Davanti l'amicizia, dietro l'amore

di Natsu_chan95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love note ***
Capitolo 2: *** Indecisioni e ricordi ***



Capitolo 1
*** Love note ***


Probabilmente vi starete chiedendo: “Perché leggere questa storia? Alla fine sarà una come tante altre!”. Beh, per me che ne sono l’autrice non è così e lo scoprirete solamente seguendo ogni parola del racconto che seguirà.
Qui vediamo l’evoluzione del carattere e della stessa personalità di una ragazza grazie alle persone che le sono state attorno nell’arco di una parte importante della sua vita. Persone totalmente insignificanti per voi, ma per lei sono state quelle che le hanno permesso di crescere e di fare di lei quello che è ora, che vive mentre io vi scrivo la sua storia in queste righe.
Innanzitutto è necessario che voi sappiate l’indole naturale che caratterizzava la nostra protagonista: è sempre stata una ragazza molto tranquilla, alla quale non piacevano luoghi chiassosi e affollati. Nonostante questa sua tranquillità, la giovane ha invece sempre amato stare in compagnia dei suoi amici, che si preoccupava di scegliere piuttosto attentamente, cosa alquanto rara tra i suoi coetanei. Aveva, in verità, non molti amici, ma loro erano per lei tutta la sua famiglia: con loro aveva pianto, riso, condiviso emozioni che aveva provato solo con pochi. Non sapeva che fare se non li avesse avuto al suo fianco. La compagnia della giovane era composta da due maschi, Jonathan e Thomas, e altrettante femmine, Helena e Xenia; ma un posto importante nel cuore di Alisee, la nostra protagonista, era occupato da una persona molto speciale: il suo ragazzo, Alexander. Egli era un ragazzo molto tranquillo, come Alisee, ma ciò che più l’aveva colpita di lui era la sua tenacia e la sua serietà in ogni singola cosa che faceva: non aveva mai conosciuto qualcuno così simile a lui e soprattutto così responsabile e coscienzioso. La passione che metteva in ogni singola azione che compiva, dalla più banale e semplice alla più complicata e ardua, si vedeva chiaramente nei suoi occhi, i quali si riempivano di un ardore raro a vedersi. Proprio quella luce nei suoi occhi avevano fatto innamorare la giovane di lui. Inizialmente nemmeno lei si era resa conto di quello che stava succedendo tra loro due: tutto era cominciato con un’uscita tranquilla tra amici che non si vedevano da tempo, per trasformarsi in modo assolutamente naturale in un amore che nemmeno Alisee si aspettava. Spesso, infatti, questa storia d’amore improvvisa la spaventava tant’è che molte volte aveva pensato, pur essendosene sempre pentita subito dopo, di lasciarlo per poter continuare da sola la propria strada finché non avesse incontrato qualcuno di cui si fosse innamorata consapevolmente.
I mesi, tuttavia, passavano e Alisee trascorreva in modo più o meno sereno i suoi giorni da liceale insieme ai suoi più cari amici, dividendo il suo tempo dopo la scuola tra compiti e ragazzo.
Una cosa però la preoccupava costantemente riguardo alla sua relazione: uno dei suoi migliori amici era stato il suo primo ragazzo, prima di Alexander. Vedere tutti i giorni Jonathan non aiutava di certo a dimenticare ciò che avevano passato insieme e di conseguenza non aiutava Alisee a concentrarsi sulla sua relazione.
Ed è proprio qui che inizia la vera storia della ragazza, combattuta tra il suo attuale amore, Alexander, e quello precedente, Jonathan.
 
10:58. Solo due minuti separavano Alisee e i suoi compagni di scuola dalle vacanze estive. Aveva già fatto un programma dettagliato delle successive settimane: si sarebbe buttata a capofitto in libreria a spendere tutti i soldi che aveva messo da parte fino a quel momento per poter fare una scorta piuttosto ricca di libri, in modo da tenersi impegnata per un bel po’ di tempo; aveva stilato una lista di tutte le serie televisive, gli anime e i manga da vedere e da leggere; aveva già pronto un cassetto del comodino sotto la sua scrivania pieno di fogli bianchi, matite, gomme e pennarelli per poter disegnare e fare schizzi di ogni singola cosa le passasse per la mente. Insomma, un programma piuttosto pieno e impegnativo. Inoltre, tra fogli di libri e disegnati avrebbe trovato anche il tempo per il suo ragazzo e per i suoi amici, che sperava vivamente di vedere molto più spesso dell’anno precedente.
“Alisee.” Una voce la destò dai suoi pensieri ininterrotti e già proiettati a quello stesso pomeriggio in cui avrebbe iniziato almeno a fare un elenco di quello che avrebbe dovuto fare, o a sfogliare qualche pagina del libro che già da due settimane campeggiava sulla mensola sopra il suo letto.
Si voltò verso quello stesso suono che l’aveva chiamata qualche secondo prima e si sorprese nel vedere gli occhi ambrati di Jonathan.
Il cuore sussultò nel petto e lo stomaco iniziò a chiudersi, mentre le famose farfalle da cui tutti sono invasi quando sono innamorati svolazzavano ormai ovunque nel suo corpo. Erano sensazioni che provava ogni volta che incrociava quegli occhi, gli stessi che l’avevano ipnotizzata la prima volta che li aveva osservati abbastanza da vicino da sentirli parte di se stessa.
Probabilmente Alisee era diventata rossa in volto, ma era troppo tardi per nascondere il suo volto tra le mani e, cercando di sembrare il più naturale possibile, tentò di ignorare ciò che stava provando e schiarendosi la voce disse: “Ehm…S-sì?”.
Nessuno dei due si mosse di un solo passo verso l’altro.
10:59. Jonathan guardava Alisee negli occhi con una profonda intensità, quasi come se volesse ipnotizzarla. Parlò subito dopo di lei: “Scusa se ti ho spaventata. Volevo solo darti questo” e le porse un foglietto piegato in quattro. Alisee guardò il pezzo di carta incuriosita, per poi volgere di nuovo lo sguardo verso Jonathan, il quale non accennava a dire una parola, perciò torno a fissare il messaggio e fece per aprirlo. “No!” la bloccò Jonathan. Alisee era ancora più confusa. Mille domande le giravano vorticosamente nella mente – cosa c’è scritto in questo biglietto? Perché Jonathan me lo ha dato? Cosa vuole da me? – ma non riusciva a dare una risposta a nessuna di queste e il fatto che lui non parlasse non la tranquillizzava affatto.
“Perché non posso aprirlo?” Chiese alla fine Alisee.
“Sì, puoi, ma non ora. Fallo cinque minuti dopo che è suonata la campanella” rispose Jonathan e senza nemmeno aspettare una risposta da parte della giovane sparì tra i ragazzi che popolavano l’atrio e subito dopo non riuscì nemmeno più a riconoscere la sua testa tra quella degli altri. Non poté far altro che infilare il biglietto di Jonathan in tasca dopo avergli dato un’ultima occhiata.
11:00. Suonò la campanella che segnava la fine del penultimo anno di superiori. Da quel momento sarebbe iniziata l’ultima estate di Alisee prima della quinta che sarebbe terminata con la maturità, l’esame più temuto da tutti gli studenti che si trovavano più o meno nella sua stessa situazione. Aveva intenzione di godersi ogni singolo minuto di ogni singolo giorno facendo ciò che più le piaceva o trascorrendolo con le persone che più stimava.
