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Il Kadema Senior High School era una della migliori scuole superiori
della città
Un nuovo anno scolastico
Il Kadema Senior High School era una della migliori scuole
superiori della città. Vantava uno degli esami d’ammissione più difficile che
ci fosse, ma, una volta entrati, garantiva un livello di istruzione tra i
migliori. I diplomati di quella scuola risultavano sempre i migliori, e
raggiungevano, quasi sempre, alti livelli professionali. Era la scuola che
tutti sognavano di potere frequentare, era la scuola che ogni genitore voleva
per i suoi figli. Entrare lì dentro voleva dire potere aspirare a raggiungere
successo e fortuna in un futuro. Era anche una scuola molto temuta. Agli alunni
veniva richiesto un impegno costante, messo alla prova da frequenti test ed
esami. Chi riusciva ad entrare lì dentro, entrava a far parte di una elite, di
un gruppo di studenti fra i migliori della città, forse del paese.
Kimiko, guardandosi allo specchio quella mattina, mentre si
osservava con indosso la sua nuova divisa scolastica, desiderava solo una cosa:
potere fuggire il più lontano possibile da lì. Non voleva andare a scuola,
l’ultima cosa che voleva fare era uscire da casa sua, affrontare una noiosa
cerimonia d’apertura e conoscere nuova gente. Tanto sapeva cosa sarebbe
successo appena tutti avrebbero scoperto il suo cognome. Non voleva andare a
scuola.
-Saranno tre anni d’inferno…-
Quando quella mattina Shuya aveva indossato la sua nuova
divisa, aveva pensato subito alla Raimon. Non poteva credere che non avrebbe
più rivisto i suoi compagni di scuola e soprattutto di squadra, che non avrebbe
più parlato con Mamoru di strategie e tecniche speciali. Non poteva pensare che
quei due anni di scuola fossero passati così velocemente. Solo due anni che lo
avevano segnato più a fondo di quanto potesse pensare. Dentro di lui si sarebbe
sempre sentito uno della Raimon.
-Saranno tre lunghi anni…-
La classe era assolutamente identica ad una classe qualunque.
File di banchi perfettamente allineati, la lavagna nera intonsa, la cattedra
perfettamente centrata… tutto era pronto per iniziare un nuovo anno scolastico.
Kimiko si sentiva osservata. Non conosceva nessuno in quella classe, non aveva
nessun compagno delle medie con lei. Non che avesse avuto molti amici…
preferiva il silenzio a delle chiacchiere vuote e inutili. Era una persona
diffidente per natura, tendeva sempre a stare per conto suo, non riusciva a
fare amicizia facilmente. Dell’amicizia, poi, non aveva un ricordo piacevole.
Aveva avuto “amici” prima, o almeno così credeva, e dopo essere stata tradita
da una persona, di amici proprio non ne voleva. Sperava di passare il più
inosservata possibile, ma sembrava che per lei fosse inammissibile. Tutta colpa
di sua madre. Perché doveva avere una madre così bella che aveva deciso di
trasmettere tutti i tratti migliori alla figlia? Soprattutto, perché le aveva
dato i suoi capelli? Una lunga cascata di boccoli biondo dorato che non
facevano altro che esaltare i suoi grandi occhi verdi, altro regalo di sua
madre. Tutti non facevano che dire quanto assomigliasse ad una bambola, e tutto
quello che Kimiko voleva evitare era essere proprio una bambola.
-Hai visto quella? È stupenda-
-Accidenti! Sembra una bambola-
Kimiko si mise seduta il più lontano possibile da tutti.
Scelse un banco vicino alle finestre, in fondo. Se non poteva sparire, almeno
poteva nascondersi. Il suo unico desiderio era solo quello di passare i tre
anni in pace. Non voleva che si ripetesse quello che le era già successo.
Piano, piano, la classe andava riempiendosi di ragazzi e ragazze, tutte con
indosso la stessa divisa e lo stesso sguardo, un misto di eccitazione e paura,
eccitazione per l’inizio di un nuovo anno, di un nuovo percorso e paura per
tutto quello che poteva portare. Kimiko guardava fuori dalla finestra. La
scuola non era nemmeno iniziata che già voleva andare via. Fu sorpresa quando
sentì un rumore provenire dal banco vicino al suo. Si girò, e la prima cosa che
vide fu un colore. Rosso. Era una ragazza, con lunghi capelli rossi raccolti in
una coda di cavallo fermata da un fiocco nero. Poi, due grandi occhi verde
scuro che la guardavano, pieni di curiosità.
-Ti dispiace se mi siedo qui? Sai non conosco nessuno, e
sembra che anche tu sia nella mia stessa situazione. Posso vero?-
Senza nemmeno aspettare la risposta, la ragazza si era seduta.
-Sono arrivata giusto in tempo, credevo di non farcela.
Insomma, stamattina è stato il delirio. Sia io che mio fratello iniziamo un
nuovo anno, lui è appena entrato alle medie, io alle superiori…e mia madre ha
insistito per farci delle foto con le nuove divise… mamme, sempre le solite
vero?-
Kimiko fece un mezzo sorriso e annuì.
-Anche la mia ha voluto farmi una foto…-
-Allora abbiamo già qualcosa in comune! Io mi chiamo Nonomi
Nashimoto-
-Kimiko-
-Solo Kimiko? Scusa, tendo sempre a parlare più del dovuto.
Bene Kimiko, spero che andremo d’accordo quest’anno-
Kimiko fece un cenno con il capo.
-Sai con chi saremo in classe quest’anno? Quando mio fratello
me l’ha detto non ci volevo credere-
-Non ho guardato, sinceramente. Non m’interessa molto…-
-Non eri curiosa, nemmeno un po’? Insomma, dovrai passare come
minimo un anno con questa gente… non volevi nemmeno sapere se c’era qualcuno
che conoscevi?-
-Non sto molto simpatica, di solito. La gente tende ad
evitarmi-
-Perché?-
ma Kimiko non rispose. Fu salvata da un urlo proveniente da
alcune ragazze.
-Ma che succede?-
In classe erano appena entrati due ragazzi. Erano entrambi
alti, uno con i capelli biondi sparati da tutte le parti, molto simile ad un
porcospino, l’altro con lunghi capelli grigio-azzurri, raccolti in una coda.
Tutti conoscevano quei due ragazzi, era impossibile non sapere chi fossero.
Erano due dei campioni della Inazuma Japan, la squadra che aveva finto il
football frontier international, Kazemaru Ichirouta e Gouenji Shuuya.
-No, dimmi che è uno scherzo-
Nonomi si voltò verso Kimiko.
-Non lo sapevi? È quello che stavo per dirti prima. Siamo in
classe con Kazemaru e Gouenji-
-Dimmi che non è vero…-
-Mi dispiace, ma è proprio così-
e poi Nonomi fece l’ultima cosa che Kimiko si potesse
aspettare
-Kazemaru, Gouenji, ciao!-
Kimiko si voltò verso la ragazza.
-Ma che fai?-
-Perché? Li conosco e quindi li saluto-
-Li conosci?-
Nonomi fece un cenno affermativo con la testa.
-Nonomi, che ci fai qui?-
Chiese Kazemaru. Si erano avvicinati tutti e due, e avevano
preso posto nei banchi davanti a loro due.
-Ma come? Mio fratello non ve lo ha detto?-
-No-
-Non ci credo. Mi ha tormentato per dirmi quanto fossi
fortunata ad essere in classe con voi due e a voi non ha detto proprio niente?-
fu Gouenji a risponderle.
-Aveva detto che avremmo avuto una sorpresa, a dire la verità.
Ma non pensavo fossi tu-
Nonomi si mise a ridere.
-Tipico di Toramaru-
tutti e tre si misero a ridere. Kimiko non poteva credere a
quello che stava succedendo.
-Sono circondata dalla Raimon…-
Nonomi si voltò verso di lei.
-Giusto, che sbadata, non ho nemmeno fatto le presentazioni.
Kazemaru, Gouenji, questa è Kimiko, una mia nuova amica-
-Piacere-
disse Kazemaru, mentre Gouenji fece un cenno con la testa.
Kimiko ero come pietrificata.
-Tutto bene Kimiko? Sembri molto pallida-
le chiese Nonomi. La bionda, non staccando mai gli occhi di
dosso dai due ragazzi, disse
-Fareste meglio a non farvi vedere troppo cordiali con me.
Forse è meglio se cambio posto-
Fece per alzarsi, ma fu fermata da Nonomi.
-Non dire sciocchezze. Perché mai dovresti cambiare posto?-
Nonomi la stava guardando con uno sguardo sorpreso. Stava per
risponderle, quando un’altra ragazza s’intromise nella conversazione
-Perché lei è Kimiko Mizutani!-
Nella classe calò improvvisamente il silenzio.
-Ma che fortuna che ho… Sachiko, quanto hai dovuto pagare per
farti promuovere?-
si levarono alcune risate.
-Vedo che non hai perso il tuo sarcasmo Kimiko… ma vorrei
ricordarti una cosa. Qui non siamo più alla Teikoku. Non sei più la favorita di
Kageyama… qui non sei nessuno-
-Cosa?-
-Quella è…-
-Non ci posso credere! Quella lì è…-
-Si, è proprio lei. La famosa principessa della Teikoku,
Kimiko Mizutami. Volete un consiglio? Statele lontata… Kageyama le ha insegnato
tutto quello che sapeva, se c’è una persona falsa, crudele, spregevole e
doppiogiochista, quella è lei-
Ora tutti la guardavano, tutti avevano sentito quello che
Sachiko aveva detto. Proprio come alla Teikoku, gli stesso sguardi diffidenti.
-Grazie per il consiglio ma... tendo sempre a fare di testa
mia. E per ora, tanto mi basta.-
Kimiko si voltò verso Nonomi, sconvolta.
-Peggio per te rossa. Io ti ho avvisato, spero solo tu non te
ne debba pentire-
-Grazie ancora per questo consiglio non richiesto ma… come ho
già detto, tendo a fare di testa mia e non mi faccio influenzare difficilmente.
E un’ultima cosa… chiamami ancora rossa, e ti faccio vedere io chi è crudele e
spregevole!-
Kimiko scoppiò a ridere, seguita subito dopo da Nonomi.
Sachiko le guardò tutte e due, prima di andarsene, visibilmente indignata.
-Grazie. Nessuno mi aveva mai difesa prima!-
-Sul serio? Ma che razza di gente hai conosciuto fino ad ora?-
-Tu non conosci
molta gente della Teikoku, vero?-
-A dire il vero no-
-Si vede!-
tutte e due le ragazze scoppiarono a ridere. Anche Kazemaru si
unì alla risata.
-Allora tu conosci Kidou vero? Prima di andare alla Raimon
giocava nella Teikoku, no? almeno, è quello che mi ha detto mio fratello-
Kimiko si irrigidì sulla sedia.
-No, non lo conosco. Pensavo di conoscerlo… ma mi sbagliavo-
-Che vuoi dire?-
Kazemaru, Gouenji e Nonomi la fissarono. Kimiko voltò la testa
verso la finestra. L’ultima cosa che voleva fare era parlare di Kidou, o della
Teikoku.
-La Teikoku… non è un periodo di cui mi vada di parlarne.
Quello che ha detto Sachiko prima… forse dovreste ascoltarla-
-Ma Kimiko…-
l’ingresso in aula del professore chiuse la discussione.
Dopo un mese di scuola, Kimiko aveva tenuto una certa distanza
da tutti, ed era stato molto facile. La maggior parte dei suoi compagni tendeva
ad evitarla, la sua fama di principessa della Teikoku si era diffusa molto
rapidamente. Solo Nonomi cercava di diventarle amica. Ogni mattina cercava di
parlare con lei, e anche se Kimiko di solito non le rispondeva, lei continuava
a parlare. Nonomi era diversa da tutti. Lei era sempre allegra e solare,
parlava con tutti e aveva stretto amicizia con un sacco di persone. E,
assolutamente non voleva mollare con Kimiko.
-Si può sapere perché continui a volere parlare con me?-
-Perché mi stai simpatica. E ormai sei una sfida. Riuscirò a
farti crollare quel muro che ti circonda, Kimi, fosse l’ultima cosa che faccio-
-Ma io…-
-Si, si, lo so. Sei la principessa Kimiko, terrore della
Teikoku. Ma da quanto ho visto fino ad ora, tu non fai male a nessuno, e la
gente tende ad esagerare. Non si può stare sempre soli, sai?-
Kimiko ci aveva rinunciato. Anche Kazemaru cercava di
intavolare dei discorsi con lei, esortato da Nonomi. Kimiko si limitava a
rispondere a monosillabi o con dei piccoli cenni del capo, così finivano per
parlare solo lui e Nonomi, anche se Kimiko si trovava sempre a seguire i loro
discorsi e a ridere quasi sempre. Nonomi finiva sempre per dire qualcosa di
buffo e divertente. Ogni volta che lei rideva, Nonomi sorrideva contenta, per
lei erano tutte piccole vittorie. Gouenji, invece, la osservava e basta. Lui
era molto silenzioso e riservato, tendeva a parlare quasi esclusivamente con
Kazemaru e con gli altri ragazzi della classe. Kimiko faticava a ricordalo
scambiare qualche parola con le ragazze, almeno che non ne fosse costretto o non
si trattasse di Nonomi. Sembrava un ragazzo molto freddo e distaccato, Kimiko
non riusciva a decifrarlo. Eppure si era trovata ad essere attratta da quegli
occhi scuri.
Kimiko adorava stare a scuola la sera. Le piaceva la classe
vuota e il silenzio. E le piaceva la luce del tramonto che entrava dalle
finestre, era una luce calda, avvolgente. Rendeva ogni cosa piacevole. Non si
rese conto di essersi addormentata fino a quando non fu svegliata da una mano
che la scuoteva.
-cosa…-
-Tra poco la scuola chiude. Sarebbe meglio se tornassi a casa-
Kimiko si alzò di scatto dalla sedia. Davanti a lei c’era
l’ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare.
-Gouenji…-
-Mizutami-
Kimiko sentì le sue guance imporporarsi.
-Io non dormo di solito in classe. Cioè, non mi capita mai.
Io…-
Gouenji la osservò in silenzio, un piccolo accenno di sorriso
sulle labbra.
-Ora sarà meglio che vada-
Kimiko raccolse le sue cose il più velocemente possibile, e si
avviò verso la porta. Era praticamente già uscita dalla scuola, quando si sentì
chiamare.
-Mizutami, aspetta-
Si voltò, sorpresa. Gouenji le era corso dietro.
-Ti accompagno-
Kimiko guardò sconvolta il ragazzo.
-Non ce n’è bisogno-
-Sei una ragazza, e si sta facendo buoi. Ti accompagno-
Gouenji la osservò con calma. Kimiko si sentì terribilmente in
imbarazzo.
-Non devi… insomma, devo solo arrivare alla stazione della
metropolitana, è vicino e…-
-Ti accompagno lo stesso-
Gouenji si avviò lentamente per la strada. Kimiko era
indecisa. Se voleva tornare a casa era costretta a seguirlo, ma fare la strada
con lui era l’ultima cosa che voleva. Gouenji le metteva soggezione. Alla fine
si decise a seguire il ragazzo.
-Come mai eri ancora a scuola?-
-Allenamenti-
-Allenamenti?-
Gouenji la guardò un po’ stupito.
-Allenamenti di calcio. Sono entrato nella squadra della
scuola-
-Davvero? Non lo sapevo…-
-Io e Kazemaru siamo in squadra-
-Oh…Sarà strano... insomma, voi siete quelli della Raimon.
Sarà strano vedervi con una divisa diversa, no?-
Gouenji la guardò stupito.
-Un po’ si, è strano. Ma non potevamo far parte della Raimon
per sempre, anche se ci sentiremo sempre parte di quella squadra-
Kimiko ridacchiò leggermente, meritandosi un’occhiata strana
da parte del ragazzo al suo fianco.
-Non sto ridendo di te. Stavo pensando che sono un po’
invidiosa-
-Invidiosa?-
-Si. Tu hai un buon ricordo delle medie, hai degli amici e una
passione profonda per uno sport. Io, invece, non posso dire lo stesso-
continuarono in silenzio per alcuni minuti.
-È stata così terribile? La Teikoku intendo-
Kimiko ci pensò su prima di risponderle.
-Il primo anno non è stato male. La scuola mi piaceva, e
Kageyama… so che per voi è una persona orribile, ma per me… mi ha insegnato ad
avere fiducia in me stessa-
Gouenji la osservò meravigliato. Si erano fermati, e ora erano
là, in mezzo alla strada, a guardarsi.
-Lo so… sembra strano, soprattutto per uno della Raimon, lo
capisco. Kageyama e mio padre erano amici, soci in affari, per così dire. Sono
andata alla Teikoku per quello ed è vero che Kageyama mi dava attenzioni che
non prestava ad altri. Io e Kidou eravamo i suoi pupilli, certo in ambiti
diversi. Sono sempre stata brava a scuola, e con i numeri sono formidabile. Mio
padre gestisce una società che si occupa di borsa, ci occupiamo di consigliare
clienti su investimenti e cose così, prendendo poi una percentuale del
profitto. Ho un buon talento per queste cose, e Kageyama mi ha sempre esortato
a continuare. Mi ha fatto capire che sono brava, e che se m’impegno posso
ottenere ciò che voglio. Credo che sia per questo che m’iniziarono a chiamare
la principessa della Teikoku. E quando Kageyama si è rivelato essere quello che
era… io mi sono ritrovata tutti contro. Tutti pensavano che fossi esattamente
come lui, e nessuno mi ha più rivolto la parola, avevano tutti paura di me. Gli
amici che credevo di avere non erano poi così amici. Quindi si, la Teikoku è
stata terribile…-
Kimiko non ci poteva credere di avergli raccontato tutto.
Guardò Gouenji, che la fissava intensamente.
-Scusa, non volevo buttarti tutto addosso. Di solito non parlo
di queste cose…-
-Non devi scusarti. Sono stato io a chiedere-
ripresero a camminare in silenzio.
-Devi odiare la Raimon immagino…-
la ragazza guardò sorpresa il ragazzo.
-No. Perché mai dovrei avercela con voi? Insomma… voi non avete
fatto niente di sbagliato, anzi. Avete rivelato che uomo fosse Kageyama in
realtà, e quali crimini avesse commesso. Voi non avete fatto niente di male,
non è stata colpa vostra-
Arrivarono alla stazione senza aggiungere altro. Kimiko si
voltò verso il ragazzo.
-Grazie per avermi accompagnato-
-Di niente-
-Sai, credo che queste siano le prime parole che ci scambiamo
dall’inizio della scuola-
-Credo anche io-
Kimiko si mise a ridere, seguita subito dopo da Gouenji.
-Sarà meglio che vada. Grazie ancora, ci vediamo domani-
-Mizutami?-
Kimiko si voltò.
-Nonomi vuole veramente diventare tua amica. Non ha doppi
fini-
-… lo so, ma non so se voglio fidarmi-
-Concedile almeno un tentativo-
detto questo, Gouenji se ne andò, lasciando Kimiko piena di
pensieri.
-Non dovrebbe essere così in ritardo. Aveva detto che sarebbe
arrivato subito…-
Kazemaru, Endou e Kidou erano al locale di Seigō Hibikie stavano aspettando
Gouenji. Pur essendo in scuole diverse, avevano deciso di non perdere i
contatti, e ogni tanto si davano appuntamento per raccontarsi come stava
andando. Endou e Kidou erano finiti nella stessa scuola, la Kaiho senior high
school.
-Vedrai che adesso arriva. Magari è stato bloccato a scuola…-
proprio in quel momento, la porta del locale si era aperto, ed
era apparsa la figura di una persona.
-Eccolo! Gouenji, siamo qui!-
Endou si stava sbracciando, salutando il suo amico. Una volta
sedutosi con gli altri, Kazemaru chiese subito il motivo del ritardo.
Ciao a tutti! Eccomi qua, con una nuova storia, questa volta
più lunga. È la seconda che scrivo per Inazuma Eleven, anche se l’idea mi gira
in testa già da un po’ di tempo. Alla fine ho preso coraggio e mi sono messa a
scrivere. Mi piaceva l’idea di questo personaggio femminile un po’ strano e che
venisse dalla Teikoku. Lo ammetto, quella scuola mi ha sempre affascinato… e
allora ho pensato, e se la protagonista fosse una sorta di “Principessa della
Teikoku” che non si sa se è buona o cattiva? E come avrebbero reagito poi
quelli dell’Inazuma? Ed eccomi qua!
Spero che questo inizia vi abbia intrigato, grazie per chi è
arrivato a leggere fino a qui. Se volete, come sempre, lasciate una recensione.
Spero di potere aggiornare presto, non credo di riuscirci
questa settimana, diciamo che mi aspetta una lunga settimana piena di impegni,
ma spero per la prossima di aggiornare! Ecco, l’unica cosa che chiedo, se
volete seguire questa storia, è pazientare un pochino. Io ce la metto tutta per
scrivere, ma gli impegni sono tanti e non voglio fare le cose di fretta solo
per dire “ho aggiornato”.
Le parole di Kidou non facevano che rimbombare nella testa di
Gouenji.
-Statele lontana. Lei era una delle persone più fidare di
Kageyama… non vi fidate di lei. Vi tradirà alla prima occasione… Lei non è
quella che sembra-
Possibile che quella ragazzina, che sembrava così indifesa,
fosse in realtà un mostro? Possibile che quello che gli aveva detto, quella
tristezza nello sguardo che le aveva visto, fosse tutta una messa in scena?
Soprattutto, a che scopo? Che cosa ci guadagnava? Kimiko non aveva mostrato
alcun interesse per la vita scolastica. Studiava, andava bene nei test, ma non
scambiava mai parola con nessuno, non aveva mostrato nessun desiderio a creare
dei rapporti d’amicizia. Non aveva scelto nessuna attività extrascolastica, non
si era interessata a nessun club sportivo, non sapeva nemmeno che lui e
Kazemaru fossero entrati nel club di calcio. Possibile che fosse tutta una
recita? Gouenji non lo riteneva possibile. L’aveva vista arrossire per essere
stata sorpresa a dormire in classe. E aveva visto il suo sguardo quando gli
aveva raccontato della Teikoku. Non gli aveva mentito. Kimiko, poi, non aveva
voluto parlare di Kidou. Perché? E soprattutto… perché non riusciva a
cancellare dalla mente quegli occhi così verdi? Quella sera, dormire, sarebbe
stato molto difficile…
Kimiko non riusciva a dormire. Stava rivivendo nella mente
tutto il percorso dalla scuola alla stazione che aveva fatto con Gouenji. Come
aveva potuto dire quelle cose? Come aveva potuto raccontargli della Teikoku?
Cosa l’aveva spinta ad aprirsi? Non lo faceva mai, men che meno con un
estraneo, un estraneo, calciatore, amico di Kidou. Kidou… possibile che dopo
due anni ancora le facesse così male pensare a lui? Possibile che non riuscisse
a superare la cosa? E l’ultima frase di Gouenji ancora le ruotava in mente…
fidati di Nonomi. Poteva veramente tornare a credere nell’amicizia?
Soprattutto, poteva permetter ad un ragazzo che neanche conosceva di farle fare
certi pensieri? Perché non faceva altro che pensare a lui? Possibile che
provasse fiducia per una persona che non conosceva nemmeno? Quella notte
dormire, non sarebbe stato affatto facile…
Il giorno seguente, Kimiko arrivò a scuola più tardi del
solito. Si era svegliata tardi, colpa dei pensieri che la notte prima l’avevano
tormentata e tenuta sveglia, ed aveva perso il treno che prendeva di solito.
Aveva appena iniziato a salire le scale che portavano al secondo piano, piano
dove c’era la sua classe, quando fu fermata da una voce che chiamava il suo
nome.
-Kimiko… Kimiko, aspettami-
La bionda si voltò e vide arrivare, di corsa, una ragazza dai
capelli rossi che conosceva bene.
-Buongiorno Kimiko! Ero sicura che fossi tu, ormai ti
riconosco anche da lontano! Grazie per avermi aspettato!-
Le disse tutta sorridente la rossa.
-Buongiorno Nonomi-
Fu la risposta della bionda.
-Telegrafica come sempre, vedo. Almeno sono contenta di sapere
che con qualcuno parli. Certo, mi ritengo un po’ offesa per il fatto che tu
preferisca la compagnia di Gouenji alla mia, ma se almeno lui riesce a farti
uscire qualche frase, va bene comunque…-
Kimiko si era immobilizzata sulle scale. Si voltò verso Nonomi
-Cos’hai appena detto?-
Nonomi le fece un sorriso un po’ malizioso.
-Sai, a scuola si racconta una certa storia…-
-Che storia?-
-Dicono che ieri sera, la principessa della Teikoku e
l’attaccante numero uno della Raimon siano stati visti uscire insieme da
scuola, e parlavano tranquilli, mentre si dirigevano verso la stazione.
Qualcuno ha anche detto che c’era una atmosfera strana attorno a loro due,
un’atmosfera quasi… romantica-
Mentre Nonomi aveva uno sguardo troppo malizioso, Kimiko era
impallidita.
-Allora è vero!!-
Esclamò tutta contenta Nonomi.
-Sai, all’inizio non ci volevo credere, ma ora me l’hai
confermato!-
Kimiko era pietrificata.
-Non è possibile…-
-Oh andiamo, non è poi così terribile…-
-Nonomi tu non capisci. L’ultima cosa che volevo era un
pettegolezzo su di me. Ora tutti mi prenderanno ancora più di mira… dimmi che
non è vero-
-Io non la trovo una cosa così negativa, sai?-
Kimiko guardò sconvolta la rossa.
-Come puoi dire una cosa simile?-
Nonomi sfoderò il suo miglior sorriso, prima di risponderle
-Pensaci. Questa deve essere la conversazione più lunga che io
e te abbiamo mai fatto, e tu mi hai risposto questa volta. Non è stato un mio
monologo… hai partecipato. E il fatto che anche ieri sera con Gouenji tu abbia
parlato vuol dire che il muro che ti sei costruita attorno sta venendo giù.
Finalmente ti stai aprendo con noi! Ed è la cosa migliore che possa esserci!-
Kimiko osservò Nonomi per alcuni secondi, in silenzio. Fu
quasi tentata di darle ragione, ma qualcosa la bloccava.
-Ascoltami bene, Nonomi. Non ho nessuna intenzione di
diventare tua amica. Ieri sera con Gouenji è stato un caso, punto. Io non ho
bisogno di amici. Tanto meno di una rossa rompiscatole come te-
Nonomi la fissò a bocca spalancata. Kimiko l’aveva ferita,
questo lo poteva vedere bene dagli occhi della rossa. Senza aggiungere altro,
la bionda si avviò veloce su per le scale, diretta in classe. Non si voltò
nemmeno una volta.
In classe, appena entrata, si sentì gli occhi di tutti puntati
addosso, più del solito. Fece finta di niente, ma arrivata al suo banco la
maschera che di solito portava addosso, si frantumò. Sul suo banco era stata
scritta una frase
“SPARISCI ODIOSA SMORFIOSA!! LASCIACI IN PACE, NON TORNARE MAI
PIU’!!!”
Kimiko respirava a fatica. Si girò lentamente, cercando di
mostrare una sicurezza che in quel momento non aveva, e appena la vide capì
subito chi fosse la responsabile. Sachiko, circondata da un gruppo di ragazze,
stava ridendo.
-Cosa c’è principessina? Qualche problema?-
Tutte le ragazze intorno a lei si misero a ridere. Kimiko
sfoderò il suo sorriso migliore e si avvicinò lentamente a Sachiko.
-Devo ammettere, Sachiko, che non sei cambiata. Stesso
atteggiamento da bambina di sei anni… mi aspettavo qualcosa di meglio. Se credi
che basti così poco per fermarmi, mi conosci veramente poco. Sai, potresti
pentirtene…-
Sachiko, per un attimo, perdette il suo sguardo sicuro e
mostrò molta insicurezza.
-Andiamo Mizutami… qui non hai nessun potere. Non hai nessuno
che ti copra le spalle… le tue minacce sono vuote-
Kimiko sfoderò il suo migliore sorriso sarcastico.
-Sachiko… cara, dolce, ingenua Sachiko. Pensi davvero che io
sia così priva di risorse?-
Lo sguardo di Sachiko, in quel momento, mostrava solo una
cosa, paura. Kimiko continuava a sorridere, il sarcasmo evidente nel suo
sguardo. Indietreggiò poi lentamente, e si avviò verso l’uscita della classe.
Dietro di lei non si sentiva nessun rumore. Appena uscita dall’aula, le lacrime
che fino a quel momento Kimiko era riuscita a trattenere, vennero fuori
inesorabilmente. Sbatté un pugno per frustrazione contro il muro. Lei non era
così… aveva giurato che non l’avrebbe mai più fatto, minacciare ed essere
sarcastica. Si era promessa che non avrebbe rivissuto quello che era successo
alla Teikoku… eppure ora, eccola lì, a piangere contro se stessa. Si mise a
correre, senza nemmeno lei sapere bene dove stava andando, l’unica certezza,
era che si stava allontanando il più possibile da quell’aula, da quel banco, da
quella scritta e soprattutto… da se stessa.
Gouenji sentì le urla provenire dalla classe ancora dal piano
di sotto. Era insieme a Kazemaru e stavano tornando dall’allenamento mattutino.
-Sai, sembra la voce di Nonomi…-
Fecero le due rampe di corsa, e appena entrarono in classe
videro Nonomi che stava per mettere le mani addosso a Sachiko. Gouenji eKazemaru si lanciarono contro Nonomi,
afferrandola e portandola il più lontano possibile dalla ragazza.
-Che sta succedendo?-
Chiese Gouenji. Nonomi guardò il ragazzo, e poi indicò un
punto della classe. Seguendo con lo sguardo, Gouenji vide che Nonomi gli
indicava il banco di Kimiko. Quando vide la scritta, fu tutto chiaro.
-È stata lei!-
Disse Nonomi, incenerendo con lo sguardo Sachiko.
-E se anche fosse? A te che importa?-
-Come puoi scrivere una cosa del genere e non provare nemmeno
un briciolo di rimorso?-
-Rimorso? Per quell’odiosa smorfiosa so-tutto-io, che mi ha
anche minacciata? Tu non la conosci, lei è…-
-Solo una semplice ragazza che non fa male a nessuno! Dimmi,
cosa ha fatto di così grave da quando la scuola è iniziata? Niente. Se ne sta
per conto suo, non dice mai niente, è come se fosse invisibile!-
-Così invisibile da fare l’idiota con lui ieri tornando a
casa? Ma non hai capito? Ci ha ingannato tutti quanti! Ieri lei è riuscita…-
-Sono stato io ad accompagnarla in stazione-
Tutti fissarono Gouenji.
-Era tardi, l’ho solo accompagnata-
Nonomi fissò incredulo Gouenji. Spostò poi lo sguardo su
Kazemaru, che confermò tutto con un cenno del capo. In classe il silenzio era
pesante. Tutti fissavano Gouenji, che non staccava gli occhi di dosso da
Sachiko.
-Dov’è?-
Sachiko inghiottì a vuoto, mostrando tutta la sua agitazione.
-Dov’è?-
Richiese di nuovo il ragazzo.
-È uscita dalla classe… non so dove sia. Io…-
-Direi che hai già fatto abbastanza-
Gouenji si avviò verso l’uscita, seguito da Kazemaru e Nonomi.
Prima di uscire, però, si voltò verso la ragazza
-Ti consiglio di pulire bene il banco di Kimiko prima che il
professore entri in classe, non vorrei essere costretto a dire tutto al
preside-
Poi i tre uscirono.
- Dove sarà ora? Potrebbe essere ovunque!! E se non è più a
scuola? Potrebbe essere tornata a casa… non so nemmeno dove abita!! Cosa
facciamo?-
Nonomi parlava a razzo, un’evidente preoccupazione nella sua
voce.
-È ancora a scuola-
Kazemaru e Nonomi si voltarono verso Gouenji.
-Come fai a dirlo?-
-Lo so e basta. Dividiamoci, abbiamo più possibilità di
trovarla. Appena uno la trova, chiama gli altri-
E senza aggiungere altro, Gouenji lasciò indietro i due
ragazzi. Quando fu lontano dalla vista, Nonomi si voltò verso Kazemaru
-Credi che sappia veramente quello che fa?-
Kazemaru guardò la ragazza.
-Non lo so…-
-… Andiamo a cercare Kimiko. Forza Kazemaru-
Detto questo, trascinò via il ragazzo, senza dargli la
possibilità di opporsi.
La campana della scuola aveva già suonato l’inizio delle
lezioni da dieci minuti buoni. Sapeva di essere in ritardo e che l’assenza non
sarebbe passata inosservata, ma non era riuscita ad alzarsi. Kimiko non aveva
fatto altro che stare lì, seduta, a piangere. Le lacrime non avevano smesso di
scendere dagli occhi nemmeno per alcuni secondi. Era come se tutta la
sofferenza degli anni passati fosse venuta fuori, trascinandola in una spirale
di dolore infinita. Fu così che la trovò lui. Seduta per terra, con la schiena
appoggiata al muro, le ginocchia alzate verso il petto e la testa appoggiata su
di esse. Non riusciva a vedere il suo volto perché i capelli lo avevano
ricoperto, formando una spessa cortina bionda. Ma i capelli non potevano
impedire ai singhiozzi di pianto di farsi sentire. Stava tremando, e piangeva.
Lui si sedette accanto a lei, senza dire una parola, e le scostò i capelli.
Quel movimento le fece alzare la testa di scatto. Gouenji si trovò a fissare i
suoi grandi occhi verdi, resi ancora più scuri a causa delle lacrime, che lo
fissavano con uno sguardo spaventato, ma appena la ragazza si rese conto chi
era, vide la paura andare via, sostituita da un leggero imbarazzo.
-Che cosa ci fai qui?-
Riuscì a dire la ragazza, con la voce rotta dal pianto.
