You're mine♥

di babyloveme86
(/viewuser.php?uid=676285)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** Chapter one: Bad boy. ***
Capitolo 3: *** Chapter two: Alexander Ortiz ***
Capitolo 4: *** Chapter three: Dirty game. ***
Capitolo 5: *** Chapter four: Down the curtain. ***
Capitolo 6: *** Chapter five: The eye of truth. ***
Capitolo 7: *** Chapter six: Who's that?! ***
Capitolo 8: *** Chapter seven: Family business. ***
Capitolo 9: *** Chapter eight: Boyfriends and parents. ***
Capitolo 10: *** Chapter nine: Dinner with hell. ***
Capitolo 11: *** Chapter ten: Happy birthday,Mic. ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven: A Little Revenge. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


                                                                                                PROLOGO

La sveglia suonò alla solita ora.
"Un altro giorno di vacanza..bene! " pensai.
Scostai le coperte e alzai lo sguardo sul calendario posto dietro di me. 9 Gennaio 2014.

Le vacanze di Natale erano già finite. Cazzo erano volate..si ritorna nella merda a quanto pare. 

Mi fiondai in bagno e mi guardai allo specchio:
Quella che vedevo era Breanna Cruz, una 17enne dai lunghi capelli castani, gli occhi miele e l'aria stanca..che il 9 Gennaio non aveva assolutamente intenzione di andare a scuola...perché non sapeva che quel giorno tanto odiato le avrebbe cambiato la vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter one: Bad boy. ***


                                                                                Chapter one :
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Bad boy.

Anche se la odiavo profondamente, dovevo ammettere che la mia scuola era davvero figa! Un edificio alto 5 piani, immenso,con finestre blu elettrico, muri ben dipinti, verde intorno e campo da football all'aperto. Casa mia non era molto lontana dal liceo, per cui preferivo venirci a piedi, anche perché non mi sarei mai e poi mai fatta vedere accompagnata da mio padre. Mi sedetti ad una panchina intenta ad aspettarla, ad aspettare Mickeyla Ross,la mia migliore amica.Io e lei ci conoscevamo da 14 anni,praticamente da sempre! Dal primo anno d'asilo..quando avevamo solo 3 anni. È una ragazza meravigliosa,ha i capelli color mogano mossi che arrivano fino a metà braccio, esattamente sotto le spalle e gli occhi un più chiari dei miei.Per quanto riguarda il suo carattere invece è ancora più meravigliosa!Se qualcosa non va lei è la prima ad accorgersene,è la persona più presente e disponibile che conosca..è anche divertente,a volte è addirittura folle!Ed è un'ottimista nata..cosa che piacerebbe essere anche a me.

Osservai con impazienza il cancello, sperando di intravederla e finalmente la vidi passare e correre verso di me a braccia aperte col sorriso a 32 denti..sembrava una bimba.Quando la abbracciai mi vienne da ridere,sentendo che si era messa,come faceva sempre, quell'orrendo profumo che le regalai per il suo 16esimo compleanno.La commessa mi aveva detto che aveva un buon odore ed era perfino di marca..ma dopo averlo testato su di lei capii che in realtà non era affatto così. 

"Cucciola!"esclamò stringendomi di più.Io risi ancora e la strinsi a mia volta.
"Sei pronta a ricominciare questo schifo?"mi chiese allontanandosi.

"Voglio morire, giuro".Confessai.Fu lei a ridere questa volta.Entrammo insieme e sentimmo la voce del preside alla radio:
"Tutti gli studenti del quarto anno,si rechino immediatamente al penultimo piano".Io e Mickeyla ci fissammo confuse
."Quarto piano? Non stavamo al primo?!".disse lei..e io feci spallucce.
Salimmo con tutta la folla avanti ed arrivammo su.
Trovammo la vicepreside in cima alle scale:
"Ragazzi come vedete abbiamo cambiato piano,ma le sezioni sono esattamente le stesse.Gli armadietti anche..
Buona lezione".fece un sorriso e salì al quinto.

Trovammo i nostri armadietti con facilità,e per fortuna erano stati posizionati accanto alla macchina delle merendine.La classe che ci toccò sembrava leggermente più ampia della precedente,prendemmo posto all'ultimo banco e ci sedemmo su di esso. 

"Allora?"fece Mic,come la chiamo io.

"Come sono state le vacanze?".

Ripensai ai giorni di festa, vigilia, natale, capodanno, epifania..

"Bene..davvero bene..a te?" chiesi.Lei fece un sorrisone e si avvicinò al mio orecchio sinistro.

"Ecco..volevo aspettare il pranzo per dirtelo ma..".si fermò sul più bello e cominciò a ridacchiare.

"Dai, cosa?!" esclamai sempre più curiosa.Lei mi guardò e sussurrò: "Indovina? Ho fatto sesso con Anthony".Rimasi a bocca aperta per circa 30 secondi..poi iniziai a sclerare con lei come due ragazzine delle medie."Oddio ma com'è successo?!"chiesi emozionata.Mickeyla mi sorrise "È successo casualmente..a casa sua.Ci siamo incontrati il 4 per passare del tempo assieme, i suoi erano fuori, abbiamo iniziato a baciarci e ci siamo ritrovati nudi e con.."la fermai subito."Non voglio i dettagli grazie..com'è stato?!"."Perfetto..totalmente..si cioè all'inizio è un po schifoso..e imbarazzante ma poi è fantastico".Forse per mezzo secondo fui gelosa della sua felicità,ma poi mi resi conto che non c'è n'era motivo.Anthony Myers era un ragazzo tutto muscoli e sorriso abbagliante..era alto circa 2 metri e avrebbe potuto far impazzire tutte le ragazze con uno schiocco di dita.Fortunatamente non era il mio tipo, a me piacevano i ragazzi dolci,divertenti e sensibili..di quelli però nella mia scuola non ne esistevano.

"Ciao porca".Corinne Campbell si avvicinò al nostro banco e salutò Mickeyla,che divenne rossa di rabbia.Aveva sentito tutto.
"Ciao troia,adesso lavori anche per i bambini?"rispose la mia migliore amica,fissando un ragazzo alla porta decisamente più piccolo che osservava quasi sbavando Corinne.

Quest'ultima si fece avanti fermandosi ad un centimetro dalle labbra di Mickeyla.Scandì bene le parole:
"Non sono cazzi tuoi.Pensa a non rimanere incinta che i tuoi non se lo possono permettere".Mickeyla scattò e le diede uno schiaffo sulla guancia.Corinne tenne la mano sulla parte rossa colpita con stupore.
"E suppongo che tu stia peggio vista la situazione..ma continua..economicamente cosi i tuoi li aiuti."

"A me non servono soldi,porca..mio padre è un dottore"confessò Corinne.
Mickeyla accennò un sorriso:"e allora dovrebbe curarti".

La lezione di matematica ci fece due palle.Ma la giornata finii subito.Fuori scuola io e Mic ci dirigemmo al nostro bar per bere un frullato,come facevamo sempre.

"Sei stata grande con Corinne!"esclamai sorseggiandone uno alla fragola.Lei sorrise raggiante afferrando il suo al cioccolato
."Se lo meritava,è una puttana e viene a dire a me 'porca'?!".Io annuii

.Effettivamente Corinne non si poteva affatto considerare una santa!Più che altro una diavolessa in topless.Lo lasciava intendere per come si vestiva:niente calze e gambe abbastanza scoperte anche d'inverno.Il suo seno poi..doveva avere almeno una sesta..che valorizzava con il push up.Apparte ciò però era una bella ragazza,aveva i capelli biondi lunghi fino al sedere,e due occhi di vetro.

Era anche piena di amici,soprattutto compagnie maschili..ne frequentava di tutti i tipi.Uscimmo dal bar e ci venne incontro Anthony, afferrò da dietro la vita di Mic e Lei si voltò per dargli un bacio.Si baciarono così ardentemente che imbarazzata abbassai lo sguardo..sentirmi il terzo incomodo non faceva per me.Quando lui se ne andò Mickeyla aveva le labbra gonfie..ed io ero rossa come un peperone.Decidemmo di andare a casa e iniziammo a camminare..

"Tu ed Anthony siete proprio presi..da.."dissi per rompere il silenzio.
Mic si voltò.."Dal sesso?" e rise.
"No..cioè si anche da quello..ma più che altro..sembrate davvero innamorati".risposi arrossendo ancora
."Beh..forse..ma non so se sarà una storia seria..insomma per ora ci divertiamo e basta".disse lei.Non potei ribattere perché da lontano la rivedemmo: Corinne che flirtava con un belloccio.Un dio, più che altro..abbastanza alto,muscoloso al punto giusto, capelli neri mossi,occhi grigi e labbra perfette e sguardo da svenimento.Indossava un Jeans non troppo stretto,una maglietta nera e una giacca in pelle dello stesso colore.Ammazza quant'era bono.Per la prima volta provai un senso di calore,mi eccitai..alla sola vista di quel ragazzo.
"Che fai..ti ecciti?!"mi chiese Mickeyla,di cui mi ero totalmente dimenticata.Ridacchiò.

"Forse."confessai sorridendo e continuando a fissare il figone.
"Fantastico..ora se la fa anche con i più grandi..si vede che non ha 17 anni..ma neanche 18".disse Mic.

Ed era sicuramente così..per quanto fosse irresistibile,si vedeva chiaramente che era più grande di quelli del 4ºanno,ma stranamente era proprio questo a renderlo più interessante ai miei occhi.Il ragazzo si allontanò sorridendo da Corinne,che salì sulla sua macchina e andò via.Lui però continuò a camminare verso di noi ed incontrò il mio sguardo mentre avanzava.Non riuscivo a smettere di fissarlo perfettamente coscente che mi stavo rendendo ridicola.
Mickeyla mi sussurrò più volte:"Brì basta,andiamo via."
Ma era come se non la sentissi davvero.Come se ci separasse un pannello di vetro.Il sorriso di quel ragazzo mi aveva fatto capire che forse un ragazzo dolce e sensibile esisteva eccome.
Continuava a venire verso di noi,avevo gli occhi come congelati e quando ci raggiunse si mise davanti a me e mi sfiorò la guancia.
"Ciao tesoro,vuoi che ti accompagni da un'oculista?"mi chiese avidamente.
Che stronzo.Dolce e sensibile un corno.Gli tolsi subito la mano:
"Ma un cazzo!"esclamai sbattendo finalmente le palpebre.
"Stavi anche sbavando".disse trattenendo una risata.
Mi portai la mano alla bocca e lui scoppiò a ridere."Vaffanculo".
Mi voltai per vedere un motorino nero parcheggiato accando a Mic.
Le feci cenno e ce ne andammo via.Per strada mi sfogai con lei:
"Che stronzo!Venirmi a fare battute in faccia! Bastardo di merda"esclamai alzando la voce.
Prima che Mic potesse rispondermi,sentii un motorino avvicinarsi.Oh no.Pensai.

Squillò un cellulare e Mickeyla lo prese per rispondere a sua madre
."Scusa devo andare".mi baciò la guancia e la pregai con gli occhi di non lasciarmi da sola, purtroppo però se ne andò correndo verso la strada opposta a quella dove dovevo andare io.Quel motorino intanto si avvicinava sempre di più.
"Tesoro".sentii di nuovo la sua voce irritante,e mi voltai pronta a rispondergli per le rime.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter two: Alexander Ortiz ***


                                                                                                Chapter two:                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Alexander Ortiz

"Senti un po stronzo.." cominciai ad andare verso di lui,che era costantemente sul punto di ridere.

"Ehi ehi,sta calma!" esclamò
."Che cazzo vuoi?".chiesi esausta.Lui spense il motorino,posò il casco e venne verso di me veloce come un ghepardo.
Mi sfiorò i capelli questa volta e per un attimo parve dolce sul serio, ma mi ritrassi ancora.
"Mi dispiace per prima..credevo reggessi il sarcasmo"disse con quel sorrisetto adorabile e allo stesso tempo irritante da morire.
La sua mano tornò sui mei capelli.
"La smetti?"chiesi.
Mi guardò le labbra e io arrossii,cercando di non darlo a vedere.
"Di fare cosa?"disse mentre ora fissava la collana col mio nome che avevo al collo
."Di toccarmi..e fissarmi".dissi guardandolo negli occhi,quegli occhi meravigliosi che sembrano scrutarti l'anima e leggerti nel profondo.
Alzò lo sguardo anche lui."Breanna? È così che ti chiami?".chiese.
Io annuii e lui tornò a fissare il mio collo.Allungò la mano per sfiorare la collana ed io gliela tolsi per l'ultima volta.
"Si può sapere che cavolo vuoi?"esclamai irritata al massimo.
"Come?!"chiese come se non capisse.
"Non ci conosciamo nemmeno,perché mi hai seguita?!".risposi alla sua con un'altra domanda.
"Per scusarmi"disse.Io scoppiai a ridere.
"Ma per favore,i ragazzi come te non si scusano mai per primi".
"Io sono un ragazzo dolce"sussurrò, come se non volesse farsi sentire.
Fui di nuovo sul punto di ridere "Certo come no.."
"Lo sapresti se ci conoscessimo".disse tornando a sorridere.
"Perché?"
"Perché se ci conoscessimo avremmo già fatto sesso."
Rimasi ferma solo mezzo secondo prima di mollargli un ceffone forte il triplo di quello che Mickeyla aveva mollato a Corinne.
Lui rimase impassibile.
Voltò la testa per incontrare il mio sguardo:"Stronzo"sussurrai.
"Come dicevo..se ci conoscessimo l'avremmo gia fatto..e sapresti che so essere molto dolce".disse ancora,come se non fosse successo nulla.
"Prima di tutto..la dolcezza non si basa sul sesso,e poi pensi davvero che non dicendo la parola stessa la frase abbia più tatto?!"borbottai.
Lui sorrise,si rimise il casco e montò in sella."Ecco ciò che dice chi non scopa abbastanza".
Mise in moto e se ne andò assicurandosi che non potessi rispondere.Divenni rossa.Ero una furia.

Bussai al campanello circa 30 volte in meno di 5 secondi,fino a che mamma non mi aprii irritata.La salutai con la mano e attraversai la soglia velocemente.
"Ciao papà!" urlai sbattendo la porta della mia camera.

Mi gettai sul letto e misi la mano in tasca,per tirare fuori cuffie e cellulare e immergermi nella musica,la mia unica salvezza.Nella tasca sinistra trovai le cuffie come sempre,ma nella destra il cellulare non c'era.In quel momento la porta della mia stanza si spalancò e Sarah Thompson,nonchè mia madre,entrò a passo svelto.
"Mamma che c'è?" chiesi di sbotto.
"Ti ho chiamata 5 minuti fa..perchè eri in ritardo..come mai non rispondevi?". domandò preoccupata.
Mantenni la calma:"Mamma non mi hanno violentata,tranquilla"dissi con sarcasmo,ma non parve farla ridere neanche un po'.
"Comunque non rispondevo perchè lo avevo in borsa e ho messo il silenzioso".Lei mi scrutò a fondo..e poi se ne andò.
Presa dal panico,afferrai il telefono fisso e composi il numero di Mic,che rispose al 3 squillo:
"Ciccia!" esclamò rispondendo
"Bomba hai visto il mio telefono..cioè..l'hai preso tu?" chiesi sperando in un si.
Mic sembrò pensarci su.
"mmh No perchè?".
"Non lo trovo..e non vorrei che...oh no".
Mi tremarono le ossa: Era stato lui,era stato lui di sicuro.Quel maledetto..
"Non vorresti cosa?" chiese Mickeyla interrompendo il mio pensiero.
Decisi di raccontarle del mio incontro col puttaniere.Lei ne rimase tanto sorpresa quanto contenta..
"Stamattina era vicino scuola,se aspetti domani forse lo rivedi con Corinne."propose.
"Eh vabbene".Attaccai.
Dio santo,su quel telefono c'erano gli osceni messaggi di mia madre del tipo
"Togli l'assorbente dal lavandino quando lo cambi!",
"Domani hai la visita dal ginecologo" o
"Tesorino,ti ho comprato anche la crema per la cellulite!".
Sarebbe stata la cosa piu' imbarazzante della mia vita..per non parlare delle foto che avevo! Tutte a 'bimbeminkia', con il bacio,le espressioni buffe o perfino quelle in reggiseno che mi facevo in bagno e che mandavo a Mic,per stabilire quanto fossi sexy. Oddio. Arrossii solo al pensiero. Pensavo a quel coglione steso sul divano,intento a sfogliarle, a ridere e ad inviarle ai suoi amici. No. No. No. Non succederà mai.

Accesi il PC, dovevo scoprire chi era quello stronzone..il suo nome,il suo indirizzo.Andai sulla pagina di Corinne, per foto profilo ne aveva una in intimo,tanto per cambiare.Cliccai 'AMICI' e mi misi a guardarli tutti..fu davvero dura,visto che ne aveva circa 4000, ma lo riconobbi subito grazie ai suoi occhi e ai suoi lineamenti perfetti. La sua foto era in riva al mare, in costume, gli addominali in mostra.
Oh porco cane che figo. 'Alexander Ortiz' era il suo nome.

La notte non dormii molto perchè il pensiero del cellulare mi riaffuscò la mente,quando chiudevo gli occhi vedevo triscioni con la mia faccia appesi ovunque fuori scuola..con Alexander che mi sorrideva soddisfatto.La mattina in un modo o nell'altro arrivò..ed io per la prima volta non vedevo l'ora di andare a scuola per smascherare quel ladro e riprendermi la mia dignità..o almeno quella rimasta.                                                                                                                                                                    

Avanzai verso il cancello a passo deciso. Mickeyla non era ancora lì. Mi guardai attorno in cerca di qualche foto o qualche scritta in mio onore,ma nulla. Cercai gli occhi di vetro,ma non li trovai. La campanella suonò ed entrammo tutti in classe.Mi sedetti preoccupata e mi resi conto che il posto accanto al mio era ancora vuoto.
La prima ora fu quasi inutile,e alla seconda finalmente vidi Mic.
Era venuta in compagnia di Anthony..i due avevano saltato la prima per..indovinate? FARE SESSO.

"Secondo me stai diventando ninfomane" dissi a lei quando si sedette.
Rise."Farlo è come liberarti di un peso! Quando cominci non riesci a fermarti! Dovresti provare".
Mi salì il vomito "Oddio Mic ti prego".                                                                                                                                                                       Fuori scuola vidi finalmente Alexander che parlava ancora con Corinne. Mi avvicinai a loro e quest'ultima mi guardò come uno scarafaggio volante.
"Posso parlarti?" chiesi a lui ignorandola. Fece per obiettare ma occhi di vetro le chiese di allontanarsi per un po'.
"Dimmi amore". Altri brividi. 'amore'..come lo diceva bene.
"Innanzitutto non chiamarmi così. E ridammi il mio cellulare" assunsi un tono da dura.
Lui scoppiò a ridere "Te ne sei accorta?..Carini gli sms..e anche le foto..".
Oh porca puttana. Arrossii fino alla punta dei piedi. Avrei voluto scappare via, dopo averlo pugnalato fino a ucciderlo li davanti a tutti.
"Soprattutto quella in mutande" mi sussurrò all'orecchio.
Lo spinsi via.
"Stronzo. Ridammelo."
Infilò la mano in tasca e me lo porse. Lo afferrai e feci per andarmene ma Alexander mi trattenne prendenomi il braccio e costringendomi a voltarmi verso la sua faccia di cazzo. La sua bellissima faccia di cazzo
."Che c'è?" chiesi trattenendo le lacrime.
"Ho un accordo da farti"disse a denti stretti.
"Non faccio alcun accordo con te".
"Davvero? Allora non ti dispiace se faccio circa 200 copie di quella foto vero? L'ho stampata proprio ieri."
Mi vennero in mente tutte le bestemmie del mondo..che grande bastardo.
Chiusi gli occhi,per impedire alle lacrime di uscire.
"Allora?".
"Con me sei troppo rude..inizia col addolcirti!". disse come se fosse offeso profondamente.
"Io?!" esclamai.
Lui mi ignorò e mi prese il mento. Ci guardammo negli occhi. Avvicinò il suo viso al mio e mi accarezzò la guancia con la punta del naso. Poi passò alla tempia e infine al naso. Eravamo così vicini che il suo respiro sembrava il mio.
"Sei così bella" sussurrò.
Io spalancai gli occhi mentre appoggiò la bocca sul mio collo e cominciò a baciarlo lentamente.Che cazzo mi succede? pensai. Perchè non lo allontani e lo mandi a fanculo?!. Eppure per quanto la mia mente mi dicesse di farlo, non ci riuscivo.Anzi volevo..desideravo averlo vicino.
"Ti voglio" sussurrò baciandomi la spalla. Poi finalmente lo feci. Lo allontanai..senza pensarci. Dovevo essere completamente impazzita per permettergli di fare così.
"Pervertito.." dissi.
"Ti è piaciuto eh?" rispose impassibile. Come se il tipo dolce di prima fosse sparito. Come se avesse due personalità distine e separate.
"Posso sapere che vuoi?"gli chiesi esasperata.
Lui mi strinse di piu' il braccio.
"Te" confessò.
Oddio. Rimasi a fissarlo come se il tempo si fosse fermato.
"Sii serio" riuscii a dire.
Mi mollò.
"Mai stato piu' serio in vita mia".
"Non ti conosco! Non so chi sei.. ti ho visto ieri per la prima volta e mi hai pure rubato il cellulare! Scordatelo..avvicinati ancora a me e chiamo la polizia" Lo avvertii.
Stranamente non rimase sorpreso ne spaventato. Si riavvicinò di nuovo e mi prese il collo da dietro.
"E per cosa mi arresterebbero?..Non hai prove..accetta la situazione Breanna". Gli sputai addosso e lui mi rispose sorridendo. Gliel'avrei sfregiato quel sorriso di merda..se non fosse stato così bello.
"Ascolta..lascia fare a me" mi lasciò e tornò a parlare con Corinne.

Raggiunsi di nuovo la mia migliore amica sconvolta.
"Bri cos'è successo?"..
"mi ha detto che ha stampato la mia foto".
Lei rimase a bocca aperta "Dovresti dirlo."...
"Meglio di no..la farebbe vedere..devo fare una cosa per lui.." dissi.
Mic cambiò faccia e spalancò gli occhi.Intervenni subito.
"No. Se si tratta di quello non lo farò mai.. ancora non mel'ha detto..".
"Fattelo dire subito..non preoccuparti sistemeremo tutto" mi abbracciò.
Che bello quando mi abbracciava.La sentivo quasi dentro di me..come se fossimo una cosa sola.

