Red.

di OneSun_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The institute ***
Capitolo 2: *** Are you afraid of me? ***
Capitolo 3: *** They don't know me ***
Capitolo 4: *** Lose your mind ***
Capitolo 5: *** People aren't what they say they are ***
Capitolo 6: *** The truth ***
Capitolo 7: *** We don't like bad girls ***
Capitolo 8: *** Friends or Enemies? ***
Capitolo 9: *** Never say goodbye ***
Capitolo 10: *** Season of love ***



Capitolo 1
*** The institute ***


                                THE INSTITUTE

Ognuno dentro di sé sa quanto possa far bene cambiare qualche volta. Cambiare scuola, gruppo di amici, cambiare casa o persino stato.
Azzurra si chiese se questa volta cambiare fosse una cosa necessaria per se stessa, se fosse pronta per una cosa del genere, così, con la testa appoggiata al finestrino della macchina cominciò a farsi domande a cui non avrebbe mai trovato una risposta, come biasimarla, stava per essere rinchiusa in un istituto. Sua madre in realtà lo chiamava 'Casa per ragazzini con problemi' ma Azzurra sapeva, in cuor suo, che i suoi genitori la credevano pazza. Avevano iniziato a crederlo l'estate prima, quando Azzurra si era fatta prendere dalle sue emozioni ed aveva dato libero sfogo alla fantasia per inscenare ogni genere di suicidio.
Lei voleva morire ma nessuno glielo permetteva, il perché? Azzurra non lo aveva mai capito.


La macchina accostò di fronte ad un grosso cancello verde che delimitava l'entrata dell'edificio, una struttura enorme di color giallo sporco.
Il cancello si aprì dopo lunghi ed infiniti secondi. Il veicolo avanzò.
La prima cosa che catturò gli occhi della ragazza fu l'enorme fontana che si trovava proprio al centro del cortile, una statua a forma di donna gettava rivoli d'acqua, sotto di essa un enorme quantità di rane di pietra. Azzurra pensò che fosse la fontana più brutta che avesse mai visto. La macchina accostò. Suo padre aprì la porta del veicolo e scese a prendere le valige, Azzurra si strinse le gambe al petto. “No” pensò “Non sono pronta per cambiare”. Ma prima che potesse fare qualunque gesto di resa, suo padre bussò leggermente al finestrino, incoraggiando la figlia a scendere dalla macchina. Azzurra lo fece, ma solo perché era costretta.
E prima che qualcuno potesse fermarla, la ragazza era già in cammino verso l'enorme edificio.
Arrivati alla reception, Lenny, il padre di Azzurra, posò le valige a terra e chiese gentilmente alla segretaria di accompagnare sua figlia nella propria stanza.
Prima di rispondere, la giovane donna con un tailleur rosa scuro, osservò attentamente una mappa attaccata al muro. Si voltò verso il padre di Azzurra con fare trionfante.
<< Da questa parte >> fece cenno ad Azzurra lanciandole un dolce sorriso che non venne ricambiato dalla ragazza.
<< Ti mostrerò la tua nuova camera >> aggiunse con molta più convinzione di qualche secondo prima. Azzurra le si avvicinò e si lasciò condurre verso la sua nuova camera.


<< Non è molto grande ma spero che ti piaccia lo stesso >> disse la signora con fare gentile prima di aprire la porta della stanza. Appena entrata Azzurra la squadrò, non rimase molto impressionata, era una stanza come tante altre, con una scrivania, delle piccole mensole ed un letto di ferro.
<< Ora vi lascio da soli >> annunciò la donna prima di chiudere la porta dietro di sé.
Il clima si fece subito spaventosamente freddo. Lenny appoggiò le valige sul letto.
<< Vuoi che ti aiuto a disfarle? >> Domandò alla figlia.
<< No grazie, ora puoi anche andare >> Rispose questa con voce gelida.
Lenny le si avvicinò e la strinse a sé quasi volesse farle capire che le voleva ancora bene ma Azzurra non gli credeva. Rispose all'abbraccio ma con poca decisione. Solo dopo che suo padre varcò la soglia della porta e la chiuse dietro di sé, solo in quel momento Azzurra capì di essere rimasta veramente sola.
Non voleva stare in quella stanza, non voleva disfare le valige.
Decise di fare una passeggiata.


Arrivò davanti ad una porta di vetro che dava su un enorme terrazzo all'apparenza vuoto, Azzurra la aprì e appoggiò i gomiti sul muretto, lanciò uno sguardo al paesaggio e iniziò ad apprezzarne i dettagli, ma quella fontana era proprio un pugno nell'occhio. Immersa nei suoi pensieri non si accorse del rumore della porta che cigolava, nemmeno il rumore dei passi che, lentamente, si avvicinavano a lei.
<< Cosa ci fai qui? >> domandò un ragazzo con dei capelli verdi.
Azzurra si girò e lo squadrò.
<< Cosa vuoi? >> domandò a sua volta. Il ragazzo la fissò.
<< Te lo hanno mai detto di non rispondere ad una domanda con un'altra domanda? >> chiese il ragazzo con un sorriso sghembo.
<< Te lo hanno mai detto di non disturbare la gente che sta cercando un po' di pace? >> Domandò Azzurra.
<< Primo giorno, vero? >> domandò nuovamente il ragazzo.
<< Si >> rispose Azzurra con tono freddo. Si susseguì un lungo silenzio.
<< Per quale assurdo motivo ti hanno rinchiuso qui? >> chiese sempre il ragazzo.
Azzurra lo guardò negli occhi per la prima volta, due meravigliosi occhi verdi.
<< I miei genitori mi credono pazza >> annunciò la ragazza con un sospiro.
<< E tu credi di esserlo? >> domandò nuovamente il ragazzo.
<< Che razza di domanda è questa? >> chiese Azzurra.
<< Mia madre dice sempre che i veri pazzi sono quelli che non hanno il coraggio di ammettere di esserlo >> rispose per la prima volta dopo un'infinità di domande.
Altri minuti di silenzio iniziarono ad incombere sui due.
<< Tu credi di essere pazzo? >> domandò Azzurra titubante.
Il ragazzo le lanciò un sorriso beffardo e la guardò negli occhi, prese il suo tempo prima di rispondere.
<< Io? Pazzo? >> chiese, fingendosi offeso.
<< Assolutamente no. >> aggiunse con un sorriso a trentadue denti.
Si voltò e si chiuse la porta di vetro alle spalle, lasciando una confusa Azzurra sul terrazzo.



 CIAO A TUTTI!
Premetto che ho iniziato una storia nuova ed ho cancellato quella vecchia chiamata "Body & soul" per il semplice motivo che non mi piaceva più, anzi, avevo iniziato ad odiarla. Con questa nuova storia ho voluto strafare perché questo non è proprio il mio genere di scrittura ma volevo cambiare ed aprirmi a diversi nuovi "mondi" se si possono chiamare proprio così.
Questo è un capitolo di prova, poi vedrò se cancellarlo oppure continuare la storia, dipende tutto da cosa ne pensate quindi fatemelo sapere :)

un grande bacio, la vostra OneSun_ <3
 

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Capitolo 2
*** Are you afraid of me? ***


                       ARE YOU AFRAID OF ME? 


Per tre giorni lo strano ragazzo dai capelli verdi non si fece vedere, né in classe, né in palestra, nemmeno nel cortile dell'istituto, Azzurra, una notte, si ritrovò a pensare se tutto quello che era successo sul terrazzo fosse solo frutto della sua immaginazione, iniziò a credere, in una piccola parte del suo cervello, di essere diventata davvero pazza, ed aveva paura, ma poi, il quarto giorno, il misterioso ragazzo fece la sua entrata nella mensa. Si sedette nell'unico tavolo vuoto, dove nessuno  andava mai, mise da parte il vassoio con il pranzo. Prese il coltello ed iniziò ad incidere sul legno. Azzurra lo guardava da lontano, ammirandone i muscoli ed ogni movimento delle braccia, quasi in uno stato di trance.
<< Attenta alla bava >> le sussurrò un ragazzo all'orecchio.
Lei sobbalzò e si voltò a guardarlo. Un sorriso malizioso e degli occhi verdi erano incorniciati da dei capelli ricci biondo scuro che ricadevano nelle guance paffute della persona che ora le stava di fronte, questi allungò la mano.
<< Sono Ashton >> annunciò, la ragazza le porse la sua.
<< Azzurra >> disse con tono freddo.
Ashton, senza che nessuno glielo chiese, si sedette di fianco a lei e fissò il ragazzo da cui, poco prima, Azzurra non riusciva a togliere gli occhi di dosso.
<< Michael Clifford >> parlò.
<< Come? >> Domandò lei.
<< Michael Clifford è il ragazzo che fino a poco fa osservavi insistentemente >> disse voltandosi e fissando i suoi occhi verdi in quelli grigi di lei.
<< Oh >> rispose lanciando un ultimo sguardo verso Michael.
<< Non dovresti frequentarlo >> annunciò Ashton.
<< Perché? >> domandò.
<< Mi Dio, perché è uno dei più pazzi di questo istituto. Ti sei mai chiesta il motivo per cui non lo si vede mai in giro? Lo hanno costretto a stare in camera la maggior parte del tempo, è un tipo pericoloso, credimi. >>
Ad Azzurra mancò il fiato.
<< Cos’ha fatto di così tanto brutto da non poter uscire dalla sua camera? >> Domandò con l’ultima punta di coraggio che le era rimasta.
<< Nessuno lo sa, solo voci di corridoio non confermate. Alcuni dicono che abbia ucciso qualche innocente, altri che abbia stuprato una ragazza, per quanto ne so io. Tutti i dipendenti di questo istituto dicono di stargli alla larga e non mi faccio ripetere le cose due volte in questo fottuto manicomio. >>
La campanella suonò. Michael però non era più nella stanza,  Azzurra passò davanti al posto su cui era seduto e lesse le incisioni che aveva lasciato sul tavolo di legno, Ashton fu subito dietro di lei.
 