-Ti stavo cercando-
Le rispose lui. Lei lo fissò
-Perché?-
Lui si prese un po’ di tempo prima di risponderle. Intanto il
pianto di Kimiko si andava calmando.
-Scusarmi-
-Scusarti? E per che cosa?-
-Per la situazione in cui ti ho cacciato-
Kimiko lo fissò stupita.
-Che situazione?-
-La scritta sul banco. È colpa mia. Se non avessi insistito
per riaccompagnarti, non saresti qui ora. È colpa mia-
Kimiko scosse la testa.
-Non è colpa tua. Prima o poi sarebbe successo comunque. Anche
alla Teikoku mi capitava…-
Questa volta fu il turno di Gouenji di fissarla allibito.
-Allora… perché tu…-
-Perché l’ho fatto di nuovo-
Il ragazzo la fissò sempre più sbalordito.
-Fatto cosa?-
Kimiko si voltò verso Gouenji, e lo fissò negli occhi per
tutto il tempo.
-Per quello che le ho detto. L’ho minacciata! Mi sono
comportata nel modo in cui avevo giurato di non comportarmi più. Sono stata
presuntuosa, sarcastica e insolente. In un minuto è venuta fuori la principessa
della Teikoku, l’allieva di Kageyama. L’odiosa e acida Mizutami, quella ragazza
che non sono io! Io non sono così. Io…-
Le lacrime avevano iniziato a scorrere di nuovo dagli occhi di
Kimiko. Tuttavia lei continuava a parlare, sfogandosi, anche con la voce rotta
dal pianto.
-Quando Kageyama si rivelò essere quello che era, io persi
tutti. Tutte le persone che mi avevano fino al giorno prima salutato ora mi
evitavano. Bisbigliavano quando io passavo, mi indicavano. Dopo il tradimento
di Kidou fu anche peggio. Ero rimasta la sola ad essere considerata l’allieva
di Kageyama, ero diventata la sua copia. Ero diventata la doppiogiochista,
perché avevo ingannato tutti senza far vedere il mio vero volto, ero diventata
falsa e crudele. Si sparse la voce che mi ero servita delle persone che prima
mi stavano attorno, soprattutto di Kidou. Quando lui se ne andò, molti lo
interpretarono come un segno del fatto che volesse liberarsi del gioco di
Kageyama che ancora lo costringeva ad eseguire i suoi ordini, ordini che io,
essendo ancora fedele al vecchio preside, gli passavo. Sono stata isolata da
tutti, attaccata ogni giorno, presa di mira. E per sopravvivere sono diventata
come mi descrivevano. Il sarcasmo era la mia arma, come il cinismo e la
strafottenza. Facevo credere a tutti di non avere paura, di non dare peso a
nessuno di loro, ma non era così. Prima di iniziare il liceo mi ero promessa
che mai sarei ricorsa, di nuovo, a quei trucchi. Invece, stamattina, ho
infranto la promessa fatta a me stessa. Non voglio tornare ad essere quella che
ero prima, non voglio… Voglio solo essere lasciata in pace…-
Gouenji non disse niente per tutto il tempo. Lasciò parlare
Kimiko per tutto il tempo, lasciandole la possibilità di buttare tutto fuori. A
volte la cosa migliore era solo rimanere in silenzio e ascoltare. Quello che le
raccontò, tuttavia, lasciò sconvolto il ragazzo. Possibile che quella ragazza
avesse subito tutto quello?
-… non vi fidate di lei…-
Perché le parole di Kidou gli tornavano in mente proprio
adesso?
-Perché non hai lasciato anche tu la Teikoku? Perché non te ne
sei andata?-
Kimiko guardò il ragazzo, sorpresa. Gouenji sostenne il suo
sguardo. Fu lei ad abbassarlo per prima.
-Non me lo permise-
-Chi?-
-Mio padre. Quando raccontai quello che stavo subendo mio
padre mi disse che se avessi cambiato scuola sarebbe stato come ammettere una
mia sconfitta. “Se non riesci a sopportate alcune battute, come pensi di fare
nella vita Kimiko?” Queste furono le parole di mio padre. La sconfitta non è
una soluzione mai accettabile in casa mia. Per questo non me ne sono potuta
andare-
-Come posso crederti?-
Quella domanda stupì tutti e due.
-Perché dovrei mentirti?-
-Kidou…-
Quel nome bastò a Kimiko per capire.
-Ti ha detto di non fidarti di me-
Non era una domanda, lo sapevano entrambi. Questa volta fu il
turno di Gouenji di distogliere lo sguardo.
-Kidou e io eravamo migliori amici al primo anno. Eravamo
entrambi protetti di Kageyama, passavamo molto tempo insieme, anche se può
sembrare strano. Quando non era impegnato con gli allenamenti, stava con me in
biblioteca, a studiare. Quando scoprimmo delle partite truccate e del modo
vergognoso con cui aveva cercato di eliminarvi… fu uno shock. Devi capire che
per me Kageyama non era solo un preside. Era un amico, un confidente, qualcuno
che credeva ciecamente in me. Passavo più tempo con lui che con mio padre, era
una figura di riferimento. All’inizio non volli credere a quello che dicevano.
Fu per questo che litigai con Kidou. Io cercai di difendere Kageyama, e Kidou
mi puntò il dito contro. Mi disse che se lo difendevo dovevo fin dall’inizio
avere avuto un ruolo attivo nei suoi piani. Sicuramente io sapevo tutto quello
che aveva fatto, dalle partite truccate a tutto il resto. “Solo una persona coma
Kageyama può difenderlo. Sei come lui… una degna erede”. Così mi disse. Kidou
era l’unica persona con cui mi ero aperta, lo consideravo un vero amico-
-Per questo non ti fidi di nessuno?-
Kimiko annuì.
-Lui doveva conoscermi meglio di tutti. Invece ha preferito
seguire quello che dicevano gli altri, senza nemmeno cercare di capirmi-
-Non vi siete più parlati?-
Kimiko scosse il capo.
-A che servirebbe? Io per lui sono come Kageyama.
Doppiogiochista e incline al tradimento. Già troppe volte sono stata insultata,
non ho voglia di sentirmi dire le stesse cose anche da lui. A cosa serve
parlare con qualcuno che tanto non vuole ascoltarti?-
Gouenji osservò quella ragazza così strana ai suoi occhi. Era
incredibilmente vulnerabile, ma aveva dentro di se una forza incredibile. Si
vedeva che quello che aveva passato l’aveva ferita, ma l’aveva anche resa molto
forte. Fu in quel momento che decise di crederle.
-Kidou si sbaglia su di te, e anche tutti quelli in classe-
La bionda osservò il ragazzo, occhi chiari che si specchiavano
in occhi scuri.
-Tu non sei come tutti credono. Io lo so-
-E come pensi che questo possa cambiare le cose? Tu sei uno
solo… loro sono molti di più. Ne vale veramente la pena?-
-Certo che ne vale la pena!!-
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto, verso la voce che
aveva parlato. Nascosti dietro l’angolo c’erano Nonomi e Kazemaru.
-Nonomi?-
Chiese esitante, Kimiko. La rossa si gettò addosso la bionda,
stritolandola in un abbraccio.
-Ero così preoccupata per te! Quando sono entrata in classe e
ho visto la scritta sul tuo banco… credimi, ho quasi picchiato quella smorfiosa
per averlo fatto!-
-Volevi picchiare Sachiko?-
-Certo!-
Kimiko guardò sconvolta prima la ragazza, poi i due ragazzi.
Fu Kazemaru a risponderle
-Siamo arrivati appena in tempo. Se io e Gouenji fossimo
tardati anche solo di un minuto, credo che l’avrebbe picchiata veramente-
Nonomi si voltò verso i ragazzi.
-E avreste dovuto lasciarmi picchiare veramente
quell’antipatica. Non credo che nessuno avrebbe sentito molto la sua mancanza,
se per qualche settimana fosse finita in ospedale!-
-Non è un buon motivo per picchiare qualcuno-
-Ehi, io un motivo ce l’avevo-
-Perché?-
Tutti si voltarono verso Kimiko.
-Perché cosa?-
-Perché fai tutto questo? Cosa ti spinge a prendere le mie
difese? Dopo tutto quello che ti ho detto, perché ancora non mi lasci stare?-
-Perché so che non lo pensavi davvero-
Kimiko guardò Nonomi.
-Ho ascoltato quello che hai detto prima a Gouenji. Sulla
Teikoku e quello che hai passato, e ora capisco. Tu non vuoi che io non sia tua
amica, tu non vuoi essere ferita di nuovo. C’è molta differenza. Non ti mollerò
più adesso!-
-Mollarmi?-
Nonomi guardò Kimiko, sorridendo.
-È semplice. Ora, tutta metà della popolazione femminile della
scuola ti odierà, perché penseranno che tra te e il signorino qui, Gouenji, ci
sia qualcosa-
-Ma non c’è niente tra noi due!-
disse Kimiko, arrossendo. La rossa ridacchiò.
-Comunque, metà popolazione femminile ti odia-
-Come puoi sapere che metà delle ragazze della scuola mi
odia?-
Nonomi sfoderò il suo migliore sorriso sarcastico.
-È semplice. Metà è fan di Gouenji, l’altra metà di Kazemaru.
Quindi…-
I due si guardarono, visibilmente stupiti, ma fu Kazemaru a
parlare
-Cosa vuoi dire, scusa?-
Nonomi si voltò verso i due ragazzi.
-Veramente non lo sapete? Da quando siete arrivati sono stati
fondati due fan club, uno per Gouenji, l’altro per te Kazemaru. A quanto
sembra, il 98% delle ragazze della scuola ha aderito ad uno dei due club-
I ragazzi la fissarono sconvolti.
-Stai scherzando, vero?-
-Affatto. Per questo per Kimiko le cose si mettono male. Le
tue fan, Gouenji, ora le saranno addosso. Penseranno che fra voi due ci sia
qualcosa e le daranno battaglia. Quello che ha scritto Sachiko è quello che
pensano in molte-
Questa volta fu Gouenji a parlare.
-L’ho solo accompagnata in stazione. Come possono pensare che
ci sia altro?-
-Ti hanno vista con lei, e tanto basta. Anche se tra voi non
c’è niente di sentimentale, rimane il fatto che tutti penseranno il contrario.
Per questo, cara Kimiko, dovrai fare affidamento su di me. Io sarò l’unica a
rivolgerti la parola e a volere rimanere tua amica. Quindi ora non puoi più
rifiutare, diventerai mia amica-
-Non capisco come le due cose possano essere legate…-
Nonomi la guardò stupita.
-Per fortuna che sei un genio della Teikoku… Le due cose sono
legate perché da ora in poi sarò l’unica a difenderti. Vuol dire che non potrai
contare su nessun altro, tranne me. Ok, forse anche su questi due qui dietro,
ma principalmente dovrai contare su di me. Quindi non puoi fare altro che
accettare di diventare mia amica-
-Guarda che sono in grado di difendermi da sola, non ho
bisogno del vostro aiuto-
-Lo so. Ma io voglio aiutarti, perché, per qualche strano
motivo, io voglio veramente diventare tua amica. Sei stata la prima persona con
cui ho parlato a scuola e, ammettilo, c’è stato un feeling da subito, anche se
tu ti ostini a non ammetterlo-
Kimiko ci pensò su. Un’amicizia non si decideva così a
tavolino, lei lo sapeva bene, ma era vero quello che Nonomi aveva detto. Le era
piaciuta fin dal primo giorno. Era una ragazza solare, sempre allegra, non
aveva mai visto una persona più determinata, e poi non l’aveva mai guardata in
modo strano o con sospetto. Si, forse poteva fare un’eccezione per lei.
-E va bene… ci sto!-
Nonomi, per un attimo, la fissò allibita. Poi, le buttò le
braccia al collo, ridendo
-Era ora! Bene, da oggi non ti mollo più. E per iniziare… oggi
pomeriggio vieni a casa mia, no anzi, andiamo a fare shopping… no, no, ci sono,
andiamo al karaoke. Ma che dico? Facciamo tutte e tre le cose, e poi ti fermi a
dormire a casa mia, facciamo un pigiama party. O forse è meglio…-
Kimiko si mise a ridere.
-Ho come l’impressione di avere appena firmato la mia condanna
a morte…-
Anche Nonomi si mise a ridere, seguita dai due ragazzi, che
avevano assistito alla scena senza dire niente.
-Fidati di me: saranno i tre anni più belli della tua vita.
Giusto ragazzi?-
-Certo-
Dissero in coro Kazemaru e Gouenji. Kimiko rise ancora.
-Comunque, parlando di cose serie… cosa è successo ieri sera?
Insomma, che ci facevate voi due, insieme, ieri sera?-
Gouenji e Kimiko si guardarono. Fortunatamente, furono salvati
dalla campana della scuola
-Sarà meglio andare in classe… abbiamo già saltato la prima
ora-
-Giusto, andiamo-
Sia Kimiko che Gouenji iniziarono ad avviarsi. Nonomi e
Kazemaru rimasero indietro.
-Sbaglio o se la sono appena svignata?-
-Direi che ci hanno proprio piantati in asso…-
-Sai che questo può voler dire solo una cosa, vero?-
Kazemaru guardò guardingo Nonomi.
-Dobbiamo scoprire cosa nascondono!-
-Dobbiamo?-
-Certo. Tu interroghi Gouenji, io Kimiko-
Kazemaru scosse la testa.
-Saranno tre anni d’inferno…-
Disse sottovoce.
-Hai detto qualcosa?-
-Niente-
E anche Kazemaru iniziò ad avviarsi verso l’aula.
-Non vorrai farmi fare tutto da sola… vero?-
La vita a scuola per Kimiko era peggiorata, proprio come
Nonomi aveva predetto. Le fan di Gouenji, che si erano rivelate molto più
numerose di quanto lei potesse mai immaginare, le avevano fatto una guerra
costante. Per fortuna che Nonomi era al suo fianco. Anche se quasi tutti la
odiavano, la sola presenza di quella rumorosa ragazza dai capelli rossi era
capace di farle dimenticare tutto il resto e di farle tornare il buon umore.
Anche Kazemaru e Gouenji le stavano dando una mano. In classe avevano come
formato uno scudo protettivo intorno a Kimiko, e lei gliene era grata. Gouenji
poi era una presenza rassicurante per la ragazza. Lui non le parlava spesso, ma
sapeva che se avesse avuto bisogno, lui sarebbe corso subito in suo aiuto. Non
sapeva se Gouenji si fidasse di lei o meno, ma sembrava che per ora la cosa non
fosse importante. Piano piano la situazione sembrava essersi stabilizzata.
Tutti a scuola sapevano che tra la principessa della Teikoku Kimiko e il
calciatore della Raimon Gouenji si era istaurata una sorta di amicizia, e la
cosa sembrava essere stata accettata, anche se molte delle fan di Gouenji
ancora la guardavano male. Ma Kimiko aveva iniziato a fregarsene di quello che
gli altri le dicevano dietro. Ora aveva una vera amica su cui contare, e questo
era molto più importante.
Fu durante un soleggiato pomeriggio di scuola che Kimiko e
Gouenji si trovarono in una situazione simile a quella che aveva scatenato
tutto. Kimiko era in classe, e stava riordinando la cartella prima di tornare a
casa, Gouenji aveva finito l’allenamento e stava per tornare a casa. Si
guardarono ma non si dissero niente. Kimiko si sentiva tremendamente in
imbarazzo. Andò il più veloce possibile alla porta, ma prima di uscire si
fermò. Si voltò verso Gouenji che la stava fissando.
-Io… io volevo dirti grazie per quel giorno, per avermi
lasciata sfogare-
-Non devi ringraziarmi-
-Invece si. Mi hai lasciata parlare, senza giudicarmi. Grazie-
Il ragazzo annuì con la testa. Kimiko si voltò di nuovo verso
la porta, ma prima di uscire, disse ancora una cosa
-So che non posso costringerti a fidarmi di me, e so, che tra
me e Kidou tu ti fidi di più di lui ma… quello che ti ho detto è la verità, la
mia verità. Non sono come Kageyama, non lo sono mai stata, e non ho mai saputo
niente dei metodi che usava per vincere le partite, lo giuro. Volevo solo
dirtelo…-
E poi se ne andò, correndo il più velocemente possibile. Non
aveva avuto il coraggio di dirgli quelle cose negli occhi, perché il solo
pensiero di vedere negli occhi di Gouenji il dubbio l’avrebbe distrutta, e non
ne sapeva nemmeno il motivo…
Kidou non era un ragazzo che si stupiva facilmente. Eppure
quella sera, quando si era trovato alla porta di casa sua Gouenji, tutto quello
che provava era stupore.
-Gouenji! Questa si che è una sorpresa-
-Scusa per il disturbo-
-Nessun problema-
Gouenji si guardò intorno.
-È la prima volta che mi vieni a trovare a casa… deve essere
una cosa importante se sei venuto fino a qui. Che succede?-
Il biondo non gli rispose subito. Si avvicinò alla scrivania
di Kidou, dove vide una foto della Raimon. Era la foto che avevano scattato
dopo la cerimonia del diploma, in ricordo della Raimon e di quello che avevano
passato e affrontato insieme.
-Gouenji… che succede?-
-Kidou… devo chiederti un favore-
-Dimmi-
Gouenji si girò, e guardò Kidou negli occhi mentre gli poneva
la domanda che l’aveva tormentato per troppo tempo.
Per prima cosa lasciatemi dire una cosa: GRAZIE!!! Grazie a
tutti quanti, quelli che hanno letto il primo capitolo, chi ha recensito, chi
ha messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate!!! Grazie,
grazie, grazie di cuore! Grazie anche per la fiducia che mi avete dimostrato,
questo fandom mi è nuovo, e vedere che la mia storia piace mi ha reso molto
sicura di me e mi ha fatto venire ancora più voglia di scriverla! Quindi, anche
se l’ho già detto e posso risultare ripetitiva, GRAZIE!!
Tornando alla storia, ho lasciato un po’ con il fiato sospeso
nel finale, lo so. Ma mi sono resa conto che era il momento migliore di
interrompere il capitolo, qui mi sono voluta concentrare di più su Kimiko e
sulla sua vicenda personale, il momento di Kidou arriverà!
Come sempre, ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere
anche questo capitolo, e se volete lasciare una recensione, sapete come la
penso!
Kidou guardò sconvolto il suo amico. Tra tutte le cose che si
sarebbe aspettato, parlare della Mizutani era l’ultima cosa che si sarebbe
atteso.
-Non ne voglio parlare…-
-Che tu lo voglia o no, non mi interessa-
Kidou guardò sempre più allibito Gouenji.
-Si può sapere cosa ti spinge ad interessarti a quella
ragazza? Ti ho già detto che è meglio starle alla larga. Lei era una delle
persone più fidate di Kageyama e…-
-Anche tu lo eri-
Kidou si zittì subito.
-È diverso-
-Allora spiegami perché è diverso-
I due si fissarono per alcuni secondi, poi Kidou fece un
sospiro pieno di rassegnazione, e si sedette sul divano di camera sua.
-Se devo raccontarti della Mizutani, voglio almeno sapere il
perché. Cosa ti spinge ad interrogarmi su quella ragazza?-
Gouenji si sedette al fianco dell’amico.
-Non lo so nemmeno, io ad essere sincero. Non lo faccio per
curiosità o per sapere i fatti vostri, solo… ogni volta che la vedo non riesco
a decifrarla. Tutti la dipingono come un mostro, io ho solo visto una ragazza
indifesa e spaventata. Devo capire dove sta la verità-
-E una volta che avrai capito qual è la verità cosa farai? Se
scoprissi che in realtà è veramente come tutti dicono, come ti comporterai?-
-Non lo so-
-E allora perché…-
-Kidou, non me lo chiedere. Racconta e basta. Per favore-
Kidou fissò il suo amico, e vide uno sguardo che non non aveva
mai visto sul volto di Gouenji, uno sguardo che non lasciava alternative.
Gouenji era determinato, non ci sarebbe stato modo di evitare l’argomento.
-Molto bene, te lo racconterò, e devo iniziare a raccontare
dal primo giorno di scuola alla Teikoku. Dopo la cerimonia di apertura,
Kageyama mi aveva detto di presentarmi nel suo ufficio. Fu quel giorno che mi
venne comunicato che ero diventato il capitano della squadra di calcio. Se devo
partire da raccontarti la storia mia e della Mizutani, quello è il giorno
giusto. Quello è il giorno dove io divenni capitano, e dove l’incontrai per la
prima volta…
Ricordo ancora quella scena perfettamente. L’ufficio di
Kageyama era scuro, imponente, e la sua persona incuteva solo una cosa:
rispetto.
-Non ho bisogno che tu faccia alcuna selezione Kidou. Con te
al comando, niente potrà ostacolare la vittoria della Teikoku nel campionato
scolastico. Da oggi, tu sei il nuovo capitano della squadra di calcio. Sono
sicuro che non mi deluderai-
-Ma Signore, sono solo al primo anno. Non posso diventare…-
-Kidou, ascoltami bene. Sono sicuro che con te la Teikoku
vincerà, e tu sarai il capitano. Così ho deciso, non si discutono gli ordini.
Sono stato chiaro?-
-Si signore-
-Bene-
-Se permette, io ora me ne andrei-
-No, fermati un attimo. Voglio presentarti una persona. Vieni
avanti-
In quel momento, le porte si aprirono e la vidi per la prima
volta. Non sembrava spaventata o nervosa, mostrava molta sicurezza, anche se
notai che stava stringendo i pugni. Dopotutto, Kageyama incuteva abbastanza
timore, ma notai, comunque, il suo volere apparire forte.
-Kidou, vorrei presentarti Kimiko Fumitani. Anche lei
frequenterà il primo anno qui, alla Teikoku. Suo padre è Fumitani Tatsuo,
proprietario della Tatsuo Corporation. Si occupano di…
-Bene, vedo che sei preparato Kidou. Invece, mia cara Kimiko,
vorrei presentarti Kidou Yuuto, il nuovo capitano della squadra di calcio.
Inoltre suo padre, è il…-
-Direttore d’azienda, lo so. Se non sbaglio, è uno dei clienti
di mio padre-
Kageyama sorrise, divertito.
-Bene, bene, bene. Vedo che ho appena fatto due acquisti molto
interessanti. Esatto, i vostri padri sono soci in affari, e sono anche persone
che mi onorano della loro amicizia. È in virtù di quella amicizia che mi sono
interessato a voi, e ho fatto di tutto per avervi qui, alla Teikoku. E spero
che anche voi due possiate diventare…amici. Sarebbe una cosa molto saggia-
Ci fissammo, tutti e due, e non nascondo che la guardai con
una certa curiosità. Se Kageyama aveva insistito per volere anche lei, un
motivo ci doveva essere. Non doveva essere una semplice ragazzina, doveva avere
un talento speciale.
-Bene, ora potete andare-
Ci congedammo e ci avviammo verso l’uscita. Appena le porte
dell’ufficio del preside furono chiuse, Kimiko scoppiò a ridere. Ricordo che la
guardai sorpreso.
-Cosa ci trovi da ridere?-
Lei mi fissò, credo, per la prima volta con interesse. Mi
rivolse un sorriso pieno di sarcasmo.
-Non sei molto bravo a capire i messaggi subliminali, vero?-
-Messaggi subliminali?-
-Si, quello che le persone vogliono comunicarci senza farcelo
capire in modo esplicito-
-So cos’è un messaggio subliminale-
-Saprai anche che cos’è, ma in quanto a capirli, sei una
frana-
-Sentiamo, quale messaggio subliminale ci avrebbe lanciato?-
Lei mi fissò come si guarda un bambino piccolo che vuole
interessarsi delle cose dei grandi, cose che non può cpaire. Ricordo che mi
fece abbastanza arrabbiare.
-“Spero che anche voi due possiate diventare…amici”, quello
era il messaggio subliminale-
La guardai come per voler dire “E allora?”. Lei si mise una
mano sul fianco, e mi puntò l’altra contro il petto.
-Certo che sei proprio stupido. “Diventare amici”, era palese
cosa intendeva-
-Palese?-
-Esatto. Vuole spingerci a frequentarci e poi, chissà, magari
combinare un matrimonio!-
-Matrimonio?-
Praticamente urlai per quella assurdità. Come poteva pensare che
Kageyama avesse anche solo insinuato una cosa del genere?
-Fidati, il messaggio era quello. Frequentatevi, diventate
amici e poi, come si dice? Da cosa nasce cosa, no? -
Rimasi allibito.
-Bhè, mi dispiace deludere le aspettative del nostro preside,
ma, sinceramente, non è che aspiri a sposarmi con uno deciso da qualcun altro.
Se vuoi scusarmi, ora me ne vado. Ci vediamo in giro, no, capitano.
Arrivederci-
E se ne andò così, lasciandomi totalmente senza parole. Non
potevo credere che Kageyama volesse una cosa del genere. Pensai che quella
ragazza dovesse essere pazza, e me ne andai anche io.
Con mia sorpresa, invece, dovetti ammettere che l’intento di
Kageyama era proprio quello. Finimmo in classe insieme, addirittura fummo
sistemati vicini di banco, e, per qualsiasi cosa, venivamo chiamati noi due.
Per non parlare di quando Kageyama stesso ci voleva nel suo ufficio per
parlare. Era terribilmente imbarazzante, ma Kimiko si divertiva. Lei riusciva a
prendere in giro tutti, persino Kageyama. Credo che lui fosse convinto che il
suo piano potesse avere un buon fine, e Kimiko non faceva che fargli pensare
che avesse ragione. Ma, tra Kageyama e i professori, finimmo con il passare
molto tempo insieme. Gli unici momenti, a scuola, dove non ci vedevamo, era
quando io avevo gli allenamenti, ma per il resto, eravamo quasi sempre assieme.
Lei passava molto tempo in biblioteca, dove non aveva rompiscatole che le
ronzavano attorno, diceva sempre. Infatti, non appena iniziammo a vincere le
partite e il mio nome iniziò a diventare famoso alla Teikoku, anche la
popolarità della Mizutani cresceva. Lei infatti, era un piccolo genio della
matematica. Sembrava che i numeri le parlassero… ogni problema, per lei era
semplice. Ogni singola prova aritmetica che le veniva messa di fronte, lei la
superava. Quando poi, iniziarono a vederci sempre insieme, divenne evidente che
ognuno viveva della luce riflessa dall’altro. In breve tempo, Kimiko ottenne il
soprannome di “Principessa della Teikoku”. Lei ci scherzava sopra, anche se
credo che non ne fosse molto entusiasta. Nessuno dei due voleva essere messo
così al centro dell’attenzione, così finimmo per passare quasi ogni minuto
libero in biblioteca. Lì non eravamo obbligati a parlare, e nessuno ci veniva a
disturbare. Piano piano iniziammo a conoscerci meglio, e, sorprendentemente,
scoprimmo di avere molte cose in comune. Padri esigenti, che volevano il
massimo da noi, voti eccellenti e il fatto che dovevamo primeggiare il ogni
cosa facessimo. Eravamo destinati ad ereditare le attività di famiglia, e come
tali eravamo stati educati. Kageyama si occupava anche lui di questo. Io dovevo
eccellere nel calcio, mentre lei doveva primeggiare su tutti. Ci stava
insegnando come dovevamo comportarci in un futuro, abituarci a considerarci
superiori agli altri, ad usare le persone… anche io l’ho fatto, non lo nego, e
ammetto che questo senso di potere era eccitante. Praticamente eravamo
abbagliati dal nostro preside, facevamo tutto quello che ci diceva, senza
discutere gli ordini. Il nostro unico obbiettivo era vincere, la sconfitta non
poteva nemmeno essere contemplata. E noi lo facevamo. Con la vittoria al
football frontier il primo anno, le cose iniziarono a peggiorare ancora. Ormai
eravamo delle celebrità, e ogni cosa facevamo, ogni cosa dicevamo, eravamo
guardati. Devo confessarti, che la sensazione di potere ci diede un po’ alla
testa. Diventammo presuntuosi, pieni di noi stessi, convinti di essere gli
unici degni della vittoria. Ci credevo anche io, e mi ero votato totalmente a
Kageyama. Le cose iniziarono a cambiare quando incontrai Mamoru…poi lo sai
anche tu, la scoperta del sabotaggio del vostro pulmino fu come ricevere una
secchiata d’acqua ghiacciata in pieno volto. Fu allora che inizia a dubitare
dei metodi di Kageyama, e a capire cosa fosse in realtà. Poi, durante la finale
con voi della Raimon… lì finalmente tutti poterono vedere fino a dove era
disposto pur di ottenere la vittoria. Fu con l’arresto di Kageyama, però, che
iniziai ad avere i primi problemi con Kimiko. Lei non voleva credere chi fosse
in realtà il nostro preside.
-Andiamo Kidou… è assurdo. Kageyama non avrebbe mai fatto una
cosa simile!-
-L’hanno arrestato. Che prova vuoi più di questa?-
-Solo perché è stato arrestato, non vuol dire che sia
colpevole. Una persona è innocente fino a prova contraria…-
-E tutte le volte che ci diceva che contava solo la vittoria?
Per ottenere i suoi scopi, Kageyama era capace di qualsiasi cosa. Ha cercato di
uccidere i giocatori della Raimon per ben due volte!-
-Come puoi essere certo che sia stato lui? Ha confessato per
caso?-
-No, non l’ha fatto, ma le prove contro di lui…-
-Non so di cosa tu stia parlando! Kidou, pensaci. Come puoi
anche solo credere che fosse disposto a fare del male a dei ragazzi? Sarebbe
come se avesse fatto del male anche a noi, è assurdo-
-Tu proprio non vuoi capire…-
-No, io capisco benissimo. Appena qualcuno mette in dubbio la
persona su cui riponi la tua fiducia, tu le volti le spalle, non è così?-
Ricordo che la fissai intensamente, e in quel momento lo vidi
chiaramente. Kageyama aveva fatto un ottimo lavoro con lei.
-Gli sei fedele…-
-Si che lo sono. Kageyama è stata la prima persona a trattarmi
con rispetto e a credere nelle mie capacità. È stato il solo a farlo…-
-Sei come lui…-
Lei mi guardò stupita.
-Che vuoi dire?-
-Hai lavorato con lui, vero? L’hai aiutato a fare in modo che
vincessimo le partite!-
-Ma cosa stai dicendo?-
-Tu andavi sempre da lui nel suo ufficio…-
-Proprio come facevi tu. Non te lo dimenticare, Kidou, era il
tuo mentore, come era il mio-
-Ma tu… cosa l’hai aiutato a fare?-
Ammetto di non essermi comportato nel modo migliore quel
giorno. L’ho afferrata per le spalle e l’ho sbattuta contro il muro.
-Cosa avete combinato voi due? Quali giochetti avete fatto?-
-Kidou! Lasciami, mi fai male!-
-Te lo chiedo l’ultima volta… cosa avete fatto?-
-Kidou… non so di cosa tu stia parlando-
-DIMMELO!-
Lei mi diede uno schiaffo. Quando spostai lo sguardo su di
lei, vidi che stava piangendo, ma nei suoi occhi c’era anche tanto furore e
rabbia.
-Tu pensi che io possa avere mai fatto del male a qualcuno?
Pensi che se avessi saputo che Kageyama truccava le partite non te lo avrei
detto? È tutta qui la fiducia che hai in me? Basta un piccolo incidente, e
tutti dobbiamo essere considerati traditori e cospiratori? Tutta qui la fiducia
nella nostra amicizia?-
-Non so nemmeno se siamo mai stati amici a questo punto-
Lei mi guardò sconvolta.
-Non puoi dire questo… Kidou-
-Vattene Mizutani-
Lei mi guardò, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi ci
ripensò. Se ne andò, e da quella volta non ci siamo più parlati. Da quel giorno
a scuola iniziò a comportarsi in modo orribile. Era diventata strafottente, si
credeva superiore a tutti, non faceva altro che comandare e ordinare. Chiunque
diceva qualcosa contro Kageyama, lei lo zittiva subito. Se prima era stata
ammirata, ora era diventata temuta. Mai l’appellativo di “Principessa della
Teikoku” le era stato meglio. Guardava tutti dall’alto in basso, giudicava, era
sprezzante e sarcastica. Riuscì ad allontanare tutti quanti prima le stavano
attorno. Trattò anche me allo stesso modo. Non ci rivolgemmo più la parola,
ottenni solo sguardi sarcastici, e pieni di risentimeto. Non ho mai conosciuto
persona più falsa… poi mi sono trasferito alla Raimon, e ho perso completamente
i contatti con lei. Anche mio padre ha sciolto ogni rapporto con il suo,
decidendo di tagliare i rapporti con chiunque fosse stato legato a Kageyama… e
ora sai tutta la storia-
Gouenji aveva ascoltato in silenzio, senza mai interrompere il
racconto di Kidou. Aveva ascoltato, e contemporaneamente aveva confrontato le
cose che gli aveva detto il suo ex-compagno di squadra, con quello che gli
aveva detto Kimiko quella mattina a scuola. Kidou intanto aspettava. Ricordare
quel periodo della sua vita non gli aveva fatto piacere, ma se poteva servire a
salvare un amico dalle grinfie di una persona infida, era disposto a
raccontarla ancora dieci volte. Di tutte le cose che si aspettava da Gouenji,
le parole che sentì erano inaspettate.
-Mi ha raccontato la stessa storia, lo sai?-
-Hai parlato con lei?-
Gouenji annuì.
-L’hai interrogata come hai fatto con me?-
-No. È stata lei a raccontarmi tutto senza che le chiedessi
niente-
-Immagino che non abbia perso tempo a criticarmi…-
-Ti sbagli. Era a pezzi, aveva solo bisogno di sfogarsi, e ha
trovato me-
-Sfogarsi? Per che cosa, autocompiacimento di se stessa?-
Gouenji lo fulminò con uno sguardo.
-Se tu la conoscessi veramente, non diresti così-
-Io l’ho conosciuta per più di un anno… tu da quanto, due
mesi? Pensi di avere capito più te di lei che non io? E ti fidi di lei e non di
me?-
Il biondo guardò il suo amico. Si alzò dal divano, e si avviò
verso la porta.