Tornai a casa soddisfatta.. avevo recuperato il cellulare..ma quel tizio voleva fare un accordo con me..e la cosa mi spaventava..se avesse chiesto soldi i miei se ne sarebbero accorti..ed ero piu' che sicura che non sarebbe stato qualcosa di semplice.Finalmente tornai al mondo di prima, tutto musica e film mentali. Mentre ascoltavo la mia Playlist personale,improvvisamente il telefono vibrò e io staccai le cuffie per rispondere, tornando alla monotonia.
Un numero sconosciuto.
"Pronto?" chiesi tendendo le orecchie.
"Amore mio" rispose Alexander.
"Oddio..eccoti..coglione" dissi annoiata.
"Ah ah..errore. Comincia col chiamarmi 'amore' ".
Oh mamma.
"Col cazzo.".
Lui sospirò in modo teatrale.
"Che bella fotuccia che c'è qui..sai..c'è una.."
Lo fermai per evitare di farmi venire una crisi nevrotica..
"D'accordo!" urlai.
"Avanti.." mi incitò.
Iniziai a considerare l'ipotesi di attaccare..ma sicuramente mi avrebbe richiamata.
."Buonanotte...." dissi nervosa.
"Cosa..? Buonanotte cosa?"
Che nervi. "Buonanotte amore." lo accontentai.
Lo sentii sorridere. "Che dolce che sei".
"Stronzo." sussurrai.
"Per quanto durerà?" chiesi.
"Non per molto..ma abbiamo appena iniziato..a domani AMORE." evidenziò quella parola e attaccò.

Mi infilai il pigiama e mi misi a letto. Non riuscivo a smettere di pensare a quello che stava succedendo...Lo odiavo quel ragazzo..ma mi venivano i brividi a sentire anche solo la sua voce..e poi quando mi chiamava amore pensavo di svenire...Ma che fai? Uno sconosciuto ti ricatta con una foto e tu non fai nulla? Breanna ma che stai combinando?! pensai, prima di addormentarmi, sperando fosse solo un incubo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter three: Dirty game. ***


                                                                                            Chapter three

                                                                                              Dirty game.


Il pianista scorreva le dita affusolate sullo strumento con grazia. L'odore dei fiori freschi si diffondeva per la sala. Le panche ben posizionate e gli invitati già seduti ai loro posti..il parroco di fronte che si sistemava la veste indosso e infine io..dietro una porta chiusa.La stanza in cui mi trovavo era una specie di salottino..in esso regnava la pace assoluta, si sentivano alcuni uccelli cinguettare..esattamente al centro della stanza, attorno a sedie e poltroncine in pelle,si trovava un tavolo pieno di dolciumi..Mia madre era davvero una bella donna, occhi miele come i miei, labbra carnose, neanche un chilo di troppo. Avanzò di fronte a me sorridendo con le lacrime agli occhi..era già commossa. Indossava un abito viola lungo e stretto ai fianchi, che le stava a pennello. Ai piedi aveva dei tacchi alti, e i capelli biondo scuro che tanto invidiavo erano sistemati in uno chignon perfetto.Allungò una mano ed io la afferrai al volo.:

"Tesoro mio!" disse portandomi verso lo specchio.

"Mamma..che succede?" chiesi confusa. Raggiungemmo l'oggetto trasparente che rifletteva la luce del sole. Mi specchiai e rimasi scioccata alla vista di una Breanna Cruz in abito da sposa. Un abito meraviglioso, con scollo a cuore decorato in brillantini, stretto in vita. Il velo che pendeva dalla mia testa arrivava fino a terra, come il vestito:

"Sei bellissima.." commentò mamma tenendomi ancora la mano.

"D..dove siamo?" chiesi ancora sconvolta balbettando.

Lei mi lasciò e trattenne una risata. "Ma tesoro che domande! Al tuo matrimonio!". Matrimonio?! Quale matrimonio?!

"Ma ho solo 17 anni!" esclamai inorridita. Le mani iniziarono a tremarmi.

"Lo so che sei nervosa...è comprensibile..pensa che io vomitai 5 minuti prima delle nozze!". rispose divertita. Quel dettaglio non mi aiutò a tranquillizzarmi. Improvvisamente David Cruz, in giacca e cravatta fece il suo ingresso dalla porta, accompagnato dalle mie cuginette dai riccioli d'oro Francy e Frankie, due adorabili gemelle di 6 anni vestite in bianco e con in mano sacchetti di petali.Anche mio padre era un bell'uomo..aveva gli occhi verdi ma i miei stessi capelli e lineamenti.A differenza mia però era molto alto e formoso.. uno sportivo nato..andava in palestra quasi tutte le settimane. Per quanto riguardava il carattere poi..ne avevo ereditato metà da mamma e metà da lui..che mi aveva trasmesso la passione per la musica. Mi venne vicino con un mazzo di rose rosse.

"Cucciola sei fantastica!" disse porgendomele.Le afferrai e lui mi scoccò un bacio in fronte.

Francy e Frankie mi si avvicinarono "Sei bella zia Bri" mi sussurrarono all'unisono. Diedi loro dei colpetti sulla testa e poi tornai a mio padre.

"Papà ti prego portami via.." lo supplicai. E lui sorrise teneramente accarezzandomi la schiena.

"Certo paperina...ti porto via da qui..ti porto all'altare".

"No..papà tu.." feci per spiegargli che volevo andare a casa..ma mamma ci interruppe:

"Caro è ora" disse guardando suo marito, che annuii e mi porse il braccio. Lo afferrai poco convinta con quello sinistro e mantenni le rose con l'altro mentre Francy e Frankie si posizionavano d'innanzi a noi. Mamma andò a sedersi dopo avermi mandato un bacio e le porte si aprirono.Feci un sospiro. La chiesa mi apparve chiarissima, le panche guarnite di fiori, che erano ovunque..il parroco da lontano sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi. Papà iniziò a camminare lungo il tappeto con me al suo fianco..mentre le bambine lasciavano una scia di petali ai nostri piedi.Vidi i miei nonni annuirmi contenti, i miei zii...vidi zia Lily che piangeva, seduta accanto a zia Rory che si soffiava il naso e tutti gli altri miei cugini.Arrivammo all'altare. Le gemelle si ritirarono per prendere posto assieme a mio padre. Ero così concentrata su quello che stava succedendo che non avevo ancora notato con CHI stava succedendo. Mi voltai per vedere accanto a me Alexander Ortiz in smocking che mi sorrideva. Spalancai gli occhi e lui portò le labbra accanto al mio orecchio sinistro. "Non so tu..ma io LO VOGLIO". disse.

Mi svegliai da quell'incubo sudata e sfinita. Le pareti viola ormai consumate della mia camera furono la prima cosa che vidi..seguite dalla scrivania posta di fronte al letto.Sentii il cellulare vibrare sotto il cuscino. Lo afferrai notando per prima cosa che erano le 7:10 e poi sbuffando quando capii di chi era il messaggio. Dello stronzo:

"Buongiorno amore! " diceva.

Non mi degnai di rispondere, e gettai il telefono sul letto per alzarmi. Ho sognato di sposarlo!? pensai mentre mi preparavo. Mi passò per la mente di mettermi una gonna come Corinne ma poi optai per il solito jeans attillato e una t-shirt rossa. Che diavolo di effetto ha su di me questo coglione?!. mi chiesi mentre scendevo le scale.

Non feci neanche colazione, mi si era chiuso completamente lo stomaco. Presi lo zaino dopo aver salutato i miei e iniziai a camminare verso scuola. La strada che prendevo di solito era stata chiusa a causa di un incidente. Mi piaceva percorrerla perché era tranquilla e pulita. C'erano tantissimi alberi...per cui si sentivano gli uccelli e si vedevano scogliattoli ovunque..non ci passavano molti studenti della scuola. Fui costretta a prendere quella principale. Arrivai davanti al passaggio a livello mentre era chiuso. Tra le tante macchine si fece largo un motorino nero. Il suo. Si fermò dietro di me e si spense. Alexander si tolse il casco, scese e venne nella mia direzione. Lo ignorai.

Mi si posizionò davanti. Indossava il suo solito jeans scuro e la sua maglietta nera..ma questa volta aveva la giacca in pelle bianca..che gli stava a meraviglia. Il suo profumo mi avvolse..sembrava odore di gelsomino...Mi costrinse a guardarlo prendendomi il viso:

"Ciao amore" disse dolcemente lasciandomi il mento.

"Ciao.." risposi a bassa voce.

"Ciao?" fece lui.

"Ciao..amore." conclusi.

"Brava..." rispose irritato. "Perché non mi hai risposto stamattina? "..

Alzai gli occhi al cielo.. possibile che doveva controllare tutto ciò che facevo?!

"Scusa." risposi nel modo più scortese del mondo.

"E va bene..sei perdonata" avvicinò le sue labbra alle mie e mi allontanai di scatto.

"Baciami". mi sussurrò.

Tremai e arrossii contemporaneamente. Mi aveva chiesto di baciarlo. E l'avrei fatto volentieri...anche se non volevo darlo a vedere.

"Puoi scordartelo" risposi seria.

"Ho portato la copia della foto..sai credo che mostrare alla tua classe un'anteprima della..."

Lo interruppi in preda al panico.

"Dobbiamo proprio?! il 70% delle persone in macchina qui davanti sono studenti della mia scuola".chiesi, sperando che mi risparmiasse l'imbarazzo.

Lui sembrò sorpreso,per la prima volta.

"E allora?..Guarda che ti sto facendo un favore..quando vedranno che baci con un figone come me ti invidieranno.." rispose,come se fosse la cosa più ovvia mai detta.

"Non lo penseranno mai.. visto che stai con Corinne.." dissi convinta.

"Non stiamo insieme se ti può interessare" disse annoiato.

"E infatti non mi interessa" risposi seccata. O si?

"Il nostro rapporto non riguarda ne a te ne a loro..ora baciami e sta zitta" cercò di riavvicinarsi ancora.

"E va bene ma a stampo". proposi.

Lui fece per ridere.

"Non fai sul serio".disse.

"Eccome se faccio sul serio.."

Mi guardò con malizia e digrignò i denti...poi sbuffò.

"Solo questa volta." si avvicinò a me prima che potessi ribattere e appoggiò le sue labbra sulle mie. Erano morbidissime e mi accorsi che Alexander Ortiz non solo profumava di gelsomino, ma sapeva anche di esso. In quell'attimo minuscolo mi mise le mani attorno alla vita cercando di avvicinarmi, ma mi allontanai.

Mi sfiorò la guancia guardandomi negli occhi. Mi persi ancora una volta nel vetro che aveva nei suoi.Sentii dei sussurri dai finestrini mentre il treno passava. Distolse lo sguardo e mi prese la mano:

"Sali." mi disse porgendomi un secondo casco.

A quel punto sbuffai io. "Non salirò sulla tua moto..mi sono già resa abbastanza ridicola ". 
Sembrò davvero offeso.

In quel preciso istante il passaggio a livello si aprì e avanzai a piedi seguita dalle auto e dal suo motorino. Inizialmente rallentò per stare al mio passo, ma poi vidi dall'altro lato della strada dietro la scuola Mickeyla e al suo fianco Corinne Campbell in shorts e maglietta scollata. Era un miracolo che non si fossero scannate.Il suo motorino partì cosi velocemente verso l'edificio che mi scompigliò i capelli..e di sicuro non si stava dirigendo dalla mia migliore amica. Corsi verso quest'ultima cercando di evadere dalla voglia costante di spaccare la faccia di Ortiz. Mi aveva baciata davanti a metà scuola e ora faceva vedere a tutti che andava sul serio dietro a lei? Mi avrebbero solo presa in giro! Mi avrebbero considerata la ruota di scorta! Lo disprezzavo con tutta me stessa. Raggiunsi Mic. Era particolarmente carina..indossava un vestitino invernale color corallo. ...d'altronde a lei stavano bene tutti i colori.. l'odore di quell' orrendo profumo la precedette. Mi scrutò a lungo in viso:

"Allora? Hai parlato con lui?" chiese scuotendo testa in direzione di Alexander, intento a parcheggiare in una zona isolata dietro scuola.
La campanella suonò. Tutti i ragazzi entrarono a fare lezione.
Corinne lo raggiunse subito dopo.

"Quel bastardo mi ha chiamata ieri sera..mi ha detto di chiamarlo amore e stamattina mi ha baciata accanto alla stazione. " confessai..e iniziai a camminare nella sua direzione, nel cortile ormai vuoto.

Mic mi fissò confusa. "Come come come? Vi siete baciati?..dove vai? " chiese.

"Niente di che, un bacio a stampo" la rassicurai raggiungendo il retro dell'edificio.

Sembrò delusa. 
La visuale mi fece venire la nausea.
Corinne seduta sul motorino, mentre Ortiz le baciava la mandibola e le sussurrava qualcosa. La sua mano destra raggiungese la coscia destra e nuda della troietta. La accarezzava come conoscesse  bene quel posto e fosse cosa sua. Corinne sollevò lo sguardo e mi sorrise.

Ero una pentola in ebollizione.

"E ora perché limona con Corinne?" chiese Mickeyla.

"Perché è un grandissimo stronzo. Se l'avessero visto?!" esclamai.

"Dai, entriamo". propose lei portandomi dentro.

Durante tutta la prima ora fissai la Campbell flirtare con l'insegnante di letteratura, Jonathan Ryder, un uomo alquanto attraente,non quanto Ortiz gran culo ma... oddio a che cazzo pensavo.
Mr.Ryder era alto,aveva i muscoli ben definiti, peggio di quelli di mio padre, gli occhi blu scuro, come il colore del mare di notte.. e dei capelli mori appiccicati in testa grazie al gel e sistemati in un acconciatura stile anni 60, similissima a quella di Danny Zucco in Grease. Chissà come mai la cara Corinne in letteratura aveva 9, pur non sapendo neanche chi fosse Oscar Wilde ne cos'avesse scritto.Mi dava sui nervi vedere che Ryder non la allontanava affatto,anzi! Rideva alle battutine,le toccava i capelli,le faceva complimenti.."una studentessa modello,una bravissima ragazza e una bellissima donna" le aveva detto una volta.L'aveva persino invitata da lui a ripassare.Che nervi.In letteratura davo il massimo,ma Ryder non poteva vedermi..e chissà cos' aveva detto Corinne di me.
Si allontanò dal belloccio in giacca e cravatta,che uscì dall'aula intento a rispondere al cellulare. La biondina si avvicinò al mio banco, prese una sedia vuota e si sedette di fronte a me e Mic. Portò la mani al collo per scostarsi i capelli e accavallò le gambe. 
"Mi spiace per stamattina" disse con un sorrisetto falsissimo.
Io alzai gli occhi al cielo e continuai a fissare il mio libro,fingendo di sottolineare qualcosa. 
"Alex non è riuscito a controllarsi capita..."
Se non fossimo stati in un luogo pubblico l'avrei picchiata a sangue.Strinsi le mani in pugni saldi.
"So che ti ha baciata.." confessò prendendo dalla sua borsa li vicino, uno specchietto.
"Si e allora?" disse Mic incavolata quasi quanto me.
Corinne fece un sospiro.
"Pensi davvero che potrebbe scegliere te?" chiese maliziosa. 
La rabbia raggiunse il suo limite. Racchiusi il suo sguardo e la guardai come se avesse appena sterminato una razza intera.
"A me non importa un emerito cazzo del tuo Alex. Anzi se lo vedi, digli che faccia quello che vuole, anzi..può andarsene tranquillamente a fanculo!" dissi infuriata. 
Mickeyla ridacchiò mentre Corinne,chiaramente imbarazzata so alzava per tornare al suo posto. 
"Caspita..sei stata grande!"confessò la mia migliore amica applaudendo.
"Lo so." sorrisi soddisfatta.
"Indovina? Andrew ed io.."
"Avete fatto sesso?" La interruppi.
"Anche...ma no. Vogliamo presentarci ai nostri genitori".disse felicemente.
Rimasi a bocca aperta per qualche secondo prima di parlare:
"Ma sei fuori?!" esclamai a bassa voce.
Mic sembrò stupita.
"Perché?" chiese.
"Direte che fate sesso?!"
"Ma no!..neanche morta.Mi chiuderebbero in casa fino alla cremazione" rispose sarcastica.
"E se vi chiedono qualcosa sul sesso? E uno dei due scoppia a ridere? Se sapessero delle ore che saltate?! È una pessima idea" confessai.
"Se lo sapessero mel'avrebbero detto! Andrà alla grande!" esclamò entusiasta.
"Non pensavo ti piacesse sul serio..insomma..pensavo vi divertiste e basta...hai detto cosi fino a l'altro ieri". dissi pensando alle sue parole.
"Lo pensavo anche io ma..mi sono innamorata...sai..si credo di amarlo sul serio. All'inizio erano solo giochetti e scopate...ma..poi è cambiato tutto...carezze,baci,chiacchierate..insomma..è successo."
Cavolo se era felice, lo era sul serio. Mickeyla era una ragazza che metteva il divertimento al primo posto..ma stare con Andrew forse non lo era più.
"Si...ma non ti sembra troppo presto per dirlo ai tuoi?" chiesi preoccupata.
"Mmh..non so..forse. In ogni caso ci stiamo ancora pensando. Però se lo sapessero non dovremmo nasconderci..potrei avere il permesso di uscire con lui!"
"Dovreste solo nascondere i preservativi" scherzai.

Fuori scuola lei ed Anthony si salutarono con una serie di baci di fuoco, prima che lui montasse in macchina e andasse via.
Osservai da lontano Ortiz che si specchiava come al solito dallo specchietto del motorino. Si sistemava capelli già perfetti con le mani,e si esercitava in pose virili. Che grande coglione.
Corinne si allontanò dal suo gruppetto maschile per raggiungerlo.
Quel bastardo aveva parcheggiato il motorino in mezzo alla strada dove dovevo passare io per tornare a casa.
Passai velocemente cercando di nascondermi con i capelli e fingendo di parlare con Mic, al mio fianco.
Con la coda dell'occhio vidi la Campbell fissarci e sussurrargli qualcosa all'orecchio. Probabilmente quello che le avevo detto in classe. Provai un senso di piacere istantaneo.. che si spense quando vidi Alex dirigersi verso di noi. Tentai di camminare più veloce, incoraggiando Mic a fare lo stesso, ma la mano di lui mi tirò un braccio.
"Ross, fuori dalle palle. Devo parlarle". disse a Mic.
Sembrò irritata. "Non vado da nessuna parte, razza di stronzo."rispose decisa.
"Pardon. Devo chiarire una cosuccia con la tua migliore amica, potresti allontanarti per due minuti? Poi avrete tutto il tempo di bestemmiare alle mie spalle e mettermi i baffi in foto". sorrise falsamente, come faceva Corinne.
Mic mi chiese il permesso con lo sguardo. Annuii sconcertata e si diresse verso un albero più avanti.
Alex mi costrinse a tornare indietro, trascinandomi dietro la scuola,mentre tutti ci guardavano divertiti.
Non allentò la presa sul mio braccio neanche un secondo.
Solo quando raggiungemmo destinazione. Mi fece sbattere contro il muro. E mi circondò con le sue braccia, premendo le mani sulle mattonelle.
"Che cazzo fai?" chiesi cercando di allontanarlo inutilmente.
"Che cazzo fai tu! Hai dimenticato che abbiamo un'accordo?" fece lui avvicinandosi. Mi mossi per mollargli un secondo ceffone. Il più forte del mondo. Si portò la mano al viso e mi fissò.
"Fanculo l'accordo. Stampa quella foto ovunque. Non mi importa"finsi.
Si riavvicinò. L'odore di gelsomino era di nuovo li. "E invece si." concluse fissandomi negli occhi. Era ad un centimetro da me.. e potevo vedere l'orma della mia mano stampata sulla sua guancia."Ti importa."
Scoppiai."Cristo santo! Che altro vuoi da me?! Mi rubi il cellulare, mi rompi le palle col chiamarti amore, mi baci e poi rischi di farti vedere con Corinne vicino scuola!". Apparve sorpreso. Come se non si aspettasse dicessi qualcosa."Non ci ha visto nessuno..e andavi punita." sussurrò. "Io e lei non stiamo insieme" ripeté bianco in viso.
"E che cazzo mi importa?!  Lo capisci che se vi avessero visti mi avrebbero presa in giro fino alla morte?! Già tutti pensano stiate insieme! Non avevamo deciso questo..Il patto è sciolto".esclamai stufata.
Mi  bloccò per le spalle. Avvicinò il naso al mio collo e ne odorò il profumo. Avevo messo quello alle more. Rimasi immobile. "Il patto non lo sciogli tu. Lo sciolgo io. Chiaro?". sussurrò sensualmente. Non risposi. Mi leccò il lobo dell'orecchio e cercai di divincolarmi, ma mi tenne ferma.
"Non provarci." Mi guardò le labbra e continuò a parlare. "Io e Corinne non ci faremo più vedere nei paraggi insieme...okay? Mi spiace..ma ti ripeto che andavi punita..ti ho detto di salire sul motorino e non l'hai fatto." 
Avrei potuto minacciarlo dicendogli che l'avrei denunciato. Ma in qualche modo non ci riuscivo..mi piaceva come mi toccava, come mi guardava. Non riuscivo ad allontanarlo..lo volevo con me.Era un sentimento estraneo e perverso, che mi spaventava a morte. Si chinò a sfiorarmi le labbra con le sue. Lo fece a lungo finché non iniziò a mordicchiarle. Smise di torturarmi solo dopo un po e mi fissò gli occhi lucidi ma pieni di desiderio. Mi lasciò e fece qualche passo indietro, come se avesse visto un fantasma. 
"Io...a domani" disse prima di correre via. Lo seguii e lo vidi parlare a Corinne per poi sfrecciare via verso una stradina. 
Quest'ultima stranamente non mi venne incontro, ma mi fissò a denti stretti prima di andarsene.
Corsi da Mic e le spiegai tutto, mentre tornavamo a casa.
"La smetterà" mi rassicurò. "Non preoccuparti...è il tipico stronzo. "
Annuii e la guardai andare via.

Tornai a casa sfinita,non avevo alcuna voglia di mettermi a studiare, così accesi il Pc e d'istinto andai sulla sua pagina.
ALEXANDER ORTIZ.
Mi era baciuto baciarlo...
Mi era piaciuto il modo in cui mi aveva stretta...
L'odore di gelsomino che emanava il suo corpo... e i suoi occhi che mi risucchiavano per portarmi via.
Aprii la sua foto profilo...e lo fissai. 
Non poteva piacermi sul serio. 
Io lo odiavo. Lo odiavo profondamente. E se c'era una parte di me che lo trovava bello o eccitante ...che tremava al suono della sua voce e che impazziva a stargli vicino...andava soffocata.
Farò quello che vuole, pensai.
Questa storia deve finire.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter four: Down the curtain. ***


                      Chapter four:

                 Down the curtain.

