Oblivate

di Juliet Leben22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Her Unhappy Day ***
Capitolo 2: *** "Always" ***
Capitolo 3: *** "Memories returns" ***
Capitolo 4: *** "First Try" ***
Capitolo 5: *** "A Little Smile" ***
Capitolo 6: *** "Il Ballo del Ceppo" ***
Capitolo 7: *** "A Letter" ***
Capitolo 8: *** "The Start" ***
Capitolo 9: *** "The First Kiss" ***
Capitolo 10: *** "Changes" ***
Capitolo 11: *** "Duty" ***
Capitolo 12: *** "The Unhappy Chosen" ***
Capitolo 13: *** "Rendez-Vous" ***
Capitolo 14: *** "I'm falling in love with you" ***
Capitolo 15: *** " A Plan." ***
Capitolo 16: *** "Don't Forget It" ***
Capitolo 17: *** "Jealousy" ***
Capitolo 18: *** "They're arrived" ***
Capitolo 19: *** "L'Altra Metà di Te" ***
Capitolo 20: *** "Goodbye Home Sweet Home" ***
Capitolo 21: *** "Come Back to a Melancholy Life" ***
Capitolo 22: *** "Empty and alone" ***
Capitolo 23: *** "The Marriage" ***
Capitolo 24: *** "Shadows of the Past" ***
Capitolo 25: *** "Start the Trip" ***
Capitolo 26: *** "The Christmas' Night" ***
Capitolo 27: *** "All About Us" ***
Capitolo 28: *** "Goodbye Little Sweet Friend." ***
Capitolo 29: *** "Choose all is right or all is easy?" ***
Capitolo 30: *** "Loyalty is a stance." ***
Capitolo 31: *** "Three hours of Freedom." ***
Capitolo 32: *** "You Gave me Hope" ***
Capitolo 33: *** "Love is Always Right." ***
Capitolo 34: *** "Oblivate." ***



Capitolo 1
*** Her Unhappy Day ***


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Capitolo 1° " Her Unhapp Day"

Il silenzio aleggiava nella sua stanza. Dalle pareti ricoperte di carta da parati color celeste si potevano sentire degli strani rumori, come ogni notte. I rami del ciliegio nel suo giardino battevano sulla finestra, provocando un ticchettio costante.  Si era posta domande che non aveva nemmeno il diritto di farsi, anche perché doveva vivere una parte che ancora non le calzava a pennello  e, molto probabilmente, non le sarebbe mai bastata. Prese sonno dopo qualche ora, pregando che i ricordi non la tormentassero durante il sopore. Non era sicura di niente, se non di una cosa: che non giungesse mai domani.
-Hermione! In piedi, forza! Arrivi tardi al “tuo” giorno!-
La ragazza scosse la testa. – Ma che ore sono, mamma?-
-Sono già le sette!- disse mentre preparava i trucchi sulla scrivania della figlia- Eddai Hermione.. Non vorrai farlo aspettare!-
Invece sì. Voleva tornare indietro nel tempo, voleva tornare a quel maledetto giorno che aveva reso la sua esistenza così abitudinaria, così infelice. Quel giorno che l’aveva lasciata sola e vuota. Ma non ci sarebbe stata nessuna possibilità per quel passato. Nessun ritorno.
-Hermione!- urlò per l’ennesima volta la madre, scoprendola.
Un brivido di freddo le percorse la schiena e anche l’anima, forse.
Fece un sospiro e si alzò.
-Finalmente!-esclamò sua madre.
Si guardò allo specchio. Sapeva esattamente quale fosse il suo riflesso: capelli dorati, boccolosi e lunghi, occhi castani e grandi e infine un esile e femminile corporatura. Sua madre le passò il vestito, facendole segno di cominciare ad indossarlo. Era bianco panna, con le spalle larghe in tulle che le si incrociavano sul petto per darle la forma del seno, lasciandole un piccola e garbata scollatura. Il resto  del vestito era di raso, lungo e morbido. Era incantevole. Sua madre le mise in ordine l’abito e chiuse la cerniera, nascosta nel tulle. Era perfetta. Mentre sceglieva le scarpe, colei che le aveva dato la vita le sistemò  i capelli: rigorosamente racconti morbidamente, con due boccoli che le cadevano davanti al viso. Assomigliava tanto alla capigliatura che aveva scelto per il Ballo del Ceppo. Si sfiorò i capelli e poi la guancia.. si stava abbandonando ai ricordi e ancora non poteva. Era passato così tanto tempo da quel momento.. ma era ancora così vivido nella sua mente!
Jane Granger le sfiorò il nasino, con un buffetto.
-Mamma..-
-Si?-
- Ti voglio bene.-
Jane l’abbracciò, stringendola a sé. Aveva gli occhi lucidi. –Anche io, piccola mia.-
Scelte le scarpe, rigorosamente dello stesso colore del vestito e con il tacco, decise di guardarsi nuovamente allo specchio.
Bella fuori, vuota dentro. La tenacia di andare avanti le veniva a mancare.. ma aveva fatto una promessa. Una solenne promessa. 

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Capitolo 2
*** "Always" ***


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CAPITOLO 2° “Always”

 
Passo dopo passo si dirigeva fuori dalla stanza, scalino dopo scalino, con il vestito bianco alzato, si dirigeva verso il salotto. Jane sistemava le ultime cose prima di dirigersi al luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia. La ragazza con i capelli color del rame andava piano, come per rallentare il fatidico momento, il fatidico sancire del giuramento. Domande e ancora domande le si affollavano nella mente, facendole quasi mancare il respiro. Ginevra Weasley si trovava seduta sul divano in camoscio,  rigorosamente rosa antico, tanto caro a Jane e al suo adorabile marito.
-Sei meravigliosa…- disse Ginny alzandosi in piedi per ammirare ancora meglio la sua migliore amica. –Sei radiosa!-
Hermione sorrise. – Menomale che ci sei tu!Sono così felice che tu sia rimasta sempre con me!-disse abbracciandola.
Ginny c’era sempre stata, non l’aveva mai abbandonata. Non aveva mai smesso di appoggiarla nelle sue scelte.
-Dove sei con la testolina? Sembri lontana lontana! Hai forse paura? Sai, è normale!Ma puoi parlarmene, se vuoi.. Non ci sono segreti tra noi, lo sai!-
La sposa accennò un sorriso. Oh, se ce ne erano stati… Forse il più importante della sua vita: quello che ancora la teneva sveglia la notte, quello che ancora costituiva il più grande rimpianto della sua vita, quello che l’aveva fatta sentire viva davvero, che l’aveva reso davvero felice.
-Hermione? Ci sei?..- La sua migliore amica interrupe i suoi pensieri.
Lei annuì. – Sìsì, scusa!-
-Ma.. quanta gente hai invitato?-
-Quelli del nostro anno, perché?-
-Nulla, così per curiosità!-
In quegli attimi di silenzio i dubbi la assalivano, fino a che non riuscì più a trattenere le lacrime.
Cosa stava facendo? Perché lo stava facendo? Davanti alla sorella del suo futuro marito, oltretutto!
-Hey? Ma cos’è questa? Emozione?!- L’amica sorrise.
Avrebbe tanto voluto dire la verità, come avrebbe mai potuto farlo?
Si sentiva divisa in due parti.
-Guarda chi è arrivata? Luna! Che piacere vederti!-
La ragazza scrutava la meravigliosa creatura nel giorno più importante della sua vita con i suoi occhioni grandi azzurri. –Emani una luce bellissima, Hermione! Felicitazioni!-
Poi, notò il suo volto, celato da una tristezza incredibile.
Il viso sulla giovane bionda si spense. – Ginny vai a prendere i trucchi, questa giovane sposa va restaurata.-
La giovane rossa obbedì.
-Che succede Hermione?-
-Io.. io non..-
- Solo quando era presente Lui… vaneggiavi… Significa che.. Non hai dimenticato?-
- No.- Una lacrima le solcò il viso e anche l’anima.
Luna la prese prima che potesse bagnarle il collo. –Ma.. dopo tutto questo tempo?-
-Sempre.-
Hermione si sedette sul divano, come se in quel momento avesse ripreso a respirare.
-Hermione!Accidenti qui c’è qualcuno che non è stato invitato!-
Si strofinò gli occhi.
-Mandalo qui!- esclamò la signorina Lovegood.
Un ragazzo alto con gli occhi azzurri entrò nel salone.
Quei capelli color del grano avevano ossessionato per anni i suoi sogni più reconditi.
“E’ Lui.” Pensò Hermione alzandosi in piedi.

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Capitolo 3
*** "Memories returns" ***


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CAPITOLO 3° “Memories returns.”

 
Le sfuggì un sorriso triste, che lui non tardò a ricambiare.
Luna prese per mano Ginny, dicendole che avevano ancora tante cose da preparare e che lui non le avrebbe impedito di sposarsi. La rossa si sentì un po’ piu tranquilla, così prima di andare scoccò uno sguardo arcigno e colmo di disprezzo al ragazzo che non le diede nemmeno segno di essersi accorto.
Non appena furono soli, il giovane si tolse il cappello in segno di cortesia.
-Sei bellissima.- disse con voce profonda e sussurrata.
Hermione arrossì.  Lei faceva ancora quell’effetto dopotutto quel tempo?
-Ti ringrazio.-
Il biondo si lisciò i capelli, un gesto che Hermione aveva l’abitudine di fare per toccarglieli… per aggrapparsi.
-Draco.-
-Hermione.- disse avvicinandosi alla sposa.
Le lacrime scendevano sulle gote di lei e gli occhi di lui divennero lucidi, ma finse di essere tranquillo.
Le afferrò una lacrima. – Una sposa non dovrebbe mai piangere il giorno del suo matrimonio..-
Lei distolse lo sguardo. –Io…-
Le sfiorò il volto. –Guardami.-
In quegli occhi si sentiva serena, si sentiva felice, si sentiva viva.
Come era potuto accadere che tra  lei, figlia di babbani, e lui, purosangue, serpeverde, figlio primogenito di Malfoy, nascesse qualcosa di così profondo?
Tutto era cominciato un giorno, a metà del terzo anno, l’anno dei G.U.F.O.
Il giovane Malfoy non aveva avuto risultati brillante in quasi nessuna delle materie insegnate a Hogwarts, così la McGranitt lo convocò nel suo ufficio. Quel giorno Draco aveva tremato.
Non appena aveva oltrepassato la porta, aveva compreso che le cose non sarebbero proseguite affatto bene.
Chiuse la porta tentando di non fare rumore, ma rimbombò comunque un tonfo profondo nella stanza.
L’insegnante era seduta rigidamente sulla sedia in pelle mentre firmava e leggeva un documento dopo l’altro. Un lungo elenco si trovava sulla scrivania in legno antico, tanto che la professoressa si vedeva solo da un lato.
-Siediti Draco.-
Lo studente obbedì.
-I tuoi risultati sono pessimi. Devi impegnarti di più, o non passarai nemmeno con livello minimi i G.U.F.O quest’anno. Lo sai vero?-
Draco annuì.
-Io e gli altri insegnanti avremmo pensato che la soluzione migliore sia che tu.. chieda aiuto ad un tuo compagno o una tua compagna.-
Il biondo sbuffò.
-L’arroganza fuori di qui, signor Malfoy.-
Draco si alzò, pieno di disprezzo e di rabbia.
Lui, membro della casa dei Malfoy, doveva abbassarsi a chiedere aiuto? Mai sarebbe accaduto.
Ma nonostante tutto sapeva benissimo, in cuor suo, che la McGranitt aveva ragione.
-Posso darle un suggerimento?-
Draco alzò gli occhi al cielo. –E’ necessario?-
-La signorina Granger?! Quella “mezzosangue”?-
-Moderi il linguaggio.-
-Mio padre lo verrà a sapere!- le diede le spalle e si diresse verso la porta –una mezzosangue non sarà mai al mio livello. Mai.-
La McGranitt scosse la testa, sperando che Draco ci pensasse bene, poiché ne andava del suo futuro.
Così, il giovane Malfoy camminava, passo dopo passo, verso il suo dormitorio,  pensava, benché non volesse ammetterlo, a chi avrebbe dovuto rivolgersi, con o senza la sua volontà. 

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Capitolo 4
*** "First Try" ***


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CAPITOLO 4° “First try.”

 
Per tutta la notte non dormì, si rigirò tra le coperte di cotone bianco provocando quasi un solco nel letto. Il coprimaterasso non svolgeva più il suo dovere, il lenzuolo era sgusciato fuori da sotto il materasso a furia di essere così agitato.
Il sole penetrò dalla finestra, illuminandogli il viso, facendogli quasi brillare i capelli color del grano.
Quel giorno non voleva alzarsi.
E se avesse incontrato la McGranitt?
Oppure, peggio ancora, la Granger!
Sì alzò stanco e pieno di pensieri che lo accompagnarono per giorni e ancora giorni. Non riusciva più a dormire, il silenzio, soprattutto la notte lo atterriva.
Inoltre non poteva parlarne con nessuno. Nessuno dei suoi amici sarebbe stato disposto ad aiutarlo a comprendere la decisione e il consiglio della McGranitt, che infondo Draco comprendeva. Non accettava, ma comprendeva.
La solitudine, per quel periodo, divenne la sua più fedele amica. Finché, dopo un mese, prese una decisione che gli costò orgoglio e dignità, a suo parere. Ma almeno, sperava, gli avrebbe consentito di tornare a dormire.
Senza neanche pensarci, si diresse in biblioteca. Luogo in cui l’avrebbe potuta trovare più facilmente possibile.
Scrutava tra i corridoi, sperando che nessuno lo vedesse o l’avesse visto.
Poi la vide, mentre ricercava un libro tra gli scaffali.
Attenta, vigile, sveglia, non perdeva un titolo.
Si avvicinò, sprezzante di disprezzo.
Lei non si accorse nemmeno della sua presenza e questo provocò in lui ancora più rabbia.
Lui, Draco Malfoy non era mai stato ignorato da nessuno.
Fin da piccolo era stato educato ad essere sempre al centro dell’attenzione, ad essere “il principino di casa Malfoy”.
O forse lo era stato solo per sua madre?
Non aveva comunque, forse il diritto, per il suo sangue, di essere più importante dei mezzosangue?
Ancora non se ne capacitava.
-Hey.- grugnì lo studente.
La studentessa modello non si girò.
-Hey Granger.- disse Draco.
Lei si voltò. –Ah, Malfoy.-disse sorpresa e delusa.
Come poteva dirglielo? Da dove poteva cominciare il discorso?
Decise di buttarsi. -Devi darmi ripetizioni.-
-Scusa?!- disse, spalancando gli occhi.
- Hai sentito bene.- ringhiò.
Lei lo fissò incredula. – Fammi capire, tu hai bisogno di me?!-
-Io non ho bisogno di te, Mezzosangue.-
Lei in tutta risposta alzò il sopracciglio. – Sei chiederai le cose con questo tono, sbaglierai sempre in partenza.-
-Nessuno ha chiesto il tuo parere.-
-Bene,avrò capito male io.- Si voltò, dandogli le spalle.
-Sicuramente.-
Lei gli scoccò un’occhiataccia gelida. –Al diavolo, Malfoy. Non otterrai mai nulla.-
Doveva raggiungere in fretta Ron e Harry, anche se ancora non sapeva se gli avrebbe raccontato l’accaduto. Così optò per un no, mentre percorreva la strada verso la Sala Grande.

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Capitolo 5
*** "A Little Smile" ***


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 CAPITOLO 5° "A little Smile"

 
Hermione camminava a passo deciso, urtava le persone che incontrava, imprecava tra sé e sé, eppure non rallentava. Era sconvolta e arrabbiata per il comportamento che aveva avuto il suo compagno di scuola.
“Stupido Malfoy!” pensava imprecando continuamente.
Sottobraccio teneva i libri che, non appena fu nel suo dormitorio, caddero dopo essere andata a sbattere contro Ron.
-Hey Hermione.. stai bene?-chiese lui, chinandosi a raccoglierle i libri.
-Sìsì, va tutto benissimo … -disse emulando il movimento di Ronald, senza però muovere un singolo muscolo.
-Ne sei sicura?-chiese lui dolcemente, premuroso.
-Ti ho detto di sì, Ron. Non continuare a chiedermelo..- gli sorrise per confortarlo.
Prese i libri, li sistemò sotto il braccio e si diresse verso la lezione, agitata e pensierosa. Nemmeno lei avrebbe saputo definire per cosa.
Draco era rimasto in libreria, si era seduto sulla sedia, proprio nel punto in cui prima c’era la Studentessa Modello di Hogwarts.
Era talmente arrabbiata che non aveva richiuso il libro che stava consultando “Pozioni per la guarigione”, un libro che al giovane non sarebbe mai venuto in mente di sfogliare, nemmeno per curiosità e nemmeno per ripassare.
Non sapeva che fare, così si mise a tamburellare con le gambe. Si stropicciò gli occhi, offuscandosi per un secondo la vista.
Davanti a sé, apparve Tyger che sogghignava per le espressioni esasperate del suo amico.
-Hey, ma sei esaurito?!- rise.
-Fatti gli affari tuoi, ignorante!-ribatté Draco.
-Andiamo a lezione- concluse Tyger senza comprendere davvero cosa passasse per la testa del ragazzo.
Il giovane Serpeverde si alzò e seguì l’amico verso la lezione del professor Piton, Pozioni.
Per tutta la giornata non riuscì a concentrarsi. Gli insegnanti lo richiamavano ad ogni lezione, almeno una decina di volte.. Ma nulla. Lui era su un altro mondo, su un altro pianeta. Preso da quei pensieri che non avrebbe ammesso mai.
“Cos’è? Lei che dovrebbe aiutarmi mi crea ancora più problemi? Sporca Mezzosangue.” Pensò Draco, mordendosi il labbro.
Venne richiamato innumerevoli volte, ma nulla serviva a smuoverlo.
Si coricò prima degli altri, senza appetito.
Non riusciva a prendere sonno neanche quella sera, così verso mezzanotte si alzò e decise di avviarsi verso il suo corridoio.
Non gli importava se lei avrebbe cercato di ribattere, lui aveva una missione ed era intenzionato a concluderla nel migliore dei modi.
Passo dopo passo, scalino dopo scalino, pensiero dopo pensiero, arrivò alla porta del suo dormitorio.
Non sapeva come sarebbe uscito ad entrare, ma in qualche modo avrebbe fatto.
Stava per insultare la Signora Grassa, quando dalle sue spalle riconobbe la sua voce.
-“Malfoy. Cosa ci fai qui?”- chiese cautamente Hermione, stremata da una giornata in cui aveva pensato solo e soltanto alle misere parole pronunciate dal ragazzo che le si trovava di fronte.
-Necessito delle tue ripetizioni, Granger. Ho bisogno di prendere i G.U.F.O.- Era calmo, deciso. Cercava di non essere troppo pieno di disprezzo, o almeno provava a non sembrarlo.
-D’accordo. Dopo le lezioni in biblioteca, buonanotte.- accennò un sorriso.
Draco voleva ribattere, voleva dirle qualcosa di cattivo, ma rimase a bocca aperta. Per un attimo gli sembrò  quasi di aver contraccambiato.

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Capitolo 6
*** "Il Ballo del Ceppo" ***


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CAPITOLO 6° "Il Ballo del Ceppo"


Draco si avvicinò alla sposa e le accarezzò il viso.
-Sei sempre bellissima. Oggi più che mai.-
Hermione abbassò lo sguardo e scosse la testa, quasi ridendo.
–Me lo dicevi sempre,sai? Me lo ricordo.- sorrise.
Draco fece un sorrise sghembo. –Hai dimenticato qualcosa di..-
-Di.. Noi?-
-Si..di noi?-
-No, mai.. tu?-
Draco scosse la testa. – Non potrei. Nemmeno se lo volessi.-
La giovane spostò la mano e gli sfiorò, per sbaglio, la sua. –Scusami, ti prego..-
Prima che lei potesse allontanare troppo la mano dalla sua, lui strinse le dita tra le sue. –Non pregarmi.-
Lei si sentiva bene, si sentiva tranquilla.
-Non lasciarmela. – sussurrò lei in preda alle emozioni.
Draco sorrise, scuotendo il ciuffo davanti agli occhi.
Sapeva benissimo che quel gesto la faceva impazzire e si divertiva nel farlo.
Hermione scoppiò a ridere. –Sei cattivo. –
-So solo come farti impazzire.- dissi il ragazzo mordendosi il labbro.
-Dai, Draco..-
-Vorrei farti un regalo.-
-L’hai già fatto venendo qui..-
-Vorrei danzare con te.- disse senza dare segno di averla sentita.
-Danzare?-
-Non abbiamo potuto danzare al famoso ballo del Ceppo, ora possiamo rifarci.-sussurrò Draco, come per eliminare un rimpianto.
Al quarto anno, in occasione del Torneo Tre Maghi, ci fu il Ballo del Ceppo.
Quell’estate lei e Draco si erano scritti, forse in seguito all’avventura dei G.U.F.O, forse in seguito al cambiamento del loro rapporto.
E così, quell’estate erano usciti assieme.
Si erano incontrati a Dragon Alley, vicino alla bottega di Olivander, il venditore di bacchette.
Non sapevano come comportarsi, erano imbarazzati, ma erano felici di essere lì.
Draco era se stesso, Draco non aveva paura che lei lo considerasse cattivo, lei lo aveva capito e ancora non si capacitava di come avesse potuto “leggerlo” così.
Hermione aveva compreso che lui “doveva” essere così, suo padre lo obbligava, la sua stessa famiglia.
Certe volte credeva non fosse davvero l’amore a legarlo a loro, ma solo la paura.
Avevano passato poche ore assieme, ma entrambi credevano di non essere mai stati così bene. Sebbene non avessero mai detto o sussurrato, o accennato, nulla di dolce.
-Questo è un nostro segreto. Solo nostro.- Draco aveva concluso la giornata così. Aveva tentato di dirlo con cattiveria e disprezzo, ma gli era solo uscito un dolce sorriso con un occhiolino.
Hermione non aveva raccontato a nessuno di quel giorno, nemmeno a Ginny, la sua migliore amica.
A scuola non avevano la possibilità di parlarsi molto, ma gli sguardi o i sorrisi sfuggenti non erano mai mancati.
Nemmeno il giorno in cui la McGranitt annunciò dell’evento i due giovani smisero di guardarsi. Anzi, forse si guardavano con più intensità di prima.
Draco aspettò fino all’ultimo giorno disponibile prima di invitare qualcuno e infine optò per Pansy Parkinson che, da quando aveva saputo del ballo, non faceva che inseguirlo da tutte le parti.
Hermione accettò, nelle stesse tempistiche del ragazzo, l’invito di Viktor Krum, il campione di Quiddich.
Per quella sera aveva optato per un vestito rosa,sfarzoso e perfetto sul suo corpo. Si era truccata poco, ma aveva evidenziato lo sguardo, cosìcchè avrebbe attirato maggior attenzione.
Ma l’attenzione di chi avrebbe voluto attirare?
Scese le scale, gradino dopo gradino, piano piano,per gustarsi quel momento adolescenziale che avrebbe potuto vivere solo una volta nella sua esistenza.
Harry si voltò e la guardò come se la stesse guardando per la prima volta, lo stesso la sua accompagnatrice e infine, dall’angolo, la stava ammirando il giovane Serpeverde. La studiava in ogni particolare: le pieghe del vestito, le spalle, la postura, la camminata e il suo sorriso.
Come aveva potuto andarci con Krum? E lui, come aveva potuto andarci con Pansy?
Il giovane Malfoy avrebbe voluto sbattere forte la testa contro il muro per procurarsi dolore, per fare in modo che quello a cui stava assistendo facesse meno male.
Poi Pansy lo riportò alla realtà. – Ehy Draco, stai bene? Sembri pallido e hai le mani gelide..-
Draco annuì, cercando di non mostrare il suo reale stato d’animo.
Pansy alzò le spalle e condusse il ragazzo all’interno della sala, imbandita e più che bel curata.
Hermione attraversava il corridoio, a braccetto con Krum, dietro di sé si trovava la coppia Cedric Diggory e Cho Chang, Fleur de la Coeur con Roger Davies e Harry con Parvati Patil.
Chi ci fosse realmente andato con la persona che realmente desiderava? Nessuno lo sapeva. Forse, solo Fleur.
Questi pensieri attraversavano la mente di Draco, mentre leggeva l’espressione di Harry mentre perdeva il ritmo per guardare Cho.
Pansy sembrava al settimo cielo tra le sue braccia, eppure lui non la degnava nemmeno di un serio sguardo.
Sì, era attraente ma quella sera non gli importava.
Eppure, era cosciente di come sarebbe potuta finire.. o meglio, di come lei sperava che andasse a finire.
La giovane Grifondoro sembrava raggiante, sembrava radiosa mentre danzava. Sorrideva a Krum e cercava di godersi la serata.
All’improvviso si voltò e i suoi occhi incontrarono quelli di Draco.
Sembrò che il tempo si fermasse. Sembrò che tutto il mondo svanisse.
-Vado a prendere qualcosa da bere, ti va?- chiese Krum spezzando il momento tra i due.
-Sì, ehm.. Sì.-
Krum le sorrise e la lasciò con Harry e Ron, ormai seduti e stanchi per aver danzato “troppo”.
Dopo aver instaurato una conversazione, Ron esordì con la sua solita gelosia. –Quello ha in mente qualcosa in più dell’amicizia!-
La rabbia ribolliva dentro Hermione. – Come osi? So badare a me stessa!-
-Si, certo..-
-La prossima volta raccogli il coraggio e invitami tu! Non lasciarmi come ultima opzione!-
-E questo cosa c’entra?-
Ron salì le scale convulsamente, seguito da Harry.
-Ron, hai rovinato tutto!- esclamò la ragazza.
Rimase sulle scale a piangere.
Lacrima dopo lacrima, le persone si dirigevano verso i rispettivi corridoio e gli insegnanti erano già nelle rispettive stanze.
La musica di sottofondo rimaneva e sperava la consolasse.
-Hey.. tutto a posto?-
La giovane alzò gli occhi, ormai sbavati dal trucco.
-Sai, capita quando.. La persona con cui vorresti andare al ballo non ti invita, quindi ci vai con una che è popolare.. Poi litighi con la persona che ti piace..-
-Ti piace WEASLEY?!-
Hermione lo guardò allibita. –Ma la parte prima della frase… l’hai ignorata?-
Draco le fece un sorriso sghembo e si sedette accanto a lei.
-Non ho mai smesso di guardarti questa sera.-
-Ahahahah,Draco. Sei ubriaco!-
Il ragazzo annuì. – Sì, è vero. Senza alcun dubbio.-
Le strinse la mano. – Avrei tanto voluto invitarti. Ma sapevo di non poterlo fare. Ti avrei rovinato la vita, mi avrebbe rovinato la reputazione.. E non è il momento per farlo.-
Hermione annuì. –Sarebbe stato bellissimo però..-
Draco si alzò all’improvviso e le allungò la mano. –Forza, bisogna andare.. L’ora è tarda.-
Lei divenne triste. –Si, va bene.-
-Ron si perde qualcosa di meraviglioso. E’ troppo scemo.-
Lei comprese a cosa stava alludendo. –La scema sono io.. Tra due fuochi.-
-E sapresti già cosa scegliere?-
La ragazza sorrise sghemba. –Ciò che..non posso scegliere. –
Draco si avvicinò e la baciò sulla guancia. Le sue labbra erano morbide e calde. Sembrava potessero lasciare un segno su quella bianca guancia.
-Buonanotte Draco.-
-Buonanotte,Hermione.-
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** "A Letter" ***


Image and video hosting by TinyPic Capitolo 7° “A letter”
 
La sposa sorrise, ripensando a quei momenti.
-E’ stata una serata meravigliosa quella eh?- disse la ragazza, consapevole che lui stava pensando lo stesso.
Draco annuì. –Hermione.. non possiamo abbandonarci così hai ricordi.-
Hermione abbassò lo sguardo. –Sei felice?-
-Con Pansy?-
-Sì…-
-Sono stabile.-
Hermione si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Si avvicinò  al suo viso, poteva sentire il suo respiro unirsi al suo.  Poteva sentire il suo profumo, la inebriava, la ubriacava.
Chiuse gli occhi e si lasciò travolgere dalle emozioni.
-Hermione…-
Aprì gli occhi, era sempre più vicina. 
Draco le sfiorò le labbra con le sue.
Proprio come la prima volta.
L’aveva aiutato nelle ripetizioni ed era riuscito a passare i G.U.F.O.
Durante l’estate, Hermione era rimasta a casa con la sua famiglia.
Era una giornata calda  e afosa di luglio e si trovava sul letto con il ventilatore al massimo, a farle compagnia non  c’era altro che un libro.
-Hermione! Una lettera per te!- urlò sua madre dal salotto.
Si alzò rapidamente dal letto, aprì la porta bianca e scese i gradini a tre a tre, sicura che i suoi amici le avessero risposto.
-Hai dei nuovi amici? –
-Perché mamma?-
-Pensavo ti scrivessi con Ron e Harry.-
-Non sono loro?- chiese sorpresa.
Sua madre scosse la testa e le diede la lettera tra le mani.
Prese la lettera e salì lentamente le scale, un gradino per gradino.
Rientrò nella sua stanza, chiuse la porta dietro di sé e si sedette sul suo letto e girò la lettera.
Era da parte di Draco Malfoy.
Aprì quasi tremando la lettera.
 
“Ciao Granger.
Volevo ringraziarti per il tuo aiuto e domandarti se volevi incontrarmi dopodomani a Dragon Alley, vicino al negozio di Olivander, alle tre.
A presto.
Draco Malfoy.”
 
Strinse la carta al petto, il cuore batteva a mille.
Decise di provare a fidarsi, nonostante la famosa natura del Serpeverde.
Lui le piaceva, sebbene i loro trascorsi non erano stati dei migliori.
Inoltre Draco aveva occhi solo per un certo genere di ragazze, come Pansy Parkinson. Facili, carine, poco intelligenti.
Lei era complicata, intelligente e , nonostante non lo ammettesse, veramente bella.
Temeva che lui non si sarebbe presentato.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio tra il caldo e la lettera.
Il cuore le scoppiava di gioia, lo stomaco era in preda ad una folle morsa di nervosismo. Le farfalle svolazzavano senza sosta, provocandole quasi nausea.
Sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno, ma a chi?
Harry? Non l’avrebbe capita.
Ron? Assolutamente no.
Ginny? L’avrebbe presa in giro e l’avrebbe odiata, sapendo i sentimenti del fratello nei suoi confronti.
Il caldo peggiorava la situazione, costringendola ad alzarsi continuamente per bagnarsi il viso con acqua fredda.
La mattina seguente si alzò presto e sua madre capì che qualcosa la tormentava.
-Ti va di parlarne?-
Hermione scosse la testa. –Non ho niente, mamma.-
Il genitore inclinò la testa e, sapendo che stava spudoratamente mentendo, la invitò a passare un pomeriggio assieme, a fare shopping.
La figlia pensò che la madre la capisse più di chiunque altro, nonostante lei avesse deciso di non parlare.
In ogni vetrina, immaginava quale stile, vestito, leggins o maglietta, potesse piacergli.
Provò miliardi di vestiti che non le appartenevano, così sua mamma si insospettì.
-Quella lettera..era di un ragazzo?-
Hermione arrossì e sua madre sorrise. –Devi essere te stessa, non mostrargli una parte di te che non esiste. Se vuole vederti, a lui piaci come sei.-
La ragazza sorrise a sua madre che non la smetteva di sorprenderla.
-Ma il nome di questo ragazzo si può sapere?-
-Draco.-
-Mh, un nome latino. E’ una famiglia illustre la sua? Immagino che tu l’abbia conosciuto a scuola.. e’ Grifondoro anche lui?-
La giovane Grifondoro rise. –Sìsì mamma. Quante domande! Non eravamo qui per comprare qualcosa?-
Sua madre si voltò e le passò una maglia lunga da mettere con i leggins, nel suo stile, ma Hermione scosse la testa. Le parole di sua madre erano giuste, ma non l’avevano convinta.
Prese un vestitino lungo con i leggins e una scollatura abbastanza evidente.
La signora Granger la guardò incredula e scosse la testa.
-Signorina,cosa ha capito delle mie parole?-
-Tutto mamma. Ma ti prego, fammici sbattere la testa.-
La madre rise. –D’accordo.-
Tornando a casa, l’ansia abitava ogni centrimetro del suo corpo.
Quella sera mangiò solo uno yogurt, spaventata che potesse ingrassare anche solo di un grammo.
Andò a dormire verso le 10, ma si addormentò verso le due. Era stanca, parecchio stanca.
Fu una notte tormentata da sogni e incubi, ma finalmente dormì.
Al mattino si svegliò tardi, verso le undici. Molto strano per lei.
Mangiò poco a pranzo, si fece una doccia e si vestì.
Insieme al vestito nero lungo fino a metà coscia, senza spalle, optò per un paio di saldali neri, ricamati che si allacciavano sulla caviglia.
Decise di non mettere i leggins, per paura di aver troppo caldo.
Capelli sciolti e mossi.
Si mise un copri spalle,brese la borsetta e uscì.
Arrivò puntuale.
Sudava quasi freddo, nonostante il caldo torrido. Quasi si pentì di non aver messo i leggins, anche se, accanto lei la gente era quasi più scoperta di lei.
Erano le tre e mezza e stava per andarsene, frustrata.
Quando alle spalle sentì “Che fai Granger, te ne vai?”.
Si bloccò,respiro corto e cuore a mille.
Si voltò. “Ciao Malfoy.” Disse cercando di sembrare calma.
-Ahahah allenta la presa da quella borsettina o la stritolerai.-
-Ehm.. si..- accennò una risata.
-Non ho intenzione di ingannarti, se è quello che pensi.-
-Posso fidarmi?-
-Sì. Questa volta sì.-
Hermione sorrise.
-Posso fidarmi di te?- chiese Draco.
-Sì. –
-Benissimo. –
Sebbene i silenzi facessero da padrone all’inizio, si sciolsero entrambi e cominciarono a parlare senza sosta.
Si sedettero su una pietra.
-Mi sbagliavo su di te.. Draco.-
Alzò gli occhi incredulo poiché lei non aveva mai pronunciato il suo nome.
Si avvicinò e la guardò intensamente negli occhi.
Draco voleva avvicinarsi, ma qualcosa lo bloccava.
Quegli occhi? Forse si stava perdendo nella loro profondità, oppure non voleva essere dominato da un sentimento del genere.
Quale sentimento mai poteva essere?
Nella sua mente si facevano spazio diversi nomi.. ma lui scelse “attrazione”.
Si staccò, poco prima di sfiorarle le labbra.
-A presto, Granger. Non perder d’occhio la posta.-
Si alzò di scatto e prese la via verso casa.