-Credimi Kidou, sei un mio amico, compagno di molte battaglie,
e mi fido di te. Ma credo che in questa situazione, tu non abbia mai veramente
capito. La Mizutani… lei non si è più fidata di nessuno dopo di te. Credeva
nella vostra amicizia, e il fatto che tu l’abbia tradita in quel modo le ha
fatto costruire un muro attorno a se per proteggersi. L’ho vista piangere per
avere tirato fuori il suo carattere sarcastico. Mi ha detto che mai sarebbe
voluta tornare ad essere quella che era stata nei due anni precedenti. Credimi,
tu la consideri un mostro… io credo che il solo mostro di questa storia sia
stato Kageyama, e se non mi sbaglio, a lui è stata concessa la possibilità di
redimersi. Forse la stessa possibilità la dovresti dare anche a lei-
Gouenji se ne andò senza aggiungere altro, lasciando un
attonito Kidou seduto sul divano, in preda ai suoi ricordi.
Quella sera stessa, Kimiko era stesa sul suo letto, intenta a
fissare il soffitto. Aveva appoggiato, di fianco a se, un libro, dimenticato
ore prima, e stringeva tra le mani il suo telefonino. Non poteva credere di
averlo fatto… aveva passato quasi tutta la serata a scambiare messaggi con
Nonomi. All’inizio, la rossa le aveva scritto per sapere se era riuscita a fare
un problema di matematica, poi, senza neanche sapere come, erano finite per
parlare di tutt’altro, della scuola, dei compiti, del film che stavano dando
alla televisione… Kimiko si domandava come fosse possibile scriversi per più di
due ore di fila, parlando del più e del meno senza che la cosa l’avesse
infastidita. Era proprio cambiata, si vedeva, o forse, era solo Nonomi che era
in grado di farle fare cose assurde… ma la cosa che più aveva stupito Kimiko
era stato il fatto che aveva aspettato impaziente la risposta dell’altra
ragazza, cosa che mai prima le era capitata. Forse, per la prima volta, aveva
veramente acquistato un’amica sincera, e forse lei era veramente disposta a
rifidarsi di quel sentimento che l’aveva tradita anni prima. E il merito, che
lei lo volesse o meno, era tutto di un ragazzo che Kimiko non riusciva a
capire. Gouenji Shuuya… chissà poi perché l’aveva aiutata tutte le volte?
Perché era stato disposto ad ascoltare il suo sfogo sulla Teikoku? Cosa lo
spingeva ad interessarsi a lei?
-Credo che prima o poi dovrò parlargli seriamente…-
E allora, perché il solo pensiero di parlare da sola con lui
la faceva sentire terribilmente confusa e strana? Soprattutto… perché si
sentiva arrossire ogni volta che pensava a lui?
Una nuova giornata di scuola era terminata, e Kimiko stava
tornando a casa con Nonomi. Ormai le due ragazze erano inseparabili. Era
impossibile, per Nonomi, lasciare in pace la povera Kimiko. Ogni tanto era
possibile vedere, infatti, lo sguardo insofferente che la bionda rivolgeva alla
rossa, anche se da fuori tutti pensavano la stessa cosa:
-Quelle due sono proprio amiche-
Stavano tornando a casa quando, dalla zona del campo da
calcio, videro spuntare due ragazzi che conoscevano bene. Non appena Nonomi li
vide, iniziò a chiamarli ad alta voce
-Kazemaru, Gouenji, siamo qui!!!-
I due ragazzi si voltarono verso la voce che li aveva
chiamati, così come tutti gli altri ragazzi che si stavano dirigendo all’uscita
della scuola.
-Non puoi essere un po’ più… discera?-
chiese, alterata, Kimiko
-Che ho fatto di male?-
-Lascia perdere-
Mormorò sconsolata la bionda.
-Sai, sono d’accordo con la Mizutani. Dovresti smettere di
urlare così, sei imbarazzante-
Nonomi si voltò sconvolta verso Kazemaru.
-Come sarebbe a dire che sono imbarazzante? Sono solo
amichevole…-
I ragazzi scoppiarono a ridere.
-Allora, avete finito gli allenamenti?-
-Si, per oggi abbiamo finito. Sono distrutto…-
-La partita si sta avvicinando, vero?-
-Ormai manca poco, si-
-Verremmo a fare il tifo, allora. Vero Kimi?-
La ragazzi si voltò verso gli altri.
-Quale partita?-
I tre la fissarono stralunati…
-Aspetta, vuoi dire che non lo sai?-
La bionda scosse il capo.
-Tutti ne parlano a scuola, come puoi non sapere niente?-
-Non presto molta attenzione a quello che dicono…-
Nonomi la fissò come se fosse pazza.
-Accidenti, Kimi, abbiamo due degli undici giocatori che
giocheranno la prima partita dell’anno scolastico, e tu non sai niente?-
-Ehi, frena, non è detto che saremmo fra i titolari…-
Nonomi si voltò, sguardo scettico, contro Kazemaru.
-Vuoi dirmi che voi due, campioni dell’inazuma japan, squadra
che ha vinto il primo torneo internazionale di calcio ma non solo, membri
storici della Raimon campione per due anni di fila del Football Frontier,
volete farmi credere che voi due resterete in panchina?-
Kazemaru e Gouenji si guardarono perplessi. Fu poi Gouenji a
parlare
-Non bastano dei titoli per farti diventare un titolare. Anche
se come ufficio stampa non saresti male-
Nonomi fissò stupita il ragazzo, poi scoppiò a ridere. L’unica
che sembrava non averci capito molto era Kimiko, che era rimasta in silenzio
per tutto il tempo. Mentre Kazemaru e Nonomi avevano iniziato un’accesa
discussione sull’essere o meno titolari nella imminente partita, Gouenji si era
avvicinato alla Mizutani.
-Sabato prossimo ci sarà la prima partita del campionato-
-Campionato?-
-Si, il campionato delle scuole superiori-
-Tipo il football frontier delle medie?-
-Esatto-
-Non lo sapevo…-
-Non t’interessa molto il calcio, vero?-
Kimiko sorrise, scuotendo la testa.
-No, non m’interessa. Andavo a vedere le partite delle Teikoku
quando ci giocava Kidou, ma lo facevo solo perché c’era lui. Dopo… non avevo
altri validi motivi per andare allo stadio-
Gouenji la fissò.
-Quindi non ti piace il calcio?-
-Non è che non mi piaccia, solo che non ho nessun motivo per
andare a vedere le partite-
-Adesso invece ce l’hai un motivo-
Nonomi era praticamente saltata addosso a Kimiko, avvinghiandosi
alle spalle della sua amica.
-Nonomi!-
La rossa sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi.
-Tranquilli ragazzi, trascinerò la bionda asociale qui a
vedere la partita. Verremo a fare il tifo, quindi vedete di vincere, chiaro?-
-Aspetta… e se io non potessi venire quel giorno? Non prendere
impegni anche per gli altri, senza sapere se possono venire-
Nonomi fissò la ragazza.
-Sentiamo, signorina-piena-di-amici… che impegni avresti per
sabato prossimo?-
Kimiko iniziò ad aprire bocca per rispondere, ma non trovando
niente da dire finì per boccheggiare a vuoto. Poi scosse la testa sconsolata, e
iniziò ad incamminarsi.
-Ti odio-
mormorò sottovoce, anche se tutti la sentirono. Nonomi si mise
a ridere.
-Si certo, come no. Ragazzi noi sabato ci siamo, e faremo il
tifo, contateci! Ehi, Kimiko, aspettami!-
E Nonomi partì a tutta velocità dietro la bionda, che ormai
era arrivata in fondo alla strada. Kazemaru e Gouenji rimasero a guardare
quella furia rossa correre dietro alla Mizutani.
-Devo dire che non mi sarei mai aspettato che quelle due
diventassero così amiche. Chi se lo aspettava dalla Mizutani?-
-Credo nessuno-
-Già-
Poi Kazemaru fece un profondo sospiro, pieno di rassegnazione,
che gli fece guadagnare uno sguardo stupito da parte del suo amico.
-Sai, credoche dovremmo
impegnarci al massimo alla partita. Se no chi la sente Nonomi se perdiamo?-
A quello Gouenji non trovò niente da replicare. Mise una mano
sulla spalla del suo amico, mentre pensava la stessa, identica, cosa.
Kimiko adorava i dolci. Adorava farli, adorava comprarli e
soprattutto, adorava mangiarli. Era una delle poche cose che l’aveva
accompagnata dall’infanzia: qualsiasi cosa le fosse capitata, bella o brutta,
triste o felice, se mangiava una fetta di torta, possibilmente al cioccolato,
le tornava fuori il buon umore. Tornado a casa da scuola, Kimiko pensò di
fermarsi in una pasticceria di sua conoscenza. Era un negozio gestito da una
giovane pasticciera, Hikary, appena uscita dalla scuola di cucina e ormai
Kimiko era una cliente fissa. Inoltre, quel negozio per Kimiko aveva un
significato particolare… Hikary era sua cugina, il che voleva dire, conto
illimitato e aperto, senza obbligo di saldo, e potere passare tutto il tempo
che voleva in negozio. E quel giorno la ragazza aveva tanto bisogno di potere
stare in un posto tranquillo, e aveva anche tanto bisogno di cioccolato.
Nonomi, infatti, l’aveva tormentata con la storia della partita.
-Devi venire, nessuna scusa-
-Ma io non ci capisco niente di calcio!-
-Non è difficile! E poi te l’ho detto. L’unico modo per cui tu
possa evitare la partita è un tuo ricovero in ospedale. Quindi, tu ci vieni-
Alla fine aveva dovuto cedere, e ora aveva bisogno di
cioccolato. Appena entrata dentro la pasticceria, il profumo di cioccolato,
vaniglia e cannella le riempì le narici, facendole tornare il sorriso.
-Buon pomeriggio! In cosa posso… Kimiko! Ma sei tu!-
-Ciao Hikary-
Hikary sorrise.
-Fammi indovinare… torta al cioccolato?-
La bionda annuì.
-Fai doppia porzione-
-Un bisogno disperato vedo… cos’è hai litigato con la tua
amica?-
Kimiko scosse la testa.
-No… avevo già perso prima ancora di iniziare la discussione-
Hikary si mise a ridere, mentre metteva su un piatto due fette
di torta al cioccolato.
-Allora il cioccolato è d’obbligo. Tieni, goditela-
-Lo farò-
Kimiko si sedette ad uno dei tavolini presenti dentro la
pasticceria. Mentre si gustava la prima fetta di torta, dalla borsa estrasse il
suo libro, e si mise a leggere. Cioccolato e un buon libro, per Kimiko quella
era la pace dei sensi. Erano ormai dieci minuti che la ragazza era arrivata,
quando la porta del negozio si aprì.
-Buon pomeriggio! Posso aiutarti?-
-Si grazie. Vorrei una torta alla crema… l’avete?-
-Certo che l’abbiamo. Dopo tutto, è una pasticceria! Te la
vado a prendere-
Kimiko non aveva prestato molta attenzione al cliente appena
entrato. Ma quando si sentì fissata, appoggiò il libro che stava leggendo sul
tavolo, e si trovò a fissare l’ultima persona che si sarebbe aspettata di
incontrare in una pasticceria.
-Gouenji!-
Il ragazzo la fissò, più stupito di lei.
-Mizutani…-
-Cosa ci fai qui?-
Chiesero contemporaneamente i due ragazzi. Seguì poi un
silenzio imbarazzante, che alla fine spezzò Gouenji.
-Yuuka. Ha detto che non mi avrebbe più rivolto la parola se
non le portavo una torta, visto che non sono stato molto con lei ultimamente…-
Kimiko lo guardò perplessa. Mai aveva sentito parlare di una
ragazza da Gouenji, non che parlassero molto loro due. La cosa l’aveva
stranamente sconvolta… così il ragazzo aveva una ragazza?
-Così fai tutto quello che ti ordina?-
Gouenji la guardò stupito, poi fece un gran sorriso.
-Si, alla fine faccio sempre come vuole lei-
-Ragazza fortunata…-
-Direi che se lo merita. Dopo tutto quello che ha passato, le
posso anche portare una torta-
-Chi l’avrebbe mai detto che il grande Gouenji facesse tutto
quello che una ragazza gli diceva di fare?-
Lui la guardò strano. Poi, come se avesse intuito quello che
lei stava pensando, si affrettò ad aggiungere
-Yuuka è mia sorella-
Kimiko si sentì pervadere dall’imbarazzo, e dal rossore.
-Tu hai una sorella?-
Gouenji si mise a ridere.
-Si-
-Da quando?-
La domanda fece ridacchiare il ragazzo.
-Da circa… otto anni-
Kimiko lo fissò sconvolta.
-Non lo sapevo…-
-L’ho notato-
La bionda si sentiva tutta rossa in volto.
-Dovrai pensare che sono una sciocca, vero?-
Gouenji scosse la testa, improvvisamente serio.
-No, non lo penso. Non ho mai detto di avere una sorella-
-Per un attimo ho pensato che tu avessi una ragazza…-
-Non mi interessa avere una ragazza-
Kimiko lo fissò stupita.
-Ma potresti avere tutte le ragazze che vuoi! Ci sono più tue
fan a scuola…-
-Mi interessa solo il calcio per ora-
-Oh…-
Rimasero in silenzio per alcuni minuti.
-E tu che ci fai qui?-
-Io... diciamo che questo è il mio piccolo angolo di paradiso-
-Per non parlare poi del fatto che è la mia piccola cuginetta,
e può mangiare tutto quello che vuole senza che io le chieda un centesimo…-
Hikary era spuntata in quel momento dal retro del negozio,
tenendo una confezione in mano.
-E io riesco sempre a convincere lo zio, nonché tuo padre, a
lasciarti tenere aperto questo posto-
Le due ragazze si guardarono, e poi scoppiarono a ridere.
-Scusaci…-
Gouenji fece un cenno con la testa.
-Di solito siamo più normali-
-Davvero? Io non mi ricordo un nostro momento in cui siamo
state normali…-
Anche Guenji non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. Poi
il ragazzo si avvicinò al bancone, portafoglio in mano, ma Hikary scosse la
testa.
-Non se ne parla. Offre la casa-
Il ragazzo lo guardò scettico.
-Ma io…-
-Per gli amici della mia Kimiko-neechan, il dolce è in regalo-
Kimiko alzò gli occhi al cielo.
-Ti rendi conto che è per questo motivo che lo zio vuole che
tu chiuda il negozio? Se offri a tutti i dolci, non ci guadagni-
-Ma per quello ci sei tu, no, neechan. Quando sarai grande, mi
farai guadagnare tanti soldi con la borsa. È facile-
-Finirai sul lastrico prima ancora che io diventi
maggiorenne…-
-Per questo è indispensabile che tu convinca il mio caro
paparino a tenere aperto. Comunque ho deciso, quella torta è un regalo. Quindi,
niente da fare-
Il sorriso smagliante di Hikary determinò la fine di qualsiasi
trattativa. Gouenji prese la torta, ancora indeciso se accettarla o meno. Ad un
tratto, in negozio si sentì una musica, che proveniva dalla borsa di Kimiko. La
ragazza prese il telefonino, ma appena vide chi la stava chiamando, rimase come
pietrificata. Hikary, capito chi potesse essere, esortò la cugina a rispondere.
-Non ci pensare nemmeno. Rispondi a quel telefono e poche
storie-
-Ma poi lei…-
-Kimiko Mizutani! Rispondi a tua madre, è un ordine-
La ragazza sbuffò, ma alla fine si decise a rispondere. Tutta
esitante avvicinò il telefonino all’orecchio.
-Pronto…-
-Kimiko! Filamento ti degni di rispondere a tua madre-
-Ciao mamma…-
Poi la ragazza si avviò nel retro del negozio. Hikary sospirò
affranta.
-Se solo non fossero così testarde tutte e due…-
Poi la giovane pasticciera si ricordò di non essere sola in
negozio, e con un sorriso imbarazzato, si rivolse al calciatore.
-Scusa. Dinamiche familiari un po’ complicate…-
-Come mai?-
Hikary lo guardò.
-Sei veramente un amico di Kimiko?-
-Non so se “amico” sia la parola esatta…-
-Sei onesto-
-Non avrei motivo di mentire-
Hikary lo fissò. Poi, uscendo da dietro il bancone, si
avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla
-Fidati, ci sono molti motivi per cui qualcuno può fingersi
suo amico. Kimiko è una ragazza d’oro, e non lo dico perché è mia cugina, ma
perché lo è davvero. Se crede in qualcuno è pronta ad aiutarlo con tutta se
stessa. È stata la sola a credere che potessi farcela ad aprire questo posto…
quando eravamo piccole, io le cucinavo sempre delle torte, e quando le ho detto
che volevo aprire una pasticceria, ci si è dedicata giorno e notte. È stata lei
a dirmi in che cosa investire per racimolare il denaro necessario per il
negozio, ed è lei che convince sempre mio padre a darmi fiducia. Kimiko è una
ragazza eccezionale. E so che ha pochi amici… quindi vorrei chiederti un
favore: se non vuoi essere suo amico, non la ferire-
-Non è mia intenzione ferirla…-
-Lo so. Ma fidati di me. Kimiko non è una che si mette a
chiacchierare con uno che non considera una persona degna di fiducia… quindi,
non la ferire-
-Non lo farò-
Hikary sfoderò un sorriso pieno di gratitudine.
-Grazie-
In quel momento, da dietro il bancone, emerse Kimiko, visibilmente
arrabbiata.
-Scusa oneesan, devo andare a casa, o mia madre avrà un’altra
delle sue crisi isteriche-
Kimiko iniziò a raccogliere le sue cose.
-Grazie per la torta. Domani torno per un’altra fetta-
-Va bene cuginetta. Salutami la zia-
-Non so se lo farò-
Poi si avviò. Gouenji la fissò andare via, poi si mise a
correrle dietro. Prima di uscire dal negozio, però, si girò verso Hikary
-Grazie per la torta, ma la prossima la pago-
Hikary rispose con un sorriso, agitando la mano in segno di
saluto.
-Mizutani… Mizutani, aspetta-
La bionda si fermò e si voltò verso il ragazzo che da cinque
minuti la stava chiamando.
-Senti Gouenji, non è per essere scortese, ma devo affrontare
mia madre tra dieci minuti, ed è l’ultima cosa che voglio fare oggi, perché mi
richiede uno sforzo veramente eccessivo di autocontrollo. Quindi, non sono
proprio dell’umore per…-
-Vieni con me in un posto-
Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.
-Dovrei fare… cosa?-
-Vieni con me in un posto-
-Perché dovrei farlo?-
Gouenji guardò fisso la ragazza.
-Perché tu vuoi una scusa per non andare a casa e io… diciamo
che voglio togliermi una curiosità. Allora, vieni?-
Kimiko guardò Gouenji. Poi sorrise, sconvolta.
-Tu sei pazzo Gouenji, e io ancora di più. Va bene, vengo. Ma
dove andiamo?-
-È un segreto-
-Devo essere veramente pazza per venire con te-
Gouenji sorrise.
-Allora, vieni o no?-
Kimiko sapeva che accettando poteva succedere qualsiasi cosa.
Il suo cuore stava battendo all’impazzata, e aveva uno strano nervosismo
addosso. Ma bastò uno sguardo al ragazzo davanti a lei, per sapere che la
risposta sarebbe stata solo una.
-Fai in modo che ne valga la pena, Gouenji-
-Fidati-
E senza aggiungere altro, lei si mise a seguire lui, verso
qualsiasi posto lui la volesse portare.
Eccomi di nuovo qui, pronta con un altro capitolo.
Sinceramente, scrivere questo capitolo è stato un po’ difficile, e mi scuso se
può risultare un po’ noioso, ma doveva dedicare un po’ di spazio a Kidou e alla
sua versione della storia. Poi volevo anche far vedere anche l’evoluzione che
sta subendo Kimiko… piano piano si trova sempre di più presa non solo da
Nonomi, ma anche da Gouenji… e il bello deve ancora venire!!
Fra un po’, poi, entrerà anche un po’ di calcio… la prima
partita del campionato si sta avvicinando, quindi, stay tuned!!!
Grazie come sempre a chi ha letto il capitolo precendente, chi
ha letto questo, e se volete lasciare un commento, fatelo!! Io sono sempre pronta
a leggere qualsiasi cosa voi pensiate di questa storia!! =)
Un bacio grande, ci vediamo al prossimo capitolo. La vostra
Kimiko sapeva dove stavano andando, l’aveva capito non appena
aveva visto la collina. Tutti in città sapevano cos’era, tutti sapevano che
cosa rappresentava, tutti sapevano a cosa era legata. Kimiko si voltò sconvolta
verso Gouenji e gli afferrò il braccio. Il ragazzo si voltò verso di lei, uno
sguardo leggermente stupito sul volto. Ma Kimiko era troppo sconvolta per
prestare attenzione alla reazione del ragazzo.
-Non ci credo, dimmi che non è vero!-
Gouenji la fissò come se fosse diventata matta.
-Cosa non dovrei dirti?-
-Dimmi che non mi stai portando alla Steel Tower, simbolo
della Raimon Junior High!-
Gouenji la fissò, sfoderando un sorriso decisamente
sarcastico.
-Cos’è, hai paura, Mizutani?-
Kimiko lo fulminò con lo sguardo.
-Io.Non.Ho.Paura-
-Allora seguimi e basta-
Il ragazzo riprese a camminare, come se niente fosse. Lei lo
guardò camminare, e si sentì montare dentro un senso di rabbia. Si mise a
correre dietro al ragazzo.
-Ehi, aspettami-
Continuarono a camminare in silenzio, e mano a mano che la
torre si faceva sempre più vicina, Kimiko sentiva crescere dentro di se un
senso di agitazione. Era assurdo come una semplice torre di acciaio la
terrorizzasse a quel modo. Non era mai andata in quel posto, era troppo vicina
alla Raimon, e il terrore di potere vedere Kidou l’aveva fatta desistere, anche
se una parte di se aveva sempre avuto la curiosità di andare in quel posto. Era
impossibile non sapere cosa fosse: era il posto dove la squadra della Raimon si
era formata, o almeno, era quello che la gente diceva, ma una cosa era certa.
Quello era il posto dove Endou Mamoru, il capitano della squadra, il portiere
under15 più forte del mondo si andava ad allenare. Quel posto indicava solo una
cosa: Raimon. E Kimiko, in cuor suo, sapeva perché la torre la terrorizzava:
lei era, decisamente, una della Teikoku.
-Non devi essere così nervosa-
Kimiko si voltò verso il ragazzo, stupita.
-Si vede così tanto?-
-Stai fissando la torre da due minuti con uno sguardo
terrorizzato…-
Kimiko sospirò.
-Io non so se posso venire… insomma, io sono io!-
-E questo come dovrebbe impedirti di venire?-
-Sono della Teikoku-
-Tutto qui?-
Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.
-Come sarebbe a dire tutto qui? Ti devo ricordare chi era il
mio preside e cosa ha fatto alla tua scuola e alla tua squadra?-
-Certo, lui ha fatto delle cose orribili ma… tu cosa hai fatto
alla Raimon? Niente-
-Ma…-
-Niente ma, Mizutani. Ora vieni e basta scuse-
Gouenji la prese per mano, e la trascinò verso la scalinata
che portava alla cima della collina, proprio sotto la torre. Kimiko era
arrossita, quando il ragazzo le aveva afferrato la mano. Ma lo stava seguendo
senza dire una parola. Fecero le scale in silenzio, ognuno perso nei suoi
pensieri. Kimiko era concentrata solo sui gradini. Non si era mai resa conto
che la collina fosse così alta. Presto si ritrovò con il fiato corto.
-Ma quanti gradini sono?-
-Già stanca Mizutani?-
-Si. Tu sarai abituato a fare queste scale, ma io no…-
-Tranquilla, manca poco alla cima-
-Ti crederò sulla parola-
Alla fine arrivarono in cima, e Kimiko si ritrovò ad ammirare
uno spettacolo che non pensava di potere mai vedere in quella città. La prima
cosa che Kimiko vide fu la luce. Il sole del tramonto era perfettamente
centrato con la scalinata, e Kimiko si trovò avvolta dalla luce. Si voltò
stupita verso Gouenji, che era rimasto qualche gradino dietro di lei.
-È stupendo!-
Gouenji la stava fissando. Kimiko si mise a ridere come una
bambina, mentre si bagnava in quella luce.
-Non sapevo la luce potesse essere così bella-
-Nemmeno io…-
Disse sottovoce il ragazzo. Gouenji fece gli ultimi scalini, e
si avvicinò alla torre e poi scomparve dietro uno dei pali. Kimiko, spaventata,
si mise a correre nella direzione in cui il ragazzo era sparito, e una volta
arrivata lì, si rese conto che Gouenji non era sparito, era semplicemente
sceso. Sotto, infatti, c’era una terrazza naturale, con un grande albero dove
appeso c’era la cosa più assurda che Kimiko avesse mai visto su un ramo.
-Quello è il copertone di un camion?-
-Si-
-E cosa ci fa lì appeso?-
Gouenji appoggiò una mano sul copertone.
-Lo usa Endou quando si allena-
Kimiko lo fissò sconvolto.
-Che cosa?-
Anche lei ora era scesa, e si era avvicinata all’albero.
-Endou ha usato questa ruota per mettere a punto la mano di
luce… senza il suo allenamento speciale, non ce l’avrebbe mai fatta-
-Mi stai dicendo che la Teikoku è stata sconfitta da uno che
per allenarsi usa un copertone di un camion?-
Gouenji la fissò, poi annuì. Kimiko scoppiò a ridere.
-Battuti da uno che si allena con delle ruote… è pura follia-
-Se tu conoscessi Endou capiresti-
-Cosa? Quanto sia folle?-
-Quanto ami il calcio…-
I due ragazzi si fissarono, poi Gouenji si avvicinò alla
recinzione di legno e si mise a fissare il panorama. Kimiko lo seguì, e si mise
a sedere sulla trave di legno orizzontale, dando le spalle al panorama.
-Sai, conosco pochissimo voi della Raimon, anzi, non so
proprio niente di voi-
-Non hai sentito tutti gli speciali della televisione che ci
hanno dedicato?-
Kimiko fece un gesto con la mano, come se volesse scacciare
via un moscerino.
-Come se quello che dicono alla televisione fosse sempre vero.
Raccontami tu della Raimon-
Gouenji la fissò.
-Perché dovrei farlo?-
-Io ti ho parlato della Teikoku… direi che me lo devi-
-Io non ti ho chiesto di parlarmene, l’hai fatto da sola-
-E allora perché mi avresti trascinato qui, adesso? Non dirmi
che volevi solo farmi vedere il panorama, giusto?-
Gouenji la guardò, poi scrollò il capo, sconfitto.
-Va bene, ti racconto…-
E con il sole che tramontava dietro di loro, Gouenji iniziò a
raccontare dei suoi due anni con la Raimon. Raccontò del suo primo incontro con
Endou, al campo vicino al fiume, parlò della partita amichevole contro la
Teikoku, dove era accorso in aiuto della squadra e Endou aveva, per la prima
volta, usato la mano di luce e aveva poi passato la palla a lui che aveva
segnato il primo gol, di come si fosse arreso e avesse accettato di entrare a
far parte della squadra, dopo tutte le insistenze del capitano e di tutte le
partite che avevano affrontato. Gouenji parlò per quasi un’ora di fila, e
Kimiko ascoltava. Quando arrivò a raccontare della finale regionale del
football frontier contro la Teikoku, Kimiko lo interruppe.
-Quella partita me la ricordo… ero sugli spalti. Ricordo il
fischio d’inizio della partita e poi quel rumore assordante… è stato tremendo.
Quando quei pali sono caduti dall’alto, e sono caduti nella vostra metà campo e
la polvere che si è sollevata… credo di avere trattenuto il fiato fino a quando
la polvere non si è diradata, e ho visto che tutti voi eravate illesi. È stato
un miracolo che nessuno si sia fatto male-
-È merito di Kidou se siamo illesi-
Kimiko la fissò sconvolta.
-Di Kidou?-
Gouenji annuì.
-Aveva capito che Kageyama stava tramando qualcosa, e prima di
entrare in campo avvertì il capitano del pericolo. Fu Endou a dirci di
arretrare subito dopo il primo fischio di inizio. È così che ci siamo salvati-
-Non ne avevo idea…-
-Non te lo ha detto?-
-Non ce n’è stata l’occasione-
Gouenji guardò la ragazza, e vide una profonda tristezza nei
suoi occhi.
-Ti manca?-
Kimiko annuì, lentamente.
-Si… mi manca. Mi manca la nostra amicizia. Kidou mi capiva
perché vivevamo entrambi una situazione molto simile: una madre assente, un
padre esigente, un preside che pretendeva il massimo… avevamo molto in comune,
era bello avere qualcuno che capiva come ti sentivi senza bisogno di dovere
dare spiegazioni. Sia io che Kidou siamo stati allevati con la consapevolezza
che un giorno avremmo dovuto prendere il posto dei nostri padri nelle aziende
di famiglia, quindi lui sapeva che pressione avevo addosso… mi manca questo…-
-Comprensione-
-Esatto-
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, ognuno perso nei
propri pensieri. Furono interrotti improvvisamente da un rumore inaspettato: la
suoneria di un cellulare.
-Oh cavolo…-
Kimiko si mise a cercare dentro la sua borsa di scuola, ma
proprio quando aveva preso in mano il telefono, quello aveva smesso di suonare.
La ragazza fissò lo schermo, senza dire niente.
-Non richiami?-
Kimiko scosse la testa, lentamente.
-Meglio di no… era mia madre-
-Non dovresti allora telefonarle subito?-
Kimiko si voltò a guardarlo, uno sguardo di puro terrore sul
volto.
-Tu non la conosci… se la chiamassi adesso, mi ucciderebbe.
Meglio affrontarla un’altra volta-
-Un’altra volta?-
Kimiko annuì.
-Molto probabilmente ora è dentro una macchina diretta
all’aeroporto. Lascerò passare un paio di giorni, poi la richiamerò e, se ho
fortuna, si sarà dimenticata che oggi le ho dato buca-
Gouenji la fissò stupito.
-Cosa vuoi dire?-
Kimiko lo guardò sorpreso.
-Tu non sai chi sia mia madre?-
Il ragazzo scosse la testa, facendo segno di no.
-Hai mai sentito nominare Kiyomi Kaneko?-
-La modella?-
Kimiko annuì.
-Lei è mia madre-
Gouenji la guardò, stupore evidente sul volto.
-Tua madre è una modella?-
Kimiko lo guardò, sorridendo sarcasticamente.
-Questa non te l’aspettavi, vero?-
Goeunji scosse la testa.
-No, non me l’aspettavo-
Kimiko si mise a ridere.
-Da chi credi che abbia preso questi capelli biondi e gli
occhi verdi? Da lei. Mia madre è stata la modella più famosa del Giappone prima
che io nascessi. Era ovunque, qualsiasi sfilata, lei c’era. Ha anche sfilato
oltre oceano, per i più grandi stilisti internazionali. Era la modella numero
uno, la bella tra le belle e poi… -
-Poi?-
-Poi sono nata io, e le ho rovinato la vita-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che io non ero la figlia che lei si aspettava,
Goeunji-
Il ragazzo la fissò allibito.
-Vuoi dirmi…-
-Il matrimonio dei miei genitori fu un matrimonio combinato, e
andava bene così a tutti e due. Mio padre aveva sposato la bella, la donna
perfetta da sfoggiare nelle cene con i pezzi grossi della finanza o con l’alta
società e mia madre aveva sposato un uomo talmente ricco che poteva realizzare
ogni suo desiderio o capriccio. L’unica condizione che era stata richiesta, era
che doveva nascere un erede, e se fosse nato, mia madre avrebbe potuto avere
tutto ciò che desiderava e anche oltre. Per questo sono nata io, non per amore.
Ero parte del contratto… un erede per i soldi,e così è stato, anche se, sarebbe stato meglio se fossi nata
maschio. Mio padre non era contento di avere una femmina, ma si è dovuto
accontentare. Invece, mia madre, all’inizio era abbastanza eccitata all’idea di
avere una figlia… le assomiglio molto ma… per quanto lei ami stare davanti ad
un obbiettivo,e farsi fotografare
e ammirare, per quanto io lo odio. Non mi piace essere al centro
dell’attenzione, non mi piace avere tutti gli occhi puntati su di me, e lo ero
anche da bambina. Non sono portata per fare la modella, mi piacciono di più i
numeri e la finanza. Mia madre da piccola ha provato a farmi diventare una baby
modella, tutti impazzivano all’idea di avere la bella Kiyomi e figlia nei
servizi fotografici, ma a quanto si dice, io ero tremenda. Non facevo che
piangere e lamentarmi, e una volta ho dato un morso ad un fotografo… in breve,
molti rinunciarono a fare dei servizi con mia madre, e lei perse molte
occasioni importanti, e lei, rovesciò la sua frustrazione su di me. Così, io
venni sempre di più lasciata con la tata, a casa, e lei… lei si è rifatta una
sua vita, praticamente dimenticandosi di avere avuto una figlia, tranne che per
il mio compleanno, dove si presenta con regali assurdi e poi sparisce di nuovo-
Gouneji aveva ascoltato sconvolto il racconto della ragazza.
Non sapeva cosa dire di fronte ad una confessione del genere… così, a sua
volta, si mise a raccontare la sua storia.
-Mia madre è morta circa cinque anni fa…-
Kimiko si voltò verso il ragazzo, sconvolta dalla notizia.
- Mi dispiace…-
Goeunji si voltò verso di lei, un sorriso triste sul volto.