Il rumore della lancetta dei secondi sembrava fin troppo assordante in una classe il cui unico suono era lo scalpitare dei mocassini del prof di matematica, che sfregavano tra di loro mentre passava in rassegna tra i banchi, distribuendo i compiti ormai corretti. 
Prima fila completata.
Due o tre ragazze che piangevano a singhiozzi tenendosi la testa disperatamente, qualche testa barcollante, che probabilmente si aspettava di più e il resto esultante.
Per quanto mi riguardava, io ero un misto tra le "piagnucolone" e le "teste barcollanti". Non sono un genio matematico..mi chiedo a cosa serva un programma così ampliato...quando per vivere basta conoscere le 4 operazioni!. Noi ce la mettevamo tutta a cercare di capire la materia, ma era contro il nostro DNA... e di solito, sia io che Mic, prendevamo D  o F.. solo ai test di fine anno, ci impegnavamo, riuscendo a prendere una C. Una volta però quando copiando ci era capitata la B,ci eravamo affacciate alla finestra della scuola per urlarlo a tutti, e poi dopo quell'attimo di euforia,ci eravamo rese conto di cosa avevamo appena fatto, e avevamo saltato una settimana di scuola fingendo di avere la febbre.
Seconda fila completata..e la nostra era la terza. 
In essa, oltre alle categorie già descritte, c'era quella degli "strafottenti"..che rubavano uno dei pennarelli rossi degli insegnanti, e correggevano il voto a modo loro. Noi non avevamo mai avuto il coraggio di farlo, anche perché non sarebbe stato credibile viste le nostre "Pesantissime" ore di preparazione il giorno prima di un compito passate a parlare al cellulare o a sbavare fissando i pettorali di Taylor Lautner.

Il signor Collins, un'ometto tutt'ossa, basso e calvo, si avvicinò alla terza fila, spiandoci da sopra gli enormi occhiali circolari verdi bottiglia che indossava da sempre. Tossì irrigidendosi e posizionando bene i fogli in mano. Ne lasciò due al primo bianco . Uno ad un ragazzo dalla cresta verde e gli orecchini a sole. Indossava una maglia a borchie che non copriva l'ombelico, un pantalone lungo nero dello stesso stile, e degli stivaletti alti. E l'altro ad una ragazza similissima a lui, con i capelli corti verdi, lo stesso modo di vestire (tranne per il fatto che indossasse una gonna lunga) e degli orecchini a luna. Se c'è una cosa che proprio non sopporto sono le coppie a tema. Perché esistono?! 
Il prof passò al secondo banco, lasciando i fogli a due cheerleeder, e le cheerleeder ..si sa..vanno sempre bene a scuola. Mancavano solo due banchi!.. due banchi per arrivare all'ultimo..e cioè al nostro. 
Carl Gray, un ragazzo grassoccio, dai capelli ricci e rossi, evidentemente non era andato bene. Si alzò dirigendosi verso il cestino dei rifiuti col suo foglio. Raggiunta la meta, ci sputò sopra avidamente e lo accartocciò,gettandolo via. 
Il signor Collins si voltò mentre il Carl tornava a sedersi, e scosse la testa tristemente. 
"Carl, il tuo voto è registrato..i tuoi genitori lo vedranno comunque" disse passando al penultimo banco.
Il ragazzo lo ignorò, fingendo interesse per qualcosa al di fuori dalla finestra.
Il nostro turno era vicinissimo.
Posizionai i piedi nervosamente sul pilastro sinistro che reggeva il banco e ce li schiacciai. Per farlo fui costretta ad alzare le ginocchia. Non mi ero mai accorta della quantità interminabile di gomme attaccate sotto il legno. Dovevano essere circa 50..di cui 49 nostre. Attaccarle era il passatempo preferito di me e Mickeyla. Ne compravamo di tutti i colori, per formare un arcobaleno posizionato in modo anticonvenzionale. Esaurito lo spazio del nostro, avevamo cominciato ad attaccarle sotto i banchi altrui.Quello di Corinne Campbell ne era la prova.
Il prof arrivò finalmente a noi, ci fissò con un sorriso sbilenco, lasciò scivolare i due fogli e tornò al suo posto di lavoro.
Io e Mickeyla alzammo lo sguardo alle luci al neon posizionate sul soffitto. 
"Io non voglio guardare"..sussurrai a lei.
"Vado io." disse coraggiosamente, abbassando lo sguardo. 
"Allora?" chiesi dopo un po. 
"Beh.. C-" sussurrò. 
Spalancai gli occhi e fissai il mio foglio. La scritta poco visibile, fatta evidentemente con un pennarello rosso quasi finito, a me apparve chiarissima ugualmente. 
C-
Mi voltai verso Mic. "Non ci credo" dissi sorridendo. Urlammo a bassa voce per non farci sentire e ci voltammo verso Corinne.
La sua A+ spiccava sul foglio quasi del tutto vuoto. Con qualche numeretto posizionato qua e la.
Suo padre, che era un dottore, era molto amico del professore, gli offriva addirittura visite gratuite per tutta la famiglia. Sua madre era avvocato..una donna molto posata, che stranamente non diceva nulla riguardo gli atteggiamenti della figlia, come d'altronde il padre.
I miei, invece, hanno lavori diversi. Mio padre lavora in un negozio di animali, mentre mia madre è l'assistente di una dentista.
"Come non detto" sussurrò Mickeyla.

Fuori scuola, io e Mic non vedevamo l'ora di tornare a casa,per mostrare alla famiglia il compito andato, almeno per noi, benissimo.
Uscimmo dalla grande porta principale e i nostri occhi catturarono Corinne e Mr.Ryder, che parlavano amichevolmente, ridendo, mentre lui le porgeva un pacco dal colore giallastro. 
"Ciccia" mi chiamò Mic.
Distolsi lo sguardo da quei due, mentre Corinne scoccava un bacio sulla guancia al professore. 
Fissai la mia migliore amica. Quel giorno aveva deciso di farsi una treccia lunga. Era davvero una ragazza stupenda. Il suo modo di vestire mi piaceva molto, da sempre. Aveva la straordinaria capacità di abbinare i colori più assurdi, riuscendo comunque a creare qualcosa di bello. Io non avevo questa perla, ma non mi ero mai vestita in modo osceno.
"Dimmi, bomba". dissi facendole l'occhiolino.
"Andrew mi porta a casa,vuoi un passaggio?". chiese gentilmente.
Prima che potessi rispondere di si, qualcuno mi agguantò il polso e mi strattonò verso il muro.
"Ehy ma.." feci per dire. 
Alexander mi circondò la vita con il braccio sinistro e mi avvicinò a se.
"Buongiorno" sussurrò sorridendo.
Era dannatamente fico. Quei capelli neri spettinati, quegli occhi profondi...quel sorriso perfetto.
No!. Fermai il mio pensiero. Avevo giurato a me stessa di smetterla di pensare a lui in quel modo..e l'avrei fatto.
"Giorno" risposi leggermente acida.
Si voltò verso Mickeyla, ancora in attesa. 
"La riaccompagno io, okay?" le disse sfacciatamente.
Mic gli rivolse un sorriso falsissimo, mi salutò con la mano, e corse verso la macchina di Andrew.
Una parte di me avrebbe voluto seguirla, ma purtroppo un'altra no.
Alex mi prese la mano destra con la sua e me la posizionò sulla sua spalla, poi fece lo stesso con la sinistra, alternando le mani attorno alla cintura del mio vestito.
Così mi ritrovai con le dita strette sulle sue spalle. La situazione era davvero imbarazzante.
Lo fissai cercando di rimanere indifferente ai brividi e al rossore.
Chinò la testa sulla mia e le nostre fronti si unirono. Le bocche vicine..l'odore di gelsomino che mi era mancato.
"Allora..oggi si inizia, tesoro" mi sussurrò pizzicandomi i fianchi.
"Si inizia con cosa?"chiesi confusa,inalando il suo respiro. Cercai di scostare il viso, stargli cosi vicino mi faceva sentire benissimo...e non potevo sentirmi così. 
Capendo ciò che volevo fare, mi tolse una delle due mani dalla vita e con essa mi bloccò la guancia.
"Shh..guardami" sussurrò dolcemente accarezzandomela, prima di farla tornare al suo posto iniziale. 
'Vuoi farmi proprio morire?' pensai tra me e me, come se potesse sentirmi. 
"Si inizia col stare insieme" disse cullandomi, come se stessimo ballando e ci fosse la musica.
"Sei emozionata?".
Se ero emozionata? Stavo per scoppiare dalla contentezza, ma non potevo farglielo capire. 
"Immensamente." risposi nuovamente acida.
Le mani di Alex passarono dalla vita alla schiena, si muovevano creando cerchi immaginari. Mi incitò a posizionargli la testa sul petto. Me la accarezzò con dolcezza e me la schiacciò con la propria. Sentii il calore che emanava, i suoi capelli sui miei, nero su moro. 
Il mio sguardo si rivolse ancora a Corinne, che stava ancora parlando col prof. Stringeva al petto quasi del tutto scoperto quel pacco giallastro, come fosse davvero importante. Mr Ryder le si avvicinò per scostarle una ciocca di capelli dal viso. Lei gli sorrise. Avevo ragione. Avevamo tutti ragione.
"La tua ragazza sta flirtando con Ryder" sussurrai sul petto di Alexander. Si scostò da me per guardarmi negli occhi. Tenendomi per le spalle, si avvicinò ancora per sussurrarmi all'orecchio:
"Non è la mia ragazza..e poi io ora sto baciando te".
Non feci in tempo a far nulla, che Alexander mi spinse verso il muro e cominciò a baciarmi. Baciarmi sul serio, affondando la sua bocca nella mia e sfiorandomi la lingua ripetutamente. Mi sentivo come se il cervello mi si fosse disintegrato e con esso la mia ragione. Come se avesse smesso di funzionare, dopo esser andato in tilte, per aver pensato troppo alla stessa cosa. A lui.Baciarlo era come dare libero sfogo ad un piacere nascosto all'interno del corpo. Sentivo il suo desiderio bruciare attraverso la pelle. Gli misi le mani tremanti sulle guance, per tenerle ferme, mentre le sue mi agguantavano il collo, spingendomi ad avvicinarmi sempre di più. Le nostre bocche continuavano a muoversi velocemente l'una sull'altra, lasciammo uscire un gemito contemporaneamente.
Ero così presa da lui, che non mi ero neanche resa conto che il muro contro cui mi trovavo era esattamente fuori la porta d'ingresso, dove passando, potevano osservarci tutti e approfittarne per scattare una fotografia. Che imbarazzo. Beh, comodo così! A lui non da fastidio! Non ci viene in questa scuola, non so neanche quanti anni abbia!. pensai.
Sciolsi il bacio, ormai esausta, e mi accorsi di avere la bocca arrossata e gonfia, per via della sua. Per riprendere fiato, appoggiai il mento alla sua spalla e strusciai il mio volto contro il suo. La sua mano mi raggiunse la testa.
"P..potrei comunque denunciarti..lo sai?" sussurrai, balbettando..senza pensarci troppo.
Lui sbuffò, divertito. Come se sapesse tutto.
"Non lo faresti". disse.
L'altra mano, Alex la posizionò sulla mia pacca destra, e la strinse,facendomi sussultare. 
Il mio microscopico urlo lo fece ridere. Gliela tolsi subito, imbarazzata, guardandomi intorno e allontanandomi da lui alla svelta.
Mi squadrò da capo a piedi, mentre il suo sguardo tornava freddo come il ghiaccio. 
"E come fai a sapere che non lo farei?" chiesi per rompere il silenzio, sistemandomi i capelli.
"Perché questa cosa ti piace più di quanto tu non voglia ammettere." sussurrò fissandomi intensamente, come se cercasse di scrutarmi la mente e leggermi nel pensiero. Gli occhi socchiusi,come un gatto che cerca di non spaventare il topo, per non farlo fuggire.
La preda, in quel caso, ero io. E lui, tra le tante, aveva scelto proprio me. 
L'imbarazzo che mi assaliva per la milionesima volta.
"Sei un pervertito." gli dissi per cambiare argomento, sperando che non se ne curasse.
Si avvicinò a me sbattendo forte i piedi a terra, mi prese il viso tra le sue grandi e morbide mani.
"Guardati. Quando sei con me gli occhi ti luccicano." mi disse sulle labbra. Non risposi, qualsiasi cosa non sarebbe stata credibile, non potevo negare che mi faceva uno strano effetto stargli vicino, ma dovevo ignorare tutto ciò che mi passava per la testa. 
Sentire quelle parole dalla sua bocca mi faceva venire rabbia. Perché erano la pura verità, ma lui non se lo meritava affatto.
Presa dall'ira, gli sputai in un occhio, e lui mi lasciò seccamente per portarsi due dita al di sopra della palpebra sinistra.
"L'unica cosa che sento quando sono con te è il vomito che sale" dissi cercando di sembrare tanto sincera quanto maliziosa.
Tentai di superarlo per andare a casa, ma mi fermò con la spalla tosta  come l'acciaio, e mi agguantò nuovamente il polso. Tolse le dita dell'altra mano dal viso, per infilarle nella tasca dei pantaloni e prendere un fazzoletto. Se lo passò sull'occhio malandato e lo riposò curatamente, continuando a guardarmi come fossi una foruncolo infetto e pulsante.
Attraverso il braccio,mi tirò verso di lui e mi sussurrò : "Sorridi", mentre mi trascinava verso la moto.
Sorrisi cupamente e mi infilai il casco, montando in sella dietro di lui. Le nostre gambe che si toccavano, il mio bacino contro il suo fondoschiena e le mie mani sui suoi fianchi mi fecero rabbrividire e anche arrossire un po.
La gente fuori scuola ci fissava a bocca aperta, e di quello andavo abbastanza fiera. Non ero mai riuscita a farmi notare così; i ragazzi della squadra di Football mi fissavano come capre, mimandomi un "chiamami". Sul serio?! Io che piaccio ai ragazzi popolari?!. esclamai nella mente.
Alexander accese la moto e sfrecciò via da lì in meno di due secondi. Col casco era fottutamente sexy, ma allo stesso tempo era un vero pirata! Non rispettava le strade ne i limiti di velocità e ne i cartelli. Faceva come cavolo gli andava. E intanto, mentre lui si esibiva in curve da panico e impennate rischiose,io lottavo per la vita, respirando a fatica e cercando disperatamente di chiudere gli occhi, seccati dal vento.
Una vecchia e immensa quercia apparve davanti ai miei occhi involontariamente ancora spalancati, e si faceva sempre più vicina . come se Alex mirasse ad essa. Come se volesse salirci su con le ruote.
"Che cazzo fai?!" tentai di urlargli in preda al panico. Ma mi uscii solo aria dalla gola,che mi fece tossire. Se non si fosse fermato? Non avrei potuto lanciarmi vista la velocità con cui guidava! Non era così che volevo morire! Niente incidenti, aggressioni o omicidi! Volevo morire in pace,addormentandomi nel mio letto a 98 anni, come mia nonna Bridgitte.
Alexander continuava ad essere concentrato sul tronco, distante circa 1 metro. Accellerò e si riposizionò sulla moto per bene, pronto allo schianto. Porca puttana.
Ancora incapace di parlare e sempre più spaventata, gli diedi dei colpi sulla schiena coi pugni, sperando che capisse. Continuai a colpirlo con tutta la forza possibile, ma lui era completamente impassibile, anzi! Comprese quei colpi come un'incoraggiamento per la stronzata che voleva fare e affondó il piede nel pedale. 
Tra noi e l'albero mancavano circa 60 centimetri. L'ansia e il terrore si impossessarono del mio corpo come un fantasma, lasciandomi immobile, non riuscendo ad alzare neanche più un dito. 
"Frena!". Stavolta riuscii ad urlare,mentre ci avvicinavamo, ma il suono della mia voce fu coperto dal motore del bastardo che lo aizzava continuamente. Pochi centimetri e sarei morta. O almeno, sarei finita in ospedale per trauma cranico o qualcosa del genere. 
La corteccia apparve chiarissima ai miei occhi, il legno modellato a chiocciola, sulla quale erano posate foglie e insetti come ragnetti, formiche e mosche.
Chiusi gli occhi, alzando la testa al cielo e unendo le mani in preghiera. 
"Signore, lo so che non vengo mai in chiesa, ma..ho bisogno di te..vedi..." iniziai a pensare, sperando lui mi sentisse, quando proprio sull'orlo della fine, o a 5 centimetri da essa, Alex cominciò a frenare, fermando il motorino ad un centimetro dalla quercia.
Mi accorsi solo dopo un attimo che avevo smesso di respirare. Aprii la bocca per farlo e scesi da quell'aggeggio mortale in meno di 3 secondi, gettando il casco lì per terra.
Alex scese con cura, si tolse il suo poggiandolo delicatamente e si gettò a terra, dove era caduto l'altro. Lo prese tra le mani come fosse d'oro e lo abbracciò forte.
"Sei impazzita?!" disse senza guardarmi, baciando il casco ripetutamente.
Feci un respiro profondo e avanzai, iniziano a spingerlo brutalmente per le spalle.
"Brutto figlio di puttana!" esclamai tirando fuori tutta la mia rabbia nei suoi confronti. Aveva rischiato di farmi morire e ora pensava al suo stupido casco?!
Gli colpii la nuca e ciò lo fece sobbalzare, costringendolo a lasciare quell'oggetto nuovamente a terra.
"Idiota del cazzo!" continuai a spingerlo davanti, con le mani fisse sui pettorali. Indietreggiò a malavoglia, cercando di dire qualcosa.
"Fermati!"' rispose alzando le mani in segno di resa.
"Bastardo di merda! Avrei potuto morire!" gli dissi a fiato corto. Non potevo credere a quello che aveva fatto. Lo spinsi un'altra volta.
"Mi sarei fermato! Era uno scherzo!" disse mentre cercava di fermarmi. Lo guardai in volto: l'espressione distante e gli occhi semi aperti e uno dei due ancora rosso..per avergli sputato.
"Scherzo?! Scherzo?!  Sul serio? Morire per te è uno scherzo? La prossima volta fallo da solo e non disturbarti a frenare! Mi faresti un favore!" dissi con la poca energia rimasta.
"Sei davvero una bambina!' mi accusò.
Lo fissai con disprezzo. 
"E tu sei un grande stronzo!"
Mi avvicinai a lui e gli diedi un pugno, cogliendo in pieno il suo naso, che iniziò a sanguinare. L' altro pugno glielo diedi dritto nello stomaco.
"Fanculo." sussurrai, mentre lui si accasciava a terra, tentando di fermare il sangue.
Mi voltai senza porgergli neanche qualcosa per asciugarlo, recuperai le mie cose e lo superai, correndo per evitare che mi fermasse. Mi voltai e vidi che era ancora steso a terra. Non mi avrebbe seguita.
Tornai a casa ancora scossa e vidi mia madre in bicodini che guardava la milionesima puntata di Beautiful dal computer. Odiavo quel telefilm! E la cosa più strana era che i due biondini erano sempre sul punto di sposarsi! Ci stavano provando almeno da 500 puntate.
Salii in camera e riaccesi il cellulare. 
"4 chiamate perse e 15 messaggi da Mic" diceva lo schermo.
L'enorme faccia sorridente di Mickeyla troneggiava su di esso.
Cliccai il tasto "chiama". In quel momento avevo bisogno di parlarle, perché poteva aiutarmi solo lei. Mi sentivo malissimo..quel ragazzo mi piaceva, ma allo stesso tempo lo odiavo. 
"Il suo credito è esaurito" disse una voce elettronica.
Gettai il telefono sul letto. 'Accidenti, la ricarica' ricordai a me stessa.
Ripensai a ciò che era successo per perdere tempo ed aspettare che a chiamare fosse lei.
Lo sguardo incazzato di Alexander mi aveva dato una  gioia immensa. Sel'era meritato! Anzi si meritava anche peggio! Come diavolo aveva potuto fare una stronzata simile? Ah si..giusto .. stiamo parlando di lui non di una persona cosciente.
Il telefono finalmente vibrò.
Lo presi pronta a risentire finalmente la voce di Mickeyla. Ma sullo schermo pulsava un numero sconosciuto, per cui il suo.
Non rispondo neanche se mi pagano.
Pensai decisa, e mi stesi sul letto, cercando di ignorare il vibrare continuo del cellulare. Dopo un tempo che sembrò non arrivare mai, si fermò. Ma non ebbi neanche il tempo di sorridere, che riprese a farlo.
Con i nervi che salivano, lo afferrai per rispondere: 
"Che c'è ancora?"
Mi aspettai che staccasse, o che magari mi provocasse ancora, e invece rimasi totalmente stupita dalle sue parole:
"Mi dispiace". 
"Mi dispiace?  Davvero? Tutto qui?!" esclamai irritata.
"Non so che mi è preso..dico sul serio. Pensavo potesse essere divertente, ma mi sono accorto di aver fatto la cavolata più grande del mondo. Lo so, sono un bastardo e tutto ciò che hai detto. Ti prego perdonami." rispose disperatamente. Nella sua voce si riuscivano a cogliere la tristezza e il senso di colpa. Anche se non credevo molto a ciò che diceca.
"..Allora possiamo finirla con questa farsa..me lo devi. Getta quella foto e dimentichiamo tutto. È il minimo che tu possa fare!". proposi sinceramente. 
Seguì un lungo silenzio, e per un attimo pensai che avesse attaccato.
Ma poi, la sua voce tornò, più fredda e distaccata di prima.
"Non ho detto questo" disse.
Non è possibile, che stronzo. Grandissimo stronzo.
"Bene!" urlai prima di staccargli il telefono in faccia. Lo spensi, per evitare che richiamasse.

Che figlio di puttana. Aveva rischiato di ammazzarmi e non gli bastava! No! Doveva continuare a torturarmi per quella dannata fotografia.
In quegli attimi rabbiosi, prima di stendermi tra i cuscini a forma di cuore e infilarmi sotto le coperte violacee per fare un piccolo sonnellino, mi feci una promessa:
La pagherà. E cara..anche.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter five: The eye of truth. ***


        Chapter five:

      The eye of truth.

Quella mattina mi svegliai davvero male, gli occhi ancora incollatti tra loro non volevano saperne di schiudersi, e cosi le labbra, appiccicose come colla. Quando finalmente riuscii ad aprirle, me le leccai , ponendo fine alla terribile sensazione di averle secche. Mi screpolai gli occhi per costringerli a guardare e il loro sguardo cadde sulla sveglia, che segnava le 7.

Mi accorsi a malapena dello stato in cui erano i miei capelli e con gli occhi ancora socchiusi, mi diressi in bagno e chiusi la porta per potermi preparare in pace.

Della bava colava da un lato della bocca, disgustosa, che mi era caduta perfino sul pantalone del pigiama. Con un fazzoletto me l'asciugai e cominciai a spogliarmi.