“I’LL KILL YOU”
 
Vi era scritto. Un brivido percorse la schiena della ragazza. Corse via e si lasciò alle spalle la mensa, diretta verso l’aula di matematica.
 
La campanella suonò nuovamente e quando Azzurra uscì dalla classe, incrociò lo sguardo di Michael che stava appoggiato di spalle al muro, con le braccia conserte.
<< Ti stavo aspettando >> le disse.
<< Scusa ma devo andare >> rispose lei, lo superò e salì le scale verso la sua camera. Arrivata davanti alla porta, la aprì, ma prima che potesse essere in grado di entrare, delle grosse mani la presero da dietro e la sbatterono contro il muro.
<< Che cazzo avete tutti eh? Perché mi evitate? >> disse a denti stretti, Azzurra si spaventò, cercò di allontanarlo senza risultati, lui strinse la presa tanto da provocarle un dolore lancinante al braccio.
<< Mi fai male >> gemette sulle sue labbra.
<< Ti prego lasciami >> lo pregò, con le lacrime che minacciavano di scenderle dagli occhi grigi.
Lui mollò la presa, la guardò come se si fosse svegliato da un incubo.
<< Io… >> cercò di parlare ma gli uscì solo un sospiro mozzato.
Si mise le mani in faccia e lasciò che un lamento uscisse dalle sue labbra.
<< Mi… mi dispiace >> si voltò e corse via.
Azzurra non si chiese mai il perché del gesto che stava per fare, sapeva solo che era la cosa giusta.
Chiuse la porta della camera e corse incontro a quel ragazzo con i capelli verdi.


*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente!
Diciamo che questo è il vero e proprio inizio di questa storia.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito il capitolo precendente e spero che vi piaccia anche questo.
che dire... GRAZIE GRAZIE GRAZIE :)
ci vediamo la settimana prossima <3
tanti baci dalla vostra OneSun_ 


 

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Capitolo 3
*** They don't know me ***


       THEY DON'T KNOW ME


La stanza era buia. I passi rimbombavano tra le pareti e dei lamenti incombevano da punti sconosciuti. Azzurra si avvicinò a tatto, seguendo la forma delle parete con la mano destra. Arrivò all'interruttore, indugiò ma alla fine premette il pulsante, una luce fievole le permise di vedere. Michael era seduto ad un angolo, le braccia legate intorno alle ginocchia, gli occhi sbarrati fissavano il pavimento. Nel mentre si dondolava avanti ed indietro. Azzurra gli si avvicinò, ma lui non si accorse di lei, nemmeno quando, dolcemente, si sedette al suo fianco.
La ragazza decise di parlare.
<< Mi dispiace... >> sussurrò.
<< Per prima... >> aggiunse.
Per dei momenti infiniti nella stanza calò un lungo silenzio.
<< Voglio solo... >> iniziò a dire Michael, ma si fermò.
<< Vuoi cosa? >> domandò Azzurra incoraggiandolo.
Lui titubò, trattenne il respiro e poi lo lasciò uscire.
<< Voglio che la gente la smetta di guardarmi con quegli occhi, come per dire “so che cosa hai fatto”, ma loro non sanno, non sanno niente >> si mise le mani nei capelli e iniziò a piangere.
Azzurra non sapeva cosa fare, rimase lì, a guardarlo e poi fece una cosa che le venne naturale.
Lo abbracciò.
Di certo non conosceva quel ragazzo, non sapeva niente di lui, se non che, come lei, era rinchiuso in una specie di manicomio. Ma un abbraccio non lo si nega a nessuno, nemmeno al proprio nemico. Un nascondiglio, ecco cos'era per Azzurra un gesto del genere. Un posto dove poter dimenticare di essere la ragazza sbagliata, quella che non piace a nessuno, la ragazza che tutti giudicano ma nessuno vede, quella che, agli occhi degli altri, non era mai abbastanza, questa era la paura di Azzurra, non essere mai abbastanza. Lei sapeva come ci si sentiva, essere sola, senza nessuno che ti aiuta ad andare avanti. Solo una lunga lista di persone che arrivano, ti fanno capire come ci si può sentire bene per una volta, ed infine se ne vanno.
Michael indietreggiò.
<< Grazie >> sussurrò, la guardò negli occhi, la ringraziò anche con essi, ed infine se ne andò.




Chiuse la porta della camera e si lasciò abbandonare nel letto, pianse, ma solo perché era l'unica cosa che le veniva spontaneo fare. Pensò a quanto brutto potesse essere, vivere una vita come la sua, tutti l'avevano abbandonata, perfino i suoi genitori, era sola.
Sentì dei rumori provenire dalla porta. Si voltò e vide che dallo spiraglio usciva un pezzo di carta, si alzò e lo prese, si sedette nel letto. In un momento di follia pensò che potesse essere un messaggio da Michael ma poi lo aprì.


“ 00.00 Dalla fontana di pietra.
Ash xx “


Rimase sveglia ad aspettare la mezzanotte.
Arrivate le 23.50 iniziò ad andare in panico, cosa poteva volere Ashton da lei?
Si mise una felpa sulle spalle e scese le scale del dormitorio, si avviò alla fontana e si sedette di fianco ad una rana di pietra.
<< Bu! >> Azzurra sobbalzò.
<< Mi hai spaventata >> disse ad Ashton quando le si avvicinò.
<< Era quello l'intento >> rispose lui sogghignando.
Un silenzio calò sui due.
<< Allora... Per quale motivo mi hai fatta venire qui? >> gli chiese, lui continuò a scrutare l'orizzonte pensieroso.
<< Per chiederti di smettere di seguire Clifford >> rispose.
<< Io non l'ho seguito. >> disse lei in modo convincente.
<< Vi ho visti oggi, ma non è questo il punto >> annunciò porgendo ad Azzurra una cartella beige.
<< Cos'è? >> Gli chiese.
<< Apri >> le ordinò lui.
Azzurra lo fece. Una foto di Michael con dei capelli neri sfumati di rosso fu la prima cosa che vide.
Poi si costrinse a leggere quello che vi era riportato sotto.


“Incolpato di omicidio”


Diceva una grossa scritta rossa.
Andò in panico, si girò verso Ashton quasi in cerca di aiuto, lui la stava già guardando.
<< Voglio solo proteggerti >> le disse con tono dispiaciuto.
Azzurra non sapeva come sarebbe finita questa storia, ma una cosa era certa, dopo quello che le aveva detto oggi Michael lei non si sarebbe di certo arresa, sarebbe andata fino in fondo alla verità insieme a tutte le conseguenze che riportava questa sua decisione, si impose delle regole, la prima di queste, era: parlare con Michael Clifford.


*SPAZIO AUTRICE*
Mi dispiace se questo capitolo non è molto interessante ma ho cercato di renderlo il meno noioso possibile, so che non succede nulla ma diciamo che è un capitolo di "passaggio" o come volete chiamarlo.
I sentimenti di Azzurra che vengono fuori quando abbraccia Michael sono quei generi di sentimenti che provo io ogni giorno, sopratutto in momenti come questi. Oggi sono un po' giù di corda ma non voglio che questo influenzi sul lavoro che sto facendo perché ci saranno sempre momenti brutti ma ce ne saranno anche di belli e lo so. Però spero che nonostante questo il capitolo vi sia piaciuto :)
Lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate <3
tanti tanti baci dalla vostra OneSun_ 

 

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Capitolo 4
*** Lose your mind ***