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Capitolo 8
*** "The Start" ***


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Capitolo 8° “The Start”
Per tutto il tragitto verso casa aveva pensato a lei, a cosa indossava, a come quel vestito la valorizzasse le forme, nonostante sapesse che non era il suo stile.
Quella scollatura profonda e non volgare al solo pensiero lo faceva impazzire, gli faceva salire un brivido caldo dal basso.
Si lisciò i capelli tra le dita e cercò di pensare ad altro.
Varcò la soglia di casa e tentò di ricomporsi, visto l’accogliente famiglia che si ritrovava.
Chiuse la porta dietro di sé e si avviò vero le scale.
-Draco, dove sei stato?-
-In giro con amici, padre.-
-Tra poco la cena sarà servita. Sono le sette e mezza passate. La prossima volta mangeremo senza di te.-
-Scusatemi, non era mia intenzione.-
-Togliti il cappotto e siediti, non far aspettare ancora gli ospiti.-
-Ospiti?-
-Ti sei dimenticato che vengono amici di famiglia cena? C’è anche la signorina Parkinson.. non ricordi?-
Draco annuì senza accennare nemmeno un sorriso. –Sì.-
-Bene, ora muoviti. Non farmi fare brutta figura.-
Si tolse il cappotto  e si diresse in sala da  pranzo.
Gli ospiti erano già tutti seduti, solo Pansy si alzò, sorridendo. –Ciao Draco.-
-Hey Pansy.-
L’unico posto rimasto era accanto a lei, così si sedette senza entusiasmo.
Non era concentrato. Il pomeriggio con Hermione era stato diverso da tutti gli altri appuntamenti. Lo aveva assorbito completamente.
-A cosa pensi?-
Draco alzò lo sguardo, senza dire nulla. Odiava la voce di Pansy, la detestava. Acuta, da oca. Così diversa dalla.. sua.
-… Potremmo dire che questa situazione di crisi è colpa dell’entrata nella società magica dei Mezzosangue.- asserì il padre di Pansy.
Draco alzò lo sguardo. – Non possiamo generalizzare.-
Lucius fulminò Draco, Pansy trattenne il respiro.
-Cosa intendi, figliolo?- intervenne Narcissa.
-Intendo che alcuni maghi sono nati, purtroppo così. Ma che sono altrettanto meritevoli di inseguire gli studi con i Purosangue, forse. Le cose stanno cambiando. L’aria che respiriamo è diversa. Forse il cambiamento non è lontano..-
Narcissa fece cadere la forchetta di cristallo.
Lucius digrignò i denti.
I signori Parkinson borbottarono.
-Stai scherzando Draco? Certo che scherza. Lui a scuola li definisce come la feccia dei maghi. Dovreste vederlo.. li tiene a bacchetta!-
Draco alzò gli occhi al cielo, mal sopportava quelle false lusinghe e mal sopportava Pansy.
Era carina e stupida ed era una Purosangue.  
Dopo l’affermazione di Pansy, la situazione si era calmata. Persino Lucius aveva sorriso orgogliosamente al figlio.
Draco sperò che la serata finisse in fretta. Desiderava farsi una doccia e coricarsi.
Era stata una giornata intensa, Hermione lo aveva sconvolto. Decisamente.
Per tutta la cena non riuscì a smettere di pensarla.
-Draco.. Sto andando a casa.. mi accompagni?-
Le diede un bacio sulla guancia. –Ciao Pansy. Buonanotte.-
Pansy si avvicinò per baciarlo sulle labbra. –Hey hey..qui si sta correndo eh?-
La ragazza lo guardò malamente. –Ahahah, come vuoi Draco. Ma non resisterai a me. Lo sai.-
-Oh. Certo. Ciao Pansy.-
Si fece la doccia e si coricò. La sognava, la bramava. La desiderava ardentemente accanto a sé. Sognava di toccarla, di baciarla.
Il mattino seguente prese pergamena e inchiostro.
“Ciao Granger.
Se preferisci, questa volta ci incontreremo alla Stamberga Strillante, dopodomani.
A presto.
D.M.”
Hermione per molti giorni attese la posta, ma sembrava che nessun tipo di carta volesse passare attraverso la fessura apposita.
Forse l’aveva ingannata, forse non doveva fidarsi.
Dopo tutto era Malfoy, l’aveva sempre trattata con disprezzo.
Lei era una mezzosangue, lui un purosangue.
Come aveva potuto pensare di interessargli davvero?
Questi pensieri la tormentavano, le riempivano la mente, le stringevano lo stomaco in una morsa.
Infine, dopo tre giorni un gufo le inserì nella fessura, una piccola lettera.
Hermione sentì il battito d’ali dell’animale dal salotto, si alzò di scattò e raccolse la carta dal piccolo tappeto.
Aprì tremante la busta, ma attese qualche secondo prima di leggerne le parole.
Temeva che quella grafia nascondesse parole minacciose, parole dure.
Poi le cadde dalle mani il foglio, aperto.
Lesse ogni singola parola e le sembrò che il cuore le scoppiasse.
Sorrise.

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Capitolo 9
*** "The First Kiss" ***


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Capitolo 9 “The First Kiss”

 
Quelle parole le aprirono Il cuore.
Non solo la stava invitando a rivederlo, ma le stava chiedendo di uscire a cena… quella stessa sera.
Prese un respiro profondo e corse in camera. In pochi minuti l’armadio fu svuotato dai vestiti, ma in compenso fu riempito il letto.
Non sapeva cosa fare. Per mezz’ora rimase lì in piedi, davanti al letto con la mente piena di combinazioni, senza giungere a nulla.
Sua mamma, tornata dal lavoro, aprì la porta e la chiamò a gran voce, senza ottenere risposta.
Ma sapeva dove trovarla: salì le scale e spinse la porta semichiusa della stanza della ragazza.
Vedendo il letto in quelle condizioni, lanciò uno sguardo interrogativo a Hermione.
-Esci stasera?-
-Ehm si.. non ci sarò a cena..-
Sua madre scosse la testa e sorrise. –Questo Draco ti sconvolge o sbaglio?-
Hermione scosse la testa,ma nel frattempo arrossì.
Poi Jane fissò gli abiti sul letto, prese un vestito senza spalle nero per dare la forma al seno, poi scendeva a tubino, ma non tutto nero, a righe bianche e nere.
Poi aprì il suo armadio e prese un paio di scarpe col tacco di camoscio nere.
Le sorrise e uscì dalla stanza. Sua madre era sempre dalla sua parte.
Infilò le collant, il vestito e le scarpe.
Si spalmò della crema idratante sul viso e mise un filo di fondotinta.
Mise una leggera linea di eyeliner nero sopra le palpebre e si fissò allo specchio.
Non sapeva che fare con le labbra che vedeva riflesse.
Voleva piacergli.
Vide sulla scrivania il rossetto rossastro di sua madre.
Metterlo o non metterlo?
Nel spalmò un poco sul dito e poi lo portò alle labbra, giusto per dargli colore.
Afferrò il copri spalle e la borsetta e scene le scale velocemente. Era già in ritardo.
Jane l’aspettava davanti all’inizio della scala a chiocciola.
-E quei capelli? Vieni qua!-
Glieli sciolse sulle spalle. –Ecco, ora ti riconosco. Sei stupenda,piccola mia.-
Hermione sorrise. –Grazie.-
Lei le scompigliò i capelli mossi, facendole l’occhiolino.
Mise lo scalda cuore che copriva la scollatura e usò la polvere per correre a Diagon Alley.
Draco l’aspettava lì, già da diversi minuti.
E se non aveva ricevuto la lettera? Forse aveva cambiato idea.
Lo aveva visto per ciò che realmente era.. o almeno pensava di essere.
Poi la vide avvicinarsi velocemente.
-Sei in ritardo.-
-Sono una donna.-
Draco accennò un sorriso. –Non ti sfugge nulla eh, Granger?-
Hermione scosse la testa.
Lui le aprì la porta e le fece segno di precederlo.
Si sedettero in un angolo, illuminato solamente con la luce di una candela.
-Come stai?-
Draco alzò gli occhi. Quasi mai gli era stato chiesto.
-..Sto.. Bene.-
-Scusa.. non volevo offenderti.-
-Offendermi Granger? Sai, pensavo fosse il contrario..-
-Eppure sei qui.-
-Cosa pensi di me?-
-Potresti essere un incoerente, un ipocrita, ma non lo sei. Tu sei obbligato a mostrare una maschera ogni giorno. Una maschera che ti crollerà addosso prima o poi..- le parole uscivano da sole.
Si premette una mano sulla bocca. –Scusa, non avrei dovuto parlare..-
Draco sorrise. –Sei psicologa Granger?-
Nel frattempo la camerierà servì i ragazzi.
Lei ricambiò il sorriso di lui. –Solo con chi mi interessa.- Arrossì,cercando di indietreggiare alla luce della candela.
-Beccata,Granger.- disse senza alzare gli occhi dal piatto.
 -Fa caldo qui no?– Il ragazzo tolse la giacca, mostrando una t-shirt nera col collo a V. Essa circondava i bicipiti del ragazzo, era attillata e ne evidenziava così la forma esile.
Hermione ebbe una vampata di calore, era bellissimo.
Annuì e si tolse il copri spalle, mostrando il vestito in tutta la sua sensualità.
Draco non ebbe la forza di fermare il suo sguardo e l’occhio gli cadde.
Una vampata di calore gli salì dal basso. La voleva, la desiderava. In quel momento più che mai, ma si ricompose, scrollandosi i capelli.
Lei sospirò, voleva baciarlo.
-Tu come.. come vivi il fatto che tutti conoscano il fatto che sei una mezzosangue?-
Hermione tossì.
-Non era offensivo era.. per domandare come la vivessi. Insomma..-
-.. Stai tentando di fare conversazione Draco. Non mi hai offesa, ma sei impacciato tutto ad un tratto o sbaglio?-
Doveva smettere di guardarla. Doveva smettere di desiderarla così.
-Potresti rimetterti il copri spalle?-
Hermione fece uno sguardo interrogativo, ma obbedì. Una marea di dubbi si insinuarono nella mente e nel cuore della ragazza.
-Non andare in paranoia, non serve. Sei fuori strada.-
-Ora leggi anche nella mente?-
-Credi che non sappia cosa stai cercando di fare?-
La ragazza scosse la testa e Draco rise. –Usciamo dal locale?-
Il giovane serpeverde pagò la cena e, dopo essere usciti dal locale, le prese inconsciamente la mano.
Il cuore di lei sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro. Tum. Tutum.
Si sedettero in una panchina solitaria, in un parchetto lì vicino e lì, Draco le lasciò la mano.
Lei cercò di opporre un’inconscia resistenza.
-Vuoi che il tuo cuore esca da quella sensuale scollatura?Non voglio essere causa della tua morte, Granger!-
Lei arrossì bruscamente.
-Anche il tuo batteva forte, sei solo una persona più composta.-
Lei sfiorò i capelli e risero.  –Granger sei unica.. l’unica.-
Si fissarono negli occhi. Lei gli sfiorò nuovamente la mano.
Poteva sentire il suo respiro mischiarsi col suo dal tanto che erano vicini.
Profumava di menta e i suoi capelli avevano lo stesso colore del grano.
Non gli si era mai avvicinata così tanto.
Lui prese coraggio e appoggiò le labbra sulle sue, chiudendo gli occhi.
Lei fece lo stesso, sfiorandogli i capelli con una mano e l’altra, appoggiata al suo petto.
Lui le mise una mano sul viso e una sul fianco.
La desiderava. La sollevò e la prese in braccio.
Le loro lingue si unirono in una lotta, in un dolce e tormentato atto d’amore.
Il buio era calato, lasciandoli soli con la luce fioca della luna.
La fece stendere sulla panchina  e si stese sopra.
La baciava con ardore e lei ricambiava con la stessa passione.
Non aveva mai desiderato nessuno nel modo in cui desiderava lei.
Lei gli morse il labbro, facendolo sanguinare un poco.
Ma non smisero.
Lei era abbandonata in quella stretta, in quel casto e desiderante toccarsi.
Lui smise per un secondo, col respiro affannato. –Granger..-
-S-si?-
-Sei mia.-

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Capitolo 10
*** "Changes" ***


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Capitolo 10° “Changes”

 
Erano rimasti per quasi tre ore su quella panchina finché Draco aveva cominciato ad immaginare altro, sentendo i chiari istinti salirgli dal basso, così si era staccato bruscamente da quelle invitanti labbra.
Hermione aveva ancora gli occhi chiusi, sopraffatta da quella passione incontrollata. Sembrava febbricitante.
Lei aprì gli occhi e lo fissò con aria interrogativa.
-E’ tardi. Ti riaccompagno a casa.-
-E’ lontano da casa tua credo.. non preoccuparti…-
-Ho la macchina.-
-Non voglio disturbare.-
-Voglio accompagnarti a casa.- disse alzandosi, cominciando a camminare. –Ho proprio bisogno di due passi..- Il calore che sentiva, il desiderio che provava nei suoi confronti, non aveva intenzione di passare.
Forse doveva solo andare a casa e dormire.
Lei era rimasta indietro, così per raggiungerlo dovette affrettare il passo e una volta arrivata dietro di lui gli prese la mano.
Draco comprese che lei non aveva capito che effetto gli faceva, così gliela strinse e increspò le labbra in un sorriso sghembo.
Arrivati alla macchina, ovviamente nera e simile ad un porsche, lui spinse il bottone sulle chiavi per aprirla e salirono.
La casa di Hermione non era vicinissima, erano almeno 20 minuti di strada.
Lei guardava il modo in cui appoggiava le mani sul volante, sulle marce e inconsciamente pensava a quelle mani sul suo corpo.
Scosse la testa, cercando di cacciare quei caldi pensieri.
Dopo qualche minuto, lui prese a parlare.
-Hey.. ma tu.. e Weasley?-
Lei lo fissò con aria interrogativa. –Cosa vuoi sapere?-
-Se state insieme.. o vi frequentate..-
-No. Non sono quel genere di ragazza.-
Draco sorrise, o almeno aveva pensato di farlo tra sé e sé, in realtà gli era uscito un sorriso poco nascondibile.
-Stai sorridendo o sbaglio?-
Il giovane Serpeverde la guardò per un momento, per poi riconcentrarsi sulla strada. –Non invito persone che non mi interessano, Granger.-
Abbassò lo sguardo e sorrise. –E tu e Pansy?-
-Non la sopporto.-
-Ma vi frequentate?-
-I nostri genitori sì e io sono costretto a vederla abbastanza spesso, ma no. Nemmeno nei suoi sogni più ambiti. Mai.- Lui le sorrise e Hermione si lasciò sfuggire una tenue risata, anche se non era del tutto tranquilla.
Poi un pensiero le trapassò la mente. Un pensiero terrorizzante.
Lei fece segnò di essere arrivata e Draco fermò la macchina.
-Che hai?- chiese lui.
-E..  a scuola?-
Draco non abbassò lo sguardo. –Non ti chiederei mai di perdere tutto per questa.. storia.-
“Storia?!” pensò Hermione.  –Quindi.. andrà avanti?-
-Se lo vuoi sì. Ma rimarrà un nostro segreto.-
Lei sapeva quanto lui avesse ragione, ma l’idea non le piaceva.
Lei si avvicinò per baciarlo e lui rimase immobile e specchiarsi in quegli occhi quasi dorati.
-Non.. non posso. –
Hermione si ricompose. –Ma..-
-Non mi fermerei a quello, non stavolta, Granger.-
Ogni volta che la chiamava così un brivido le percorreva la schiena.
-Non ti ho chiesto di farlo.-
-Infatti lo dico io.-
La giovane Grifondoro annuì e aprì la portiera.
-Aspetta.- disse lui capendo che per lei era importante.
Lei si voltò e lui le stampò sulle labbra un dolce e casto bacio, poi si allontanò dolcemente.
Lei ancora intontita per il bacio inaspettato, mise un piede sull’asfalto e scese dalla macchina.
-Ricordati quello che ti ho detto, Granger.-
Non chiuse la porta e lo guardò. –Cosa?-
-Tu sei mia.-
Fece in tempo a chiudere la portiera nera e lui sfrecciò via.
Entrò in casa sorridente e confusa.
Già le mancava, ma si sarebbero visti due giorni dopo a Hogwarts.
Doveva solo resistere.
 
Entrando in casa, Draco tentò di chiudere la porta il più piano possibile, per non fare rumore. Ma era difficile quando al posto della porta ci si ritrova un portone.
Si sentiva felice per la prima volta e non riusciva a credere che tutto ciò che aveva pensato di lei non era minimante vero.
Era la prima volta che rispettava una ragazza così.
Con Pansy non si era minimamente comportato in quel modo, ma di lei non gli importava.
Ora si sentiva diverso, si sentiva cambiato.. dai G.U.F.O, si da quando aveva iniziato le ripetizioni con Hermione.
Lei era bellissima e lui non capiva come fosse riuscito a resisterle.
Quell’aria da “non ho minimamente idea dell’effetto che faccio” lo uccideva.
Saliva le scale piano piano, mentre questi pensieri lo accompagnavano.
-Draco.-
Il giovane si bloccò, riconoscendo la voce penetrante e crudele. –Si, padre?-
-Dove sei stato?-
-Sono uscito.-
-Con chi?-
Draco non poteva rivelarglielo, se lo avesse fatto lui lo avrebbe cacciato di casa e lo avrebbe disconosciuto. Ossì, lo avrebbe fatto. –Amici.-
-Vai a letto, parleremo domani del tuo ritardo.-
Il giovane Serpeverde obbedì e continuò a salire le scale per arrivare alla sua stanza.
Poco prima di aprire la stanza verde scuro della sua stanza, una mano fredda e delicata gli sfiorò la spalla sinistra.
-Salve madre.-disse senza nemmeno voltarsi.
-Ero preoccupata.. Non hai mai fatto così tardi..-
-Tranquilla, sono a casa e sto più che bene.-
-Deve essere speciale lei se reagisci così. – sussurrò, in modo che solo lui potesse udire.
Draco alzò gli occhi, ma sua mamma era già tornata sotto le coperte con suo padre.
“Sì mamma. Lo è davvero.” 

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Capitolo 11
*** "Duty" ***


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Capitolo 12° “Duty”
 

La sala era imbandita per l’arrivo degli studenti.
Cibo e bevande traboccavano sui tavoli di legno di noce, erano invitanti e deliziose.
I ragazzi presero posto, in attesa del famoso discorso del Preside, Albus Silente.
Nel tavolo addetto ai Grifondoro, Ron si abbuffava a non finire, prendeva qualcosa da ogni piatto, Harry mangiucchiava, ma non sembrava avere appetito. Hermione pensò subito che qualcosa lo aveva turbato, un sogno o un contatto con il Signore Oscuro .. forse. Harry parlava poco, ma dai suoi comportamenti si poteva comprendere molto.
Aveva paura, nonostante non lo desse a vedere.
Voldemort era sempre nei suoi più reconditi pensieri, nelle sue più inside paure.
Ron sembrava non accorgersi di nulla, così riprese a mangiare anche lei.
Gettava sempre un’occhiata al suo migliore amico, sperando che iniziasse a parlare da un momento all’altro.
Dall’altro lato della sala, Draco prese la forchetta e cominciò a spiluzzicare il cibo.
Dentro di sé qualcosa lo tormentava e non poteva nemmeno proferirne parola.
Non si trattava della sua mezzosangue preferita, non stavolta.
I pensieri di Draco e gli sguardi di Hermione furono interrotti da Silente.
-Bentornati alla scuola di Magia e Strgoneria di Hogwarts. L’anno scorso abbiamo ospitato la scuola di Dumstrang e l’accademia di Beauxbaton per il Torneo Tremaghi.
Purtroppo abbiamo subito un terribile perdita, ma questo deve insegnarci ad essere uniti. Dure prove ci attendono, ma questo non deve fermarci.
Determinazione. Coraggio. Non lasciate che la paura vi attanagli le viscere, lasciate che il coraggio vi pervada.
Detto questo, non dimenticate di studiare. Vi presento il vostro nuovo insegnante di pozioni.. il professor Horace Lumacorno, che ringrazio di essere qui.- disse sorridendo al suo amico.
Dopo aver finito di cenare, gli studenti si mossero verso il proprio dormitorio.
Ginny e Hermione non smettevano di parlare, di raccontarsi della propria estate.
La giovane biondiccia smaniava di raccontarle di Draco ma Ronald era suo fratello e non poteva metterla in una situazione simile.
D’altro canto Ginevra aveva avuto un’estate da vera “rubacuori”, appellativo che le diede la sua migliore amica, prima Dean.. poi Seamus.. ma il suo cuore era solo per Harry e lo sapevano entrambe.
La rossa aveva sempre provato qualcosa per il prescelto, dal suo primo anno di Hogwarts e quel sentimento era cresciuto anno per anno.
Solo.. non aveva il coraggio di dichiararsi. Dopotutto lui era il PRESCELTO..perchè mai avrebbe dovuto scegliere lei?
Hermione non sapeva proprio come fare con il suo migliore amica e il suo migliore amico.
“Ciechi.” Ecco quello che pensava davvero.
-Eh.. Harry lo hai visto?-
-Qualche volta.- disse Ginny sorridendo.
-Dovrai dirglielo.-
-Un giorno forse. Ora andiamo a dormire, sono distrutta!- la prese per mano e salì le scale quasi saltellando.
Ronald invece chiacchierava con Harry del fatto che lo irritava il modo in cui si comportava sua sorella.
Si misero sotto le coperte e continuarono a sproloquiare.
-Cosa ci trovano poi in Ginny?-
-Lei.. è bella. Ha una.. bella pelle. Sì.- asserì Harry.
-Dici che i ragazzi la scelgono per la sua pelle?-
Il ragazzo dai capelli neri fece spallucce.
Dall’altra parte della scuola, i Serpeverde stavano sistemando le loro cose. Ridevano, scherzavano.
Ma non Draco Malfoy. Lui prese un foglio e cominciò a fare scritte, a disegnare.
Una maledizione lo tormentava. Un impegno da portare a compimento.
Lo ossessionava. Si detestava. Detestava suo padre, la sua famiglia.
Perché sua madre non lo aveva aiutato? Perché amava suo padre.
Perché lui, Draco, non si era opposto? Perché temeva di essere abbandonato.
-Malfoy sei un musone! Vieni a divertirti con noi!- esclamò Zabini, suo compagno di stanza.
-Pensa quello che vuoi. Non mi va.-
Il suo compagno di stanza ripeté la frase con una vocina stridula e il giovane biondo lo fulminò.
Si misero tutti a dormire, ma lui non riusciva a chiudere occhio. Incubi lo tormentavano, immagini crudeli lo ossessionavano.
“AVADA KEDAVRA, questo è l’incantesimo che dovrai pronunciare!” asserì una figura oscura.
Draco tremava e si svegliò di soprassalto.

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Capitolo 12
*** "The Unhappy Chosen" ***


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Capitolo 11° "The unhappy chosen."

 
I due giorni passarono lentissimi e i due ragazzi non sapevano più che fare.
Hermione si sentiva  ancora addosso il profumo del ragazzo e i suoi pensieri erano molto distanti dal luogo in cui era.
-Tesoro sei pronta?Hermione?-
Nessuna risposta.
-Hermione?-
Ancora nessuna risposta.
-Hermione Jane Granger!-
-Si mamma?-disse scendendo in salotto, luogo in cui poteva usare la polvere magica.
-E’ la seconda volta che ti chiamo..-
-Scusami ero distratta..-
-Tranquilla, tra poco lo rivedrai.- disse Jane sorridendo. Diede un bacio a sua figlia che in pochi secondi si trovò alla stazione di King’s Cross.
Sorrise per ciò che le aveva detto sua madre ed era sorpresa che l’avesse capito solo da un suo sguardo.
Ma in cuor suo era contenta di rivederlo, nonostante non avrebbe nemmeno potuto avvicinarsi.
Sulla strada per il binario rivide Ginny e Harry che si stavano scambiando sguardi da lontano, si avvicinavano, si sorridevano ma non si parlavano.
Ginny la riconobbe e la chiamò, invitandola ad avvicinarsi. 
Hermione sorrise, era contenta di rivedere la sua migliore amica.
-Hey! Sono arrabbiata con te, sappilo.-
-Hey Ginny! Perché?-
-Come perché? In queste ultime due settimane non mi hai né scritto né mi hai chiesto di vedermi!-
-Ah sì.. scusami Ginny.. ho avuto..impegni improrogabili..-
Ginny le sorrise. –Per questa volta ti perdono!-
Le appoggiò una mano sulla schiena ed insieme passarono il binario 9 e ¾ .
Furono seguite subito da Harry e Ron, che non appena la vide le fece un sorriso ampio e sincero.
Hermione ricambiò e fece strada con Ginny, che salì immediatamente sul treno, seguita da Ron e Harry.
La ragazza si guardò intorno, cercandolo.
Capelli lisciati color del grano, corti e perfetti.
Completo con camicia blu e cravatta di una tonalità più scura.
Era bellissimo. Quanto avrebbe voluto che la stringesse a sé..
Lui si guardava attorno, la percepiva ma non la trovava.
Poi riconobbe i capelli mossi che le aveva stretto le due sere precedenti.
Quel viso dolce ora le stava accennando un sorriso, in modo che solo lui potesse capire. Lui ricambiò con un breve sorriso sghembo, così lei salì nella carrozza e raggiunse i suoi amici.
Ron era intrepido al suo arrivo, era contento.
Harry non vedeva l’ora di riabbracciare la sua migliore amica.
Hermione entrò, silenziosa e con un sorriso stampato in viso.
Ron si alzò in piedi non appena le aprì la porta e Harry le sorrise esclamando “Hermione, che bello vederti!”.
Hermione si sedette e sorrise ad entrambi e Ron prontamente la eguagliò.
L’estate era passata troppo in fretta, su questo il trio era d’accordo.
-Ginny?-
-Si è seduta di fianco.. qui… la stanza.. insomma..- cercò di spiegarsi Harry.
-Come sempre.- disse Ron guardando con aria interrogativa il suo migliore amico.
La giovane Grifondoro rise. Conosceva i sentimenti del prescelto nei confronti della sua migliore amica e non riusciva ancora a credere che Ronald non l’avesse ancora capito.
Harry, dal canto suo, era sorpreso che Hermione non avesse ancora compreso i sentimenti del suo migliore amico nei suoi confronti.
Poco dopo passò il carrello delle cibarie, il trio si alzò, in particolare i due ragazzi, desiderosi di mangiare qualcosina.
Dopo essersi seduti, i due ragazzi cominciarono ad assaltare ciò che avevano comprato, al contrario della ragazza che era rimasta a fissare la porta del vagone di Serpeverde.
In uno degli ultimi posti, in senso opposto al macchinista, si trovava Draco Malfoy.
Rimase per un secondo a fissarlo, lui non si era accorto della sua presenza.
Doveva smetterla di viverla così, si sarebbe fatta solo male.
Draco era seduto insieme a Tyger e Goyle e un altro ragazzo della sua stessa casa.
-Allora Malfoy, come hai passato le tue vacanze?- chiese l’altro ragazzo.
-E’ stata una bella estate, forse la più bella che abbia mai passato.-
-Ti sei divertito con Pansy?-
Draco rise. –Ma ti pare?! No. L’ho vista solo una volta per una cena di famiglia.-
-Ed è rimasta lì a dormire?- chiese maliziosamente Goyle.
Draco si fece serio. –Ho finito con queste stronzate. Ora ho altre cose a cui pensare.-
-Vuol dire che Pansy non ha più speranze?-
-E’ stato solo un gioco. –
-Lei non dice lo stesso.-
-Non stavamo assieme, se è questo che pensa.-
-Forse spera che accada. Dopotutto la tua famiglia spera che un giorno..tu la scelga.-
-Spero non mi obblighino mai a farlo. Perché non sarei felice di farlo.-
 

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Capitolo 13
*** "Rendez-Vous" ***


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Capitolo 13° “Rendez-vous”

 
Il mattino seguente il Trio si presentò a lezione da Lumacorno.
La prima questione che pose il Professore di Pozioni fu cosa fosse l’Amortentia.
-Dovrebbe avere un odore diverso per ciascuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae, e io sento aroma di grano e pergamena..- Hermione si fermò, arrossendo.
Harry sorrise, ma dentro di sé balenarono diverse domande.
Ovviamente si riferiva a Ronald, ma.. il grano?
Non riusciva a collegarlo a nulla, anche se la sua mente era affascinata dal libro usato trovato nell’armadio di proprietà del Principe Mezzosangue.
Hermione quel giorno, distratta, non riuscì eseguire la pozione assegnatagli dal professore. Lo pensava, bramava le sue braccia, desiderava i suoi baci.
Draco si trovava dall’altra parte della scuola, nel corridoio della La Stanza delle Necessità.
Una volta comparsa, entrò di soppiatto con la bacchetta alla mano roteando gli occhi cercando intrusi.
Vuota. Era solo. Si appropinquò verso il centro della stanza e si avvicinò all’armadio nero, il cosiddetto “ Armadio svanitore”. 
Tolse con uno strattone il pesante arazzo che lo copriva.
Sfiorò il legno nero e ruvido, fino a giungere alla maniglia.
L’abbassò con un po’ di forza e l’aprì.
L’ansia lo assaliva, voleva controllarlo ma con un respiro profondo seppe tenerla calma.
Dentro era cavo ma con una profondità immensa.
Mise la mano in tasca e la estrasse aperta. Sul palmo era appoggiata una leggera piuma, Draco la inserì nell’armadio con una folle cautela.
Lo richiuse e si voltò con la mente vuota, camminava con una calma pietosa.
Passi lunghi, lenti. Passi dosati, passi costati.
Non appena la porta della Stanza si richiuse dietro di sé, solo un pensiero gli si aprì chiaramente nella sua mente: Hermione.
Aveva bisogno di lei.
Aveva bisogno che lei lo guardasse negli occhi e capisse senza che lui parlasse.
Ma non poteva trascinarla in questa storia.
Come poteva dirle che doveva asserire al compito altrimenti gli sarebbe costata la vita?
Non poteva dirle nulla e doveva sperare che lei non se ne accorgesse.
Ripercorse velocemente i corridoi, fino a giungere davanti all’aula in cui si era appena conclusa la lezione del Professor Lumacorno.
Gli studenti che uscivano da quella stanza sembrava fossero stati in guerra.
Le acconciature delle ragazze non esistevano più.
Le divise dei ragazzi erano più che conciate male.
Harry era l’unico indenne, infatti uscì gongolante con la Felix Felicis, la pozione in premio per il compito assegnato.
Precedette Ron e Hermione fuori dall’aula.
Hermione fu l’ultima, sconvolta per come il pensiero di lui la distrasse a dismisura.
Non le era mai capitato di reagire così.
Alzò lo sguardo non appena ebbe superato la soglia e lo vide.
I loro sguardi si incrociarono.
Lei tentò di coprirsi i capelli ma Draco le sorrise.
Era un sorriso buffo, i suoi capelli lo facevano ridere.
Ma quella risata non risuonava di cattiveria, sembrava più un buffetto.
La ragazza gli sorrise, arrossendo.
Il giovane Serpeverde le scoccò un’occhiata prima di accelerare il passo e in quella frazione le labbra di lei cominciarono a mimare un “mi manc..”. Lui asserì con la testa.
Entrambi ripresero la sua direzione con una felicità che scoppiava nel petto.
La giovane Grifondoro si unì ai suoi amici, impegnati in un folle ridacchiare.
-Hermione che hai fatto ai capelli?- chiese Ronald.
-E’ scoppiata la pozione! Ma Harry come hai fatto?-
-Sbagliavate il metodo, ma non preoccupatevi, posso darvi ripetizioni!- Harry si lasciò sfuggire un sorriso beffardo.
Dopo le lezioni, Hermione si ritirò in camera sua per sistemarsi i capelli e poi ritrovò a studiare con Luna e Ginny, al contrario i ragazzi si chiusero in camera.
La sua migliore amica le lasciò sole poco dopo, desiderosa di incontrare Harry vicino al dormitorio, avendo sentito dall’amica che si trovava nella Sala Comune.
La giovane Grifondoro e la giovane Corvonero continuarono ancora per un’oretta, quando all’improvviso vicino al calderone di Hermione si materializzò un pezzo di pergamena strappata.
Luna alzò lo sguardo e fissò l’amica che prese cautamente il foglietto e lo aprì.
“Ciao Granger, è stato bello incrociarti oggi.
Incontriamoci tra cinque minuti alla torre di astronomia.
Mi troverai lì.”
Il cuore della giovane scoppiò nel petto.
-Non è firmato!Ma chi te lo manda?- chiese Luna con una nota di dolcezza nella voce.
- Devo andare.. per scoprirlo..giusto?-
Luna ci pensò su. –E se fosse pericoloso?-
-Stai tranquilla. Ecco io..-
La giovane Corvonero le sorrise e cominciò a preparare le sue cose. –Certo che puoi andare!-
-Grazie Luna!-
Prese le sue cose in fretta e si spostò verso il luogo dell’appuntamento.
L’ansia l’assaliva come sempre, ma la voglia di rivederlo, di toccarlo, di stringerlo a sé, strepitava dentro di lei.
Camminando velocemente, percorse tutto il tragitto trattenendo il fiato e nel contempo si sistemava i capelli, ansiosa che la piega assomigliasse a quella della mattina.
La Torre di Astronomia era assorta in un silenzio e un buio quasi notturno.
Solo le candele facevano una luce fioca.
Si avvicinò al parapetto, per ammirare la luna, convinta di essere arrivata troppo presto, ma qualcuno la strinse da dietro.
-La risposta è “anche tu”, arruffata Granger.- sussurrò il ragazzo.
Hermione sorrise a quella stretta e si lasciò cullare dalle sue braccia.
Voltò il viso e lo baciò sulla guancia.
Lui la voltò completamente e la baciò candidamente sulle labbra.
La luce della luna rifletteva su quei fratelli color del grano, brillavano di una luce meravigliosa.
Glieli sfiorò e sorrise mentre lo baciava.
La sollevò e la spostò contro il muro, dove le permise di appoggiare i piedi.
La baciava con ardore, con passione.
La voleva, la desiderava.
In quei baci, in quell’abbraccio, in quel tenersi, si stavano urlando quanto si erano mancati, quanto si bramavano.
Gli scostò la camicia dai pantaloni e gli mise la mani sul petto, per spostarle poi dietro la schiena. Lo strinse a sé.
Draco le sorrise maliziosamente e cominciò a baciarle il collo.
Il suo profumo la inebriava.
Avvicinò il suo bacino a quello di lei, così da farle sentire ciò che realmente stava provando.
Con una mano sulla schiena, con l’altra le aprì la camicetta.
Rallentò per un momento, per aspettare che fosse lei a decidere, ma lei si lasciò solo scappare un piccolo sospiro ansimante.
Il giovane Serpeverde stava per sfiorarle il reggiseno quando un forte rumore bloccò entrambi.
D’istinto la strinse a sé, per coprirla, per proteggerla.
-Lumos!- disse con dolcezza e a voce bassa la ragazza.
 

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Capitolo 14
*** "I'm falling in love with you" ***


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Capitolo 14° “I’m falling in love with you.”


