Hunters

di DauntlessBadWolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La caccia ha inizio ***
Capitolo 2: *** Cacciamo chi ci dà la caccia ***
Capitolo 3: *** L'angelo delle lacrime ***
Capitolo 4: *** E' una vita terribile ***
Capitolo 5: *** Young e DeLonge ***
Capitolo 6: *** In principio ***
Capitolo 7: *** Alla tua salute ***
Capitolo 8: *** Benedetti sono i distruttori di false speranze ***
Capitolo 9: *** Nient'altro importa ***
Capitolo 10: *** La fine? ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La caccia ha inizio ***


Titolo: Hunters
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.

Note: Allora, inizio dicendo che non so dove andrò a parare con questa storia, non so se farò nascere una relazione fra Dean e Castiel, tutto dipende da come svilupperò i prossimi capitoli per cui ho già qualche idee. /per sicurezza ho aggiunto il genere sentimentale/
La fanfiction si basa su un prompt che ho trovato su tumblr che dice di scrivere una fanfiction dove sia Dean che Castiel sono cacciatori e si ritrovano/ per qualsiasi motivo/ ad essere compagni di stanza, entrambi cercano di nascondere la loro natura di cacciatore all’altro.
L’Heartland Community College esiste veramente.
                                                       
                                                                                   
Pontiac Daily Leader
                                                               Strana morte all’Heartland Community College.
                                   Logan Cooper, capitano della squadra di calcio, è stato trovato morto nel bagno degli spogliatoi



Dean aveva deciso di indagare su quella strana morte, certo, poteva trattarsi di una semplice dipartita naturale, ma quante volte nella sua carriera di cacciatore le strani morti erano naturali?
Poteva trattarsi di un fantasma o, forse, uno degli studenti era stato posseduto da un demone, le opzioni erano infinite.
Una volta parcheggiata l’Impala davanti al dormitorio del college, prese la sua sacca verde, dove conservava i suoi effetti personali, e si incamminò verso l’edificio.
Il dormitorio era abbastanza anonimo, un piccolo edificio costruito su tre piani con un giardino, dove alcuni studenti erano impegnati a giocare a football.
Si frugò nella tasca dei pantaloni finché non trovò un piccolo pezzo di carta stropicciato che riportava la scritta 141, ovvero il numero della stanza che avrebbe occupato, Dean sperava che il suo compagno di stanza fosse un tipo tranquillo, di quelli che dormono tutto il giorno o restano fuori tutto il giorno a non si sa fare cosa, non voleva zavorre durante la sua caccia, altrimenti si sarebbe portato dietro Sammy, no?
Salì le scale fino al terzo piano, la sua stanza si trovava infondo al corridoio a destra, alcune porte erano aperte e Dean decise di dare una sbirciata, ma maledisse subito la sua curiosità quando vide un ragazzo mezzo nudo pitturato di blu che provava strane pose allo specchio. -Stupido puffo.- Mormorò prima di tornare sui suoi passi.
Finalmente era arrivato, la targhetta sulla porta recitava 141, però la lavagnetta era bianca, possibile che non avesse un compagno di stanza?
Si frugò ancora in tasca e prese la chiave, ma non fece in tempo a infilarla nella serratura che la porta si aprì, allora lo aveva un compagno!
Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.- Disse spostandosi dalla porta e una volta che il Winchester fu entrato la chiuse.
La stanza era ancora in ordine, alcuni libri, sicuramente di Castiel, erano poggiati sulla scrivania, mentre su un letto era poggiato uno zaino aperto.
Castiel si tolse gli occhiali, li poggiò sul letto e iniziò a massaggiarsi le tempie, sperava che quel Dean Winchester non fosse un ficcanaso, voleva concludere la caccia nel più tranquillo dei modi senza dover coinvolgere un non-cacciatore.
Dean si buttò sul letto libero trovandolo decisamente scomodo, avrebbe preferito uno squallido letto di un Motel, almeno quelli erano più comodi!
-Così ti chiami Castiel, hai decisamente un nome strano.- Disse il maggiore dei fratelli Winchester mettendosi seduto. Castiel aveva iniziato a disfare lo zaino e Dean lo vide poggiare sul letto un diario di pelle che ricordava molto quello di suo padre. –Castiel è il nome di un angelo, vuol dire visione di Dio.-
Dean roteò gli occhi, gli era capitato un maniaco della religione, perfetto!
Castiel continuò a svuotare il suo zaino e l’ultimo oggetto che tirò fuori fu una scatola nera, una custodia, per la precisione. –Cosa tieni lì dentro?- Chiese curioso il Winchester. –Una vecchia macchina fotografica era di mia madre…- -Te l’ha regalata?-  Domandò ancora Dean. –Sì.- Rispose semplicemente il moro posando la custodia sotto il letto.
Quella sarebbe stata una lunga convivenza, quel Castiel era così rigido e, soprattutto, era un maniaco della religione, Dean non vedeva l’ora di concludere il caso e andarsene da quel posto infernale!
-Hai sentito di quel ragazzo morto?- Domandò Dean cercando di rompere il silenzio che si era creato. Castiel, che nel frattempo si era messo seduto alla scrivania a scrivere sul suo diario, scostò la sedia dal tavolo e si voltò verso il compagno di stanza, il Winchester lo trovava estremante buffo con quegli occhiali addosso. –Sì, l’ho letto sul giornale l’altra mattina, ho letto che ha riportato delle ferite e che i nastri delle sicurezza sono del tutto inutilizzabili al fine di scoprire il colpevole.-  Niente riusciva a far cambiare tono di voce a Castiel, Dean iniziò a pensare che fosse un Cyberman, questa era l’unica spiegazione plausibile!
Accidenti e se durante la notte Castiel avesse approfittato di lui per trasformalo in un Cyberman?
Non ci voleva nemmeno pensare!
La serata passò nel più tranquillo nei modi, Castiel aveva continuato ad aggiornare il suo diario, invece Dean si era messo le cuffie per ascoltare la musica.
Il giorno seguente la sveglia sonò presto e quando il Winchester si alzò notò che il letto di Castiel era vuoto: dove diavolo era andato, erano appena le sette del mattino!
Uno strano rumore mise in allerta il giovane che, subito, allungò una mano, pronto a prendere il coltello nascosto sotto il cuscino, doveva essere pronto ad ogni evenienza.
Quando la porta principale si aprì Dean si lasciò sfuggire un sospiro sollevato: era solo Castiel, per fortuna.
-Dove sei stato?- Aveva chiesto il biondo passandosi una mano fra i capelli. Castiel, con tutta calma, entrò nella stanza, chiuse la porta e si tolse la felpa lanciandola, poi, sul suo letto. –A correre, mi aiuta a pensare.- Dean si chiese dove l’altro avesse trovato la forza di alzarsi per andare a correre.
Il moro iniziò a sistemare dei vestiti sul letto e in quel momento Dean decise di andarsi a fare la doccia, almeno così sarebbe potuto uscire e iniziare a lavorare sul caso per cui era venuto.
L’acqua calda ci mise un po’ ad arrivare e a dirla tutta non era nemmeno così calda, ma doveva accontentarsi, poteva essere fredda invece che tiepida.
Prima di uscire dalla doccia allungò una mano per prendere l’asciugamano che aveva preparato poco prima. -Tieni- Sentì e qualche secondo dopo stava stringendo fra le mani l’asciugamano. –Grazie, sei stato genti- Il Winchester si bloccò di colpo, cosa ci faceva Castiel in bagno?
-Castiel, cosa ci fai qui?- -Mi sto sistemando, perché?- Il biondo si spalmò una mano sulla faccia, come si poteva essere così tonti? –Non vedi che mi sto facendo la doccia?- -Allora?- -Spazio personale, Cas, se mi sto facendo la doccia tu non puoi entrare.- Cas?
Da dove gli era uscito quel Cas?
-Allora? Con i miei fratelli è normale lavarsi i denti, farsi la barba mentre qualcuno è sotto la doccia.- Replicò innocentemente il moro. –Esci, mi devo vestire.- -Ma, Dean- -Esci!- E a Castiel non restò altro che ubbidire all’ordine dell’altro.
Fuori il sole era alto nel cielo e gli uccellini iniziavano a svegliarsi, il Winchester stava frugando nel bagagliaio della sua amata Impala alla ricerca dell’EMF sperando di non averlo lasciato a Sam.
-Bella macchina.- Quella voce era fin troppo familiare alle orecchie del giovane Dean, prima di alzare la testa e confermare la sua teoria sull’identità del suo interlocutore, fece scivolare l’EMF nella tasca della giacca, doveva mantenere un profilo basso.
-Scusa per prima, non volevo infastidirti, ma sai sono abituato con i miei fratelli, avrei dovuto chiedere prima.- Continuò Castiel. Dean chiuse il bagagliaio della macchina e scosse la testa. –Non ci pensare.-
Rispose semplicemente.
I due compagni di stanza si avviarono insieme verso la scuola, certo non rientrava nei piani di nessuno dei due percorrere la strada insieme a qualcuno, ma ormai era andata. –Tu hai fratelli, Dean?- Chiese il moro cercando di fare conversazione. –Sì, ho un fratello minore, si chiama Sam, ha quattro anni meno di me. Mi è sembrato ti capire che tu hai più di un fratello, giusto?.-  Castiel annuì. –Ho tre fratelli maggiori Michael, Lucifer e Gabriel, io sono il più piccolo, Michael non abita con noi, lavora a Los Angeles.- Castiel non sembrava felice mentre parlava dei suoi fratelli, anzi, forse non andava d’accordo con loro.
Una volta arrivati al College le strade dei due giovani si divisero, Dean si diresse verso il campo da calcio, invece Castiel andò, dritto, verso gli spogliatoi deciso a iniziare subito la caccia.

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Capitolo 2
*** Cacciamo chi ci dà la caccia ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: Cacciamo chi ci dà la caccia
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Mi scuso con tutti quelli che seguono la storia per averci messo una vita ad aggiornare, perdonatemi, ma sono andata al Rimini Comix (fiera del vino e del disagio-????-)e in quei giorni mi è stato impossibile scrivere qualche righa della storia, però ho pensato ad alcune idee che potrei sviluppare nei prossimi capitoli, sto ancora pensando a come far evolvere il rapporto fra Dean e Castiel e più leggo storie su di loro e più mi convinco di far nascere del tenero fra di loro, se avete dei parerei fateli pure presenti nelle recensioni.
Ci ho messo molto ad aggiornare anche perché ho fatto una maratona Teen Wolf e più volte ho pensato “Dove diavolo sono i Winchester quando servono?!”
Come avrete capito dal titolo del capitolo ho messo una citazione dello show sopracitato, chissà come verrà inserito nella storia, who knows?



Le ricerche di Dean furono vane, nessuno dei membri della squadra aveva qualche conto in sospeso con Logan e, a quanto raccontavano, il capitano era un ragazzo tranquillo e gentile, di quelli che fanno beneficenza e volontariato, e, quindi, nemmeno fuori dal college qualcuno poteva avercela con lui.
Il giovane Winchester si mise seduto sugli spalti rigirandosi fra le mani l’EMF, Logan non aveva scheletri nell’armadio, almeno stando a quanto dicevano i suoi amici, aveva una bella famiglia e una ragazza che era intenzionato a sposare. -Il ragazzo perfetto- Osò commentare sottovoce.
Dean sospirò, forse avrebbe avuto più successo controllando gli spogliatoi, con un po’ di fortuna avrebbe potuto trovare qualche segno di attività soprannaturale, anche se non ne era così sicuro, l’omicidio era avvenuto qualche giorno prima e le tracce, adesso, sarebbero state sicuramente deboli.
Accidenti, in quel momento gli avrebbe fatto veramente comodo l’aiuto di suo padre, ma visto la discussione che avevano avuto prima della sua partenza per Pontiac, John, non gli avrebbe dato nemmeno un insignificante consiglio.
Dean fece scivolare l’EMF nella tasca della giacca e si alzò dagli spalti, in campo i giocatori si stavano ancora allenando, ne avrebbe approfittato per dare una controllata agli spogliatoi, anche se poco avrebbe potuto trovare qualcosa su cui lavorare.
L’edificio adibito a spogliatoio era poco lontano dal campo da calcio e aveva un'aria abbastanza anonima, un piccolo giardino davanti, parcheggio per le biciclette e nient’altro.
L’unica cosa che in quel momento stonava con tutto il resto era la folla radunata davanti alla porta: che fosse avvenuto un altro omicidio?
Subito si avvicinò, la calca gli impediva di passare o vedere qualcosa, ma nessuno aveva lezione in quel dannato College?
-Cosa succede?- Chiese infine Dean.–Un ragazzo è stato aggredito e adesso si stanno occupando di lui.- Rispose semplicemente una ragazza sentendo la domanda posta dal giovane Winchester.
Un ragazzo era stato aggredito in quell’edificio?
Doveva essere vuoto, la squadra si stava allenando e nessuno aveva lasciato il campo. In quel preciso istante un lampo illuminò la mente di Dean facendogli ricordare un fatto avvenuto poco dopo il suo arrivo al College: Castiel si era recato agli spogliatoi e non verso le aule, quindi poteva essere lui il ragazzo aggredito!
Il biondo cercò subito di crearsi un varco fra tutte quelle persone, anche se non conosceva Castiel da molto si stava preoccupando per lui quasi come fosse stato un suo fratello. Era quasi del tutto sicuro che l’aggressore fosse il fantasma al quale stava dando la caccia e adesso, Dean si sentiva responsabile dell’accaduto, perché avrebbe potuto evitare tutto questo se solo fosse andato con lui o avesse abbandonato il campo qualche minuto prima.
Doveva entrare, in tutti i modi, doveva assicurarsi che stesse bene e-
Perché gli importava così di tanto di Castiel?
Era un perfetto sconosciuto, lo aveva incontrato, solamente, la sera prima e già si preoccupava di lui quasi come fosse stato uno di famiglia: Stupido Cyberman.
Dopo alcuni tentativi riuscì a oltrepassare tutte quelle persone e quando entrò tirò un sospiro di sollievo vedendo che Castiel non sembrava aver riportato ferite gravi, seduta sulla panca, accanto al moro, un infermiera gli stava medicando un piccolo taglio sul braccio.
Il Winchester fece qualche passo in avanti ma si bloccò appena sentì qualcosa scricchiolare sotto i suoi piedi. –E’ il secondo specchio questo mese.- Disse l’Infermiera senza alzare la testa. Secondo specchio?
Quindi anche quando è morto Logan si era rotto uno specchio. –Il tuo amico è stato fortunato, le schegge lo hanno preso solo di striscio, dovevate vedere quel povero Cooper, aveva del vetro conficcato in ogni dove.- Amico?
Amico era una parola grossa, ancora, per definire la loro relazione.
Davvero sembravano così amici?
Castiel aveva alzato gli occhi verso il biondo, quegli occhi, di un blu non umano, mettevano il Winchester terribilmente a disagio, tanto che dovette sviare lo sguardo e spostarsi in un posto dove quegli occhi non lo avrebbero potuto raggiungere.
L’attenzione di Dean fu catturata da un oggetto che aveva trovato vicino ad alcuni frammenti di vetro, non ci vi volle molto per identificarlo: era una munizione, molto simile a quelle che usava suo padre.
Il biondo la raccolse e quando si rialzò il suo sguardo si incrociò, ancora una volta, con quello del suo compagno di stanza: sembrava sapere esattamente cosa l’altro avesse trovato.
Il resto della giornata passò senza altri problemi, Castiel, sotto il consiglio dell’infermiera, era  tornato al dormitorio, mentre Dean decise che avrebbe continuato le sue ricerche, se sia Logan che Castiel erano stati aggrediti dalla stessa cosa dovevano pur avere qualcosa in comune e il Winchester avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.
Quel pomeriggio Dean andò a far visita alla madre di Logan, per fortuna la famiglia dell’ex capitano non abitava molto lontano da Pontiac.
La casa era veramente graziosa, il  giardino era ben curato, c’era, persino, un altalena Il biondo non sapeva che il calciatore avesse un fratello più piccolo, poiché i suoi amici non gli avevano detto niente.
Dopo aver raccolto alcune idee si decise, finalmente, a suonare il campanello. Ad aprirgli la porta era stata una piccola bambina con i capelli scuri e un ridicolo fiocco in testa. –Deve essere la sorella di Logan.- Pensò il Winchester. Poco dopo si udì un’altra voce femminile. –Allison, non devi aprire la porta.- La donna che si presentò sull’uscio aveva i capelli rossi, sembrava giovane, ma forse era tutto merito del trucco, aveva l’aria gentile. –Sono Dean, un amico di Logan, volevo farle le condoglianze.- Esordì Dean. La signora Cooper alzò un sopracciglio e stava per dire sicuramente qualcosa tipo Non ti ho mai visto nel gruppo di mio figlio, ma Allison afferrò un lembo della camicia di Dean e lo strattonò. –Stavamo per prendere il tea, vieni anche tu!-  Disse con insistenza. Al povero Winchester non restò altro che eseguire gli ordini di quella piccola dittatrice, se non altro aveva un motivo per entrare e fare qualche domanda, ora.
Allison lo aveva trascinato dentro l’abitazione e portato fino alla ‘sala da tea’.
La stanza, seppur piccola, sarebbe potuta essere accogliente se tutte le cose non fossero state maledettamente rosa, per la prima volta in tutta la sua vita Dean Winchester si sentiva a disagio nella stanza di una ragazza.
La bambina lo invitò a sedersi su una di quelle ridicole sedie per nani, ma c’erano veramente genitori che si sedevano su quelle cose per giocare con i bambini?
La signora Cooper si accomodò su una poltrona davanti al tavolino, anche quello per nani, facendo attenzione a non urtare nessuna bambola. –Lei.- Iniziò la bambina. –E’ Madame, accanto c’è la signora Penny e, infine Lady Margaret Wilson.- Allison iniziò a guardare Dean sembrava dirgli Non ti presenti?, il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro, perché capitavano tutte a lui?
Si schiarì la voce e strinse la mano della prima bambola. –Dean Winchester, piacere di conoscerla Lady Margaret Wilson.- -Quella è Madame!- Lo corresse la bambina. –Sicura? Ha la faccia da Lady Margaret Wilson.- Allison si lasciò sfuggire una risata e iniziò a versare il ‘tea’ nella tazze di finta porcellana purissima. –Mi dispiace molto per suo figlio, signora Cooper.- Disse il biondo rompendo il silenzio che si era creato, la tazzina che la padrona di casa teneva in mano tremò appena al suono di quella frase, non aveva evidentemente superato la morte del figlio. –Grazie.- Mormorò appena la donna. Sembrava veramente scossa, a Dean dispiaceva infilare il coltello nella piaga, ma doveva scoprire di più sulla vita di Logan.
Le ore passarono e fra una tazza di tea e una delle battute esilaranti della signora Penny il biondo era riuscito a farsi dire qualcosa sulla vita dell’ex giocatore, anche se la madre era stata molto restia nel raccontare.
Quella era, forse, l’undicesima tazza di ‘tea’ che beveva, quella teiera era più grande all’interno di quanto apparisse da fuori, gli sembrava di essere il Cappellaio Matto imprigionato in un’eterna ora del tea, ma tutto sommato le battute della signora Penny erano veramente divertenti e Madame aveva un ottima capacità di conversazione, invece Lady Margaret Wilson avrebbe dovuto rivedere le sue priorità e dedicare più tempo alla famiglia invece che bere tea con le amiche del cricket.
Nel tardo pomeriggio i genitori di Allison passarono a prendere la bambina e a quel punto Dean decise di far ritorno nella sua stanza, voleva vedere come se la passava Castiel dopo l’aggressione.
Quando il Winchester tornò al dormitorio il sole stava per tramontare, era distrutto, quella piccola peste lo aveva costretto a giocare, però aveva scoperto alcune cose interessanti: Allison non era la figlia dei Cooper, ma dei vicini, il vero fratello dell’ex calciatore, Eric, era morto in un incidente domestico mentre era a casa con Logan. Non era molto, ma era certo meglio di niente.
Una volta entrato in camera si tolse la giacca e la buttò sul suo letto, aveva bisogno di una doccia, di una lunga e rilassante doccia, preferibilmente senza Castiel che faceva i suoi comodi in bagno.
Dean lanciò un occhiata al letto del compagno e lo trovò in disordine e quando notò una felpa poggiata ai piedi del letto la domanda gli venne spontanea. –Sei uscito?- -Sì.- Rispose semplicemente il moro continuando a scrivere sul suo diario, un giorno Dean avrebbe scoperto cosa diavolo ci scriveva, parola di Winchester!  -Dove sei andato?- Castiel roteò gli occhi, chiuse il diario e scostò la sedia dalla scrivania, il biondo giurò di aver intravisto una stella chiusa in un cerchio sopra la copertina del diario, simbolo che aveva visto scarabocchiato anche dentro a quello di suo padre. –In biblioteca, dovevo fare delle ricerche.- -Secchione.- Affermò il Winchester poco prima di chiudersi in bagno, questa volta a chiave, per farsi la doccia.
Castiel si massaggiò le tempie e ringraziò il cielo per il fatto che Dean non avesse proferito parola sugli avvenimenti di quella mattina, come poteva spiegare a una persona normale che il suo aggressore era un fantasma e che ha dovuto sparargli una pallottola di sale per allontanarlo?
Cacciamo chi ci dà la caccia”, queste erano le parole che gli venivano in mente ogni volta che guardava il diario di suo padre, erano anche scritte nella prima pagina, come a voler sottolineare il fatto che la loro era una famiglia di cacciatori e che avrebbero catturato la cosa che aveva dato loro la caccia la notte in cui tutto ebbe inizio.
Quando Dean uscì dal bagno aveva un asciugamano poggiato sulle spalle e i capelli bagnati. –Se non ti asciughi i capelli ti ammalerai.- Borbottò Castiel poco prima di tornare sul libro che stava leggendo. Dean non lo considerò, chi era per dirgli una cosa simile: sua madre?
Il Winchester si mise una mano in tasca e toccò la cartuccia che aveva trovato negli spogliatoi quella mattina, si era completamente dimenticato di averla messa nei pantaloni puliti prima di farsi la doccia.
La sua curiosità aumentava ogni secondo di più, voleva sapere se quella cartuccia era del suo compagno di stanza, ma come poteva chiederglielo?
-Tu dove sei stato, Dean?- Il biondo sussultò un po’ sentendo il suo nome, Castiel aveva uno strano modo di pronunciarlo, non gli dava fastidio, lo metteva solo a disagio, come i suoi occhi, doveva smetterla di farlo sentire così! –A casa di un amico.- Rispose buttandosi sul letto, allungò un mano e afferrò il diario di suo padre, doveva controllare se erano avvenute altre strane aggressioni o morti in quel college.
-Hai dimenticato il telefono in stanza. Stamattina ha squillato ed io ho risposto.- Disse il moro come se non fosse niente di grave violare la privacy degli altri. –Quale sarà il prossimo passo? Unire la nostra collezione di dischi?- Rispose Dean lievemente irritato. –Cas, mi pare che avessimo già parlato di questo: spazio personale.- -Ma tu non c’eri e continuava a squillare.- Castiel sembrava proprio convinto di non avere fatto niente di male, il Winchester si spalmò, per la seconda volta nell’arco della giornata, la mano sul viso, era inutile discutere con quello che sembrava un bambino troppo cresciuto. –Chi era?- Chiese infine Dean. –Un certo Bobby, quando gli ho detto che non ero te mi ha chiamato idiota e ha riattaccato.- Ci fu un attimo di silenzio. –Mi piace il soprannome Cas.- Dean giurò di aver visto le labbra del compagno di stanza prendere un insolita piega che sembrava essere l’abbozzo di un sorriso, doveva segnarsi quel giorno sul calendario, il Cyberman aveva cambiato espressione!
Domani avrebbe richiamato Bobby, in quel momento era troppo stanco. –Chi è Bobby?- Chiese il moro iniziando a riordinare il suo letto, Dean si stava chiedendo da dove il ragazzo avesse tirato fuori tutta quella parlantina quando, fino al giorno prima, non apriva bocca se non per dire le cose essenziali. –Un amico di famiglia, si prende cura di me e di mio fratello quando nostro padre è in viaggio.-
Castiel non chiese altro per il resto della serata e Dean ringraziò il cielo: qualcuno/ o i fratelli di Castiel/ aveva ascoltato le sue preghiere!
Il Winchester continuava a pensare a quella dannata cartuccia e allo sguardo che Castiel gli ha aveva dato quando l’aveva raccolta, Cas sapeva e, adesso, faceva finta di niente.
Dean voltò la testa verso il letto di Castiel, stava ancora leggendo quello stupido diario.
Alcune volte gli ricordava suo padre: anche lui durante le poche serate in cui restava nella stanza del Motel aggiornava o leggeva il suo diario e poi c’era anche il fatto dell’aggressione e del collegamento fra lui e Logan: cosa diavolo avevano in comune?
Non poteva certo andare da lui e chiedergli “Ehy, Cas, ti è mai morta una persona davanti?”, sarebbe stato da pazzi e poi come poteva spiegargli del perché volesse quell’informazione?  Non poteva raccontargli del fatto che lui era un cacciatore e che stava dando la caccia a un fantasma!
Il tempo non sembrava passare mai quella sera, Castiel aveva riposto, finalmente, il diario nel suo zaino e aveva iniziato a pulire la macchina fotografica che gli aveva regalato sua madre. Ora che Dean guardava meglio la custodia di quell’affare notò delle piccole bruciature e certo le persone non danno fuoco alle macchine fotografiche così, per divertimento. Forse l’aveva recuperata dopo un incendio e a questo punto tanto valeva chiedere. –Cos’è successe alla custodia della macchina fotografica?.- Castiel si bloccò e strinse il panno che aveva in mano e in quel momento, Dean, capì di aver posto la domanda sbagliata.

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Capitolo 3
*** L'angelo delle lacrime ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: L’angelo delle lacrime
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Eccomi tornata, tranquilli non sono morta! E’ passato un po’ dall’ultimo aggiornamento, scusatemi tanto, ma è vacanza per tutti e io me la sono presa veramente comoda /cosa che capirete anche leggendo il capitolo e chiedo venia per questo/.
Tre capitoli per descrivere una sola giornata quasi due, credo di avere qualcosa di sbagliato.
Durante la mia breve vacanza non sono stata con le mani in mano ho continuato a scrivere prompt per delle fanfiction future che, spero, di pubblicare a breve, anche se ho qualche dubbio visto che fra poco ricomincerà la scuola.
Nel capitolo ho fatto alternare momenti seri a momenti più leggeri, anche perché non volevo renderlo troppo difficile, la storia che Castiel racconta è presa da una storia What if che stavo scrivendo e che, purtroppo, non ho mai avuto occasione di pubblicare.
Bene, credo di aver parlato troppo come al solito. Spero il capitolo sia di vostro gradimento e alla prossima.