“Aliseeeee!! Abbiamo finitoooo!!” Urlò un’entusiasta Helena saltando in mezzo ad una folla di ragazzi che spingevano per uscire da quelle mura, con il solo desiderio di iniziare il più presto possibile le tanto sudate vacanze estive. Alisee le sorrise di rimando, ma stava pensando solamente a quel biglietto che stava nella tasca dei suoi shorts e che fra meno di cinque minuti avrebbe letto. Le domande che erano nella sua mente erano sempre le stesse, ma non la lasciavano in pace, non le permettevano di godersi quei primi minuti di libertà. Fortunatamente per lei, Xenia ed Helena non avevano notato la distrazione dell’amica ed era meglio così: non voleva che si sentissero in colpa o chissà che cos’altro.
11:03. Alisee guardò il suo orologio sul polso sinistro. Solo due minuti e avrebbe potuto tirare fuori dalla tasca il biglietto e leggere quello che Jonathan le aveva scritto.
Attorno a lei ragazzi e ragazze si abbracciavano, urlavano, ridevano. Si sentiva la gioia della fine della scuola in quelle voci e in quelle risate. Si ritrovò a pensare all’ultimo giorno del suo primo anno di liceo. Sembrava così lontano da quel momento, e invece erano passati solo tre anni. Da allora le cose erano nettamente cambiate: i rapporti tra i compagni si erano fatti più solidi, si erano formate nuove amicizie e soprattutto era nato un nuovo amore all’interno della classe, quello tra lei e Jonathan. Solamente un anno prima Alisee si era ritrovata un giorno a pensare a lui in un modo del tutto nuovo, ma allo stesso tempo naturale. Quando pensava a quel ragazzo, il suo cuore iniziava a batterle più forte del normale tanto da sentirlo chiaramente se poggiava una mano sul proprio petto, lo stomaco si chiudeva e la testa le girava vorticosamente. Non aveva mai provato certe emozioni e sentirle verso una persona che fino al giorno prima si vedeva solo come un amico era piuttosto strano, ma allo stesso tempo eccitante: qualcosa nel suo cuore stava cambiando, e in meglio.
Sentì vibrare la tasca sinistra degli shorts, dove teneva il suo smartphone. Lo tirò fuori e vide sullo schermo illuminato la notifica di un messaggio che le era arrivato. Sorrise vedendo lo sfondo del suo cellulare: lei e Alexander che si scambiavano un tenero bacio. Si ricordava quando era stata scattata quella foto: si trovavano su una panchina sul lungo lago dove spesso andavano, dato che lui era cresciuto in un paesino in quel luogo. Era da poco che si erano messi insieme quando Alexander la portò a fare una passeggiata lì una domenica pomeriggio, anche piuttosto soleggiata, di metà aprile circa. Si erano seduti su una panchina e teneramente si scambiarono quel bacio, che Alisee riuscì a immortalare. Lo ricordava sempre con grande gioia perché si riusciva chiaramente a vedere l’amore che accompagnava i due durante i primi mesi della loro storia, sbocciata quasi dal nulla.
Lo schermo si spense e subito Alisee premette l’unico bottone sotto di esso per poterlo illuminare. Vide l’orario. 11:05. Erano passati esattamente cinque minuti da quando Jonathan le aveva dato quel pezzo di carta piegato.
Alisee si spostò dal resto della folla, cercando un angolo un po’ tranquillo in cui non potesse essere urtata da nessuno, impresa che risultò piuttosto difficile, in effetti. Tirò fuori dalla tasca destra degli shorts il bigliettino e iniziò a spiegarne gli angoli. Il cuore le batteva all’impazzata perché non aveva la più pallida idea di quello che poteva esserci scritto e di che cosa Jonathan volesse effettivamente da lei. Riusciva ad intravedere qualche lettera scritta con un inchiostro blu – il solito che usava Jonathan – e quando finalmente aprì bene il pezzetto di carta, il cuore sembrò saltarle in gola e quasi si dimenticò di respirare per quello che leggevano i suoi occhi: “Raggiungimi alla palazzina dove mi accompagnavi sempre. Ho bisogno di dirti alcune cose. E’ importante. Ti aspetto”. Alisee si portò una mano davanti alla bocca e sentiva le lacrime riempirle gli occhi, ma non poteva piangere, non in quel momento. Se li asciugò in fretta con il dorso della mano cercando di non rovinare troppo il filo di eyeliner che con grande fatica era riuscita a mettersi quella stessa mattina prima di uscire di casa e uscì di corsa dal cancello della scuola. Proseguì velocemente lungo il viale alberato dove era situato il liceo ignorando i richiami di Helena e Xenia, che si guardarono stupite e confuse, non riuscendo a capire l’atteggiamento dell’amica, e gli schizzi d’acqua che veniva lanciata dai ragazzi sulle varie automobili per festeggiare la fine dell’anno scolastico.
Corse lungo tutta la via e girò a sinistra alla fine di esso, senza smettere di correre. Il fiato cominciava a mancare, ma non si lasciò sopraffare dalla stanchezza: doveva arrivare da Jonathan e doveva farlo il più in fretta possibile.
La curiosità la spingeva a proseguire lungo il marciapiede ed era quella che la costringeva a mettere velocemente un piede davanti all’altro. Mano a mano che avanzava sentiva il ragazzo sempre più vicino. Evitò buche, radici di alberi che uscivano dall’asfalto, anziani con bastoni e donne con bambini e cani. Cinquanta metri. Mancava poco: riusciva a vedere la palazzina davanti a sé. Trenta metri. Ormai riusciva anche a intravedere la sagoma di un ragazzo in piedi con in spalla uno zaino. Venti metri. La figura si faceva sempre più chiara e non c’erano dubbi che fosse Jonathan: riusciva a riconoscere quei pantaloncini blu elettrico e quella maglietta bianca attillata che l’aveva attirata per tutta la mattinata. Dieci metri. Rallentò il passo, in modo da darsi un contegno una volta giunta davanti al ragazzo e non presentarsi con il fiatone. Cinque metri. Ora riusciva a vedere i pettorali del giovane risaltare di profilo. 
Si trovarono faccia a faccia. Quello era il momento che per più di cinque minuti era stato il centro dei pensieri di Alisee. Non aspettava altro, soprattutto da quando aveva letto il biglietto. Aveva ancora un po’ il respiro affannato per la corsa, ma a Jonathan non sembrò importare.
“Dimmi” cominciò la ragazza, con gli occhi sgranati dalla curiosità mista a paura. Continuava a ripetersi la stessa domanda da quasi dieci minuti, ormai: che cosa doveva dirle?
“Sono felice che tu sia venuta qui e non abbia ignorato il mio biglietto” iniziò Jonathan e subito si fermò. Dopo una pausa di qualche secondo ricominciò a parlare: “Ti ho chiesto di venire qui perché sono mesi che ho bisogno di dirti una cosa. Me la tengo dentro da troppo tempo e ora ho davvero bisogno che tu mi ascolti, perché è importante”. Di nuovo si fermò.