-Non sapevo nemmeno che fosse malata. Lei e mio padre tennero
nascosta la cosa a me e a mia sorella… un giorno era tutto normale, e il giorno
dopo… lei non c’era più, e a casa è cambiato tutto. Il peggio l’ha passato mia
sorella. Aveva solo quattro anni, ed è stato difficile per lei accettare che la
mamma non sarebbe più tornata a casa, o le avrebbe raccontato una storia, o
sistemato i capelli. Io ho fatto di tutto per non farla sentire sola, e per non
farle sentire la mancanza della mamma ma… certe cose non sono facili-
-E tuo padre?-
-Mio padre… non è stato facile nemmeno per lui. ha deciso di
affrontare il dolore a modo suo, cioè facendo finta che non esistesse, e
risolvendo i problemi nel modo peggiore-
-Che vuoi dire?-
-Voleva farmi smettere di giocare a calcio e farmi studiare
medicina in Germania…-
Kimiko lo fissò sconvolta.
-Tu dovresti diventare medico?-
Gouenji la fissò un po’ indispettito.
-Scusa, non volevo offenderti ma… tu un medico?-
-Era la volontà di mio padre… lui è un dottore, è voleva che
seguissi i suoi passi-
-Voleva?-
-Mio padre veniva sempre a vedermi giocare a calcio quando ero
piccolo assieme a mia madre. Loro due venivano sempre ad incitarmi ma dopo la
sua morte, mio padre ha iniziato ad odiare il calcio. Poi, dopo quello che è
successo a mia sorella… il calcio l’ha odiato con tutto se stesso. È per questo
che voleva che smettessi di giocare, per lui il calcio gli faceva venire in
mente solo cose tristi-
-Cos’è successo a tua sorella?-
Gouenji la fissò, poi spostò lo sguardo verso l’orizzonte.
-Non sai niente?-
-No… dovrei?-
-Mia sorella è stata vittima di un incidente stradale-
-Mio dio…-
-Stava venendo a vedere la finale tra la Kidokawa Seishu, la
mia vecchia scuola, e la Teikoku. Era la finale del football frontier di tre
anni fa-
Kimiko si ricordava di quella finale.
-Mi ricordo di quella finale. Ricordo che tutti a scuola
dissero che la vittoria era stata troppo facile. Uno dei giocatori della
Kidokawa, quello che era considerato il più forte, non si presentò e… aspetta!
Vuoi dirmi che eri tu quel giocatore?-
Gouenji annuì.
-Si, ero io. Non mi presentai perché mia sorella era
all’ospedale. Ricevetti la notizia del suo incidente pochi minuti prima
dell’inizio della partita, e mi precipitai subito là. Per questo ho saltato la
finale-
Kimiko guardò il ragazzo, profondamente turbata.
-Mi dispiace tantissimo… deve essere stato terribile-
-Lo è stato. Yuuka è stata in come per un anno…-
Kimiko si portò una mano sulla bocca.
-Povera piccola… ma ora sta bene?-
Gouenji sorrise.
-Si, ora sta bene. È indietro di un anno a scuola, ma per il
resto va tutto bene, anzi… ha fin troppe energie-
-Mi fa piacere… e con tuo padre poi? Come mai ha rinunciato a
farti studiare medicina?-
-Perché ha capito quanto amassi il calcio, e come per lui la
medicina è la sua passione, ha capito che per me lo è questo sport. Così sono
potuto andare al Football Frontier International e ho potuto continuare a
giocare con Endou e gli altri-
Kimiko alzò lo sguardo verso il cielo, che ormai si era fatto
scuro.
-Sai… sentire tutto quello che hai passato fa sembrare i miei
problemi molto meno seri e molto meno gravi. E ora provo tanta invidia…-
-Invidia?-
Kimiko annuì. Scese dalla staccionata, e si mise a guardare il
panorama.
-Si, invidia. Anche se la tua famiglia ha passato dei brutti
momenti, almeno siete una famiglia. La mia invece, è tutto, tranne che una
famiglia… mia madre assente praticamente per 340 giorni in un anno e mio padre…
sono più le volte che è fuori che non a casa. Poi mi sarebbe sempre piaciuto
avere un fratello od una sorella più piccoli, invece di essere figlia unica.
Deve essere tutto più bello quando lo puoi condividere con qualcuno, no?-
-Sai, io all’inizio non la volevo una sorella-
-Cosa?-
-Di colpo sono passato da essere il figlio prediletto a dovere
condividere tutto con mia sorella. Non è stato piacevole…-
-Goeunji Shuuya! Mi stai dicendo che eri un piccolo bambino
egocentrico?-
Gouenji arrossì leggermente, mentre si grattava una guancia
con una mano.
-Avevo sei anni quando è nata, era una reazione normale.
Insomma, prima c’ero solo io. Poi è arrivata lei, e non faceva altro che
piangere… e tutti sembravano impazziti per lei. Era… frustrante-
Kimiko si mise a ridere, e subito dopo fu seguita anche dal
ragazzo.
-Ok, ero un po’ egocentrico ma…-
-Niente ma Gouenji. Non ci sono scuse per quello che mi hai
detto. Se io fossi tua sorella, ti schiaccerei quella torta in testa per
punizione-
-A proposito di torte… e tua cugina? Che mi dici di lei?-
Kimiko fu presa alla sprovvista, ma subito si aprì in un
sorriso.
-Hikary è… la persona più assurda che esista. È la figlia di
mio zio, ed è un’amante delle torte da sempre. Ogni ricordo di Hikary l’ho
legato ad una torta. Passavamo interi pomeriggi a sfornare dolci e a fare
esperimenti culinari. Ogni anno, per il mio compleanno, mi faceva sempre un
dolce diverso, era il suo regalo per me. E poi, due anni fa, viene da me e mi
dice che mollava l’università e apriva un negozio di dolci… non puoi
immaginarti gli urli che ci sono stati a casa. Mia cugina stava studiando legge
per diventare avvocato ed entrare in azienda con mio padre e mio zio e invece,
ora è un pasticciere. Ha mollato tutto per la sua passione, compreso il suo
fidanzato approvato dalla famiglia. È l’unica normale della famiglia, ad essere
precisi-
-Le vuoi bene-
-Certo che le voglio bene. Per me è stata più una mamma che
una cugina… l’adoro e la odio e l’adoro di nuovo… è strano, non pretendo che tu
capisca-
-Invece ti capisco. Ci sono momenti dove vorrei essere da
solo, invece che dovere stare con Yuuka ma poi…-
-Poi ti rendi conto che stare da soli non è quello che vuoi, e
vuoi solo compagnia, vero?-
Gouenji annuì. I due ragazzi rimasero in silenzio per molto
tempo, tutti e due intenti a osservare la città che si illuminava piano piano.
Ormai il sole era completamente tramontato, ma ancora si poteva vedere la sua
luce. Ad un tratto, Kimiko afferrò la giacca del ragazzo e gli indicò un punto
nel cielo.
-Gouenji guarda…-
Il ragazzo seguì la direzione del dito di Kimiko e vide ciò
che la ragazza stava indicando. Poi si voltò verso di lei, leggermente stupito
-Una stella?-
Kimiko continuò a guardare il cielo.
-Non è una stella. È la prima stella della sera!-
-E allora?-
Kimiko si voltò verso di lui.
-Non sai niente della prima stella della sera?-
Gouenji scosse la testa lentamente.
-Cosa dovrei sapere…-
-Che si deve esprimere un desiderio! Se sei fortunato da
vedere la prima stella apparire, devi sbrigarti ed esprimere il desiderio,
perché poi le altre stelle appaiono e se perdi l’occasione niente desiderio.
Quindi sbrigati-
-A fare che?-
-Il desiderio! Sbrigati ad esprimerlo, o sarà troppo tardi!-
La ragazza tornò a guardare verso il cielo e chiuse gli occhi.
Gouenji rimase a fissare Kimiko invece. Era assurdo il fatto che le avesse
raccontato così tante cose su di se, ma ne era felice. Aveva anche scoperto
molto della ragazza, e ormai si era deciso. Kimiko non era una persona cattiva,
sapeva che poteva fidarsi di lei. Gouenji non aveva bisogno di esprimere un
desiderio, per qualche strano motivo, sentiva che per ora, aveva tutto quello
che desiderava.
-Fatto!-
Disse tutta contenta Kimiko poco dopo. Si voltò verso il
ragazzo al suo fianco, un gran sorriso sul volto.
-Grazie per avermi portato qui stasera… mi è piaciuto un sacco
come posto-
Gouenji si mise a ridere.
-Visto? La torre non ti ha fatto niente-
-Già. Forse voi della Raimon non siete poi così male…-
-Neanche voi della Teikoku lo siete-
La ragazza fissò sconvolta il ragazzo.
-Mi hai appena fatto un complimento?-
-Non esagerare Mizutani…-
Detto questo, Gouenji scavalcò con un balzo la recinzione, e
saltò nella terrazza di sotto, lasciando sbalordita il ragazza.
-Gouenji… non starai cercando di impressionarmi, vero?-
-No.Ma si è fatto tardi, ed è ora che me ne torni a casa-
Kimiko lo fissò sbalordita.
-E mi lasci qui così?-
-Casa mia è vicina…-
-La mia no! Devi accompagnarmi!-
-Devo?-
Kimiko lo fissò, arrabbiata.
-Ècolpa tua se
sono venuta qui… se no sarei già a casa da più di un’ora-
Il ragazzo la fisso, poi annuì.
-Ti accompagno alla stazione, va bene?-
Kimiko annuì.
-Ok-
-Allora vieni!-
-Come faccio a scendere?-
Gouenji le indicò il lato della collina, dove si intravedeva
una scala che scendeva. Kimiko si avviò verso le scale, pronta a scendere.
Aveva già fatto il primo scalino quando si fermò e si voltò, un’ultima volta,
verso la torre con il simbolo del fulmine sopra.
-No, non sei affatto così spaventosa come credevo-
e poi, facendo i gradini due alla volta, di diresse veloce
verso il ragazzo che la stava aspettando.
Gouenji aveva visto sparire Kimiko e ora la stava aspettando.
Era voltato verso la direzione delle scale, pronto a vedere comparire la
ragazza da un momento all’altro, quando si sentì chiamare da una voce fin
troppo familiare.
-Gouenji! Lo sapevo che eri tu! Conosco solo te che riesci a
fare un salto del genere!-
Il ragazzo si voltò e si ritrovò a fissare il sorriso del suo
ex capitano, Mamoru Endou.
-Endou… che ci fai qui?-
-Sono venuto qui ad allenarmi. La prima partita del campionato
si sta avvicinando, voglio arrivarci preparato. Per questo siamo qui, per un
piccolo allenamento speciale-
Al “siamo”, Gouneji guardò dietro ad Endou e vide che con lui
c’era Kidou.
-Kidou…-
-Gouenji-
Endou passò lo sguardo da uno all’altro dei suoi amici.
-Ehi ragazzi, va tutto bene?-
-Certo-
Dissero in coro.
-Sarà… ma non me la raccontate giusta. Si può sapere che cosa
succede?-
Ma nessuno fece in tempo a rispondere, perché all’improvviso,
si sentì una voce provenire da dietro di loro.
-Si, si, tranquilla Hikary, sto arrivando. Certo, cinque
minuti e sono a casa… Cosa? Non penserai che stia mentendo vero? Sto per salire
sul treno, te lo giuro… cinque minuti e sono a casa, va bene? Senti il treno è
proprio qui di fronte a me, ci sto salendo su proprio adesso…Si, si, ciao!-
Kimiko aveva raggiunto Goeunji, senza fare troppo caso a chi
c’era assieme al ragazzo.
-Dobbiamo darci una mossa… era Hikary e lei è peggio di mia
madre, te l’assicuro. Devo per forza tornare a casa, quindi… ci avviamo?-
Ma prima che il ragazzo le potesse rispondere, fu stupita di
sentire una voce dietro di lei che stava balbettando qualcosa. Kimiko si girò
subito, e si ritrovò a fissare un ragazzo che la stava guardando come se fosse
una apparizione.
-Gouenji lei… insomma, tu sei qui con… lei è… tu sei una
ragazza?-
Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.
-Che spirito di osservazione… si, sono una ragazza-
Endou la fissava sbalordito, poi spostò il suo sguardo su
Gouenji.
-Tu sei in giro con una ragazza?-
A quel punto Gouenji, decise di spiegare la situazione.
-Non ti mettere in testa strane idee… è una mia compagna di
classe-
-Compagna di classe?-
Kimiko annuì.
-Esatto, sono una sua compagna di classe. Piacere, sono Kimiko
Mizutani e tu devi essere Endou Mamoru, giusto?-
Endou annuì.
-Si sono io… ma come fai a sapere come mi chiamo?-
Kimiko lo fissò stupita.
-Fammi pensare… ah si. Sei il capitano della squadra della
nazionale giapponese che ha vinto il primo football frontier international,
tutti i giornali hanno parlato di te… direi che non c’è nessuno, nell’intero
paese che non sappia chi tu sia!-
Endou si aprì in un sorriso imbarazzato, poi allungò una mano
verso la ragazza.
-Si, hai ragione, scusa. Non sono abituato ad essere
riconosciuto così… comunque piacere!-
Kimiko strinse la mano del ragazzo, sorridendo.
-Piacere!-
Endou si era ripreso, ed era tornato ad essere il ragazzo di
sempre.
-Scusa, è che non sono abituato a vedere Gouenji con una
ragazza-
-Perché la cosa non mi sorprende?-
Kimiko si mise a ridere, ma appena spostò lo sguardo di lato,
si gelò sul posto. Solo in quel momento si era accorta che lì con loro c’era un
altro ragazzo, e quando lo riconobbe si sentì pietrificata.
-Yuuto…-
Endou, convinto che la ragazza avesse riconosciuto anche
Kidou, si mise a sorridere ancora di più.
-Hai riconosciuto anche Kidou eh? Sentito ragazzi, siamo
famosi!-
Ma nessuno dei tre ragazzi stava ridendo. Kimiko stava
guardando Kidou, e Kidou fissava la ragazza. Gouenji, invece, non aveva
spostato mai lo sguardo da Kimiko, attento a qualsiasi reazione la ragazza
avrebbe avuto.
-Kimiko…è da molto che non ci vediamo-
-Ma, voi due vi conoscete?-
Chiede sorpreso Endou. Kidou annuì lentamente.
-Si Endou, io e lei ci conosciamo. Lei era una mia compagna
alla Teikoku, lei era…-
-Una dei protetti di Kageyama-
Finì di dire la ragazza. Endou, improvvisamente, si ricordò
della conversazione avvenuto qualche tempo prima, al locale di Hibiki, e,
improvvisamente, la situazione gli fu subito chiara.
-Lei è…-
Kimiko annuì lentamente.
-Si, esatto. sono proprio io, una delle creature di Kageyama,
la terribile principessa della Teikoku, il mostro dei mostri… scegli tu quale
soprannome preferisci-
Nella voce di Kimiko c’era solo tanta tristezza e
rassegnazione. A quel punto, fu Gouenji ad intervenire. Prese la ragazza per mano,
sorprendendo tutti quanti.
-Scusa Endou, ma dobbiamo andare. La devo accompagnare alla
stazione. Ci vediamo-
Poi, senza lasciare il tempo di rispondere, iniziò a
trascinare via la ragazza. Endou e Kidou rimasero in silenzio per tutto il
tempo che i due ragazzi furono in vista, ma, appena furono spariti, Endou, come
se si fosse risvegliato da un sogno, si voltò verso Kidou.
-Ma quella era veramente…-
Kidou annuì lentamente.
-Si, era proprio lei-
-Non sembra così cattiva come dici…-
-Tu non la conosci-
-Forse, ma Gouenji si fida di lei-
-Come fai a dirlo?-
Endou scosse la testa prima di rispondere.
-Da come la guardava… la stava proteggendo!-
-Proteggendo?-
Endou annuì.
-Si, proteggendo. Da te-
Kidou non disse niente.
Gouenji e Kimiko stavano camminando in perfetto silenzio. Lui
non aveva mai smesso di lasciarle la mano e lei ne era grata. Quella stretta
era stata ciò che le aveva impedito di scoppiare a piangere. Raggiunsero la
stazione in silenzio, e Gouenji l’accompagnò fino al binario. Attese con lei
l’arrivo del treno, e solo quando il treno stava arrivando, interruppe il
silenzio.
-Ce la fai a tornare da sola?-
Kimiko annuì. Si sforzò anche di sorridere.
-Si, ce la faccio, grazie-
-Bene-
Una volta che Kimiko fu salita dentro il treno, si voltò verso
la porta aperta e verso la banchina, dove il ragazzo era rimasto fermo ad
aspettare.
-Ci vediamo a scuola-
-A domani-
Quando le porte si furono chiuse, Kimiko alzò una mano in
segno di saluto, e sorrise anche al ragazzo. Gouenji, dal canto suo, si limitò semplicemente
a sollevare una mano. Dopo di che, il treno sfrecciò via dalla stazione,
portando via dalla vista l’uno dell’altro, i due ragazzi.
Quando Gouenji arrivò a casa, era tardi. Trovò Yuuka sulla
porta, uno sguardo severo sul volto.
-Oniichan… sei in ritardo!-
Gouenji appoggiò una mano sulla testa della sua sorellina.
-Lo so, scusami. Ma ho una cosa per te-
E le fece vedere la torta. Yuuka si aprì in un sorriso enorme,
poi saltò addosso a suo fratello, felicissima.
-Grazie oniichan! La mangiamo dopo cena, va bene?-
Gouenji annuì. Yuuka era corsa in cucina, portandosi dietro il
suo prezioso tesoro. Gouenji si avviò in camera sua, dove appoggiò la borsa
della scuola sulla scrivania, poi si buttò sul letto. Stava ripensando a quello
che era successo in quella giornata. Lentamente sollevò la mano che aveva
stretto quella della ragazza in alto, verso il soffitto. Non poteva credere di
avere stretto la mano di una ragazza, tanto meno quella della Mizutani, ma in
quel momento era stata la cosa giusta da fare.
-Chissà se è arrivata a casa…-
-Se è arrivata chi?-
Gouenji si sollevò di scatto dal letto, e non fu stupito di
trovare sua sorella sulla porta.
-Cosa ti ho detto sul non origliare?-
-Ma io non stavo origliando… ti ho chiamato, ma tu non mi hai
risposto. La cena ormai è pronta-
-Va bene, mi cambio e arrivo-
-Allora, chi è che dovrebbe essere arrivata?-
Ma Gouenji non le rispose, si limitò ad osservare sua sorella
che, poco dopo annuì, e se ne andò, chiudendosi dietro la porta. Una volta
rimasto solo, Goeunji cercò il suo telefonino, e fece subito un numero di
telefono. Sperava di stare facendo la cosa giusta.
Il ristorante ancora era vuoto quella sera. I clienti
sarebbero arrivati da lì a poco, ma dentro un ristorante, la calma non esisteva
mai. Toramaru era in cucina, intendo a sistemare le ultime cose prima del
servizio. Stava per buttare dentro una padella piena d’olio delle cipolle,
quando sentì il telefono del ristorante suonare. Come sempre, sua sorella, andò
a rispondere.
-Casa Toramaru, parla Nonomi! Con chi ho il piacere di
parlare? Gouenji!-
Appena sentì il nome del suo idolo, Toramaru si precipitò
fuori dalla cucina, pronto per andare a prendere il telefono. Ma una volta
arrivato là, fu stupito di vedere sul volto di sua sorella una espressione
sconvolta.
-Che cosa mi hai appena chiesto? Gouenji… ma stai bene? Si
scusa è che, non lo so, questa era l’ultima cosa che mi sarei aspettata da te…
si, arrivo, prendo il telefono e ti do subito il numero-
Nonomi appoggiò il ricevitore e corse di sopra, nella sua
stanza. Ritornò pochi secondi dopo, cellulare in mano.
-Ci sei ancora? Bene, ecco il numero…-
Toramaru ascoltava stupito. Cosa stava succedendo?
-Ok, prego. Gouenji… è tutto a posto? Non è che è successo
qualcosa…si, si, certo, buona
serata anche a te-
Nonomi riappoggiò la cornetta sul telefono, e rimase impalata
sul posto. Toramaru si avvicinò
-Cosa voleva da te Gouenji?-
Nonomi fissò suo fratello
-Il numero di Kimiko…-
Toramaru fissò sbalordito sua sorella.
-Kimiko?-
Nonomi annuì.
-Si, la nostra compagna di classe…-
Toramaru fissò sua sorella, sconvolto.
-Cosa? Perché mai Goeunji vorrebbe il numero di una ragazza?-
-Non lo so fratellino… non ne ho proprio idea-
Kimiko si era presa una bella strigliata da parte di Hikary,
quando era arrivata a casa. Si era dovuta sorbire il fatto che era stata in
pensiero, che quando sua madre l ‘aveva chiamata per dirle che non era tornata
a casa, era quasi impazzita dallo spavento.
-E se ti fosse successo qualcosa? Kimiko, sono più di due ore
che hai lasciato il mio negozio… che cosa hai fatto in tutto questo tempo?-
Ma Kimiko non aveva risposto. Si era limitata a sorbirsi il
rimprovero, poi, si era buttata tra le braccia di sua cugina.
-Scusa Kary… prometto che non succederà più-
Hikary la strinse a se, e in un attimo tutta la sua
preoccupazione sparì.
-Farò finta di crederti…-
-Non ti fidi di me?-
-Fidarti di te? Per chi mi hai preso Kimi… lo so che mi stia
nascondendo qualcosa-
Kimiko si irrigidì.
-Tranquilla, anche io ho avuto quindici anni, e so che ci sono
cose che non si devono dire subito ai grandi. Ma sappi che quando vuoi, io ci
sono, ok?-
Kimiko annuì, poi stampò un bacio sulla guancia di sua cugina.
-Grazie Kary… ti voglio bene!-
-Ti voglio bene anche io piccola-
Dopo quel momento, Hikary aveva deciso di fermarsi a tenere
compagnia alla cugina, e avevano cenato assieme, poi se ne era andata,
lasciando una fetta di torta di lei. Ma Kimiko non aveva bisogno di cioccolato
il quel momento, ma di un bel bagno caldo. Ne aveva avuto bisogno dopo quella
giornata, troppe emozioni in un unico pomeriggio, il bagno caldo l’aveva
aiutata a liberarsi di un po’ di agitazione. Non si aspettava di tirare fuori
il discorso di sua madre, tanto meno con un ragazzo come Goeunji e non si
sarebbe nemmeno mai aspettata che il ragazzo le raccontasse delle cose così
personali sulla sua famiglia. Kimiko poteva dire di non sapere cosa fosse avere
un rapporto normale con la propria madre, ma scoprire che il ragazzo aveva
perso la sua, l’aveva sconvolta molto di più di quanto pensasse. Se si
aggiungeva poi il dolore che doveva avere provato per l’incidente di sua
sorella… come ci si doveva sentire ad avere una sorella in come e non potere
fare niente per aiutarlo? Kimiko non ci voleva nemmeno pensare. Quel ragazzo
così freddo e distaccato, in realtà portava dentro di se un dolore molto
grande. Era dovuto crescere in fretta, un po’ come lei. Certo, lei non aveva
perso nessuno dei suoi cari, per fortuna, ma tutto quello che aveva passato
alla Teikoku l’aveva fatta maturare molto in fretta, e per Gouenji doveva
essere stata la stessa cosa. Forse era per quello che si sentiva così in
sintonia con quel ragazzo… Kimiko sollevò la mano che aveva stretto quella di
Gouenji. Era incredibile come ancora sentisse la pressione di quella mano sulla
sua. L’aveva stretta e le aveva trasmesso molta sicurezza e forza, e in quel
momento solo Kimiko poteva sapere quanto le servisse… aveva rivisto Kidou, e lo
shock era stato enorme. Non si immaginava di poterlo rivedere così presto, e
non si immaginava di provare un così grande turbamento e invece… aveva lottato
per non piangere.
-Non puoi fare così ogni volta Kimiko… la devi superare come
cosa!-
Con i capelli ancora bagnati, Kimiko si buttò sotto le coperte
del suo letto e spense la luce. Tutto quello che le ci voleva era una bella
dormita, per cancellare il peso di quella giornata. Aveva appena chiuso gli
occhi, quando, sul comodino vicino al suo letto, il suo telefono iniziò a
suonare. Pensando che fosse Nonomi, l’unica che la poteva chiamare a quell’ora,
rispose senza nemmeno guardare il numero.
-Nonomi, fa che sia importante… stavo per andare a dormire-
Ma la voce dall’altra parte non era quella di Nonomi.
-Scusa… non ti volevo disturbare-
Kimiko si alzò di scatto dal letto e si mise seduta.
-Gouenji…-
-Sono io-
-Come fai ad avere il mio numero?-
Ci fu silenzio dall’altra parte del telefono prima della
risposta.
-L’ho chiesto a Nonomi… ti da fastidio?-
-No...-
Rimasero in silenzio per alcuni secondi. Poi fu lei a rompere
il silenzio
-Come mai volevi sapere il mio numero?-
-Volevo sapere se eri tornata a casa sana e salva-
Kimiko sorrise.
-Si, sono arrivata sana e salva-
-Bene, sono sollevato-
-Pensavi che non riuscissi a trovare la strada di casa?-
Gouenji rise al telefono e anche Kimiko.
-Vedo che stai meglio…-
-Si, sto meglio-
-Mi dispiace per oggi Mizu…-
-Non ti devi scusare!-
Disse Kimiko, non lasciando nemmeno finire la frase al
ragazzo.
-Non è stata colpa tua, anzi. Non mi divertivo così tanto da
molto tempo e non è stata colpa tua se ho rivisto Yuuto. Prima o poi doveva
succedere-
-Sei sicura di stare bene?-
-Sono sopravvissuta a cose peggiori-
Rimasero in silenzio circa per un minuto, senza sapere cosa
dire.
-Allora… buona notte Mizutani-
Kimiko rimase quasi male sentendo quelle parole. Non voleva
fare finire quella conversazionecosì presto.
-…Buona notte anche a te Gouenji. Ci vediamo a scuola-
Kimiko rimase qualche minuto ad osservare il telefono una
volta che la comunicazione era stata chiusa. Poi, decise di fare un’ultima
telefonata. Aspettò per quello che le sembrarono minuti interminabili, quando
finalmente, dall’altra parte, risposero.
-Fate che sia importante, sto lavorando!-
-Come puoi dare il mio numero di telefono in giro e non
mandarmi nemmeno un messaggio per avvisarmi?-
-Kimiko! Ecco io… aspetta, ti ha già chiamata?-
E lì Kimiko capì di avere fatto un errore enorme.
-Si, mi hachiamata ma non è questo il punto…-
-Ti ha chiamata! E cosa ti ha detto? Voglio sapere tutto!-
-Ecco io… -
-Insomma, stiamo parlando di Gouenji, il ragazzo meno
interessato alle ragazze che io conosca e poi, cosa fa? Mi chiama per chiedermi
il tuo numero! Allora, devi dirmi qualche cosa o…
-Buona notte Nonomi-
-Aspetta, Kimiko, non ti azzardare a…-
Ma Kimiko aveva già chiuso il telefono. Meglio affrontare
Nonomi domani, alla luce del sole, che non subire un suo interrogatorio per
telefono.
-Meglio spegnere il telefono, per sicurezza-
Almeno, per quella notte, non avrebbe più ricevuto telefonate
che l’avrebbero svegliata, anche se sapeva, che prendere sonno non sarebbe
stato facile.
Per prima cosa, prima di parlare del capitolo e di tutto il
resto, lasciate che vi faccia dei ringraziamenti:
Grazie, a tutti quelli che hanno messo questa mia storia tra i
preferiti, le ricordate e i seguiti! Grazie, grazie, grazie di cuore! E anche
grazie a tutti quelli che hanno letto la storia fino ad adesso, grazie per il
vostro supporto!
Tornando al capitolo: spero di non avervi annoiato, ma questo
capitolo è, almeno per me, fondamentale. Volevo fare venire fuori un po’ del
vero carattere di Kimiko, e dovevo farle raccontare del suo passato e della sua
famiglia. Spero anche che Gouenji non sia risultato troppo OOC, ma per me ci
sta come carattere, ma fatemi sapere.
Seconda cosa, giuro che fra un po’ ci saranno anche le partite
di calcio. Non mi sono dimenticata che Inazuma Eleven è soprattutto sport, e
calcio, arriverà anche qui, lo prometto. Dopo ce ne sarà talmente tanto, che
non ne potrete più J
Terza cosa: per me Nonomi e Toramaru sono fratello e sorella,
quindi risparmiatevi le polemiche, con me non funziona. Quei due ragazzi hanno
gli stessi occhi, e per me quella è la prova finale che dimostra la loro
parentela… poi la storia mia, quindi rassegnatevi.
Ultima cosa, prima di salutarvi, è una cosa importante: anche
le scrittrici vanno in vacanza, e ora è, finalmente, arrivato il mio turno.
Andrò via per ben tre settimane, partirò domani, e prima di fine mese non
ritornerò. Voi starete pensando, e allora? Bene, dove vado, non ho connessione
internet, e quindi non mi porto dietro nemmeno il computer, di conseguenza NON AGGIORNERO’. Penso che il PROSSIMOAGGIORNAMENTO sarà intorno alla prima settimana di Settembre,
massimo la seconda. Quindi state tranquilli, la storia non sarà sospesa,
riprenderà al mio ritorno, promesso!
E ora, i saluti finali. Buone vacanze a tutti, buon
ferragosto, già che ci siamo, e, come sempre, grazie per chi legge questo
capitolo, e, se volete, lasciate un commento, farete felice questa scrittrice
=)
Un bacio grande grande, alla prossima
Juls
P.S.:posso
chiedere un favore? Qualcuno, sa come si chiama, la città, dove è
ambientata la serie? Perché io ho provato a vedere da tutte le parti, ma non ho
trovato traccia del nome… non so nemmeno se ci sia, un nome. Io ho solo visto
l’anime, non ho il gioco, quindi chiedo aiuto a voi, per caso, lo conoscete? Se
si, sareste così gentili da farmelo sapere? Grazie in anticipo, ancora una
volta, un bacione dalla vostra
Un bel sole su un cielo azzurro intenso splendeva quella mattina sulla
città di Tokyo
Parole e Spaghetti
Un bel sole su un cielo azzurro intenso splendeva quella
mattina sulla città di Tokyo. Era una di quelle mattine che ti fanno iniziare
la giornata con un sorriso sulle labbra, e gli impegni ti sembrano
improvvisamente meno pesanti. Nessuno poteva dirsi indifferente ad un tempo del
genere, nessuno non poteva sentire il potere rassicurante di un bel sole
d’inizio mattina. Tutti sembravano pervasi da quell’euforia, tutti, tranne una
ragazza dai lunghi capelli biondi, che fissava sconsolata la facciata della sua
scuola. Kimiko, infatti, era ormai ferma davanti all’istituto da più di cinque
minuti, immobile. Molti studenti l’avevano superata fissandola incuriositi, ma
nessuno le aveva chiesto niente. Fu così che la trovò Kazemaru, immobile, e intenta
a fissare la scuola.
-Mizutani…-
La chiamò sorpreso. Kimiko fece un piccolo sobbalzo, poi si
voltò stupita verso il ragazzo, ma non appena vide di chi si trattava, si
rilassò un pochino.
-Kazemaru, buongiorno-
Il ragazzo la fissò sorpreso.
-Buongiorno…-
Era la prima volta che si trovavano loro due da soli, e ora
Kazemaru non sapeva cosa fare, o cosa dire. Rimase fermo qualche secondo,
osservando la ragazza che non accennava affatto a muoversi da dove si trovava.
-Cosa stai facendo qui?-
-Cerco di trovare il coraggio…-
-Coraggio?-
Chiese sorpreso il ragazzo. Kimiko annuì lentamente.
-Per cosa?-
-Nonomi-
Kazemaru la fissò allibito, poi scoppiò a ridere. Kimiko gli
rivolse un’occhiataccia, prima di ridacchiare anche lei.
-E come mai temi così tanto Nonomi?-
-Perché sicuramente oggi mi farà il terzo grado, e io non ne
ho molta voglia. Poi non è che ci sia molto da dire. Lo so che è una cosa
strana, ma sono sicura che lei si sia messa in testa non so quale strana idea e
io… poi non è nemmeno colpa mia. Se Gouenji ieri sera non l’avesse chiamata,
tutto questo non sarebbe successo e io ora non mi troverei in questa
situazione, immobile a cercare di capire se entrare dentro la scuola sia una
buona idea oppure no-
-Aspetta… che c’entra Gouenji?-
-Il tuo amico ha avuto ieri sera la bella idea di chiamare
Nonomi per chiederle il mio numero di telefono-
-Gouenji ha fatto… cosa?-
Chiese sconvolto il ragazzo.
-Voleva solo sapere se ero arrivata a casa sana e salva, tutto
qui. Non c’è niente altro. Ma dovere spiegarlo a Nonomi non sarà facile. Ma la
cosa peggiore è che dovrò dirle che sono stata quasi due ore con Gouenji, e lei
ci ricamerà sopra non so che cosa e…-
Kimiko si voltò verso Kazemaru, che aveva ascoltato quello che
la ragazza aveva detto sempre più sconvolto.
-Hai passato il pomeriggio con Gouenji?-
Kimiko lo guardò, poi fece un sospiro rassegnato. Poi, senza
preavviso, si mise a camminare verso l’entrata della scuola, lasciando Kazemaru
sconvolto, intento a fissarla.
-Ehi Mizutani, aspetta. Che cosa vuol dire che…-
Kimiko si voltò verso di lui, sguardo determinato in volto.
-Senti Kazemaru, tu mi stai anche simpatico, ma non posso
farcela ad affrontare questo discorso sia con te che con Nonomi. Quindi,
facciamo così: io affronto Nonomi, tu va a chiedere al tuo amico, ok? Io due
volte questo discorso non lo faccio-
E riprese a camminare. Kazemaru rimase fermo ancora qualche
secondo, poi, scuotendo la testa, si mise ad avviarsi verso l’ingresso a sua
volta.
