Hurricane.

di amolefossette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goodbye ***
Capitolo 2: *** Bad memories. ***
Capitolo 3: *** Savior. ***
Capitolo 4: *** Bet. ***
Capitolo 5: *** She's having fun. ***
Capitolo 6: *** This kiss. ***
Capitolo 7: *** First day. ***
Capitolo 8: *** The Burrow ***
Capitolo 9: *** I'm sorry. ***
Capitolo 10: *** The Weasleys. ***
Capitolo 11: *** Impossible. ***
Capitolo 12: *** Closer. ***
Capitolo 13: *** Surprise. ***
Capitolo 14: *** To take care. ***
Capitolo 15: *** The truth. ***
Capitolo 16: *** Free. ***
Capitolo 17: *** May day. ***
Capitolo 18: *** Realize. ***
Capitolo 19: *** The last choice. ***



Capitolo 1
*** Goodbye ***


-- Ti prego! Non puoi farmi questo!
Cheyenne continuava a cercare di convincere la matrigna anche il giorno della partenza; saltellava su e giù per casa tentando di attirare l’attenzione di un’indaffaratissima donna intenta a raccogliere le ultime cose, a dire il vero la scena era ridicola: una ragazza di diciassette anni che, nervosamente, si lamenta e chiede di restare.
Effettivamente le cose stavano così: Cheyenne era una ragazza dai lunghissimi capelli castani, aveva qualche sfumatura dorata assolutamente naturale. Gli occhi, di dimensioni notevolmente grandi, erano di un nocciola caldo e luminoso, aveva il naso piccolo e perfetto mentre le labbra erano sottili e rosee. La cosa che ella stessa preferiva del suo corpo era certamente il colore della pelle, un dorato scuro ma non troppo, che la faceva sembrare costantemente abbronzata. Per il resto, non dava troppa importanza né alle sue curve (che venivano spesso definite ‘al punto giusto’), ne alla sua altezza che sfiorava il metro e settantotto. Nel complesso Cheyenne era una ragazza bellissima, anche se il suo viso così angelico saltava all’occhio più del corpo equilibrato.
Riuscite a figurarvi la ragazza che ho descritto? Bene, ora immaginatela che indossa un jeans attillato scuro, un maglione rosso con scollatura a cuore e un paio di converse nere; i capelli lunghissimi legati in un’elegante treccia e il viso completamente struccato.
Un bell’effetto? Sicuramente no, dato che la ragazza in questione non faceva che piangere e starsene nervosamente alle spalle della donna.
Il motivo del suo rancore era dovuto all’ imminente partenza; la donna  in questione, il cui nome era Adele e che avrebbe a breve compiuto trent’anni , era la tutrice legale di Cheyenne.
La ragazza era stata adottata, ben dieci anni prima, da un’anziana e buona signora che l’aveva tenuta con sé fino alla sua morte, risalente all’anno precedente. Una volta morta la donna, Cheyenne, non avendo famiglia, era stata affidata alla figlia, Adele, che detestava la ragazzina con tutto il cuore. Dopo aver vissuto entrambe per un anno a Los Angeles (luogo che Cheyenne adorava e in cui era stata cresciuta dalla vecchina), Adele aveva deciso di tornare a casa sua, a Londra. Aveva dato la notizia alla ragazza la mattina stessa e, dopo qualche ora, era lì a raccogliere tutte le sue cose dato che il volo sarebbe stato tre ore dopo. Cheyenne, distrutta dalla notizia di lasciare i suoi amici e la sua casa, aveva tentato di ribellarsi annunciando che non sarebbe partita ma, dopo un’ora di proteste inascoltate, era stata costretta a tirare fuori il suo bagaglio e a ficcarci dentro tutto quello che poteva.
-- Come faccio con la scuola?
Chiese tra le lacrime Cheyenne.
-- Il trimestre inizia tra tre giorni, ti ho già iscritta.
Rispose bruscamente Adele, continuando a raccogliere le sue cose.
-- Ti prego Adele, lasciami almeno finire l’ann…
-- Smettila di piagnucolare, mocciosa. Piuttosto raccogli quello che puoi che il resto ce lo faremo spedire. Odio questa città e odio te, non vedo l’ora di essere a casa mia. E ritieniti fortunata che non ti lascio qui a marcire da sola.
Con queste parole Cheyenne era stata zittita,  non che si fosse offesa (se l’era sentito dire molte volte), ma aveva capito che era una battaglia persa. Così si era data da fare e, nel giro di due ora, aveva messo in valigia la maggior parte dei suoi vestiti e delle sue scarpe, i suoi CD, i suoi cosmetici e accessori personali e la cosa a cui teneva di più: i suoi libri. Cheyenne amava leggere più di ogni altra cosa, era la sua passione e il suo modo per rifugiarsi dal dolore causato dalla morte della donna che l’aveva adottata.
-- Il taxi è qui, muoviti!
Adele la chiamò dal piano inferiore; Cheyenne, con le lacrime agli occhi,era scesa, ma non prima di aver preso tre foto dal suo cassetto: una raffigurante i suoi genitori naturali quando erano ancora in vita, sorridenti e allegri che reggevano un fagotto che sarebbe diventata la ragazza con le lacrime agli occhi che quel giorno stava osservando la foto; una che mostrava una felicissima Cheyenne in compagnia dei suoi due migliori amici (Isabel e Matt), e una che mostrava la vecchina che tanto l’aveva amata che la sorreggeva a soli dodici anni. Quando si chiuse in macchina, dopo che i bagagli furono sistemati nel porta bagagli, si lasciò andare ad un pianto silenzioso.
-- Non vedevo l’ora di lasciare questa catapecchia che tu e mia madre chiamate ‘casa’.
Con queste ultime, sprezzanti parole da parte di Adele la casa dell’infanzia di Cheyenne era sparì in un baleno. La ragazza, in lacrime, prese il suo cellulare e mandò un massaggio ai suoi amici in cui spiegava tutto. Appena furono all’aeroporto, Cheyenne afferrò le sue due valigie e seguì Adele verso il banco del check-in.
--Cheyenne!
Mentre stava imbarcando la sua seconda valigia si sentì chiamare da una voce che ben conosceva; Matt era di fronte a lei e c’era anche Isabel. Senza pensarci due volte lasciò la sua valigia e corse verso i suoi amici: i tre si abbracciarono a lungo e, perfino Matt che non piangeva mai, si lasciò sfuggire una lacrima.
-- E’ una persona orribile, come può farti questo? Da un giorno all’altro poi!
Disse Isabel riferendosi ad Adele, che nel frattempo si stava occupando dei bagagli.
-- Crede che lei lo sapesse da giorni, ci prova gusto a farti soffrire.
Sentenziò Matt con una freddezza che non sembrava appartenere al ragazzo simpatico che era.
-- Muoviti, saluta questi due e vieni. Finalmente lasciamo questo schifo di posto.
Adele distrusse l’atmosfera che si era creata tra i tre amici con queste semplici parole. Matt sembrò sul punto di saltarle addosso, mentre Isabel trattenne a stento un’imprecazione; Cheyenne, abituata a quel maltrattamento psicologico, sospirò e si girò verso la matrigna annuendo.
-- Vi voglio bene, fatevi sentire e non vi scordate di me.
Concluse Cheyenne lasciandosi andare alle lacrime e abbracciò i suoi amici.
-- Non potremmo mai.
Disse Isabel con voce rotta, i tre si lasciarono solo quando Cheyenne entrò nella parte riservata alle partenze. Una volta lì si rese conto di essere sola con Adele, un’angoscia la invase da cima a fondo: è così che sarebbe stato? Sola con lei, senza amici, in una città sconosciuta. Cosa l’avrebbe salvata? Nulla! Come poteva uscirne? Non sarebbe stata ‘vita’.
Tanto era presa dal disperato tentativo di non pensarci che non si accorse che Adele si era alzata e avviata verso la porta d’imbarco.
-- Muoviti, idiota!
Le aveva urlato con voce seccata la matrigna; Cheyenne si era alzata, aveva asciugato le lacrime e, prendendo la sua borsa, si era avviata verso l’imbarco. Una volta salita sull’aereo si era seduta accanto al finestrino, alla sua destra c’era Adele. Avevano appena allacciato le cinture quando iniziarono a sfrecciare sulla pista e, un attimo dopo, l’unica cosa visibile era una distesa di candide nuvole.
-- Non disturbarmi fino all’arrivo, non m’interessa se stai crepando o roba del genere. Devo riposare.
Disse Adele con tale disprezzo nella voce da stupire anche Cheyenne e, subito dopo, si addormentò. La ragazza, invece, si mise a sentire musica e non chiuse occhi per tutto il viaggio. Non riuscì a leggere nemmeno una pagina del libro che si era portata, tanto era inquieta.
Ora, una cosa va messa in chiaro; da quello che sto raccontando, si può quasi pensare che Cheyenne fosse una ragazza lamentosa o debole, niente affatto! Cheyenne era una ragazza estremamente forte, dal carattere deciso e una personalità così chiara da saltare subito all’occhio. Non si lasciava trascinare dagli altri, aveva idee tutte sue. Non era nemmeno altezzosa o presuntuosa anzi, era fin troppo buona. La parte più bella del suo carattere era sicuramente il suo essere così socievole e solare, il saper riconoscere quando è il momento di parlare e quando quello di starsene zitti e il suo essere così estremamente empatica. Si deve anche sottolineare il fatto che era dotata di un’immensa pazienza, non poteva essere altrimenti dopo aver trascorso un anno in compagnia di Adele.
Chiarito quanto bella sia la personalità di Cheyenne possiamo tornare alla vicenda;
Dopo ben undici ore di volo una voce metallica annunciò che era ormai ora di allacciarsi le cinture e prepararsi all’atterraggio. Cheyenne si allacciò la cintura e cercò di svegliare Adele.
-- Che diavolo vuoi?
Le chiese  la matrigna togliendosi la mascherina da notte con un gesto nervoso.
-- Stiamo atterrando.
Disse Cheyenne con tanta calma che non si direbbe che era stata appena attaccata bruscamente; Adele si rilassò e allacciò la cintura, felice e pronta per l’atterraggio. Dopo dieci minuti scesero dall’aereo, erano le quattro del pomeriggio, subito si diressero verso il nastro trasportatore. Presi anche i bagagli le due si avviarono verso l’uscita, lì un’ auto sportiva rossa le aspettava.
-- A casa mia Ronald, presto. A Notting Hill.
Squittì Adele, l’autista annuì e partì velocemente. Nel giro di poco più di mezz’ora si fermarono d’avanti ad una grossa villa molto rustica, circondata da un giardino in fiore. Il venticello gelido di marzo sferzava il viso di Cheyenne e le faceva lacrimare gli occhi, avrebbe sempre ricordato l’inverno del 1997 come il più freddo di sempre, e anche la primavera a quanto sembrava. Non appena l’auto si fermò le valigie furono scaricate e portate di sopra; all’interno la casa era ancora più bella che all’esterno: calda, accogliente, particolare e luminosa. ‘E’ una persona orribile ma ha gusti notevoli’, pensò Cheyenne entrando.
-- Seconda porta a destra, terzo piano. E’ camera tua anche se ci sarebbe dovuta stare la mia migliore amica, vai e restaci.
Disse Adele e andò verso il secondo paino; Cheyenne si tolse sciarpa e giacca e corse di sopra, le sue valigie erano all’angolo destro di una camera abbastanza grande: le pareti erano di un caldo beige, il letto era grande e ricoperto da una trapunta colorata e i mobili sembravano quasi inutilizzati. Cheyenne si avviò verso il balcone e lo spalancò; per la prima volta da quando la giornata era iniziata, i suoi occhi vedevano qualcosa che le piaceva: tutto era diverso a Londra.

*spazio autrice*
allora, salve ragazze e, se ce ne sono, ragazzi. era da un sacco di tempo che avevo in mente un progetto del genere perchè amo tantissimo il personaggio di fred, quindi eccomi qui. cercherò di essere il più puntuale e continua possibile nell'aggiornare e spero di riuscire a farcela nonostante la scuola, i compiti e impegni vari. se il progetto vi piace fatemelo sapere su twitter (sono @amolefossette ) oppure in un recensione.
un bacio e a presto c:

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Capitolo 2
*** Bad memories. ***


Non appena Cheyenne uscì sul balcone per affacciarsi notò che il cielo era di un grigio scuro e cupo, le nuvole formavano una specie di cappa che impediva agli ultimi raggi del sole di penetrarle. ‘Bene’ pensò Cheyenne ‘qui a Londra fa ancora più freddo che a Los Angeles’.
Dopo essere rientrata, Cheyenne si mise a disfare le valigie e iniziò a sistemare tutto ciò che poteva negli armadi e nei cassetti.
-- Io esco, non fare danni.
Adele spalancò bruscamente la porta della sua camera facendola sussultare e andò via con la stessa velocità con cui era entrata. Cheyenne sospirò e continuò a mettere a posto le sue cose; quando ebbe finito nascose le valigie dietro una tenda, si fece una doccia e si lasciò cadere sul letto indossando solo l’accappatoio. Prese il cellulare e ascoltò la segreteria telefonica, nessun messaggio. Dopo essere rimasta un po’ stesa decise di non piangersi addosso e di non lasciarsi buttare giù, avrebbe fatto un giro in città, tanto per dare un’occhiata; così si alzò, s’infilò un paio di jeans, delle scarpe e un felpone colorato, mise alcune sterline e il suo cellulare in una borsa e scese di sotto. Arrivata al piano inferiore vide una serie di camerieri intenti a pulire e a rassettare, aveva sempre saputo che Adele fosse una donna ricca ma non avrebbe mai immaginato quanto. Salutò la servitù e questi le sorrisero, poi uscì. Faceva indubbiamente freddo ma, per fortuna, si era ben coperta aggiungendo anche una sciarpa.  Camminò abbastanza a lungo prima di iniziare a non sentire più le dita delle mani, così s’infilò in un bar e si sedette al tavolo; ordinò una cioccolata calda e la mandò giù lentamente, il calore della bevanda e quello del locale la riscaldarono un po’ mentre si godeva il movimento che c’era a Londra: gente di ogni età passeggiava avanti e indietro, indaffarati e apparentemente talmente di fretta da non accorgersi nemmeno che era venerdì e cioè che il giorno dopo avrebbero avuto il meritato riposo. Dopo aver mandato giù tutta la cioccolata, Cheyenne si alzò e pagò. Appena uscì dal locale si diresse verso un negozio d’abbigliamento e comprò un paio di guanti doppi e caldi, l’infilò e continuò a camminare. Attraversò quasi tutto il quartiere prima di fermarsi di scatto dopo aver sentito le prime gocce di pioggia. Corse verso una stradina laterale e si rifugiò sotto un capannone deserto, riusciva a vedere la strada principale e questo la tranquillizzò, si sedette su uno sgabello abbandonato e aspettò che la pioggia, che ormai scrosciava rumorosa, si calmasse. Dopo circa dieci minuti iniziò a spiovere eppure il freddo sembrava aumentare velocemente, ad un certo punto a Cheyenne sembrò di riuscire a sentire il rumore delle goccioline che si solidificano, diventando ghiaccio.
Dal momento che il freddo non faceva che aumentare, Cheyenne si alzò con l’intenzione di tornare a casa ma, non appena fu in piedi, fu costretta a sedersi di nuovo; una figura scura e incappucciata stava avanzando verso di lei lentamente. Tutto ciò che Cheyenne riuscì a distinguere fu un’orrida mano scheletrica ricoperta da croste e un mantello che penzolava senza lasciare scoperti i piedi. Si costrinse a chiudere gli occhi mentre i suoi peggiori ricordi le riaffioravano alla mente: il giorno in cui le dissero che i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto, il periodo triste all’orfanotrofio, la sua solitudine, tutte le persone che passavano e sembravano quasi essersi affezionati a lei e poi non l’adottavano, la morte della donna che l’aveva cresciuta… la figura ormai  era di fronte a lei, con la bocca spalancata le si avvicinò e la sua vista si appannò, dopo si sentì come se avesse perso un pezzo della sua felicità, perso per sempre. Si sentì stanca e straziata ma, prima di cedere del tutto, intravide una luce forte e argentea che spazzava via la figura sinistra. Appena l’essere oscuro scomparve furono pronunciate parole mai sentite prima da una voce altrettanto sconosciuta.
-- Oblivion!
Un secondo dopo Cheyenne si sentì come svuotata e le sembrò di galleggiare per qualche secondo prima di tornare nella vita reale.
 Un secondo dopo una testa rossa  e un paio di grandi occhi azzurri gli furono d’avanti, divennero sempre più sfocati, poi svenne.

*spazio autrice*
so che è corto, lo so, ma dovevo interromperlo per forza qui lol. comunque grazie per le tante visualizzazioni, nonostante non abbia avuto recensioni sono cumunque molto soddisfatta c: un bacio e apresto.

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Capitolo 3
*** Savior. ***


Quando Cheyenne si risvegliò si ritrovò stesa su un letto morbido ed estremamente grande. Appena aprì gli occhi si stiracchiò; guardandosi intorno si rese conto di non trovarsi in un posto a lei conosciuto, così scattò in piedi. La stanza era estremamente accogliente e calda, non sembrava una normale camera da letto, ma bensì quella di un hotel. C’era anche un buon odore di pulito e poco abitato, come se tutto fosse nuovo e pressoché inutilizzato. Cheyenne si accarezzò la testa, non sentiva alcun dolore ma si sentiva abbastanza stordita. Provò e riprovò per oltre dieci minuti a capire il motivo per il quale era lì e, l’unica cosa che ricordò, era che qualcosa l’aveva attaccata, forse un animale e qualcuno l’aveva aiutata. Il perché fosse svenuta non riusciva a spiegarselo, ma lasciò correre non appena fu attirata da ciò che vide oltre la finestra. Si affacciò al balcone e notò che era ormai tardi, una pallida luna illuminava le strade di Londra e i suoi sospetti erano fondati: si trovava in un hotel, ad un piano parecchio alto. ‘Adele mi ucciderà’, pensò la ragazza che si precipitò di nuovo verso il letto. Prese la sua borsa in fretta e furia e si rimise sciarpa e cappotto. Non appena spalancò la porta si ritrovò in un’altra stanza; questa somigliava tanto ad un salotto in miniatura, c’era anche un tavolo e un divanetto e, seduto su una poltroncina colorata, c’era un ragazzo dai capelli rossissimi e gli occhi di un bell’azzurro splendente. Appena Cheyenne lo vide spalancò la bocca e lasciò cadere la borsa, non ci stava capendo più nulla.
-- Ti sei svegliata finalmente.
Il ragazzo si alzò e le andò in contro con un gran bel sorriso. Cheyenne rimase immobile.
-- Come ti senti?
Le chiese premurosamente il rosso, la ragazza boccheggiò prima di rispondere.
-- Bene, ma perché sono qui?
Chiese innocentemente Cheyenne, il ragazzo le sorride nuovamente.
-- Un cane abbastanza grosso ti ha attaccata e io ti ho aiutata, sei svenuta.
Si pavoneggiò il ragazzo, Cheyenne si accarezzò la fronte e decise di credere a quell’ipotesi.
-- Oh, ehm, grazie.
Riuscì a dire la ragazza e il rosso le sorriso ancora, stavolta con più fascino.
-- Come ti chiami?
Le chiese con aria serena, Cheyenne non potè fare a meno di arrossire.
-- Cheyenne.
Rispose timidamente e il ragazzo sembrò stupito.
-- E’ un nome insolito, bellissimo ma insolito.
Le disse il rosso e lei sorrise timidamente.
-- E tu?
Gli chiese Cheyenne raccogliendo il coraggio, era sempre stata fin troppo timida.
-- Fred.
Rispose il ragazzo con un’aria divertita.
-- Bhè, ti ringrazio molto, ma ora devo andare.
Disse cortesemente Cheyenne e raccolse la sua borsa. Mentre si avviava verso l’uscita Fred le prese una mano e la trattenne.
-- Posso riaccompagnarti, dove abiti?
Le chiese Fred; fu allora che Cheyenne si accorse di non avere la più pallida idea di dove si trovava né di come ritrovare la strada di casa, così decise di accettare l’offerta.
-- Sto a Notting Hill.
Rispose Cheyenne e Fred annuì.
-- Possiamo arrivarci in dieci minuti a piedi, andiamo.
Disse il ragazzo e la prese per mano, trascinandola verso l’ascensore. Quando si ritrovarono soli nell’abitacolo minuscolo entrambi si osservavano a scatti; Fred non potè fare a meno di notare che Cheyenne era una ragazza davvero bella; non una di quelle bellezze comuni, da occhi azzurri e capelli biondi, ma bensì una bellezza unica nel suo genere e poco convenzionale. Dal suo canto Cheyenne continuava a pensare all’ intensità degli occhi di Fred, e al suo sorriso contagioso. Arrivati di sotto entrambi si avviarono verso l’uscita e cominciarono a camminare sotto il freddo e limpido cielo di marzo.
-- Tu vivi qui?
Chiese Cheyenne indicando l’hotel, Fred scosse la testa.
-- Alloggio qui una settimana per affari.
Rispose orgoglioso il ragazzo, Cheyenne sorrise.
-- Che tipo di affari?
Domandò la ragazza, incuriosita.
-- Posseggo un negozio di scherzi, e sono qui per alcuni rifornimenti e vendite.
Spiegò Fred velocemente e Cheyenne si meravigliò.
-- Quanti anni hai?
Gli chiese sincera, Fred ridacchiò.
- Diciannove, e tu?
Rispose e poi gli pose la stessa domanda.
-- Diciassette.
Rispose Cheyenne arrossendo lievemente, anche se il pallore del suo viso, dovuto al freddo, lo faceva sembrare molto peggio di quel che era; Fred sorrise notandolo, la trovò adorabile.
-- Non sei di qui, vero?
Gli chiese poi Fred, Cheyenne scosse la testa.
-- Sono arrivata oggi da Los Angeles.
Rispose lei e Fred spalancò la bocca.
-- Wow, deve essere bellissima!
Disse Fred allegramente, Cheyenne sorrise malinconicamente al ricordo della sua città.
-- Si, lo è.
Confermò e Fred sorrise.
-- Siamo arrivati.
Disse ancora Cheyenne indicando la sua casa, Fred si fermò di scatto.
-- Grazie per avermi accompagnata, e salvata.
Disse Cheyenne ridacchiando, Fred si chinò per darle un bacio sulla guancia.
-- Figurati, ci si vede in giro.
Detto ciò la salutò e sparì nel buio.
Quando Cheyenne tornò dentro, cercando di fare il minimo rumore, corse in camera sua. S’infilò il pigiama in poco tempo e scavò nella sua borsa alla ricerca del cellulare. Dopo aver cercato per almeno un buon quarto d’ora dovette accettare l’idea di averlo dimenticato all’hotel. Si gettò sul letto con un senso di dispiacere e s’infilò sotto le coperte.
Dopo averci pensato per un po’ si rese conto che avrebbe dovuto per forza rivedere il ragazzo dagli occhi azzurri e le sua guancie assunsero lo stesso colore dei capelli di Fred; poi si addormentò.