Cercai di ricordarmi cos' avevo sognato mentre mi facevo una doccia. Ma niente. Quanto odio quando non si sogna! Proprio perché in realtà si sogna, ma non si ricorda! Una sensazione davvero orribile.

Come quella di cadere dal letto nel sonno, da piccola cel'avevo ogni notte, e mi svegliavo urlando.

A me piace molto sognare, perché mi aiuta a capire chi sono, cosa che devo ancora scoprire.. sognare ti fa comprendere cosa senti, di cos' hai paura, cosa vuoi davvero..è come se qualcosa ti scrutasse dall'interno e ti mostrasse ciò che non vuoi ammettere o ciò che ancora non hai capito di te stesso.

Mentre mi preparavo però pensavo ad una cosa e basta : la vendetta.

Eh già, Alexander Ortiz mi aveva baciata..e stavolta non era stato un bacetto a stampo, le nostre lingue avevano si erano conosciute e ora si piacevano da morire. Ma la stessa persona aveva rischiato di uccidermi, e non voleva saperne di lasciarmi in pace.

Io però,volevo fargliela pagare, in qualche modo..nulla sarebbe stato abbastanza per cio che aveva fatto.

Non potevo farlo sbattere in prigione, perché non sapevo come fare..e poi non ero una perfettina che rispettava le regole, sarebbe stato ridicolo chiamare la polizia o farlo arrestare per qualcosa! Perché potevo cavarmela da sola!

Però volevo comunque fargli un piccolo dispetto, per sentirmi almeno un po meglio.

In un certo senso era anche un po per questo che non avevo detto nulla della fotografia.

"Posso farcela da sola!" continuavo a dirmi. Di persona sono sempre stata così, e odio passare per debole.

Dopo essermi infilata i miei soliti jeans e un maglioncino azzurro pallido, afferrai lo zaino e cominciai a scendere lentamente le scale.

Dal piano di sotto non proveniva alcun rumore se non un lieve russare. Scesi gli ultimi 3 gradini aggrottando le sopracciglia e mi trovai davanti alla scena più raccapricciante del mondo. Mia madre su mio padre, entrambi nudi sul divano del salotto, con una coperta che copriva solo il sedere di mamma, e quindi anche le parti intime di papà. Spalancai la bocca, mentre i conati mi salivano, e il vomito si preparava ad uscire in gran quantità. I miei genitori?! pensai. Hanno fatto sesso?!. La mia faccia assunse l'espressione più schifata della terra, feci un bel respiro e mi avvicinai al frigorifero, intenta a non svegliarli, per evitare l'enorme imbarazzo.

Dio santo, fanno ancora sesso! E per giunta in salotto! Ma cosa aspettavano? Che li vedessi?.

Presi dal frigo una mela rossa. Per colazione non volevo altro che quella ora. Mi si era completamente chiuso lo stomaco e non potevo neanche cucinarmi qualcosa da sola, perché avrei fatto rumore.

Richiusi la porta fredda e mi rivoltai verso quello scempio. Mio padre emise un grugnito.

'È il tuo verso, porco.' pensai.

Per un attimo tremendo temetti che stesse per svegliarsi e trattenni il fiato, ma l'unica cosa che fece fu mettere la mano sul sedere di mia madre e massaggiarglielo nel sonno.

D'istinto mi portai la mela all'altezza degli occhi, come per evitare la situazione, poi me la strinsi in mano e avanzai verso la porta.

Facendo mente locale, mi fermai ad un centimetro da essa.

"No. Devo realizzare." cominciai.

"I miei genitori scopano di nascosto! Ma di nascosto non è proprio il termine adatto..oddio mio non posso credere di aver visto una cosa del genere...è orribile."

E in effetti avevo ragione..cioè, come vi sentireste se entraste per caso in salotto o in una stanza di casa e trovaste i vostri genitori a trombare?! Sarebbe la cosa più umiliante e traumatizzante della vostra esistenza!

Ovviamente non ero tanto scossa dal fatto che avessero ancora rapporti sessuali, ma lo ero principalmente dal fatto che si erano esposti in bella vista sul divano in pelle (dove mai più mi sarei seduta) del salotto..e che io li avevo visti.

Feci un sospiro profondo.

"Ora..Breanna Cruz, tu te ne andrai

..uscirai da questa dannata porta del cazzo,dimenticherai questa storia imbarazzante...e lascerai questi due zozzoni patentati a vergognarsi a morte quando si sveglieranno." mi dissi in tono di comando.

Senza pensarci di più,aprii la porta con un colpo secco,la chiusi alle mie spalle velocemente e scesi i quattro gradini del vialetto.

Mi strinsi la borsa tra le mani saldamente e iniziai a camminare.

La mia strada era stata finalmente riaperta...era morta una ragazza di nome Daphnee Rock, aveva la mia età ed abitava a pochi isolati da me. Una macchina l'aveva travolta per sbaglio, il ragazzo alla guida era ubriaco fradicio. Buffalo sembrava immensa,ma allo stesso tempo così modesta! E quando succedevano cose del genere nel tuo quartiere, a persone del tuo quartiere, ti veniva da dire solo "caspita! Quant'è piccolo il mondo!".

Morire a 17 anni doveva essere un vero e proprio incubo. È una cosa che non si dimentica, ti vengono i brividi anche al solo pensiero che sia morta una ragazza della tua età. A come starebbero i tuoi familiari,i tuoi amici e tutte le persone che ti vogliono bene. Attraversando quella strada, notai uno dei tanti manifesti in bianco e nero che annunciavano la morte di Daphnee. Il suo bel viso stampato su gran parte della carta. Era stupenda e lo si doveva ammettere, aveva capelli lisci e lunghi fin sotto il seno,il loro vero colore era il biondo,un po come quelli di Corinne. Avevo cercato il suo profilo Facebook dopo aver scoperto dell'incidente, era molto simile a me, suonava il pianoforte per cui amava la musica, e le piacevano i film d'amore.

Se fossimo andate alla stessa scuola saremmo diventate ottime amiche, ma lei stranamente ne frequentava un'altra,dall'altra parte della città,pur essendo molto più vicina alla mia.

Aveva degli occhi verde smeraldo,splendidi. La sua bacheca era ormai. tempestata di dediche, ma non ebbi il coraggio di scriverne una, perché quelle che c'erano sembravano molto personali.

Mi erano mancati gli uccellini che cinguettavano e gli scoiattoli che attraversavano la strada per raccogliere il cibo.

La mia scuola mi apparve nella visuale.Alta e figa all'apparenza, come sempre. Mickeyla non era lì,ma trovai seduto ad una panchina, Alexander che leggeva un giornale, e a giudicare dalla copertina occupata da una modella in bikini, non parlava certo del meteo o delle notizie. Bello come sempre, col vento che gli spettinava i capelli e la sua maglietta nera aderente. Ripensai a ciò che era successo, e mi venne un colpo di genio. Mi slacciai due bottoni del maglioncino,lasciando intravedere la canotta aderente e mi avvicinai a lui cautamente, sorridendo e recitando bene la mia parte. Alzò lo sguardo e mi squadrò da capo a piedi,poi contraccambiò il sorriso fissandomi il seno, che sembrava fuoriuscire dalla canotta, ormai troppo piccola per me.

"Ciao" lo salutai con la mano in modo sensuale.

"C-ciao" rispose balbettando alle mie "due teste".

Di certo la mia 3 non poteva competere con la 5-6 di Corinne, ma sapevo come farla notare.

Mi avvicinai sculettando e mi sedetti su di lui, gettandogli all'aria la rivista. Notando che il suo sguardo era ancora fisso sulla canotta, gli presi il mento tra le mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.

"Che stai facendo?"mi chiese deglutendo, quando cominciai ad accarezzargli il viso dolcemente.

Mi leccai le labbra di proposito e mi fermai ad un centimetro dalle sue.

"Che domande! Sto recitando" sussurrai. "Come vado finora?" chiesi con la stessa tonalità di voce. Senza aspettare una risposta mi chinai sul suo collo e cominciai a baciarglielo.

Diamine, quanto mi piaceva!

E per la prima volta, non mi vergognai a stare con lui fuori scuola, visto dove volevo davvero arrivare.

Emise un gemito, che mi fece capire che piaceva anche a lui. Le sue mani mi strinsero la vita e mi invitarono ad avvicinarmi di più al suo corpo.

"È una specie di scherzo?" sussurrò lui chiaramente eccitato. Risposi scuotendo la testa tra la sua guancia e la clavicola, cominciando poi a baciargli e a succhiargli un punto sulla gola.

"Ieri mi hai staccato il telefono in faccia, eri incazzata.." disse tenendomi la testa mentre proseguivo il mio gioco.

Mi staccai dalla sua pelle,lasciandogli un succhiotto molto visibile.

Incrociai il suo sguardo con gli occhi socchiusi e l'aria da seduttrice, lui si ammutolì improvvisamente. "Lo sono infatti, ma devo pur liberarmi di te no? Meglio cominciare". Sembrò deluso, ma poi sorrise vedendo che lo feci anch'io. Mi voltai per metà sulla panchina per prendere dalla borsa li affianco lo specchietto. Alex mi guardò confuso fino a quando non gli mostrai con esso il segno che gli avevo lasciato sulla gola.

"Accidenti, è bello grosso!" esclamò chiaramente sorpreso,

massaggiandosi il punto dolorante.

"Che ti aspettavi? Un puntino? È più credibile così" gli sussurrai con sicurezza, cercando di cambiare la rotta del discorso.

Quando smise di toccarsi il succhiotto e mi riabbassò la mano destra sulla vita,gli presi il viso e gli coprì la bocca con la mia.

Schiuse piano le labbra come stavo facendo io,questo fu un bacio dolce, lento e tenero, di quelli che si scambiano le vere coppie. Pensai a noi due come una "vera coppia", ma non riuscii ad immaginarci insieme seriamente, eravamo davvero diversi ..troppo diversi, per quanto lo conoscessi.Quando si allontanò, Alex strofinò il suo naso accanto al mio,facendomi sentire una bambina bisognosa di carezze e attenzioni.

"Stai facendo un ottimo lavoro..di questo passo ci lasceremo presto" disse mentre ci alzavamo dalla panchina e io riprendevo la borsa.

Qual era il suo vero scopo? Mi chiedevo sempre. Insomma, da me avrebbe potuto avere soldi, di solito è quello che si chiede per ricatti o cose del genere, ma quel ragazzo, per quanto potesse essere stronzo invece no, mi aveva bizzarramente chiesto di stare insieme.

Con la coda dell'occhio capii che ci stavano osservando tutti,ma ancora non mi importava,la cosa più bella sarebbe stata la faccia di Alex dopo la mia piccola e innocente vendetta.

"Ti vengo a prendere dopo scuola".

mi sussurrò all'orecchio prima di baciarmi la guancia destra e allontanarsi sul suo motorino...il suo amato,amatissimo motorino.

Sorridendo maliziosamente, lo salutai ancora una volta con la manina come si fa alle elementari, poi mi voltai in direzione della porta.

Prima ora: Scienze.

Mickeyla non si era ancora fatta vedere ed era la cosa più strana del mondo. Di solito, quando non andavamo a scuola,lo facevamo insieme, se una delle due non si sentiva bene trovava sempre il modo di avvertire l'altra, anche all'ultimo minuto! E invece quella volta...il nullaassoluto.

Corinne si accostò allo stipite della porta e mi accorsi che stava salutando quel ragazzino che avevamo visto il primo giorno e che al massimo doveva avere 12 anni.

Gli scostò i capelli e gli accarezzò la guancia piano e con cura.

Lui le sorrise e la guardò come fosse un angelo, poi, arrossendo si voltò per salire in classe.

La Campbell si fece largo tra i banchi ormai occupati, fino a trovare il suo, accanto ad Albert Evans,un secchione nato. Indossava sempre pantaloni alti, camicia, e due occhiali rotondi esattamente uguali a quelli di Harry Potter. Apparte ciò però era davvero carino. Aveva gli occhi color verde bottiglia, uno dei miei colori preferiti, e dei capelli biondo scuro che non valorizzava, affogandoli nel gel e pettinandoli a destra e sinistra. Corinne sedeva accanto a lui praticamente da sempre! Quando suo padre non riusciva a fare un salto a scuola per salutare i suoi "cari amici e casualmente professori di sua figlia", o quando lei aveva il ciclo e non poteva rimediare da sola,copiava da Albert, e a quest'ultimo non sembrava importare molto. Mi piaceva pensare che lui si dasse da fare solo per se stesso, non preoccupandosi minimamente di lei o di chiunque altro.

Quando mi passò accanto per raggiungere il suo posto, il profumo di Corinne mi prese in pieno, facendomi quasi soffocare. La quantità era davvero davvero davvero troppa e sembrava lo avesse fatto apposta. L'odore era decisamente ed esageratamente la rosa. Notando la mia espressione estranea e buffa all'impatto con quel profumo, quando si sedette mi fissò soddisfatta a si chinò:

"Accidenti, Cruz! Quando vuoi sai essere proprio una furia! ".

Mi mostrò una foto dal cellulare:

Io a cavalcioni su Alex, che gli baciavo il collo.

Nella classe si diffusero ridacchi e sussurri, ma la cosa non mi disturbò più di tanto, perché ero gia pronta a risponderle per le rime.

"Lo sapresti da tempo se non passasti tutto il tempo a scopare con Mr.Ryder" dichiarai ad alta voce.

Corinne sbiancò.

Questa volta tra i banchi si udirono solo risate, che però cessarono subito, quando qualcuno disse alle mie spalle:

"Signorina Cruz,prego mi segua in presidenza".

Mi voltai imbarazzata per vedere il prof di letteratura in persona.

La sua faccia leggermente arrossata, i suoi occhi socchiusi avidamente e la sua bocca curvata in un espressione di disprezzo totale.

Mi alzai lentamente con la vergogna che mi assaliva e a testa bassa lo seguì tra i corridoi,mentre mi conduceva alla morte, ovvero al preside, noto come James Morgan, un cicciottello dalla barba bianca, dalle scocche rosse e dai capelli folti dello stesso colore. Sembrava il 'Babbo Natale' della terra, ma a differenza del vero,lui non portava affatto regali e dolciumi,preferiva cariarti i denti e regalarti una bella sospensione.

Era un brav'uomo, ma nell'ambito scolastico era davvero duro.

Per tutto il tragitto, ne io ne Ryder dicemmo qualcosa, ma dentro di me, capii che sarei stata rimandata in letteratura..e che d'ora in poi mi avrebbe reso le cose un inferno con la sua materia.

Accidenti! Che rabbia. Ovviamente Corinne Campbell doveva cavarsela sempre, mentre io ero quella che pagava per entrambe.

Quando arrivammo difronte la presidenza, Ryder bussò due volte prima di sentire oltre la porta un

"Entrate!"

Girò la maniglia con cura e la spalancò, facendomi poi cenno con la testa di entrare. Il suo sguardo era ancora pieno di odio nei miei confronti e non potevo biasimarlo.

La stanza era molto luminosa, scaffali e mensole pieni di libri si trovavano ovunque, al centro c'era la scrivania del preside, che quando mi vide,sollevò un sopracciglio, si alzò con aria severa e mi indicò la poltrona in pelle davanti.

"Salve" sussurrai nervosamente raggiungendola e sedendomi.

"Qual'è il problema? Ryder?" chiese il vecchio, spostando il suo sguardo da me al professore ancora in piedi accanto alla porta.

"Breanna Cruz ha insinuato poco fa in classe che io e la signorina Corinne Campbell abbiamo una relazione sessuale" ammise scioccato il bastardo, come se stesse parlando di un qualcosa di mitologico e impossibile.

Il signor Morgan dischiuse leggermente le labbra e mi fissò, tornando a sedersi.

"Puoi andare, Ryder" comandò dopo un po. Quest'ultimo sembrò trattenersi per qualche attimo, prima di uscire e chiudere la porta, sbattendola con forza.

Il silenzio si diffuse nella stanza. Alzai lo sguardo e fissai gli occhi del preside. Non avevo paura..perché avevo assolutamente ragione e non ero l'unica a pensarlo.

"Signorina Cruz, cosa le da il diritto di fare accuse simili?" chiese con tranquillità.

Pensai che non avesse senso parlare con lui, probabilmente era uno degli amici del padre di Corinne, come quasi tutti del resto, ma risposi ugualmente.

"I fatti" dissi con sicurezza.

Spalancò gli occhi, sorpreso, e ciò mi diede uno stordimento di gioia improvviso e inaspettato.

"E quale sarebbero i fatti?" insistette socchiudendo gli occhi e digrignando i denti.

Sorrisi d'istinto,scoppiai a ridere senza volerlo pensando a tutte le volte che quei due avevano flirtato in pubblico e fallii cercando di fermarmi.

"Temo che dovrò chiamare i suoi genitori" dichiarò il preside freddamente.

Risi ancora più forte.

"Hanno da fare" riuscii a dire.

Morgan mi fissò confuso,poi scosse la testa e avvicinò a se il telefono che aveva lì accanto.

Solo allora smisi di ridere,e lo osservai cercare il mio numero mentre apriva una cartella di fronte.

Scese col dito sulla busta di plastica emettendo l'orribile rumore dello sfregamento. Si fermò molto sopra all'enorme lista.

"Cruz" pensai.. sono la C, non ci vuole molto a trovarmi.

Rimasi ancora a fissarlo mentre sollevava la cornetta e componeva il numero.

Risposero circa al 4 o 5 squillo e la voce di mia madre nel dire "Pronto?" fu così alta che si sentì attraverso il telefono:

"Signora Cruz? La chiamo dalla scuola,avrei bisogno di parlarvi a proposito di vostra figlia, potreste venire qui ora?" chiese il preside gentilmente.

"Oh..certamente arriviamo subito" rispose mia madre prima di attaccare.

Durante gli attimi d'attesa, io e il signor Morgan rimanemmo a fissarci con aria di sfida. Se ci fosse stata anche la gocciolina di sudore sulla fronte avrei pensato di trovarmi in un film western.

Poi finalmente, qualcuno bussò nuovamente alla porta.

Il grassoccio alzò lo sguardo si riposizionò meglio sulla sua sedia, schiarendosi la voce con colpetti di tosse.

"Avanti" disse.

Dalla porta chiusa ne uscirono immediatamente mamma e papà con l'aria sconvolta e preoccupata allo stesso tempo.

Sconvolti loro? Davvero? Ed io che li avevo visti nudi in salotto?!

Mamma mi lanciò una rapida occhiata e arrossii scostando rapidamente la testa verso il preside.

Papà non mi degnò neanche di uno sguardo e deglutii a fatica avvicinandosi alla scrivania di legno.

"Ci dica pure" disse a babbo natale.

Quest'ultimo unii le mani.

"Vostra figlia ha accusato una sua compagna di classe di avere una relazione sessuale con un professore. Per cui,visto che ciò non è assolutamente vero dovrò espellerla per una settimana." dichiarò con quella finta aria da dispiaciuto.

Mi alzai in piedi di scatto.

"Ma dovrò ripetere l'anno!" esclamai disperata.

Papà mi mise una mano sulla schiena per confortarmi, mentre sia lui che mamma se ne stavano impalati e muti come pesci.

Mi scostai dal suo contatto come se avessi preso una scossa.

"Mi spiace, signorina. Ma le cose stanno così." aggiunse Morgan alzandosi per salutare i miei.

"Le cose stanno così un cazzo!" urlai su tutte le furie.

"Breanna!" esclamarono mamma e papà all'unisono.

"Oh voi continuate a non dire nulla, con comodo!"dissi rivolta a loro.

Mi guardarono con delusione, cosa che stavo facendo io da molto prima.

"Quei due hanno una stramaledettissima relazione!" esclamai con la poca energia rimasta.

Il preside alzai gli occhi al cielo, nettamente stufo.

"Adesso basta! Ha delle prove signorina?" chiese corrugando la fronte e fissandomi con quegli occhi di fuoco.

"Flirtano fuori scuola ogno giorno! E se lei o nessun'altro dipendente di quest'istituto non se n'è accorto dovete essere davvero idioti!" gli sbattei in faccia senza neanche pensarci.

Il signor Morgan mi rivolse un sorriso furbo e avido.

"Che ne dice di controllare le telecamere?" chiese poi continuando a sorridere.

"Bene!" esclamai presa dall'emozione del momento.

Finalmente avrebbero visto cazzo! Avrebbero visto quella stronza amoreggiare con Ryder, avrebbero visto Ryder toccarla e sorriderle teneramente..e avrebbero visto...

Improvvisamente ricordai e spalancai sia occhi che bocca, sbiancando.

Me ed Alex.

Nella mia mente in quegli attimi terrificanti si insinuava un solo e orribile pensiero:

Sono fottuta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter six: Who's that?! ***


                                      Chapter six:
                                          Who's that?!