                                  LOSE YOUR MIND


Finì di riordinare la stanza la sera stessa ed infine andò a letto sfinita. Si addormentò appena il suo capo toccò il cuscino e si svegliò solo con il rumore della sveglia che tuonava nella stanza.
Venerdì. Ultimo giorno di una lunga settimana di lezioni, una settimana ancora più lunga a causa di Michael e di tutti i problemi che stava causando la sua vicinanza con Azzurra, anche se lei, inconsciamente, non voleva allontanarlo. Sentiva che c'era qualcosa che doveva capire di quel ragazzo, voleva aiutarlo, perché sapeva come ci si sentiva a non essere aiutati. Si alzò e prese i primi vestiti che le capitarono a tiro, saltò la colazione, non aveva poi così tanta fame.
Si diresse direttamente in classe e si sedette in ultima fila vicino alla finestra che ora presentava un paesaggio tetro, il cielo era sommerso di nuvole nere come la pece.
Non sentì il ragazzo dai capelli verdi sedersi di fianco a lei fino a quando la sua mano si posò sulla sua coscia.
Azzurra si voltò di scatto e lo fissò. Scosto la sua mano violentemente.
<< Smettila di fare così >> le ordinò lui.
La ragazza rimase a bocca aperta.
<< Smetterla di fare cosa esattamente? >> gli domandò.
<< Smettila di evitarmi >> si accigliò.
<< Non ti sto evitando >> ribatté lei, il tono di voce sempre più dolce e comprensivo.
L'insegnante d'inglese piombò in classe.
<< Salve alunni! >> salutò con voce melodica.
<< Buon giorno professor Lawrence >> salutarono a loro volta i ragazzi in coro.
Il professore iniziò la lezione.
<< Invece credo proprio che tu mi stia evitando >> sussurrò Michael con il suo solito sorriso sghembo stampato in faccia.
Azzurra non rispose, si limitò a fissarlo come aveva fatto la prima volta che si erano incontrati.
<< Hai paura? >> le domandò posando nuovamente la mano sulla coscia di lei.
La ragazza trattenne il respiro.
<< No >> rispose lasciando uscire l'aria dai polmoni.
In tutta risposta Michael fece salire la mano sempre più in alto, fermandosi all'inguine.
<< E adesso? >> Domandò nuovamente.
Azzurra non voleva stare al suo gioco, non voleva cedere.
<< No >> rispose ansimando.
Lui la guardò, lei fece lo stesso.
<< Brava ragazza >> le disse dopo un lunghissimo minuto di sguardi intensi tra i due.
Tolse la mano dalla sua coscia e la posò sul banco, aprì un quaderno ed iniziò a prendere appunti come un normale alunno di una normale scuola.


Arrivata davanti alla porta della mensa, Azzurra prese il suo solito pranzo e passò in rassegna la stanza alla ricerca di un tavolo vuoto, ma poi, tra la folla di adolescenti scovò Ashton, seduto nello stesso posto dove i due erano solito pranzare insieme, lo raggiunse e si sedette al suo fianco ma lui la ignorò.
<< Hai qualcosa da nascondermi Ashton? >> gli domandò la ragazza dopo dieci lunghissimi minuti di silenzio imbarazzato.
<< No >> rispose lui, voltandosi e guardandola per la prima volta negli occhi.
<< Allora perché oggi non mi hai parlato nemmeno una volta? >> gli chiese nuovamente cercando di andare più a fondo.
<< Avevo paura che fossi arrabbiata con me >> confessò.
<< Per quale motivo dovrei essere arrabbiata con te? >> gli mise una mano nella spalla, confortandolo.
<< Il fatto è che... pensavo che avessi creduto alle parole di Michael, quello che ti ha detto ieri nella tua camera non... >> Azzurra lo fermò prima che potesse finire la frase.
<< Senti non m'importa se voi due vi odiate, non m'importa quello che vi dite l'uno sull'altro, io mi fido di te Ashton, sei l'unico amico che ho in questo posto. >> Ashton la abbracciò.
<< Ti voglio bene >> le sussurrò nei capelli.
<< Ti voglio bene anch'io >> confermò lei.


Azzurra passò le ultime due ore di scuola della prima settimana in quell'istituto, a fissare la pioggia scrosciare al di fuori dell'edificio.
Quando l'ultima campanella suonò e finalmente Azzurra poté tornare nella sua stanza, dove, guarda caso, Ashton la stava aspettando di fronte alla porta.
<< Cosa ci fai tu qui? >> gli domandò inserendo le chiavi nella toppa.
<< Oggi è venerdì >> annunciò.
<< Come sei perspicace Ashton Irwin >> lo prese in giro lei.
<< C'è una festa in palestra, ogni prima settimana di scuola ne facciamo una >> la invitò indirettamente.
<< Wow >> esclamò lei.
<< Ma... passo mi dispiace >> finì.
<< Cosa? Sei matta? E' l'unico motivo per cui andare fieri di frequentare questo manicomio >> ogni volta che Azzurra sentiva quella parola “Manicomio” un brivido le percorreva la schiena.
<< Smettila di chiamarlo così >> gli ordinò.
<< Solo se tu accetti di venire a questa noiosa festa >>
<< Mi stai minacciando? >> domandò freddamente, con una punta di scherzosità.
<< Era solo un modo alternativo per convincerti a venire alla festa ed evitare di seguire... Sai... Brutte compagnie >> annunciò.
Lei rise.
<< Scommetto che con “brutte compagnie” intendi Michael Clifford, giusto? >> gli chiese scherzosamente senza smettere di ridere.
<< Non è il ragazzo adatto a te >> il tono di Ashton si fece improvvisamente spaventoso e autoritario.
<< Okay >> confermò Azzurra cercando di non farlo arrabbiare più del dovuto.
<< Ci vediamo dalla palestra alle nove >> le disse lanciandole un sorriso prima di lasciarla da sola di fronte alla porta della sua camera.


Azzurra uscì dalla sua stanza con un vestito corto color rosso sangue con un ampia scollatura e delle sottili spalline.
Arrivò davanti alla porta della palestra e aspettò un po' prima di aprirla ed entrare, erano anni che non partecipava ad una festa.
Sospirò, Mise le mani sulla porta e la spinse.
La musica rimbombava per tutta l'enorme stanza ed una parte di ragazzi stava ballando convulsamente, l'altra parte invece erano avvinghiati l'uno all'altro nel vano tentativo di pomiciare in modo decente.
Azzurra non sapeva cosa le stava prendendo, aveva solo una gran voglia di buttarsi nella mischia e ballare, lasciarsi andare una volta per tutte.
Lo fece, si inoltrò in mezzo alla coltre di ragazzi ed iniziò a muovere i fianchi a tempo di musica. Alcune ragazze si unirono a lei e cercarono di parlarle amichevolmente.
Per una volta da molto tempo Azzurra non pensò di essere pazza.
Erano ormai quasi le undici e la musica continuava a rimbombare nella stanza provocandole un mal di testa intenso ma non smise di ballare, cercò Ashton tra i visi delle persone di fronte a lei, ma non riconobbe nessuno con il suo stesso taglio di capelli ed il suo sorriso inconfondibile.
Stava per passarle per la mente l'idea di andarlo a cercare quando due mani l'afferrarono saldamente per i fianchi da dietro.
Voltò la testa, nella luce fioca riconobbe i capelli verdi di Michael.
<< Buonasera >> le sussurrò all'orecchio.
<< Ti stai divertendo? >> Le domandò.
<< Mi stavo divertendo finché qualcuno non è arrivato a rovinarmi la festa >> commentò freddamente.
<< Bhe allora, permettimi di farmi perdonare >> disse prendendole la mano e portandola fuori da quel posto.


Erano nel corridoio che dava sui camerini, Michael rallentò il passo ma non lasciò la sua mano. Si voltò e premette dolcemente il suo corpo su quello di lei facendo in modo che le sue spalle fossero appoggiate al muro.
Posò la fronte sulla sua e lascio che le loro labbra avessero pochi millimetri di distanza, questo però non impedì che queste si sfiorassero a malapena.
<< Mi fai impazzire >> le sussurrò dolcemente.
Azzurra trattenne il fiato.
Michael passò la mano lungo il suo collo fermandosi solo all'altezza del succhiotto che la ragazza si era dimenticata d'avere.
Sorrise ammirando il suo lavoro e sfiorandolo con le dita.
<< Ha fatto tanto male? >> domandò avvicinando nuovamente le sue labbra sulle sue.
<< No >> sussurrò in risposta.
<< E questo fa male? >> le domandò prima di affondare i denti sul suo labbro inferiore, iniziò a tirare.
Il cuore di Azzurra fece un balzo, più per il gesto che per il dolore.
I denti vennero sostituiti dalla sua lingua che si scontrò con quella di lei.
D'istinto la ragazza affondò le mani sui suoi capelli, a sua volta Michael premette le sue sui fianchi di Azzurra.
I loro respiri si mischiarono e quando lui si staccò, lei sentì di aver perso qualcosa.
<< Millecentocinque >> le disse prima di lasciarla sola e in balia di se stessa.


Tornò in camera ma si perse nei mille corridoi dell'istituto che era un vero labirinto, imboccò una strada a caso pur di trovare la propria camera. Scovò un cartello che diceva “Reparto maschile”, era decisamente nella parte di edificio sbagliata. Cercò di trovare l'uscita.
Si stava guardando le scarpe pensierosa quando una voce famigliare la prese alla sprovvista.
<< Azzurra, cosa ci fai qui? >> le domandò Ashton.
Lei alzò la testa.
<< Ho sbagliato reparto >> rispose.
<< Ma dov'eri finito? Non ti ho visto alla festa... >> gli chiese.
<< Oh bhe io... ero con amici >> rispose portandosi una mano sulla nuca e grattandosi i capelli.
Delle voci fecero capolino dalla sua stanza.
<< Irwin cosa ci fai lì fuori? >> chiedevano.
<< Sono qui con una mia amica >> rispose.
Due ragazzi abbastanza alti uscirono dalla stanza e si sporsero per vedere a chi si riferisse Ashton. Questi si voltò verso la ragazza e li presentò.
<< Azzurra, questo è Calum >> Un ragazzo moro e di pelle un po' scura porse la sua mano verso di lei, la strinse.
<< E questo è Luke >> concluse.
Luke aveva i capelli biondi ed un piercing al labbro, era quel genere di ragazzi per cui Azzurra avrebbe perso la testa.
<< Piacere >> disse dolcemente questi porgendo anche lui la mano.
<< Bhe credo che sia meglio che tu vada, altrimenti se ti beccano qui si arrabbieranno con te >> le consigliò Ashton amichevolmente.
<< Certo, hai ragione >> gli sorrise.
<< Per me è stato un piacere conoscervi >> disse ai due ragazzi.
<< Anche per noi >> risposero questi all'unisono.
Ashton chiuse la porta, Azzurra rimase a fissarla per un po' di tempo, c'era qualcosa di strano in quel colore nero e quei numeri dorati che torreggiavano su di essa.
Si avviò verso la parte opposta.
Si fermò di colpo.
Tornò velocemente davanti alla porta e fissò nuovamente quei numeri.
Venne presa dall'ansia.
<< Millecentocinque >> sussurrò a se stessa.