-La Mizutani e Gouenji… insieme? Ma che sta succedendo?-
Kimiko stava ringraziando i grandi dei del cielo per averla
salvata quella mattina. Quando era entrata in classe, infatti, di Nonomi non
c’era stata traccia. La rossa era arrivata quasi in ritardo, era entrata in
classe appena qualche secondo prima che il professore entrasse in aula, e non
aveva avuto il tempo per domandare niente alla bionda. Almeno fino all’ora di
pranzo, l’interrogatorio era rinviato. Eppure, concentrarsi quella mattina, non
era affatto facile. Kimiko non faceva che pensare a cosa doveva dire alla
rossa, a come spiegarle quello che era successo e soprattutto perché era
successo. Questa era una cosa che nemmeno Kimiko si sapeva spiegare. Cosa
l’aveva spinta a seguire Gouenji fino alla Steel Tower e a raccontargli così
tante cose di lei? Non lo sapeva proprio. Di certo poi non aiutava avere il
ragazzo in questione seduto davanti a lei. Quando Kimiko era entrata in aula,
lui era già seduto. Si erano guardati, poi lui le aveva fatto un piccolo cenno
con il capo per salutarla, e lei aveva risposto alla stesso modo. Era tesa, e
anche lui. No, di parlare con Nonomi non ne aveva proprio voglia. L’ora di
pranzo sarebbe stata una vera e propria tortura.
La campanella era suonata da appena cinque secondi, ma Nonomi
si era già voltata verso di lei, un sorriso sarcastico sul volto.
-E allora…-
-Cosa?-
-Non fare la finta tonta. Voglio sapere tutto!-
Kimiko sospirò disperata, poi si mise a fissare Gouenji, che
stava parlando con Kazemaru di fronte a lei. E fu lì che le venne un’idea per
salvarsi.
-Nonomi, perché invece non chiedi a Gouenji? Dopo tutto, è
stato lui ieri sera a…-
-Non ci provare nemmeno Mizutani. Voglio sapere tutto da te-
La bionda sospirò e si alzò dalla sedia.
-Va bene, ma non qui. Andiamo-
Poi, mentre passava vicino al ragazzo seduto di fronte a lei,
si fermò a dirgli due sole parole.
-Ti odio-
Poi riprese e si avviò verso la porta, seguita da una
sorridente Nonomi. Tuttavia, non le sfuggì la risata di Gouenji in risposta
alla sua affermazione. E mentre si allontanava dalla classe, non poté fare a
meno di sorridere a sua volta.
Raggiunsero il tetto in relativo silenzio, ma non appena la
porta si chiuse dietro di loro, Nonomi partì subito alla carica.
-Allora, mi vuoi dire cosa succede? Cos’è questa storia tra te
e Gouenji?-
E Kimiko si mise a raccontare tutto quello che era successo il
pomeriggio precedente, compreso dell’incontro con Endou e Kidou. Una volta che
ebbe finito, Nonomi rimase in silenzio per alcuni minuti, senza sapere bene
cosa dire. Kimiko si aspettava qualsiasi cosa, ma quello che disse la rossa la
lasciò totalmente sbalordita.
-Giuro che se lo prendo lo uccido con le mie mani, te lo
giuro-
-Perché vorresti uccidere Gouenji?-
-Non Gouenji, scema. Parlo di Kidou-
A quello Kimiko non trovò niente da ridire. Rimasero in
silenzio ancora per qualche minuto, quando la campanella segnò la fine della
pausa pranzo. Senza rendersene conto, Kimiko aveva parlato per quasi un’ora,
per raccontare tutto quello che era successo.
-Dovremmo tornare in classe-
-Già-
Kimiko si era alzata, e dopo essersi spolverata leggermente la
gonna, si voltò verso la porta. Ad un tratto si ritrovò le braccia di Nonomi
avvolte intorno alla sua vita che la stritolavano in un abbraccio.
-Nonomi, ma che…-
-Non permettere mai a quello che dice la gente di farti
dubitare di te. Tu sei una bella persona Kimi, e una mia amica. Non
dimenticarlo mai-
Kimiko si liberò dalle braccia della ragazza, leggermente a
disagio, e si voltò verso la rossa. Rimase ferma a fissare la sua amica per
qualche secondo, in cerca di qualcosa da dire. Alla fine, c’era solo una parola
che venne in mente alla ragazza.
-Grazie-
Fu tutto quello che le disse, ma tanto bastava. Le vere
amicizie non hanno bisogno di molte parole, e Nonomi sapeva che inquel “grazie” c’era molto di più.
Kimiko la stava ringraziando per essere una sua amica, e per starle vicino.
Anche se si conoscevano da pochi mesi, Nonomi aveva capito una cosa: lei e
Kimiko erano destinate a conoscersi, amicizie così si trovano una volta sola, e
Nonomi non avrebbe permesso a niente e nessuno di ferire la sua amica. E mentre
seguiva la bionda giù per le scale, prese una decisione. L’avrebbe aiutata,
costi quel che costi. E sapeva che c’era qualcuno che la poteva aiutare. Doveva
assolutamente parlare con Gouenji.
La fine della giornata scolastica fu accolta con molto
entusiasmo da tutti gli alunni. La giornata era troppo bella per passarla
chiusi in una scuola, chinati sui libri a studiare o a prendere appunti, e ora,
tutti si riversavano fuori, all’aria aperta. Era la giornata ideale per fare
gli allenamenti. Il coach della squadra di calcio della scuola li aveva fatti
correre quel giorno. La partita di inizio del torneo liceale si stava
avvicinando e gli allenamenti si facevano giorno dopo giorno sempre più
intensi. Dopo la corsa e i vari esercizi di riscaldamento, c’era stata la
partita di allenamento. Instaurare un clima di affiatamento tra i vari membri
del club era fondamentale, soprattutto per permettere ai nuovi entrati di
capire il gioco della squadra e di instaurare un rapporto di complicità con i
vecchi membri. Gouenji e Kazemaru si erano ambientati quasi da subito, e giorno
dopo giorno, allenamento dopo allenamento, stavano migliorando sempre di più.
Sembrava facessero parte della squadra da molto di più di soli due mesi, e i
vecchi studenti li avevano accolti a braccia aperte. Dopo tutto, erano campioni
mondiali. A fine allenamento, Kazemaru e Gouenji si stavano avviando lentamente
verso l’uscita della scuola.
-Oggi ci ha fatto correre…-
-Per te non dovrebbe essere un problema-
-Solo perché prima facevo atletica non vuol dire che non sia
stanco-
Gouenji si limitò a guardare il suo amico, senza aggiungere
niente altro.
-Che ne dici se andiamo da Hibiki?-
-Fame Kazemaru?-
-Si-
-Andiamo-
Erano appena arrivati ai cancelli della scuola, quando
entrambi si fermarono di colpo. Appoggiata al muro esterno della scuola c’era
Nonomi, che appena vide uscire i suoi due compagni di classe, si allontanò dal
muro e si avvicinò ai due.
-Kazemaru, Gouenji-
-Nonomi! Che ci fai ancora qui?-
Chiese Kazemaru. La scuola era ormai finita da più di due ore,
cosa ci faceva ancora lì la rossa? Ma Nonomi non lo degnò nemmeno di uno
sguardo, si concentrò su Gouenji.
-Devo chiederti un favore-
Il biondo non rispose, si limitò ad osservarla, aspettando che
la ragazza continuasse a parlare.
-Si tratta di Kimiko…-
-Le è successo qualcosa?-
Chiese Kazemaru.
-No, niente-
-E allora cosa…-
-Che cosa vuoi Nonomi?-
Gli chiese diretto Gouenji. La ragazza aveva uno sguardo
determinato in volto, e non mostrò nessuna esitazione.
-Voglio potere incontrare Kidou Yuuto-
Gouenji la fissò sbalordito, ma fu Kazemaru a dire ciò che
pensava.
-Kidou?-
Nonomi annuì. Non aveva mai staccato gli occhi di dosso da
Gouenji, che, superato lo sbalordimento iniziale, aveva capito cosa voleva la
rossa. Senza dire niente, prese il telefono, e fece subito un numero.
-Kidou ce la fai a venire da Hibiki? Si, adesso... Bene, a
dopo-
Finita la telefonata, il ragazzo si voltò verso Nonomi.
-Tra quaranta minuti da Hibiki-
-Grazie Gouenji-
Il ragazzo si limitò ad annuire. Kazemaru aveva assistito,
senza capire.
-Qualcuno vuole degnarsi di dirmi cosa sta succedendo?-
Nonomi e Gouenji lo guardarono, ma fu la ragazza a parlare.
-Seguimi e lo scoprirai-
E detto questo si avviò, seguita da Gouenji. Kazemaru non poté
fare altro che seguirli.
Arrivarono da Hibiki dopo dieci minuti. Non avevano parlato
molto durante il tragitto, preferendo ognuno restare nei propri pensieri.
Arrivati davanti alla porta, Nonomi si voltò verso i due ragazzi.
-Promettetemi una cosa. Qualsiasi cosa succeda adesso, non
dite niente a Kimiko, ok?-
I due annuirono. Senza aggiungere altro, Gouenji aprì la
porta, ed entrarono.
-Guarda un po’ chi si vede. Gouenji, Kazemaru!-
Il vecchio Hibiki era seduto ad uno dei tavoli del ristorante,
intento a leggere il suo giornale. Era da un po’ che non vedeva i ragazzi, e li
aveva accolti con un grande sorriso, poi aveva guardato sorpreso la ragazza che
era ferma sulla porta.
-E tu chi saresti?-
Nonomi aveva sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi
abbaglianti, ma non fece in tempo a rispondere, che da dietro il bancone,
qualcuno rispose per lei.
-Nonomi!-
La ragazza si voltò stupita verso il bancone, ma appena vide
chi c’era fece rispuntare il suo sorriso.
-Seiya! Che ci fai qui?-
-Ci lavoro…-
-O almeno ci prova-
Hibiki si era alzato e si era avvicinato alla ragazza.
-Così tu saresti la sorella di Toramaru, vero?-
Nonomi annuì.
-Esatto, sono proprio io. Nonomi Utsunomiya-
-Piacere di conoscerti-
-Piacere mio-
-Allora Nonomi, sei venuta a spiare la concorrenza?-
Nonomi si mise a ridere, prima di sedersi su uno degli
sgabelli del bancone del locale.
-No, niente del genere. Siamo in zone troppo lontane per
essere concorrenti. Poi mio fratello non mi perdonerebbe se fossi venuta qui a
spiare. No sono qui perché devo parlare con una persona-
Hibiki scoccò uno sguardo alla ragazza, prima di guardare i
due ragazzi che si erano seduti di fianco alla rossa.
-Parlare con chi?-
-Kidou Yuuto-
Nel locale calò il silenzio.
-Kidou? E cosa vuoi da lui?-
Nonomi fissò il vecchio gestore del locale, prima di scoccare
un’occhiata a Gouenji che annuì con la testa.
-Si tratta di una nostra compagna di classe, Kimiko Mizutani-
-E cosa ha a che fare con Kidou?-
-Kidou era il suo migliore amico alla Teikoku. Erano entrambi
due dei protetti di Kageyama, e dopo che è venuto fuori tutta la verità sul
loro preside, Kidou ha accusato Kimiko di essere uguale a Kageyama, senza
scrupoli e cattiva, e per lei è stato tremendo. Si fidava di lui, lo
considerava un vero amico e sentirsi trattata così… ha perso fiducia nelle
persone e nell’amicizia. Per cercare di convincerla anche solo a parlare con me
ci ho messo una vita e comunque…-
-Continua a non fidarsi?-
Nonomi annuì.
-Alla fine ha accettato il fatto che siamo amiche e che non
voglio farle niente di male. Ma continua a parlare praticamente solo con me,
non cerca la compagnia di altre persone e se ne sta troppo tempo per conto suo.
Quindi è per questo che ho bisogno di parlare con Kidou-
-Cosa pensi possa fare parlare con lui?-
Gli chiese Kazemaru.
-Sinceramente non lo so, ma vorrei chiederli di parlare con
Kimiko. Vorrei che lui le chiedesse scusa per quello che le ha detto e per come
si è comportato-
-Ti importa veramente tanto per una persona che conosci appena
da due mesi…-
Tutti nel locale si voltarono verso la porta, dove fermo c’era
una persona, Kidou. Nonomi si alzò dallo sgabello su cui era seduta, e si
avvicinò velocemente al ragazzo.
-Kimiko non è una persona che conosco da due mesi, è una mia
amica-
Kidou e Nonomi si fissarono per alcuni secondo, ma alla fine a
cedere fu Kidou.
-Bene, parliamo-
-Perfetto. Andiamo allora?-
Si avviò verso la porta del locale, ma prima di uscire, Nonomi
si voltò verso gli altri, salutandoli con la mano. Poi uscì, seguita da Kidou.
Dentro al locale, Kazemaru si voltò verso Gouenji.
-Ora che ci penso, non mi hai ancora detto niente di ieri.
Cosa avete fatto per quasi due ore tu e la Mizutani?-
-E tu come fai a saperlo?-
Kazemaru gli rispose con un gran sorriso.
-Allora è vero che siete usciti insieme!-
Gouenji divenne tutto rosso per l’imbarazzo
-Non siamo usciti insieme. Abbiamo solo parlato, tutto qui-
-Di cosa?-
Gouenji fissò male il suo amico. Poi si voltò verso Hibiki
-Almeno posso avere una porzione di spaghetti? Avrei fame-
-Anche io. Due allora-
-Bene ragazzi, spaghetti in arrivo. Hai sentito Seiya? Datti
da fare. Prima arrivano gli spaghetti, prima sentiamo questa storia-
-Anche tu curioso Hibiki?-
Gli chiese Kazemaru, mentre Gouenji sospirava rassegnato.
-Certo che lo sono. Voglio capirci qualcosa di questa storia-
-Anche io. Allora Gouenji, racconti?-
E il ragazzo non poté fare altro che iniziare a raccontare
tutto del pomeriggio precedente.
Kimiko stava tornando a casa a piedi quel giorno. Stranamente
si sentiva tranquilla e di buon umore. Avere parlato con Nonomi non era stato
così pesante come si era aspettata, e la ragazza non l’aveva troppo tormentata.
Alla fine doveva ammettere che per lei Nonomi era proprio una vera amica. Si
mise a sorridere, tranquilla. Ora che ci pensava, non poteva fare a meno di
pensare che, dopo tutto, la vita del liceo non le dispiaceva. Aveva deciso di
tornare a casa a piedi quel giorno perché il sole le aveva messo il buon umore
addosso, e niente poteva toglierle il sorriso dalle sue labbra. Era intenta ad
osservare una vetrina di un negozio, quando si sentì improvvisamente chiamare.
-Ehi, tu sei Kimiko Mizatuni, vero?-
La ragazza si voltò di scatto, sorpresa. Dietro di lei,con un sorriso incerto sul volto c’era
Endou Mamoru.
-È Mizutani in realtà…-
Il ragazzo la guardò senza capire.
-Il mio cognome. Mi chiamo Kimiko Mizutani-
-Ah, scusa!-
Il ragazzo si portò una mano tra i capelli, leggermente
imbarazzato. Kimiko si mise a ridacchiare vedendo quella reazione.
-Non ti preoccupare-
Rimasero a fissarsi per qualche minuti, in perfetto silenzio.
Alla fine fu la ragazza a spezzare quella situazione piuttosto imbarazzante.
-Posso fare qualcosa per te?-
-A dire la verità, si. Sai dove è andato Kidou?-
Kimiko lo fissò sorpresa.
-Kidou? Perché mai dovrei saperlo?-
Endou la fissò a bocca aperta.
-Ma non eri con lui?-
Kimiko scosse la testa.
-No, direi proprio di no. Non so se lo sai, o se non l’hai
capito, ma Yuuto non mi sopporta, per lui sono il male in persona. Cosa ti fa
credere che fossi con lui?-
-Io pensavo… insomma, quando Gouenji ha telefonato a Kidou e
gli ha dato appuntamento da Hibiki io credevo… immaginavo volesse farvi
incontrare-
Kimiko afferrò il braccio di Endou, sconvolta da quello che il
ragazzo le aveva appena detto.
-Cosa hai detto?-
-Non lo sapevi? Io credevo che…-
-Dove sono? Dove hai detto che si dovevano vedere?-
-Da Hibiki ma…-
-Puoi portarmi là?-
Endou guardò perplesso la ragazza, ma poi, vedendo
l’apprensione negli occhi della ragazza, annuì con la testa.
-Seguimi, ti accompagno-
-Grazie-
Camminarono fianco a fianco senza dirsi niente, per alcuni
minuti. Poi, mentre aspettavano davanti ad un semaforo rosso, Endou si voltò
verso la ragazza
-Sai, sei diversa da come ti immaginavo-
Kimiko lo fissò solo, senza dire niente.
-Si, cioè ti credevo molto più… glaciale-
-Glaciale?-
Endou annuì.
-Si, glaciale. Insomma, da quello che Kidou mi ha detto di te,
ti facevo una versione femminile di Kageyama. Invece non sei così-
Kimiko fece un piccolo sorriso.
-Una versione femminile di Kageyama? Sarebbe… allucinante. E
anche abbastanza inquietante-
Endou la guardò, poi scoppiò a ridere.
-Hai ragione-
Fecero la strada parlando poi del più e del meno. Endou stava
cercando di farla sentire a proprio agio, cosa che la ragazza apprezzò molto.
Dopo tutto non è che si conoscessero, e lo sforzo del ragazzo era veramente
ammirevole. Quando arrivarono davanti al locale, improvvisamente Kimiko si
zittì di colpo. Endou fece per afferrare la maniglia, ma fu fermato dalla mano
della ragazza. Gli allontanò la mano e aprì lei la porta. Dentro al locale
c’era una bella atmosfera. Kimiko vide subito che seduti al bancone c’erano
Gouenji e Kazemaru che stavano mangiando quelli che sembravano spaghetti cinesi
in brodo, mentre dietro al bancone c’era un altro ragazzo con una strana
capigliatura e un signore anziano. Ma di Kidou nessuna traccia. Kimiko riprese
fiato, improvvisamente molto più tranquilla e serena. Entrò dentro al locale
serenamente. Dietro di lei era appena entrato anche Endou, che si era richiuso
la porta dietro di se. Fu Tobitaka a vedere per primo i due, e a riconoscere
Endou
-Capitano!-
-Non sono più il tuo capitano Tobitaka…-
Tutti si erano voltati verso la porta, ma appena videro che
Endou non era da solo, si zittirono, tranne Gouenji, che si alzò dallo
sgabello, e fissava Kimiko, sorpreso.
-Che ci fai tu qui?-
-Perché hai chiamato Yuuto?-
Dissero contemporaneamente. Fu Gouenji, tuttavia, a rispondere
-Come fai a saperlo?-
-Me lo ha detto lui-
Disse Kimiko, indicando Endou. Gouenji scoccò un’occhiataccia
ad Endou, che a sua discolpa alzò le mani, in segno di resa
-Non guardarmi così Gouenji. Pensavo che avessi chiamato Kidou
per farlo parlare con lei. Invece quando l’ho vista mi ha detto che lei non ne
sapeva niente e allora…-
-Allora volevo sapere cosa stava succedendo. Allora, cosa
volevi da Kidou?-
-Io niente-
-Oh, andiamo Gouenji. Pensi che sia stupida? Endou mi ha detto
che l’hai chiamato e quindi…-
-Non ero io quello che voleva parlare con Kidou-
-Ma se non eri tu chi…-
-Nonomi-
Kimiko lo guardò allibita. Rimase a bocca aperta per diversi
minuti, fissando il ragazzo.
-No… Nonomi?-
Gouenji annuì.
-Cosa può volere Nonomi da Kidou?-
-Vuole parlargli di te-
-Di me? Ma…-
I due ragazzi si guardarono, quando, improvvisamente, una
consapevolezza si impossessò di Kimiko. Si ritrovò a sospirare, per l’ennesima
volta quella giornata, e si rivolse verso quello che riteneva doveva essere il
proprietario del negozio.
-Posso avere una porzione di spaghetti?-
La domanda sorprese tutti, tranne Hibiki, che semplicemente
annuì.
-Pronta in cinque minuti. Sentito Seiya? C’è da cucinare-
-Anche io voglio una porzione-
Disse subito Endou, che si andò a sedere di fianco a Kazemaru.
Kimiko invece si mise seduta di fianco al posto di Gouenji, intenta ad
osservare Tobitaka che preparava da mangiare. Dentro al locale non si sentiva
altro rumore, tranne quello dell’acqua portata a bollore. Kimiko si sentiva
osservata. Stava per dire qualcosa, quando fu Hibiki a parlare
-Così tu saresti Kimiko Fumitani, vero?-
Kimiko annuì, leggermente sorpresa.
-Si, sono io. Ma come fa a…-
-Stavano parlando di te prima che tu entrassi-
La ragazza si voltò verso i ragazzi, e vide Kazemaru arrossire
leggermente.
-Che vuol dire?-
Fu Gouenji a risponderle
-Mi stavano interrogando su ieri-
Le disse semplicemente, mentre finiva di mangiare la sua
porzione di spaghetti. Kimiko guardò prima lui, poi spostò la sua attenzione su
Kazemaru, che ancora si rifiutava di guardarla, e scoppiò a ridere. Sentendo la
sua risata, Kazemaru e Gouenji le lanciarono un’occhiata strana
-Scusate, non volevo. È solo che…-
E continuò a ridere.
-Si può sapere cosa ci trovi di divertente?-
Gli chiese Kazemaru. Kimiko si asciugò una lacrima che le
stava scendendo da un occhio, e una volta che si fu ricomposta, rispose.
-Niente. È che a me, che il terzo grado me lo aspettavo, Nonomi
non l’ha fatto. Mentre tu, che il terzo grado non te lo aspettavi, l’hai avuto.
È divertente-
In quel momento, Tobitaka gli mise davanti la ciotola piena di
spaghetti, e lei si ritrovò a fissare avidamente il cibo. Senza nessun indugio,
si mise a mangiare la sua porzione di spaghetti, mentre gli altri continuavano
a fissarla.
-Ma è delizioso!-
Tobitaka si aprì in un sorriso per la prima volta da quando la
ragazza era entrata, mostrando anche molto orgoglio per il suo piatto.
-Grazie-
-Prego-
La ragazza si mise ad osservare il mini-cuoco che l’aveva
servita, e in quel momento, lo riconobbe.
-Ma tu sei Tobitaka Seiya, della Inazuma Japan, giusto?-
Il ragazzo, colto alla sprovvista, annuì. In quel momento
Kimiko si voltò verso gli altri. Gouenji la stava fissando, come anche
Kazemaru, a bocca aperta e sconvolto per quella versione inedita della
Mizutani. Endou stava mangiando anche lui, e Hibiki era dietro al bancone,
intendo a pulire un bicchiere. Fu solo allora che un pensiero la colse
all’improvviso
-Oddio. Sono circondata dalla Raimon…-
Disse con un tono drammatico. Tutti rimasero un attimo
sconvolti da quello che aveva detto, poi, tutti si misero a ridere. Alla fine
fu Endou, a risponderle
-Allora, benvenuta nella Raimon Mizutani!-
Kimiko lo fissò allibita.
-Benvenuta? Ma…-
-Si certo, benvenuta. Tutti sono i bene accetti nella Raimon,
e io, come capitano, ti do il benvenuto-
-Ma se non sei più il capitano!-
Gli disse Hibiki. Endou lo fissò, poi, imbarazzato, si grattò
una guancia, ridacchiando.
-Hai ragione… è che mi dimentico sempre che non vado più alle
medie ma al liceo…-
L’unico modo in cui si poteva rispondere ad una frase del
genere era con una risata generale.
Alla fine, Kimiko rimase per circa un’ora dentro al locale con
i ragazzi. La ragazza si ritrovò circondata da persone che non facevano altro
che parlare di calcio, di persone che lei non conosceva, e delle future partite
della squadra. Quando poi si era fatta l’ora per tornare a casa, Endou le aveva
rivolto un altro sorriso dei suoi
-Allora Kimiko ci rivediamo sabato, alla partita-
-Vieni a vedere la partita?-
Gli chiese lei. Il ragazzo annuì, tutto contento.
-Certo. Voglio vedere come sono le squadre degli altri licei,
e vedere quanti nuovi giocatori eccezionali ci sono da sfidare. Non vedo l’ora.
Poi voglio vedere i progressi di Gouenji e Kazemaru. Sarà una partita
meravigliosa, lo so! Ci vediamo sabato, ciao ragazzi-
Detto questo, si mise lo zaino in spalla, e partì di corsa,
sparendo ben presto dalla vista di tutti.
-Ma è sempre così…-
-Esuberante?-
Chiese Kazemaru. La ragazza annuì. Hibiki, Kazemaru e Tobitaka
si misero a ridere.
-Endou è fatto così-
Le disse Gouenji. La ragazza si limitò ad annuire. Stava per
aggiungere qualcosa, quando il suo telefono iniziò a suonare.
-Pronto? Ciao Kary. No, non sono ancora a casa. Sono in giro,
perché… adesso? Ok, ok, arrivo. Venti minuti e sono lì. Si, a dopo, ciao-
Gouenji la guardò.
-Tua cugina?-
Kimiko annuì.
-Si, piccola crisi in pasticceria. Il forno non funziona e
devo andare ad aiutarla…-
-Tu sai aggiustare un forno?-
Le chiese sorpreso Gouenji. Kimiko si mise a ridacchiare,
divertita.
-Cosa c’è? Solo perché sono una ragazza non dovrei sapere come
sistemare un elettrodomestico?-
Gouenji alzò semplicemente un sopracciglio, senza dire niente.
-Eh va bene! Non lo so sistemare. Ma lo so accendere-
-Cosa?-
-Mia cugina è negata a fare funzionare il forno-
-E come fa ad essere una pasticcera, scusa?-
Kimiko si mise a ridere.
-Abbiamo due forni, Gouenji. Ma a volte ci sono da fare
infornate diverse per diversi dolci, e allora è costretta ad usare il secondo
forno… che non sa usare. Dice che è troppo complicato per lei. Quindi, devo
correre per accendere un forno-
Gouenji la fissò perplesso.
-Voi non siete normali-
Kimiko gli diede un piccolo schiaffo su un braccio, ma stava
sorridendo. Prese le sue cose e si avviò anche lei
-Ci vediamo domani a scuola. Signor Hibiki, grazie per lo
spuntino-
Detto questo prese la porta, e sparì anche lei. Dopo che anche
la ragazza se ne fu andata, dentro al locale le cose divennero improvvisamente
molto più tranquille. Hibiki si era seduto ad uno dei tavoli a leggere il suo
giornale, mentre Kazemaru, Gouenji e Tobitaka stavano ancora chiacchierando.
Per lo più stavano parlando della imminente partita. Passata un’altra mezz’ora,
i due giocatori aveva deciso che era ora di tornare a casa. Erano sulla porta,
quando furono fermati dalla voce di Hibiki.
-Certo Gouenji, che una cosa non l’avevi detta parlando della
ragazza-
Gouenji si voltò verso il vecchio, uno sguardo perplesso in
volto.
-Non avevi detto che era veramente una ragazza bellissima!-
-Io non pensavo che… insomma…-
-Buona fortuna-
Gouenji arrossì di colpo, poi si diresse veloce verso la
porta, senza dire niente. La risata di Hibiki arrivò chiara e forte fino alla
fine della strada.
Kimiko non sapeva cosa fare. Da quando era tornata a casa,
dopo avere risolto la piccola crisi “fornifera” da sua cugina, era stata
indecisa. Era divisa tra la voglia di chiamare Nonomi e sapere cosa fosse
successo con Kidou, e il terrore di telefonarla e sapere che cosa si erano
detti quei due. Perché, anche se sapeva che Nonomi era una sua amica, e che la
ragazza dai capelli rossi, per qualche strano motivo, si fidava di lei, il pensiero
che Kidou fosse riuscito a farle cambiare idea, la tormentava. Alla fine, dopo
un’ora che osservava il telefono, si decise, e compose il numero. Suonò varie
volte, prima che finalmente Nonomi rispondesse al telefono
-Incredibile Kimi. Due chiamate in due giorni, mi sento
onorata-
Kimiko non poté trattenere un sorriso.
-Non ti montare la testa-
Kimiko sentì la risata dall’altra parte del telefono.
-Allora, Mizutani… cosa posso fare per te? Deve essere
importante se mi hai chiamato-
-Si, in effetti si. Hai tempo?-
-Si, certo. Aspetta un secondo… Toramaru! Io vado in pausa, ci
pensi tu al resto?... Ok, ci sono-
Kimiko si fece forza, e pose la domanda cruciale che da più di
un’ora la tormentava.
-Cosa vi siete detti te e Kidou?-
Dall’altra parte, arrivò solo un lungo silenzio. Poi,
all’improvviso, Nonomi esplose in una risata.
-Come fai già a saperlo? Mi hai pedinata?-
Kimiko tutto si aspettava, tranne una risata.
-Non importa come l’ho saputo… cosa vi siete detti?-
-Mi dispiace doverti deludere, Kimi. Abbiamo parlato si e no
per dieci minuti-
-E…-
-E, anche se tutti lo considerano un genio, per me non lo è. È
più cocciuto di un mulo. Ho provato a farlo ragionare, a cercare di spiegargli
che tu non sei così perfida come immagina, ma non ne ha voluto sapere. Alla
fine mi sono stancata e me ne sono andata, tutto qui-
-Tutto qui?-
-Tutto qui-
Kimiko, improvvisamente, si mise a ridere. Si buttò sdraiata
sul letto, e rise come una matta. Dall’altra parte, anche Nonomi stava ridendo.
-Cosa ti immaginavi, Mizutani?-
-Sinceramente? Una litigata molto più lunga… di solito se
inizi a parlare non ti fermi più-
-Ehi! Mi stai insultando?-
-No, non lo farei mai…-
-Mi stai prendendo in giro Mizutani?-
-Forse Utsunomiya-
Nonomi rise ancora più forte.
Quando tutte e due si furono calmate, fu Nonomi a riprendere per prima il
discorso.
-Come facevi a sapere che ero con
Kidou?-
La bionda si prese il suo tempo
prima di rispondere. Alla fine, sapendo che non poteva mentire alla ragazza
dall’altra parte della cornetta, si mise a raccontare tutto quanto.
-Ho incontrato Endou mentre stavo
tornando a casa. È stato lui a dirmi che Gouenji aveva chiamato Kidou. Lui
pensava che fosse per me, cheGouenji volessi farmi parlare con Yuuto. Quando ha capito che io non c’entravo
niente, e io ho capito bene che cosa mi aveva detto, ci siamo precipitati al
locale di Hibiki e, invece di trovarci Gouenji e Yuuto a litigare, ci ho
trovato Gouenji e Kazemaru che stavano mangiando tranquilli. È stato Gouenji
alla fine a dirmi che eri stata tu a volere parlare con Yuuto. Ecco come lo so-
-Così sei andata da Hibiki, è?-
-Si-
-Non è male come posto, vero? Io
non c’ero mai stata-
-Si, non è male. Ah, sai, è
successa una cosa mentre ero là-
-Cosa?-
-Endou mi ha dato il benvenuto
nella Raimon-
disse Kimiko. Nonomi rimase in
silenzio per alcuni secondi, poi praticamente urlò
-CHE COSA????-
La pausa di Nonomi sarebbe stata
molto lunga quella sera.
Erano le undici e mezza di sera.
Gouenji era steso nel suo letto, incapace di dormire. Stava rivivendo i due giorni
passati, e pensava sempre a lei, Kimiko Mizutani. Cosa c’era che lo spingeva a
preoccuparsi per lei? Niente. E poi quel commento di Hibiki era stata come
ricevere una secchiata di acqua gelata in pieno viso. Lo sapeva che la Mizutani
era bella. Era da quando l’aveva vista avvolta nella luce del sole alla Steel
Tower (per chi non se lo
ricorda, capitolo precedente N.d.A.) che aveva capito che lei
era bella, anzi, molto bella. Allora, perchè quel commento l’aveva
scombussolato? Forse perché nessuno lo aveva mai detto ad alta voce, e dirlo ad
alta voce era come renderlo… reale. Alla fine, preso dallo sfinimento, il
ragazzo si alzò dal letto. Si diresse verso la cucina, il più silenzioso
possibile. Se non riusciva a dormire, tanto valeva provare a bere un bicchiere
di latte. Non sapeva per quale motivo si era portato dietro il cellulare, ma
mentre stava bevendo, il telefono prese a vibrare. Colto di sorpresa, Gouenji
lo afferrò subito. Era un messaggio, un messaggio dalla persona che non gli
faceva chiudere occhio.
“Ciao. Ho parlato con Nonomi e…
non è praticamente successo niente tra i due. Hanno parlato per dieci minuti,
poi niente. Non so se t’interessa come cosa, ma ci tenevo a fartelo sapere.
Buona notte”
Gouenji rilesse quel breve messaggio per molto tempo. Alla
fine prese una decisione. Dato che erano entrambi svegli, tanto valeva provare.
Il telefono suonò per poco tempo, ma per il ragazzo parvero istanti
lunghissimi. Alla fine, al terzo squillo, una voce rispose dall’altra parte
-Gouenji… non ti ho svegliato, vero?-
-No…-
-Mi dispiace se ti ho dato fastidio…-
-Non mi hai dato fastidio-
-Bene-
-Cosa ti ha detto Nonomi?-
-Che ha parlato per dieci minuti con Yuuto, poi si è stancata
e se ne è andata. Ha detto che per lei è uno stupido e non sa che come mai
tutti lo considerino un genio-
Gouenji non riuscì a trattenere una risata, seguito subito
dopo anche dalla ragazza.
-Nonomi è sempre la solita…-
-Intendi per il fatto che non sta mai zitta e che parla a
sproposito?-
-Almeno dice sempre come la pensa-
-Si, ma non sempre dire quello che si pensa è la cosa
migliore, no?-
Gouenji prese il suo tempo prima di rispondere.