“Jon, così mi spaventi” disse Alisee. “Sai che a me puoi dire qualsiasi cosa, perciò sbrigati, perché comincio davvero a preoccuparmi”. Alisee si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla stringendola un po’, per poi scendere lungo il braccio e stringergli la mano con entrambe le sue. Gli sorrise. Jonathan guardò la propria mano tra quelle della giovane e un leggero rossore comparve sulle sue guance, poi osservò di nuovo il volto di lei concentrandosi sui suoi occhi verdi.
Il ragazzo fece mezzo passo avanti verso Alisee. Quello che accadde dopo fu veloce e improvviso. La mano libera di Jonathan andò a prendere il mento di lei, lo alzò e avvicinò il proprio viso a quello della giovane. Le sue labbra toccarono le proprie.
Alisee non capì quello che stava succedendo fino a che non sentì le labbra del giovane premere sulle sue e in quel momento tutto ciò che la circondava in quel momento sembrò svanire. Le sensazioni che provava ogni volta che si baciavano riaffiorarono e si lasciò trasportare da quel gesto. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra in modo da accogliere quelle di lui in un bacio che coinvolse entrambi in modo passionale. Non c’era nemmeno l’imbarazzo che si immaginava potesse esserci, ma tutto risultò naturale, come se non avessero mai smesso di avere un contatto così intimo. Sentì la lingua del ragazzo entrare dolcemente nella propria bocca di lei, senza forzarla, per cercare la sua. Subito dopo le due si trovarono e iniziò un gioco passionale e voglioso. Jonathan e Alisee si avvicinarono l’uno all’altra, lui portò le proprie mani sul volto di lei in modo da tenerlo dolcemente alzato verso il suo, mentre lei portò le proprie al collo e al petto del ragazzo accarezzandolo teneramente.
Il rincorrersi delle due lingue nella bocca ora dell’uno ora dell’altra si interruppe quando ad un tratto Alisee sentì la tasca sinistra dei suoi pantaloncini vibrare. Doveva essere di sicuro Alexander, preoccupato per non aver ricevuto una sua risposta poco prima. Così la ragazza si staccò dalla presa del giovane e si portò una mano alla bocca, colpevole di quel gesto così crudele che aveva appena compiuto nei confronti della propria relazione.  
“Io…io non avrei dovuto…” iniziò Alisee.
“Perché dici così?” Chiese Jonathan “quello che ho fatto è stato il gesto che rappresentava in modo migliore quello che provo per te…anzi, quello che ancora provo per te” continuò il ragazzo rimarcando la parola ‘ancora’.
“Che cosa significa? Che io ti piaccio?” Avanzò la ragazza.
“Piacermi? Io provo un sentimento molto più grande del semplice piacere! Quando ti guardo sento le gambe cedere, ho le farfalle nello stomaco e non riesco più a fare un ragionamento sensato quando sto con te, o anche solo parlo di te. Ho il cuore che mi batte all’impazzata tant’è che a volte mi sembra che voglia uscire dal petto, talmente batte forte. Io ti amo ancora. E tutte queste emozioni le provo io, come sono sicuro che le provi anche tu ancora adesso per me, altrimenti non avresti ricambiato il mio bacio.”
Alisee ascoltava ogni parola del ragazzo che l’aveva appena baciata non credendo ancora a quello che aveva appena fatto. In quel momento pensava solamente alla sua relazione e a come quel gesto avrebbe potuto rovinare una storia così bella e solida che aveva costruito con un ragazzo stupendo e che l’amava moltissimo.
Entrambi rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che Jonathan dicesse di nuovo: “Io ti amo..”.
“NO!” Esclamò ad alta voce Alisee scuotendo la testa non volendo credere alle sue orecchie. Non poteva permettersi di rovinare tutto quanto per un semplice capriccio, anche se l’avrebbe portata verso la persona che amava davvero.
“Perché mi dici questo proprio adesso? Sai benissimo che ho una relazione e tu stai cercando di fare il possibile per rovinarla!” Alisee non riuscì a trattenere un attimo di più le lacrime che scesero lungo le sue guance. Erano lacrime di dolore e di tristezza miste a pentimento. Non voleva rinunciare alla sua storia con Alexander a causa di un errore, che come tale non sarebbe dovuto accadere.
“E’ da quando ci siamo lasciati che penso costantemente a te ogni singolo giorno!” Rispose Jonathan e cercò di appoggiarle una mano sulla spalla in modo da confortarla, ma la ragazza si tirò indietro cacciandolo. Lo fissò dritto nei suoi occhi color ambra, mentre i propri erano pieni di lacrime, che non riusciva più a fermare.
Il giovane continuò a parlare: “E’ stato uno stupido sbaglio lasciarci: non avrei dovuto dirti quelle parole orribili. Non ho mai incontrato una ragazza più sensibile e premurosa nei confronti dei sentimenti degli altri. Mi sono reso conto solamente da poco che tu sei stata la persona che più mi ha cambiato, ma in meglio e per questo ti sono grato. Ma non vorrei che questo cambiamento si interrompa e voglio continuare a crescere e a diventare una persona migliore accanto a te.”
Alisee non aveva mai sentito Jonathan parlarle così; non aveva idea che potesse dire simili parole che potessero emozionarla così tanto. Cercò di calmarsi e le lacrime smisero mano a mano di rigarle le guance, fino a che l’unica prova del suo pianto furono i suoi occhi rossi che in quel momento erano sbarrati per lo stupore.
“Io…non so che cosa dirti” cominciò Alisee. Ed era vero: non aveva la più pallida idea di che cosa fare, di che cosa dire e di come comportarsi davanti ad una simile dichiarazione. Mai si sarebbe aspettata che la stessa persona che solamente sei mesi prima l’aveva lasciata in quel momento fosse lì davanti a lei pregandola di dare una seconda opportunità a un loro “noi”.
“Devo…devo pensarci su, Jonathan” terminò la ragazza. Non poteva fare altro. Doveva tornare a casa, mettere in chiaro le sue idee e prendere una decisione sulla relazione tra lei e Alexander. Dovevano continuare a stare insieme sebbene lei provasse ancora qualcosa per il suo ex o lasciare quella sicurezza che aveva finalmente trovato e buttarsi di nuovo tra le braccia di una persona che quasi non riconosceva più, ma che stimava più di prima?
“Aspetterò fino a quando vorrai, ma ti prego di promettermi una cosa: dovrai essere sincera con chiunque sceglierai.” Disse Jonathan.
Alisee annuì e voltandosi se ne andò ripercorrendo la stessa strada che qualche minuto prima aveva affrontato con il cuore in gola.
Avrebbe dovuto dire ad Alexander che cosa era appena successo? O forse sarebbe stato meglio se tutto ciò fosse rimasto un segreto? Però aveva promesso di essere sincera con entrambi, perciò in un modo o nell’altro il suo ragazzo sarebbe venuto a saperlo e sarebbe stato meglio se l’avesse saputo da lei.
Dopo una decina di minuti tornò a scuola, dove Helena e Xenia la stavano aspettando piuttosto preoccupate. Helena, vedendo gli occhi rossi dell’amica si allarmò ulteriormente e le chiese: “Che cosa è successo Alisee? Ti abbiamo vista correre via e ti abbiamo anche chiamata, ma evidentemente non ci hai sentite…Stai bene?”