*SPAZIO AUTRICE*
Okay. Premetto che questo è il capitolo più lungo su sui io abbia mai lavorato, ci ho messo un sacco di tempo per cercare di finirlo e di renderlo presentabile quindi spero che vi piaccia :)
ho delle NEWS da darvi!
1) Dal 31 fino al 12 sono in Valle D'Aosta con gli scout per il campo estivo e non c'è nessuna possibilità che possa scrivere la fan fiction lassù, quindi ho cercato (e cercherò) di allungare questo ed i prossimi capitoli. (senò se avete altre idee fatemi sapere :p)
2) Se vi fa piacere avevo una mezza idea di mettere le foto dei personaggi della storia e dell'istituto cose così, quindi fatemi sapere se vi va! (e magari spiegatemi anche come si fà dal momento che io non lo so lol)
3) (non è proprio una news ma vabbè) Per qualsiasi domanda che avete sulla storia ed aggiornamenti vari non esitate a chiedere!
Spero vivamente che la storia vi stia piacendo perché io ho sempre odiato il mio modo di scrivere quindi mi fa piacere leggere le vostre recensioni.
Che altro dire? GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Vi adoro dal più profondo del cuore, la vostra OneSun_
PS: se ve lo state chiedendo, sì, il titolo del capitolo è legato a Teen Wolf, che devo ammettere è la mia serie tv preferita in assoluto :)


 

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Capitolo 5
*** People aren't what they say they are ***


                              PEOPLE AREN'T WHAT THEY SAY THEY ARE: 


Come un giorno normale, Azzurra si diresse in classe e passò le ore di lezioni a prendere appunti sul quaderno rosso fuoco. Dopo di che andò a mensa e prese il suo solito piatto di pasta e la sua solita bottiglietta d'acqua. Si sedette al tavolo ed iniziò ad osservare ogni movimento del ragazzo con i capelli verdi, noto come Michael Clifford. Lui semplicemente stava seduto sulla sua sedia da solo, vassoio da parte e coltello alla mano incidendo altre nuove cose sul tavolo di legno. Per quanto potesse provarci, Azzurra, non vedeva quell'uomo come un pazzo.
<< Smettila di guardarlo >> le ordinò Ashton.
Lei non lo ascoltò, anzi, si alzò e si diresse verso quell'ammasso di capelli verdi, lui la ignorò ma quando gli si sedette davanti, nel suo stesso tavolo, non poté evitare quegli occhi grigi e quei capelli neri come la pece.
<< Ti devo parlare >> gli disse, con tono autoritario, quasi fosse un ordine.
<< Dimmi dove e quando >> rispose lui, distogliendo lo sguardo e continuando il suo lavoro sul tavolo di legno ormai pieno di scritte spaventose.
<< Dalla fontana, alla fine delle lezioni >> disse lei.
<< Perfetto >> confermò Michael.
La campanella suonò, Azzurra lasciò il tavolo e, appena uscita dalla mensa, il suo amico le si avvicinò.
<< Ti farai uccidere >> le sussurrò.
<< No, non mi farà del male >> rispose cercando di convincerlo, non sapeva però che l'unica persona che cercava di convincere era se stessa.
 
 
L'ultima ora si avvicinò e quando il rumore della campanella tuonò nell'edificio Azzurra non poté non nascondere di aver paura.
Lasciò i suoi libri nell'armadietto e si diresse dalla fontana mentre la pioggia minacciava di scendere sopra l'istituto. Si sedette sul bordo di pietra ed aspettò.
E aspettò.
E aspettò ancora.
Dopo mezz'ora Michael non si fece vedere, Azzurra decise di tornare dentro.
Passò tra i corridoi vuoti e si sentì osservata. “Un sintomo di pazzia” pensò.
Ma non era così.
Si diresse a grandi passi verso la sua camera ma prima di riuscire ad aprire la stessa porta, venne presa da dietro e spinta violentemente dentro la camera.
Si voltò, sapeva a chi appartenevano quelle mani che le cingevano la vita bruscamente.
Michael Clifford.
Si guardarono poi lui chiuse la porta fortemente provocando un tonfo sordo.
Le mise le mani sulle spalle e la spinse sul suo stesso letto, la ragazza si mise con le ginocchia al petto e le spalle al muro, aveva paura.
Lui la guardò in piedi di fronte alla sua figura minuta dopo di che le prese le caviglie e gliele stese molto lentamente.
Azzurra ansimava.
Si sedette di fianco a lei con un movimento agile la prese per i fianchi e la costrinse a sedersi sopra di lui. Adesso erano in due ad ansimare.
Si guardarono negli occhi per un tempo infinito ed una pace assoluta interrotta solo dall’avvicinarsi delle labbra di lui nell’orecchio di lei.
<< Cosa vuoi da me? >> le sussurrò facendo in modo che le sue labbra sfiorassero il lobo di Azzurra.
<< Ho letto la tua cartella >> si fece sfuggire.
<< Hmmm >> mugugnò Michael.
Le afferrò dolcemente i palmi delle mani ed iniziò a baciarglieli mentre la guardava negli occhi.
<< Volevo… Volevo solo sapere… sapere se… >> ansimò lei, cercando di non darlo a vedere, ma invano.
<< Se ho ucciso qualcuno >> affermò lui.
Un silenzio imbarazzato calò sopra la ragazza.
<< Quindi lo hai fatto? >> domandò a Michael mentre lui era preso a baciare ancora le sue mani.
Si fermò per un attimo e fissò le sue iridi in quelle di lei, uno sguardo gelido che la fece rabbrividire.
Le mise nuovamente le mani sui fianchi e la gettò nel letto facendola sdraiare sotto di lui.
Inizio a baciarle la spalla.
<< Si >> sussurrò tra un bacio e l’altro.
<< E sai cosa? >> domandò posando il suo viso su quello di lei, ora i loro nasi si toccavano e le loro bocche erano vicine.
<< Cosa? >> sussurrò sulle sue labbra.
<< Non mi è dispiaciuto >> rispose lui.
Affondò il suo viso nell’incavo del suo collo e la morse, Azzurra strinse le labbra per il dolore, affievolito poi dalla lingua di Michael.
Appena finito la ragazza si alzò velocemente e spinse Michael via da sé, si alzò.
<< Devi andartene >> gli ordinò.
<< Adesso >> Aggiunse bruscamente.
Michael la guardava con un sorriso sghembo, si alzò, le mise le mani sulle guance e tornò a sussurrare al suo orecchio.
<< Non dirmi che non ti è piaciuto >> Azzurra sobbalzò.
<< O forse vorresti di più? >> chiese e pronunciando quelle parole fece scivolare la sua mano lungo i suoi fianchi e sotto la sua coscia.
Lei lo spinse via nuovamente.
<< Lasciami in pace >> gli ordinò ma le uscì più come una supplica.
<< Sei tu che sei venuta a cercarmi >> si accigliò.
<< Si ma non per…>> iniziò a dire gesticolando
<< Questo >> concluse.
<< E per cosa allora? >> le domandò sempre più arrabbiato.
<< Ho letto la tua cartella, come ho già detto, volevo sapere perché? Perché lo hai fatto, perché hai ucciso un innocente? >> chiese disperata.
Michael si mise a sogghignare.
<< Smettila di ridere >> gli ordinò.
<< Sono seria >> concluse.
<< Non era innocente, ha ucciso la mia famiglia, quell’uomo ha ucciso la mia fottuta famiglia >> le urlò contro.
<< Io… >> cercò di dire Azzurra ma non finì. Guardò Michael, la rabbia si stava impossessando del suo corpo, iniziò ad andare avanti ed indietro per la stanza finché non prese la lampada che Azzurra teneva sul comodino e la scaraventò a terra, fece lo stesso con la sedia ed i libri.
Lei era pietrificata dalla paura.
Il ragazzo iniziò ad urlare, non smise di distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro.
Azzurra si mise le mani nelle orecchie e cercò di urlargli, a sua volta, di smetterla trascurando le lacrime che le stavano scendendo dal viso.
Degli uomini fecero capolino nella camera e presero Michael per le spalle, lo fecero inginocchiare a terra con forza e gli infilarono una siringa nel collo.
<< Sedativo >> sussurrò l’uomo.
 Michael scivolò a terra insieme a tutti gli oggetti ormai distrutti.
Si abbassò e lo guardò perdere i sensi, lui stava fissando qualcosa dietro di lei ma la ragazza non si voltò, riuscì a cogliere le ultime parole di Michael.
<< Ricorda >> le disse a bassa voce.
<< Non tutte le persone sono quello che dicono di essere >> continuò a fissare al di là delle sue spalle. Chiuse gli occhi e lasciò il suo corpo appesantirsi al suolo.
Azzurra si voltò, non era qualcosa che stava guardando Michael, era qualcuno.
E non una persona qualsiasi. Bensì, Ashton Irwin.
<< Avanti, tutti fuori >> Ordinò nuovamente l’uomo che aveva sedato Michael.
Spinse via Ashton dallo stipite della porta ma ciò non permise ad Azzurra di lanciargli un ultimo sguardo.
La porta si chiuse e lei rimase sola, tremava.
Cosa voleva dire Michael con la frase “Non tutte le persone sono quello che dicono di essere”?
Azzurra non lo sapeva e di certo non voleva scoprirlo.
Si inginocchiò a terra e si sdraiò sul pavimento insieme ai pezzi di vetro e a tutti gli oggetti distrutti dalla furia del ragazzo con i capelli verdi.
Rise per quella strana situazione in cui si era trovata.
Rise molto di più per la similitudine che quei pezzi di vetro rappresentavano.
La vita di Azzurra, fatta a pezzi, proprio come ogni cosa in quella orribile stanza.


