Presente parallelo

di Aniel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incantesimo ***
Capitolo 2: *** Cercando di fare la cosa giusta ***
Capitolo 3: *** Primi cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Il ritorno ***
Capitolo 5: *** Nessuno osi toccare la mia ragazza ***
Capitolo 6: *** Reazioni ***
Capitolo 7: *** Tutta la verità, nient'altro che la verità ***
Capitolo 8: *** Convalescenza e chiacchierate notturne ***
Capitolo 9: *** Nuovi rapporti ***
Capitolo 10: *** Il compleanno di Jenna ***
Capitolo 11: *** Scontri e scoperte ***
Capitolo 12: *** Liti ed improbabili appuntamenti ***
Capitolo 13: *** Sentimenti a lungo repressi ***
Capitolo 14: *** Il Piano ***
Capitolo 15: *** Momenti decisivi ***
Capitolo 16: *** Risvegli ***



Capitolo 1
*** L'incantesimo ***


1 – L’INCANTESIMO







 

Era una giornata ventosa, come di rado se ne vedevano a Mystic Falls. I piedi di Klaus affondavano nell’erba alta, lasciando profondi solchi lungo il tragitto che stava percorrendo. Non riusciva a capire per quale motivo Bonnie gli avesse chiesto di incontrarlo in quella landa desolata, non molto lontana dalla casa degli spiriti dove spesso lei e la sua cricchia di amici avevano complottato contro di lui. Probabilmente aveva scelto quel posto perché era neutrale: nessun invito necessario, nessuna possibilità di essere ascoltati da orecchie indiscrete. D’altronde, chi mai si sarebbe avventurato in mezzo a una radura nel bosco in una giornata come quella? Lui stesso riusciva a malapena a tenere i piedi per terra e supponeva che la strega avrebbe usato qualche sorta di magia per mantenersi ancorata al terreno. Sembrava quasi che stesse per arrivare un tornado, e, per un istante, si ritrovò a sperare che non accadesse, quasi come se quella città stesse iniziando a stargli a cuore. Scosse la testa. Impossibile! Lui odiava quella città, gli ricordava il suo essere umano, la perdita della sua famiglia; in ogni angolo in cui posava gli occhi c’erano ricordi di quella che un tempo era stata la sua vita, ricordi svaniti con il trascorrere di mille lunghi anni, per tutti coloro che c’erano stati e che ora non c’erano più, tranne che per lui e i suoi due, unici, fratelli rimasti. Giunto al luogo dell’incontro si domandò per l’ennesima volta cosa Bonnie potesse volergli dire di così importante e segreto da scegliere un luogo come quello per incontrarsi, fin quando non la vide avanzare faticosamente verso di lui.
« Eccoti! Pensavo di doverti aspettare in eterno » la schernì con un sorriso birichino.
« Risparmiatelo! Ti ho visto arrivare da lontano, sei appena arrivato » il sorriso di Klaus si allargò.
« Beccato! Allora, mi dici per quale motivo sono qui o devo indovinare? » Bonnie esitò e questo fece insospettire il vampiro. « Sul serio, di cosa si tratta? »
« Jeremy è morto » annunciò, con voce tremante.
« Lo so » replicò lui.
« E non ti importa? »
« Jeremy ha ucciso Kol. Lo avrei ucciso io, quindi l’unica cosa di cui mi dispiace è che qualcuno mi abbia tolto il divertimento »
« Si, beh, quel qualcuno è Silas » Bonnie vide l’espressione di Klaus farsi indecifrabile e decise di continuare « Damon mi ha detto che Shane è morto sull’isola e, mentre succedeva, io ho visto Shane qui a Mystic Falls »
« Quindi può assumere altre sembianze »
« E sa molte cose, più di quante dovrebbe »
« Ancora non capisco cosa c’entro io » disse Klaus, alzando le spalle.
« Ho bisogno del tuo aiuto e del tuo sostegno »
« Sostegno? Mi stai prendendo in giro? Sei già fortunata che non ti abbia già uccisa, dopo che mi hai imprigionato in quel salotto per tre giorni» fece per andarsene, ma Bonnie lo prese per un braccio, cercando di convincerlo a rimanere.
« Sto provando a rimediare. Ho trovato un incantesimo che mi permetterà di riportare indietro il tempo e sistemare tutto »
« Non puoi cambiare il passato! Non sai cosa potrebbe succedere quando tornerai nel presente, è un incantesimo troppo pericoloso »
« Non ho detto che andrò nel passato, ho detto che riporterò il tempo indietro. Tutti noi, tutto il mondo si ritroverà indietro, come se tutto questo non fosse mai successo. Potremo ricominciare, cambiare tutte le decisioni che ci hanno condotto a questo »
« Ancora, io cosa c’entro? »
« Come hai detto tu, è un incantesimo troppo potente. Da sola, potrei riportare indietro il tempo solo di qualche minuto, e non servirebbe a niente. Ma se canalizzassi te, riuscirei a fare molto di più »
« Quanto di più? »
« Non lo so. Sul libro c’è scritto che se l’oggetto della canalizzazione è forte abbastanza, l’incantesimo deciderà fin dove è meglio portare il tempo, e da lì ripartire. Ascolta… » continuò, cercando in tutti i modi di farsi ascoltare. « Tu ed io abbiamo avuto una parte fondamentale in quello che ci è successo. Noi saremo gli unici a ricordare tutto. Sarebbe un punto di forza sia per te che per me » Klaus sembrò soppesare l’idea per qualche momento, facendo un silenzio che a Bonnie sembrò pesare.
« Ok » disse infine « ad una condizione »
« Quale? »
« Tu non ti immischierai nelle mie decisioni su come cambiare questo tempo e io non mi immischierò nelle tue »
« A patto che nessuno si ferisca » replicò Bonnie.
« Oh, tesoro, questo non posso promettertelo, ma considerato quante persone sono morte ultimamente direi che possiamo limitare le perdite »
« Affare fatto! » disse la strega, sicura che qualsiasi cosa sarebbe stata migliore di quello che era.
 

/--------/

 
« Allora, cosa dovrei fare? » domandò Klaus, con una inusuale nota di panico nella voce.
« Non essere nervoso, per cominciare. Mi metti solo ansia. Fa un respiro profondo e sta fermo. Mi basta avere un contatto con te per canalizzarti, tutto il resto lo farò senza il tuo aiuto »
« Buono a sapersi » borbottò lui, roteando gli occhi. « Che succede se qualcosa va storto? »
« Niente andrà storto »
« Il tuo ottimismo mi fa sentire meglio » l’ironia si poteva tagliare con il coltello, ma Bonnie sembrò non farci caso, gli posò entrambe le mani sulle spalle e cominciò a sussurrare nella sua speciale lingua, per poi aumentare gradualmente la voce. Ad un tratto, improvvisamente, vennero accecati da un’intensa luce e tutto svanì.
 

/--------/

 
Capì subito che c’era qualcosa che non andava, nonostante fosse comodamente disteso su una superficie morbida, probabilmente un letto, e si sentisse estremamente riposato. Aveva la sensazione di non essere se stesso, cosa che, per lui, non era affatto una novità. Emise uno sbadiglio e si alzò, riconoscendo immediatamente il luogo in cui si trovava e sperando di sbagliarsi. Lo specchio, purtroppo, confermò la sua teoria. Era nel corpo di Alaric! Ma in quale momento, esattamente? Ricordava di aver fatto molte cose in quei giorni, la maggior parte delle quali avevano dato una bella scossa nella vita di Elena e dei suoi amici. Nel resto dell’appartamento riusciva ad udire solo il battito di un cuore, quindi c’era solo un’altra persona con lui, ma chi? Con tutta la cautela di cui era capace, aprì la porta quel tanto che bastava da gettare uno sguardo al soggiorno senza essere visto.
Katerina! Fu quasi tentato di sussurrarlo, ma non pensava fosse una buona idea. Meglio che la vampira non sapesse niente di quello che gli era successo… meglio che nessuno ne sapesse niente.
“Allora, punto della situazione” pensò “Ho Katerina qui, se ben ricordo per raccogliere informazioni su Elena. Cosa faccio? Cosa mi ha già detto?” fece un respiro profondo, tentando di decidere come comportarsi, quando il telefono gli vibrò. Si diresse velocemente in bagno e aprì tutti i rubinetti, prima di rispondere.
« Bonnie, dove sei? »
« Sto andando dai Salvatore, stanno dando la casa ad Elena »
« Cosa? » stava scherzando… “per favore, dimmi che stai scherzando!”
« Si, loro le hanno dato la loro casa, poco prima che tu entrassi in scena, come posto sicuro, in cui poteva decidere chi invitare e chi no »
« È stato prima o dopo che sapessero che sono nel corpo di Alaric? »
Bonnie fermò la macchina di colpo. « Cos’è successo? »
« Mi dispiace, avevo capito che c’era qualcosa di strano nella tua voce, ma non… non ero riuscita a collegare i due eventi. Era da un secolo che non sentivo la voce di Alaric »
« Si, beh, sono nel suo corpo, nel suo appartamento e ho la dolce compagnia di Miss Petrova »
« Non sospetta niente, vero? »
« Non le ho parlato ancora, e non può sentire questa conversazione, ma ho bisogno di sapere cosa posso e cosa non posso fare, Bonnie. Ho bisogno di sapere cosa sanno loro per decidere come agire » dall’altra parte del telefono ci furono attimi di profondo silenzio, interrotto solamente dal rumore dell’auto che correva sull’asfalto.
« Mantieniti sul vago » gli disse poi « cerca di capire, io ti faccio sapere »
« Ok » rispose, prima di chiudere la chiamata. “Inizia lo spettacolo!”
 





 
ANGOLO AUTRICE
Domanda, possibile spoiler per chi non ha visto dalla 4x14 in poi (seleziona il testo per leggere):
avendo ucciso Jeremy, Silas non dovrebbe essere perseguitato dalla maledizione del cacciatore?
 
Fatemi sapere cosa ne pensate, e se dovrei continuarla. Un bacione!

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Capitolo 2
*** Cercando di fare la cosa giusta ***


2 – CERCANDO DI FARE LA COSA GIUSTA









Klaus voleva prendere tempo, ma quella stanza non era esattamente il posto ideale per trascorrere una piacevole mattinata senza annoiarsi. Era nervoso e ultimamente gli succedeva fin troppo spesso. Quando Bonnie gli aveva proposto di fare l’incantesimo si era immaginato di svegliarsi nel suo letto, nella grande casa che aveva costruito per la sua famiglia, e di cambiare qualche piccola decisione presa durante il cammino, invece erano andati troppo indietro, e lui era in spiacevole compagnia. Ora si trovava di fronte ad un dilemma che non era preparato ad affrontare. Da un lato non poteva uscire e parlare con Katerina senza sapere cosa dire, dall’altra non poteva rimanere chiuso in quella stanza per sempre. Aveva appena deciso di ignorare la vampira e uscire, quando gli arrivò un sms.
 

Non sanno ancora che sei qui, oggi è il giorno del ballo anni ’60. Lascia il corpo di Alaric e va via. B

 
Sorrise. Questo cambiava tutto! Cosa poteva indossare?
 

/--------/

 
Aveva completamente perso la testa? Bonnie osservò Alaric, o quello che tutti pensavano fosse Alaric, entrare in aula e spiegare la storia degli anni ’60 e dovette trattenersi dal lanciargli un incantesimo e farlo contorcere dal dolore… beh, forse un libro in testa sarebbe stato più appropriato.
« Stai bene? » le domandò Elena con aria preoccupata. Seguendo il suo sguardo, Bonnie si accorse di essersi seduta sulla punta della sedia e di avere le mani ancorate intorno ai bordi del tavolo, talmente strette da farle male. Si rilassò e si ricompose, rivolgendo un gran sorriso all’amica.
« Sto bene, stavo solo pensando a Klaus e a come toglierlo di mezzo » rispose lei con calma assoluta. Elena stava per dire qualcosa, ma fu immediatamente interrotta da una voce conosciuta e fin troppo vicina.
« Ragazze, se la lezione non vi sembra importante potete anche chiacchierare fuori dalla mia aula »
« Scusaci Ric… ehm, signor Saltzman. Non parleremo più » gli disse Elena, stranita. La lezione continuò senza problemi, eccetto un sms che Bonnie ricevette pochi istanti dopo la loro conversazione.

Cosa gli succede? Non sembrava lui

Quando la campanella suonò, a Bonnie sembrò di essersi appena svegliata.
« Va avanti » disse ad Elena « devo passare un attimo in bagno, non voglio far ritardare anche te » come scusa era un po’ banale, ma l’amica sembrò non farci caso ed uscì dall’aula.
« Così impaziente di rimanere sola con me… »
« Cosa diavolo stai facendo? » lo rimproverò lei « Ti avevo detto di lasciare il corpo di Alaric e di andartene » Klaus sorrise aggrottando le sopracciglia.
« Come hai capito che sono io? L’hai capito nell’istante stesso in cui sono entrato »
« Per una persona che non lo sa, come Elena, era impossibile capirlo, e anche se sei andato un po’ fuori dal personaggio, lei non se lo aspetterebbe mai. Ma sapendolo, come lo so io, ci sono certi dettagli che si notano, come il fatto che cammini in maniera diversa, certe espressioni del viso che Alaric non userebbe mai, la tua fin troppo dettagliata conoscenza degli anni ’60 che l’ultima volta non hai sfoggiato, se non ricordo male »
« Si, ho pensato di prepararmi prima la lezione, visto che questa volta sapevo di cosa avrebbe trattato »
« Inoltre, Alaric non si sarebbe mai ripreso dalla tua invasione in tempo per fare lezione »
« Lo devo ammettere, ti avevo sottovalutato Bonnie » sorrise Klaus, ricomponendosi.
« Che cos’hai intenzione di fare? »
« Lo sai, se ben ricordo avevamo un patto. Tu non ti immischi nei miei affari, io non mi immischio nei tuoi »
« Sei nel corpo di un mio amico, direi che quel patto non vale in questa situazione » Klaus sospirò e la guardò in maniera diversa, pensierosa e quasi supplicante, un’espressione che Bonnie non riconosceva al viso di Alaric ne tanto meno a quello dell’uomo che realmente le stava di fronte.
« Ho delle cose da fare. Non ripeterò gli errori del passato, te lo prometto, ma devo risolvere altre faccende e credo che Alaric possa essermi d’aiuto. Solo… » Bonnie stava per interromperlo, ma lui alzò una mano, fermandola «Solo per qualche giorno. I tuoi amici non sapranno niente. Ho un piano in mente, ti chiedo solo di fidarti di me »
« Temo che tu mi stia chiedendo troppo »
« Ne sono consapevole, ma è molto importante e credo che il mio piano possa aiutare anche te e i tuoi amici. Sei in ritardo, è meglio che tu vada in classe »
« Cosa farai tu? »
« Mi attengo al piano. Ci vediamo al ballo »
 

/--------/

 
Aveva sempre amato il rumore del fuoco. Se chiudeva gli occhi e ascoltava attentamente quel suono riusciva a tranquillizzarlo sopra ogni altra cosa. Era lontano adesso, dove nessuno poteva vederlo, sicuro che in breve tempo il ponte sarebbe stato raggiunto dai vigili del fuoco, ma non aveva importanza. Quello che contava era che tutto il legno si sarebbe ridotto in cenere prima del loro arrivo e l’unico paletto di quercia bianca che doveva trovare era quello appartenuto a Mikael. Sapeva dove il padre si trovava, e dove sarebbe dovuto andare anche lui, prima o poi, ma non ne aveva la forza. Il suo piano era molto più grande di Mikael, era volto a fare la cosa giusta, per la prima volta nella sua vita. E forse alla fine avrebbe perso tutto, ma almeno loro sarebbero stati vivi.
« Sei silenzioso » la voce di Katerina lo investì nell’istante stesso in cui varcò la soglia della casa di Alaric.
« Forse non ho voglia di parlare con te »
« Cosa hai fatto oggi? » Klaus ci pensò. Aveva tenuto una lezione di storia, parlato con Bonnie, appiccato il fuoco a un ponte. Niente che potesse realmente spiegare a lei.
« Ho conosciuto Elena » rispose solamente.
« Certo, la dolce Elena. Mi immagino come reagirà quando scoprirà chi sei »
« Non sarai lì per vederlo » Katherine si irrigidì immediatamente, sicura che fosse arrivato il suo momento. Osservò l’uomo avvicinarsi a lei, a passo lento, quasi come se stesse prendendo una decisione importante proprio in quel momento e avesse bisogno di tempo per renderla definitiva. Chiuse gli occhi, pronta a sentire la morte incombere, invece, tutto quello che sentì fu una mano che la costringeva ad alzare il viso.
« Guardami » le ordinò « dimenticherai tutto quello che è successo negli ultimi giorni, dimenticherai di avermi visto, andrai lontano da Mystic Falls e continuerai a fuggire da me, come hai sempre fatto » dopodiché le posò un breve bacio sulla fronte e si fece da parte mentre avvertiva una folata di vento passargli accanto e la porta sbattere.
« Cos’è successo? Dov’è la vampira? » domandò Maddox, entrando in quel momento.
« L’ho lasciata andare. I piani sono cambiati. Chiama Greta, falla venire, ritorno nel mio corpo stasera, dopo il ballo » lo informò, prima di prendere la giacca.
« È un po’ presto per il ballo »
« Ho una cosa da fare prima » gli rispose velocemente prima di uscire.
 

/--------/

 
Bonnie si guardava intorno e rideva, felice. La prima volta quel ballo si era concluso con Klaus che la “uccideva”, questa volta era un semplice, divertentissimo, ballo del liceo. Elena e Stefan stavano ballando al centro della pista, mentre Caroline e Matt chiacchieravano, seduti ad uno dei tavoli. C’era qualcosa di strano nel comportamento del ragazzo, ma non riusciva a capire ne a ricordare cosa fosse.
« Bella serata? » Bonnie saltò sul posto dallo spavento e si voltò verso l’uomo dietro di sé.
« Migliore » rispose solamente, osservando il sorriso che ottenne.
« Ne sono sicuro. Torno nel mio corpo stasera »
« Davvero? » gli domandò lei, mentre il suo sorriso si allargava.
« Assolutamente! E ho lasciato andare Katerina, dopo averle tolto la memoria. Dovresti essere fiera di me »
« Per quanto mi riguarda potevi anche ucciderla, Katherine. E, perdonami, sai qualcosa dell’incendio al Wickery Bridge? » la semplice smorfia che fece le bastò come risposta.
« Dovevo farlo! »
« Lo so! Qualche altro particolare di cui dovresti mettermi al corrente o devo scoprire tutto da me? »
« Ho preso Elijah » Bonnie lo guardò senza comprendere e lui prese l’ennesimo grande sospiro della giornata.
« Elena ha pugnalato Elijah, ricordi? E sempre lei gli aveva tolto il pugnale questa sera, dopo la tua “morte”. Mi sono intrufolato nella cantina dei Salvatore e l’ho preso »
« Perché? »
« Perché è mio fratello, Bonnie. Gestisco io la mia famiglia. Farò in modo che ad Elena non accada niente, ma non potevo lasciarlo lì »
« Hai intenzione di svegliarlo? »
« Io gestisco la mia famiglia » ripeté «tu cerca di convincere Elena a dire la verità a Jenna. Gliel’avevo detta io, ma non posso farlo di nuovo, non senza espormi. Ha reagito bene una volta, reagirà bene di nuovo. Cosa? »
« È strano, rivederli tutti, vivi. Oggi Jeremy era preoccupato per me, per l’incantesimo che ho… che avevo intenzione di fare per ucciderti. Avrebbe ucciso anche me »
« Avrebbe ucciso anche Stefan, Damon e Caroline. La linea di sangue, ricordi? »
« Beh, all’epoca non lo sapevo. Il punto è che lui era preoccupato per me e io non posso fare a meno di pensare che l’ho visto morire, e spero che non succeda di nuovo »
« Ma non vedi? » gli chiese Klaus con uno strano sorriso «Le cose stanno già cambiando. Se io non faccio il rituale non succederà niente di quello che è successo. Voi non avrete motivo di odiarmi, né di tentare di uccidermi e io non ho più intenzione di fare il rituale, di questo puoi esserne certa »
« Perché no? » la domanda arrivò talmente inaspettata che Klaus boccheggiò. « Perché non vuoi farlo? Ora non vuoi uccidere Elena, saresti d’accordo con me nel salvarla e se uccidessi un licantropo e un vampiro che seminano morte e distruzione ovunque… »
« Non ne ricaverei niente » la interruppe lui. « Volevo fare il rituale per avere una famiglia di ibridi, persone che mi capissero. Ma non è andata così e ci sarà sempre uno come Tyler che istigherà gli altri ad andarmi contro. Voglio una famiglia e per la prima volta mi rendo conto che non posso averla con i sotterfugi »
« Ecco… ora sono fiera di te » Klaus sorrise, sincero.
« Assicurati che si divertano » disse « Io vado a tornare me stesso »
 

/--------/

 
 
Elijah si svegliò di scatto e si guardò attorno, spaesato. Si trovava su un letto, e intorno a lui, su altri letti, c’erano Finn, Kol e Rebekah, tutti senza pugnale. Non capiva! Klaus li aveva gettati in fondo all’oceano, gliel’aveva detto lui stesso. Con gambe malferme si diresse verso l’unico tavolo della stanza, su cui erano poggiate una serie di sacche di sangue e una lettera.
 