*spazio autrice*
ecco il terzo, fatemi sapere se vi apice c: un bacio e a presto!

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Capitolo 4
*** Bet. ***


Quando Cheyenne si svegliò un raggio di sole filtrava attraverso le finestre rendendo visibili i piccoli acari di polvere. La ragazza si stiracchiò e si tirò su, sbadigliò e scostò le coperte scendendo dal letto. Non appena fu in bagno si guardò allo specchio e le tornò in mente il sorriso di Fred, non riuscì a fare a meno di sorride a sua volta. Si lavò velocemente e uscì dal bagno, vista l’esperienza del giorno prima decise di coprirsi per bene; scelse un maglione di lana colorato, una felpa nera, dei jeans e degli stivaletti imbottiti. Prima di scendere rifece il proprio letto e prese la sua borsa.
-- La principessa si è alzata!
Disse Adele con fare antipatico e Cheyenne decise di non risponderle affatto, prese invece una mela e la addentò, era gelida ma dolce e succosa.
-- La prossima volta che decidi di ritirarti in piena notte evita di fare rumore.
Aggiunse con tono secco Adele, Cheyenne si voltò e la guardò, aveva l’aria seccata e stanca.
-- Mi dispiace di averti svegliata.
Disse la ragazza finendo la mela e gettando il torsolo nella pattumiera, Adele rise senza gioia.
-- Dispiace anche a me.
Concluse in tono annoiato e si alzò, prese il cappotto e uscì senza aggiungere altro. Cheyenne prese la sciarpa, mise i guanti e, dopo aver preso le chiavi, uscì a sua volta. L’aria era, se possibile, più fredda della sera prima; il cielo era di nuovo coperto da nuvole dense e grigie e, guardandole, Cheyenne provò un brivido. ‘Ok, devo cercare di conoscere un po’ la zona’, pensò la ragazza e iniziò a camminare studiando i nomi delle vie e dei vari quartieri. Dopo un bel tratto a piedi si ritrovò nella piazzetta della sera precedente e così decise di fermarsi a fare colazione da qualche parte. Una sala thè attirò la sua attenzione e ci si infilò dentro velocemente; il caldo improvviso la fece sorridere e la spinse a togliere i guanti, si sedette ad un tavolino e diede uno sguardo al menù. Non appena iniziò a leggerlo qualcuno le appoggiò una mano sulla spalla, alzò la testa e una ragazza dai capelli neri e lunghissimi la guardava sorridendo.
-- Scusa se ti disturbo, ma ho fatto una scommessa con i miei amici.
Disse gentilmente la ragazza e indicò un gruppo di ragazzi seduti due tavoli più vanti.
-- Loro dicono che sei spagnola, io credo che tu sia australiana, chi ha ragione?
Chiese la ragazza sorridendo, Cheyenne rise.
-- Nessun dei due, vengo da Los Angeles.
Disse e guardò la ragazza, che aveva uno sguardo sorpreso.
-- Figo!
Disse sorridendo e Cheyenne rise.
-- Se sola?
Le chiese poi osservando il posto vuoto di fronte a lei, Cheyenne annuì.
-- Vieni dai.
Le disse invitandola ad alzarsi, Cheyenne si alzò, prese la borsa e la seguì al tavolo.
-- Ragazzi, abbiamo perso tutti, è americana.
Disse la ragazza mora fermandosi avanti ai suoi amici e questi sbuffarono sorridendo.
-- Come ti chiami?
Le chiese sorridendo un ragazzo del gruppo; era biondo e con profondi occhi neri, le sopracciglia folte e la carnagione chiarissima, aveva un bel sorriso amichevole.
-- Cheyenne.
Disse timidamente la ragazza.
-- Oddio, hai un nome stupendo!
Disse un’altra ragazza seduta in fondo al tavolo, era di colore e con occhi verdi e accesi, il viso incorniciato da rasta.
-- Grazie.
Cheyenne arrossì.
-- E di dove sei esattamente?
Le chiede un altro ragazzo, l’unico della comitiva che non aveva ancora parlato. Cheyenne rimase a fissarlo per qualche secondo, era di una bellezza incredibile; bruno, con gli occhi azzurri e grandi, le labbra carnose e screpolate e la pelle così chiara da sembrare di poterci guardare attraverso.
-- Los Angeles.
Disse Cheyenne non appena riuscì a tornare in sé, il ragazzo sorrise.
-- Non conosco i vostri nomi.
Aggiunse poi e sorrise.
-- Io sono Sophie, lei è Tania, lui è James e lui è Will.
Disse la ragazza dai capelli neri indicando prima se stessa, poi la ragazza di colore, il ragazzo dagli occhi neri e, in fine, il ragazzo che aveva stordito Cheyenne.
-- Siediti dai.
La invitò Tania idicandole un posto vuoto tra lei e James, Cheyenne sorride e si sedette.
-- Prendi qualcosa?
Le chiese sorridendo Will, Cheyenne sollevò di nuovo il menù e si accorse che c’erano nomi troppo strani per essere affidabili.
-- Un thè verde.
Disse Cheyenne poggiando il menù sul tavolo, Tania annuì.
-- Io anche.
Disse velocemente, James sorrise e la strinse a sé.
-- Io un thè alla vaniglia.
Disse e Sophie sorrise.
-- Due.
Aggiunse scostandosi i capelli dietro un orecchio e Will abbassò il menù a sua volta.
-- Thè a limone per me.
Concluse e James chiamò la cameriera, ordinò e tornò ad abbracciare Tania, la quale non sembrava per niente dispiaciuta.
-- Cheyenne, dicci di Los Angeles, è diversa?
Chiese Sophie guardandola sorridente, Cheyenne prese un bel respiro.
-- Molto diversa, assolutamente l’opposto. Qui, bene o male, sembra tutto calmo e piccolo, Los Angeles è immensa e sempre vivace. Non esiste un momento della giornata in cui non ci sia una folla di persone in strada o almeno un bel gruppo di gente, è la città che non dorme mai. Los Angeles è il posto in cui puoi essere qualunque cosa, è la città delle opportunità.
Concluse la ragazza sorridendo malinconica, parlare della sua città le ricordava quanto le mancasse davvero, e con lei anche Matt e Isabel.
-- Sembra che ti manchi.
Disse Will guardandola, Cheyenne annuì sorridendo.
-- In effetti è così.
Confermò con aria malinconica. Prima che qualcun’ altro aggiungesse qualcosa la cameriera appoggiò sul tavolo cinque bicchieri di thè bollente e qualche piattino ricolmo di biscotti di ogni tipo. I ragazzi fecero colazione, risero e fecero sentire Cheyenne assolutamente a suo agio. Quando finirono ognuno mise sul tavolo la propria parte di soldi, Will si alzò e andò a pagare. Si rimisero sciarpe, capotti e quant’altro e uscirono.
-- Oggi fa troppo freddo.
Disse Tania facendosi più piccola nell’enorme cappotto, James la strinse e la baciò.
-- Siete disgustosamente sdolcinati.
Commentò Sophie con poco tatto, Will rise e scosse la testa.
-- Non vorrei mai vedere te sbaciucchiarti con qualcuno.
Disse il ragazzo ridendo, Sophie lo colpì con un pugno leggero sul braccio.
-- Di certo non mi faccio vedere dal mio fratellone.
Disse la ragazza e Will rise. Cheyenne sorrise e notò la leggera somiglianza che c’era tra i due, saltava all’occhio solo se qualcuno faceva notare la parentela; avevano la stessa forma degli occhi e la stessa corporatura slanciata ma robusta. Mentre camminava Cheyenne si sentì urtare e perse l’equilibrio, cadde sull’asfalto freddo e duro.
-- Scusami..
Disse una voce familiare e la ragazza si sentì sollevare da due braccia lunghe. Non appena alzò gli occhi i l suo sguardo incrociò gli stessi occhi azzurri e limpidi della sera prima.
-- Ciao!
Disse Cheyenne raccogliendo la borsa e gettandola sulla spalla, Fred sorrise.
-- Ciao.
 
*spazio autrice*
ecco qui cc: un bacio a tutti e grazie per le visualizzazioni :3

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Capitolo 5
*** She's having fun. ***


-- Che ci fai da queste parti?
Chiese la ragazza guardando Fred con un sorriso stampato in faccia, lui le indicò un negozio.
-- Ero in giro, e tu?
Disse scrollando le spalle, a quel punto Will si avvicinò a Cheyenne.
-- Dai, vieni.
Disse sorridendo e invitando la ragazza a seguirlo, ma si bloccò appena vide Fred.
-- Ciao.
Disse e il rosso sorrise.
-- Ciao, sono Fred.
Disse allungando la mano, Will la strinse.
-- Piacere di conoscerti, sono Will.
Rispose il ragazzo spostando lo sguardo da Fred a Cheyenne.
-- Lo conosci?
Chiese candidamente, Cheyenne arrossì.
-- Si, l’ho conosciuto ieri.
Sorrise la ragazza guardando Fred, lui annui.
-- Cheyenne, ti va di fare un giro?
Chiese poi guardandola, la ragazza spostò lo sguardo sui suoi amici.
-- Certo che vuole!
Rispose Sophie avvicinandosi a loro e sorridendo.
-- Io sono Sophie, piacere.
Disse allungando la mano, Fred la strinse.
-- Fred.
Isabel annui e si avvicinò a Cheyenne.
-- E’ carino!
Sussurrò maliziosamente ma a voce abbastanza bassa da essere percepita solo da Cheyenne, la ragazza arrossì.
-- Lo so.
Rispose semplicemente e sorrise.
-- Cheyenne, dammi il tuo numero, così ti chiamo dopo.
Aggiunse Sophie, Cheyenne annuì e tirò fuori il cellulare, le ragazze si scambiarono i numeri e si abbracciarono.
-- E’ stato un piacere Fred, noi andiamo.
Disse Sophie tirando con sé Will, Fred sorrise e salutò con la mano.
-- Ciao Cheyenne.
Salutò Will e la ragazza sorrise salutando con la mano.
-- Allora, dove andiamo?
Domandò Cheyenne voltandosi verso Fred e cercando di riscaldarsi strofinandosi le mani sulle braccia, faceva troppo freddo.
-- Mmh, ti va di accompagnarmi? Stavo andando a fare un giro al parco?
Propose il ragazzo sorridendo allegramente, Cheyenne annuì.
-- Va bene, andiamo.
Disse ed entrambi iniziarono a camminare, la ragazza si strinse nelle spalle cercando di riscaldarsi.
-- Dio mio, ma è normale che a marzo si geli?
Chiese distrattamente Cheyenne osservando una coppia di bambini rincorrersi.
-- Credo di no…
Disse Fred diventando improvvisamente serio, Cheyenne annuì ma rimase in silenzio, chiedendosi se non avesse detto qualcosa di sbagliato. Camminarono ancora qualche minuto prima di ritrovarsi al parco; era un ambiente vasto e affollato, c’erano piante profumate e alberi altissimi, era pieno di gente in tenuta sportiva o bambini che giocavano chiassosamente. Cheyenne avanzò incantata, aveva sempre amato i grandi spazi aperti, e quello era decisamente bellissimo. Fred la seguì senza dir nulla e si sedette su una panchina, la ragazza lo imitò.
-- Allora, dimmi qualcosa di te.
Disse Fred sorridendole, Cheyenne arrossì.
-- In realtà non c’è molto da dire; sono una normale ragazza californiana che cerca di ambientarsi in un posto che di californiano ha solo il ristorante vicino all’angolo di Notting Hill.
Disse lei, Fred scoppiò a ridere e Cheyenne si ritrovò a fare lo stesso.
-- Tutto qui?
La incitò il ragazzo fissandola allegro, lei si sforzò di pensare.
-- Mi piace leggere.
Disse come se fosse la cosa più importante del mondo, Fred sorrise.
-- Lo immaginavo.
Disse il ragazzo, Cheyenne aggrottò la fronte.
-- Perché?
Chiese incuriosita.
-- Perché le persone che amano leggere hanno sempre un’aria assorta, come se ciò che le circonda non fosse abbastanza. Tu mi dai questa impressione, sembra quasi che tu sia in attesa di qualcosa. E’ questa la differenza tra le persone comuni e quelle che leggono, le prime si lasciano inghiottire dalla banalità, le seconde cercano una via di fuga.
Spiegò il ragazzo scrutando il laghetto circondato da bambini, Cheyenne sorrise e lo guardò come a volerlo ringraziare.
-- E tu? Tu come sei?
Chiese la ragazza dopo un bel po’, Fred si girò di scatto e la guardò.
-- Io? Sono un banale e comune ragazzo.
‘Si, e sono un mago’ pensò Fred, ma evitò di dirlo. Cheyenne gli diede un colpetto sul braccio.
-- Oh, andiamo! Io almeno ti ho detto una cosa di me, tocca a te.
Lo pregò la ragazza sorridendo, Fred la guardò.
-- Sono gemello.
Disse la prima cosa che gli passò per la testa, Cheyenne lo guardò sorpresa.
-- Davvero? E siete…
-- Identici? Si, quasi indistinguibili.
Sorride Fred anticipando la risposta, Cheyenne lo guardò.
-- Wow, deve essere bello avere un fratello.
Disse lei con aria sognante.
-- In realtà ne ho cinque, e una sorellina.
Aggiunse il ragazzo, Cheyenne spalancò la bocca.
-- Caspita! Siete un bel po’.
Rise lei e Fred annuì sorridendo.
-- E tu? Figlia unica?
Le chiese il ragazzo guardandola, Cheyenne tornò seria.
--Si.
Disse quasi sospirando, Fred la guardò.
--Siete solo tu e i tuoi genitori?
Le domandò ancora, Cheyenne si torturò il labbro inferiore mordicchiandolo.
-- I miei genitori sono morti anni fa.
Disse la ragazza guardando un punto indefinito, Fred si sentì triste.
-- Scusa, mi dispiace….
Disse, Cheyenne si girò e sorrise come a volerlo confortare.
-- Tranquillo, non potevi saperlo.
Disse lei mettendogli una mano sulla spalla.
-- Allora con chi abiti?
Domandò Fred non riuscendo a trattenere la curiosità, Cheyenne scosse la testa e rise senza allegria.
-- La mia tutrice, Adele, mi ha adottata.
Disse la ragazza quasi con rabbia.
-- Non dev’essere una persona molto simpatica.
Disse Fred scrutando l’espressione di Cheyenne.
-- E’ l’opposto di simpatica.
Disse la ragazza e Fred decise di chiudere lì il discorso.
-- Ora però voglio sapere qualcos’altro.
Disse Fred cercando di introdurre un nuovo argomento, Cheyenne sembrò riprendersi.
-- Canto.
Disse la ragazza sorridendo, Fred la guardò.
-- Davvero?
Chiese affascinato, aveva sempre amato le ragazze con voci piacevoli.
-- Si, l’ho studiato per anni. Cantare mi fa sentire bene, è quasi terapeutico, mi tira su di morale E’ qualcosa di… magico.
Disse la ragazza e Fred spalancò gli occhi, subito dopo sorrise fissando Cheyenne, ‘eh già’ pensò ‘è magico’.
-- Tocca a te!
Disse allegramente la ragazza riportandolo alla realtà, Fred pensò.
-- Sono rosso naturale.
Disse ammiccando, Cheyenne scoppiò a ridere.
-- Ehi, guarda che mi chiedono sempre se  i miei capelli sono realmente così rossi.
Disse il ragazzo fingendo un’aria offesa, la ragazza smise di ridere ma continuò a guardarlo sorridendo.
-- Mi sa che devo tornare, sono quasi le tre.
Disse la ragazza alzandosi e lisciando l’orlo del maglione, Fred la imitò ed entrambi s’incamminarono verso l’uscita. Rimasero in silenzio un bel po’ e Fred si mise ad osservarla; pensò che aveva occhi grandi e di un castano chiaro e caldo, un naso perfetto e delle labbra piccole. Gli piaceva il modo in  cui i capelli le ricadevano sulla schiena, con un leggero movimento ondulato, e gli piaceva anche il colore dorato della pelle.
-- Ti accompagno a casa.
Disse il ragazzo sorridendo, Cheyenne scosse la testa.
-- Tranquillo, non voglio darti fastidio e poi ormai so orientarmi.
Disse la ragazza e sorrise.
-- Nessun fastidio, mi fa piacere.
Disse Fred e la ragazza arrossì.
-- Va bene.
Annuì Cheyenne ed entrambi andarono verso Notting Hill. Mentre camminavano si alzò una folata di vento che fece venire i brividi a Fred, così si portò le mani in tasca e toccò qualcosa di freddo e duro.
-- Cheyenne, il tuo cellulare, lo hai scordato in hotel.
Disse Fred tirando fuori il cellulare e porgendolo alla ragazza.
-- Oh, giusto, me n’ero dimenticata. Grazie.
Disse la ragazza, lo prese e lo mise in borsa.
-- Eccoci.
Disse Cheyenne fermandosi d’avanti ad un’accogliente casa in stile rustico; si voltò verso Fred e sorrise.
-- Vuoi entrare?
Chiese la ragazza, Fred sorride.
-- Non vorrei dar fastidio…
Esitò il ragazzo grattandosi la nuca.
-- Oh, tranquillo, Adele tornerà tra due ore e io non ho nemmeno pranzato, cucino qualcosa.
Disse la ragazza, Fred annuì e la seguì dentro casa. L’interno era bello e ben arredato, spazioso e pieno di mobili costosi. Fred ripensò alla Tana e si disse che, nonostante fosse più umile, era una decina di volte più accogliente della casa in cui si trovava ora. Cheyenne posò la borsa sull’appendiabiti e le chiavi sul tavolino d’ingresso, si tolse la felpa, rivelando un colorato maglioncino di lana, e andò in cucina.
-- Ti piacciono i pancakes?
Chiese la ragazza prendendo una padella e aprendo il frigo.
-- Si, molto.
Rispose Fred togliendosi il cappotto e lasciandolo sulla’appendiabiti. Quando andò in cucina Cheyenne aveva i capelli legati, un grembiule stretto in vita e stava armeggiando con una serie di ingredienti.
-- Perfetto, perché io sono la regina dei pancakes.
Disse la ragazza sorridendo, Fred si sedette a tavola e incrociò le dita, aspettando il proprio pancake.
-- Cucini spesso?
Le chiese Fred, Cheyenne prese un altro ingrediente dal frigo.
-- Lo facevo sempre io, Adele è negata e, anche se fosse il migliore chef del pianeta, non mi cucinerebbe nemmeno un uovo strapazzato.
Disse la ragazza preparando l’impasto e versandolo in padella, Fred si alzò e le andò vicino.
-- Ma se è così negata come mamma perché ha deciso di adottare qualcuno?
Chiese il ragazzo, era sempre stato curiose oltre ogni limite, per fortuna a Cheyenne non davano fastidio le domande.
-- Non è stata lei ad adottarmi, fu sua madre. Mi ha tenuta con sé per anni, quando è morta la legge ha dichiarato che dovesse subentrare Adele.
Spiegò pazientemente la ragazza mentre preparava la quarta frittella, Fred annuì.
-- Capisco.
Disse infine e si sentì dispiaciuto per la ragazza, lui aveva tantissime persone che lo amavano, Cheyenne invece quasi nessuno.
-- Che ci vuoi sopra?
Chiese la ragazza indicando della panna spry, nutella, sciroppo e caramello. Fred ci pensò su.
-- Mmh una con nutella e una con caramello.
Disse infine e tornò a sedersi, Cheyenne preparò quattro frittelle e apparecchiò per bene, mise i piatti in tavola e si sedette di fronte a Fred.
-- Buon appetito.
Disse.
-- A te.
Rispose Fred ed entrambi iniziarono a mangiare.
Risero un sacco, parlarono del più e del meno e iniziarono a rendersi entrambi conto di quanto si sentissero a proprio agio insieme.
Quando ebbero finito Cheyenne lavò i piatti mentre Fred sparecchiò. Dopo si sedettero entrambi sul divano.
-- Erano buonissimi, sei davvero la regina dei pancakes.
Disse Fred toccandosi la pancia, Cheyenne sorrise.
-- Grazie.
Rispose e si avvicinò a lui, Fred annullò le distanze mettendole un braccio intorno alle spalle e la ragazza si lasciò andare appoggiando la testa sulla sua spalla. Rimasero per un po’ così poi, quasi come se fosse un’azione concordata, entrambi si sollevarono e si avvicinarono l’uno all’atra. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, Cheyenne riusciva a contare le lentiggini di Fred…
-- Cheyennee!
La voce imperiosa di Adele li fece scattare entrambi in piedi, Cheyenne si sistemò i capelli e pregò che il rossore sul suo viso non si notasse.
-- Cheyenne, vieni ad aiutarmi!
Adele era nell’ingresso, sommersa da buste stracolme di vestiti griffati, Cheyenne guardò Fred e sospirò, andò da Adele e l’aiutò a posare i preziosi pacchetti sul tavolo.
-- Si può sapere quanto ci vuole a venire qui dal salone? Quando ti chiamo devi scatta…
Adele interruppe la ramanzina appena i suoi occhi si spostarono su Fred, il ragazzo la guardò inespressivo mentre la donna lo squadrò da testa a piedi.
-- Non sapevo avessimo ospiti.
Disse velenosamente Adele e Cheyenne guardò Fred come se volesse scusarsi con lui.
-- Sono Fred.
Disse il ragazzo allungando la mano, Adele snobbò il gesto ma si avvicinò al rosso.
-- Piacere Fred, sono Adele.
Disse scrutando il ragazzo con aria circospetta e poi si ricolse a Cheyenne.
-- Cheyenne, tesoro.
Disse con voce falsa e mielosa e si avvicinò alla ragazza, le mise una mano sulla spalla.
-- Quante volte ti ho detto che non devi portare sconosciuti a casa? Non sai se ci si può fidare.
Disse Adele guardando la ragazza fingendo premura, Cheyenne sentì la rabbia ribollire; Adele aveva sempre provato divertimento a imbarazzare Cheyenne o a farle perdere gli amici che provava a farsi.
-- Ma Adele…
-- Niente ‘ma’. Tu, sei in punizione, e tu fuori da casa mia!
Disse Adele indicando prima la ragazza, poi Fred e infine la porta. Cheyenne si liberò dalla presa di Adele e andò verso Fred, lo guardò con occhi lucidi, il ragazzo si avviò verso la porta senza dire nulla.
-- Lo accompagno.
Disse la ragazza, Adele annuì sorridendo malignamente e se ne tornò in cucina, il rumore dei tacchi sul parquet sembrò scavare nei timpani di Cheyenne mentre usciva con Fred.
-- Mi dispiace moltissimo.
Disse la ragazza appena furono fuori, Fred la guardò e non riuscì a capire perché si stesse scusando.
-- Non è mica colpa tua.
Disse il ragazzo avvicinandosi.
-- E’ che a lei piace, la diverte vedere che sta rovinando la mia vita alla perfezione. Mi dispiace che ti abbia trattato così.
Disse Cheyenne trattenendo le lacrime e abbassò lo sguardo; Fred si avvicinò e le accarezzò il viso con dolcezza, le mise un dito sotto al mento e le alzò la testa, in modo da guardarla negli occhi; erano spalancati e lucidi, leggermente più scuri di come lo erano poche ore prima. Fred non riuscì a dire nulla, fece solo un gesto istintivo: si chinò leggermente e la baciò, poso le sue labbra su quelle fredde e morbide di Cheyenne e gliele dischiuse lentamente. Cheyenne gli allacciò le mani dietro al collo attirandolo a sé e si alzò sulle punte sentendosi per la prima volta nella vita ‘bassa’. Quando si staccarono entrambi sorridevano.
-- Ci vediamo domani?
Chiese la ragazza senza smettere di abbracciarlo.
-- Ci vediamo domani.
Confermò Fred e Cheyenne lo baciò ancora, stavolta accarezzandogli la nuca.
Pochi minuti dopo Cheyenne si ritrovò stesa sul proprio letto, con un sorriso ebete stampato in faccia e le mani sotto la testa. Adele non le aveva detto nulla ed era uscita di nuovo.
Dopo un po’ la ragazza si alzò, fece una doccia, s’infilò il pigiama e scese di sotto, si preparò qualcosa per cena e se ne andò dritta a letto, per evitare di incontrare Adele.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu il bellissimo sorriso che Fred le aveva regalato un attimo dopo che si era staccato da lei.