Alisee alzò lo sguardo sulle due ragazze davanti a lei e scoppiò di nuovo a piangere. Non riusciva nemmeno a guardarle in faccia dalla vergogna che provava. Le due si avvicinarono all’amica e la abbracciarono. Qualunque cosa fosse successa, loro erano lì per lei. Le accarezzarono la schiena e la strinsero cercando di farla sentire meglio.
Xenia iniziò a parlare: “Alisee, qualunque cosa sia successa poco fa, puoi confidarti con noi: siamo qui apposta per stare al tuo fianco”.
La giovane annuì senza però smettere di singhiozzare. Tutto ad un tratto tirò un profondo sospiro e lentamente le lacrime scesero sempre di meno e il respiro divenne regolare fino a che riuscì a formulare una frase abbastanza chiara per spiegare in breve cosa era appena successo. “Jonathan mi aveva scritto di raggiungerlo perché doveva dirmi una cosa importante…” Xenia ed Helena si guardarono in faccia, ma non stupite per la notizia, anzi come se fossero a conoscenza di quello che Alisee avrebbe detto subito dopo. La giovane si accorse di quello sguardo e chiese: “Tutto a posto? Sembra quasi che sappiate cosa sia successo!”
“Beh…” iniziò Xenia. Subito Helena la fulminò con lo sguardo.
“Sì? Dimmi Xenia, per favore..” La ragazza si arrese e rivelò ogni singola cosa ad Alisee: le due sapevano tutto in quanto Jonathan le aveva informate su ciò che voleva fare e le aveva pregate di non dire nulla poiché aveva intenzioni di rivelare lui stesso alla giovane i propri sentimenti.
Alisee non riusciva a credere a quello che sentiva, per la seconda volta in meno di mezz’ora. Le sue migliori amiche erano a conoscenza di ogni singola cosa e non le avevano detto nulla!? Riflettendo meglio, si rese conto però che sarebbe stato peggio se fossero state Xenia ed Helena a rivelarle i sentimenti di Jonathan. In questo modo il giovane non avrebbe potuto vedere il male che le stava facendo e in che posizione l’aveva messa baciandola e rivelandole il suo amore.
“Cosa posso fare?” Chiese Alisee alle amiche.
Helena prese la parola: “Forse sarebbe meglio se dicessi tutto ad Alexander…ne va della vostra relazione: sarebbe peggio se venisse a saperlo da qualcun altro e una tragedia se fosse proprio Jonathan a dirgli tutto quanto!”
Anche solo l’idea che Jonathan potesse spifferare ogni singola cosa e chissà cos’altro al suo ragazzo la spaventava a morte. Se davvero Alexander l’amava avrebbe capito, l’avrebbe perdonata e avrebbero continuato la loro storia dimenticando subito quello che le aveva detto.
“Hai ragione” disse convinta Alisee alle amiche. “Oggi pomeriggio mi vedrò con Alexander e gli dirò tutto quanto. Se davvero mi ama, capirà. Andrà tutto bene, ne sono sicura!” un grande sorriso comparve sul volto della ragazza e abbracciò le amiche ringraziandole per il supporto che le stavano dando.
 
Quello stesso pomeriggio un’Alisee agitata camminava su e giù per la sua camera da letto. Si ripeteva mentalmente il discorso che si era preparata da dire ad Alexander. Sarebbe andato tutto bene, se lo sentiva. Lui si sarebbe arrabbiato, sì, ma avrebbe capito che lei non aveva colpe e che non c’era motivo di preoccuparsi della loro relazione. Non c’era motivo, giusto? Sì, era così…DOVEVA essere così.
Sentì una macchina frenare davanti a casa sua e subito dopo una portiera chiudersi.
Era arrivato. Aprì il cancelletto e dopo pochi secondi Alexander comparve sulla soglia di camera sua. “Ciao amore!” La salutò calorosamente avvicinandosi a lei per darle il solito bacio sulla guancia.
“Ciao.” Rispose piuttosto nervosa Alisee porgendogli la sinistra.
“Allora? Come è andato l’ultimo giorno di scuola?” chiese il giovane sedendosi sulla poltrona posto in un angolo di fronte alla finestra della camera e guardandola.
“Bene…” rispose vaga la ragazza.
“Tutto bene amore?” chiese Alexander “Mi sembri un po’ strana…ti mancano già Xenia ed Helena? Posso immaginare, ma potrai vederle quando vorrai, lo sai!” Sorrise alzandosi dal pouf e dirigendosi verso Alisee che era rimasta tutto il tempo appoggiata alla scrivania, dalla parte opposta della camera.
Il cuore le batteva a mille, ma doveva dirgli tutto. Altrimenti sarebbe stata male e poi non voleva pensare a come si sarebbero potute evolvere le cose tra loro due se lei gli avesse nascosto un fatto così importante e inoltre minaccioso per la loro relazione.
“Devo dirti una cosa…” cominciò la ragazza. Alexander si fece serio tutto ad un tratto, ma rimase in silenzio in piedi davanti a lei.
I seguenti minuti furono occupati solo dalla voce di Alisee, la quale raccontava per filo e per segno tutto ciò che era accaduto quella stessa mattina, dalla folle corsa per raggiungere Jonathan, alla dichiarazione, alle lacrime versate e al ritorno a testa bassa con gli occhi gonfi e rossi fino a scuola. Riportò anche il momento in cui Jonathan le aveva sollevato il mento e l’aveva baciata.
Passarono diversi minuti di assoluto silenzio prima che Alexander fece un lungo sospiro e iniziò a parlare: “Capisco quello che mi stai dicendo e mi fa piacere che tu mi abbia riferito tutto quanto, lo apprezzo molto. Ma…” si fermò un istante e riprese subito dopo “analizzando quello che è successo tra di voi e soprattutto il fatto che non gli hai ancora dato una risposta sono giunto ad una conclusione piuttosto amara e che sinceramente avrei preferito non fare:voglio che chiudiamo qui. Ho paura per la nostra storia e ho  paura che un giorno tu possa tradirmi, cosa che vorrei evitare. Perciò faccio questa cosa in modo tale che tu metta in chiaro le idee da sola senza ricevere pressioni o influenze da parte mia, perché sarebbe una cosa egoista. L’unica cosa che voglio è che tu sia felice ed è giusto che sia tu a decidere con chi vuoi esserlo, anche se è ovvio che spero che sia con me. Ma una cosa mi preoccupa ed è la stessa che mi porta a prendere questa decisione: quel bacio. Non mi convince soprattutto il fatto che tu abbia ricambiato e tutto ciò mi spaventa. Scusa, ma è meglio così specialmente per te, in modo che tu capisca quello che vuoi fare…” Alexander le diede un bacio sulla fronte e si allontanò da Alisee uscendo dalla camera e spezzandole così il cuore. Alisee era convinta solamente un’ora prima che il suo ragazzo l’avrebbe perdonata, che le avrebbe dato uno di quei baci che solo lui le sapeva dare e che avrebbero risolto la cosa facendosi le coccole sul letto, come accadeva di solito dopo aver litigato.