Cari fratelli,
so che può non significare molto dopo quello che ho fatto, ma sono profondamente dispiaciuto, per tutto quanto. Mi dispiace prima di tutto di avervi mentito, su nostra madre, sulla sua morte, di cui Mikael non è stato responsabile, non materialmente almeno. Mi dispiace di avervi uccisi, uno dopo l’altro, nel corso dei secoli. Per quanto possa sembrare insensibile, posso assicurarvi che non è così. Non vi ho pugnalati per odio o per rancore, l’ho fatto perché vi volevo vicini a me, è lo stesso motivo per cui ho continuato a portarvi con me, da morti, ovunque. Credevo fosse la cosa giusta da fare, credevo di preferirvi morti e vicini piuttosto che vivi e lontani. In qualche assurdo modo credevo di proteggervi. Ora so di essermi sbagliato. Se potessi tornare indietro (e vi assicuro che questa possibilità è piuttosto divertente in questo momento) non ripeterei quello che ho fatto, vi darei la possibilità di odiarmi e di lasciarmi solo, ed è quello che sto facendo. Non vi biasimerò se mi odierete, né se tenterete di farmi del male, so di meritarmelo. Spero solo che non lo facciate.
Per quanto improbabile possa sembrare in questo momento, vi amo. Vi ho sempre amati  e spero che, anche se non vorrete stare con me, possiate starvi vicini a vicenda. Mi sono reso conto troppo tardi di quanto significasse questa famiglia per me. Spero che un giorno possiate perdonarmi.

Vostro, Nik
 

Ps: Elijah, Elena credeva di fare la cosa giusta pugnalandoti, per salvare i suoi amici. Tutto quello che io sto cercando di fare in questo momento è fare la cosa giusta, quindi posso capire quello che ha fatto lei. Io non farò il rituale, non più. Nonostante tu pensassi di sfruttare quell’occasione per uccidermi, spero che la mia decisione non ti spinga a fare del male a lei. Conto sul tuo onore per questo. Lei è innocente, nonostante tutto.
 
Elijah finì di leggere la lettera con sguardo incredulo, e mentre sentiva i suoi fratelli svegliarsi riuscì ad esclamare solo una cosa.
« Cosa diavolo gli è successo? »
 











Nuovo episodio di TVD fra poche ore… sono emozionatissima!

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Capitolo 3
*** Primi cambiamenti ***


3 – PRIMI CAMBIAMENTI










« Cosa ti sta succedendo? Cosa significa che non vuoi più fare il rituale? » Maddox era incredulo e sconcertato. Avevano passato mesi a pianificare tutto e Klaus era ossessionato dalla doppelganger e dal rituale. Non poteva aver cambiato idea nel giro di una notte.
« La situazione è cambiata, così anche i piani. Ho bisogno di voi altrove »
« Dove? » ci pensò su.
« Ho bisogno che facciate saltare in aria una grotta, poi possiamo dividerci »
« E con lui come facciamo? » Klaus gettò uno sguardo ad Alaric, svenuto per terra, e sospirò.
 

/--------/

 
Quando le era venuta l’idea dell’incantesimo, Bonnie aveva onestamente pensato che sarebbe stato semplice, che avrebbe saputo tutto quello che sarebbe successo e che quindi avrebbe potuto cambiare ogni dettaglio con la stessa semplicità con cui piegava i vestiti ogni sera. Quello che non si sarebbe mai aspettata, e che stava accadendo, era che, cambiando quel piccolo particolare che era stato il tentativo di Klaus di ucciderla alla festa anni ’60, si sarebbero scatenati eventi successivi di cui lei non poteva assolutamente conoscere l’esito. Un nuovo tempo era iniziato… e lei non aveva idea di come fare in modo che le cose andassero in maniera positiva per tutti. Tutto quello che poteva sapere in quel momento era che si trovava a casa di Elena, con Jenna e Jeremy, e che non le sembrava vero che fossero di nuovo vivi.
« Dovresti dirle la verità » le sue labbra si mossero senza che lei stessa se ne rendesse conto. Jenna ed Elena stavano litigando per via di tutte le bugie che venivano dette in quella casa e Bonnie non poté impedirsi di pensare che Klaus aveva ragione: Jenna aveva reagito piuttosto bene una volta, poteva farlo di nuovo, e l’unico modo per fermare quella rete di menzogne era, semplicemente, non mentire più.
Jenna, Elena e Jeremy si voltarono tutti verso di lei, contemporaneamente, un attimo dopo che ebbe espresso la sua opinione. Elena la guardava incredula e nei suoi occhi si poteva leggere una muta richiesta di spiegazioni. Bonnie prese un respiro profondo.
« Lei lo merita, e lo può affrontare. Dovremmo semplicemente dirle la verità, su tutto »
« Su quante cose mi state mentendo esattamente? » domandò Jenna, guardando a turno tutti i presenti.
« Jenna… »
« No, Elena, voglio la verità, e non mi fiderò di te finché non sarai disposta a condividerla »
« Jenna! » Jenna salì le scale in fretta e tutti poterono udire il rumore della porta che sbatteva.
« Che ti prende? » chiese Jeremy alla fidanzata, voltandosi di scatto verso di lei.
« Te l’ho detto: lei merita di sapere tutto questo e può gestirlo, so che può farlo »
« No, non può! » ribatté Elena con forza « E non farle sapere niente è l’unico modo che ho per proteggerla »
« Lo scoprirà prima o poi, è solo questione di tempo »
« Bonnie, abbiamo già Klaus di cui preoccuparci, non voglio che anche Jenna se ne preoccupi »
« Klaus non si è ancora fatto vedere, per quanto ne sappiamo è una leggenda » mentre lo diceva, Bonnie sentì il peso di tutto il tempo passato che le crollava addosso, non voleva mentire ad Elena, ma non c’era ragione che venissero a conoscenza di qualcosa che non era e non sarebbe mai accaduto. Per Jenna era una situazione diversa.
« I racconti di Katherine e quello che mi ha detto Elijah sono sufficienti per me per credere che esista e che verrà a prendermi » le disse Elena con calma glaciale.
« Beh, quando e se accadrà avrai sempre una potente strega dalla tua » Jeremy fece per parlare, ma lei lo zittì con uno sguardo. In qualche strano modo, si sentì felice, nonostante tutto. Tutto quello che doveva fare adesso era inviare un messaggio.
 

/--------/

 
Il dolore era arrivato all’improvviso e, allo stesso modo, era passato. L’aveva costretto a piegarsi in due ed era quasi crollato per terra, ma era riuscito in qualche modo a tenersi in piedi e a riprendersi. Quello non era il momento per stare male, né per indagare su un suo possibile malore. Con passo lento, entrò nel mausoleo e si avvicinò alla grande bara di pietra che vi si trovava al centro, picchettò con le dita sul coperchio, tentando di non pentirsi della decisione presa, poi lo spostò con un’unica spinta. Il corpo di Mikael era immobilizzato e disidratato, esattamente come lo era stato il suo, ma non lo sarebbe stato ancora a lungo. Scoprì i canini, si morse il polso e lo poggiò direttamente sulle labbra del padre, il quale aprì subito gli occhi e bevve avidamente.
« Ok, è sufficiente » riuscì a malapena a dirlo. Mikael si era aggrappato al suo braccio con i denti, facendogli più male di quanto si aspettasse, e quando finalmente riuscì a sottrarglielo si sentì per un momento senza forze. Poi udì il proprio nome sussurrato e si costrinse a voltarsi, lentamente, verso la fonte.
« Ciao » disse solamente.
« Fra tutte le visite che potevo ricevere, la tua era la più inaspettata »
« Non è una visita di cortesia » ci tenne a precisare « Sono venuto qui per concludere questa faccenda una volta per tutte » Mikael rise.
« Certo! Niente di meglio che avermi qui incatenato per potermi pugnalare meglio. E cosa risolverai dopo che ti sarai finalmente sbarazzato di me? »
« Smettila! »
« Sarà l’apice della tua codardia! Non hai il fegato per combattere ad armi pari contro di me »
« Neanche tu l’avevi! Quando ti opponevi a qualsiasi cosa facessi senza il tuo consenso, ferendomi in così tanti modi, e l’unico motivo per cui lo facevi era che sapevi che ti avrei sempre rispettato »
« Quel tempo è passato da un pezzo, Niklaus. In quel tempo io tenevo a te » Klaus sbuffò « Ma è stato prima che diventassi il mostro senza cuore che sei adesso »
« Non hai alcun diritto di giudicarmi. Avrai anche rinunciato a nutrirti di sangue umano, ma questo non ti rende meno mostro »
« Io non uccido innocenti, tu hai ucciso la tua stessa madre »
« E TU HAI UCCISO LA MIA FAMIGLIA! » ribatté Klaus, con le lacrime agli occhi « Volevo conoscere mio padre, volevo sapere quale dei licantropi era e conoscerlo veramente, senza considerarlo un estraneo e tu hai distrutto tutta la famiglia. Loro erano innocenti. Erano licantropi, ma non potevano controllarsi quando erano trasformati. Tu, al contrario, riuscivi a controllarti perfettamente quando li hai sterminati » Mikael rise di nuovo e il ragazzo sentì le lacrime pressare maggiormente contro i suoi occhi.
« Oh, Niklaus, non penserai mai prima di agire, non è vero? La tua famiglia, come la chiami, era composta da creature abominevoli, esattamente come lo sei tu. Hai preso totalmente da tuo padre » lo disse con un disprezzo tale da rendere Klaus incapace di guardarlo.
« Lo sai, hai ragione! Probabilmente ho preso da quel lato della famiglia, in molti sensi, ma preferisco di gran lunga essere il figlio di un uomo che non avrò mai l’opportunità di conoscere, piuttosto che essere il tuo. Almeno non avrà la possibilità di ferirmi come hai fatto tu » detto questo, prese il paletto di quercia bianca e vide Mikael impallidire. « Ho fatto qualche piccola ricerca, con l’aiuto di alcuni amici, e ho trovato questo nella tua ultima casa, vicino Mystic Falls. Devo dire che è molto particolare, è bello com’è stato intagliato, ed è l’ultimo, se non sbaglio »
« Quindi ci siamo. Sarai così codardo da uccidermi e lasciarmi bruciare mentre sono ancora incatenato e impossibilitato a difendermi. Non mi sarei aspettato nient’altro da te »
« Ucciderti è il mio più grande desiderio » ammise Klaus « Mi renderà finalmente libero » continuò, osservando e sfiorando quasi affettuosamente il legno tra le sue mani.
« Allora fallo » il ragazzo alzò lo sguardo e lo puntò su quello arrogante del padre.
« No » disse a voce bassa, scuotendo piano la testa « Vorrei farlo con tutto me stesso, ma non lo farò. Questa è la differenza più grande tra me e te, è che io sto provando a cambiare, a lasciarmi alle spalle questo schifo, fare di me stesso una persona migliore. Tu non sarai mai in grado di farlo » si avvicinò maggiormente alla bara e strinse le catene con una mano. « Il paletto lo tengo io, se non ti dispiace. Presto non esisterà più, così non sarai più una minaccia per me.  Ho preso anche il pugnale che avevi » con un gesto secco, staccò le catene e si allontanò « Ti auguro una buona vita, Mikael. Spero che deciderai di trascorrerla il più lontano possibile da me »
Klaus arrivò alla macchina a velocità sovrannaturale e vi si chiuse dentro prima che Mikael uscisse dalla bara, non per paura, bensì perché aveva un disperato bisogno di sfogarsi e lasciare uscire le lacrime senza che lui le vedesse.
« Calma Nik, andrà tutto bene adesso » si disse, anche se era certo del contrario. Mise in moto e azionò la freccia, pronto a cercare una nuova città in cui trasferirsi e iniziare la sua nuova vita, quando venne distratto dall’avviso di un messaggio. Leggendolo, non poté impedirsi di sospirare, rassegnato.

Ho bisogno di un favore. B

 

/--------/

 
« Sai, non è più necessario firmarsi negli sms, ho memorizzato il tuo numero tempo fa » disse a Bonnie non appena lei gli aprì la porta.
« Entra, ho bisogno di parlarti » lui aprì la bocca in una O stupita e non fece un passo « Che c’è? »
« Mi hai appena invitato ad entrare? Tu, Bonnie Bennet, strega, hai appena invitato me, malvagio ibrido millenario ad entrare in casa tua quando voglio? »
« Non quando vuoi, so come difendermi, quindi se vuoi tornare devi imparare a bussare e aspettare il mio invito tutte le volte, solo per cortesia » lui annuì, prima di entrare e accomodarsi su una poltrona.
« Mi sembra giusto. Allora, qual è il problema? »
« Ho bisogno che parli con Jenna »
« Ok » disse lui, spostando il busto in avanti e appoggiando i gomiti alle ginocchia.  « Capisco che tutto questo è strano e che pensi che siamo in questa cosa insieme… »
« Noi siamo in questa cosa insieme. Elena non dirà mai a Jenna la verità, tu gliel’hai già detta una volta, cosa cambia se gliela dici di nuovo? »
« La prima volta ero nel corpo di Alaric, la prima volta volevo far incazzare Stefan e sconvolgere la vita di Elena, per questo gliel’ho detto »
« Ma anche se avevi cattivi propositi e l’hai fatto nel modo sbagliato, l’azione in sé era giusta. Ti chiedo di rifarlo, con buoni propositi e nel modo giusto. Quella donna merita di sapere la verità » Klaus si alzò e camminò per la stanza, pensando.
« E cosa succederà dopo? Jenna dirà a tutti che ha saputo la verità da me, sapranno che sono qui e potrebbero reagire in qualsiasi modo »
« Non deve sapere per forza che sei tu, né che sei ancora qui »
« Oh, andiamo Bonnie, un vampiro straniero arriva per caso in città, rivela per caso l’esistenza dei vampiri alla zia della doppelganger, e parte immediatamente? Non è credibile! Anche se la soggiogassi a dimenticare il mio volto rimarrebbero comunque molte domande. Mi dispiace Bonnie, non posso aiutarti questa volta » le fece un cenno di saluto e si avviò verso la porta, ma venne bloccato dalle parole della strega prima ancora di riuscire a posare la mano sulla maniglia.
« E se io ti aiutassi a conquistare Caroline? »
 

/--------/

 
Lei era al Mystic Grill, stava parlando con Matt e sembravano molto intimi. Bonnie gli aveva detto che loro due stavano insieme in quel periodo, che Tyler già provava qualcosa per lei, ma in quel momento era fuori città, con Jules. Klaus ricordava di essere stato lui a riportare il lupo in città, per il rituale, e scosse la testa pensando di essere probabilmente stato la causa dell’avvicinamento tra lui e Caroline. Questo, però, non sarebbe più successo, non avrebbe fatto nulla per far tornare Tyler, e Matt e Caroline non sarebbero stati insieme ancora per molto. Lui sapeva tutto, riusciva ad intuirlo dai battiti accelerati del suo cuore, ma la ragazza era troppo giovane come vampira per prestare attenzione a certi dettagli. Lui l’avrebbe accettata come amica, ma non sarebbe riuscito ad averla accanto cone fidanzata. Questo per lui andava più che bene.
« A cosa stai pensando? » gli chiese Bonnie.
« È bellissima! » si stupì lui stesso d’averlo detto. Pensò che la strega avrebbe sbuffato, invece la vide annuire e sorridere.
« Sii te stesso, ma non dirle chi sei » fu lui a sbuffare.
« Questo è il tuo aiuto? »
« Caroline era attratta da te, ma aveva paura di provare qualcosa per te, a causa di tutto quello che avevi fatto… e a causa di quello che pensavamo io ed Elena. L’amicizia è importante! Adesso tutto questo non esiste, lei non ti ha mai visto fare nulla di atroce, e se non le dirai il tuo vero nome, sarà facile per te farla innamorare di te »
« Ma non sarà vero » ribatté lui con voce fioca. Bonnie sorrise.
« Caroline è mia amica, Klaus. Non ti aiuterei se non sapessi che la ami e che non farai niente per ferirla. Se le farai vedere te stesso, la tua parte interiore, ti perdonerà quando saprà la verità. In cambio ti chiedo soltanto di escogitare un modo per parlare con Jenna » ci tenne a precisare.
« Lo farò » le assicurò, prima di entrare nel locale.
Adesso era da sola e stava sorseggiando una coca, mentre Matt era indaffarato con il lavoro. Si avvicinò a passo felpato e la osservò di sottecchi per qualche istante, realizzando solo in quel momento quanto gli fosse mancata.
« Posso? » le chiese educatamente, indicando la sedia vuota accanto a lei. Caroline si voltò a guardarlo, fece una strana espressione e sorrise.
« Certo! Sei nuovo di qui? »
« Sono di passaggio » rispose lui, prima di tendere la mano verso di lei « Sono Nik »
« Caroline » si presentò lei, di rimando, stringendogli la mano.
« Sei una bellezza rara, Caroline » la ragazza rise, imbarazzata.
« E tu sei un adulatore, fuori luogo per di più. Sono impegnata »
« Non intendevo provarci con te » precisò lui «anche se, devo ammettere, che non credo tu sia realmente felice con il tuo ragazzo »
« E perché non dovrei esserlo? » Klaus le avvicinò le labbra all’orecchio e soffiò le parole successive direttamente sulla sua pelle, provocandole i brividi.
« Beh, non si può essere davvero felici come coppia se uno dei due non può sapere né può condividere il tuo più grande segreto »
« Tu sei… ? »
« Si » rispose lui, allontanandosi un po’ «Sono un vampiro, esattamente come te. E credo sia superfluo chiederti di non dirlo a nessuno. Ho sentito che c’è una specie di Consiglio segreto… »
« Si, ma non devi preoccupartene, non se sei discreto »
« Perfetto! » Caroline sorrise.
« Non riesco a crederci! Questa è la prima volta che conosco un vampiro nuovo da quando lo sono diventata io »
« Vuoi dire che sono il primo vampiro che incontri? »
« No, no, conosco dei vampiri, ma li conosco da quando ero umana. Non dovrei parlarti di loro »
« Perché no? » chiese lui, curioso.
« Perché è la prima volta che ti vedo e non so chi sei » rispose lei, con ovvietà.
« Allora lascia che mi presenti meglio: sono Nik Mikaelson, sono un vampiro da un po’ più di te, ma se non sbaglio anche i tuoi amici lo sono da un pezzo, ho intuito che c’erano vampiri qui in città, dai vari “attacchi di animali” riportati sui giornali, e ho pensato che sarebbe stato interessante trasferirsi in una città in cui ho compagnia »
« Non ti piaceva la città in cui vivevi prima? »
« Stavo diventando vecchio, se capisci cosa intendo. È una cosa che vivrai anche tu fra qualche anno »
« Non mi piace pensarci » ammise lei.
« È ancora presto. Tu sei appena stata trasformata, io sono appena arrivato, possiamo andare a cena e conoscerci meglio. Una cena normale, ovviamente. A tavola si parla bene »
« Ti ho già detto che ho un ragazzo »
« E io ho ascoltato e assimilato l’informazione. Non ho mai parlato di una cena romantica, solo di una cena per conoscerci. Allora? » Caroline esitò un momento.
« Ok, una cena. Oh, scusa un momento » gli disse, prendendo il cellulare.