 

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Capitolo 6
*** This kiss. ***


La mattina seguente Cheyenne fu svegliata da insistenti colpi alla porta.
-- Cheyenne! CHEYENNE!
La ragazza scostò le coperte e andò ad aprire la porta; Adele era sulla soglia, perfettamente pettinata e truccata, con borsa e cappotto addosso.
-- SI PUO’ SAPERE DOVE DIAVOLO HAI MESSO LE MIE CHIAVI DI CASA?
Chiese la matrigna urlando, Cheyenne la guardò sorpresa.
-- Non ho mai usato le tue chiavi.
Rispose la ragazza semplicemente, la donna sembrò trattenere un urlo.
-- Dammi le tue!
Le ringhiò contro.
-- Ma mi servono!
Disse la ragazza senza riuscire a trattenersi; Adele la scostò con rabbia ed entrò in camera, prese le chiavi che erano sul comodino e scese senza aggiungere altro.
Cheyenne si lasciò cadere disperatamente sul letto e si portò le mani al viso, senza le chiavi non sarebbe potuta rientrare. Si alzò dopo un po’ e rifece il proprio letto, scese e mangiò qualche biscotto, quando tornò sopra si accorse che le era arrivato un messaggio; prese il telefono e controllò, era Sophie.
‘ Tesoro, oggi andiamo a pattinare, ti va di venire?’
Cheyenne quasi gettò il cellulare contro il muro a causa del nervosismo.
‘Non posso, scusa Sophie’
Rispose velocemente e lasciò il cellulare sulla scrivania. Rassegnata all’idea che non sarebbe potuta uscire e godersi l’ultimo giorno libero prima dell’inizio della scuola decise di mettersi a leggere. Prese uno dei libri che aveva deciso di portarsi, scese e si sedette sul divano bianco sul quale la sera prima era stata con Fred; appena si stese sentì qualcosa di duro sotto la schiena, alzò il cuscino e trovò il mazzo di chiavi di Adele. Poggiò il libro sul divano e tornò sopra, sollevò il cellulare e scrisse un altro messaggio.
‘Cambio di programma, sono libera’
Inviò il messaggio a Sophie e aspettò, la risposta arrivò poco dopo.
‘Perfetto, ci vediamo alle sei alla sala the’
Cheyenne  posò il cellulare sul letto e scese nuovamente, stavolta felice dal momento che non avrebbe passato la serata ad aspettare Adele. Si mise a leggere un’oretta, quando si alzò decise di accendere il computer; appena controllò la posta elettronica trovò tantissime mail di Isabelle e Matt che le chiedevano di fare una videochiamata al più presto. Fece un veloce calcolo e si rese conto che in America erano le tre del pomeriggio, quindi contattò Matt e gli propose la videochiamata, il ragazzo accettò. Appena lo schermò si illuminò le facce sorridenti di Matt e Isabelle le balenarono avanti agli occhi facendola scoppiare a piangere, le mancavano davvero molto.
-- Ragazzi! Come state?
Chiese Cheyenne asciugando le lacrime, Matt sorrise e Isabell scoppiò a piangere a sua volta.
-- Bene tesoro, e tu?
Chiese la ragazza guardandola, Cheyenne scrollò le spalle.
-- Abbastanza bene.
Rispose, entrambi sembrarono sollevati.
-- Come sta andando con Adele.
Le chiese Matt scrutandola.
-- Non peggio di come andava lì.
Disse sinceramente Cheyenne, Isabell fece una smorfia.
-- Hai conosciuto qualcuno?
Le chiese la ragazza.
-- Si, alcuni ragazzi, stasera vado a pattinare con loro.
Sorrise Cheyenne rispondendo, Matt sembrò intristirsi.
-- Ti scorderai di noi?
Le chiese il ragazzo, Cheyenne lo guardò serio.
-- Mai.
Disse semplicemente e tutti e tre sorrisero.
-- Come sono i ragazzi inglesi?
Chiese Isabell sorridendo ammiccante, Cheyenne rise.
-- Diversi.
Rispose semplicemente.
-- Qui c’è qualcosa sotto.
La stuzzicò Matt ridendo, Cheyenne arrossì.
-- Stai arrossendo! Hai conosciuto qualcuno! Dimmi tutto!
Disse Isabell scostando gentilmente Matt per avvicinarsi alla webcam, Cheyenne si morse il labbro inferiore.
-- Si chiama Fred.
Disse lei e i due sorrisero, Cheyenne raccontò tutto, dalla sera dell’hotel al bacio della sera prima; al termine del racconto Matt sorrideva e Isabell era entusiasta.
-- Oh mio Dio! Voglio vederlo!
Disse Isabell gesticolando, Cheyenne rise.
-- Te lo farò vedere.
La rassicurò e Matt rise.
-- Ora dobbiamo andare tesoro, dobbiamo studiare.
Disse Matt guardandola, Cheyenne annuì.
-- Io devo pranzare.
Disse lei, i due risero.
-- A presto.
Li salutò Cheyenne con la mano, i ragazzo sorrisero.
-- Ciao tesoro!
Dissero in coro prima che lo schermo diventasse nero. Cheyenne spense il computer e tornò di sotto, si preparò un panino e poi decise di tornare su e finire di disfare le valigie. Ci mise qualche ora per mettere tutto a posto e dare a quella stanza sconosciuta una qualche somiglianza con quella che aveva a Los Angeles. Quando finì si accorse che erano le quattro passate  e corse a farsi una doccia. Era stata spesso a pattinare con Matt e Isabell, a Los Angeles erano comuni le piste di pattinaggio. Mise un jeans scuro stretto, un maglioncino di lana rosso, degli stivali anfibi e un cappotto nero. Infilò i soldi, le chiavi e il cellulare in una borsa e scese velocemente le scale. Prima di uscire s’infilò un cappello e una sciarpa entrambi neri. Ci mise pochi minuti a raggiungere la sala thè; Sophie, Will, James e Tania e4rano già tutti lì.
-- Ehii!
La salutò Sophie abbracciandola, lo stesso fecero Tania e James.
-- Ciao.
Disse Will avvicinandosi e dandole un bacio sulla guancia, Cheyenne non poté fare a meno di arrossire.
-- Andiamo dai, non vedo l’ora.
Disse James prendendo la mano di Tania e avviandosi, Isabelle li seguì e Cheyenne rimase sola con Will.
-- Andiamo.
Disse il ragazzo prendendole la mano, Cheyenne rabbrividì al tocco freddo del ragazzo ma non si ritrasse. Camminarono una buona mezz’ora prima di raggiungere la pista di pattinaggio, entrarono emozionati.
-- Che cosa figa!
Disse Sophie guardandosi intorno e togliendo il cappotto, faceva abbastanza caldo dentro.
-- Già, chissà se è difficile!
Le fece eco Tania.
-- Non avete ai pattinato?
Chiese Cheyenne lasciando la mano di Will per togliersi sciarpa, cappello e cappotto.
-- No, la pista è nuova.
Rispose Will sorridendo e togliendo la giacca.
-- Tu?
Chiese Tania guardando la ragazza.
-- Io pattinavo spesso a Los Angeles.
Disse Cheyenne sorridendo e togliendo anche il cappotto. I ragazzi presero i pattini, li misero e scesero sulla pista, Tania cadde non appena mise piede a terra.
-- Smettila!
Urlò con voce lamentosa a Sophie, che stava ridendo di gusto, ma sorrise nel dirlo. James l’aiutò a rialzarsi e finirono giù entrambi e, a quel punto, scoppiarono a ridere tutti e cinque.
Cheyenne si muoveva sicura e leggera sui pattini, gli altri si aggrappavano l’uno all’atro, scivolavano ed erano goffi. Will si avvicinò alla ragazza barcollando.
-- Ma come fai ad essere così stabile?
Le chiese rischiando di cadere ben due volte, Cheyenne sorrise.
-- Bilancia il peso e piega un po’ le ginocchia.
Le spiegò facendogli vedere, Will ci provò e andò a sbattere contro il muro.
-- Tutto bene?
Gli chiese Cheyenne, Will annuì.
-- Devi esercitarti, tutto qui.
Disse lei dolcemente, Will sorrise.
-- Sediamoci un po’.
Propose lui e la ragazza sorrise; si sedettero ai margini della pista e tolsero i pattini a rotelle.
-- Non sono portato per questa cosa.
Disse Will rimettendo le scarpe, Cheyenne rise.
-- Ma no, sei solo agli inizi.
Disse lei aggiustandosi l’orlo della maglia, il ragazzo le prese una mano e lei alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri di lui. Mentre li guardava non riuscì a fare a meno di pensare che quelli di Fred erano di un azzurro diverso, più chiaro, come il cielo che si libera dopo una tempesta. Quelli di Will invece erano quasi blu, scuri e profondi. Distratta dai suoi pensieri non si accorse che le labbra di Will erano a pochi centimetri dalle sue finché lui non la baciò. Cheyenne ne fu sorpresa e spalancò gli occhi, ma le labbra di Will erano così delicate e invitanti che la ragazza si lasciò trascinare e chiuse gli occhi. Quando si staccarono lui sorrise e lei arrossì violentemente.  Rimasero a guardarsi ancora un po’, poi Tania interruppe tutti dicendo che odiava il pattinaggio e voleva andare a mangiare una pizza. Dopo aver riposto i pattini e pagato uscirono tutti insieme e si avviarono verso una pizzeria; né Will né Cheyenne parlarono, si tennero semplicemente per mano. Entrarono in una pizzeria piccola ma calda e accogliente, si sedettero e ordinarono. L’imbarazzo per il bacio scomparve quando iniziarono a parlare del più e del meno e a ridere, scoprirono che Cheyenne sarebbe andata alla loro stessa scuola e la invitarono ad andare con loro la mattina successiva. Quando finirono si alzarono e uscirono. Tania e James salutarono andandosene insieme, Sophie e Will decisero di accompagnare Cheyenne. Arrivati a casa della ragazza Will la baciò ancora.
-- A domani.
Disse sorridendo e andò via, Sophie la salutò con la mano.
Quando Cheyenne rientrò si accorse che Adele non era ancora tonata, così se ne andò di sopra e s’infilò il pigiama. Si stese ripensando al bacio e sorridendo, poi si rese conto che il bacio al quale stava pensando e che la rendeva felice era quello che le aveva dato Fred, non quello di Will. Cercò di scacciare  via i pensieri e, con essi, i sensi di colpa e si addormentò

*spazio autrice*
lo so che non aggiorno da un secolo, scuatee! la scuola mi tiene impegnatissima :ccc comuque grazie per i complimenti, le recensioni e le visualizzazioni, siete stupendi. un bacio e a presto.

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Capitolo 7
*** First day. ***


La mattina seguente fu la sveglia a darle il buongiorno; non appena ne sentì il suono la spense e si precipitò giù dal letto, aprì l’armadio e frugò tra i vestiti alla ricerca di qualcosa che la convincesse. Dopo alcuni minuti di meditazione scelse un jeans nero, un maglione beige, un cardigan nero e degli stivaletti altrettanto neri. Una volta lavata si vestì e preparò una borsa, mettendoci dentro due quaderni, delle penne e un po’ di soldi. Quando scese di sotto prese il cellulare e notò che Adele era ancora a letto, così s’incappucciò per bene e uscì. A quell’ora del mattino faceva ancora più freddo del solito, il suo respiro si condensava in minuscole nuvolette. Cheyenne si mise quasi a correre per riscaldarsi, doveva arrivare alla sala thè, era quello il luogo dell’appuntamento con gli altri. Una volta arrivata in piazzetta si guardò intorno in cerca di un viso familiare; controllò l’orologio e si accorse che mancavano ancora alcuni minuti così si sedette su una panchina e aspettò. Mentre frugava nella borsa alla ricerca dei suoi guanti si sentì toccare la spalla, si girò di scatto e sorrise nel ritrovarsi davanti Fred.
-- Ciao.
Disse il ragazzo sorridendo e sedendosi vicino a lei.
-- Ciao Fred.
Disse lei guardandolo.
-- Come va?
Le chiese lui infilandosi le mani in tasca, Cheyenne iniziò a tremare per il freddo.
-- Bene, tu?
Ricambiò la ragazza cercando di riscaldarsi le mani sfregandole l’una contro l’altra.
-- Benone, ma tu sei pallida e tremi. Hai freddo?
Le chiese Fred girandosi verso di lei, Cheyenne annuì. Il ragazzo tirò fuori le mani dalle tasche e strinse quelle di lei. Cheyenne quasi sussultò al contatto con le mani calde di Fred e sorrise guardandolo mentre lui cercava di riscaldarla.
-- Grazie.
Disse lei senza smettere di sorridere, Fred scrollò le spalle.
-- Figurati.
Disse allegramente e continuò a tenere le mani di lei; i due ragazzi si ritrovarono mano nella mano, a guardarsi negli occhi e a sorridere entrambi.
-- Che ci fai qui al freddo, da sola?
Le chiese Fred facendola tornare alla realtà.
-- Oh, aspetto degli amici, oggi ho il primo giorno di scuola.
Rispose lei arrossendo, Fred annuì.
-- E tu invece?
Domandò la ragazza guardandolo.
-- Facevo una passeggiata, non riuscivo a dormire.
Rispose Fred facendosi pensieroso, Cheyenne si stupì nel vederlo con aria così seria.
-- Perché?
Chiese lei senza riuscire a trattenersi.
-- Oh, non lo so, ho come un brutto presentimento.
Disse lui, ma nel vederla preoccupata sorrise.
-- Ma non è nulla, tranquilla.
Aggiunse subito e le accarezzò una guancia, lei si rilassò.
-- Cheyenne!
La voce di Tania fece scattare in piedi la ragazza, Fred la imitò. Will, Sophie e James stavano raggiungendo Tania, tutti emozionati e ben coperti nei loro cappotti.
-- Buongiorno!
Disse Sophie con aria allegra e abbracciò Cheyenne.
-- Buongiorno un cavolo! Odio la scuola!
Disse James salutando Cheyenne e abbracciando Tania.
-- Oh, andiamo! È il quarto anno, sarà divertente!
Disse Will sorridendo e dando un bacio sulla guancia di Cheyenne; la ragazza guardò Fred e arrossì nel vederlo perplesso.
-- Cosa c’è di così speciale nel quarto anno?
Domandò Tania guardando Will.
-- Beh, prima cosa potremo partecipare ai progetti migliori, e poi c’è il ballo di fine anno, e a quello sono ammessi solo i ragazzi del quarto e quinto anno.
Spiegò con pazienza Sophie e tutti sorrisero nel vederla così elettrizzata.
-- Oh, ciao Fred!
Aggiunse la ragazza aggiustandosi i lunghi capelli neri e Fred sorrise.
-- Ciao ragazzi.
Disse allegramente.
-- Andiamo dai, altrimenti faremo tardi.
Disse Will avvicinandosi a Cheyenne, la ragazza annuì.
-- Ciao Fred.
Lo salutò e lui l’abbracciò.
-- Passo a prenderti oggi pomeriggio alle sei.
Sussurrò il rosso talmente a bassa voce da farsi sentire solo da Cheyenne, la ragazza annuì sorridendo appena.
-- Andiamo!
Disse allegra Tania e i due si sciolsero dall’abbraccio. Will prese a braccetto Cheyenne e si avviarono insieme agli altri verso la scuola. A piedi ci vollero appena dieci minuti; la strada era facile da ricordare, sempre dritto e poi la prima a sinistra. La scuola era una struttura bella e accogliente; all’esterno appariva grande, ben curata e piena di finestre enormi. C’erano ragazzi sparsi ovunque, alcuni felici ed emozionati ed altri visibilmente scocciati. Cheyenne sorrise nel vedere tutti qui ragazzi, le ricordarono la sua scuola a Los Angeles, anche se lì nessuno sarebbe mai andato in giro con sciarpa e cappotto. Appena entrarono ciò che colpì Cheyenne fu l’odore, sembrava familiare e somigliava tanto a quello della sua vecchia scuola che gli occhi le iniziarono a pungere. Ricacciò indietro le lacrime e avanzò; l’ingresso era caldo ed enorme, affollato e pieno di fogli attaccati alle bacheche.
-- Dobbiamo trovare il nostro orario di lezioni.
Disse James avvicinandosi ad una delle bacheche.
-- Ecco il mio.
Disse Will avvicinandosi e prendendolo; tutti trovarono il proprio, compresa Cheyenne.
-- Io ho biologia alla prima.
Disse Tania rivolgendosi agli altri.
-- Anche io!
Disse Will sorridendo.
-- Io matematica.
Si rattristò James.
-- Anche io e Sophie.
Sorrise Cheyenne.
-- Allora ci vediamo a pranzo.
Disse Tania, diede un bacio a James e si avviò verso destra con Will. Sophie, James e Cheyenne presero i propri libri nei rispettivi armadietti e andarono invece verso sinistra, entrando in una classe illuminata ma piccola. Si sedettero vicini e aspettarono che l’aula si riempisse. Cheyenne pensò che i ragazza inglesi erano decisamente diversi da quelli americani; meno chiassosi, più moderati, meno sguaiati ma anche più timidi. Quando tutti furono presenti entrò un professore magro ed estremamente basso, aveva la barba bianca e incolta, occhiali da vista rotondi appoggiati sul naso e degli occhi scuri. Indossava una camicia blu di flanella, dei pantaloni marroni e una giacca nera. Nonostante l’aria trasandata aveva un’ espressione gentile e paziente.
-- Buongiorno ragazzi.
Disse appena entrò e appoggiò la cartella marrone scuro sulla cattedra, i ragazzi salutarono in coro.
-- Vedo che abbiamo perso qualche elemento dall’anno scorso.
Disse scuotendo la testa e tutti risero.
-- Ma ne abbiamo anche acquistato uno nuovo.
Aggiunse il professore sorridendo a Cheyenne.
-- Vieni, cara.
Disse guardandola e la invitò ad alzarsi, la ragazza arrossì e si avvicinò alla cattedra, poi si voltò verso la classe.
-- Lei è Cheyenne, viene da Los Angeles; è nuova e voglio che la trattiate bene e la facciate sentire a proprio agio, va bene?
Disse il professore rivolgendo un cenno alla classe, i ragazzi risposero di si. Cheyenne, rossa come non mai, tornò a sedersi accanto a Sophie che le sorrise.
-- Va bene, possiamo iniziare allora.
Disse il professore sedendosi a prendo un libro. Il resto della lezione fu più di conoscenza che di altro, Cheyenne si rese conto che l’inizio del programma del quarto anno lei lo aveva già affrontato alla fine del terzo e si sentì sollevata.
Quando uscirono dalla classe, dopo due ore, erano tutti e tre annoiati.
-- Ora ho inglese, voi?
Chiese Sophie sorridendo.
-- Io anche.
Disse James, Cheyenne controllò.
-- Io ho diritto.
Disse la ragazza delusa, non voleva andarsene in giro da sola.
-- La classe è la prima del prossimo corridoio, vuoi che ti accompagniamo?
Chiese Sophie guardandola.
-- No tranquilla, andate che altrimenti fate tardi.
Rispose sorridendo, Sophie l’abbracciò e si allontanò con James. La classe fu facile da trovare; le presentazione avvennero anche in quell’aula e nelle successive due. Alla fine della mattinata Cheyenne fu felice di sedersi al tavolo con i suoi amici e restarci per quasi mezz’ora. Le due ore successive furono più leggere e piacevoli e Cheyenne conobbe due ragazzi simpatici, Peter e Josh. Finite le sei ore Will, James, Sophie e Tania la riaccompagnarono a casa.
Appena fu a casa la ragazza si spogliò e si mise a mollo nella vasca per un’ora abbondante. Quando ne uscì aveva le dita raggrinzite e profumava di cocco.
Si rese conto che erano quasi le sei e decise di prepararsi. Ebbe qualche problema a scegliere cosa mettersi e se ne stupì, non ne aveva mai avuti eppure stavolta voleva sembrare più femminile del solito. Decise di mettere un vestitino, ma rinunciò quando si accorse di non avere un paio di calze a portata di mano, l’unico paio che aveva era buttato sul fondo di chissà quale cassetto. Dopo averci pensato su per un po’ optò per un paio di pantacollant neri, una maglia lunga grigia e un paio di ballerine nere. Mise un cappottino stretto in vita grigio e si guardò allo specchio, rimase soddisfatta. Tolse il cappottino e mise un filo di eyeliner, un po’ di mascara e del lucidalabbra trasparente. Appena ebbe finito sentì dei colpi alla porta; si rimise il cappotto, infilò soldi, cellulare e chiavi nella borsa e si precipitò giù e aprì; alla porta c’era Fred; che sorrise non appena la vide.
-- Sei bellissima.
Disse lui e lei lo abbracciò.
-- Grazie.
Disse lei imbarazzata e si chiuse la porta alle spalle. Non appena scese i gradini di casa Fred la prese tra le braccia e la baciò; stavolta il bacio fu diverso, più intenso e meno affettato. Appena i ragazzi si staccarono sorrisero, le guancie di lei erano rosse per il freddo e l’emozione.
-- Dove mi porti?
Chiese curiosa la ragazza, Fred sorrise.
-- Vedrai.
Disse lui misteriosamente e la ragazza sorrise scuotendo la testa. Le strade erano ormai quasi buie ma faceva meno freddo della mattina. Camminarono per un po’ prima di raggiungere un grande spazio illuminato. Cheyenne sorrise capendo di cosa si trattasse.
-- Un luna-park!
Disse lei entusiasta, Fred annuì.
-- Speravo ti piacesse.
Disse il ragazzo prendendole la mano, lei arrossì.
-- Mi piace, molto.
Lo rassicurò lei e lui le diede un lieve bacio a stampo. Appena entrarono Cheyenne fu sorpresa nel vedere la quantità di persone nonostante il freddo. C’erano persone di tutte le età, dai bambini piccoli agli adulti in coppia.
-- Cosa vorresti fare?
Chiese Fred indicandole le varie attrazioni, Cheyenne ci pensò su.
-- Tutte!
Disse ridendo, Fred sorrise.
-- Anche le Montagne Russe, il Giro Della Morte, Il Kamikaze e roba così?
Le chiese Fred elencando le giostre più pericolose o spaventose, la ragazza sorrise.
-- Si vede che non mi conosci affatto se credi che mi spaventano.
Lo provocò la ragazza avvicinandosi e baciandolo, Fred sorrise sulle sue labbra e la strinse a sé approfondendo il bacio.
-- Andiamo!
Disse lei trascinandolo con sé appena si staccarono. I ragazzi fecero davvero tutte le giostre, anche le peggiori, e ne uscirono ridendo e tenendosi la mano.
-- Mi piacciono le ragazze coraggiose.
Disse Fred appena si sedettero su una panchina.
-- Lo so che mi adori.
Scherzò Cheyenne ridendo, Fred divenne serio; le accarezzò il viso con dolcezza, le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la baciò delicatamente. Lei allacciò le mani dietro al collo di lui e lo attirò a sé, facendo in modo di far combaciare i loro corpi. Il bacio rimase dolce e delicato, ma si prolungò a lungo. Quando si staccarono Fred sorrideva e aveva occhi limpidi e belli.
-- Non ti adoro.
Disse lui e Cheyenne si allontanò piano e lo guardò perplessa sentendosi stupida per aver insinuato qualcosa senza esserne certa. Vedendo l’espressine di lei Fred la attirò nuovamente a sé abbracciandola.
-- Ti amo.