Sentì la macchina partire e allontanarsi da casa sua, forse per sempre…
Alisee non sapeva che cosa fare. Non aveva nemmeno più lacrime da versare per quello che Alexander aveva appena fatto. Si sentiva distrutta, sola e con il cuore spezzato oltre che con le aspettative infrante sotto i suoi occhi. Il suo sguardo era assente, vuoto: poteva succedere qualsiasi cosa che a lei non sarebbe importato perché il suo mondo era svanito poco prima insieme ad Alexander.
Prese il cellulare in mano e compose i numeri di Xenia ed Helena. Raccontò loro ogni singola parola che il ragazzo le aveva detto e da parte di entrambe sentì le stesse cose – non ti preoccupare! Andrà meglio! Vedrai che appena chiarisci con Jonathan si risolverà tutto anche con Alexander! – ma ad ogni frase di incoraggiamento che ascoltava, meno credeva ad una possibile riunione tra loro due: si stava convincendo sempre di più di aver fatto un’enorme cazzata e la rottura con il suo ormai ex ragazzo ne era stata la conferma.
Solo una persona non aveva avvisato. Così raccolse un po’ di coraggio che le serviva per comporre il numero e digitò quei dieci numeri che la separavano dalla voce della persona che più di tutto avrebbe preferito non sentire in quel momento.
“Hei…” rispose una voce maschile all’altro capo del telefono. “Non pensavo di ricevere una tua chiamata così presto”
“Ciao…e io non pensavo che ti avrei chiamato prima di due settimane” rispose Alisee. “Ascolta, dovrei dirti una cosa…ti dispiace se ci
vediamo?”

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Capitolo 2
*** Indecisioni e ricordi ***


“Ascolta, dovrei dirti una cosa…ti dispiace se ci vediamo?”
Alisee era convinta che questo gesto avrebbe significato la decisiva rottura con Alexander. Ma era quello che desiderava davvero, chiudere definitivamente con lui?
“Ehm…va bene” disse Jonathan dall’altra parte del telefono. “Quando preferisci!” Esclamò il giovane.
“Il più presto possibile…stasera, per esempio?” Propose Alisee. Doveva considerare quell’uscita un appuntamento? No, assolutamente! Si sarebbero visti solo ed esclusivamente per chiarire le cose tra di loro: erano solamente amici e dovevano accontentarsi. Non aveva funzionato la prima volta, perché doveva essere diverso adesso?
“O-okay…” rispose Jonathan sempre più sorpreso.
“Allora ci vediamo stasera alla piazza vicino scuola, facciamo…alle 9?”  Il luogo c’era e l’orario anche. Mancava solo il coraggio per presentarsi. Alisee era stata piuttosto determinata nel parlare, ma non sapeva se lo sarebbe stata anche nell’agire.
“Va bene. Allora ci vediamo dopo. Ciao!” Concluse Jonathan.
“Ciao…”, rispose la ragazza e chiuse la telefonata.
Okay, solo poche ore la separavano da quella che per lei sarebbe stata una lunga chiacchierata. Ma cosa gli avrebbe detto? Doveva preparare qualcosa, oppure sarebbe venuto tutto fuori all’improvviso? Alisee era confusa. Camminava su e giù per la camera da letto mordicchiandosi le unghie per l’agitazione. Fece un respiro profondo e si sedette alla scrivania, prese uno dei tanti fogli bianchi che custodiva gelosamente in un cassetto del comodino, impugnò una penna rigorosamente nera dal suo portamatite arancione e cominciò a scrivere qualche idea per quello che avrebbe dovuto dire quella sera stessa.
“Mio caro Jona-“ no, troppo banale. “Jonathan, devo dirti una cosa e vorrei che ascoltassi attentamente…”, no nemmeno così andava bene. Meglio essere diretta, senza giri di parole: “Jonathan, ho parlato con Alexander. Ha ascoltato ogni cosa che gli dicevo senza parlare.” Sì…già questo era meglio. Ora le idee iniziavano ad arrivarle in mente. Si annotò qualche parola chiave, giusto per non perdere il filo del discorso, piegò il foglio e lo appoggiò sul tavolo. Quindi si alzò e andò verso il bagno. Aprì l’anta trasparente della doccia e ruotò il pomello dell’acqua verso quella fredda. Un bagno fresco era sempre stato un buon metodo per rilassarsi. Chiuse la porta della stanza e iniziò piano a spogliarsi. Si tolse prima la canottiera verde mela appena comprata sfilandola dal basso e appoggiandola sulla sedia lì vicino. Slacciò poi gli shorts, facendoli quindi scivolare per terra e raccogliendoli per posarli sopra la maglietta. Ora che era rimasta in intimo le venne in mente la prima volta che lei e Alexander erano arrivati a fidarsi così profondamente l’uno dell’altro da vedersi senza i vestiti più superficiali. Si erano mano a mano avvicinati, lui l’aveva sfiorata prendendole la mano e percorrendole delicatamente il braccio fino a raggiungere la spalla. Una volta lì le aveva abbassato la spallina del reggiseno e si era chinato per baciarle quel lembo di pelle morbido. Alisee ricordava benissimo i brividi che le avevano percorso il corpo quando aveva sentito la sua bocca poggiarsi di fianco al proprio collo, salendovi per giungere alla propria guancia della ragazza. La giovane non riusciva a muoversi, era rimasta paralizzata a causa di un miscuglio di emozioni così diverse tra di loro, ma che avevano come unico obiettivo quello di renderla completamente immobile davanti al ragazzo che amava. Ma la sua era solo fantasia.
In quel momento desiderava solamente che lui fosse lì, pronto ad entrare in quella doccia insieme. Dentro si sarebbero accarezzati, sfiorati e baciati tutte le volte che avrebbero voluto. Le mancavano quei momenti con Alexander, gli attimi dolci che passavano insieme abbracciati e accoccolati l’uno contro l’altra. Aveva le idee ben chiare in quel momento e sapeva esattamente cosa dire a Jonathan. Sarebbero stati solamente amici: lei amava un altro ragazzo.
 
Dopo essere uscita dalla doccia si preparò per l’incontro di quella sera: indossò una gonna a vita alta blu, una canottiera bianca con stampe azzurre e un paio di ballerine turchesi. Tracciò una linea sottile con l’eyeliner nero sulle palpebre, si spruzzò un po’ di profumo e si diresse all’appuntamento.
 
Un quarto d’ora dopo Alisee era seduta su un muretto nella piazza in cui aveva proposto a Jonathan di incontrarsi. Non si era nemmeno ricordata di portare con sé il biglietto, o forse aveva deciso di lasciarlo a casa di proposito: voleva evitare di sembrare insicura davanti a lui, soprattutto nel pronunciare delle parole così importanti.
Il cuore le batteva a raffica perché non aveva idea di come la conversazione si sarebbe sviluppata e come sarebbe terminata, soprattutto. Si alzò ad un certo punto dal muretto e cominciò a camminare avanti e indietro, mentre l’ansia cominciava a prendere il sopravvento su di lei.
Stava torturando le unghie, quando sentì pronunciare il suo nome da lontano, dietro di sé. Si girò e scorse una figura non molto distante da dove si trovava. Mano a mano che si avvicinava riusciva a distinguere sempre più chiaramente i tratti di un ragazzo e lo riconobbe subito quando riuscì a vedere più nitidamente quei capelli folti e ricci di Jonathan. Deglutì. Sentiva che il momento di rivelargli quello che voleva davvero per loro si stava avvicinando.