Osservai iperterrita il signor Morgan accendere il computer portatie nero alla sua destra sulla scrivania. Lo avvicinò a se con la grande mano piena di calli e graffi (probabilmente legati alla carta), dopodiché lo aprì e premette il pulsante d'accensione.
Porca troia. Che diavolo mi invento ora?!
Osservai nervosamente i miei genitori che mi risposero con due sguardi sbiaditi,prima di riprestare attenzione a ciò che stava per succedere. La musichetta d'avvio sembra altissima in una stanza in cui l'unico altro rumore percettibile è il battito del mio cuore piuttosto accellerato.
Okay..il lato positivo è che Ryder sarà sospeso.. e il negativo..è che non potrò uscire più o meno per.....per sempre.
"Bene...ci siamo" Sussurrò babbo natale.
Mamma tossì e con la coda dell'occhio la vidi deglutire.
Era ansiosa quanto me.
Se mi avrebbero sospesa mi sarei davvero rovinata la carriera scolastica.. e per lei sarebbe stata una delusione gigantesca.
Mio padre giocava con le sue mani toccandosele e strofinandole tra loro. Quando lo faceva di solito era sempre nervoso, ma stavolta la sua faccia era priva di nervosismo.
"Perfetto" il signor Morgan sorrise fissando prima lo schermo poi me.
Gli risposi con un medesimo sguardo negativo e lo osservai confusa alzarsi e dirigersi fuori dal suo ufficio.
"Torno subito" disse prima di chiudere la porta lentamente, per non far rumore.
Sbuffai, incapace di trattenermi.
"Sarà andato a chiamare un tecnico...figuriamoci se sa farlo da solo!" Dissi cercando di smorzare la tensione. Mi voltai.
Mamma e papà mi guardavano con speranza, ma anche con dispiacere.
"Non preoccuparti tesoro, troveremo un accordo col preside e non sarai sospesa" mi disse mio padre sospirando e accarezzandomi teneramente la spalla.
Questo è davvero troppo.
"Non mi credete?!" Esclamai aggrottando la fronte.
"Breanna ultimamente sei davvero strana.." sussurrò mia madre.
"Strana?! Sono sempre la stessa! E non sono pazza se è questo che intendi..quei due stanno insieme..se lo chiedessi agli alunni, o almeno a quei pochi che non venerano Corinne Campbell e hanno troppa paura per dirlo, ne avreste la conferma! Chiedete anche a Mickeyla!" Risposi con sicurezza.
"Mickeyla è tua amica..direbbe quello che dici tu." Borbottò lei.
"Quindi adesso non avete più fiducia in me?!.."
Roba da matti.
"Ultimamente...ti stai comportando diversamente..parli poco..e ti chiudi tutto il tempo in quella dannata stanza!" Urlò mamma facendo cadere la borsa e guardandomi con gli occhi socchiusi.
"Io mi sto comportando in modo strano? Forse sapreste cosa sta succedendo se non passaste il tempo a fare sesso invece che a preoccuparvi di vostra figlia!"
Mi accorsi dopo un po di ciò che avevo detto. Ma loro non risposero. Si guardarono imbarazzati, e mamma si chinò per recuperare la borsa. In quel momento il preside oltrepassò nuovamente la porta, e stavolta con un uomo di colore con una maglia e un pantalone leggermente ingrigiti indosso.
"Coraggio Randall!" disse Morgan passandosi nervosamente una mano tra i folti capelli.
Randall sorrise forzatamente e si avvicinò al computer.
"Signor Morgan, deve collegare il cavo allo schermo." suggerì continuando a sorridere al suo capo.
"Eh beh? Fallo no?" Rispose bruscamente quest'ultimo alzando le braccia e sedendosi nuovamente sulla sua poltrona.
Incapace.
Dopo qualche minuto riuscirono a far funzionare tutto. Il preside mi guardò misteriosamente, come a chiedersi quanto fossi nervosa da 1 a 1 milione. Ma per mia sfortuna, l'ansia che provavo era così tanta che non riuscii a nascondere un'espressione stressata e quindi ad evitare il ghigno di mr. Lardo.
Vaffanculo, Ortiz. Vaffanculo.
Continuavo a ripetermi mentre la telecamera partiva.
La data di quel giorno fatale era incisa sullo schermo.
Piango. Ora piango.
Tra una marea di studenti che uscivano da scuola, nella camera 1 mi riconobbi subito assieme a Mickeyla.
Corinne era precisamente nella 4, con le braccia piegate e lo sguardo fisso su qualcosa di fronte. ..o meglio qualcuno.
Sorrisi vedendo comparire mr.Ryder con tanto di busta gialla. Quella busta gialla contenente chissà cosa.
Ecco la mano del professore raggiungere la guancia della troia e il sorriso smagliante comparire sul volto di quest'ultima.
Mi persi in quella scena.
Ryder si avvicinò a lei e le baciò il naso dolcemente, poi passò al mento e infine si curvò per sussurrarle qualcosa all'orecchio, dopodiche si allontanò, probabilmente per raggiungere la macchina parcheggiata chissà dove.
Sorrisi incapace di trattenermi e poi ricordai.
Questa scena me la sono persa.
Il bacio sul naso l'ho perso.
Perché l'ho perso?.
Ah si. Ero impegnata a baciare Alexander Ortiz accanto alle porte della scuola.
Oh santa Mickeyla..dove diavolo sei?!
Alzai lo sguardo sulla camera 1 e le nostre bocche incollate furono perfettamente visibili. Le sue mani strette sulla mia vita, e le mie ancorate ai suoi capelli, che anche in Tv apparivano luminosi.
Dio, che bacio.
Distolsi lo sguardo prima di arrossire, pregando che non avessero prestato attenzione alla camera 1 quanto alla 4.
"Chi è quello?!" Esclamò subito mio padre.
Io e Ortiz continuavamo a baciarci contro il muro.. ma ben presto sarebbe arrivata la scena del mio sputo nel suo occhio destro.
"Papà...posso spiegarti.." mi alzai di scatto fissandolo. Era furibondo: faccia rossa e Biff pulsante sul collo.
'Biff' era il nome che avevo dato alla vena che aveva all'inizio delle spalle,lungo il collo. Quando era nervoso era visibile, ma stavolta no, stavolta Biff pulsava. E quando pulsa,credetemi, fareste meglio a non saperlo.
"È questo..." sussurrò mamma con occhi talmente aperti verso la tv da sembrare congelati. "Che ti sta succedendo?" Terminò calando ancora di più il tono di voce.
Senza rispondere mi voltai verso il preside, che tratteneva a stento una risata. La rabbia dentro di me desiderava disperatamente fuoriuscire per colpirlo, fargli male e cancellargli quel sorrisetto bastardo dalla faccia.
"Non è neanche un mio studente, signor Cruz. Credo abbia circa 10 anni in più a vostra figlia." Disse solamente.
Papà fu sul punto di scoppiare.
Guardai la mamma, notando che adesso al posto della tv fissava immobile e bianca come un cencio un punto sul tappeto rosso e ricamato dello studio di Morgan. Osservai le sue mani stringere, anzi direi quasi 'stritolare' le maniche della borsa.
"Non ha 10 anni in più a me!" Urlai in risposta, sperando contasse qualcosa. Rivolsi ancora la mia attenzione alla camera 1, ma l'unica cosa che vidi fu un braccio di Ortiz alla sinistra dello schermo.
Accidenti! Non posso crederci...lo sto sputando ora!
Cercai con lo sguardo tra i vari quadrati. Eravamo in un punto privo di telecamere. Nella 2,che inquadrava l'entrata da più lontano, si vedeva solo Ortiz e dello sputo non ci si poteva accorgere.
Come faccio?! Come faccio a dirgli della foto?!
"Ah! Ah questo si che è un sollievo!" Borbottò papà cominciando a muoversi nervosamente per la stanza. Si fermò accanto a mamma per accarezzarle una spalla, e quando fu sul punto di dirle qualcosa, lei lo precedette, alzando finalmente lo sguardo freddo e distante su di me.
Deglutii a fatica.
"Vabbene...calmiamoci.." sospirò riprendendo colore. "Mia figlia ha dimostrato ciò che aveva insinuato sul vostro collega. Direi che è tutto." Disse rivolgendosi a Morgan, pur continuando a fissarmi.
Quest'ultimo diede un'ultima occhiata allo schermo.
"Ah.. e ora vanno a farsi un giro in moto, carini no?..." commentò sarcasticamente prima di afferrare il telecomando e spegnere tutto.
"Questi non sono affari suoi, signor Morgan. Il professor Ryder è in torto. Possiamo andare" rispose ancora mia madre irritata.
Oddio mamma ti amo.
"Andiamo" concordò papà respirando piano e dirigendosi verso la porta. Li seguii alla svelta afferrando la maniglia della porta.
"Arrivederci!" Salutò il grassone.
Fuori dall'ufficio, papà e mamma cominciarono a camminare velocemente lungo il corridoio.
"Mamma...papà...io vado in classe." Mi mordicchiai ripetutamente il labbro inferiore.
Papà si voltò e mi rivolse uno sguardo meschino, socchiudendo gli occhi.
"In classe?..Tu non ci vai..in classe. Vieni a casa con noi."
Bene...oggi morirò.
"Possiamo parlarne dopo.." ribattei cominciando a sudare.
"Dopo?!" Urlò papà infuriato avvicinandosi e affermandomi il polso, stringendo forte quasi a farmi male.
In quel momento mi ricordò tanto lui.
Mi veniva da piangere davvero.
Mio padre non mi aveva mai parlato ne trattato così in 17 anni.
Neanche quando gli avevo rovinato l'abito nuovo facendo male il bucato.
"Tu non ti rendi minimamente conto di ciò che hai fatto. Dobbiamo parlare ora. Per cui sta zitta e vieni a casa se non vuoi che la schifosa situazione in cui ti trovi peggiori."
Mi mancò il respiro, papà si allontanò da me lasciandomi il braccio.
"Va a prendere le tue cose."
Mamma gli si avvicinò lentamente.
"Tesoro calmati!.. Avanti,sbrigati." Disse rivolgendosi a me.
Senza dire altro mi voltai per correre verso la mia classe. Entrai cercando di non far notare agli altri gli occhi leggermente lucidi e mi trovai davanti al professore di Scienze.
Senza guardare Corinne,mi accorsi con la coda dell'occhio sinistro che stava ridacchiando.
'Mi scusi per l'interruzione,sono venuta a prendere le mie cose,ci sono i miei genitori'. Dissi prima di raggiungere il mio banco e afferrare i miei quaderni e il mio zaino.
'Non c'è problema'rispose il professore sorridendo.
Uscii dalla classe e mi diressi a passo lento verso l'entrata,ben consapevole che appena sarei tornata a casa,ci sarebbero state conseguenze..e brutte.
Vaffanculo, Ortiz, vaffanculo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter seven: Family business. ***


                                                                  Chapter seven:
                                                                  Family business.
Quando tornai verso l'entrata,mia madre mi tese il braccio destro per prendermi generosamente il giubbotto dalle mani,mentre mio padre, ancora con le mani sulla fronte, non aveva parlato per tutto il tragitto. 'Biff' non pulsava più, non era più arrabbiato, ma i suoi occhi socchiusi mi fecero capire che la rabbia era stata sostituita da una profonda delusione.
Non sapevo se ritirare fuori la storia del loro sesso mattutino per ripicca, d'altronde anche loro mi avevano nascosto questo piccolo dettaglio della loro vita!.
Scesi non appena parcheggiò in garage, in silenzio e cercando di non far rumore ripresi in mano la mia borsa per raggiungere la porta di casa.
Mio padre e mia madre mi seguirono e subito dopo assistemmo all'ambigua visione delle mani tremanti di mio padre mentre armeggiava con le chiavi per aprire e mi guardava male, come se fosse anche questa volta colpa mia.
Quando finalmente fu così intelligente da lasciarle nelle affidabili mani della mamma, riuscimmo ad entrare.
"Siediti".Disse dopo avermi permesso di  fare circa 3 passi all'interno del salotto.
Mi fermai,tornai indietro evitando con lo sguardo gli occhi di mio padre e mi sedetti sul divano.
Quante altre persone devono dirmi di sedermi oggi?!
Lui e la mamma mi si sedettero di fronte:
"Chi è quel ragazzo?" Chiese papà freddamente.
Deglutii.
Solo un pazzo maniaco che mi ricatta e di cui sono innamorata niente di che.. sai.
"Si chiama Alexander". Risposi invece.
"Chi è?" Ripeté mio padre ancora più distaccato di prima alzando leggermente la voce.
Come se lo sapessi...
Stetti zitta.
"Quanti anni ha?". Domandò mamma,notando chiaramente come me che Biff stava rimontando in sella.
Proprio in quel momento, mi vibrò la gamba.
Un messaggio.
Accidenti, se è lui sono morta.
Feci per afferrare il telefonino, quando papà mi bloccò la mano.
"Dammi quel coso". Sussurrò.
"Papà stai scherzando?" Chiesi ironicamente accennando un sorriso.
"Affatto...dammelo".
Allungai la mano per passarglielo,pregando tutti i santi che fosse qualcun altro.
"Di a Mickeyla che ora hai altro da fare" disse mio padre dopo aver osservato il mio cellulare come fosse un gadget alieno.
Me lo restituì mentre tiravo un sospiro di sollievo.
"Visto che mi trattate come una carcerata avrei diritto ad una telefonata?" Borbottai acida.
Mi guardarono entrambi sollevando un sopracciglio.
"A Mickeyla." Completai la frase per farli rilassare almeno il minimo da lasciarmela fare.
"Dove diavolo eri finita?!" Esclamai alla mia migliore amica un secondo dopo il suo 'pronto?'
"Io?! Ieri ti ho messaggiata fino alla morte" ribatté senza un accenno di sarcasmo.
"E ti ho anche risposta! Cosa c'entra ora questo?!"
"Non lo so... scusa.." rispose sospirando.
"Non preoccuparti, Mic... che è successo stamattina?" Chiesi alterata.
"Niente di che.." disse a bassa voce.
'Sicura? .." richiesi pazientemente.
Dopo essermi guadagnata un suo 'si', cominciai a raccontarle come un razzo ciò che era successo, cercando di non tralasciare nulla e sperando che i miei non stessero origliando alla porta.
"Oh mamma santa..che hai combinato?!" Fu la prima cosa che disse.
"Grazie per l'incoraggiamento...se non l' avessi fatto avresti preso insufficienze in matematica da sola per il resto dell'anno". Le ricordai sfacciatamente.
"Giusto...sono fiera di te"
Alzai gli occhi al cielo.
"Mic...tu forse non capisci che potrebbe essere l'ultima volta che parliamo! Mio padre è fuori di se, mia madre sembra una psicologa e mi parla come ne avessi bisogno...e biff è su di giri!" Urlai.
"Chi è. .?"
"Non chiederlo.... che cazzo dico?! Non so quanti anni abbia quello stronzo!".
"Beh..a quanto pare siamo in una situazione simile.." sussurrò tesa.
"Come?!.." risposi sussurrando a mia volta. "Miamadrehascopertochefacciosesso." Dichiarò tutto d'un fiato.
"Oh,merda." Dissi d'istinto.
"Grazie per il tatto." Borbottò.
"E questo sarebbe il tuo 'NIENTE DI CHE'?!" Esclamai incapace di trattenermi.
"Come l'ha presa?!"
"Non molto bene...ne abbiamo parlato tutta la mattinata..è uscita di testa! Mi ha perfino portata dal ginecologo per controllare che non aspettassi un marmocchio." Raccontò trattenendo le risate.
"Mio padre torna dopo pranzo..e dovrò dirglielo io..." concluse.
"Oh Dio...ed Anthony?" Feci ancora scossa.
"Quella donnaccia ha chiamato i suoi genitori..e li ha invitati qui oggi pomeriggio...verranno tutti." rispose disperata.
"Sta tranquilla.. se venissi anch'io? Ti sarebbe d'aiuto?" Chiesi di scatto.
"Magari..." commentò speranzosa.
"Ma ora ti prego...dimmi che devo fare!" aggiunsi sbattendo i piedi a terra come una bambina.
"Chiama quel coglione." Propose.
"Sei pazza?!" Urtai una sfera con la neve di vetro e la feci cadere,lasciando che si frantumasse.
La voce di mia mamma si sentì chiaramente:
"Breanna che hai fatto?!"
Che schifo di giornata.
"Cazzo!" Esclamai chinandomi per recuperare i pezzi.
"Ma che è successo?" Domandò Mic dal telefono.
"Niente mamma!"
"Ho fatto cadere una di quelle cose con la neve.." risposi con voce affaticata.
"Su Facebook non c'è scritta la sua età?" Continuò.
"Non cel'ho tra gli amici, ha un profilo privato." Risposi rialzandomi e posando i pezzi sul ripiano.
"Chiamalo e chiediglielo"
"Si e poi magari i miei lo invitano qui come i tuoi hanno fatto con Anthony e ci prendiamo un bel the insieme no?...Ma per favore!" Sbuffai.
"E che ci sarebbe di male? Ti piace!"
Al diavolo.
"Non mi piace! Smettila o ti giuro che ti mollo da sola oggi pomeriggio!" Minacciai socchiudendo gli occhi.
"okay,okay...di ai tuoi genitori che sto male e che devi raggiungermi subito..così almeno ti faranno uscire.." la sentii sorridere fiera del suo piano.
"Sei un genio" attaccai.
Mi fermai dietro il pilastro che dava sul salotto per preparare una faccia triste e sconvolta, dopodiché attraversai la stanza camminando lentamente e mi fermai a poca distanza dal divano di fronte a quello in qui loro erano seduti.
"Possiamo parlarne oggi? Mickeyla sta molto male." Abbassai lo sguardo tenendomi la testa con una mano.
"Cos'ha Mickeyla?" Fece mio padre chiaramente stufo.
"Una brutta...emh..indigestione..vomito..diarrea...nausea...insomma ha bisogno di me" risposi passandomi una mano sul fondo dell'occhio destro,come ad evitare la fuoriuscita di una lacrima.
"Mi dispiace,tesoro..va bene ne parliamo più tardi,ma non oltre.." ribatté mamma autoritaria.
Annuii svelta.
"Ti accompagno io" fece papà alzandosi.
Sorrisi nervosamente mettendogli teneramente una mano sulla spalla.
"Grazie per la comprensione".
-
"Ne sapevi qualcosa tu di questa storia?!" Mi urlò Luana Ross mostrando tra le mani un profilattico appartenente a sua figlia.
"Emh...puo darsi..." bisbigliai grattandomi leggermente la testa.
"Cosa?! Fai sesso anche tu?!" Esclamò indignata.
"No! Non lo faccio...lo giuro!" Risposi unendo le mani.
"Bree dimmi la verità.." sussurrò.
"È questa." Confermai abbassando le mani.
Dopo un lungo sospiro,la donna dai lunghi capelli rossi legati in una treccia al lato disse:
"È stata Mickeyla a chiamarti?"
A rispondere non fui io,ma la mia migliore amica in cima alle scale, con indosso un jeans e una maglietta con su scritto in nero: "M'ama,non m'ama"
"Si" pronunciò con voce tremolante.
Luana si voltò verso sua figlia che aggiunse subito:
"Scusa, avevo bisogno di stare un po con lei"
"Non credo che Breanna debba assistere alla reazione di tuo padre" ribatté la donna.
Mic scese rapidamente i gradini e la raggiunse.
"Non resterà così tanto, promesso. Vero Bree?" Mi fece segno con la testa ed io annuii.
"Dovrò comunque dirlo ai tuoi genitori perché prendano provvedimenti e ti controllino" Luana si avvicinò al telefono e il mio cuore accellerò il battito.
"Signora Ross,la prego non lo faccia..." la supplicai.
"Allora lo fai anche tu!?"
"No..gliel'assicuro..è solo che..in questo momento anch'io sono nei guai con i miei e se sapessero di Mickeyla mi ammazzerebbero." Confessai.
La mamma di Mic mi squadrò dalla testa ai piedi e riposò il telefono sulla base.
"Che hai combinato?" Domandò.
"Ho baciato un tizio che..è un po troppo grande per me.." Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe blu.
"Non vi capisco,voi ragazze d'oggi!" Alzò le mani al cielo.
"Allora..non glielo dirà? Almeno fino a che non si saranno calmati" proposi sorridendo e rialzando lo sguardo sugli occhioni verdi di mamma Ross,che annuii e mi lasciò salire su con sua figlia.
La camera di Mickeyla era molto più spaziosa della mia, era verde acqua, uno dei suoi colori preferiti, le pareti erano decorate con tentacoli e stelle marine. Il letto era sempre sfatto dal Lunedì al Sabato, mentre la Domenica era sua madre a sistemarglielo.
Sulla scrivania c'erano alcune nostre foto, accanto al computer e alle penne, e sulla sinistra c'era una grossa libreria in mogano.
La camera in sé profumava di limone,per via dei deodoranti che Luana spruzzava di continuo.
Ci sedemmo sui due puffi posizionati davanti al letto e ricominciammo a parlare:
"Siamo fottute." Fu la prima cosa che disse lei. Ed io mi presi il viso tra le mani per evitare di urlare.
"Okay..abbiamo circa due ore per risolvere il mio problema." Stabilii netta.
"Certo..allora.." pensando, Mic cominciò a battere il piede nervosamente sul parquet, come se tenesse il ritmo di un brano, mentre io mi alzai e iniziai a camminare intorno alla stanza,finché non mi ricordai di ciò che era successo il giorno precedente.
"Ah! E non sai cos'è successo ieri!" Esclamai risiedendomi mentre il rumore della ciabatta sul parquet cessava.
Mic mi fissò con aria interrogativa.
"Quando te ne sei andata con An.." cominciai prima di essere fermata da lei.
"NOM NOMINARLO!" Urlò coprendosi le orecchie.
"Okay... beh..quando te ne sei andata con lui,quel pezzo di merda mi ha portata anche in moto e stava per farci schiantare apposta contro una quercia! Sai le querce? Quelle giganti! E quando sono scesa si è precipitato sul casco leggermente sfregiato e ha detto "era solo uno scherzo!" e "sei proprio una bambina!". A quel punto mi sono rotta le palle e sono andata via. Speravo che questo potesse fargli buttare quella foto ma non è servito! Così stamattina ho pensato che se ama tanto quel motorino potrei lucidarglielo per bene con le mie mani, e poi a scuola l'ho baciato e poi il resto lo sai." Mi stendetti sul puffo per riprendere fiato mentre Mickeyla mi fissava esaltata.
"Ho trovato!" Dichiarò concedendosi un applauso da sola.
"Bene....allora...cosa...si fa?" Chiesi respirando a fatica,caricandomi di gioia.
"Lo chiami e gli dici che i tuoi ti hanno beccata!"
La mia gioia si disperse all'istante nell'aria.
"Certo così sbandiererà quella foto ovunque." Commentai.
"Non lo farà,stupida! Tu gli piaci!" Rispose Mickeyla sorridendo.
La fissai con due occhi fulminanti per dirle 'se lo ridici ti ammazzo' e lei si ammutolì.
"Dai,continua"la incoraggiai poi.
"Bene, allora...lo inviti da te,e lui sarà costretto a fare il carino con i tuoi e di conseguenza dovrà anche dire loro dove abita no?" Il sorriso abbondò sia sulle mie labbra che sulle sue.
A quanto pare finirò proprio per invitarlo per un the.
"Ma io ti amo!" Mi fiondai su di lei abbracciandola forte avvinghiandomi alla sua maglietta come una scimmia.
"Anch'io mi amo!".
In quel preciso istante si sentii la voce del padre di Mickeyla chiedere a sua moglie:
"Cos'è successo?"
Evidentemente aveva fatto caso alla faccia sconvolta di Luana e voleva spiegazioni.
Io e Mic ci fissammo ad occhi sbarrati.
"È tornato presto!" Notò lei controllando l'orologio.
"Devo andarmene" ricordai avvicinandomi alla porta. Mickeyla mi prese il braccio.
"Aspetta..che faccio? Se si arrabbiasse?!" Riuscii a scorgere i suoi occhi lucidi.
"Non preoccuparti Mic, tuo padre non è come tua madre...è sempre stato comprensivo, capirà...ma faresti meglio a non dirgli che all'inizio lo facevate solo ler divertimento." Le consigliai prima di riabbracciarla e scendere di sotto.
Freddie Ross,l'uomo piuttosto panciuto in giacca e gravatta dai pochi capelli rossicci mi apparve di fronte.
"Ciao Bree!" Esclamò dandomi un bacio su entrambe le guance.
"Salve signor Ross,stavo andando via.." sorrisi anche a Luana,che mi guardò nervosamente.
"Ah bene,forse sai cos'è successo qui? Mia moglie sembra sconvolta!" Scherzò.
Al mio posto rispose la signora Ross scortandomi verso la porta di casa.
"Grazie per essere venuta Breanna,ti faccio telefonare da Mickeyla..salutami i tuoi" Mi disse prima di chiudermela in faccia.
Ci misi un po per trovare più di una tacca di linea ed essendoci difficilmente riuscita feci per chiamare mio padre e dirgli di venirmi a prendere quando il mio cellulare cominciò a vibrare,annunciando una chiamata.
Abbassai lo sguardo ed ecco ricomparire il numero sconosciuto.
Risposi dopo il mio solito respiro profondo.
"Pronto?"
"Dove sei?" Accidenti, la voce...è arrabbiato.
"Emh..sono a casa mia" risposi guardandomi i piedi.
"Perché non mel'hai detto? Come mai sei a casa?" Chiese scocciato.
"È successo un casino...i miei genitori ci hanno scoperti." Oh mio dio.
"Come?! Come diavolo è successo?!" Esclamò incavolato.
"Non urlare così! Se vuoi proprio saperlo è stata colpa della tua ragazza!" Confessai.
"Non è la mia ragazza!" Urlò in risposta
"Beh vogliono sapere chi sei ...e ad essere nella merda sono io non tu!..Non ti basta questo per lasciarmi perdere?" Domandai.
"Dove abiti?" Disse dopo un po.
BINGO.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter eight: Boyfriends and parents. ***


                                                                          Chapter eight:              
                                                      Boyfriends and parents.
 