*spazio autrice*
lo so che non aggiorno da tanto e avete tutte le ragioni per odiarmi, lo farei anche io al vostro posto lol. la scuola mi tormenta, davvero, ma ora abbiamo occupazione e poi la settimana autogestita quindi potrò aggiornare più spesso (yeeee). spero che il capitolo vi piaccia, un bacio a tutti :3

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Capitolo 8
*** The Burrow ***


-- T- tu cosa?
Chiese la ragazza strabuzzando gli occhi, Fred ridacchiò accarezzandole il viso.
-- Ti amo.
Ripeté sorridendole dolcemente, la ragazza sentì il sangue imporporarle il viso.
-- Lo so che magari è presto e che ci conosciamo da poco. So anche che magari non provi lo stesso ma io non voglio metterti fretta, è solo che…
La frase di Fred rimase sospesa a mezz’aria perché Cheyenne lo aveva zittito baciandolo ancora. Non appena si staccarono la ragazza sorrise e lo guardò negli occhi.
-- Ti amo anche’io.
Sussurrò lei a bassa voce e i due si abbracciarono. Rimasero stretti un bel po’, respirandosi a vicenda. Quando si allontanarono entrambi sorridevano.
-- Fred, io devo andare, si è fatto tardi.
Disse Cheyenne e Fred sorrise alzandosi.
-- Andiamo.
Disse lui; la ragazza si alzò e lui le prese una mano prima di avviarsi verso l’uscita. Nessuno disse nulla mentre camminavano verso casa di Cheyenne, si limitarono a guardarsi e a sorridersi. Appena arrivati a destinazione Cheyenne frugò nella borsa e prese le chiavi.
-- Sono stata benissimo.
Disse la ragazza infilando le chiavi nella serratura.
-- Anche io.
Disse Fred attirandola a sé e baciandola ancora, Cheyenne si lasciò trascinare dal bacio scordandosi di tutto il resto.
-- Ci vediamo domani.
Disse Fred non appena si staccarono, lei annuì.
-- Ti amo.
Sussurrò Cheyenne abbracciandolo.
-- Ti amo.
Rispose Fred lasciandola piano. La ragazza aprì la porta ed entrò, chiudendosela alle spalle. Appena fu in casa sentì la mancanza di Fred e sorrise nel ripensare a lui. Andando verso le scale si accorse che Adele dormiva sul divano, così le si avvicinò e le scosse leggermente una spalla.
-- Adele, sveglia.
Sussurrò piano, la donna mugolò una protesta ma non aprì gli occhi.
-- Su, devi salire in camera.
Insistette la ragazza e Adele aprì gli occhi.
-- Che vuoi?
Domandò scorbuticamente.
-- Sei crollata sul divano.
Le fece notare Cheyenne; Adele scostò nervosamente la ragazza e si alzò, aggiustandosi i capelli arruffati. Squadrò la ragazza e face una smorfia poi, senza aggiungere altro, salì di sopra. Cheyenne sospirò e se ne andò in camera.
 
Fred camminava per le strade ormai buie di Londra; aveva le mani gelate nonostante fossero in tasca e si chiese quando sarebbe tornata la primavera, anche se con tutto quello che stava succedendo era improbabile che fosse imminente. Pensava spesso che i babbani avrebbero cominciato a sospettare qualcosa, marzo volgeva ormai al termine e non c’era ombra di cambiamento. Sospirando si avviò in un vicolo buio e si smaterializzò; la sensazione fastidiosa di fluttuare lo avviluppò, così come l’oscurità, finché non posò  piedi sul terreno sicuro. La Tana era a pochi passi da lui, ci si avviò velocemente e bussò.
-- Mamma, sono io.
Disse non appena sentì i passi al di là della porta, Molly aprì arrabbiata.
-- Si può sapere dove sei stato? Non vieni da giorni!
Lo sgridò la mamma e lui sorrise nel vedere che ancora si preoccupava così tanto per lui, la abbracciò.
-- Ciao mamma; si, sto bene e si, ho fame. Grazie per averlo chiesto.
Disse lui e, una voce familiare, rise. Dopo nemmeno due secondi si ritrovò Ginny tra le braccia.
-- Ti eri forse dimenticato di noi? Sono giorni che non vieni!
Lo rimproverò a sua volta la sorellina, ma sorridendo.
-- Ho avuto da fare.
Disse lui mettendola giù, Ginny scosse la testa sorridendo.
-- George è qui?
Chiese Fred e Molly annuì.
-- Vieni, ti preparo qualcosa.
Disse la mamma addolcendo l’espressione e conducendolo in cucina.
-- Fred!
Arthur scattò in piedi e andò ad abbracciare il figlio.
-- Come stai figliolo?
Gli chiese allontanandosi da lui, Fred scosse le spalle.
-- Benone, Ron?
Chiese e tutti diventarono seri.
-- Nessuna notizia, ancora.
Disse George entrando in cucina, Fred annuì.
-- Nemmeno di Harry o Hermione?
Chiese ancora, Molly scosse la testa con gli occhi lucidi.
-- Va bene, ma ora devi mangiare caro, non lasciamoci trascinare dalla tristezza.
Disse Molly andando verso la cucina e tirando fuori le pentole. Fred si sedette accanto a George al tavolo.
-- Avete già cenato?
Chiese Fred fissando Ginny.
-- George ha detto che saresti venuto e ti abbiamo aspettato.
Sorrise la sorella apparecchiando la tavola.
-- Come va a scuola?
Chiese Fred, Ginny si intristì.
-- Con Piton come preside e i fratelli Carrow come educatori non molto bene.
Disse Ginny e Fred scosse la testa.
-- Ma ce la caviamo.
Aggiunse lei sorridendo. Arthur si sedette a tavola mentre Molly versava un po’ di zuppa in vari piatti e Ginny li distribuiva; quando furono tutti seduti George guardò il fratello.
-- Allora Fred, dove sei stato in questi giorni? Eri poco presente anche al negozio.
Lo stuzzicò lui e Fred rise posando il cucchiaio nel piatto.
-- Si, a tal proposito devo dirvi una cosa.
Disse lui sentendo montare l’imbarazzo, Ginny lo guardò maliziosa.
-- Qui c’entra una ragazza, mi sbaglio?
Chiese impaziente la sorellina sporgendosi sul tavolo.
-- In effetti una ragazza c’è.
Disse Fred tutto d’un fiato; George gli diede una pacca sulla spalla, Ginny partì con una raffica di domande e Arthur rise guardandolo, solo Molly rimase calma.
-- State zitti!
Urlò lei e Fred rise.
-- Caro, come si chiama?
Chiese poi con dolcezza.
-- Cheyenne.
Rispose Fred e, il solo ripensare a lei, lo fece sentire felice.
-- Appartiene ad una famiglia che conosciamo?
Chiese Arthur curiosamente, Fred scosse la testa.
-- E’ babbana.
Disse lui; ciò che ne seguì fu un silenzio strano, interrotto da George.
-- Chi se ne importa?! E’ bella?
Domandò lui e tutti scoppiarono a ridere.
-- Molto.
Ammise Fred arrossendo.
-- Fratellino, non ti avevo mai visto così. Voglio conoscerla!
Disse George e Ginny scattò in piedi.
-- Anche io!
-- E io.
Aggiunsero allegramente Ginny e Molly, Fred si portò le mani ai capelli.
-- E va bene, vedrò di portarla qui.
Disse lui arrendendosi.
-- Le faremo vedere quei nuovi lecca-lecca che provocano la caduta dei capelli, ci sto lavorando da un po’ e…
-- Non sa della magia.
Dichiarò Fred interrompendo George, Molly spalancò gli occhi.
-- Non hai intenzione di dirglielo?
Chiese Arthur pensieroso, Fred scosse la testa.
-- Non ora, potrebbe essere pericoloso farglielo sapere. Magari quando tutto questo sarà finito.
Disse lui e, anche se non aveva specificato cosa, tutti capirono di cosa si trattava e annuirono.
-- Allora è deciso, la porterai qui!
Disse allegramente Molly.
-- Certo, ora devo solo dirglielo.
Disse Fred sorridendo nervosamente e notando che aveva le mani sudate.

*spazio autrice*
uccidetemi, vi autorizzo a farlo! Ero convinta di aver aggiornato già due giorni fa ma, a quanto pare, non ho salvato le modifiche. scusatemi, scusate davvero.

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Capitolo 9
*** I'm sorry. ***


La campanella dell’utima ora risvegliò Cheyenne dalle sue fantasie; mentre pensava a Fred e a due sere prima sembrava stare in un mondo tutto suo, tanto da no accorgersi che era ora di tornare a casa; non vedeva il ragazzo da due giorni ed era abbastanza preoccupata, aveva chiesto in giro di lui ma nessuno sembrava averlo mai visto. Tania la tirò bruscamente per un braccio e la trascinò fuori scuola, slittando tra le persone e i corridoi Una volta fuori le ragazze raggiunsero Sophie e James.
-- Cheyenne, ciao!
La salutò affettuosamente il ragazzo stringendola in un abbraccio, la stessa cosa fece Sophie.
-- Oggi Cheyenne voleva rimanere a scuola ancora un po’.
Disse Tania abbracciando James e ridendo.
-- Che?
Chiese confusa Sophie.
-- Sono due giorni che se ne sta sempre con la testa tra le nuvole, non è che devi dirci qualcosa tesoro?
Chiese dolcemente Tania e tutti e quattro si sedettero su una panchina in cortile per aspettare Will.
-- No, nulla di che.
Disse Cheyenne arrossendo immediatamente.
-- Ne seisicura?
Le chiese Sophie guardandola negli occhi; era difficile sosteere quello sguardo curioso e penetrante, ma la ragazza si costrinse a stare zitta sulle ultime novitàcon Fred, non aveva chiarito nemmeno la storia del bacio con Will.
-- Nulla di cui preoccuparsi, davvero.
Concluse Cheyenne cercado i risultare il più disinvolta possibile. Mentre Sophie la scrutava alla ricerca di un tentennamento Will arrivò correndo verso di loro.
-- Scusate il ritardo.
Disse mostrando un fogliettino.
-- Eri dinuovo in detenzione?
Chiese Tanoa scuotendo leggermente la testa.
-- Si, il professore non mi lasciava più uscire.
Dichiarò seccamente Will e i ragazzi si alzarono e si avviarono verso la strada
-- Cosa hai fatto stavolta?
Chiese nervosa Sophie.
-- Ha mandato a quel paese la Jackson.
Disse James ed entrambi i ragazzi risero.
-- E perché?
Chiese curiosa Cheyenne; Will si girò verso di lei guardandola intensamente, come se si fosse accorto di lei solo in quel momento.
-- Ero srufo dei suoi richiami; ‘’non si mastica la gomma in classe’’, ‘’non si ascolta musica in classe’’, ‘’non si chiacchiera durante la mia lezione’’…
Elencò il ragazzo scrollando le spalle.
-- E tu cosa stavi facendo?
Gli chiese sarcastica la sorella.
--Tutte e tre le cose.
Rispose lui e Cheyenne non riuscì a fare a meno di ridere.
I ragazzi arrivaroo all’incrocio in cui ogni giorno si salutavano e si fermarono.
-- A domani.
Disse Sophie sorridendo e staccando Tania dall’ennesimo bacio con James.
-- Io vado, ciao ragazzi.
Salutò James eandò via.
-- Will, muoviti.
Lo incitò la sorella.
-- Due minuti, andate avanti.
Disse lui e Sophie andò via con Tania; Will e Cheyenne rimasero soli.
-- Possiamo sederci un attimo?
Chiese Will indicando la stessa panchina su cui si era seduta giorni prima con Fred, la ragazza annuii e si sedette.
-- Che c’è?
Chiese Cheyenne mentre Will si sedeva accanto a lei.
-- Volevo parlarti di quel bacio.
Disse sicuro il ragazzo, Cheyenne arrossii a ricordo.
-- Si, ecco… io, ehm…
Farfugliò lei.
-- Mi è piaciuto.
Disse il ragazzo tutto d’un tratto lasciandola senza parole.
-- Tu mi piaci, ti va di ucire con me?
Chiese Will guardandola negli occhi. La ragazza si sentì come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco; negli ultimi giorni aveva sperato che il bacio tra di loro fosse storia vecchia o fosse stato insignificante per lui, ma non era così. Le dispiaceva dover ferire un suo amico, ma optò per la verità.
-- Will, io non posso.
Disse Cheyenne sosprando, Will la guardò confuso.
-- Perché?
Chiese luinervosamene.
-- Mi piace un'altra persona.
Confessò lei distogliendo lo sguardo da quegli occhi azzurri.
-- E’ il ragazzo con i capelli rossi, vero?
Chiese lui trsitemente, Cheyenne annuì. Will si alzò dalla panchina senza dire altro, la ragazza fece lo stesso.
-- Mi dispiace.
Disse lei accarezzandogli una spalla, lui sorrise.
-- Non importa, comunqu sia la mia offerta è sempre valida. Tu mi piaci davvero.
Disse lui e le diede un bacio sulla guancia poi, senza dire null’altro, si avviò verso casa sua. Cheyenne rimase un attimo sorpresa prima di costringere i piedi a muoversi nella direzione giusta.
Arrivata a casa sua salì le scale e si gettò sul letto, ripensando a Fred. Si accorse che le mancava molto e che avrebbe voluto tanto vederlo al più presto.
Scese di otto e sipreparò qualcosa da mangiare ma non avevaneppure assaggiato un solo boccone del suo pasto che sentì dei colpi alla porta; si alzò velocemente ed andò ad aprire, un viso lentigginoso con occhi azzurri e capelli spettinati le sorrise dolcemente.
-- Ciao bellezza.
La salutò Fred allargando le braccia, Cheyenne ci si tuffò dentro.
-- Dove sei stato? Sono due giorni che non ti fai vivo!
Disse lei sorridendo dalla gioia, Fred inspirò il suo odore e le accarezzò la schiena.
-- Scusa,ho avuto da fare.
Disse il ragazzo e i due sciolsero l’abbraccio.
-- Entra.
Lo invitò Cheyenne sorridendo, Fred entrò e si chiuse la porta alle spalle.
-- Che stavi facendo?
Chiese il ragazzo lasciandosi cadere sul divano.
-- Stavo per pranzare.
Disse lei sedendosi accanto a lui e lasciandosi abbracciare.
-- Mi sei mancata.
Disse lui accarezzandole un braccio, Cheyenne si alzò appena e lo baciò; le era mancata la sensazione che dava baciare Fred, era una cosa piacevole e dolce, e le dav un senso di appartenenza, come se entisse di essere parte di qualcosa.
-- Anche tu.
Sussurrò dolcemente Cheyenne appena si staccarono.
-- Devo dirti una cosa.
Disse Fred pensieroso, la ragazza gli prese una mano.
-- Cosa?
Chiese cercando di non apparire nervosa.
-- Ti va di venire con me?
Disse lui accarezzandole il dorso della mano, lei sorrise.
-- Dove?
Gli chiese la ragazza curiosamente.
-- A conscere la mia famiglia.
Disse lui tutto d’un fiato; Cheyenne rimase a bocca aperta, completamente sorpresa e senza sapere cosa dire.
-- Che?
Riuscì a chiedere lei, Fred rise.
-- Ho detto alla mia famiglia di te e vogliono conoscerti, so che è presto e ci conosciamo da poco ma loro mi hanno assillato e a me farebbe piacere se tu…
Fred venne interrotto da Cheyenne, che gli tappò la bocca con un bacio.
-- Va bene.
Disselei sorridendo, Fred spalancò gli occhi.
-- Davvero?
Chiese lui incredulo.
-- Davvero.
Confermò lei ridendo. Fred si alzò e le prese la mano.
-- Va bene anche ora?
Chiese leui.
-- Ora?
Disse lei confusa.
-- Ti assicuro che mamma cucina benone.
La rassicurò lui e lei rise.
-- E va bene, andiamo.
Disse lei e gli prese la mano uscendo di casa.

*spazio autrice*
ecco qui, scusate il ritardo. potrebbe esserci qualche errore dei battitura perchè ho un computer nuovo e non mi trovo molto bene sulla tastiera piatta :cc un bacio a tutte.