Accennò un sorriso quando Jonathan si presentò davanti a lei.
“Ciao” iniziò Alisee
“Ciao!” salutò il giovane. “Come stai?” continuò.
“Insomma…ho passato momenti migliori.”
“Immagino…” abbassò lo sguardo sentendosi responsabile per quello che stava passando. “Quindi…avevi qualcosa da dirmi?” avanzò il ragazzo.
“Sì!” Raccolse tutto il coraggio che aveva e, dopo essersi seduta sul muretto, iniziò il discorso che aveva provato più e più volte a casa a se stessa. Inspirò profondamente, si schiarì la voce e cominciò: “Dunque, ti ho chiesto di trovarci per parlarti di quello che mi è successo oggi pomeriggio e riguarda quello che mi hai detto questa mattina.” Fece una pausa e guardò dritto negli occhi il giovane cercando di capire le emozioni che provava in quel momento. Lui ricambiò il suo sguardo e sembrò che la stesse scrutando più che a fondo per cercare di cogliere qualche informazione dalla sua mente.
Alisee si sentì avvampare quando incrociò gli occhi di Jonathan: nel profondo provava ancora qualcosa per quel ragazzo. Dopotutto era inevitabile: lo aveva amato, anche se per un periodo molto più breve di quello che avrebbe voluto.
“Oggi pomeriggio ho visto Alexander e abbiamo parlato. Gli ho detto tutto quello che è successo: ho voluto essere sincera. Ha ascoltato tutto quanto senza dire una parola e solo quando ho finito di confessargli ogni cosa, ha detto qualcosa…”
“Che cosa?” chiese subito Jonathan, il quale non stava più nella pelle dalla curiosità, cosa che tradiva la sua calma apparente.
“Ha detto che capiva quello che è successo, ma che vedeva anche che sono confusa e non so che cosa provo. Perciò ha preferito chiudere la storia tra di noi, in modo da lasciarmi del tempo per riflettere sui miei sentimenti e prendere una decisione su ciò che voglio fare.” Alisee concluse il racconto e portò di nuovo gli occhi sul volto del giovane, aspettando una sua reazione.
“Capisco.” Cominciò Jonathan. “E hai avuto del tempo per pensare e per decidere che fare, dal momento che mi hai chiamato.”
La ragazza rimase un po’ sorpresa dalla risposta ricevuta, poiché pensava che lui si lasciasse sfuggire qualche emozione in più.
“Ehm…sì, in effetti ho deciso che cosa fare riguardo a tutta questa situazione..” la giovane fece una pausa, raccolse ancora quel poco di coraggio per poter terminare quello che doveva dire a Jonathan. Prima di parlare sollevò lo sguardo cercando il suo: aveva bisogno di guardarlo negli occhi per dirgli che tra di loro non poteva esserci niente di più che un’amicizia.
“In realtà la risposta mi è giunta subito dopo aver parlato con Alexander. Quando se n’è andato da casa mia, mi sono resa conto di aver perso una parte importantissima della mia vita ed è tutta colpa del bacio che ci siamo dati. Non avrei dovuto ricambiare perché è stato questo che ha causato la rottura tra me e il ragazzo che davvero amo. Mi dispiace Jonathan, ma ci abbiamo provato e non ha funzionato. Non vorrei mai porre un punto definitivo ad una storia a cui tengo davvero, specialmente per colpa di un mio capriccio e di un sentimento puramente passionale. Scusa, ma tra di noi non può che esserci un’amicizia, come è stato fino ad ora. A te tengo davvero tanto e voglio continuare ad essere tua amica!” Alisee stava guardando dritto negli occhi il giovane sentendo le lacrime salirle sempre di più e annebbiarle la vista. Dalla foga lo aveva afferrato per le braccia avvicinandosi dunque a lui. Aveva sul volto un’espressione supplichevole, quasi come se volesse dirgli di crederle, di non lasciarla da sola perché aveva bisogno di qualcuno in quel momento, cosa alquanto incoerente con quanto gli aveva confessato solo un minuto prima.
Jonathan sgranò gli occhi, sorpreso da quella dichiarazione. Non si sarebbe mai aspettato un rifiuto: era forse stato troppo presuntuoso da parte sua pensare che Alisee sarebbe corsa tra le sue braccia, baciandolo e desiderandolo più che mai dopo così tanti mesi passati lontani? Probabilmente sì. E forse proprio quei pensieri avevano fatto in modo che la giovane si allontanasse da lui e si dedicasse a qualcun altro, qualcuno che non era egoista come se stesso, il quale aveva messo il proprio bene davanti a quello della ragazza. Ma in quel momento, guardandola nei suoi occhi verdi pieni di lacrime, si rese conto che il proprio volere di averla accanto a sé in ogni momento, come se fosse di sua proprietà, passava in secondo piano. Ora voleva solamente stringerla a sé e prometterle che sarebbe rimasto accanto a lei, anche se non nel modo in cui desiderava.
E così fece: avvolse Alisee tra le sue forti braccia e la tenne stretta al proprio petto. Sentiva il respiro della ragazza intervallato da singhiozzi e piccoli pianti; così per rompere quel silenzio decise di parlare per la prima volta dopo ciò che aveva sentito: “Non ti preoccupare…” sospirò “Capisco che cosa vuoi dirmi, ma non ti preoccupare: io starò al tuo fianco, qualunque cosa succeda tra di noi. Ciò che provo per te è troppo importante e non merita di essere sprecato per una cosa del genere. I miei sentimenti non cambieranno, ma cercherò di comportarmi in modo che quando tu avrai bisogno di un amico io ci sarò. Non dovrai far altro che chiamarmi e io sarò sempre con te, è una promessa.” Prese tra l’indice e il pollice il mento della ragazza, allontanando il suo volto dalla maglietta, bagnata a tratti dalle lacrime, e lo alzò in modo che i loro sguardi si incrociassero. “E’ una promessa.” Ripeté Jonathan e strinse subito dopo la giovane a sé baciandola sui suoi capelli che emanavano un dolce profumo di vaniglia.
 
“E’ una promessa…” le sussurrò un’ultima volta prima che Alisee si addormentasse su un comodo, enorme letto in una spaziosa camera da letto dall’arredamento piuttosto semplice, ma elegante allo stesso tempo.
La ragazza ebbe un sonno piuttosto tormentato: ebbe svariati sogni, anche se chiamarli così forse era troppo. Immaginò diverse cose, ma l’elemento che le accomunava tutte era lei che piangeva in ginocchio tenendo il suo volto tra le mani. Attorno a lei si svilupparono numerose scene: lei che correva a perdifiato verso Jonathan, ma senza mai raggiungerlo; Alexander che le diceva cose orribili e che le voltava le spalle ogni volta che lei cercava di parlargli; le sue amiche che la giudicavano, accusandola di essere una poco di buono e la ignoravano e infine tutti i suoi amici e il suo ormai ex ragazzo che ridevano, ma non con lei, bensì di lei.
“NOOOOOOOOOOOOO!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!” Urlò Alisee svegliandosi all’improvviso. Si trovò seduta sul letto, con il volto madido di sudore, gli occhi spalancati e il respiro affannato, come se avesse appena corso una maratona intera.