L’attenzione di Dean era ancora rivolta verso le mani di Castiel che continuavano a stringere quel panno impolverato con il quale, fino a qualche secondo prima, stava pulendo la macchina fotografica della madre.
Lo sguardo del moro si fece quasi assente, i suoi occhi azzurri parvero diventare blu, il blu più scuro che il Winchester avesse mai visto, sembrava dover scoppiare in lacrime da un momento all’altro, ma piangere in pubblico non sembrava una cosa da Cas. –Ho recuperato la macchina fotografica dopo un incendio.- Mormorò con un filo di voce. –Non volevo ricordati la cosa.- Cercò subito di scusarsi il biondo. Castiel scosse la testa come per rassicurare il suo compagno di stanza. Forse sarebbe stato meglio chiudere lì il discorso a giudicare dallo sguardo e dal comportamento di Castiel quello dell’incendio non sembrava il suo argomento di conversazione preferito, forse aveva perso qualcuno, forse quel giorno era morto qualcuno davanti ai suoi occhi e lui non era riuscito a salvarlo, forse era quello il punto in comune che aveva con Logan: la morte di qualcuno che avrebbe potuto evitare!
Dean avrebbe voluto chiedergli qualcosa sull’accaduto, così avrebbe potuto verificare la sua teoria, ma il ragazzo sembrava già smarrito in tristi ricordi.
Il biondo sapeva bene cosa si provava a perdere qualcuno di importante, sua madre, Mary, era morta in un incendio quando lui era piccolo, ma forse ora che l’argomento dell’incendio era venuto fuori, pensò, il moro avrebbe iniziato a parlarne di sua spontanea volontà o almeno così sperava il Winchester.
Ma le sue speranze morirono quando Cas ripose la custodia bruciacchiata sotto il letto e si recò in bagno per farsi la doccia senza proferire parola, infondo come dargli torto: chi racconterebbe la storia della sua vita a un tizio che ‘conosce’ appena?
Dean si sdraiò sul letto sospirando rumorosamente, non era riuscito a portare avanti le indagini e gli indizi che aveva erano troppo pochi per tirare le somme, stava deludendo suo padre, stava deludendo Sam, con che coraggio sarebbe tornato al Motel?
Tanto valeva scappare da Bobby e inventarsi una scusa credibile per giustificare la fuga.
Forse era meglio dormire, domani avrebbe continuato a lavorarsi Castiel e avrebbe fatto un salto in biblioteca per fare qualche ricerca, forse avrebbe scoperto qualcosa di più sull’Heartland Community College.
Non riuscì ad addormentarsi, si rigirava nel letto alla ricerca di un ipotetica posizione comoda  in cui dormire, ma niente.
Nella testa del giovane cacciatore regnava il caos assoluto ed era tutta colpa degli avvenimenti accaduti durante il corso della giornata:  l’attacco di Castiel da parte di una misteriosa identità, la munizione che aveva trovato vicino alle schegge di vetro, lo sguardo che il compagno di stanza gli aveva dato dopo il ritrovamento, la macchina fotografica, l’incendio e il possibile collegamento con Logan!                                        
Ancora una volta il Winchester sospirò, quel caso lo avrebbe fatto impazzire, quel Castiel lo avrebbe fatto impazzire!
A proposito di Castiel, doveva essere ancora sotto la doccia a giudicare dal rumore che proveniva dall’altra parte della porta.
Qualcosa vibrò e attirò l’attenzione del cacciatore che si alzò immediatamente dal letto: era un telefono!
Il biondo si avvicinò alla scrivania che, ormai, Cas aveva fatto sua e notò che il telefono del suo compagno di stanza aveva lo schermo illuminato.
Sapeva che non avrebbe dovuto curiosare nella privacy di Castiel, sapeva che era una cosa sbagliata, ma Dean mandò tutto al diavolo quando si ricordo che l’altro aveva violato la sua rispondendo a Bobby!
C’era un messaggio non letto, invitato da un certo Gabriel che, se non ricordava male, era uno dei fratelli di Castiel.
Allora, Cassie –Dean pensò che era un soprannome
adatto a un bambino di tre anni e ridacchiò.-  come
vanno le cose?
Inutile dire che qui sembra l’Inferno, anzi, credo che gli Inferi siano un posto migliore!
Come al solito Michael e Lucifer hanno litigato, per le solite sciocchezze non preoccuparti. Papà si è arrabbiato e Lucy se ne è andato, indovina chi dovrà andare a recuperarlo?
Amo le riunioni di famiglia, non immagini quanto, Cassie.
 Fammi sapere se sei ancora vivo e rispondi per una volta!

Allora Cas non stava scherzando quando aveva detto che i suoi fratelli si chiamavano come gli Arcangeli, il Winchester doveva ammettere di non avergli creduto all’inizio, andiamo, bisogna essere proprio fissati per chiamare i figli come il diavolo e il resto della combriccola.
La famiglia del compagno di stanza sembrava, addirittura, più problematica della sua e, probabilmente, quell’incidente non aveva migliorato le cose.
Sentì uno strano rumore provenire dal bagno e poi il suono dell’acqua cessò. In un primo momento il biondo fu preso dal panico, cosa avrebbe detto l’altro se lo avesse trovato a curiosare sulla scrivania? Di certo niente di buono e poi aveva ancora il sospetto che il moro fosse un Cyberman e non voleva scoprire cosa volesse dire vivere una vita senza emozioni.
Posò velocemente il telefono sul tavolo, proprio vicino al diario in pelle del compagno … per la prima volta il diario era a portata di mano, avrebbe potuto aprirlo e leggere cosa diavolo ci scriveva l’altro ogni volta che aveva due minuti liberi, ma se lo avesse preso, Castiel se ne sarebbe sicuramente accorto. La tentazione era tanta, forse troppa tanto che Dean allungò la mano e afferrò il prezioso oggetto del desiderio e lo gettò velocemente sul suo letto, prese lo zaino di Cas e lo aprì poggiandolo, poi, sulla sedia vicino alla scrivania, almeno così l’altro avrebbe avuto l’illusione di averlo messo lì dentro e tutto sarebbe andato liscio come l’olio!
Il suo piano era a prova di bomba.
La maniglia della porta si piegò e il Winchester quasi volò in direzione del suo letto, nascose il diario sotto il cuscino, afferrò il telefono e si mise le cuffiette, anche se si dimenticò di far partire la musica.
Quando il moro uscì dal bagno aveva un asciugamano messo intorno al collo e i capelli bagnati, in quel momento il biondo bofonchiò, cercando di alzare di un ottava il tono della sua voce, qualcosa tipo asciugati i capelli altrimenti ti ammalerai. –Hai detto qualcosa?- Chiese il moro voltandosi verso il compagno di stanza. Dean alzò di poco la testa e rivolse all’altro uno sguardo disinteressato. –Non ho aperto bocca.-
Il viso di Castiel era rosso probabilmente a causa del caldo, quel colorito non gli stava poi così male, sembrava più vivo e meno sono sul punto di morire vi prego aiutatemi, i suoi occhi sembravano aver abbandonato la malinconia però, ora che ci faceva caso, erano rossi pure quelli, possibile che Cas avesse pianto?
Il Winchester non poteva credere a quello a cui aveva appena pensato, perché gli importava che il moro si fosse messo a piangere sotto la doccia?  Non erano nemmeno amici.
Castiel si mise seduto sul letto e aveva l’aria di un vecchietto che stava per raccontare un aneddoto legato a chissà quale guerra, forse si era deciso a raccontare la storia dell’incendio. –Sai, Castiel è l’angelo della solitudine e delle lacrime.- Annunciò. –Credo che il mio nome sia una specie di maledizione, qualunque cosa succeda mi ritrovo sempre solo.- Il biondo ripensò al messaggio che aveva letto prima, a giudicare da quello che aveva letto  l’altro non sembrava essere così solo, ma forse non si riferiva a quel genere di solitudine.
 Il moro si accomodò meglio sul letto e prese un grande respiro come se si preparasse a raccontare qualcosa di veramente importante. –Mio padre è un restauratore di libri antichi, mentre mia madre insegnava teologia all'Università, vivevamo nel Minnesota, Saint Paul, per la precisione.- -Mi stai raccontato la storia della tua vita?- Lo bloccò subito Dean stupito. –Pensavo volessi saperla.- Affermò semplicemente Castiel piegando appena la testa di lato. Il Winchester rabbrividì, insomma lui non gli aveva chiesto niente e l’altro aveva iniziato a parlare a manetta rispondendo a tutte quelle domande che non gli aveva mai posto, quasi come potesse leggergli nel pensiero: Castiel era sicuramente uscito da qualche strano programma sul paranormale, poco ma sicuro! –Non eravamo ricchi. Vivevamo in una piccola casa di periferia, ma eravamo felici.- Riprese. Parlava a singhiozzi, quasi a voler nascondere ciò che provava realmente. –Mia madre ha sempre voluto avere una famiglia numerosa, così ha avuto cinque figli, ma nonostante tutto era rimasta una donna bellissima.- Si fermò un attimo. -Era il compleanno di mio padre e la mamma ci aveva coinvolti tutti nei preparativi della festa a sorpresa. Michael e Lucifer dovevano addobbare il salotto, Gabriel e Raphael, con l’aiuto della mamma, dovevano preparare la torta, mentre io ero quello che doveva assaggiare l’impasto.- Il biondo cercò di trattenere una risatina quando si immaginò un piccolo Castiel paffuto intento a leccare un mestolo sporco d’impasto, ma quell'immagine, per quanto tenera ed esilarante, fu spazzata via da un nome con il quale Cas aveva identificato uno dei suoi fratelli. –Raphael? Come la Tartaruga Ninja?-Il moro parve offendersi un po’. –Come l’angelo.- Precisò, poi continuò con la sua storia. –Mia madre mi aveva mandato a prendere le candele in cantina, mi disse di sbrigarmi perché fra qualche minuto papà sarebbe tornato a casa. Purtroppo non le trovai subito e nel frattempo papà tornò, sentii le grida dei miei fratelli. Quando trovai le candele tornai in casa ma Gabriel mi spinse di nuovo in cantina e mi disse di restare lì e che sarebbe tornato a prendermi subito.- Si bloccò ancora una volta, sembrava avere difficoltà nel continuare la storia. –Però non gli ho dato ascolto e quando sono uscito la casa stava andando a fuoco. Sentivo nostra madre chiamare i nostri nomi, stavo per risponderle quando un trave cadde e se non fosse stato per Raphael, che mi spinse via, mi avrebbe preso in pieno, purtroppo il grosso pezzo di legno prese lui, restai lì, immobile finché Gabriel non tornò a prendermi.- Il morò sviò lo sguardo altrove, sembrava sul punto di piangere, di nuovo. –Quando fummo fuori scoprì che nostra madre era tornata dentro a cercare Raphael, purtroppo non fece ritorno. I pompieri dissero che era stato un incidente domestico, ma mio padre non si bevve questa storia, per lui c’era qualcos'altro sotto.- Castiel si fermò, aveva raccontato anche abbastanza e poi non poteva continuare altrimenti avrebbe finito con il rivelare a Dean che la sua era una famiglia di cacciatori!
Il Winchester restò in ascolto e quando l’altro ebbe finito iniziò a fare le sue considerazioni sull’accaduto e i possibili collegamenti con Logan, il compagno di stanza aveva detto che il fratello lo aveva spinto via e che era rimasto schiacciato e che la madre era rientrata a cercarlo, ma se fosse restato in cantina Raphael non sarebbe mai stato schiacciato e di conseguenza la donna non sarebbe tornata dentro.
Se fosse restato dentro avrebbe potuto evitare le loro morti!
Ecco il punto in comune, il biondo esultò interiormente finalmente soddisfatto di aver confermato la sua teoria.
Dean potrà essere stato anche orgoglioso di se stesso, ma Castiel non sembrava così felice. Forse avrebbe dovuto scusarti e dargli un po’ di conforto. Iniziava a sentirsi in colpa. –Cassie…- Mormorò il Winchester allungandosi verso il compagno di stanza. –Non è colpa tua.- Disse intuendo cosa l’altro pensasse. Ci fu qualche secondo di silenzio poi Cas alzò la testa di scatto. –Come mi hai chiamato?-
-Come ti ho chiamato?- -Mi hai chiamato Cassie!- E per la prima volta il biondo sentì Cas alzare la voce, l’aveva fatta grossa. –Non è vero.- Cercò invano di difendersi Dean. –Invece sì, solo Gabriel e Balthazar mi chiamano così!- Beccato, era stato colto infragante. Momento chi diavolo era Balthazar e perché tutti i conoscenti del moro avevano nomi strani? –Dean, hai frugato nelle mie cose?- Accidenti, perché Castiel aveva quello strano modo di pronunciare il suo nome? Quello strano modo che lo faceva rabbrividire, era quasi piacevole sentire il suo nome uscire dalle labbra del compagno di stanza. –Ho letto un messaggio che ti ha mandato Gabriel.- Ammise, infine, il giovane cacciatore ormai incapace di nascondere l’evidenza. Se possibile Cas si imbronciò ancora più del solito. –C’era scritto che un certo Mike.- -Michael.- Lo corresse subito il moro. –Sì, come ti pare. Insomma, questo Michael ha litigato con un certo Lucifer, ma non devi preoccuparti perché non si sono ammazzati. Tuo padre si è arrabbiato e Lucy se n’è andato e Gabriel ama le riunioni di famiglia. Ha detto che devi rispondergli e fargli sapere che non sei morto.- Lo sguardo accusatore del moro incombeva, ancora, sul giovane Winchester. –Tu hai risposto al mio telefono!- Cercò di difendersi il biondo. -Ma solo perché continuava a squillare e, scusa se te lo dico, ma hai una suoneria orribile!- -Ehy! Non offendere i Metallica.- -Potevi scegliere anche una cosa più tranquilla, quella roba è solo rumore.- -Solo rumore?- -Sì, solo rumore!- Disse Castiel alzandosi dal letto e il suo esempio fu seguito anche da Dean. Il Winchester era qualche centimetro più alto di Cas e lo guardava dall’alto in basso, questa cosa sembrò far arrabbiare ancora di più il compagno di stanza che, in quel momento, sembrava un pulcino con le piume arruffate. I loro sguardi si incrociarono per un momento che parve quasi infinito, non proferirono parola, si guardarono e basta come se la loro discussione si stesse tenendo a un livello quasi psichico. –I Metallica non sono rumore!- Disse infine il biondo rompendo il silenzio e alzando di poco il tono della voce. –Invece sì!- Continuò il moro. –Sentiamo, signore io mi intendo di musica cosa le piace?- -Non sono affari tuoi e tutto è meglio di quel rumore che chiami Metallica.- Si stavano gridando contro come una vecchia coppia sposata che, oramai, aveva finito gli argomenti di conversazione. La loro discussione sarebbe potuta andare avanti per ore, ma qualcuno bussò alla loro porta ed entrambi si voltarono verso l'infisso. –Smettetela di gridare.- Disse una voce sconosciuta. –Potrete discutere domani mattina, adesso andate a letto o domani faremo i conti!- Era la voce di uomo adulto, probabilmente il supervisore del dormitorio entrambi all’unisonino risposero. –Sissignore.- Si scambiarono un ultima occhiata e andarono ognuno nel rispettivo letto.
La mattina seguente Dean fu svegliato da uno strano mugolio, sembrava un cane stretto fra la porta e il muro, un cane che stava soffrendo parecchio. Subito si mise seduto e notò che non c’era alcun animale nella stanza, forse l’aveva solo sognato, si stropicciò un occhio sbadigliando, ma il suo rituale mattutino fu interrotto da quel mugolio fastidioso. Il Winchester si voltò verso il letto di Castiel e lo vide rifare il letto e canticchiare…ecco cos’era quell’uggioso mugolio: il suo orribile, perché questo era l’unico aggettivo con cui lo si poteva descrivere dopo aver offeso i Metallica, compagno di stanza stava cantando.
-Well, work it on out…you know you look so good…you know  you got me going now.- Cas sembrava non essersi accorto che l’altro lo stava fissando perché continuò a svolgere il suo lavoro, questo almeno finché il biondo non scoppiò in una fragorosa risata offendendo, mortalmente, il moro. –Stai imparando a comunicare con i pipistrelli?- Lo prese in giro Dean. –Taci. Questa è vera musica.- -Spero che il cantante sia morto perché io mi offenderei se un tipo come te cantasse le mie canzoni.- Continuò il Winchester. Cas, visibilmente offeso e ferito, afferrò la sua felpa e se la legò in vita. –Vai al diavolo.- Disse semplicemente prima di sbattere la porta con una tale violenza da far tremare i vetri della finestra.
Il biondo si asciugò una lacrima e cercò di smettere di ridere, non credeva che quel Castiel fosse così spassoso. Una volta tornato in se Dean si ricordò del diario del compagno, che sembrava non essersi accorto della sparizione. Alzò il cuscino e prese il prezioso libro con la copertina in pelle e, dopo aver preso una grande respiro, lo aprì.
Cacciamo chi ci dà la caccia
Era una frase scritta in piccolo con una bella calligrafia, era stata collocata al centro della pagina, ma di grande impatto, tanto che al Winchester ci vollero alcuni istanti per capire che la scritta in questione non occupava l’intero foglio.
Girò, con cura, la pagina e subito trovò qualcosa. La pagina non era piena, anzi, era occupata da poche righe con la stessa calligrafia che aveva trovato nella pagina iniziale.

15 Agosto, Saint Paul, Minnesota.
Chuck Novak.
La mia casa è bruciata in un incendio.
Mia moglie e mio figlio Raphael sono morti nell’incidente. I pompieri dicono che si tratta di un incidente domestico, ma io so che non è così. Mentre attraversavo il vialetto di casa ho riconosciuto la figura di un uomo vicino alla finestra del salotto e quando i fari di una macchina lo hanno illuminato giuro di aver visto i suoi occhi diventare neri, ha gettato qualcosa nell’aiuola ed è sparito nel nulla.
Un demone ha incendiato la mia casa.


Lo scritto di concludeva così, il resto della pagina era bianco. Il biondo percorse, con cura, le lettere scritte con quella bella calligrafia. La famiglia di Castiel era stata attaccata da un demone, forse lui non sapeva manco cosa fossero di preciso i demoni, sicuramente il padre lo aveva riconosciuto perché, a quanto aveva capito dal racconto del compagno di stanza, lavorava con testi antichi e, sicuramente, anche sacri.
Girò ancora pagina e continuò a leggere, erano tutti racconti di caccia con annesse descrizioni dei mostri affrontati. Dean continuò a sfogliare il libro quando si accorse che sul nuovo foglio la calligrafia era cambiata e con essa anche il nome sotto la data. Prima comparve il nome di Michael, poi quello di Lucifer, nomi che si alternavano spesso e che certe volte condividevano la stessa pagina, poi la calligrafia cambiò ancora e il nome stavolta era quello di Gabriel, ma c’erano poche pagine con il suo nome.
Il Winchester girò, per l’ennesima, volta la pagina e trovò una nuova calligrafia, era elegante, curata nei minimi dettagli, forse era di nuovo un racconto di Chuck, ma la prima riga diceva Prima caccia. 13 Maggio, Las Vegas, Nevada. Castiel Novak.
Il biondo rilesse più volte quella riga non riuscendo a crederci.
Il suo scorbutico compagno di stanza era un cacciatore, non poteva essere, Castiel non aveva l’aria di uno di loro, sembrava troppo fragile, sicuramente si trattava di un gioco che faceva con i fratelli, non c’era altra spiegazione!
La porta si aprì e la figura di Castiel comparve subito dopo e quasi non gli venne un colpo quando vide il suo prezioso diario nelle mani del compagno di stanza. Violentemente glielo strappò dalle mani e se lo strinse al petto. –Cosa ci fai con il mio diario?- -Castiel…- Disse Dean voltandosi verso il compagno di stanza, non riusciva più a guardarlo negli occhi come aveva fatto la sera prima, per qualche strano motivo si sentiva tradito. –Sei un cacciatore.- Cas sviò lo sguardo, anche lui incapace di incrociarlo con quello del Winchester, e non proferì parola.


 
 

 

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Capitolo 4
*** E' una vita terribile ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo:  E’ una vita terribile
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Okay, so di averci messo una vita, ma scusatemi, ho avuto un sacco di impegni e l’ispirazione andava e veniva a suo piacimento. Per farmi perdonare ho fatto il capitolo un po’ più lungo del solito, anche se non mi convince tanto, come sempre direi. Ringrazio la mia patata che mi ha sopportato mentre scrivevo e che ha letto la prima parte, so che non è molto ma ti dedico il capitolo.
E ringrazio sempre la mia patata (Balder Moon) per il bellissimo banner!

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Castiel teneva stretto al petto il prezioso diario, il suo sguardo di ghiaccio era riuscito, finalmente, a posarsi su gli occhi del compagno di stanza, anche se non fu un’impresa facile visto che l’altro continuava ad evitare il contatto. Nessuno osava proferire parola e il silenzio sembrava aver preso casa in quella piccola stanza. Il Winchester iniziò a temere per la sua vita, anche se gracilino Cas gli incuteva un certo timore, sembrava una di quelle persone che arrivavano a tutto per fartela pagare. Il moro alzò un braccio e il biondo abbassò la testa socchiudendo gli occhi aspettandosi di ricevere un pugno o uno schiaffo, ma il colpo non arrivò e quando rialzò la testa vide il dito del compagno indicare la porta. –Va fuori.- Disse semplicemente Castiel senza alterare il suo tono di voce e questo non fece altro che renderlo ancora più inquietante di quando già non apparisse agli occhi del giovane Winchester, il quale non riusciva mai a capire cosa passasse per la testa dell’altro. –Mi devo vestire e…- -Non mi importa se sei nudo o in pigiama.- Lo interruppe il moro. -Esci subito da questa stanza.- Il biondo pensò che l’altro stesse scherzando, insomma, indossava solamente la sua vecchia maglietta grigia degli AC/DC e i suoi boxer, non era certo pronto per mostrarsi al mondo! Il dito di Castiel era ancora puntato verso la porta e la sua espressione parve diventare più imbronciata ogni secondo che passava. Dean decise che non avrebbe lasciato la stanza nemmeno se Cas fosse diventato un demone alto tre metri che sputava fuoco o altre stronzate, tuttavia trovava la reazione dell’altro estremamente esagerata, aveva solo letto il suo diario di caccia non aveva provato ad ucciderlo. Sentiva lo sguardo del moro ancora su di lui, forse l’altro stava provando a fargli esplodere la testa con la forza del pensiero. Un brivido percorse la schiena del giovane Winchester, dove era la sua spada laser quando ne aveva bisogno? Non avrebbe dovuto lasciarla a Sam, lo sapeva! Castiel sembrò arrendersi all’idea che il biondo non si sarebbe mai alzato per eseguire un suo ordine e abbassò il braccio, non era mai stato bravo a farsi rispettare e certo non ci sarebbe riuscito con un tipo come Dean Winchester. Aumentò la stretta sul diario, quasi come se avesse voluto disintegrarlo e fare in modo che non fosse mai esistito. Quel maledetto diario era stato la causa di tutti i suoi problemi. Si mise seduto sul suo letto distogliendo lo sguardo dal biondo, era arrabbiato, Dean non aveva il diritto di leggere il suo diario, aveva invaso fin troppo la sua privacy eppure Cas era quasi sollevato dalla cosa, non era bravo a tenere i segreti e a mentire alle persone, avrebbe finito, comunque, per spifferargli tutto prima della fine del caso. Giusto, il caso! Era stato così impegnato a nascondersi da Dean che non aveva avuto molto tempo per portare avanti le sue ricerche, chissà quanto ci avrebbe messo per risolverlo. –Cacciatore… e così sei un cacciatore. Mi sarei aspettato di tutto da te, anche qualche rito satanico, visto il nome di uno dei tuoi fratelli, ma mai che tu fossi un cacciatore.- Mormorò il Winchester lasciandosi sfuggire una lieve risatina. Il moro inclinò la testa su un lato non riuscendo a capire perché l’altro trovasse la cosa tanto divertente. –Io non faccio riti satanici.- Ci tenne, comunque, a precisare. –E solo perché uno dei miei fratelli si chiama Lucifer non vuol dire che faccia parte di qualche setta satanica.- Continuò. –Calmo, Tigre.- Commentò il Winchester guardando, finalmente, il compagno di stanza negli occhi. Il silenzio si impossessò della stanza ancora una volta.
Un pensiero attraversò la testa del moro, se il biondo era riuscito a capire chi era senza avere un attacco di cuore o cose simili doveva essere informato su ciò che si nascondeva nel buio o forse era un cacciatore anche lui. Castiel riprese a guardare il ragazzo seduto di fronte a lui che, nel frattempo, aveva abbassato la testa, suo padre diceva sempre che la curiosità è peccato, ma era così difficile resistergli. –Anche tu?- Chiese con un filo di voce. A quel flebile rumore Dean alzò la testa e strizzò appena gli occhi sicuro di non aver capito bene cosa intendesse l’altro, gli aveva chiesto se faceva parte di qualche setta satanica?
 Anche tu cosa?- -Anche tu sei un cacciatore?- Si decise a chiedere con un tono più deciso. Il Winchester pensò che ormai era inutile continuare a mentire e negare così l’evidenza, Cas sarà stato anche un orribile compagno di stanza che odiava i Metallica, ma non era stupido. –Sì, sono un cacciatore.- -Con tutte le persone di questo mondo proprio un cacciatore doveva capitarmi in stanza.- Il biondo parve quasi offendersi a quell’affermazione. –Nemmeno a me piace stare in stanza con te, se proprio lo vuoi sapere.- Disse infine Dean soddisfatto della sua risposta. Il moro si passò una mano fra i capelli neri scompigliandoseli, finendo così per assomigliare a uno che si era alzato da pochi minuti, sicuramente il suo aspetto non era poi tanto diverso da quello che doveva avere il Winchester in quel momento. –Suppongo tu sia qui per il caso di Logan.- -Forse. Non mi piace condividere le mie caccie con altri cacciatori.- Asserì il biondo. Castiel si alzò dal letto sospirando rumorosamente, i cacciatori erano tutti uguali. –Nemmeno a me piace condividere il merito di una caccia con qualcuno, ma due cervelli sono meglio di uno, non credi anche tu?- Seppur con un grande sforzo Dean dovette dare ragione a Cas, due cervelli erano meglio di uno, ma è anche vero che da solo aveva scoperto molte cose, sicuramente molte più del moro che era solito passare le sue giornate a scrivere su quello stupido diario. Castiel posò il prezioso libro di famiglia sulla scrivania e tolse lo zaino dalla sedia. Si mise seduto e fece roteare la sedia in direzione del compagno di stanza, non riusciva a guardalo senza essere obbligato a trattenere quella che aveva tutta l’aria di essere una risata, non aveva mai fatto caso all’aspetto che l’altro aveva di prima mattina, anche perché quando usciva di camera il ragazzo dormiva ancora. –Secondo me vuoi il mio aiuto perché non riesci a formulare un ipotesi.- Disse il Winchester accennando un ghigno. –Vuoi sapere perché il fantasma ha attaccato anche te, vero?- 
Cas fu costretto a mordersi un labbro ed a ammettere che il biondo non avesse tutti i torti, voleva sapere il perché di quell’aggressione e Dean aveva tutta l’aria di uno che conosceva i fatti. Il Winchester rise interiormente, finalmente teneva in pugno quell’insopportabile del suo compagno di stanza! –Allora, mi dirai quello che sai?- -Solo se mi offri la colazione da Granny.- Granny era il nome di una piccola tavola calda, e anche il soprannome dell’anziana signora che la gestiva, che si trovava a cinque minuti a piedi dai dormitori. Il moro roteò gli occhi, nella sua carriera ne aveva incontrati di cacciatori particolari, ma Dean Winchester li batteva tutti. –D’accordo.- Rispose seccato. Il biondo si alzò dal letto e andò in bagno per farsi una doccia prima di uscire.
Dopo poco i due ragazzi uscirono dalla loro stanza e attirarono l’attenzione dei compagni che si trovavano in corridoio, probabilmente tutti avevano sentito la discussione avvenuta la notte prima e sicuramente avevano sentito Castiel intimare Dean di lasciare la camera poche ore fa. Dovevano essere gli inquilini più rumorosi dell’edificio. Cas iniziò a camminare non curandosi minimante degli sguardi altrui e il suo esempio fu seguito dal Winchester.
I locale di Granny non era molto grande, ma quella mattina era particolarmente affollato da studenti intenti a fare colazione. L’unico tavolo libero era vicino a una finestra che dava sulla strada e il biondo ci si fiondò subito seguito dal moro. Appena si misero seduti una cameriera si avvicinò ai due ragazzi porgendo loro dei menù. –Qual è il piatto del giorno?- Chiese Dean rivolgendosi alla ragazza. –Uova con Bacon e salsa speciale di Granny.- Il Winchester guardò prima il compagno di stanza che scosse appena la testa come per dire di non ordinare anche per lui e poi si voltò di nuovo verso la donna. –Portane due!- -Subito, dolcezza.- Detto questo la ragazza di allontanò. Castiel riprese a fissare il biondo con il solito sguardo imbronciato. –Ehy, devi fare anche tu colazione!- Dopo poco arrivarono i piatti ordinati da Dean e a Cas non restò altro che accettare di buon grado la cosa. Il biondo ringraziò la giovane cameriera facendole l’occhiolino mentre il moro si limitò a mormorare un lieve Grazie prima di iniziare a mangiare. –Non dici la preghiera Castiel?- -Cosa?- Il moro inclinò appena la testa su un lato e osservò l’altro sorpreso della domanda che glia aveva appena posto, ci mise qualche minuto prima di capire che l’altro lo stava solo prendendo in giro. Dean si lasciò sfuggire una risata divertito dall’espressione del compagno di stanza. Castiel riprese, invece, a mangiare cercando ignorare la risata che l’altro si era appena fatto. –Vuoi sapere, allora, quello che ho scoperto su Logan?- Cas annuì. –Ho parlato con sua madre l’altro giorno e mi ha detto che Logan aveva un fratello più piccolo morto in un incidente domestico mentre il fratello maggiore era con lui. In poche parole, Logan avrebbe potuto evitare la morte di suo fratello, ti suona familiare questa storia?- Il moro guardò negli occhi il giovane Winchester capendo cosa gli volesse dire. –Esatto Tigre, questo è il vostro punto in comune, entrambi avreste potuto evitare la morte di qualcuno.- Confermò guardando il ragazzo. -Quando sono arrivato qui mi sono documentato un po’ su questa scuola…- Iniziò il moro. Anche se l’altro non gli aveva chiesto di esporre quello che sapeva voleva condividere lo stesso qualche notizia che sarebbe potuta tornare utile ad entrambi durante il corso della caccia. –Ho trovato un documento, che, se non ricordo male, parlava di una ragazza scomparsa. E’ stata ritrovata morta qualche giorno dopo nello spogliatoio dei maschi. Il ritrovamento è stato effettuato da alcuni amici ‘stretti’ della giovane, stando alle loro testimonianze aveva una bottiglia di liquori vicino a se, il Coroner ha dichiarato che si è trattato di un caso di suicidio.-  Il biondo pendeva, letteralmente, dalle labbra di Castiel, certo che era bravo, lui non sarebbe mai riuscito a scoprire queste cose senza l’aiuto di suo padre.
–Questo è l’unico caso?- -Sì, l’unico e a quanto pare gli amici della ragazza non hanno raccontato tutta la storia.- Concluse Castiel allontanando appena il piatto. –Quando è morta la ragazza?- -Circa vent’anni fa, perché?- -Vedi, se riuscissimo a trovare alcuni dei suoi vecchi compagni di scuola potremo capire meglio cosa le è successo!- Disse Dean con fin troppo entusiasmo alzandosi e lasciando i soldi del conto sul tavolo. –Dove stai andando?-  Chiese Cas seguendo il ragazzo con lo sguardo. –In biblioteca.- Non ci vollero altre parole per convincere il moro a seguire il compagno di stanza.
La biblioteca di Pontiac era abbastanza grande e fornita di computer al momento fuori uso. Il bibliotecario era un uomo basso sulla quarantina, portava gli occhiali e non sembrava molto contento del suo lavoro. –Come posso aiutarvi?- Chiese l’uomo. Il Winchester guardò il compagno il quale, subito dopo, avanzò di un passo. –Stiamo cercando dei vecchi annuari dell’Heartland Community College.- Il bibliotecario si limitò a indicare uno scaffale e se ne andò borbottando qualcosa.
Una pila di libri dalla copertina rossa e rigida era poggiata sul tavolo. Il moro era seduto vicino agli annuari, mentre il biondo li sfogliava poggiato a una libreria. Era un’ora che non facevano altro che vedere foto di persone che non conoscevano e, ormai, Castiel stava perdendo la speranza, aveva sfogliato cinque annuari e, ancora, non era riuscito a trovare il nome della ragazza morta vent’anni prima, quando, all’improvviso, Dean indicò la foto di una ragazza ed esclamò. –Questa è la madre di Logan!- E si avvicinò a Castiel continuando ad indicare la persona in questione. La foto era in bianco e nero e ritraeva una bella ragazza dai lunghi capelli scuri. –Ne sei sicuro?- -Sì! Possiamo chiedere a lei se conosceva la ragazza dell’articolo.- Cas storse appena il naso, l’idea del ragazzo non gli piaceva molto. Continuò a fissare la pagina e sotto la foto della madre di Logan scorse un’altra immagine che sotto riportava il nome della ragazza ritrovata negli spogliatoi: forse non era stata un ora sprecata. –A noi non dirà niente, siamo due ragazzini per lei.- Il Winchester si mise seduto chiudendo l’annuario, il moro aveva ragione, a loro non avrebbe detto nulla, però magari a un agente di polizia, o qualcosa di simile, sì! Dean posò il libro dalla copertina rossa sugli altri e si alzò incitando Castiel a fare lo stesso. –Ho un idea.- E quella frase spaventò Cas più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Senza altre spiegazioni il moro si ritrovò in un negozio che vendeva completi e affini. Si massaggiò le tempie cercando di restare calmo e di non inveire contro il compagno di stanza, anche se avrebbe avuto tante buone ragioni per arrabbiarsi con lui. –Dovrai fare finta di essere un detective.- Annunciò il Winchester guardando il compagno di stanza. –Perché io?- -Perché tu hai la faccia da detective e poi lei mi conosce.- Castiel decise di non protestare e di non replicare per il semplice fatto che se avesse riposto glene avrebbe detto di tutti i colori e non aveva voglia di litigare. Pochi minuti dopo Cas si ritrovò ad indossare un completo nero abbinato a una cravatta blu che lo faceva assomigliare a un esattore delle tasse. Si stava sistemando il nodo della cravatta quando arrivò il biondo con un lungo trenchcoat color kaki. Il moro non fece in tempo a  voltarsi verso il ragazzo che si ritrovò il cappotto addosso. –Adesso sei perfetto, tenente Colombo.- Castiel incrociò le braccia al petto e iniziò a guardare male Dean, lo avrebbe ucciso entro la fine della giornata, ne era sicuro. –Hai anche la stessa espressione!- Continuò il Winchester. –Un’ultima cosa come ha intenzione di pagare, Dean?- Chiese Cas. Il Winchester cercò di non pensare al fatto che l’altro avesse detto il suo nome con il solito tono che lo faceva rabbrividire ed estrasse dalla tasca una carta di credito intestata a un certo Tom DeLonge. Il moro sospirò e lasciò correre la cosa.
Era pomeriggio inoltrato quando i due ragazzi si diressero verso la casa della signora Cooper. L’Impala era parcheggiata a pochi passi dall’abitazione della donna. –Sicuro che funzionerà?- -Sicurissimo Cas, io e mio padre lo facciamo in continuazione!- Rispose il biondo iniziando a frugare in una scatola da scarpe che di solito nascondeva sotto il sedile del passeggiero. –Lo so è che in genere sono i miei fratelli a fare queste cose, io mi occupo solo delle ricerche.- Disse il moro, ma non era così sicuro che l’altro lo stesse ascoltando. Dean prese uno dei tanti porta documenti e sostituii la foto del documento con una di Castiel che avevano scattato poco prima. Cas prese il documento e lo guardò attentamente. –Non c’è scritto detective.- -Tranquillo, guarderà solo la foto, adesso vai!- Il moro scese , o meglio, fu buttato fuori dalla macchina e si avviò verso l’abitazione.
Il Winchester osservò attentamente ogni passo che l’altro compieva, non lo perdeva di vista nemmeno per un secondo. Dentro quell’enorme trench il moro gli pareva quasi un bambino, forse avrebbe dovuto dargli una mano, forse avrebbe dovuto andare con lui, sembrava così tremendamente a disagio. Il biondo scosse appena la testa per cacciare via quei pensieri, insomma anche lui era un cacciatore, sapeva come andavano certe cose e poi perché doveva preoccuparsi tanto per Castiel? Non erano amici e si odiavano non c’era alcun motivo per preoccuparsi per lui, anzi, dopo aver detto che i Metallica sono solo rumore si sarebbe meritato di essere morso da qualcosa di velenoso e terribilmente mortale!
Abbassò il finestrino e sporse un po’ la testa cercando di acquisire una panoramica migliore della recita del compagno che conciato in quel modo sembrava sul serio il tenente Colombo, la somiglianza stupiva anche Dean. Il Winchester vide la signora Cooper alla porta e dietro di lei intravide Allison, la graziosa e ‘tenera’ bambina con il servizio da tea in finta porcellana purissima. Forse avrebbe convinto anche Cas a prendere il tea con le bambole, già se lo immaginava seduto su quelle ridicole sedie rosa adatte solo a un nano con un tazza in mano. Quando il moro entrò in casa alzò il finestrino della macchina e accese la radio.
Stavo togliendo la cassetta degli AC/DC, quando, finalmente, la pecorella Castiel fece ritorno all’ovile. –Allora, cosa ti ha detto, Colombo?- Chiese il biondo girandosi verso il ragazzo, ma rimase un attimo interdetto quando vide la sua faccia sconvolta. Doveva aver preso il tea con Lady Margaret Wilson, non c’erano altre spiegazioni. Cas voltò appena la testa verso il Winchester cercando di mettere insieme quella poca dignità che gli era rimasta e iniziò a parlare. –La signora Cooper conosceva la vittima, frequentavano lo stesso corso. Stando al suo racconto aveva una vita invidiabile, era benestante e i suoi genitori la viziavano in tutti modi, solo che frequenta un cattivo gruppo di amici.- Si fermò un attimo. –Mi ha detto che la sera in cui è morta era uscita con lei e il suo gruppo per andare a bere qualcosa, ma la signora Cooper è tornata a casa presto, mentre Abigail è rimasta.- Il biondo mise in moto la macchina. –Ha proseguito dicendo che il giorno dopo, a scuola, le sembrava strana, come se fosse ancora ubriaca dalla sera prima, probabilmente non aveva smesso di bere. L’ultima volta che l’ha vista è stata in palestra, dove stava ‘scherzando’ con gli amici.- Quando il moro smise di parlare erano quasi arrivati al dormitorio, si stava facendo tardi, avrebbero continuato domani mattina. –Sai se questi amici sono ancora in città?- -Non lo so, probabile.- Rispose Castiel. –Domani andremo anche da loro.- I due ragazzi scesero di macchina ed entrarono nel dormitorio. 

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Capitolo 5
*** Young e DeLonge ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo:  Young e DeLonge
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: E’ passato un mese dall’ultimo aggiornamento, l’idea di partenza era aggiornare ogni due settimane, ma a causa di forze maggiori sono costretta a ridurre l’aggiornamento a una volta al mese, se va bene. Allora, credo che ci stiamo avvicinando alla fine della long, massimo altri tre-quattro capitoli. Mi scuso per le possibili ripetizioni, ho scritto il capitolo in più riprese e alcune cose potrebbero essermi sfuggite mentre ricontrollavo. Scusate il capitolo moscio, ho avuto un sacco di cose da sbrigare e l’ispirazione andava e veniva. Dean e Cas hanno scoperto il nome della ragazza e dovranno trovare il corpo, ma siamo sicuri che ci sia un corpo da bruciare?



Fuori imperversava un forte temporale, le gocce di pioggia ticchettavano incessantemente contro il vetro della piccola stanza facendo innervosire Castiel che, a causa di quel rumore, non riusciva a leggere. Cas si avvicinò alla finestra scostando appena la tenda per vedere fuori, quando restava solo nella stanza del Motel, mentre i suoi fratelli erano a caccia, gli capitava spesso di compiere questa azione per scorgere il loro ritorno, questa volta, però, non aspettava il ritorno dei suoi familiari, ma ben si quello del suo orrido compagno di stanza che, nonostante la pioggia, era uscito per andare a comprare la cena. Il moro ancora si domandava il perché di quella azione quando al dormitorio avevano una cucina ben fornita. E poi era lui quello strano.
Castiel non sapeva il perché di tutta questa preoccupazione, temeva che Dean potesse fare un incidente per colpa di quella trappola che lui osava chiamare auto, quell’Impala non sembrava una macchina sicura e poi era vecchia, forse i freni non funzionavano bene e con l’asfalto bagnato la macchina sarebbe slittata sulla strada finendo contro un albero. Scosse la testa cercando di cancellare dalla sua mente l’immagine della macchina del Winchester schiantata contro un albero.
Il cuore di Cas si alleggerì quando vide avvicinarsi al dormitorio due fari, forse era il biondo, anche perché solo uno stupido sarebbe uscito con quel tempo e il ragazzo, di certo, non spiccava per intelligenza.
Qualche minuto dopo Dean entrò nella stanza annunciando il suo ritorno con un sonoro Sono tornato, ridacchiò appena quando beccò il moro ancora vicino alla finestra con la tenda fra le mani. –Eri preoccupato per me, moccioso?- Chiese subito il Winchester poggiando la cena sulla scrivania. Castiel giurò che l’altro l’avrebbe pagata gara per avergli affibbiato quel nomignolo, lui non era un moccioso e poi il biondo non era così in confidenza con lui da permettersi di dargli nomignoli stupidi!
Dean era fradicio, possibile che si fosse bagnato così tanto nel tragitto auto-porta?
Con tutta l’acqua che cadeva, forse, non c’era da stupirsi di quel dettaglio.
Preso da un qualche istinto Cas si avvicinò al compagno di stanza e si preoccupò di togliergli la giacca bagnata. –Sei fradicio, dovresti farti un bagno caldo e metterti dei vestiti asciutti.- Brontolò finendo di sfilare la giacca al ragazzo. –Sì, mamma.- Commentò scocciato il Winchester come se a dirgli quelle cose fosse stata veramente sua madre. Il moro, ormai, avrebbe potuto scrivere un libro con tutti i nomignoli che gli aveva dato il biondo e poi era sicuro del fatto che l’altro lo vedesse come una specie di robot che non provava emozioni e che tentava di far diventare come lui tutte le persone che lo circondano: aveva decisamente visto troppa televisione.
Dean prese la sua giacca dalle mani del moro e si chiuse in bagno per farsi la doccia calda che l’altro gli aveva consigliato, forse Castiel sarebbe entrato in bagno come il primo giorno, ma stavolta non per farsi la barba ma per dirgli qualcosa tipo Non puoi metterti questa camicia, morirai di freddo, hai bisogno di qualcosa di più pesante, il Winchester se lo immaginava come il fratello che si prendeva cura di tutti e senza il quale la famiglia sarebbe andata in rovina e a quel pensiero si lasciò sfuggire un sorriso, ma poi il suo pensiero si rivolse ai fratelli del compagno di stanza, certo che dovevano avere una bella pazienza per vivere con lui.
Dopo poco tornò nella camera da letto dove Cas aveva sistemato tutto per la cena, era riuscito addirittura a rimediare un’altra sedia, chissà dove l’aveva trovata. –Non ti sembra di correre troppo? Ti conosco appena e già mi prepari una cena romantica a base di hamburger.- In un primo momento il moro sembrò non capire la battuta del compagno tanto che inclinò appena la testa su un lato come era solito fare quando non capiva le cose, ma poi si ricordò di una battuta simile che gli era stata fatta qualche giorno prima e si limitò, solamente, a lanciargli un occhiataccia. –Calmo, stavo scherzando.- Disse il biondo in sua difesa.
La fame di Dean passò completamente quando vide Castiel mangiare il suo hamburger, sembrava non avesse mai mangiato in tutta la sua vita, il ragazzo posò il panino sulla carta in cui era avvolto fino a qualche minuto prima e iniziò ad osservarlo disgustato. –Lo finisci?- Chiese Cas indicando l’hamburger del compagno di stanza. –Fai sul serio?- Disse il Winchester in un misto fra lo sconvolto e lo spaventato. –Che c’è? Mi piacciono gli hamburger.- Rispose il moro con la bocca piena. Il biondo era spaventato…molto spaventato, possibile che quello fosse lo stesso ragazzo che gli aveva aperto la porta, qualche giorno prima, squadrandolo come se avesse dovuto arruolarlo nell’esercito?
 Possibile che fosse il suo compagno di stanza e non qualche esperimento fallito dei Cyberman perché ormai la loro copertura era saltata?
Perché quello non era il Castiel Novak che aveva conosciuto, provava pena per i suoi fratelli.
-Allora? Lo mangi?- Continuò il moro, avrebbe mangiato quell’hamburger, fosse stata l’ultima cosa che faceva! –Prendilo.- Rispose Dean passandogli il panino in questione. Castiel non se lo fece ripetere due volte prese l’hamburger e iniziò a mangiare. –Tu non hai fame?- Chiese fra un boccone e l’altro. –Mi è passato l’appetito.- Cas capì che la colpa di questa cosa era sua, sapeva di essere rivoltante quando mangiava le cose che gli piacevano, Gabriel glielo aveva fatto notare più volte, ma era più forte di lui. Spesso non riusciva mai a mangiare quello che voleva perché passavano i suoi fratelli e prendevano tutto, certe volte gli dicevano che non poteva mangiare perché non se lo era guadagnato. Posò il panino e si pulì la bocca con un tovagliolo. –Mi dispiace, sai era tanto che non mangiavo un hamburger, siamo in cinque e dobbiamo fare economia quindi non capita molto spesso di mangiare panini come questo.- Il Winchester capì l’altro, anche lui e Sam capitava di dover rinunciare ad alcune cose, decise di  accettare le scuse del compagno di stanza, anche se l’altro non sembrava veramente dispiaciuto visto che riprese subito a mangiare.
Dopo la cena il moro aveva provato a strizzare la giacca del compagno di stanza, anche se con scarsi risultati poiché continuava a gocciolare come se fosse stata sotto l’acqua fino a due secondi prima, allora decise di metterla su una gruccia e lasciarla asciugare nella doccia.
Il biondo si era buttato sul suo letto, adesso che ci pensava aveva fame, ma ormai l’altro aveva mangiato tutto, sospirò ed iniziò a sfogliare il diario di suo padre.
Il trench di Castiel era stato accuratamente piegato e poggiato ai piedi del letto perfettamente rifatto, non c’era nemmeno una piega, Dean, notando questi dettagli, pensò che l’altro sarebbe stato un ottimo soldato, ma forse la professione militare non rientrava negli obbiettivi futuri del ragazzo. Forse Cas voleva diventare insegnante di teologia come sua madre, il Winchester lo vedeva bene seduto dietro una cattedra ad insegnare, oppure restauratore di testi antichi come suo padre, ma forse nemmeno questi due mestieri rientravano negli obbiettivi del moro.
Il biondo era seduto sul suo letto, aveva poggiato il diario del padre sul letto,  ed osservava il compagno di stanza assorto nella lettura di un libro Le memorie di Sherlock Holmes, questo recitava il grande titolo posto al centro della copertina, Dean non aveva mai letto qualcosa sul famoso investigatore britannico, ma aveva visto qualche film in televisione quando suo padre gli chiedeva di badare al fratello, magari Castiel voleva fare il detective o forse lo scrittore, già si immaginava Sam leggere qualche libro scritto dal compagno di stanza e, se i libri fossero stati belli, avrebbe potuto dire con filo di orgoglio di aver conosciuto lo scrittore. A quel pensiero il Winchester accennò un lieve sorriso, ma quasi subito fu costretto a definirsi uno stupido per le considerazioni che aveva fatto.
Conosceva Cas da, si è no, tre giorni e il biondo non capiva come poteva essersi già affezionato a lui in quel modo, di solito non si va in giro a chiedersi cosa uno sconosciuto avrebbe voluto fare della sua vita, perché il moro era questo: uno sconosciuto.
Castiel alzò appena lo sguardo dal libro e vide il compagno di stanza sorridere, cosa aveva da ridere?
Aveva visto qualcosa di divertente?
Il ragazzo abbassò il libro, preoccupandosi di mettere un segna libro per non perdere la pagina che stava leggendo, e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del misterioso oggetto che aveva fatto sorridere Dean, ma non trovò nulla che potesse scaturire l’ilarità di qualcuno, forse il Winchester era impazzito, Cas sapeva che un giorno sarebbe successo.
-Perché sorridi?- Chiese il moro iniziando ad osservare, un po’ preoccupato, il compagno di stanza. –Sai, è questo che fanno le persone normali, sorridono.- -Sì, ma solo i matti sorridono quando non c’è niente che fa sorridere.-  Precisò Castiel. –Non sono disposto ad accettare delle critiche da qualcuno che mangia gli hamburger come te.- -Per quanto ha intenzione di tirare in ballo quella storia?- Domandò scocciato Cas, ancora non capiva perché l’altro lo trattasse in quel modo, certo non erano amici, ma non aveva fatto niente per ricevere tutte quelle frecciatine, forse il biondo ce l’aveva ancora con lui per la questione dei Metallica, certo che era proprio un bambino.
Dean non rispose alla domanda del compagno, non aveva voglia di iniziare a discutere, anche se aveva scoperto che discutere con il moro era una cosa divertente quasi quanto ‘litigare’ con Sam.
Il telefono di Castiel vibrò, ma il ragazzo non sembrò accorgersene, invece il Winchester lo sentì benissimo e si domandò perché l’altro non avesse risposto, forse era troppo preso dalla lettura di quel libro, ma cosa aveva di così affascinante quello Sherlock Holmes?
Era un semplice detective che risolveva normalissimi casi e poi esistevano i film perché leggere il libro?
-Non guardi chi è?- Chiese il biondo. Cas sospirò chiudendo, ancora una volta, il suo libro, ormai era arrivato alla conclusione che non sarebbe riuscito a leggere quel maledettissimo libro. –Sarà Gabriel che vuole sapere come procede la caccia, non ho voglia di parlare con lui.- Rispose semplicemente. –Tu fratello non ti chiama mai?- Stavolta la domanda era rivolta a Dean. –Non ha un telefono e poi sarà sicuramente a casa di Bobby a sfogliare qualche libro, figuriamoci se ha il tempo per chiamarmi.- Si lasciò sfuggire una risata, già si immaginava Sammy seduto sul divano del vecchio orso a sfogliare qualche libro. –Bobby… l’uomo che ha chiamato l’altra sera?- -Già, chiamata a cui hai risposto tu.-  Eccolo che ricominciava. –Te l’ho detto che ho risposto perché non sopportavo la tua suoneria.- -Tu non capisci niente di musica, ma poi cosa posso aspettarmi da uno che canta come un cane in fin di vita?- Ecco che avevano ricominciato a discutere come la sera prima. I toni delle voci avevano ricominciato ad alzarsi, erano veramente una vecchia coppia sposata, mancava solamente qualche vecchia lampada da potersi lanciare e sarebbero stati perfetti.
Anche questa volta furono prontamente fermati da un richiamo del supervisore del dormitorio, che stavolta disse loro che se avrebbero continuato così li avrebbero divisi ed espulsi dal campus.
Come la sera precedente si scambiarono un ultima occhiata, ma prima di tornare ognuno nel suo letto si lasciarono sfuggire una risata divertiti. Dopo quell’ultima risata non si rivolsero la parola per tutto il resto della serata.
La mattina seguente il Winchester fu svegliato da un insolito vento freddo, probabilmente  la pioggia del giorno prima aveva rinfrescato l’aria, ma non riusciva a capire come questa potesse entrare nella stanza visto che la finestra era chiusa. Solo dopo questa ultima considerazione nella mente del biondo balenò un idea. Si alzò dal letto e notò, con molta rabbia, che la finestra della stanza era aperta, qui c’era lo zampino del moro, poco ma sicuro!
Dean si stropicciò gli occhi e una volta abituatosi alla luce riuscì a distinguere la figura di Castiel, era seduto tranquillamente alla sua scrivania e, di tanto in tanto, girava le pagine di un libro, probabilmente lo stesso della sera precedente. –Genio, perché hai aperto la finestra?- Brontolò il Winchester alzandosi dal letto. –Volevo dormire stamattina.- Continuò. Cas non rispose e continuò a sfogliare il suo libro. –Perché non sei andato a correre? Di solito non ti trovo mai in stanza.- -Quanto mi sono svegliato pioveva e poi non voglio correre il rischio di cadere.- Rispose distrattamente. Il biondo capì che niente avrebbe potuto distrarre il moro dalla sua lettura, forse poteva concedergli qualche ora di tranquillità, ma non avrebbe dimenticato tanto presto il modo in cui lo aveva svegliato e avrebbe trovato il modo di avere la sua piccola vendetta.
La mattinata trascorse nel modo più tranquillo possibile, Castiel era stato tutto il tempo a leggere e se, di tanto in tanto, non avesse sospirato Dean lo avrebbe scambiato per un morto quanto stava fermo.
Era passata da poco l’ora di pranzo, il Winchester aveva passato tutta la mattina ad osservare il compagno di stanza, il quale non si era mai mosso da quella postazione, ma come faceva a restare così concentrato su un libro?
-Cas, non ha piovuto perché non continuiamo la caccia?- Non avrebbe voluto proporre questa cosa all’altro, ma ormai avevano iniziato a cacciare insieme. Cas fu riportato alla realtà da quella domanda, se il biondo non gliela avesse posta probabilmente avrebbe passato tutta la giornata a leggere. Il moro si alzò dalla sedia e si avvicinò al suo letto e prese il trench infilandoselo. –Colombo, perché ti sei messo il trench?- Chiese Dean alzandosi dal letto e afferrando la sua giacca. –Ha piovuto, mi sembra l’abbigliamento più adatto.- Il Winchester si avvicinò alla porta ed entrambi uscirono.
Erano tornati in biblioteca, dove il giorno prima controllando gli annuari avevano trovato le foto di Abigail e della signora Cooper, dovevano scoprire se i genitori della giovane vivevano ancora in città come gli amici del gruppo di cui faceva parte, il biondo per poco non si sentì ‘male’ di fronte a tutta la mole di lavoro che lui e il suo compagno avrebbero dovuto svolgere.
Dean abbassò l’annuario e non trovò Castiel seduto accanto a lui, ma dove era finito?
Alcune volte spariva e ricompariva all’improvviso, il Winchester pensò che l’altro sarebbe stato un ottimo illusionista visto questa sua dote. Lasciò il libro sul tavolo e si alzò andando alla ricerca dell’amico. Si fermò un istante a pensare al modo in cui aveva pensato a quel moccioso, l’aveva definito amico, sicuramente deve essere stata una svista lui e Castiel Novak non erano amici e mai lo sarebbero stati.
La ricerca del biondo si fermò quando vide Cas intento a parlare con il bibliotecario, non sembrava a disagio, anzi, sembrava facesse il detective da tutta una vita, i suoi fratelli sbagliavano a non portarlo a caccia con loro era veramente un aiuto prezioso.
Qualche minuto dopo il moro si avviò verso il tavolo dove aveva lasciato Dean, ma se lo ritrovò davanti non appena svoltò la prima libreria. –Cosa ci fai qui?- Aveva chiesto imbronciandosi. Non sembrava più il ragazzo della sera prima, quello che mangiava gli hamburger come se fossero stati fatti in Paradiso, il ragazzo che lanciava frecciatine, era tornato ad essere il Castiel che lo aveva squadrato dall’altro in basso. Probabilmente i Cyberman si erano accorti del malfunzionamento ed avevano provveduto al riguardo. –Quando ho chiuso quel libro non ti ho trovato, così sono venuto a cercarti.- Tutto quello che ricevette in cambiò fu solo una delle solite occhiatacce di Cas, prese mentalmente l’appunto di non preoccuparsi più per lui. –Quasi tutti gli amici di Abigail si sono trasferiti poco dopo la morte della ragazza.- Iniziò il moro. –Il che mi lascia pensare al fatto che non fossero del tutto innocenti, in città è rimasta solo Cheryl Miller, insegna all’Heartland. Anche i genitori di Abigail si sono trasferiti dopo la morte della figlia.- Colombo aveva di nuovo fatto centro, possibile che la gente si fidasse così tanto di lui?
-Beh, allora dobbiamo andare da questa Cheryl.- -E se ci chiede perché stiamo indagando?- Chiese Castiel un po’ preoccupato. Questa era la sua prima caccia dove entrava in azione, di solito i suoi fratelli lo mandavano in biblioteca alla ricerca di qualcosa che potesse tornare utile, non aveva mai dato la caccia ad un fantasma. –Gli diremo che la polizia sta riaprendo vecchi casi. Mio padre usa in continuazione questa scusa.- Rispose semplicemente il Winchester scrollando appena le spalle.
Un ora dopo i due ragazzi si ritrovarono all’entrata dell’Heartland, Cas sembrò rintanarsi nel trench, che, sicuramente, era di qualche taglia più grande. Il biondo lo paragonò a un bambino, infondo tutto quello per lui era una novità, forse aveva paura, Dean si ricordava ancora la sua prima caccia, anche lui aveva paura e anche lui aveva provato a nascondersi, ma suo padre aveva cercato di rassicurarlo. Un giorno al posto di quel moccioso ci sarebbe stato Sammy, anche se il Winchester sperava in qualcosa di meglio per il fratello.
-Non avrai paura Castiel?- Chiese il biondo rivolgendosi al compagno di stanza che sembrava aver preso la residenza dentro quell’enorme cappotto. –No, sto benissimo.- Disse il moro con il tono più serio che riusciva a fare, non avrebbe dato a Dean la soddisfazione di dargli un altro pretesto per prenderlo in giro e per dare più valore alla sua risposta entrò per primo nell’edificio.
Grazie ad alcuni studenti erano venuti a sapere che la professoressa Miller era arrivata da poco e che, adesso, si trovava nel suo ufficio. Castiel, più volte, lanciò delle occhiate al suo compagno di caccia, era così sicuro, sembrava fare il cacciatore da tutta una vita e forse era così, l’altro non gli aveva raccontato la sua storia, ma Cas era sicuro del fatto che non fosse molto diversa dalla sua.
I due ragazzi si fermarono davanti all’ufficio della professoressa. –Lascia parlare me, capito?- Disse subito il Winchester. –Va bene.- Rispose il moro. Non che avesse così tanta voglia di parlare.
Il biondo bussò alla porta e si udì un dolce entrate pure.
Cheryl era seduta dietro la sua scrivania e appena vide i due giovani si alzò in piedi ed alzò un sopracciglio. Dean si schiarì la voce e si avvicino seguito dal compagno di stanza. –Detective Young e Detective DeLonge.- Il Winchester mostrò il distintivo mentre Castiel se ne restò fermo, impalato, accanto al ragazzo. Il biondo diede una lieve gomitata a Cas e si ripeté. –Detective DeLonge.- Il moro, finalmente capendo cosa doveva fare, estrasse il distintivo dal suo cappotto e lo mostrò alla signorina Miller. –Lo scusi, è nuovo.- Precisò, infine, Dean.
L’insegnante era un po’ perplessa, ma anche divertita dalla scena che le si era appena presentata davanti. –Young e DeLonge non sono i nomi di due cantanti?-
La copertura del Winchester stava crollando proprio come i nervi del moro. –Già, ma non abbiamo nessuna parentela.- Rispose prontamente il biondo. –Signora Miller.- -Signorina.- Dean roteò gli occhi, perché le donne erano così complicate? –Signorina Miller, avremo alcune domande da farle sulla sua amica Abigail.- La donna sembrò spaventarsi a quella domanda.
 –Non siete un po’ troppo giovani per essere dei detective?- Domandò la donna evitando di rispondere alla domanda del Winchester. Il biondo stava per replicare quando, come una furia, Castiel entrò nel discorso. –Perché ha ucciso Abigail!?- Cheryl, stavolta, era visibilmente spaventata, non riusciva a capire il perché di tutto questo interessamento nei confronti della sua amica, il caso era stato risolto, si trattava di un semplice suicidio.