Il cuore di Hermione smise di battere e col suo, anche quello di Draco.
Si riallacciò velocemente la camicetta, ma ormai era tardi, la dolce ragazza si stava avvicinando.
-Hermione.. sei tu?-
La giovane Grifondoro non riuscì a proferire parola.
Draco con un gesto d’impetuosa follia si mostrò alla luce della notte, tenendole saldamente la mano, e la sua complice lo emulò senza porre fine al contatto.
Colei che li aveva scoperti, trattenne il fiato.
-Luna.. calmati.. Non arrabbiarti.. io..- Draco le strinse la mano.
-Non sono affatto arrabbiata, ero preoccupata che fossi in pericolo ma non credo tu lo sia davvero.-
-Credi che non sia pericoloso, Lovegood?-
-Credo solo che se avessi voluto davvero farle del male o ferirla, non saresti qui a nasconderti e a mostrarti con lei in modi così.. –
Il giovane Serpeverde ammise con un cenno la verità, ma non aveva ancora accettato del tutto ciò che sentiva per Lei, poiché non lo aveva mai provato.
-Ci vediamo domani, cara.- Luna sorrise e voltò le spalle alla giovane coppia.
Non appena fu lontana, Draco la baciò e si voltò per tornare al suo dormitorio.
Hermione tornò al suo, contenta e impaurita che la sua amica potesse rivelare il loro segreto.
Luna al contrario non voleva rivelarlo, avrebbe solo voluto delle spiegazioni da parte dell’amica.
Perché Malfoy? Dopotutto lui l’aveva ferita numerose volte, con appellativi anche poco educati.
Ma in cuor suo, voleva sostenere la giovane, convinta delle sue valide motivazioni.
Passo dopo passo, la ragazza riccia si ritrovò al suo dormitorio, in balia di pensieri di terrore e felicità, con le gote più rosse che mai.
Ginny era ancora sveglia, euforica perché Harry le aveva parlato per qualche minuto.
Non vedeva l’ora di raccontarlo alla sua migliore amica, ma lei si trovava completamente su un altro pianeta.
Ripensava alle sue mani, al suo calore, al suo desiderio.
Poco dopo, Ginevra si addormentò mentre tentava di raccontarle l’accaduto e lo stesso fece Hermione che sognava e sognava nuovamente ciò che successo quella sera.
Il giovane Malfoy si mise a letto, nonostante il sonno non lo possedesse nemmeno per un soffio.
Pensava a lei, al suo corpo.
Al modo in cui lo toccava, con dolcezza ma con molta decisione, passione e desiderio. Mentre lo sfiorava si sentiva scottare, ne voleva ancora di lei.
Ripercorreva ogni momento, fino al momento in cui lei non aveva opposto resistenza, ma lui si era fermato per qualche secondo.
Perché? Non l’aveva mai fatto con nessuna.
Figuriamoci con Pansy!
Voleva rispettarla. Sì, non voleva obbligarla, desiderava che fosse una sua decisione.
Era così diverso dalle altre volte che aveva baciato qualcuna, che l’aveva toccata.
Sentiva che una purezza peccaminosa lo stava bramando e che lui non aveva intenzione di opporre resistenza.
Non gli era mai capitato di ripensare a ciò che accadeva con le ragazze, non gli era mai importato, lo aveva considerato semplicemente uno sfogo.
Ora era tutto diverso, ne era consapevole.
Non era solo attrazione, doveva accettarlo.
Si era innamorato di lei.
I giorni successivi passarono lenti e furono difficili da superare.
Hermione temeva di non rivederlo più, aveva paura che Luna avesse rivelato il loro segreto.
Draco agonizzava sempre di più, non vederla gli annebbiava la mente.
Aveva un compito sì, ma non era più sicuro di volerlo portare a termine.
La vita gli stava mostrando quello a cui avrebbe potuto aspirare e non poteva lasciarselo sfuggire. Eppure era consapevole dell’obbligatorietà di portarlo a termine.
Dopo tre giorni di intenso studio, finalmente Luna si presentò saltellante a lezione e Hermione ebbe la possibilità di parlarle.
La candida bionda si sedette a fianco dell’amica.
-Luna! Dov’eri finita?-
-Ero malata, scusami!-
-Vorrei parlarti dell’altra notte…-
Luna chinò la testa e sorrise sghemba, curiosa.
La giovane Grifondoro cominciò a raccontarle dal principio.
Tutti sapevano che lei dava ripetizioni al ragazzo a causa della Mcgranitt, ma nessuno immaginava fino a dove quella storia si fosse spinta.
-Sei innamorata di lui?-
Hermione asserì con la testa, cercando di nascondere un sorriso.
Luna l’abbracciò. –Sono così felice per te!-
-Tu..mi supporti?-
-Certo! Non sei una stupida oca, sei una ragazza sveglia. Sei ti fidi di lui, significa che dovrò provare a farlo anche io.-
-Provare?-
-Lo conosco per fama, ma non provo odio per lui. Credo soltanto che sia succube del padre, o almeno della sua famiglia.-
-Grazie di aver capito.-
Nel frattempo la sua migliore amica si avvicinò. –Capito cosa?-
-Nulla Ginny, chiacchieravamo della lezione. Io non avevo capito la lezione precedente, sai.. ero malata. Così, Hermione, gentilmente, me l’ha spiegata!- Luna sorrise.
La giovane riccia comprese di potersi fidare della candida bionda, così le regalò un sorriso sincero che non fece altro che aumentare la sua allegria.
Poi le arrivò un piccolo pezzo di pergamena, un tonfo al cuore appena lo vide.
Luna lo afferrò prima che Ginny potesse vederlo e lo nascose nella tasca della divisa di Hermione, senza nemmeno alzare gli occhi dal foglio.
Non appena finì la lezione, corse nel bagno delle ragazze e aprì il foglietto.
“Ciao Granger.
Ti aspetto al terzo piano stasera durante la cena, così potremmo parlare senza orecchie indiscrete.”
Abbassò lo sguardo.
Dentro di sé si annidò il dubbio che volesse chiudere la loro storia.
Forse si era davvero stancato di lei.
Un forte mal di pancia le strinse lo stomaco in una morsa, l’ansia l’assaliva.
Sembrava che il tempo non passasse mai, le ore passavano lentissime.
Verso le cinque e mezza corse nella sua stanza e si preparò.
Fece una doccia veloce e si mise un paio di jeans con una magliettina col collo a “V” a maniche corte, sperò di non avere freddo.
Corse giù per le scale e al posto di entrare nella Sala Grande, deviò verso il corridoio del terzo piano.
Lui l’aspettava già lì, con pantaloni e maglietta, stretta come sempre nei punti giusti.
Hermione si avvicinò velocemente.
-Ciao Draco.-
-Ciao Granger.-
Un brivido le percorse la schiena.
-La Lovegood ha rivelato qualcosa di noi?-
La giovane scosse la testa. –Affatto. Ci copre.-
Draco le sorrise e la baciò sulla guancia, ma lei deviò e lo baciò sulle labbra.
Lui la strinse a sé e lei gli prese il viso tra le mani.
All’improvviso si materializzò la stanza delle necessità e lei lo tirò dentro.
Il giovane Malfoy aveva paura della forma che assumesse, ma in realtà vide la solita stanza senza il suo Armadio Svanitore.
Ciò lo sollevò, permettendosi di concentrassi soltanto su di lei.
L’attirò a sé e la baciò, un bacio che sa di burro birra quando non la bevi da un anno.
Adorava la burro birra e adorava lei, il suo sapore di menta, i suoi capelli che sembrava avessero i riflessi della luce del sole e i suoi occhi di diverse sfumature di castano.
Pensava fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Le loro lingue si sfioravano, si cercavano, lottavano tra loro.
Baci assaporati, tormentati, bramati, voluti.
Draco si staccò bruscamente dalle sue labbra e lei rimase a occhi chiusi, inebriata.
I suoi occhi trovarono un piccolo materasso, su cui la fece stendere.
Lui si mise di fianco e la guardò.
Lei gli scostò il ciuffo color del grano e gli sfiorò le labbra,il mento, le spalle, il petto, la cintura.
-Sei bellissimo..- sussurrò Hermione, non accorgendosi di averlo detto ad alta voce.
-Grazie Granger ma ti assicuro che sei molto più sexy tu. Anche così.-
La baciò con ardore e si mise sopra di lei che lo strinse a sé, avvinghiando il suo corpo al suo.
Gli morse il collo e lei ansimò e Draco sorrise maliziosamente.
Gli piaceva che impazzisse, si rimise di fianco a lei e le tolse la maglietta.
Cominciò a baciarla ovunque, vicino ai seni, sulla pancia, scendendo fino alla zona pelvica.
Le slacciò i pantaloni e mise delicatamente la mano.
Non appena cominciò a muovere le dita, lei cominciò a respirare affannosamente, fino ad ansimare.
Lo faceva morire vederla così.
Avrebbe voluto andare ben oltre, ma voleva andare col calma.
Dopo un quarto d’ora, la ragazza fu pervasa da un folle piacere.
Lei lo baciò e lui la strinse a sé.
Sorrisero. –Sono innamorata di te, Draco.-
 

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Capitolo 15
*** " A Plan." ***


 
Capitolo 15° “Locked.”
 
Draco si irrigidì. Avrebbe voluto baciarla, stringerla a sé, farle capire che per lui era lo stesso, ma il silenzio faceva da padrone.
Non riusciva a muoversi, non riusciva ad articolare le parole.
Hermione si sentì spegnere. Fece per avvicinare la mano alla sua, ma la ritrasse velocemente.
Si sentì vuota.
Rimise la maglietta e il maglione e corse via, lasciando, con le lacrime agli occhi, la Stanza della Necessità.
Il giovane Serpeverde si maledì.
All’improvviso comparve nella stanza l’Armadio, lo strumento che lo incupiva maggiormente.
Si alzò di scatto, cercando di allontanarsi.
Aveva troppi pensieri per la testa, troppi impegni da portare a compimento.
Sì, avrebbe voluto rincorrerla, respirare di nuovo il suo profumo.. avrebbe voluto avere il coraggio di sussurrarle che l’amava.
Corse fuori dalla Stanza, sperando di trovarla lì, vicino al muro, nell’angolo ad aspettarlo per discutere, ma era già scappata via.
Si mise le mani sulla testa e diede un calcio alla porta che ormai stava via via sparendo.
L’aveva ferita, solo per la sua stupida codardia.
Hermione si chiuse nella sua stanza, si appoggiò alla porta e sprofondò sulle ginocchia a piangere ininterrottamente.
La sua migliore amica accorse, stringendola.
-Hey che ti succede?-
La giovane bionda scosse la testa, senza riuscire a rispondere.
Il singhiozzo era a livelli cosmici, non le permetteva quasi di respirare.
-Hai visto mio fratello con Lavanda, vero? Lascialo perdere… E’ un uomo! Ragion per cui.. è un cretino!-
La giovane chiuse gli occhi. Avrebbe voluto solo silenzio intorno a sé, al posto di un blaterare compulsivo seppur a fin di bene.
Avrebbe voluto che Harry fosse lì, poiché lui non le avrebbe fatto domande, non avrebbe parlato a vanvera. Lui l’avrebbe abbracciata.
Ginny poteva provare a capire, ma in quel momento usciva con Seamus.
Già, lei stava provando a consolarsi, ad andare avanti, nell’attesa che il Prescelto capisse ed esternasse i suoi sentimenti.
Hermione sentiva una morsa al cuore, un desiderio di stare sola a cui non poteva sfuggire.
Si addormentò completamente vestita come la sera prima, con fatica e con le gote bagnate.
Draco non dormì, aveva passato la notte a ricacciare indietro le lacrime, con pensieri torbidi.
Lui non poteva piangere, lui non poteva star male, era il figlio di Lucius Malfoy.
Entrambi si fecero forza e al mattino cercarono di creare un certo contegno attorno alla propria figura.
Lei aveva i solchi al posto delle occhiaie, aveva gli occhi gonfi e i capelli sciolti che le coprivano il viso.
Si avviò verso la lezione del Professor Lumacorno, dove il suo migliore amico l’aspettava.
Ron era fuori dalla porta a scambiarsi effusioni con Lavanda, ma quasi non se ne accorse.
Prese posto vicino a Harry che non appena la guardò lesse il suo stato d’animo.
-Sei riuscita a dormire?-
Adorava le domande non-sense di Harry, poiché nonostante non lo desse a vedere condivideva il suo mood.
-Ti voglio bene, Harry.- disse la giovane sorridendo.
Il prescelto sorrise di rimando.
A fine lezione uscirono e si avviarono verso la successiva.
Ma voltandosi, Hermione vide Draco che passeggiava e parlava con Pansy.
Aveva gli occhi colmi di tristezza e rabbia, incavati e assonnati.
Inoltre non stava minimamente ascoltando la serpe verde.
Si bloccarono non appena i loro sguardi si incrociarono.
-Scusa Harry, devo andare a vomitare.- voltò le spalle al suo migliore amico e al suo ragazzo e prese un altro corridoio.
Draco cercò di farsi spazio tra la folla per rincorrerla, ma Pansy lo braccò.
-Ahahah. Guarda come scappa! Sa che potresti tenerla a bacchetta! Che codardia i mezzosangue! Menomale che abbiamo la tua autorità nel..-
-Stai zitta. Mi irriti. Tu e la tua voce.-
La giovane mora lo guardò sorpresa e si dileguò, lasciando il biondo alle prese con i suoi pensieri più profondi.
Dopo diversi giorni di silenzio e separazione, Draco aveva deciso di fare una follia pur di riaverla, anche se non sapeva bene quale.
Passeggiava per i corridoi senza una meta precisa, quando si fermò a contemplare il cielo sulla Torre di Astronomia.
Assorto nei suoi pensieri affatto limpidi, non si accorse dell’arrivo di una giovane Corvonero.
-Salve Malfoy.- impossibile non riconoscere la ragazza dalla voce, allegra e dolce.
Si voltò di scatto. –Lovegood.-
-Quanta tristezza emani.-
-Cosa ci fai qui?-
-Vengo spesso a guardare il panorama. Mi mette una profonda pace nel cuore.-
Il biondo annuì.
-Ti manca molto.-
-Cosa?-
-Non siamo amici e non ti chiederò di sfogarti, ma se la ami davvero, cosa che penso e credo, sono qui per aiutarti.-
Draco la fissò, nonostante la credesse fuori di testa,la rispettava anche se non l’avrebbe mai potuto ammettere.
-Vorrei farle capire che.. provo lo stesso.-
Non aggiunse altro.
-Stasera i vari professori hanno organizzato delle feste, non lo sai?-
-Sì, Hermione andrà a quelle di Lumacorno e i miei amici si divideranno nelle altre..-
-E ci stai ancora a pensare?-
-Cosa?-
-Imbucati, dalle un segnale e portati dietro la tua divisa.- Luna gli fece l’occhiolino voltandosi.
Il giovane Malfoy sorrise e corse giù dalla scalinata, bisognava organizzare tutto nei minimi dettagli e il più presto possibile.
 

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Capitolo 16
*** "Don't Forget It" ***


Capitolo 16° “Don’t forget it.”

 
Ogni ragazzo, invitato alle varie feste, si stava scrupolosamente preparando.
Hermione e Harry stavano sistemando i vari libri in biblioteca, poco euforici per la serata che li attendeva.
La ragazza portava un gran peso nel cuore. Era cosciente che Draco non avrebbe mai potuto accompagnarla, ma non pensava che non provasse nulla nei suoi confronti.
Dopotutto quello che avevano passato assieme, tutte le emozioni provate, il limite superato..
Lei pensava che dopotutto doveva aspettarselo, era comunque sempre Malfoy e tutti a scuola erano coscienti di ciò che era successo con Pansy.
La Serpeverde lo aveva sedotto, lo aveva portato con le sue moine verso di sé, verso il suo corpo.
Avevano superato qualsiasi limite superabile e tutti pensavano che per un periodo fossero stati anche insieme, al contrario nessuno sapeva la verità.
Draco non aveva nemmeno considerato l’idea di avere una storia con quel genere di ragazza, sebbene fosse ritenuta perfetta dalla sua famiglia: Serpeverde e Purosangue.
Quei capelli nervi sciolti sulle spalle le donavano un tocco di spiccata sensualità, quegli occhi dal taglio felino e quelle labbra carnose avevano stregato la maggior parte dei membri della sua Casa.
Ma lei aveva sempre desiderato lui, Draco Malfoy.
Aveva avuto altre esperienze, ma, anche se non lo avrebbe mai ammesso provava qualcosa in più per Draco, a differenza di tutti gli altri che aveva avuto.
Pansy era stata solo un sfogo per lui, solo una sensuale distrazione che si era protratta fin troppo nel tempo.
Hermione sperò dentro di sé di non essere stata solo un “diversivo” da altri pensieri.
Il mondo si stava incupendo e tutti ne erano coscienti, eppure loro due non avrebbero mai potuto parlarne.
Da sempre la sua famiglia era appartenuta ai Mangiamorte e lei li combatteva, lottava contro tutti coloro che aiutavano l’ascesa del Signore Oscuro.
Erano due mondi completamente diversi, eppure in cuor suo poteva giurare che lui fosse diverso, che lui fosse migliore di ciò che voleva, o meglio avrebbe potuto, mostrare.
Lui non voleva essere un Mangiamorte, lui voleva essere libero.
-Con chi ci vai alla festa di Lumacorno?- chiese il suo migliore amico in tono curioso.
-Visto la situazione mi sono dovuta arrangiare. Se avevo pensato che saremmo andati insieme alla festa? Sì, ma ora è solo storia.-
-Vuol dire che non ci andiamo insieme?-
-Io ho invitato Cormac… perché non ci ho pensato io?-
Sul viso di Harry apparve un’espressione allarmata.
-Ora dobbiamo pensare alla tua accompagnatrice.-
-Ci andrò con una figa.-
Andarono nei loro dormitori e si sistemarono a dovere.
Hermione optò per un vestito oro, lungo che le evidenziava il decolté e lo abbinò ad un paio di scarpe del medesimo colore con un piccolo tacco.
Scese le scale e si avviò verso la festa, luogo in cui l’aspettava Cormac.
Non appena varcò la soglia il suo accompagnatore le si avvicinò, rimanendole appiccicato tutta sera.
Da lontano scorse Harry, che ricambiò lo sguardo, con Luna.
Sorrise, vedere Luna le regalava serenità.
Eppure Cormac non le lasciava respiro, quindi finse di andare in bagno.
In realtà si nascose dietro le tende, sperando che Harry la raggiungesse.
Pochi secondi dopo il suo migliore amico corse da lei, avvisato da Luna.
-Sono scappata.-
-Ho visto.. ma..-
Fino a che la festicciola fu interrotta dall’entrata di Gazza.
Entrambi uscirono dalla tenda, poco prima che Hermione potesse addentare uno strano tipo di cibo con un odore a dir poco sgradevole.
Il magonò afferrava per il colletto della camicia il giovane Malfoy che le lanciò uno sguardo in modo che solo lei potesse capire.
Draco le fece segnò di seguirlo.
-Beccato che tentava di entrare!-
-E va bene.. cercavo di imbucarmi!-
-Non si preoccupi, accompagno io il signor Malfoy.-
Severus accompagnò Draco fuori dalla porta e lui appoggiò al muro non appena svoltarono l’angolo.
-Io sono stato scelto, fra tutti gli altri.. io!-
-Sono parole tue Draco? Non puoi farcela da solo. Ho pronunciato il “Voto Infrangibile” capisci?-
Da lontano si sentì rumore di piccoli tacchi sul marmo.
-Stai attento. Non farti scoprire. Pensa a quello che potrebbe accaderle.-
Il ragazzo trattenne il respiro, fece per provare a rispondergli ma lui se ne era già andato.
La giovane Grifondoro svoltò l’angolo e lo vedi lì. Si bloccò.
Subito lui si avvicinò e le prese la mano.
Voleva scusarsi eppure le parole non uscivano.
-Seguimi.- sussurrò il giovane.
Lei obbedì e con passo svelto e ombroso attraversarono diversi corridoi del castello.
Lui si mise la mano in tasca e da essa ne uscì un foulard nero e una piccola divisa.
Sicuramente era stato fatto un incantesimo.
-Indossa questo.- disse passandole l’uniforme.
Dopo che lei l’ebbe indossata, non sapendo bene cosa fosse, sopra il vestito.
La bendò con delicatezza. –Fidati di me, Granger.-
-Come posso?- chiese, nonostante si fece mettere il delicato tessuto.
Draco deglutì, sentendo un peso sul cuore. Le prese il viso e la baciò.
-Anche io.- sussurrò impaurito.
Hermione sorrise e lo abbracciò.
Il giovane rimase sorpreso, ma nonostante tutto la strinse.
Si staccò lentamente da lei e le prese la mano, guidandola per tutto il percorso.
Dopo qualche minuto, le tolse il fazzolettino.
Si trovava davanti al quadro che apriva la porta alla Casa dei Serpeverde.
Hermione si allarmò, ma Draco le strinse forte la mano.
Lei guardò il simbolo della divisa, capendo che lui aveva architettato tutto molto prima.
Entrarono senza problemi e lui l’accompagnò nella sua stanza.
-Da quanto tempo pensavi di portarmi qui?-
-Troppo, ma non avrei mai potuto farlo senza l’intervento di una persona esterna..-
Hermione annuì.
-Non potevo rispondere prima di stasera alla tua.. affermazione.-
-Capisco.-
-Però..-
-Lo so Draco, ma un giorno dovrai dirlo, ad alta voce.-
Lui la baciò. –Parli troppo, Granger.-
Lei ricambiò, appoggiandogli una mano sul volto e una tra i capelli.
Baci su baci. Mani che si avvolgono, respiri che si intrecciano.
Lei gli tolse velocemente la maglia e lui le tirò giù la lampo del vestito.
-Sei bellissima, stai benissimo con questo vestito.- disse appoggiandolo a terra.
Indossava solamente un completino intimo che evidenziava il seno e il sedere.
Draco la guardava in tutto il suo splendore e in poco tempo sentì un calore avvolgerlo dal basso.
Lei si sedette a cavalcioni su di lui e non fece altro che sentire il desiderio che lo possedeva, che lo guidava.
Le baciava e le mordeva il collo, le sfiorava i sensi, le stuzzicava i capezzoli.
Il ragazzo era al culmine dell’eccitazione, così lei gli tolse i pantaloni neri e lui cominciò a stuzzicarla da sopra i vestiti.
Le tolse il reggiseno e cominciò a baciarle, morderle dolcemente il seno, facendola ansimare e facendole scappare piccoli sospiri di piacere.
Lei gli tolse i boxer, nonostante le gote fossero completamente in fiamme.
Si chinò e cominciò a graffiarlo delicatamente vicino al suo membro.
Lui le prese il viso e lo avvicinò dolcemente in basso.
Cominciò piano piano con la lingua, ma lui la fermò, comprendendo il suo  stato d’animo.
La strinse forte e la baciò vicino alle labbra.
-Stai tranquilla, ci sono io. Non sentirti obbligata in nulla..- sussurrava vicino al suo orecchio.
-Ma io.. tu magari lo aspettavi e io..-
Lui le mise un dito sulle labbra, in segno di fare silenzio.
-Io mi aspetto che non vai via.-
Si stesero sotto le coperte.
-Vorrei stare qui..-
Draco la strinse a sé.
Lei si sfilò le culotte e le lanciò fuori.
Rise e lo guardò maliziosa.
-Non guardarmi così Granger. Poi se non mi trattengo non arrabbiarti.-
Lei lo baciò appassionatamente.
Il desiderio che si era calmato si rifece vivo in pochissimi secondi.
Lui si mise sopra di lei. La guardò negli occhi grandi e sereni.
Entrò dolcemente in lei.
Se i primi momenti assomigliavano ad un dolore necessario, poco dopo divennero ansimi profondi e piccoli gridi soffocati di piacere.
-Ti amo Granger e giurami che non lo dimenticarai mai.-
 

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Capitolo 17
*** "Jealousy" ***


Capitolo 17° “Jealousy”
 

Da quel giorno poterono vedersi raramente, poche ore di contatto una volta ogni due settimane e poi, sempre più raramente.
Si mancavano, si inviavano gufi anonimi ogni giorno.
Quel giorno arrivò uno strano pezzo di pergamena alla sua finestra. Era artigliato e legato con un piccolo filo verde alla sua zampetta rugosa.
Il pezzettino era morbido al tatto, come le piume del suo gufo grigio con gli occhi smeraldo.
Srotolò la pergamena con euforia e lesse:
“Stasera vicino al bagno dei prefetti, al terzo piano. Ti aspetto.
Mi manchi,Granger.”
Strinse il foglio al cuore.
-Hey cos’è? Da parte di mio fratello?- chiese Ginevra curiosa.
-Nono Gin.. ehm.. da parte di mia madre.-
La sua migliore amica chinò la testa di lato, facendo muovere i capelli rossi come il fuoco, dando l’impressione di una fiamma accesa.
Hermione non sapeva mentire, non aveva mai saputo farlo.
Draco era fiero di lei e di come mantenesse quel segreto, quell’intimità solo per loro.
Lei adorava che, in un certo qual modo, solo loro potevano essere i fautori del loro destino come coppia; al contrario lui, stranamente, spesso, sognava di rendere la loro storia pubblica. Anche se, in cuor suo, era cosciente dell’impossibilità della questione.
La giornata che si preannunciava era pesante: due ore di Pozioni e due ore di Incantesimi.
Si rilanciò sul letto, nonostante fosse completamente vestita e pronta per andare a lezione.
Doveva andarci e ne era consapevole, ma non ne aveva la benché minima voglia.
-Su Hermione ma che fai? Siamo in ritardo!-
-Non ho voglia, Gin!-
La rossa si allarmò. –Oddio ma stai bene?-
Hermione si accorse della situazione che aveva creato e si alzò bruscamente.
–Massì, sai io.. scherzavo..-
La sua migliore amica la guardava con occhi strani. –Sai, sei diversa.. sei felice da qualche settimana, a volte malinconica sì.. ma non triste.-
La bionda sorrise.
-Sono contenta che hai dimenticato mio fratello!-
Non appena Ginny si girò, Hermione alzò gli occhi al cielo, stanca che ogni persona le nominasse solo Ronald.
Non vedeva l’ora di stasera, ma ora doveva correre e pensare a non arrivare in ritardo alla lezione del Professor Piton.
Chiuse la porta dietro di sé e corse giù per le scale.
Draco era rimasto a letto, dimenticandosi che aveva lezione. Aveva scritto alle quattro del mattino quel messaggio e subito dopo aveva preso sonno.
Sognava che Hermione fosse nel giaciglio con lui, stretta al suo petto.
Corpo a corpo.
-Hey Draco svegliati, sei in ritardo!-
-Mh..-
-Draco, svegliati!- urlò Blaise.
Il giovane si svegliò di soprassalto. –Sei pazzo Blaise? Ammettilo.-
-Dobbiamo andare a lezione!Per di più da Piton.. dai muoviti!-
Non appena sentì il nome del Professore, scese velocemente dalla branda e corse in bagno a lavarsi e vestirsi.
-Dimmi se non mi sbaglio… stavi sognando una qual bella dolzella?-
-Non sono affari tuoi.-
-Sei sempre stranamente allegro anche se tenti di nasconderlo, sai? Inoltre sparisci per ore interminabili e torni per andare a dormire! Dico, mi hai preso per un fesso?-
-Pensa quello che vuoi.-
-Dai Draco, dimmi il nome!-
-Lascia che mi prepari in pace..-
-E’ Pansy è? Lo sapevo!-
Draco scosse la testa: era davvero impossibile parlare con il suo compagno di stanza, nonostante fosse il più intelligente dei cinque.
Su Tyger e Goyle non si poteva fare nessun affidamento, almeno su Blaise e Zabini un minimo sì.
Zabini era il più furbo, tanto che si sorprese a pensare che fosse strano che non avesse ancora scoperto della sua storia segreta.
Forse a lui non importava ed era questa la sua fortuna.
Arrivarono a lezione con solo un minuto di ritardo, per loro fortuna.
-Guarda Draco, c’è Pansy!- La giovane Serpeverde si sbracciava per farsi notare.
-Okay.-
-Signorina Parkinson, potrebbe smetterla di muoversi “ocheggiando” durante la lezione? Sa, è molto irritante. Eh sì, ci siamo accorti tutti che è entrato il Signor Malfoy.- disse Piton con una calma imprescrutabile.
Hermione alzò il capo dal libro e si voltò a lanciagli una sorta di sorriso che solo lui avrebbe potuto capire.
Piton si avvicinò a lei, ma non disse nulla.
La perscrutava con uno sguardo simile a quello che spesso e volentieri lanciava a Harry, ma nessuno se non Silente avrebbe potuto capirlo.
La lezione passò in fretta e i due amici uscirono velocemente dall’aula per andare a Incantesimi.
Al contrario, la compagnia dei Serpeverde proseguiva per il corridoio antecedente per andare a Arti Oscure.
Draco gettò un’ultima occhiata dietro di sé, per guardarla in tutto il suo splendore anche da dietro.
Sentì di volerla, sentì che non gli importava se tutti l’avessero vista baciarla, ne aveva bisogno. Sì, aveva bisogno di mostrare al mondo che lei era sua. Ma non poteva farlo, doveva proteggerla.
-hey Draco hai sentito di Lavanda Brown e il patetico Weasley?-
In genere non dava importanza ai pettegolezzi, ma si bloccò. –Dimmi Pansy.-
 -Si sono lasciati. Ora lui è in infermeria.-
Una paura si impossessò di lui.
Era lì che andava la Granger in quelle settimane?
Cosa stava provando lui ora? Gelosia?
Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire con tutte quelle emozione mai provate.
Quella sera le avrebbe chiesto spiegazioni e lo avrebbe fatto calmandosi.
Durante la pausa, Draco corse nella Stanza delle Necessità.
Troppo a lungo aveva trascurato il suo compito.
Aprì l’armadio nero e vi appoggiò una mela.
Lo richiuse e attese qualche secondo.
Lo riaprì e vi era rimasto solo il torsolo.
Tutto era pronto, mancava poco meno di un mese.
 

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Capitolo 18
*** "They're arrived" ***


Capitolo 19°”They're arrived”

 
Draco le sorrise per l’appellativo e tornò serio. –Quando ti dirò di nasconderti, ti fiderai di me. Cose terribili stanno per accadere..-
Hermione non disse nulla, comprese di non poter fare domande, capì che non poteva rivelare nulla.
-Sai, se Harry sapesse quello che fai per me.. potresti stare con noi, potresti combattere dalla nostra parte, potresti.. Potremmo..-
Il giovane scosse i capelli, le lacrime indietro e le sorrise per l’ingenuità che il suo amore fingeva di avere.
-Hermione.. promettimelo.-disse stringendole la mano.
Un tonfo al cuore non appena lui pronunciò il suo nome. –Potresti.. stare con noi.-
Il ragazzo rise, gettando la testa indietro. –Io non ho scelta. Io non l’ho mai avuta.-
La giovane lo baciò dolcemente e lo strinse a sé.
 
-Expelliarmus!- esclamò Draco tra le lacrime.
La bacchetta di Sambuco cadde sul pavimento legnoso della Torre di Astronomia.
Quel tonfo risuonò dentro Draco oltre che nella stanza.
C’era solo la luce della notte a illuminare i presenti.
-Draco da giovane conobbi un ragazzo che fece tutte le scelte errate. Non fare lo stesso errore.-
-Ma non capisce? Non ho scelta!- urlò disperato.
-Lo so Draco. Tu sei l’unico che non l’aveva. Ma ora vuoi lottare per qualcuno vero? Combatti per ciò in cui credi. Non sei solo.-
-Lui ucciderà me! Devo farlo!- una lacrima scese sulla guancia destra del giovane, bagnandoli la punta del ciuffo biondo.
Troppo fanciullo per compiere un abominio simile, troppo maturo per non comprenderne la gravità.
Avrebbe voluto avere una scelta.
Avrebbe voluto che sua madre si fosse opposta.
Inoltre desiderava che lei gli fosse accanto, che lei lo sgridasse, che lei gli desse la forza.
Gli occhi del ragazzo divennero ancora più umidi e la mano che brandiva la bacchetta si mise visibilmente a tremare.
La colpevolezza era un peso sul cuore.
-Draco! Ora!- sussurrò sua zia Bellatrix Lestrange con voce stridula e inquietante.
L’ultimo pensiero andò a lei.
Le aveva chiesto di incontrarlo nella Stanza delle Necessità.
L’aveva stretta a sé più e più volte, l’aveva baciata come mai prima d’ora.
L’aveva presa in braccio prima di andare per stringerla ancor meglio a sé.
Le aveva detto “ti amo” con una dolcezza mai concessa.
Prima di andare si era voltato e l’aveva salvata andando contro ogni aspettativa.
-Amore..-sussurrò lui per la prima volta, con la bacchetta alla mano.
-Si ?- chiese lei sorridendo.
-Perdonami. Stupaficium!-disse lanciandola sul letto.
Stesa, sembrava fosse la Bella Addormentata.
Labbra rosee, quasi rosse, capelli biondi mossi che le cadevano sulle spalle delicatamente, mani appoggiate dolcemente sul lenzuolo bianco.
-Ti amo Hermione. Sei la cosa migliore che mi sia capitata.-sussurrò, pur sapendo che fosse svenuta.
La baciò sulla fronte. Le sue labbra si appoggiarono con delizia sulla pelle liscia e profumata di lei, nel mentre gli scese una lacrima sulla guancia di lei.
Si voltò, lasciò che la stanza si chiudesse dietro di sé, sparendo.
Sospirò. Chiudendosi quella porta dal cancello intrecciato, aveva rinchiuso il suo cuore.
-Fallo! Ora!- urlò Bellatrix.
Svegliato dal suo sogno, Draco stava puntando ancora la bacchetta contro il Preside, che gli sorrise.
-Come ci sei riuscito?-
-L’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità.-
-Via Draco.-
-Severus..-
-Albus.-
-Severus, ti prego..-
-Avada Kedavra!-Il cuore di Piton tremò, ma il suo viso rimase imperscrutabile.
Draco chiuse gli occhi, sopraffatto dalla colpevolezza, dalla codardia e da una meritata vergogna.
A causa sua l’unico Mago che il Signore Oscuro temeva era stato sconfitto.
Tutto intorno divenne silenzioso, non si accorse che il gruppo stava esultando e spaccando letteralmente ogni cosa che incontravano sul loro cammino.
Rinsavii e corse per la scuola a cercare Luna.
Lei stava uscendo dalla sua Casa, lentamente e impaurita dal rumore.
-Lovegood!-
-Malfoy! Dov’è Hermione?- gli chiese non appena si fu avvicinata.
-Nella Stanza delle Necessità. Sta bene.. è al sicuro, o almeno spero. Scappate sono arrivati.-
-Hai dimostrato di amarla nel modo più bello possibile.-corse via a cercare il prescelto e i rimanenti dell’esercito di Silente.
Gli studenti non potevano rimanere ad Hogwarts.
Tutto sarebbe cambiato, nessuno era più a sicuro.
Draco corse in Sala Grande, luogo in cui una volta si consumano i pasti più intensi della sua vita,  e vide Bellatrix distruggere ogni cosa.
Camminava sui tavoli lunghi e rompeva bicchieri, il cui vetro provocava un rumore fastidioso alle orecchie del giovane.
Lanciava maledizioni, incantesimi con lo scopo di cancellare tutto quello che era stato prima di allora.
Avrebbe voluto piangere, ma non si fermò e raggiunse Piton e il resto del gruppo che si stavano dirigendo da Hagrid.
Il Prescelto li stava inseguendo.
-Combatti codardo! Combatti! Lui si fidava di lei e lei lo ha ucciso!-urlò cominciando a mandare Schiantesimi.
-Và!- fece segno a Draco mentre utilizzava incantesimi di Difesa.
-Septum sempra!- urlò Harry, ma neppure quello andò a segno.
-Tu osi servirti dei miei incantesimi Potter? Sì. Sono io il Principe Mezzosangue.- disse il Professore lasciandolo a terra tra le lacrime.
Hermione si era appena svegliata, aveva aperto gli occhi ed aveva chiamato Draco, ma nessuno aveva risposto. Era sola.
Sentiva la guancia umida, così si portò la mano sul viso: era una lacrima.
Con l’altra mano, ancora appoggiata al lenzuolo, teneva una rosa rossa e una lettera.
Annusò la rosa e si fece inebriare dal quel lieve profumo.
La piccola busta pesava più di una normale.
L’aprì e vi ritrovò un braccialetto verde e rosso.
Rappresentava i loro due universi, le loro famiglie, ciò che erano.
Si commosse.
Nonostante si sentissero legati e una cosa sola, non escludevano o rinnegavano ciò che erano, anzi, ne traevano il meglio.
Aprì il foglio, era cosparso da piccole goccioline bagnate.
Erano ancora fresche.
Le sfiorò delicatamente con il polpastrello dell’indice, socchiudendo gli occhi.
“Ciao Mia Granger.
Volevo salvarti e non mi importa se ora mi odierai. Preferisco sapere che mi odi e che sei viva, piuttosto che il contrario.
Non avevo scelta.
Sono entrati, ora. Sono nel castello e purtroppo non ho molto tempo.
Ti guardo stesa nel letto e penso che sei la cosa più bella che la vita potesse darmi.
Porterò tutto questo sempre con me e promettimi di farlo anche tu.
Avrei voluto poterti regalare un futuro insieme, diverso perché so che sarebbe stato unico. Ma non è possibile, non ho scelta.
Ti ringrazio per avermi mostrato un altro modo per vivere, lo porterò sempre dentro di me.
E’ colpa tua se provo tutta questa nuova gamma di emozioni. Sì Granger, è tua.
Non credo ci rivedremo presto, sai?
Ma ti prometto che avverrà, presto o tardi.. prima della fine.
Lotta Granger. Combatti contro ciò che ora sono costretto a rappresentare.
Sono.. sono un Mangiamorte ora.
Ma ciò che amo di te non lo cambiar mai, nemmeno per ciò che sono ora.
Sei combattiva, sei energica, sei come l’alba dopo il tramonto.
Non dimenticare la promessa.
Sei stata colei che mi ha insegnato a sognare e colei che ha reso reale il mio universo onirico.
Ho aspirato a “noi”, a un domani.. anche se invano.
Grazie Hermione Jane Granger, Ti amo.
Rimpiango solo di non avertelo detto abbastanza.
Ricordati.. Tu salvi le persone. Tu le insegni a vivere.
Tuo, Draco.”
E giunse il dolore. Bang, quello che ti viene addosso e che è reale. Un’angoscia di quelle che ti attanaglia lo stomaco. Non c’è rimedio per una sofferenza del genere.
L’unica sua “fortuna” era che lui la capiva, lui provava lo stesso. Ma nessuno poteva fare nulla.
Strinse a sé la lettera e cominciò a piangere a dirotto.
Cadde sulle ginocchia.
Non era sicura di avere la forza di combattere ora.
Non era sicura di essere in grado di andare avanti.
Doveva solo farlo per Lui.
 