Una figura corse verso di lei, ma non riuscì a capire chi fosse. Spaventata cercò di coprirsi con le mani il volto, agitandosi quando questa persona l’afferrò per le braccia cercando di farla stare ferma.
“NOO!! Lasciami! Lasciamiiiii!!” Urlò ancora Alisee.
“Alisee, calmati! Sono io, Jon! È tutto a posto, era solo un brutto sogno!”
Quando la ragazza sentì il nome del suo amico tirò un profondo sospiro e si strofinò gli occhi con una mano per cercare di far andare via quella nebbia che le oscurava la vista. Solo dopo aver riconosciuto la figura del giovane si rilassò un po’ e lo abbracciò forte fin quasi a non sentire più lei stessa il proprio respiro.
Singhiozzava ancora quando si staccò dalla presa di Jonathan e lo guardò negli occhi. I propri erano gonfi e rossi, pieni di lacrime per lo spavento che aveva appena provato. Quelli del ragazzo erano sgranati e pieni di terrore dopo aver visto Alisee così impaurita. Era preoccupato, glielo si leggeva in faccia, ma non sapeva che cosa fare in quel momento per poterla aiutare. Ma di questo ad un certo punto non dovette preoccuparsi, poiché quello che fece la giovane lo stupì e non poco.
Gli prese il volto fra le mani e senza nemmeno un attimo di esitazione lo baciò. Gli occhi erano chiusi, mentre le labbra appena schiuse per poter sentire tra le proprie quelle del ragazzo.
Nel frattempo Jonathan non aveva la più pallida idea di che cosa fare: non sapeva decidere tra il rispondere al bacio della ragazza che amava oppure respingerla poiché era consapevole che in quel momento non era in sé, ma stava agendo d’impulso.
Così fece quello che gli sembrò più giusto in quel momento: la allontanò. Non voleva che più avanti potessero entrambi pentirsi di quell’azione, che probabilmente avrebbe messo a rischio l’amicizia a cui tanto entrambi tenevano. Voleva proteggerla e allo stesso tempo averla per sé, ma non era quello il modo giusto.
Alisee si portò una mano alla bocca, come se avesse voluto ritirare quello che aveva appena fatto, ma ormai era troppo tardi. Questa volta era stata lei a fare il primo passo, era stata lei a baciarlo. Si chiese perché aveva agito così, il motivo che l’aveva spinta a esporsi così tanto e forse la risposta era proprio lì davanti a lei, ma non voleva crederci. Non poteva essere Jonathan! Lei amava Alexander. E doveva dirglielo, non stare lì a cercare di infilare la lingua in bocca ad un altro, nonostante quell’ “altro” fosse Jonathan, la persona per cui sentiva la passione, quella vera ed eccitante, scorrerle dentro e arrivarle in ogni punto del corpo. Si ritrasse dal ragazzo, scostò le coperte che la coprivano fino al ventre, si infilò le scarpe e uscì di corsa dalla porta scoppiando in un pianto che si sentiva appena.
 
Uscì da casa di Jonathan sbattendo la porta, vergognandosi di se stessa in quel momento più che mai.
Non riusciva a credere che di punto in bianco avesse potuto baciare una persona che solo qualche ora prima aveva detto di volere solo come amico.
Si sentiva in colpa nei confronti di quello che provava per Alexander e per i sentimenti di Jonathan.
Jonathan… chissà che cosa stava passando in quel momento. Aveva giocato con il suo amore più di una volta e stava malissimo per quello, si sentiva responsabile per il semplice fatto che lo era. Che cosa provava davvero per lui? Era tempo di fare un esame di coscienza con se stessa e capire cosa aveva intenzione di fare con quel ragazzo.
Riuscì a tornare a casa con qualche difficoltà, perdendosi un paio di volte scambiando una via per un’altra, ma dopo pochi dubbi riuscì a trovare la strada giusta e giungere alla fine nella sua camera sana e salva.
Guardò l’orologio digitale che aveva sul comodino. Segnava le 3:49.
Alisee strabuzzò gli occhi: non si aspettava che fosse così tardi e i suoi genitori non si erano nemmeno preoccupati di avvisarla. Tanto meglio, a lei non interessava particolarmente di loro ed evidentemente valeva lo stesso per sua madre e suo padre.
Si infilò nel letto così com’era tornata a casa, senza struccarsi o mettersi il pigiama. Tanto il giorno dopo non si sarebbe dovuta alzare presto per andare a scuola, perciò non si preoccupò molto di vestirsi adeguatamente per dormire, cosa che forse non sarebbe riuscita a fare: doveva pensare che cosa fare con Alexander e Jonathan e che cosa provava per quest’ultimo.
Si infilò dunque sotto le coperte e si sdraiò pensando e ripensando ai due ragazzi.
Alexander, suo ex, era comparso nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, all’improvviso, e in modo naturale si erano messi insieme. Sembrava quasi fosse il processo inevitabile della loro amicizia. Di lui amava la sua serietà, la sua voglia di mettersi in gioco in ogni singola situazione, dalla più piccola alla più grande, e il suo amore per qualsiasi cosa facesse. Certo, c’erano dei difetti – d’altronde nessuno è perfetto – ma riusciva a sopportarli quasi sempre. Era quel “quasi” che la preoccupava: e se quei difetti l’avessero portata a pensare di non poter riprendere la storia con Alexander da dove lui aveva deciso di interromperla? Ma decise di non pensarci al momento: doveva riflettere sui suoi sentimenti per Jonathan perché era a lui che doveva una risposta. Loro due erano stati insieme per qualche mese, ma erano stati intensi e passionali. Con lui aveva provato emozioni forti e si erano avvicinati spesso ad andare a letto insieme, ma non avevano mai trovato l’occasione giusta perché per entrambi sarebbe stata la prima volta e la timidezza si faceva sentire e non poco. Si ricordava benissimo di quella volta che erano rimasti a casa di Jonathan da soli, poiché i suoi genitori erano andati fuori città per un matrimonio. In quell’occasione il ragazzo l’aveva invitata per stare da lui la notte e fortunatamente i suoi avevano acconsentito. Sapeva benissimo che cosa sarebbe successo quella sera: casa libera, insieme da soli per tutta la notte e gli episodi precedenti di intimità si sarebbero tutti ripresentati quello stesso giorno.
Si era portata una borsa abbastanza capiente con dentro tutto quello che le serviva per la notte, compreso anche un completo intimo in pizzo nero che aveva preso solo qualche giorno prima apposta per l’occasione e per far scaldare l’atmosfera tra i due. Jonathan era stato molto romantico in quell’occasione: aveva riempito la casa di aromi profumati e candele alla vaniglia, aveva tentato di cucinare qualcosa per cena – e si era rivelato essere un discreto cuoco, nonostante fosse la prima volta che preparava qualcosa da mangiare soprattutto per un’altra persona – e aveva sistemato la camera da letto per la notte: il profumo si sentiva ovunque.
Dopo cena si erano spostati sul divano per coccolarsi un po’, scambiandosi qualche bacio. Il cuore di entrambi batteva fortissimo: sapevano che quel momento era giunto, ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlare per primo e di proporre di spostarsi in camera da letto. La situazione tuttavia si sviluppò in maniera del tutto naturale: il ragazzo le prese la mano, la fece alzare e dopo averle baciato la destra guardandola dritta negli occhi la accompagnò verso la stanza.