*SPAZIO AUTRICE*
Eccomi qua! scusate se vi ho fatto aspettare così tanto ma ho avuto un sacco di problemi in questi giorni. Sono dovuta partire il 19 e sono stata tre giorni con la mia SQ di scout per preparare le cose per il campo estivo e appena tornata mi ero promessa di pubblicare ma ahimè ho avuto ripetizioni di francese fino ad oggi perché ad Agosto ho l'esame di riparazione.
Ma per farmi perdonare ho allungato la storia di questo capitolo.
Spero che vi piaccia e mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto.
Fatemi sapere cosa ne pensate :D 
Tanti baci, la vostra OneSun_

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Capitolo 6
*** The truth ***


                                                           THE TRUTH


<< Cosa vuol'dire? >> domandò Azzurra evitando lo sguardo di Michael.
Erano seduti nel cortile, con le spalle appoggiate all'albero vicino alla fontana, nessuno che popolava quello spoglio giardino.
Azzurra iniziava a capire perché: non tutti avevano il coraggio di girare intorno a Michael Clifford.
<< Cosa? >> domandò lui guardandola come se fosse pazza, magari lo era.
<< Intendi il bacio? >> il suo sguardo si fece subito malizioso.
<< Cosa? No! Intendo millecentocinque, è la camera di Ashton ma cosa dovrebbe significare? >> le chiese curiosamente, era stanca di questi segreti, e degli indizi.
<< Tutto è collegato in questo posto >> rispose lui continuando a fissare il cielo.
<< E cioè? >> gli domandò nuovamente, troppo presa dal cercare di scoprire il “mistero” invece che prestare attenzione.
<< Qual'è il numero della tua stanza? >> le chiese cercando di farle capire.
<< Millenovecento >> rispose lei, sempre più perplessa.
<< Quanti pazienti ci sono in questo Istituto? >> continuò a domandarle.
<< Non lo so... duemila e qualcosa credo... >> disse continuando a non capire.
<< Tutti iscritti in questi pochi giorni >> annunciò lui.
<< Si ma... Cosa vorresti dire, cioè non ha senso io... >> le mise un dito sulle labbra bloccando la fine della frase.
<< Shh >> le sussurrò avvicinandosi a lei, alle sue labbra.
<< Dimmi cosa vuoi >> le chiese indirettamente accarezzandole i capelli.
Azzurra trattenne il respiro.
<< Te >> sussurrò a sua volta, lasciando che l'aria abbandonasse i suoi polmoni.
Lui le passò un dito sulle labbra piene.
<< Da quanto tempo è che mi desideri? >> le domandò passandole le mani su quelle che, sapeva, erano i suoi punti deboli, le cosce.
Lei non aveva una vera e propria risposta a questa domanda quindi rimase in silenzio.
<< Non lo sai eh? >> disse leggendole nel pensiero, si passo la lingua sulle labbra quasi avesse fame di lei.
Si stavano avvicinando nuovamente, come la sera prima, presi l'uno dall'altra.
Michael si alzò interrompendo la magia del momento.
<< Andiamo >> la incoraggio, quasi fosse un ordine.
 
Si affrettarono verso i corridoi che ad Azzurra sembravano famigliari, lui la stava portando nella sua stanza, la camera millenovecento. Prima di aprire la porta, però, lui la poggiò dolcemente al muro e la baciò.
Prima sulle labbra, passando poi sul collo e le mascelle mentre le sue mani la sfioravano da tutte le parti.
Ansimavano entrambe, solo in quel momento Azzurra capì quanto, tutto l'odio che aveva accumulato per quel ragazzo, tutte le domande senza risposta, tutti i punti interrogativi che aveva ancora aperto su di lui, non facevano altro che farglielo desiderare di più. Strinse le dita sui suoi capelli verdi. Lui la prese in braccia e lei legò le gambe intorno alla sua vita.
Continuavano a baciarsi.
Con un gesto veloce aprì la porta. Stranamente aperta, Entrambe scoprirono il perché.
Appena entrati, Michael la posò a terra in modo scortese, nel mentre fissava un punto indefinito alle sue spalle.
Azzurra si voltò, Ashton era in piedi dietro di lei i pugni serrati lungo le gambe.
Michael, di fronte a lei, faceva lo stesso, si guardavano.
Il ragazzo con i capelli verdi aveva i denti stretti quando parlò.
<< Cosa cazzo ci fai tu qui? >> domandò al biondo.
<< Potrei farti la stessa domanda >> rispose questi con veemenza.
Azzurra non parlò.
<< Lasciala in pace assassino >> lo insultò Ashton, visibilmente esterrefatto ancora dalla scena di pochi secondi prima.
Michael non ci vide più, si schianto contro il ragazzo sferrandogli un pugno secco alla mascella.
L'altro rispose con un gancio destro nella pancia.
Erano uno sopra l'altro quando Azzurra, spaventata, lanciò un grido che fece fermare i due.
<< Smettetela! >> pregò i ragazzi.
Solo dopo capì che questi si erano fermati in colpa le lacrime che sgorgavano dal viso di Azzurra.
Michael le si avvicinò, sfiorandole la guancia con una nocca, non si accorse però che era insanguinata.
Lei lo spostò violentemente.
<< Andate via, tutti e due! >> urlo ad entrambe con tono fermo.
Il primo ad andare fu Ashton, non si voltò e non salutò nessuno, sbattè la porta alle sue spalle come fosse una minaccia.
Michael si avvicinò nuovamente alla ragazza.
<< Perdonami >> le sussurrò pregandola sulle sue labbra.
<< Va, ti prego >> lo pregò a sua volta.
<< Okay >> si avvicinò alla porta, prima di aprirla si fermò.
<< Ricordati quello che ti ho detto >> la informò prima di chiudere la porta con un tonfo sordo.
Azzurra si lasciò andare sul letto, chiuse gli occhi ed in pochi secondi si addormentò.
 
I corridoi erano tutti uguali, Azzurra però sapeva esattamente dove doveva andare, percorse tutta la strada guardandosi le scarpe e fissando il pavimento, che, con i quadratini colorati di rosso e blu, se aguzzavi la vista, si poteva benissimo scorgere una freccia luminescente. Azzurra seguì le indicazioni riportate sul pavimento di marmo, provocando dei rumori rimbombanti mentre sbatteva le suole delle scarpe a terra. Svoltò nuovamente in un corridoio, uno molto più lungo rispetto agli altri, arrivò alla fine, dove una scritta nera torreggiava sopra di lei, quasi non volesse lasciarle altra scelta. Questa diceva “Sotterranei” seguita poi a sua volta da un'altra piccola freccia nera che indicava una scala che scendeva verso destra. Azzurra seguì quell'indicazione. Alla fine delle scale vi era una porta di legno mordicchiata da diverse parti. La aprì, questa fece un grande frastuono. La stanza era buia e, a tatto, la ragazza riuscì a trovare la luce, l'accese e si inoltrò nella camera, che, come le era saltata all'occhio appena la fievole luce aveva illuminato gli angoli bui, era piena fino al soffitto di cassetti di metallo, Azzurra, si avviò direttamente verso la lettera “I”, non sapendone il motivo aprì il cassetto ed iniziò a cercare in mezzo alle numerose cartelle, fermò le sue dita e fissò il pezzo di carta ingiallito, rimase a bocca spalancata per la vista.
 