-Credo che si dovrebbe sempre dire come la si pensa, se si può
farlo-
-Risposta evasiva, Gouenji-
Il ragazzo sorrise.
-Può darsi…-
Kimiko si mise a ridacchiare, ma poi, Gouenji sentì
chiaramente che la ragazza stava sbadigliando.
-Stanca Mizutani?-
-Un po’… troppe emozioni in una giornata sola-
-Emozioni?-
-Sbaglio o sono stata accolta tra la Raimon oggi? Devi capire
che per una della Teikoku è uno shock incredibile-
Questa volta fu il turno del ragazzo di ridacchiare, seguito
poco dopo dalla ragazza.
-Giusto, dimenticavo. Allora sarà meglio che tu vada a
dormire-
-Dovresti dormire anche tu. Sabato hai una partita da giocare,
no? Non voglio mica essere ritenuta responsabile di un tuo eventuale
deperimento fisico. Le tue fan potrebbero uccidermi-
-Non succederà, tranquilla-
-Bene, perché ancora alla mia vita ci tengo-
-Buona notte Mizutani-
-Buona notte Gouenji… ci vediamo domani-
-A domani-
Rimasero, però, ancora tutti e due in linea.
-Non hai riattaccato-
-Non l’hai fatto nemmeno tu Mizutani-
-… buona notte-
E detto questo, la ragazza chiuse la telefonata. Gouenji
rimase ancora qualche secondo con il telefono appoggiato all’orecchio. Poi si
riscosse, e si diresse verso la sua camera da letto. Mentre stava per
raggiungere la sua porta, la porta dello studio di suo padre si aprì, e ne uscì
l’uomo, visibilmente stanco. L’uomo rimase stupito di vedere ancora in piedi il
figlio
-Shuuya, come mai ancora sveglio?-
-Non riuscivo a prendere sonno-
-Ti senti male?-
Il figlio scosse il capo.
-Tranquillo papà. Credo che adesso mi addormenterò subito.
Buona notte-
-’Notte-
Detto questo il ragazzo sparì nella sua camera, chiudendosi la
porta dietro di se. Il dottor Gouenji rimase perplesso a fissare la porta
chiusa, prima di dirigersi anche lui verso la sua camera da letto. Se non fosse
stato così stanco, avrebbe giurato di avere visto un accenno di sorriso sulle
labbra del figlio.
Eccomi tornata, come promesso! Come sono andate le vostre
vacanze? Io non mi posso lamentare, anche se, come sempre, sono durate troppo
poco. Cosa posso dire del capitolo? Spero che vi piaccia... per me è stato
molto difficile scriverlo,non so
come mai. Avevo mille idee diverse in testa, ho scritto e riscritto e questa mi
sembrava la versione migliore… spero che condividiate anche voi e che vi sia
piaciuto. Comunque, come sempre, non fatevi scrupolo a scrivermi anche delle
critiche. A volte un punto di vista totalmente diverso dal proprio può essere
fondamentale, quindi… Ovviamente spero che la storia vi sia piaciuta, e di non
avervi annoiato.
In questo capitolo volevo fare vedere un po’ più di
personaggi. Io ve lo dico, adoro Hibiki, in questa storia ci sarà spesso, e
anche il suo locale. Credo che anche quello sia parte fondamentale della
Raimon, quindi siete avvisati. Poi Endou… che dire sul capitano? È
semplicemente adorabile, e adoro il fatto che nonostante tutto quello che Kidou
gli ha detto della povera Kimiko, lui l’abbia accolta senza nemmeno pensarci
troppo. Ma per me, Endou è così… lui vede sempre il meglio delle persone, anche
quando quelle non lo vedono. Ok, l’ora tarda mi fa scrivere cose un po’ folli,
ma è il mio pensiero.
Infine, Kidou… lui è l’unico che in questo capitolo non ha
molto spazio, ma nel prossimo ci sarà di più. Poi, altra cosa importante,
preparatevi, nel prossimo capitolo ci sarà anche un po’ di calcio!!! L’avevo
promesso, e ci sarà.
Ora vi saluto, un bacio a tutti e grazie per avere letto il
capitolo. Se vi va, lasciate un commento.
Un bacio grande, e vista l’ora, buona notte. A presto
Il sabato era il giorno di riposo, il giorno in cui
la sveglia non suonava, in cui si poteva dormire fino a tardi. Non c’era
scuola, non si doveva prendere un treno, si poteva anche evitare di studiare,
il sabato. Il sabato era il giorno preferito di Kimiko. Era il giorno in cui
poteva stare a letto, coccolata sotto le coperte, alzarsi tardi, fare le cose
con calma. Non c’era sabato che la ragazza non avesse amato, almeno fino a quel
sabato. Quel giorno proprio non le stava piacendo, per niente. Aveva provato e
riprovato, ma niente. Non aveva nemmeno una piccola linea di febbre. E senza
febbre, non poteva non dire di no a Nonomi. Doveva andare alla partita. Lei,
doveva andare ad una partita, una partita di calcio. Quel giorno Kimiko voleva morire.
Gouenji era in piedi fin dal primo mattino. Quel
giorno ci sarebbe stata la sua prima partita da liceale. Ancora non sapeva se
sarebbe sceso in campo, poteva benissimo stare in panchina, ma quel giorno lui
voleva giocare. Si sentiva dentro la voglia di gareggiare, di dare il massimo,
di portare la squadra alla vittoria. Anche se non avrebbe visto in porta Endou,
sempre pronto a dare consigli e a suggerire per i passaggi, quel giorno lui
avrebbe comunque voluto giocare. Gouenji voleva scendere in campo a tutti i
costi. Anche se una vocina dentro di lui gli diceva che non era solo la voglia
di scendere in campo a volerlo fare giocare a tutti i costi. Anche se non
l’avrebbe mai ammesso, soprattutto con se stesso, l’idea che ci fosse lei a
vedere la partita lo aveva reso strano. Si, quel giorno Gouenji voleva proprio
giocare. Non si era mai sentito tanto vivo come quel giorno.
Kazemaru non sapeva come vivere quella giornata. Una
parte di lui voleva scendere in campo, mettersi alla prova, vedere quanto fossero
forti i nuovi avversari e quanto fosse diventato forte lui. Dall’altro, il
ragazzo sapeva che quella non sarebbe stata una partita come le altre. Non
avrebbe giocato con la maglia della Raimon, non avrebbe giocato con Endou e gli
altri compagni, non ci sarebbe stato Kidou ad organizzare il gioco, ad
esaminare lo schema degli avversari e a stabilire il ritmo del gioco. Non ci
sarebbe stata la porta della Raimon quel giorno da difendere, ma un’altra
porta, una porta di un’altra squadra, la sua nuova squadra. Mentre indossava la
divisa del Kadema, Kazemaru non sapeva cosa fare, ne cosa voleva fare. Ma
mentre osservava il suo amico Gouenji, concentrato e attento, e osservava tutti
i suoi nuovi compagni di squadra, tutti concentrati sull’imminente partita, si
decise. Non era più un giocatore della Raimon, anche se lo sarebbe stato fino
per sempre, ma questo non voleva dire che non avrebbe dato tutto se stesso in
quella partita.
Nonomi non stava più nella pelle. Per la prima volta
nella sua vita andava a vedere una partita dove non giocava suo fratello. Per
la prima volta avrebbe tifato per una squadra tutta sua, la squadra della sua
scuola. Nonomi quel giorno si sentiva eccitata. Poi, il fatto di sapere che
sarebbero state lì, allo stadio, lei e la sua amica Kimiko, era una cosa che la
rendeva ancora più felice. Non le importava se la bionda aveva cercato in tutti
i modi di non venire, non le importava che l’avesse dovuta praticamente tirare
fuori di casa con la forza, sarebbero state lì, tutte e due, sedute, a vedere
la partita. Nonomi era raggiante. Niente poteva toglierle il sorriso dalla
faccia. Quel giorno sarebbe stato un grande giorno, se lo sentiva. Ancora
meglio sarebbe stato che avessero vinto la partita. Se no, si sarebbe
assicurata di fare una bella ramanzina a due certi giocatori campioni mondiali.
La sconfitta non poteva essere nemmeno contemplata. Quel giorno Nonomi, non si
sentiva nemmeno viva. Si sentiva immortale.
Kimiko si chiedeva, ancora, cosa ci facesse lì. Per
quale motivo era seduta su una scomoda sedia di plastica, circondata da gente
che poteva essere definita solo in un unico modo, fanatica, e per di più da
sola. Certo, Kimiko era una persona puntuale, e pur di esserlo arrivava in
anticipo. D’accordo, l’appuntamento con Nonomi era alle tre e mezza, ed erano
solo le tre e venti, ma proprio la bionda non riusciva a capire il perché.
-Ma che cavolo ci faccio qui?-
Si ritrovò a mormorare, da sola. Kimiko alzò gli
occhi al cielo, sconsolata. Ma perché non era rimasta a casa sua, tranquilla, a
leggersi un buon libro o a guardare un film? Per quale assurdo motivo doveva
andare a vedere una partita di calcio? Ancora non sapeva se quello sport le
piacesse davvero oppure no.
-Ma che cavolo ci faccio qui?-
Richiese di nuovo, a nessuno in particolare. Ma
questa volta, una voce le rispose.
-Sei venuta a tifare per i tuoi compagni di classe.
E poi non muori Mizutani se vieni a vedere una partita…-
Kimiko si voltò di scatto, sorpresa. Davanti a lei,
sorriso smagliante, c’era Nonomi.
-Sei in ritardo…-
-Ma se non sono ancora le tre e mezza!-
-Fa lo stesso. Ti sto aspettando da dieci minuti.
Sei in ritardo-
-Non fare la melodrammatica. Non è colpa mia se sei
arrivata in anticipo. Non prendertela con me-
Kimiko borbottò qualcosa sottovoce. Certe volte Nonomi
riusciva proprio a mandarla fuori di testa. La rossa, intanto, si era seduta di
fianco alla sua amica.
-Hai visto se c’è qualcuno della Raimon?-
-Non ho visto ancora nessuno. Anche se so che Endou
dovrebbe venire oggi-
Nonomi annuì
-Si, che lui venga oggi lo sapevo anche io. Mio
fratello non ha fatto altro che dire che finalmente oggi avrebbe rivisto il suo
capitano…-
Kimiko si voltò stupita verso la sua amica.
-Oggi c’è anche tuo fratello?-
Nonomi annuì.
-Si, quella piccola pulce non mi avrebbe mai perdonato
se non l’avessi portato a vedere la partita dove gioca il suo idolo
Gouenji-kun-
-Idolo?-
-È peggio di una fangirl, te lo dico io. Ci manca
solo che abbia un poster in camera sua… sai, credo che il mio otouto potrebbe
fare concorrenza alle fan della nostra scuola-
Kimiko si mise a ridacchiare, seguita da Nonomi.
-Io non sono una fangirl!-
Disse all’improvviso una voce che Kimiko non aveva
mai sentito. Si voltò verso il suono e vide un ragazzino, di undici anni circa,
capelli scuri a punti e due occhi grandi verde scuro, molto simili a quelli
della rossa seduta al suo fianco, leggermente rosso per l’imbarazzo.
-Ti manca solo il poster, ma per il resto lo sei
già-
-Ti ho detto che non lo sono!-
-Ma se non vedevi l’ora di giocare nella Raimon per
poterlo conoscere-
-Gouenji è un grandissimo giocatore, e un attaccante
fenomenale. È normale che mi ispiri a lui-
Nonomi si voltò verso Kimiko, sorriso sarcastico sul
volto
-Che ti dicevo? È una fangirl!-
Kimiko non ce la fece, e si mise dinuovo a
ridacchiare. Ma non appena vide lo sguardo mortificato del ragazzo si
ricompose.
-Scusa, non volevo ridere di te. Così tu sei il
famoso fratello di Nonomi. Piacere di conoscerti-
Kimiko sfoderò uno dei suoi rari sorrisi sinceri.
Era veramente contenta di conoscere il fratellino della sua amica. Quando però
Toramaru vide quel sorriso rivolto solo a lui, si ritrovò ad arrossire ancora
di più.
-Pia…piac…piacere mio-
Riuscì a dire alla fine, continuando a fissare
Kimiko come se fosse sotto trance. Nonomi, osservando la scena, si ritrovò a
scuotere la testa.
-Credo che tu abbia appena fatto prendere una cotta
a mio fratello, sai?-
-Nonomi! Ma che stai dicendo-
Disse tutto rosso Toramaru, provocando la risata
nella sua sorella maggiore.
-Mi dispiace, otouto, ma Kimiko è già impegnata. È
la ragazza di Gouenji, sai? E poi lasciatelo dire, con lei non avresti
speranze-
A quell’affermazione, tutti e due fissarono la rossa
come se fosse impazzita.
- Gouenji ha una fidanzata?-
-Di chi sarei la fidanzata, scusa?-
Dissero contemporaneamente sia Kimiko che Toramaru.
Nonomi, imperturbabile, li fissò, prima uno poi l’altro, poi sospirò
lentamente.
-È solo una questione di tempo prima che succeda
Kimiko, lo so io e lo sai tu-
-Tu sei matta…-
Disse la bionda, ancora sconvolta.
-Io non sono matta. È un dato di fatto. Forse ora
non state insieme, ma prima o poi succederà, fidati di me-
-Cosa te lo fa dire, scusa?-
Nonomi sfoderò il suo solito sorriso sarcastico e si
mise a spiegare il concetto con calma, come se fosse una mamma che spiega qualcosa
di semplice al suo piccolo.
-Primo, con quante ragazze parla Gouenji a parte me?
Esatto, con te. Secondo, chi mi ha telefonato per sapere il tuo numero di
telefono? Esatto, proprio Gouenji. Terzo, con chi il bel giocatore dagli occhi
di ghiaccio ha passato un intero pomeriggio a parlare e a conoscersi meglio?
Con te. È un dato di fatto, Kimiko. Vi state frequentando-
-Chi frequenta chi?-
Chiese ad un tratto una nuova voce. Tutti e tre i
ragazzi si voltarono e videro un ragazzo con un sorriso a trentadue denti e una
inconfondibile bandana arancione tra i capelli.
-Capitano!-
Disse subito Toramaru
-Non sono più il tuo capitano, Toramaru-
-Scusami, Endou-san. È l’abitudine-
Endou mise una mano sulla testa del ragazzo,
scompigliandoli i capelli.
-Allora, chi frequenta chi?-
-Niente-
Rispose subito Kimiko, leggermente rossa in volto.
Ma Nonomi, decisa a difendere la sua teoria, si lanciò subito in una
spiegazione.
-Gouenji e Kimiko. Loro si frequentano-
Endou, per un attimo non capì bene il senso delle parole
della rossa. Poi, afferrato il senso delle parole, guardò sconvolto Kimiko, a
bocca aperta.
-Non è vero! Non ci frequentiamo-
-È solo questione di tempo-
-No che non lo è-
-Si invece-
-Ti dico di…-
Kimiko lasciò la frase sospesa a metà. Non serviva a
niente discutere con Nonomi quando la rossa si metteva in testa una cosa. Così
sospiro, di nuovo, ormai lo faceva spesso da quando aveva iniziato il liceo, e
si mise a fissare la sua amica.
-Non c’è niente che possa dire per farti cambiare
idea, vero?-
-Esatto-
-Tu mi farai diventare matta…-
Nonomi si mise a ridere. Poi, mise un braccio
attorno alle spalle della sua amica, trascinandola in un quasi abbraccio.
-Ma come faresti senza di me?-
Kimiko la guardò, un sopracciglio leggermente alzato
-Vuoi che ti risponda sinceramente?-
-Tanto lo so che senza di me saresti persa,
Mizutani-
Kimiko a quello non rispose. Endou e Toramaru, che
avevano assistito a tutto in silenzio, si guardarono, silenziosi. Entrambi
stavano pensando la stessa cosa: donne, chi le capisce è bravo.
Negli spogliatoi, Kazemaru si sentiva strano. Da
quando aveva saputo che sarebbe entrato come giocatore titolare, fin dal primo
minuto, si sentiva strano. Non che non volesse scendere in campo, aveva voglia
di giocare solo che… c’era qualcosa che non lo faceva sentire a posto. Il suo
conforto era sapere che anche Gouenji sarebbe sceso in campo con lui fin dal
primo minuto. Ma a differenza sua, Gouenji sembrava più determinato che mai a
giocare e a vincere.
-Non hai paura?-
Gli chiese ad un tratto. Gouenji, colto un po’ alla
sprovvista, lo guardò strano.
-Paura?-
Kazemaru annuì.
-Lo so che sembra una cosa stupida ma… non ti senti
un po’ strano? Non provi una strana sensazione allo stomaco come se fosse…
paura?-
Gouenji lo fissò, poi spostò lo sguardo in un punto
indefinito davanti a se. Ci mise un po’ a rispondergli, tanto che Kazemaru era
arrivato a pensare che non gli avrebbe mai risposto.
-Intendi dire come se mancasse qualcosa? Avere paura
che manchi qualcosa di importante e non sapere bene cosa? Intendi questo?-
-Si, una cosa così-
-Credo che ci manchi Endou-
Gouenji disse quella frase come se fosse la cosa più
semplice del mondo, ma Kazemaru sapeva che erano vere. Kazemaru sapeva che la
mancanza del capitano si sarebbe fatta sentire quel giorno, ma non aveva mai
pensato che sarebbe stata proprio quella la ragione del suo sentirsi strano. Ma
nel suo cuore sapeva che le parole erano vere. Si, era quella la motivazione
giusta.
-Si, manca il capitano oggi-
Rimasero in silenzio ancora alcuni secondi, ognuno
perso nei propri pensieri. Ad un tratto, però, Gouenji si alzò di scatto, il
volto pieno di determinazione.
-Dobbiamo dare il meglio di noi oggi-
Kazemaru lo guardò stupito. Mai aveva visto una
determinazione simile nello sguardo del suo compagno. Ma lo capiva. Anche se
Endou non era lì con loro, anche se non giocavano più nell’inazuma, questo non
voleva dire che non fossero comunque dei forti giocatori.
-Facciamogli vedere di cosa siamo capaci!-
Gouenji gli sorrise, annuendo. Poi, un improvviso pensiero
attraversò la mente di Kazemaru, facendolo rabbrividire.
-Sarà meglio anche che vinciamo Gouenji…
Il ragazzo lo guardò, uno sguardo perplesso sul
volto.
-Se no chi la sente Nonomi?-
Gouenji lo guardò leggermente sorpreso, per poi
scoppiare a ridere.
-Allora andiamo a vincere Kazemaru-
Dieci minuti e quella partita sarebbe iniziata.
Kimiko non si era mai trovata a desiderare così tanto l’inizio di qualcosa.
Prima quella partita sarebbe iniziata e prima sarebbe finita. Ed era già
stanca. Kimiko era stanca, stanca di aspettare per una cosa, che diciamolo, non
le interessava più di tanto. Era stanca di sopportare le battutacce di Nonomi,
che non faceva altro che prenderla in giro. Era stanca delle occhiate furtive
che le lanciava il fratello di Nonomi. Era già la terza volta che lo
sorprendeva a fissarla, e appena il ragazzo incrociava lo sguardo della bionda,
subito lo distoglieva, imbarazzato. E soprattutto, era stanca, stanca di
sentire parlare Nonomi ed Endou di calcio. Quella giornata sarebbe stata
incredibilmente lunga. Se poi ci si metteva il fatto che persino Yuuto doveva
venire, la cosa la faceva inorridire. Tutto quello che voleva era non vedere il
ragazzo ex capitano della Teikoku. E invece, con molta probabilità, si sarebbe
dovuta sopportare novanta minuti, più quindici di intervallo, insieme a lui.
Kimiko sospirò, ancora. Era ufficiale, da quel giorno detestava il sabato.
-Chissà come mai non è ancora arrivato-
-Chi Endou-san?-
Chiese Toramaru.
-Kidou, chi altro. Aveva detto che sarebbe venuto a
vedere la partita, ma ancora non si è visto-
-Sinceramente, non credo che sentiremo la sua
mancanza-
Disse tranquilla Nonomi.
-Oneechan! Ma che dici!-
Eppure, al commento di Nonomi, lo sguardo di Endou
si era posato sulla ragazza bionda seduta di fianco a lui. Kimiko aveva fatto
di tutto per risultare più impassibile possibile.
-Non ti scaldare tanto, otouto. Ma credimi, qui è
meglio se non si fa vedere-
-Ma perché? Cosa ti ha mai fatto Kidou-san?-
-È una cosa un po’ complicata Torama…-
-Io vado a prendere qualcosa da bere. Voi volete
niente?-
Chiese all’improvviso Kimiko. La ragazza, infatti,
si era alzata di scatto, cogliendo tutti di sorpresa.
-Ma Kimi…-
Provò a dire Nonomi, improvvisamente molto
preoccupata per la sua amica.
-Allora, non volete niente? Perfetto, ci vediamo
dopo-
E detto questo, Kimiko si allontanò veloce dai
ragazzi. Fece quasi di corsa la strada che l’avrebbe portata all’ingresso del
loro settore. Appena ebbe varcato la porta, e sicura che nessuno dei ragazzi la
potesse vedere, Kimiko si accostò al muro, respirando affannosamente. Senza
nemmeno rendersene conto, si era ritrovata a lottare contro le lacrime. Presa
dalla rabbia, batté un pugno contro il muro
-Non puoi ridurti così Kimiko! Datti un contegno!-
Urlò contro se stessa. Ma non c’era niente da fare.
Senza nessun preavviso, le lacrime che tanto aveva lottato per trattenere,
iniziarono a scendere dai suoi occhi, e la ragazza si ritrovò a singhiozzare
contro il muro. Non sapeva da quanto tempo era lì che piangeva, ma ad un tratto,
sentì una voce dietro di lei
-Hai bisogno di aiuto? Ti sei fatta male?-
Kimiko si voltò di scatto, colta di sorpresa, e si
ritrovò a fissare due grandi occhi grigi ed una cascata di capelli blu, fermati
da un paio di occhiali rossi sulla testa. Davanti a lei c’era una ragazza, un
sorriso preoccupato sul suo volto. Kimiko si ritrovò a fare un cenno negativo
con la testa
-No, grazie. Non è niente, davvero-
La ragazza continuò a fissarla, preoccupata.
-A me non sembrerebbe. Stavi piangendo proprio
tanto. Vuoi che ti chiami qualcuno?-
Kimiko, ancora una volta, si ritrovò a rifiutare.
-No, non ti preoccupare, sul serio-
-Ma stai piangendo-
-Di rabbia-
La sconosciuta la fissò sorpresa. Poi,
improvvisamente, il volto della ragazza si trasformò, e da sorpresa passò a
curiosa
-Sono sicura che si tratta di un ragazzo. È così,
vero?-
Kimiko la fissò meravigliata. Era riuscita a calmare
i singhiozzi e a fermare le lacrime, in qualche modo, e alla fine si ritrovò ad
annuire
-In un certo senso, direi di si-
-Lo sapevo! Me ne intendo di queste cose! Cos’è, hai
litigato con il tuo fidanzato?-
-No, no, niente del genere. È solo che… niente,
davvero. Non ti preoccupare-
-Oh, andiamo. Non mi puoi lasciare così senza dirmi
niente-
Kimiko si ritrovò a ridere
-Ma non ti conosco nemmeno! Perché mai dovrei
raccontarti i miei fatti privati, scusa?-
-Proprio perché non mi conosci. Puoi dirmi quello
che ti pare, e io posso darti un consiglio sincero-
La bionda si ritrovò a fissare incuriosita quella
strana ragazza. E, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a parlare
-Non è facile da spiegare… Credevo di avere un buono
amico una volta, ma mi sbagliavo. Quando avrebbe dovuto cercare di parlare con
me con calma e capire, ha preferito credere a tutto quello che gli altri
dicevano di me. E l’ho perso, così. Ora mi chiedo se sia mai stato veramente un
mio amico. Io in quella amicizia ci credevo. E ora mi trovo nella terribile
situazione di non sapere cosa fare. Ho conosciuto delle nuove persone e anche
lui le conosce, e la cosa peggiore è che lui verrà a vedere questa partita e si
siederà con noi. E io non so che cosa devo fare-
La ragazza rimase in silenzio dopo avere ascoltato
lo sfogo della bionda
-In effetti è un bel problema…-
-Lo so-
-Perché non provi a parlare con il tuo amico e cercare
di chiarire? Magari si sistema tutto-
-No, questo non è possibile-
-Perché? Non puoi dirlo finché non ci hai provato-
-Lui non mi ascolterà-
-Ma…-
-Fidati non lo farà-
La ragazza la guardò con uno sguardo triste.
-Mi dispiace allora-
-Non è colpa tua, non ti devi scusare-
-Invece si! Ti ho obbligato a dirmi tutto e non sono
nemmeno riuscita a darti un consiglio!-
Kimiko si ritrovò a sorridere
-Non ti preoccupare. È una situazione senza
soluzione, quindi…-
-Questo non lo puoi dire. Non esistono situazioni
impossibili!-
-Come fai a dirlo?-
La ragazza le sorrise
-Perché io le ho affrontate situazioni che
sembravano impossibili e invece una soluzione l’abbiamo sempre trovata. Se hai
dei buoni amici ce la farai-
Kimiko la fissò stupita. Non sapeva cosa pensare di
quella strana ragazza appena conosciuta. Sembrava terribilmente ingenua, eppure
aveva una forte determinazione che traspariva dai suoi occhi. A Kimiko piacque
subito.
-Vedrò allora di fare qualcosa-
-Questo è lo spirito giusto! Le battaglie vanno affrontate
e combattute con questo spirito! Se lo fai, vedrai che vincerai!-
Kimiko si mise a ridere, seguita poco dopo dalla
ragazza. Ad un tratto la ragazza allungò una mano verso Kimiko
-Già che ci siamo presentiamoci almeno. Io mi chiamo
Haruna Otonashi, piacere di conoscerti-
Kimiko fissò quella mano tesa, poi con il sorriso
sul volto si ritrovò a stringere quella mano
-Piacere mio. Io sono Kimiko Mizutani-
-Kimiko, bel nome!-
-Grazie!-
-Di certo credo che questo sia il modo più insolito
in cui abbia conosciuto una persona-
Kimiko la fissò
-Lo stesso vale per me-
Le due ragazze si fissarono sorridendo. Ad un
tratto, però, una voce proveniente dal fondo del corridoio le fece sobbalzare
per la sorpresa
-Haruna! Allontanati subito da lei!-
Kimiko non aveva bisogno di girarsi per riconoscere
quella voce.
-Ma onii-chan…-
-Cosa?-
Chiese allibita Kimiko, fissando prima Haruna e poi
Yuuto
-Haruna, allontanati da lei. E tu Mizutani stalle
alla larga-
Haruna fissò allibita il ragazzo appena arrivato, per
poi spostare lo sguardo attonito verso Kimiko.
-Io…-
-Haruna, subito!-
Haruna fissò suo fratello. Poi, lentamente, si
allontanò di qualche passo da Kimiko, rimanendo però anche lontana da suo
fratello.
-Che cosa pensavi di fare, Mizutani?-
Kimiko fissò quello che una volta aveva considerato
suo amico.
-Tanto non ci crederesti mai anche se te lo dicessi.
Non sapevo che fosse tua sorella-
-Non credo nemmeno…-
-Non sapevo nemmeno che tu avessi una sorella-
Kidou fissò la bionda immobile. Ma qualcosa in
Kimiko era scattato in quel momento. Senza nemmeno rendersene conto nemmeno
lei, si ritrovò a parlare
-Non sapevo nemmeno che tu avessi una sorella. E ti
ho considerato il mio migliore amico! Ma come ho potuto essere così stupida.
Tu, tu non sai niente di me Yuuto, come io non so niente di te. È questa la
verità. Siamo stati due estranei che si sono frequentati per un anno e un po’
perché eravamo accumunati da una sola cosa in comune: il fatto che eravamo usati
da Kageyama, tu in un modo, io in un altro. Per forza che non hai cercato di
capirmi quella volta… tu non mi conosci. E non conoscendomi, ti sei fidato solo
di quello che tutti gli altri vedevano di me. Se tu sapessi veramente come
sono, come la penso, avresti saputo la verità. Credimi, non stavamo facendo
niente. Solo due ragazze che scambiano quattro chiacchiere. Fuori di qui ci
sono Endou e gli altri, vi stanno aspettando per vedere la partita-
Senza nemmeno dare il tempo a Kidou di rispondere,
Kimiko si voltò verso Haruna, un sorriso tirato sul volto.
-Ti dispiacerebbe dire a Nonomi che non mi sento
bene e che vado a casa?-
Haruna la fissò, poi lentamente annuì.
-Grazie-
Detto questo, senza nemmeno degnare di uno sguardo
Kidou, che era rimasto impalato e pietrificato sul posto, Kimiko si mise a
correre, sparendo nel buoi del corridoio dello stadio. Mentre la ragazza
correva, delle calde lacrime salate le scendevano dagli occhi.
Rimasti fermi senza sapere cosa fare, Haruna si
voltò verso suo fratello, frastornata.
-Si può sapere cosa è successo? Che hai fatto a quella
povera ragazza?-
Kidou guardò sua sorella, e per la prima volta da
molto tempo, non sapeva cosa dire. Vedere Kimiko così, rassegnata e ferita, lo
aveva colpito. Che le sue certezze sulla ragazza fossero veramente sbagliate?
Senza rispondere a sua sorella, si avviò lentamente verso l’uscita del
corridoio. E mentre usciva alla luce del sole, le parole della Mizutani non
facevano che rimbalzargli nella testa. “Tu, tu non sai niente di me Yuuto, come
io non so niente di te”.
In campo, le squadre erano schierate. Sugli spalti,
tutti erano in attesa di un suono ben preciso: il fischio di inizio
dell’arbitro. Il nervosismo in campo dei giocatori pervadeva anche gli
spettatori in attesa. In campo, anche Gouenji era nervoso. Non toccava a lui
dare il calcio di inizio, quel compito spettava a due sempai più anziani della
squadra. Lui era subito dietro, pronto a ricevere un retro passaggio. Mentre
aspettava con ansia l’inizio della partita, il ragazzo fissava lo stadio. Non
riusciva a distinguere le persone, ma sapeva che da qualche parte le persone a
cui voleva bene erano lì. Di sicuro Yuuka c’era, pronta a fare il tifo. Forse
sarebbe venuto anche suo padre allo stadio. Non glielo aveva chiesto, ma sapeva
che sua sorella l’aveva in qualche modo convinto. Yuuka aveva iniziato a
parlare della partita da ben due settimane, e ogni sera non faceva che chiedere
a suo padre se il sabato sarebbe stato libero. Sapeva che in un qualche modo
era riuscita a convincerlo. Quel giorno la sua famiglia era lì, pronta a tifare
per lui. Poi c’era anche Endou sugli spalti. Il suo ex capitano gli aveva detto
che non sarebbe mancato per nulla al mondo.
-Voglio vedere che progressi hai fatto Gouenji. E
vedere come giocano quelli del liceo! Verrò a fare il tifo per voi!-
Con Endou di sicuro c’era anche Kidou. Anche il
ragazzo aveva espresso il desiderio di vedere giocare una partita del
campionato liceale, quindi anche lui doveva già essere seduto sugli spalti con
Endou. E poi, ovviamente, c’era lei. Sapeva che Nonomi l’aveva di sicuro obbligata
a venire allo stadio. Non le avrebbe mai permesso di mancare alla prima
partita. Quindi, quel giorno c’erano un sacco di persone che lo avrebbero visto
giocare, e non voleva deludere nessuno di loro. Era talmente preso dai suoi
pensieri, che quasi non si accorse del suono d’inizio della partita. Ma ormai
il momento era arrivato. Gouenji stava per debuttare nel campionato liceale.
Appena l’arbitro suonò il fischietto, i suoi compagni diedero il via alla
partita. Un leggero tocco, e poi, subito un passaggio per Gouenji. La partita
era iniziata. Era il momento di andare all’attacco e di non pensare ad altro.
La partita era iniziata da una ventina di minuti e
ancora tutto rimaneva sullo zero a zero. Nello stadio, le tifoserie delle due
squadre erano molto attive e si facevano sentire. C’era stata, ad un certo
punto, una buona occasione per il Kadema, ma il portiere avversario era
riuscito a fermare il tiro. Le due squadre erano abbastanza equilibrate, eppure
la partita non risultava monotona. Ogni palla presa era trasformata in una
tentativo di attacco, e gli spettatori erano rapiti da questo gioco di attacco
e difesa, difesa e attacco. Eppure, mentre tutto lo stadio era pervaso da un
grande entusiasmo, sugli spalti, cinque ragazzi sedevano in silenzio e a
disagio. Endou riusciva a mala pena a concentrarsi sulla partita. Senza nemmeno
rendersene conto si era ritrovato seduto con al fianco da un lato Nonomi, e
dall’altro Kidou. I due ragazzi non si erano detti una parola, ma le intenzioni
della rossa erano fin troppo chiare. Quando poi Haruna era arrivata e aveva
riferito a Nonomi il messaggio di Kimiko, praticamente era esplosa, e si
sarebbe scagliata contro Kidou, se suo fratello ed Endou non si fossero messi
in mezzo ai due.
-Cosa hai detto a Kimiko per farla scappare via
così?-
Ma Kidou non le aveva nemmeno risposto, si era
semplicemente seduto, ed era rimasto in silenzio. Nonomi alla fine si era
seduta anche lei, nervosa. Era stata indecisa se seguire la sua amica o meno,
ma il fischio d’inizio della partita l’aveva inchiodata alla sedia. E ormai, la
bionda doveva già essere verso la strada di casa. Tutti erano in silenzio.