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Capitolo 19
*** "L'Altra Metà di Te" ***


Capitolo 18° “L’altra metà di te”

Corsero, non appena finirono le lezioni, in stanza a prepararsi.
Hermione coordinò persino l’intimo, rigorosamente rosso: un reggiseno a balconcino con piccole culotte.
Sopra optò per una canotta bianca, un maglioncino nero e un paio di pantaloni rossicci.
Uscì, sperando di essere perfetta.
Draco optò per un paio di jeans neri, una maglietta bianca a maniche corte e  una felpa verde, regalatagli rigorosamente da suo padre.
Si trovarono dopo dieci minuti davanti al luogo prestabilito.
Lei gli corse incontro, stringendolo a sé. Una mano sulla vita e una mano sulla schiena e Lui non potè che ricambiare.
Affondò il viso tra i suoi capelli, assaporandone il dolce profumo di more.
Dopo pochi attimi, lui la prese in braccio e la portò nel bagno dei prefetti.
-Come mai proprio qui?- chiese lei sorridendo.
-Avevo voglia di fare un bagno sai?- l’appoggiò a terra e cominciò a spogliarsi.
Lei rimase immobile, era stupendo.
Persino le natiche erano armoniose.
Arrossì, imbarazzandosi per averlo solo pensato.
Il ragazzo entrò nell’acqua con la schiuma.
-Granger lo so che adori guardarmi, ma perché non entri con me?- chiese il ragazzo maliziosamente, mordendosi il labbro.
Hermione sentì il desiderio invaderla.
Si tolse prima il maglione, poi la maglietta bianca e i pantaloni rossicci.
Lascio per ultimo l’intimo che cadde lentamente per terra, prima il reggiseno e poi le culotte.
Si leccò inconsciamente le labbra e si sciolse i capelli.
Più la guardava e più pensava fosse una Venere: non aveva mai visto niente di più magnifico al mondo.
-Sei bellissima.-
Lei arrossì, abbassando lo sguardo, i capelli biondi le coprirono il viso.
A piccoli passi, raggiunse il suo amore e con una grazia innata entrò in acqua.
Entra così intimo, così unico.
L’acqua accarezzava entrambi i loro corpi, come le lenzuola, quella notte nella sua stanza.
Lui l’avvicinò a sé e la sfiorava, ovunque e dovunque.
Le piaceva quella sensazione delicata e profonda la faceva impazzire.
Sul viso di Draco apparve un ghigno divertito per le espressioni che il piacere le faceva assumere, inoltre adorava sentirla ansimare.
Nutrivano entrambi il desiderio di divenire una cosa sola, ambedue si mancavano.
Più respirava il profumo della sua pelle, più l’assaporava mordendola.
Lei lo baciò appassionatamente, due lingue che lottano, che si cercano, che si intrecciano.
-Ti amo Draco.-
Lui non rispose, ma la baciò con altrettanta foga e sentimento.
Poco dopo Draco la sollevò e divennero una cosa sola.
Il loro respiro divenne uno, i loro ansimi alternati.
Dopo aver raggiunto l’apice del piacere, Draco appoggiò la sua ragazza a terra e si appoggiò al suo seno, l’acqua che gli accarezzava il mento.
-Promettimi una cosa, Granger.-
-Ti ascolto..-
-Prometti che non dimenticherai tutto questo. Promettimi che..-disse alzando la testa e guardandola negli occhi-prometti che ti fiderai di me.-
-Certo che mi fido di te, amore.- disse baciandolo.
-Non potrei mai dimenticare la mia anima gemella.-
 

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Capitolo 20
*** "Goodbye Home Sweet Home" ***


 

Capitolo 20°”Goodbye Home sweet Home.”

 
La porta della Stanza si aprì.
-Forza Hermione dobbiamo scappare!-
Delle mani bianche la tirarono su di peso.
-Sì Luna.. Grazie.-
Cominciarono a correre. Doveva essere forte.
Raggiunse gli altri nel Cortile e si mise di fianco a Ronald, anche lui tra le lacrime per la morte di Silente.
Albus Silente era morto e ora Voldemort aveva avuto una vittoria.
Si strinse avvicinò a Ron che condivideva una parte di tristezza.
Ginevra Weasley si incamminò verso il suo ragazzo e lo strinse.
Il Prescelto piangeva senza riuscire a controllarsi.
Come avrebbe fatto senza il Professore?
Come sarebbe riuscito a trovare e distruggere tutti gli Horcrux?
Avrebbe dovuto compiere un viaggio difficile con i suoi migliori amici, Hermione e Ron.
Avrebbe dovuto separarsi da Ginny, ma lei sapeva. Lei avrebbe capito.
Ricambiò la stretta, appoggiandosi al suo petto.
La McGranitt alzò la bacchetta e creò una piccola lucina, a ruota la seguì anche il resto degli studenti.
Serpeverde, Grifondoro, Corvonero e Tassorosso. Come se fossero un’unica Casa.
Era un simbolo di tacita speranza, un urlo di resistenza.
Hermione sapeva quello che li avrebbe attesi, si accostò al suo migliore amico e alla sua migliore amica.
-Harry dobbiamo andare..-
-Solo un secondo..- prese per mano Ginny e si spostò dalla folla.
Da lontano la giovane bionda comprese e condivise la sofferenza del ragazzo nel dover lasciare ciò che amava più al mondo.
Si mise una mano sul cuore e cacciò indietro le lacrime.
-Hermione stai bene?-
-Sì Ron. Sto bene. Sono solo preoccupata e triste. Qui abbiamo passato sei anni della nostra vita.. i più bei momenti sono stati qui.. le persone che abbiamo conosciuto..-
-Dobbiamo scappare ora, non capisci?-disse strattonandola per un braccio.
-Ahia. Lo so Ronald. Ma qui rimane il mio cuore..-
Ron si avvicinò e le sorrise.
Comprese di aver dato un messaggio sbagliato, ma non poteva riprendere la frase.
Sospirò e raggiunse il Prescelto.
-Ginny io non posso chiederti di..-
-Lo so, ma ti aspetterò. – Lo baciò con tutto l’amore che poteva dargli.
-Ora andiamo a casa, avrete qualche giorno da dedicarvi ancora.. – sorrise Hermione.
La rossa abbracciò la bionda senza pensarci due volte.
Si scusò per averla trascurata, ma l’amica non diede segno nemmeno di averci fatto caso.
Ron rimase in disparte rispetto al trio.
-Sai, Ron accetta la cosa.. ma mi raccomando, in sua presenza sbaciucchiamenti a zero!- disse sorridendo.
Harry le strinse forte la mano. –Grazie.-
Era la seconda persona che la ringraziava quel giorno ed erano le persone più importanti della sua vita.
Una delle due, però, non l’avrebbe più rivista per moltissimo tempo.
Le scesero le lacrime, silenziose e nascoste dai capelli.
Il cielo era coperto da nubi che premeditavano pioggia.
La pioggia che c’era stata durante la loro prima volta. Una pioggia dolce e delicata con gocce sublimi; goccioline portatrici di malinconia.
Il suo migliore amico la strinse.  –So che ti mancherà tutto questo. So che per te era più importante.-
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. –Mi mancheranno le persone..-
Il Prescelto annuì. –Ci aspetta una folle battaglia ma noi abbiamo qualcosa che Voldemort non ha.- disse scendendo le scale, con Ginny al suo seguito, poi Hermione e Ron che non le toglieva gli occhi di dosso.
-Cosa Harry?- chiese Hermione asciugandosi le lacrime.
I ragazzi camminavano lentamente e pian piano li raggiunsero anche Luna e Neville. Una volta che il cancello si richiuse dietro di loro, Harry prese fiato e li guardo, uno per uno. –Qualcosa per cui lottare.-
Hermione gli sorrise.
Salirono sul treno.
Gli studenti non compresero appieno ciò che fosse accaduto, ma se ne sarebbero accorti sicuramente l’anno successivo.
Il Trio fissava fuori dalla finestra con angoscia, inquietudine, tristezza e rabbia.
Hermione si sentiva vuota, mancante.
Sapeva che anche se avessero voluto combattere per il loro amore, non avrebbero potuto.
Poco dopo i ragazzi si addormentarono , lei si mise a stringere la lettera e a guardare il braccialetto. Lo annusò. Prima di allora non si era accorta che era intriso di Amotensia.
Profumava di grano, il colore dei suoi capelli.
Con il polpastrello fermò la lacrima dall’occhio prima che potesse caderle dal viso.
Prese un respiro profondo e nascose di nuovo la lettera, gelosa che qualcuno potrebbe vederla.
Si mise a piovere.
Le gocce cadevano sul finestrino e Hermione si sentiva una di loro.
Una goccia in caduta libera. Prima non avrebbe avuto paura di cadere, lui l’avrebbe presa al volo, l’avrebbe presa in braccio,  l’avrebbe tenuta stretta a sé.
Ma ora sarebbe caduta a peso morto sull’asfalto.
Bang.
Di nuovo quel dolore che attanaglia le ossa.
Poco dopo si accorse che Ronald la stava guardando, la stava ammirando. –A cosa pensi?-
-Alla pioggia.-
-Presto saremo a casa e potremmo godere della famiglia. Non sei d’accordo?-
- Sì, ma come faccio a spiegare tutto alla mia?-
-Mandali lontano, mettili in salvo..- disse prima di richiudere gli occhi e addormentarsi.
mandali lontano.. mettili in salvo…”quella vocina la tormentò per tutto il viaggio.
 

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Capitolo 21
*** "Come Back to a Melancholy Life" ***


Capitolo 21°”Come back to a melancholy life.”

 
Non appena il treno si fermò, gli studenti scesero in massa.
Correvano dalle proprie famiglie, le abbracciavano.
Hermione provava una malinconia attanagliante ma cercava con lo sguardo i suoi genitori.
Eppure sapeva che non si trovavano lì, ma dall’altra parte del binario 9 e ¾ .
Forse aveva solo bisogno di un abbraccio sincero, uno di quelli che sua madre non le negava mai.
-Hermione ma che hai?-
-Niente Ginny.. –cercò di simulare un sorriso.
Era come se si sentisse ancora fidanzata con Lui, ma allo stesso tempo comprendeva di essere ormai abbandonata a se stessa.
No, non era così. Draco la pensava in ogni istante, in ogni momento.
Si era smaterializzato nel suo castello, dove lo aspettavano Lucius e Narcissa Malfoy.
Non appena apparve nel castello, Narcissa lo chiamò da lontano.
-Draco? Draco sei tu? Stai bene?- urlava mentre correva nel grande salone.
-Sì. Sto bene.- disse piano e composto, ricacciando indietro le lacrime.
Sua madre accorse ad abbracciarlo. –Che bello che sei tornato!-
Il giovane annuì e colei che l’aveva messo al mondo capì che non era lo stesso Draco che era partito quell’anno.
Era così felice che il Signore Oscuro l’avesse scelto e ora portava un peso nel cuore incolmabile.
A causa sua i giorni felici erano finiti e forse non sarebbero più tornati.
-Draco.. che hai?-
Il ragazzo scosse la testa. Non poteva parlarne, non poteva mettere in pericolo sua madre.
Cercò di prendere un solenne respiro, gli mancava l’aria.
Avrebbe tanto voluto che lei fosse lì a guardarlo e dargli aria.
Avrebbe tanto desiderato che lei gli desse forza. Ora più che mai.
Narcissa gli guardò il braccio e vide che il tatuaggio era ancora integro, così sul suo viso apparve un punto interrogativo.
-Draco.-  A pochi metri apparve suo padre, composto ma con un portamento meno regale di prima.
Aveva grosse occhiaie, aveva i capelli spettinati e sbiaditi.
-Padre come state?-
-Siamo molto fieri di te.-
-Ti ringrazio.-
Cominciò a incamminarsi verso la scala che conduceva verso la sua stanza.
Sua madre fece per fermarlo, ma ritrasse immediatamente la mano.
La scala, precedentemente ricoperta da un tappeto verde con cromature dorate, era sgombra.
L’antico nome dei Malfoy stava decadendo e con esso, la sua famiglia.
Draco provava rabbia nel vedere impotenti i suoi genitori, ma non fece nulla.
Lei l’aveva salvato da se stesso.
Lei l’aveva salvato da qualsiasi cosa gli avesse impedito di vivere fino a quel giorno.
Si lanciò sul letto e si lasciò cullare al sonno dal pensiero di lei.
Lei aveva appena trovato i suoi genitori.
Era uscita dal binario, aveva salutato la famiglia Weasley e Harry, che avrebbe rivisto tra breve, e li aveva visti lì, sulla soglia del binario in attesa del suo ritorno.
Le sorridevano, felici di vederla e abbracciarla.
Suo padre e scompigliò i capelli e sua madre la strinse forte.
Trattenne le lacrime e si incamminò verso casa, fingendo un sorriso.
La sua famiglia la rincorse.
Come avrebbe mai potuto raccontagli di ciò che era accaduto?
Come poteva proteggerli al meglio?
Questi pensieri la tormentarono fino a casa.
Suo padre si mise a cucinare la sua pasta con le polpette e sua madre si sedette sul divano con lei.
-Allora raccontami tutto. Quel ragazzo? Vi siete rivisti?Quando me lo presenti?-
Abbassò lo sguardo cercando di non piangere.
Il dolore era insopportabile, era irraccontabile.
Si mise una mano sul cuore, sembrava rallentasse fino a spegnersi con lui lontano.
-Ma che succede?-
-Ci siamo rivisti fino a ieri mamma.- una lacrima le scese sul viso.
La madre l’asciugò. –Oh, ti manca tanto?-
Hermione annuì.  –Non potremo più rivederci. –
-Oddio come mai?-
-La sua famiglia non adora le ragazze come me,diciamo così..- Era il modo giusto per spiegarglielo? Di certo non poteva dirle che la sua famiglia l’avrebbe uccisa seduta stante.
Anche se a volte immaginava di entrare a casa sua come la sua ragazza e di conoscere sua madre.
Forse un giorno sarebbero andate d’accordo.
Forse l’avrebbe trattata come la figlia femmina che non aveva mai avuto.
Forse..
Era cosciente che non erano altro che sogni lontanissimi dalla realtà, ma qualche volta solo per un attimo aveva immaginato un futuro tranquillo per loro.
-Ma non ti conoscono neanche!-
-Lo so mamma. –
-E lui non può fare nulla?-
-No, non ha scelta davvero.. – Si stropicciò gli occhi. Dal suo viso si trasmetteva una profonda tristezza, un’ impareggiabile malinconia e anche tanta stanchezza.
Lui l’aveva salvata da ciò che incarnava.
Lui era la cosa più bella che la vita le avesse dato, oltre alla magia.
-Ti sei innamorata.- asserì Jane con un sorriso.
La ragazza annuì e accennò un sorriso, sapendo che sarebbe stata la sua più dolce rovina.
Non appena i ragazzi giunsero alla Tana, si misero a dormire.
Come al solito Harry non riuscì a prendere immediatamente sonno.
Gli horcrux lo tormentavano.
Dove trovarli? Come distruggerli?
Questi pensieri lo accompagnarono al mondo onirico in due orette.
La mattina seguente, a casa Weasley i preparativi cominciavano.
Ronald si alzò verso le dieci, non riuscendo più a dormire per il rumoroso trambusto.
-Hey mamma ma che succede?-
Molly Weasley era intenta a scrivere una piccola fila di bigliettini.
-Ben alzato caro! Insomma Ronald! Ma che domande fai? Sono gli inviti per il matrimonio!-
-Matrimonio?!- chiese sorpreso.
-Muoviti Ron ad andare ad aiutare Harry e gli altri!- esclamò Ginny.
Ron si sfregò gli occhi, cercando di svegliarsi appieno.
Uscì dalla tana e vide che i Harry, Fred e George, Remus e gli altri stavano abbassando un telo bianco con la bacchetta.
“Sicuramente stanno utilizzando l’incantesimo Vingardium Leviosa”, pensò Ron.
Harry lo chiamò a gran voce. –Vieni Ron!-
Una volta aggregatosi al gruppo, chiese al suo migliore amico cosa stesse per accadere.
-Hey ma stai bene? Tra due giorni si sposano tuo fratello Percy e Fleur!-
Dopo essere riuscito a capire cosa stesse accadendo, rimase sconvolto.
-E quando pensavano di dirmelo?-
-Ti hanno mandato una lettera due mesi fa!- esclamò il Prescelto.
-Ah..e Hermione è stata invitata, giusto?- chiese Ron fingendo di non importargli.
-Si, certo.-
-Ah e quando arriva?-
-Fra due giorni!-
Una volta aggiustato il tendone, non rimaneva che cominciare a posizionare i tavoli.
-Per oggi basta! Siamo avanti con la preparazione! Ben fatto!- esclamò Arthur Weasley.
-Ehi Ron ti sei svegliato anche tu!-continuò sorridendo al figlio.
-Quando ti sei svegliato tu?- chiese il rosso all’amico.
-Due ore fa..-
-Come hai fatto?-
-Mi ha.. svegliato Ginny ecco..-
Ron sospirò e scosse la testa.
Il Prescelto rise. –Sei geloso di tua sorella?-
-Sono protettivo con mia sorella, è diverso!- esclamò simulando nervosismo.
Pochi secondi dopo quel broncio scomparve, allargandosi in un sorriso.
Harry si guardò intorno prima di rientrare in casa.
Quel prato, quello stagno.. La notte in cui avrebbe voluto davvero vendicarsi di Bellatrix, la notte in cui combatteva solo per Sirius. Le tenebre che nascondevano le fiamme della Tana.
Troppa codardia e troppa gelosia da parte dei Mangiamorte. Eppure gli Weasley non si erano arresi. Eccoli lì, un anno dopo ad organizzare il matrimonio dei loro figli maggiori.
L’aria gli scuoteva i capelli e il sole gli illuminava il viso.
Una mano, delicatamente, si posò sulla sua spalla sinistra. –A cosa pensi?-
-Ricordavo quella notte..-
Lo abbracciò. –Ora è passato. Ora dobbiamo pensare a salvare la famiglia, giusto?-
-Promettimi che non andrai ad Hogwarts..-
-Mai. Tu hai bisogno di qualcuno che sia lì. In avanscoperta.-
-Non tu. Non lì. Non capisci? Sarà tutt..- un soave bacio gli chiuse la bocca.
Gli prese la mano e rientrarono.
-Ginny dove sei? Aiutaci con gli inviti!-
-Arrivo mamma!-
Sorrise al ragazzo che rimase ancora mezzo sorridente per il bacio di prima.
In cuor suo sapeva di doversi godere quei momenti finché poteva.
Due giorni erano troppo pochi.
 

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Capitolo 22
*** "Empty and alone" ***


 

Capitolo 22°"Empty and alone."

 
In silenzio, Hermione fissava le foto di famiglia.
Doveva salvarli. Doveva proteggerli.
Ma come avrebbe mai potuto farlo?
Nel suo cuore lo sapeva, ma non voleva accettarlo.
“Ogni babbano che sarà a conoscenza del nostro mondo, verrà eliminato.” Aveva asserito il Ministero della Magia.
Nessun luogo era più sicuro.
Al di fuori del loro legame, il Trio non poteva fidarsi o farsi aiutare più da nessuno.
Stesa sul letto, cercava un modo per trovare la forza.
Erano le quattro di mattina.
Il giorno dopo avrebbe dovuto andare a far compere con sua madre, in vista del matrimonio di Fleur e Percy.
Come avrebbe fatto senza di lei? Senza suo padre?
Non poteva parlarne con nessuno, non ancora.
Eppure Ron l’aveva consigliata bene, almeno per una volta.
“Mettili in salvo..”
Scosse la testa. Se Draco fosse stato lì avrebbe saputo cosa fare.
Avrebbe voluto inviargli un gufo, ma era cosciente della pericolosità di quella situazione.
Se li avessero scoperti?
Se lo avessero scoperto?
Lucius l’avrebbe punito, o peggio.. i Mangiamorte.
Non poteva permettere nemmeno questo.
Si alzò e svegliò sua mamma.
-Dimmi cara..-
-Ho fatto un incubo.. vorrei un abbraccio mamma.-
La strinse forte a sé.
Non voleva separarsene. Non voleva che quel contatto finisse.
Jane la lasciò dolcemente. –Ti voglio bene, mamma.-
Poi abbracciò suo padre che, simile a Ron, non si svegliò. –Ti voglio bene papà.-
Tornò in camera e sistemò la sua valigia. Prese dei vestiti e biancheria, prese le scarpe col tacco, spazzolino e pettine.. mise tutto nella valigia nera.
Preparò la sua borsetta, a cui fece un incantesimo che l’avrebbe ingrandita.
Andò in cantina e inserì nella borsetta una quantità spropositata di roba.
Iniziava ad essere pesante.
Accese l’acqua della doccia, si tolse i vestiti e entrò.
L’acqua calda le ricordò del loro ultimo rapporto nel bagno dei Prefetti.
Era stato eccitante e dolcissimo.
L’acqua la faceva sentire protetta, al sicuro. Proprio come lui.
Lui non le avrebbe mai fatto del male.
Lasciò che il getto le facesse scivolare addosso quei pensieri impuri e bellissimi.
Uscì dalla doccia e si asciugò.
Una volta sistemata, verso le otto svegliò sua madre che pimpante le preparò la colazione.
-Pancakes per te?- sorrise.
Hermione annuì.
Nonostante fuori incombesse il peggio, lei immaginava che le famiglie provavano ad andare avanti fingendo che non stesse accadendo nulla.
Le era mancata la colazione a casa, sebbene a Hogwarts ci fossero le più pregiate prelibatezze.
Dopo essere andata in salotto, aver nascosto ogni oggetto magico, sua madre la chiamò con una voce allegra e soave.
-E’ pronto!-
La ragazza non fece in tempo a sedersi che Jane le aveva già versato i pancakes nel piatto con un po’ di sciroppo d’acero sopra i dolci e un po’ sul bordo del piatto.
La giovane sorrise, accertatasi che sua madre non si era dimenticata dei suoi gusti.
Fecero colazione assieme, con calma, raccontandosi gossip e novità.
-Scusa se te lo domando ma.. quando mi farai vedere una foto di questo ragazzo?-
Hermione tossì. –Non ne ho..-
-Ma non l’ho proprio nemmeno mai visto? Chissà a Diagon Alley.. ho visto anche la famiglia Weasley e Harry Potter no? Magari l’ho visto e non lo sappiamo!-
-Ha i capelli color del grano e gli occhi azzurri scuro. E’ un bel ragazzo. E’ magro e .. –La ragazza sospirò.
-Mh.. aspetta.. non l’ho visto qualche anno fa.. quando c’era quel professore che firmava le copie dei suoi libri. Non ricordo il nome però..-
-Allock..-
Jane Granger annuì. –Proprio lui!-
La risata della ragazza non tardò ad arrivare. –E’ proprio quel ragazzo nell’angolo con .. suo padre mamma.-
-All’epoca non eravate in buoni rapporti o sbaglio?-
Hermione scosse la testa. –No.. dai G.U.F.O..-
La madre sorrise. –Come si chiama suo padre?-
-Lucius Malfoy. Ma ora andiamo o faremo tardi per lo shopping no?-
Si sorrisero.
A casa Weasley lo scompiglio totale era in atto.
Ginevra era intenta ad aiutare Fleur ha provare il vestito e ad apportare le ultime modifiche, i tre fratelli ramati insieme a Harry e Arthur erano impegnati a sistemare i tavoli e un piccolo palchetto su cui avrebbero potuto stare i due sposini.
Molly dava ordini e nel contempo sistemava la casa.
Bill stava provando il suo vestito poiché sua madre gli aveva dato le ultime cuciture pochi minuti prima.
Dopo aver fatto, Harry e Ron si sedettero sul prato a riposarsi.
-Ma Hermione ha detto a che ora arriva?-
-Ron perché non ti decidi a dirle cosa provi?-
Il ragazzo scosse la testa. –Cosa ti ha dato il coraggio per provarci con Ginny?-
-Veramente ci ha provato lei..-
-COSA?-
Il Prescelto guardò verso l’alto.
-Queste ragazze mi uccideranno.-
Harry rise. –Sei scampato da “Lav-Lav”!-disse imitando la voce di lei.
-Non me ne parlare guarda.. grazie al cielo!-
-Ma come hai dimenticato il suo “Ron-Ron”?-
-Harry smettila o ti uccido! E non mi interessa se salverai il mondo, morirai per mano mia se continui.-
Il moro rise di gusto, dando una pacca sulla spalla all’amico.
-Hey qui si ride senza di me?- disse Ginny avvicinandosi al suo ragazzo.
Ron si alzò, lasciando intimità alla coppia.
La rossa lo baciò con ardore. –Mi mancava poterti baciare..-
-Sono contento che Ron l’abbia accettato, sai?-
Ginevra annuì, baciandolo ancora.
Harry sorrise sotto quel bacio e la strinse forte a sé.
-Ora vado a scegliere il mio vestito per domani! Ne ho comprato uno nuovo!- sorrise la ragazza.
-Sono curioso di vedertelo addosso.- ricambiò lui.
Ginny si alzò lasciando solo il Prescelto sempre più angosciato da ciò che lo aspettava.
Dopo mezz’oretta, Hermione e Jane decisero di partire per prendere un vestito alla figlia.
Presero la macchina e accesero la radio.
Jane adorava la musica leggera, Hermione il pop-rock.
Nonostante adorasse leggere, nel suo cuore c’era spazio anche per la musica più ritmata.
Per trovare un accordo, sceglievano un cd a testa.
Se poco prima cantavano a le canzoni, ora sceglievano un vestito per la giovane.
Ne provò svariati tipi, per poi optare per un vestito rosso semplice, con un’innocente scollatura tonda, sbracciato.
Avrebbe voluto che lui la vedesse. Sospirò.
Ma subito dopo sorrise, doveva godersi quella giornata appieno.
Più che poteva.
Abbracciò sua madre dopo averlo comprato e mangiarono in pub assieme.
Dove si scambiarono confidenze.
-Sai che Ginny e Harry si sono fidanzati?-
-La rossa è Ginny giusto?-
Hermione annuì.
-Me lo sentivo che sarebbe successo. Ma dico hai mai visto una coppia così giovane proteggersi così? Stanno proprio bene assieme, immagino.-
“Sì mamma. Ho visto persone proteggersi con la loro stessa vita”, pensò Hermione amaramente.
Rinsavì poco dopo. –Sìsì, benissimo.-
Sua madre sorrise, cominciando ad aggiornarla sul suo lavoro.
Lo studio andava bene, tanto che c’era il progetto di aprirne un altro.
Il cuore della ragazza scoppiava di gioia.
Verso le quattro le due donne tornarono a casa e insieme a suo padre videro un film.
Abbracciò la sua famiglia. Era il momento.
Si sentiva sola e vuota.
Ma lo avrebbe fatto per loro, solo per salvarli.
Loro non potevano “solo” rimanere uniti per essere al sicuro.
Lei doveva lasciarli andare, doveva avere la forza di fare ciò che era giusto.
Una voragine le si aprì nel petto e con essa le lacrime cominciarono a scendere sulle guancie.
Li guardava da dietro, da dietro il divano. Vedeva le loro foto sulle mensole. Sorridevano. Erano una famiglia aperta, unita e speciale. Loro l’avevano accettata per come era. Avevano considerato speciale il suo essere una strega. L’avevano ripagata di ogni sforzo. Non le avevano mai fatto mancare nulla, anzi.
Ma non l’avevano viziata, l’avevano resa una donna orgogliosa, consapevole di sé stessa. Le avevano insegnato ad amare.
Infatti era evidente anche mentre si scambiavano un breve sguardo.
Era un “ti amo” silenzioso. Era un “rimani” quasi mimimato.
Si strinsero la mano.
Si augurò un giorno di essere felice come loro.
Prese la bacchetta dalla tasca e la puntò nella loro direzione.
Mi dispiace.. perdonatemi.. voglio solo salvarvi.. vi amo.”
-Obligate!- sussurrò e dallo strumento magico emerse un piccolo fascio di luce impercettibile che inglobò le menti di Jane Granger e suo marito.
Salì le scale silenziosa e prese la borsa, il vestito e la piccola valigia che aveva preparato.
Cerco di respirare ma non riuscì.
L’aria non voleva riempire i polmoni, o forse non riusciva. Qualcosa li bloccava.
Chiuse gli occhi e strinse forte gli oggetti, smaterializzandosi.
La Tana l’attendeva e con essa l’unica famiglia rimastale.
 

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Capitolo 23
*** "The Marriage" ***


Capitolo 23°”"The Marriage"

Non appena aprì gli occhi si ritrovò nel vialetto erboso che l’avrebbe condotta nella sua nuova Casa.
Era notte fonda ormai, saranno state le due.
Si guardò indietro, il viale era completamente in ombra.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro, avrebbe voluto riavere la sua famiglia.
Chiuse di nuovo gli occhi e vide come dalle fotografie dell’album di famiglia era scomparsa, vide come da una famiglia si era passati ad una coppia.
Una lacrima gli bagnò la guancia sinistra.
Si incamminò verso la porta di legno imbottita. Appoggiò il pugno sulla porta e bussò delicatamente.
Il silenzio copriva la Tana e con essa l’ambiente circostante.
La porta si aprì e una luce si accese.
-Chi è?-
-Signora Weasley.. sono Hermione..-
Molly le fece segno di entrare e le sorrise. –Ti aspettavamo domani, cara! Accomodati! Va tutto bene? Sembri molto triste..-
Hermione accennò un sorriso stanco. –Sto bene adesso, la ringrazio tanto e scusi per l’ora..-
-Sei sempre ben accetta qui!-
-Sbaglio o mi sembra di sentire la voce della mia migliore amica?- urlò Ginevra dalla scala.
-Ginny non urlare! Dorme tuo padre!- disse urlando a sua volta la signora Weasley.
Un ragazzo si affacciò alla scala, era Harry che le sorrise.
I suoi due migliori amici scesero di corsa le scale e la strinsero forte, quasi soffocandola.
-Su ragazzi! Andate a dormire! Ginny prepara il letto a Hermione, sarà molto stanca!-
La ragazza annuì e corse su a prepararle il giaciglio nella sua stanza.
La famiglia Weasley non aveva molto, ma era generosa e piena di amore verso il mondo.
Hermione adorava il loro essere così calorosi.
Se solo Draco fosse stato lì avrebbe potuto.. No. Scosse la testa cancellando quelle illusioni.
Abbracciò Harry e scoppiò in lacrime. Si sedettero sul divano e il Prescelto la strinse forte.
-Ti prometto che risolveremo tutto, Hermione. Te lo prometto, amica mia.-
 
Casa Malfoy era sempre un ritrovo per i Mangiamorte.
Draco era stremato da quel “via vai” di persone così sgradite. Era obbligato a mostrare sorrisi, inchinarsi al nome del Signore Oscuro,  venerare quel malefico simbolo tatuato sull’avambraccio.
Avrebbe voluto cancellarlo, eliminarlo.
Certi giorni provava a graffiarselo, fino a farsi uscire il sangue e sua madre ogni mattina glielo medicava.
Non potevano parlare troppo esplicitamente, sia Draco che Narcissa sapevano di essere controllati.
Bellatrix, sorella e zia, era più fedele a Voldemort che alla famiglia.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma nella sua pazzia si era infatuata di quell’uomo, se così si poteva chiamare, cattivo e insensibile.
Lei credeva di avere speranze, ma lui non sapeva cosa fosse l’amore.
Eppure Draco rise al pensiero che quell’amore aveva più possibilità che il suo.
Soffriva ma non poteva pensarci, non con quelle persone accanto.
-L’anno prossimo tornerai a scuola. Mi raccomando.. composto e orgoglioso del  nome che porti.-disse Lucius riportando alla realtà Draco.
Bellatrix cominciò a strillare di gioia.
-Cosa c’è zia?-
-Abbiamo un compito!Abbiamo una missione!-sussurrò con voce stridula.
-Cosa?-disse amareggiato.
-Dobbiamo andare a casa Weasley domani sera. –
-A casa Weasley?-
-Tu non verrai, devi rimanere qui con Narcissa.- cantilenò.
Draco scosse la testa. Forse avrebbe potuto vederla, forse.. Pensò ad un piano per riuscire a parteciparvi di nascosto.
 