Si svegliò di soprassalto, si accorse che stava sudando solo dopo aver finito di ansimare. Si sdraiò nuovamente nel letto e rimase stesa per un po' di tempo a fissare il soffitto ripensando al sogno che aveva fatto. Con la mente ripercorse le stanze che aveva sognato. Si rimise a sedere e titubò, prese le scarpe velocemente, uscì dalla camera senza nemmeno chiuderla, voleva fare di fretta, perché sapeva che se non avesse provato avrebbe di sicuro cambiato idea.
Si ritrovò sotto la scritta che diceva “Sotterranei” e si sentì strana, non aveva mai percorso quei corridoi eppure li aveva sognati, com'era possibile?
Scese le scale, sempre più velocemente ed entrò nella stanza, che era esattamente come l'aveva sognata. Si diresse verso il cassetto che riportava la lettera “I” e passò in rassegna le cartelle ingiallite, non sapeva cosa stava cercando finché non lo ebbe trovato.
Le sue dita si fermarono sulla carta su cui era scritto il cognome “Irwin” si bloccò, non voleva andare avanti.
Ma non ebbe altra scelta.
Aprì la cartella e tutto ciò che lesse la sconvolse.
 
“ASHTON IRWIN, PAZIENTE MILLECENTOCINQUE.
INCOLPATO DI SVARIATI CRIMINI E OMICIDI NELL'INVERNO DEL 2012,
INCOLPATO DI STUPRO E RAPINA A MANO ARMATA NELL'ESTATE DEL 2013
INCOLPATO DI TRAFFICO DI DROGA ILLEGALE DAL 2010”
 
Non riuscì a finire di leggere le ultime righe.
Una persona con sguardo maligno le stava puntando una torcia addosso.
Azzurra rimase pietrificata.
Sapeva di essere nei guai, ma questa volta erano guai seri.


*SPAZIO AUTRICE*
Allora, cercherò di non tirarla per le lunghe ma sarà una cosa un po' difficile.
Ho deciso di pubblicare il capitolo oggi semplicemente perché, come già saprete, domani parto e starò via dodici giorni, non ho avuto molto tempo in questi giorni per ricontrollare gli errori quindi mi dispiace se qualcosa non quadra, spero solamente che questo capitolo vi piaccia.
Aprofitto di questo spazio per ringraziarvi di cuore. Quando ho iniziato a scrivere questa fan fiction pensavo più che altro a quanta gente sarebbe piaciuta perché è diverso leggere la propria storia da leggere la storia di un altro e molte volte non mi sento all'altezza degli altri.
Ma grazie a voi che recensite, seguite e mettete tra i preferiti la mia storia, o la leggete solamente riesco a capire che tutto il lavoro che c'è dietro a questo racconto non è vano e mi fate scoppiare il cuore di felicità ogni volta che mi dite che un certo punto vi è piaciuto o chissà cosa.
Perciò grazie, per farmi provare emozioni stupende, per aiutarmi a capire dove sbaglio, ma sopratutto per dedicare del tempo a ciò che faccio, è davvero importante e non riuscirò mai a spiegare quanto io vi amo per questo.
Quindi grazie ancora. GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Siete fantastici.
Tanti baci, la vostra OneSun_ che non si farà viva per un bel po' <3

 

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Capitolo 7
*** We don't like bad girls ***


                              WE DON'T LIKE BAD GIRLS


Si voltò verso la fonte di luce incapace di vedere ad un palmo dal suo naso.
Scorse infine una donna, la pelle scura e degli occhi sbarrati come un rimprovero silenzioso.
<< Cosa diavolo ci fai tu qui? Una paziente non può stare nell'archivio sotterraneo >> la giudicò la donna puntandole un dito contro.
<< Io... >> iniziò Azzurra ma questi la fermò.
<< Dammi qua quel fascicolo, ti spetterà una bella punizione per questo tuo comportamento >> le urlò, lo strano accento che rimbombava nei muri di pietra.
<< Punizione? >> domandò Azzurra con una voce spaventata.
<< Già, le persone cattive meritano le punizioni. E ora va >> le ordinò strappandole il fascicolo dalle mani e sfogliandolo velocemente.
L'ultima cosa che Azzurra sentì fu un piccolo borbottio da parte della donna prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire nell'ombra della sua stanza che in quel momento sembrava estremamente sicura.


Si addormentò nuovamente ma venne svegliata da delle voci forti provenire dal corridoio, susseguiti poi da dei colpi violenti alla porta, qualcuno stava bussando.
<< Avanti >> ordinò allo sconosciuto con voce roca.
Questi aprì la porta ed entrò, un pezzo di carta in mano, portava un abito elegante con una cravatta nera e un cartellino con sopra inciso il proprio nome.
<< Buongiorno signora Grey, sono il preside di questa scuola >> annunciò adagiandosi dolcemente nel letto della ragazza.
L'aspetto inizialmente minaccioso dell'uomo venne addolcito con questo piccolo gesto.
<< Okay >> rispose Azzurra non sapendo bene cosa dire.
<< Ci tenevo a dirle che la sua punizione è determinata da lo stare chiusa in camera per tutta la settimana, niente lezioni, niente di niente, né chiamate, né amici vari, sarà in perfetta armonia con se stessa rinchiusa in questo posto, l'aiuterà a pensare a ciò che ha sbagliato >>
“quindi è questa la punizione che è stata inflitta anche a Michael?” pensò Azzurra.
<< Le va bene come punizione? >> domandò il signore provocando dei brividi nella schiena della ragazza.
<< Certo >> rispose questa poco convinta.
<< Sa, a noi non piacciono le ragazze cattive >> annunciò l'uomo lanciando uno sguardo maligno verso Azzurra, si alzò dal letto e chiuse la porta alle sue spalle.
La ragazza sentì delle chiavi infilarsi nella toppa per poi venire girate.
Era rinchiusa in quel posto, e dovette ammettere che non si era mai sentita più imprigionata di così in vita sua.


Si riaddormentò ma poi venne nuovamente svegliata da un rumore anomale provenire ancora dalla porta. Si rigirò nel letto pensando che fosse solo un sogno ma poi i rumori si rifecero vivi dentro la piccola scatoletta in cui era rinchiusa. Si alzò e si diresse verso il pezzo di legno scrostato che delimitava la sua porta, poggio i palmi sopra di essa e quando vide il pomello che iniziava a girare senza che lei lo toccasse, mise una mano sopra di esso per bloccare la persona che cercava, invano, di entrare.
<< Sono io Azzurra >> disse una voce oltre la porta, una voce famigliare che fece ricordare alla ragazza di non essere sola.
<< Michael? >> domandò per essere sicura di non avere le visioni.
<< Si >> rispose questi, Azzurra lasciò andare il pomello, la testa le pulsava ed i battiti si fecero irregolari. Quando la porta si spalancò lasciò entrare il ragazzo e la chiuse velocemente, si voltò verso il ragazzo con i capelli verdi e si gettò sulle sue braccia.
<< Ho avuto tanta paura >> gli disse nell'orecchio.
<< Anche io >> rispose Michael.
<< Avevi ragione su tutto, millecinquecentocinque, su Ashton, lui è un assassino >> annunciò sciogliendo l'abbraccio e poggiando il suo corpo tremante al muro.
<< Lo so >> disse a sua volta il ragazzo prendendo il mento di Azzurra tra le dita.
<< Ma non devi avere paura >> sussurrò sulle sue labbra.
<< Se solo qualcuno prova ad avvicinarsi giuro che lo uccido >> finì di pronunciare per poi lasciare un leggero bacio nell'angolo della bocca di lei.
Dei brividi le percorsero la schiena, inizialmente pensava che fosse per la paura delle parole minacciose di Michael ma poi capì che quei brividi erano la causa del corpo di lui premuto sul suo.
<< Azzurra... >> iniziò lui avvicinandosi sempre di più.
<< No >> ordinò lei, mettendo un dito sopra le sue labbra.
<< Non adesso >> lo pregò dolcemente prima di affogare ogni pensiero, ogni paura, ogni cosa, nel loro passionale bacio.
Non era di certo il primo, quel bacio, ma si può dire che era uno dei migliori.
Prima che Azzurra potesse avere il tempo di ragionare, Michael le tolse la maglietta e lei fece lo stesso con la sua. Si fermò a guardare i suoi muscoli e ne tracciò ogni tratto con le sue mani mentre il ragazzo dai capelli verdi le lasciava piccoli baci bagnati sul collo.
Le prese le gambe che legò intorno alla sua vita ed entrambe si ritrovarono nel letto in pochi secondi.
Rimasero sdraiati l'uno sull'altro a baciarsi e toccarsi per molto tempo finché Azzurra non si fermò.
<< Vuoi... >> cominciò a dire ma tutto quello che le usci fu un mugolo.
<< Cosa? >> domandò il ragazzo perplesso, un piccolo sorriso si formò sulle sue morbide labbra.
<< Vuoi, nel senso... >> continuò lei, ma la timidezza ebbe la meglio.
<< No >> rispose lui capendo al volo ciò che stava intendendo Azzurra.
Poso le sue labbra sulle sue dopo di ché le sussurrò all'orecchio: << Non stanotte. >>
Si sdraiò al suo fianco e l'attirò a sé si guardarono a lungo, entrambe erano sempre senza maglietta, ma non importava.
Si addormentarono così, l'uno abbracciato all'altro, come due bambini desiderosi d'affetto, come una mamma che abbraccia il proprio figlio.
Come due persone innamorate che hanno bisogno di evadere dalla realtà.