Nonomi fissava con uno sguardo di fuoco Kidou. Haruna guardava anche lei, senza
sapere cosa dire, suo fratello. Toramaru spostava lo sguardo da sua sorella ad
Endou, chiedendogli silenziosamente aiuto per quella situazione ed Endou, non
sapeva cosa fare. Alla fine, dopo essersi passato la mano tra i capelli per
cinque minuti buoni e dopo avere pensato intensamente a tutte le possibili
soluzioni, Endou esplose
-Insomma, questa situazione deve finire! Io ero solo
venuto a vedere una partita, niente di più. Non volevo ritrovarmi in una
situazione simile. Dobbiamo risolverla-
Nonomi, si ritrovò ad annuire alle parole di Endou
-Ben detto. Quindi, Kidou, tu devi delle scuse a
Kimiko-
Kidou, come se si fosse appena risvegliato da un
sogno, si voltò verso Nonomi stupito.
-Cosa?-
E fu a quel punto che Nonomi esplose.
-Di chi credi che sia la colpa per cui Kimiko non è
qui, a vedere giocare la squadra del suo liceo, a tifare la squadra del suo
liceo? Perché credi che ora non sia qui con me ad urlare ed incitare quei due
folli giocatori che sono in classe con noi? Lo sai quanto ci ho messo a
convincerla a venire oggi? Lo sforzo assurdo che ha fatto lei per venire? E poi
basta che arrivi tu, anzi che vieni semplicemente nominato, e improvvisamente
la fai tornare la ragazza impaurita e chiusa in se stessa che ha paura di
aprirsi con una persona perché qualcuno, che lei riteneva il suo migliore amico,
l’ha già ferita!-
-Io non so di cosa tu…-
-Di cosa io stia parlando? Perché la cosa non mi
sorprende! Dio, gli uomini, quanto sono stupidi-
Detto questo, senza aggiungere niente altro, Nonomi
prese la sua borsa e si avviò verso il corridoio, lasciando indietro tutti e
quattro i ragazzi, a bocca aperta. Quando fu sparita, Endou si voltò verso il
suo amico.
-Sai, forse Nonomi sarà un po’ esagerata, ma su una
cosa ha ragione. La Mizutani non è come tu l’hai descritta. Non si merita un
trattamento del genere. Le devi veramente delle scuse-
Kidou lo fissò, poi tornò a guardare il campo. Non
sapeva bene per quale motivo, ma dentro di se Kidou provava una cosa che non
provava da tanto tempo. Si stava vergognando di se stesso. Possibile che in
tutta quella storia, il cattivo fosse veramente lui?
Kimiko stava guardando la partita. Non sapeva
nemmeno lei come, ne sapeva bene perché era seduta lì con lui. Quando era corsa
via da Kidou e da sua sorella, non si era nemmeno resa conto di dove fosse
diretta, fino a quando non era andata a sbattere contro qualcuno. Così si era
ritrovata per terra, e in quel momento, le sue lacrime avevano iniziato a
scorrere ancora di più, e i singhiozzi che aveva cercato di trattenere, vennero
fuori inesorabili. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo per vedere contro chi
era andata a sbattere, ma quando si era vista mettere davanti agli occhi un
fazzoletto bianco si era voltata verso lo sconosciuto, e lo aveva riconosciuto.
-Stai bene? Ti sei fatta male per caso?-
Sentirsi chiedere le stesse cose nel giro di pochi
minuti fece scattare qualcosa dentro dentro la ragazza che scoppiò a ridere, in
modo isterico, provocando uno sguardo preoccupato nel ragazzo.
-Sicura di stare bene?-
Le chiese scettico la persona contro cui era andata
a scontrarsi. Kimiko scosse la testa
-No, non sto affatto bene. Tu sei Tobitaka, vero?-
Il ragazzo, sorpreso, la fissò. Poi, riconobbe la
ragazza
-Tu sei la compagna di classe di Gouenji, giusto?-
Kimiko annuì.
-Si, sono io. Kimiko Mizutani-
Tobitaka allungò una mano alla ragazza e lei si
ritrovò a prenderla. In pochi secondi fu in piedi, davanti al ragazzo, intenta
ad asciugarsi gli occhi con il fazzoletto che lui le aveva dato
-Scusa per esserti venuta addosso. Non ti ho visto-
Il ragazzo scosse la testa
-Non ti preoccupare. Piangevi tanto che mi stupisce
tu sia arrivata fino a qui senza farti male-
-Forse era destino che mi scontrassi con te-
Disse Kimiko. Il ragazzo la fissò sorpreso, poi arrossì
-Non sei allora molto fortunata. Io non sono bravo a
consolare delle ragazze-
Kimiko si ritrovò a sorridere alle parole del
ragazzo.
-Forse non sarai bravo con le ragazze, ma con me ha
funzionato. Almeno ora non piango più-
Tobitaka la fissò a bocca aperta, e intanto
arrossiva sempre di più. Vedere il ragazzo assumere tutti i toni del rosso non
fece altro che fare scoppiare a ridere la ragazza
-Scusa, non ti volevo imbarazzare-
-Non sono imbarazzato-
-Quindi vuoi dirmi che sei normalmente di quel
colore rosso?-
A quella frase, anche Tobitaka scoppiò a ridere, e i
due ragazzi si ritrovarono a ridere in quell’anonimo corridoio dello stadio
-Non vuoi vedere la partita?-
Le chiese ad un tratto il ragazzo. Kimiko ci pensò
un attimo, indecisa
-Veramente si, ma non posso tornare dagli altri-
Il ragazzo la fissò, ma non commentò quella frase.
Invece, se ne uscì con la cosa più assurda che Kimiko si potesse aspettare
-Allora che ne dici se cerchiamo due posti da
qualche parte?-
Kimiko guardò quel ragazzo con quella strana
capigliatura e si ritrovò indecisa. Da un lato non vedeva l’ora di tornare a
casa sua, al sicuro nella sua camera, lontana da tutti quei folli ragazzi
fissati con il calcio ma dall’altro… dall’altro non vedeva l’ora di vedere
giocare quella partita. Soprattutto, non vedeva l’ora di vedere giocare
Gouenji. Così si ritrovò ad annuire e a seguire quel ragazzo che conosceva
appena, che aveva visto una volta sola. E mentre camminava al fianco di Tobitaka,
Kimiko si rese conto di una cosa. In appena due mesi era cambiata tantissimo.
Mai avrebbe seguito uno sconosciuto, in un buoi corridoio di uno stadio di
calcio. Mai avrebbe seguito un ragazzo conosciuto appena qualche giorno prima
per andare a vedere una partita di calcio. Ed ora eccola lì, seduta ad uno
stadio pieno di persone, a vedere giocare una partita di calcio. La partita di
calcio della sua squadra, del suo liceo. E si ritrovava a fare il tifo. Ogni
tanto si voltava verso il ragazzo seduto al suo fianco per chiedere spiegazioni
-Perché non attaccano ma si passano la palla così?
La stanno facendo girare in torno-
-Stanno cercando un’apertura nella difesa
avversaria. Non si può sempre attaccare-
-Perché a quel giocatore non ha fischiato il fallo e
a quello di prima si?-
-Era diversa l’entrata in scivolata. Prima era
fallo, ora no-
-E ora perché cavolo ha fischiato l’arbitro e si
sono fermati?-
-Erano in fuorigioco-
-Fuoriche?-
A quel punto Tobitaka si era voltato verso la
ragazza, esasperato
-Ma tu un minimo di regole del calcio, le conosci?-
Kimiko lo aveva guardato torva.
-Ti pare che io possa conoscere le regole di un gioco
come il calcio?-
-E allora perché sei venuta a vedere la partita?-
-Perché Nonomi mi ha costretta e…-
Kimiko si fermò di colpo, impallidendo
all’improvviso. Il ragazzo, vedendo il brusco cambiamento della ragazza, la
fissò preoccupato.
-Ehi, Mizutani, stai bene?-
-Nonomi…-
-Nonomi?-
Richiese il ragazzo. Kimiko annuì, iniziando a
tremare
-Nonomi! Mi sono dimenticata di lei! Ora mi uccide!-
La ragazza si mise a cercare qualcosa dentro la sua
borsa, in modo frenetica.
-Perché mai ti dovrebbe uccidere?-
-Pensa che sia andata a casa…-
-E allora?-
Ma la ragazza non gli rispose. Afferrò svelta il suo
telefono, e si mise subito a comporre un numero. Poi, tremante, accostò il
telefono all’orecchio e aspettò. Dopo pochi squilli, dall’altra parte si sentì
il suono di una voce.
-Kimiko! Dove sei?-
-Allo stadio…-
Disse lentamente la bionda. Dall’altro lato della
cornetta il telefono rimase in silenzio per alcuni secondi, prima che la voce
della rossa esplodesse
-COSA??? SEI ALLO STADIO??? NON SEI ANDATA A CASA???
E IO CHE MI PREOCCUPAVO PER TE! DIMMI SUBITO DOVE SEI!!!-
Kimiko, spiegò brevemente all’amica dove si trovasse
e in meno di due secondi, la vide arrivare. Sul volto di Nonomi passarono molte
emozioni, ma alla fine, a prevalere, fu il sollievo. Buttò le braccia addosso
alla ragazza, contenta
-Ero così in pensiero. Quando Haruna mi ha riferito
il tuo messaggio… avrei voluto strangolare quel Kidou con quei suoi dannati
occhialini! O farglieli mangiare. Anzi no, prima glieli facevo mangiare, poi li
usavo per strangolarlo! Quanto sono contenta di vederti ancora qui! Ma a
proposito, che ci fai qui?-
Kimiko lasciò sfogare la rossa, senza dire niente.
Tuttavia rispose all’abbraccio dell’amica. Quando Nonomi si fu calmata e si fu
staccata dalla bionda, fu il momento delle spiegazioni.
-Me ne stavo per andare a casa ma poi… ho incontrato
lui, e per qualche strano motivo, mi sono ritrovata a seguirlo a vedere la
partita. Ed eccomi qui-
Nonomi la fissò, poi disse, semplicemente
-Lui?-
Kimiko annuì, poi indicò il ragazzo di fianco a lei.
Tobitaka stava tranquillamente guardando la partita, non prestando particolare
attenzione a quello che le due ragazze si stavano dicendo. Si voltò giusto il
tempo per salutare Nonomi, e poi tornò a fissare il campo. Nonomi, invece,
fissò il ragazzo con un enorme sorriso sul volto. Poi, come era solita fare
lei, buttò le braccia attorno al ragazzo, e gli stampò anche un bel bacio sulla
guancia.
-Seiya! Sei un grande! Ti devo un enorme favore, lo
sai? Una volta passa al ristorante con i tuoi amici che ti offro la cena!-
Tobitaka, sconvolto, fissò la rossa che ancora aveva
le braccia intorno al suo collo, ed arrossì ancora di più di quanto non avesse
fatto con Nonomi. Lentamente si portò una mano sulla guancia dove la rossa lo
aveva baciato e si ritrovò a farfugliare qualcosa.
-Favore? Cosa? Mi hai baciato? Ristorante? Ma che…
Tu mi hai baciato?-
Nonomi scoppiò a ridere, mentre lasciava andare il
ragazzo. Stava per dire qualcosa quando, ad un tratto, un boato proveniente
dallo stadio fece voltare verso il campo i tre ragazzi. E in quel momento
videro il Kadema attaccare. E non era un ragazzo qualsiasi a farlo.
-Quello è Gouenji!-
Disse Kimiko. Tobitaka annuì
-Si, e non è solo. Anche Kazemaru sta salendo. Cosa
stanno…-
Ma Tobitaka non finì la frase. Infatti, come tutti i
presenti allo stadio, si trovarono a fissare meravigliati quello che stava
succedendo in campo. E Kimiko, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò
stupita a vedere quel ragazzo, quel ragazzo sempre così posato e tranquillo,
quel ragazzo che per qualche strano motivo continuava ad entrare nella sua
vita, giocare in quel modo. Kimiko era stata rapita. Rapita dalla velocità di
corsa di Gouenji, dal suo smarcare gli avversari, dal suo procedere sicuro. E
mentre lo fissava, Kimiko si ritrovò a pensare, che era veramente bello vederlo
giocare così.
In campo Gouenji aveva avuto pochi secondi per
decidere. Aveva visto un varco, ed era in possesso palla. Era la sua occasione,
e non l’avrebbe sprecata. Si era voltato solo un secondo, e aveva incrociato lo
sguardo di Kazemaru. Era bastato uno sguardo, un attimo, e il suo compagno di
squadra aveva capito. E insieme, erano partiti. Con una calma che non pensava
di avere, Gouenji si lanciò all’attacco, dribblando gli avversari con relativa
facilità. Quando aveva visto tre difensori venirgli incontro non aveva avuto
bisogno di controllare, aveva passato la palla indietro, sapendo che Kazemaru
era lì. E infatti, il passaggio era stato perfetto, e Kazemaru aveva preso il
passaggio, continuando l’attacco iniziato dal suo compagno. Così avevano
continuato l’azione, ed erano arrivati, in quello che sembrava un lampo,
nell’area della porta avversaria. E una volta lì, non c’erano stati dubbi su
cosa fare. Gouenji e Kazemaru avevano colpito il pallone contemporaneamente,
facendogli prendere un effetto ben preciso, lanciandolo in aria.
Contemporaneamente, poi, sai Gouenji che Kazemaru saltarono e colpirono il
pallone, Gouenji facendo una rovesciata, mentre Kazemaru colpì il pallone con
il collo del piede. Nell’esatto momento in cui i due ragazzi colpirono il
pallone, in un sincronismo perfetto, si sprigionarono due ali di fuoco ai lati
del pallone. In molti si ricordavano quel tiro, ma era da tanto che i due
ragazzi non lo effettuavano.
-Ali di Fuoco!-
Il portiere della squadra avversaria non ebbe
nemmeno il tempo di reagire. Il colpo sprigionò una forza impressionante, e il
tiro finì presto dentro la rete avversaria. Gouenji e Kazemaru rimasero a fissare
il pallone fermo dentro la porta per qualche secondo, prima di realizzare bene
cosa fosse successo. Poi, addosso ai due ragazzi, arrivarono i loro compagni,
pronti ad esultare. Kazemaru si voltò verso il suo compagno, allibito
-Abbiamo segnato?-
-Abbiamo segnato-
Prima partita del campionato giocata come titolari e
primo gol della stagione. Kazemaru fissò il suo compagno e sorrise.
-Questi sono i giocatori della Raimon-
Disse un loro compagno di squadra. Ma Gouenji lo
corresse
-No, questi sono due giocatori del Kadema!-
E Kazemaru si ritrovò ad annuire, mentre i loro
compagni di squadra esultavano ancora di più. Si, erano stati giocatori della
Raimon, ma ora erano del Kadema, e avrebbero fatto di tutto per portare la
squadra alla vittoria. Perché loro erano professionisti.
Sugli spalti era esploso il caos. Nonomi era
letteralmente saltata su dalla sedia, esultando come una matta. Si era poi
buttata addosso a Kimiko.
-Abbiamo segnato!!!-
Gli urlò nelle orecchie. Poi, si buttò addosso a
Tobitaka, esultando. Kimiko era rimasta allibita. Mai aveva immaginato che i
due ragazzi potessero fare un tiro simile. Aveva veramente visto delle ali di
fuoco sprigionarsi dal pallone. Era stato emozionante. La ragazza si portò una
mano sul cuore, sentendolo battere all’impazzata. Quella era stata una delle
cose più belle che avesse mai visto. Era rimasta abbagliata, ed elettrizzata, e
meravigliata.
-Kimiko, ci sei?-
Le chiese Nonomi, sorridendole.
-Sono stati fantastici-
Disse la bionda, sorridendo. Nonomi le sorrise,
annuendo.
-Si, fantastici. Mio fratello mi aveva parlato di
quel tiro, conosce tutti i tiri di Gouenji da brava fangilr quale è, ma non
l’aveva mai visto in azione-
-In effetti nemmeno io l’avevo mai visto fare-
Disse Tobitaka.
-Era un tiro fantastico-
Ribadì Kimiko. I due ragazzi la guardarono stupiti,
prima di scoppiare a ridere. La ragazza, sentendosi presa in giro, si voltò
verso di loro, indispettita
-Cosa c’è ora?-
-Scusa, non volevo ridere di te. È solo che…-
E Nonomi non finì la frase, lasciandola in sospeso.
-Cosa?-
Chiese la bionda
-Niente, è che sembri una persona che si è appena
innamorata del calcio-
-Cosa?-
Ripetè la bionda, questa volta sconvolta. Nonomi
riscoppiò a ridere
-Sul serio Kimi, sembri mio fratello in questo
momento. Stesso sguardo trasognato-
-Non dire sciocchezze-
-Non sono sciocchezze. Mizutani, tu ti sei
innamorata del calcio. E a farti innamorare è stato il bel calciatore dallo
sguardo di ghiaccio. Non vedo l’ora di dirglielo-
-Io non sono innamorata di niente e di nessuno,
chiaro?-
Ma Kimiko sapeva che non c’era niente da fare. Nonomi
ora non si sarebbe mai fermata. Kimiko odiava il calcio… o forse no.
Qualche gradinate in basso, Endou stava esultando.
-Hanno eseguito le ali di fuoco in modo perfetto. È
addirittura più forte di quando non lo facevano qualche tempo fa. Non so se
sarei stato in grado di pararlo-
-Il loro tiro era più forte perché sono migliorati
negli ultimi anni-
Disse analitico Kidou.
-Non vedo l’ora di affrontarli! Sarà una partita
fantastica, non vedo l’ora di giocarla-
-In effetti anche io non vedo l’ora di affrontarli.
Sarà interessante-
-Oh accidenti! Anche io voglio giocare contro di
voi!-
Disse avvilito Toramaru. Endou gli mise in una mano
sulla spalla
-Non ti preoccupare, Toramaru. Anche tu prima o poi
arriverai al liceo, e allora, ci sfideremo-
-Non vedo l’ora!-
L’unica che non aveva detto niente e che non aveva
partecipato alla gioia del gol era Haruna. La ragazza non aveva fatto altro che
osservare suo fratello, in silenzio.
-Perché?-
Chiese ad un tratto. I tre ragazzi si voltarono
verso di lei.
-Perché cosa?-
Chiese Endou. Ma Haruna guardava suo fratello.
-È una lunga storia-
-La voglio sapere-
-Non ti riguarda-
Haruna guardò sconvolta suo fratello.
-Mi riguarda, invece. Perché non posso credere che
mio fratello giudichi qualcuno solo in base a quello che le persone dicono di
lui. Mio fratello non è una persona che non fa spiegare un amico. Perché mio
fratello non è il freddo capitano della Teikoku, non è il freddo e calcolatore
allievo di Kageyama. Tu non sei così, vero?-
Lo so, sono imperdonabile! Sto aggiornando la storia
con immenso ritardo, ma ho una valida motivazione: l’università. Il mese scorso
sono stata presa dagli esami e anche dall’inizio della tesi (la fine del tunnel
è vicina) e non ho proprio avuto tempo per scrivere il capitolo, e non volevo
nemmeno tirarlo via solo per dire “ho aggiornato”. Spero mi potrete perdonare
per il ritardo, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto. So che c’è poco
calcio, ma ci ho provato e… per ora questo è il meglio che sono riuscita a
fare. Ve lo dico subito, il tiro ali di fuoco per me è uno dei più belli di
tutta la serie. Poi, se ancora non si fosse capito, adoro sia Gouenji che
Kazemaru quindi…
Inoltre ho cercato di far entrare in gioco anche
altri personaggi. Ora c’è, come new entry, Haruna, ma fra poco anche le altre
ragazze entreranno. E anche Tobitaka inizia ad essere un po’ più presente nella
storia. Non so perché, ma il fatto che aiuti i suoi amici facendogli da
mangiare è una cosa che trovo adorabile… poi un ragazzo che sa cucinare, non va
mollato! Ok, lo so, dovrei essere portata via d’urgenza per la mia pazzia, ma
vi prego di sopportarmi ancora un po’ XD
Infine, spero che i fan di Toramaru non mi odino, ma
ammettetelo anche voi: è un po’ una fangirl di Gouenji! Almeno, io lo vedo
così, quindi perdonatemi, vi prego!
Ringrazio tutti quelli che come sempre hanno letto
il capitolo, tutti quelli che continuano a seguire questa storia, vi adoro, e
tutti quelli che l’hanno messa tra le preferite o le ricordare o le seguite. Mi
date tanta forza nel continuare, quindi grazie.
Se volete, lasciate un commento per farmi sapere
cosa ne pensate. Un bacio a tutti quanti e alla prossima, che spero sia a
breve! Con affetto, la vostra
Per Kimiko la
partita si era rivelata più interessante del previsto. Non voleva ammetterlo,
ma forse al calcio poteva sul serio dare una chance, come sport. Certo, non ne
era innamorata come sosteneva Nonomi, ma intrigata si. Si era trovata a fare il
tifo come tutti allo stadio, senza rendersene conto aveva tenuta lo sguardo
fisso sul campo per tutti i novanta minuti di gioco e nel breve intervallo
aveva costretto Seiya a spiegarle le regole. Non è che se le ricordasse gran
che, e la cosa del fuorigioco ancora non le era molto chiara, ma nel secondo
tempo era stata abbastanza capace da seguire il gioco senza dovere
continuamente chiedere al ragazzo spiegazioni. Quando poi la squadra avversaria
aveva pareggiato, si era trovata a fissare stupita la palla dentro la rete,
senza bere capire cosa fosse successo. Alla fine la partita era finita uno a
uno. Per il Kadema le occasioni non erano mancate ma il portiere della squadra
avversaria si era rivelato più forte del previsto. Il gol di Gouenji e di
Kazemaru era arrivato in modo così inaspettato che il portiere non aveva avuto
il tempo di reagire, ma non si era fatto trovare più impreparato. Il livello
dei giocatori liceali era alto, anche Nonomi l’aveva riconosciuto
-A quanto pare
avere vinto il mondiale under 15 non basta al liceo-
Si era trovata a
mormorare la rossa.
-Almeno non
abbiamo perso…-
Cercò di tirarla
su di morale Kimiko. La rossa si limitò ad annuire
-Vuol dire che si
devono allenare di più. Dopo mi sentono quei due!!!-
-Io li lascerei
stare Nonomi. Saranno stanchi e Gouenji e Kazemaru sapranno già cosa fare-
Disse Seiya
tranquillo per cercare di frenare la rossa, operazione difficile e, a volte,
del tutto inutile.
-Niente scuse
Seiya. Dopo mi sentono-
Ribadì decisa
Nonomi.
-Dopo?-
Chiesa sorpresa
Kimiko. Nonomi si bloccò di colpo, e un leggero rossore le imporporò le guance.
-Nonomi…-
-Non te l’ho detto?-
Chiese fintamente
la rossa, sempre più a disagio.
-Detto cosa?-
-Ecco… si insomma…
forse dopo…-
-Nonomi…-
Ripeté, irritata,
la bionda
-Ecco si dopo,
cioè adesso, noi…-
-…Ci vediamo tutti
da Hibiki per mangiare insieme-
Finì con lo
spiegare Seiya, stufo del balbettio della rossa. Kimiko fissò i due ragazzi,
spostando lo sguardo da uno all’altro. Alla fine, il significato delle parole
dette da Seiya pervase la ragazza, che prese subito una decisione
-Bene, io allora
vado a casa-
-No!-
Disse subito
Nonomi, prendendo il polso della bionda. Kimiko si limitò ad alzare gli occhi
al cielo
-Tu DEVI venire!-
-Perché?-
-Come perché, non
è chiaro? Per conversare, fare amicizia, e stare con persone della tua età!-
Disse Nonomi seria,
sempre tenendo ferma la bionda per il polso. Kimiko le scoccò un’occhiataccia
-Mi sembra di
sentire parlare mia madre…-
Disse esasperata
la bionda.
-Beh, tua mamma ha
ragione. Quindi vieni!-
-E se avessi da fare?-
-Sappiamo tutte e
due che non è così-
Le due ragazze si
fissarono per alcuni secondi. Alla fine Kimiko sospirò rassegnata.
-E va bene, vengo!-
Nonomi lanciò un
grido di gioia e si buttò addosso alla bionda, felice. Seiya, nel frattempo,
era rimasto a guardare in silenzio e a sorridere. Non era male passare un
pomeriggio con quelle due, si disse. Aiutare Kimiko era stata una delle scelte
migliori che avesse mai fatto.
-Ma mi raccomando,
non flirtare troppo con Gouenji, Mizutani-
Disse la rossa,
lanciando uno sguardo malizioso alla bionda.
-Io non flirto con
nessuno!-
Urlò la bionda,
tutta rossa in viso. Nonomi si limitò a scoppiare a ridere, seguito poi da
Seiya.
Negli spogliatoi
del Kadema l’atmosfera era tutto sommato allegra. L’esordio del campionato era
andato bene, anche se la partita era finita con un pareggio. Il morale della
squadra era alto e anche l’allenatore si era rivelato soddisfatto
dell’incontro. Il gol di Gouenji e di Kazemaru era piaciuto e aveva dato una
scossa alla squadra.
-Con quel tiro
possiamo arrivare in alto-
Aveva detto l’allenatore,
e nei prossimi allenamenti i due dovevano impegnarsi a migliorarlo ancora di
più. Ma per quel giorno i giocatori erano liberi. Kazemaru e Gouenji si stavano
prendendo il loro tempo, metabolizzando la partita appena giocata. Stavano in
silenzio, ognuno preso nei propri pensieri. Quando ormai erano pronti per
andarsene, Kazemaru si rivolse al suo amico
-Ci vieni da Hibiki?-
Gouenji lo fissò
stupito
-Da Hibiki?-
-Si! Non hai
ricevuto il messaggio del capitano?-
Il ragazzo fece di
no con la testa.
-Endou mi ha scritto per dirmi che dopo la partita ci
saremmo tutti visti da Hibiki per festeggiare.
Pensavo lo avesse mandato anche a te-
-Conoscendo Endou se ne sarà dimenticato…-
Kazemaru si limitò
ad annuire, non riuscendo però a celare un piccolo sorriso.
-Allora ci vieni?-
-Certo-
I due ragazzi così
si avviarono lentamente fuori dagli spogliatoi, in silenzio. Appena usciti
dallo stadio, i due ragazzi furono sorpresi di trovare il posto ormai quasi
deserto. Non era rimasta molta gente, e il posto, ormai vuoto, sembrava ancora
più imponente di quanto non avessero percepito i ragazzi.
-Non posso credere
che abbiamo giocato con i liceali…-
-Lo siamo ormai
anche noi Kazemaru-
-Si lo so ma… è
strano non trovi? È successo tutto così velocemente. Sembra ieri che Endou era venuto da me per chiedermi di unirmi alla squadra
di calcio della Raimon e ora…-
-Ora siamo al
liceo-
-Già…-
I due si stavano
ormai avviando verso il locale di Hibiki quando
improvvisamente si sentirono chiamare da una voce fin troppo familiare.
-Gouenji,
Kazemaru!!-
I due non
dovettero neppure sforzarsi di cercare di individuare dove fosse la ragazza,
perché in pochi secondo si materializzò davanti a loro due la proprietaria
della voce, con la sua inconfondibile chioma rossa e il sorriso sulle labbra.
-Ciao Nonomi-
Le disse Kazemaru,
mentre Gouenji si limitò ad un leggero cenno con il capo.
-Ragazzi, bella
partita. Il vostro gol poi è stato fenomenale ma… come avete potuto solo
pareggiare? Insomma, siete o non siete campioni mondiali? Non avevate qualche
altra tecnica micidiale da sfruttare?-
I due ragazzi
sorrisero, mentre si scambiavano una occhiata complice. Si erano aspettati una
ramanzina dalla rossa, che era arrivata puntualissima. Ma non fecero in tempo a
rispondere, che un’altra voce, sempre appartenente ad una ragazza, e sempre una
voce che conoscevamo bene, si intromise, prestando loro soccorso
-Non la state ad
ascoltare. Siete stati grandi, e il vostro gol è stato fantastico. E poi un
pareggio è meglio di una sconfitta, no?-
Il sorriso di
Kimiko abbagliò per un attimo tutti e due i ragazzi.
-Allora sei
proprio venuta?-
Le chiese Gouenji,
senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi verdi della ragazza.
-Certo che sono
venuta… che ti aspettavi?-
-Credevo che non
ti piacesse il calcio-
-Infatti… ma devo
dire che oggi è stato interessante-
-Interessante?-
Kimiko annuì,
sempre con il sorriso sulle labbra.
-Si Gouenji,
interessante-
-Vuol dire che
verrai a vederci ancora?-
-Forse…-
I due ragazzi
continuarono a fissarsi negli occhi, sorridendo entrambi. Furono interrotti da
un leggero colpo di tosse, prodotto dalla Nonomi
-Ragazzi, vi
prego, smettetela di flirtare…-
I due divennero
entrambi rossi, e poi simultaneamente, si rivolsero alla ragazza
-Non stiamo flirtando-
Nonomi li fissò
per alcuni secondi in silenzio, poi scoppiò a ridere, seguito anche da Kazemaru
e Tobitaka. Kimiko e Gouenji si guardarono, poi
scoppiarono anche loro a ridere.
-Kimiko avvisami
quando state per sposarvi! Voglio essere la tua damigella d’onore!-
Kimiko le rivolse
uno sguardo che voleva essere arrabbiato, ma il sorriso sul suo volto tradiva
il suo reale stato d’animo
-Credici Utsunomiya! Primo io non mi sposerò mai, secondo, figuriamoci
se sarai tu la mia damigella d’onore!-
-Oh,
scommettiamo Mizutani?-
Ma
Kimiko non le rispose, anzi, iniziò ad incamminarsi
-Ehi,
Kimiko! Ma dove vai?-
La
bionda si voltò verso i quattro ragazzi che erano rimasti indietro.
-Da Hibiki, no? Ho fame e poi scusa, non sei stata tu a dirmi
che devo venire “per
conversare, fare amicizia, e stare con persone della mia età”?-
Nonomi la fissò, sorpresa
e contenta. Poi partì di corsa verso la sua amica, saltandole praticamente
addosso, provocando un grido di sorpresa da parte della bionda, seguito subito
dopo dalle risate delle due ragazze. Intanto i tre ragazzi, che erano rimasti
in silenzio a fissare quelle due, si scambiarono una lunga occhiata, non
riuscendo a nascondere un sorriso divertito. Alla fine si incamminarono anche
loro, pur rimanendo a distanza dalle due ragazze, infatti, dopo tutte quelle
chiacchiere, i tre avevano voglia di una cosa… silenzio.
Hibiki cercava con tutto
se stesso di mantenere la calma. Era un normale sabato pomeriggio, un calmo e
normale sabato pomeriggio come tanti altri, quando improvvisamente si era
ritrovato il locale pieno di persone, anzi di ragazzi, che non facevano altro
che parlare, rumorosamente, e interrompere la sua pace. Eppure, nonostante il
rumore, nonostante il fastidio di dovere cucinare per loro, che non facevano
altro che spazzolare in pochi secondi tutto quello che gli metteva davanti, era
contento. Era contento di vedere che nonostante le diverse strade che stavano
prendendo, le diverse scuole che stessero frequentando, erano ancora legati da
un filo conduttore: l’amicizia. Ed eccoli lì, Endou,
con la sua fascia arancione in testa e il sorriso sulle labbra, Kazemaru,
intento ad ascoltare, perplesso, quello che il suo ex capitano diceva, e a
cercare di frenare la sua naturale impetuosità, Gouenji che invece era sempre
calmo e tranquillo, e anche se sembrava non ascoltare o sentire quello che
capitava intorno a lui, non si perdeva una parola, Toramaru
sempre intento a fissare impressionato il suo mito e a cercare di dimostrarsi
più maturo della sua età e infine Tobitaka, che
nonostante avesse giocato con quei ragazzi e fosse un loro amico ancora non si
sentiva totalmente a suo agio con loro. Tuttavia, anche se la scena poteva
sembrare familiare, c’era qualcosa di diverso. Erano quelle due ragazze, una
rossa e una bionda, a cambiare totalmente l’atmosfera di quel pomeriggio.
Quando le due ragazze avevano fatto la loro entrata nel negozio, era come se un
ciclone fosse entrato dentro il ristorante.
-Salve Hibiki! Le siamo mancate?-
Aveva chiesto la
rossa, sorriso spavaldo in volto.
-Nonomi! Si
educata-
Aveva urlato suo
fratello, tutto rosso in faccia.
-Fratellino io
sono sempre educata! E poi mica ho detto niente di male, no?-
-Ma non sono cose
da dire entrando in un posto!-
Aveva cercato di
ribattere Toramaru. Nonomi stava per rispondergli per
le rime, quando la voce di Kimiko l’aveva bloccata
-Tuo fratello non
ha tutti i torti sai? Sei imbarazzante certe volte-
Detto questo
Kimiko aveva rivolto un sorriso a Toramaru, sorriso a
cui il ragazzo aveva risposto diventando tutto rosso.
-Kimiko, ti prego,
smettila di difendere quel mostriciattolo di mio fratello. Se continui così e
soprattutto se gli sorridi ancora, si ritroverà definitivamente e irrimediabilmente
innamorato cotto di te. E poi tu hai già un ragazzo con cui flirtare, non
prenderti anche il mio otouto!-
-Per la quarta
volta Nonomi io non flirto con nessuno-
-Certo, come no? E
con il biondo qui dietro di me che cosa fai allora?-
Il biondo in
questione, sentendosi chiamato in causa, di nuovo, per la stessa storia, decise
una volta per tutte di intervenire
-Io e la Mizutani non flirtiamo-
-Ma se sei sempre
preoccupato per lei! Chi mi ha chiamato per sapere il suo numero di telefono
alle nove e mezza di sera?-
-Quella volta era
una cosa particolare…-
Disse leggermente
rosso in volto il ragazzo.
-Quindi mi vuoi
dire che non l’hai mai più chiamata e che non vi siete più sentiti tranne che a
scuola?-
Nonomi fissò
dritto in volto il ragazzo. Gouenji, invece, puntò il suo sguardo su Kimiko,
che a sua volta lo guardò spaventata. Vedendo quei due, Nonomi spalancò i suoi
occhi per la sorpresa quando ebbe realizzato.
