.
 
E in quei momenti Ian c’era.
Lui c’era sempre, anche durante le botte che i bulli gli davano.
 
–che hai adesso?– chiese la ragazza perplessa.
 
–scusa è che...ultimamente non ho idee per i video– disse mettendosi le mani in tasca.
 
Sospirando, Kalel incrociò le braccia –sempre al lavoro pensi, eh?
 
–non prendertela così tanto, lo sai che ci tengo.
 
La ragazza si sedette accanto a lui, prendendogli la mano e sussurrando –almeno non sono stata io a separarvi.
 
Come se qualcuno gli stesse strappando il cuore, il viso di Anthony si concentrò in un’espressione addolorata –puoi smetterla di parlarne?– chiese con quanta più gentilezza gli riuscì.
 
–non capisco perché ti comporti così Anthony, davvero– si rabbuiò lei –Ian...insomma, lui...lui non è parte integrante di te, è un amico. Punto. Non passerete tutta l’esistenza insieme.
                    
Ti sbagli, lui è parte di me. Urlò dentro di se Anthony fissando i bambini che giocavano nel parco mentre faceva partire della musica dal suo i–pod.
 
Lui e Ian erano amici è vero.
Erano complici.
Erano le due parti della stessa mela marcia, erano uno parte dell’altro.
 
Sorrise, quando dal suo lettore cominciò Part of Me di Katy Perry.
 
Quella canzone gli faceva spesso pensare al suo migliore amico, eppure era una di quelle canzoni che si dovrebbero dedicare a una fidanzata.
Ma Ian era la prima persona che gli veniva in mente quando la cantante cantava il ritornello:
 
This is the part of me
That you’re never gonna ever
Take away from me, no...
 
Iniziò a canticchiarla tra se e se –He is the part of me...
 
Kalel lo guardò sorridendo –hai sbagliato è this no he.
 
Anthony la guardò a sua volta –non me ne sono accorto– mentì, lui sapeva bene che non aveva sbagliato per caso, lo aveva fatto di proposito.
 
Si alzò improvvisamente, pensieroso –ho un appuntamento con Sohinki adesso, mi dispiace.
 
–ok.
 
–ci vediamo– le disse baciandola timidamente all’angolo della bocca.
 
Allontanandosi, ci pensò più e più volte.
 
La gelosia verso Melanie, il fatto che baciare la sua fidanzata lo infastidisse.
Il timore di perdere Ian, la voglia costante di averlo accanto per baciarlo e accarezzarlo, l’istinto di proteggerlo.
 
Il considerarlo parte di se.
 
–non può essere– fafugliò Anthony camminando distrattamente.
 
Si fermò sotto un lampione con la testa tra le mani.
Non poteva essere diventato omosessuale, così, all’improvviso.
Non poteva diventare come quelle maledette Fan Fiction lo descrivevano.
 
–mi sono innamorato del mio migliore amico– sospirò infine.
 
Era quella la sua paura, la cosa che lo faceva prendere dal panico.
Se Ian si fosse sposato però, sarebbe tutto finito, lui avrebbe vissuto con Kalel e tutto sarebbe andato normalmente.
 
Ma come poteva fare Anthony senza Ian?
 
Si grattò la testa in preda a una confusione totale.
Ian doveva andarsene, ma lui non ce l’avrebbe mai fatta senza il suo migliore amico.
Voleva che Ian se ne andasse, ma voleva anche che restasse.
Stava diventando tutto un incubo.

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Capitolo 8
*** Chapter8 ***


Chapter8

Sohinki finì la sua esibizione a Just Dance 2015 con un totale di 8743 punti, un record per lui.
 
Anche se nessuno era stupito del fatto che non fosse stato lui a perdere anche quella volta  –sono un ballerino professionista, signore!– disse il secco alla telecamera con molta convinzione.
 
Mari e gli altri lo guardarono ridendo, finché Jovenshire non lo raggiunse, dandogli una pacca sulla spalla –ti ricordo che ho fatto più punti di te questa volta.
 
Il gruppo di amici rise insieme, era un giorno qualsiasi di lavoro per tutti loro.
Ma non per Anthony.
 