Alaric non ricorda niente degli ultimi 2 giorni… potrebbe essere importante. Ci vediamo da Stefan tra un’ora. Elena






 

Allora, un grazie di cuore a tutti voi che seguite questa storia. Mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate. Nel frattempo vi anticipo che tantissimi imprevisti si porranno in mezzo alla strada del nostro amato Klaus. Un bacione a tutti e buon inizio settimana!

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Capitolo 4
*** Il ritorno ***


Scusate il ritardo, sono state delle vacanze molto frenetiche :-D
Questo è un capitolo di passaggio, più riflessivo che altro, ma dal prossimo in poi le cose cominceranno a decollare/franare, se capite cosa intendo.

Un ringraziamento speciale a chi mi lascia i commenti, è molto importante per me =D
Buona lettura e a presto!


4 – IL RITORNO








Si trovavano tutti a casa dei Salvatore e non aveva mai visto i suoi amici così seri. Erano tutti seduti sui divani, in silenzio, pensierosi e visibilmente preoccupati, tranne Damon, che camminava avanti e indietro davanti al camino, con le mani dentro le tasche e gli occhi al soffitto. Bonnie si introdusse nel salotto e annunciò la sua presenza con un colpo di tosse, facendo girare tutti verso di lei.
« Cos’è successo? » chiese, sinceramente curiosa.
« Alaric non ricorda nulla degli ultimi due giorni, pensiamo che Klaus possa averlo trovato, rapito e interrogato e poi soggiogato a dimenticare. Potrebbe essere arrivato ad Elena, e noi non ce ne siamo neanche accorti »
Bonnie boccheggiò. La situazione le stava sfuggendo di mano, e non sapeva come rimediare senza rivelare ciò che sapeva.
« Ma non possiamo esserne certi, giusto? Se Klaus fosse arrivato a Mystic Falls l’avremmo saputo »
« Non se sta raccogliendo informazioni su Elena, sulla sua cerchia di amici, su chi la protegge. E da Alaric potrebbe aver ricevuto tutte le informazioni che gli servono. Bonnie… » continuò Stefan, prendendole le mani. « Tu sei l’unica che può aiutarci. Puoi rintracciare Klaus, trovare un modo per ucciderlo »
« Non posso rintracciarlo senza un suo oggetto personale »
« E se usassi un incantesimo per rintracciare Katherine? » propose Damon. « Probabilmente l’ha presa e probabilmente l’ha uccisa, ma se fosse ancora viva, forse sono insieme »
« Posso tentare, ma penso che se Klaus sia qui non sprecherebbe tempo a cercare informazioni »
« Ha ragione! » intervenne Elena, alzandosi « Se Klaus ha Katherine allora ha anche la pietra di luna. Gli basta venirmi a prendere. Forse ci stiamo preoccupando per niente e Klaus non è ancora arrivato »
« Ma starà arrivando » ribatté Damon. « Manca poco, in ogni caso, dobbiamo batterlo sul tempo »
« Farò tutto il possibile » promise Bonnie, gettando uno sguardo all’unica persona nella stanza che non aveva mosso un muscolo.  « E potrei aver bisogno d’aiuto »
« Ok, ti aiuto io » si offrì Elena.
« No, tu hai già troppe cose di cui preoccuparti. Può aiutarmi Caroline » la diretta interessata si voltò di scatto verso di lei.
« Cosa dovrei fare? »
« Andiamo, ne parliamo strada facendo. Vi faremo avere informazioni quando possiamo » Bonnie uscì dalla casa a passo lento e si diresse in macchina, seguita da una confusa Caroline.
 « Non capisco » disse questa quando Bonnie fece partire l’auto «cosa potrei fare io per aiutarti in un incantesimo di localizzazione? Sei capace di farne uno ad occhi chiusi »
« A dire il vero, ho chiesto il tuo aiuto per poter parlare con te. Eri silenziosa prima, che succede? »
 Caroline esitò e abbassò lo sguardo, incerta, e l’amica attese con pazienza una sua risposta.

« Ho incontrato un vampiro oggi » disse infine.

« Cosa? Che vampiro? »
« Ha detto di chiamarsi Nik Mikaelson, e che è arrivato da poco, e tra tutte le persone che poteva incontrare si è avvicinato proprio a me. E ora c’è questa situazione di Alaric e ho pensato che forse, questo Nik, potrebbe essere connesso a Klaus » Bonnie sentì un gran peso sullo stomaco ed esitò a sua volta.
« Perché dovrebbe? Ha detto qualcosa di Elena? »
« No, no, è stato… a dire il vero ci ha provato con me tutto il tempo » Bonnie scoppiò a ridere.
« Mi dispiace, ma è straordinario! »
« Cosa è straordinario? Un vampiro sconosciuto che mi corteggia mentre un vampiro originale cerca di uccidere la mia migliore amica? »
« Klaus non ha alcun motivo per corteggiarti, Caroline. Questo Nik potrebbe non avere alcun legame con lui, potrebbe essere sincero »
« Ma come hai detto tu prima, non possiamo esserne sicure »
« Io dico di dargli il beneficio del dubbio. È carino? » Caroline arrossì.
« Si, ma io sto con Matt » Bonnie si voltò a guardarla per un istante. Non l’aveva detto con il tono giusto.
« Caroline? »
« Non lo so… c’è qualcosa di strano in Matt in questi giorni. Da quando l’ho soggiogato a dimenticare che sono una vampira, non si comporta come prima, è più dolce, quasi troppo dolce »
« E cosa c’è di strano in questo? » Caroline scosse la testa, guardando un punto lontano al di fuori del finestrino.
« Lui, Nik, ha detto che non posso essere felice con qualcuno con cui non posso condividere il mio più grande segreto » Bonnie parcheggiò la macchina di fronte a casa sua e si voltò verso l’amica, guardandola seriamente.
« Non ha torto, ma credo che Matt potrebbe gestire la cosa meglio di quanto credi »
« Come amico, forse, ma non sono sicura che vorrebbe stare con una vampira, e… »
« E cosa? »
« Non lo so » disse di nuovo « c’è qualcosa in questo Nik… qualcosa che non riesco a capire. Il modo in cui mi parlava, il modo in cui mi guardava… era come se mi conoscesse e sapesse esattamente cosa dire. Era come se, come se fossi importante per lui. Ma non ha senso! Ci siamo visti solo una volta! Eppure nessuno mi aveva mai guardato in quel modo prima. Capisci? »
« Si, capisco… e credo che una persona del genere non dovresti lasciartela scappare » Caroline si voltò a guardarla a sua volta, stupita.
« E che succede se scopro che lavora per Klaus e mi sta solo usando per arrivare ad Elena più facilmente? »
« Certi tipi di emozioni non possono essere falsificate. Dagli il beneficio del dubbio, per ora… e finché non siamo sicuri che sia pulito, meglio non parlarne con gli altri. Potrebbero reagire male e spaventarlo. Se accenna ad Elena, anche solo una volta, allora prenderemo precauzioni, ma se non lo fa non c’è ragione di dubitare di lui. Lo vedrai un’altra volta? »
« Mi ha invitato a cena, stasera »
« Ci andrai? »
« Pensavo di no » rispose lei, sinceramente « ma adesso credo di si » Bonnie sorrise e Caroline ricambiò, mentre elaborava un piano.
 

/--------/

 
Si sentiva senza forze, ed era già la seconda volta in due giorni, doveva parlarne con la strega, scoprire cosa era andato storto, e rimediare. Non poteva permettersi di stare male, non con Mikael e tutta la sua famiglia liberi, chissà dove. Quasi tutta la sua famiglia. Sfiorò con due dita la bara della madre, affranto perché era l’unica persona, fra tutte, che proprio non poteva risvegliare. Si riscosse dai suoi pensieri e chiuse a chiave la porta della stanza dove teneva la bara, mentre i rumori della città lo assordavano, senza lasciargli un attimo di respiro. Aveva comprato un piccolo appartamento al centro di Mystic Falls, non molto lontano da quello di Alaric, e aveva portato con sé dalla sua vecchia casa solo gli oggetti a lui più cari. Non aveva bisogno di una casa enorme, non quando le possibilità di venire perdonato dalla famiglia erano nulle. Ad essere onesto con se stesso, non voleva neanche vederla la famiglia, non avrebbe potuto sopportare quegli sguardi di accusa e di odio, e la loro promessa di lasciarlo solo per l’eternità, non una seconda volta. Preferiva che rimanere da solo fosse una sua scelta, per quanto dolorosa, e un piccolo appartamento era l’ideale per questo scopo, poiché in un ambiente così poco spazioso non avrebbe sofferto il fatto di vivere da solo più del necessario. La vicinanza al centro della città, d’altro canto, gli permetteva di osservare ciò che accadeva direttamente dalla finestra, ed eventualmente di ascoltare qualche discorso. Fu questo particolare che gli permise di sentire una voce che pensava non avrebbe mai più sentito in vita sua.
« Le città sono strane in questo secolo… sono sempre più stupito da quello che vedo » Finn. Klaus si avvicinò alla finestra e puntò lo sguardo verso l’entrata del Mystic Grill. Erano tutti lì: Finn, Kol, Elijah e Rebekah, vivi, insieme, e commentavano ciò che vedevano con sguardo stupito, mentre Elijah spiegava ciò che poteva. Avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarsi lì con loro, a parlare e scherzare, come avevano fatto un tempo, ma le circostanze della loro riappacificazione non potevano e non dovevano ripetersi, non se voleva mantenerli al sicuro. Li ascoltò per tutto il tempo, con la testa appoggiata al telaio della finestra, immaginandosi in mezzo a loro, e sorridendo con tristezza, finché non vide Damon Salvatore uscire dal Grill e scontrarsi con Elijah.
« Dobbiamo parlare » sentì dire al fratello, prima di tirare il giovane vampiro verso una panchina.
« Come hai fatto a tirarti fuori il pugnale dal petto? E chi sono questi? I tuoi galoppini? » Kol lo prese per il collo, pronto a spezzarglielo, ma Elijah lo fermò.
« Non qui » gli sussurrò all’orecchio, talmente piano che Klaus quasi non lo sentì. « Mantieni la calma » sorrise, e si voltò verso Damon senza smettere. « Damon, ti presento i miei fratelli, Finn e Kol » disse, indicandoli « e la mia sorellina, Rebekah. Sono sicuro che non sei così stupido da provocare quattro originari, ho ragione? » Damon non rispose, piuttosto li squadrò uno dopo l’altro, prima di voltarsi nuovamente verso Elijah.
« Come hai fatto ad uscire dalla nostra cantina? »
« Klaus mi ha liberato, ci ha liberati tutti. Apparentemente è arrivato a voi, il che significa che è qui a Mystic Falls o nelle vicinanze. Ora noi vogliamo parlare con lui. L’hai visto? »
« Non so neanche che aspetto abbia »
« Questo non ha senso! Mio fratello è stato ossessionato dallo spezzare quella maledizione per un millennio, non può aver rinunciato »
« Cosa? » Elijah guardò Damon con astio per un secondo, poi lo lasciò andare.
« Se provate a fare di nuovo del male alla mia famiglia, ve ne pentirete! Mi farò sentire, e se Klaus si fa vivo, in qualsiasi modo, avvisatemi »
Li vide andare via, insieme come erano arrivati, e non appena ebbero svoltaro l’angolo, scomparendo alla sua vista, si appoggiò al muro e si lasciò andare. Non gli avevano creduto. Non avevano creduto all’unica lettera che aveva scritto con il cuore, e ora volevano vendetta. Poteva capire che lo avrebbero odiato, ma sperava che sarebbero andati avanti con le loro vite, lasciandolo in pace, invece erano venuti a cercarlo, con il probabile intento di ucciderlo. Si accorse con stupore che gli tremavano le mani, ed ebbe difficoltà a scrivere l’sms a Bonnie.

Vieni a casa mia, la terza porta a destra dal municipio, quarto piano, ho qualche problema

Con sua sorpresa, sentì bussare alla porta due minuti dopo aver inviato il messaggio.
« Sono io, apri »
« Bonnie » soffiò, subito dopo aver aperto la porta.
« L’ho visto anch’io, quello che è successo fuori »
« Si, sono qui, e non so fino a che punto si spingeranno. Non posso perderli Bonnie, non di nuovo. Qualsiasi cosa accada devi promettermi che nessuno di loro morirà » Bonnie esitò.
« Non abbiamo niente per ucciderli, anche volendo. Quando parlerai con loro? »
« Mai » rispose immediatamente.
« Klaus, tu devi parlare con loro, sono la tua famiglia, sono il motivo per cui sei qui. Li hai liberati, se non altro, dovranno darti il beneficio del dubbio »
« Ho liberato anche Mikael, Bonnie » Klaus vide la ragazza impallidire e portarsi una mano alla bocca.
« Perché? »
« Perché è mio padre » rispose semplicemente « l’unica cosa che volevo da Mikael era la sua approvazione… magari un minimo di affetto, e non l’avrò mai, così come non avrò mai l’affetto dei miei fratelli. L’unico modo per riunire la mia famiglia è risvegliare mia madre, ma lei vorrà ucciderci tutti e non si fermerà finché non ci sarà riuscita, non posso permetterlo. Mikael non ha più nessuna arma per uccidermi, ma se ha trovato i miei fratelli, allora gli avrà anche raccontato dettagliatamente cos’è successo a nostra madre e io non posso né potrò mai più avvicinarmi a nessuno di loro »
« Ma se è successo sarà la tua parola contro la sua, hai ancora una possibilità » Klaus scosse la testa.
« No, ho scritto loro una lettera prima di svegliarli, sanno che ho mentito, e anche senza la conferma da parte di nostro padre, probabilmente hanno capito che sono stato io. Sono da solo, Bonnie, e non voglio vederli, non voglio affrontarli »
« Ok, farò in modo che non ti trovino »
« C’è un’altra cosa… mi sento debole, esausto, sempre di più… »
« Temevo succedesse » asserì Bonnie, lasciandosi cadere su una poltrona.
« È l’incantesimo, vero? »
« Deve prendere forza da qualcuno fino al giorno in cui lo abbiamo fatto. Fino a quel giorno non sarai completamente in forze, poi tornerà tutto come prima »
« Ma, Bonnie, siamo tornati indietro di dieci mesi. Non posso vivere così per dieci mesi »
« È meglio, invece. Non sarai forte come un originario, quindi gli altri non potranno sospettare che tu sia Klaus »
« Non finché i miei fratelli non mi vedono »
« Faremo in modo che non accada. Nel frattempo farai meglio ad essere prudente e a prepararti. Hai una cena stasera, se non sbaglio » Klaus sorrise genuinamente.
« Ti ha parlato di me? »
« Si, solo a me. Aveva dei sospetti, che tu lavorassi per Klaus, riesci a crederci? Le ho detto di darti una possibilità »
« Cos’altro ha detto di me? » Bonnie ammiccò, birichina.
« Gioca bene le tue carte, Klaus. Non farle sapere chi sei, è ancora troppo presto »
« Grazie! » le disse, e Bonnie sentì che da quel momento poteva realmente fidarsi di lui.




 

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Capitolo 5
*** Nessuno osi toccare la mia ragazza ***