-Voi due vi
sentite!!! Allora avevo ragione!-
-Non è come
pensi…-
-Vi sentite-
-È successo una
volta sola…-
-E non mi dici
niente!! Racconta, voglio sapere tutti i particolari-
A quel punto
Nonomi aveva trascinato ad uno sgabello la bionda e l’aveva fatta sedere con la
forza, mentre lei si sedeva al suo fianco. Intanto la bionda aveva scoccato
un’occhiataccia al ragazzo, che era rimasto in piedi impassibile.
-Non prendertela
con me-
Le aveva detto,
mentre prendeva posto anche lui al bancone di Hibiki.
Nel frattempo, anche Endou, Kazemaru e Toramaru si erano seduti, e fissavano a loro volta Gouenji
e cercavano bene di assimilare tutte le informazioni. Gouenji, a quel punto, si
era seduto pure lui, facendo finta che niente di tutto quello fosse successo.
Alla fine, però, Endou non resistette alla tentazione
e chinandosi verso Kazemaru, e cercando di parlare a voce bassa chiese
-Ma non ho capito,
Gouenji e la Mizutani escono insieme o no?-
Kazemaru sorrise,
prima di rispondere al suo ex capitano
-No Endou, non escono insieme… ma di certo, questa è la prima
volta che vedo Gouenji interessato a qualcuno che non sia sua sorella-
Endou ridacchiò, prima
di lanciare una occhiata verso il suo amico. In effetti era vero quello che
aveva detto Kazemaru. Gouenji alla fine si era seduto vicino alla Mizutani, ma dall’altro lato aveva Toramaru,
e stava parlando con lui in quel momento, anche se ogni tanto lanciava
un’occhiata alla ragazza seduta di fianco a lui. E in quel momento un pensiero
lo colse velocemente, e decise di condividerlo con tutti
-Ehi, Gouenji!-
Il ragazzo si
voltò verso il suo ex capitano, ma anche tutti gli altri si voltarono verso il
portiere.
-Lo sai..infondo tu e la Mizutani sareste una bellissima coppia!-
Tutti rimasero in
silenzio per alcuni secondi. Il primo a cedere fu Hibiki,
che scoppiò a ridere, seguito poi da Kazemaru e Tobitaka.
Gouenji invece divenne rosso in viso, come Kimiko, che si scambiarono uno
sguardo rassegnato. Ma a suggellare il momento ci pensò come sempre Nonomi
-Ben detto capitano!-
L’unico modo che
ebbe Hibiki per riuscire ad avere almeno cinque
minuti di silenzio nel suo locale, fu mettere davanti ad ognuno dei ragazzi una
bella porzione di cibo. Tuttavia, nonostante il cibo, le chiacchiere ripresero
subito dopo.
-Hibiki ti sei perso una grande partita oggi!-
-Davvero Endou?-
-Si! Gouernji e Kazemaru hanno anche eseguito le ali di fuoco!-
Hibiki si voltò
sorridente verso i due ragazzi.
-Vedo che allora
le vecchie tecniche dell’inazuma sono ancora
apprezzate da voi ragazzi!-
-Certo Hibiki! Non ci dimentichiamo facilmente di certi tiri, vero
Gouenji?-
Il biondo si
limitò a fare un piccolo cenno con il capo. Fu Toramaru
poi a parlare
-È stato un tiro
fantastico Hibiki-san! Non avevo mai avuto la fortuna
di vederlo dal vivo. È stato fenomenale. Pensare poi che è un tiro ideato dalla
vecchia inazumaeleven è
una cosa ancora più emozionante-
-Per una volta
devo dare ragione al mio otouto. È stato un tiro
magnifico! Persino Kimiko ne è rimasta impressionata, vero?-
La bionda, a
quelle parole, si ritrovò ad annuire con forza.
-Concordo con
Nonomi. È stato un tiro incredibile, non pensavo che il calcio potesse essere
così spettacolare-
A quelle parole
sia Gouenji che Kazemaru sorrisero contenti.
-Mi fa piacere che
ti sia piaciuto Mizutani-
-Era un bel tiro
Gouenji, lo riconosco-
I due ragazzi si
scambiarono un lungo sorriso. Ma a quel punto, fu la voce perplessa di Endou ad entrare nella conversazione
-Come hai fatto a
vedere anche tu il gol Mizutani? Non te ne eri andata
dallo stadio?-
Tutti quanti si
voltarono verso Endou. Tra i ragazzi scese il
silenzio, mentre spostavano lo sguardo da Endou a
Kimiko, in attesa di una spiegazione. La bionda era visibilmente in imbarazzo.
Non sapeva bene cosa dire, perché non voleva fare sapere a Gouenji che quel
giorno aveva non solo rivisto Kidou, ma che aveva
anche avuto un duro scontro con lui. Vedendo lo sguardo preoccupato della
ragazza, Tobitaka, che fino a quel momento non era
ancora intervenuto, venne in suo soccorso, per la seconda volta in quella
giornata.
-In realtà la
partita l’ha vista con me. L’ho incrociata che stava per uscire dallo stadio, e
le ho chiesto se mi voleva farmi compagnia. Poi dopo si è aggiunta anche
Nonomi, e alla fine abbiamo visto tutti e tre insieme la partita-
Endou fissò sorpreso Tobitaka.
-Hai visto la
partita con Nonomi e la Mizutani?-
Il ragazzo annuì,
con calma, e nello stesso momento lanciò uno sguardo penetrante al suo ex
capitano. Tobitaka, infatti, sperava che Endou non insistesse ancora con quell’argomento. Tutti
avevano visto il disagio della Mizutani, ed era
meglio non continuare con quel discorso. Fortunatamente Endou
capì subito cosa gli voleva dire il suo amico.
-Bene! Ero
preoccupato che potessi perderti la partita Mizutani,
ma se invece sei riuscita a vederla con loro mi fa piacere-
Detto questo fece
uno dei suoi soliti sorrisi. A quel punto Gouenji stava per dire una cosa, per
cercare di capire meglio tutta quella faccenda, ma fu preceduto da Kimiko
-Ma toglietemi una
curiosità… il tiro che avete fatto oggi, cosa vuol dire che è un tiro della
vecchia inazumaeleven?-
Gouenji scoccò un’occhiata
strana alla ragazza. Non era da lei chiedere queste cose. Ma a quel punto
iniziò a parlare Hibiki
-È una storia
lunga signorina…-
-Mi piacerebbe
sentirla-
E così. Hibiki iniziò a raccontare della vecchia InazumaEleven, e di come poi,
dopo la vittoria della Raimon contro la Teikoku di due anni fa si fossero riuniti, nuovi e vecchi
giocatori dell’Inazuma, per una partita e come quel
giorno fossero venuti fuori i ricordi e anche i vecchi tiri.
-È così che gli
abbiamo fatto vedere il tiro ali di fuoco!-
-Fu un tiro
eccezionale. L’avevo visto nei vecchi appunti di mio nonno, e ce lo siamo fatto
insegnare. Quel giorno è stato magnifico, anzi, dovremmo rifarlo-
E grazie ai
racconti della vecchia Inazuma, il discorso dello
stadio, fu dimenticato.
Dopo due ore di
chiacchere, risate e prese in giro, i ragazzi decisero che era ora di tornare a
casa e liberare Hibiki della loro presenza. Andavano
tutti in direzioni diverse e ben presto il gruppo si divise. I primi a separarsi
furono Nonomi, Toramaru, Kimiko e Tobitaka.
Il saluto di Nonomi si era fatto distinguere come sempre
-Ci vediamo lunedì
ragazzi! E Gouenji, non ti preoccupare, mi assicuro io a fare arrivare la bella
Kimiko sana e salva a casa!-
Gouenji si limitò
a scuotere la testa, senza replicare. Così rimasero solo i tre ragazzi della Raimon, Endou, Kazemaru e
Gouenji. I tre parlarono ancora un po’ della partita e del campionato del
liceo, che si rivelava essere molto più difficile di quanto non avessero
pensato.
-Non vedo l’ora di
scendere in campo! Mi voglio misurare con altri giocatori e vedere se la mia
mano di luce riuscirà a parare tutti quei tiri fantastici!-
-Arriverà anche il
tuo momento Endou. Ma non strafare con i tuoi
allenamenti speciali. Questa volta non ci saremo noi a darti una mano dopo-
-Non ti
preoccupare Kazemaru. Ci pensa Natsumi a tenermi
d’occhio…-
Kazemaru e Gouenji
si scambiarono un’occhiata.
-Natsumi?-
Chiese Kazemaru. Endou annuì
-Si, è entrata
anche lei nel team della nostra squadra. È una delle manager e… diciamo che mi
controlla, parecchio. Dice che non mi posso permettere di farmi male durante i
miei allenamenti. Spunta fuori ogni volta che vado ad allenarmi alla Steel tower…-
I due ragazzi
ridacchiarono, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del loro ex capitano.
-Cosa ci trovate
da ridere?-
-Niente Endou solo che alla fine, la Raimon
ti conosce veramente bene-
A quello Endou non seppe cosa rispondere. Dopo un po’ anche Kazemaru
si staccò dal gruppo, dato che prendeva un’altra strada per andare a casa sua.
Alla fine rimasero solo in due, Endou e Gouenji.
Camminarono chiacchierando sempre del più e del meno, quando ad un tratto Endou si fermò di colpo. Gouenji lo fissò preoccupato
-Endou…-
-Gouenji, c’è una
cosa che forse sarà meglio tu sappia-
A quelle parole,
il ragazzo si fece attendo. Era raro che Endou si
comportasse in quel modo, ma quando lo faceva significava solo una cosa, si
trattava di una cosa importante.
-Dimmi-
-Non qui. C’è un
posto in cui credo sia meglio andare a parlare-
I due ragazzi si
scambiarono uno sguardo, ma Gouenji aveva subito capito cosa volesse dire Endou.
-Steel Tower?-
Endou annuì.
-Allora andiamo-
I due si
incamminarono in silenzio. Non ci impiegarono molto ad arrivare, erano
abbastanza vicini, e Gouenji seguì Endou verso il suo
albero. Non c’era nessuno in quel momento, e i due si sedettero su una
panchina. Alla fine Endou si decide a parlare.
-Riguarda la Mizutani…-
-Cosa vuoi dirmi?-
Endou alzò lo sguardo e
lo puntò dritto negli occhi del suo amico. Poi fece un bel respiro e parlò
-Oggi, allo
stadio, c’era anche Kidou-
-Lo immaginavo…-
-Ma è andato via
subito dopo la partita, non abbiamo parlato molto…-
-Endou, dove vuoi arrivare?-
-Oggi Kidou e la Mizutani si sono
visti-
Gouenji lo fissò
perplesso.
-Ma Kimiko era con
Nonomi e Tobitaka. Ha visto con loro la partita-
-Ma all’inizio era
con noi-
Gouenji fissò Endou sorpreso.
-Con voi?-
-Si, era con noi.
Poi, credo sia stata colpa mia se ne è andata-
-Che cosa hai
fatto Endou?-
-Ho nominato Kidou e il fatto che sarebbe venuto con noi a vedere la
partita e… lei si è alzata, non ha detto niente, ed è andata via. Doveva essere
una cosa temporanea, aveva detto che andava a prendere qualcosa da bere ma
poi…-
-Poi cosa?-
Endou fece un respiro
profondo, poi continuò
-Dopo è arrivata Haruna, e sembrava sconvolta. Ha detto a Nonomi che Kimiko
se ne andava a casa, che non sarebbe tornata a vedere la partita. Kimiko si è
allarmata, le ha chiesto cosa fosse successo, ma Haruna
non ha detto una parola. Si è seduta e basta. Poco dopo è arrivato Kidou e anche lui era strano. Era come se fosse sconvolto.
Non ci abbiamo messo molto a capire che Kidou e la Mizutani si erano visti, ma non so cosa sia successo.
Nonomi stava per dire qualcosa quando poi se ne è andata pure lei. Non so
altro, ma so che qualcosa deve essere successo. Anche il fatto che Kidou se ne sia andato subito dopo senza dire niente… ha
fatto persino fatica a seguire la partita. Stava pensando ad altro, era
evidente-
Gouenji aveva
ascoltato in silenzio tutto quanto.
-Perché mi stai
dicendo tutto questo?-
Chiese alla fine
al suo amico. Endou restituì lo sguardo, ma si prese
il suo tempo prima di rispondere.
-Perché quella
ragazza non è cattiva. Non è la fredda principessa di ghiaccio della Teikoku che Kidou continua a dire
lei sia. È una ragazza allegra e solare, e qualcosa mi dice che mi posso fidare
di lei. E poi, c’è anche un’altra cosa-
-Cosa?-
Endou fissò il suo
amico, poi gli mise una mano su una spalla
-Tu ti fidi di
quella ragazza, e ti preoccupi per lei. Qualcosa vorrà pur dire, no?-
Gouenji non fissò
il suo amico, ma alzò lo sguardo verso la terrazza superiore, dove qualche
tempo fa, lui e Kimiko avevano passato un pomeriggio a parlare.
-Si, mi fido di
lei-
Endou si limitò ad
annuire con il capo
-Per questo
dobbiamo fare qualcosa per quei due. Dobbiamo almeno fare in modo che si
parlino e…-
-Calmati Endou, non lo possiamo fare-
-Perché?-
-Ogni volta che
Kimiko sente parlare di Kidou si intristisce e non è
a suo agio. Non possiamo forzarla a parlare con lui-
-Ma…-
-Niente ma, Endou. Lasciamo che si affrontino quando si sentiranno in
grado di farlo. Non posso farle pressioni, Endou,
quindi, per favore, non chiedermelo-
Endou fissò il suo
amico, seduto di fianco a lui. Per la prima volta da molto tempo, il portiere
vide uno sguardo di profonda tristezza in quegli occhi scuri, come non vedeva
dai tempi in cui sua sorella era in coma. E Endou, in
quel momento, capì cosa voleva dire il suo amico.
-Va bene,
aspetteremo. Anche se è una cosa che non mi piace per niente… vorrei potere
risolvere il problema adesso, senza aspettare-
Gouenji sorrise a
quelle parole. Rimasero seduti un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri. Alla fine, il primo ad alzarsi fu Gouenji. Si scambiò solo un piccolo
cenno del capo con Endou, ma tra amici molto spesso,
non servono le parole. Endou guardò andare via il suo
amico, e prima che sparisse del tutto dalla sua visuale, non riuscì a
trattenersi
-Lo sai che
sareste veramente una gran bella coppia?-
L’unico modo che
scelse Gouenji per rispondergli, fu lanciargli una pallonata dritta in faccia,
palla fermata con estrema facilità da Endou, che
commentò il gesto, facendosi una bella risata.
Nonomi fissò il
treno sparire dalla stazione senza dire una parola. Aveva caricato sul treno
Kimiko da appena cinque secondi e già le mancava da morire. Chi l’avrebbe mai
detto che avrebbe trovato la sua migliore amica in quella fredda e distaccata,
all’apparenza, ragazza così diversa da lei? Alla fine, a riportarla alla
realtà, ci penso il suo fratellino
-Nee-chan, andiamo? Se no rischiamo di fare tardi e la mamma
è da sola. Non può aprire il ristorante lei-
Nonomi si limitò
ad annuire e si avviò con il suo fratellino verso l’uscita della stazione. Con loro
c’era ancora Tobitaka,
-Seiya se vuoi
puoi andare a casa-
-No, vi
accompagno-
-Ma siamo quasi
arrivati e…-
-Tanto siete di
strada, non è un problema-
-Ma se abiti dall’altra
parte Tobitaka!-
Disse Toramaru. Il ragazzo scoccò un’occhiataccia al ragazzo più
piccolo, mentre Nonomi non riuscì a trattenere una risatina
-Devo andare in un
posto, e il vostro ristorante è di strada-
-Dove devi andare?-
-Otouto, lascialo in pace, non sono affari tuoi-
-Ma io…-
Nonomi lanciò uno
sguardo ammonitore al fratello, che si limitò a chiudere la bocca senza dire
più niente. I tre fecero la strada chiacchierando, e quando si ritrovarono
davanti al locale dei fratelli Utsunomiya si salutarono. Il primo ad entrare
dentro il locale fu Toramaru e Nonomi stava per
seguirlo quando si voltò indietro.
-Seiya!-
Il ragazzo si
fermò di colpo. La ragazza si avvicinò a lui di corsa
-Che c’è?-
-Grazie per oggi-
Tobitaka la guardò
-Per oggi?-
Nonomi annuì
-Per quello che
hai fatto con Kimiko. Grazie-
Il ragazzo si
grattò una guancia, a disagio
-Veramente io non
ho fatto gran che…-
-Ma è bastato. Lei
aveva bisogno di un amico in quel momento e per fortuna ha trovato te. Sei stato
un tesoro, grazie-
E per la seconda
volta in quella giornata, Nonomi gli diede un bacio sulla guancia. Poi, veloce
come era arrivata, Nonomi sparì. Seiya rimase fermo imbambolato in strada per
qualche secondo. Poi, tutto rosso in viso, si avviò veloce verso casa sua. E mentre
rifletteva a quello che era successo, e rivedeva nella sua mente quell’episodio,
si chiese se si era immaginato il rossore sulle guance della ragazza.
Kimiko aveva preso
il treno per un soffio. Tutta colpa delle chiacchiere di Nonomi che le avevano
fatto fare tardi. Era riuscita a trovare un posto, e ora non faceva che fissare
il panorama che sfrecciava davanti a lei. Si era divertita quel giorno, si era
divertita come non le capitava da tanto tempo. Era stato bello passare un
pomeriggio con quei ragazzi, anche se aveva dovuto sopportare una bella dose di
prese in giro, ma non erano state battute cattive fatta per ferirla, ma erano
le classiche cose che si facevano tra amici. Amici… era strano per una come lei pensare di potere avere degli
amici che la accettassero così com’era. Certo, lei non aveva fatto gran che per
essere accettata, anzi, aveva cercato in tutti i modi di restare lontana da loro,
ma si era ritrovata attratta da quello strano e rumoroso gruppo, come se una
forza invisibile ce l’avesse trascinata dentro a forza. E con sua grande
sorpresa si era trovata bene lì. Certo, se non ci fosse stato tutto l’incidente
con Kidou la giornata sarebbe stata migliore ma, per
fortuna le cose belle, per una volta, superavano quelle negative. Era talmente
assorta nei suoi pensieri, che per poco non mancò di scendere alla sua fermata.
Per una volta il suo umore era allegro, anzi, le dispiaceva dovere tornare a
casa e concludere quella giornata così piacevole. Arrivò sorridendo in vista di
casa sua quando si rese conto che c’era qualcosa che non tornava in quello che
stava vedendo. Dopo pochi secondi riuscì subito a capire: appoggiato al muro di
recinzione della sua casa, c’era un ragazzo, un ragazzo con due inconfondibili
occhiali sugli occhi. KidouYuuto
la stava aspettando. Non appena il ragazzo scorse la ragazza venire incontro
alla casa si scostò dal muro e si mise in mezzo alla via. Kimiko fu tentata di
girarsi e tornare indietro, ma c’era qualcosa nel modo di fare del ragazzo che
la fece avvicinare. Si fermò a qualche metro da lui e solo allora si decise a
parlare
-Se sei venuto
fino a qui solo per insultarmi di nuovo, ti prego, lascia perdere. Ho passato
una bella giornata nonostante tutto, non rovinarmela-
Lui la fissò senza
parlare per qualche minuto, come se fosse indeciso se andarsene o restare. Alla
fine si decise a parlare
-Non sono venuto
qui per insultarti…-
-Allora cosa vuoi?-
Kidou la guardò, e con
enorme sorpresa di Kimiko, la ragazza si rese conto che il ragazzo era nervoso.
-Kidou…-
Disse con un tono
di voce molto più calmo e con una leggera nota di preoccupazione
-È successo qualcosa?-
Il ragazzo rimase
ancora qualche secondo in silenzio prima di parlare
-Vorrei solo
potere parlare con te-
-Parlare?-
Kidou annuì. Kimiko
incrociò le braccia sotto al seno, e assunse un atteggiamento infastidito
-Tu vuoi parlare
con me? Adesso? Dopo tutto questo tempo in cui non solo mi hai evitato, ma mi
hai anche considerato il male in persona?-
Kidou annuì di nuovo
-Perché? Perché
adesso? Non ti è bastato quello che mi hai detto oggi allo stadio? Vuoi continuare
ad infierire?-
-No, non voglio litigare
ancora. Io voglio solo parlarti-
-Perché?-
Chiese di nuovo la
ragazza. Kidou fece un sospiro e fece una cosa che
non faceva spesso davanti alle altre persone. Si tolse gli occhiali dagli occhi
e si avvicinò alla ragazza. Kimiko rimase stupita da quel gesto. Kidou non si toglieva mai quegli occhiali e ora invece si
ritrovava a fissare quegli occhi rossi per la prima volta in vita sua.
-Voglio parlare
con te perché forse mi sono reso conto che mi sono sempre sbagliato. E anche
perché… sentirti dire che non siamo mai stati amici mi ha ferito-
Kimiko lo fissò
allibita
-Ti ha… ferito? E
tutte le cose che tu hai detto a me pensi che non lo abbiano fatto? E poi, caro
il mio Kidou, se non sbaglio il primo a dire che non
siamo mai stati amici sei stato tu. Se ti ho ferito ne sono contenta, ora sai
quello che hai fatto provare tu a me-
Kimiko si avviò
decisa verso i cancelli di casa sua. L’ultima cosa che voleva ora era parlare
con quel ragazzo. Come poteva dirle che lei lo aveva ferito? Dopo tutto quello
che lui le aveva fatto? Ma ad un tratto si sentì afferrata per il polso.
-Kidou cosa credi…-
-Kimiko, per
favore. Voglio solo parlare e chiarire tutto-
La ragazza si
pietrificò all’istante. Era da un sacco di tempo che non si sentiva chiamare
per nome da quel ragazzo.
-L’ultima volta
che ci siamo visti mi hai chiamato Mizutani… perché
ora mi chiami con il mio nome?-
-Se non sbaglio,
un po’ di tempo fa, ci chiamavamo entrambi con il nostro nome…-
I due ragazzi
rimasero così, fermi, davanti ai cancelli di ferro battuto della villa Mizutani. Alla fine, la prima a cedere fu Kimiko, che
lasciò uscire un sospiro.
-E va bene Kidou. Parliamo-
Il ragazzo
sorrise.
-Ti va una tazza
di thè e una fetta di torta?-
Kidou la guardò,
accennando un piccolo sorriso sarcastico
-Sempre una amante
della cioccolata, Mizutani?-
-Ovvio Kidou! Certe cose non cambiano mai-
-Vero. Accetto la
tazza di the-
-Allora vieni.
Benvenuto nella casa della “Valle dell’acqua”- ((#) Vedi nota a fine
capitolo)
Il ragazzo sorrise
-Sarebbe meglio
dire bentornato-
Kimiko si girò
verso di lui
-Lo vedremo dopo
che ci siamo parlati Kidou-
Il ragazzo annuì
serio
-Giusto Mizutani-
Dopo di che,
Kimiko lasciò entrare il ragazzo in casa sua e alla fine, chiuse la porta.
Mentre osservava Kidou dirigersi sicuro verso la
cucina, evidentemente anche se erano passati tre anni ancora si ricordava la
disposizione delle stanze, Kimiko si rese conto di non essere agitata o
nervosa. Forse per una volta poteva veramente chiarire questa situazione con Kidou, farsi capire, e ritrovare un amico che pensava di
non avere mai avuto. O forse, semplicemente, avrebbero deciso che non aveva senso
continuare a farsi una guerra inutile e senza senso, e avrebbero accettato di
comportarsi in modo civile ogni volta che si sarebbero incrociati. Tutto
dipendeva da quello che si sarebbero detti e da quello che sarebbe successo.
Era arrivato il momento di chiarire, una volta per tutte.
Gouenji non poteva
credere di stare facendo quello che stava facendo. Si stava comportando come un
pazzo. Che ci faceva lì davanti? Perché era andato lì? E soprattutto… perché
non si decideva ad entrare? Ormai era fermo lì fuori da alcuni minuti, e la
gente, passando, non faceva che guardarlo. Sembrava decisamente pazzo. Alla
fine, decise che quello che stava facendo era sicuramente una pazzia, ma che
era una cosa che doveva fare, quindi si decise. Spinse con decisione la porta
del negozio, ed entrò. Appena la porta si aprì, si produsse il solito rumore di
una campanella. Il negozio al momento era vuoto, e dietro al bancone non c’era
nessuno.
-Arrivo, un
secondo…-
Disse una voce
femminile che proveniva dal retrobottega. Poi, dopo qualche minuto, la porta
che conduceva nel retro si aprì, e fece il suo ingresso una donna, sporca di
farina su una guancia e con i capelli tutti scompigliati.
-Mi dispiace,
stavo impastando. Cosa posso fare per… ma tu sei l’amico di mia cugina!-
Gouenji si ritrovò
ad annuire. Hikary sfoderò il suo sorriso migliore
-Sei venuto per
una torta? Perché ne ho qualcuna che ho sfornato qualche ora fa e sono
buonissime e…-
-Veramente no-
Hikary guardò sorpresa
il ragazzo, prima di sfoderare un sorriso sarcastico
-Stai cercando
Kimiko allora? Mi dispiace, ma non è qui-
-Lo so-
Hikary lo fissò stupita.
-Siamo stati
insieme il pomeriggio e so che ormai dovrebbe essere arrivata a casa-
-Tu hai passato il
pomeriggio con mia cugina?-
Un leggero rossore
imporporò le gote di Gouenji
-Non è come
sembra. Eravamo in gruppo non solo io e lei e…-
-Aspetta un
secondo-
Hikary uscì da dietro il
bancone e si precipitò verso il ragazzo e lo afferrò per le spalle.
-Mi stai dicendo
che mia cugina, l’asociale senza amici che si rifugiava da me per mangiare
torte e dimenticare i suoi problemi, quella stessa ragazza, oggi era fuori con
un gruppo di ragazzi della sua età?-
Gouenji si limitò
ad annuire, un leggero sorriso sulle labbra. A quel gesto, Hikary
lanciò un grido di gioia, e abbracciò il ragazzo.
-È la cosa più
bella che tu potessi dirmi! Non ci credo, è fantastico! Si è fatta degli amici
quindi-
-Si, anche se
credo lo negherà fino alla morte-
Hikary ridacchiò,
divertita.
-Si, credo che tu
abbia ragione. Ma dimmi allora… cosa vuoi da me? Se sei stato con mia cugina
tutto il pomeriggio cosa posso fare per te?-
Gouenji la fissò
in viso.
-Vorrei
l’indirizzo di casa della Mizutani-
Hikary lo guardò, non
capendo bene cosa il ragazzo le avesse appena chiesto.
-Cosa hai detto?-
-Vorrei
l’indirizzo di casa della Mizutani…-
-Perché?-
Gouenji aveva
pensato a mille motivi validi per farsi dare l’indirizzo, ma appena vide lo
sguardo di Hikary, capì che le doveva dire la verità
-Ho bisogno di
dirle una cosa-
-E non puoi
dirglielo al telefono o aspettare lunedì?-
-No. È una cosa
che devo fare ora-
I due si fissarono
in silenzio, poi la donna sorrise.
-Te lo dirò-
-Grazie-
-Ma ad una
condizione-
-Quale?-
-Non deluderla
mai-
Gouenji fissò Hikary negli occhi
-Ci proverò-
Hikary sorrise,
compiaciuta.
-Bella risposta
ragazzo. E ora ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola, quindi non
puoi dimenticartelo-
Gouenji era appena
sceso dal treno e si stava avviando verso l’uscita della stazione. Ormai era
quasi ora di cena, e lui si trovava dalla parte opposta della città rispetto a
casa sua, e stava andando a casa di una ragazza, non aspettato, oltretutto. E
non aveva ancora avvisato nessuno a casa sua che avrebbe fatto tardi. Suo padre
sarebbe sicuramente stato molto arrabbiato con lui, e anche Yuuka.
Ma qualcosa gli diceva che andare ora dalla Mizutani
aveva la precedenza su tutto. Ed ora eccolo lì, a percorrere strade che non
conosceva per cercare una casa di una ragazza. Hikary
gli aveva detto che non poteva sbagliarsi
-È la casa sulla
collina, non ti puoi sbagliare. Segui il muro e ti troverai davanti ad un
grande cancello di ferro battuto. A quel punto sarai arrivato-
E infatti eccola
lì, la casa, anzi, la villa. Hikary si era
dimenticata di dirgli che la Mizutani viveva in una
villa enorme, circondata da un grandissimo giardino. La villa aveva tre piani,
ed era imponente. Lì dentro ci si poteva stare comodi in una trentina... tuttavia
molte luci della casa erano spente, tranne alcune luci al piano terra. Era vero
quello che la ragazza gli aveva detto, Kimiko doveva passare molto tempo in
quella casa da sola. Dopo avere osservato per qualche minuto la facciata della
casa, il ragazzo si decise a suonare il citofono. Ormai era lì, tanto valeva
suonare. Il tempo che passò da quando aveva suonato a quando qualcuno gli
rispose gli parve infinito ma alla fine, la voce inconfondibile della Mizutani si fece sentire dal citofono
-Chi è?-
-Mizutani sono io… Gouenji-
-Gouenji?-
Dopo pochi secondi
il ragazzo sentì il rumore del cancello aprirsi e la porta di casa della villa
si spalancò. Kimiko si precipitò fuori di casa, e corse incontro al ragazzo.
-Gouenji, che ci
fai qui? Come sai dove abito?-
Gouenji fissò gli
occhi verdi della ragazza e arrossì.
-Sono andato da
tua cugina a chiederle l’indirizzo…-
-Sei stato da Hikary?-
Lui annuì,
facendosi sempre più rosso inviso. Kimiko aveva uno sguardo stupito e perplesso sul volto
-Ma perché? Che cosa
vuoi?-
-Voleva sapere
cosa fosse successo oggi-
-Oggi? Io non
capisco cosa…-
Kimiko si fermò a
metà della frase, perché aveva capito cosa voleva sapere il ragazzo. Infatti bastò
dire un nome per avere conferma della sua teoria
-Kidou-
Gouenji annuì. Kimiko
lanciò uno sguardo verso la porta di casa sua, poi fissò il ragazzo davanti a
lei
-Senti Gouenji,
ora non è proprio il momento per parlare di questo. Vedi io…-
Ma in quel preciso
istante, dalla porta di casa Mizutani si sentì una
voce
-Kimiko? Tutto bene?-
I due ragazzi al
cancello si voltarono verso la casa. Fermo sulla porta c’era Kidou, che non appena riconobbe con chi stava parlando la
ragazza si bloccò di colpo. Gouenji invece, spostò lo sguardo da Kidou alla ragazza. Poi, con una espressione seria in viso
le chiese
-Che cosa
significa tutto questo?-
Kimiko spostò lo
sguardo da un ragazzo all’altro, senza sapere cosa fare, o peggio, cosa dire.
Alza piano lo
sguardo cercando di fare lo sguardo da cucciolo bastonato… lo so, sono in mega,
super, iper ritardo!!! Sono mesi, e mesi, che non
aggiorno questa storia e ne sono profondamente triste. Potrei dirvi che,
purtroppo, gli impegni della vita mi hanno tenuta lontana per molto tempo dalla
scrittura (cosa, ahimè vera) ma comunque non sarebbe una scusa accettabile. A
mia discolpa posso solo dirvi che tra il tirocinio, l’università e la tesi, e
il nuovo fidanzato, aggiornare la storia è finito all’ultimo posto delle cose
da fare. Mi dispiace un sacco, veramente, ma vi posso assicurare che non la
lascio in sospeso, e che continuerò ad aggiornarla, il problema è il quando. Perciò,
vi chiedo SCUSA, mille volte scusa.
Per quelli che
ancora stanno leggendo, grazie, come sempre, di avere letto il capitolo e di
seguire, nonostante i ritardi, la mia storia! Spero di aggiornare relativamente
presto, sono in un momento in cui mi sento ispirata e i miei personaggi ormai
reclamano che io scriva la loro storia, quindi, il nuovo capitolo potrebbe
uscire presto… o almeno lo spero!
E ora, passiamo
alla cosa principale, cioè la storia. Ci stiamo addentrando sempre più dentro
ai personaggi e alle loro emozioni e dinamiche. La storia ora si infittisce, e
cosa succederà tra Gouenji, Kimiko e Kidou? Cosa farà
la povera Kimiko ora? E cosa si sono detti Kimiko e Kidou?
Lo so, aggiorno dopo mesi e vi lascio con un sacco di dubbi e domande ma, l’unica
cosa che posso dirvi è… continuate a seguirmi!
Un’altra cosa:
prima o poi vedrete sempre più i personaggi di InazumaEleven in questa storia. Non credo che potrò metterli
tutti, anche perché dovrei fare una storia infinita, ma vi prometto che molto
presto faranno la loro comparsa, anche le ragazze, cioè Natsumi,
Haruna e Aki, che fino ad
ora non si sono mai viste, o si sono viste per pochissimo. Ovviamente inserirò
anche dei personaggi inventati da me, se no la storia non avrebbe senso, ma non
voglio riempirla di personaggi nuovi, preferisco inserire qualcuno nel gruppo. So
che forse non ci avete capito niente, ma fidatevi di me, dovrebbe venire poi
fuori una bella storia, almeno spero!
Infine, come
sempre, spero che la storia vi piaccia ancora, e che, nonostante i miei
ritardi, abbiate ancora voglia di seguirmi.
Vi aspetto alla
prossima, un bacio a tutti dalla vostra
Juls
(#)Piccola nota sul
significato della frase che dice Kimiko a Kidou. Il
cognomi Mizutani infatti significa “acqua” e “valle”
e allora pensavo carina l’idea che Kimiko presentasse la sua cosa come “La
valle dell’acqua”. Lo so, certe volte mi vengono idee strane, ma la cosa mi
piaceva, quindi ecco da dove nasce il tutto.