Alisee quasi tremava dall’emozione: stava per fare l’amore per la prima volta con il ragazzo che amava e sarebbe stato il momento più romantico e bello della sua vita.
Una volta giunti nella camera, Jonathan chiuse la porta dietro di sé e si sedette accanto alla ragazza, che nel frattempo si era sdraiata teneramente sul letto. Il giovane iniziò ad accarezzarle una gamba, facendo scivolare la mano sulla coscia scoperta, in quanto portava solo dei pantaloncini. Un brivido le corse lungo tutta la schiena. Si spostò leggermente verso il centro del letto in modo da far sdraiare anche Jonathan accanto a sé. Il ragazzo si tolse le scarpe e le pose per terra in modo che non dessero fastidio, poi si sistemò accanto alla giovane. Iniziò ad accarezzarle il volto delicatamente con le dita e in seguito i capelli. Dal volto scese verso il braccio fino alla mano di lei che prese e che baciò appena. I loro sguardi in quel momento si incrociarono. Un sussulto giunse ad entrambi e arrossirono per l’imbarazzo e l’emozione di trovarsi nella penombra con solo la luce delle candele ad illuminarli. Jonathan lasciò subito la mano di Alisee per sollevarle il mento. I loro volti si avvicinarono sempre di più fino a che le loro labbra si toccarono. Chiusero gli occhi e si lasciarono trasportare da quello che provavano in quel momento. Non si sentiva solo imbarazzo ed emozione, ma anche eccitamento e quel bacio ne era la prova: fu il più sensuale che Alisee avesse mai ricevuto. Prima le loro labbra si unirono e staccarono più volte, poi si schiusero e la lingue di entrambi si trovarono praticamente subito, iniziando una danza passionale. Continuando questo gioco amoroso, Jonathan in poco tempo si ritrovò sulla ragazza. Le sue mani segnarono tutto il profilo sotto il suo corpo: accarezzò prima le spalle nude, scese verso il petto e verso i seni che prese dolcemente in una mano e strinse con decisione, ma senza farle male. Subito dopo, toccò i fianchi che portò a sé virilmente in modo che il suo bacino sfiorasse quello della ragazza. Per un attimo le loro labbra si staccarono.
Alisee sentì un brivido percorrerle la schiena: sentiva piuttosto chiaramente la sua eccitazione premerle contro. Quella sensazione le diede quel po’ di coraggio che le bastò per guardarlo negli occhi. Vedeva chiaramente due gocce d’ambra davanti a sé e si perse in quello sguardo che le venne ricambiato. La giovane portò le mani al volto di Jonathan e lo baciò con l’unica intenzione di provare quella sensazione di cui tutti parlano riguardo alla prima volta: voleva che fossero un unico corpo.
Dopo averlo baciato così intensamente, osservò di nuovo quegli occhi che tanto amava e gli sussurrò: “Voglio che diventiamo una cosa sola. Voglio fare l’amore con te.” Ad Alisee batteva il cuore così forte che temeva che Jonathan potesse sentirlo.
Ma così non era: il ragazzo arrossì subito dopo quelle parole e ringraziò che la stanza fosse in penombra così che lei non potesse vederlo bene in quel momento.
Non riusciva a pronunciare una sola parola dopo quello che aveva appena sentito! Si sentiva al settimo cielo: si trovava con la ragazza che amava e stava per fare l’amore con lei per la prima volta. Non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio, perché per lui non c’era niente che potesse battere quel momento.
I minuti passavano e i due si stavano toccando sempre più intimamente continuando quel gioco sensuale tra le loro lingue ora in una bocca ora nell’altra.
Era giunta finalmente l’occasione perfetta: erano entrambi nudi, sotto le coperte a coccolarsi e baciarsi.
Jonathan allungò la mano cercando il preservativo, ma si bloccò all’improvviso: aveva sentito un rumore provenire dal piano di sotto. Udì delle voci: una maschile e una femminile.
Erano arrivati i suoi genitori! Non potevano che essere loro da ciò che aveva sentito poco prima.
Il ragazzo uscì dal letto piuttosto velocemente in tempo per poter chiudere la porta a chiave. Si avvicinò poi ad Alisee e le disse, cercando di allarmarla il meno possibile: “Amore, c’è un imprevisto: sono arrivati i miei genitori!”
“COOSA?!” Esclamò la giovane. Prese al volo i vestiti e nella penombra della camera tentò di infilarseli dalla parte giusta. “Ma cosa ci fanno qui?” chiese lei confusa.
“N-Non lo so!” farfugliò Jonathan. “Ero convinto che sarebbero tornati domani pomeriggio! Non mi hanno nemmeno avvisato, accidenti a loro!” disse mentre cercava di indossare mutande e pantaloni.
Sentì dei passi salire le scale, così accorse a spegnere tutte le candele che c’erano in camera, ad aprire le finestre e ad accendere la luce.
Poco dopo dei colpi risuonarono sulla porta e in seguito una voce di donna: “Jon, tesoro, siamo a casa.”
Il ragazzo schiuse di poco la porta dopo aver girato la chiave e si trovò la figura di sua madre in piedi davanti a lui.
“Tutto bene?” chiese lei.
“A meraviglia!” rispose il figlio un po’ nervoso.
“Che succede?” continuò la donna, incuriosita dal tono del ragazzo. Tentò anche di sbirciare dentro la stanza attraverso quel piccolo spiraglio della porta, ma non riuscì a vedere molto.
“Niente, davvero…” rispose lui cercando di nascondere ancora di più la camera dalla vista della madre.
“Mmh, okay…” si arrese infine lei, nonostante fosse convinta che qualcosa stesse accadendo lì dentro. “Ah! Un’ultima domanda..” iniziò prima di andarsene e senza aspettare un intervento dal figlio concluse: “C’è per caso Alisee lì dentro con te?”.
Jonathan rimase spiazzato e dato che sapeva che sua madre si era resa conto di qualcosa cercò di rispondere, rimanendo il più vago possibile: “Ehm…sì, è venuta per vedere un film…” e così sperò di averla liquidata.
“Mh, mh…” annuì, strizzandogli gli occhi e tornando da dov’era venuta.
Aveva capito tutto, accidenti a lei…
Chiuse di nuovo la porta a chiave e si girò verso Alisee, che nel frattempo era riuscita a vestirsi e a darsi una pettinata veloce ai capelli con le mani, in modo da avere un aspetto abbastanza presentabile nel caso in cui la madre di Jonathan fosse entrata in camera.
“Ha intuito che cosa stava accadendo, non è così?” chiese la ragazza.
“Mi sa proprio di sì…” ammise il giovane. La guardò sedendosi accanto a lei. Le prese il volto tra le proprie mani e lo avvicinò così da baciarla intensamente.
Quello era però un bacio diverso dagli altri: oltre che di amore, esso sapeva anche di perdono e di delusione. Ma c’era qualcos’altro: sì, c’era anche voglia e desiderio di terminare quel momento così intimo che stavano per avere insieme.
Dopo averle lasciato il viso, la guardò e le sussurrò: “Puoi sempre rimanere a dormire qui, se ti va…”
“Certo” rispose Alisee “Non chiedo altro…”

 

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