Lo sgranocchiare del cibo nella bocca di papà mi faceva venire, come sempre,i brividi. Era come se spingesse i denti affondo per fare rumore...disgustoso.
Allungai la mano per afferrare il mio bicchiere ripieno d'acqua e bevvi un sorso per poi riporlo,poi mi alzai per aiutare mamma a sparecchiare ben consapevole che era arrivato il momento di ritirare fuori l'argomento 'Alexander'.
Papà tolse la tovaglia e spense rapidamente la tv, infine si sedette nuovamente al suo posto iniziale richiamando la mamma accanto se,che lo raggiunse subito.
"Sicura che Mickeyla stia meglio?" Richiese per la quarta volta mia madre, forse per smorzare la tensione.
"Si,certo" sorrisi nervosamente.
"Allora.." ci interruppe papà con tono autoritario.
"Ora che abbiamo stabilito che Mickeyla sta bene, vorresti dirci che diavolo è successo stamattina? Chi era quel ragazzo?" Chiese cercando di rimanere calmo e di tenere Biff al guinzaglio.
"Ecco...è un po difficile da spiegare,pensavo di invitarlo qui oggi pomeriggio per parlarne insieme...per voi va bene?" Domandai ringraziando nuovamente con la mente Mickeyla per l'idea geniale.
"Va bene...giusto David?" Mamma guardò papà,leggermente sollevato.
"D'accordo..puoi invitarlo..." acconsentì quest'ultimo.
Mi alzai per abbracciarlo e mi venne subito in mente una cosa:
"Ora possiamo parlare di voi due?"chiesi risiedendomi.
Mamma e papà si colorarono di rosso e io mi morsi il labbro per evitare la gratificante risata.
"Avete idea di quanto sia stato traumatizzante?" Aggiunsi come fossero figli miei,inquadrandoli da capo a piedi.
Papà ricominciò a grattersi le mani,mentre mamma si rigirava sul dito la fede nuziale.
"Insomma,non che mi dia fastidio che abbiate ancora una vostra vita s....sessuale" rabbrividii nel dire l'ultma parola.
"Ma" continuai "Mi chiedevo come mai avreste voluto sbattermela in faccia per bene facendovi trovare nudi su quel divano." Indicai con l'indice il luogo in cui erano seduti e sorrisi radiosamente,impaziente alla prima risposta.
"Sapete che non mi siederò mai più li vero?" Conclusi con le mani in vita.
Mamma si alzò lentamente,trascinando poi su con gli occhi papà.
"Ascolta,ci dispiace..la verità è che ieri sera abbiamo trovato una vecchia bottiglia di vino in mensarda...e,abbiamo pensato che provarla non sarebbe stato un crimine" confessò la donna palpandosi le guance infuocate.
Che esempi....
"Ah...no aspetta. Quindi voi potete tranquillamente ubriacarvi e fare sesso in salotto con una figlia in casa... ed io non posso baciare un ragazzo un po più grande di me?" Domandai irritata dalla notizia.
Non diedi a papà il tempo di rispondere che esclamai:
"Non posso credere che mi abbiate trattata così per un bacio! Anche voi dovreste scusarvi!" Terminai.
"Scusaci" Papà allungò le braccia in avanti come per difendersi da una furia dai denti affilati.
"Vorrei vedere!...mamma...hai qualcosa da dire?"
Sarah calò la testa sui piedi e si fissò le eleganti scarpe in pelle : "mi dispiace" disse infine.
Un senso di appagatezza mi invase mentre salivo le scale e mi gettavo sul letto di camera mia.
Il cellulare vibrò nuovamente,a chiamarmi era come sempre il mio 'fidanzato'.
"Ciao,Ortiz" risposi accarezzando le piume di un cuscino posato sulla pancia, notando poi che per la prima volta lo avevo chiamato col suo cognome.
"Sapevo che mi avresti cercato online..." Borbottò. "Ti interesso troppo" aggiunse.
Soffocai una risata "Certo,ovviamente!" Scherzai.
"Ti andrebbe di dirmi qualcosa di te,sporco bastardo?" Sorrisi,sedendomi sul letto.
"Mi chiamo Alexander.." cominciò annoiato.
"Che grande rivelazione" commentai esaltata. "Quanti anni hai?"
"Ne ho ventidue" confessò come se si fosse appena liberato di un peso.
Okay. Sto con un ventiduenne.
"Bene,quando verrai qui ne avrai 19" risposi.
"E immagino che dovrò fare il gentiluomo portando un mazzo di fiori a tua madre?" Scoppiò a ridere.
"Peonie,tesoro" lo corressi, ricordandomi dei fiori preferiti di mamma.
"Cos'altro dovrei fare? Liberarmi della mia moto?" Domandò.
Non preoccuparti,lo farà qualcun'altro al tuo posto.
"Impossibile,l'hanno già vista...ma faresti meglio a liberarti di quella giacca nera aderente. " consigliai.
"Quella a cui ti appigli quando ci baciamo?"
Ma che cazzo......
"Proprio quella.." confermai irritata. "Puntuale alle 5.." attaccai prima di sentire la sua risposta e riappoggiai la testa su un cuscino per attendere un messaggio di Mickeyla. Su come erano andate le cose con suo padre e per chiederle se Anthony era già arrivato. Il signor Ross era sempre stato un tipo piuttosto moderno....e tranquillo...e confortevole...e sembra che io stia parlando di un divano, il che è offensivo visto il suo sovrappeso.
Nell'attesa di qualche notizia,decisi di guardare un film. Accesi la tv e i miei occhi furono catturati da una commedia francese. Seguii molto attentanente tutta la storia: parla di due adulti che si incontrano in un aereo per Mosca,entrambi scappano dalla loro famiglia per diversi motivi, iniziano a parlare durante il volo e in poche ore capiscono di essere fatti l'uno per l'altra.
Ecco signori e signore,ecco il tipo di amore che voglio.. un ragazzo che mi faccia sentire bene al primo istante,che mi tratti con dolcezza e che non mi ricatti con una fotografia insulsa.
Ma ovviamente no! Dovevo innamorarmi di uno stronzo..d'altronde a chi non è successo almeno una volta?
Osservai con le palpebre spalancate e con molto molto stupore la scena in cui i due consumano il loro amore nel bagno dell'aereo. 'Nel bagno?' Pensai. 'Stiamo scherzando? Avranno sentito tutto! E poi mi spiegate perché quel tizio ha un profilattico in aereo?!' Mi infilai un'altra mano di pop corn in bocca.
'Ecco,ci siamo, è l'ultima scena.' Realizzai dopo aver visto l'hostess in tv annunciare ai protagonisti di prepararsi all'atterraggio.
I due sorridenti scendono dall'aereo e quando recuperano i bagagli si dirigono in strada per prendere un taxi e dividere la casa di lui.
Il mio cellulare vibrò,lo sentii sul letto.
Calai gli occhi solo un secondo per vedere il nome di Mickeyla sullo schermo e rovesciai quasi tutti i pop corn allungandomi per prenderlo.
"Mic!"esclamai scortando la ciotola ora mezza vuota.
"Anthony... è ... qui" sussurrò tesa, come fosse nascosta da qualche parte.
"È già li?!" Esclamai sussurrando a mia volta.
"Mio padre si è fatto convincere da mamma a chiamarlo ora" spiegò rapidamente.
"L'ha presa male?" Domandai sperando che i miei pensieri sul signor Ross fossero stati giusti.
"Non male,mi ha solo detto di stare attenta,di non diventarne dipendente e di non farmi distrarre dalla scuola"
Avevo ragione, buon uomo.
"Anthony e tua madre?" Chiesi sforzandomi con la lingua per rimuovere un pop corn incastrato tra due denti,dietro.
"È durissima sia con lui che con la famiglia,lo tratta come un pidocchio." Confessò tristemente. "Non so che fare".
Brutta troia di una Luana.
"Dille semplicemente di smetterla." Riuscii finalmente a toglierlo e lo mangiaii. Era piuttosto mollo... rivoltante.
"Accidenti,ti prego rimani in linea" senza aspettare una mia risposta posò il telefono su una superficie e si allontanò.
Incollai l'orecchio al cellulare per provare a sentire qualcosa.
"Non ci posso credere! Sei piú irresponsabile di tuo figlio!" Sentii la voce squillante di Luana rivolgersi scortesemente alla mamma di Anthony.
"Non ti permetto di chiamare mio figlio irresponsabile! Tua figlia ha colpa quanto lui!" Si difese quest'ultima,rivelando in contrario un vocione caldo.
"Non lo vedrai più, mettetelo bene in quella testa di zucca!" Luana stavolta si rivolse a sua figlia.
"Decido io chi vedere! Non puoi impedirmi di stare con lui!" Rispose Mic alterata.
Oh santissima vergine, che succederà?
"Adesso basta!" Il signor Ross aveva preso finalmente posizione.
"Freddie continua a mangiare i biscotti" consigliò la moglie stufamente.
"Non sei altro che una frigida!" Ribatté fiero il marito.
Vai così, ciccia bomba F.
"Ti conviene rimanere seduto se non vuoi dormire fuori!" Minacciò Luana,che aveva assunto una voce consumata,metallica.
"Non trattarmi come un idiota! Questa è casa mia e se voglio,sei tu a dormire fuori!" Borbottò Freddie prima di frantumare qualcosa,evidentemente aveva lanciato per terra il piatto di biscotti.
Si mette male.
"Tua?!" Cominciò Luana adirata. "Forse intendi la baracca che era prima! Questa casa è diventata com'è grazie a me!" Urlò tirando un'altro oggetto in vetro verso il marito,che si scostò in tempo da prenderne un'altro e tirarlo alla moglie.
La guerra è iniziata.
Merda,si salvi chi può.
"V..vi prego signori Ross!" la balbettante voce di Anthony fu chiarissima.Sembrava spaventato,anzi..terrorizzato all'idea di pronunciare anche solo una parola.
"Andiamocene!" Esclamò mamma Meyers allibita allo spettacolo e allo stesso tempo divertita.
Mickeyla finalmente intervenne nuovamente.
"Amore no,resta!" Supplicò il suo ragazzo,il quale non rispose. La signora Meyers evidentemente glielo impedì,perché oltre al sottofondo continuo di cocci di vetro lanciati e andati in frantumi,si sentì quello della porta di casa che sbatteva e il lamento della mia migliore amica. Dopodiché Mic accolse i genitori con un gran bell'applauso per ringraziarli della fantastica figura. I due però non smisero di tirarsi oggetti e offendersi a vicenda.
Sentii Mic correre verso il telefono,lo sollevò e disse:
"Oh mio dio."
"Quell'uomo è davvero tuo padre?!" Esclamai sorpresa dalla sua reazione.
"Faccio fatica a crederci.." mi assecondò la figlia riprendendo fiato. "Non lo vedrò più,meglio che me ne faccia ragione" disse poi.
"Ma che dici?! Certo che lo vedrai..te lo prometto..." bisbigliai speranzosa prima di sentire nuovamente il frantumarsi di qualcosa.
"Ma..ora non dovresti evitare che i tuoi si ammazzino a vicenda?" Chiesi ironicamente.
"Magari fosse!" Rispose Mickeyla prima di sospirare con teatralità e riattaccare.
Rialzai finalmente lo sguardo sulla tv, godendomi la dolcissima scena di un bacio tra i protagonisti nel taxi. La mia mano si allungò verso la ciotola e dopo aver testato che fosse realmente vuota,mi ricordai che l'altra metà era precipitata giù dal letto.
Mi alzai per raccogliere i pop corn caduti e buttarli, lo sguardo mi cadde sull'armadio affianco.
Che mi sarei messa per il grande incontro?
Aprii l'armadio per rovistare tra i vestiti con leggera ansietà,come sempre d'altronde.
Notai un vestito rosso dalle lunghe maniche che mamma mi aveva comprato per la promessa di matrimonio di mia cugina Queen, ma visto poi com'erano andate le cose col suo fidanzato Liam,non era più servito.
Mi sarebbe piaciuto indossarlo almeno una volta, era già un'anno che era lì dentro.
'Se non lo uso ora non mi entrerà neanche se mi metto a dieta perenne.' Realizzai.
Così,dopo un attimo di perplessità, mi venne un colpo di genio:
'Perché i miei genitori non potrebbero conoscere il mio ragazzo a cena fuori?'.
Afferrai la stampella e mi diressi in bagno alla svelta, per provare l'abito ed accertarmi che mi entrasse ancora. Si rivelò abbastanza stretto, ma mi stava a pennello.
'Vuoi farti vedere da Ortiz così?' Domandai al mio riflesso nello specchio.
'Non lo metto certo per lui..' mi rispose quest'ultimo,leggermente insicuro.
Ebbi proprio in quel momento, una visione, una specie di flashforward di mamma e papà che entravano in una sala,accompagnati da me e Alex,il quale mi teneva saldamente una mano sul fianco.
'Che diavolo succederà stasera?'
Delle grida mi fecero riportare l'attenzione al film. I due protagonisti erano stati investiti da un autobus,schiacciati completamente.
Sbarrai gli occhi.
"...ecco cosa succederà. " mi risposi spegnendo di corsa la tv.
Mi sedetti sul letto qualche minuto per riflettere, poi tornai in bagno per togliermi il vestito e scesi di sotto per cercare il telefono di papà.
Ero convinta. Dovevo chiamare Alex per avviarlo. La cena ci sarebbe stata.
Sarebbe stato molto più difficile interrogarlo in un locale, e sarebbe sicuramente stato molto meno imbarazzante.
Papà e mamma si erano addormentati abbracciati sul divano, e il fatto che stavolta indossassero i vestiti mi sollevò totalmente.
Trovai il telefono sull'isola della cucina e tornai al piano di sopra per telefonare.
"Pronto?" Rispose bruscamente l'amore della mia vita.
"Cambio di programma, alle 20 si esce. A cena." Lo informai velocemente.
"Come?..Perche questa novità? Vuoi forse farti vedere in abito da sera da me per impressionarmi?" Chiese centrando in pieno.
"No! Ma perché tutto ciò che faccio deve riguardare te?!" Esclamai.
"Se non riguarda me non è interessante."sbottò convintissimo delle sue parole.
"Okay, devi procurarti una macchina"lo avvertii. "Vieni qui alle 20 in punto e ci porti in un posto elegante.." esposi con chiarezza mentre lui sbuffava.
"Come diavolo farei a pagare?!" Domandò cercando di rimanere calmo.
"Te li ridò i soldi! Non fare il tirchio!" Lo accusai,riuscendo a zittirlo. "Giacca e mocassini." Gli comandai prima di riattaccare.
Papà mi sorprese proprio in quel momento, toccandomi la spalla. Mi voltai per vederlo coi capelli completamente scompigliati.
"Che ci fai col mio telefono?" Chiese prima di sbadigliare ed emettere un suono stridulo dal profondo della gola.
"Mandavo un messaggio a Mic,ho finito il credito" dissi grattandomi la testa. "Emh..stasera Alex pensava di portarci a cena,ne parleremo lì per te va bene no?"
Squadrai papà con aria interrogativa e allo stesso tempo speranzosa di impressionarlo.
"Paga lui?" Fu ciò che disse, io annuii immediatamente.
-
Il rumore di un'auto che parcheggiava nel mio giardino mi fece tremare le gambe,coperte dalle calze color carne.
Indossavo finalmente quel vestito rosso,che contornava con dei tacchi rossi e una rosa tra i capelli legati in una lunga treccia posata sul lato destro.
Che diamine si sarà messo addosso?!
Corsi fuori,osservando senza fiato una bellissima macchina lunga, nera e nuova di zecca.
L'avrà rubata?! Oh mio dio ci arresteranno dopo l'aperitivo.
Mamma e papà mi seguirono,rimanendo sorpresi alla vista di Alex,che in completo scendeva posatamente dalla macchina tenendo in mano due mazzi di fiori, quando si avvicinò notai che in uno dei due c'erano le peonie, nell'altro c'erano iris.
Porse a mamma il primo e a me il secondo sorridendo.
Non era mai stato così bello. Elegante, coi capelli ben sistemati,sembrava il fratello di Christian Grey.
"Lieto di conoscervi signori" tese la mano a papà mentre mamma annusava i fiori con aria adorante.
'Lieto'?! Fa sul serio?! Si è persino acculturato?!
Papà lo fissò dai mocassini fino alla punta dei capelli neri,poi gli prese la mano e disse:
"Quanti anni hai?"
Ortiz non si fece trovare imbarazzato ne' nervoso,o almeno non lo diede a vedere per niente,mentre rispondeva "19 signore"
Mamma emise un sospiro di sollievo e mi fissò come per dire "Perché non cel'hai detto?!" Io feci spallucce e afferrai il braccio di Alex,tenendo con l'altra mano il mazzo di iris.
"Allora?" Tossii "Vogliamo andare?" I miei occhi incontrarono i suoi e fui travolta dall'odore del profumo che si era messo.
Profumava di menta, e per un po' mi mancò il suo naturale odore di gelsomino.
Senza dire altro ci dirigemmo verso l'auto nera. Mamma e papà ci precedettero e io ne approfittai per parlare con Grey.
"Dove diavolo hai preso quella cosa?"sussurrai sorridendo e accarezzandogli i capelli.
"Non preoccuparti tesoro,goditi la seratina" mi punzecchiò un fianco prima di affiancarmi fino alla portiera e aprirla per farmi entrare davanti, al suo fianco.
Sentii gli occhi pungenti e attenti di mamma e papà proprio dietro di noi.
Sarà la cena più lunga della mia vita.
Annunciai a me stessa, mentre l'auto partiva.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter nine: Dinner with hell. ***


                                                                          Chapter nine:
                                                  Dinner with hell.
Due camerieri si avvicinarono rapidamente a noi per aprirci la porta del locale che Ortiz aveva scelto: dovevo ammettere che aveva davvero gusto. L'edificio che aveva scelto sembrava rinascimentale, una sorta di palazzo dalle mura antiche e principesco, con giardini meravigliosi e una splendida fontana su cui ergeva la figura di un angelo.
L'interno non era da meno, ma a differenza dell'esterno ovviamente aveva aspetto molto più moderno: all'entrata c'era la reception,le pareti erano decorate magnificamente a mano con degli affreschi rappresentanti fiori e grandiosi disegni astratti. Si sentiva un forte e allettante odore di bistecca provenire dalla sala di fronte,evidentemente quella dove si mangiava. Mi leccai le labbra,accorgendomi di essere affamatissima.
La signorina in divisa sorridente ci si avvicinò, Alex ricambiò e le chiese di scortarci al nostro tavolo. Finalmente potemmo entrare nella sala pranzo ed essere travolti dalla miriade di buoni odori che essa emanava, da quello dell'aragosta a quello del cioccolato bianco dei dessert.
Il nostro era un tavolo rotondo, collocato proprio accanto al pianoforte e quindi al tizio che lo suonava,che in quel momento si stava esibendo nel 'Notturno' di Chopin.
Mamma aveva sempre adorato la musica classica, papà andava di compositore in compositore,ma lo faceva impazzire di più il jazz.
Io spaziavo tra tutti i generi quando si trattava di musica,c'erano cantanti che mi piaceva molto e altri che non potevo vedere,e lo stesso per le canzoni,ma non c'era un genere che mi affascinava particolarmente.
Ci accomodammo sulle grosse sedie morbide e decorate come il resto del locale,io e il 19enne da un lato e mamma e papà dall'altro.
Cominciai a sfregare nervosamente i tacchi delle scarpe, nascosti dalla lunga tovaglia,pensando che era arrivato il momento dell'interrogatorio e osservando i piatti pregai tutti i santi che non avremmo fatto come a casa di Mickeyla.
Mentre tutti e quattro eravamo intenti a leggere il menù,papà lo richiuse delicatamente e lo riposò al centro del tavolo.
"Allora.." tossì facendo alzare lo sguardo a mamma e ad Alex. "Parlaci un po' di te.." disse rivolto al secondo.
Ortiz chiuse anche il suo menù delicatamente e si riposizionò sulla sedia,aggiustandosi la giacca.
"Cosa le piacerebbe sapere,signor Cruz?" Domandò sorridente a David.
Quest'ultimo si stava versando un bicchiere di vino bianco.
"Dove hai studiato, per esempio" rispose mentre sollevava il piccolo calice.
Quando mamma incontrò il mio sguardo le lanciai un occhiata per rimproverarle il gesto di papà. A tavola non aveva mai bevuto vino, e inoltre ero ancora molto ma molto traumatizzata per ciò che qualche bicchiere di troppo aveva causato.
"Beh,sono nato in Irlanda,mia mamma è di Dublino,ho vissuto li fino a 10 anni,poi i miei si sono ritrasferiti qui. Mi sono diplomato alla Patrick.C school."
La scuola di Daphnee.. pensai.
Aspetta...aspetta...Irlanda?!
"Oh,ho sempre avuto un debole per l'Irlanda.. come mai i tuoi genitori hanno dovuto trasferirsi li?" Papà riposò il bicchiere ancora pieno sul tavolo, interessato alla faccenda.
" Se non sono troppo invadente.." Aggiunse poi mettendo una mano in avanti.
Alex sorrise. Un bellissimo, meraviglioso sorriso che mi fece pensare al bravo ragazzo che avrei voluto fosse.
"Certo che no! Non si preoccupi, si sono trasferiti perché mio fratello Christian era stato ammesso all'università di Maynooth. Mio nonno ci aveva studiato e gliene parlava in continuazione. L'Irlanda lo affascinava,così hanno pensato di trasferirsi li per un po',visto anche la chiusura della fabbrica dove lavorava papà qui." Spiegò rapidamente.
Papà riafferó il bicchiere e mandò giù il vino con un colpo solo.
"Hai un solo fratello? Vive anche lui qui ora?" Domandò,fermato dal cameriere che arrivò proprio in quel momento pronto a prendere i nostri ordini.
Mentre papà e mamma erano intenti a chiedergli dei piatti sul menù, sentii la mano sinitra di Alexander vagarmi sulla coscia.
Quando provai a scostargliela,me la trinse facendomi mordere il labbro. Mi si avvicinò all'orecchio: "sorpresa?" Sussurrò.
"parecchio" risposi sincera "leva quella mano" comandai freddamente.
Lui rise,e tornò ad accomodarsi,smise di stringerla,ma la sua mano non si mosse di un centimetro. Anzi,vagava su e giù,risalendo perfino sotto il vestito per poi riscendere fino al ginocchio. Mi vennero i brividi in tutto il corpo,e per un attimo temetti di aver fatto tremare anche la coscia.
"Non credo proprio" sussurrò prima di dare al cameriere la sua ordinazione.
Dopo qualche attimo di deconcentrazione, gli diedi anche la mia e ci ritrovammo ad aspettare.
Papà si versò il secondo bicchiere di vino.
"Allora,figliolo.. che stavamo dicendo?" Chiese gentilmente.
'FIGLIOLO'?! È gia ubriaco fradicio?!
"Ho solo Christian,signore...abbiamo quasi vent'anni di differenza,i miei l'hanno avuto quand'erano al liceo.. ora vive qui,è sposato ed ha un figlio." rispose il molestatore.
La mano di Alex smise di toccarmi quando la sollevò per versarsi dell'acqua minerale,facendo poi cenno a me e alla mamma per chiederci se ne volevamo. La mamma gli sorrise e alzò il suo bicchiere per farselo riempire,io invece con un gesto della mano e un sorrisetto nervoso declinai la sua offerta.
"Oh..e tu non pensi di andare al collage?" Mamma precedette papà sul chiederglielo.
Nemmeno stavolta Alex si fece trovare impreparato. "Si stavo pensando di andarci,sono rimasto quando mio nonno si è ammalato,era l'unico nonno che mi rimaneva e dopo la sua morte è stato un periodo piuttosto difficile per tutti...spero che riuscirò comunque a cavarmela bene" Bevve un sorso d'acqua mentre la mano di mamma raggiungeva la sua. "Ci dispiace molto." Disse dolcemente. Papà gli sorrise. "Sono sicuro che te la caverai benissimo, figliolo". Lo rassicurò.
FIGLIOLO?!.
Oh mio dio sono in una gabbia di matti.
La mia mano gli raggiunse invece la spalla per accarezzarla,quando il bastardo si voltò mi sorrise.
"Dov'è che abiti ora?"
"Abito nel viale che precede la scuola di Breanna" dichiarò, con mia estrema gioia.
Il resto del tempo lui e mio padre si misero a parlare solo di football e della loro estrema concordanza di pareri. Alex affascinò estremamente la mamma quando dichiarò di saper cucinare.
Ridevano,scherzavano e si ingozzavano.
L'unica sazia,e non solo del cibo,ero io.
Quando finalmente arrivammo al dessert, un tizio indiano decise di offrirci una 'serata da sogno' mettendo della musica del suo paese e insegnandoci i passi. Mamma supplicò papà con gli occhi,e quello,dopi un'altro bicchiere di vino,si fece convincere. Entrambi scivolarono nella mischia promettendoci di tornare presto,dopo il mio rifiuto nel seguirli con Ortiz.
Sentii le nocche di quest'ultimo accarezzarmi il collo, e sentii le sue labbra baciarmi la spalla destra. Tremai,cercando di scostarmi, ma Alex si alzò prendendomi per mano, dirigendosi verso i bagni.
Li faceva freddo sul serio,camminavo stretta al suo lato destro,sperando potesse riscaldarmi. Quando mi spinse a forza nel bagno per disabili sussurrai: "che diavolo stai facendo?!". Mi coprì immediatamente la bocca con la mano per evitare di farmi urlare e mi spinse contro il muro gelido a piastrelle bianche.
La tolse dopo avermi fatto capire con un dito sul naso, che dovevo rimanere zitta.
Lo fissai,ben consapevole di ciò che voleva fare, senza neanche un briciolo di timore, anzi..con desiderio. Volevo che lui lo facesse. I miei bisogni furono appagati quando le sue mani scivolarono agili sul mio corpo,fermandosi sui fianchi. D'istinto, catturata dalle curve di quella bocca,fui io a baciarlo.
Fu un bacio carico di foga, le nostre labbra si aprivano sotto la pressione dell'altro, le nostre lingue giocavano felici tra loro come bambini che si ricorrono in un parco giochi.
Mi morse il labbro inferiore mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena.
Lo tirai per la giacca per baciarlo più intensamente, quando sentimmo il rumore di un carrello che strusciava sul pavimento. Probabilmente qualcuno stava venendo a pulire.
Io e Ortiz ci guardammo confusi, e uscimmo velocemente, anche se non abbastanza da evitare l'offesa della tizia in divisa : "questo bagno non è un motel".
Lungo i corridoi ci sistemammo leggermante i capelli e i vestiti,senza però rivolgerci neanche una parola.
Tornammo al tavolo appena in tempo per vedere papà e mamma risedersi sfiniti e più spettinati di come lo eravamo noi prima.
"Mi sa che è arrivato il momento di tornare a casa" dichiarò mamma ridendo nel vedere suo marito stordito dalla danza.
Quel l'espressione da ebete che aveva in faccia fece ridere me e perfino Ortiz,che chiamò il cameriere chiedendo il conto.
Quando ci riaccompagnò,il primo a scendere dalla macchina fu papà,accompagnato da mamma che continuava a ridere vedendo che zoppicava,visto che si era slogato una caviglia.
Io rimasi in macchina al suo fianco ancora un po. Ci fissammo,nessuno dei due sapeva cosa dire,stavolta però i suoi occhi non mi fissavano solo con desiderio,ma con profonda curiosità,come se cercassero di leggermi dentro. Rimasi in silenzio,e quando finalmente riuscii a parlare, aprii la portiera: "Buonanotte" lo salutai,chiudendola e dirigendomi verso casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter ten: Happy birthday,Mic. ***


                                                                                            Chapter ten:
                                                        Happy birthday, Mic.
"BUON COMPLEANNO!" Esclamai con tutto il fiato che avevo in gola,seduta sul letto della mia migliore amica,con la mani tenute al caldo dal vassoio bollente di cornetti al cioccolato bianco e dai cappuccini.
Mic si sfregò gli occhi, incapace di nascondere un sorriso, mentre si metteva a sedere.
"Bel compleanno" disse poi sospirando e accarezzandomi alcuni capelli sulla fronte.
"Mia madre e mio padre non si parlano da ieri,e non posso neanche chiamare Anthony."
Sbuffò prima di accorgersi del vassoio.
"Por ti" glielo porsi massaggiandole lentamente la schiena.
Lei lo afferrò bruscamente e si alzò dal letto trascinandomi con se verso la cucina.
I suoi genitori erano usciti presto dopo avermi fatta entrare, Luana sembrava piuttosto calma,e il signor Ross non aveva detto neanche una parola.
Se si fossero separati per Mic sarebbe stato un grande problema, non li aveva mai sopportati granché ma teneva a loro così com'erano: pregi e difetti.
"Cioccolato o cioccolato bianco?" Mi domandò strappando velocemente la carta sul vassoio.
Optai per il bianco mentre si dirigeva verso il cassetto che conteneva i fazzoletti per afferrarne qualcuno.
"Vedrai che con i tuoi andrà meglio" la consolai prima di avventarmi come una bestia affamata sul cornetto.
La sua espressione schifata mi fu chiarissima.
"Lo spero, sto realmente consinderando di scappare di casa." Mormorò prima di addentare la sua parte al cioccolato.
"Posso venire con te?" Chiesi ironicamente un po' troppo ad alta voce.
Mickeyla si lasciò sfuggire una risatina e si pulì rapidamente la bocca con un tovagliolo.
"Dai su, com'è andata la cena? Mi hai tenuta sulle spine fino ad ora!" Esclamò porgendomene un altro, permettendomi di pulirmi a mia volta.
Le passai i resti del fazzoletto sporchi di cioccolata per farglieli buttare.
"Ti ho inviato un messaggio ieri sera appena tornata!" Ribattei toccandomi la fronte,come se volessi ricordare meglio.
Mic gettò i fazzoletti e si risedette, si sfiorò le dolci trecce rosse appoggiate alle spalle, posò le mani premute sul marmo e sospirò.
Solo allora mi accorsi del pigiama che stava indossando: paperelle e cuoricini su uno sfondo azzurro cielo.
Scoppiai a ridere, evitando la sua predica, e lei si guardò i vestiti incuriosita, poi i suoi occhi mi rimisero a fuoco.
"Che c'è? Mi sono sporcata?"
Decisi di troncare la mia facile risata e scacciai quella domanda con la mano, come si fa con una mosca che ti ronza attorno fastidiosamente.
"La cena è andata alla grande...devo dire che quel donnaiolo se le sa proprio inventare bene! Avresti dovuto vedere mia madre! Se una strega in quel momento l'avesse fatta tornare giovane, se lo sarebbe portato a casa!" Esclamai inorridita ricordando la costante faccia compiaciuta di Sarah.
"E...?" Aggiunse Mic mordendosi l'unghia del pollice destro.
"Si è presentato con una specie di...." mimai con le mani la dimensione della macchina. "mostro a quattro ruote!"
"E....?" Continuò mordendosi l'unghia del sinistro.
"Ci ha portati in un posto..." rimimai le dimensioni con le mani fallendo miseramente. "Con una fontana cosi!"
"E...?" Ripeté ancora Mic prendendosi il viso tra le mani mangiucchiate.
"E..ho scoperto dove abita! Wuh!"mi feci un applauso da sola.
"Avete parlato?!" Chiese all'improvviso.
Merda,ci ho ripensato.
Quando la sera precedente ero tornata a casa,avevo giurato a me stessa che avrei cercato di dimenticare il bacio nei bagni. Ero tristemente consapevole che gli avevo fatto capire che lo volevo. E che lo volevo tanto. Non avevo pensato alle conseguenze e avevo agito d'istinto. Stavolta,non avevo solo lasciato che mi toccasse e che mi baciasse,ero stata io a farlo per prima. E diamine,se n'era valsa la pena! Quelle labbra......quelle mani.....quegli occhi.....e....e quella lingua......
"Ci sei?" La mano di Mic mi ondeggiava dinanzi agli occhi confusi. Sbattei le palpebre e fissai i suoi: grandi e marroncino chiaro. La presi per le spalle e la percossi guardandola con disperazione.
"Ci siamo baciati" le dichiarai continuando a scuoterla.
"Lasciami!" Urlò scortandomi le mani,che poi portò alla bocca, nascondendosi un sorriso.
Le mie invece,mi sostennero la testa,che era diventata davvero troppo,troppo pesante.
"Davanti ai tuoi?!" La sentii dire eccitata.
"Ma ti pare? Nei bagni del ristorante!" Risposi continuando a fissare il marmo.
"Quindi...eravate soli?"
"Si.."
"Aha!" Udii un suono secco: Mickeyla aveva schiaffeggiato la superficie dell'isola con una mano.
Fu ciò a farmi alzare lo sguardo d'impulso, colta di sorpresa.
"Sei pazza?"
Mic mi fissava con lo sguardo di chi la sa lunga,e riusciva ad essere sorprendentemente severa persino com'era conciata.
"Ti ha baciata lui?" Si grattò il mento.
Cazzo.
"S....si chiaro. " risposi, ero una pessima bugiarda.
"Sei così sincera che mi vengono le lacrime agli occhi!" Ribatté.
"Guarda che è così"
"Ti sei toccata il lobo dell'orecchio,lo fai sempre quando racconti balle" mi ricordò.
Improvvisamente notai che la mia mano era esattamente in quel punto e sbuffai alzando gli occhi al cielo.
Un'altra grassa risata di Mic.
"Ti rendi conto?!" Feci mentre continuava a ridere tenendosi la mano sinistra sulla bocca.
"Che hai lo stesso vizio da 13 anni?" Scherzò.
"Ti rendi conto che adesso ha capito che mi piace?" La mia mano destra si fermò sulla mia fronte, cominciava a girarmi la testa... troppi pensieri si stavano scontrando tra loro e c'era troppo poco spazio.
"Quindi ti piace!" Alzò le mani al cielo.
"OVVIO CHE MI PIACE!" la fissai stralunata. "Ma l'hai visto?!" Aggiunsi.
"Certo che l'ho visto...senti" tossì leggermente per poi riprendere.
"Lui ti mangia con gli occhi e tu pendi dalle sue labbra! Perché dovrebbe essere ancora un problema a questo punto?!"
"Ah non lo so...forse perché stiamo parlando di quel bastardo,pedofilo ricattatore stalker di Alexander Ortiz!" Esclamai inorridita, alzandomi per scrollarmi di dosso le briciole.
Mic fece altrettanto e si diresse rapida in bagno per prendere la scopa e la paletta.
"Puoi parlarne almeno con lui?" Mi domandò teneramente,raccogliendo le briciole.
"Ma di cosa dovrei parlare con lui? È stato un errore..tutto qui. Si ...è cosi." Mi autoconvinsi.
"Se lo volevate entrambi non lo era" borbottò,svuotando la paletta nel cestino e poggiandola al muro.
"Ma da che parte stai?!"
"Dalla tua...ma posso almeno vederla in modo diverso?"
"Si ma addirittura dirmi che non era sbagliato! Accidenti,lui mi ha quasi ammazzata!"
"D'accordo! Scusa!" Mic urlò in risposta,e poi rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
Stavamo davvero litigando? E per giunta per uno sconosciuto.
Mic abbassò lo sguardo, la raggiunsi e la abbracciai così, stringendole le spalle.
"Scusami tu" le sussurrai.
-
Stesa sul letto, ero intenta a sfogliare un vecchio album di fotografie. Io,mamma e papà in cabina,su una nave in vacanza. Non ricordavo la destinazione,ma ricordavo quando quell'anno papà aveva fatto rompere la maniglia della porta e avevamo cercato di nasconderla,ma poi uno del personale ci aveva rimproverati. Seguiva una foto di me e Mickeyla. Era il suo quinto compleanno, la torta a forma di puffo fatta da Luana era squisita, ne ricordavo persino l'odore,cioccolato bianco e vaniglia.
Abbracciavo Mic, ed entrambe sorridevamo,con quei cappellini a triangolo sulla testa.
Quanti anni avevamo vissuto insieme,contando sempre l'una sull'altra,fidandoci completamente,senza neanche rifletterci.
Da quella foto,erano passati esattamente 13 anni suonati,eppure mi sembrava solo ieri che, ballando con lei,avevo rovesciato tutto il gelato al lampone sul tappeto d'ingresso. Luana si era arrabbiata molto, e mi aveva sgridata davanti a tutti,poi io e Mic avevamo fatto la sua imitazione,i versi che emetteva dal naso quando alzava la voce e i complessi movimenti con le braccia. Diamine,quella donna non era cambiata di una virgola.
Il cellulare squillò,costringendomi a mettere da parte per un po' i ricordi.
Come sempre, numero sconosciuto. Che diamine avrei detto stavolta?! Avevo bevuto troppa acqua, perciò ieri ti ho baciato. Ecco fatto,problema risolto. Decisi di far finta di nulla,e rispondere col solito tono seccato:
"Dimmi faccia da culo"
"Ciao anche a te,Breanna" rispose profondamente offesa una voce familiare.
"Anthony?!" Esclamai arrossendo.
Oh mio Dio.
"Scusami davvero, io..c..credevo che" cominciai imbarazzata.
"Credevi fossi quel tizio di Corinne che hai baciato" terminò al mio posto, chiaramente divertito.
Sentire Alex venire nominato "tizio di Corinne" mi diede i conati, e una strana sensazione di fastidio.
"Lo sai anche tu,quindi.." realizzai,sconfortata.
"Lo sanno più o meno tutti se pomiciate in cortile" borbottò sempre più divertito.
Che eleganza,Meyers.
Il suono di quelle parole era stato davvero sgradevole.
"Oddio..scusami non sono affari miei" si difese. "Insomma,ti chiamavo per il compleanno di Mickeyla" giunse al punto.
"Si l'avevo intuito." Ringhiai freddamente,facendolo sentire stupido.
Dolce,dolce vendetta.
"Emh..certo" aggiunse sconcertato,per poi tossire. "Sai che a sua madre non piaccio ne io ne la mia famiglia...." ammise tristemente.
"Mi sembra palese" borbottai mantenendo lo stesso tono.
"Okay,scusami...mi dispiace d'accordo? Non avrei dovuto dirlo." Esclamò.
Emisi un grugnito di consenso. "Che cosa vuoi fare per lei?" Domandai piu' tranquilla.
"Vorrei andare stasera sotto la sua finestra e..." comincio'.
"Vacci piano,Romeo" fermai subito la sua euforia. "Come pensi di entrare in giardino? C'è un cancelletto..." gli ricordai.
"È questo il punto..."
Ci riflettei. "Mi hai chiamato perché hai bisogno che qualcuno ti porti gli attrezzi?" Chiesi,sperando di non aver ragione.
"Certo che no...non ce ne sara' bisogno..o almeno credo. Ho bisogno del tuo aiuto per entrare e di un tuo consiglio per il suo regalo"concluse velocemente.
"Lo sai che se Luana ti becca ti strappa la pelle di dosso?" Lo avvertii.
"Purtroppo si" sospirò. "Insomma..come faccio a non piacerle?! Sono un tale schianto!" Si vantò,offeso.
Alzai gli occhi al cielo. "Forse perché hai sverginato sua figlia prima dei 30 anni previsti" dissi ironicamente.
"Dai,smettila" sbuffò,e lo sentii sorridere. "Allora? Mi aiuterai?" Mi supplicò dopo un po'.
"Beh..non c'è modo di entrare senza bussare,a meno che tu non voglia farti un giretto in centrale." Pensai.
"E allora?" Anthony era nervoso. Si sentiva chiaramente il suo respiro corto attraverso il telefono.
"E allora dobbiamo farci aprire."
"Sei un genio,sul serio." Scherzo'.
"Dal signor Ross, idiota!" Aggiunsi.
"Quel damerino? Non fa una mossa senza chiedere al suo capo" sbraitò,riferendosi a Luana.
"Evidentemente non sai cosa sta succedendo tra il capo e il damerino. Credo proprio che ci aiuterà" sorrisi.
"Grazie al cielo...almeno uno dei due ha buon gusto!"
-
Freddie Ross strinse calorosamente la mano di Anthony piu' e piu' volte prima di farci entrare. Avevo ragione. A pumba piaceva eccome il gran fusto.
"Grazie mille,signor Ross" Meyers ringraziò il suo futuro suocero con un sorriso a 32 denti.
"Di nulla figliolo! Abbine cura" indico' col mento la finestra di Mickeyla,da cui si intravedeva una piccola lampada accesa.
"È la cosa piu' preziosa che ho" concluse fissando le tende con tenerezza.
Per un attimo provai pietà per lui, se lui e Luana avessero divorziato sul serio,Mic sarebbe sicuramente andata a vivere da lei,e lui probabilmente l'avrebbe vista pochissime volte.
Freddie era un padre comprensivo e presente e un marito dolce e amorevole con la sua dolce metà,aveva solo capito tardi che sua moglie non meritava tutto questo,ne gli dedicava tutte le medesime attenzioni. Mic li amava entrambi,ma infondo ero sicura,tra i due avrebbe preferito lui.
"Lo farò,glielo prometto" rispose il ragazzo fissando con la stessa tenerezza l'uomo corpulento che aveva di fronte.
Dopo aver abbracciato il fidanzato di sua figlia,o per meglio dire,dopo averlo "stritolato",il signor Ross ci fece entrare.
Anthony si voltò verso di me:
"Sei pronta?" Bisbigliò.
Annuii e gli diedi una pacca sulla spalla,avvertendo il suo nervosismo.
"Non ti ho mai visto tremare!" Mi accorsi sorridendo.
Mi sorrise a sua volta,fissandosi le dita irrequiete.
"È l'effetto che mi fa questa rossa qui" sussurrò accanto alla finestra.
"Dai,vai prima che ti senta! E sbrigati perché faccio pena a temporeggiare!" Lo avvertii,mentre il nervosismo raggiungeva anche le mie di dita.
In punta di piedi,Anthony avanzò verso il cancelletto socchiuso e recuperò uno scatolo,dopodiché sparì,seguendo una stradina di lato.
Respirai ed inspirai lentamente per mettere a freno il costante tremolio,poi mi sistemai le ciocche dei capelli sfuggite alla treccia dietro le orecchie e mi avvicinai alla finestra.
Bussai tre volte piano,ma nessuno venne a controllare.
Sbirciai dallo spigolo,notando che in camera non c'era anima viva. Poi improvvisamente sentii la chiave della porta del bagno girare e mi scostai di fretta quando Mic,per fortuna ancora in jeans e maglietta, fece il suo ingresso.
Aveva l'aria stanca e infelice.
Si gettò sul letto accovacciandosi,come a voler dormire.
Bussai altre tre volte.
Mic si voltò,confusa,e si rimise in piedi. Spalancò la finestra con un colpo secco.
Era leggermente spaventata,ma quando incrociò il mio sguardo si tranquillizzò.
"Bree? Che ci fai qui? È successo qualcosa?" Mi domandò preoccupata.
Che carina.
Annuii,fingendo una situazione di panico totale.
"Posso parlarti per favore? Si tratta di Alex..." mi misi le mani in vita e la fissai pregandola con gli occhi.
"Certo..entra" Mic scostò le tende per farmi passare.
"Devo farti vedere una cosa,puoi venire con me?" Chiesi,sperando mi credesse.
Mic attraversò la finestra con un balzo.
"Come hai fatto ad entrare? Ma soprattutto come sei riuscita ad uscire di casa a quest'ora?" Notò il cancelletto socchiuso e cominciai a sudare.
"Sono sgattaiolata via dalla finestra,ho preso un taxi..ed era aperto" risposi d'istinto.
"Dev'essere stato mio padre,lo dimentica spesso" ricordò Mic,con mia fortuna.
"Dai andiamo" la presi per mano e cominciammo a camminare oltre il cancello,verso quella stradina.
"Bree dimmi di cosa si tratta,mi fai preoccupare..ti ha fatto qualcosa di male?" Ripeté seguendomi.
Quando notai da lontano una piccola luce,mi voltai verso di lei di scatto mentre diceva:
"Cosa devi farmi vedere qua fuori?"
Deglutii.
"Cosa c'è?" Domandò,vista la mia reazione.
"Hai visto anche tu?" Chiesi guardandola terrorizzata.
Chinò la testa e aggrottò un sopracciglio.
"Cosa?"
Mi girai per rivedere la lucina accesa in lontananza.
"Quella" indicai con l'indice.
Mic socchiuse gli occhi per scorgerla.
"È una lucciola,Bree. Qui ce ne sono spesso!" Mi rassicuro' mettendomi una mano sulla spalla.
"Oh" mi tranquillizai, e feci un sorrisetto nervoso,che lei ricambio' subito.
"Allora? Mi dici cos'è successo prima che impazzisca?!"
Ti odio da morire,Meyers.
"Credo che mi stia seguendo" sbottai senza pensarci.
Mic alzò un sopracciglio,piuttosto incredula. Come biasimarla,nemmeno io avrei creduto a me stessa.
"Cosa te lo fa pensare?"
Pensa,Breanna,pensa.
"Quando sono uscita per prendere il taxi....c'era qualcuno. E anche qui,prima che entrassi. Ne sono sicura." Mi guardai attorno,cominciando ad innervosirmi.
"Vabbene...okay" la festeggiata mi diede corda,probabilmente mi considerava già pazza. "Anche ammesso che ci fosse qualcuno,perché dovrebbe essere stato Alex?"
Bella domanda,troverò una risposta appena qualcosa mi passerà per la testa.
"Non lo so" anche i migliori a volte hanno difficoltà. "Sei convinta che sia una lucciola?"
Mic diede un'ultimo sguardo al punto.
"Andiamo a vedere...sta tranquilla" aggiunse prima di agguantarmi la mano destra e iniziare a camminare decisa verso la stradina.
Col piede frenai piu' e più volte,e ogni volta Mic mi sussurrava paroline dolci per incoraggiarmi,mentre ci avvicinavamo alla lucina.
Quando la raggiungemmo pregai la madonna che Anthony avesse già sistemato tutto.
E l'aveva fatto.
Alla lucina..cioè..alla candelina dorata seguivano molte e molte altre,lungo la strada,per gli alberi.
Mic le fissò stralunata.
"Ortiz è fuori di testa." Dichiarò prendendone una. "Ritiro tutto quello che ho detto di carino su di lui,questo è da maniaco puro."
Sbarrai gli occhi.
Maniaco-puro?! Povero fusto.
"Oh mio Dio" bisbigliai portandomi una mano sugli occhi,come se avessi appena tirato su una tenda e trovato un cadavere.
Pessima attrice,Cruz. Non hai futuro.
"Dovremmo proseguire..." consigliò riposando la candelina sul terreno.
Mi tolsi la mano dalla faccia.
"Sul serio? Non..non credo di farcela..puoi....puoi andare tu?" La pregai con gli occhi.
Mic si morse il labbro inferiore,cominciava ad essere spaventata,poi annuii. "Ma se ti chiamo vieni..."
"Certo...ti prego fa' in fretta! Non lasciarmi da sola qui. " la avvertii prima di vederla allontanarsi tra gli alberi.
Si muoveva rapida,se pur intimorita.
La mia eroina dall'armatura scintillante.
Quando la sua figura scomparve completamente dalla mia visuale,mi addentrai lateralmente tra le foglie degli alberi, pronta a godermi la scena.
Eccola riapparire di spalle,mentre seguiva la scia luminosa delle candele posizionate per terra,come Dorothy percorreva il famoso sentiero dorato.
"Che diavolo..." sussurrò Mickeyla,quando gli apparve davanti agli occhi un biglietto.
Lo afferrò e lo aprì,scogliendo il fiocco rosso attorno. Poi sorrise,voltandosi,come a controllare che non la seguissi.
Decisi di non uscire allo scoperto,e di lasciare che proseguisse.
Continuando a sorridere,Mic riprese a seguire le candeline,e a recuperare ogni tanto bigliettini dal terreno,bigliettini su cui a volte erano appese persino fotografie di lei e di Anthony.
Beh,una cosa è sicura.
Originalità zero.
Mic trovò una lettera,e si sedette per leggerla,cominciando improvvisamente  a piangere.
Desiderai solo in quel momento abbracciarla; poi capii,quando le apparve alle spalle Anthony,che non erano affatto lacrime di tristezza.
Le si avvicinò abbracciandola da dietro,stringendole la vita e baciandole il collo,mentre Mic seduta,continuava a leggere.
Vattene,guardona.
Mi disse la voce della coscienza,che decisi di ascoltare.
Mi allontanai sorridendo,cercando di non farmi sentire,fino a raggiungere il cancelletto.
Mi ci appoggiai completamente contro,quando mi rivenne in mente lui.
E mi domandai perché.
Perché quando vedevo l'amore,lui era sempre il mio primo pensiero.
Perché non riuscivo ad essere giusta con me stessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter eleven: A Little Revenge. ***