*SPAZIO AUTRICE*
perdonatemi se vi ho fatto aspettare tanto per questo capitolo, so che non è ciò che vi aspettavate di trovare dopo quindici giorni di assenza ma ho avuto molte cose da fare e questo capitolo non è uno dei migliori, me ne rendo conto. L'unico problema è che devo riordinare le idee e capire come fare andare avanti questa storia quindi prometto che mi impegnerò molto di più.
ANYWAY c'è una piccola novità che spero vi piaccia :)
Io e la mia migliore amica stiamo scrivendo una nuova fan fiction tramite un nostro profilo condiviso sempre su i 5sos.
Ci stiamo lavorando moltissimo e ci teniamo ad avere i vostri pareri quindi, se siete interessati, potete cercare la storia sotto il titolo di: "They can say what they say" e sotto il profilo "A_C" 
Ci tenevo anche a precisare che è del tutto diversa da questo genere e questa storia che sto scrivendo io personalmente, ma spero comunque che in qualche modo possa piacervi :)
Grazie mille per le recensioni che avete lasciato e scusate ancora se quello che ho scritto non è molto interessante come dovrebbe.
Tanti baci, la vostra OneSun_

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Capitolo 8
*** Friends or Enemies? ***


                                FRIENDS OR ENEMIES?


La punizione passò così: chiusa in camera con un Michael Clifford sempre più scherzoso ed amorevole, che si prendeva cura di lei e le portava del cibo extra rubato dalla mensa rispetto al solito orribile “pasto” che ad Azzurra veniva dato giornalmente.
L'ultima sera, mentre Azzurra assaporava il suo muffin ai mirtilli chiese a Michael: << Ma se scoprono che rubi il cibo per me dalla mensa, non finirai nei guai? >>
In tutta risposta lui rise.
<< Certo, finirò in prigione di sicuro per un muffin >> la prese in giro.
Entrambi risero di gusto e quando anche quella sera, l'ultima sera, passò, e la luce mattutina sostituì la notte stellata, Azzurra dovette ammettere di essere triste, quei giorni erano stati pura pace, ma ora doveva tornare alla realtà, affrontare Ashton e tutte le conseguenze che portava con sé quella sua amicizia bella ma allo stesso tempo proibita.
 
Entrò nell'aula di letteratura con i libri in mano e, sebbene il suo subconscio le ordinava di non farlo, si sedette di fianco ad Ashton, fingendo che niente fosse accaduto.
<< Hey Ash >> lo salutò amorevolmente.
<< Azzurra >> la guardo esterrefatto, più che altro sbalordito e preoccupato allo stesso tempo. Si alzò e l'abbraccio dolcemente.
<< Pensavo fossi tornata a casa all'improvviso, non ti ho più vista in giro >>
disse quando si staccò da lei. Azzurra finse un sorriso.
<< Già mi hanno messa in castigo >> si fece sfuggire inconsciamente.
Il ragazzo biondo la guardò perplesso.
<< Punizione? Per cosa? Sei la ragazza più sana di mente in questo posto >> domandò ed affermò allo stesso tempo.
<< Si bhe... >> iniziò lei muovendosi incerta sulla sedia. Cercò una scusa il più in fretta possibile.
<< La sera della festa il preside mi ha beccata nel reparto maschile, ha aspettato a dirmelo perché è stato fuori città il giorno dopo ma quando è tornato è venuto in camera mia per informarmi della punizione >> raccontò velocemente, incapace di nascondere l'imbarazzo.
<< Oh... non pensavo fossero così ferree le regole qua dentro, ma il nuovo preside deve essere un vero e proprio stronzo >> commentò lui.
<< Lo è, incute una paura incredibile >> confermò lei, in realtà, il ragazzo che ora aveva davanti le faceva paura.
<< Buon giorno ragazzi >> fece la sua entrata il professore.
<< Buon giorno professore >> risposero gli alunni all'unisono.
Azzurra non ringraziò mai abbastanza il suo prof come in quel momento, non aveva più voglia di parlare con Ashton, sopratutto, non aveva voglia di sopportare le sue bugie ed i suoi segreti, non più.
 
Azzurra si era dimenticata di quanto fosse difficile frequentare un manicomio ed andare a scuola allo stesso tempo, essere una pazza suicida ed una normale alunna era stancante, ma aveva il suo premio che l'aspettava alla fontana alla fine di ogni lezione, Michael Clifford.
Lo abbracciò ed entrambe si sedettero dall'albero della settimana precedente.
<< Continui a parlare con lui, non è vero? >> le domandò Michael con tono preoccupato, nel mentre le accarezzava la mano che teneva sulla sua.
<< E' pur sempre mio amico >> confessò lei.
Di certo ogni ragazzo di quell'orribile posto aveva una brutta storia alle spalle, segreti, cose spaventose e colpe che si sarebbero trascinati dietro fino alla tomba, di sicuro Azzurra non poteva incolpare Ashton di quello che aveva commesso in passato dal momento che, lei aveva imparato a sue spese, non si poteva giudicare una persona in base al proprio passato, non si può, non è una colpa reale, o, almeno era quello che pensava lei di tutta questa storia.
<< Almeno stai attenta >> la mise in guardia, con tono freddo, era evidentemente infastidito da questo suo rapporto con Ashton.
<< Lo sai Michael, so badare a me stessa >> rispose lei prendendo il suo mento fra le dita, cosa che era solito fare lui. Gli lasciò un leggero bacio sulle labbra e quando si staccarono lui appoggiò la sua fronte su quella di lei.
<< Lo so che sei una guerriera con le palle >> disse ed entrambe risero all'unisono.
 
La sera calò sopra l'edificio ed i due ragazzi furono costretti a rientrare, questa volta Michael non accompagnò Azzurra alla porta, meno male, dal momento che, appena varcata la soglia della camera davanti alla ragazza si presentò un Ashton Irwin in, pigiama?
<< Cosa ci fai qui? >> domandò Azzurra cercando di nascondere la paura di trovarsi di fronte a lui in una stanza buia, cosa che la spinse ad accendere la luce.
<< Ti stai comportando in modo strano >> annunciò lui.
<< Credo di sapere cosa mi stai nascondendo >> concluse.
Per un attimo ad Azzurra mancò il fiato, quando vide il suo amico avvicinarsi minacciosamente verso di lei.
<< Cosa dovrei nasconderti, Ash? >> gli chiese con il fiato mozzo.
<< Tu e Michael >> rispose.
Azzurra lasciò andare il respiro che aveva trattenuto, da una parte era felice che si trattasse solo di lei e Michael, dall'altra invece no, sapeva bene quanto quei due non si sopportassero.
<< Beh... >> incominciò ma l'amico la interruppe.
<< Non voglio dirti cosa devi o non devi fare, ma sai quanto penso che sia pericoloso quello, tu non lo conosci, è da molto tempo che sono rinchiuso qua dentro e Michael pure, ho visto e sentito cose che ti farebbero accapponare la pelle, sul suo conto, ma, davvero, se ti senti di frequentarlo fai pure, solo, stai attenta, okay? >> la mise in guardia con una nota di preoccupazione nella voce.
<< Okay >> rispose lei.
<< Bene... >> disse Ashton dirigendosi verso la porta, questa volta fu Azzurra che lo fermò.
<< Posso farti una domanda? >> gli chiese titubante.
<< Certo >> rispose il biondo.
<< Cosa facevi in stanza con i tuoi amici? Calum e Luke, durante la festa? >> lasciò che la sua curiosità ebbe la meglio.
<< Vuoi davvero saperlo? >> rispose con un'altra domanda, si portò una mano alla nuca e la gratto, segno che, notò Azzurra, delimitava il disagio del ragazzo.
<< Se vuoi che io sia sincera raccontandoti di me e Michael io voglio che tu sia sincero con me raccontandomi quello che fai, siamo pur sempre amici >> disse incoraggiandolo a continuare.
<< Okay ma prometti di non dirlo in giro? >> domandò iniziando a fidarsi di lei.
<< Certo >> rispose curiosa di quanto mistero rinchiudesse dentro di sé quel ragazzo riccio.
<< Stavamo fumando, erba, è illegale qui, quindi, per favore... >> raccontò velocemente quasi volesse nascondere l'imbarazzo.
<< Ash, puoi fidarti di me >> lo convinse dolcemente.
<< Già >> disse poggiando la mano sul pomello della porta, lo girò ed usci ma, prima di chiuderla si fermò sulla soglia, si voltò e disse: << Siamo pur sempre amici >>
ed infine si chiuse la porta rovinata alle spalle.
Per un attimo Azzurra aveva creduto che Ashton sapesse tutto, per un terribile attimo aveva creduto che lui le avrebbe fatto del male. Ma si, erano pur sempre amici. Ma come si può essere amico di un pazzo essendo te stessa una pazza? Azzurra non lo sapeva, poteva solo fidarsi di lui, come aveva fatto fin dall'inizio. Aveva due possibilità, una facile, l'altra difficile.
Quella facile era, rimanere amica di Ashton fingendo che non fosse successo niente.
Quella difficile invece era confessare.
Per una volta in vita sua, Azzurra decisa la via più facile, non perché era codarda o cos'altro, si era solamente stancata delle cose troppo difficili, era pur sempre una normale ragazza, e Ashton era pur sempre suo amico.
Non sapeva però quanto questa sua decisione le sarebbe costata.
 