5 – NESSUNO OSI TOCCARE LA MIA RAGAZZA









Caroline arrivò al ristorante con un buon quarto d’ora di ritardo, e si stupì nel trovare il suo cavaliere già seduto al tavolo, visibilmente nervoso.
« Mai avuto un primo appuntamento? » Klaus alzò lo sguardo verso di lei e rimase senza parole.
« Sei magnifica! » le disse, alzandosi e accompagnandola a sedere.
« E tu sembri un uomo d’altri tempi » sorrisero entrambi, mentre il cameriere portava loro del vino. « Davvero, quanti anni hai, esattamente? »
« Sono più vecchio »
« Più vecchio di chi? »
« Di te » le disse, facendola ridere. Rimase a fissarla per qualche istante prima di avere la forza di riprendersi « e di qualsiasi altro vampiro tu conosca, probabilmente »
« Ok, aspetterò per saperlo. Mi piacciono le sfide »
« Questo significa che posso aspettarmi un secondo appuntamento »
« Vediamo come va questo, prima » Klaus abbassò lo sguardo, e quando lo rialzò, rimase incantato. Non l’aveva mai vista così a suo agio con lui, così allegra. Avevano passato dei bei momenti al concorso di miss Mystic Falls, ma anche se avevano riso ed erano stati bene insieme, lei era sempre stata attenta a quello che lui aveva fatto, e anche se sapeva che non le avrebbe mai fatto del male e si era presa libertà che altri non avrebbero mai osato prendersi, l’aveva sempre etichettato come il mostro che aveva ferito tutti i suoi amici. Ora era diverso, poteva vederlo nei suoi occhi. Lo guardava senza conoscerlo, curiosa e affascinata al tempo stesso, e lui non poteva fare altro che amarla. Se ne rese conto, lo ammise a se stesso, con una velocità disarmante, in quel preciso istante. Aveva sempre saputo di tenere a lei, ma ora, mentre la guardava, sentì di amarla, come non aveva mai amato nessun’altra.
« Come fai? » gli chiese Caroline, riportandolo alla realtà.
« Come faccio cosa? »
« A guardarmi in quel modo » rispose lei, semplicemente.
« Credo sia perché non ho mai conosciuto una ragazza come te prima d’ora » lei arrossì e fece un gran sorriso.
« Ma non mi conosci ancora abbastanza bene da poter dire una cosa del genere »
« Ho conosciuto tantissime persone nel corso della mia vita, tutte diverse tra loro. Sono bravo a capire le persone, a capire come sono, anche solo da un’occhiata »
« Hai conosciuto anche gli originari? » Klaus boccheggiò. Avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere, e invece era così concentrato su di lei che non l’aveva prevista.
« Ne ho sentito parlare. Girano tante storie sul loro conto »
« Davvero? » domandò Caroline, sporgendosi in avanti con il busto « Che tipo di storie? Io ho sentito solo qualcosa a proposito della maledizione del sole e della luna, ma ho sentito anche che hanno gli anelli diurni, come noi due. Quindi non capisco per quale motivo dovrebbero voler spezzare quella maledizione… non ne hanno bisogno »
« Sei perspicace » Klaus era sinceramente colpito, e decise di spingersi leggermente oltre « Forse c’è qualcos’altro sotto, forse quella è soltanto una scusa per fare qualcosa di peggiore? »
« È una possibilità che mi terrorizza »
« E probabilmente la tua è l’emozione più giusta, ma sono passati tantissimi anni dall’ultima volta che ho sentito parlare degli originari. Per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere andati avanti, non avere più gli stessi obiettivi che avevano secoli fa »
« Ne parli come se lo sapessi » Klaus sorrise.
« Come ho già detto, sugli originari circolano tante storie, molte delle quali sono frutto delle congetture dei vampiri che sentono parlare di loro. Mi piace far parte di quella cerchia »
« Quindi ti piace inventare storie sugli originari? »
« No, mi piace fare congetture, trarre le mie conclusioni »
« Ne hai mai incontrato uno? » Klaus sospirò, cercando una risposta che si avvicinasse il più possibile alla verità.
« Li ho incontrati tutti, in passato, ma non ne vedo più uno da… almeno novant’anni »
« Quindi sai che aspetto ha Klaus? » in quel momento il cameriere portò loro le ordinazioni, dando al vampiro il tempo di riflettere.
« Klaus è molto elusivo, e non gli piace essere trovato »
« Non è quello che ho chiesto » ribatté Caroline. Lui aggrottò le sopracciglia, incerto.
« Come mai tutto questo interesse per gli originari? Sei una vampira da pochi mesi, cosa ti spinge ad essere così curiosa? »
« Voglio conoscere la nostra storia. So che gli originari fanno parte della prima generazione di vampiri. Credo che chiunque sarebbe curioso »
« Chi lo sa? Forse un giorno avrai le risposte che cerchi. Spero che tu possa trovarle »
Dopo questa conversazione, la cena si svolse in modo del tutto sereno. Parlarono di loro stessi, di ciò che amavano, dei loro progetti, e Klaus scoprì cose di Caroline che non avrebbe mai immaginato, tuttavia c’era qualcosa in lui, come un ragno che si agitava, e gli sussurrava all’orecchio di stare attento. Tutte quelle domande e tutte quelle bugie lo avevano messo in ansia. Non erano delle domande fatte per caso, era un test per capire se l’aveva invitata a cena per conoscerla o per avere informazioni, e per quanto lui fosse certo che la risposta esatta fosse la prima, sapeva troppe cose per risultare innocente, e ad ogni bugia che le diceva gli si stringeva lo stomaco.
A dispetto di ciò, la serata trascorse in maniera piacevole per entrambi, e fu con un  certo imbarazzo che si ritrovarono di fronte alla casa di Caroline, per salutarsi.
« È stata una bella serata » disse lei, sulla soglia.
« Potrebbe essercene un’altra, se lo desideri »
« Ci penserò » rispose, enigmatica, poi abbassò lo sguardo e prende una delle mani di Klaus tra le sue. « lo sai, è tutta la sera che mi chiedo… come hai avuto l’anello diurno? Conosci qualche strega? »
« Si, in effetti… ehm… mia madre lo era » Caroline rimase senza parole per qualche istante.
« Dici davvero? L’ha fatto lei questo? »
« Si, appena ha visto che non potevo uscire alla luce del sole »
« Credevo che le streghe odiassero I vampiri, e invece tua madre è riuscita ad accettarlo »
« All’inizio, si… ma è morta poco tempo dopo la mia trasformazione »
« Mi dispiace » sussurrò lei. « Vorrei che mia madre potesse capire »
« Non lo sa? »
« No, lei fa parte del Consiglio… non capirebbe mai »
« Io non sarei così pessimista al posto tuo » Caroline fece per entrare in casa, ma si fermò all’ultimo momento.
« Ho lasciato Matt, oggi » gli disse a bruciapelo.
« Matt, il tuo ragazzo? »
« Ex ragazzo, ora »
« Perché? » le chiese. Caroline aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono. Invece, distolse lo sguardo e allargò le braccia.
« Non lo so » disse solamente « Mi sembrava la cosa giusta da fare. Io non ti conosco e tu non conosci me, ma c’è qualcosa tra noi. Non voglio spaventarti, ma mi trasmetti delle sensazioni che nessuno è mai riuscito a farmi provare, e non so neanche perché »
« Credi che valga la pena scoprirne la ragione? »
« Forse… devo ancora decidere » Klaus le sorrise.
« Mentre decidi, forse dovresti parlare con tua madre. Perdere la propria famiglia è la cosa peggiore che possa capitare, credimi, e non ha senso perderla per una bugia. Sono sicuro che lei capirà » anche lei sorrise e aprì la porta di casa, ma prima di entrare, lo guardò ancora.
« Nik… va bene, per il secondo appuntamento »
« Quando? »
« Quando vuoi, dove vuoi, sorprendimi! » Klaus la guardò limpidamente, avvertendo una felicità che non credeva di poter mai provare, poi la baciò.
Non aveva niente a che fare con i baci che si erano scambiati quando lui era nel corpo di Tyler. Non sapeva di addio, né di ritrovata felicità, sapeva soltanto di affetto, un affetto che entrambi provavano, anche se non ne conoscevano la ragione.
« Ti amo » le disse, subito dopo che si furono separati, e immediatamente seppe di aver detto la cosa più giusta e più sbagliata al tempo stesso. Caroline avvertì l’estrema sincerità di quelle due parole e ne fu lusingata, ma, insieme, ne fu spaventata per la velocità con cui vennero pronunciate. « Mi dispiace… »
« No, ehm… è solo che non so cosa dire »
« Lo so, non ci conosciamo ancora. Ma farò del mio meglio per farmi conoscere, se me lo permetterai »
Si allontanò da quella casa con una sola domanda in testa: cosa diavolo gli era saltato in mente? Non pronunciava quelle parole da secoli, e ora aveva rovinato tutto. Come minimo lo avrebbe preso per un maniaco. Camminava a passo lento verso casa, con mille pensieri per la mente, senza sapere che un paio di occhi indiscreti avevano osservato attentamente tutta la scena.
 

/--------/

 
Caroline era andata a casa di Elena di prima mattina, per aiutarla a portare alcune delle sue cose dai Salvatore. Le dispiaceva lasciare Jeremy e Jenna lì, ma avevano tutti concordato sul fatto che era l’unico modo per tenerli al sicuro. Purtroppo, le cose non vanno mai come da programma. Bonnie aveva avuto modo di impararlo, a spese sue e dei suoi amici, nei dieci mesi supplementari di cui aveva memoria, e tuttavia, mentre incrociava Stefan e Damon nel portico dei Gilbert, aveva sperato che le cose andassero semplicemente bene questa volta. Capì subito che qualcosa era andato storto, quando capì che Caroline si stava sfogando con Elena riguardo qualcosa che Nik le aveva detto, e le venne la nausea quando sentì Damon fare la fatidica domanda.
« Chi è Nik? » Caroline si voltò verso di lui, indispettita.
« Non che siano affari tuoi, ma è un vampiro appena arrivato in città »
« Cosa? » urlò Stefan « E quando avevi intenzione di parlarcene? »
« Ho provato a capire se aveva qualcosa a che fare con Klaus, e non ha detto nulla che mi ha fatto pensare che lo fosse »
« Come fai ad esserne sicura? »
« Perché… era… non mi ha fatto una sola domanda sulle mie amiche o su qualsiasi altra cosa riguardi la maledizione. Abbiamo parlato del più e del meno ed è stato un vero gentiluomo »
« E perché allora sei così sconvolta? » Caroline ed Elena si lanciarono uno sguardo, poi la bionda si voltò di nuovo verso di loro e alzò le spalle.
« Ha detto che mi ama » Bonnie la fissò, profondamente stupita. Klaus aveva detto “ti amo”? Non riusciva proprio a immaginarlo, eppure, dentro di se, lo sapeva da mesi.
« Da quanto tempo lo conosci esattamente? »
« Due… giorni » rispose lei, sentendosi una stupida. « Sentite, so che è assurdo, ma… » si fermò, come tutti i vampiri presenti.
« Che succede? » domandò Elena. Damon le fece segno di stare in silenzio.
« C’è qualcuno » sillabò, mentre tutti si muovevano lentamente, cercando di udire altri rumori.
« Dov’è Bonnie? » chiese Stefan, mettendo tutti in ulteriore allarme. Non fece in tempo ad urlare il nome della strega, che urlarono tutti per lo spavento.
« Buongiorno a voi »
 

/--------/

 
Elijah era in mezzo a loro e li fissava uno dopo l’altro con malcelato disprezzo, mentre i suoi fratelli, fuori, bloccavano le uscite alla casa, e Bonnie giaceva, svenuta, sul divano.
« Elijah »
« Ciao Elena, è un piacere vederti di nuovo. L’ultima volta è stata quando mi hai pugnalato alla tua casa sul lago, se non sbaglio »
« Mi dispiace per quello, ma l’ho fatto per un motivo »
« Si, proteggere I tuoi amici, lo so. Il problema è che io avevo un piano per rintracciare Klaus, e voi lo avete rovinato »
« No, non è vero! Se è stato davvero Klaus a prenderti e liberarti, significa che è qui, e possiamo trovarlo » Elijah sorrise e prese un foglio di carta dalla tasca della giacca.
« Ma vedi, secondo questa lettera, Klaus non ha più alcuna intenzione di fare il rituale. Ora, io e i miei fratelli non ci crediamo davvero, Klaus ci ha mentito su cose ben più importanti, ma questo significa che è sulla difensiva, e non agirà se penserà di essere in pericolo. Quindi, cosa facciamo? »
« Dovrà uscire allo scoperto prima o poi, siamo in tanti, possiamo sconfiggerlo » Elijah sorrise nuovamente.
« E qui c’è un altro problema. In questo momento sono più interessato ad avere delle risposte da Klaus, più che alla sua morte. Quindi l’unica tra voi che mi serve davvero, è Elena » Damon e Stefan scattarono entrambi in avanti, pronti a proteggerla, ma Elijah fu più veloce e si frappose fra loro.
« Non la toccherai » lo minacciò Damon.
« Non ne ho bisogno. Ci penserà mio fratello quando si sentirà abbastanza al sicuro da fare quel rituale. Fino ad allora, lei viene con noi »
« Aspetta, ti prego » Elena fece due passi indietro, allontanandosi più che poteva dall’originario. « Se Klaus sa che sono con voi non si mostrerà mai, sarebbe una follia. Un originario contro quattro. Ma se sono qui, con i miei amici, è più facile. Loro sono giovani, non avrà alcun motivo per temerli » Elijah la fissò per un momento, con l’ombra di un sorriso sul volto.
« Sei furba, Elena » lei annuì, sentendosi finalmente al sicuro. « Ma non troppo » Elijah si avvicinò a Caroline e la prese per un braccio. « Tu farai tutto il possibile per farci trovare Klaus, e io farò il possibile per impedire ai miei fratelli di uccidere la tua amica » non fece neanche in tempo a finire la frase, che venne scaraventato dall’altra parte della stanza, mentre una figura furiosa si frapponeva tra lui e Caroline.
« Non provare a toccarla di nuovo! »
« Nik? » sussurrò Caroline, mentre tutti ammutolivano ed Elijah, sorridente e vittorioso, si rialzava.
« Ciao Niklaus »

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Capitolo 6
*** Reazioni ***


6 – REAZIONI








« Non provare a toccarla di nuovo! »
« Nik? » sussurrò Caroline, mentre tutti ammutolivano ed Elijah, sorridente e vittorioso, si rialzava.
« Ciao Niklaus » Caroline impallidì e fissò Klaus, incredula.
« Ciao Elijah » rispose quest’ultimo, addolcendo lo sguardo. Era sia felice che terrorizzato di rivedere i fratelli, ma non era riuscito a fermarsi dal proteggere Caroline. Aveva pianificato di farle sapere la verità in tutt’altro modo, dopo più tempo, quando lei si fosse davvero fidata di lui, e avrebbe potuto capire i motivi delle sue bugie. Ora, l’unica cosa che avvertiva dalla ragazza era paura, e senso di tradimento « Potresti darmi un momento da solo con Caroline? Tanto non ho molte possibilità di fuggire con voi appostati qui fuori e possiamo litigare anche fra cinque minuti » Elijah restò visibilmente sorpreso da quella richiesta, e gettò uno sguardo veloce alla ragazza, la quale sembrava impietrita dalla rabbia e dal terrore.
« Circonderemo la casa » rispose allora, prima di uscire. Klaus udì i cuori di tutti i presenti nella stanza farsi accelerati, eccetto quello di Bonnie, ancora svenuta sul divano. L’aiuto della strega era l’unica cosa che desiderava in quel momento, ma non osava avvicinarsi a lei, neppure per guarirla, non voleva spaventarli ulteriormente, soprattutto Caroline. Si voltò lentamente verso Elena e osservò con divertimento i due giovani vampiri porsi di fronte a lei.
« Non avete bisogno di proteggerla da me. Se avessi voluto farle del male l’avrei già fatto »
« Allora cosa vuoi? » domandò Damon con tono di sfida. L’originario si abbassò sulle ginocchia, così da poter guardare Caroline, ancora seduta per terra a causa dell’aggressione, negli occhi.
« Care… » provò ad avvicinarsi, ma la vampira si allontanò da lui, l’espressione del viso che urlava tradimento « non volevo mentirti. Non potevo dirti chi ero veramente senza provocarti paura e non volevo che accadesse. La mia famiglia mi chiama Nik, l’ha sempre fatto, mi piaceva l’idea che lo facessi anche tu. Ti spiegherò tutto, te lo prometto, ma non posso adesso »
« Vattene » la risposta fu buttata fuori con rabbia e Klaus non poté fare altro se non obbedire. Annuì, si alzò in piedi, e uscì, verso la sua famiglia.
 
Elijah non aveva perso un attimo di quella strana conversazione e ora guardava suo fratello uscire da casa Gilbert a passo lento, avvicinandosi a lui senza la reale voglia di farlo. La folata di vento, prima della vista, lo informò che i suoi fratelli lo stavano accerchiando, non lasciandogli via di scampo. Vide Klaus fare un gran sospiro, senza guardare nessuno di loro in particolare.
« Possiamo andare in un posto più privato? » parlava a voce bassa, calma, quasi rassegnata, ma non spaventata, una voce che Elijah non gli aveva mai sentito usare prima.
« Ne conosci qualcuno? » il fratello annuì e fece strada, mai perso di vista dagli altri. Klaus non aveva dubbi su dove portarli, un posto dove nessuno li avrebbe sentiti, un posto dove per brevissimo tempo, in una dimensione che non esisteva più, avevano vissuto come una famiglia. La villa, prima che lui la ricostruisse, era completamente abbandonata e malmessa, e fu così che la trovarono e che sarebbe rimasta. A Klaus vennero i brividi entrandovi all’interno, al pensiero di com’era stata nel suo passato e di tutto ciò che ricordava vi fosse accaduto all’interno. Kol lo spinse rudemente verso i gradini della scala, facendolo cadere, e lui non fece nulla per impedirlo, al contrario, si voltò verso di loro, rimanendo seduto per terra, ma senza guardarli.
« Cos’hai Nik? Paura di quello che potremmo farti? » lo sbeffeggiò il più piccolo dei suoi fratelli, avvicinandosi pericolosamente. Lui lo guardò per un solo istante, mentre l’immagine del suo corpo che prendeva fuoco nel salotto dei Gilbert gli invadeva la mente.
« Sono piuttosto curioso, in realtà, di quello che potreste farmi » ed era la verità. In una situazione come quella non sapeva cosa aspettarsi dai fratelli.
« Vogliamo solo farti qualche domanda » intervenne Elijah, avvicinandosi a lui con la sua solita eleganza.
« Parla per te » Klaus abbassò nuovamente lo sguardo alle parole di Finn, e avvicinò un po’, senza rendersene conto, le gambe al busto.
« Che tipo di domande? » Elijah aprì la bocca, ma la richiuse quasi subito, decidendo di rimandare la domanda peggiore per la fine.
« Perché hai deciso di non fare più il rituale? »
« A conti fatti, avrei perso molto più di quanto avrei guadagnato. Ho pensato che non ne valesse la pena »
« E noi dovremmo credere che all’improvviso hai cambiato idea riguardo ad una cosa sulla quale sei stato ossessionato per tutta la vita? Non prenderci per stupidi »
« Non è stata una decisione improvvisa. Ci ho pensato per molto tempo »
« Cos’è successo a nostra madre? » Klaus si aspettava quella domanda, eppure lo colse totalmente alla sprovvista. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, pronto all’esplosione.
« Sono stato io » fu un sussurro, ma lo udirono tutti perfettamente.
« No » disse Rebekah scuotendo la testa, e Klaus non ebbe la forza di guardarla. « Questo è… tu… COME HAI POTUTO? »
« Mi dispiace » non gli era mai importato come in quel momento di essere ascoltato da loro, ma non gli diedero il tempo di provare a spiegarsi prima di aggredirlo.
Da solo, contro loro quattro, non avrebbe potuto difendersi in alcun modo, neanche tentando. L’unico modo che aveva per salvarsi era fuggire, ed era l’unica cosa che non intendeva fare. Fu così che si ritrovò saldamente legato alla scala, indebolito dall’incantesimo e dai fratelli, mentre questi gli si paravano davanti.
« Sai, abbiamo trovato la tua lettera estremamente interessante, e per la prima volta in vita mia, mi sono trovato totalmente d’accordo con te su qualcosa: noi ti lasceremo solo, e ti odieremo per sempre, perché è tutto ciò che ti meriti. E non ti perdoneremo mai, mai, per averci uccisi e tenuti a marcire in delle bare, e per aver ucciso nostra madre »
 
Dopo che se ne furono andati, Klaus passò ore lottando contro le funi che lo tenevano stretto, cercando di usare la sua forza per spezzarle o almeno per allentarle un po’, ma proprio non riuscì a liberarsi. Le sue forze lo stavano abbandonando, lentamente, aggiungendosi al dolore che i suoi fratelli gli avevano lasciato. Sapeva di aver commesso azioni imperdonabili, eppure in fondo al suo cuore aveva sperato che il suo pentimento lo avrebbe messo in una luce nuova di fronte alla sua famiglia. Si sbagliava, ma avvertì comunque un moto di speranza quando udì dei passi avvicinarsi a lui, pensando fosse uno dei suoi fratelli disposto ad ascoltarlo e a tentare di perdonarlo.
« Tutto solo, abbandonato da tutti, come è giusto che tu stia » Klaus sgranò gli occhi udendo quella voce, e fissò quel volto con paura, consapevole che l’uomo non sarebbe stato tanto gentile quanto lo era stato lui.
« Per favore » lo supplicò « Per favore, lasciami qui » Mikael si abbassò al suo livello e gli accarezzò la guancia con il dorso della mano.
« Neanche per sogno… ho intenzione di trascorrere un bel po’ di tempo con te »
 