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Capitolo 10
*** The Weasleys. ***


La casa di Fred era qualcosa di incredibile, Cheyenne se ne rese conto non appena la vide: aveva un aspetto disordinato ma logico, sembrava quasi che all’edifico di base fossero stati aggiunti un migliaio di altri componenti su diversi piani d’altezza. Alcuni comignoli spuntavano sul tetto e un’insegna storta spiccava sulla porta.
-- La Tana.
Disse Fred allegramente e la indicò, la ragazza sorrise.
-- Wow
Riuscì a dire Cheyenne alzando gli occhi e osservando la struttura.
-- E’ un po’ particolare…
Ammise Fred grattandosi nervosamente la nuca, Cheyenne lo guardò.
-- Mi piace.
Disse la ragazza e il rosso si rilassò sorridendo.
-- Andiamo.
Aggiunse e si avviò verso la porta con Cheyenne al seguito. Fred diede dei colpi leggere alla porta e aspettò.
-- Sono io, mamma.
Aggiunse alzando leggermente la voce per farsi sentire; dall’interno il rumore di alcuni passi riecheggiò sul legno prima che la porta si aprisse cigolado.
-- Fred!
Una donna bassa e paffuta spuntò dal nulla abbracciando Fred, aveva il suo stesso colore di capelli.
-- Tu devi essere Cheyenne.
Disse la signora sciogliendo l’abbraccio e appoggiando una mano sulla spalla della ragazza, quest’ultima annuì nervosa.
-- Io sono la signora Weasley, ma puoi chiamarmi Molly.
Disse cordialmente la donna e Cheyenne sorrise.
-- E’ un piacere conoscervi, Molly.
Riuscì a dire la ragazza rilassandosi un po’.
-- Entrate, il pranzo è quasi pronto.
Disse Molly conducendo i ragazzi dentro casa. L’interno era stupefacente quanto l’esterno; era tutto porte e scale, con un’enorme cucina dalla quale proveniva un odore invitate. Al tavolo da pranzo erano seduti una ragazza dall’aspetto minuto e i lunghi capelli rossi e un uomo di mezza età con un viso amichevole, entrambisi alzarono per salutare i ragazzi.
-- Ciao Fred!
Disse la ragazzina salutando Fred.
-- Cheyenne, lei è Ginny, la mia sorellina, e lui è Arthur, mio padre.
Fred fece le presentazioni e Cheyenne salutò tutti.
-- Non vedevamo l’ora di conoscerti, Fred ci ha parlato di te.
Disse entusiasta Ginny, Cheyenne rise e con la coda dell’occhi vide Fred arrossire.
-- Quando si mangia?
Una voce sconosciuta attirò l’attenzione di tutti; Cheyenne si voltò di scatto e rimase sena fiato: un ragazzo identico in tutto e per tutto a Fredstava scendendo velocemente le scale, aveva persino la stessa andatura allegra e lo stesso sorriso, l’unica cosa leggermente diversa sembrava la forma degli occhi.
-- Fred!
Disse il ragazzo non appena vide il fratello, i due si abbracciarono calorosamente e Cheyenne intuì che dovevano essere parecchio uniti.
-- Non sapevo venissi a pranzo.
Disse il ragazzo sciogliendo l‘abbraccio.
-- Oh, scusa caro, ho dimenticato di dirtelo.
Si scusò la signora Weasley continuando a cucinare. Fred sorrise avvicinandosi a Cheyenne e in quel momento il ragazzo la notò, e sorrise.
-- Cheyenne, giusto?
Domandò il ragazzo avvicinandosi, Cheyenne sorrise e annuì.
-- Sono George.
Disse il ragazzo stringendole la mano.
-- Fred mi ha parlato molto di te, molto, non parla d’altro in realtà.
Aggiunse George trattenendo una risata.
-- Potete smetterla di dirlo?!
Sbottò Fred alzando le mani al cielo, ma non era davvero arrabbiato.
-- Ho sentito anch’io parlare di te.
Disse Cheyenne sorridendo, Geroge annuì allegro.
-- A tavola!
La signora Weasley richiamò l’attenzione di tutti portando in tavola un piatto fumante e dall’aspetto magnifico. Tutti si sedettero e divorarono il pasto, Cheyenne non potè fare a meno di pensare che era tutto così diverso a casa Weasley, erano tutti uniti e allegri, ridevano e si raccontavano storie a turno, come una famiglia.
-- Allora Cheyenne, dicci qualcosa di te.
Disse la signora Weasley non appena tutti ebbero finito il primo, la ragazza sorrise.
-- Non c’è molto da dire in fondo.
Disse non trovando nulla di interessante da raccontare.
-- E’ di Los Angeles.
Disse Fred come se fosse la cosa più importante del pianeta, Ginny sorrise.
-- Davvero? E com’è lì?
Chiese entusiasta e sinceramente incuriosita, Cheyenne si sforzò di formulare una risposta calma e distaccata, non qualcosa del tipo ‘è il posto migliore del pianeta, ci tornerei subito, mi manca da impazzire ecc’, nonostante lo pensasse.
-- E’ un posto diverso.
Disse senza aggiungere troppi dettagli.
-- C’è il sole?
Chiese ancora Ginny.
-- Tutti i giorni.
Rispose Cheyenne ripensando al bel sole californiano; lì l’estate era bellissima, e il sole splendeva davvero, non come a Londra, dove anche la primavera sembrava una grigia e sbiadita copia dell’estate americana.
-- Wow, vorrei tanto vederla.
Disse Ginny sospirando e Cheyenne sorrise.
-- Ti sei trasferita con i tuoi genitori?
Chiese Arthur spensierato, Cheyenne scosse cupamente la testa.
-- No, con la mia tutrice, i miei genitori li ho persi anni fa.
Disse la ragazza dando vita ad un silenzio imbarazzante, Fred sospirò.
-- Quanti anni hai?
Chiese Geroge salvando la situazione.
-- Diciassette.
Disse Cheyenne sorridendo, Ginny fece altrettanto.
-- Io li farò tra poco.
Disse entusiasta. Dopo di che le chiacchiere furono zittite da un’ulteriore portata deliziosa e altre risate e racconti a caso. Alla fine del pranzo tutti si alzarono e la signora Weasley insistette perché Cheyenne non si azzardasse minimamente a sparecchiare, piuttosto chiese a Fred di accompagnarla a fareun giro sul retro. I due ragazzi uscirono senza fare altre storie e iniziarono a passaggiare.
-- Sono simpatici.
Disse Cheyenne accarezzandosi le braccia a causa del freddo e sorridendo, Fred annì.
-- Già, ti adorano.
Disse il ragazzo guardandola e aprendosi in un sorrise, Cheyenne fece lo stesso.
-- Mi avevi detto di avere cinque fratelli.
Disse Cheyenne e se ne pentì subito vedendo il viso di Fred oscurarsi.
-- Si, vedi, uno è… in giro con alcuni amici. Un altro vive con la sua compagna e Percy… non ci parliamo da un po’.
Ammise Fred, incrdibilmente serio.
-- Oh, mi dispiace, devono mancarti molto.
Disse la ragazza prendendo la mano di Fred eintrecciando le dita alle sue, il ragazzo sussultò ma non riufiutò il contatto.
-- Si.
Disse solamente e continuarono a camminare in silenzio; si sedettero all’ombra di un albero, sull’erba e si abracciarono.
-- Fred, hodimenticato la borsa dentro, vado a prenderla un secondo, se non rispondo alle telefonate di Adele s’infuria.
Disse la ragazza ad un tratto e diede un lieve bacio a Fred prima di alzarsi e tornare in casa; il ragazzo decise di alzarsi e andareinsieme a lei.
Proprio quando rientrarono in casa accade una cosa insolita, se non addirittura incredibile: Cheyenne era appena fuori la porta della cucina con Fred al seguito, intanto la signora Weasley stava lavando i piatti e, mentre spostava una pentola, lasciò accidentalemente cadere un bicchiere che si frantumò producendo un gran rumore. Molly imprecò a bassa voce prima di guardardi intorno sospettosa e prendere un ramoscello lungo più o meno venti centimetri, al chè pronunciò una parola strana e il bicchiere si aggiustò magicamente da solo.
Cheyenne lasciò cadere la borsa con gli occhi spalancati, Fred, che era poco distante, la guardò nervosamente spostando gli occhi da lei alla mamma. La ragazza corse fuori trascinandosi il ragazzo.
-- Fred, tua mamma ha appena…
Iniziò incredula la ragazza portandosi le mani alla bocca, Fred scosse la testa cercando di mantenere la calma, ma Cheyenne lo aveva visto chiaramente il suo sguardo.
-- Di cosa stai parlando?
Chiese con finta aria tonta il ragazzo, Cheyenne inchiodò il suo sguardo.
-- So cosa ho visto.
Disse la ragazza senza smettere di guardarlo negli occhi; Fred sostenne lo sguardo mezzo minuto prima di sospirare e arrendersi. Si avvicinò alla ragazza e la prese per mano, la trascinò in casa, al piano di sopra, e la face entrare in una camera che sembrava essere sua e del fratello. Chiuse la porta e le fece cenno di sedersisulletto, Cheyenne obbedì tremando e aspettò che Fred le si sedesse di fronte, al che il ragazzo prese un bel respiro.
-- E va bene. Devo dirti una cosa.

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Capitolo 11
*** Impossible. ***


-- Aspetta, ricapitoliamo un secondo: tu mi stai dicendo che esiste un mondo di cui nessuno conosce l’esistenza, un mondo della magia, organizzato proprio come il nostro, con scuole, un ministero, negozi, banche, eccetera… inoltre, voi siete maghi e frequentate dei corsi per imparare a controllare la magia. Mi sfugge qualcosa?
Chiese nervosamente Cheyenne dopo circa un’ora passata ad ascoltare attentamente Fred.
-- Si, siamo in guerra. Mi credi?
Concluse Fred sperando di non aver scioccato troppo la ragazza; lei se n’era stata seduta immobile per tutto il tempo, annuendo di tanto in tanto ma senza mai interrompere il racconto. Non aveva lasciato trapelare emozioni, ma aveva continuato a torturarsi le mani.
-- Ok, devo un secondo incanalare tutte queste cose.
Disse lei rompendo il silenzio ed alzandosi dal letto,percorse la stanza a grandi passi per almeno dieci volte prima di fermarsi di scatto e voltarsi verso Fred, le braccia tese lungo il corpo e espressione accigliata.
-- Ti credo.
Disse infine Cheyenne e Fred la guardò piacevolmente sorpreso.
-- Mi credi?
Domandò allargando le braccia e assumendo un’espressione scettica.
-- So cosa ho visto; tua madre ha fatto un incantesimo, non sarò una strega ma ho visto qualche film e letto parecchi libri. Inoltre voglio fidarmi di te.
Disse la ragazza gesticolando nervosamente e mordendosi il labbro inferiore, Fred sorrise e l’abbracciò.
-- Avrei voluto dirtelo, sai?
Disse lui inspirando il familiare odore di lei, Cheyenne si staccò piano e lo guardò negli occhi.
-- E allora perché fingere normalità?
Chiese lei più curiosa che irritata, Fred la guardò e le prese il viso tra le mani.
-- Siamo in guerra, non una guerra qualunque; ci sono maghi oscuri Cheyenne, maghi che non si fermano davanti  nulla, volevo solo proteggerti, è sempre più complicato per voi babbani sapere della magia.
Spiegò il ragazzo guardandola con sincera preoccupazione, Cheyenne annuì.
-- Perché c’è questa guerra?
Domandò lei leggermente preoccupata, Fred si oscurò.
-- Non posso pronunciare il suo nome, altrimenti ci rintraccerà, ma sappi che è il più grande mago oscuro di tutti i tempi ad averla iniziata. Vuole purificare la nostra razza
Disse Fred con tanto disprezzo da non sembrare nemmeno lui, Cheyenne si accigliò.
-- In che senso?
Chiese prendendo una mano del ragazzo.
-- Ti ho spiegato che può capitare che un babbano e un mago abbiano un figlio, il piccolo sarà un mezzosangue. A volte, però, nascono magh con entrambi i genitori babbani, loro sono i ‘’nati babbani’’. Il Colui-che-non-deve-essere-nominato vuole eliminare loro, o meglio, ogni traccia di sangue non magico dalle nostre vene.
Spiegò Fred tristemente, Cheyenne si portò le mani a coppa sulle labbra.
-- E’ terribile.
Disse lei ripensando a quali conseguenze avesse portato il ‘’purificare la razza’’ in passato.
-- Tu non sei un nato babbano, tua madre è una strega.
Disse Cheyenne ad alta voce, senza nemmeno accorgersene, e tirò un sospiro di sollievo. Fred sorrise nel vederla preoccupata.
-- No, sono un purosangue in realtà.
Disse lui senza particolare enfasi, non gi era mani importato più di tanto.
-- Non dev’essere un esperto di storia babbana questo mago oscuro, quando si parla di ‘’purificare la razza’’ non va mai bene.
Disse Cheyenne scuotendo la testa, Fred annuì.
-- Hai ragione, ma ora non pensarci, tu non c’entri. Scendiamo.
Disse lui prendendole la mano e conducendola al piano di sotto. Arrivati in cucina sia Ginny che George si affrettarono a fermare un piatto che si stava lavando da solo, ma non prima che Cheyenne vedesse.
-- Ragazzi! Siete silenziosissimi.
Esclamò nervosamente Ginny, Fred e Cheyenne risero.
-- Tranquilli, lei sa.
Disse Fred e si sedette al tavolo, Cheyenne lo imitò.
-- Come?
Disse George spalancando la bocca.
-- Gliel’ho detto.
Disse Fred senza scomporsi.
-- Gli hai detto cosa?
Domandò Molly entrando in cucina e posando un bicchiere nella credenza.
-- Della magia.
Molly si girò di scatto e guardò il figlio con aria di rimprovero.
-- Fred, l’hai messa in pericolo!
Disse infervorandosi.
-- Rilassati mamma, non le succederà nulla.
Disse Ginny sedendosi a sua volta.
-- Già, comunque sia non lo permetteremmo.
Aggiunse George guardando il fratello, che gli sorrise, e si girò verso la finestra. In quel momento Cheyenne notò che gli mancava un orecchio,al suo posto c’era un buco, ben nascosto dalle ciocche rosse; la ragazza si rattristò.
-- Tranquilla signora Weasley, starò attenta.
Disse la ragazza e Molly annuì calmandosi.
-- Fred, devo tornare.
Disse a bassa voce lei prendendogli una mano, il ragazzo annuì.
-- Noi andiamo.
Disse alzandosi e prendendola per mano, Cheyenne si alzò a sua volta.
-- Oh, va bene, vi accompagno cari.
Disse la signora Weasley. I ragazzi salutarono Ginny  e George e andarono alla porta, Cheyenne salutò Molly e Fred l’abbracciò.
Appena furono fuori i due ragazzi si abbracciarono senza dire nulla e si baciarono, si staccarono e sorrisero.
-- Non vedo l’ora di vederti all’opera con la magia.
Disse Cheyenne ridendo, Fred sorrise guardandola negli occhi.
-- Tutto sommato, l’hai presa meglio di quanto mi aspettassi.
Disse lui e lei scoppiò a ridere.
-- Ti aspettavi che mi venisse un infarto o roba del genere?
Chiese Cheyenne, Fred annuì senza smettere di sorridere.
-- Sinceramente? Al tuo posto io sarei svenuto.

*spazio autrice*
eccoci qui, so che è breve ma dovevo concentrami sulla reazione di cheyenne eccetera... lol. un bacio a tutti, vi adoro, grazie mille per le recensioni <3