*SPAZIO AUTRICE*
Buonsalve a tutti :) per questa volta ho pubblicato il capitolo in tempo giusto, anzi, ho avuto anche la possibilità di scriverlo giorni prima di pubblicarlo quindi sono fiera di me :)

Grazie mille a tutti voi che spendete del tempo leggendo e commentando la mia storia, IO VI AMO *-*

Che dire, GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Al prossimo capitolo, la vostra OneSun_

 

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Capitolo 9
*** Never say goodbye ***


NEVER SAY GOODBYE

 
Un'altra settimana passò velocemente tra le mura dell'istituto. Tutto sembrò essere tranquillo, perfino Azzurra dovette ammettere di sentirsi a proprio agio in quell'atmosfera serena, ma poi arrivò il fatidico giorno.
 
<< Su! Avanti ragazzi, scrivete sui vostri quaderni la data di oggi e copiate ciò che ho scritto alla lavagna >> ordinò il professore. Azzurra prese una penna ed iniziò a scrivere.
 
29 Ottobre
 
Michael, di fianco a lei le impedì di andare oltre. Le lanciò un piccolo biglietto accartocciato, Azzurra lo prese e lesse ciò che vi era scritto sopra.
 
Stasera, 21.00 in camera tua.
Ci stai?
 
Un sorriso si dipinse sul suo viso. “Certo” rispose velocemente scarabocchiando con la penna.
 
Azzurra aspetto impaziente la sera, e, quando questa arrivò, capì immediatamente, alla vista di quei capelli verdi, che sarebbe stata una delle notti più belle della sua vita.
Michael non ci penso nemmeno un secondo, appena entrò nella camera di Azzurra le si fiondò addosso ed iniziarono a baciarsi, si spostarono velocemente nel letto ed presero a spogliarsi. Erano fuoco puro, si desideravano come non avevano mai fatto nella loro intera vita.
Questa volta Azzurra non era indecisa, sapeva benissimo cosa fare, aveva le idee chiare, e come lei anche Michael, si amavano, si desideravano, avevano bisogno l'uno dell'altra.
Fecero l'amore, e fu proprio come doveva essere, bellissimo, inaspettatamente bellissimo.
A quel punto Azzurra capì: non le importava cosa nascondeva quel ragazzo, non le importava se era davvero pazza oppure no, non le importava di niente, voleva solo stare sdraiata, con Michael Clifford al suo fianco che le accarezzava i capelli e le sussurrava cose dolci all'orecchio.
 
La mattina dopo, quando Azzurra si svegliò, non trovò al suo fianco i capelli verdognoli di Michael, bensì un biglietto scritto con la sua calligrafia.
 
“Una delle notti più belle mai passate da molto tempo”
 
Poggiò il biglietto al cuscino e sorrise, si alzò per vestirsi ed iniziare una nuova e comune giornata da studentessa-psicopatica.
Si sedette di fianco ad Ash in classe.
<< Allora, stasera? >> domandò quasi come fosse un invito a fare qualcosa di divertente.
<< Stasera cosa? >> chiese Azzurra perplessa.
<< Festa nella mia stanza, autorizzata ovviamente, è per Halloween >> la invitò indirettamente Ashton.
<< Oh, va bene >> rispose Azzurra.
<< A costo di due condizioni: uno, non voglio travestirmi, due: non mi lascerai sola come la scorsa festa, va bene? >> propose in tono autoritario.
Ashton ridacchiò per poi borbottare un “va bene” prima dell'arrivo del professore.
 
La sera stessa stava percorrendo il corridoio verso la camera del suo amico vestita in modo casual: felpa bordeaux, sneakers e leggins neri.
Busso alla porta millecentocinque, vedendo quei numeri dorati dei brividi le percorsero la schiena.
La porta si spalancò rivelando Ashton Irwin con del sangue pitturato in faccia che gli dava un'aria inquietante, Azzurra decise di ignorare questo fatto.
Appena entrò lanciò delle occhiate verso la gente che si trovava dentro la stanza, ragazzi che conosceva di vista. Si bloccò solo quando i suoi occhi si posarono su quelli del moro, “Calum”, cercò di ricordare il suo nome, e Luke. Questi la stavano già guardando ed entrambi iniziarono a lanciarsi sguardi consapevoli e sorrisetti strani.
<< Allora, diamo inizio a questa festa! >> urlò Ashton in piedi su quello che, Azzurra pensò, fosse il letto del biondo.
La musica rimbombò tra le pareti e subito tutti gli adolescenti si misero a ballare e strofinarsi l'un l'altro, Azzurra si unì a loro, proprio come aveva fatto la sera della festa, lasciando tutte le preoccupazioni ed i pensieri rinchiusi dentro una piccola gabbia dentro il suo cuore, un grande errore.
 
Si sedette a terra. Prima che potesse riposarsi a dovere, però, Ashton la prese in disparte.
<< Ti va di fare due passi? >> le propose
Lei di malavoglia accettò.
Uscirono a grandi passi dall'edificio dirigendosi verso la fontana, appena arrivati lì, Azzurra si sedette, troppo stanca per camminare oltre.
Ashton era in piedi di fronte a lei e la fissava, la ragazza non sapeva decifrare quegli occhi ora tinti di uno strano grigio.
<< C'è qualcosa che non va? >> domandò al suo amico tagliando di netto il silenzio che aleggiava sui due.
<< Oh no... affatto >> rispose freddo, lasciando intendere che sì, qualcosa non andava.
<< Sicuro? >> chiese nuovamente la ragazza, poteva sentire la paura iniziare a prendere possesso del suo corpo.
<< Certo, solo un po' di... >> iniziò ma non finì.
<< Cosa? >> domandò, strinse la felpa intorno al suo corpo, più per protezione che per il freddo.
<< Niente >> rispose Ashton avvicinandosi di più alla ragazza, quando le fu davanti si mise la mano in tasca ed estrasse uno strano oggetto di plastica rossa.
Lo portò di fronte al viso di Azzurra e cliccò un piccolo pulsante alla base, l'oggetto fece uno scatto e si aprì, rivelando così una lama luccicante.
Ad Azzurra si mozzò il fiato. Ma prima che potesse fare qualsiasi movimento o dire qualsiasi parola, due figure avanzarono verso di loro, scorse nell'ombra i volti di Calum e Luke.
I due ragazzi si fermarono subito dietro ad Ashton che in quel momento sembrò il maschio alfa ed iniziarono a sogghignare.
<< Fallo Ash >> ordinò il moro con voce acuta.
Il ricciolo mise una mano sulla gola di Azzurra, per tenerla ferma ed impedirle di parlare in un solo gesto, alzò l'altra mano al cielo, pronto per attaccare.
Azzurra chiuse gli occhi per fare in modo di non vedere come sarebbe andata a finire per davvero la sua vita ed in un attimo si pentì di aver tentato il suicidio così tante volte, si accorse solo adesso di quanto amava la vita e di quanto avrebbe voluto viverla ancora, con Michael, ma non avrebbe più potuto farlo.
Non sentì alcun rumore per molto tempo, e non sentì nemmeno dolore, quando aprì gli occhi capì perché.
Michael era a terra, sotto di lui Ashton, Luke e Calum che cercavano di aiutare il loro amico.
Il ragazzo dai capelli verdi aveva gli occhi fuori dalle orbite e picchiava il ricciolo con così tanta forza che Azzurra si dovette trattenere dall'urlargli di smetterla.
Qualcosa catturò l'attenzione della ragazza, si sporse e a terra vide il coltello, lo prese, si avvicinò a Michael pensando in qualche modo di passarglielo, invano.
Qualcuno la prese da dietro e quando si voltò gli occhi Azzurri di Luke la presero alla sprovvista, in un lampo il ragazzo le prese il coltello di mano ma prima che qualcuno potesse intervenire, Azzurra era a terra, con la mano stretta al fianco e il sangue copioso che sgorgava dalla ferita.
Non sentiva dolore, era una sensazione strana, iniziava a vedere sfocato.
Si sdraiò a terra e guardò il cielo cupo che in un lampo si trasformò in una luce abbagliante bianca.
Azzurra non sapeva spiegare cos'era quella luce, non sembrava il paradiso o l'inferno, era semplicemente una luce.
Una grossa, calda, bianca luce.
 
 
*SPAZIO AUTRICE*
Purtroppo mi duole molto dirvi che questo è il penultimo capitolo di questa storia, semplicemente perché non voglio portare troppo avanti qualcosa con la paura di non sentirmi in grado di farlo, spero che capiate, comunque, il VERO finale lo troverete nel prossimo capitolo e posso dire che sono stata molto brutale ehehehe :) non immaginerete mai cosa mi sono studiata per far finire questa storia!
Per oggi mi risparmio il discorso “strappa lacrime”, quello lo riservo per il gran finale!
Ma a parte questo, veramente, ringrazio tutti voi di cuore per aver letto, recensito o semplicemente avete perso tempo per questa fan fiction, davvero non so come ringraziarvi, le parole non bastano.
Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate e… niente, alla prossima!
Tanti baci dalla vostra OneSun_

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Capitolo 10
*** Season of love ***


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