/--------/

 
Bonnie si girò su un fianco e abbracciò un cuscino, desiderando spegnere quell’incessante mormorio che le disturbava il sonno. Cercò di mettersi maggiormente comoda e di coprire le orecchie, ma niente sembrava funzionare, c’era qualcosa che la disturbava, e non si trattava delle voci, ma era come una sorta di preghiera sommessa, che non riusciva a cogliere. Dietro ciò che le sue orecchie udivano, c’era un’altra voce, lontana e debole, e tuttavia, in quel momento, più importante di qualunque altra, che cercava con difficoltà di mettersi in contatto con lei. Cercò di concentrarsi su di essa, nonostante le altre voci fossero così forti e quella così fioca, estraniando, per quanto le fosse possibile, la mente dalla realtà. Strinse gli occhi e si concentrò maggiormente, finché non riuscì ad eliminare i rumori esterni e udì un po’ più chiaramente quella debole preghiera costante. Per un attimo ebbe la sensazione che non sarebbe riuscita a sentire altro, poi, ad un tratto, ebbe la chiara immagine di Klaus, seduto a terra con gli occhi bassi.
« Bonnie, per favore, aiutami. Aiutami, ti prego… » sussurrava senza sosta. Guardandolo, si chiese cosa mai potesse essergli successo che lo avesse ridotto in quello stato, ma prima che riuscisse a rispondergli, fu catapultata nella realtà e aprì gli occhi.
Damon stava urlando qualcosa, ed era stato quello a svegliarla, ma Bonnie era troppo scossa dalla visione per prestare attenzione alle parole del vampiro.
« Basta Damon » mormorò. Aveva un gran mal di testa e sperò vivamente che Elena avesse un’aspirina in casa.
« Ehi, ti sei svegliata » Elena le si sedette accanto e le prese le mani « Come ti senti? »
La strega si guardò intorno: oltre ad Elena, c’erano Stefan e Damon, entrambi di fronte al divano dove lei era stata distesa fino a poco prima, e Caroline, seduta su una poltrona, con gli occhi fissi di fronte a sé e lo sguardo risoluto. « Cos’è successo? »
Tutti si scambiarono delle strane occhiate, e Bonnie pensò al peggio. « Cos’è successo? » ripeté, con voce sommessa.
« Klaus è stato qui, ed è riuscito ad entrare in casa, senza essere stato invitato »
« Klaus è entrato in questa casa? » ripeté la strega, guardandoli tutti a turno. Beh, era possibile, dal suo punto di vista. Klaus manteneva il ricordo dell’invito di Jeremy nel loro futuro parallelo, e visto che l’incantesimo prendeva forza da lui, era possibile che gli inviti ricevuti in quel tempo continuassero ad essere validi, ma c’era qualcos’altro che non andava. « Perché è venuto? Cos’ha fatto? »
« Questo è strano! Ha protetto Caroline da Elijah » l’interpellata ebbe uno scatto sulla poltrona e si voltò a guardare Elena, arrabbiata.
« Non mi ha protetta, mi ha usata per sembrare una brava persona, mentre è solo uno… argh! »
« Dov’è adesso? »
« Chi? »
« Klaus, dov’è adesso? » domandò ancora Bonnie, alzandosi dal divano.
« È andato con i suoi fratelli, sembravano tutti arrabbiati »
« Dobbiamo trovarli » decretò la strega, prendendo la giacca. Stefan le sbarrò la strada in un attimo.
« È assolutamente fuori discussione! Non abbiamo motivo di immischiarci nelle faccende degli originari, e finché non se la prendono con noi, non abbiamo motivo di provocarli »
« Voi non capite! È molto più complicato di così! Ci sono tante cose che non sapete »
« Cosa non sappiamo? » Bonnie li guardò nuovamente uno alla volta, disperata.
« Dobbiamo trovarli e parlare con loro. Per favore, fidatevi di me »
« Ok » disse Stefan, annuendo. « Troverò Elijah e lo convincerò a venire qui »
« No, è meglio un posto in cui non è necessario l’invito » ci pensò un momento « e so anche dove »
 

/--------/

 
Casa Mikaelson era completamente diversa da come la ricordava, quasi cadente, sicuramente malandata. Klaus aveva fatto davvero un buon lavoro quando l’aveva rimessa in sesto, era un peccato che adesso avesse così poche speranze di riassemblare la famiglia per pensare di riutilizzare quella villa. Gli originari arrivarono con un leggero ritardo, compatti, e rimasero stupiti quando furono all’interno. Elijah fece loro segno di non parlare e si voltò verso di loro, incuriosito.
« Sono sorpreso che abbiate scelto questo posto per parlare » disse. Bonnie si fece avanti.
« È una casa abbandonata, è perfetta per non essere ascoltati da orecchie indiscrete »
« Allora? Perché siamo qui? » la strega prese un respiro profondo e si mise al centro, tra gli amici e gli originari. Da dove poteva cominciare?

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Capitolo 7
*** Tutta la verità, nient'altro che la verità ***


7 – TUTTA LA VERITA', NIENT'ALTRO CHE LA VERITA'











Il luogo in cui si trovava era gelido, vuoto e malandato. Assomigliava ad un piccolo magazzino abbandonato, con il gesso che si staccava dalle pareti e un tetto che sembrava sul punto di crollare. Incatenato ad una parete, Klaus continuava a dibattersi, strusciando i piedi sul pavimento sporco, ma non pensò neppure per un attimo di urlare. Se suo padre aveva scelto quel posto, allora si trovava sicuramente nel bel mezzo del nulla, dove nessuno avrebbe mai potuto sentirlo, neanche se avesse urlato con tutto il fiato che aveva in corpo. E anche se qualcuno l’avesse sentito e fosse stato sotto l’effetto della verbena, nessuno sarebbe stato tanto forte da combattere contro Mikael e uscirne vivo. Suo padre mancava da tempo ormai. Lo aveva incatenato lì e aveva infierito un po’, ma non era ancora passato ai fatti, tuttavia Klaus non aveva alcun dubbio sul fatto che non mancava molto. Presto si sarebbe stancato di ricordargli che non aveva nessuno, e sarebbe passato alla violenza, e quello era il momento che Klaus temeva. Si sarebbe vendicato per la distruzione del paletto di quercia bianca, e gliel’avrebbe fatta pagare nel peggiore dei modi. Il chiavistello della porta cigolò e Mikael entrò nel magazzino un attimo dopo, con le mani occupate. Allora, Klaus capì che quel momento era arrivato.
 

/--------/

 
« Allora? Perché siamo qui? » la strega prese un respiro profondo e si mise al centro, tra gli amici e gli originari. Da dove poteva cominciare?
« Siamo qui perché io ho fatto un incantesimo » si aspettava che le facessero qualche domanda, invece tutti continuarono a guardarla, in attesa che continuasse. « Klaus ti aveva sacrificata nel rituale » disse, guardando Elena, la quale alzò le sopracciglia, non riuscendo a capire. « Tu sei sopravvissuta, ma da lì è successo di tutto. Sono morte tantissime persone, inclusi due di voi » aggiunse, rivolta agli originari « La situazione è degenerata, tutti avevamo perso qualcosa, non sapevamo più cosa fare, così ho chiesto a Klaus se era disposto ad aiutarmi a mandare indietro il tempo, a farsi canalizzare, così da poter cambiare qualcosa, anche solo una piccola azione, che migliorasse il futuro. E solo noi due avremmo ricordato quel tempo. Siamo andati troppo indietro, lui ha preso delle decisioni che non mi sarei mai aspettata prendesse, ed è cambiato tutto. È per questo che riesce ad entrare in casa tua, Elena. Lui conserva il ricordo dell’invito che ha avuto in quel tempo, e in qualche modo quel ricordo funziona ancora »
Il silenzio nella stanza era palpabile, tutti la fissavano, increduli, e lei li osservava uno alla volta, attendendo con ansia crescente la loro reazione, che non voleva arrivare. « Per favore, dite qualcosa »
« Perché avresti scelto proprio Klaus per aiutarti con un incantesimo del genere? » l’aveva chiesto Elijah, contro ogni sua aspettativa, ma la risposta non poteva essere più semplice.
« Perché è cambiato… perché tutto quello che è successo, tutto quello che noi ricordiamo sia successo, ci ha cambiati tutti. Perché sapevo che Klaus avrebbe saputo cosa cambiare e avrebbe avuto il potere di farlo, nonostante questo avrebbe significato perdere il rapporto che era riuscito a ricostruire con voi, pur di riavere indietro i due di voi che erano morti, di nuovo in vita »
« Un rapporto costruito su una bugia » sputò Rebekah, furiosa.
« No, avete saputo la verità, in quel tempo, e volevate lasciarlo. Ma il corpo di vostra madre si trova nell’ultima bara che Klaus possiede, l’unica che non ha aperto, e quando l’abbiamo aperta lei è riuscita a tenervi insieme, ma solo per potervi legare magicamente l’uno all’altro ed uccidervi, tutti voi, in un solo colpo »
« Stai mentendo! »
« Vorrei… ma è la verità! È stato questo ad unirvi veramente, e il fatto che Klaus vi abbia liberati e vi abbia detto la verità, di sua iniziativa, rischiando di essere odiato dalla sua stessa famiglia per l’eternità, avrebbe dovuto dargli almeno il beneficio del dubbio »
« Come fai ad essere così certa che sia cambiato? Non lo conosci nemmeno! Non come lo conosciamo noi »
« Hai ragione, Finn. Non lo conosco così bene, ma io, al contrario di voi, ho visto quel cambiamento. L’ho visto trasformarsi dal vampiro spietato che ha provato ad uccidere la mia migliore amica in un rituale mistico nell’ibrido completamente innamorato dell’altra mia migliore amica, per la quale sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa, e ha rinunciato al rapporto che era riuscito a costruire con lei per questo incantesimo, per riportare in vita tutte le persone che erano morte » Bonnie si rivolse ad Elijah, e si avvicinò a lui di qualche passo. « Questa casa in cui ci troviamo, l’aveva ristrutturata per voi, per vivere con i suoi fratelli, come una famiglia. E quando siamo tornati indietro, dopo avervi risvegliati, stava quasi per lasciare la città perché preferiva andarsene e rimanere da solo per sempre, piuttosto che rimanere e rimettere le vostre vite in pericolo. Ha accettato di aiutarmi nell’incantesimo per voi. Non vi sto chiedendo di perdonarlo, ma almeno dategli una possibilità »
« Ma è rimasto » ribatté Elijah. Bonnie sorrise.
« L’ho convinto io a rimanere… per Caroline » aggiunse, voltandosi verso l’amica, la quale la guardava di rimando, sconvolta. « Non ho mai visto nessuno guardare una ragazza come Klaus guarda te. E adesso, in questo tempo, lui non ha fatto assolutamente nulla contro Elena e continuerà a non fare nulla contro nessuno di noi, perché farebbe qualsiasi cosa per te… anche se tu non lo conosci ancora »
« Perché dovremmo crederti? Come facciamo a sapere che non ti ha fatto il lavaggio del cervello? » domandò Kol, annoiato. Bonnie sospirò, rassegnata.
« Rebekah, tu e Stefan stavate insieme negli anni ’20, e Klaus e Stefan erano grandi amici, ma poi Klaus ha fatto dimenticare a Stefan tutto quanto per proteggere entrambi. Tu volevi tornare con Stefan, così ti ha pugnalata » Stefan rimase sbalordito da quella scoperta e guardò la ragazza come per avere una conferma, la quale non tardò ad arrivare.
« Avrebbe potuto tranquillamente raccontartelo lui, una cosa da dirci in caso non ti avessimo creduto » ribatté lei.
« Hai ragione, ma mi avrebbe detto anche che scappavate da Mikael, il vostro amato padre, che non è davvero suo padre? Avrebbe rischiato di darmi un’informazione tanto preziosa solo per farmi credere da voi? O che la collana che Stefan ha trovato per terra in quel bar a Chicago e che ha inconsapevolmente regalato ad Elena, apparteneva a tua madre. O del fatto che è stata proprio vostra madre a trasformarvi tutti in vampiri dopo la morte del vostro fratellino. O di Alexander e il suo bellissimo, enorme, tatuaggio, di cui è meglio non parlare oltre. O del fatto che vivevate a New Orleans un centinaio di anni fa, cosa che mi è stata detta da Elena, dopo che tu, Kol, l’hai detta a lei. O del fatto che tu, Finn, stavi con una vampira chiamata Sage 900 anni fa, e che lei ti aspetta ancora. Allora, Rebekah? Non so un po’ troppo? Sono una strega, non posso essere soggiogata, e il semplice fatto che riesco a distinguere Finn e Kol senza il minimo dubbio, quando dovrebbe essere la prima volta che li vedo, dovrebbe essere un indizio sufficiente per voi »
Nella stanza cadde nuovamente il silenzio, stavolta però aveva come un sapore diverso. Bonnie riusciva quasi a sentire tutte le loro menti mentre cercavano di elaborare le informazioni e raggiungere una conclusione.
« Perché ce lo stai dicendo? » chiese infine Stefan. « Perché ci stai dicendo tutto questo? Non avrebbe avuto più senso continuare a tenercene all’oscuro? »
« Avrebbe avuto senso per voi, ma non per Klaus. Da quando siamo tornati indietro, ha fatto tutta una serie di buone azioni, una dopo l’altra, tutte volte a proteggere noi e la sua famiglia, e tutto quello che ha ottenuto, è l’essere costretto a mandarmi richieste d’aiuto »
« Cosa? » chiese Elijah, mentre tutti si facevano improvvisamente più attenti.
« Ho fatto un sogno, di lui che mi chiedeva aiuto. Voi vampiri avete la capacità di mandare segnali del genere alle persone con le quali siete connessi, e noi abbiamo raggiunto una buona amicizia in questi ultimi giorni, oltre al fatto che l’incantesimo è ancora recente. Sono praticamente l’unica persona di cui può fidarsi in questo momento. Ho pensato che l’aveste preso e lo steste punendo »
« L’abbiamo preso e l’abbiamo punito, l’abbiamo legato qui, ai piedi della scalinata. Si sarà liberato »
« No, è impossibile! Ho fatto quel sogno pochi minuti prima di venire qui e… »
« E cosa? Bonnie! » Bonnie si sedette su un gradino e si prese la testa tra le mani per un momento.
« Mikael » disse infine, facendo atterrire gli originari «Klaus ha liberato anche Mikael, dopo aver bruciato il paletto di quercia bianca che lui aveva. Sperava di risolvere, e non è andata bene, ma l’ha liberato lo stesso. Quando Stefan mi ha detto che eravate arrabbiati ho pensato che eravate stati voi, ma deve essere con lui. Mikael deve averlo seguito qui, e deve averlo preso. Dobbiamo trovarlo »
« Non ce n’è motivo! » ribatté Kol « Ci ha rinchiuso in delle bare per decenni, e se papà non ha la quercia bianca non può ucciderlo. Un po’ di sofferenza non gli farà male »
« Non capisci! L’incantesimo prende forza da Klaus, lo indebolisce. Se Mikael riuscisse a trovare una strega abbastanza potente, in quelle condizioni, potrebbe ucciderlo »
« E a noi cosa importa? »
« A tutti noi importa, Damon. A loro perché è il fratello, e a voi, perché quando Finn è morto in quel tempo, dopo un’ora, sono morti con lui tutti i vampiri che discendevano da lui. Quelli che lui aveva trasformato, e quelli che questi ultimi avevano trasformato e così via, fino all’ultimo. E lo stesso è successo quando è morto Kol. Prova ad indovinare da chi discendete tu, Stefan e Caroline »
« Ok, mi hai convinto… Partiamo al salvataggio »
« Ma come lo troviamo? Sia Klaus che Mikael sono bravissimi a nascondersi » Bonnie, questa volta, fece un gran sorriso.
« Beh… potremmo fare quel famoso incantesimo di localizzazione. C’è una scorta immensa di oggetti di sua proprietà a casa sua »
 

/--------/

 
Tenere gli occhi aperti stava diventando difficile. Inizialmente, Klaus non riusciva a capire come fosse possibile, ma con il tempo si era convinto che fosse colpa dell’eccessivo cambiamento venutosi a verificare. L’incantesimo non stava prendendo da lui soltanto l’energia, ma anche parte della sua capacità di guarire velocemente. Era sicuro che con un po’ di sangue la situazione sarebbe migliorata, ma se Mikael si rifiutava di bere sangue umano non ne avrebbe di certo dato a lui. Inoltre, il padre sembrava compiaciuto quando si era reso conto che le ferite che gli infliggeva sembravano non guarire. Quando si era stancato lo aveva chiuso in uno stanzino, talmente piccolo che non riusciva né a distendersi né ad alzarsi completamente. La porta era in spesso ferro arruginito, molto vecchia e sembrava che non venisse utilizzata da anni; quando Mikael l’aveva aperta aveva prodotto un rumore che Klaus non era riuscito a sopportare. Aveva preferito urlare pur di sovrastare quel suono. Non era legato, ma era talmente dolorante e pieno di tagli e lividi che, anche se fosse riuscito ad uscire, non sarebbe riuscito a correre abbastanza velocemente e silenziosamente da sfuggirgli.
All’improvviso, udì un rumore, tanto forte quanto terrificante, che lo paralizzò dal terrore. Lo conosceva bene, perché l’aveva sentito fin troppo spesso durante i lavori di ristrutturazione della casa. Si trascinò, con la poca forza che gli restava, fino alla porta, prese un respiro profondo e appoggiò le mani e la fronte su di essa.
« Papà » nessuna risposta, solo quel conosciuto rumore ritmico che non accennava a rallentare. « Papà, ti prego… non farmi questo » si fermò, incapace di continuare, mentre calde lacrime gli scorrevano sul viso. Se ne stupì. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva pianto con quell’intensità, ma nonostante una parte di lui non volesse che Mikael capisse che stava piangendo, l’altra parte lo spronò a non fermarsi. « Papà, ascoltami, ti prego. So che non siamo mai riusciti a trovare un punto in comune e che tu mi odi, ma mi hai cresciuto. Mi hai visto nascere, mi hai insegnato tutto… non puoi farmi una cosa del genere. Per favore, fammi uscire. Papà? » continuò a chiamarlo, in continuazione, anche quando fu chiaro che Mikael se ne fosse andato, finché non si addormentò.
 

/--------/

 
« È impossibile! Lì non c’è niente, solo alberi a perdita d’occhio. Mikael non farebbe mai del male a Klaus in un posto in cui chiunque può vederlo »
« Potrebbe esserci una casa o una cantina, qualcosa con delle pareti » tentò Elena. Tutta quella storia l’aveva in qualche modo elettrizzata. Si fidava ciecamente di Bonnie, e le credeva quando diceva che non correva più alcun pericolo, quindi ora era curiosa, voleva conoscere Klaus, che a quanto pare conosceva già tutti loro. Voleva parlargli, scoprire di più, per questo si era gettata in quella missione con foga. Caroline stava reagendo in maniera diversa. Anche lei, come Elena, voleva parlare con Klaus, ma gli argomenti sarebbero stati totalmente diversi, e, al contrario di Elena, voleva rimandare quel momento il più possibile.
Kol arrivò in quel momento con una cartina più recente della zona, e indicò un punto su di essa. « In questo punto sorgevano vecchie case un paio di secoli fa. Potrebbero essere rimasto qualcosa. Ed è abbastanza fuori mano per qualche sessione di tortura »
« Ok, andiamo allora »
« Cosa succede se incontriamo Mikael? » era stata Rebekah a chiederlo, ferma in mezzo ai fratelli, i quali si voltarono a guardarla, intuendo i suoi pensieri. Elijah gettò uno sguardo a tutti i presenti.
« Siamo in nove contro uno. Non può toccarci » decretò infine.