Il mattino seguente a casa Weasley c’era scompiglio.
Fleur era in ansia, sudava freddo, tanto che volle farsi due docce a distanza di due ore.
Ginevra cominciò a truccarla, mettendole il fondotinta, poi il fard per ravvivarle le gote pallide, un filo di matita nera, mascara per ravvivarle le ciglia e infine un rossetto arancio per dar colore alle labbra.
Era bellissima. Si calmò vedendo che Ginny aveva fatto un buon lavoro. Attese che Hermione finisse di sistemarle i capelli. La ragazza aveva optato per lasciarle i capelli sciolti sulle spalle e appuntarle con una piccola mollettina a forma di farfalla nera le ciocche davanti. Questa acconciatura le donava, le lasciava libero il viso.
Molly aiutò Fleur a mettersi il vestito, senza spalle bianco con un disegno nero ricamato sulla parte centrale del vestito.
Infondo al disegno, una farfalla era stata appuntata.. La signora Weasley ci aveva messo sicuramente il suo marchio.
Le due ragazze si guardarono, capendo di aver avuto il medesimo pensiero.
Scoppiarono a ridere, stringendosi la mano.
Erano ignare del fatto che fosse stata proprio la sposa a chiedere alla suocera quel piccolo segnale.
Molly le sorrise, facendole l’occhiolino.
Fleur era raggiante, emanava una luce meravigliosa e luminosissima.
Hermione si chiese se un giorno avrebbe mai provato una felicità simile.
Le apparve davanti agli occhi un’immagine di Draco, vestito con un completo nero con la camicia bianca.
Sarebbe stato bellissimo vederlo arrivare con lei all’altare.
-Hermione stai bene?-  chiese la sua migliore amica.
-Sì, io.. devo solo bere.. ho un po’ caldo.- affrettò il passo, spostandosi in camera dei ragazzi.
Aveva solo bisogno che Harry la calmasse.
Le lacrime stavano minacciando di cadere di nuovo e non poteva permetterselo.
Aprì la porta della stanza ancora buia.
Harry si svegliò di soprassalto, guardandola con fare interrogativo.
Lei si sedette sul letto di fianco a lui e, brandendo la bacchetta, sussurrò “lumus”, in modo che illuminasse solo i loro volti.
Ron russava sonoramente, dando segno di non avere nemmeno avvertito un piccolo fastidio per la luce.
-Che succede?-
-Io.. volevo solo svegliarti.. Fleur è pronta e tra due ore inizierà il buffet.. inoltre sicuramente il Signor Weasley tra poco ti chiamerà.. vi chiamerà.-
Il suo migliore amico comprese che c’era altro ma capiva che non ne avrebbe mai parlato. Si avvicinò a lei e l’abbracciò. 
Si alzò dal letto, prese vestiti e biancheria e andò verso il bagno.
-Svegli tu Ron?- chiese voltandosi.
La ragazza annuì. Si avvicinò verso il ragazzo dai capelli ramati e cominciò a chiamarlo.
-Ronald.. è ora. Ron? Ron!-
-Sìsì, ora lo dico a Hermione.. va bene Harry, te lo dico io..- sussurrò il giovane ancora nel mondo dei sogni.
-Ronald svegliati!-
Ronald Weasley si svegliò di soprassalto e vedendo la giovane sorrise, tirandosi la coperta sulle spalle. –Ciao Hermione.-
-Tra poco tuo padre ti chiamerà. Avete due ore per prepararvi.-
-Per cosa?-
-Per la barba di Merlino! Il matrimonio cosa ti dice?-
-Ohm.. giusto.- disse il rosso annuendo.
La ragazza si alzò e raggiunse Ginevra nella loro stanza. Si stava vestendo, così lei decise di andare a fare la doccia.
Alternava a stati di profonda immersione del dolore a delirante apatia.
-Hermione sei già uscita dalla doccia?-
-Non sono ancora entrata!-
La ragazza dai capelli rossi sospirò. Aveva messo il vestito, ma non riusciva ad allacciarlo.
Scese le scale, sperando di trovare sua madre.
Harry era lì e non appena la vide le sorrise.
-Me lo allacceresti?-chiese sottovoce.
Si voltò e lui piano le tirò su la lampo del vestito.
Il Prescelto si lasciò scappare un pensiero che lo fece sorridere.
Lui le aveva sempre tolto i vestiti, non l’aveva mai aiutata a vestirsi.
Ginny sorrise e lo baciò. Appoggiò dolcemente le labbra su quelle di lui, regalandogli un’unione casta e delicata.
Si staccò bruscamente quando si accorse che non erano soli.
-Ciaaoo..- disse Fred, ridendo tra sé e sé, avendo assistito alla scena.
Hermione si lavò in fretta e uscì dalla stanza per vestirsi.
Cominciò con l’intimo, poi il vestito rosso che le aveva regalato sua madre.
Si lasciò andare allo sconforto per un attimo, ma la voce di Molly la fece rinsavire.
Era tutto pronto, la celebrazione stava per iniziare.
Si mise i tacchi rossi e dipinse le labbra di un rosso acceso. Scese la scale più in fretta che poteva, aprì la porta della Tana e uscì sul vialetto da cui era arrivata la notte precedente.
Erano tutti sotto il gazebo e avevano già sistemato il buffet.
Gli invitati stavano chiacchierando tra di loro, Harry stava accanto a Ginny e Ron che stava intrepidamente aspettando la giovane dai capelli biondastri.
-E’ bellissima!- disse Ginny voltandosi.
-Sì lo è!- affermò il Prescelto rimanendo basito.
Ronald si voltò e rimase a bocca aperta: era stupenda.
Innocente ma allo stesso tempo provocante, il vestito copriva il decolté ma lasciava le gambe da fine coscia in giù scoperte.
Si avvicinò e si sedette tra Harry e Ron.
Il rosso stava per proferire parola, ma i musicisti cominciarono a suonare.
Una melodia allegra, ma tranquilla che avrebbe permesso il passaggio della sposa.
Bill aspettava l’amore della sua vita alla fine del tappeto rosso, su un piccolo palchetto.
Fleur cominciò a percorrerlo. Era tesa ma era tanto felice.
I genitori della ragazza erano seduti affianco ai coniugi Weasley.
Molly e sua madre erano più che commosse.
Una volta arrivata la ragazza diede la mano al suo futuro marito che le ricambiò un sorriso sincero e amorevole.
Le mise l’anello alla mano e una piccola coroncina di fiori sul capo.
-Prometto di amarti, di rispettarti. Nella gioia e nella cattiva sorte. In salute e in malattia. Insieme. Finché morte non ci separi. Ti amo Fleur.-
La ragazza si commosse, pronunciando lo stesso giuramento.
Il pomeriggio passò veloce, tra i giuramenti dei giovani e i vari ringraziamenti. Alle sei cominciò il buffet, proprio mentre scendeva la sera.
La musica incalzava.
Ballavano tutti a loro modo, soprattutto Luna Lovegood e suo padre si abbandonavano ad una danza molto gestuale.
Harry e Ginny ballarono solo una melodia, stretti l’uno all’altra.
Il momento stava per sopraggiungere ed entrambi lo sapevano.
Hermione rimase seduta a sorridere vedendo quanta felicità poteva portare un singolo evento.
Ronald si alzava continuamente per prendere da mangiare, quando all’improvviso Luna si sedette al fianco di Hermione.
-Non sai simulare felicità, non è vero?-
Hermione si voltò e le sorrise. –Ciao Luna. Purtroppo sono molto espressiva ma tento di nasconderlo..-
-Ti ha salvato la vita, dovresti esserne felice. –
-Sì Luna e non lo ringrazierò mai abbastanza ma.. senza di lui..-
-In questo anno hai avuto una vita piena con lui .. giusto?-
-So che tante cose non potrebbe darmele nessun altro. Io non voglio che me le dia nessun altro. Quindi sì.-
-Vi ritroverete.-
-Sì Luna. Lo ha promesso.-
Il tendone prese improvvisamente fuoco.
La musica smise di allietare le orecchie dei seguenti, gli strumenti caddero a terra.
Bill prese Fleur e la portò in salvo.
Nubi di fumo si fecero riconoscere.
I tavoli caddero, l’altare fu distrutto.
Harry cercò di andare ad aiutare, ma Ginny lo spinse al fianco dei suoi migliori amici, lasciandogli una carezza prima di separarsene.
I suoi occhi erano colmi di lacrime.
-Scappate!- urlarono Ginny e Luna.
I Mangiamorte erano arrivati.
 

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Capitolo 24
*** "Shadows of the Past" ***


 

Capitolo 25°”Shadows of the past."

 
“Draco. Ho un compito per te.”
Il ragazzo si portò i polpastrelli alle tempie, un dolore lo attanagliava.
“Sì, mio Signore?”
Nella sua mente la voce del Signore Oscuro urlava, come unghie sulla lavagna.
Gli stava dando istruzioni sulla sua prossima missione.
Draco cadde sulle ginocchia, con la vista appannata.
Non appena la voce svanì, strinse i pugni e li batté a terra, contro qualunque cosa trovasse.
Si alzò e si accanì contro ad uno specchio. Ogni singolo frammento volava altrove.
La mano del ragazzo era completamente rossa, un bagno di sangue.
Sua madre entrò nella stanza, allarmata dal rumore.
Aprì la porta e la prima cosa che notò fu la mano del figlio.
Draco fissava il sangue senza  dar segno di sentire dolenza. Il dolore dentro era di gran lunga più sofferto.
Narcissa accorse con un fazzoletto a stringere la ferita, ma lui spostò la mano.
-Draco..-
-No madre, vi ringrazio.. –
-Ti ha parlato, vero?-
Il ragazzo dai capelli biondi si voltò con gli occhi lucidi e il ciuffo che gli copriva metà sguardo, ormai troppo cresciuto.
Narcissa Malfoy comprese, più che mai, di aver condannato la felicità del figlio ad un mero sogno.
-Domani tornerai a scuola.- dichiarò come se nulla l’avrebbe fermata, senza comprendere che era proprio quello il compito che doveva asserire.
 
-Hermione ho già visto questo simbolo! Ti dico che l’ho già visto!-
-Va bene Harry.. dove?-
Il ragazzo tentava di ricordare dove ed improvvisamente saltò in piedi.
-Al matrimonio! Il signor Lovegood!-
-Andiamo a casa di Luna.- asserì Ron con un sorriso.
Hermione era contenta di vederla, lei l’avrebbe capita e avrebbe potuto consigliarle come stare meglio. Quella ragazza era portatrice di sorrisi e allegria.
Si presero per mano e si smaterializzarono.
Quella piccola casetta che con ardore e difficoltà aveva costruito la famiglia Lovegood si ergeva di fronte ai loro occhi.
Non appena bussarono, il padre di Luna li fece entrare velocemente con aria poco rassicurante.
-Entrate..entrate!-
Quasi li spinse e li obbligò a sedersi.
-Come mai qui Signor Potter? In cosa possono esserti utile?-
-Mi chiedevo se le potesse raccontarci la storia dei Doni della Morte?-
Al signor Lovegood cadde di mano la teiera e si mise a ridere.
Piano piano ripercorreva la storia, raccontando del Mantello dell’invisibilità, della Bacchetta di Sambuco e infine della Pietra della Risurrezione.
-Voi state qui, vado a rifare il thè.. così possiamo stare qui di più no?-
-Dov’è Luna?- chiese Hermione.
-Lei è.. tornerà presto…-
Fece per salire le scale, quando Harry proferì parola.
-Noi dobbiamo andare.. non abbiamo scelta. Salve Signor Lovegood, ci saluti tanto Luna!-
-NO! Voi non potete andarvene!-
-Ma..lei capirà che.. –
-Lo so ma..-
-Signor Lovegood dov’è Luna?-chiese il Prescelto.
Il padre di Luna si mise a  piangere. -L’hanno presa.. l’hanno portata via.. e hanno detto che me l’avrebbero riportata solo se ti avessi consegnato a loro.. –
Harry non riusciva  a condannarlo, lo capiva. Lui stava proteggendo la sua famiglia, l’unica famiglia rimastagli. Fece un sorriso sghembo.
Un boato seguito da strisce di fumo nero che invasero la casa, rompendo vetri e quant’altro.
La risata di Bellatrix si riconobbe immediatamente.
I tre si presero immediatamente per mano e si smaterializzarono alla tenda.
Dopo essersi calmati, Ron prese il medaglione che Harry custodiva nella borsetta di Hermione e uscì per provare a distruggerlo.
I due migliori amici si sedettero sulla panca e tentarono di pianificare il prossimo movimento.
Ridacchiavano e si facevano i complimenti per le varie idee.
Quando, dopo un’oretta, Ron entrò con al collo l’horcrux.
Il suo sguardo era vacuo e pieno di rabbia.
-Cosa c’è tanto da ridere?-
-Harry ha avuto delle ottime idee su quello che dovremo fare prossimamente.- disse Hermione sorridendo.
-Ah, certo. Scusate se ho interrotto qualcosa.-
-Qual è il problema?-
Ron si sedette sul suo letto e accese la radio, abitudine che ormai aveva da quando erano scappati.
Sperava di non sentire brutte notizie, sperava di non sentire i nomi delle persone che amava nei necrologi.
-Spegni quell’affare.-
-Altrimenti? Cosa mi fai? Non prendo ordini da te!-
-Harry calmati. Ron togliti dal collo quella cosa!Tu non parleresti così!-
-Vi ho visti io, cosa credi?-
-Non puoi aver visto nulla.. non è successo nulla, Ronald!-
-Non so cosa ci sto a fare qui..-
-No! Ti prego Ron!-
-Io ho una famiglia da proteggere!-
-Cosa credi? Che non io non sia qui anche per loro?-
-No, io tuoi genitori sono morti!-
Harry sentì l’impeto di picchiarlo, ma Hermione lo trattenne.
-Allora va!-urlò il Prescelto.
Il ragazzo prese le sue cose e se ne andò, lasciando sul tavolo il medaglione ambrato.
Hermione aveva le lacrime agli occhi. –Ronald ti prego..-
In fondo aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di essere guardata in quel modo, egoisticamente.
Necessitava che qualcuno la guardasse ancora con amore. Anche se sapeva benissimo che nessuno avrebbe mai sostituito quell’amore.
La notte incombeva e con esse le lacrime della solitudine e dell’abbandono.
Alla radio partì una canzone lenta, una di quelle che simulano il ballo.
Hermione era seduta sul suo letto, angosciata.
Harry le prese la mano e le chiese di ballare.
All’inizio non era dell’umore, poi si strinse al suo migliore amico, comprendendo che lo faceva per farla sorridere.
-Ti voglio bene, Harry. Come faremo ora?-
-Andremo avanti.-
Si strinse di più a lui. Le lacrime sgorgavano senza poterle fermare.
Lui ricambiò la stretta.
-Rimani, ce la faremo. Te l’ho promesso.-
 
Il giorno seguente Draco tornò a Hogwarts, più affranto di prima.
Vedere Piton, nonostante avesse fatto il “Voto Infrangibile” per lui, al posto che spettava a Silente lo feriva nel profondo, riportandogli alla mente vecchie colpe.
Inoltre i suoi insegnanti erano cambiati. Solo la McGranitt si faceva ancora forza,lo trattava con rispetto ma nel suo cuore si celava tanta pena.
Ammirava quell’insegnante, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Tiger e Goyle lo aspettavano, desiderosi di utilizzare le due maledizioni, l’Imperius e la Cruciatus, ormai concesso all’intero Mondo dei Maghi.
Spesso suo padre andava a scuola, così quel giorno l’aveva portato lui.
I Serpeverde portavano rispetto a Draco, come se fosse un eroe.
Tutti sapevano che aveva aiutato nell’assassinio di Silente.
I ragazzi che incontrava nei corridoi si congratulavano con lui, lo fermavano complimentandosi dell’ottimo lavoro svolto.
Provava vergogna per quelle persone, per se stesso, per quelle congratulazioni infide, impaurite e false.
Poi, in mezzo alle tenebre, vide passare Luna.
Gli fece un sorriso sghembo, aveva il viso pieno di lividi e i capelli disfatti. La luce che emanava prima, si faceva forza e tentava di brillare ancora con enormi difficoltà.
La seguì, aspettando che fossero in un corridoio in penombra, da soli.
-Che ti è successo?-
-Mi batto per ciò in cui credo. Per ciò in cui crediamo, oserei dire.-
Draco abbassò lo sguardo.
-Tu dov’eri?-
-A casa.-
Luna annuì. –Non farti manipolare più Draco. Sii libero nel tuo cuore e nella tua mente.-
Il ragazzo sospirò.
-Ti manca molto vero?-
-Ogni singolo istante.-
Un rumore gli costrinse a separarsi.
Sperava di vederla domani, di parlarle ancora.
Dopo aver seguito le lezioni, andò a parlare con Priscilla Corvonero.
-Hey fantasma..-
Priscilla non appena vide chi la chiamava, scomparve.
Draco sospirò, lui non voleva parlare con nessuno e nessuno voleva parlare con lui.
O almeno, nessuno con cui valesse la pena avere rapporti.
Saltando il pranzo, decise di obbligarsi a mangiare a cena.
Sorrise vedendo la tavolata,ma vedendo che le luci erano spente e che la gioia non si trovava più in quel posto lo uccideva.
Spiluzzicò qualcosa e andò a letto, senza aspettare nessuno.
Quella notte prese sonno, stremato dal continuo smaterializzarsi e dal dolore celato nel suo cuore.
 
La canzone lenta venne interrotta per dare l’annunciò dei necrologi, o almeno così pensavano i due ragazzi.
“Ultime notizie dalla morte di Silente. Nella vicenda si vede implicato anche Draco Malfoy, figlio di Lucius e Narcissa.
Solo voci di corridoio?
Forse il nostro giovane ragazzo si è convertito alla schiera dei Mangiamorte?”
Hermione trattenne il respiro.
-Lui mise Silente contro il muro, ma non fu lui a ucciderlo. E’ stato Piton, sempre.-proferì parola Harry.
La ragazza si sentì spezzare. Le sembrava di sentire il peso che lo accompagnava ogni istante, che lo accompagnava ogni secondo.
L’aveva salvata scegliendo lei contro la sua famiglia.
Aveva scelto di amarla fino alla fine.
Aveva deciso di compiere il suo destino infelice, continuando ad amarla. Ponendo la sua vita su un filo sottile.
Le sue mani cominciarono a tremare e con esse anche il suo cuore.
 

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Capitolo 25
*** "Start the Trip" ***


 

Capitolo 24° ”Start the Trip"

 
I Mangiamorti erano appena partiti da Casa Malfoy e si erano materializzati alla Tana.
Draco camminava su e giù dalla stanza, in ansia.
Temeva che lei fosse i pericolo, temeva che non fosse in grado di difendersi.
Narcissa stava cenando da sola in salotto e suo figlio l’aveva già avvisata,malamente, che non aveva appetito.
Senza pensare, si smaterializzò nel prato erboso della Tana.
Si nascose dietro gli alberi.
Hermione si smaterializzò tenendo per mano Ron e Harry fuori dal gazebo.
Draco non appena vide le fiamme ebbe uno scatto fuori dal boschetto, ma non appena la vide in salvo si bloccò.
Era incantevole.
Sorrise e non appena lei si voltò lui corse a nascondersi tra gli alberi.
-Ginny! –urlò il Prescelto guardando verso le fiamme. Allungando la mano per aggrapparsi a lei.
-SCAPPATE!- urlò Molly Weasley, prendendo la figlia.
Hermione fece per correre verso Draco, verso il bosco, ma Ron l’afferrò per la vita.
“Bravo Weasley, ne hai fatta una giusta”,pensò Draco, mordendosi il labbro.
-No! No! Torna qui!- urlò la ragazza a ciò che pensava di aver visto.
Draco si appoggiò dietro l’albero, doveva fingere di non essere lì ma voleva accertarsi fino in fondo che lei fuggisse da lì. Trattenne il respiro
Avrebbe voluto correre da lei e metterla in salvo. Avrebbe voluto essere lui a farlo
Hermione si sentì spezzare, ma aveva la sua borsetta, pronta da tempo.
Doveva essere lucida.
Il Prescelto era silenzioso, sebbene fosse cosciente che avrebbe dovuto partire.
Hermione chiuse gli occhi e si smaterializzarono a Londra.
Harry non parlava e la ragazza continuava a pensare ad un luogo dove nascondersi.
Scelse una tavola calda dove bere un cappuccino.
Entrarono e presero posto sulle sedie d’acciaio.
Il prescelto aveva lo sguardo vacuo, la ragazza aveva le mani che tremavano.
-Che facciamo ora?- chiese Ronald.
La cameriera si avvicinò per chiedergli l’ordinazione.
-Un cappuccino, grazie.- accennò Hermione, cercando di riprendere contatto con la realtà.
-Anche io quello..- disse Harry.
-Sìsì, quello..- disse Ron.
Nessuno dei due ragazzi era cosciente di cosa avesse ordinato, ma qualunque cosa andava bene in un momento come quello.
La ragazza pensò che sarebbe stato meglio dell’alcool, in modo da pensare che fosse stato solo un brutto incubo.
Poi un rumore strano rubò l’attenzione di Ronald.
Fu difficile capire chi degli uomini seduti nel tavolo affianco cominciò a tirar fuori la bacchetta, ma il Trio fu abile a contrattaccare.
-Pietrificus totale!- urlò Ron all’ultimo Mangiamorte.
L’uomo cadde a terra e il ragazzo gli si avvicinò con la bacchetta alla mano, puntata contro il corpo sul pavimento.
-Ron!-disse Hermione, tenendolo per il braccio.
-Hanno ucciso Sirius! Hanno ferito i nostri amici! I membri dell’Ordine!Hanno invaso Hogwarts!-
-Non sei come loro Ronald!Non diventare un assassino!- rispose immediatamente Hermione, accarezzandogli la spalla.
Cautamente il giovane abbassò la bacchetta, ascoltavamo molto la ragazza che amava, considerandola coscienziosa. Inoltre non voleva che pensasse che il suo animo fosse cambiato.
In realtà, il Prescelto e la ragazza erano d’accordo con il ragazzo, ma non dovevano lasciarsi trasportare dalla vendetta.
E’ vero, Voldemort gli aveva tolto tutto, a ogni singolo mago.
Aveva tolto a Harry i genitori e il suo padrino, Hermione aveva dovuto cancellare la memoria ai suoi genitori e non avrebbe mai potuto vivere il suo amore e Ronald aveva dovuto lasciare la sua famiglia così.
Hermione prese per mano i suoi amici e si smaterializzò in un bosco.
-Che idea geniale venire qui! Bravissima!- esclamò Harry.
-Come ti è venuto in mente?-chiese Ron.
Hermione abbassò lo sguardo. –Ci venivo quando ero piccola, con i miei genitori..-
Un vento gelido la fece rabbrividire, le sfiorava la pelle come uno schiaffo in pieno viso.
Tirò fuori la tenda dalla borsetta bordeaux e i due ragazzi, sorpresi, si accinsero a sistemarla. Con le bacchette la fermarono nel terreno e accesero il fuoco non troppo lontano dalla tenda per scaldarsi.
La dimora non era grande, ma era accogliente.
C’erano tre letti singoli, non troppo tardi l’uno dall’altro, un tavolo in legno di noce al centro con due panche per sedersi e un piccolo cucinino.
-Hai pensato proprio a tutto, eh?- disse Ron sorridendole.
Hermione gli sorrise di rimando.
Era evidente come il ragazzo tentasse di lusingarla, come stesse provando ad avere la sua attenzione.
Le piaceva quella situazione, la rincuorava. Ma dentro di sé il dolore la divorava.
Non voleva mostrare come stava davvero, simulava sorrisi sghembi e sguardi falsi.
Harry le sorrise, ringraziandola con gli occhi.
Non appena Ron uscì a controllare il fuoco e a fare le protezioni, il suo migliore amico la prese da parte.
-Che hai?-
-Cosa?-
-E’ da quando sei arrivata alla Tana che sei distrutta. Dimmi che hai.. –
-Come hai fatto a capirlo?-
-Sei la mia migliore amica.- Le sorrise.
Hermione si voltò, le lacrime minacciavano di crollarle sulle guance.
-Ho.. cancellato la memoria hai miei genitori.. Ora sono al sicuro..-
-Mi dispiace di averti coinvolta in una situazione del genere.. –
-Harry sei il mio migliore amico, non ti avrei mai permesso di combattere una battaglia da solo. Io ci sono sempre stata e sempre ci sarò per te.-
-Hai dovuto rinunciare alla tua famiglia..-
-No. Ho salvato la mia famiglia da Voldemort, da un possibile interrogatorio. Se i ricordi non ci sono, non puoi conoscere certe cose no?- Hermione si asciugò gli occhi.
-Non è solo la tua battaglia, Harry. –asserì Ron, appena rientrato.
-Più ci tieni e più hai da perdere però..-
-Sì amico, ma io devo combattere anche per la mia famiglia. Non ci sei solo tu in questo circolo. Non sei l’unica ragione.-
Il Prescelto sorrise ad entrambi, cercando di ringraziarli.
In particolare voleva ringraziare Ron, al suo migliore amico. A lui che lo aveva coperto quando, notti prima, aveva tentato di intraprendere qual viaggio da solo.
Lui lo aveva aiutato a comprendere che aveva bisogno di loro, fino alla fine.
Dopo essersi cambiati, aver indossato i maglioni e pantaloni decisamente più comodi, il Trio si coricò.
La brandina di Hermione era quella al centro della tenda, ma appoggiata, come le altre alla parete.
Ron aveva quella a destra e Harry quella a sinistra. I tre letti non erano troppo lontano l’uno dall’altro, in modo da essere pronti a intervenire in qualsiasi caso.
Il ragazzo dai capelli rossi bramava di poter baciare la ragazza e si addormentò velocemente con questo pensiero.
Il Prescelto si era già addormentato da tempo, sognando Ginny.
Sognava di poterla abbracciare.
Hermione era voltata verso la parete, con la coperta fin sopra il collo.
Stava piangendo, tratteneva i singhiozzi per non svegliare i suoi amici.
Si addormentò con le gote tutte bagnate e le mani tremanti.
 
Draco era tornato non appena aveva visto Hermione smaterializzarsi.
Sua madre era in camera che lo aspettava, spazientita e spaventata.
-Draco, dove sei stato?-chiese Narcissa allarmata.
-Volevo appurarmi del lavoro degli altri.-
-Non era di tua competenza.-
-Ci tengo alla.. alla riuscita, sì.-
-Dovevi controllare qualcuno?Lei era lì?-
Il ragazzo mise una mano sulla bocca a sua madre e le fece segno di stare in silenzio.
Lei non ne capiva il motivo, si trovava a casa sua. Così lui le fece segno che qualcuno le ascoltava, le teneva d’occhio. Sempre.
Sua madre si allarmò, non voleva, non poteva crederci.
Draco l’abbracciò, tentando di calmarla.
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: “Devo proteggerla come meglio posso.”
La madre annuì, fingendo di non sapere nulla.
Uscì dalla stanza del suo giovane figlio, coricandosi.
Entrambi soffrivano per la situazione, ma non potevano dirselo. Potevano solo farlo capire.
I loro occhi proferivano più parole che la loro bocca.
Il ragazzo ripensò alla visione di lei.
Era bellissima, quel vestito rosso e le labbra dello stesso colore la rendevano sensuale e innocente al medesimo tempo.
L’aveva visto, l’aveva riconosciuto, ma questo lo rendeva solo felice. Sebbene non avrebbe dovuto.
Avrebbe voluto afferrarla e smaterializzarsi con lei altrove. Scappare da quella vita che li rendeva prigionieri e li allontanava.
Si cambiò, si mise un pigiama color petrolio e si coricò.
La notte era sempre difficile. Prendere sonno si dimostrava sempre più arduo se non raro.
Temeva che il Signore Oscuro gli leggesse la mente e le facesse del male.
Prima di dormire, o almeno di provarci, faceva potentissimi incantesimi che avrebbero potuto proteggerlo.
Eppure sapeva che se Lui avesse voluto avrebbe potuto superarle tranquillamente.
In cuor suo, sperava solo che non volesse occuparsi di vicende simili.
Sentì rientrare suo padre nel cuore delle tenebre.
Quella notte, non riuscì a prendere sonno.
 

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Capitolo 26
*** "The Christmas' Night" ***


 

Capitolo 26° ”The Christmas’ night”

 
Nella Casa dei Corvonero la notte era passata quasi completamente tranquilla.
Solo Luna non riusciva a dormire.
Quella sera era stata punita dai fratelli Carrow per essersi difesa durante una loro tortura. Era dolorante e non riusciva a chiudere gli occhi.
Le immagini della crudeltà la scuotevano.
Era fiera di se stessa, orgogliosa di aver difeso le proprie idee.
Socchiuse le palpebre, immaginando suo padre alla scrivania che scriveva il Cavillo, come faceva prima che Tu Sai Chi prendesse il potere.
Dopo aver rilegato il giornale prendeva sempre una tazza di thé con lei, per aiutarla a dormire.
Suo padre era diventato molto triste da quando gli avevano tolto la libertà di espressione e di stampa.
Luna era sempre stata la sua forza, il suo sorriso in quel periodo buio.
Quelle rappresentazioni accompagnarono la ragazza nel mondo dei sogni ma bruscamente fu svegliata da del fumo nero.
Non riusciva a respirare, immediatamente prese la bacchetta ma non fece in tempo a difendersi.
-Crucio!- affermò qualcuno nell’ombra.
La fanciulla perse i sensi dopo l’acuto dolore.
Nessuno sarebbe venuto a salvarla. Nessuno l’avrebbe difesa.
 
Draco passeggiava nei corridoi per andare verso la lezione.
Era stanco, afflitto e simulava sorrisi ai suoi falsi amici.
Quella notte aveva sognato Lei.
Era ancora nella scuola e lo aspettava alla fine della giornata nella Sala Grande.
La poteva baciare quando desiderava e lei ricambiava felice più che mai.
Purtroppo erano solo immagini oniriche.
Quella mattina avrebbe visto Luna e in qualche modo avrebbe potuto parlarne e, sebbene l’avesse aspettata anche a cena, quel giorno non si era fatta viva.
Era abbandonato a se stesso.
Nessuno avrebbe potuto capirlo, aiutarlo, salvarlo.
Era solo.
 
Hermione e Harry erano ormai soli da tre settimane.
Entrambi sentivano la mancanza di Ron, del loro amico simpatico e ingenuo, ma le loro ricerche proseguivano.
Tutti gli indizi, in quel momento, dirigevano a Godric’s Hollow, dall’amica di Silente, Bathilda.
Solo lei avrebbe potuto aiutarli e dargli molte più informazioni su Silente, il suo passato e gli horcrux, indirettamente.
La ragazza afferrò la sua borsetta e la mano del suo migliore amico e si smaterializzò.
Nevicava. La terra era completamente coperta di bianco puro.
Hermione sorrise, portando alla mente bei ricordi.
Harry rimase in silenzio, come per sancire la sacralità di quel posto, il luogo in cui erano morti, erano sepolti i suoi genitori.
In quella quiete, Hermione immaginava Draco.
Una volta le aveva confessato di adorare la neve, nonostante quello che era successo durante la visita alla Stamberga Strillante.
La neve lo calmava, lo rasserenava, gli dava piccole gioie.
Le aveva raccontato che quando era piccolo giocava da solo e la neve lo divertiva moltissimo. Lo faceva sentire accompagnato, voluto, divertito.
La ragazza al contrario giocava spesso con sua madre con la neve.
Facevano gli angeli e rientravano in casa sempre fradice e contente.
Harry non aveva avuto niente di tutto questo.
Non aveva potuto essere solo, non aveva potuto aver compagnia.
Non aveva vissuto la sua infanzia come un bambino, ma come un abominio emarginato e adulto.
Dalla chiesa uscirono molte persone, doveva essere finita la funzione.
Cantavano inni di gioia, odi che adoravano il natale.
Camminavano lentamente, fino a riconoscere l’entrata del cimitero.
Hermione camminava lentamente, leggeva i nomi e le varie età dei defunti.
Giovani, bambini, neonati.. spentisi troppo presto.
Poi alzò lo sguardo e vide Harry bloccato di fronte ad una lapide.
Su di essa era cresciuta dell’edera.
“Lily e James Potter”, Hermione lesse solo questo.
Strinse il braccio di Harry.
-Buon Natale, Harry.-
-Buon Natale, Hermione.- Le lacrime gli scendevano sulle gote, inarrestabili.
Lo strinse a sé. Comprendeva e immaginava il suo dolore.
Poi una vecchina apparve nel cuore del buio del cimitero.
“Bathilda”, pensò Harry. Fece segno a Hermione di seguirlo.
La casa che si ergeva di fronte a loro era fatiscente e legnosa.
La signora era silenziosa con gli occhi vitrei e spalancati.
Per aprire la porta bastò una spinta, Harry entrò subito dopo Bathilda e Hermione di seguito.
Passo dopo passo gli assi del pavimento legnoso scricchiolavano sempre più, facendo temere ai due ragazzi che non avrebbero sostenuto il loro peso.
In quell’abitazione l’odore era acre e nefasto.
Harry cominciò a fare domande alla signora che salì al piano superiore, Hermione iniziò a perlustrare la casa. Passi piccoli, poco bilanciati e lenti.
Sentì un ronzio provenire dall’armadio nero in fondo al corridoio.
Si avvicinò e tirò delicatamente l’anta destra.
La ragazza si portò una mano alla bocca, spaventata, impedendosi di urlare.
Il corpo di Bathilda Bagshot si trovava in quell’armadio e il brusio era dato dallo svolazzare delle mosche.
Bathilda era morta da diversi giorni, a sentire dall’odore.
Avrebbe voluto correre ad avvisare Harry, ma quegli assi glielo impedivano.
Passo dopo passo, con una velocità folle, giunse alla scala e fece più di corsa e più silenziosamente possibile.
Arrivata, vide che Bathilda non si trovava più in quella stanza.
Il posto della signora era stato sostituito da un serpente.
“Nagini”, pensarono Harry e Hermione all’unisono.
Con le bacchette alla mano, erano pronti ad un qualsiasi attacco.
La serpe si mosse ad una velocità impressionante, spaccando il pavimento.
Per poco non riuscì a mordere i due ragazzi.
Harry perse la bacchetta, era vulnerabile.
In un quarto di secondo, Hermione afferrò la bacchetta di Harry, la sua borsa e si smaterializzò.
La foresta li proteggeva per il momento.
La ragazza ricominciò a respirare.
Harry entrò nella tenda e si stese sulla brandina, esausto.
Hermione finì di fare incantesimi di protezione e rientrò nella tenda.
Si stese e cominciò a dormire, nonostante fosse quasi mattina.

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Capitolo 27
*** "All About Us" ***


Capitolo 27° “All about us”

 
Harry  si svegliò con l’odore dei pancakes di Hermione, verso le quattro del pomeriggio.
-Che buon profumo!- asserì il ragazzo.
-Mi sono alzata tardi.. inoltre sono rimaste solo queste cose da mangiare..-
Il suo migliore amico si sedette al tavolo e addentò affamato il dolce.
Hermione sorrise vedendo che il ragazzo apprezzava la sua cucina.
Dopo aver mangiato e chiacchierato, Harry uscì dalla tenda per provare a distruggere l’horcrux.
-Hermione, dov’è la mia bacchetta?-
-Ehm.. quando ci siamo smaterializzati.. ecco.. – disse mostrando la bacchetta divisa a metà.
-Perfetto. Dammi la tua.-
La ragazza asserì al comando e lui prese cammino.
La sera era scesa e con essa l’oscurità.
Non voleva allontanarsi molto, quindi si distanziò di qualche metro, giungendo ad un lago.
Vide luccicare qualcosa sotto il ghiaccio, avvertiva la presenza di magia.
Mise al collo l’horcrux, si tolse la maglia, spaccò lo strato gelato e si tuffò. L’acqua era congelata e gli attanagliava le ossa, ma doveva afferrare l’oggetto.
Spalancò gli occhi e riconobbe la spada di Godric Grifondoro.
Non appena acciuffò l’elsa l’horcrux si ribellò, cominciando ad attanagliargli il respiro, a strozzarlo.
Una mano lo agguantò e lo sollevò, salvandolo.
Di fronte al laghetto vide una cerva che lo fissava preoccupata.
-Ehi ma sei pazzo?- esclamò il ragazzo.
Era Ronald Weasley, era tornato nel momento più opportuno.
-Come ci hai trovati?- disse Harry tremante.
Il ragazzo dai capelli rossi brandiva l’aggeggio che gli aveva lasciato, il Deluminatore. Illuminava tutto ciò che c’era intorno a loro.
Harry fece cadere la spada e appoggiò ad una pietra vicina la collana.
-Fallo,Ron.-
Il Prescelto sussurrò qualche parola in serpentese e il ciondolo si aprì.
Da esso ne scaturirono fumo nero, immagini e parole che ferivano Ron più di una lama di un coltello.
Chi potrebbe mai preferire te al Prescelto?”, era la voce di Hermione dal medaglione.
-Ron non ascoltarlo! Fallo! ORA!- esclamò Harry.
Con un colpo di spada, il ragazzo lo distrusse.
Ogni cosa scomparve e il Prescelto cadde a terra, stravolto.
Il suo legame con il Signore Oscuro si sentì più forte che mai.
Voldemort urlava e si sentiva strappato via di una parte.
Dopotutto era una parte della sua anima.
Ron si caricò sulle spalle il suo migliore amico, distrutto per l’accaduto.
Non appena arrivato vicino alla tenda, Hermione uscì, spaventata per i rumori.
Harry riuscì ad avvicinarsi alla tendina con le proprie gambe.
-Hey..-
-Ti fai vivo dopo tre settimane e dici “Hey”? Sei davvero uno stupido, Ronald Weasley!-esclamò la ragazza, rientrando nella “casa”.
-Come hai fatto a trovarci?- domandò Harry.
-Tutto ad un tratto ho sentito una voce.. la voce di Hermione..-
Il prescelto sorrise.
-Non dire a Hermione che l’ho detto..-
Il suo migliore amico scosse la testa ed entrarono insieme in tenda, era ora di tornare a dormire.
Il giorno dopo al mattino ripartirono alla ricerca degli horcrux, ma quando si smaterializzarono per tornare a casa, Hermione si accorse che qualcosa non andava.
-Correte!- esclamò riconoscendo i ghermidori, colore che, per conto del Ministero davano la caccia ai babbani.
Si avvicinavano sempre più, fino a che Ron venne preso.
Hermione, capendo di non avere vie di fuga, modifico il viso a Harry, in modo che non potessero riconoscerlo.
Erano stati catturati.
 