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Capitolo 6
*** In principio ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: In Principio
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Un piccolo /piccolissimo/ aggiornamento sullo stato della fanfiction! Se ricordate le note del precedente capitolo ho detto che mancava poco alla fine della ff, ma sono costretta ad allungarla un po’, mi inventerò qualcosa lo giuro, perché la mia storia è stata scelta per partecipare a un concorso scolastico/ regionale I don’t know/, l’unico problema è che deve essere un minimo di cento pagine. Okay, probabilmente non importerà a nessuno, ma ci tenevo ad essere onesta con voi e così sapete il perché dell’allungamento della storia. Detto questo: Buona lettura.





Pontiac, Giovedì 24 Gennaio 1980

Quel giorno il gelo aveva colpito la cittadina di Pontiac, nessuno si sarebbe aspettato che il termometro scendesse sotto lo zero. Le poche persone che vagavano per le strade indossavano sciarpe e cappotti molto pesanti ed erano alla ricerca di un pub dove potessero riscaldarsi e, magari, bere qualcosa con gli amici. La calda luce dei lampioni illuminava le strade semideserte della località. Sembrava la scena iniziale di un film Horror: la quiete prima della tempesta.
-Forse dovremo tornare ai dormitori, sto congelando.- Commentò Summer stringendosi nell’enorme cappotto, la voce era smorzata dalla sciarpa che la ragazza si era messa intorno al collo e dove adesso cercava di rintanarsi cercando un minimo di calore. L’affermazione di Summer provocò solo una risata generale nei membri del suo gruppo che sembravano non sentire lo stesso gelo che affliggeva la ragazza. –Sei la solita guastafeste!- Rispose Abigail abbandonandosi a una lunga risata. Le sue guance erano rosse, come rossa era la punta del suo naso, Summer non sapeva se quel colore era dovuto al fatto che  l’amica fosse ubriaca fradicia o semplicemente fosse una reazione causata dal vento gelido che stava soffiando. –Lasciatela stare. Summer… Oh, mi scusi. La signora Cooper ha di meglio a cui pensare, come a quello scansafatiche del suo fidanzato!- Intervenne Cheryl. Ancora una volta una forte risata si levò dal gruppo di amici.
-Smettetela di parlare male di Ronald, lui è un bravo ragazzo!- Summer cercò invano di difendere il fidanzato, ma le amiche non sembravano condividere a pieno il punto di vista della futura signora Cooper. –Sì, un bravo ragazzo che si è fatto tutto il dormitorio femminile.- L’affermazione di Dot fu accolta da Abigail e Cheryl con un sonoro ‘Ben detto sorella’.
Summer era al limite, sapeva bene cosa aveva fatto il fidanzato in passato, ma adesso era cambiato, aveva messo la testa apposto, non era più il dongiovanni di prima. Si toccò la mano sinistra e, da sopra il guanto, iniziò a tastare l’anello di fidanzamento che Ronald le aveva messo al dito il giorno in cui le aveva chiesto di sposarlo. –Un anello non cambia la natura di un uomo, sono tutti maiali insaziabili.- Continuò Dot porgendo a Summer un sacchetto di carta marrone dove dentro si trovava una bottiglia di liquore. Subito l’offerta fu declinata. –Dite quello che volete, io amo ‘Ron’ e insieme saremo felici.- Summer alzò appena il tono della voce, non sopportava che si parlasse male di Ronald. –Io torno nella mia stanza, domani ho lezione. Abbie, vieni?- Chiese la futura signora Cooper rivolgendosi alla compagna di stanza. –Vai a farti fottere dal tuo fidanzato!- Rispose Abbie. -Sì, vai a farti fottere dal tuo ‘Ron’.- Stavolta a parlare fu Cheryl. Summer, offesa profondamente dai commenti delle amiche, si mise le mani in tasca e fece ritorno alla sua stanza al dormitorio.
Abigail osservò l’amica andarsene e in un attimo di lucidità disse. –Non avremo esagerato? Siamo le sue amiche dovremo sostenerla…- Cheryl e Dot si scambiarono un occhiata. –Ho sentito che Ronald la sposa perché è incinta, lui lo fa solo per il bambino, figurati se ama Summer!- Rispose Harmony poco prima di bere un sorso dalla bottiglia. Il discorso cadde nel dimenticatoio e subito, le ragazze, ripresero a bere dalla bottiglia di liquore.
L’ultimo pensiero di Abigail, prima che l’alcool le annebbiasse completamente la mente, fu rivolto all’amica, a Summer, possibile che si sposasse solo perché era incinta?
Sicuramente era una delle solite dicerie di Harmony, tutti sapevano che aveva avuto una relazione con Ron e che da quando si erano lasciati lei non aveva fatto altro che spargere falsi pettegolezzi sul suo conto dell’ex. Abigail teneva all’amicizia della sua compagna di stanza, domani, smaltito l’alcool, avrebbero chiarito le cose.
La mattina seguente Abigail si svegliò davanti alla porta della sua stanza del dormitorio, non ricordava niente di quello che aveva fatto la sera prima, non si ricordava nemmeno come era arrivata davanti a quella porta, si portò una mano sulla testa dolorante lasciandosi sfuggire qualche gemito di dolore. Poco dopo il suo risveglio la porta si aprì e rivelò la figura di Summer, la ragazza teneva le braccia incrociate al petto e guardava la compagna di stanza come se avesse dovuto picchiarla da un momento all’altro. –Sapevi che ero qui fuori, vero? Perché non mi hai fatto entrare?- Chiese Abbie cercando di alzarsi da terra, ma subito si rimise seduta sul pavimento gelido del corridoio
. –Devo andare, altrimenti farò tardi a lezione.- E con questa frase Summer si congedò e si recò a lezione. –Bava, vattene è questo quello che ti riesce meglio, abbandonare gli amici nel momento del bisogno!- Gridò Abigail rivolgendosi alla compagna di stanza.

La palestra dell’Heartland era vuota, nessuno aveva intenzione di fare attività fisica e nessuna squadra aveva voglia di allenarsi, ma come poter dare loro torto, con quel freddo l’unica cosa giusta da fare era rimanere sotto le coperte.
In angolo dell’enorme edificio Abigail e il suo gruppo di amiche si erano riunite, tutte decise a saltare le lezioni della mattina. -Così Summer ti ha lasciato dormire davanti alla porta della vostra stanza?- Chiese Cheryl ad Abbie mettendosi seduta sotto al canestro. Abigail annuì, ce l’aveva ancora con Summer e dire che voleva chiarire le cose. –L’ho sempre detto che è una stronza, ricordatemi perché siamo ancora sue amiche.- A prendere la parola fu Dot, lei e Summer non erano mai andate d’accordo.
-Babbo Natale è arrivato!- Disse Harmony avvicinandosi alle amiche. –Sei un po’ in ritardo, non credi?- Commentò Cheryl. –Babbo Natale ha trovato la fila alla cassa, okay?- E come per voler giustificare il suo ritardo Harmony tirò fuori dalla borsa una bottiglia di liquore, lo stesso con il quale si erano ubriacate la sera prima. La bottiglia fece esultare il gruppo di amiche che, esattamente come la sera prima, iniziarono a passarsela per berne un sorso a testa.
Nonostante il patto fosse un sorso a testa Abigail fu quella che più volte si ritrovò la bottiglia fra le mani e fu quella che bevve più di tutte. Probabilmente la ragazza non aveva ancora smaltito come si deve la sbronza della sera prima e tutto quell’alcool non l’aiutò certo a migliorare.
Parecchi sorsi più tardi Abbie si ritrovò arrampicata su una corda mentre le amiche la incitavano a salire sempre più in alto. –Coraggio Abbie, non sarai fifona come Summer?- Gridò Dot ridendo poco dopo.  -Buttati!- Intervenne Harmony. –Ti prendiamo noi!- Continuò facendo cenno alle amiche di riunirsi intorno alla corda. –D’accordo, adesso mi butto!- Gridò Abigail fra una risata e l’altra poco prima di lasciarsi cadere nel vuoto.
La porta della palestra si aprì improvvisamente facendo subito allarmare le ragazze, se fosse entrato un professore e avesse visto la bottiglia sarebbero finite tutte nei guai, nessuna delle presenti aveva ventun anni e Harmony aveva sicuramente usato un documento falso per acquistare la bottiglia, se ci fosse stata Summer avrebbero potuto dare la colpa a lei, visto che aveva ventidue anni, ma non era mai nei paraggi quando si aveva bisogno di lei.
-C’è qualcuno?- Chiese una voce femminile entrando dentro al grande edificio. Cheryl, Dot e Harmony si allontanarono subito, in preda al panico, dalla corda cercando di nascondere la bottiglia da occhi indiscreti, dovevano trovare il modo per cancellare ogni traccia della loro scampagnata e il pensiero di essere beccate a commettere un reato oscurò completamente il fatto che Abigail si fosse appena lanciata nel vuoto fidandosi del fatto che loro l’avrebbero salvata da quella spericolata caduta.

Ci vollero pochi secondi.

Pochi secondi perché accadesse il l’irreparabile.

Nello stesso istante in cui Summer arrivò davanti al campo da basket Abigail cadde a terra provocando un forte rumore che riecheggiò in tutta la palestra.
Il tempo parve fermassi.
Nessuno ebbe il coraggio di guardare cosa fosse successo alla povera ragazza, tutte restarono ferme, non mossero un passo, non batterono un ciglio, trattennero il respiro sperando che Abbie si rialzasse da terra ridendo come al suo solito, ma non accadde assolutamente niente.
-Cosa avete fatto?- Chiese Summer. Dalla sua voce non trapelò niente, ne rabbia, ne dolore, non sapeva nemmeno lei come sentirsi, aveva appena visto l’amica cadere nel vuoto e schiantarsi contro il suolo, nessuno ti insegna come devi sentirti in una situazione del genere. Se fosse arrivata qualche minuto, qualche secondo prima avrebbe potuto salvarle la vita, avrebbe potuto afferrarla!
Summer si fece coraggio e si avvicinò alle sue amiche, non sapeva se doveva definirle ancora tali, il loro unico legame era Abigail e adesso era morta!
Cheryl era piegata sul corpo della ragazza in un vano tentativo di svegliarla e quando Summer la raggiunse le due ragazze non poterono fare a meno di abbracciarsi. Tutte tenevano ad Abbie, ma Cheryl e Summer avevano un rapporto particolare con lei, Abigail era stata come una sorella per loro.
-Se ci trovano qui con lei morta siamo morte anche noi!- Dot interruppe il silenzio che si era creato, nessuna aveva voglia di parlare, almeno non davanti al corpo senza vita dell’amica. –Dot non possiamo semplicemente andarcene! Abigail è morta!- Rispose Cheryl continuando a stringere Summer in un abbraccio. La ragazza sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. –Dobbiamo farlo sembrare un suicidio, nessuno sospetterà mai di noi.-
-Harmony non siamo in un poliziesco o in uno stupido cartone animato, questa è la fottutissima realtà!- Summer era disperata, Abbie era la sua migliore amica, la ragazza che le aveva fatto conoscere Ronald, la ragazza che l’aveva aiutata nel momento del bisogno e adesso non c’era più.
Cheryl si decise a lasciare l’amica e si alzò in piedi, la sua espressione era seria, fredda, sembrava aver spento il cervello e aver azionato il pilota automatico. –Trasciniamola negli spogliatoi…la…la mettiamo sotto una doccia e le tagliato le vene oppure le mettiamo la testa in un lavandino pieno d’acqua.- -Cheryl sei impazzita? Abigail era nostra amica, dovremo andare dalla polizia e raccontare tutto.- Dot, dopo questa affermazione, si avvicinò a Summer e la prese per le spalle. –Sei impazzita? Finiremo tutte in prigione! Mettiamole la testa in un lavandino e lasciamola lì!-
-Ha sbattuto la testa, avrà sicuramente un trauma cranico o una cosa del genere…dovremo romperle la testa contro uno specchio…lasciamole la bottiglia vicino.- Precisò Harmony.
Summer era inorridita, da Harmony si sarebbe potuto aspettare una cosa simile, ma non da Cheryl, credeva di avere una alleata e invece si era sbagliata su ogni fronte.


Pontiac, Giovedì 28 Ottobre 1999

-Perché ha ucciso Abigail?!- Castiel ripeté nuovamente la domanda alla signorina Miller convinto che l’altra non l’avesse capito la prima volta. Gli occhi si Cheryl si erano spalancati a quella domanda e il suo battito cardiaco era aumentato, non si sarebbe stupida se da un momento all’altro il cuore le fosse schizzato via dal petto.
Avevano scoperto tutta la verità, sapevano che Abigail non si era suicidata, adesso cosa doveva fare?
Doveva fare i nomi delle vecchie compagne di corso oppure doveva darsela a gambe e tornare a Chicago?
Nemmeno lei sapeva perché fosse ritornata a Pontiac, secondo l’accordo che lei e le sue vecchie amiche avevano stretto dopo il funerale di Abigail solamente Summer sarebbe dovuta restare in città.
Dean rimase colpito dall’azione compiuta dal compagno di stanza, non lo credeva capace di alzare la voce in quel modo,  sarebbe stato un ottima risorsa, solo che avrebbe dovuto imparare a gestire i tempi, aveva corso troppo e adesso aveva spaventato l’unica testimone che avevano della morte di Abigail, l’unica che poteva aiutarli nel caso di Logan Cooper.
Il Winchester si schiarì la voce e attirò su di se gli sguardi di Cas e di Cheryl, la quale sembrò molto sollevata di rompere il contatto visivo con il moro. –Lo scusi signorina Miller, è nuovo.- Iniziò il biondo avvicinandosi al compagno di stanza e poggiandogli una mano sulla spalla. –Ci scusi un secondo.- Dean afferrò la spalla di Castiel e lo trascinò lontano dalla scrivania.
-Cosa diavolo stai facendo?- Sussurrò il Winchester al ragazzo. –Sto cercando di risolvere il caso.- Rispose tranquillo Cas. Il biondo si passò una mano sul viso, se si fosse portato dietro Sammy avrebbe avuto, sicuramente, meno rogne! –Non parlare più!- -Perché?- Chiese, stavolta, il moro. Iniziava a piacergli cacciare, perché doveva smettere proprio sul più bello? –Perché sì! Fai parlare me.-
Nel frattempo la signorina Miller si era ricomposta e si era asciugata le lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto, le ci erano voluti anni per dimenticare quello che aveva fatto ad Abigail e le ci erano voluti pochi secondi per ricordare tutto. –Signorina.- La Richiamò Dean. –Sa cosa è avvenuto a Logan Cooper?- A quelle parole Cheryl sgranò nuovamente gli occhi. Sapeva della morte di un certo Logan, ma non sapeva che il cognome del ragazzo fosse Cooper, il ragazzo morto era il figlio di Summer. –Il figlio di Summer? Sì, ho sentito qualcosa, perché?-
-Il modus operandi con cui è stato ucciso ricorda molto quello di Abigail Price.- Il Winchester si avvicinò alla scrivania per poi mettersi seduto, avrebbe fatto sputare a quella donna ogni informazione che poteva tornargli utile dopo di che avrebbe sistemato le cose e sarebbe tornato da suo fratello e avrebbe dimostrato a suo padre, John, quanto valeva come cacciatore!
Castiel seguì l’esempio dell’amico e andò a sedersi anche lui. Amico.
Lui e il biondo non erano amici e Cas non riusciva a capire il perché, certo avevano avuto le loro discussioni, alcune delle quali non risolte, come ad esempio la questioneMetallica, ma nonostante si conoscessero da pochi giorni ne avevano vissute tante insieme, così tante che dopo tutto la loro relazione meritava di essere chiamata amicizia.
-Abigail si è suicidata, è scritto chiaramente nel rapporto del Coroner! Aveva bevuto troppo e si è uccisa nel bagno degli spogliatoi.- Precisò subito la signorina Miller allarmandosi un po’.
-Noi crediamo che la signorina Price sia stata uccisa e capire chi è stato ci potrebbe aiutare a risolvere il caso di Logan Cooper.- Continuò Dean cercando di convincere l’insegnante a vuotare il sacco, che senso aveva continuare a mentire?
Era evidente che Abigail era morta a causa delle amiche.
Cheryl non avrebbe aperto bocca, non avrebbe detto nemmeno una parola e poi non si fidava di quei due ragazzi, sembravano essere un po’ troppo giovani per essere detective.
-Che braccialetto particolare, signorina Miller, eccentrico per una donna della sua età.- Intervenne il moro indicando il gioiello in questione. Subito la donna iniziò a tastare il bracciale rigirandosi, poi, fra le dita uno dei ciondoli a forma di A. –Era di Abigail, sua madre ha dato a me e a Summer, scusate, a la Signora Cooper uno oggetto della figlia in modo che potessimo ricordarla.- Rispose l’insegnante. –Perché? Sareste potute andare a trovarla al cimitero.- Chiese curioso il Winchester. –E’ stata cremata e i suoi si sono trasferiti, questo era l’unico modo per averla sempre con noi.-
La voce della signorina Miller iniziò a tremare, era stufa di tenere per se quell’orribile segreto, ma non poteva fare altrimenti, doveva proteggere Summer e le altre.
Ancora poco e sarebbe potuta scoppiare a piangere.
Il biondo notando che la donna era sconvolta decise di fermarsi, sarebbe stato inutile continuare l’interrogatorio, in quello stato non avrebbe detto una parola. –La ringraziamo signorina Miller.- Disse Dean alzandosi dalla sedia. –Resti in zona, potremo aver ancora bisogno di lei. Arrivederci.- Detto questo il Winchester fece cenno a Castiel di alzarsi. I Due ragazzi uscirono dall’ufficio dell’insegnante e tornarono all’Impala.
Cas si sistemò sul sedile di passeggiero sparendo completamente nel suo enorme cappotto, forse crescendo gli sarebbe andato meglio o almeno così sperava il moro.
Il biondo si lasciò sfuggire una risata divertito e non fece altro che attirarsi addosso lo sguardo perplesso di Castiel. –E così questa è la tua prima vera caccia signor Perché ha ucciso Abigail?- Disse Dean fra una risata e l’altra cercando di imitare la voce profonda del compagno di stanza.
Cas piegò appena la testa su un lato non riuscendo a vedere cosa ci fosse di così divertente in quello che aveva fatto. –Non sapevo cosa fare e tu stavi zitto.- Cercò di giustificarsi il moro. –Ti sei appena guadagnato il soprannome di Poliziotto cattivo.- Detto questo il Winchester mise in moto la macchina e subito partì Seek and Destroy dei Metallica. –Chi guida sceglie la musica.- Commentò il biondo notando la disapprovazione nello sguardo di Castiel.
Una volta tornati ai dormitori i due compagni si cambiarono gli abiti, Cas fu quasi sollevato di togliersi quell’orribile cravatta blu, davvero c’erano persone che andavano in ufficio con una cravatta di quel colore?
-Dove stai andando?- Chiese il moro vedendo Dean avvicinarsi alla porta della stanza. La domanda sorse spontanea al moro, era sera, ormai, fuori era buio cosa diavolo andava a fare fuori?
Certo non a comprare degli hamburger come aveva fatto la sera precedente, sicuramente non li avrebbero rimangiati tanto presto, almeno finché sarebbero stati insieme.
-A scuola. Vedi, mentre tu eri impegnato con i braccialetti io ho sbirciato sull’agenda aperta della signorina Miller e ho scoperto che ha una riunione e che quindi si trova a scuola, noi andremo da lei e continueremo la chiacchierata di stamattina.- Concluse soddisfatto il Winchester. –Noi?- Castiel era stranito, il compagno non si era mai riferito a loro come una squadra. –Certo Watson, forza, mettiti la giacca e andiamo.-
Il parcheggiò dell’Heartland era deserto, era strano trovarsi lì senza avere intorno una folla di studenti. –Potrebbero arrestarci.- Disse Cas scendendo dall’Impala. La vita da cacciatore non faceva per lui, anche se oggi gli era piaciuto giocare a fare il detective non si vedeva a farlo tutti i giorni della sua vita, forse sarebbe dovuto andare all’Università e laurearsi in teologia come sua madre. -E’ questo che lo rende emozionante, no?- Rispose il Winchester passando il distintivo falso al compagno poco prima di avviarsi verso la porta principale dell’edificio
Erano vicini all’entrata del college quando sentirono qualcuno gridare, era una voce femminile, di questo ne erano sicuri, possibile che il fantasma avesse attaccato di nuovo?
Il biondo pensò che fosse una cosa strana, le aggressioni erano sempre avvenute nella palestra e mai all’interno della scuola, dovevano intervenire, probabilmente la donna che stava gridando era la signorina Miller, avevano bisogno di lei, non poteva morire!
-Torniamo alla macchina.- Disse Dean facendo cenno al compagno di stanza di seguirlo. –Non andiamo a vedere cosa succede?- Chiese il moro seguendo l’amico. Quando Il Winchester gli mise in mano un fucile Castiel lo guardò come per chiedergli cosa ci dovesse fare. –E’ caricato a sale.- Spiegò il biondo e solo dopo in testa gli balenò un dubbio. –Sai sparare, vero?- Cas aveva iniziato a osservare il fucile, i suoi fratelli lo avevano portato al poligono di tiro, qualche volta, ma erano anni che non ci andava, non era più sicuro di sapere come si facesse. –Credo di sì…non sarà così difficile.- Moccioso mormorò Dean prima di allontanarsi dall’auto per avviarsi, nuovamente, verso la porta principale.
I corridoi erano deserti, non c’era da meravigliarsi, solo i pazzi restavano a scuola fino a tardi.
Un altro grido ruppe il silenzio, era la stessa voce di prima: era la voce di Cheryl.

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Capitolo 7
*** Alla tua salute ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: Alla tua salute
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Eccomi qui con il nuovo capitolo! Sono riuscita a liberarmi dagli impegni ed ad aggiornare un po’ prima del solito. Allora, nello scorso capitolo mi era stato fatto notare di non essermi dedicata molto a Dean e Castiel, così ho cercato di rimediare. Buon lettura.



Un altro grido ruppe il silenzio, era la stessa voce di prima: era la voce di Cheryl.
Dean strinse il fucile al petto, quella sarebbe stata la prima volta in cui entrava in azione senza avere suo padre vicino. Avrebbe mostrato al mondo che tipo di cacciatore era Dean Winchester, lui non aveva bisogno di nessuno al suo fianco, soprattutto non aveva bisogno di John, ce l’avrebbe fatta anche da solo, nessuno gli avrebbe messo il bastone fra le ruote. Sarebbe tornato a casa vittorioso e avrebbe fatto rimpiangere a suo padre il momento in cui l’aveva definito un codardo.
Voltò appena la testa verso Castiel, anche l’altro aveva stretto il fucile al petto, ma lo aveva fatto in modo diverso, le sue mani si erano aggrappate sul calcio e sull’impugnatura dell’arma, quasi a volerci lasciare l’impronta della sua mano, come per dimostrare alle generazioni future che, anche se non ce l’aveva fatta, ci aveva almeno provato. Gli occhi azzurri di Cas sembravano ancora più grandi adesso che era riuscito a nascondersi nel suo cappotto, ma quanti anni aveva quel moccioso?
Sembrava un bambino che provava a giocare a fare il soldato in un cappotto troppo grande per lui, un bambino troppo spaventato anche solo per fingere di essere un soldato.
Il moro non aveva la stoffa del cacciatore e non l’avrebbe mai avuta, lui sarebbe stato bene dietro una cattedra, non con un fucile in mano a fingere di essere un buon figlio che ubbidisce agli ordini del padre. Che razza di padre, poi, manda suo figlio, da solo, senza alcun tipo  preparazione a caccia da solo?
Sicuramente uno a cui importa poco dei figli, a quanto pare.
-Tutto bene, Cas?- Chiese Il Winchester avvicinandosi al compagno di stanza. Un giorno quel fucile sarebbe stato stretto da Sam, probabilmente anche lui sarebbe stato spaventato a morte come il ragazzo, ma non lo avrebbe permesso, suo fratello aveva già sofferto troppo, non meritava anche quello. –Sto bene.- Rispose Castiel cercando di usare un tono di voce sicuro che non lasciava trasparire nessun tipo di emozione. Non si sarebbe mostrato debole, avrebbe vinto le sue parole, non l’avrebbe data vinta ai suoi fratelli, almeno non questa volta. Avrebbe dimostrato a tutti che era un buon soldato!
Cas continuò a stringere il fucile a se, probabilmente il biondo aveva iniziato a dubitare di lui, sicuramente lo avrebbe lasciato, lui non voleva essere lasciato indietro come al solito, non voleva essere l’ultima ruota del carro, quella a cui ti rivolgi solo se sei disperato. Lui voleva essere un pezzo importante, un pezzo a cui nessuno avrebbe potuto rinunciare. Non voleva più essere il povero Castiel o il piccolo Cassie. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene dalla rabbia, ogni volta che pensava al modo in cui suoi fratelli lo trattavano non riusciva a trattenersi.
Portava il nome di un guerriero, era arrivata l’ora di onorare tale privilegio!
Il moro fece un passo in avanti e allentò la presa sul fucile cercando di calmarsi riuscendo, alla fine, a staccarselo completamente del petto. Afferrò saldamente l’arma con una mano. –Stai aspettando un invito?- Chiese Castiel poco prima di superare Dean.
Il Winchester, ancora una volta, rimase stupido dalla capacità del compagno di stanza di cambiare il suo modo di apparire in un secondo, proprio come aveva fatto quella sera quando si era mangiato due Hamburger come avrebbe fatto un ragazzino di appena dieci anni e la mattina seguente quando in biblioteca si era comportato come un vero detective.  Castiel non avrebbe mai smesso di stupirlo.
Il biondo si staccò il fucile dal petto e seguì il compagno di stanza per il lungo corridoio. Visto da dietro Cas non sembrava un moccioso, sembrava un uomo, aveva le spalle grandi capaci di reggere il mondo intero se solo avessero voluto, la schiena larga dove non sarebbero state poi così male un paio di grandi ali. Visto di spalle il moro sembrava un soldato, ma c’è una bella differenza fra l’esserlo e il sembrarlo soltanto.
Da quando ne aveva memoria, Dean, aveva sempre agito come un soldato, aveva sempre ubbidito agli ordini impartitigli da suo padre senza mai protestare o mettere in dubbio una sola parola, aveva sempre agito in funzione di suo fratello, lo aveva protetto da tutto e da tutti, ma nessuno si era mai preoccupato di difendere lui.
Il Winchester aveva solo sette anni quando John gli aveva dato un fucile in mano, solo sette anni quando suo padre gli aveva completamente affidato la vita di Sammy.
Lui era cresciuto come un soldato, lui non aveva mai avuto una vera infanzia, certe volte si chiedeva se fosse successo lo stesso a Castiel, ma forse lui non aveva dovuto occuparsi di nessuno e, probabilmente, aveva dovuto imparare in fretta a cavarsela da solo.
Ci fu un calo di tensione.
Cas indietreggiò di un passo andando a sbattere contro il biondo che subito brontolò contrariato. –Perché ti sei fermato?- Chiese Dean toccandosi la punta del naso che era andata sbattere contro la schiena del moro. Ecco che la figura dell’uomo che sembrava un soldato andò a sparire lasciando di nuovo spazio al moccioso che aveva paura, Castiel era bravo ad indossare una maschera, avrebbe solo dovuto imparare a tenerla più di dieci minuti.–La luce, guarda.- Detto questo alzò un dito verso il soffitto in direzione della luce che tremava un po’.
-Siamo vicini al fantasma.- Annunciò il Winchester a bassa voce. –Perché parli così?- Chiese Cas con la sua solita aria innocente da bambino troppo cresciuto. –Se ci sente ci attaccherà, dobbiamo essere silenziosi.- Iniziò il biondo guardandosi intorno. Il corridoio si divideva in due, la signorina Miller non aveva più gridato, da che parte dovevano andare?
Non voleva lasciare il moro, aveva la strana sensazione che gli sarebbe capitato qualcosa se lo avesse lasciato e non voleva che l’altro venisse ferito o ucciso a causa sua.
Dean sapeva che non doveva preoccuparsi per Colombo, eppure non poteva farne a meno, da quando avevano messo piede dentro a quell’edificio aveva avuto il costante terrore che qualcosa potesse uscire dai muri e afferrare Castiel e trascinarlo via. Gli tornò in mente il giorno in cui il compagno di stanza era stato aggredito nel bagno degli spogliatoi, chissà se sarebbe morto se non avesse sparato quel colpo.
Già, il proiettile!
Il Winchester portò la mano sulla tasca sinistra dei suoi pantaloni e tastò il proiettile da sopra la stoffa, non aveva fatto altro che toglierlo da una tasca per metterlo in un’altra, non ne aveva mai fatto parola con Cas, ma ancora ricordava quei due grandi occhi puntati su di lui quando lo aveva raccolto. Il moro sapeva, ma non voleva parlare.
-Cosa facciamo?- Chiese Castiel volgendo il suo sguardo verso il biondo che con la mente stava ancora vagando fra i suoi pensieri. Cas, pensando che l’altro non avesse sentito allungò una mano e gliela posò sulla spalla destra tirandolo un po’ verso di se. –Dean, cosa facciamo?- Chiese di nuovo, stavolta scandendo meglio le parole.
Ecco che il moro aveva pronunciato di nuovo il suo nome, non sapeva nemmeno lui come definire quella sensazione, era strana, troppo, quel tono di voce gli era così familiare e allo stesso tempo così lontano, come se lo avesse sentito per anni nei suoi sogni e da allora non avesse fatto altro che cercarlo in chiunque incontrasse. Tutte le volte che Castiel pronunciava il suo nome un brivido gli percorreva la schiena, doveva smetterla di chiamarlo per nome, qualsiasi soprannome sarebbe andato bene purché non contesse il nome Dean.
-Dobbiamo dividerci.- Asserì il biondo tornando con i piedi per terra. Doveva smetterla di pensare a quel moccioso, era grande e grosso, sicuramente sapeva badare a se stesso anche senza qualcuno dietro di lui che lo seguiva come un cane. –Sei sicuro?- Chiese Cas riportandosi il fucile al petto stringendolo come potesse diventare invisibile dietro di lui. Aveva paura, Dean giurò di poter quasi tastare, l’ormai evidente, paura del suo compagno di stanza. Come poteva lasciarlo da solo?
Sostanzialmente era ancora un bambino, sapeva a malapena come tenere in mano in fucile, forse non sapeva nemmeno sparare con un arma del genere, lasciarlo da solo era una pazzia, ma era l’unica soluzione, purtroppo il Winchester non aveva ancora il dono dell’ubiquità.
-Sicuro. Tu vai a sinistra, verso l’ufficio della signorina Miller.- Iniziò il biondo indicando il corridoio al moro. –Io vado dall’altra parte. Se hai bisogno di me, spara, altrimenti ci ritroviamo qui, okay?- Gli occhi verdi di Dean andarono per la prima volta a posarsi di quelli azzurri di Castiel, da quando si conoscevano non l’aveva mai guardato dritto negli occhi. Non ci era mai riuscito perché aveva paura dello sguardo di Cas, aveva paura di perdersi in quell’intenso azzurro e di ritrovarsi da solo con i suoi pensieri, con le sue preoccupazioni e le sue paure.
-D’accordo.- Rispose semplicemente il moro restando nascosto dietro l’arma. Fece un grande respiro, era finalmente arrivato il momento, non sarebbe più stato un bambino, i suoi fratelli avrebbero smesso di prenderlo in giro. Castiel aveva abbassato la testa e il Winchester lo vide muovere appena le labbra e lo sentì emettere dei lievi sussurri intraducibili.
Cas si era messo a pregare, solo adesso il biondo pensò al fatto che il nome del ragazzo dovesse derivare da una grande fede da parte del padre, poi bastava pensare ai suoi fratelli, avevano tutti i nomi degli Arcangeli.
Quando il moro rialzò la testa abbozzò il principio di un sorriso, nonostante le sue labbra fossero increspate in quella che doveva essere una smorfia di tranquillità i suoi occhi trasmettevano tutt’altra sensazione. Di nuovo gli occhi di Castiel tradirono la sua intenzione di sembrare forte.
Dopo quel piccolissimo sorriso si voltò e iniziò a camminare per il corridoio che il biondo gli aveva detto di perlustrare.
Dean lo guardò allontanarsi, sentiva la preoccupazione crescere ad ogni passo che l’altro compiva, non voleva che gli capitasse qualcosa, non voleva avere un morto sulla conoscenza e certo non voleva che quel morto fosse Castiel, aveva iniziato a considerare la loro relazione come una amicizia. Al momento Cas era l’unico amico che aveva e non aveva intenzione di perderlo.
Il moro non si era allontanato di molto, ma voltò di poco la testa, come se sapesse che il Winchester era ancora piantato sulla mattonella dove lo aveva lasciato. Il biondo sentendo lo sguardo del compagno su di se capì che forse era l’ora di intraprendere la sua ricerca e tornare al suo obiettivo originale: cacciare il fantasma e tornare a casa sano e salvo.
Castiel aveva allentato la presa sul fucile, quel corridoio gli sembrava lunghissimo, eppure quella mattina non ci aveva messo molto a percorrerlo con Dean.
Si guardava intorno, osservando con attenzione ogni porta, mentalmente stava contando i passi che stava facendo, aveva perso il conto un paio di volte. L’insicurezza stava vincendo ancora una volta su di lui. Forse i suoi fratelli avevano ragione, lui non era fatto per la caccia, lui non era bravo a salvare le persone, il più delle volte finiva nei guai e toccava sempre a suo padre andare in suo soccorso; come quella volta che era andato a caccia con Lucifer e avevano finito col picchiarsi perché … accidenti, non ricordava nemmeno più il perché, ma sicuramente si trattava di qualcosa di profondamente stupido. Ma se non era un cacciatore cos’altro poteva essere?
Lui aveva vissuto tutta la sua vita come un cacciatore, la sua intera istruzione si era basata sul fatto che un giorno sarebbe diventato come i suoi fratelli e come suo padre, non aveva mai pensato ad un’altra alternativa. Quando era piccolo aveva sentito molti bambini dire voglio fare il pompiere-calciatore e il supereroe!, lui non si era mai posto il problema di trovare un’alternativa al mestiere di cacciatore, quello era il lavoro di famiglia!
Solo adesso malediceva il se del passato per non aver pensato ad una alternativa, a scuola aveva buoni voti, andava bene in letteratura, avrebbe potuto continuare a studiare.
Adesso era troppo tardi ed era inutile piangere sul latto versato, aveva scelto di essere come suo padre e ormai avrebbe portato a termine questa sua missione!
Era arrivato davanti alla porta dell’ufficio della signorina Miller.
Fece un respiro profondo.
Cas si avvicinò alla porta e provò a bussare, ma nessuno rispose e, come in un film dell’orrore che si rispetti, la porta si aprì appena batté il primo colpo. Perfetto, aveva trovato il fantasma al primo tentativo, sul serio, quante probabilità c’erano?
Entrò nell’ufficio.
La luce era accesa e tutto sembrava in ordine, forse l’insegnante se ne era semplicemente andata e si era dimenticata di spegnere la luce e di chiudere la porta della stanza, poteva capitare, errare è umano. Il moro decise, comunque, di dare un occhiata più da vicino, se c’era una cosa che gli aveva insegnato suo padre era che non bisognava mai fidarsi delle apparenze perché il male può presentarsi sotto la forma di una bella donna.
Si avvicinò alla scrivania, ma non gli sembrò di vedere nulla di strano, le sedie erano addirittura nell’esatta posizione in cui lui e il Winchester le avevano lasciate quella mattina, probabilmente non aveva ricevuto altre visite, quella era l’unica spiegazione.
Sulla scrivania c’erano soltanto dei vecchi manuali chiusi e su uno dei libri era poggiato un mazzo di chiavi di una macchina, la signorina Miller doveva ancora trovarsi a scuola, ma chissà dov’era, quella struttura era immensa, ci avrebbe messo una vita a perlustrarla tutta!
Il moro fece per prendere le chiavi quando un dettaglio gli saltò subito all’occhio: su una agenda era poggiato un piccolo braccialetto in argento, non gli era nuovo l’aveva già visto da qualche parte. Allungò una mano e prese il gioiello rigirandoselo fra le dita, era lo stesso braccialetto che aveva al polso l’insegnante quella mattina. Confermò la sua affermazione fatta qualche ora prima: era un bracciale troppo eccentrico per essere di una donna che doveva avere all’incirca quarant’anni, fu allora che si ricordò di quello che Cheryl aveva detto: quel gioiello apparteneva ad Abigail!
Castiel, pensò, però, che fosse strano il fatto che si trovasse sopra la scrivania, insomma, l’insegnante sembrava esserci molto affezionata, perché se lo era tolto?
Il giovane cacciatore si ricordò di un insegnamento che suo padre gli aveva impartito durante la sua prima caccia: i fantasmi si potevano legare ad oggetti che avevano posseduto, quindi anche se Abigail era stata cremata il suo spirito poteva essersi legato a quel gioiello.
Continuando a stringere il bracciale Cas si apprestò ad uscire dall’ufficio, doveva trovare il biondo e avvertirlo del fatto che non aveva trovato la signorina Miller e che, probabilmente, si era cacciata in un bel guaio. Si chiuse la porta della stanza alle spalle, attento a non fare troppo rumore, non voleva certo attirare strane presenze.
Uno strano rumore, però, fece mettere in allerta il giovane cacciatore. –Dean?- Chiamò. –Sei tu?- Chiese cercando di non far tremare la voce. Ancora una volta quello strano suono allertò il moro, sembrava il rumore di un vecchio rubinetto che si apriva.
Subito dopo si udì il rumore dell’acqua.
Castiel fece velocemente scivolare il gioiello nella tasca del trench e si affrettò ad afferrare il fucile con entrambe le mani pronto ad ogni evenienza.
Cosa doveva fare?
Doveva seguire la fonte del suono?
Probabilmente avrebbe potuto trovare la signorina Miller, ma forse era una trappola ideata dal fantasma per attirarlo e finire il lavoro di qualche giorno fa. Forse Abigail ce l’aveva con lui perché le aveva sparato addosso.
Aumentò la presa sul fucile. Non era sicuro di ricordassi come si sparava, erano anni che non toccava un arma da fuoco, se tutte le caccia erano come quelle Cas pensò che preferiva restare chiuso in una biblioteca tutta la vita che riprovare una cosa del genere.
Dentro aveva un sacco di emozioni e pensieri contrastanti fra loro. Voleva seguire il suono, ma allo stesso tempo non voleva, aveva paura, ma la curiosità premeva affinché lui andasse e affrontasse il suo destino. Se fosse riuscito a battere il fantasma da solo Dean e i suoi fratelli lo avrebbero accolto come un vincitore e avrebbero smesso di dubitare di lui. Ma se Abigail lo avesse aggredito come aveva fatto in palestra il moro non sapeva se avesse avuto la stessa prontezza, non sapeva se sarebbe riuscito a spararle, se fosse morto nessuno lo avrebbe ricordato, tutti si sarebbero dimenticati di lui in un batter d’occhio, nessuno avrebbe sentito la mancanza di Castiel: il ragazzo che sembra una carta da parati.
Il suono dell’acqua risuonava per tutto il corridoio deserto, le luci tremavano, Castiel non si sarebbe stupito se da un momento all’altro fosse saltata la corrente e fosse rimasto al buio. Cas aveva sempre avuto paura del buio, paura che con gli anni non era certo migliorata, più imparava sulla caccia e più temeva l’oscurità. Sapeva che era una cosa stupida temere una cosa così banale come il buio, ma sarebbe stato ancora più stupido non averne affatto, solo gli stupidi non temono niente.
Era bloccato su quella mattonella da diversi minuti, ancora indeciso sul da farsi, se solo ci fosse stato Gabriel con lui, sicuramente sarebbe riuscito a prendere una decisione.
Alla fine la curiosità vinse su tutti gli altri pensieri, ormai era arrivato fin lì, perché non andare oltre e scoprire la causa di quel rumore?
Al limite poteva essere un vecchio rubinetto che si era aperto, poteva capitare, ma la soluzione non convisse molto il moro, la struttura sembrava essere stata ristrutturata e sicuramente avevano cambiato anche la rubinetteria.
Strinse il fucile e si avviò verso il bagno.
Mancavano pochi passi prima di arrivare alla porta del luogo da dove veniva il rumore dell’acqua quando Castiel per poco non scivolava su una pozza d’acqua.  Guardò più attentamente per terra e ne vide altre, sembravano dei passi e conducevano al bagno.
Quando Cas rialzò la testa rimase sconvolto da quello che si ritrovò davanti.
Era un ragazzino. Aveva i capelli ricci e neri, i suoi occhi color del ghiaccio erano puntati sul moro, indossava dei vestiti bruciacchiati ed era sporco di fuliggine.
-Raphael…-Disse Castiel con la voce smorzata e cercando di trattenere le lacrime. Non aveva molti ricordi di lui, aveva solo cinque anni quando Raphael gli aveva salvato la vita, ma l’emozione di rivederlo, davanti ai suoi occhi, era troppo forte. Così forte che Cas fu costretto ad accasciarsi a terra. Le ginocchia si bagnarono a causa delle pozzanghere che erano a terra.
Suo fratello era davanti a lui, non si muoveva, non respirava, non batteva un ciglio, se ne stava semplicemente fermò a guardarlo, a scrutarlo in ogni dettaglio, pareva voler memorizzare ogni singolo dettaglio di Castiel, ogni dettaglio che si era perso durante la crescita del fratello.
Perché Raphael non parlava?
Perché non lo feriva?
Doveva avercela con lui, era morto per salvarlo da quella maledetta trave, era morto a causa sua!
Se fosse restato in cantina come gli aveva detto Gabriel Raphael non sarebbe morto e la mamma sarebbe stata ancora viva perché non sarebbe rientrata a cercare il figlio mancante!
Quella era la peggior punizione che il fratello potesse infliggerli, avrebbe preferito essere sbattuto ripetutamente a terra piuttosto che osservare il silenzioso ragazzo.
-Raphael.- Ripeté nuovamente Castiel come a voler invitare il fratello a parlare, a spiegare perché si trovasse lì, non sapeva nemmeno se poteva farlo, raramente i fantasmi riuscivano a parlare o almeno a farlo in modo comprensibile. La voce gli tremava sia dalla rabbia, dovuta al silenzio di Raphael, sia dall’emozione di rivedere il ragazzo.
Perché non lo aveva ucciso?
Poteva fargli cadere una trave addosso, poteva lanciargli addosso degli oggetti, eppure era sempre fermo nel punto in cui era apparso.
-…Castiel…- Disse il ragazzino. La sua voce era soffice, leggera, se Cas non avesse visto le labbra dell’altro muoversi non avrebbe creduto di averlo sentito pronunciare il suo nome.
Il ragazzino aprì nuovamente la bocca quasi come se volesse commentare l’accaduto, come se volesse svelare al moro perché quella maledetta sera lo aveva spinto via dal braccio della morte.
Forse Cas non avrebbe mai trovato la risposta alle sue domande, perché Raphael voltò appena la testa verso la porta del bagno come se una voce lo avesse appena chiamato e iniziò a camminare verso la stanza e sparì in una fiamma non appena fu vicino alla porta.
Il moro rimase ad osservare la scena sconvolto, il fantasma suo fratello era appena sparito in una fiamma dopo aver sentito un ipotetica voce chiamarlo.
Forse doveva seguirlo. Forse lo stava conducendo da Cheryl. Forse era stato lui ad aprire i rubinetti per attirare la sua attenzione.
Castiel si alzò da terra dimenticandosi di raccogliere il fucile, tutto quello che voleva era rivedere suo fratello, doveva ringraziarlo, doveva chiedergli scusa, doveva chiedergli se era resistito abbastanza da vedere un ultima volta la mamma, doveva chiedergli se aveva visto la mamma morire.
Cas asciugò una lacrima che aveva iniziato a rigargli una guancia, il pensiero di sua madre lo faceva sempre commuovere, non si era meritata quella fine, probabilmente era morta pensando di aver perso per sempre uno dei suoi figli, forse non era nemmeno riuscita a trovare il corpo senza vita del figlio.
Alcune volte si domandava perché quel demone aveva incendiato la loro casa, con più ci pensava e con più non riusciva a trovare una spiegazione possibile. Perché un demone doveva avercela con la sua famiglia?
Il moro si avvicinò alla porta blu del bagno, facendo attenzione a non scivolare di nuovo sulle pozze d’acqua a terra, e l’aprì entrando.
Dean era preoccupato per Castiel, come aveva potuto lasciarlo solo?
A quanto aveva capito quella era la prima caccia, dopo tempo, in cui agiva sul campo e non si limitava solamente a starsene seduto a cercare notizie sui libri.
Perché non era andato con lui?
Ci avrebbero messo più tempo a perlustrare la scuola, ma almeno sarebbero stati insieme e avrebbero potuto guardarsi le spalle a vicenda e se fosse successo qualcuno l’uno avrebbe coperto le spalle dell’altro.
Ancora non riusciva a capacitarsi dell’orribile decisione che aveva peso, adesso se Cas fosse morto sarebbe stata colpa del Winchester che non era riuscito a valutare le abilità del moro. Cosa avrebbe detto ai fratelli del compagno se il peggio si fosse avverato?
Non poteva semplicemente lasciare il cadavere di Castiel dove l’aveva trovato e andarsene come se niente fosse successo, gli incubi lo avrebbero perseguitato per mesi.
Il biondo sospirò rumorosamente, un po’ per i pensieri che aveva appena fatto e un po’ per fare rumore in qualche modo, quel corridoio era troppo silenzioso e noioso. Era inutile pensare al peggio, se fosse successo qualcosa Dean era sicuro che l’altro avrebbe gridato richiamando la sua attenzione, lui sarebbe corso e avrebbe salvato la situazione. Ecco, questo sarebbe stato esattamente il suo piano. Cas sarebbe sopravvissuto e così niente morto sulla coscienza.
Il Winchester non riusciva nemmeno a capire perché l’altro sarebbe dovuto morire, infondo, anche se era un po’ che non aveva un esperienza sul campo, rimaneva sempre un cacciatore e non si dimentica, mai, come si caccia!
-C’è qualcuno?- Chiese un voce femminile. Il biondo subito si guardò intorno cercando di capire da dove venisse la voce, poteva essere la signorina Miller, forse il fantasma non l’aveva ancora uccisa.
-Sono nella stanza del bidello.- Continuò la donna richiamando l’attenzione di Dean che si avvicinò alla porta che recava la targa Bidello.
Quando aprì la porta Cheryl alzò di poco la testa osservando il suo salvatore. Era rannicchiata in un angolo della stanza, le gambe erano strette al petto, il trucco sfatto, probabilmente aveva pianto. –Detective Young?- Chiese la donna stupita di ritrovarsi davanti il ragazzo. –Cosa ci fa qui? Credevo che i detective non lavorassero a quest’ora.- Nel frattempo il Winchester si era avvicinato alla signorina Miller e l’aveva aiutata a rimettersi in piedi, sembrava aver visto un fantasma e probabilmente era così. –Anche gli insegnanti non dovrebbero essere a scuola a quest’ora.- Rispose il biondo osservando la donna. –Cosa ci fa qui?- Cheryl si lasciò sfuggire una risata isterica passandosi una mano fra i capelli. –Non ci crederebbe mai se glielo raccontassi, detective.- Iniziò.
Dean roteò gli occhi, ma perché tutti iniziavano le loro confessioni con quella frase?
Ma davvero non esisteva una diversa?
-Sono abituato a sentire cose a cui non tutti crederebbero.- Rispose Dean cercando di rassicurare l’insegnante. –So che non è possibile, insomma, è una cosa da pazzi! Ma sono stata aggredita dalla mia amica.-
-Beh, signorina, le aggressioni da parte di altre donne sono cose abbastanza comuni.- Disse il Winchester alzando un sopracciglio. –No se l’amica in questione è morta da quasi vent’anni! Mi deve credere, era Abigail, l’ho vista, mi ha anche chiamato per nome.- La voce della signorina Miller iniziò a tremare, era sconvolta, aveva paura. –Aveva i capelli bagnati, nel viso pezzi di vetro conficcati, il trucco era colato i suoi occhi erano vuoti! La doveva vedere.- Cheryl non riuscì a resistere un solo secondo di più, scoppiò a piangere buttandosi fra le braccia del biondo che subito la strinse cercando di consolarla. –Coraggio, signorina, il mio collega ci aspetta fuori.- Disse Dean sperando che Castiel avesse finito il suo giro senza subire danni. –Andiamo.- La donna annuì e, restando stretta al ragazzo, uscì dalla stanza.
I due percorsero, abbracciati, il corridoio per un po’ prima di sentire il rumore di un esplosione. Subito la signorina Miller si staccò dal Winchester accovacciandosi a terra portandosi le mani alle orecchie, lanciò un grido di terrore.
Il biondo si ritrovò improvvisamente con il cuore in gola.
Castiel.
Pensò.
Un’altra esplosione.
Castiel
Un’altra ancora.
-Castiel!- Gridò Dean correndo verso la fonte di quell’esplosione.  

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Capitolo 8
*** Benedetti sono i distruttori di false speranze ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: Benedetti sono i distruttori di false speranze
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Vorrei iniziare dicendo che mi scuso con tutti coloro che seguono la storia per averci messo così tanto ad aggiornare, ho avuto un po’ di problemi a casa e la scrittura è stato il mio ultimo pensiero. Volevo anche avvertire che in questo capitolo Castiel sarà un po’ più OOC del solito, spero non sia un problema.
Inoltre volevo cogliere l’occasione per ringraziarvi tutti, non ero mai arrivata all’ottavo capitolo di una Long, per me è un traguardo importante e non sarei qui senza di voi. Grazie a tutti!




 Castiel era sulla soglia della porta del bagno.
Tutto sembrava in perfetto ordine, i rubinetti erano chiusi, il pavimento asciutto e, soprattutto, dentro non c’era nessuno. Non c’era traccia di Raphael così come non ve ne era della signorina Miller.
Era sicuro di aver sentito dei rubinetti aprirsi quanto ne era di aver visto il fratello, era sicuro di aver sentito la sua voce ed ancora più sicuro del fatto che lo avesse visto entrare dentro la stanza. Non si era immaginato tutto, non era pazzo, almeno non ancora.
Cas azzardò a fare un passo all’interno del bagno lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle. Tutto sembrava normale, tranquillo, forse la sua era semplice paranoia era pur sempre la sua prima caccia, eppure la figura di Raphael gli era sembrata così vivida. Il moro, però, non riusciva a capire come il fantasma del fratello potesse trovarsi a Pontiac, lui era morto a Saint Paul e non portava niente di suo, la cosa si stava facendo veramente strana e leggermente inquietante.
Anche se un po’ di luce, che proveniva dal corridoio, riusciva a passare dal piccolo lucernario posto sopra la porta la stanza era buia. Castiel fu costretto a poggiarsi a un lavandino per non correre il rischio di sbattere contro qualcosa e cadere, aveva fatto male a non portare con se gli occhiali, buio e miopia non erano certo una accoppiata vincente.
Non riusciva a vedere molto, forse sarebbe dovuto tornare indietro e raggiungere Dean, sicuramente lui avrebbe saputo cosa fare. Il Winchester aveva l’aria di una persona che sapeva sempre tutto, ispirava fiducia solo a guardarlo e Cas sembrava essere caduto vittima di quella sua apparenza: il biondo aveva uno sguardo così sicuro, dei modi di fare che erano, certe volte, insopportabili, ma allo stesso tempo capaci di farti sentire in una botte di ferro.
Quanto lo detestava, non si mostrava mai insicuro, sapeva sempre cosa fare, aveva la battuta pronta per qualsiasi occasione, era addirittura più odioso di Lucifer, possibile che non avesse punti deboli?
Forse un cacciatore doveva essere esattamente come Dean, doveva mostrarsi sempre forte e non doveva lasciar trasparire alcun tipo di emozione. Il moro pensò che non sarebbe mai stato in grado di comportarsi come il compagno, lui non era tagliato per quel lavoro, ma era l’unica cosa al mondo che sapesse fare. 
Aveva abbassato la testa e aveva aumentato la presa al lavandino pensando a cosa fare: tornare indietro gli sembrava l’unica soluzione plausibile in quel momento. Castiel iniziò a pensare che Raphael fosse stato solamente il frutto della sua immaginazione, probabilmente era così spaventato da quella caccia che si era immaginato uno dei suoi fratelli per calmarsi un po’, ma perché proprio lui e non, magari, Gabriel?
Perché Raphael gli era apparso proprio adesso?
Forse si sentiva in colpa per essere stato la causa della morte del fratello e adesso sperava di risolvere questo caso anche per lui.
Era così nervoso.
Se Abigail fosse apparsa adesso  avrebbe potuto finire il lavoro che aveva iniziato giorni prima e Cas non avrebbe nemmeno gridato, dopo tutto si meritava una morte orribile per quello che aveva fatto. Da quando l’incendio aveva distrutto la sua casa e la sua famiglia non c’era giorno in cui Chuck non gli ricordasse di essere stato la causa della morte di Raphael e di sua madre. Sicuramente sarebbe stati tutti più felici se si fosse tolto dai piedi, nessuno si sarebbe più dovuto preoccupare di proteggerlo e altre cose e i suoi fratelli avrebbero vissuto sicuramente meglio senza un peso come lui. Lui non era niente se non un semplice topo di biblioteca.
Doveva restare calmo, non poteva farsi prendere dal panico o dall’angoscia. Anche se non era portato per il suo lavoro rimaneva pur sempre un cacciatore, che gli fosse piaciuto oppure no, e avrebbe dovuto comportarsi come in tale. Gli era stato affidato il compito di risolvere quel caso da solo e lui avrebbe portato a termine la sua missione e sarebbe tornato vittorioso.
Non si sarebbe lasciato intimorire dallo spettro, suo padre gli aveva insegnato che non bisognava mai mostrarsi deboli davanti al nemico e lui si sarebbe mostrato forte nonostante tutto!
Cercò di regolarizzare il respiro e di calmarsi.
Alzò di poco la testa e notò, nell’angolo delle specchio, una piccola luce riflessa, subito il cacciatore voltò la testa sorpreso, da dove poteva venire quella flebile luce?
Sempre tenendosi ben saldo al lavandino il moro iniziò a vagare con lo sguardo per il bagno alla ricerca di quella luce, forse era il fantasma, in effetti aveva iniziato a fare un po’ più freddo.
Sapeva che si sarebbe ritrovato, di nuovo, faccia a faccia con la ragazza, ma pensava che sarebbe successo come la prima volta. La scorsa volta la giovane si era annunciata rompendo uno specchio, ma adesso sembrava voler giocare, divertirsi prima di uccidere.
Della luce non c’era alcuna traccia.
Castiel decise di staccarsi dal lavandino e di ispezionare tutti i bagni, forse si era nascosta.
A tentoni raggiunse la prima porta, l’aprì e a parte qualche scritta sul muro non trovò niente e ciò accadde anche con la porta successiva.
Cas iniziava a credere di essere diventato matto, prima si era immaginato suo fratello, adesso una piccola luce, credeva che avrebbe iniziato a vedere cose che non esistevano quando sarebbe stato più avanti con l’età!
Raggiunse l’ultima porta.
Quello era il momento della verità, se non avesse trovato niente sarebbe semplicemente tornato indietro dal Winchester, si sarebbe beccato qualche insulto e presa in giro, come sempre, e poi avrebbero ripreso a cacciare. Il moro si passò una mano fra i capelli scompigliandoli appena.
Nonostante avesse cercato di restare calmo il nervosismo tornò a farsi sentire, se dietro la porta ci fosse stata Abigail non avrebbe saputo come reagire. Avrebbe dovuto combattere o semplicemente arrendersi?
La scorsa volta aveva provato a combattere e tutto quello che era riuscito a rimediare erano state delle schegge di vetro nel braccio. Si portò la mano sinistra sul braccio destro toccandosi dove il vetro era andato a conficcarsi la prima volta, adesso avrebbe avuto anche lui delle cicatrici da mostrare, sempre se fosse sopravvissuto a quella sera.
Chiuse gli occhi e prese un grande respiro facendosi coraggio: lui era un cacciatore e non doveva avere paura di niente e di nessuno.
Quando riaprì gli occhi vide, dall’apertura in basso della porta, una lieve luce arancione, il momento era finalmente arrivato.
Il cacciatore allungò una mano e aprì la porta.
Era pronto al peggio.
Ciò che si ritrovò davanti non era Abigail, non era Raphael, ma era una piccola fiammella, nascosta in un angolo del piccolo bagno. Sembrava quasi il principio di un incendio. Subito il moro cercò di spegnere quella fiamma, un incendio aveva già rovinato la sua vita, non ne voleva un altro da cui continuare a scappare.
Per quando ci provasse il fuoco sembrava non volersi spegnere, anzi, ogni volta che provava sembrava diventare sempre più grande.
Castiel iniziò ad avere paura come mai ne aveva avuta in tutta la sua vita.
Quando la fiamma divenne più grande il ragazzo indietreggiò appena.
Un lieve No uscì dalle labbra di Cas, non poteva essere vero, non poteva accadergli una cosa del genere, non un’altra volta!
Lì non c’era una cantina in cui nascondersi e aspettare Gabriel, lì non c’era niente se non lui e il fuoco.
Indietreggiò ancora un po’ mantenendo lo sguardo fisso sulle fiamme come se così facendo avesse potuto domarle e impedire loro di inghiottire tutto ciò che si trovava nei paraggi compreso lui. Allungò una mano verso uno dei rubinetti e l’aprì nella speranza di poter in qualche modo usare l’acqua per difendersi, ma niente, non uscì nemmeno una goccia d’acqua dai quei maledetti affari.
Cosa poteva fare?
Se avesse chiamato il biondo sarebbe stato fiato sprecato, era sicuramente troppo lontano perché potesse sentirlo.
Il fucile.
Poteva usare il fucile per attirare  l’attenzione, doveva solo recuperarlo in qualche modo.
Fece per andare verso la porta del bagno, ma le fiamme lo precedettero impedendogli il passaggio.
Era imprigionato, proprio come quella volta.
Le fiamme scoppiettavano e avevano preso ad avanzare.
Il blu degli occhi del moro venne  inghiottito dal rosso cremisi delle fiamme.
Anche se il fuoco non era ancora arrivato a lui Castiel giurò di sentirlo bruciare sulla sua pelle.
Probabilmente quello era lo stesso tipo di dolore che sua madre e suo fratello dovevano aver provato prima di morire.
Era una sensazione orribile.
Cas sentiva il suo corpo bruciare, faceva male, troppo perché riuscisse a trattenere le lacrime.
Perché il fantasma non lo uccideva e basta?
Perché voleva distruggerlo sia fisicamente che mentalmente?
Cosa ci guadagnava a farlo impazzire prima di morire?
Non poteva credere al fatto che sarebbe morto allo stesso modo dei suoi familiari, credeva che avrebbe rivissuto la morte di Abigail, quella era stata una strana sorpresa, ad essere sinceri.
Le lacrime continuavano a rigargli il volto in un pianto silenzioso.
Continuò a ripetersi che dopo tutto si meritava quella morte perché se fosse restato in cantina sua madre e il piccolo Raphael sarebbero ancora vivi e la sua famiglia vivrebbe ancora Saint Paul e non sarebbero diventati dei cacciatori. La vita orribile che i suoi fratelli e suo padre conducevano era tutta colpa sua, non avevano poi così torto a trattarlo sempre un po’ male.
Il moro decise che non voleva  morire pensando a cose tristi che lo facessero piangere, voleva che i suoi ultimi pensieri riguardassero qualcosa di felice e per un breve istante gli parve di sentire sua madre cantare. Al suono di quella voce il moro si calmò un po’, infondo era ancora un bambino che aveva bisogno della madre per calmarsi.
Come in uno di quegli orribili video di musica country nella mente di Castiel iniziarono ad riaffiorare ed a alternarsi gli unici ricordi felici che aveva con la sua famiglia. Quelli erano gli unici attimi che voleva ricordare, gli unici per cui valeva la pena avere una morte lenta.
Sentiva ancora bruciare il fuoco sulla pelle.
Era andato a sbattere contro il lavandino e spostò la mano dal rubinetto al bordo del lavabo per sostenersi meglio, era spacciato, non poteva scappare.
Improvvisamente uno dei tre specchi esplose e subito il moro cercò di evitare le schegge di vetro gettandosi a terra, ma qualche pezzo dello specchio lo colpì.
Castiel cercò di nascondersi fra i due lavandini sperando di avere un momento di pace, a quanto pare le fiamme non erano più l’unica cosa di cui doveva preoccuparsi e poi, adesso che aveva la mente più lucida, notò che il fuoco aveva smesso di avanzare, la cosa gli sembrò veramente strana. Cas giurò a se stesso di aver sentito la sua pelle bruciare eppure non aveva segni di bruciatura da nessuna parte e sembrava essere ancora tutto intero.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Perché e non poteva fare a meno di chiedersi se anche con Logan la giovane si fosse comportata in quel modo.
L’avanzare di una piccola fiammella riportò il ragazzo alla realtà. Poco dopo la figura di Raphael comparve di nuovo e il moro non poté far a meno di rivalutare ogni sua precedente considerazione, forse non si era immaginato tutto, forse quello era veramente suo fratello e non il frutto della sua immaginazione. Il bambino stavolta era avvolto da un fascio di fiamme e aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se non si rendesse conto di dove si trovasse, come se lui fosse stato una proiezione di un momento.
-Perché mi fai questo?- Aveva chiesto Castiel portandosi una mano dove lo schegge lo avevano colpito in un vano tentativo di fermare il sangue. Il fantasma non disse niente, come aveva fatto poco prima e restò fermo e immobile, senza emettere alcun fiato. Questo comportamento fece di nuovo innervosire Cas, odiava i silenzi, soprattutto quando provenivano da una persona a lui vicina, li trovava una punizione orribile, la più crudele fra tutte!
Non riusciva a capire come il fratello potesse essere arrabbiato, era stato lui, quella sera, a spingerlo via in modo che la trave non lo prendesse!
-Raphael rispondi!- Aveva continuato il moro cercando di scuotere, in qualche modo, il fratello. Il bambino mosse un altro passo in avanti e il secondo specchio esplose in mille pezzi provocando un rumore assordante. Il moro, subito, si portò un braccio sulla testa provando a proteggersi dal vetro.
-Castiel…- Rispose semplicemente Raphael con la solita voce soffice e leggera come se non sapesse dire altro che il nome del fratello. Forse era in grado di dire quel nome solo perché era stata l’ultima cosa che aveva detto in vita.
-Cosa?!- Chiese Castiel alzando il tono della voce. Si stava innervosendo. Non riusciva a capire quello che gli stava accadendo, i fantasmi non si comportavano in quel modo, uccidevano e basta. Era confuso, voleva delle risposte del fratello, rispose che, probabilmente, non sarebbero mai arrivate. Cas allungò una mano cercando di arrivare a Raphael, questa volta voleva essere sicuro di non stare sognando, ma quando tese il braccio il terzo, ed ultimo specchio, si comportò nello stesso modo dei suoi predecessori.
 
Quelle tre esplosioni avevano allarmato Dean, il cuore gli era salito in gola, se fosse successo qualcosa al moro non se lo sarebbe mai perdonato.
A seguito di quei tre rumori assordanti il Winchester aveva preso a correre verso i bagni e fu seguito, poco dopo, dalla signorina Miller.
Quei corridoi gli sembrarono ad un tratto così lunghi, non gli sembrava mai di arrivare al punto in cui si era separato dal compagno. Con più correva e con più si malediceva, perché non era andato con lui?
Sapeva che si sarebbe cacciato nei guai, succedeva sempre così con i novellini. Non c’erano scusanti per il suo comportamento, sarebbe dovuto restare con lui, certo ci avrebbero messo il doppio del tempo a trovare l’insegnante, ma almeno avrebbero potuto difendersi meglio dall’attacco del fantasma.
Nella testa del biondo si alternarono diversi possibili scenari e, in tutti, Castiel non faceva una bella fine, già una volta era stato attaccato dalla giovane e si era salvato per miracolo e questa volta, sicuramente, Abigail non se lo sarebbe fatto sfuggire di nuovo, probabilmente aveva tirato fuori tutti i suoi trucchi migliori.
Aveva finalmente raggiunto l’ingresso e dietro di lui c’era una Cheryl molto stanca. Non poteva venire con lui, girare con lei sarebbe stato come portarsi dietro un cartello con su scritto Vi prego attaccateci, ma non poteva nemmeno lasciarla sola, altrimenti si sarebbe di nuovo trovato punto a capo. Doveva lasciarla in un posto sicuro, ma dove?
Iniziava a fargli male la testa, stava perdendo del tempo prezioso, tempo che avrebbe potuto utilizzare per salvare quel moccioso che era stato così stupido da farsi attaccare da una ragazzina fantasma!
Iniziò a massaggiarsi le tempie cercando una soluzione per salvare tutti e non lasciare nessuno indietro, ma se avesse continuato a pensare così l’unico a rimetterci sarebbe stato Castiel. Se non fosse riuscito a salvarlo avrebbe dovuto avvertire almeno i fratelli della morte del ragazzo, avrebbe dovuto portarlo via da lì e magari aspettare l’arrivo dei familiari. Dean scosse interiormente la testa. Doveva avere fiducia in quel ragazzino, in più occasioni lo aveva sorpreso e, sicuramente, anche stavolta lo avrebbe lasciato di stucco. Magari, poi, Cas non era neanche coinvolto nell’incidente e sarebbe spuntato fuori da qualche stanza facendogli venire un infarto.
Il Winchester, seguito dall’insegnante, aveva ripreso a percorrere il corridoio. L’unica cosa importante, adesso, era trovare il moro e assicurarsi che stesse bene. Dean pensò che qualche preghiera, adesso, gli avrebbe fatto veramente comodo, peccato non ne conoscesse nemmeno una, probabilmente se le avesse chieste a Castiel questo avrebbe risposto, con il suo solito broncio, che a Dio non importava la formula, ma solo la sincerità o qualcosa del genere.
Non avrebbe mai creduto di poter affezionarsi così tanto a Cas, lo conosceva da pochissimo, eppure quest'ultimo si era fatto spazio nel suo cuore con prepotenza, non gli voleva bene come se ne poteva volere alla propria fidanzata o a un membro della famiglia, ma gli stava a cuore, ecco, teneva a lui il giusto.
Arrivarono davanti alla porta semiaperta dell’ufficio dell’insegnante, la signorina Miller si avvicinò alla porta e allungò una mano verso la maniglia. –Io resto qui.- Aveva detto semplicemente la donna guardando il ragazzo dritto negli occhi. Sembrava aver capito di essere un peso, una calamita per i guai e il Winchester non protestò nemmeno per questa scelta, si limitò semplicemente ad annuire e a sussurrare un lieve Va bene, cos’altro avrebbe potuto dirgli?
Certo non poteva obbligarla a seguirlo a rivedere il fantasma dell’amica, la prima volta non era certo stata una bella rimpatriata, anzi.
Il biondo riprese a camminare, certo che quel moccioso era proprio bravo ad attirare i guai. Strinse a se il fucile non appena avvertì la temperatura abbassarsi, si stava avvicinando al fantasma e probabilmente anche al compagno di stanza. La preoccupazione lasciò prima spazio all’ansia, poi alla paura e infine al nulla più totale. Dean svuotò completamente la sua mente e fece in modo che la sua arma da fuoco diventasse un prolungamento delle sue braccia così da sparare più velocemente se ce ne fosse stata la necessità.
Era così concentrato su cosa aveva davanti che quasi non vide una pozza d’acqua a terra e per poco non scivolò. Il biondo si riprese giusto in tempo.
Dean era più che sicuro di trovarsi molto vicino ormai. Si guardò un attimo intorno e, vicino ad un'altra pozza davanti alla porta del bagno, notò uno dei suoi fucili, più precisamente il fucile che aveva dato al moro.
Castiel non aveva l’arma con se, questo voleva solamente dire una cosa: si trovava in pericolo!
Il Winchester, cercando di evitare l’acqua a terra corse verso la porta del bagno e quando l’aprì lo spettacolo che si trovò davanti non fu dei migliori.
Dove una volta c’erano gli specchi si trovavano dei semplici telai vuoti, il pavimento era ricoperto da schegge e pezzi di vetro di ogni dimensioni. La temperatura dentro il bagno doveva essere molto bassa poiché al biondo vennero, addirittura i brividi.
Con lo sguardo indagò ogni angolo della stanza alla ricerca del compagno e lo trovò dove non si sarebbe mai aspettato di vederlo: rannicchiato fra due lavandini come un bambino che scappa dai bulli.
Prima di avanzare il Winchester diede un ultima occhiata, voleva evitare di essere attaccato dal fantasma anche lui. Una volta controllato decise di fare un pazzo avanti. Il vetro si rompeva sotto le suole delle sue scarpe provocando uno scricchiolino insopportabile. Cas non sembrò accorgersi della presenza del biondo, tanto che continuò a restarsene fermo nella sua posizione, Dean lo sentì borbottare qualcosa come Raphael perché. Se non ricordava male Raphael era uno dei nomi dei fratelli del ragazzo, quello che era morto nell’incendio.
Cosa centrava lui adesso?
Il Winchester era ormai arrivato davanti all’amico, ma ancora questo non sembrò accorgersi di niente, fu solamente quando il biondo si piegò che il moro si ritrasse ancora di più stringendo le gambe al petto. Il biondo rimase sorpreso da quella azione, non riusciva a capire perché si fosse ritratto. Dean allungò una mano per afferrare il braccio che Castiel usava per nascondere il volto, Colombo lo stava veramente stufando.
-Castiel!- Disse il Winchester cercando di allontanare il braccio di Cas dalla sua faccia. Il biondo giurò di sentire il moro emettere un piccolo gemito di dolore, come se qualcosa lo avesse ferito, eppure non ci aveva messo tanta forza come aveva potuto fargli del male.
Castiel continuò a restare rannicchiato su stesso, sembrava aver paura, forse aveva avuto un crollo nervoso, c’era da aspettarselo da un tipo come Cas. Purtroppo non avevano tempo per discutere dei propri sentimenti o cose del genere, dovevano uscire in fretta da lì e soprattutto dovevano farlo tutti interi. Dean, allora, afferrò il moro per le spalle e lo scosse violentemente chiamandolo per nome cercando di farlo rinsavire.
Castiel allungò il braccio e afferrò con forza la spalla destra del Winchester. Alzò la testa e iniziò a respirare con fatica, come se si fosse appena svegliato dal peggior incubo della sua vita. Si guardò intorno e non vide niente se non pezzi di vetro.
-Dov’è?- Cercò di articolare notando la presenza del compagno di stanza. Il biondo lo guardò stranito non capendo di cosa stesse parlando. –Chi?-
-Mio fratello, chi secondo te?- Questa volta Cas aveva alzato il tono di voce, era arrabbiato. Continuò ad ispezionare il bagno con lo sguardo, tutto era di nuovo in ordine, niente segni di bruciature e soprattutto niente Raphael, tutto era tornato esattamente come quando era entrato, ma questa volta era sicuro di non aver sognato!
Si accorse di aver ancora la mano ben salda sulla spalla di Dean e subito l’allontanò gemendo un po’ dal dolore. Alzò la manica del trench e notò di avere una bruciatura sul braccio, esattamente nello stesso punto dove il Winchester lo aveva stretto. I due si scambiarono un occhiata stupita, quello non era stato un sogno e adesso ne era sicuro.
-Dobbiamo andare.- Iniziò il biondo. –La signorina Miller ci aspetta nel suo ufficio, ce la fai a camminare?- Il moro non aveva esattamente la faccia di uno che riusciva a reggersi in piedi, nemmeno Dean aveva un aggettivo per descriverla, avrebbe potuto definirla erroneamente strana, ma più che strana sembrava un miscuglio di tante emozioni diverse.
Il Winchester, dopo aver recuperato il suo fucile, si alzò da terra e porse la mano al compagno. Castiel afferrò la mano del biondo e si tirò su, per un po’ il mondo intorno a lui girò, ma per fortuna si fermò poco dopo.
Dean osservava preoccupato il ragazzo, chissà cosa lo aveva ridotto in quello stato, sicuramente non era stato solo fantasma. –Stai bene?- Chiese il Winchester notando l’attimo di smarrimento dell’altro. –Sì, andiamo.-
 I due giovani si incamminarono nuovamente in quei lunghi corridoi deserti. Il biondo non perse d’occhio Cas nemmeno per un secondo.
Adesso chissà cosa dovevano aspettarsi. Quel fantasma sembrava diverso dagli altri che aveva incontrato fino ad adesso o di quelli che aveva affrontato suo padre. Non sapeva più cosa fare, ma non poteva darlo a vedere, se si fosse mostrato debole il moro avrebbe sicuramente iniziato a dare di matto.
-Dobbiamo raggiungere in fretta l’ufficio della professoressa e dobbiamo uscire velocemente da qui.- Disse Dean rompendo il silenzio. –Dobbiamo capire che tipo di fantasma è questo, è diverso da quelli che ho cacciato fino adesso.- Continuò. Dall’altra parte non ci fu alcuna risposta se non un semplice colpo di tosse. –Cas, cosa ne pensi?- Chiese il Winchester avvicinandosi al compagno che aveva ripreso a tossire.
Ci fu un calo di tensione.
La temperatura si abbassò.
Un altro colpo di tosse.
-Castiel!- Il ragazzo si era accasciato a terra e si era portato una mano sul petto e una vicino alla gola: stava soffocando. Dell’acqua cominciò ad uscire dalla bocca di Castiel.
Il biondo si piegò accanto all’amico in un vano tentativo di farlo stare meglio, a quanto pare l’attacco del fantasma non era finito.

 

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Capitolo 9
*** Nient'altro importa ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo:  Nient’altro importa
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Eccoci qui, mi scuso, come sempre, per il ritardo, ma non ho avuto un attimo di respiro in questi giorni!
Il capitolo è molto OOC, almeno dal mio punto di vista, scrivere un intero capitolo dal punto di vista di Dean è stato un suicidio per me, altro che Abigail!
Non mi trovo molto a mio agio nei panni del Winchester, ho il continuo terrore di farlo sembrare troppo Castiel. Non voglio annoiarvi con le mie solite chiacchiere, come sempre spero che il capitolo vi piaccia!

Edit: il capitolo sarà in continuo aggiornamento per un paio di giorni


-Castiel!- Il ragazzo si era accasciato a terra e si era portato una mano sul petto e una vicino alla gola: stava soffocando. Dell’acqua cominciò ad uscire dalla bocca di Castiel.
Il biondo si piegò accanto all’amico in un vano tentativo di farlo stare meglio, a quanto pare l’attacco del fantasma non era finito.

Dean stava entrando nel panico.
Non sapeva come comportarsi in casi del genere , di solito c’era sempre suo padre a salvarlo dalle situazioni difficili, ma questa volta, per quanto ci sperasse, John non avrebbe mai fatto irruzione da una porta pronto a salvarlo.  
Doveva sembrare veramente patetico in quel momento. Si sentiva patetico.
Teneva Castiel fra le sue braccia, il ragazzo non faceva altro che tossire, dei piccoli tagli avevano iniziato ad aprirsi sul volto del collega e il sangue iniziò a rigargli il pallido viso, sembrava uscito da uno di quei film dell’orrore che guardava con Sam il sabato sera.
Sarebbe morto e sarebbe stata tutta colpa sua perché avrebbe potuto salvarlo se solo fosse arrivato un po’ prima o se non lo avesse lasciato andare da solo in quel maledetto corridoio.
Sarebbe diventato anche lui una preda di Abigail e la ragazza non avrebbe avuto tutti i torti ad ucciderlo in quel modo orribile: non si lascia morire un amico senza fare niente.
Lo sapeva che sarebbero dovuti rimanere insieme, lo sapeva che quel ragazzino sarebbe finito nei guai, eppure non aveva fatto niente per evitarlo!
Castiel sarebbe morto e lui non avrebbe potuto farci niente, ma infondo era così che andava il loro lavoro no?
Un giorno ci sei, combatti contro qualcosa e quello dopo non ci sei più.
Doveva rassegnarsi alla triste realtà: non poteva salvare tutti e Cas sarebbe presto entrato nella lista della persone che non era riuscito a salvare.
Con più ci pensava e con più non riusciva a farsene una ragione, non poteva semplicemente restare lì e piangersi addosso, ma non riusciva a trovare una via d’uscita da quella situazione.
E’ difficile pensare ad un’alternativa al pianto quando non hai niente a cui aggrapparti per continuare a restare lucido.
La testa del Winchester si era improvvisamente svuotata,  dimenticando ogni insegnamento che suo padre gli aveva impartito negli ultimi vent’anni della sua vita, l’unico pensiero fisso era il moro che stava, lentamente, abbandonando la vita tra le sue braccia.
La carnagione del ragazzo era diventata più chiara accentuando, così, le occhiaie sotto i suoi occhi. Così conciato Castiel sembrava ancora più gracilino e indifeso di quanto già non fosse.
Il biondo non riusciva a credere di stare male per qualcuno che conosceva da a malapena una settimana, non gli era mai capitata una cosa del genere, se tutto questo fosse successo ad un altro cacciatore, Dean, lo avrebbe probabilmente lasciato al suo destino e avrebbe continuato con il suo lavoro, ma con quel moccioso era diverso.
Castiel non era un cacciatore, forse avrà potuto atteggiarsi come uno di loro, ma non lo sarebbe mai stato. Lui era solo un bambino che giocava ad eseguire gli ordini del padre, un bambino che cercava di rimediare ad un errore che aveva compiuto anni fa e di compiacere la sua famiglia, quasi fosse stato un animale domestico.
Dopo tutto non erano così diversi, entrambi cercavano di compiacere i propri padri e di essere dei bravi figli, lo capiva bene, anche lui avrebbe dato tutto se stesso per dimostrare a John quanto valeva.
Questo voler mettersi in gioco da parte di Cas, però, non giustificava il comportamento dei suoi fratelli: come avevano potuto lasciarlo andare da solo, possibile non si stessero preoccupando nemmeno un po’ per il fratello?
Il moro era il più piccolo di quattro fratelli, come potevano gli altri non preoccuparsi di qualcuno che avevano praticamente cresciuto?
Se in quella situazione ci fosse stato Samuel il Winchester non avrebbe fatto altro che chiamare il fratello per sapere come stava andando e se avesse bisogno di una mano, ma a quanto pare la parola preoccuparsi nella famiglia Novak equivaleva a un semplice messaggio mandato, forse, più per convenienza che per vera e propria preoccupazione.
Gli sembrava così assurdo il fatto che si preoccupasse più lui che era, essenzialmente, un estraneo per il ragazzo che i suoi fratelli, erano proprio una famiglia strana.
Avrebbe potuto lasciarlo lì e preoccuparsi solamente della signorina Miller, infondo era lei che andava veramente salvata dal fantasma, eppure il fatto che al suo posto potesse esserci stato Sam lo bloccava dall’abbandonarlo, non poteva lasciarlo in quel corridoio, non lo meritava.
Ecco un altro colpo di tosse, forse più forte dei suoi predecessori e ciò fece preoccupare a morte il biondo.
Le ferite sul volto stavano peggiorando e il sangue continuava ad uscire.
Doveva trovare un modo di alzare di peso il ragazzo e andare via da lì, doveva raggiungere Cheryl e doveva trovare una soluzione a tutto quel casino!
Non era sicuro di riuscire a portare a termine ogni compito che si era dato, ma doveva almeno provarci.
-Castiel ti porterò fuori di qui…- Aveva mormorato il biondo cercando di rassicurare più se stesso che il compagno di stanza.
Doveva calmarsi, doveva pensare a tutto quello che sapeva sui fantasmi, se solo ci fosse stato Samuel, lui avrebbe saputo, sicuramente, rassicurarlo e dargli un consiglio.
Se solo non avesse litigato con John, se solo non avesse preso la macchina, se solo non avesse trovato quello stupido caso probabilmente Cas starebbe bene, certo non avrebbe portato al termine il lavoro, ma almeno non sarebbe finito in quello stato.
Scosse interiormente la testa cercando di cacciare via tutti quei pensieri che gli stavano impedendo di ragionare nel modo corretto.
Prese un grande respiro cercando di calmare i nervi, stava avendo una crisi, come riusciva John a reggere e gestire tutta quella pressione?
Dean non ci riusciva e dire che aveva sempre controllato bene le sue emozioni durante le precedenti caccie, eppure questa volta non ce la faceva, sentiva che a breve avrebbe abbandonato la sua apparente calma per lasciare spazio al ragazzino spaventato che in realtà era.
Il Winchester si guardò intorno, sempre tenendo stretto a se il moro, alla ricerca del fantasma o di qualcosa che gli sarebbe potuto tornare utile per trasportare l’amico. Mentalmente stava ripassando tutti i casi che suo padre aveva risolto fino a quel momento, da qualche parte avrà pur dovuto esserci qualcosa in grado di aiutarlo.
Le luci del corridoio avevano ripreso a tremolare, ancora poco e la corrente sarebbe sicuramente saltata, e la temperatura si era abbassata notevolmente rispetto a qualche istante prima.
Il biondo stava gelando e non osava immaginare come dovesse stare il moro, il quale aveva iniziato addirittura a tremare. Dean aumentò, istintivamente, la presa sul compagno in un vano tentativo di scaldarlo, se fosse servito a qualcosa si sarebbe tolto anche la giacca per coprirlo, avrebbe voluto alleviare, almeno un po’, la sofferenza dell’altro, ma niente gli sembrava abbastanza.
Avrebbe potuto chiamate Cheryl e chiedere aiuto a lei per trasportare Castiel, ma così facendo avrebbe messo in pericolo anche lei, stava già perdendo Cas, non voleva che qualcun altro finisse in pericolo a causa sua. Sarebbe uscito da quella situazione con le sue sole forze, non era più un bambino ormai, doveva imparare a prendersi la responsabilità delle sue azioni a cominciare da quel momento.
Dean si massaggiò una tempia: doveva pensare a qualcosa e doveva farlo anche in fretta, presto Abigail sarebbe ritornata per finire il lavoro che aveva iniziato e non voleva essere trovato impreparato.
I pensieri i Dean furono interrotti da uno strano parlottio, non riusciva a capire le parole, ma il Winchester giurò di sentire pronunciare il nome di Raphael un paio di volte. Abbassò lo sguardo, in direzione del viso del compagno e  si accorse che Cas stava piangendo, doveva sentirsi veramente in colpa per la morte del fratello, forse troppo perché potesse combattere tutto quello che gli stava capitando.
Non poteva credere al fatto che il moro si stesse arrendendo in quel modo al suo destino. Quando il primo giorno gli aveva aperto la porta, squadrandolo con il suo sguardo serio, pensava di aver incontrato una persona forte, lo aveva pensato anche quando qualche ora fa il ragazzo aveva imbracciato il fucile senza sapere come sparare. Credeva davvero che Castiel fosse un ragazzo forte, ma a quanto pare quello era troppo persino per lui.
Doveva tirarlo fuori da quella situazione e dimostrargli che suo fratello non si era sacrificato per niente!
Il tremolio della luce era aumentato e, lentamente, le lampadine avevano preso a spegnersi una ad una. Il corridoio era rimasto al buio per qualche secondo prima che luci rosse di emergenza si accendessero.
Un vento gelido arrivò dall’altra parte del corridoio. Il biondo continuò a stringere Cas a se abbassando la testa cercando di ripararsi dal soffio di vento, forse stringerlo non sarebbe più servito a molto, non che prima fosse successo qualcosa, ma anche se avesse una minima possibilità di farlo stare meglio adesso era sparita nel nulla.
Il respiro del moro si fece più difficile e faticoso, tanto che iniziò ad ansimare.
Il fantasma era vicino!
Non potevano restare lì o sarebbero morti prima del tempo, dovevano raggiungere la signorina Miller, restare uniti, forse solo così avrebbero potuto avere una speranza contro Abigail.
Dean schiaffeggiò, piano, la guancia del moro cercando di farlo riprendere quanto bastava per portarlo via da lì. –Cas. Cas, svegliati!- Disse con il tono di voce più calmo che era riuscito a trovare. Il Winchester si allungò un po’ afferrando il suo fucile che, a causa del vento, si era allontanato, di poco, dal punto in cui lo aveva lasciato poco prima e quando tornò con lo sguardo su Castiel notò che il ragazzo aveva aperto un po’ gli occhi. Avrebbe potuto anche sorridere, ma l’unica espressione che riuscì a formarsi sul suo volto era una smorfia a metà tra le preoccupazione e il panico più totale.  Adesso che Cas sembrava aver riacquisito un po’ di lucidità doveva approfittarne per portarlo via da quel corridoio e metterlo al sicuro in una stanza.
Il Winchester afferrò un braccio del moro e se lo portò dietro il collo tenendolo, poi, ben saldo per il polso, con l’altro braccio avvolse il corpo del compagno stringendogli un fianco, cercando di non far cadere il fucile che teneva in mano, dopo di che si alzò da terra. Reggere Castiel era come reggere una piuma, il biondo non pensava che l’altro fosse così leggero, da come mangiava credeva che il ragazzo fosse quel tipo di persona che era leggera solamente se la guardavi.
Quello stupido trench, però, rendeva più difficile tenere stretto Cas, ma perché se l’era messo?
Dove pensava che sarebbero andati?
A fare una scampagnata nella brughiera inglese?
A girare un nuovo episodio del Tenente Colombo?
Oltre al discorso sulla musica avrebbe dovuto fargli anche quello su come ci si veste per andare a caccia!
Una volta assicuratosi di avere una buona presa sul corpo del moro iniziò a camminare verso l’ufficio di Cheryl. Erano appena diventati una facile preda per Abigail, forse più di prima, se fosse apparsa, Dean, non sarebbe stato in grado di difendere né sé, né il compagno, però non potevano nemmeno restare fermi nel corridoio.
Le luci rosse non servivano a molto, il Winchester aveva perso completamente l’orientamento nel grande corridoio di quella scuola, possibile che tutte le porte fossero uguali e non si riuscisse a leggere nemmeno una targhetta?
Semmai fosse uscito vivo da quella situazione non avrebbe mai più messo piede in un college!
Il moro riprese a tossire e ciò riportò il biondo alla realtà, non era lì per una visita di piacere, era lì per cacciare il fantasma e salvare quante più persone possibili.
Dean si fermò cercando di capire dove si trovasse, era sicuro che l’ufficio della signorina Miller non si trovasse molto lontano dal bagno, eppure gli sembrava di aver camminato un eternità per non arrivare, effettivamente, da nessuna parte. Castiel sembrava stare peggio rispetto a prima, probabilmente non gli rimaneva molto tempo.
Per quanto leggero, Cas, iniziava pesare sulle spalle del Winchester, il quale si sarebbe volentieri preso due minuti di pausa poggiando il compagno a terra, ma non poteva permettersi tale lusso. Il biondo aumentò la presa sui fianchi e sul polso del ragazzo. Dean sentì l’altro mugolare, appena, dal dolore, forse aumentare la presa non era stata una buona idea, prima, stringendolo, gli aveva lasciato una specie di ustione e probabilmente era successa la stessa cosa adesso.
Voltò appena la testa per vedere quanta strada avevano fatto. Non riusciva più a vedere la porta spalancata del bagno dal quale lui e Castiel erano appena usciti, ma forse era anche colpa delle luci di emergenza che non illuminavano poi così tanto, anzi, se il corridoio non fosse stato tutto dritto il Winchester avrebbe corso il rischio di sbattere contro qualche muro.

Uno strano rumore mise in allerta il biondo.

Subito alzò la testa cercando di individuare la fonte di quel rumore: veniva dalle tubature.
Perfetto, adesso sarebbe dovuto stare attento anche a quello che c’era sopra di loro, un giorno di questi si sarebbe fatto crescere gli occhi sulla testa, almeno così non avrebbe faticato molto per guardarsi intorno.
Si lasciò sfuggire un lungo sospiro, stava di nuovo perdendo la calma, sentiva il panico impadronissi di lui ogni secondo di più.
Non riusciva a reggere la pressione che gli procurava il pensiero di Cas, la vita del ragazzo dipendeva da lui: ma come poteva salvare Castiel se non era nemmeno sicuro di riuscire a salvare se stesso?
Se quello voleva dire essere responsabile della vita di qualcun altro ne avrebbe fatto volentieri a meno per il resto della sua vita.
Adesso riusciva a capire la preoccupazione di John ogni qual volta che era costretto a lasciare lui e Sam da soli nella stanza di un qualche sudicio Motel. Riusciva perfettamente a capire la rabbia nella voce del padre quando disubbidiva agli ordini che gli erano stati affidati rischiando di mettere in pericolo la sua vita e quella del fratello.

Le tubature vibrano ancora.

Prima di riprendere a camminare Dean si preoccupò, nuovamente, di tenere ben saldo il moro, non gli importava di ferirlo, le ferite guarivano, ma non si poteva tornare indietro dalla morte!
Riprendendo a camminare il Winchester si accorse di come ogni passo che compiva diventava sempre più pesante, ogni volta alzare il piede era come spostare un enorme macigno usando solamente la forza del mignolo.
Anche lui stava iniziando ad arrendersi. Scappare non sarebbe servito poi a molto, Abigail li avrebbe trovati ovunque si fossero nascosti, non ci può nascondere da un fantasma, soprattutto da una come quello della ragazza. Quello spettro era in cerca di vendetta e non si sarebbe fermato finché non avrebbe portato a termine la sua missione, tanto valeva lasciarla fare e farla sparire una volta uccisa Cheryl.
Ancora una volta il biondo si trovò a sospirare ripensando a tutto quello che gli stava capitando. Quella era la sua prima caccia da solo e aveva combinato un guaio dietro l’altro.
Aveva provato a comportarsi come il padre, davvero, aveva messo tutto se stesso in quel caso, ma poi era arrivato Castiel con i suoi modi di fare, con quello strano modo di pronunciare il suo nome che lo metteva tremendamente a disagio, con la sua ossessione per gli Hamburger … con quella stupida voce che, quando cantava, assomigliava al suono di un fischietto rotto … era arrivato ed aveva rovinato tutti i suoi piani.
Non sapeva come, ma il biondo si era ritrovato a canticchiare una canzone dei Metallica. – … Forever trusting who we are and nothing else matters …- In qualche modo quelle parole riuscirono a tranquillizzarlo, almeno un po’, ma a quanto pare non fecero lo stesso effetto su Cas, il quale aveva mugolato contrariato. Quel moccioso non sarebbe stato di apprezzare della buona musica nemmeno se questa fosse piombata giù dal cielo colpendolo in testa!
Solo dopo questo ultimo pensiero Dean si rese conto che l’altro aveva appena reagito ad uno stimolo esterno che non fosse un semplice schiaffetto sulla guancia, possibile che si stesse riprendendo?
Forse si trattava di una semplice coincidenza e, in realtà, il moro aveva mugolato per il dolore causatogli dalle ferite, ma possibile che avesse borbottato qualcosa proprio mentre canticchiava i Metallica?
Ormai il Winchester conosceva bene l’avversione dell’amico per quel gruppo. Possibile che con più si allontanassero da Abigail più la presa della ragazza su Castiel diminuisse?
Sicuramente si trattava di un ipotesi stupida e assolutamente sbagliata, ma infondo al biondo non costava niente credere al fatto di star aiutando, in qualche modo, Cas solamente allontanandolo dal fantasma.
Un piccolo barlume di speranza si riaccese nel biondo quando vide uno spiraglio di luce uscire da sotto una porta: quello doveva essere, senza ombra di dubbio, l’ufficio della signorina Miller, ma adesso sembrava essere il Paradiso.
Dean raccolse le poche forse che gli erano rimaste, si era ricreduto sulla sua precedente affermazione, quella che riguardava il peso del moro, Castiel non era una piuma, ma dove nascondeva tutto quello che mangiava?
Cas aveva iniziato a scivolare via dalle mani del Winchester.
Il suo peso, agli occhi del biondo, sembrava essere raddoppiando e questa volta non era una battuta fatta per alleggerire la situazione in cui si trovava.
 
Il moro sembrava morto.

Questa era l’unica parola con cui il biondo era riuscito a descrivere l’attuale condizione del compagno.
Castiel non poteva essere morto!
Quello stupido moccioso non poteva morire, almeno non finché il biondo si fosse vendicato dello scherzo della finestra aperta della mattina precedente!
Adesso non sarebbe bastato canticchiare una semplice canzone a Dean sarebbe servito un intero concerto in live per calmarsi.
Non poteva averlo abbandonato così, non ora che erano quasi arrivati alla loro ancora di salvezza, al loro Paradiso.
Non ora che la risoluzione di quel caso era così vicina.
Il Winchester si ritrovò a pregare, forse per la prima nella sua vita, non sapeva bene che parole usare, forse avrebbe dovuto iniziare con un Ehy Dio, ci sei? Sono io, Dean Winchester.
Se avesse iniziato una preghiera con quelle parole Dio lo avrebbe mandato al quel paese, ne era convinto.
 Il biondo sapeva che esistevano delle formule precise per quel genere di cose, ma non ne conosceva nemmeno una, il moro gli sarebbe stato di grande aiuto adesso, ma era troppo impegnato a fare il morto per preoccuparsi del mondo che lo circondava!
Quella situazione lo faceva arrabbiare.
Castiel lo faceva arrabbiare.
Come aveva potuto lasciarsi andare in quel modo?
Come aveva potuto rendere vano il sacrifico di Raphael?
Dean, con le poche forze che gli erano rimaste, si trascinò fino alla porta aprendola, quel poco di speranza che aveva recuperato era sparita non appena Cas si era lasciato andare all’ultimo respiro o a qualsiasi cosa avesse fatto prima di morire.
Ancora gli sembrava così impossibile, era sicuro di averlo sentito borbottare contrariato, possibile che quelle parole fossero state l’addio del moro?
Non appena il Winchester varcò la porta Cheryl gli corse incontro, ma non appena si accorse della condizione di Castiel la donna si portò una mano alla bocca incredula. Il biondo evitò qualsiasi tipo di contatto con la signorina Miller e si limitò ad annuire immaginandosi la reazione che la donna doveva aver avuto. Con passo lento e stanco Dean si avvicinò alla poltroncina dietro la grande scrivania e vi ci fece sedere Cas.
Cheryl seguì, in religioso silenzio il Winchester, e quando fu abbastanza vicino poggiò una mano sulla spalla del ragazzo. –Sei sicuro?- Chiese la donna pensando che l’altro fosse arrivato alla conclusione dei fatti troppo in fretta. Il biondo credette che quella fosse una presa in giro, pensava davvero che potesse essersi sbagliato su una cosa del genere?
Anche se, pensandoci un po’, non aveva sentito il polso del moro e non si era nemmeno preoccupato di vedere se respirava ancora.
La signorina Miller notando il dubbio nascere negli occhi di Dean si avvicinò al corpo, apparentemente, senza vita di Castiel.
Si chinò per arrivare meglio al petto.
Piano, Cheryl, appoggiò una guancia sul petto di Cas. In un primo momento l’espressione sul volto della donna era del tutto impassibile, ma poi il Winchester video gli occhi dell’insegnante sgranarsi e poi le labbra incresparsi in un piccolo sorriso.
La signorina Miller si staccò e tornò a prendere posto accanto al biondo. –Non è morto.- Iniziò la donna con una nota di sollievo. –E’ solo svenuto, ma il respiro è debole, non credo resisterà allungo.- Le ultime parole furono quasi sussurrato, come se nemmeno lei volesse crederci, vedere morire un ragazzo così giovane era uno strazio per il cuore dell’insegnante.
Dean, sollevato, almeno in parte, da quelle parole si piegò vicino alla sedia dove giaceva l’amico. –Svegliati Cas…- Mormorò vicino all’orecchio del moro, ma non successe niente.
-E’ stata Abigail?- Chiese Cheryl non sicura di voler sentire la risposta del cacciatore. La donna non riusciva a credere che l’amica fosse capace di compiere tale gesto, era sempre stata una ragazza gentile, solare, doveva essere veramente arrabbiata per comportarsi in quel modo.
Il Winchester volse lo sguardo verso la signorina Miller e rispose con un secco . Cheryl abbassò la testa, Abigail ce l’aveva con lei perché aveva attacco quel povero ragazzo?
Doveva rimediare in qualche modo.
-Cosa facciamo adesso?- Domandò speranzosa. Il biondo si alzò da terra. –Ha ancora il braccialetto della sua amica?- -Sì, perché?- Cheryl si portò una mano sul polso tastando il gioiello. –Perfetto, lo bruci, non sembra essere fatto di qualche materiale prezioso, non servirà una fiamma grande.- Detto questo Dean si frugò nelle tasche dei pantaloni estraendo, poi, un accendino. –Faccia in fretta, Abigail potrebbe arrivare da un momento all’altr- Il Winchester fu interrotto da un soffio d’aria gelida, troppo tardi, la ragazza li aveva raggiunti!
-Abigail!- Aveva gridato la signorina Miller. Il fantasma non ci mise preso a materializzarsi davanti ai loro occhi. La ragazza aveva sul volto gli stessi segni di Castiel, la sua espressione era seria, impassibile.
Il suo sguardo si posò prima su Dean e poi su Cheryl.
Appena i suoi occhi si posarono su quelli della donna il fantasma iniziò a parlare. –Trasciniamola negli spogliatoi.- Disse spingendo la donna contro una parete della stanza con un soffio di vento. – La mettiamo sotto la doccia.- Abigail strinse la mano in un pugno facendo mancare l’aria all’ex-amica. –Le tagliamo le vene.- E dei tagli si formarono su un braccio della signorina Miller. –Oppure le mettiamo la testa nel lavandino pieno d’acqua.- La donna iniziò a tossire, proprio come aveva fatto Cas qualche minuto prima. –Ti volevo bene Cheryl, perché mi hai ucciso?-Sembrava delusa, ferita dal comportamento che la donna aveva tenuto dei suoi confronti, sembrava non voler credere nemmeno lei a come fosse mortal e per mano di chi tutto fosse successo.
Era difficile pensare che una volta quell fantasma fosse stato vivo, da come si comportava sembrava non aver ma provato nessun tipo di emozione, ma forse era tutta colpa della rabbia che nel tempo avdva prevalso sulle altre emozioni.
-Ehy!- Disse il Winchester richiamando l’attenzione del fantasma su di se. La ragazza, probabilmente infastidita da quel gesto lasciò andare Cheryl e, nello stesso modo con il quale aveva attaccato l’amica al muro, allontanò il Winchester che andò a finire contro la scrivania. –Tu non c’entri niente … vattene.- Aveva detto con difficoltà il fantasma. Il biondo, però, non ascoltò il consiglio della giovane e afferrò il suo fucile, che aveva poggiato sulla scrivania e sparò un colpo.

Abigail era sparita, ma sarebbe ritornata a breve, il sale non l’avrebbe trattenuta per molto. Dean lasciò cadere il fucile a terra e recuperò l’accendino correndo verso l’insegnante che stava ancora tossendo. –Sta bene?- Chiese preoccupato. La donna, nel frattempo, si era sfilata il braccialetto e adesso lo stava porgendo al giovane cacciatore. –Quella non è la mia amica.- Disse semplicemente la donna sviando lo sguardo altrove.
-CHERYL!- Gridò il fantasma che si era di nuovo materializzato all’interno della stanza. Sembrava ancora più arrabbiata di prima, prima, non doveva esserle piaciuto molto quel proiettild. Abigail fece un passo in avanti tendendo la mano verso la vecchia amica, ma, prima che potesse fare qualcosa, Chefyl parlò.-Mi dispiace Abbie, mi dispiace tanto.- La signorina Miller stava piangendo.
Il Winchester strinse il braccialetto e le gettò in un cumolo di carte lì vicino a cui diede, successivamente, fuoco.
Abigail iniziò a gridare dal dolore, chissà come doveva essere morire una seconda volta, sicuramente non bello. L'ultimo sguardo del fantasma era rivolto verso l'insegnante, non l'avrebbe mai perdonata ler quello che le aveva fatto.
Presto lo spazio occupato dalla giovane ragazza rimase vuoto.
L’unica cosa che adesso importava era Castiel.
Il biondo corse nuovamente verso l’amico.
Arrivò giusto in tempo per vedergli fare un lungo sospiro di sollievo.



 

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Capitolo 10
*** La fine? ***


Titolo: Hunters
Titolo capitolo: La fine?
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Ciao amici, eccoci qui, io e voi all’ultimo capitolo…
Che dire, vi ringrazio moltissimo per aver sempre seguito e sostenuto il mio lavoro, non avrei continuato la fanfiction senza di voi. Se penso che tutto è partito da un prompt su Tumblr, quel giorno non avrei mai pensato che sarei arrivata qui, all’inizio Hunters doveva essere, addirittura, una Oneshot!
Ancora grazie!
Parliamo del capitolo. Scriverlo è stato difficilissimo, non riuscivo a trovare un finale adatto e quindi, di conseguenza, tutte le vicende portassero, appunto, al finale. Alla fine sono arrivata a questa soluzione che spero sia di vostro gradimento. I personaggi sono OOC, ma non ho potuto fare altrimenti, ho cercando di snaturarli il meno possibile, ma ricordo che Castiel è umano e Dean è ancora molto giovane, quindi i caratteri non saranno mai come quelli del Canon.
Okay, prima di lasciarvi alla lettura voglio dirvi che, dopo questo capitolo, ci sarà un epilogo finale, non credo sarà lungo come un capitolo, ma non voglio rovinarvi niente.
Ringrazio BalderMoon che ha betato la prima parte del capitolo!
Buona lettura.



Dopo un lungo sospirò da parte del compagno Dean si lasciò sfuggire una lieve risata avvicinandosi ancora di più a lui.
Cheryl guardava il ragazzo come si guardava un pazzo. La donna, probabilmente, ancora non riusciva a rendersi conto di quello che le era appena successo e non riusciva a spiegarsi tutta la felicità del giovane. Il suo amico era morto e lui rideva?
Probabilmente era solo lo shock di aver visto morire qualcuno a cui teneva ad averlo ridotto in quello stato; conosceva bene quella sensazione, dopo la morte di Abigail anche lei aveva avuto un reazione simile.
La signorina Miller preferì tenersi lontana da quella scena, non voleva essere vicino a lui quando avrebbe avuto una crisi di nervi. Quello era decisamente troppo per un ragazzo così giovane, probabilmente non era neanche un detective o qualcosa di lontanamente simile.
L’insegnante si chiedeva come ancora quel ragazzino non avesse dato di matto, sembrava tranquillo, sembrava aspettare qualcosa, come se da un momento all’altro l’amico avesse potuto aprire gli occhi, sorridergli e dirgli qualcosa come Non ti libererai di me così facilmente o un’altra delle solite frasi che si dicevano nei film quando si scampava alla morte.
La mente di Cheryl, davanti a quella scena, tornò indietro nel tempo, al giorno cui Abigail morì. Quanto aveva sperato di vederla rialzarsi e ridere come se niente fosse accaduto, probabilmente non era nemmeno morta quando le avevano sbattuto ripetutamente la testa contro lo specchio del bagno; aveva visto il suo petto alzarsi e abbassarsi un paio di volte prima di vederla cessare di respirare per sempre. Probabilmente era anche per questo che era così arrabbiata con lei: sapeva che era viva, sapeva che avrebbero potuto salvarla se solo avessero avuto il coraggio di chiamare il 911, ma aveva preferito stare zitta e lasciarla morire in quel modo orribile.
Probabilmente in sovrappensiero, si portò una mano sul polso tastando il luogo dove era solita tenere il bracciale regalatole dalla madre dell’amica. Sapere che Abbie sarebbe sempre stata con lei grazie a quel gioiello la faceva sentire in pace, ma adesso non ci sarebbe stato più niente ad aiutarla nei momenti di sconforto. Qualche lacrima silenziosa le rigò il volto. Voltò appena la testa verso il luogo dove il giovane aveva acceso quel piccolo fuoco. Le fiamme si erano ormai spente e avevano lasciato posto a un mucchietto di cenere. Adesso niente avrebbe potuto ricordarle l’amica, Abigail non sarebbe mai più stata con lei. Probabilmente era meglio così. In quei pochi istanti in cui l’aveva rivista l’altra non sembrava così felice, anzi, forse non voleva essere ricordata e pianta da una delle sue assassine. Perché questo era quello che era un’assassina, esattamente come Summer le aveva ricordato.
Ancora si ricordava l’espressione della signora Cooper, quella mattina, quando, come una furia, era entrata nel suo ufficio chiedendole cosa ci facesse in città. Ricordava ogni singola parola che l’altra le aveva sputato addosso in un attimo di rabbia che parve non finire mai. L’aveva chiama assassina così tante volte che ormai Cheryl pensava di esserlo davvero, ma non era colpa sua quello che era successo ad Abigail, non era colpa sua!
L’ultima cosa che ricordava di quell’Infernale incontro era solo Summer che si sfilava di tasca il bracciale di Abbie e lo lasciava sulla sua scrivania dicendo “A differenza tua io non ho bisogno di un pezzo di plastica per ricordare la mia amica”.
Quel giorno aveva perso, per la seconda volta nella vita, due delle sue più care amiche.
Probabilmente non era stata una buona idea tornare in città. Aveva sperato che dopo tutto quel tempo le persone si fossero dimenticate della morte di Abbie, ma fino a quando ci sarebbe stata anche una sola persona come Summer a ricordarla, Abbie avrebbe continuato a vivere. Sperava di poter rimediare a quello che aveva fatto e ricominciare a vivere, ma a quanto pare non le era stata concessa nemmeno un opportunità per redimersi.
Si abbandonò ad un lungo sospiro.
Se in quel momento qualcuno le avesse chiesto come stava, la signorina Miller non avrebbe saputo dargli una risposta di senso compiuto: come ci si doveva sentire a vedere la propria migliore amica morire per la seconda volta sempre a causa propria?
Non ti insegnano a superare cose del genere al College.
Abbandonò la presa sul polso e si passò le mani fra i lunghi capelli biondi scompigliandoli. Voleva tornare a casa. Voleva piangere, gridare, ma non poteva fare niente del genere finché non avrebbe portato in salvo quei due ragazzi. Anche se, pensandoci, erano stati proprio quei due ‘bambini’ a salvata da morte certa, forse avrebbe dovuto ringraziarli.
Cheryl si alzò da terra, cercando di radunare, per quanto possibile, quel poco di lei che era rimasto.
Si avvicinò alla poltrona dove giaceva il ragazzo, che quella mattina aveva detto di chiamarsi DeLonge.
Quel ragazzino sembrava ancora più piccolo dell’amico che, ancora, era inginocchiato al suo fianco, forse era tutta colpa di quel cappotto che sembrava essere troppo grande per lui. Aveva la pelle così bianca da sembrare quasi una bambola di porcellana.
La donna, però, non poteva fare a meno di porsi delle domande:  Quella che le era apparsa era, veramente, Abigail?
Da dove erano saltati fuori quei due?
Cosa ci facevano a scuola a quell’ora?
L’avevano seguita?
E soprattutto: chi erano veramente?
Probabilmente avevano la stessa età dei suoi studenti, quindi erano troppo giovani per essere due detective
Forse, in quel momento, le risposte a quelle domande non importavano, l’unica cosa che contava era che quei due fossero apparsi nel momento giusto. Nessuno avrebbe messo in pericolo la propria vita per salvare qualcuno che non conoscevano, forse doveva chiamarli angeli.
Una volta vicino, l’insegnante, rimase stupita nel vedere che il petto del ragazzo più piccolo si abbassava e si alzava. I movimenti erano molto lenti e sembravano provocargli anche dolore, viste le smorfie che gli si formavano sul volto, però pareva stare meglio rispetto a qualche minuto prima; eppure, poco prima, gli aveva sentito il polso ed era debolissimo, così debole che non era sicura che l’altro avesse ancora molto da vivere.
Osservò il biondo e lo sguardo che rivolgeva all'amico: era gentile, dolce, ma sembrava essere anche arrabbiato con lui, come se l’altro gli avesse fatto un torto difficile da perdonare.

Il Winchester, accorgendosi di avere qualcuno vicino, alzò la testa abbandonando, a malavoglia, il volto di Castiel, sicuro che da un momento all’altro avrebbe aperto gli occhi.
Perché la donna lo stava fissando?
Non gli sembrava di aver fatto niente di male, l’ultima volta che aveva controllato.
Preoccuparsi per qualcuno non era ancora contro la legge.
Il biondo si rese conto di quello che aveva pensato: perché si preoccupava così tanto per quel moccioso?
Non era morto; perfetto, fine della storia, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di tenerlo in vita.
Adesso ognuno avrebbe preso la propria strada e non si sarebbero più incontrati per il resto delle loro miserabili vite.
C’era qualcosa, però, che gli impediva di abbandonarlo su quella sedia, qualcosa che neanche lui sapeva spiegarsi. Forse si era affezionato a lui più del dovuto. Dean si chiamò stupido per averlo fatto, non ci si affeziona alle persone che non fanno parte della propria famiglia, soprattutto se queste sono cacciatori.
Ma a quanto pare non era riuscito a farne a meno.
Tutto era successo così lentamente che neanche lui avrebbe saputo dire il momento esatto in cui aveva iniziato a preoccuparsi per Cas, come se fosse stato suo fratello.
Quale incantesimo gli aveva fatto?
Lui era Dean Winchester, non una ragazzina che sarebbe potuta anche morire dietro i grandi occhi blu del moro. Lui non si affezionava alle persone, a lui bastava la sua piccola famiglia, non aveva bisogno di nient’altro. Eppure da quando lo aveva incontrato ogni sua certezza era crollata piano piano come un castello di carte.
Si era accorto di aver bisogno di lui, come si ha bisogno dell’aria.
Quando aveva sentito quegli spari, solamente un’ora prima, il cuore gli era salito in gola.
Il solo pensiero di trovare Castiel riverso a terra in una pozza di sangue lo aveva fatto stare male come poche cose al mondo.
Perché sarebbe dovuto stare male per una persona che non avrebbe più rivisto per il resto dei suoi giorni?
Si era lasciato incantare da Cas; forse era caduto nelle sue grinfie quando l’altro gli aveva raccontato la storia dell’incendio o forse quando aveva letto il suo diario scoprendo chi in realtà fosse.
Riusciva a capire cosa Cas provasse, in fondo, anche sua madre era morta in un incendio causato da un demone.
E per la prima volta aveva trovato qualcuno che provasse i suoi stessi sentimenti al di fuori della famiglia.
Samuel non poteva capire, era molto piccolo all’epoca dei fatti.
John era come impazzito dopo quell’avvenimento.
Non era più il padre che, tanto tempo fa, lo aveva accompagno a comprare il camion dei pompieri. Dopo la morte di sua madre, aveva iniziato ad avere paura di suo padre.
Invece  Castiel, come lui, sembrava non aver superato la dipartita dei familiari.
Era sicuro che a Castiel avrebbe potuto dire tutto senza doversi preoccupare di essere preso in giro. Era sicuro di aver trovato un amico, qualcuno a cui dire tutto, ma essere un cacciatore ti impedisce di legarti a qualsiasi essere umano e lo stesso valeva per il moro.
Aspettava solo l’istante in cui Cas avrebbe riaperto gli occhi per portarlo fuori da quel maledetto edificio. Trovava inutile restare lì più del necessario, soprattutto perché non c’era nient’altro da fare, almeno per due loro due e il moro aveva bisogno di essere rimesto un po’ in sesto.
Se da un lato era preoccupato per l’amico, dall’altro era arrabbiato con lui per essere stato così imprudente e per essersi lasciato ingannare in quel modo da Abigail. Probabilmente se non l’avesse ‘uccisa’ il moro si sarebbe, semplicemente, lasciando andare, rendendo vano il sacrifico del fratello.
 Incrociò il suo sguardo con quello di Cheryl.
Pareva sconvolta, esattamente come chiunque che, per la prima volta, si rendeva conto di cosa si nascondesse nel buio e come chiunque che vedeva il lavoro che un cacciatore svolgeva.
La prima cosa che John gli aveva insegnato era stata quella di non coinvolgere i non-cacciatori, di agire sempre alle loro spalle. La trovava una cosa ingiusta, il Winchester pensava che le persone dovessero sapere da cosa venivano attaccate o minacciate, avevano il diritto di sapere come difendersi se un giorno quelle creature sarebbero tornate!
Così Cheryl aveva il diritto di sapere perché la sua amica era lì e perché aveva quasi rischiato di morire. Forse, però, non era pronta a conoscere la verità … forse era meglio lasciarla vivere nel dubbio.
-Sta bene?- Chiese il biondo sempre più incuriosito dallo sguardo della donna. Voleva sapere cosa aveva fatto per essere guardato in quel modo. L’insegnante si limitò ad annuire ed a accennare un sorriso, come se tutto le fosse scivolato addosso, come se non avesse appena affrontato, faccia a faccia, l’amica morta.
Aveva sentito Castiel dare qualche colpo di tosse, ma prima che potesse voltarsi, nuovamente, verso il compagno, la donna lo fermò porgendogli una domanda. –Era lei: era veramente Abigail?- La voce di Cheryl era spezzata, sembrava sul punto di piangere. Dean la guardò quasi come per volerle chiedergli Ma fai sul serio? Poi ripensò al fatto che la donna non fosse una cacciatrice e che, infondo, la sua domanda era più che lecita. Si schiarì appena la voce e prese parola. –Sì, era Abigail.- Si limitò a dire. Non aveva sentito il bisogno di spiegarle come funzionasse il mondo dei fantasmi o cosa fosse il paranormale, la signorina Miller non aveva bisogno di inutili storielle, aveva solo bisogno di sapere che quella fosse la sua amica, l’amica di cui aveva, probabilmente, sperato di ottenere il perdono.

Cas tossì ancora una volta, più forte di prima e attirò l’attenzione sia del compagno di stanza che dell’insegnante che, contemporaneamente, si voltarono verso di lui.
Il petto gli faceva male, non riusciva a respirare bene, come se qualcosa avesse deciso di sedersi sopra di lui. Dove la stoffa della camicia sfiorava la bruciatura, provatogli dalla mano del Winchester, sentiva pizzicare, se solo fosse riuscito a grattarsi. Aveva freddo, nonostante indossasse il suo cappotto, e la testa gli faceva un po’ male. Per la prima volta in tutta la sua vita Castiel era felice di provare dolore, questo dimostrava che era vivo e che Abigail non era riuscita nel suo intento.
Era sopravvissuto, per due volte, all’attacco dello stesso fantasma, quanti avrebbero potuto dire lo stesso?
I suoi fratelli sarebbero stati orgogliosi di lui, ne era certo.
L’ultima cosa che ricordava era di aver tossito. Ricordava di aver sentito dell’acqua scorrere sul suo collo e di aver visto Dean corrergli incontro. Poi aveva avuto come un blackout da cui si era ripreso giusto in tempo per sentire il Winchester canticchiare una canzone dei Metallica: Nothing Else Matters. Forse quello era l’unico brano della band che il moro riusciva a sopportare, anche perché Lucifer glielo aveva fatto ascoltare così tante volte che ormai conosceva il testo a memoria.
Dopo le poche parole della canzone Castiel aveva chiuso, nuovamente, gli occhi per un tempo che gli era sembrato un eternità e da lì buio totale, come se fosse morto e forse ci era anche andato vicino.
Aprì lentamente gli occhi cercando, con la mano, la spalla del compagno.
Gli era parso di sentire la sua voce, qualche secondo fa, probabilmente era vicino a lui. Appena riconobbe la giacca di pelle del biondo strinse, con tutta la forza che aveva, un lembo dell’indumento, come se la sua vita ora dipendesse da quello.
Voleva essere sicuro di non trovarsi in uno di quei suoi strani sogni che sembravano così reali da fargli quasi male. Aveva bisogno di una certezza a cui aggrapparsi e a quanto pare l’aveva trovata in quella logora giacca di pelle.
Per quanto era stato svenuto?
Dove si trovavano adesso?
Probabilmente se si trovava lì era tutto merito del biondo. Perché non lo aveva lasciato in mezzo al corridoio?
In quello stato doveva aver rallentato la caccia e l’avanzare di Dean.
Ancora una volta si era mostrato debole davanti a lui, chissà per quanto lo avrebbe preso in giro.
Never…opened myself this way.- Disse a fatica e con un filo di voce sperando di provocare qualche sorta di reazione nel compagno. Voleva dimostrargli che ci voleva più di un semplice fantasma per farlo fuori!

A quella frase il Winchester si lasciò andare ad lungo sospiro di sollievo, felice che il moro si fosse ripreso quasi del tutto, almeno adesso era sicuro del fatto che non avrebbe dovuto prenderlo in braccio per portarlo in macchina. Prendere in braccio Cas era una di quelle esperienze che il biondo avrebbe volentieri evitato di ripetere, soprattutto finché l’altro avrebbe indossato quello stupido cappotto da detective!
Dean ripensò alle parole che aveva sussurrato il moro. Le conosceva, era sicuro di saperle. Rivolse lo sguardo verso il compagno che, nel frattempo, aveva accennano un lievissimo sorriso. Forse non si era reso conto della situazione in cui si trovava, altrimenti non avrebbe accennato quel sorriso, perché doveva comportarsi in quel modo?
Un momento era felice, l’altro era triste, poi serio e poi diventava un bambino; sembrava quasi non capire come funzionassero l’emozioni umane e probabilmente era così. Ormai era sicuro che quel moccioso fosse un Cyberman, forse uno dei più moderni, a giudicare da come assomigliasse a un uomo. Forse Castiel stava cercando di imparare a gestire le emozioni umane per poter rivelare ai suoi compagni come funzionavano e permettere loro di infiltrassi tra gli uomini e conquistare il mondo!
Forse aveva visto troppi film di fantascienza.
- Life is ours, we live it our way.- Mormorò ancora Cas. Possibile che il Winchester non avesse riconosciuto la canzone?
Per una volta che voleva dimostrare al compagno di conoscere qualcosa che sarebbe potuto piacergli, ma l’altro sembrava non aver capito la citazione. Eppure era sicuro di aver sentito le parole di Nothing Else Matters uscire dalla bocca dell’amico.
Stava perdendo le speranza quando vide anche il biondo accennare un sorriso, allora l’aveva riconosciuta!
Il biondo sorrise, una volta resosi conto di quale canzone si trattasse. Questo voleva dire che in quel lasso di tempo in cui lui aveva canticchiato la canzone dei Metallica il moro era vivo e che quel mugolio, che gli aveva sentito fare, era un modo per dimostrargli che lo aveva sentito.
Avrebbe voluto quasi abbracciarlo dirgli che era felice che stesse bene, come Sam faceva con lui ogni volta che ritornava da una caccia con John, ma il suo buonsenso glielo impedì.
Non erano fratelli, probabilmente non erano neanche a mici. Certo, lui lo chiamava amico, ma erano tutto fuorché amici, erano colleghi di lavoro, niente di più e presto, quando Castiel sarebbe tornato in forze, tutto sarebbe tornato come prima. Dean dovette ammettere a se stesso che un po’ gli dispiaceva, però era una cosa necessaria: due cacciatori non possono essere amici.
Cas, con l’aiuto del compagno di stanza, si sistemò meglio sulla poltrona e si frugò nelle tasche dei pantaloni  alla ricerca del bracciale che aveva trovato nell’ufficio di Cheryl.
Appena lo trovò se lo sfilò di tasca e lo mostrò al Winchester. –Credo che questo ci possa tornare d’aiuto contro Abigail.- Cercò di dire con il suo solito tono di voce serio. Il biondo guardò il bracciale, era molto simile a quello che aveva bruciato poco fa. Gli occhi della signorina Miller, alla vista del gioiello, si illuminarono e subito allungò una mano strappandolo dalle mani del moro. –E’ di Summer, quando sei stato nel mio ufficio?- Castiel girò appena la testa di lato rendendosi conto di trovarsi nell’ufficio dell’insegnante. Non rispose, lasciando intuire il tutto alla donna la risposta a quella domanda.
Cheryl si rigirò il bracciale fra le dita, come fosse stato un rosario, e muovendo le labbra in una specie di preghiera. Forse avrebbe avuto ancora qualcosa per ricordare l’amica, ma il suo momento di felicità ebbe vita breve perché il biondo le strappò subito il gioiello dalle mani e disse. –Non può tenerlo, Abigail potrebbe tornare!- Aveva alzato un po’ il tono della voce. D’accordo, la donna non era una cacciatrice, ma aveva appena assistito all’attacco di un fantasma che si era legato ad un oggetto che gli era appartenuto, cosa le faceva pensare che ora sarebbe stato diverso?
-Dobbiamo bruciare anche questo.- Continuò.
Cas non capiva di cosa stesse parlando l’amico, avevano già sconfitto il fantasma?
E lui era stato svenuto per tutto quel tempo?
Era proprio una frana come cacciatore, avrebbe dovuto cambiare mestiere.
La signorina Miller fece per dire qualcosa, probabilmente contrariata dal gesto del ragazzo, ma le parole di Summer la bloccarono “ Non ho bisogno di un pezzo di plastica per ricordare la mia amica ”, aveva ragione, un pezzo di plastica non avrebbe mai potuto ridargli Abigail, era inutile continuare a tenerlo.

Pontiac, Lunedì 1 Novembre 1999

Prima di lasciare l’edificio, solo tre giorni prima, i due cacciatori si erano preoccupati di far sparire anche l’altro bracciale, non volevano ritrovarsi punto a capo con la caccia, soprattutto dopo quello che avevano passato. Il moro non ci teneva a riprovare quell’esperienza che lo aveva quasi condotto alla morte. Una volta era più che sufficiente.
I due giovani si erano rintanati nella loro camera al dormitorio. Nessuno aveva osato commentare gli avvenimenti accaduti qualche giorno prima e, così, le loro interazioni si erano ridotti a semplici convenevoli e a Dean che chiedeva a Castiel come andassero le ferite.
Cas sembrava essersi quasi ripreso dall’attacco di Abigail, almeno dal punto di vista fisico. Il Winchester giurò di aver sentito il compagno mugolare nel sonno, probabilmente non aveva superato lo shock, come dargli torto?
Non doveva essere una bella cosa essere attaccati da un fantasma, soprattutto da uno feroce come quello della ragazza.
Fuori c’era il sole e il moro aveva lasciato le finestre aperte. Per essere un lunedì di Novembre non faceva poi così freddo.
Castiel era seduto sul letto, il suo trench era abbandonato sulla sedia vicino alla scrivania. Da quando era tornato al dormitorio non era più stato lo stesso. Aveva, perennemente, lo sguardo perso nel vuoto e chissà in quali pensieri. Certe volte sospirava in preda Dio solo sa quale triste ricordo. Probabilmente i suoi pensieri erano rivolti verso la sua famiglia, doveva essere stata dura non avere accanto la famiglia in un momento come quello. Se il biondo fosse stato attaccato da un fantasma non gli sarebbe dispiaciuto avere suo padre e suo fratello accanto.
Ormai erano ore che Cas puliva, sistemava, la sua maledetta macchina fotografica. Va bene che doveva tenersi occupato per non pensare al suo trauma, ma a tutto c’era un limite.
Dean non sopportava più di vederlo con quel panno in mano a strofinare su quella povera macchina.
-Non credevo conoscessi Nothing Else Matters.- Disse il Winchester cercando di far distrarre il compagno di stanza, riuscendo nel suo intendo. Il moro posò la preziosa polaroid sulla custodia bruciacchiata e prese, per la prima volta in tre giorni, la parola. –Mio fratello, Lucifer, ascolta i Metallica e quella è l’unica canzone che ascolto volentieri.- Rispose semplicemente senza aggiungere altro.
Il biondo, nel frattempo, si era alzato dal suo letto, stanco di stare seduto, e si avvicinò a quello, perfettamente rifatto, dell’amico. Doveva trovare un modo per distrarlo, non sopportava vederlo in quel modo, forse avrebbe potuto portarlo dal McDonald, probabilmente la vista di qualche Hamburger lo avrebbe fatto tornare in se.
A quel pensiero di lasciò sfuggire un risatina, che subito si bloccò non appena gli tornò in mente il modo in cui il ragazzo aveva mangiato i panini qualche giorno prima.
-Su cosa era il tuo incubo stanotte?- Chiese Dean prendendo la macchina fotografica sotto lo sguardo vigile del moro. –Cosa ti fa pensare che abbia fatto un incubo?- -Parli nel sonno.- Detto questo scattò una foto a Castiel.
Qualche istante dopo dalla Polaroid uscì una istantanea con l’immagine di Cas impressa sopra. Incredibile quanto il ragazzo fosse fotogenico, nonostante stesse per parlare era venuto molto bene, neanche se si fosse messo in posa sarebbe venuto in quel modo.
Il moro si arrabbiò un po’, odiava essere fotografato, preferiva essere lui quello che fotografa le persone, quello era l’unico modo che aveva per osservarle e capirle meglio, come se attraverso una foto avesse potuto guardare la loro anima.
-Perché lo hai fatto?- Chiese Castiel allungandosi per prendere la foto che gli era appena stata scattata. –Perché se vuoi candidarti come presidente avrai bisogno di un po’ di foto per i cartelloni di propaganda.- Rispose il Winchester mettendosi, stavolta, seduto accanto all’amico. Neanche il biondo era un grande amante delle foto, però aveva visto che così riusciva a smuovere l’altro da quello stato di semi-incoscienza in cui si trovava ormai da giorni. Per una volta avrebbe potuto fare un piccolo sacrificio e farsi qualche foto.
-Allora? Non mi hai detto del tuo incubo.- Instette. Voleva sapere cosa lo aveva tormentato, giusto per potergli dire che doveva smetterla di pensare al passato come un vecchietto che pensava solo alle guerre che aveva combattuto. –Ho sognato Raphael…non sembrava arrabbiato, come di solito è nei miei sogni, sorrideva, ma poi la casa ha preso fuoco e c’era anche Abigail e…-Improvvisamente si bloccò. Non voleva andare avanti, non voleva riversare i suoi problemi sul biondo. Lo aveva visto impegnarsi per provare a tirarlo su di morale, almeno per questa volta non avrebbe sabotato i suoi piani.
Dean allungò un braccio e, come aveva fatto a scuola, lo avvolse intorno alla vita di Cas avvicinandolo a se. Subito il moro chiese. –Cosa stai facendo?- Ma la sua domanda non ricevette alcuna risposta se non il click della macchina fotografica. Lo stesso rumore fu avvertito anche una seconda volta dalle orecchie di Castiel. Perché il Winchester aveva scattato due foto?
Cosa doveva farci?
Aveva solamente sprecato della preziosa pellicola!
Il biondo posò, con delicatezza, la delicata Polaroid sulla sua custodia e si preoccupò di prendere le due istantanee che aveva appena scattato. Cas era venuto con la bocca aperta in entrambe le foto, possibile che quando doveva stare zitto parlava?
Quel moccioso funzionava al contrario.
Il moro, onde evitare altre inutili foto, si preoccupò di riporre la macchina fotografica al suo posto lasciandosi sfuggire un lungo sospiro.
Dean allungò le due foto all’amico, il quale iniziò a rigirarsele fra le mani, ed aggiunse. –Non è stata colpa tua, Cas. Le cose accadono e noi non possiamo farci nulla.- Sperava di farlo sentire meglio, anche perché non sapeva cos’altro dire. Conosceva quella sensazione, la provava ogni volta che pensava a sua madre e sapeva che solo il tempo avrebbe potuto aiutare il compagno di stanza.
Il moro si sforzò di accennare un sorriso e si indicò nella foto. –Potevi aspettare a scattare, stavo parlando.-

Pontiac, Martedì 2 Novembre 1999

Aveva passato il resto delle precedente giornata ognuno nel proprio letto. Castiel aveva, finalmente, finito il libro di Sherlock Holmes, mentre il Winchester aveva sfogliato il diario del padre.

Quella mattina Dean si era svegliato più tardi del solito. Aveva deciso di prendersi qualche ora in più, infondo aveva concluso la caccia e sarebbe potuto partire, alla volta della casa di Bobby, anche nel pomeriggio, infondo nessuno gli correva dietro.
La finestra doveva essere aperta, visto che il Winchester sentiva la pungente aria del mattino, ma forse Cas aveva avuto pietà di lui e non l’aveva completamente aperta.
Allungò una mano per prendere il cellulare e controllare l’ora. Erano appena le 10:30, il moro doveva essere tornato da un pezzo dalla sua corsa mattutina, allora perché la stanza era così silenziosa?
Ormai aveva capito che per il moro era un abitudine canticchiare mentre riordinava la sua parte di stanza, la mattina. Eppure non aveva ancora sentito niente.
Si alzò di scatto, pensando fosse successo qualcosa, e quando si guardò intorno si accorse che non c’era alcuna traccia del suo compagno di stanza.
Il suo zaino era sparito, così come quel maledetto trench. La sedia era stata riavvicinata alla scrivania e il letto non aveva neanche una piega.
Era come se Castiel non fosse mai esistito, come se la sua presenza fosse stata una lunga allucinazione.
Perché se ne era andato in quel modo?
Si sentiva come tradito. Lo sapeva che una volta tornato tutto alla normalità la loro amicizia sarebbe sparita esattamente come era iniziata.
Se ne fece presto una ragione. Gli amici vanno e vengono e certo lui non aveva bisogno di un ragazzino come Castiel.
Si alzò stiracchiandosi. Adesso che il suo compagno di stanza non c’era più non c’era alcun motivo per trattenersi più del necessario, così decise di farsi una doccia e di mettersi subito in viaggio per raggiungere la casa di Bobby.
Quando uscì dalla doccia l’orologio del telefono segnava quasi mezzogiorno.
Il biondo afferrò il suo borsone verde, che poco prima aveva preparato poco prima, e fece per andarsene quando, sul letto ‘ dell’amico ’ trovò una delle tre istantanee scattata il giorno prima: era quella dove c’erano entrambi.
Dean la prese e la guardò accennando un sorriso malinconico. Infondo quel moccioso gli sarebbe mancato.
Negli spazi bianchi della foto, con una bella calligrafia, c’era scritto:

1/11/1999 Dean & Castiel-Pontiac
‘ Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi.’



 

 

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Titolo:Hunters
Titolo capitolo:Epilogo
Fandom:Supernatural
Rating:Giallo
Genere:Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze:AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama:Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino durante la stesura di questa storia e, ovviamente, ringrazio tutti quelli che l'hanno seguita fin qui recensendola o solamente leggendola.
Un ringraziamento speciale va a BalderMoon che ha realizzato il banner della fanfiction, ha betato alcuni capitoli e mi ha sempre ascoltata quando avevo dei dubbi su alcune cose.
Spero che il finale vi piaccia e come sempre buona lettura.




Denver, Colorado, Mercoledì 1 Novembre 2006
Penn Amish Motel

Pioveva ormai da due giorni e condurre qualsiasi tipo di attività era pressoché impossibile.
Dean si trovava in una delle solite stanze di Motel affittate con il fratello.
La meta del loro viaggio, stavolta, era Denver, in Colorado.
Avevano letto, sul giornale, di alcuni fatti strani che avevano l'aria di essere presagi demoniaci e, di conseguenza, avevano deciso di recarsi in Colorado.
Si era seduto al piccolo tavolino, poco distante dal suo letto, a sfogliare uno dei tanti manuali che Sam aveva lasciato in stanza.
Suo fratello era uscito per andare in biblioteca a prendere qualche libro, sicuramente quel lavoretto lo avrebbe impegnato per tutto il pomeriggio.
Non gli piaceva stare chiuso lì, ma dopo quell'incidente a St. Louis doveva stare attento a non farsi vedere troppo in giro.
Quell'enorme libro lo aveva annoiato dopo le prime pagine, si chiedeva come suo fratello potesse divertissi a leggere simili mattoni. Voltò appena la testa e sul letto vide il diario di John, forse avrebbe dovuto guardare lì, magari tra quelle pagine avrebbe potuto trovare qualcosa che gli sarebbe potuto tornare veramente utile.
Quando prese l'agenda cadde qualcosa, Dean si piegò a raccoglierlo e si rese conto che era una foto, quella scattata con Castiel nel 1999
Ancora si ricordava di quel moccioso e della sua terribile versione di Twist and Shout, che era diventata la colonna sonora di tutti i suoi incubi.
Si sedette sul letto poggiando il diario dietro di lui.
Quanto tempo era passato da quella foto?
Chissà cosa aveva fatto Colombo per tutto quel tempo.
Sperava che il ragazzo avesse capito che la caccia non era cosa per lui e che fosse tornato a scuola.
Gli sarebbe piaciuto chiamarlo e chiedergli come stava, ma sicuramente l'altro non si ricordava di lui e probabilmente non gli interessava nemmeno ristabilire un contatto visto il modo in cui se ne era andato quella mattina di quindici anni fa.
Forse l'altro aveva messo su famiglia. Lo vedeva bene a fare il padre, anche se sperava solo che non fosse lui l'addetto alle ninna-nanne.
Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, adesso che ci ripensava non gliela aveva mai fatta pagare per la finestra aperta, se mai lo avrebbe rivisto avrebbe provveduto ad avere la sua vendetta.
Continuò ad osservare la foto.
Cas era venuto a bocca aperta e non sembrava essere contento di avere un braccio intorno ai suoi fianchi. Dean rise ricordando la scena.
Si era divertito con lui, fantasma a parte, ovviamente.
Ancora, delle volte, nei suoi incubi vedeva Castiel sputare dell'acqua e accasciarsi a terra e tutte le volte si chiedeva dove fosse stato il Dio in cui tanto credeva l'amico.
Come aveva potuto lasciarlo quasi morire?
Ogni volta che ci ripensava sentiva il sangue bollirgli nelle vene.
Alcune volte si chiedeva perché l'avesse salvato e perché pensasse ancora a lui.
Non si erano più sentiti da allora. Una volta aveva provato a comporre il suo numero con l'intenzione di chiamarlo, ma si era bloccato subito: Nel caso avesse risposto cosa avrebbe dovuto dire?
Il Winchester si definì uno stupido per aver pensato a quel moccioso, perché doveva continuare a preoccuparsi per lui?
Era sicuramente da qualche parte con la famiglia, ormai non era più affar suo da quindici anni.

Boulder, Colorado, Mercoledì 1 Novembre 2006

-
Romeo, è la tua Giulietta quella?- Disse Gabriel rivolto al fratello mentre si sistemava in macchina.
Castiel roteò gli occhi, possibile che non potesse guadare nemmeno una vecchia foto in pace?
Gabe rise notando la reazione del fratello, non lo aveva mai visto fare un'espressione del genere e pensò che fosse la cosa più divertente di questo mondo.
Cas ripose la foto nel parasole, dove teneva dei biglietti da vista. Non aveva voglia di essere preso in giro dal fratello e non voleva dargli alcuna spiegazione, non sapeva nemmeno perché guardasse quell'istantanea. Aveva avuto il bisogno di prenderla dopo aver sentito Nothing Else Matters alla radio e basta.
Mise in moto la macchina. Avevano sentito di alcuni strani avvenimenti in una città ad appena quaranta minuti di macchina da Boulder, Denver, ed avevano deciso di andare a controllare di persona.
Da dopo Pontiac si sentiva un'altra persona. Forse è vero che quando stai per morire ti rendi conto di tutti i tuoi errori, perché Castiel aveva deciso che non sarebbe più stato un codardo e che avrebbe smesso di piangersi addosso per una cosa di cui, dopo tutto, non aveva colpa!
Non aveva detto alla sua famiglia che era stato quasi ucciso da un fantasma, altrimenti non lo avrebbero più fatto uscire, aveva solamente accennato di essere stato aiutato da un Winchester. Ancora ricordava l'espressione sul volto di suo padre al suono di quel cognome. Più tardi venne a conoscenza della fama di quella famiglia di cacciatori e decise di informarsi un po' sui vari componenti.
L'ultima cosa che aveva letto riguardava Dean. Il giornale che aveva trovato diceva che un certo Dean Winchester aveva mutilato e ucciso una donna a St. Louis e subito dopo si era ucciso.
Cas sapeva che quello non poteva essere Dean, almeno non quello che aveva conosciuto quindici anni fa. Certo una persona poteva cambiare negli anni, ma il Winchester non era un assassino e mai lo sarebbe stato.

Gabriel non era quello che si poteva definire 'un buon compagno di viaggio', da quando era montato in macchina non aveva fatto altro che aprire tutto quello che si poteva aprire e non aveva smesso di parlare per un secondo. La domanda più frequente era Mi racconterai mai la storia di quel trench?
Cas non aveva mai detto a nessuno dove aveva preso quel cappotto. Un giorno se lo era semplicemente messo e da allora era divenuto il suo tratto distintivo, così come quella cravatta blu, che lo facevano assomigliare ad un esattore delle tasse
Le orecchie di Castiel non ne potevano più della voce del fratello, nonostante fosse orma mesi che viaggiavano insieme non si sarebbe mai abituato alla rumorosa presenza. Ad un tratto il silenzio prese posto nell'abitacolo delle macchina e Cas ringraziò tutti i santi del Paradiso per averlo ascoltato. -Chi è DeLonge?- Chiese Gabe rigirandosi fra le mani un vecchio distintivo dell'FBI. Quello non gli sembrava uno pseudonimo da Castiel, anche perché non credeva che l'altro sapesse che DeLonge era un membro dei Blink-182.
Il moro non rispose e continuò a guidare. Non voleva parlare di quell'affare, perché poi sarebbe stato costretto a parlare di Pontiac e di conseguenza anche di Dean … e lui non voleva parlare di Dean.

Denver, Colorado, Mercoledì 1 Novembre 2006

Il cielo di Denver era nero come la pece. Sembrava notte fonda, anche se erano appena le sei del pomeriggio.
Il ticchettio della pioggia rilassava Castiel, e per un attimo riaffiorò nella sua mente il ricordo di Dean, grondante d'acqua e con un sacchetto di hamburger in mano Quella serata era stata una delle più belle della sua vita, anche se aveva spaventato a morte il Winchester.
Si lasciò sfuggire una lieve risata a quel ricordo attirando su di sé lo sguardo curioso del fratello, che non amava molto la pioggia e di conseguenza si era un po' incupito.
Gabriel pensava che il fratello, a furia di cacciare demoni, fosse impazzito del tutto.
L'auto si fermò in un piccolo Motel di Denver. L'insegna recitava Penn Amish Motel, visto da fuori sembrava carino, ma chissà se lo era dentro.
Sembrava avesse iniziato a piovere più forte di prima, Gabe entrò nell'edificio che stava all'entrata. Dopo pochi minuti tornò in macchina e disse al fratello. -Stanza 142.- E dopo gli mostrò le chiavi.
Castiel lasciò il fratello davanti alla scalinata che lo avrebbe condotto alla stanza e si congedò dicendo, con il suo solito tono serio. -Vado a parcheggiare, tu vai, arrivo subito.-
Quando scese di macchina Cas maledì se stesso per non aver mai voluto comprare un ombrello, in quel momento gli avrebbe fatto veramente comodo!
Velocemente prese il suo borsone e corse verso le stanze, anche se, così facendo, si inzuppò d'acqua.
Cercò di ricordare, fra tutte le chiacchiere inutili del fratello, quale fosse il numero della stanza. Aveva detto 141, no?
Il moro si avvicinò alla porta recante il numero e bussò.

Dean smise di giocherellare con un proiettile quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua stanza. Chi poteva essere?
Sam aveva le chiavi.
Afferrò la sua pistola e si avvicinò alla porta e, lentamente, l'aprì.
Il ragazzo che si trovò di fronte doveva avere più o meno la sua età, anche se quel lieve accenno di barba lo faceva sembrare più grande. Indossava un Trench, un completo con un'eccentrica cravatta blu, aveva gli occhi azzurri e i capelli neri. Era bagnato fradicio.
Subito il ragazzo misterioso aveva iniziato a borbottare qualcosa che assomigliava a uno scusami, ho sbagliato stanza.
Non disse niente. Continuò ad osservare l'uomo. Aveva un'aria fin troppo familiare, sopratutto con quel cappotto addosso. Sembrava proprio quello che aveva regalato a Castiel, era grazie a quello se l'ex-compagno di stanza si era meritato il soprannome Colombo.
Tutto in quel giovane gli ricordava quel moccioso, sopratutto quei grandi occhi azzurri.
Castiel, dal canto suo osservò l'uomo che gli aveva aperto la porta.
Gli sembrava di conoscerlo, anche se dietro a quei due occhi verdi così stanchi non poteva certo esserci la persona che lui pensava. No, quelli non potevano essere gli occhi di Dean. Con gli occhi percorse tutta la figura del ragazzo e si soffermò sullo strano amuleto, che assomigliava a quello del suo vecchio amico.
Erano lì ormai da un numero indefinito di minuti e nessuno dei due diceva niente, persi l'uno nello sguardo dell'altro. -Non è per spaventarti, ma l'ultima persona che mi ha guardato così me lo sono portata a letto.- Annunciò Dean rompendo il silenzio che si era creato.
Lo sguardo del moro si fece più serio e inclinò la testa su un lato cercando di decifrare la battuta di quel ragazzo.
Il Winchester credeva di aver riconosciuto l'uomo davanti alla sua porta, ma non voleva crederci.
-Dean Winchester, suppongo.- Disse, infine, Castiel come se avesse appena risolto l'enigma del secolo.
Un brivido percorse la schiena del biondo.
Solo una persona poteva pronunciare il suo nome in quel modo.
Solo una persona poteva farlo sentire così maledettamente a disagio.
-Castiel.-

 

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