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Capitolo 8
*** Convalescenza e chiacchierate notturne ***


8 – CONVALESCENZA E CHIACCHIERATE NOTTURNE










Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando era stato rinchiuso lì dentro, ma non aveva mai avuto tanta paura in vita sua. Quando si era svegliato era molto stanco, le ferite facevano più male e la stanza puzzava terribilmente, ma non udiva più alcun rumore dall’esterno. Mikael doveva essere andato via da tempo ormai. Forse, una volta guarito, avrebbe avuto abbastanza forza da uscire da lì, ma non poteva guarire senza nutrirsi, e più tempo passava, più debole sarebbe stato. Appoggiò la testa al muro dietro di sé, ripensando a tutta la sua vita.  Non era giusto! Aveva trascorso secoli commettendo il male più assoluto, e adesso che finalmente aveva trovato una motivazione per redimersi, non ne aveva più la possibilità. Forse questa era la sua punizione, per tutto quello che aveva fatto e che non poteva disfare, per tutte le persone che aveva ucciso, per sua madre… per Henrik. Tirò su col naso, in un gesto che gli sembrò estremamente infantile, e avrebbe riso se la situazione non fosse stata disperata.
Capì che erano passati dei giorni dalla quantità di sonno che accumulava. Dormiva moltissimo, sebbene non riuscisse a sentirsi riposato, e vegliava per molte ore, durante le quali continuava ininterrottamente a chiamare, con voce flebile, suo padre. Non riusciva a distinguere il giorno dalla notte, ma riusciva benissimo a sentire ogni centimetro del suo corpo pulsare in protesta per gli spazi ristretti e le ferite che non volevano rimarginarsi.
Udì un rumore.
Successe all’improvviso, e fu così lieve che per un istante temette di averlo immaginato, ma la speranza era tutto ciò che aveva in quel momento. Con tutta la forza che aveva in corpo, prese a battere i pugni sulla porta e ad urlare con tutto il fiato che possedeva. Forse, dopotutto, avrebbe avuto fortuna.
 

/--------/

 
Erano passate tre settimane da quando Bonnie aveva rivelato la verità ai suoi amici e agli originari, e ancora di Klaus nessuna traccia. Lo aveva localizzato con un incantesimo ed era sicura di non sbagliarsi, eppure avevano setacciato l’aerea ogni giorno da allora, e non riuscivano a trovare altro che alberi, prati e rocce. Si sarebbero arresi dopo i primi due giorni, ma Bonnie era stata risoluta: non avrebbe abbandonato l’ibrido, anche a costo di cercarlo da sola. Non sapeva perché lo faceva. In fondo Klaus non le era mai piaciuto, ma negli ultimi tempi erano stati molto legati, e in qualche modo, Bonnie sapeva che lui era l’unico che avrebbe reso davvero felice Caroline. La sua amica aveva passato un brutto periodo, subito dopo aver scoperto che Matt e sua madre erano a conoscenza del suo segreto, e nonostante la situazione fosse migliorata, la strega era sicura che ancora la ragazza soffrisse di quegli episodi.
Tuttavia, dopo tre lunghe settimane di ricerche, stava per arrendersi anche lei, quando udì Caroline urlare così forte da far fuggire tutti gli uccelli che se ne stavano appollaiati sui rami sopra di loro.
« Non è niente » disse « Mi sono tagliata » ed in effetti, tutti riuscirono a vedere un enorme squarcio guarire in fretta sul braccio della giovane vampira. Stavano per ricominciare a camminare, quando i quattro originari si voltarono contemporaneamente verso un punto indefinito in lontananza.
« Che succede? » chiese Bonnie, ma loro non l’ascoltarono. Era un rumore, talmente debole e lontano che neanche Stefan e Damon riuscivano a sentirlo, ma loro potevano, e, facendogli cenno di seguirli, si diressero velocemente verso la fonte. Dopo qualche decina di metri anche i Salvatore iniziarono ad udire il suono e avanzarono spediti, senza fermarsi.
Fu così che trovarono la struttura. Era grande, ma talmente vecchia che la natura ne aveva nascosto quasi completamente le mura, mimetizzandola all’ambiente circostante. Trovare la porta non fu facile, ma una volta entrati ci fu un attimo di sgomento generale. Si trovavano all’interno di una stanza totalmente vuota, con mura lisce, dipinte di bianco. Il suono che prima avevano sentito, adesso era sparito, lasciandoli nel silenzio.
« Falso allarme » annunciò Damon allegramente « Andiamo a mangiare? »
« Aspetta! » Elena si avvicinò alle mura con circospezione e ne sfiorò la superficie con le dita « C’è qualcosa di strano qui »
« Cosa? » domandò Rebekah, spazientita.
« Non trovate strano che l’intera struttura sembri abbandonata e le mura siano state dipinte recentemente? »
« Davvero? Ti preoccupi di queste cose? » ribatté nuovamente la vampira, ma Bonnie era d’accordo con l’amica. Si avvicinò ad uno dei muri e appoggiò le mani sulla superficie, recitando strane formule che solo lei riusciva a comprendere. Ad un tratto si voltò verso una parete e si portò una mano a coprire la bocca.
« Distruggete quella » ordinò ai vampiri, con una tale sicurezza che neppure Kol riuscì a ribattere.
Quando il muro crollò, sotto i colpi ben assestati, rivelò una porta vecchia, ma molto pesante, fermamente chiusa da un chiavistello. Per Elijah fu un gioco da ragazzi aprirla, ma ciò che vi trovò all’interno lo fece gelare. Impiegò dieci secondi per riprendersi, poi aprì la porta un po’ di più, ma non abbastanza da far vedere agli altri l’interno, si introdusse nello stanzino, e trascinò fuori il fratello, svenuto.
 

/--------/

 
Tutti i presenti erano impalliditi quando avevano visto le condizioni in cui Klaus si trovava. Aveva lividi e tagli in tutto il corpo, soprattutto in faccia e sulle gambe, e le nocche sbucciate a causa dei pugni che aveva dato alla porta. Elijah era sicuro che sarebbe guarito completamente, ma aveva bisogno di assoluto riposo e una buona scorta di sangue, e per questo motivo avevano deciso di portarlo a casa di Elena. Jenna sarebbe stata al college per qualche giorno e lì Klaus sarebbe stato al sicuro nel caso in cui Mikael fosse tornato. Per Elena era strano vedere il vampiro che aveva tanto temuto occupare la stanza degli ospiti, ma vederlo in quelle condizioni la stava portando ad avere una sorta di empatia nei suoi confronti. Ancora più strano era ricevere ogni giorno Elijah, che veniva a controllare se il fratello si fosse svegliato.
Klaus aprì gli occhi dopo quasi nove giorni, in piena notte, senza capire dove si trovasse. Le ferite erano ancora presenti, ma gli sembrava che stessero guarendo e dolevano un po’ meno, tuttavia si sentiva estremamente debole e spossato. Si alzò dal letto, lentamente, e per un attimo ebbe le vertigini, ma si riprese subito, e prese a camminare, un passo dopo l’altro, verso la porta. All’interno della casa regnava un grande silenzio, ma Klaus riusciva a sentire la presenza di altre due persone, che dormivano nelle stanze vicine a quella che aveva occupato lui fino a poco prima. Ebbe la tentazione di entrare in una di essere e sbirciare all’interno, ma non voleva spaventare nessuno, soprattutto se si trattava di coloro che lo avevano salvato. Però aveva una gran fame. Sentiva l’esigenza impellente di nutrirsi e dovette fare gran forza su se stesso per scendere al piano di sotto. Fu allora che comprese dove si trovava. Non avrebbe mai dimenticato quel salotto, in cui aveva trascorso i tre giorni successivi alla morte di Kol, con la sporadica compagnia di Caroline. Chiuse gli occhi e si appoggiò alla parete, tentando di riacquistare l’equilibrio che per un momento gli era venuto meno. Elena era umana, quindi era difficile che tenesse delle sacche di sangue nel frigo, tuttavia un tentativo era necessario. Con suo grande stupore ne trovò due. Si lasciò crollare, esausto, per terra, mentre le beveva entrambe, e immediatamente sentì la vita fluire nuovamente in lui, e una nuova forza invaderlo. Improvvisamente, si rese conto di desiderare un momento di pace assoluta, in cui non essere disturbato da nessuno e poter metabolizzare con calma quello che era successo. Quando il suo sguardo finì inesorabilmente per specchiarsi sul vetro opaco dello sportello del forno, scoprì che sarebbe stato più difficile di quanto pensasse. Si era nutrito, eppure non era stato sufficiente per guarirlo. Sul suo volto si vedevano ancora i segni del tempo trascorso con il padre, e bastarono quelli per farlo crollare nuovamente.
Con la testa china sulle gambe, accolse il suono leggero dei passi che scendevano le scale e il sospiro sorpreso di Elena, quando lo vide. La ragazza lo osservò, immobile, per qualche istante, timorosa, poi gli si avvicinò e si inginocchiò davanti a lui. Allora Klaus alzò lo sguardo e lo puntò su di lei.
« Come sono arrivato qui? » le chiese, a bruciapelo.
« Ti ha portato Elijah, dopo che ti abbiamo trovato. Abbiamo pensato che sarebbe stato il posto migliore dove nasconderti finché Mikael è in circolazione »
« Elijah mi ha salvato? Perché? Era furioso con me. Tutti loro lo sono » Elena non sapeva cosa dire, così optò per l’argomento che desiderava prendere con lui da giorni.
« Tu mi conosci? » Klaus sorrise.
« Meglio di quanto credi »
« Bonnie ci ha detto la verità, riguardo l’incantesimo » il vampiro abbassò nuovamente la testa, a disagio. Non pensava che Bonnie avrebbe rivelato tutto, e non sapeva come sentirsi al riguardo. Prima era sicuro che tutti lo avrebbero guardato con odio, o quantomeno con diffidenza, ma una volta scoperta la verità non sapeva cosa aspettarsi da loro.
« E cosa ne pensi? » era una domanda stupida da fare, ma fu tutto ciò che riuscì a chiederle.
« Non sei come ti immaginavo » questo lo incuriosì. Sapeva che Elena aveva sentito parlare di lui a lungo, prima che si conoscessero, ma non avevano mai avuto un buon rapporto, e non avevano mai parlato di nulla che non fossero insoliti patti da stipulare.
« Come mi immaginavi? » le chiese quasi subito.
« Vecchio » rispose lei sinceramente, e a lui sfuggì subito una risata spontanea. « Beh, non vecchio, ma comunque più grande. Ti immaginavo più grande di Elijah, fisicamente. Immaginavo un uomo enorme e possente. Invece sei… »
« Esile? »
« Giovane… ed esile » precisò lei. « So che non ha molto senso, visto che non invecchi, ma, se non avessi sentito parlare di te, non avrei mai immaginato che fossi capace di fare del male a qualcuno » improvvisamente, gli occhi di Klaus si velarono di tristezza e sfuggì lo sguardo della ragazza per quanto gli fu possibile. « Cos’hai? »
« Perché hai deciso di aiutarmi? Perché mi hai permesso di dormire in casa tua? »
« Eri distrutto e avevi già l’invito in casa. Era la soluzione migliore »
« Ma mi hai accolto, pur avendo udito le peggiori storie sul mio conto »
« Avevi bisogno di un posto dove riposare in pace. Ho pensato che se ti avevo invitato in un altro tempo, avrai fatto qualcosa per guadagnartelo »
« Hai pensato male » le rispose lui, duramente. Rimasero in silenzio per molto tempo, l’uno di fronte all’altra, senza guardarsi, quando Klaus sussurrò piano, come in confessione.
« Ci siamo fatti delle cose terribili, lo sai? » Elena si decise finalmente a guardarlo, stupita da quel cambiamento improvviso. « Ho ucciso Jenna » ammise, e subito dovette portare una mano a fermarle la gamba, perché la ragazza era pronta per alzarsi e correre al college, da sua zia. « Non ora, nell’altro tempo. L’avevo sacrificata insieme a te nel rituale. Tu hai perso lei a causa mia, e molte altre persone a causa di quello che la mia presenza in città ha portato a te. E io ho perso due fratelli a causa tua. Tu non lo ricordi e loro sono tutti qui, vivi, ed è meraviglioso. È più di quanto avrei mai potuto sperare. Ma io ricordo… ricordo ogni più piccolo avvenimento, e guardando questa cucina, tutto quello che riesco a vedere è l’immagine del mio fratellino che brucia e la sua sagoma carbonizzata distesa per terra. Ed è stupido perché lui sta bene. Mi odia, ma è vivo e potrei lasciar andare quell’immagine, ma non ci riesco »
Elena lo aveva fissato per tutto il tempo con sguardo indecifrabile, incerta se fuggire o abbracciarlo. Infine, scelse una via di mezzo, e prese a dargli brevi pacche sulla gamba, cercando in questo modo di allontanare dalla sua mente quei brutti ricordi.
« Potresti chiedere a Bonnie di farti dimenticare. Dopo quello che ha già fatto non dovrebbe essere un incantesimo tanto difficile per lei »
« No, se dimenticassi, probabilmente, tornerei ad essere fissato con la maledizione, ricommetterei gli stessi errori. Dimenticare significa perdere tutto ciò che ho imparato dall’esperienza, tutti i ricordi che ho di Caroline… »
« Com’è iniziata con lei? »
« Non è mai iniziata a dire il vero. Non siamo mai stati insieme, ma io mi sono innamorato di lei il giorno del suo diciottesimo compleanno »
« È fra un paio di mesi » rifletté Elena.
« Già, è strano visto da questa prospettiva. Lei era triste, perché era il suo primo compleanno da vampira, ed era appena stata morsa da un licantropo, il quale aveva agito dietro mio ordine »
« Cosa? »
« Non avevamo mai realmente parlato prima, e a dire il vero volevo soltanto avere l’appoggio dello sceriffo. Salvare la figlia da morte certa mi sembrava un modo sicuro per riuscirci. Ma quando sono entrato nella sua stanza e l’ho vista… è cambiato tutto. Da quel giorno ho fatto tutto ciò che potevo per conquistarla, e con il tempo aumentavano anche i miei sentimenti. Anche lei provava qualcosa per me, glielo leggevo negli occhi, ma le cose terribili che avevo fatto continuavano a tenerla lontana da me. Lei si è presa libertà che nessun altro ha mai osato prendere, mi ha sfidato, mi ha ingannato e me l’ha sputato in faccia, insieme a tutto ciò che pensava di me, ma io, semplicemente, non riesco a farle nulla »
« La ami davvero? » Klaus rimase stupito da quella domanda, e dovette riflettere prima di rispondere.
« Non sono sicuro di cosa significhi amare una persona. È passato tanto tempo dall’ultima volta che mi è successo. Ma stare con Caroline mi fa sentire bene, perfino quando litighiamo e urliamo l’uno contro l’altra. Credo di si… credo di amarla »
« Allora forse dovresti chiarire con lei. Non era felice che tu le avessi mentito, ma da quando Bonnie ci ha detto la verità è diventata silenziosa. E quando ha visto Elijah tirarti fuori da quel buco sembrava sconvolta » Klaus sorrise, ma era un sorriso velato di tristezza.
« Sai, non abbiamo mai parlato così »
« Come parliamo di solito? »
« Strategie, patti, favori, minacce… l’unica volta che ho provato ad essere gentile con te, in realtà parlavo con Katerina, e non l’avevo capito. E un’altra volta… »
« Cosa? »
« Un’altra volta ti ho rapita, per tenerti al sicuro da una particolarissima minaccia. Tu non eri molto contenta, ma in quell’occasione ti ho rivelato una parte molto dolorosa della mia vita »
« Ti va di condividerla con me una seconda volta? »
« Non è necessario. Non correrai più quel pericolo » capì immediatamente che lei era rimasta delusa da quella risposta. « Scusa, è che… è una cosa molto personale e non me la sento di condividerla con te adesso… in fin dei conti mi hai appena conosciuto, e fino a poco tempo fa non eri esattamente la mia più grande ammiratrice »
« Va bene, lo capisco »
« Sai, dovresti parlare con Jenna… raccontarle tutta la verità. Io l’avevo fatto, per ferirti. Ho usato il metodo sbagliato, l’ho spaventata, ma lei ha reagito bene. Reagirà bene di nuovo »
« Non sono sicura di volerlo fare. Finché non sa nulla è al sicuro »
« No, Elena. Finché non sa nulla è facilmente ingannabile da qualsiasi vampiro arrivi in città. La verità fa paura, ma aiuta le persone a proteggersi dai pericoli » lei annuì e gli sorrise.
« Hai ragione, gliene parlerò. Non so come, ma lo farò »
« Posso aiutarti, se vuoi »
« Grazie Klaus » lui avrebbe voluto risponderle, ma qualcuno bussò alla porta, ed Elena saltò in piedi, spaventata. Gettò uno sguardo veloce al suo ospite, prima di andare ad aprire la porta.
« Elijah » disse semplicemente, quando lo vide all’ingresso. « Mi hai spaventato a morte, sono le quattro del mattino »
« Mi dispiace, Elena. Stavo facendo una passeggiata e ho visto le luci accese »
«Passeggiavi a quest’ora? » l’originario sorrise.
« Non riuscivo a dormire. Ho pensato di venire a trovare mio fratello. Volevo entrare dalla finestra, ma vedendo che c’era qualcuno sveglio ho pensato di usare le buone maniere. Come sta? » Elena gli fece cenno di entrare e lo condusse in cucina.
« Giudica tu »
I due fratelli si ritrovarono faccia a faccia, e Klaus si alzò lentamente da terra, cercando di ignorare la protesta delle gambe. C’era una tensione quasi palpabile nell’aria, in cui nessuno dei presenti riusciva a proferire parola. Poi, Elijah tentò di avvicinarsi al fratello e quest’ultimo fece automaticamente un passo indietro, cozzando contro il piano cottura.
« Sapete, io devo alzarmi presto domani, per andare a scuola. Sarà meglio che vada a dormire »
« Domani è domenica, Elena » le ricordò Elijah, senza staccare gli occhi da Klaus.
« Vi lascio soli. Cercate di non svegliare Jeremy, per favore »
I due fratelli rimasero nella cucina, in piedi, l’uno di fronte all’altro. Elijah guardava Klaus ininterrottamente, studiandolo. Il minore, al contrario, evitava quello sguardo con tutto sé stesso. Cercò nuovamente di arretrare quando Elijah si avvicinò ulteriormente, ma dietro di sé c’erano soltanto i mobili e il muro, e non poteva andare oltre senza rendersi ridicolo. Tuttavia, ad ogni passo che il fratello faceva, Klaus sentiva un’ansia incontrollabile invaderlo, e il corpo tremava, implacabile. Dentro, sentiva che un comportamento del genere era da stupidi, ma dopo quello che era successo con Mikael, sapeva che non avrebbe sopportato un altro colpo sferrato da un membro della sua famiglia. Quando vide la mano di Elijah alzarsi, strinse gli occhi e aspettò l’impatto, invece avvertì soltanto delle dita delicate che sfioravano il contorno del suo occhio destro. Emise immediatamente un gemito di dolore. Il livido era migliorato rispetto a quando gli era apparso, ma era ancora violaceo e si rendeva conto adesso che pulsava dolorosamente.
« Bonnie dice che Mikael è stato aiutato da una strega » disse Elijah, continuando a cercare imperterrito il suo sguardo « Gli strumenti che ha usato per torturarti erano incantati, per questo le ferite non vogliono guarire. Neanche il mio sangue è stato sufficiente. Sta cercando un controincantesimo, ma è difficile senza conoscere l’incantesimo usato »
Klaus non diede alcun segno di averlo sentito. Continuava a tenere lo sguardo puntato altrove e stringeva le mani sul bordo del piano dietro di sé.
« Parlami » lo implorò Elijah. « Non ti chiedo molto, solo di dirmi qualcosa »
« Non ho niente da dirti »
« Nik, ti abbiamo trovato murato vivo in un magazzino abbandonato. Hai idea di quanto è stato difficile per me vederti su quel letto, ferito e non poterti aiutare? Se ci avessi detto la verità fin da subito… »
« Vi ho detto la verità. Vi ho detto l’unica verità che non sono riuscito a rivelarvi per mille anni. Non avevate bisogno di sapere dell’incantesimo. Tutto quello di cui avevate bisogno era credere nelle parole che ho scritto in quella lettera, e non l’avete fatto »
« Ci crediamo ora… »
« Ma io ho paura ora! Ho passato l’inferno, e mi sento umano. Ogni parte del mio corpo si sente umana. E ho paura di voi… non posso stare con voi finché mi sento così debole »
« Non ti faremmo mai del male, non come te ne ha fatto lui »
« Questo lo so, ma non è sufficiente » Klaus era distrutto. Finalmente riusciva a guardare il fratello, ma aveva gli occhi lucidi e la voce gli tremava. « Non sono mai stato tanto sincero con te, Elijah. Vi ho detto che non vi avrei biasimati se mi aveste odiato, ed è vero. Non vi biasimo, merito ogni goccia del vostro odio. Ma mi sono appena svegliato dopo una sessione di torture inflittami da nostro padre, e in questo momento ho bisogno di tempo per pensare. Ho bisogno di tempo per guarire, non fisicamente, ma… »
« Ho capito »
« Ho bisogno di tempo per trovare la forza di stare vicino a voi e non temere che mi venga fatto del male. Vi amo, più di quanto possa esprimere a parole. Siete la mia famiglia. Ma ho bisogno di stare lontano da voi per un po’ » Elijah annuì.
« Noi rimarremo in città… stiamo rimettendo in sesto la casa in cui ci hai portati. Bonnie ci ha detto che l’avevi ristrutturata per noi. Quando sarai pronto, quella è casa tua » e detto questo andò via, lasciandolo da solo a riflettere sulle sue stesse parole.