–allora– cominciò il moro prendendo il suo i-phone nero e leggendo i risultati –al primo posto c’è Mari 11345 punti.
 
Tutti applaudirono e l’asiatica fece un inchino alla telecamera, come se fosse l’ètoile dell’Opera.
 
–al secondo posto c’è Jovenshire con 9042 punti.
 
–fatevi pure avanti signore, vi farò ballare fino allo sfinimento– scherzò il nerd.
 
Anthony sorrise a stento, poi ritornò a leggere –al terzo c’è Sohinki con 8743 punti, al quarto ci sono io con 6211 punti...
 
Lasercorn rise –questo vuol dire solo una cosa!– esclamò, inginocchiandosi di fronte ad Ian –gli Iancorn si riuniscono!
 
Ridendo come un pazzo, Ian si gettò tra le braccia dell’amico fingendo emozione –è bellissimo!
 
I due si strinsero forte e Anthony stritolò il suo smartphone finché le dita non gli fecero male.
Non era la prima volta che ballavano insieme, e non era la prima volta che lui fingesse che non gli desse fastidio.
 
Era un ballo, un semplice ballo. Ridicolo tra l’altro, ma il pensiero che le mani di Lasercorn toccassero il corpo di Ian lo faceva impazzire di gelosia.
 
Calmati, Anthony, è solo per il video, pensò, provando a tranquillizzarsi.
 
I due iniziarono a ballare e Anthony non poté far a meno di notare il sorriso di Ian mentre si stringeva goffamente a Lasercorn.
Lui non sarebbe mai stato suo, loro due non sarebbero mai stati insieme, quel bacio non si sarebbe mai più ripetuto.
 
Ci aveva pensato tanto in quelle notti ed era giunto alla conclusione che il suo non era amore.
No, non lo era.
Era solo puro e semplice egoismo, voleva Ian tutto per se in modo da non rimanere solo.
Quello non era amore.
 
L’amore non poteva nascere da un giorno all’altro, così inaspettatamente.
Non poteva nascere proprio quando il suo migliore amico doveva sposarsi e prendere la sua strada.
 
La frustrazione per quei pensieri iniziò a farlo sudare incontrollatamente, mentre la rabbia sembrava esplodergli in testa come un palloncino su un cactus quando Lasercorn afferrò saldamente i fianchi di Ian per imitare alcuni passi di danza.
 
Giù le mani da lui!
 
Corse accanto ai due e iniziò a twerkare, la prima cosa che gli venne in mente per separarli. Era stupido, fino a che gli altri si unirono a lui e Ian e il compagno di danza si separarono, iniziando a twerkare a loro volta.
 
–TWERK BANG!– urlò Lasercorn col fiatone, e la telecamera si spense.
 
Ian si lasciò cadere sul pavimento, era esausto. Quei giochi non facevano per lui.
 
–acqua– pregò stando sul pavimento –acqua...
 
Anthony comparve sulla soglia con alcune bottigline d’acqua e gliene porse una –tieni ciccione.
 
–grazie– disse il ragazzo dagli occhi azzurri sedendosi sul pavimento e bevendo velocemente la sua acqua –che faticata– sospirò quando ebbe finito di bere.
 
Il moro annuì, sedendosi accanto all’amico –è stato divertente.
 
Ian lo guardò attentamente –hai litigato con Kalel?
 
–no, va tutto alla grande con lei.
 
È con te che sta andando tutto a puttane, pensò Anthony osservando l’acqua nella bottiglietta –mi sento solo un po’ strano in questi giorni.
 
–strano? In che senso?– chiese Ian preoccupato.
 
Inghiottendo della saliva, Anthony si fece coraggio. Non credeva a quello che stava per dire al suo convivente –io...credo di...
 
–Ian– disse Lasercorn passandosi una mano sula fronte –c’è Mel.
 
Ian sospirò –arrivo– disse alzandosi goffamente –ne riparliamo a casa, ok?
 
Mentre il ragazzo correva dalla sua Melanie, Anthony si rannicchiò sul pavimento sospirando. Ian non doveva sapere e non avrebbe mai saputo niente.
 
Doveva mantenere il segreto, o avrebbe rovinato non solo la loro amicizia, ma anche la vita del suo amato Ian.

 

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Capitolo 9
*** Chapter9 ***


Chapter9

Anthony rientrò, non era particolarmente tardi, ma comunque sentiva di essere molto stanco, avendo lavorato duramente tra le registrazioni dei video e i montaggi vari.
Sospirò, gettandosi sul divano. Almeno tutto quel lavoro lo aveva distratto dall’assenza di Ian.
 
Lui era da Melanie.
 
–devo smetterla di pensarci...– sospirò tra se e se tristemente.
 
Tolse la t–shirt e la portò in bagno, poggiandola nel cesto dei panni sporchi.
Accanto al cesto c’era un cumulo di panni dai colori vivaci.
 
Ian e il suo disordine.
 
Li raccolse e li ripose nel cesto.
Senza Ian non ci sarebbe stato più tutto quel caos, meglio così.
 
Andò in cucina, aveva voglia di prepararsi un toast con il suo amato burro d’arachidi crunchy.
 
Aprì il frigorifero, prese il suo barattolo e lo poggiò sul tagliere, prese i toast e li mise nel tostapane.
Tentò più volte di incastrare la levetta che faceva sempre i capricci, facendolo irritare da matti.
 Improvvisamente però sorrise tra se e se, era davvero consumato quell’elettrodomestico e presto avrebbero...avrebbe dovuto cambiarlo.
 
Ian e i suoi toast bruciacchiati.
 
La mattina quando era di buon umore, Ian “cucinava” sempre qualcosa.
Dei toast al burro sempre troppo bruciaticci, o peggio, delle uova strapazzate insipide e mezze bruciate.
 
Ma era così carino e tenero quando tentava di preparare qualcosa per entrambi, la sua espressione era concentrata per ogni singolo dettaglio e i suoi occhi azzurri brillavano al pensiero di cimentarsi in cucina.
 
Anthony pensò che nonostante non sapesse cucinare nemmeno le cose più semplici, il pensiero era quello che contava. Anche se spesso erano costretti ad uscire per riuscire a mangiare qualcosa di decente.
Ian era un vero e proprio imbranato, un cretino, un impedito, un...
 
Ad Anthony si strinse il cuore.
Non avrebbe più trovato nulla in disordine, nessuno avrebbe più bruciato i toast al mattino.
Nessuno si sarebbe più impegnato tanto per cercare di mettere su qualcosa di salutare per cena.
Nessuno avrebbe più comprato il burro d’arachidi cremoso.
Nessuno avrebbe lasciato più le briciole di pane nel barattolo di cioccolato spalmabile.
Nessuno avrebbe più occupato il bagno per ore dopo aver esagerato con il messicano.
Nessuno lo avrebbe più accudito durante i suoi attacchi di panico, nessuno lo avrebbe più abbracciato in quel modo speciale.
 
Ian sarebbe andato via da quella casa, via dalla sua vita, e tutte quelle cose che lui aveva sempre reputato fastidiose adesso erano quelle che sentiva di amare di più.
 
Ma doveva lasciarlo andare.
Avrebbe avuto una casa sua, una famiglia, una moglie, e dei figli...
 
Quei pensieri gli fecero rivoltare lo stomaco e corse velocemente al bagno per rigettare tutto quello che aveva ingerito poco prima.
 
Quando ebbe finito sentì gli occhi umidi e lo sforzo per il rigetto stava facendo tremare il suo corpo come una foglia.
 
Si trascinò fino allo specchio e si guardò mentre tremava.
Gli occhi cioccolato erano arrossati e gonfi, i capelli erano un disastro, le labbra infuocate in contrasto con il pallore del suo viso. Notò anche un odioso filo di barba che cominciava a crescere.
Non riuscì a provare nient’altro che disprezzo per quell’immagine.
 
Si guardò intorno, il rasoio luccicò alla lucetta giallognola del bagno.
Lo afferrò e lo osservò come un uomo delle caverne osserva il fuoco.
Un rasoio, pensò osservando le lame taglienti e rimanendo ipnotizzato dal modo in cui riflettevano la luce. Si guardò ancora una volta allo specchio, poi la sua concentrazione ritornò sull’oggetto.
 
Devo farlo?  Sospirò indeciso continuando a guardarsi allo specchio.
 
–ah, lo faccio.
 
Anthony allungò un braccio e prese la schiuma da barba dal mobiletto, spruzzandosela sull’ovale del volto.
Iniziò a passarsi il rasoio sul viso, odiava avere la barba, gli dava un’aria troppo adulta.
 
Il telefono squillò –un attimo!– gridò spazientito, e muovendo i muscoli del viso finì per tagliarsi leggermente lo zigomo –porca troia!– imprecò dal dolore.
 
Poggiò il rasoio nel lavandino e cercò a tentoni le medicazioni per i tagli da rasoio che Ian custodiva gelosamente sul mobile in alto.
Urtò qualcosa con la mano, sentì un tonfo e vide tutto il lavandino schizzato di rosso, che andò a mescolarsi con l’acqua del lavandino, creando un disastro rosso vivido –che diavolo ci faceva quella roba lassù?– urlò, mentre il sangue finto stava colando lungo le mattonelle del pavimento, sporcandogli anche i piedi.
 
Ian.
 
Anthony si guardò le mani completamente rosse di quella roba colorata e le strofinò sul una vecchia maglietta bianca lì vicino.
 
Il bagno era un disastro, sembrava una scena da film dell’orrore.
Meritava una fotografia.
 
Intanto il suo i–phone continuava a squillare, e quando Anthony stava per rispondere, si spense.
 
–fottuta Apple, voi e le vostre batterie da quattro soldi.
 
Prese lo smartphone e andò in camera sua per cercare il caricabatterie, sperando che, per una volta, Ian l’avesse messo al suo posto.

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Capitolo 10
*** Cap10 ***


Cap10

Ian cercò di correre il più in fretta possibile a casa.
Perché Anthony non aveva risposto? Perché aveva staccato la chiamata?
 
–è assurdo preoccuparsi così, Ian– disse Melanie sorridendo –e se fosse con Kalel? Ci hai pensato?
Solo il pensiero che Anthony fosse con lei lo faceva impazzire, ma Kalel era partita per una convention sugli anime, sarebbe tornata solo qualche giorno dopo.
–è comunque ora di tornare a casa– aveva detto cercando di sembrare tranquillo.
–non vuoi passare la notte qui?– chiese la ragazza carezzandogli i capelli a scodella.
Ian le sorrise leggermente –ho da fare domattina presto– mentì –ma vale anche per la prossima volta, vero?
–certo, amore...
 
Sgommò all’ultimo semaforo rosso, e quasi volò sul rettilineo che lo avrebbe riportato a casa.
 
Dimmi che stai bene, Anthony, ti prego.
 
Entrò in casa e urlò –Anthony? Sono tornato!
 
Nessuna risposta, niente di niente.
Ma la porta del bagno era aperta e la luce era accesa.
 
–Ant...
 
Il suo nome gli morì in gola.
Un rasoio sporco di sangue.
Rosso vivido dappertutto.
Tracce di mani sul lavandino.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
 
Il ragazzo quasi ebbe un mancamento, Anthony non aveva potuto fare quello che aveva fatto.
No, Anthony non si era tagliato le vene in preda alla disperazione dei suoi attacchi di panico.
 
Ma il rasoio era lì, il sangue era lì, le tracce per trovare un appoggio erano lì.
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, dov’era finito Anthony?
 
Ian si afflosciò contro lo stipite della porta del bagno, incredulo e in preda al panico.
 
Sentì una musichetta provenire dal corridoio e quando si voltò vide Anthony a torso nudo che abbozzava qualche mossa di ballo con le cuffie a tutto volume nelle orecchie. Stava perfino canticchiando.
 
Brutto coglione, stronzo, figlio di una buona donna, pensò Ian con la voglia di strangolarlo.
 
–Ian...sei tornato?– disse staccandosi le cuffie dalle orecchie.
 
–che...– disse, ancora paralizzato dal pensiero che gli era corso per la testa.
 
–ho trovato il mio mp3!– esclamò il moro sorridendo –era nella tua stanza...– Anthony notò la strana espressione del convivente –stai bene?
 
–perché non hai risposto al cellulare?!– urlò Ian isterico.
 
–si è spento, ma...
 
–e quel...casino?– urlò ancora indicando il bagno imbrattato.
 
–conseguenze delle tue strane idee di mettere del sangue finto sul mobile in alto– ribatté Anthony incrociando le braccia.
 
Ian, irritato, andò in camera sua, sbattendo la porta.
Si sedette sul letto con le mani tra i capelli, si era spaventato per niente.
Eppure l’immagine di Anthony in una pozza di sangue rifiutava di svanire dalla sua testa.
 
Sbottonò la camicia, lasciandola aperta per riprendere un po’ di calma.
 
–Ian?– entrò Anthony timidamente.
 
–sei un coglione, lo sai?
 
Il moro restò sulla porta, confuso –che ho fatto questa volta?– domandò –se è per il casino del bagno...
 
–non hai idea di quanto mi sia spaventato!– ringhiò, trattenendo delle lacrime.
 
–ma sei impazzito per caso? Ti sembro il tipo che...– sospirò, scuotendo la testa e sentendosi stupido.
Probabilmente Ian aveva davvero pensato che in preda a un suo stupido attacco...
 
Ian si alzò, asciugandosi una lacrima –sei davvero un idiota, non sai cosa mi sia passato per la testa quando ho visto...quella roba.
 
–scusa– borbottò avvicinandosi di più al convivente –non volevo farti spaventare.
 
Fu istintivo per il moro allungare le braccia verso Ian e tirarlo a se in un abbraccio.
 
Ian si raggelò per un istante, poi si lasciò andare tra le braccia del suo Anthony, seppellendo il viso nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla. Respirò il profumo della sua pelle e avvolse le braccia al suo torso. Le sue mani raggiunsero la schiena del suo convivente e iniziò a disegnare la trama delle sue vertebre con i polpastrelli. Tocchi leggeri e dolci, come quel momento tra loro due.
 
Anthony annusò il profumo dei capelli di Ian, coccolandolo e carezzandogli il retro della testa. La sua barba pizzicava leggermente a contatto con la sua pelle, ma poco gli importava in quel momento.
Le calde lacrime di Ian gli stavano bagnando il collo e il petto, il respiro del suo migliore amico produceva un calore molto, troppo piacevole.
Era il suo piccolo Ian quello, il suo piccolo angelo dagli occhi azzurri e dalla pancetta pelosa, ma tenera.
E tremava, tremava per lo spavento.
Tremava per colpa sua.
 
–perdonami Ian– sospirò Anthony sfiorando, non casualmente, con le labbra l’orecchio di Ian –scusami...
 
–non importa– borbottò Ian, le labbra che si muovevano contro la pelle di Anthony –ma non farlo più.
 
I due si strinsero più forte, i loro petti nudi l’uno contro l’altro.
 
Quanto poteva essere durato quell’abbraccio?
Per loro potevano essere passati cinque minuti come poteva essere passata un’eternità.
 
Erano insieme, il tempo era una cosa superflua in quel momento.
 
Anzi, tutto era superfluo: il disastro nel bagno, i loro telefoni spenti, il fatto che fossero seminudi e abbracciati, il matrimonio, Melanie e Kalel...
 
Quei due nomi ruppero quella magia, e i due si allontanarono quasi contemporaneamente.
 
Arrossendo si guardarono –ok, è passato– farfugliò Ian –adesso puoi uscire– disse guardando Anthony timidamente –...devo spogliarmi.
 
Il moro annuì –sì, va bene, buonanotte Ian.
 
Ian si lasciò cadere sul letto a faccia in giù.
Perché ci aveva messo tutta quell’enfasi nell’annunciare che presto sarebbe stato nudo?
Perché sentiva il cuore esplodergli?
Perché le sue dita bramavano ancora nello sfiorare la pelle di Anthony in quel modo?
 
Maledizione, Ian. Perché lo ami così tanto?
 
Intanto Anthony mise in ordine il bagno, poi andò a coricarsi.
Sentiva sul suo corpo l’odore di Ian, le sue braccia bruciavano ancora al ricordo dell’abbraccio di poco prima.
Le sue labbra tremavano, quanto avrebbe voluto baciarlo. E non solo.
 
Smettila Anthony, sei ridicolo.

 

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