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Capitolo 12
*** Closer. ***


Circa otto  giorni dopo Cheyenne era impegnata a contare i minuti che la separavano dal suono dell’ultima campanella. Non vedeva Fred da quando l’aveva riaccompagnata a casa il giorno in cui le aveva detto tutto sulla magia, e cominciava a preoccuparsi. Aprile era arrivato, ma il freddo non sembrava voler andarsene; Cheyenne non poteva fare a meno di pensare che il ritardo della primavera fosse in qualche modo legato alla guerra magica.
-- Cheyenne, dobbiamo uscire.
Tania la riportò dolcemente alla realtà.
-- Hai ragione, eccomi.
Disse la ragazza riponendo in borsa i suoi libri e recandosi verso l’uscita; il corridoio era pieno come sempre e, una volta uscite fuori, le ragazze raggiunsero gli altri e si avviarono verso casa.
Le cose si erano fatte complicate con Will da quando l’aveva rifiutato, parlavano poco e solo se necessario, e la situazione creava problemi nel gruppo. Cheyenne faceva del suo meglio per essere carina con lui; gli sorrideva spesso, cercava di darlo a parlare e rideva alle sue battute anche se erano pessime, ma lui si era come sgonfiato dopo il loro confronto. Non sembrava nemmeno arrabbiato o dispiaciuto, solo esausto.
-- Ci vediamo domani.
Disse Cheyenne una volta arrivati all’incrocio, abbracciò tutti (compreso Will) e tornò a casa.
Una volta arrivata si accorse che qualcosa non andava, una finestra era spalancata e provenivano dei rumori dalla cucina. La ragazza si guardò intono alla ricerca del cappotto o della borsa di Adele, magari era rientrata prima o non era andata a lavoro; non c’era nulla che confermasse la sua presenza, così Cheyenne iniziò a preoccuparsi. Afferrò un ombrello e, senza fare alcun rumore, si avvicinò alla cucina ed entrò sollevandolo. C’era una figura alta alle prese con i fornelli, si girò di scatto e la ragazza lasciò cadere l’ombrello mentre l’altro rideva.
-- Ciao.
Disse Fred con un gran sorriso e allargò le braccia invitando Cheyenne a tuffarsici; la ragazza lo guardò in cagnesco.
-- Sono otto giorni che non ti fai vivo e speri di cavartela con un semplice e banale ‘’ciao’’?
Lo rimproverò lei cercando di non cedere alla tentazione di abbracciarlo, l’aveva fatta preoccupare sul serio.
-- Oh…
Disse Fred abbassando le braccia e guardandola dispiaciuto.
-- Abbiamo avuto un attacco a Diagon Alley.
Disse lui senza smettere di guardarla e si sollevò la manica destra mostrando una brutta ferita che correva dal polso al gomito. Cheyenne dimenticò di essere arrabbiata e corse verso di lui prendendogli il braccio.
-- Fammi vedere.
Disse lei percorrendo con le dita la ferita che era già in via di guarigione.
-- Scusa.
Disse ancora lui e Cheyenne lo abbracciò forte, inspirando il suo profumo e rendendosi conto di quanto gli era mancato.
-- Mi hai fatto morire di spavento.
Disse lei appoggiando la testa sul suo petto e trattenendo le lacrime.
-- Giuro che cercherò di avvertirti se dovesse succedere ancora qualcosa.
Disse lui stringendola forte e dandole un bacio sulla fronte.
-- Come sei entrato?
Chiese lei sciogliendo l’abbraccio ma, vedendolo sorridere, si rese conto che lui poteva fare praticamente qualunque cosa.
-- Giusto, la magia.
Disse lei sorridendo mentre si toglieva il cappotto e lo appoggiava sull’appendiabiti.
-- Ho cucinato qualcosa per te.
Disse Fred con un gran sorriso e le indicò la pentola sui fornelli, la ragazza sorrise.
-- Grazie.
Disse prendendo un piatto e servendosi. Si sedettero insieme al tavolo e pranzarono; Fred le raccontò dell’attacco e di come avevano distrutto la maggior parte dei negozi, le disse che c’erano state altre perdite e che le cose non andavano bene nemmeno ad Hogwarts. Cheyenne non sapeva come farlo sentire meglio, la situazione sembrava disperata e nulla poteva cambiarla.
-- Mi dispiace Fred, vedrai che andrà tutto bene.
Disse lei sentendo in bocca il sapore amaro della frase fatta, Fred sorrise comunque e le prese una mano.
-- Grazie.
Disse accarezzandole il palmo della mano.
-- Vorrei tanto poter fare qualcosa, vorrei tanto poter spaccare la faccia a questo Tu-Sai-Chi.
Disse lei sospirando, Fred l’abbracciò.
-- Saresti una grandiosa Grifondoro.
Disse lui e Cheyenne lo guardò.
-- Grifondoro?
Chiese confusa; Fred sorrise e le spiegò che la scuola era divisa in quattro casate, ognuna ospitante persone con determinate caratteristiche, le spiegò anche che era il Capello Parlante a smistare gli alunni al primo anno.
Cheyenne ascoltava affascinata, ogni cosa che riguardasse il mondo della magia era meravigliosa e la faceva sentire estremamente banale. Lei non smetteva di fare domande e lui era felice di risponderle e farle sapere qualcosa del suo mondo.
-- … ed è così che chiamiamo le persone senza alcun potere, ‘’babbane’’.
Concluse lui dopo oltre due ore di racconto, lei annuì.
-- Quindi sono una ‘’babbana’’.
Disse lei un po’ triste, lui annuì.
-- Si, ma sai cosa? Sei molto più speciale di tante streghe che conosco.
Disse lui sollevandole il mento; Cheyenne sorrise lo baciò allacciando le mani dietro al suo collo, Fred le accarezzò i fianchi mentre approfondiva il bacio.
-- Cos’è questa storia delle ‘’tante streghe che conosci’’?
Chiese sarcasticamente Cheyenne mentre scioglievano l’abbraccio, Fred rise.
-- Niente di importante.
Disse lui scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lei sorrise. Si alzarono e sparecchiarono, lavarono i piatti e si sedettero sul divano.
-- Voglio vedere qualche incantesimo.
Disse Cheyenne non appena si furono sistemati, Fred rise.
-- Sapevo che me l’avresti chiesto.
Disse lui scuotendo la testa divertito.
-- Oh, andiamo! A cosa serve avere un ragazzo mago se non ti mostra nessun incantesimo?
Protestò lei allargando le braccia, Fred annuì ridendo e prese la bacchetta.
-- E va bene. Wingardium Leviosa.
Disse lui indicando il telecomando del televisore con la bacchetta; l’oggetto cominciò a lievitare lentamente e salì d’altezze finché non si poggiò su una mensola. Fred abbassò la mano e si voltò verso Cheyenne: la ragazza guardava l’oggetto ad occhi spalancati e con un sorriso a trentadue denti.
-- Dio mio…
Sussurrò lei senza distogliere gli occhi dal telecomando, Fred rise.
-- Ti è piaciuto?
Chiese lui riponendo la bacchetta, lei si girò di scatto verso di lui.
-- Se mi è piaciuto? E’ STATO STUPENDO!
Urlò lei entusiasta alzandosi dal divano e prendendo il telecomando.
-- Non ho mai visto nulla di più figo!
Disse lei abbracciando Fred.
-- Maddai.
Disse lui stringendola tra le braccia.
-- Non sottovalutarti.
Disse lei guardandolo negli occhi e accarezzandogli una guancia, lui sorrise e la baciò. Non si erano mai baciati così, come se non esistesse altro al mondo al di fuori di loro due. Il bacio stava diventando decisamente troppo intimo quando Cheyenne si staccò piano.
-- Ehm, scusa, io…
Disse lei aggiustandosi i capelli, Fred la guardò.
-- No, è colpa mia, mi sono lasciato prendere.
Disse lui serio e si alzò.
-- Ti va di uscire?
Disse lui porgendole la mano, lei annuì prendendola e alzandosi. Si rimisero i cappotti e uscirono; l’aria era secca e fredda come sempre e loro camminavano tenendosi la mano. Stavano passeggiando in una strada leggermente stretta ed isolata quando sentirono uno strano rumore; Fred s’irrigidì di colpo mentre Cheyenne si guardava intorno.
-- Che succede?
Chiese la ragazza, la voce ovattata a causa della sciarpa sollevata fino al naso. Fred scosse la testa.
-- Non lo so, ma non mi piace.
Disse e fece dietrofront trascinando Cheyenne con sé;  erano quasi alla fine della stradina quando due figure completamente ricoperte d un mantello nero sbarrarono loro la strada.
-- Merda!
Imprecò Fred sottovoce e stinse a sé Cheyenne.
-- Ciao Fred!
Disse una delle figure abbassandosi il cappuccio: era uno dei mangiamorte contro cui Fred si era battuto a Diagon Alley.
-- Che ci fate qui?
Chiese Fred spostando Cheyenne dietro di lui, i due mangiamorte tirarono fuori le bacchette.
-- Volevamo solo concludere quello che abbiamo lasciato in sospeso.
Disse l’altro abbassando a sua volta il cappuccio; Fred li guardò minaccioso.
-- Qui? Ora? Potevamo risolverla a Diagon Alley se solo voi non foste fuggiti.
Li provocò Fred nella speranza di distrarli a lungo abbastanza da trovare un modo per mettere in salvo Cheyenne; i mangiamorte risero.
-- Ordini del Signore Oscuro.
Si giustificò uno dei due avvicinandosi ulteriormente, Cheyenne tremava.
-- Te la fai con i babbani ora? Non hai nemmeno un po’ di ribrezzo?
Chiese uno dei due indicando Cheyenne, Fred sussultò sentendola trattenere il fiato.
-- Però devo ammettere che non è niente male, per essere una lurida babbana.
Disse l’altro ed entrambi risero di gusto, Fred tirò fuori la bacchetta in un secondo.
-- Petrificus Totalus!
Disse immobilizzando uno dei due, il quale cadde a terra con un gran tonfo; l’altro si mosse velocemente.
-- Avada Kedavra!
Urlò puntando la bacchetta verso Fred, lui si abbassò trascinando giù anche Cheyenne; un lampo verde volò sopra la loro testa.
-- Reducto!
Urlò Fred mancando di poco il mangiamorte;
-- Avada Kedavra!
Rispose lui costringendo Fred a buttarsi di nuovo a terra;  intanto Cheyenne si era mosse verso il mangia morte e gli sbattè  in testa, con tutta la forza che aveva, una grande pietra; il mangia morte urlò ma si girò verso la ragazza con aria minacciosa, Cheyenne indietreggiò lasciando cadere la pietra.
-- Crucio!
Urlò il mangia morte approfittando della distrazione di Fred, ma l’incantesimo non era diretto a lui.
Un secondo dopo Cheyenne si piegò in due dal dolore; si accasciò a terra mentre la vista le si appannava, era un dolore indescrivibile: sembrava che mille lame incandescenti le stessero attraversando il corpo in ogni direzione, e lei non riusciva a fare nulla per farle smettere. La tortura sembrò durare un eternità rima che qualcuno urlasse:
-- Stupeficio!
Il mangia morte venne scagliato in aria a atterrò alcuni metri dopo,privo di conoscenza. Il dolore finì ma Cheyenne aveva ancora la vista appannata e i muscoli si rifiutavano di obbedirle. Fred si avvicinò a lei accarezzandole il viso.
-- Cheyenne, stai bene?
Chiese lui, la ragazza annuì e iniziò a piangere senza emettere alcun suono, non riusciva a muoversi.
-- Oblivion
Disse Fred colpendo entrambi i mangia morte con l’incantesimo e poi tornò accanto a Cheyenne.
Fred la sollevò prendendola in braccio e corse verso casa sua.
-- Alohomora
Disse aprendo la porta con la bacchetta e adagiando Cheyenne sul divano.
-- Cheyenne, riesci a muoverti?
Le chiese dolcemente e le accarezzò il viso.
-- Si.
Disse lei con un filo di voce mettendosi a sedere, le faceva male tutto.
-- Mi dispiace.
Disse lui abbassando la testa e lasciandosi cadere sul divano accanto a lei, Cheyenne gli prese una mano.
-- Non è colpa tua.
Disse riacquistando un po’ di forza e abbracciando Fred.
-- Se ti fosse successo qualcosa, io…
Iniziò Fred senza riuscire a completare la frase, Cheyenne lo zittì baciandolo. Stavolta nulla li fermò, dal volersi sentire vicini. Si stesero entrambi sul divano, i loro corpi aderivano eppure entrambi avevano la sensazione di essere lontani l’uno dall’altro. Fred accarezzò i fianchi di lei prima di sollevarle toglierle il cappotto e sfilarle la magia. Cheyenne si liberò del cappotto fi Fred senza smettere di baciarlo. Il ragazzo le baciò il collo mentre lei affondava le dita nei suoi capelli rossi. In breve anche gli altri indumenti finirono sul pavimento, lasciando entrambi in intimo. Le mani di Cheyenne accarezzavano la schiena di Fred senza sapere nemmeno come era iniziato il tutto. Fred baciò la spalla di lei,risalendo fino alle labbra, mentre si occupava di togliere anche i pochi indumenti rimasti a separarli. Cheyenne arrossì violentemente quando si rese conto di essere praticamente nuda e si coprì il viso con le mani.
-- Cheyenne?
La chiamò dolcemente Fred prendendole le mani nelle sue.
-- Non vuoi?
Chiese lei baciandole una mano.
-- Voglio.
Disse lei con una sicurezza che sorprese prima se stessa. Fred le accarezzò il viso.
-- E’ la prima volta?
Le chiese dolcemente, Cheyenne annuì arrossendo ancora.
-- Fa schifo essere il primo.
Disse Fred guardandola negli occhi, Cheyenne era confusa.
-- Non voglio farti del male.
Disse lui vedendola accigliata, Cheyenne sorrise attirando Fred a sé.
-- Starò bene.
Disse improvvisamente più sicura di sé e lo baciò. Appena ebbero ritrovato confidenza Fred la rese sua, Cheyenne sussultò appena sentì il dolore, ma si rilassò subito al pensiero che Fred era così vicino a lei. I due ragazzi continuavano a baciarsi e a guardarsi negli occhi, cercando di stabilire un contatto emotivo oltre che fisico. Fred le mordicchiò il labbro inferiore e Cheyenne gemette piano. Trovarono il ritmo giusto e improvvisamente si sentivano entrambi perfettamente sicuri, come se sapessero cosa fare.
Non appena finirono si stesero uno accanto all’altro e si guardarono.
-- Tu sei speciale, e non dipende dalla magia.
Disse Cheyenne accarezzando il viso di Fred, lui sorrise.
-- Ti amo.
Disse soltanto e la baciò ancora.

*spazio autrice*
e va bene, è un capitolo importante lol. mi  sento sempre strana quando devo scrivere capitoli del genere (if u know what i mean) ma spero di aver fatto il possibile per non renderla volgare. fatemi sapere cosa ne pensate e grazie mille a che sta seguendo la mia storia c: un bacio e a presto.

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Capitolo 13
*** Surprise. ***


Molte ore dopo Fred si svegliò ancora abbracciato a Cheyenne ; faceva caldo sotto le coperte che aveva preso poche ore prima perché la ragazza tremava leggermente. Cheyenne dormiva silenziosamente, i capelli castani sparsi sul cuscino e le labbra leggermente socchiuse. Il suo petto si alzava e abbassava lentamente, facendo sollevare e poi riscendere la coperta. Fred la osservò per un po’ e pensò di non averla mai vista così bella; le guancie erano colorate da un leggero rossore superficiale, le ciglia lunghe erano immobili e una delle sue mani era sotto la testa, l’altra sul petto di lui. Fred le scostò una ciocca dal viso e la baciò con dolcezza, lei si mosse senza aprire gli occhi. Rimase per un po’ a guardarla prima di alzarsi, facendo il minimo rumore possibile, e rivestirsi. Era tardi e, ormai, conosceva gli orari di Adele; non voleva rischiare di vederla tornare e sentire chissà quale commento per la scena di loro due nudi e abbracciati sul divano. Appena fu vestito, Fred coprì Cheyenne per bene con la coperta e le diede un bacio sulla fronte; andò in cucina e le scrisse velocemente un bigliettino, glielo poggiò sul tavolino accanto al divano. Prima di smaterializzarsi, l’ultima cosa che vide fu un sorriso spuntare sul viso di lei, gli occhi ancora chiusi e la mente immersa in chissà quale sogno piacevole. Sorrise anche lui prima che l’oscurità lo avviluppasse e lo trascinasse alla Tana.

-- Cheyenne! Cheyenne! CHEYENNE!
La voce squillante di Adele risvegliò bruscamente la ragazza, che scattò in piedi in un attimo. S’infilò una vestaglia e scese velocemente le scale.
-- Dimmi Adele.
Disse Cheyenne con la voce ancora impastata a causa del sonno, la matrigna la guardò distrattamente.
-- Non vai a scuola?
Le chiese con voce piatta mentre sorseggiava un caffè, Cheyenne storse il naso.
-- E’ sabato.
Dichiarò sbadigliando, Adele sorrise maligna.
-- Oops! Scusa se ti ho svegliata, non me n’ero accorta. Io esco, non mi aspettare, torno domani sera.
Disse con cattiveria, s’infilò il cappotto e uscì di casa senza aggiungere altro. Cheyenne guardò l’orario e sospirò: le otto del mattino. Era tipico di Adele, svegliarla presto anche quando aveva la possibilità di dormire. La ragazza tornò di sopra e si sedette sul letto, l’occhio le cadde sul bigliettino appoggiato sulla scrivania.

Quella simpaticona di Adele potrebbe tornare da un momento all’altro, mi dispiace farlo ma devo andare via. Non so se ci vedremo nei prossimi giorni, ma sarò da te appena potrò. Le ultime ore sono state talmente belle da non sembrare reali, ti amo.
                                                                                                                                        Con amore, il rosso naturale.


Cheyenne sorrise immaginando Fred mentre lo scriveva,strinse il bigliettino al cuore e poi lo ripose in un cassetto. Intanto decise di alzarsi, dal momento che non sarebbe più riuscita a prendere sonno.
La mattinata passò prima del previsto, Cheyenne ripose le ultime cose nei cassetti e nei mobili, cercando di non pensare al fatto che non vedeva Fred da cinque giorni. Dopo pranzo le squillò il telefono, rispose subito.
--Pronto?
Chiese.
-- Cheyennee
Una voce familiare e piacevole pronunciò il suo nome con entusiasmo.
-- Ciao Tania.
La salutò lei con un sorriso.
-- Tesoro, oggi è il compleanno di Will! Gli stiamo organizzando una festa a sorpresa, non si compiono 19 anni tutti i giorni. Sei dei nostri?
Le chiese lei allegramente, Cheyenne sorrise. Sapeva del compleanno; James, Tania, lei e Sophie erano stati a comprargli un regalo due giorni prima.
-- Ma certo. Volete una mano con i preparativi?
Chiese la ragazza, Tania rispose dopo un po’.
-- Si, ci vediamo da James tra mezz’ora, e portati un vestito carino per stasera.
Disse lei e, in sottofondo, Cheyenne riuscì a sentire la voce di Sophie.
-- Va bene, a dopo.
Disse e chiuse la telefonata appena Tania la salutò.
Cheyenne si vestì velocemente: mise un jeans scuro, una maglia rossa, scarpe da ginnastica e una felpa nera.  Prese una borsa abbastanza capiente e ci mise dentro un vestito, un paio di ballerine e delle calze color carne. Uscì di casa pochi minuti dopo e prese il bus, in mezz’ora fu a casa di James. Appena entrò notò che c’erano addobbi sparsi ovunque, buste di patatine, bibite alcoliche, festoni, coriandoli e moltissimi ragazzi che aveva visto parlare con Will innumerevoli volte si davano un gran da fare per sistemare tutto.
-- Cheyenne!
Sophie la abbracciò sommergendola di palloncini.
-- Ehi.
La salutò lei sorridendo. Appena sciolsero l’abbraccio Tania andò loro in contro, le mani impegnate a sorreggere due vassoi ricoperti di cupcake.
-- Menomale che sei arrivata, ci serve il tuo aiuto.
Detto questo passò i vassoi ad un ragazzo dalla carnagione scura e prese la borsa di Cheyenne.
-- Te la porto io di sopra, tu va da James.
Disse e si allontanò verso le scale.
Per tutto il pomeriggio  Cheyenne non fece altro che montare festoni, gonfiare palloncini, riempire scodelle di patatine e stappare bottiglie di birra. Verso le otto, quando ormai fuori era talmente buio da sembrare notte fonda, tutto fu pronto e gli ospiti erano tutti arrivati. Cheyenne corse di sopra e si vestì: il vestitino azzurro era aderente e semplice, se non per la scollatura profonda a V dietro la schiena, le ballerine erano  di un bianco brillante. Sciolse i lunghi capelli castani, felice che la treccia che aveva fatto ore prima le avesse creato qualche onda morbida.  Tania le mise un po’ di eyeliner blu e del rossetto rosa pelle prima di vestirsi a sua volta; era davvero bella con il vestito bianco monospalla che aveva scelto, creava un bel contrasto con la sua carnagione scura.  Ma, a suo parere, Sophie era quella che lasciava senza fiato: il suo fisico alto e slanciato era fasciato da un vestito rosa pelle aderentissimo, a mezza manica e decorato da una sottile cinta nera. I capelli, nero corvino, erano alzati in un cipollotto disordinato ma bellissimo nel complesso, e gli occhi erano incorniciati da un ombretto verde brillante.
-- Andiamo.
Disse Tania prendendo entrambe le ragazze a braccetto e scendendo. Appena James le vide sorrise e abbracciò Tania.
-- Okkei, un attimo di attenzione!
James fece voltare tutti verso di lui e salì su una sedia.
-- Will è ad un isolato da qui, crede che stasera vedremo una partita insieme quindi voi nascondetevi per bene e non dimenticate di urlare ‘sorpresa’.
Detto questo, suscitò un coro entusiasta di voci. Scese dalla sedia e tutti corsero a nascondersi; Cheyenne e Sophie si fecero piccole piccole e si nascosero dietro ad un divano. Un minuto dopo suonò il campanello, tutti sussultarono silenziosamente mentre James spegneva le luci e andava ad aprire.
-- Ehi.
Disse Will abbracciando James, non appena la porta fu aperta.
-- Auguri, amico.
Disse James e sciolse l’abbraccio. Will non ebbe il tempo di dire altro, dal momento che le luci si accesero e tutti balzarono in piedi.
-- SORPRESA!
Un’ unica voce fece sussultare Will, che sorrise un secondo dopo. Poi fu tutto un abbracciarsi e augurargli buon compleanno, finché non toccò a lei.
-- Buon compleanno, Will.
Disse abbracciandolo, lui la strinse.
-- Grazie, sei bellissima.
Disse lui e Cheyenne arrossì sciogliendo velocemente l’abbraccio.
La serata fu tranquilla; ballò molto con le sue amiche, conobbe alcuni ragazzi che aveva sempre intravisto ma con i quali non si era mai fermata a parlare e mangiò ben due pezzi di torta al cioccolato.
Finita la festa Tania si offrì di riportarla a casa.
-- Viene a prendermi mia madre, ti do un passaggio.
Disse mentre entrambe prendevano le borse e s’infilavano i cappotti.
-- Grazie mille, vado a salutare Will.
Disse Cheyenne e andò verso il ragazzo.
-- Will, io vado.
Disse abbracciandolo, Will la strinse.
-- Auguri ancora.
Aggiunse lei e lui sorrise dandole un bacio sulla guancia.
-- Grazie di tutto e buonanotte.
Disse lui prima di sciogliere l’abbraccio. Cheyenne salutò gli altri, raggiunse Tania ed entrambe uscirono. La macchina della madre di Tania era parcheggiata appena fuori alla porta, le ragazze salirono velocemente. Le gambe di Cheyenne, ricoperte solo dalle sottili calze, tremarono per tutti il tempo. Appena arrivò davanti casa ringraziò e scese velocemente, si avviò verso la porta e aprì. Dentro faceva abbastanza caldo, così Cheyenne si tolse il cappottò e si avviò di sopra. Appena fu vicino alle scale notò una piccola macchiolina rossa sul corrimano. Si avvicinò per esaminarla e sgranò gli occhi: sangue. Alzò il viso e notò chiazze enormi di sangue sul pavimento delle scale. Iniziò a preoccuparsi e sbiancò quando, seguendo con gli occhi la scia rossa, si accorse che conduceva in camera sua. Prese un bel respiro e decise di salire silenziosamente le scale; il sangue era molto fresco, e dal piano di sopra non proveniva alcun rumore. Appena fu avanti alla porta di camera sua notò che era socchiusa, l’aprì di poco e sbirciò dentro: una figura maschile era accasciata a terra, con le mani sullo stomaco, tutto intorno una pozza di sangue. Aprì meglio la porta e si concentrò sul viso, sgranò gli occhi: Fred.
Spalancò la porta e corse verso di lui, s’inginocchiò e gli prese il viso tra le mani.
-- Fred!
Urlò lei e sentì le lacrime bagnarle il viso; il ragazzo aprì gli occhi e sorrise, anche se lo sguardo era sofferente.
-- Ciao.