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Capitolo 9
*** Nuovi rapporti ***


Il ritardo di questo capitolo è mostruoso, ma una volta una persona mi ha detto che tutto avviene per un motivo. Quando ho finito di scriverlo, ieri, ho pensato di pubblicarlo oggi e di dedicarlo a Joseph Morgan, magnifico interprete del protagonista di questa storia, come augurio di buon compleanno. Invece lo dedicherò a una persona, una giovane donna, che è appena venuta a mancare, sperando che abbia trovato la pace.
 

9 – NUOVI RAPPORTI








Klaus continuava a ripensare alla conversazione avuta con il fratello e all’insensata paura che aveva provato avendolo vicino. Sapeva benissimo che Elijah non mentiva mai, eppure sapeva nel profondo che avrebbe continuato a provare quel terrore sia con lui che con gli altri membri della sua famiglia. Per la prima volta, da quando era diventato un vampiro, era il più debole fra loro, e per questo temeva che ne potessero approfittare per vendicarsi, in un momento in cui lui non aveva alcuna possibilità di difendersi. Questi pensieri lo tennero sveglio fino all’alba, poi chiuse gli occhi e crollò.
Fu un forte odore aromatico a svegliarlo. Klaus aprì gli occhi lentamente e rimase sorpreso da ciò che vide: Elena stava posando delicatamente sul comodino il vassoio della colazione.
« Non dovevi » le disse, a voce bassa. Lei sorrise.
« Non preoccuparti. Mi annoiavo e la colazione a pranzo è una delle cose migliori della vita » a quelle parole, Klaus si voltò verso l’orologio: erano quasi le due. Prese timidamente una tazza dal vassoio e vi poggiò sopra le labbra, bevendo a piccoli sorsi il latte caldo che vi era contenuto.
« Ho dormito cosi tanto? »
« Sei stanco, è normale nelle condizioni in cui sei. Ti serve riposo »
« Sei sicura di volermi ancora qui? Non ti disturbo? »
« No… al contrario. Questa stanza la usa mio zio John quando viene a trovarci. Finché è occupata abbiamo una scusa per non ospitarlo »
« Non credo di conoscerlo, ma in tal caso sono felice di farti un favore »
« Com’è andata con Elijah? » Klaus ammutolì e abbassò la testa. « Così male? »
« No, a dire il vero credo che mi abbia perdonato, almeno in parte »
« Però? »
« Ho paura di lui » ammise, provando rabbia verso se stesso. « È stupido e immotivato da parte mia, ma non posso farne a meno. Stanotte ero terrorizzato da quello che avrebbe potuto farmi. Da quello che aveva il potere di farmi »
« Sei un vampiro, non puoi morire »
« Ma posso essere ferito, anche gravemente. Nessuna ferita, per quanto grave, riuscirebbe ad uccidermi, ma non posso sopportarne altre. Finché questa storia dell’incantesimo non sarà finita, e questo tempo arriverà ad un punto che quello precedente non ha raggiunto, io non mi sentirò al sicuro con la mia famiglia »
« Quindi vuoi stare lontano da loro per i prossimi nove mesi? »
« Siamo stati lontani molto più a lungo. Nove mesi passano in un attimo per un vampiro »
« Non credo che approfitterebbero di questa situazione. Erano molto preoccupati per te » Klaus non rispose e finì la sua colazione in silenzio. « Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, ma credo che adesso tornerò a casa mia. Ti ho disturbato anche troppo »
« Non se ne parla nemmeno » il tono che Elena usò lo fece sobbalzare. « Non c’è bisogno dell’invito a casa tua. Se volessi andare a vivere con i tuoi fratelli almeno avresti qualcuno che ti protegge, ma in quell’appartamento saresti solo, e se Mikael ti trovasse saremmo di nuovo al punto di partenza. Tu resti qui, fine della discussione »
« E cosa succederà quando tornerà Jenna? »
« Sarai gentile con lei per riscattarti del fatto che ricordi di averla uccisa » rispose lei con semplicità. « Faresti meglio a prepararti, perché dovrebbe tornare a momenti »
 
Jenna arrivò a casa un paio d’ore dopo, portando con sé un mucchio di libri e appunti vari. Quando la vide entrare, Klaus si sentì improvvisamente a disagio. I ricordi di come l’aveva trasformata e poi uccisa riaffiorarono di colpo, violenti e più nitidi che mai. Tutto ciò che desiderava in quel momento era poter fuggire e non dover più rivedere quei visi sorridenti, ma prima che trovasse la forza di muovere un passo verso la porta, Jenna si voltò verso di lui e lo guardò incuriosita.
« Chi è il nostro ospite? » domandò ad Elena, senza tuttavia smettere di guardarlo.
« È un amico, speravo potesse rimanere per qualche giorno qui con noi »
« Certo, nessun problema. Hai un nome? » il modo in cui Jenna aveva continuato a fissarlo per tutto il tempo lo fece arrossire prepotentemente, e improvvisamente si ritrovò in grado solo di balbettare.
« Lui è Klaus » rispose Elena al posto suo, gettandogli un’occhiataccia. La zia sembrò sorpresa dal suo atteggiamento, ma non disse niente e si spostò verso la cucina.
« Che ti prende? » lo aggredì la ragazza, mantenendo la voce bassa così da non farsi sentire.
« Mi dispiace, è che… mi sento in imbarazzo pensando al nostro passato e a quello che ho fatto e… dal modo in cui mi guardava… » Elena gettò un’occhiata alla zia prima di sorridere maliziosa e rivolgersi nuovamente a lui.
« Non so se ne sei consapevole, ma sei piuttosto bello, e nonostante è evidente che sei stato pestato, si nota parecchio » Klaus rimase profondamente stupito da quelle parole. Certo, era consapevole del fascino che emanava, ma avere quel rapporto con Elena, e sentirsi dire certe cose da lei, lo lasciava basito.
Si diresse a passo lento verso la cucina, seguendo le due donne, e le osservò attentamente mentre le due chiacchieravano del più e del meno. Un profondo senso di colpa lo travolse all’improvviso, mentre si rendeva conto di quanto unite fossero, e di quanto dolore doveva aver provocato ad Elena quando aveva ucciso la zia davanti ai suoi occhi, senza prestare attenzione alle sue suppliche.
Dieci minuti dopo, erano tutti seduti intorno al tavolo della sala da pranzo. Klaus aveva preso posto dopo un momento di esitazione, mentre osservava quella famiglia all’apparenza così felice. Jenna le sedeva di fronte, Jeremy ed Elena, invece, erano ai suoi lati, ma c’era un ulteriore coperto sul tavolo, che Klaus non poté fare a meno di notare.
« Elena, chi altro verrà a pranzo? » la ragazza gli sorrise di rimando, proprio mentre suonavano alla porta. Il cuore cominciò a battergli forte nel petto al suono di quei passi che conosceva così bene, e il sorriso smagliante sul volto di Caroline, che vide dopo pochi istanti, lo rese incredibilmente nervoso.
« Buongiorno a tutti, ho portato la lasagna » annunciò la ragazza, alzando la teglia che aveva fra le mani. Sembrava allegra ad un primo sguardo, ma Klaus avvertì il battito leggermente accelerato del suo cuore e si agitò sulla sedia. Se Caroline era nervosa, lui lo era il triplo. Elena se ne rese conto immediatamente, ma ne ebbe conferma con il trascorrere del pranzo. Si era fatta un’idea di Klaus, del suo carattere e del suo modo di rapportarsi con le persone, e quello che l’originario le aveva mostrato di essere nelle ultime 24 ore la costrinse a cambiare tutte le sue aspettative.
« Allora Klaus, da dove vieni? » gli domandò Jenna, appena tutti ebbero iniziato a mangiare.
« Non c’è una risposta precisa a questa domanda… viaggio molto e non mi fermo a lungo in un posto »
« Come mai? A causa del lavoro? »
« No… sono un ereditiero, in effetti. Una fortuna che si tramanda da generazioni »
« Non hai nessun lavoro quindi? »
« No. Mi piace dipingere, ma è solo un passatempo »
« Mi sarebbe piaciuto imparare, ma non ho mai avuto il tempo. Magari un giorno potresti insegnarmelo »
« Mi farebbe molto piacere, Jenna » la donna sorrise e si appoggiò con i gomiti sul tavolo.
« Allora, come vi siete conosciuti tu ed Elena? »
« Andiamo Jenna, questo non è un interrogatorio » ribatté la diretta interessata, innervosita, facendo sobbalzare la zia.
« Mi dispiace, è solo che Jeremy mi ha detto che ha dormito nella camera degli ospiti in questi giorni e sono la vostra tutrice. Devo sapere chi c’è in casa mia con voi, soprattutto quando io non ci sono »
Elena rabbrividì. La verità era che lei stessa non aveva idea di come rispondere a quella domanda. Esistevano due risposte differenti e ne quella sua ne quella di Klaus andavano bene. Caroline dovette capirlo, perché fu lei a rispondere, dopo aver stretto una mano a quella del vampiro.
« Gliel’ho presentato io… è il mio ragazzo » Klaus la fissò, sconcertato, così come Elena e Jeremy. « Ci siamo conosciuti qualche settimana fa al Grill e stiamo insieme da allora. Casa sua ha avuto qualche problema all’impianto del gas, quindi aveva bisogno di un altro posto dove stare per un po’. L’avrei ospitato io, ma conosci mia madre, non avrebbe mai lasciato entrare in casa un ragazzo, soprattutto sapendo che stiamo insieme. Ho chiesto io ad Elena di ospitarlo per un po’ » appena ebbe finito di parlare, Caroline sentì la mano di Klaus aumentare la stretta intorno alla sua, in segno di gratitudine, pensò, ma lei avvertì che in quel gesto c’era anche qualcos’altro.
« Ok, d’accordo, solo, la prossima volta, avvisatemi prima »
« Certo, Jenna » la donna sorrise e il pranzo continuò in maniera serena, tra una chiacchiera e l’altra. Passò un bel po’ prima che Jenna si rivolgesse di nuovo a Klaus.
« Stai bene? » gli chiese « Non hai toccato cibo » in effetti Klaus aveva passato tutto il tempo a giocherellare con la forchetta, nervoso e imbarazzato, ripensando alla conversazione precedente e ascoltando i loro discorsi come se non si trovasse lì. Di solito amava mangiare, ma all’improvviso si accorse di avere lo stomaco chiuso e l’occhio continuava a pulsare terribilmente.
« Mi dispiace, non ho fame » dichiarò, sconfortato « Ho bisogno di riposare, credo »
« D’accordo, vai nella tua stanza… puoi dormire quanto vuoi » lo tranquillizzò Elena, lui annuì e non se lo fece ripetere due volte, sparendo alla volta delle scale. Dopo un paio di minuti di silenzio, Caroline si alzò.
« Scusate, vado a vedere come sta » se Jeremy o Elena rimasero stupiti, non lo diedero a vedere, ma non appena anche la ragazza fu lontana, Jenna si voltò verso i nipoti con impazienza.
« C’è qualcosa che devo sapere? »
« Di che genere? » domandò Jeremy con cautela.
« Ditemelo voi… state nascondendo qualcosa. Prima tutte le bugie di Alaric, ora le vostre. Chi è quel ragazzo? »
« È il ragazzo di Caroline, come ha detto lei »
« Non sono nata ieri, Elena » ribatté Jenna. « Non si sono rivolti la parola per tutta la sera, lui non aveva la più pallida idea del fatto che lei sarebbe venuta a cena, ed eravate tutti stupiti quando Caroline mi ha dato la sua spiegazione dei fatti, incluso lui. Chi è? Perché dorme qui? Perché è ricoperto di lividi? » Elena si sentì con le spalle al muro.
« Non è facile da spiegare »
« Provaci, perché se non saprò la verità entro due minuti, giuro che chiamerò Liz Forbes e vedremo cosa ne penserà lei quando le dirò che sua figlia sta uscendo con uno che è appena stato coinvolto in una rissa »
« Non è stato coinvolto in una rissa, Jenna… è molto più complicato di così »
« La verità ragazzi, o me la dite voi adesso o la scoprirò da sola. È l’ultima occasione »
« Ok » annuì Elena, con voce tremante. « Klaus è il fratello di Elijah… è arrivato a Mystic Falls qualche settimana fa, ha a attaccato bottone con Caroline al Grill e sono usciti insieme, una volta… poi lui ha avuto una lite con i suoi fratelli ed è scomparso. Elijah era preoccupato, così l’abbiamo aiutato a cercarlo e l’abbiamo trovato dopo tre settimane, per puro caso, picchiato e… rinchiuso in una stanza, dal padre » Jenna era visibilmente scossa, ed Elena valutò la possibilità di fermarsi lì, ma decise che non aveva senso. « L’abbiamo portato qui dieci giorni fa e si è svegliato solo stanotte. Il padre è un tipo violento, e ha scoperto che Klaus è il figlio dell’amante della moglie. Non può stare con i fratelli, ne a casa sua da solo… deve stare con qualcuno, ma in un posto in cui suo padre non ha motivo di cercarlo. Per questo è qui »
« Avete chiamato la polizia? »
« Non possiamo… la situazione è molto più complicata di così. Il coinvolgimento della polizia complicherebbe le cose. Questo è tutto quello che posso dirti. Ti basti sapere che è quasi morto e che ora ha bisogno di protezione » Jenna si portò una mano sul volto e sospirò.
« E che succede se il padre lo trova qui? Saremmo in pericolo »
« Jenna, per favore! Non ha un altro posto dove andare »
 

/--------/

 
Klaus si gettò sul letto, ignorando il dolore che quel gesto aveva causato a molteplici parti del suo corpo, e nascose la faccia contro un cuscino. Inspirò forte, come se quel gesto potesse riuscire a calmarlo, ma non ebbe l’effetto sperato, al contrario, sentì l’immediato bisogno di fuggire via, lontano da quel luogo, e di continuare a nascondersi e a fuggire, sebbene l’idea che la sua vita fosse diventata una pura e semplice lotta per la sopravvivenza lo disgustasse. Era così concentrato sul proprio respiro e i propri pensieri, che non udì il timido bussare alla porta, né quella stessa porta aprirsi, o i passi in avvicinamento. All’improvviso avvertì il materasso abbassarsi sotto il peso di un’altra persona, e alzò di scatto la testa, solo per osservare l’espressione assorta di Caroline.
« Scusa, ho bussato, ma non hai risposto »
« Cosa fai qui? »
« Sono venuta a vedere se stavi bene » Klaus si alzò a sedere lentamente, senza mai distogliere lo sguardo, e sorrise impercettibilmente di fronte all’imbarazzo di lei.
« Perché hai detto a Jenna che stiamo insieme? » le chiese a bruciapelo. Caroline ci rifletté su un momento prima di rispondere.
« Quando ho saputo chi eri mi sono sentita tradita. Pensavo mi stessi usando per arrivare ad Elena. Poi Bonnie ci ha raccontato tutto. Ha detto che saresti disposto a fare qualunque cosa per me e che, per questo incantesimo, hai rinunciato al rapporto che eravamo riusciti a creare »
« Bonnie è fin troppo perspicace per i miei gusti »
« Che tipo di rapporto eravamo riusciti a creare, Klaus? » lo domandò con un filo di voce, ma lui la udì perfettamente.
« È complicato da spiegare… io ho fatto cose terribili in questa città, soprattutto a te e ai tuoi amici. Questo ci teneva lontani, ma c’era qualcos’altro che ci avvicinava. Era come una forza fisica che ci impediva di stare lontani l’uno dall’altra. Io mi sono innamorato di te la prima volta che ci siamo scambiati più di tre parole, la prima volta che abbiamo realmente interagito. E tu eri attratta da me… non l’avresti mai ammesso, ma riuscivo a leggertelo negli occhi… nei piccoli gesti. Tu sei riuscita a farmi ridere per la prima volta dopo tanto tempo. Con te riuscivo ad essere umano. Non ho mai voluto ingannarti, Caroline. Volevo solo aspettare il momento giusto per dirti la verità, se te l’avessi detta subito avresti pensato comunque che ti stavo usando solo per arrivare ad Elena. Invece, la verità è che potevo rinunciare all’ossessione con cui ho convissuto per mille anni, ma non potevo rinunciare a te. Io ti amo »
Caroline non sapeva cosa dire. Non conservava il minimo ricordo di ciò di cui Klaus aveva parlato, eppure avvertiva quell’attrazione in maniera così forte da lasciarla stordita. Con lentezza esasperante, alzò una mano verso la guancia di Klaus, poi alzò anche l’altra, fino a prendergli il viso tra esse, e si avvicinò. Le loro labbra si sfiorarono con dolcezza e le loro lingue si accarezzarono in una danza infuocata, sempre più veloce. I vestiti volarono via senza che i due ne avessero cognizione, totalmente concentrati sulle sensazioni che stavano provando. Klaus abbracciò Caroline in vita e la distese con delicatezza sotto di sé, poi iniziò a lasciarle una serie di baci umidi partendo dal collo fino ad arrivare all’ombelico, godendo dei movimenti incontrollabili che le provocava. Si riportò alla sua altezza, strusciando volutamente il suo corpo contro quello della ragazza, e la baciò con trasporto, mentre, per la prima volta, la faceva sua.
 
Quando Klaus si svegliò impiegò un paio di secondi per ricordare ciò che era successo e un minuto buono per realizzare che non si era trattato di un sogno. E neanche il fatto che Caroline se ne fosse andata riuscì ad intaccare il senso di felicità che gli si creò dentro. Tutto ciò che trovò accanto a sé, al risveglio, fu un bigliettino, scritto con una grafia semplice ed ordinata.