 
Draco non aveva più visto Luna, era rimasto a far baldoria con Tyger e Goyle tutto il giorno.
Sentiva la mancanza di Hermione, delle loro litigate, della loro intimità.
Erano diventati più i sospiri che respiri.
-Hey ciao Draco..- disse Pansy avvicinandosi.
-Ciao.-
-Ti sono mancata?-
Il ragazzo sospirò. –Cosa vuoi, Pansy?-
-Passare del tempo con te, no?-
Draco scosse la testa, ma da lontano vide Zabini che gli faceva segno di provarci.
-Se ti va..-disse con poco entusiasmo.
Pansy era euforica, convinta che lui avrebbe sicuramente deciso di stare con lei.
Rideva a comando, faceva la graziosa e sbatteva le ciglia con una gattina.
Non era quello che stava cercando, non era quello che voleva.
-Sono giorni che sei silenzioso.. a cosa pensi?-
-Non ti riguarda.-
-Che modi! Ma sai, mi diverto un sacco da quando Silente è morto e i Serpeverde hanno il potere!Sei un eroe, sai?-
-Non lo sono.-
-Come sei ligio al dovere!- disse sorridendo maliziosamente.
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Draco torna a casa, abbiamo bisogno di te.” Era sua zia Bellatrix.
Si smaterializzò immediatamente al Castello, abbandonando Pansy.
 
Narcissa camminava nervosamente per il salotto del suo castello.
Lucius, sempre più sciupato, cercava di darsi un contegno.
Bellatrix esultava senza sosta per tutto il salone.
Draco si era appena smaterializzato ed era stupito di una chiamata così urgente e repentina.
I ghermidori erano appena arrivati e avevano portato i prigionieri.
-Portali nei sotterranei!- esclamò Bellatrix.
Non appena entrarono nelle prigioni, riconobbero due persone, una ragazza e un signore anziano. Erano il fabbricante di bacchette, Olivander e Luna, la loro amica.
Hermione corse a stringerla forte e notò come fosse patita, affamata e torturata.
-Cosa ti hanno fatto?-
L’amica non fece in tempo a rispondere, due ghermidori afferrarono Hermione e la portarono in salotto.
-Lasciatemi!-urlò la ragazza.
Riconobbe immediatamente quella voce, Draco si voltò, tremante.
La cosa che amava di più al mondo stava per essere torturata, davanti ai suoi occhi.
Si sentì spezzare, devastato.
Non appena lei alzò lo sguardo, mentre veniva trascinata da due galoppini, lui alzò il suo e si guardarono.
Hermione smise di urlare e gli sorrise.
Fu buttata a terra e Bellatrix si avvicinò con cattiveria e bacchetta alla mano.
Draco voleva fermarla.
Bastò uno sguardo di Narcissa per capire che il figlio fosse sconvolto.
Nessuno avrebbe mai capito o accettato il loro amore.
-Allora come siete entrati nella mia camera blindata?Cos’altro avete rubato, oltre alla spada?-
-Niente! –urlò sicura.
-Ah sì?- disse la Mangiamorte cominciando a torturarla.
La ragazza gridava dal dolore e piangeva.
Lui avrebbe voluto spaccare qualcosa.
Le lacrime gli riempirono gli occhi, eppure lei scuoteva la testa come per impedirgli di intervenire e gli sorrideva, mentre le lacrime scendevano.
Voleva abbracciarla, baciarla, tenerla al sicuro e proteggerla.
Si morse la mano, fino a farla sanguinare.
Lei gli stava impedendo di salvarla.
“Ti amo”, sussurrò prima di svenire.
Gli scesero le lacrime, ma le asciugò immediatamente.
Sull’avambraccio la Mangiamorte le aveva scritto Mezzosangue.
Ogni singolo graffio a quella pelle era per lui uno sfregio sul cuore.
Dopo essere riusciti a uscire, i due ragazzi vennero condotti nel salone.
Ron, vedendo Hermione a terra, tentò di strattonarsi.
-Draco riconosci Harry Potter?-chiese Bellatrix.
Draco tremava.
-Draco se lo prendiamo noi sarà tutto dimenticato, capisci?- intervenne Lucius.
Si sentiva in dovere di aiutare la sua famiglia, ma vedendola a terra in quel modo.. riuscì solo a scuotere la testa. –Non lo so..-
-Come non lo sai? Se lo chiamiamo e non è lui, Il Signore Oscuro ucciderà noi..-disse Bellatrix sorridendo, con voce stridula.
Vide Dobby, l’elfo domestico, che cercava di svitare il lampadario, ma non riusciva.
Prese la bacchetta, sganciò la lumiera.Riuscì a tirare su di peso Hermione, nell’angolo, in modo che nessuno li vedesse.
Riprese i sensi, riconoscendo il modo in cui veniva delicatamente ma energicamente toccata.
Sorrise e gli sfiorò la gamba, essendo vicina ad essa.
-Ti amo anche io, Granger.-le sussurrò vicino all’orecchio.
Hermione si mise a piangere, silenziosamente.
-Ci rivedremo ancora, lo giuro.-asserì Draco.
-Ti aspetterò.-
Nessuno avrebbe mai capito il loro amore, profondo e travagliato.
Quell’ammirazione reciproca ma silenziosa.
Draco la lanciò verso Dobby, cosìcché nessuno avrebbe collegato il suo sorriso a lui.
Si smaterializzarono, ma Bellatrix lanciò un piccolo pugnale.
Il ragazzo si portò una mano davanti alla bocca, avrebbe voluto piangere.
 
 

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Capitolo 28
*** "Goodbye Little Sweet Friend." ***


Capitolo 28°”Goodbye Little Sweet Friend”

 
Hermione sorrise per ciò che era accaduto. L’aveva salvata di nuovo, si era ribellato alla sua famiglia.. anche se tutti erano troppo impegnati a non guardarlo.
L’amava ancora senza alcun dubbio e lei gli aveva mostrato lo stesso.
Ron la strinse a sé e la sollevò dalla tappeto di sabbia che si trovava sulle sue ginocchia.
Ma quella gioia stava per morire.
I singhiozzi di Harry risvegliarono la ragazza che con l’aiuto di Luna accorse da lui.
Teneva tra le braccia il fragile corpo dell’Elfo. Sulla piccola divisa si vedeva una macchia di sangue che si espandeva sempre più. Il pugnale di Bellatrix aveva ferito mortalmente l’elfo, senza lasciargli possibilità di vita.
Le palpebre di Dobby rallentavano, sbattevano sempre più lentamente.
-Dobby..no!Hermione dammi qualcosa nella borsa!-
Hermione si bloccò a qualche metro di distanza. Le lacrime minacciavano di scendere per tutti. Non c’era alcun modo per salvare quel dolce Elfo Domestico.
-Un bellissimo posto.. stare con gli amici. Harry.. Potter. –disse Dobby, tentennando, con la solita voce piena d’amore.
Chiuse gli occhi. Per sempre.
Harry aveva smesso di singhiozzare, la disperazione aveva raggiunto il culmine.
Lui l’aveva salvato, ci aveva sempre provato e anche stavolta era arrivato al momento giusto.
Non l’avrebbe più visto saltellare, non l’avrebbe più rimproverato per i modi “poco ortodossi” con cui tentava di salvarlo.
Le lacrime scendevano sulle gote di tutte, persino sulle guancie del fabbricante di bacchette, Olivander.
-Voglio seppellirlo.-affermò deciso Harry, con gli occhi appannati dal dolore e dal pianto.
Si erano smaterializzati su una spiaggia. A ridosso di pochi metri dal mare si trovava una piccola casa in cui avrebbero potuto nascondersi, era Villa Conchiglia, casa di Fleur e Bill Weasley.
Sembrava fatta di pietra e questo acuiva la sensazione di doversi organizzare in fretta.
Erano tutti molto scossi da ciò che era accaduto.
Luna qualche volta si metteva in un angolo della casa e si asciugava ancora gli occhi, bagnati dalle numerose lacrime.
Hermione era invasa da sensazioni imprecise. Provava gioia per l’amore che Draco ancora le aveva dimostrato, dolore per non avere più la possibilità di vederlo e per la perdita subita.
Ronald era depresso per il lutto, ma trovava conforto nello stare vicino alla ragazza che amava.
Olivander si sentiva colpevole e si trovava nell’angolo con Unci-Unci, che non aveva ancora fiatato.
Harry si sentiva distrutto, aveva perso troppe persone care nel corso di quella missione. Prima i suoi genitori, poi Sirius e infine Dobby. Se fosse accaduto qualcosa ad Hermione e Ronald o a Ginny.. sarebbe diventato come Lui e lo sapeva. La sua giustizia avrebbe potuto trasformarsi in vendetta e avrebbe sbagliato.
Unci-Unci si coricò in una stanza e Olivander, malmesso, in un’altra.
Luna rimase con il Trio e si guardò intorno, facendo caso all’acchiappasogni appeso all’entrata.
-I lontani credono che questi aggeggi tengano lontano il male, ma si sbagliano!- esclamò sfiorando le soffici piume.
La coppia di coniugi scese per sapere se avevano bisogno di qualcosa.
Potevano solo immaginare il peso nell’animo che portavano quel gruppo di ragazzi. Potevano cerco capire la disperazione e il dolore per i tempi che c’erano ma non sarebbero mai riusciti a capirli fino in fondo.
Il Trio comprese di dover parlare con Unci-Unci per capire a cosa si riferisse Bellatrix.
Salirono le scale ed aprirono la porta, entrarono e la richiusero, nessuno doveva sentire.
 
Narcissa camminava nervosamente e freneticamente per la sua stanza.
Cercava di capire cosa fosse accaduto a suo figlio, cercava di capire cosa significasse quella ragazza per lui.
Non aveva avuto la forza di guardare mentre sua sorella utilizzava la maledizione Cruciatus e quasi non tratteneva le lacrime nell’assistere alla scena.
Poco dopo, Lucius entrò nella camera.
-Moglie mia.. come ti senti?-
-Turbata Lucius.. turbata. –
-Il Signore Oscuro vincerà, vedrai.-
-Non sono più sicura di volerlo..-
-Silenzio. Potrebbe sentirti!-
-Lucius hai visto Draco?-
-Ha la strada spianata. E’ un eroe per il Signore Oscuro.-
-Ma non credo lo sarà mai per se stesso..-sussurrò la madre con un filo di voce.
Suo marito fece per sfiorarle il braccio, cercando di capire, ma lei lo superò e uscì dalla porta.
Nel corridoio vide suo figlio con la testa bassa, le occhiaie evidenti, gli occhi arrossati.
-Hai dormito, figliolo?-
-Sto partendo per tornare a scuola, madre.-
Narcissa tentò di dire qualcosa, ma richiuse la bocca e abbassò il braccio.
Abbracciò il figlio per salutarlo e lui ricambiò.
Non aveva nulla contro di lei, ma non si era opposta per cambiare il suo destino. Anzi, aveva contribuito che si attuasse.
Ricambiò la stretta e cercò di scacciare i cattivi pensieri.
Non poteva scordare il suo sorriso, il suo sguardo, le sue lacrime, il suo braccio tremante, la parola che la degradava.. la sua comprensione.
-Ti dava fastidio vedere torture su quella ragazza?-
Rimase in silenzio.
-Ti prego, Draco..-
-Lui ci ascolta sempre. Non domandare, intuisci da sola..-
Le aveva detto che erano sorvegliati, c’era riuscito.
Si staccò, le diede un bacio sulla fronte e si smaterializzò nella sua stanza.
Zabini si trovava lì, sul letto con Padma Patil che sussultò non appena lo vide passare.
-Draco posso spiegarti..-
Draco superò il letto e uscì dalla stanza.
Se fosse stato in sé, sarebbe rimasto sconvolto ma non diede peso all’accaduto. Nei suoi occhi traspariva solo un’immagine: Hermione stesa che gli sorrideva nonostante le lacrime.
Lo amava ancora e questo non poteva far altro che rincuorarlo.
Eppure un dolore lo attanagliava: Luna era stata rapita e rinchiusa nelle prigioni del suo Castello e la ragazza che amava era stata torturata dalla sua famiglia. Avrebbe voluto dimenticare che la sua famiglia avesse imprigionato delle persone, ma non era possibile.
Avevano tentato di ferirla, le avevano fatto del male.
Non poteva dimenticare, non poteva perdonare questo.
Sospirò.
Il mondo stava cadendo su se stesso, ma nessuno dava segno di comprenderlo.
 
Dopo aver parlato con Unci-unci e aver fatto l’accordo per entrare alla Gringott, il Trio entrò in stanza di Olivander.
-Ci può dire a chi appartiene questa bacchetta?-
Il giovane fabbricante afferrò il piccolo pezzo di legno. –Biancospino, dieci pollici.. crine di unicorno. Questa bacchetta apparteneva a Draco Malfoy..-
-Apparteneva?-
-Sento che la sua lealtà è cambiata.-
Harry annuì,Hermione sussultò.. persino la sua bacchetta aveva la possibilità di scegliere a chi affidare la propria lealtà. Ron scosse la testa.
Il Prescelto passò un’altra bacchetta tra le mani di Olivander.
-Dodici pollici e ¾, legno di noce, corde di cuore di drago. Questa bacchetta appartiene a Bellatrix Lestrange, maneggiala con cura!- esclamò l’artigiano.
Harry appoggiò sul letto le due bacchette, con estrema cura.
-Signore, Lei sa qualcosa riguardo ai Doni della Morte?-
Olivander annuì, dimostrando di conoscerli.
-E lei crede nella loro esistenza?-
-Non c’è motivo di prestare ascolto a dicerie o leggende..-
-Lei mente.-
Il fabbricante ebbe uno sguardo allarmato, le sue mani cominciarono a tremare.
-Lei gliel’ha detto.. io l’ho visto. –
-Mi ha torturato, mi ha costretto..-
Harry annuì, senza sapere come dirgli la verità.
-Non è detto che lo trovi, non è detto che abbia modo di usarla..- cercò di giustificarsi l’uomo anziano.
-Ehm.. l’ha trovato Signore. Ora.. la lasciamo a riposare..- disse il ragazzo alzandosi dal letto, prendendo le bacchette. Uscì dalla stanza, vedendo l’anziano allarmato, con i capelli sempre più elettrici.
Chiuse la porta dietro di sé, il più delicatamente possibile.
-Dobbiamo pensare ad un piano.- asserì Hermione.
-Hermione quando mai i nostri piani hanno funzionato?-
La verità è che il suo migliore amico aveva ragione, ma cercare via di fuga, o pensare che ci fossero, la faceva stare più tranquilla. Non restava che usare la pozione polisucco e andare alla Gringott.

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Capitolo 29
*** "Choose all is right or all is easy?" ***


Capitolo 29°”Choose all is right or all is easy?”

 
La tana era silenzio, sebbene ogni componente rimasto della famiglia presente stesse facendo qualcosa. Molly camminava su e giù per tutta la casa, cucinando, sistemando. In salotto si trovavano ancora i due uncinetti che lavoravano sulla poltrona come il primo giorno in cui Harry aveva conosciuto l’intera famiglia Weasley. Punto dopo punto, la signora Weasley li sfilava e li faceva ricominciare da capo. Nulla era come prima e nulla sembrava potesse esserlo più.
 –Saremo mai pronti, Arthur?- chiese Molly dopo essersi fermata dal suo frenetico andare.
 Suo marito la strinse a sé, amorevolmente. –Vedrai che stanno tutti bene, sanno cavarsela da soli. Sta arrivando il momento, Molly. Siamo uniti tutti e insieme ce la faremo.-        Molly tremava, ma cercava di tenere i nervi saldi. Ogni passo falso avrebbe allontanato qualsiasi possibilità di riuscita.
Ginevra Weasley passava da una lezione all’altra senza comprendere davvero cosa stessero imparando. L’unica che sembrava capirla era la Professoressa McGranitt, ma non aveva possibilità in quel momento di contrattaccare. Da quando Piton era diventato Preside, il clima che si respirava era insostenibile. Tetro, greve e di solitudine.
Ginny ringraziava sinceramente che Luna e Neville fossero a scuola con lei. Sentiva di avere la forza, di avere il compito di rimanere a Scuola e avvertire qualsiasi Suo segnale. Le mancava Harry, le mancava come non mai. Avrebbe voluto che fosse lì, voleva che quella distanza si assottigliasse sempre di più in ogni momento. Ma stava tornando, se lo sentiva nel cuore. Ci sperava con tutto il cuore.                                    
Draco era in Sala Grande, a pranzare. I pensieri lo assillavano. Appoggiato col gomito al tavolo, fissava un punto impreciso di fronte a sé. Cose terribili dovevano ancora accadere e lui avrebbe voluto dirle addio prima che avvenissero. Luna gli lanciò uno sguardo e lui si alzò immediatamente, uscendo fuori dalla sala. La ragazza dai capelli lunghi gli fece segno di seguirla e lui obbedì immediatamente. Una volta giunti ad un corridoio in tenebra, si voltò, lo fissò negli occhi e asserì “Ho un messaggio da recapitarti."                                                                        Draco sentì il cuore esplodergli dentro il petto. –Come sta?-parlò senza nemmeno prendere fiato.
-Sta bene, le manchi.-   
Il giovane Sylvestrin si lasciò sfuggire un sorriso sincero e un sospiro profondo.
-Ti ama.- dichiarò la fragile ragazza.
Lui chiuse gli occhi. –Avrei dovuto proteggerla di più.. avrei dovuto impedire che..-
-Lo hai fatto.- disse la ragazza, appoggiandogli la mano sul braccio.
Luna sparì nell’oscurità, correndo verso il suo corridoio.
Eppure Draco sentiva nel cuore che sarebbe tornata, che presto l’avrebbe rivista.
La prima cosa che video i ragazzi fu una Londra grigiastra e triste.
-Buongiorno Madame Lestrange.-
-Buongiorno..- Hermione rispose con un tono deciso.
-Buongiorno? Se ci scoprono, tanto vale che ci infilziamo con QUELLA!- sbraitò Unci-Unci riferendosi alla spada.
-Hey!Modera i toni!- disse intervenendo Ron per prendere le difese di Hermione.
-No. Ha ragione. Mi sono comportata da stupida.- asserì la ragazza.
Hermione, alias Bellatrix entrò, seguita da Ron, con baffi fasulli, fingendosi un mago venuto da lontano di nome Dragomir Despard.
Dietro, Harry e Unci-Unci sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Non appena entrarono, videro tanti piccoli elfi laboriosi. L’unico rumore che invadeva la sala era di fogli.
Hermione camminava incerta, cercando di modificare l’andatura di Bellatrix. Ogni passo le ricordava quelle torture subite, le riapriva quelle cicatrici che aveva tentato di richiudere.
Si fermò di fronte al direttore degli elfi, facendo un colpo di tosse.
L’elfo non diede segno di averla sentita.
-Desidero accedere alla mia camera blindata.- asserì,cercando di essere convincente.
Avrebbe voluto che fosse lì. Per un momento, la sua mente vagò fino al Serpeverde, che in quel momento si trovava nella sua stanza.
-Identificazione?-
-Non lo ritengo affatto necessario!- disse Hermione cercando di essere sorridente.
-Temo..di dover insistere.-
Unci-Unci avvertì Harry che erano a conoscenza della falsità delle identità.
Il prescelto si avvicinò e pronunciò una delle tre maledizioni imperdonabili.
-Imperio.- sussurrò da sotto il mantello.
Il direttore si inebriò del flusso magico e sorrise. –Bene. Vogliate seguirmi Madame Lestrange.-
Salirono sul piccolo trenino aperto e partirono sulle rotaie per raggiungere le camere blindate.
Correva a tutta velocità, provocando un rumore assordante.
Poi Hermione la vide: una cascata fluttuante a metà del percorso. La preoccupava, la incuriosiva.
L’acqua gli scese addosso, facendoli tornare del loro aspetto reale. L’allarme suonò, la sirena sul davanti del trenino cominciò a roteare e a illuminarsi di rosso, ciò che li sosteneva si aprì di due, facendoli cadere.
-Arresto Momentum!- urlò Hermione salvando, come sempre, l’intero trio e Unci-Unci.
Il direttore si voltò e li riconobbe immediatamente. –Che ci fate voi, quaggiù! LADRI!-
-IMPERIO.-affermò Ronald, anticipando sul tempo Harry.
Erano arrivati vicino alla camera di Bellatrix Lestrange, ma ancora un ostacolo si interponeva tra loro e la metà: un drago.
Unci-Unci e Ron afferrarono uno strumento che produceva un rumore irritante e acuto, impedendo al drago di contrattaccare o far del male.
Il dorso del drago era spinato, la pelle rugosa e di color carne quasi pallido. Hermione pensò a quanto soffrisse e a quanto stesse soffrendo.
Le si strinse il cuore per l’animale. –E’ da barbari!-
Eppure, in fondo alla sua mente, capiva la necessità di confonderlo, straziarlo.
Corsero all’entrata e Unci-Unci, prendendo la mano al piccolo direttore, aprì la porta.
Non sembrava ci fosse nulla di interessante, eppure Harry percepiva il male in quella stanza. La magia nera assorbiva l’essenza di quell’ambiente, facendo chiaramente vedere al Prescelto l’Horcrux.
-E’ lassù.-
Ronald toccò accidentalmente gli oggetti su un piccolo tavolino, che caddero e cominciarono a moltiplicarsi senza fine.
Coppe, calici, tazzine.. si moltiplicavano senza  controllo, creando confusione e difficoltà al Prescelto. Lo ricoprirono e i ragazzi si bloccarono, ad un segnale di Unci-Unci che li avvertì della presenza della maledizione Genio.
Harry, ricoperto da quella coltre di oggetti, pensava a Ginny, pensava a Sirius, a Lily e alla famiglia Weasley.
Doveva essere forte, doveva combattere. Loro dovevano avere un “domani”, qualunque esso fosse. Lui doveva combattere per la luce, nonostante le tenebre lo richiamassero a scelte facili. Silente lo aveva avvertito, dopo la morte di Cedric Diggory.
Presto dovremo fare la  scelta tra ciò che è facile e ciò che è giusto.”
Strinse gli occhi e prese un respiro profondo. Sbucò all’improvviso con la spada di Grifondoro, afferrando l’horcrux. La piccola coppa d’oro che si ergeva sopra tutto.
L’oggetto cadde e Unci-Unci tese il braccio, prendendolo al volo.
-Avevamo un patto Unci-unci!-
-La coppa per la spada!-
Il Prescelto lanciò la spada e Unci-Unci gli lanciò l’horcrux di rimando.
-Ho detto che vi avrei fatto entrare, ma non ho mai detto niente su come mi avrei fatto uscire.- affermò l’elfo.
-Codardo!- urlò Ron mentre Unci-Unci correva via.
-Per fortuna abbiamo ancora l’altro..-
Non fece in tempo a finire la frase che il drago sputò una fiammata di fuoco, carbonizzando il direttore.
Hermione aveva paura, avrebbe voluto un suo abbraccio per infondergli coraggio.
Aveva letto su una rivista babbana che la mente può aiutare a raffigurare ciò di cui si ha bisogno e sentirlo accanto a sé. Provo, senza successo.
-Avete qualche idee?- chiese Ronald interrompendo i pensieri della ragazza che più ammirava e di cui era innamorato.
Le sfiorò la mano e lei la tirò indietro. –Io ho qualcosa ma è folle..-
Prese un respiro profondo e saltò sul dorso del drago, aggrappandosi ad una spira che si ergeva.
I due ragazzi la seguirono senza indugiare.
-Reducto!- affermò Hermione spaccando la catena che lo teneva legato.
Il trio si aggrappò alle spine per non cadere.
Spaccando i vari piani, la pietra, il marmo, giunsero nella sala principale. Gli Elfi erano increduli.
Il drago spaccò  il soffitto di vetro della Gringott.
-E adesso?- chiesero in coro Harry e Ronald.
-Reducto!- disse mandando il flusso della bacchetta sulla coda dell’animale, che urlò e volò lontano, verso il fiume.
Più agitava le ali, più acquistava velocità.
-Adesso!- urlò Harry.
Il trio cadde nell’acqua, provocando un tonfo profondo.
Harry poteva vedere dall’acqua e dalle sue bollicine i suoi due amici che nuotavano a riva il più velocemente possibile.
Una visione di Voldemort lo attanagliò sottoacqua. Sapeva.
Bracciata dopo bracciata, giunsero alla spiaggia.
-Sa ogni cosa.-affermò Harry con decisione.
Hermione e il suo migliore amico si guardarono, intendendosi.
-Dobbiamo andare Hogsmade.- asserì con decisione Hermione.

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Capitolo 30
*** "Loyalty is a stance." ***


Capitolo 30°”Loyalty is a stance.”

 
Draco si stese sul letto e cercò di prendere sonno. Voleva dormire, rifugiarsi nei sogni fino a che lei non fosse tornata. Sarebbe stato così facile essere un codardo. Ma lui non lo era, non lo era mai stato. Avrebbe voluto scappare da Hogwarts, dire la verità a tutti e smettere di indossare la maschera ogni momento.
Strinse con una mano la coperta, con una durezza e una forza assurda per evitare di far scendere le lacrime che minacciavano di cadergli sulle gote pallide.
A causa sua non avrebbe mai avuto la certezza che lei fosse tornata,  a causa sua lei si era lasciata torturare, a causa sua non avrebbero mai potuto stare assieme. Strizzò gli occhi e li alzò al soffitto, le vecchie tende color smeraldo gli coprivano la visuale ma erano abbastanza in alto da fargli scacciare quelle fragili goccioline.
-Draco alzati. Abbiamo lezione!-Zabini interruppe il susseguirsi del prendere forma del suo angoscioso senso di colpa.
-Arrivo. –
-Amico per quello che hai visto con Patil io..-
-Non devi spiegarmi nulla.-
-Non ma lei è solo una con cui..-
-Sì, Zabini ho capito. Ma anche se non fosse così, non lo dire a nessuno. Anzi, se non è così combatti per lei dopodomani.-
-Dopodomani?-
Il giovane Serpeverde si morse la lingua per ciò che aveva detto. –Era.. era un modo di dire.- disse aprendo la porta della loro stanza.
-Comunque.. non è solo una con cui..-
Non ebbe il tempo di finire la frase che Draco gli fece un sorriso sghembo. Quanto lo invidiava!
La sua famiglia fingeva di essere come quella di Malfoy, non aveva quell’astio contro i mezzosangue e non aveva nessun odio contro i Grifondoro. Ad eccezione di quando, ogni anno, soffiavano per un pelo la Coppa delle Case ai Serpeverde, ovvio. Ma quella era un’altra questione.
-A che pensi Malfoy?-
-Penso che ti invidio. Ora andiamo a lezione. –
 
Hermione si sentiva pervasa da una sensazione adrenalinica in tutto il corpo, ma soprattutto nelle gambe e nella mente. Avrebbe voluto correre e smettere di pensare, solo per un secondo a tutto il casino che stava succedendo ma, in particolar modo, a tutti i pericoli che stavano per inciampare.
I ragazzi si asciugarono i capelli e il corpo nel modo migliore che potevano e indossarono dei vestiti asciutti.
Harry aveva bisogno di dormire. Erano diverse notti che non dormiva, nemmeno qualche ora. Le immagini lo inquietavano, le visioni lo impaurivano e lo mettevano in uno stato d’ansia e pressione insostenibile.
Ron e Hermione si guardarono e si capirono al volo.
-Harry.. devi riposare. Almeno un’ora. Appena farà buio ti chiameremo..-
-Non lo farete, lo so.-
-Una notte.. solo una. Dobbiamo riposare tutti e lo sai.-
Il suo migliore amico annuì.
Dopotutto, se non erano in forze, non sarebbero riusciti a dare il meglio.
Inoltre, in cuor loro, il meglio non sarebbe nemmeno bastato, ma dovevano tentare.
Si sistemarono nel boschetto vicino, accesero un piccolo fuoco, facendo incantesimi di protezione attorno.
I ragazzi si stesero sul letto d’erba e Harry prese immediatamente sonno.
Hermione sorrise sghemba e si guardò attorno. Aveva ancora paura che qualche ghermidore arrivasse da un momento all’altro. 
-Non preoccuparti.. ci sono io a fare la guardia.-disse guardandola.
Gli sfuggì un sorriso pieno di dolcezza e amore.
Hermione abbassò lo sguardo e ricambiò con un sorriso pieno di gratitudine.
Ronald si avvicinò a lei, sfiorandole la mano.-Sai, ce la faremo. Dobbiamo solo rimanere uniti.-
-Sì. Essere uniti è essenziale..-rispose lei, cercando di mantenersi composta.
-Quando tutto questo sarà finito, sai noi potremmo.. –
-Cosa?-
-Andare al mare, conoscere la tua famiglia.. tornare a Londra e a Diagon Alley..-
La ragazza annuì e il movimento mosse i capelli.
Il ragazzo la guardava e rimaneva sempre più affascinato da lei.
Hermione chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
Pochi minuti dopo, Ronald si addormentò e lei si girò dal lato opposto del ragazzo.
Nascose il volto nel maglione e le lacrime cominciarono a cadere, senza avere l’intenzione di calmarsi.
Quelle goccioline la cullarono alla notte e al sopore.
 
Luna passeggiava per i corridoi con Neville che le rimaneva sempre accanto.
Tenevano lo stesso passo e tentavano di simulare sorrisi.
Ginny erano diversi giorni che non si univa alla combriccola, sentendosi triste e vuota. Harry le mancava e la paura che lui potesse non tornare l’attanagliava.
Eppure sapeva di doversi far forza, sapeva che mollare ora o appesantire la pressione e la tensione non avrebbe giovato a nessuno.
La sua migliore amica non c’era. Le mancava. Non poteva parlare a nessuno di come realmente si sentisse.
Nonostante tutto, lei ammirava i suoi fratelli e amici.
I suoi fratelli non perdevano mai il sorriso, sebbene ricevessero più punizioni che risi.
I suoi amici ricevevano punizioni ogni giorno e spesso rimanevano in infermeria per intere giornate ma non smettevano di difendere le proprie idee.
Luna era dimagrita molto  e le sue braccia erano coperte di lividi e quant’altro. Ma non le importava, era fiera di se stessa.
Aveva un amico oltretutto, un amico segreto. Draco.
Purtroppo lui non poteva far nulla per lei, ma un sguardo bastava per capire che anche lui si sentisse a pezzi.
Ognuno nella propria stanza, camminava su e giù in attesa di qualcosa, anche se nemmeno loro sapeva di cosa.
 
Draco passeggiava per la sua Casa, insieme ai suoi compagni.
Zabini sperò in cuor suo che non dicesse nulla e agognava il momento in cui Malfoy avrebbe parlato chiaramente, senza frasi idiomatiche ma questo sembrava impossibile.
Era seduto sul divano di pelle nero, con un libro con la copertina verde. Inciso c’era un serpente. Era a metà libro, le pagine successive erano completamente bianche e quelle precedenti erano incise dall’inchiostro, da una piuma bianca.
Il giovane la lisciava tra le dita.
L’aveva rubata dalla sacca di Hermione l’ultima volta che si erano visti a Hogwarts, poco prima di farla svenire.
Il ricordo lo pervase e lo fece sorride. La fragilità di quella piuma gli rimembrava la delicatezza e la freschezza di quella pelle che profumava di vaniglia.
Era il profumo più dolce e pregnante che avesse mai sentito.
Il suo profumo gli mancava.
Gli cadde la piuma a terra, nella visuale un piede la calpestò.
Il respiro gli si mozzò.
-Scusa Draco, scusa tesoro!- disse Pansy mortificata.
-Guarda dove vai, no?!-
-Posso rimediare, sai?- disse sedendosi accanto a lui sul divano.
-Com’è morbido!-asserì la ragazza.
Il ragazzo annuì.
Gli sfiorò la mano. –Che fai stanotte?- disse sussurrandogli maliziosamente all’orecchio.
 
 
Hermione quel pomeriggio aveva preparato tutto.
Il trio era frenetico e adrenalinico, ma in preda all’ansia.
Avevano dormito fino a mezzodì, ne avevano bisogno.
Avevano passato le prime tre ore a scherzare, sperando di calmare la tensione.
Sembrava, solo per un momento, che fossero tornati ai vecchi tempi.
La serata era arrivata velocemente, mancavano solo ventiquattrore.
Mangiarono un coniglio sul fuoco, il silenzio faceva da padrone.
Fu Ronald a rompere  il silenzio.
-Allora domani cosa faremo? C’è arriviamo a Hogsmade e..?-
-Speriamo di riuscire a trovare una via per Hogwarts. – asserì Harry, trovando coraggio.
I suoi migliori amici lo guardarono, sorpresi.
-Ho avuto una visione..-
La sua migliore amica si avvicinò, facendogli segno di continuare.
-Il prossimo horcrux si trova a Hogwarts e ha a che fare con Corvonero.-
Ronald deglutì. –E come entriamo? Mica possiamo usare il cancello principale! La zona brulica di Dissennatori, o peggio ancora di Mangiamorte!-
-Ron ha ragione Harry..-
Il Prescelto era preoccupato, osservò la sua bacchetta.. non sua.
Hermione lo fissò con aria interrogativa.-E’ di Narcissa Malfoy?- Le faceva strano pronunciare il nome della madre del suo ragazzo.. se ancora lo era.
-No, è di Draco.- affermò con disprezzo il suo migliore amico.
Le si mozzò il respiro.
 
Pansy e Draco erano rimasti soli nella Sala Comune, così gli accarezzò la gamba, partendo dal ginocchio, giungendo vicino all’inguine.
Draco le spostò la mano. –No Pansy.-
-Eddai! E’ tanto che non stiamo un po’ io e te..-
-Perché non voglio.-
-Ehi ma che ti prende?- esclamò la ragazza ritraendo la mano.
-Ho delle cose da fare.- concluse Draco con durezza.
-Non possiamo farle assieme?-disse Pansy facendo gli occhi dolci.
-Pansy..vattene. Voglio stare solo.-
La ragazza finse di non averlo sentito. Si avvicinò, cercando di mettere in mostra le curve del corpo che, a parere di tutti i suoi amici, erano proprio al posto giusto.
Il ragazzo distolse lo sguardo. Non poteva farle questo.
Eppure il pensiero che lei e Weasley stessero assieme e così vicini, lo faceva trasalire.
La ragazza si avvicinò, appoggiando le labbra sulle sue, con ardore.
Il cuore di Draco combatteva contro la sua mente.
Lasciarla andare e continuare a baciarla o staccarsi bruscamente e aspettarla?
 

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Capitolo 31
*** "Three hours of Freedom." ***


 

Capitolo 31°”Three hours of freedom."
 

-Hermione che hai?-domandò Harry, apprensivo.
-Nulla, pensavo..-
-A cosa?- domandò curioso.
Come poteva risponderle che pensava a Draco Malfoy?
Il suo cuore temeva l’avesse dimenticata. Se Pansy fosse tornata? Se lui non volesse più aspettarla?
Dopotutto non avrebbero mai avuto un futuro..
-Hermione?-
-Io.. nulla a Hogwarts, sì.-
-Dovresti pensare a qualcun altro.. che non fa altro che cercare di attirare la tua attenzione..- disse Harry facendo l’occhiolino.
-Chi? –
-Come chi?- Harry fece un’espressione incredula. –Ron no?-
Hermione annuì. –Non sono più sicura di voler.. insomma..-
-Ma eri innamorata persa di lui!-
La ragazza si avvicinò, stringendolo. –Sì..-
-Hermione c’è qualcun altro?-
Lei scosse bruscamente la testa. –No.. no no.. no!-
Harry rimase sconvolto. –Che ti succede? Sei cambiata tantissimo!-
-Certe esperienze ti cambiano.. il vero amore ti cambia, il dolore, la solitudine, la paura.. viviamo in tempi in cui dobbiamo ringraziare di provare tutto questo ogni giorno. Significa che siamo ancora vivi. Significa che siamo sopravvissuti ad altre ventiquattrore.-
Il Prescelto avrebbe voluto porre domande a non finire. Aveva capito che lei non era pià innamorata del suo migliore amico, ma parlava di “vero amore”. Tutto ciò lo confondeva, lo insospettiva.
-Non ti fidi?-
-Non posso rivelarlo a nessuno. Tutti noi abbiamo segreti Harry. Persino tu. Non potrei mai chiederti di raccontarmi tutte le visioni di.. Voldemort. –
Il suo migliore amico annuì, pensando che lei fosse la persona migliore che potesse capitarle come amica, come sorella. Harry l’abbraccio forte.
 
 
Il giovane Serpeverde afferrò la ragazza per le braccia, staccandola con forza.
Pansy lo guardò con aria interrogativa. –Ma cosa ti prende?-
-Non sono interessato.-
- Ahahaha. Poco fa non sembrava!-
Aveva ragione lei questa volta, ma non avrebbe mai potuto capire, nemmeno se lui le avesse spiegato. –Non sei ciò che sto cercando. –
Era il termine giusto?
-Stai pensando ad un’altra vero?-
Draco non rispose. Anche se lo avrebbe voluto, dal più profondo del cuore.
Pansy si alzò, fece per dargli un bacio sulla guancia ma lui si scostò.
-Sei uno stronzo e un cretino, Malfoy!- esclamò la ragazza a gran voce.
Il ragazzo si alzò dal divano e si diresse verso la scala, percorrendo i vari scalini silenziosamente.
Si coricò in camera.
Non avrebbe dovuto sentirsi in colpa, eppure quello stesso sentimento lo attanagliava.
-Draco?- domandò Zabini, preoccupato per l’espressione dell’amico.
Il ragazzo si tolse le scarpe. –Ti invidio, non sai quanto ti invidio.-
-Ma se eri giù con Pansy, che vuoi?-
-Lascia stare!- disse Draco ridendo.
-Non te la sei goduta?- asserì l’amico, insinuando determinate cose.
Il giovane Serpeverde scosse la testa. –Non la voglio!-
-Devi averti proprio stregato quella ragazza di cui non vuoi parlarmi!- disse il suo compagno sorridendo. –Ora capisci cosa significa, femminuccia!-
Draco si fece serio. Se il suo amico lo aveva capito, in quanti lo sapevano?
 
La notte era passata con sospiri, incubi e poco riposo. Il giorno era stato silenzioso e sopraggiungeva la sera decisiva. Tutto era pronto ad eccezione dei ragazzi. Hermione si scaldava le mani per il freddo, immaginando di essere immersa nell’acqua bollente del bagno dei Prefetti.
Ringraziò il cielo che i suoi amici non erano in grado di leggere il pensiero.
Harry si stava stringendo i lacci delle scarpe. Era solito che si sciogliessero nei momenti meno opportuno. Ragionando comprese che Ginny amava soprattutto questo di lui, la sua sbadataggine. O meglio, il suo essere inconsapevolmente il Prescelto in un modo spontaneo.
Ronald apriva la bocca per pronunziare parola, ma poi la richiudeva lasciando uscire solamente una boccata di caldo respiro.
Erano pronti. Si presero per mano, chiusero gli occhi e si smaterializzarono.
Non appena aprirono gli occhi videro Hogsmade, capirono che se prima non erano al sicuro, in quel momento erano nel pieno del paese nemico.
Si nascosero nella locanda “Testa di Porco”, cercando di trovare riparo.
-Che ci siete venuti a fare qui?-
Il Trio si guardò negli occhi, sgranandoli.
Sembrava Silente, nei tratti, anche se ormai si erano induriti nell’uomo di fronte a lui.
I capelli e la barba non erano bianchi come li aveva il Preside, erano grigi.
Anche se la durezza e il loro essere così ispidi, doveva essere lo stesso. Nel cuore, il Prescelto si lasciò confortare da quella vaga somiglianza, sebbene fosse cosciente di star vivendo una breve illusione.
Avrebbe voluto che fosse lui per abbracciarlo, arrabbiarsi. Lui l’aveva lasciato solo, non era stato sincero realmente con lui. Eppure, non poteva dirgli del suo risentimento, stima, malinconia e gratitudine. Questi sentimenti attraversavano il suo animo, dandogli alcune difficoltà ad essere lucido.
Le mani del barista erano rozze e piene di calli, forse per il duro lavoro che incombeva.
I maiali passavano per la locanda come se nulla fosse, portando sporcizia e rumore.
-Silente ci ha affidato un lavoro.-
-Ah, ma davvero e cosa sarebbe?-chiese ironico.
-Diamo la caccia agli horcrux.-
-Ma davvero! Mio fratello non ti ha affidato una missione. Ti ha affidato una missione suicida!-
-Lei è Aberforth, vero?- chiese Hermione timidamente.
Nella parete di fronte ai ragazzi si trovava il quadro di una ragazza bionda, sembrava solare e pura. Indossava un vestito azzurro che risaltava all’interno dell’immagine.
Harry si voltò e vide uno specchio rotto. Lo specchio di Sirius. Lui deteneva il frammento. Non appena lo vide, una rabbia lo pervase.
-Questo è.. chi glielo ha dato?-
-Mundungus Flecher. Un anno fa.-
-Non aveva il diritto di darglielo! Era di ..-
-..di Sirius! Albus me lo disse e mi disse che mi saresti sicuramente arrabbiato. Ma dimmi dove saresti ora se io non lo avessi?­-
Il ragazzo ammutolì.
-Hai mandato tu Dobby?-domandò Ron.
-Sì. A proposito dov’è?-
-E’ morto.. signore..-si inserì timidamente Hermione.
Aberforth la guardò, solo per un momento. L’uomo aveva uno sguardo duro e severo, ma appena la ragazza del quadro si mosse, i suoi tratti si addolcirono simultaneamente.
-E’ Ariana, vero?-
Il barista si girò. –Mio fratello ha sacrificato molte cose per la strada del potere, signor Potter. Anche mia sorella Ariana. Lei.. gli era devota.- la sua voce divenne un sussurro, se non un sibilo.
-Non mi importa se lei a mollato. Mi fidavo dell’uomo che conoscevo.- asserì Harry.
-Ti accorgerai,Signor Potter, che la strada del potere è lastricata di sacrifici. Te ne accorgerai, ben presto..- fece un segnale ad Ariana che si voltò e divenne sempre più piccola, un punto lontano nel quadro, fino a sparire.
-Dove va?- chiese sottovoce Hermione.
-Comunque.. non mi pare che abbia mollato..-sussurrò la ragazza all’orecchio del suo migliore amico.
Dopo pochi secondi la giovane ragazza si avvicinava sempre di più all’interno del quadro, dietro di lei c’era qualcosa.
Il quadro si aprì, mostrando una tunnel da cui uscì un ragazzo.
-Neville!- esclamò il trio in coro.
Il ragazzo era malconcio e pieno di lividi anche su viso.
-Ciao ragazzi! Bentornati! Chissà che faccia faranno gli altri quando ti vedranno!-disse il giovane sorridendo.
-Cos’è questo passaggio, Neville?-
-Hanno chiuso tutti  i percorsi che portano alla scuola. Si entra e esce solo da qui adesso.-asserì serio.
Aprì la porta alla fine del tunnel e la luce calda della stanza entrò, accecandoli per un momento.
-Ragazzi c’è una sorpresa!-
-Non altra roba cucinata da Aberforth! Sarebbe una sorpresa se la digerissimo!-esclamò Seamus Finnigan, Grifondoro, compagno del Trio e di Neville.
La porta si aprì ancor di più, mostrando il Prescelto, Hermione e Ron.
I giovani grifondoro seduti a terra, demoralizzati e puniti, saltarono e urlarono non appena lo videro.
Harry guardò  velocemente tutti i suoi compagni, sperando di scorgere Ginny.
Lei non c’era e gli venne un colpo al cuore.
Dove poteva essere?
I suoi compagni esultarono a cerchio intorno al Trio. La forma si aprì e si creò un piccolo corridoio da cui sbucò lei.
-Ginny..- Harry resistette alla tentazione di correre e stringerla a sé e baciarla tutta.
-Piton lo sa.. sa che hanno avvistato Harry ad Hogsmade..- asserì con felicità e profonda preoccupazione.
Il segnale che “il fulmine ha colpito” giunse ad ogni radio del paese: c’era ancora speranza.
-Cosa ci fai qui?-
-Sto cercando una cosa.. piccola, deve avere a che fare con Priscilla Corvonero…-
-E cos’è?- domandò Seamus.
- Non lo sappiamo.-
-Dove si trova?- chiese Cho.
-Non sappiamo neanche questo. E’ poco su cui basarsi..-
-E’ niente su cui basarsi!- affermò Seamus nuovamente.
-Ci sarebbe.. il diadema perduto di Priscilla Corvonero..- intervenne Luna.
-Maledizione ci risiamo!- urlò Ronald.
Hermione gli diede un’occhiata, comprendendo la sua stanchezza.
-Si Luna ma.. è perduto! – rispose Cho.
-Qualcuno può spiegarmi cos’è un diadema?- chiese Ron.
La sua vicina lo guardò ancora peggio.
-E’ una piccola coroncina..- asserì Cho con pacatezza.
Piton li avrebbe convocati tutti nella Sala Grande, ne erano tutti coscienti a Hogwarts.
Gli rimevano tre ore e né Harry né Hermione volevano sprecarle.
Il Prescelto si avvicinò alla sua ragazza che lo prese per mano e lo portò nella sua stanza di soppiatto.
La sua migliore amica sorrise a Ginny, mentre spariva nel buio e pensò a come raggiungere Draco senza essere scoperta.
Afferrò la mappa del malandrino, in possesso di Ron e notò che era al terzo piano, da solo.
Si portò l’unghia dell’indice alla bocca, preoccupata.
Infilò la mano nella sua borsetta e prese il mantello dell’invisibilità.

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Capitolo 32
*** "You Gave me Hope" ***


 Capitolo 32°”You gave me Hope."


Draco si trovava nella sua stanza, steso sul letto. Fissava quelle ignobili tende verde smeraldo scendere nei lati, sebbene fossero bloccate al meglio da corde color nero.
Erano ciò che odiava di più di quelle stanze, così antiche e intinse di storia.
Le lenzuola gli accarezzavano la pelle degli avambracci  e la federa gli accarezzava i capelli. Erano di stoffa leggera e ciò contribuiva a rilassarlo. 
La pensava, sperava di poterla vedere prima che.. scoppiasse la guerra. Mancava poco e cominciava a perdere le speranze.
Era egoistico da parte sua sperare che lei arrivasse, poiché significava esporla al più pericoloso dei mali. Ma non poteva rinunciare a baciarla. Non ancora. Non per sempre.
Chissà se anche le generazioni precedenti si erano innamorate così. Per chi non potevano amare, oltretutto.
Sebbene sapesse che il futuro con lei sarebbe potuto significare felicità senza eguali, non aveva scelta. Sarebbe dovuto finire.
Ma cosa si può domandare una cosa simile? Non si sceglie chi amare. Non si sceglie l’anima gemella.
-Smettila di pensare a lei, MALFOY!- asserì Zabini ridendo.
Draco sospirò. –Stai zitto. Non ti riguarda.-
Il suo compagno increspò una curva sul viso. –Ora vado.. ho delle cose da fare.-disse sorridendo maliziosamente.
Il giovane Serpreverde scosse la testa, invidiandolo.
Zabini uscì, appoggiando la porta di legno, cercando di fare il meno rumore possibile.
Tiger e Goyle dormivano, russando come non mai.
Spesso il ragazzo dai capelli biondi e gli occhi grigi cangianti mentiva a se stesso dicendo si che non dormiva a causa loro, per prendere in considerazione l’idea che forse era il pensiero di lei a tenerlo sveglio.
Si alzò e andò in bagno, deciso a farsi una doccia per schiarirsi le idee.
Doveva tornare. Doveva rivederla.
 
Harry e Ginny erano appena arrivati nella Sala Comune dei Grifondoro, quando la ragazza ebbe la brillante idea di portarlo al terzo piano, nel bagno dei Prefetti.
Corsero di soppiatto, nel buio. Una volta arrivati alla meta, spinsero il piccolo portone ed entrarono nel medesimo momento.
Lei gli strinse la mano e se la portò alla bocca, baciandola. Lui le sorrise, imbarazzato. La giovane si avvicinò, tremante e lo baciò. Dapprima appoggiò le labbra sulle sue, poi lo baciò appassionatamente.
Lui le tolse dolcemente il maglioncino e la maglia, lasciandole il reggiseno.
Lei gli sorrise maliziosamente, mentre continuava a baciarlo, e gli tolse il giubbino e la maglia. Appoggiò le mani sul suo petto, mentre il desiderio cresceva da entrambi i lati della coppia. Si slacciò il reggiseno, mentre lui le slacciava i jeans.
I baci erano ardenti di bramosia, come i loro respiri.
Lui si tolse i pantaloni e la spinse verso la vasca, dove le tolse l’ultima parte di intimo rimasta.  Gli sfilò i boxer, gli diede uno schiaffetto sul sedere e lui, per tutta risposta, la buttò in acqua.
La raggiunse poco dopo.
Adorava la sua pelle e così bagnata non faceva che eccitarlo ancora di più.
Si mise a cavalcioni sopra di lui e lo strinse forte.
-Ginny io..-
-Lo so. Ti amo anche io.- disse sorridendo.
Lo baciò ancora e ancora, tanto da fargli mancare il respiro.
 
Hermione si mise sotto il mantello il più in fretta possibile. Non poteva più aspettare. Eppure non sapeva dove poteva essere Draco. Certo, immaginava fosse nella sua stanza, ma conoscendo la sua anima ribelle poteva essere ovunque.
Vide spuntare qualcosa dalla tasca di Fred Weasley, una pergamena.
La riconobbe improvvisamente: era la Mappa del Malandrino.
La sfilò senza fare rumore e sibilò “fatto il misfatto!”.
Aprì la mappa con delicatezza.
Una ragazza bionda gli si parò davanti.
-Sgattaiola dietro di me. –sussurrò.
La giovane Grifondoro sorrise all’amica.
Guardò la pergamena. Vide che Harry e Ginny erano assieme e sorrise.
Poi allungò l’occhio e lo vide. Si trovava nella sua stanza, proprio come pensava.
Accennò un sorriso e corse, con su il mantello, da lui.
Passava tra i corridoi senza nemmeno guardarsi intorno, saliva i gradini ad due ad due. Doveva arrivare in meno tempo possibile.
Zabini stava per rientrare nel dormitorio dei Serpeverde. Gli corse dietro e riuscì a intrufolarsi nella loro Sala Comune.
Tirò un sospiro di sollievo, contenta di aver superato la Parola d’Ordine.
Salì le scale, dirigendosi verso il dormitorio dei ragazzi.
Seguì in ogni passo Zabini che dopo due rampe di gradinate aprì una porta di legno.
Stava per richiuderla, quando Hermione prese coraggio e la bloccò, entrando velocemente.
Draco guardò con aria circospetta la porta.
-Draco volevo avvisarti che non dormirò qui.. Ci vediamo domani.- rise, prendendo i libri che gli sarebbero serviti il giorno dopo.
Draco gli lanciò il cuscino sulla schiena, prendendolo in giro.
Alla giovane Grifondoro non credeva ai suoi occhi. Lui era lì bello come non mai, steso sul letto con solo un paio di pantaloni neri e una maglietta bianca.
 Il suo compagno di stanza lo schivò, abbassandosi e facendo un gestaccio all’amico.
Chiuse la porta dietro di sé, sogghignando.
Hermione si guardò attorno, vedendo che Tiger e Goyle dormivano senza dar peso al rumore degli schiamazzi dei due ragazzi.
Si tolse il mantello, appoggiandolo a terra.
-Amore..?-sussurrò la ragazza.
Draco alzò gli occhi, sgranandoli. Si alzò in piedi e corse ad abbracciarla.
-Sei qui..- disse stringendola forte a sé.
Lei appoggiò la testa sopra il suo petto, le lacrime le scendevano. Era felice, felice come non mai e non importava cosa sarebbe successo dopo.
-Mi sei mancato come non mai.-
Lui sorrise sentendo queste parole, le mise l’indice sotto il mento e le sollevò il viso, appoggiando le labbra sulle sue.
Lei lo stringeva con un braccio intorno alla vita e mise una mano sul suo viso, tra i suoi capelli, sul suo petto.
Lui la sollevò di peso e, prendendo il mantello, la mise sul letto.
-Mettiti il mantello.- asserì, sorridendo.
Lei obbedì e lui svegliò i suoi amici, un po’ stupidi, ordinandogli di andare a perlustrare la scuola intera  in attesa di segnali.
Non precisò nulla e i suoi compagni di stanza si alzarono, cadendo dal letto e picchiando la testa nei vari spigoli. Uscirono immediatamente, nonostante fossero in pigiama.
Hermione sogghignò sotto il mantello e, non appena loro chiusero la porta, lui la scoprì. Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
-Adoro quando ridi.- disse stendendosi al suo fianco.
Lei abbassò lo sguardo e gli strinse la mano. Si avvicinò, baciandolo con foga.
-Granger.. aspetta.-disse spostandola delicatamente.
Sul viso di lei poteva leggersi un’espressione interrogativa.
-Prima di continuare, devi sapere una cosa.-
L’ansia l’assaliva come non mai. –Dimmi..-
-Pansy mi ha baciato.-
Lei trattenne il fiato per un momento. –Però.. diretto, come sempre.-
-Ti avevo promesso di non ingannarti mai.-
Lei annuì.
-Non mi interessa lei. Sai cosa provo per te e le ho fatto capire che non ci sono possibilità.-
-Non ce ne sono?-chiese lei incredula.
-Stiamo ancora insieme, giusto? O tu e Weasley..-
-Certo che sì! Non è successo niente con lui!- disse mettendosi sulla difensiva.
-Era questo che volevo sapere.- sorrise, vedendola irritata.
-Cosa? Che non è successo niente?-
-No, Granger. Che sei ancora più gelosa di prima.-
-Io non sono gel..- Non finì la frase in tempo, lui la baciò con ardore, mettendole la mano sotto la maglietta, sfiorandole la schiena.
Lei si abbandonò al suo modo di toccare, al suo respiro, alle sue mani.
Lui le tolse il maglioncino e la maglietta e la fece stendere sotto di lui e cominciò a baciarle il collo.
Lei ansimò per un secondo e gli tolse con impeto la maglia bianca. Gli toccava il petto, le spalle. Lo voleva, ne aveva bisogno.
Iniziò a baciarla dal collo, poi passò alle clavicole, poi scese al seno, stuzzicando i capezzoli.
Ogni bacio, ogni movimento era scandito dall’ansimare dei due innamorati.
Le slacciò i jeans, sfilandoglieli. Le aveva lasciato l’intimo, un completino viola di cotone.
Si mise a giocare con l’elastico delle culotte, sfiorandole le natiche più e più volte.
Mentre lei lo spogliava quasi completamente, lasciandogli solo i boxer, lui tornò alle labbra, mordendogliele,  leccandogliele con la punta della lingua.
La desiderava più di prima.
 
Il Prescelto era sempre stato impacciato, ma il pensiero che non avrebbe più potuto toccare la sua ragazza dai capelli rossi, gli diede coraggio.
Lei era nuda su di lui e lui non faceva altro che baciarle il corpo.
Lei boccheggiava come se avesse la febbre, era calda e si muoveva sinuosamente, dopo che lui era entrato in lei.
Harry rilasciava piccoli suoni di piacere, mentre la baciava.
-Ginny..-sibilò tra le labbra.
La fermò, stendendola per metà, le si mise sopra e cominciò a muoversi.
Non avevano avuto molte occasioni di dedicarsi così l’uno all’altra ma entrambi avevano capito di non avere molte possibilità.
Spesso, quando vivevano a casa Weasley, lui andava a trovarla di notte e potevano scambiarsi piccole coccole e maliziose effusioni. Ma non tutte le notti.
Quante volte aveva pensato che starle vicino senza poterla toccare era quasi peggio che starle lontano? Troppo spesso.
Lei, d’altronde, era una ragazza molto perspicace e sapeva come farlo letteralmente impazzire.
Non sapeva se odiarla ancor di più o detestarla, ma l’amore vinceva sempre.
Inoltre non sapeva come dirle di no. Quegli occhi lo stregavano, senza dargli possibilità di ribattere.
Inoltre era una ragazza dal carattere forte e lo si dimostrava anche nella loro intimità, dove la maggior parte delle volte era lei che aveva preso l’iniziativa.
Lei lo baciò, avevano entrambi raggiunto il massimo del piacere. Lei si appoggiò al petto di lui che la strinse immediatamente a sé.
-Non ti ho nemmeno chiesto come stai..-chiese col respiro corto.
Lui le scostò i capelli dal viso. –Ora sto bene. Sono contento di averti trovata subito e di aver avuto un po’ di tempo per stare con te.-
-Ne sono molto contenta anche io, non sai nemmeno quanto. Dopotutto non è facile quando il Prescelto è più preso dal Signore Oscuro che da me!-disse ridendo.
-Che scema che sei.. non c’è nulla più importante di te.-asserì con sincerità, accennando un sorriso.
-Bugiardo.-disse facendogli l’occhiolino e baciandolo.
Adorava che lei cercasse sempre di farlo sorridere e non si capacitava come riuscisse ad accettare quella situazione insostenibile per tutti. Era la migliore.
-Quando tutto sarà finito.. avrò tutto il tempo del mondo per te. E’ una promessa.-
Lei sorrise e lo baciò sulla fronte. –Lo hai detto.-
 
 
Draco Malfoy sollevò il lenzuolo e coprì entrambi. Le sfilò le culotte, facendole cadere sul pavimento e le slacciò il reggiseno.
Le sfiorò, le stuzzicò, le morse dolcemente i capezzoli facendole emettere suoni di profondo piacere.
Lei cercava di togliergli i boxer, quando non si accorse di mettere la mano proprio in direzione del suo membro.
Lui si bloccò per un attimo, stupito. –Granger, avvisa. Non me l’aspettavo.-
Lei arrossì sulle guancie, ritirando la mano. –Volevo solo toglierti i boxer..-
Adorava il suo modo di fare malizioso ma senza volgarità. Era l’opposto di tutte quelle che aveva incontrato.
Timidezza con una dose di pura malizia e bella. Un mix a cui sapeva bene di non poter resistere. –Mi farai impazzire.- disse sfilandosi i boxer.
Lei alzò le gambe, come un riflesso involontario e lui sorrise.
Sollevandola, invertì le posizioni e scivolò sopra di lui.
Entrò in lei e, tenendola per i fianchi, cominciò a muoversi.
Non l’aveva mai vista così. Pensava fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
A ritmo costante, continuava a saltare e lui continuava a gemere di piacere.
Alternati i loro respiri si fondevano con le loro labbra costantemente vicine. Avrebbero potuto sfiorarsi, ma gli occhi, riflessi gli uni negli altri, facevano già più della loro parte.
Il loro desiderio non gli permise di continuare per molto, raggiungendo quasi insieme l’apice del piacere.
Lei lo baciò, fino a togliersi e rubargli l’ultimo respiro.
Si stese di fianco a lui e si appoggiò al suo petto. –Ti amo.- si voltò guardandolo negli occhi grigi cangianti.
Draco le sfiorò e capelli, avvicinandola. –Anche io.-
Hermione sorrise e sospirò, cercando di trattenere la sua felicità.
-Se devi saltare sul letto.. puoi farlo.- disse prendendola in giro.
La giovane gli diede un piccolo e innocuo pugno sul bicipide. –Un self-motive abbastanza controllato se non l’avrai notato… inoltre…-
-Guarda che mi piace che sei strana.-
Lei ammutolì per un attimo. –Io non sono strana..- disse. Poi penso al reale significato della frase e lo abbracciò, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Il giovane Malfoy rise, scompigliandogli i capelli.
-Non ho il diritto di chiedertelo come stai, ma lo faccio comunque..-
-Ora bene.. ma perché non ne avresti il diritto?-
-Per.. quello che è successo a casa mia..-
Hermione si fece seria e gli accarezzò la guancia, alzando gli occhi per poterlo guardare. –Tu mi hai salvata.-
-Non abbastanza e lo sai.-
-Non potrò mai chiederti di scegliere tra me e la tua famiglia. Io so che non hai scelta. Eppure, in quel momento.. tu mi hai scelta. Mi hai dimostrato che se potessi, tu lo faresti.-
Gli tremarono le mani, gli occhi gli divennero lucidi. –Grazie Granger. Tu mi hai ridato speranza. -
 
Ginny e Harry si erano rivestiti ed erano usciti per mano sul corridoio del terzo piano. Camminavano circospetti, quando all’improvviso videro passare la Mcgranitt che stava andando a chiamare urgentemente i Prefetti.
Il Prescelto e la sua ragazza si guardarono con aria circospetta. Dovevano fare in fretta.
Non appena la Mcgranitt ebbe finito di compiere il suo dovere, i due sgattaiolarono nella stanza di Ginny, dove presero la sua divisa, che indossò lui, e Harry si intrufolò tra le file.
Ron rimase con sua sorella, che lo abbracciò, nascosta nella Sala Grande insieme ai suoi due fratelli gemelli, Fred e George. Dovevano aspettare i membri rimasti dell’ordine della Fenice. Stavano per arrivare.
 
Hermione si alzò dolcemente dal letto, continuando a stringergli la mano.
-Devo andare..-
-Purtroppo sì.. Granger?-
-Sì?- disse sbattendo le ciglia.
-Loro stanno arrivando.. mettiti in salvo. ADESSO.- affermò come se stesse impartendo un ordine.
-Non posso, Draco. Oggi combatterò. –
-Non farlo..-
Hermione gli sfiorò il tatuaggio che avrebbe richiamato i suoi compagni. Si stava muovendo. Lui le fece premere le dita contro quello che considerava un abominio, sperando che lei con la sua bontà e la sua purezza d’animo potesse cancellarlo.
-Sono qui..-
Draco annuì, abbassando lo sguardo. –Perdonami.-
-Perdona te stesso, Draco. Io non ho nulla da perdonarti. – disse baciandolo sulle labbra, mentre si vestiva.
Il ragazzo alzò lo sguardo, incontrando il suo.
-Non mi farai del male. Io lo so. Mi hai sempre protetta e non smetterai ora di farlo.-
Era arrivato il momento. Entrambi si erano rivestiti ed era ora di andare a combattere per le fazioni opposte.
Lei stava per aprire la porta, quando corse ad abbracciarlo, nascondendo il viso nel suo petto. – Ho immaginato il nostro futuro..- sussurrò lei, tra le lacrime.
-Anche io.- voleva piangere, ma non poteva.
-Ti amo, Draco.-
-Anche io, Granger.-
Lui sciolse a fatica l’abbraccio, mentre le lacrime di lei gli bagnavano tutta la camicia. Afferrò la maniglia per uscire, quando sentì dei giovani serpeverde scendere le scale e vociferare qualcosa su fatto che erano stati convocati dal Preside nella Sala Grande.
Draco le fece segno di mettere il mantello e lei obbedì, brandendo anche la Mappa del Malandrino per controllare dove fossero i suoi amici.
Scese le scale con accanto Draco, con la divisa.
Piangeva sotto il mantello e, nonostante nessuno potesse vederla, lui avrebbe potuto giurare di averla sentita.
Avevano camminato per un tratto fianco a fianco, fino a che lui le aveva rivolto l’ultimo sorriso e lei aveva gira per andare al dormitorio dei Grifondoro dove avrebbe ritrovato la sua migliore amica, il ragazzo follemente innamorato di lei e i loro fratelli.
Scalino dopo scalino, si asciugava le lacrime. Non poteva mostrarsi in quelle condizioni ai suoi compagni.
Non appena arrivò,si tolse il mantello, disse la parola d’ordine ed entrò. Non fece in tempo a voltarsi che Ginny le corse incontro abbracciandola. –Mi sei mancata! Dov’eri? Mi devi raccontare OGNI COSA.-
Hermione la strinse forte a sé e notò che oltre alla famiglia Weasley c’erano anche Reamus e Tonks , Kingsley  e per un attimo pensò di aver percepito l’anima di Sirius.
Scosse la testa, comprendendo di non essere abbastanza lucida.
Uscirono di soppiatto dalla Sala Comune e si diressero in Sala Grande dove le varie Case si stavano riunendo.
Si nascosero vicino al portone, così da poter sentire cosa stava accadendo.
-Mi è stato riferito che Harry Potter si trova nelle vicinanze di Hogwarts.- asserì il Preside, sibilando.
Draco chinò il capo, scuotendo la testa.
Harry rimase impassibile, pronto a scattare.
Luna guardava l’ex professore senza batter ciglio.
-Se qualcuno di voi desse aiuto a quel ragazzo pagherebbe con le medesime conseguenze, mi sono spiegato?- continuò Piton, cercandolo tra gli studenti.
Il Prescelto uscì dalle righe, mostrandosi. –Nonostante le misure, pare che lei abbia ancora problemi di sicurezza, Professore e dire che è parecchio esteso.-
Piton si ritrò per un attimo, sorpreso. Hermione, la famiglia Weasley, Kingsley, Reamus e Tonks entrarono per spalleggiarlo.
-RACCONTI COM’E’ ANDATA QUELLA NOTTE! UN UOMO CHE SI FIDAVA DI LEI.. E LEI LO HA UCCISO!-
Severus Piton non ebbe il coraggio di ribattere, così mando uno schiantesimo che La Mcgranitt scacciò con impeto, difendendo e parandosi davanti a Harry.
Poco dopo, il Preside volò fuori dalla finestra, divenendo materia nera.
-VIGLIACCO!-urlò la Professoressa.
Il Prescelto si avvicinò alla sua Professoressa di Trasfigurazione e le sorrise.
-Immagino che ci sia un motivo per cui sei qui, Potter.-
-Ho bisogno di tempo, Professoressa. Quanto più me ne può dare.-
-Lascia fare a noi e tu fa ciò che devi fare.- asserì e prese fiato. –Ah, Potter..-
-Sì?-
-E’ un piacere rivederti!-
-Anche per me Professoressa!-
I ragazzi si avvicinarono a Harry.
-Harry noi pensavamo..-
-Ronald pensava! E’ geniale!-asserì la ragazza con un sorriso.
-Non importa se trovi l’horcrux..-
-Cosa?- chiese incredulo.
-L’altra volta che ucciso l’horcrux per mezzo del veleno del basilisco!-
-Perché ne hai uno nella borsetta?-
-No, ma potremmo procurarcelo..- intervenne Hermione.
-Okay ma tenete…-cercò la Mappa che avrebbe dovuto avere in tasca. Poi si ricordò di averla affidata a Fred, ma quando Hermione la sfilò dal giubbotto fece una faccia stranita.
-Dobbiamo andare!- disse Ron prendendo Hermione per un braccio.
La battaglia stava per infuriare e loro erano al centro del ciclone.

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Capitolo 33
*** "Love is Always Right." ***


Capitolo 33°”Love Is Always Right."


Harry stava correndo per tutto il Castello, saliva le scale frettolosamente, schivando i vari studenti che cercavano o di prepararsi alla battaglia o di trovare un luogo sicuro.
Il Prescelto si domandò per un secondo se ce ne fossero realmente.
Una vocina allegra e squillante lo fece ritornare alla realtà. –Harry! Harry! Harry! Non troverai niente nel luogo in cui stai andato!-
-Non ora Luna..-
-HARRY POTTER DEVI STARMI A SENTIRE!- urlò, la sua voce non era mai stata così decisa e impetuosa.
Il ragazzo obbedì, bloccandosi tra uno scalino e l’altro.
La ragazza gli diede piccole informazioni, in modo che lui capisse che la zona verso cui si stava indirizzando era più che sbagliata.
Eppure, Harry non diede segno di aver compreso.
-E’ ovvio no? Dobbiamo chiedere a chi è morto..- suggerì Luna.
Lui le sorrise e lei, ricambiando, lo accompagnò nella Sala dei Corvonero, nell’ala ovest.
-Vai.. lei gradirà che siate da soli. E’ meglio che io vada.-disse Luna, scomparendo nell’ombra.
In cuor suo, la ragazza sperò che la Dama Grigia aiutasse il suo amico, ma ora il suo compito era quello di essere accanto a Neville e Ginny e non ne aveva dubbi.
Uno spirito si stava avvicinando dolcemente, incuriosito dal ragazzo.
Non appena il fantasma della donna si avvicinò, Harry potè scorgere la sua sorpresa.
-Tu sei la Dama Grigia.. il fantasma della Torre di Corvonero..- disse il giovane con pacatezza e stupore.
-Io non rispondo a questo nome.- rispose lo spettro.
-Scusami.. Tu sei Elena, giusto? Elena Corvonero, figlia di Priscilla Corvonero..-rispose Harry, avvicinandosi.
-Sei un amico di Luna?-chiese lei timidamente.
-Sì.. pensava che potessi aiutarmi.-accennò il Prescelto.
-Tu cerchi il diadema di mia madre.-asserì la Dama.
-Si, è esatto.-
-Luna è gentile a differenza di moltissimi altri! Ma si sbagliava… Io non posso aiutarti!- disse trapassando il ragazzo, tentando di fuggire.
-Aspetta.. IO VOGLIO DISTRUGGERLO!- urlò Harry, deciso.
Elena Corvonero si bloccò, di fronte al punto in cui lui si trovava.
-E’ quello che vuoi anche tu, vero?- disse spostandosi al suo fianco.
-Un altro giurò di distruggerlo anni fa. Uno strano ragazzo, con uno strano nome..-
-Tom Riddle.- asserì, con tristezza.
-..Ma lui mentiva.-
- Ha mentito a molte persone.-disse il Prescelto abbassando quasi lo sguardo.
-IO SO COSA HA FATTO. IO SO LUI CHI E’… LO HA PROFANATO CON LA MAGIA OSCURA!-
Harry indietreggiò quasi spaventato, ma in realtà la capiva.
La Dama si voltò verso il ragazzo, tornando sul suo cammino, ma stava per andarsene.
-Io posso distruggerlo, una volta e per sempre.. Ma solo se mi dici dove è nascosto. Tu lo sai dove si trova, vero Elena? Ti prego..-
-Strano, tu me lo ricordi in un certo senso.. E’ qui, nel Castello, nel posto in cui tutto è nascosto. Se lo chiedi, non lo saprai mai. Se lo sai, devi solo chiedere.-
-Grazie..- sussurrò Harry, comprendendo le sue parole.
 
Nel frattempo, Luna aveva raggiunto Neville e Ginny che, con Seamus, stavano posizionando congegni esplosivi sul ponte, in modo da impedirgli l’entrata alla Scuola.
Seamus era emozionato, era euforico del fatto che, nel momento in cui c’era maggior bisogno, le sue abilità pirotecniche fossero richieste, se non essenziali.
Neville aiutò il compagno a posizionarle nei punti migliori e meno visibili in assoluto.
Le ragazze rimasero in disparte. Ginevra Weasley era taciturna e chiusa in se stessa, come se stesse cercando di proteggersi.
-Ce la farà.-sussurrò Luna.
-Certo, ho fiducia in lui.- sorrise la rossa.
-Allora come mai sei così taciturna?-
-Sono preoccupata per la mia famiglia sai.. dovrebbe essere qui ormai. Mamma ha anche aiutato la McGranitt nelle barriere..-
-Quali barriere?-
-Quelle anti-Mangiamorte!- asserì Ginny, sorridendo. Era orgogliosa di sua madre che mai aveva pensato di arrendersi, che sempre aveva pensato di combattere.
-Anche mia madre avrebbe combattuto. Mh.. probabilmente avrebbe aiutato Seamus con i suoi esperimenti..- rise, contagiando anche l’amica.
-Ma Hermione?-chiese la ragazza del Prescelto.
-Sarà con Dr.. Ron!-si corresse immediatamente Luna.
-Stavi per dire chi, scusa?- disse inclinando la testa. Non era affatto stupida.
-Ronald.. tuo fratello, chi semmai?-cercò di recitare al meglio la parte.
La giovane Grifondoro finse di credersi, ma si ripromise di interrogare la sua migliore amica a fondo, quando tutto fosse finito.
 
 
Hermione e Ronald erano scesi nella Camera dei Segreti, utilizzando il passaggio segreto, anche se ormai non più, del bagno delle ragazze.
Una volta giunti davanti alla porta, Ron inventò delle parole in serpentese che aprirono immediatamente, con un tonfo, il tondo congegno di ferro.
La ragazza lo osservò, stupita.
-Harry parla nel sonno, non l’hai notato?- disse come per giustificarsi dal suo sguardo.
-No..- sussurrò lei, ammutolendo.
Come poteva non averlo notato? Lei, la strega più brillante della sua età. Anche Sirius Black l’aveva appellata così.
Forse.. il pensiero di Draco Malfoy l’aveva distratta da tutto il resto.
Con la mano sinistra si mise a giocare, se non stringere, il lembo della maglietta, come per costringersi a rimanere lucida.
Camminavano per l’umido corridoio che si apriva, infine, con il simbolo e il cadavere, con la bocca semiaperta, del basilisco, il mostro che il secondo il loro migliore amico aveva sconfitto. Era immerso in un rivolo d’acqua.
Hermione prese un respiro profondo e  si avvicinò cautamente.
Ronald si avvicino all’enorme bocca, staccando alcuni denti affilati che mise nella borsetta di Hermione e un dente che, dopo aver posizionato l’horcrux, la Coppa trovata alla Gringott nella stanza della Mangiamorte Lestrange, porse alla ragazza che tanto amava.
-Fallo tu.-
-No, io non posso..- disse Hermione, ritraendosi.
-Sì che puoi.- asserì Ronald.
La ragazza afferrò il dente umido e gelido e, prendendo tutta la forza che aveva, pugnalò l’horcrux.
L’oggetto rotolò vicino al basilisco e un’onda anomala si alzò, correndo verso i due ragazzi.
Loro indietreggiarono ma il flusso li travolse, infradiciandoli completamente.
Hermione strinse istintivamente la mano al ragazzo che si voltò, guardandola in tutta la sua bellezza.
Capelli legati ma gocciolanti, occhi tristi ma grandi e sinceri.
 Prese coraggio e la baciò appassionatamente.
La ragazza rimase immobile anche se cercò di ricambiare il bacio.
Lui chiuse gli occhi, ma lei non riuscì.
Ronald si staccò dolcemente e sorrise.
La giovane fece un sorriso sghembo e mentre lui la tirava per un braccio, correndo, a lei, nell’ombra, scese una lacrima.
 
Mentre Gazza portava i Serpeverde nelle segrete, Draco si nascose in un antro buio,afferrando dalla sua postazione Tyger e Goyle.
Non sarebbe stato quello il suo ruolo in quella battaglia e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Nemmeno al Signore Oscuro.
Gazza non si accorse di nulla, così i tre ragazzi si spostarono nel buio e non appena furono al primo piano si misero a correre.
Il giovane si bloccò non appena sentì quell’agghiacciante voce rimbombargli nella testa.
-Draco. Vai nella Stanza delle Necessità. Proteggi ciò che ti mostro. A qualsiasi costo.-
Voldemort lo stava richiamando, gli stava chiedendo altro.
Si diresse verso la Stanza, mentre il Signore Oscuro gli mostrava il piccolo diadema.
Il suo animo era diviso a metà. Come poteva difendere lei se lui gli comandava di schierarsi contro di lei?
 
 
Una volta usciti dalla Camera ed essere risaliti nel bagno delle ragazze, Hermione e Ronald cercarono sulla Mappa del Malandrino la posizione di Harry.
Mentre il ragazzo sceglieva il percorso più breve per raggiungere il suo migliore amico, la ragazza aprì l’ultima porta dei bagno, sicura che ci avrebbe trovato qualcuno.
Mirtilla Malcontenta emerse dal gabinetto, facendola spaventare.
-Mirtilla!-
-Scusa Hermione, pensavo foste.. –
-Chi?- chiese Ron.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e Mirtilla fece un grugnito. – Qualche Mangiamorte, no?!- cominciò il suo lamento tonale e se ne tornò nel suo cubicolo.
Il ragazzo dai capelli rossi sentiva il cuore battere come non mai. Era troppo felice per quel bacio che aveva aspettato per tutti quegli anni.
Hermione, dal canto suo, si irrigidì non appena lui le sfiorò la mano.
Avrebbe voluto toglierla, ma dentro di sé qualcosa la bloccò.
“Mi fa stare bene..dopotutto”disse una vocina nella sua testa.
Non diede ascolto al cuore, lo ignorò.
Se avesse ascoltato anche il suo richiamo, sarebbe rimasta lì, impalata a piangere.
In cuor suo sperò che non fosse finita per sempre, desiderava rivederlo ancora e ancora.
Ma non poteva abbandonarsi ai ricordi, alle sensazioni.
Non ora. Non con la mano stretta ad un altro. Non nel bel mezzo della battaglia.
Ron la tirò dolcemente, in segno di andare e lei lo seguì, Harry li aspettava.
Avrebbe voluto raccontare tutto al suo migliore amico e alla sua migliore amica,  ma non avrebbero potuto capire. Nemmeno se avessero voluto.
In particolar modo Ginevra che l’avrebbe affrontato come un’offesa personale.
Mentre correvano, svoltavano gli angoli dei corridoi senza quasi riconoscere i loro compagni di scuola che tentavano di salvarsi. Lui, intanto, non le lasciava la mano, neanche quando cominciarono a sudare.
Ronald aveva bisogno di quel contatto così reale, finalmente.
Harry correva nella direzione opposta del corridoio, quando si ritrovarono davanti alla Stanza “che va e viene”.
-Eccovi.-sentenziò il Prescelto.
-Sono contenta di vedere che stai bene!-
Il suo migliore amico le sorrise. Aveva una voglia irrefrenabile di abbracciarla, di farle sentire che sarebbe andato nel verso giusto. Ma non era assolutamente il momento.
Accennò un sorriso nel vedere i suoi migliori amici mano per la mano, ma non appena alzò lo sguardo vide la sua migliore amica triste, vuota, in un profondo involucro spiazzante.
Alla fine di tutto gli avrebbe chiesto spiegazione e se lo ripromise.
Le porte si aprirono, lasciando entrare il Trio.
-L’horcrux è il diadema di Corvonero. Dividiamoci, ma non ci separiamo troppo. In caso di attacco, riuniamoci immediatamente.-asserì Harry come un leader.
Ronald e Hermione annuirono.
Nel frattempo, un altro trio, meno unito, era entrato nella Stanza: Tiger, Goyle e Draco.
Stavano cercando l’horcrux, per portarlo da Voldemort, o almeno così i due tonti pensavano.
Draco in realtà voleva nasconderlo e avvisare Hermione. Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma la follia stava prendendo possesso di lui. O forse la giustizia?
Harry si avvicinò ad un piccolo tavolino di legno, sul suo bordo c’erano tantissime sedie color noce che creavano una fila vertiginosa, alta almeno quindici metri.
Appoggiati nel piccolo spazio rimasto, si scorgevano un piccolo carillon, un piccolo portagioie e altre piccole cianfrusaglie.
Il piccolo cofanetto era di forma rettangolare, era di un color legno chiaro con delle incisioni scure a lato. Emanava un’energia spropositata.
Il Prescelto ne fu subito attratto, così avvicinò cautamente la mano gelida per aprirlo.
-Bene, bene Potter. Cosa ti porta qui?-domandò Draco puntandogli la bacchetta contro.
-Potrei porti la stessa domanda, Malfoy.-
-Hai qualcosa che mi appartiene. La rivoglio indietro.-
Harry sapeva esattamente a cosa si stesse riferendo. Si trattava della sua bacchetta, la rivoleva indietro. Lo capiva perfettamente, persino lui, in cuor suo, sperava che la sua bacchetta si aggiustasse.
-Cos’ha quella che non va?-
-E’ di mia madre. E’ potente, ma non è la stessa cosa. Non proprio… mi capirai, no?-
-Perché non gliel’hai detto a Bellatrix? Sapevi che ero io e non hai detto nulla.-
Hermione si trovava dietro con Ronald a cercare l’oggetto intriso di magia nera, ma non appena sentì la sua voce si voltò immediatamente per controllare che fosse reale.
-Avanti Draco, non fare il codardo.. Fallo!- asserì Tiger.
La mano del giovane Serpeverde tremava, non poteva rispondere alla domanda che il Prescelto gli aveva posto, non poteva dirgli che era per la sua migliore amica.
Non poteva dirgli che l’amava.
Stava per crollargli la mano quando all’improvviso vide Hermione e Weasley porsi al suo fianco.
Guardò Hermione negli occhi e le lesse il dolore. Lo stesso dolore che stava provando lui in quel momento e che, sicuramente, avrebbe provato fino alla fine.
La ragazza abbassò il capo, avrebbe voluto correre tra le sue braccia, ma la mano di Weasley le sfiorò la pelle e lei si immobilizzò.
Sicura che il gesto non era sfuggito a Draco, alzò la testa e rivolse gli occhi ai suoi. Stava cercando di abbozzare un tenue sorriso. Falso.
Tiger puntò la bacchetta e lanciò una delle tre maledizioni, la peggiore contro di lei.
Per un secondo il cuore del giovane Malfoy si fermò.
Non davanti ai suoi occhi, non per mano dei suoi scagnozzi.
Lei si difese immediatamente, senza lasciargli scampo.
Harry tornò a ricercare l’horcrux e Ronald partì all’inseguimento non appena Goyle e Tiger si diedero alla fuga.
-Hey! Quella è la mia ragazza.. IMBECILLI!- urlò con il cuore che gli scoppiava.
Draco si immobilizzò a sentire quelle parole eppure Hermione avrebbe voluto dirgli che non era vero, ma non poteva. Harry avrebbe sentito. Harry avrebbe capito.
-Non è come..-si bloccò,nonostante metà della frase fosse già uscita dalle sue labbra.
Il giovane le fece segno che non c’era bisogno, che non ne valeva la pena.
Le sorrise, ma dentro di sé si sentì spezzare.
Ora sapeva cosa avesse provato lei quando la chiamava con epiteti abominevoli e blasfemi, comprese come potesse sentirsi sapendo che Pansy gli girasse sempre attorno.
Mosse le labbra senza dargli alcun suono. “Mia Granger.”
Il Prescelto non appena afferrò l’horcrux, si voltò e lesse le labbra di Draco che sparì nello stesso tempo in cui le aveva pronunciate.
Non poteva essere.
 La ragazza rimase lì, a sorridere come se non si accorgesse della realtà.
Il suo migliore amico si avvicinò a lei per chiederle spiegazioni, quando la voce di Ron si sentì in tutta la stanza.
-SCAPPATE! GOYLE A APPICCATO IL FUOCO!- urlò con tutta la voce che aveva.
Prese per mano Hermione e lei fece lo stesso con Harry.
Correvano per scappare dalla bocca di fuoco che minacciava di agguantarli senza pietà.
Il calore che si sentiva era insopportabile, ma non potevano fermarsi. Non ora.
Si bloccarono non appena videro che il cammino gli era bloccato, fecero per tornare indietro, ma la via era ostruita.
Il Prescelto cercò di brandire l’elemento dell’acqua e maledisse Tiger per aver evocato il fuoco senza nemmeno saperlo brandire.
Le fiamme minacciavano di ingoiarli.
Il ragazzo dai capelli rossi ebbe un’idea geniale, vedendo delle scope.
Ne lanciò una a Harry e ne passo dolcemente una a Hermione.
Draco nel frattempo si stava arrampicando il più in alto possibile per sfuggire al pericolo, dietro Tiger e Goyle facevano lo stesso.
Tiger cadde, cercando di aggrapparsi ad una sedia traballante, tra le vampate che lo inglobarono senza lasciarne traccia.
Hermione lo vide subito, mentre tentava di reggersi a dei libri traballanti, insieme a Goyle.
Non poteva lasciarlo morire, ma non poteva parlare.
Stava per prendere fiato e proferire parola, quando Harry guardandola la precedette. –Non possiamo lasciarli qui!-
La sua migliore amica sorrise, sperando che nessuno l’avesse notata.
Lei si reggeva a stento con le braccia al manico, così Ron comprese che avrebbero dovuto aiutarli lui e il suo migliore amico, campioni di Quidditch.
-Harry se moriamo per loro, io ti ammazzo!-
La ragazza rise e non appena il suo migliore amico salvò il ragazzo che amava e il suo attuale ragazzo, o almeno così pareva, Goyle, uscirono velocemente dalla stanza.
Caddero tutti a terra.
I galoppini di Draco scapparono immediatamente, Ronald si avvicinò a Harry e gli passò il dente del basilisco, Harry appoggiò a terra l’horcrux e lo pugnalò.
L’oggetto emanò del fumo nero che impedì a tutti la visuale per qualche secondo.
Hermione, istintivamente, si avvicinò a Draco che la strinse forte.
Non appena la nebbia sfumò, il ragazzo non c’era più.
“Non potrò mai lasciarlo andare completamente…”,pensò la ragazza con suo rammarico.
Il suo attuale ragazzo diede un calcio al diadema, che finì dentro il fuoco.
Gli stessi volti che il Trio aveva visto nella Camera dei Segreti ricomparve per tre volte, minacciando di fargli del male.
Le porte si chiusero, con i tre ragazzi a terra.
Un boato si sentì all’interno della Stanza.
La Stanza delle Necessità non esisteva più. O, se ne fosse rimasta qualche traccia, sarebbero rimaste solo macerie.
Il Signore Oscuro sentì la testa girargli e per un momento dovette reggersi.
Quel giovane ragazzo stava distruggendo ogni pezzo della sua anima.
-Vieni Nagini.. dobbiamo.. metterti al sicuro..- disse smaterializzando se stesso e il suo serpente.
Il Prescelto era a terra, sfinito.
-E’ il serpente.-asserì con difficoltà.
-Dicci dove sta andando. Guarda nella sua mente Harry, puoi farcela!- chiese Ron con tono di supplica.
Il ragazzo si concentrò, chiudendo gli occhi.
Vide una barca, un tratto di fiume.. infine Tom Riddle, come Silente lo chiamava, che parlava con Lucius Malfoy e gli comandava di andare a cercare il Preside, Severus Piton.
-So dove si trova.-
I suoi amici lo aiutarono ad alzarsi e si incamminarono verso l’ala est del castello.
Cercarono di essere il più silenziosi possibili, nonostante dovessero correre.
Una piccola piattaforma di legno li reggeva, un fragile vetro con dei ricami oro alla base li copriva.
-Mio signore.- Piton era arrivato e si rivolgeva al suo padrone con fedeltà.
-Severus la bacchetta.. mi resiste..-
-Avete compiuto magie straordinarie con quella bacchetta e solo nelle ultime ore..-
-No Severus, io sono straordinario. Ma la bacchetta… mi risiste.-
-Non c’è bacchetta più potente. Olivander stesso lo ha detto. Stanotte la bacchetta non fallirà.-
Voldemort si avvicinò, di fronte a Piton.
-Risponde a voi e a voi solo. – continuò il Preside.
 -Davvero?- chiese il suo padrone incredulo.
Il suo adepto cercò di simulare un sorriso. –Mio Signore?-
-la bacchetta risponde veramente a me. Sei un uomo intelligente Severus, devi saperlo. In chi è riposta la sua realtà?-
-In voi.-
-La bacchetta non risponde a me perché non sono il suo vero padrone. Essa appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario.-
Severus comprese l’amara verità e le sue intenzioni. Sapeva che sarebbe giunto quel momento. Eppure lui era venuto a conoscenza della verità che voleva fosse realtà.
Non era mai appartenuta a lui, ma aveva fatto una promessa e aveva fatto un Giuramento Infrangilibile.
-Tu hai ucciso Silente, Severus. Finché vivi la bacchetta non può essere mia. Sei stato un servo bravo e fedele ma.. solo IO posso vivere per l’eternità.-
Non poteva morire. Doveva aiutare il figlio della donna che amava. Lo aveva promesso, fin dal giorno in cui Lily era morta e Harry era nato. –Mio Signore..-
Bastò un gesto. Un solo gesto per tagliargli la gola.
L’uomo cadde sulle ginocchia, accasciandosi contro il vetro.
Harry nel suo cuore provò pietà.
-Nagini.. uccidi.- sussurrò con chiarezza Voldemort.
Le fauci del serpente morsero dolorosamente il povero mago che agonizzava senza poter far nulla.
I denti gli affondavano nella carne provocandogli forte uscite di sangue.
Due colpi bastarono per ferirlo più che mortalmente.
Al Prescelto uscivano quasi le lacrime. Avrebbe voluto salvarlo ma non poteva farsi scoprire così.
Cercò di guardare attraverso il vetro, non poteva essere visto.
L’horcrux e il suo padrone si smaterializzarono velocemente, lasciando Piton a terra,intriso di liquido rosso.
Bisognava avere la massima cautela, passo dopo passo sulla scricchiolante piattaforma, aprirono la porta sul retro della stanza, proprio di fianco all’uomo.
Non appena lo vide, si avvicinò abbastanza velocemente e altrettanto cautamente si sedette, portandogli una mano sulla ferita che si trovava nell’incavo tra mento e collo.
Gli occhi del suo professore trasparivano tristezza e una lacrima gli scese dall’occhio destro. Alzò la mano e gliela indicò.
-Prendila. Prendila e portala al pensatoio. Guardami.. agli occhi di tua madre.- disse a fatica.
-Dammi qualcosa, presto! Una fiala!-  ordinò il Prescelto alla sua migliore amica.
Hermione fece il più in fretta possibile. Non appena la prese, l’uomo morì. Lasciando i tre ragazzi al loro destino. In quel momento verso l’ufficio del Preside.
 
La sposa aprì gli occhi, tornando nel presente. Stava per sposarsi e tutto quello che avevano passato tutti insieme era solo un ricordo ormai.
Draco le si avvicinò. –Ricordare ci fa male..-
-Non più di quello che provo ogni singolo giorno della mia vita.-
-Eppure mi hai detto che ami Weasley.-
-Lo sto sposando infatti..-
-Granger non ti sto accusando. Spero davvero che tu sia felice. Anche se credo che uno come Weasley non sarà mai alla tua altezza.-
-Lui mi dà molto.-
-Tutto quello che io non avrei mai potuto darti, questo è certo.-
-Tu mi hai dato molto di più da quello che un semplice amore può darti. Sposo Ron perché sono innamorata di lui. Ma se le cose fossero andate diversamente, l’anello che lui porta sull’anulare.. sarebbe sulla tua mano.-
-E’ stato difficile per me.. lasciarti andare.-
Hermione rise. –Lo è stato più per me. Anche se vedo che comunque tu e Pansy vi state riavvicinando..-
-ODDIO COSA? Ma che ti dice il cervello?- disse scuotendo la testa. –Ti ho già detto che sto con Astoria.-
-La sorella di Daphne? –
Draco annuì, alzando gli occhi al cielo. –Dopotutto questo tempo sei ancora così gelosa e io lo adoro. Ma che dovrei dire io?-
-Tu cosa?-
-Ti stai sposando, stai mettendo su una famiglia.. stai dimenticando tutto, com’è giusto che sia. Devi andare avanti.-
-E’ difficile quando doni il tuo cuore e la tua anima a qualcuno. Sai qual è stato il momento più doloroso per me?-
Draco fece un’espressione avvilita.
-Quando la tua famiglia ti ha portato via dalla battaglia.-
Se lo ricordava benissimo. Ma quella volta era schierato dalla parte giusta.
Harry era svenuto tra le braccia di Hagrid, che piangeva.
Voldemort si fece avanti. –Harry Potter è MORTO!-
Ginny si buttò avanti, bloccata dalle braccia di suo padre. –NO!- urlò in preda al più completo dolore. Si sentiva spezzare.
Sentiva le gambe deboli, sentiva di non aver più ragione di combattere.
Suo padre la teneva in piedi e sembrava persino che la stesse tenendo in vita.
Draco si voltò verso Hermione che piangeva silenziosamente.
Strinse i pugni per provocarsi dolore.
-Ahahahah. Stupida ragazzina! Harry Potter è Morto!-ripeté con gioia.
Poi, due figure sbucarono dalla massa; erano i suoi genitori. –Draco.. vieni.- sussurrarono in tempi alternati.
Non voleva andare dalla parte sbagliata, così diede uno sguardo a Lei che annuì, simulando un sorriso.
Si avvicinò cautamente, bloccato dal Signore Oscuro che lo abbracciò fermamente, brandendo con la mano destra la Bacchetta di Sambuco.
Si avvicinò alla sua famiglia e si voltò verso i suoi compagni.
Hermione abbassò il capo, lo rialzò e mostrò le lacrime che a fiotti le inondavano il viso.
Erano per lui. Era un addio e lo sapevano.
Lei prese con l’indice una gocciolina che gli stava per scendere dalla guancia e la soffiò via, sussurrando “Wingardium Leviosa”.
La piccola stilla volò fino alla mano di Draco che aprì dolcemente la mano e con un movimento discreto l’afferrò e la portò al petto. Una lacrima gli scese sul volto. Era il suo modo per dirle per sempre e lei lo aveva capito, sorridendogli.
Draco scosse la testa per ritornare alla realtà, la ragazza che amava stava per diventare la sposa di un altro.
Com’era ingiusta la vita!
Si avvicinò e senza pensarci due volte o avere riguardi la baciò appassionatamente.
Le loro labbra si sfioravano dolcemente e delicatamente, le loro lingue si accarezzavano in una lotta sentita e interminabile.
Entrambi sapevano che non era giusto per ciò che stavano facendo ai loro partner, ma sapevano che era giusto verso di loro.
Era una complessa lotta tra sentimento e ruolo, di giustizia tra i vari punti di vista.
La teneva con un braccio saldamente alla vita, in modo che fosse vicinissima a sé e una mano tra i capelli, per sostenerle il viso contro il suo.
Ma c’era una cosa che lui poteva donarle prima di andarsene, ma prima voleva godersi con lei ogni secondo.

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Capitolo 34
*** "Oblivate." ***


Capitolo 34° “Oblivate.”

 
-Draco..- disse mentre le scendeva una lacrima.
-Shh.. non dire nulla. So a cosa stai pensando.. hai ragione ma era il mio modo per salutarti..-
-Questo addio è più ingiusto di una guerra per casus belli.. Capisci?- sussurrò lei, con quei suoi ragionamenti pieni di cultura.
-Cosa?!- disse ridendo.
-Cosa ti fa ridere?-
-Il fatto che tu sia sempre impeccabile, sempre un passo avanti agli altri. Più intelligente, più appropriata, più acuta.-  Si staccò leggermente da lei e la fece sedere sul divano.  Lui rimase in piedi, li separava un tavolino.
Era sempre composto, regale e forse era meglio così.
-Non avevo il diritto di sconvolgerti la vita e di rendertela impossibile..- continuò, come se parlasse a se stesso.
Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi riprese a parlare. –Sai, ogni volta che tu mi chiamavi Mezzosangue io mi sentivo spiazzare, mi sentivo distrutta. Ma col tempo questo mi ha resa più forte e forse, devo ringraziarti nonostante tutto.-
-Sono mortificato. Il mio comportamento è stato imperdonabile.-disse abbassando lo sguardo.
Hermione si alzò di getto e inciampò col vestito poco prima di arrivare a lui.
Draco la prese al volo, poco prima che lei toccasse il pavimento. L’aiutò ad alzarsi, ma non riuscì a staccarsi immediatamente. Una delle sue mani sfiorava la pelle del suo braccio, l’altro era posato sul suo fianco.
-Torno immediatamente.- asserì lei, correndo, come poteva, su per le scale.
Arrivò in camera sua, aprì il primo cassetto e cercò un bracciale particolare, che aveva trovato poco dopo aver fatto recuperare la memoria ai suoi genitori.
Scese cautamente gradino per gradino,sperando che l’aspettasse ancora.
-Sei rimasto..-sussurrò entrando nella stanza.
-Mi avevi chiesto di aspettarti, Granger.-
Gli sollevò la manica della giacca nera, gli slacciò i gemelli della camicia bianca e gli mise il bracciale. Era nero, intarsiato di parti verdi. Era a forma di scorpione.
Sorrise e notò con gioia che lo aveva posto sopra il tatuaggio dei mangia morte.
Purtroppo, certe cose non si cancellano.
-Ti ho amata Granger. Ti ho amata tanto e ti amo ancora. Ma non posso permetterti di vivere così, non posso permetterlo. Ricorderò io per entrambi, ricorderò io fino a che tu non sarai pronta.-
-Cosa.. significano queste parole?- disse incerta.
-Perdonami se puoi.. – disse tirando fuori la bacchetta.
Luna e Harry,che nel frattempo era appena arrivato, subentrarono nel salotto e accorsero per tentare di fermare il ragazzo.
-Malfoy allontanati da lei!- ribatté Harry.
-Draco non farlo! Draco te ne pentirai!-disse urlando Luna.
Le lacrime scesero senza sosta sul viso del giovane. –Ti amo… MEMORIAE OBLIVATE…. DRACONAE!- urlò Draco, mentre il braccio gli tremava.
-NO!- esclamò Hermione, svenendo.
Stava per crollare a terra, quando lui la prese al volo. Con una mano le reggeva il corpo, con l’altra la testa.
-LEGILIMENS!-urlò il suo migliore amico, ma il ragazzo non diede nemmeno adito di girarsi: lui non riuscì ad entrare.
Il silenzio faceva da padrone.
Luna si sentiva spezzare, la sua amica non avrebbe mai ricordato cosa significasse la vera felicità.
-Perché lo hai fatto?- asserì Harry a bassa voce.
Il giovane dai capelli color del grano e gli occhi chiari non rispose. Il dolore era lancinante, lo lacerava interiormente senza lasciargli tregua.
Quel dolore non lo avrebbe abbandonato, ma era il regalo più bello che potesse lasciarle.
Le sfiorava i capelli, le baciava la fronte.
-Mal.. Draco perché lei hai tolto i ricordi di una vera felicità? Perché li hai cancellati? Come hai potuto portarglieli via?-disse tutto di un fiato.
Il ragazzo appoggiò l’amata sul divano e fece segno a Luna di starle accanto.       
-Grazie. - le sussurrò.
Luna gli regalò un sorriso sghembo. -Sii felice.-
-Lei lo sarà.-dichiarò con sicurezza.
Mise la mano sotto la casacca e ne emerse una busta, simile a quella di Hogwarts, color caffè, con il sigillo verde smeraldo dei Malfoy.
-Come facevi a saperlo.. Harry?- domandò guardandolo negli occhi.
-Quando afferrai il diadema nella Stanza delle Necessità.. mi voltai e lessi sulle tue labbra “Mia Granger”. Non volevo crederci all’inizio, ma vedevo che Hermione non ti stava puntando addosso nessuna bacchetta, nessun insulto. Lei era lì e ti guardava come se fossi la ragione della sua intera esistenza. Non credo di averlo mai completamente accettato, ma se lei era felice.. ma stava più che bene. Non fraintendermi, lei ama Ron. Io ne sono sicura. Ma ….-
-L’anima gemella la incontri una sola volta nella vita.- concluse Luna, sorridendo a Harry.
Draco accennò un sorriso. –Tieni. Consegnagliela quando sarà pronta.- disse consegnando al ragazzo la lettera.
-Quando sarà il momento?-domandò Luna.
-Te ne accorgerai. Non apritela, è intrisa di un incantesimo di riparazione.-
Luna comprese senza dubbi a cosa si riferisse, al contrario di Harry che rimase basito.
Si sistemò la giacca e uscì dalla stanza.
-Ti aspettiamo al matrimonio.-
Draco si bloccò per qualche minuto,sospirò e poi riprese a camminare.
Passo dopo passo, si accorgeva di non poter riprendere la sua vita nel modo in cui aveva sempre fatto. Non poteva sopravvivere per tutti gli anni a venire.
I primi tempi avrebbe arrancato, ma.. Astoria lo amava e lo faceva sentire importante.
E lui, dal canto suo, era certamente innamorato di lei, anche se.. alla sua testa poteva omettere certe sfumature, certe particolari, certi dettagli.
Ma al suo cuore non poteva mentire.
Chiuse la porta dietro di sé, lasciando che una nuova fallace e ipocrita realtà venisse alla luce.
Luna teneva la testa a Hermione, che sembrava non voler riprendere conoscenza. Ma il cuore batteva, era solo un effetto collaterale dell’incantesimo.
-Non so dirti se ha sbagliato oppure no..- sussurrò Harry alla ragazza dai capelli biondo chiarissimo.
-Come? Sbagliatissimo invece.- concluse Luna. Non accettava nessuna opinione contraria.
-Lei ama Ron. Sarà felice.-
-Tu non gli sei rimasto accanto per tutto l’anno. Non hai letto la sensazione di vuoto nei loro occhi. Non hai visto il dolore che li attanagliava ogni volta che il giorno sorgeva per allontanarli.-
Il giovane rimase in silenzio.
-Draco…- sussurrò Hermione.
Al suo fianco, nel cuore dell’amica zampillò la speranza per un momento.
La ragazza si stava svegliando. –Cos’è successo? Dov’è Ron? Ah Harry, Luna! Mi sapete di dire cosa mi è capitato?- domandò mentre si teneva la testa.
-Tu sei stata.. molto bella Hermione ma oggi sei veramente bellissima.- disse il suo migliore amico annuendo.
Pochi minuti dopo entrò Ginny che non appena vide Harry lo strinse forte a sé dal dietro.
La sua migliore amica notò immediatamente che la ragazza dai capelli rossi si era cambiata. Indossava un vestito verde acqua, capelli sciolti e occhi circondati da una tenue linea nera, il tutto era completo con le labbra corallo.
-Sei meravigliosa!-disse cercando di alzarsi.
Il ragazzo si voltò e vide la sua ragazza più bella che mai. La baciò appassionatamente e, dopo che le labbra si erano dolcemente allontanate, lei prese per mano la sposa e la portò fuori in giardino dove si sarebbe tenuto il matrimonio.
Il signor Granger l’aspettava alla fine di un piccolo tappeto bianco, che si stendeva dal piccolo altarino, dove si sarebbero posizionati gli sposi, fino al piedi della giovane.
-Sei pronta?-chiesero in coro Harry e Ginny.
Lei annuì. –Sento che è giusto così che.. che dopotutto non voglio solo farlo, ma devo. E’ strano, non trovate?-
Luna si sentì stringere il cuore, decise di non rispondere e l’abbracciò.
-Mi concede questo onore, mia principessa?- sussurrò suo padre.
Lei sorrise e si strinse al suo braccio.
Il suo sposo l’aspettava in fondo alla striscia di tessuto, sull’altarino.
Si voltò e la guardò, come se fosse la cosa più bella che avesse visto.
Passo dopo passo, il suo futuro marito si avvicinava.
Non appena furono a pochi centimetri, suo padre le prese la mano e la mise in quella del ragazzo dai capelli rossi.
Lui aveva, come al solito, la mano sudata e questo la fece sorridere.
L’abbracciò, stringendola a sé.
Il matrimonio contava più di cento persone, tra famiglie, parenti, amici e ex-compagni di scuola.
La cerimonia fu breve e il loro amore fu sancito con un bacio.
-Ti amo Hermione Jane Granger.-
-Ti amo anche io Ronald Weasley.-
Fiori volano nell’aria, risate e sorrisi davano musicalità l’ambiente.
 
Da quel momento felice, i ragazzi non si separarono più. Ora i ragazzi hanno tre meravigliosi figli e Hermione è felice. Non potrebbe desiderare altro.
Solo una cosa non riesce ad accettare.
-Mamma.. posso parlarti un secondo?-domanda Rose Weasley.
-Certo, dimmi mia piccola Corvonero.-dice Hermione amorevolmente.
-Sai io mi sono..innamorata.-
Hermione sorride. –Oh, ma l’avevo capito da giorni! Finalmente lo ammetti! E chi sarebbe il fortunato?-
Rose tossisce. –Scorpius Malfoy.-
 Harry e Luna ne hanno parlato ed è ora che le vengano restituiti i suoi ricordi, ora che sono passati più di tredici anni e conduce una vita piena, decisa e stabile. Ma soprattutto, piena d’amore.
Hermione è a casa insieme a Rose, la sua primogenita, e quale momento migliore è questo?
Suonano al campanello della loro piccola e confortevole casa. E’ su due piani, il pianoterra è riservata al salotto e alla cucina, il piano superiore alle stanze e ai bagni.
Non è grande ma è bella, tanto bella.
-Harry, Luna! Che sorpresa! Venite! Stavo mettendo su delle cioccolate per me e Rose, ne volete?-
I due ragazzi sorridono. –Sì, grazie!-dicono richiudendo la porta dietro di loro.
-E Ginny? L’ho sentita giusto ieri..-
-Non ha potuto venire, doveva fare una commissione.- dice Harry mentendo.
Non appena le bevande sono pronte, si mettono sul divano.
Rose è in camera sua, ignara di tutto.
Harry prende dalla tasca l’ormai sciupata lettera e gliela consegna.
-Cos’è?-
-Aprila.- asserisce Luna.
Guarda il sigillo e riconosce la casata. –Ma cosa…-
-Fidati, ti prego.- dice il suo migliore amico.
Solleva il marchio e tira fuori la lettera.
Essa prende vita, esce da sola dalla busta e emana una forte luce che avvolge Hermione.
Le parole incise sulla pergamena vengono lette dalla voce profonda e intensa di Draco.
“Cara Granger,
se stai leggendo queste parole significa che stai avendo una vita piena e gioiosa ma è arrivato il momento di ricordare.
Sono i momenti più che io abbia mai vissuto, ad eccezione della nascita di Scorpius. Immagino che capirai il perché di questo nome.
Non ti vedrò per anni e questo per te significherà riprovare a ricominciare a vivere.
Sai, sospetto che sarà la nascita del tuo primo figlio, o mi sbaglio?
Ti auguro anni e ancora anni di felicità con tuo marito, almeno la metà di come li sto passando io.
Chissà che faranno i nostri figli. Litigheranno come noi? Oppure si ameranno una volta che si saranno conosciuti?
Non dimenticherò mai il nostro amore, nonostante entrambi siamo felici ora.
Non posso chiederti di perdonarmi, anche se non me lo merito. Eppure in cuor mio, spero che vorrai ricordare con me e invecchiare con questi ricordi nell’animo.
L’anima gemella si incontra in una sola volta nella vita e io sono onorato che tu sia stata la mia, piccola Granger.
Ti auguro una sincera e intensa, ma soprattutto eterna, felicità.
Ti ho amata tanto e ti chiedo di perdonare almeno il mio “dono” di nozze.
Ti meritavi di essere libera.
Non ho scuse, se non una giustifica inattaccabile: Ti amo.
Tuo,
Draco.” Rose scende le scale e vede sua madre commossa, si bloccò dietro il divano. Sua madre si alzò e la strinse forte.
 
  Note dell'autrice: Grazie di avermi seguita! Fatemi sapere cosa ne pensate! Sia critiche che complimenti sono ben accetti! Baci,
Juliet Leben 

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