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Capitolo 14
*** To take care. ***


-- Che cosa è successo?
Chiese Cheyenne prendendo il viso di Fred tra le mani e guardandolo negli occhi azzurri e sofferenti, il ragazzo scosse la testa.
-- Diciamo che non tutti gli incantesimi sono positivi.
Disse scostando la mano destra dal fianco e mostrando uno squarcio parecchio profondo. Non appena Fred smise di premerci sopra, rivolo di sangue si riversò dalla ferita, macchiandogli ulteriormente i vestiti.
-- Dio.
Disse Cheyenne cercando di trattenere le lacrime.
-- No, non è colpa sua.
Disse Fred ridacchiando e gemendo un secondo dopo.
-- Fred, riesci a stenderti sul letto?
Chiese lei con voce ferma e Fred annuì.
-- Certo.
Disse e cercò di alzarsi, ma un secondo dopo riuscì a malapena a reprimere un urlo e tornò nella posizione precedente. Altro sangue si riversò a terra.
-- Ok, magari non sono proprio al massimo della forma.
Ironizzò lui e Cheyenne si lasciò sfuggire un gemito di preoccupazione.
-- Va bene, allora stenditi qui, vado a chiamare qualcuno.
Disse lei e aiutò Fred a stendersi; subito dopo si alzò, ignorando il sangue che le aveva sporcato le mani e i vestiti, scese di sotto e chiamò un’ambulanza. Appena attaccò tornò di corsa sopra e si avvicinò al ragazzo, aveva una brutta cera: era pallido, così tanto che l’azzurro degli occhi sembrava risaltare in modo disumano, i capelli erano sporchi di sudore e terreno c’era sangue sparso ovunque.
-- Ho chiamato l’ambulanza.
Disse lei prendendogli una mano con dolcezza, Fred sorrise.
-- Grazie.
Disse solo e strinse la mano di lei.
-- Fred, cosa è successo?
Chiese lei curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
-- C’è stato un attacco a sorpresa e noi eravamo impreparati e pochi, io me la sono cavata ma altri…
Disse lui interrompendo la frase senza riuscire a concluderla. Cheyenne sussultò e poi lasciò uscire le lacrime che stava trattenendo da troppo.
-- Ehi, io sto bene.
Disse Fred vedendola piangere e le accarezzò il viso con dolcezza.
-- Potevi morire…
Sussurrò lei avvicinando il proprio viso a quello di lui e baciandolo con delicatezza; Fred ricambiò il bacio e le accarezzò una guancia.
-- Perché sei venuto qui?
Chiese lei non appena si staccarono, Fred la guardò.
-- Quando tutto è finito, è stato il primo posto a cui ho pensato. Così mi sono smaterializzato in salotto, ma ho pensato che sarebbe stato troppo per Adele tornare e trovare un ragazzo morente ad aspettarlo, così sono salito qui, ma non sono riuscito ad evitare di sporcare tutto a quanto pare.
-- Perché non sei andato dai tuoi genitori? Ti avrebbero potuto curare meglio.
Chiese confusa Cheyenne.
-- Vuoi sapere la verità?
Chiese Fred aumentando la stretta alla sua mano. Cheyenne annuì.
-- Quando mi hanno colpito pensavo che sarei morto, e avrei tanto voluto vederti ancora una volta.
Disse lui. Cheyenne si portò entrambe le mani al viso e un fiotto di lacrime le bagnarono le guancie. Fred le accarezzò una gamba.
-- Ehi, non piangere.
Disse lui ma, prima che Cheyenne potesse aggiungere altro, una sirena rumorosa li avvisò dell’arrivo dell’ambulanza; Cheyenne corse ad aprire la porta e una serie di infermieri trascinarono su una barella, ci caricarono Fred sopra e, con la stessa velocità, scesero e lo misero nell’ambulanza. Cheyenne andò con loro senza pensarci un attimo. Fred perse i sensi a metà percorso e lei si fece prendere dalla disperazione. Arrivati in ospedale portarono via Fred così velocemente che Cheyenne capì a malapena dove l’avessero trascinato. Le ore seguenti furono una tortura vera e propria: nessuno le aveva detto nulla di cosa gli stavano facendo, era tutta sporca di sangue, infreddolita a causa del misero vestitino e stanchissima. Passò quattro ore su una scomodissima sedia nella sala d’aspetto prima che un dottore si degnasse di dirle qualcosa.
-- Allora?
Chiese lei preoccupata non appena lo vide.
-- E’ fuori pericolo.
Disse il dottore e Cheyenne lasciò uscire un sospiro di sollievo, aveva voglia di piangere dopo tutte quelle ore trascorse in un clima di tensione assoluta.
-- Lo abbiamo operato; la ferita era profonda, l’abbiamo disinfettata, cucita e medicata. Ha perso molto sangue e mi aspetto che stia almeno qualche giorno a riposo.
Spiegò il dottore e Cheyenne annuì.
-- Posso vederlo?
Chiese lei timidamente, il dottore annuì e le spiegò come arrivare alla stanza. Cheyenne bussò due volte prima di sentire la voce ovattata di Fred provenire da dietro la porta.
-- Avanti.
La stanza era lunga e stretta, con una finestra enorme collocata sulla parete destra; a sinistra c’era una porta che, immaginò lei, era probabilmente il bagno. Nell’aria c’era un odore di disinfettante e medicine, tipico degli ospedali. Fred era steso sul letto, collocato al centro della stanza, sorrideva appena e aveva riacquistato colore. Aveva una fascia sul fianco appena operato e le coperte tirate su fino alla vita.
-- Fred.
Sussurrò lei e corse verso di lui, si chinò per abbracciarlo ma Fred sussultò. Lei si ritrasse subito, accorgendosi che gli aveva sfiorato la ferita.
-- Scusa.
Disse sedendosi sulla sedia accanto a letto.
-- Tranquilla.
Disse lui girando la testa verso di lei.
-- Come ti senti?
Chiese la ragazza guardandolo negli occhi azzurri e chiari.
-- Come uno a cui hanno appena messo dodici punti.
Disse lui col suo tipico tono ironico, Cheyenne guardò la fascia appoggiata sulla ferita.
-- Il dottore dice che devi restare a riposo qualche giorno.
Disse Cheyenne tenendo le mani allacciate in grembo, Fred sbuffò.
-- I babbani rendono tutto così lento.
Disse sorridendo e Cheyenne non riuscì a fare a meno di fare lo stesso.
-- Grazie per esserti presa cura di me.
Disse Fred prendendole una mano, il sorriso di lei si addolcì.
-- Ero in debito.
Disse Cheyenne ricordando quando Fred l’aveva salvata dall’attacco dei due mangiamorte, Fred rise.
-- Debito?
Chiese ironico, Cheyenne rise.
-- Scusa, riformulo: ero in debito e ti amo.

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Capitolo 15
*** The truth. ***


Cinque giorni dopo Cheyenne si svegliò presto e andò all’ospedale. Era ora di far uscire Fred da quel posto che detestava tanto. Erano stati cinque giorni strani; vedere Fred ogni singolo giorno aveva dato modo alla ragazza di rendersi conto di quanto lo amasse e quanto avesse bisogno di passare del tempo con lui.
-- Salve, sono qui per Fred Weasley, il paziente della 123.
Disse Cheyenne rivolgendosi all’infermiera del piano.
-- Ah, si. I suoi parenti sono già dentro.
Disse la donna senza alzare nemmeno gli occhi e continuando a riordinare scartoffie. Cheyenne percorse il lungo corridoio che portava alla stanza del ragazzo. Faceva freddo nell’ospedale, e lei stava indossando una semplice camicia di jeans e un giubbino di pelle nero.
-- Permesso?
Chiese la ragazza una volta arrivata avanti alla stanza.
-- Avanti.
Rispose allegra l’inconfondibile voce della signora Weasley; Cheyenne entrò.
-- Tesoro!
Disse Molly avvolgendola in un caloroso abbraccio che Cheyenne fu felice di ricambiare.
-- Come stai?
Chiese poi la signora sciogliendo l’abbraccio.
-- Bene signora Weasley, grazie.
Disse la ragazza scostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si guardò intorno e vide anche Ginny, che la salutò con un sorriso, e George che stava aiutando Fred a raccogliere le sue cose.
-- Ciao bellissima.
La salutò Fred andandole in contro e lasciandole un bacio sulla fronte.
-- Come ti senti?
Chiese lei toccandole il fianco con delicatezza, in corrispondenza della ferita oramai cicatrizzata. Fred sorrise.
-- Alla grande! Voi babbani siete lenti ma sapete il fatto vostro.
Scherzò lui facendo ridere sia Cheyenne che George.
-- Ciao.
La salutò George sorridendo ampiamente, somigliava così tanto a Fred.
-- Ciao George.
Cheyenne ricambiò il sorriso.
-- Andiamo?
Chiese Ginny impaziente e uscì dalla porta, sembrava annoiata.
-- Andiamo.
Disse Fred prendendo il suo borsone e cingendo le spalle di Cheyenne. Uscirono dalla stanza e si diressero verso l’infermiera, la ignora Weasley  firmò un paio di documenti e poi uscirono.
-- Ah, finalmente niente più odore di pastina in brodo e disinfettante.
Disse Fred respirando l’aria primaverile. La giornata era bella e soleggiata, anche se il vento freddo incupiva l’atmosfera.
-- E ora?
Domandò Ginny riferendosi a come sarebbero tornati.
-- Voi potete smaterializzarvi, io accompagno lei e vi raggiungo alla Tana.
Disse Fred indicando la ragazza con un cenno del capo.
-- Va bene, ma torna presto che devi riposare.
Disse la signora Weasley prendendo la borsa dalle mani di Fred.
-- Si, torna presto piccolo.
Lo prese in giro George pizzicandogli una guancia. Fred rise.
-- Arrivederci signora Weasley.
Disse Cheyenne mentre Fred la prendeva per mano.
-- Ciao cara, vieni a casa una volta, ti aspetto per pranzo quando vuoi.
Disse Molly sorridente.
-- Certo, ciao ragazzi.
Disse Cheyenne salutando anche Ginny e George, che le sorrisero prima di guardarsi intorno e scomparire in un vortice nero; la ragazza guardò affascinata la scena.
-- Cheyenne? Fred chiama Cheyenne, ci sei?
Le chiese il ragazzi schioccandole le dite avanti agli occhi, lei si risvegliò.
-- Cos’era quello?
Chiese Cheyenne incamminandosi con Fred, lui rise.
-- E’ la smaterializzazione, uno dei tanti metodi di trasporto del mondo della magia.
Le spiegò Fred accarezzandole il palmo della mano; i due si sedettero su una panchina in piazza.
-- Che cosa figa! Come funziona?
Chiese ancora lei con l’entusiasmo di un bambino.
-- Visualizzi il posto in cui vuoi essere e ti ci sposti, possibilmente senza lasciare nessuna parte del corpo nel luogo di partenza.
Spiegò lui ridendo, Cheyenne spalancò gli occhi.
-- Cosa? Può succedere davvero?
Domandò lei incredula e cercò di pensare a come sarebbe arrivare in un posto e accorgersi di aver lasciato indietro una mano; rabbrividì al pensiero.
-- Certo, ci si può spaccare, ecco perché molti preferiscono la scopa o a polvere magica.
Spiegò lui, la ragazza si girò di scatto e lo guardò.
-- Esistono scope magiche?
Chiese sempre più sorpresa, Fred annuì.
-- Certo che si.
Disse tranquillamente e le toccò una ginocchio, Cheyenne sorrise.
-- Pensavo esistessero solo nei libri, mi piacerebbe poter volare…
Disse lei trasognata e Fred la osservò pensando a quanto fosse bella.
-- Ad ogni modo è ora di andare.
Disse Fred prendendole la mano ed entrambi si alzarono e continuarono a camminare verso casa di lei. Arrivati fuori alla porta Cheyenne si voltò verso Fred.
-- Mi fai vedere?
Chiese lei appoggiando le mani sulle spalle di lui.
-- Cosa?
Domandò Fred confuso, Cheyenne sorrise.
-- Come si ci smaterializza. Spostati dentro casa e poi io apro la porta.
Spiegò lei entusiasta e Fred rise scuotendo piano la testa.
-- Non smetterai mai di essere curiosa, eh?
Chiese ironico e la baciò a stampo prima di fare un passo indietro e lasciarsi avvolgere dall’oscurità. Cheyenne lo vide scomparire e sentì un tonfo sordo provenire da dietro la porta; prese velocemente le chiavi e aprì la porta, Fred le sorrideva appoggiato alla parete, aveva le braccia incrociate e un’espressione soddisfatta. Cheyenne lo abbracciò e lui gli accarezzò la schiena.
-- Mi avevano detto che quando incontri la persona giusta ti sembra di vivere in un libro per quanto speciale e bene ti faccia sentire, ma con te è meglio; è come se riuscissi a farmi vivere una cosa surreale, anche al di là della magia e ti ringrazio. Sono fortunata ad averti.
Disse lei guardandolo negli occhi e accarezzandogli il viso. Lui sorrise e la strinse a sé ulteriormente facendo aderire i loro corpi, a quel punto la baciò. Era un po’ che non si baciavano con quel trasporto, in ospedale temevano sempre di veder arrivare qualche medico o infermiera ed erano entrambi imbarazzati; ma lì, da soli, era tutto diverso. Si divoravano, come se non si vedessero da giorni, e si percepivano.
Ad un certo punto un colpo di tosse secco li interruppe, portandoli ad allontanarsi. Era Adele.
-- Ma bene, vedo che stai ancora frequentando questo ragazzo.
Disse lei squadrando Fred e sputando la parola ‘’ragazzo’’ come se fosse l’insulto peggiore al mondo. Fred si avvicinò istintivamente a Cheyenne e le sfiorò la mano.
-- Si, perché lo amo e non ho intenzione di smettere di vederlo.
Disse la ragazza prendendo la mano di Fred e mantenendo il solito tono di voce calmo e risoluto. Adele sussultò ma sorrise malignamente un secondo dopo.
-- Se è così che stanno le cose allora sono costretta a cambiare strategia. Sei in punizione per un mese; niente uscite al di fuori della scuola, niente amici, niente computer, niente di niente e se vengo a sapere che hai visto di  nuovo questo ragazzo ti sbatto fuori di casa.
Disse acidamente Adele avvicinandosi così tanto a Cheyenne da starle ad un centimetro dal viso. La ragazza trattenne le lacrime imponendo a se stessa di non dargliela vinta.
-- Dimmi solo una cosa: perché?
Chiese Cheyenne senza smettere di guardare negli occhi la matrigna.
-- Perché? Lei chiede perché.
La schernì Adele con una risata.
-- Perché da quando sei arrivata tu mamma ti ha dedicato tutte le sue attenzioni, e quando è morta ha voluto vedere te per dirti chissà cosa e io sono passata in secondo piano. Ho sofferto per questo e ora posso vendicarmi facendoti sentire cosa si prova ad essere soli.
Disse tutto d’un fiato Adele, gli occhi spalancati e una gestualità eccessiva. Cheyenne rimase a bocca aperta.
-- Allora è questo il punto?! Sei gelosa, lo sei sempre stata! Come osi esserlo?! Tu non c’eri mai per lei, quando stava male ero io a prendermi cura di lei e lo facevo perché le volevo bene!
Urlò Cheyenne e,  stavolta, lasciò  scorrere le lacrime, incapace di trattenerle ancora. Adele strabuzzò gli occhi avvicinandosi a lei.
-- Non ti azzardare!
Urlò e diede a Cheyenne uno schiaffo così forte che la ragazza andò a terra; Fred si mosse in fretta, spinse Adele senza usare troppa violenza e aiutò Cheyenne ad alzarsi.
-- Fuori da casa mia!
Urlò lei imbestialita e Cheyenne prese le mani di Fred.
-- Vai, non  è il caso che resti.
Gli disse lei sottovoce.
-- Non ti lascio con questa folle.
Disse lui con tono fermo, Cheyenne lo guardò decisa.
-- Non è la prima volta che fa così, so come gestirla, ma ora vai.
Disse lei e Fred si arrese con un sospiro.
-- Va bene, ma torno.
Disse lui a bassa voce, in modo tale da farsi sentire solo da Cheyenne, la ragazza annuì.
-- Se ti rivedo con lei la sbatto fuori di casa.
Urlò Adele rivolgendosi a Fred e lui uscì lanciandole un’occhiata sprezzante. Rimaste sole, Adele si avvicinò a Cheyenne e la guardò dritta negli occhi.
-- Non sperare di essere felice, perché io farò di tutto per impedirlo, da oggi più che mai.

*spazio autrice*
vi autorizzo ad odiarmi, la scuola non mi lascia il tempo di far nulla. cercherò di essere più veloce nell'aggiornare, scusate e grazie mille a chi sta seguendo e recensendo, vi adoro 

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Capitolo 16
*** Free. ***


Erano stati giorni infernali; Adele era stata così piena di rabbia e cattiveria da tormentare Cheyenne continuamente. La ragazza non ricordava di essersi mai sentita tanto disperata. Aveva subito continuamente sminuimenti e angherie da parte della matrigna, ma le cose erano peggiorate. Non le era concesso di mettere nemmeno il naso fuori casa, non aveva più un computer o un cellulare, era stata ritirata dalla scuola con la scusa di un anno sabatico e doveva subire le piccole ma insistenti cattiverie di Adele. Era stanca ed era disperata, era arrivata persino a pensare di scappare via, ma come?
Qualche mattina dopo la sua litigata con Adele, Cheyenne si svegliò di soprassalto; un rumore continuo le tartassava le orecchie e sembrava essere ovattato. Si alzò dal letto e si guardò intorno tentando di capire l’origine del suono petulante, le bastò guardare verso il balcone per rendersi conto: una serie di piccoli sassolini sbattevano contro il vetro della finestra. Cheyenne si avvicinò quasi correndo al balcone  e guardò giù, Fred era di sotto che le sorrideva. La ragazza si sentì come se quel sorriso le fosse penetrato nelle ossa scaldandole completamente; aprì il balcone e uscì, ignorando il fatto che  avesse solo un pigiama abbastanza leggero addosso.
-- Che ci fai qui?
Chiese Cheyenne sorridendo, Fred scrollò le spalle.
-- Mi andava di vederti e no, non potevo aspettare domani.
L’alito caldo di Fred creava minuscole nuvolette ad ogni parola, Cheyenne sorrise ancora e si guardò intorno, il sole non era ancora sorto; si girò e diede uno sguardo alla sveglia sul comodino, erano le cinque del mattino.
-- Tu sei pazzo!
Disse la ragazza cercando di non urlare e rise, Fred la imitò.
-- Scendi?
Le chiese il ragazzo appena tornarono in silenzio, Cheyenne annuì e tornò dentro. Le ci vollero solo dieci minuti per darsi una rinfrescata, vestirsi a più strati e scendere silenziosamente. Quando fu avanti alla porta s’infilò le chiavi in tasca e aprì lentamente la porta, uscì e senza far rumore se la chiuse alle spalle. Appena fu fuori Fred le si avvicinò e lei lo abbracciò inspirando il suo profumo, che associò a dolciumi indefiniti. Quando si staccarono i due ragazzi si scontrarono; lui baciò lei o forse fu il contrario, comunque sia rimasero stretti abbastanza a lungo da dimenticare che erano ancora sulla soglia di casa.
-- Mi sei mancata.
Disse lui appena si staccarono, Cheyenne gli accarezzò il viso.
-- Anche tu.
Disse abbracciandolo, lui la tenne stretta a se per un po.
-- Vieni, voglio farti vedere una cosa.
Disse Fred sciogliendo l’abbraccio e le prese la mano, la ragazza sorrise seguendolo. Camminarono così, mano nella mano e tra le strade deserte e fredde di Londra, accompagnati solo dal rumore dei loro stessi passi.
-- Dove andiamo?
Chiese la ragazza curiosamente, Fred sorrise enigmatico.
-- Oh, vedrai, è una sorpresa.
Disse accarezzandole un polso, Cheyenne sbuffò appena.
-- Ma dai, voglio sapere.
Si lamentò lei imitando il tono di una bambina, il ragazzo rise.
-- Ci siamo quasi.
Le disse e svoltò in una stradina stretta e poco illuminata. Il cielo era di una bellissima sfumatura di violetto, ancora avvolto dal buio della notte ma quasi pronto per l’alba, le strade erano deserte e faceva un freddo pazzesco.
-- Perché siamo qui.
Chiese Cheyenne guardandosi intorno, Fred sorrise andando verso il muro. Appoggiata alla parete c’era una sagoma alta e sottile, coperta da un telo.
-- Diciamo che volevo mostrarti una cosa che adoro.
Disse Fred tirando via il telo: Cheyenne rimase a bocca aperta. Il telo nascondeva una scopa magica.
-- Oh mio Dio!
Disse Cheyenne portandosi le mani alla bocca. Fred sorrise invitandola ad avvicinarsi, la ragazza sfiorò la scopa con delicatezza, quasi come se fosse spaventata di vederla scomparire.
-- E’ quello che credo?
Chiese lei ancora incredula, il ragazzo annuì.
-- Una scopa magica, per l’esattezza una Firebolt. Roba di classe.
Si vantò lui facendole l’occhiolino, Cheyenne rise.
-- E’ bellissima.
Disse sorridendo ampiamente, il ragazzo le prese una mano.
-- Ora ti porto a fare un giro.
Disse lui prendendo la scopa e montando sopra di essa, lei sgranò gli occhi.
-- Sul serio?
Chiese sorpresa, Fred annuì porgendole una mano.
-- Sul serio.
Confermò lui. Cheyenne prese la sua mano e salì, sistemandosi per bene.
-- Ti consiglio di reggerti.
Disse lui e la ragazza avvolse le braccia intorno al corpo di Fred. Il ragazzo si diede una spinta col piede e poi si sollevarono.
Cheyenne non aveva mai vissuto un’esperienza migliore, era bellissimo guardare le cose dall’alto. I tetti delle case si susseguivano come se fossero sprazzi di colore, le stradine erano solo filature minuscole e si aveva la sensazione di poter sfiorare le pallide stelle. Mano mano che salivano la temperatura scendeva, ma Cheyenne sentiva una sensazione di calore inspiegabile, come se tutta la felicità che stava provando riuscisse a riscaldarla. Appoggiò la testa sulla schiena di Fred e gli lasciò un bacio sulla spalla, lui sorrise.
-- Ti piace?
Chiese a bassa voce e virando a destra.
-- Mi piace? Lo amo.
Disse lei felice e il ragazzo le baciò una mano.
Volarono ancora un po, almeno finchè non iniziò ad intravedersi la pallida luce del sole. Quando atterrarono e Cheyenne poggiò i piedi a terra, sentì un vuoto, come se volare le mancasse già. Fred coprì nuovamente la scopa col telo e sorrise.
-- Vieni, ti riaccompagno.
Disse lui prendendole la mano, Cheyenne sorrise.
-- Aspetta.
Disse e lo attirò a sé, senza dire nulla i due ragazzi si ritrovarono a baciarsi. Non erano riusciti a vedersi per giorni a causa di Adele, e sentivano una tale mancanza l’uno dell’altra da star male fisicamente. Fred le accarezzò i fianchi, insinuandosi con le mani sotto la maglietta; Cheyenne gli allacciò le mani dietro la nuca mordicchiandogli il labbro inferiore.
-- Fred…
Sussurrò lei non appena si staccarono per riprendere fiato.
-- Si?
Chiese lui dandole un bacio sul collo, la ragazza rabbrividì ma lo guardò negli occhi. Fred cambiò espressione guardando il suo sguardo, sembrava risoluto e sofferente, come se si sforzasse di riuscire a trovare le parole più giuste. Cheyenne trattenne le lacrime e chiese l’unica cosa che poteva farla stare meglio.
-- Portami via con te.

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Capitolo 17
*** May day. ***


Fred s’irrigidì e sciolse l’abbraccio senza smettere di tenerle le mani.
-- Cheyenne, perché me lo chiedi? C’è qualcosa che non so?
Le chiese dolcemente e le sollevò il viso appoggiando due dita sotto al suo mento; Cheyenne aveva gli occhi lucidi e l’espressione contratta.
-- Non ce la faccio più.
Disse solamente la ragazza e lasciò che le lacrime le rigassero il viso. Fred la strinse nuovamente e le accarezzò la testa.
-- Shh, non piangere, non piangere.
Sussurrò sentendola singhiozzare, odiava vederla in quelle condizioni.
-- Sai che c’è? Ora vieni con me alla Tana, poi si vedrà.
Disse Fred sciogliendo nuovamente l’abbraccio e guardandola negli occhi mentre le accarezzava il viso; lei sorrise ampiamente.
-- Davvero?
Chiese felice mentre si asciugava le lacrime con la manica della maglietta, il ragazzo annuì.
-- Certo.
Disse lui e montò velocemente sulla scopa porgendo la mano alla ragazza. Pochi minuti dopo si ritrovarono di nuovo vicino al cielo; c’erano nuvole bianche e dense che permettevano ad entrambi di volare indisturbati e riparati da sguardi babbani. Cheyenne abbracciò Fred da dietro e si lasciò cullare dal movimento dolce della scopa. Arrivarono alla Tana in poco meno di un’ora e atterrarono velocemente.
-- Sicuro che per tua mamma non sarà un problema?
Chiese la ragazza iniziando a preoccuparsi di essere un disturbo, Fred scosse la testa mentre riponeva la scopa all’ingresso.
-- Ma certo che no.
Disse deciso e le prese la mano, lei sorrise dolcemente.
-- Mamma!
Chiamò Fred una volta che furono dentro, la signora Weasley corse all’ingresso e si aprì in un gran sorriso nel vedere Cheyenne.
-- Cara, bentornata!
Disse calorosamente e circondò la ragazza in un abbraccio affettuoso, Cheyenne sorrise nel sentirsi amata.
-- Mamma, Cheyenne si ferma qui per la notte.
Disse Fred guardando la madre, Molly si limitò a ricambiare lo sguardo e sorrise alla ragazza.
-- Ma certo, puoi restare quanto vuoi, tesoro.
Disse cordialmente e invitò la ragazza ad entrare.
La casa era in perfetto ordine e profumava di fresco e pulito; c’era un giornale sul tavolo con delle figure in movimento che fecero strabuzzare gli occhi a Cheyenne.
-- Vieni, saliamo.
Disse Fred prendendole la mano e accompagnandola su per le scale. Cheyenne vide la camera di Ginny, ricoperta di poster di varie squadre di uno sport non identificato; arrivati davanti ad un'altra camera Fred sospirò.
-- Che hai?
Chiese lei accarezzandogli un braccio, il ragazzo guardò la stanza.
-- E’ la camera di mio fratello Ron.
Disse lui con voce bassissima, Cheyenne capì.
-- E’ il ragazzo che è in guerra con i suoi amici, vero?
Domandò lei guardando la porta socchiusa, Fred annuì.
-- Spero solo che stiano bene.
Disse lui passando oltre e aprendo la porta di un’altra camera. Appena Cheyenne ci entrò, capì che era di Fred:  come rima cosa, tutto era doppio; letti, comodini, cassapanche… poi c’erano giochi e snack sparsi ovunque, persino sui letti.
-- Puoi dormire qui se vuoi, io e George non abitiamo più qui e questa stanza è rimasta vuota.
Disse lui sorridendole, Cheyenne annuì sedendosi sul letto di Fred.
-- E’ bellissima questa stanza, vi rispecchia molto.
Disse lei guardandolo, Fred rise.
-- Per il disordine o la quantità infinita di stupidaggini?
Chiese lui sedendosi accanto alla ragazza, lei gli diede un colpetto sulla spalla.
-- Entrambi.
Entrambi risero guardandosi negli occhi; senza nemmeno sapere come, si ritrovarono l’uno nella braccia dell’altra, troppo presi dal baciarsi per accorgersi di tutto il resto. Fred le accarezzava dolcemente i fianchi mentre Cheyenne gli allacciava le mano dietro la nuca.
-- Forse è meglio se ci stacchiamo.
Disse lei ridendo e Fred annuì.
-- Decisamente.
Disse dandole un ultimo bacio a stampo e sciogliendo l’abbraccio.
-- Sai, tra un po’ è il mio compleanno.
Disse Cheyenne tanto per rompere il silenzio, Fred sorrise.
-- Quando?
Domandò accarezzandole una mano.
-- Il tre maggio.
Disse lei sospirando, non avrebbe voluto compiere diciotto anni.
-- Ma allora è dopodomani!
Disse Fred scattando in piedi, Cheyenne rise.
-- Si.
Confermò lei guardandolo.
-- Ma allora dobbiamo assolutamente fare qualcosa, insomma, non si diventa maggiorenni tutti i giorni, perché lo si diventa a diciotto anni, giusto?
Chiese lui facendo confusione col mondo magico.
-- Certo, perché, qui è diverso?
Chiese lei curiosa, Fred annuì.
-- Si, per noi maghi la maggiore età arriva con i diciassette anni.
Spiegò lui, Cheyenne sorrise.
-- Che figo!
Disse soltanto e si alzò.
-- Allora, che facciamo?
Chiese lei, Fred sorrise malizioso.
-- Non ti va di vedere qualche incantesimo?

*spazio autrice*
SCUSATE SCUSATE SCUSATE. LO SO, SONO ORRIBILE, NON AGGIORNO DA TANTO. davvero ragazze, mi dispiace molto ma la scuola mi sta uccidendo, maggio è davvero terribile. Poi la settimana scorsa mio nonno è morto e non ero molto in vena. Cercherò di aggiornare il prima possibile, siamo quasi alla fine. Un bacio c:

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Capitolo 18
*** Realize. ***


La mattina dopo, appena si svegliò, Cheyenne capì subito che c’era qualcosa che non andava; si alzò e scese in cucina. Appena mise piede nella stanza notò che non c’era assolutamente nessuno e che la casa sembrava essere stata lasciata in tutta fretta e improvvisamente. Cheyenne si guardò intorno preoccupata e corse di sopra a vestirsi. Quando fu pronta decise di uscire fuori; il cielo aveva assunto un colore grigio e cupo, faceva talmente freddo che non sembrava affatto il due maggio e non c’era anima viva. Presa dallo sconforto Cheyenne si mise a sedere a terra, portandosi le mani nei capelli e ricacciando indietro le lacrime. Rimase così qualche minuto prima che arrivasse una figura in lontananza. In un primo momento Cheyenne credette che fosse Fred, si alzò velocemente e gli corse in contro sorridendo; ma, avvicinandosi, si rese conto che era George.
-- Che succede, George?
Chiese la ragazza avvicinandosi al rosso; quest’ultimo la guardò scuotendo la testa-
-- E’ iniziata.
Disse solo e la ragazza spalancò gli occhi. La battaglia. Poteva riferirsi solo a quello.
-- Sono tutti a Hogwarts?
Chiese la ragazza guardando George, quest’ultimo annuì.
-- Fred mi ha mandato qui per riportarti a casa.
Disse lui e la ragazza lo guardò preoccupata.
-- Lui dov’è? Sta bene?
Chiese lei velocemente, George annuì.
-- Si, ma ha mandato perché ha detto che lui non sarebbe riuscito a lasciarti andare.
Spiegò il ragazzo con aria stanca, Cheyenne sentiva le lacrime bruciarle gli occhi.
-- Ti prego, portami da lui, ti prego.
Disse lei appoggiando le mani sulle braccia di George e scuotendolo poco, il ragazzo scosse la testa.
-- L’aveva detto che avresti opposto resistenza, ma è troppo pericoloso. Devo riportarti a casa.
Disse George con sicurezza e si avviò verso casa.
-- Aspetta.
Lo chiamò lei avvicinandosi velocemente.
-- Non posso tornare in quella casa, non c’è nulla per me li. Fred è tutto quello che ho al momento, portami da lui, per favore.
Disse Cheyenne lasciando che le lacrime le rigassero il viso. George lasciò andare un sospiro rassegnato e la guardò.
-- E va bene, torniamo ad Hogwarts.
*Fred’s pov*
C’era mancato veramente poco, il crucio gli era schizzato sulla testa come un bolide impazzito, era riuscito ad evitarlo solo grazie ai suoi riflessi da battitore. L’aria era pesante e calda, odorava di macerie e sangue. Tutto intorno c’era gente che correva ovunque, urla strozzate, singhiozzi malcelati e grida di dolore. Nulla di tutto quello era piacevole e sopportabile, eppure tutti stavano cercando di dare il meglio per sconfiggere l’esercito del Signore Oscuro. Fred se ne stava accucciato dietro un cumolo di rocce, la bacchetta pronta  a scagliare incantesimi di difesa e la mente confusa e stanca. Non sapeva dov’erano i suoi genitori, però Ginny sembrava stare bene. George era fuori dai guai, e non doveva preoccuparsene per quel momento, non avrebbe sopportato l’idea di perderlo; ecco perché aveva mandato lui, oltre che per il fatto che non sarebbe mai riuscito a dire addio a Cheyenne, perché c’era la possibilità di non rivederla mai più. Scacciò via quei pensieri concentrandosi su un mangiamorte a pochi passi da lui. Spuntò fuori dalla roccia e si scansò evitando un avada kedavra.
-- Dovrai fare meglio di così!
Urlò al mangiamorte con la voce carica di tensione e scagliò uno stupeficio.
Il mangiamorte cadde a terra con un tonfo e lasciò cadere la bacchetta a pochi passi da Fred; il ragazzo la raccolse e la spezzò a metà per poi fuggire verso un corridoio buio, aveva bisogno di riprendere fiato. Mentre se ne stava seduto col fiatone notò una figura incappucciata in movimento dietro al fratello; scattò in piedi e puntò la bacchetta. George lo vide e corse verso di lui evitando un incantesimo per pochi centimetri, la figura incappucciata continuava a seguirlo ma Fred non riusciva a prendere la mira senza rischiare di colpire un qualche membro dell’Ordine.
-- Fred!
Urlò George gettandogli le braccia al collo, Fred lo ricambiò restando concentrato sulla figura.
-- Qualcuno ti segue.
Sussurrò Fred pronto a scagliare un incantesimo, quando George lo fermò.
-- Aspetta!
Urlò bloccandogli un braccio; in quel momento la figura lasciò cadere il cappuccio rivelando lunghi capelli castani e grandi occhi nocciola.
-- Cheyenne?!
Chiese Fred sorpreso mentre la ragazza correva verso di lui per abbracciarlo.
-- Non potevo starmene a casa mentre tu rischi la vita, non prendertela con George, volevo vederti.
Disse lei tutto d’un fiato tra un singhiozzo e l’altro, Fred le accarezzò i capelli tenendola stretta. Intanto George era tornato nella battaglia e cercava di uccidere due mangiamorte.
-- Shh, va tutto bene.
La consolò guardandola negli occhi prima di baciarla. Per un secondo la battaglia sparì, così come i mangiamorte e l’Ordine e la guerra. Erano solo lui  e Cheyenne.
-- Ora devo portarti via.
Disse lui dopo aver sciolto l’abbraccio, Cheyenne lo guardò con occhi pieni di lacrime  ma annuì.
-- Una donna di nome Tonks ha detto che mi avrebbe portato via lei.
Disse Cheyenne e Fred annuì.
-- Ti porto da lei.
Disse prendendole la mano e attraversando il corridoio, si ritrovarono in una stanza isolata e buia che non recava segni di combattimento.
-- Aspetta qui, vado a chiamarla.
Disse lasciandole la mano, Cheyenne la riprese e la strinse per un secondo
-- Stai attento, ti prego.
Disse lei accarezzandogli il viso, intanto George era tornato nella battaglia e cercava di uccidere due mangiamorte.
-- Ti amo.
Disse lui solamente, Cheyenne represse un singhiozzo.
-- Ti amo.
Disse lei e lo lasciò andare. Non appena fu sola tornò a piangere, rendendosi conto del rischio che Fred stava correndo, e con lui tutti gli altri. Pochi secondo dopo un forte rumore di schianto fece vibrare il pavimento e Cheyenne sentì tremare le ossa; dopodiché, silenzio totale per alcuni secondi. Cheyenne si alzò e ripercorse il corridoio con un brutto presentimento. La sala centrale era cosparsa di macerie e corpi inermi, bacchette spezzate e sangue scarlatto. Un mucchio di persone si erano ammassate sulla destra, tra cui anche la signora Weasley e Ginny. Cheyenne corse verso la folla facendosi strada tra gli altri e ciò che vide le tolse il fiato: Fred era disteso tra le macerie, il viso sporco di polvere e la testa insanguinata, l’espressione tesa e la mano chiusa intorno alla bacchetta. Due ragazzi con i capelli rossi se ne stavano inginocchiati vicino a lui e lo scuotevano, chiamandolo per nome. Cheyenne sentì le gambe molli e si lasciò cadere accanto a lui, iniziò a piangere tenendogli la mano e sentì un dolore fortissimo all’altezza del petto.
-- Avada Kedavra!
Una voce non identificata urlò l’incantesimo a gran voce e qualcuno spinse Cheyenne facendola andare a sbattere con la testa su una grossa roccia. L’ultima cosa che udì prima di lasciarsi trascinare dal buio furono i singhiozzi della signora Molly mentre si rendeva conto, come tutti, della dura realtà.
Fred era morto.

*spazio autrice*scusate tanto per il ritardo, ma davvero non ho avuto il tempo e mi scuso. ragazze, credo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, quindi fatemi sapere le vostre impressioni. un bacione :3

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Capitolo 19
*** The last choice. ***


Ciao ragazze, prima cosa volevo scusarmi per questo ASSURDO ritardo. Lo so che ho aspettato davvero tanto, ma mi è sorto un dubbio dopo la stesura del penultimo capitolo. Inizialmente mi ero fatta un'idea ben precisa sul come terminare questa ff, e nel corso della storia mi era sembrato un finale adatto. In queste ultime due settimane però, rileggendo il tutto e cercando il modo migliore per concludere al meglio la storia, ho cambiato idea mille volte. Ho scritto ben tre finali, molto diversi tra loro e non riuscivo a capire quale fosse il più adatto. Alla fine mi sono affidata al mio istinto e spero che il finale vi piaccia davvero, perchè per me era l'unico concepibile a questo punto. 
Detto ciò, volevo ringraziarvi tutte di cuore; siete dei veri angeli e mi ha fatto piacere vedere che la ff vi è piaciuta e vi ha fatto sorridere. Ho apprezzato chi ha messo la storia nelle seguite o preferite e anche chi ha recensito, dandomi preziosi consigli per migliorarmi. Grazie anche a chi ha seguito tacitamente le vicende di Fred e Cheyenne. Un bacio a tutte e un ringraziamento immenso, vi voglio bene.


Una settimana dopo la morte di Fred, Cheyenne non era ancora riuscita a svegliarsi dal coma. La famiglia Weasley aveva fatto il possibile usando la magia, ma nulla era servito. L’avevano portata in un ospedale babbano subito dopo la fine della battaglia, sperando il meglio. Cheyenne aveva i valori tutti sballati, nulla faceva presagire niente di buono e i dottori continuavano a dire che si poteva solo aspettare e sperare.

Aspettare e sperare…
Allora era così per i babbani, loro aspettavano e speravano in qualunque situazione, non possedevano la magia. George si rese conto di quanto più difficile dovesse essere la loro vita rispetto a quella dei maghi. Era stato vicino a Cheyenne per tutti quei giorni e le aveva tenuto la mano sperando in una ripresa, voleva bene a quella ragazza che aveva reso il fratello tanto felice in quegli ultimi mesi e sentiva di doverlo a Fred, di dover fare il possibile per fare in modo che lei sopravvivesse.
La mattina dell’ottavo giorno Fred iniziò a perdere la speranza. Uscì dalla camera di Cheyenne e parlò ancora una volta col dottore e, sentendosi dire le stesse cose per l’ennesima volta, decise di tornare a casa per farsi una doccia per poi ritornare in ospedale più tardi.
Intanto Cheyenne era in uno strano limbo, le sembrava di fluttuare su una superficie liquida e umida; era senza peso e felice e avrebbe potuto semplicemente continuare così per sempre, fregandosene di tutto quello che aveva intorno. Rimase così per un tempo indefinibile, avrebbero potuto essere secondi come avrebbero potuto essere anni, e si sentiva finalmente libera e leggera. Sentiva che stava per lasciarsi andare, sentiva che non c’era davvero nulla che la teneva ancorata alla vita, finchè qualcosa non le fece cambiare idea. Nel silenzio assordante in cui si trovava riecheggiò una risata forte e chiara; la risata di Fred. Il cuore di Cheyenne ebbe un sussulto e la realtà le piombò addosso facendole rendere conto che era in una fase di stallo. La consapevolezza di essere così vicino alla morte le fece desiderare la vita più di ogni altra cosa al mondo. A quel punto un dolore tipicamente umano, un dolore che solo una persona ancora viva avrebbe potuto avvertire così intensamente,le fece capire che Fred avrebbe voluto per lei la vita, avrebbe voluto che lei continuasse a lottare. Improvvisamente il suo corpo divenne di nuovo pesante, la superficie liquida iniziò ad inghiottirla e Cheyenne cercò di urlare mentre le tenebra la risucchiavano verso il basso.
Si risvegliò di scatto e si rese conto di essere in una camera d’ospedale; la prima cosa che vide fu un’intensa luce bianca proveniente da un triste lampadario al neon.
Nel momento in cui ti svegli ci sono quei meravigliosi cinque secondi in cui non hai avverti ancora completamente la coscienza, sono cinque secondi grandiosi perché non pensi assolutamente a nulla. Fu così per Cheyenne; ma poi strizzò gli occhi a causa della luce intensa e si rese conto. Il dolore la colpì come una secchiata di acqua gelida, prima quello alla testa e poi quello al cuore.
Fred è morto. Fred non c’è più. Non potrò più abbracciarlo. Non potrò più dirgli che lo amo…
Cheyenne davvero non riusciva a pensare ad altro, e la cosa la stava divorando dall’interno, lasciandola senza fiato. Si portò le mani al viso e lasciò andare le lacrime fredde e salate.
Improvvisamente sentì un rumore proveniente dalla porta e si voltò d’istinto. Per un secondo le mancò il respiro vedendo la sagoma di un ragazzo alto, dai capelli rossi e gli occhi azzurri.
Fred…
Pensò avvertendo una morsa intorno al cuore, ma poi si rese conto che la figura in avvicinamento era George. Quando lui si sedette accanto a lei e la guardò non c’era nulla da dire; istintivamente lei gli si buttò tra le braccia, lui la strinse forte e lasciò che piangesse tutte le lacrime che aveva continuando ad accarezzarle i capelli. Cheyenne si strinse a George, scomparendo nel suo abbraccio così simile a quello di Fred eppure completamente diverso, temendo che non si sarebbe mai più ripresa del tutto.

Una settimana dopo Cheyenne sedeva nervosamente accanto alla famiglia Weasley. Era rimasta tanto a lungo a Londra solo ed esclusivamente per quello, si sarebbe trasferita di nuovo in America due giorni dopo; ora che era maggiorenne aveva deciso di andare via da Adele per provare a ricominciare d’accapo.
Dopo la fine della battaglia e la vittoria dell’Ordine l’aria aveva iniziato a riscaldarsi e sembrava proprio che l’estate di quell’anno sarebbe stata calda e soleggiata. Il cielo era sgombro di nuvole quel giorno, e il colore acceso e intenso ricordava i luminosi occhi di Fred, quasi come se fosse un omaggio al ragazzo solare e allegro che era stato.
Si erano celebrati tantissimi funerali nel giro di una settimana, era stato eretti monumenti commemorativi e l’umore di tutti oscillava tra il felice e il nostalgico. Cheyenne aveva avuto modo di conoscere il famoso Harry Potter, di parlare con Hermione Granger e di condividere qualche pensiero riguardante Fred con Ron Weasley.
-- … e ora vorrei tanto che Cheyenne, una ragazza molto speciale che ha reso tanto felice mio figlio, dicesse qualche parola su Fred.
Disse a quel punto la signora Weasley indicando Cheyenne; la ragazza annuì e si alzò. I capelli le svolazzarono intorno al viso costringendola a scostarli in un gesto nervoso mentre raggiungeva la signora Molly e l’abbracciava. Si sistemò accanto alla tomba di Fred e la guardò per un secondo, in silenzio e senza nemmeno dover trattenere le lacrime, ne aveva versate talmente tante da credere che non avrebbe più avuto la possibilità di piangere. La folla di persone era lì che la guardava con occhi lucidi e pieni di compassione, e la cosa la rendeva nervosa e irritata allo stesso tempo. Prese un respiro e incrociò Geroge, il quale gli fece un cenno d’incoraggiamento con la testa.
-- Fred Weasley era la persona più incredibile che io abbia mai incontratao. Il giorno in cui lo vidi per la prima volta mi salvò la vita, credevo mi avesse evitato di essere sbranata da un animale o qualcosa del genere inizialmente, ma poi mi spiegò che era un dissennatore.
La folla la guardò accennando piccoli sorrisi.
-- Mi ricordo che riuscì a farmi arrossire la prima sera. E’ entrato nella mia vita in un momento in cui credevo che non ci sarebbe stato nulla di bello. Ma Fred era bello davvero; era bello stare insieme a lui perché lui era assolutamente se stesso, in ogni momento. Era sempre completamente presente quando era con qualcuno, mai distratto o assorto da qualcos’altro. Era il tipo di persona a cui puoi dire una parola qualunque e aspettarti che ci trovi qualcosa di buffo. Il tipo di persona che riesce sempre a farti sorridere, anche senza dire assolutamente nulla.
La folla stava mormorando sottovoce, guardando Cheyenne con le lacrime o con sorrisi accennati.
-- Lui mi ha insegnato che, nonostante la vita sia dolorosa e difficile, va presa di petto e affrontata davvero, senza paura. Quello che avevamo era talmente intenso da avermi salvatola vita, perché se non avessi conosciuto una persona tanto piena di vita non sarei mai riuscita a preferire le difficoltà legate ad essa alla serenità che la morte mi stava offrendo. Quindi il mio discorso di oggi, qui, davanti alle persone che lo volevano bene davvero, è fatto solo per dire grazie a Fred, grazie di avermi salvato la vita in ogni maniera immaginabile.

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