Klaus, mi dispiace andare via così, ma mia madre mi ha chiamata e non volevo svegliarti. Ci vediamo domani. Baci, C.

Sospirò e sperò con tutto se stesso che la ragazza non si fosse pentita dell’accaduto. Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, poi aprì l’acqua calda e si preparò per la seconda doccia della giornata. Tuttavia non riuscì a sentirsi meglio… continuava a sentirsi sporco, come se fosse ancora rinchiuso in quel buco umido e maleodorante. Forse era solo la sua immaginazione, una sorta di stress post-traumatico per vampiri, sapeva solamente che non riusciva a smettere di pensare al tempo trascorso in balia di suo padre, e a quello che lui gli aveva fatto. Ultimamente perdeva spesso la cognizione del tempo e quella doveva essere una di quelle volte, perché Elena entrò in bagno con stizza.
« Jeremy, sei lì dentro da un’ora, cosa stai facendo? » urlò la ragazza. Klaus chiuse di colpo il rubinetto e si sentì più sporco e dolorante di prima. « Jeremy? »
« Elena, sono io e… non posso uscire » si rese conto con un gemito che non aveva vestiti lì. Quando si era svegliato indossava una tuta, probabilmente un prestito del giovane Gilbert, e per quella giornata aveva messo i vestiti con cui era stato trovato, opportunamente lavati e disinfettati. Elena sembrava ammutolita, ma si riscosse in fretta e andò a prendere qualcos’altro dall’armadio del fratello, poi gli passò il necessario per coprirsi dallo sportello della doccia.
« Devo mettere solo questo? » chiese Klaus, con una sonora nota di incredulità nella voce.
« Certo che no! Quelli sono soltanto per permetterti di uscire dalla doccia senza che io veda troppo. Bonnie mi ha chiesto di controllare le condizioni delle ferite, in particolare sulla tua schiena, quindi quale momento migliore di questo? Avrei chiesto a Caroline di farlo al posto mio, ma non penso abbia prestato attenzione a certe cose questo pomeriggio. Andiamo, esci! »
« Caroline ti ha parlato di questo pomeriggio? » balbettò lui.
« Non ce n’è stato bisogno. Ero in casa, così come Jeremy e Jenna, e non siete stati proprio silenziosi »
« Non ci posso credere! »
« Tranquillo! Non è stata una tragedia. Andiamo! Esci di lì! » gli disse di nuovo, con impazienza.
« Non posso »
« Davvero? Non sei mai andato al mare? Chissà quante donne ti hanno visto in costume prima d’ora… o nudo. Non puoi imbarazzarti per me » Klaus aprì la porta della doccia, ed uscì con cautela. Non vide la reazione di Elena, ma sentì benissimo il sussulto che ebbe.
I lividi e le ferite provocate da Mikael erano ancora lì, in vista, ma non erano quelle che avevano spaventato la ragazza. Klaus aveva strofinato il suo corpo con così tanto vigore e così a lungo da provocarsi graffi ovunque, graffi che, evidentemente, prendevano forza dal fatto che il corpo del vampiro fosse debole e non avevano alcuna intenzione di guarire.
« Perché? » gli chiese, semplicemente.
« Non riuscivo a sentirmi pulito » rispose lui, con altrettanta semplicità. Elena lo abbracciò senza pensarci due volte, e dovette scostarsi un po’ quando lui gemette di dolore.
« Scusami »
« Non importa. Mi passerà prima o poi, è solo questione di tempo. Dimenticherò quello che è successo e andrà tutto bene » lei annuì e si allontanò.
« Ho raccontato a Jenna del rapimento e di quello che ti è successo con Mikael. Non aveva creduto alla storia che le avevamo raccontato a pranzo e ha minacciato di chiamare lo sceriffo, così… »
« Ok… come ha reagito? »
« Siamo riusciti a convincerla che questo è il posto più sicuro per te. Puoi rimanere quanto vuoi »
« Il grande e cattivo vampiro Klaus protetto da tre esseri umani. È comico se ci pensi »
« In una casa in cui il grande e cattivo papà di Klaus non può entrare. È la parte più importante, l’hai dimenticata » Klaus finì di vestirsi in fretta, sentendosi impacciato nei larghi vestiti di Jeremy, e decise di non rispondere. Fu lei a riprendere la parola dopo alcuni minuti.
« Elijah ha chiamato oggi, mentre dormivi. Voleva sapere come stai »
« E cosa gli hai risposto? »
« La verità. Che non hai mangiato nulla, che hai parlato a malapena, che dormi tantissimo per uno che si è appena svegliato da una dormita di nove giorni. Che ancora non ci sono miglioramenti »
« Gli hai detto almeno qualcosa di buono? »
« Ho accennato al fatto che ti fossi divertito con la mia migliore amica, ma mi sono tenuta più sul vago che ho potuto » sorrisero entrambi e non parlarono più, poi, quando Elena stava per aprire la porta, Klaus la fermò.
« Non avrei mai creduto di poter trovare un’amica in te. Grazie per tutto quello che stai facendo per me »
« Per un amico questo ed altro » rispose lei, e con un ultimo sorriso si chiuse la porta alle spalle.

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Capitolo 10
*** Il compleanno di Jenna ***






 
10 – IL COMPLEANNO DI JENNA





 
Dopo qualche giorno Klaus iniziò ad abituarsi alla routine di casa Gilbert. Era ancora strano vivere lì con loro, ma era quanto di più vicino ad una famiglia avesse avuto da quando era diventato un vampiro.
Le notti continuavano ad essere difficili: non riusciva a dormire e quando finalmente prendeva sonno, incubi assurdi popolavano la sua mente, senza lasciargli un momento di sosta. Si sentiva quasi tornato all’epoca in cui era afflitto dalla maledizione del cacciatore, solo che adesso, anziché trattarsi di allucinazioni, si trattava di semplice paura. Aveva il terrore di Mikael, che potesse trovarlo e completare il lavoro, che trovasse le persone a lui care e gliele portasse via una dopo l’altra, ed era stanco di vivere nella paura. Era stanco di temere suo padre.
Si rigirò nel letto per la millesima volta, tirandosi le coperte fin sopra la testa nel tentativo di sfuggire ai raggi solari che, pigri, lo sollecitavano ad alzarsi.
«In piedi, Klaus» la voce di Jenna annullò tutti i suoi propositi, costringendolo a spostare le lenzuola e a prepararsi al nuovo giorno che iniziava. Dopo il loro primo incontro, la zia di Elena aveva accettato la sua presenza in casa, cominciando a considerarlo uno di famiglia. Inizialmente credeva che la donna lo avrebbe cacciato dopo un paio di giorni, pretendendo il suo spazio, invece non era successo, e Klaus aveva iniziato a considerare la stanza che usava come sua, portando lì alcuni dei suoi oggetti più cari.
«È perché le ho detto di tuo padre» gli aveva detto Elena dopo la prima settimana. «Le abbiamo detto che ha tentato di ucciderti e si sente responsabile»
«Solo perché non sa che l’ho uccisa» replicò lui con tristezza.
«Non è vero!» esclamò Elena, guardandolo con decisione. «Non l’hai uccisa. Avevi la possibilità di rifare esattamente quello che hai fatto la prima volta e prevedere tutti i nostri tentativi di rivolta, perché li avevi già vissuti, ma non l’hai fatto. Hai contribuito a creare questo nuovo futuro e l’hai accettato» Klaus aveva sorriso debolmente e alzato le spalle.
Ora, ripensando a quella conversazione, sospirava, incerto. Era vero! Aveva abbandonato tutti i suoi propositi, tutti i suoi progetti, ma era anche vero che aveva ancora un padre pazzo lì fuori, e si stava affezionando a quella famiglia. Aveva scoperto che Jenna era una donna formidabile, simpatica, divertente, allegra, piena di vita, e si sentiva più in colpa che mai per quello che le aveva fatto, ma era anche felice di avere la possibilità di conoscerla. Aveva cominciato ad aiutare Jeremy con i compiti, un po’ per sdebitarsi, un po’ per impedire che quel cocciuto ragazzino diventasse nuovamente un cacciatore e morisse giovane. Il suo rapporto con Elena, poi, aveva subìto una svolta impressionante. Se gli avessero detto, pochi mesi prima, che lui ed Elena Gilbert sarebbero diventati amici, si sarebbe fatto una grossa risata, ma era successo. Malgrado Caroline fosse diventata ufficialmente la sua ragazza, il fatto di vivere a casa di Elena rendeva la loro intesa più forte.
Klaus si diresse in cucina lentamente, assaporando gli odori che gli arrivavano incontro.
«A chi è venuta l’idea di preparare le frittelle?» chiese, rimanendo sulla soglia.
«A me» disse immediatamente Jeremy. Elena si affrettò a dargli una mestolata in testa e gli rivolse un sorriso.
«Le prepariamo ogni anno, oggi. È il compleanno di Jenna. Le tradizioni vanno onorate»
«Oh» Klaus ammutolì e si guardò attorno, impacciato. Improvvisamente si sentiva fuori luogo. «Allora forse è meglio che io esca oggi. Ho tante cose da fare»
«Cos’hai da fare?» la domanda di Jeremy lo colse impreparato. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, tentando di inventarsi qualcosa, quando Elena scoppiò in un’allegra risata.
«Non devi inventarti niente. Vogliamo che tu ci sia»
«Ma è una tradizione di famiglia»
«E tu sei di famiglia ormai»
«Io… è strano che sia il suo compleanno» il viso della ragazza divenne improvvisamente serio. Annuì e fece un passo verso di lui.
«Lo so, ma questo è il bello d’aver cambiato le cose, no?» Klaus annuì a sua volta e addentò una frittella: era davvero ottima! I Gilbert scoppiarono a ridere all’unisono.
«Che succede? Oh» il campanello suonò un paio di volte e lui corse ad aprire, solo per ritrovarsi davanti Elijah.  «Ciao» Il fratello lo fissò per qualche secondo, poi sorrise e gli passò un fazzoletto.
«Ti rendi conto che hai la faccia piena di zucchero, vero?» le risate nella stanza accanto si intensificarono e Klaus arrossì mentre prendeva il fazzoletto dalle mani del fratello.
«Cosa sta succedendo?»
«Niente, è solo che è il compleanno di Jenna, quindi penso abbiano intenzione di festeggiare. E tu? Che cosa ci fai qui?»
«Devo rimanere sulla soglia per tutto il giorno?»
«Oh, no, certo che no, entra» Klaus condusse Elijah nel salotto e si sedette su un divano, prima di spostare nuovamente il suo sguardo verso l’altro. «Che succede?»
«Ho bisogno che sia successo qualcosa per voler vedere il mio fratellino?» lo disse con tono disinvolto, ma Klaus lo conosceva bene. L’ultima volta che si erano visti gli aveva detto che aveva bisogno di tempo per riflettere e lui aveva dimostrato comprensione. Non era da lui presentarsi così in casa di Elena dopo quello che si erano detti.
«Ti prego, non mentirmi» Elijah sospirò e sorrise.
«Non posso nasconderti niente, vero? Pare di no. Kol è passato dalla… struttura in cui ti abbiamo trovato»
«E…?»
«Ha trovato… tutto distrutto»
«Certo, siete stati voi. Avete distrutto la parete dietro la quale…» Klaus non capiva, e riportare a galla quei ricordi gli faceva particolarmente male, ma Elijah scosse la testa.
«Il resto, Nik. Le altre pareti sono… sembra che una furia si sia abbattuta su di loro. La porta d’ingresso è deformata, e anche la porta dietro la quale ti aveva chiuso. È diventato tutto un cumulo di macerie» rimasero in silenzio per qualche istante, mentre quelle parole aleggiavano sopra di loro come un fantasma. «Crediamo che Mikael sia tornato per controllare o forse per continuare quello che aveva iniziato, e che quando non ti ha trovato non l’abbia presa bene» ma non era necessario dirlo. Klaus si portò una mano al viso, improvvisamente si sentiva addosso tutti i suoi anni.
«Cosa vuoi che faccia?» chiese infine.
«Niente» fu la risposta schietta. «Non hai idea di quanto desiderassi che tu tornassi a vivere con noi, ma ora non puoi. Qui sei più al sicuro. Mikael non si aspetterebbe mai di trovarti in casa della doppelganger. Non verrà mai a cercarti qui. Come vanno le cose?»
«Vanno bene… benissimo! Io mi sento… inizio a sentirmi di nuovo me stesso, però in maniera diversa»
«Cosa intendi?»
«Non credo di essere in grado di spiegartelo. Tutti questi cambiamenti sono ancora uno shock per me» Elijah sorrise malinconico e fece per andarsene, ma si bloccò a metà strada verso la porta.
«Niklaus, perché mi hai detto di aver gettato i nostri fratelli in fondo all’oceano?»
«Perché tu mi avevi abbandonato» rispose lui, semplicemente.
 


Caroline fece per bussare alla porta, ma quella si aprì prima che potesse toccarla e Klaus la trascinò verso la macchina a velocità vampiresca.
«Oh, Nik, che fai? Qualcuno potrebbe vederci»
«Mi dispiace» rispose lui. Era diverso. Indossava i suoi soliti vestiti, ma portava un cappellino della junior league che apparteneva a Jeremy e che gli nascondeva gran parte del viso. «È per Mikael» spiegò, quando si accorse di cosa stava guardando «Elena ed Elijah stanno facendo fronte comune contro di me, vogliono che io rimanga segregato in casa, quindi esco con delle precauzioni, così se mi beccano avrò una bella scusa»
«E dove vuoi andare di così urgente?»
«Vorrei comprare un regalo per Jenna. E vorrei il tuo aiuto. Tu la conosci meglio di me»
«Scherzi? Abiti lì da, quanto, un mese?»
«Vero» convenne Klaus «ma è una donna e non le voglio fare un regalo qualsiasi, le voglio fare un regalo che dica “scusa se ti ho uccisa, anche se non te lo ricordi”» Caroline ammutolì e lo fissò, stralunata.
«Beh, se riesci a trovare un regalo che esprima quella frase sei un genio» lui le prese il viso tra le mani e le posò un bacio leggero sulle labbra.
«Io sono un genio, tesoro. Non ci sono dubbi su questo»
 



La sera sembrò arrivare particolarmente in fretta. Klaus pensava d’aver comprato il regalo perfetto e sorrise al pensiero della faccia che avrebbe fatto Jenna dopo averlo visto. La festa sarebbe cominciata un paio d’ore dopo e lui era sotto la doccia, per la terza volta quel giorno, pronto a godersi quella serata. Da quando tutta quella storia era iniziata le sue emozioni era completamente cambiate. Prima aveva sempre un pensiero fisso o un obiettivo o un doppio fine, per ogni cosa che faceva, ora invece aveva la preoccupazione di quello che avrebbe potuto fare Mikael, ma si sentiva anche vivo, come non si era mai sentito prima. Si sentiva amato per la prima volta da tanto tempo. Sorrise e appoggiò la fronte alla parete, mentre l’acqua continuava a scorrere sul suo corpo. Bonnie aveva trovato una soluzione all’incantesimo che Mikael aveva fatto mettere sugli strumenti di tortura, e ora le sue ferite erano quasi guarite, e lui stava ricominciando a guarire velocemente, sebbene non quanto i suoi fratelli. Finì di lavarsi in fretta ed uscì dalla doccia, si allacciò un asciugamano in vita e fece per guardarsi allo specchio. Il suo volto esprimeva un’ombra di stanchezza, ma i suoi occhi erano luminosi. Non ricordava di averli mai visti così. La sua mano corse verso la maniglia della porta, proprio nell’istante in cui questa si apriva. Fu un attimo. Elena mosse un passo in avanti e l’asciugamano di Klaus scivolò per terra, lasciandoli entrambi impietriti. Il ragazzo arrossì vergognosamente e si calò in fretta per recuperare la tovaglia.
«Non ho visto niente» si affrettò a dire Elena. Era una bugia. Riusciva a sentirlo dai battiti accelerati del suo cuore e dal fatto che anche lei era arrossita, ma preferì fare finta di niente. Annuì lentamente e la sorpassò, dirigendosi velocemente verso la stanza da letto. Cosa gli prendeva? Non era certo la prima volta che una donna lo vedeva nudo. Sospirò, frustrato, e si vestì, certo che quella sarebbe stata una lunga serata.
 



«Cos’avete fatto tu e Caroline oggi?» la festa per Jenna era iniziata da più di un’ora. Era una festicciola modesta, ristretta alla famiglia Gilbert, Klaus, Alaric, Caroline, Bonnie, Matt e i fratelli Salvatore. Klaus ed Elena si erano a malapena guardati dopo l’incidente di poco prima, perciò quando si erano trovati vicini accanto al tavolo delle patatine, aveva creduto che lei avrebbe continuato ad ignorarlo.
«Avevo bisogno di passare del tempo fuori, e lei è la mia ragazza»
«Non avresti dovuto. È pericoloso andare fuori, lo sai. Se vuoi vedere Caroline puoi invitarla qui, è mia amica, non mi da fastidio»
«No?» replicò lui «Davvero? Perché ultimamente mi è sembrato che i vostri rapporti si siano raffreddati» Elena sorrise.
«Non è così. È solo che entrambe abbiamo avuto molte cose a cui pensare. Ci capita spesso di litigare, siamo diverse, abbiamo i nostri alti e bassi, ma siamo amiche. Superiamo sempre tutto»
«Quindi ammetti che c’è qualcosa che non va» a quella constatazione non seppe cosa rispondere. Concentrò la sua attenzione sul bicchiere che aveva fra le mani e cercò di allontanarsi con nonchalance, ma Klaus le andò dietro.
«Andiamo, Elena. Puoi dirmelo, non siamo più due estranei»
«Va tutto bene» replicò lei.
«Ti da fastidio che stia con me?» fu una domanda secca, diretta, che non le lasciava via di scampo.
«No. Siete felici insieme. Si vede lontano un miglio che siete fatti per stare insieme»
«Sono felice che tu lo dica. Nell’altro tempo ho passato mesi a corteggiarla, mentre sentivo i miei sentimenti per lei crescere, e lei era piuttosto caparbia, sicura, non mi ha dato molte speranze. E in parte credo sia stato a causa di quello che io avevo fatto a te e a Bonnie. Aveva paura di come avreste reagito se si fosse lasciata andare, quindi per me è importante che a voi stia bene»
«Mi sta bene. Puoi stare tranquillo» Klaus sorrise sinceramente e volse lo sguardo verso Jenna.
«Per favore, non raccontare a Caroline di quello che è successo oggi. È stato un incidente, ma conosci Caroline. Potrebbe reagire male» Elena si limitò ad annuire, concorde «Vado a passare un po’ di tempo con la festeggiata, se non ti dispiace. Con permesso»
Un boato echeggiò tra le pareti e i vetri delle finestre si frantumarono di colpo, gettando migliaia di schegge trasparenti per la stanza. Klaus si voltò appena in tempo per vedere l’espressione estasiata di Mikael, prima che sparisse.
«TUTTI GIÙ!» urlò. Damon gli si avvicinò con cautela.
«Chi è stato?»
«Mio padre» rispose, impallidendo. «credo che voglia soltanto spaventarci»
«COSA SUCCEDE?»
«Jenna…» Klaus lanciò un’occhiata ad Elena, la vide scuotere la testa, ma lui non demorse.
«È importante, Elena» allora lei annuì, titubante.
«Va bene… ok»







Angolino autrice
La mancanza di ispirazione è una brutta bestia! Sono profondamente dispiaciuta per il ritardo, ma non avevo la più pallida idea di come continuare. