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di Francesco Coterpa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.0.0. ***
Capitolo 2: *** Mesi ***
Capitolo 3: *** Il discorso ***



Capitolo 1
*** 0.0.0. ***


Il giorno tanto temuto era infine giunto.

Erano già passati due anni da quando anche l'ultima profezia del medico provenzale Michel de Nostredame fu finalmente compresa. Scetticismo e indifferenza furono le reazioni dei molti. Non fu particolarmente facile l'accettazione della fine, soprattutto da parte della scienza. Ci vollero anni prima della notizia.

Ricordo il giorno in cui dalla fredda sedia di ferro si alzò il gracile corpo del direttore della comunità scientifica internazionale, e con cupo sguardo annunciò che nel giorno 0.0.0. una delle più forti tempeste solari mai nate dalla mente del sole, avrebbe cancellato Mercurio, Venere e la Terra con tutte le forme di vita che vi erano. In un primo momento la Terra non sarebbe dovuta sparire ma i suoi schermi protettivi e tutte le forme di vita non avrebbero nemmeno avuto il tempo di comprendere cosa stesse succedendo. Successivamente il nucleo sarebbe imploso, lasciando solo frammenti nello spazio. La speranza divenne un concetto antico e filosofico, privo di qualsiasi significato. Qualsiasi via di scampo portava comunque alla morte. Come avrebbero fatto gli inferi a contenere così tante anime in un tempo così breve? Come avrebbe fatto Caronte?

L'uomo era impotente, era nulla, era già storia.

L'economia tracollò in sole due ore. Il cibo scarseggiò subito, la gente non lavorava più, l'acqua scarseggiava. Era il panico, il terrore. Le strade divennero veri e propri poligoni aperti a tutti. Le armi divennero l'ossigeno per molti, troppi. Dopo pochi mesi già il 9% della popolazione mondiale era morta. Suicidio. Alcuni omicidio. Le vittime erano incalcolabili.

Il caos tempestava l'intero globo. La violenza e l'odio annientarono l'amore e la pace. Nella notte solitaria rimanevano solamente fuochi che come fiaccole degli inferi mostravano un oblio più tremendo della morte stessa. Dinnanzi alla fine l'uomo può divenire l'essere più malvagio mai pensato.

Cosa rimaneva in mano ai pochi? Polvere e ossa. Iniziò “La conversione”. La scienza decadde immediatamente, tutto perse senso e utilità. Il mondo stava rifugiandosi nella preghiera. O nella devastazione. O nel nulla.

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Capitolo 2
*** Mesi ***


Se nessuno pensa alla fine, tutti pensano che essa non esista.

Dove sono i cieli promessi? Le ali della libertà? Dove potrò riabbracciare i miei cari? Dov'è Dio?

Dall'estremo oriente alla spiaggia dove tramonta la luce, le religioni divennero l'unica fonte di salvezza, non per il corpo ma almeno per l'anima. L'ateismo crollò come un finto castello di carte ai primi respiri del vento. Se non vi è più salvezza per la vita terrena, si cerca una salvezza illusoria per quella dopo. Tra le strade che prima udivano solo spari e sangue s'alzarono odi e preghiere e pianti, tanti pianti. La morte sembrava non accettare l'attesa del giorno stabilito, e col suo passo lento allungava sempre più la sua lista. In quanti avrebbero visto la fine?

Il 20% della popolazione umana era sparito in meno di due anni. I governi vennero rasi al suolo e ovunque regnò la più terribile anarchia. Ognuno aveva potere di vita e morte sull'altro. Nessuno si salvava e ben presto anche il mito della salvezza delle anime piombò nell'oscurità. E con sempre più sicurezza nacque l'idea che tutti saremo diventati polvere al vento nello spazio, senza spirito, senza paradiso né inferno. La fede non era nient'altro che un'illusione. Se in vita si viveva bene era già paradiso nel caso contrario si sarebbe sprofondati nel più terribile dei gironi del mondo sottostante, la pazzia.

È falso il mito che alla discesa dell'oscurità la luce si fa più intensa. Tutto è falso, sono solo invenzione delle menti malate dell'uomo che cercavano un qualche sollievo in una lontana fantasia.

Mancavano oramai solo pochi mesi al giorno stabilito, al giorno in cui tutti, tutti avrebbero dormito sulla verde collina. Come se non bastasse l'occidente era entrato in guerra. Le armi atomiche furono lanciate contro Londra, Parigi, Mosca, Milano, New York, Tokyo ed altre migliaia di città. E così in un attimo morirono ottanta milioni di persone e le città che avevano segnato la storia dell'uomo furono cancellate. Quale follia quella umana.

E se la fine non fosse stata per un cataclisma ma per solo per la mano sporca dell'uomo?

Il tempo correva troppo celermente e il ticchettio delle lancette diveniva sempre più forte e marcato, insostenibile. Perché il tempo passava? Non poteva fermarsi? Che fretta c'era? Era così impaziente di eliminarci?

 

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Capitolo 3
*** Il discorso ***


I flash dei fotografi erano come lampi tra le cupe parole che sarebbero uscite a breve dalle tremanti labbra dello scienziato. Egli si alzò. Aprì un vecchio libro di cui non si riusciva a leggere il titolo dalla copertina ed iniziò a leggerne un estratto; “Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta. Noi siam venuti al loco ov'i't'ho detto che tu vedrai le genti dolorose c'hanno perduto il ben de intelletto...quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere senza stelle, per ch'io al cominciar ne lagrimai...” Vi fu poi un attimo in cui il silenziò attanagliò la sala intera, senza lasciare nessuno senza la sua presenza. Poi con mano inquieta e sudata, lo scienziato si tolse gli occhiali dal naso e li lasciò scivolare nella tasca destra. Alzò lo sguardo e dinnanzi a lui vide solo occhi smarriti in cerca di risposte, occhi vuoti, occhi spenti. Si guardò ancora intorno in cerca forse di qualcuno che avesse in qualche modo compreso ciò che aveva voluto trasmettere. Nessuno fiatava. Nessuno capì. Amareggiato sfilò una pistola dalla tasca sinistra e se la puntò alla tempia, fece appena in tempo a vedere gli sguardi sbigottiti e preoccupati del pubblico e dei giornalisti, alcuni tentarono di fermarlo accennando un passo, anche due, ma ciò non fu sufficiente a fermare la pallottola. Prima di cadere a terra esanime pronunciò poche e ultime parole, “Ho solo anticipato...solo anticipato...” poi un forte tonfo, e le urla riempirono in brevi istanti l'intera sala congressi.

Due giorni dopo fu organizzato un nuovo congresso con la massima urgenza da parte della comunità scientifica. Già la notizia era trapelata ma non avendo avuto delle certezze assolute, nemmeno dalle numerose morti di scienziati, geologi e politici di tutto il globo, si aspettava la conferma dal vice amministratore del dipartimento.

Si alzò dalla sedia di freddo ferro e si appoggiò pesantemente coi gomiti sulla scrivania posta poco più avanti a lui, tenendosi la testa con le mani. Non salutò né introdusse il discorso. Partì subito: “Ciò che avete sentito in questi giorni riguardo la fine del nostro pianeta, è la verità. Tutto ciò che conosciamo finirà tra qualche anno. Precisamente nell'anno 0.0.0. quando una delle peggiori tempeste solari mai registrate colpirà la terra nel suo momento di maggiore fragilità, rompendo gli strati di atmosfera in pochi secondi e invertendo i poli magnetici. L'uomo non sopravviverà a questo. Nessuno sopravviverà. Niente continuerà ad esistere.”

Finito il discorso se ne andò immediatamente senza dare altre spiegazioni, e nessuno le chiese. Tutto taceva e tutto tacque per alcuni minuti, fino a che non iniziò il panico, la paura ed il vuoto.

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