                                                                                           Chapter eleven:
                                                    A Little Revenge.
"Ciao amore mio,
Probabilmente non ti aspettavi tutto questo,sai cosa sta succedendo tra le nostre famiglie,ma se credevi che me ne sarei stato con le mani in mano il giorno del tuo compleanno,sbagliavi di grosso.
So che è difficile,ma almeno per stasera,dimentica tutto. Io e te stiamo insieme. È questo il punto. L'unico punto importante. L'unico che conta, e l'unico che riesco a vedere.
Stiamo insieme da non molto,qualche mese,eppure mi sembra passata una vita da quando al bowling mi hai tirato quella palla sul piede. Fa ancora male solo a pensarci. Se è vero che il tempo fa nascere l'amore,io e te siamo un'eccezione. Perché in questo caso,è stato il contrario.
Mi sono innamorato di te così senza accorgermene. Perdonami se ci ho messo tanto a capirlo. Perdonami se quando sorridevi,e provavo quel turbine di emozioni,credevo fosse solo confusione.
Perdonami se ho pensato fossi una tra le tante,della quale mi sarei stancato presto.
Promettimi che non lo dimenticherai,qualsiasi cosa accada,non ti lascerò mai,stringerti è tutto ciò che voglio.
Se dico che voglio passare il resto della mia vita con te,probabilmente riderai,ti conosco alla perfezione. Ma puoi crederci, è così. Abituati all'idea che un giorno ti sposerò, e avremo tanti piccoli fusti in giro per casa. Tanti piccoli Anthony. E magari anche qualche dolce Mickeyla.
Perciò smettila di piangere,di stare male per qualcosa per cui non vale la pena stare male e fammi vedere piu' spesso quel meraviglioso sorriso.
Grazie per amarmi come mi ami,per farmi sempre sentire così appagato,così leggero,così felice.
Buon compleanno,amore mio.
Ti amo tanto.
Tuo,
Anthony.
Ps: Asciugati le lacrime e dammi un bacio,rossa! "
Lessi ancora una volta la dolcissima lettera indirizzata alla mia migliore amica,seduta su uno sgabello in casa sua,accanto al forno,da cui improvvisamente usciva fumo nero.
"MIIIIIIIIIIIC!" urlai a squarciagola,alzandomi,evitando per un pelo una bruttissima caduta.
La diciottenne mi raggiunse,mezza nuda e spaventata.
Indicai immediatamente il fumo,e si avvicinò al forno per tirare fuori la teglia di biscotti a forma di stella,che oramai erano bruciati.
"Accidenti! Guarda com'erano venuti bene questa volta!" Si lamentò,toccando le perfette stelle nere. "Avresti potuto controllarli!" Mi accusò,socchiudendo gli occhi.
"Ti ricordo che la sottoscritta non sa neanche accendere un fiammifero! Sarebbe andata anche peggio." La osservai: indossava solo una mutanda nera e una canotta dello stesso colore,che aveva coperto con un maglioncino marrone.
"Avete finito?" Domandai lanciando un'occhiata verso la scala di sopra.
"Shh! Sta zitta! Mia madre sta ancora dormendo." Alzò gli occhi come per provare a captare un qualche rumore.
"Non posso credere che tu abbia fatto rimanere Anthony in camera tua!" Sussurrai ancora scioccata.
"Potevi rimanere a guardarci,ti saresti divertita,ma sei voluta andare via!" Ridacchiò alzando il cestino dei rifiuti e gettando via i biscotti.
"Dammi un sacchetto per il vomito." Le ordinai,tendendo la mano.
Scosse la testa,divertita,e in quel momento,scese dalle scale in punta di piedi Anthony,fortunatamente vestito.
"È un piacere rivederti,Bree" chinò la testa educatamente.
"È un piacere rivedere anche te" afferrò per il braccio la sua fidanzata,circondandole la vita e baciandola con passione.
Mic le afferrò i capelli bruscamente e gli infilò la lingua in bocca con forza,mentre lui le palpava il sedere.
"Miseriaccia,dov'è Luana quando serve!" Esclamai,evitando di guardarli.
Si staccarono appena sentirono il rumore di una porta che al piano di sopra si spalancava.
Wow. Avrò dei poteri nascosti?
Mic accompagnò velocemente Anthony alla porta e dopo avergli dato un altro lungo bacio,lo lasciò andare via.
"Vieni con me" mi trascinò su per le scale e riuscimmo ad entrare in camera prima che Luana ci vedesse.
Mickeyla si avventò sull'armadio, recuperò un pantalone e se lo infilò con rapidità.
Qualcuno bussò alla porta,e quel qualcuno era proprio mamma Ross.
"Avanti" permise Mic sedendosi accanto a me,sul letto completamente all'aria.
Luana entrò,sbarrando gli occhi per la condizione in cui era la camera.
"Che diamine hai combinato qui dentro?! Αh..eccoti..ciao" mi salutò superficialmente con la mano.
"Lotta coi cuscini." Inventò Mic,afferrandone uno e tirandomelo in testa.
"Ahi!" Mi massaggiai il cuoio capelluto.
"Sei così infantile!" La rimproverò sua madre. "Cambia le lenzuola...ma.." annusò l'aria. "Questa è puzza di bruciato?...che hai fatto?!" Sbraitò,voltandosi per scendere le scale.
Mickeyla si alzò per chiudere a chiave la porta.
"Che donna da circo" sbuffò,abbassandosi per recuperare i cuscini.
"Non ci credo che ti abbia regalato un macbook air!" mormorai,indicando con la punta del mento lo scatolo marrone posto sotto al letto.
"Neanch'io" sussurrò Mic eccitata,battendo le mani. "Come faccio a non amarlo?"alzò gli occhi al cielo.
"Seh" mi alzai da quell'insieme di coperte intricate,disgustata."Fate schifo"
La colpevole sorrise,appoggiandosi le mani in vita. "Lo so,sono finalmente appagata" dichiarò.
"Sono felice per te,ma non ti aiuterò a rimetterlo apposto" indicai ancora l'oggetto sconosciuto.
Sospirò. "E va bene." Tolse le coperte e il lenzuolo,gettandole per terra,poi afferrò un cuscino e iniziò a sfilare una federa.
"Adesso mi dici cos'è realmente successo con Alex?"
"Nulla,ieri non mi ha inviato neanche un SMS."
Mickeyla mi fissò stupita,e forse anche un po' delusa.
Alzai le spalle,per dirle 'che posso farci?'
Come per magia,il telefono cominciò a vibrarmi nella tasca.
Mic si voltò,sorridendo,incitandomi a prenderlo,sfilando la seconda federa.
Alzai gli occhi al cielo quando mi infilai la mano in tasca e recuperai l'apparecchio.
"Rispondi,idiota!" La mia migliore amica mi tirò un cuscino in piena faccia.
"Vacci piano,è mia madre!" Glielo lanciai a mia volta.
"Che palle" borbottò. "Cosa vuole?"
"Che torni..mio padre è qui fuori" Risposi leggendo ancora una volta l'ultimo messaggio.
Mi alzai per abbracciare la ninfomane,posai la testa sulla sua spalla.
"Mi aiuteresti ancora contro di lui vero?" Le sussurrai.
Mickeyla si allontanò da me di scatto e mi scrutò con occhio esperto.
"Ne hai ancora intenzione?" Mi chiese.
Sorrisi sfacciatamente,mentre mi dirigevo verso la porta.
"Certo che si! Non sarà mica un bacio a farmi cambiare idea!" Girai la chiave due volte verso destra e calai la maniglia,pronta ad uscire.
"Allora? Ci stai o no?"
Quando lei annuii,scesi rapidamente le scale e salutai Luana,per poi entrare in auto con papà e tornare a casa.
-
"Non c'è nessuno tel'ho gia' detto! Le luci sono spente" assicurai alla mia migliore amica,per la cinquantaquattr'esima volta.
"Proprio per questo! Se non c'è lui il motorino non ci sara' sicuramente!"
"Devo tentare.." mormorai decisa.
"Okay..sono sull'autobus" mi rispose,scettica.
"Hai portato le mazza da baseball?"
"Si! Si! Ci vediamo tra un pó" mi salutò,prima di riattaccare.
'Nell'angolo che precede la scuola di Breanna'.
'Nell'angolo che precede la scuola di Breanna'.
'Nell'angolo che precede la scuola di Breanna'.
Le sue parole rimbalzavano sulle pareti della mia mente di continuo,quando,indossando un cappotto di pelliccia nera e un cappello dello stesso colore,con la schiena schiacciata pesantemente contro un palo della luce,attendevo l'arrivo della mia socia.
La casetta di Ortiz non era niente male,il giardino era curato bene,le pareti esteriori erano blu cobalto,e dopo tre scalini,dinanzi alla porta c'era persino uno zerbino giallo limone su cui c'era scritto "WELCOME!".
'Benvenuti all'inferno' precisai mentalmente,quando una figura incappucciata si avvicinò a me nell'ombra,correndo.
Urlai e mi coprii il volto,in preda al terrore.
"Sei matta?! Mi hai fatto prendere un colpo! Idiota!" Esclamai,tirando uno schiaffo sul braccio a Mickeyla,dopo averla sentita ridere di gusto.
"Sei sempre stata una tale cagasotto! Non so come sia possibile che l'idea sia stata tua!" Rispose,chinandosi il cappuccio nero sulle spalle.
"Ti ho stupita?" Domandai,squadrandola da capo a piedi. "Mi hai spaventata,sembravi -A"
Mic mi fisso' con aria interrogativa.
Scossi la testa. "Lascia perdere,andiamo"
Ci avvicinammo a tentoni verso il garage,su cui in alto a sinistra troneggiava un apparecchio,tipo calcolatrice,evidentemente bisognava inserire un codice.
"Perfetto,ora dobbiamo solo premere i numeri giusti" annunciai,strofinandomi maleficamente le mani.
"Ma non mi dire"borbottò la mia miserabile socia,sedendosi su uno degli scalini. "Sapevo che era inutile" si appoggiò le mani alle ginocchia,sbuffando.
"Che palle! Non credevo potesse permettersi un garage!" Confessai stringendo le mani a pugno fino a far sbiancare le dita. "E poi è venerdì sera,e da queste parti c'è una sala giochi..e lui potrebbe....."
In quell'istante,sentimmo da lontano il rumore di un motore: i due fari lucenti spiccavano nel buio,mentre la costosissima auto scura di due sere fa si avvicinava a noi.
"Merda" ebbi il tempo di sussurrare,prima che Mic mi prese per il cappotto e mi trascinò tra i cespugli li accanto,tenendomi una mano sulla bocca.
L'auto si fermò per un secondo davanti alla porta del garage,sentii lo sbattere di due portiere e alzai lo sguardo verso i due misteriosi uomini.
Uno dei due era Alexander,indossava un jeans strappato sulle ginocchia e un maglioncino color cobalto,che al sole,sarebbe risultato perfetto coi suoi occhi.
L'altro,invece,non mi era neanche lontanamente familiare. Indossava un berretto storto scuro,era abbastanza grassottello,aveva una maglia che gli andava decisamente stretta e che,di conseguenza,gli lasciava scoperta la pelle sotto l'ombelico.
Il tizio in questione,si avvicinò ad Alex e lo prese con forza per il collo del maglione.
"Stammi bene a sentire" sussurrò. La sua voce era doppia e rauca,ma talmente riconoscibile che sentii perfettamente le sue parole. "Tu devi stare molto,molto attento. Lo sai che succede se non lo fai vero piccolo Ortiz?" La sua presa si fece piu' salda. Per un attino mi chiesi se Alex non stesse soffocando.
"Lasciami,Larry!" riuscì a dire velocemente.
Larry lo lasciò andare di colpo,per poi tirargli uno schiaffo sulla guancia sinistra. "Ti è chiaro o devo ripetertelo?" Domandò,vagamente divertito.
Fissai sbalordita la mia migliore amica,scoprendo che aveva la mia stessa identica espressione: occhi sbarrati e bocca socchiusa.
Non avevo mai pensato ad Alex come al tipo che si lascia picchiare o a quello che si fa mettere i piedi in testa; mi era sempre stato palese che fosse di un carattere forte,le cui debolezze sono ben nascoste. Ma in quell'istante,mi apparve solo inerme,un povero ragazzo incapace di reagire alle prepotenze di un bullo.
Annuì allo sconosciuto,che si sistemo meglio il cappello su quella testa tonda.
"Ho capito,puoi andartene" rispose,e prima che potesse aggiungere altro, Larry cominciò a camminare lungo la strada. Lo guardò sparire dietro un angolo,e poi sospirò,sollevato. Si avvicinò alla porta biancastra del garage per digitare i quattro numeri: 1...5...7..
Si guardò attorno,come se avesse ancora paura che quel cicciottello lo stesse spiando,poi premette il 9 e lasciò che la porta si alzasse lentamente.
Entrò a passo svelto,dai cespugli e di profilo si riuscivano a scorgere diverse cianfrusaglie:gomme di riserva,scope,vecchi specchietti,pile di nastro adesivo.
Solo qualche secondo Alex uscì: in mano non aveva nulla,in compenso aveva indossato un cappotto e ne accarezzava un punto preciso,più giù rispetto al cuore doveva esserci qualcosa.
Aprì la portiera ed entrò in auto,girò la chiave,facendola partire,e sfrecciò via.
Mickeyla si tirò sù in un attimo,scrollandosi di dosso le foglie attaccate alla felpa.
"Wow.." feci,quando mi alzai anch'io.
"Chi diavolo era quello?!" sussurrò la mia socia,sconvolta quasi quanto me.
Scossi la testa,fissando il punto in cui era scomparsa l'auto di Alex,impassibile.
"Allora? Che si fa?" Domandò,mettendomi una mano sulla spalla.
Restai immobile. Dovevo farlo? Certo che dovevo,se lo meritava. Tuttavia,ciò che era successo mi aveva fatto riflettere,avevo provato tanta pena per lui.
"Non vuoi più farlo eh?" Mic mi sorrise,quando mi voltai nuovamente verso la casa color cielo.
"C-certo che voglio,posso..posso solo essere felice che quel tipo l'abbia schiaffeggiato!" Balbettai incerta,stringendomi le spalle con le braccia.
"Mmh.." annuii lei,sorridendo sempre più intensamente. "Muori dalla voglia" commentò indicando la mia mano sul lobo,mentre la fissavo ad occhi socchiusi.
Ringhiai."Ah!" E mi avvicinai alla porta del garage per digitare i quattro numeri esatti. Quando si alzò,riuscii a vedere lo spazio per bene: il motorino giaceva parcheggiato in fondo a destra,e esattamente come l'avevo immaginato,quel luogo era strapieno di oggetti messi a casaccio e buttati lì. Da una cesta di palloni bucati a un sacco di caschi rotti o rovinati.
Improvvisai un sorrisetto malizioso e mi avvicinai alla mia migliore amica,che continuava a guardarmi divertita,per sfilarle di mano la mazza da baseball.
"Da qua'.." l'afferrai saldamente tra le mani e raggiunsi la moto. "Guarda e impara" le consigliai,prima di colpire il primo specchietto,facendo crollare i pezzi di vetro a terra.
"Oh cazzo..Bree.." Mickeyla mise la mani in avanti,come per calmare la psicopatica che c'era in me.
Ma non riuscì a dire altro,perché risuonò nuovamente il rumore del vetro spaccato,mentre i pezzi del secondo specchietti affiancavano i primi.
Lì,gettato per terra c'era un coltellino,lo presi tra le mani con cautela e lo avvicinai alle ruote.
"Sono venuta qui per questo,Mic! Se non vuoi darmi una mano va via" dissi,infilandolo nella gomma,cercando disperatamente di tagliarla,mentre si sgonfiava.
"Potremmo finire nei guai!" Ribatté,screpolandosi nervosamente le mani sul pantalone.
"Per cosa? Per aver dato una lezione ad un bastardo?" Chiesi,infilando il coltellino nella seconda ruota,facendo lo stesso.
"Senti può bastare" sussurrò l'incappucciata,tesa come una corda di violino. "Ho capito,riesci a farlo"ammise.
"Ho quasi finito" le assicurai, graffiando con la lama tutto il lato destro della moto,3 o 4 volte. Lunghe linee bianche che rappresentavano la mia gloria. Ne feci 3 o 4 anche sul lato destro e rigettai il coltellino per terra.
Presi a calci il davanti del motorino con le scarpe,mettendoci tutta la forza e la rabbia che avevo dentro. 'Colpisci,coraggio! Se lo merita!' Mi ripetevo in testa prima di ogni colpo.
"È strano che non suoni l'.." ma Mic noj fece in tempo a dir nulla,che un suono assordante si diffuse per il garage.
"Antifurto?" Conclusi per lei,mentre raccoglievo la mazza e la raggiungevo fuori.
"Tel'avevo detto!' Mi ricordò sfacciatamente,mentre correvamo verso la fine della strada,pregando il signore che nessuno dei pochi vicini di Ortiz ci avrebbe viste in faccia.
Si sentirono alcuni fischi,che si dissolsero quando svoltammo l'angolo e ci nascondemmo dietro ad un albero per riprendere il fiato che ci mancava.
"Non è bastato..avrei dovuto...avrei dovuto spaccarglielo in due" mi abbassai sulle ginocchia,respirando a fatica.
"Sei impazzita? Abbiamo rischiato grosso. E comunque è strano che l'antifurto non sia suonato prima..pensavo che dopo una botta saremmo fuggite" rimasi totalmente sbalordita dalla voce che aveva Mickeyla,aveva corso anche più veloce di me eppure parlava normalmente.
"Okay,Wonderwoman,portami a casa" la supplicai allungando le braccia. Mi prese in spalla e ricominciammo a camminare,mentre tre domande si insinuavano nella mia mente:
Chi era quel tipo?
Cosa aveva a che fare con Alex?
E soprattutto,dove era andato?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2715612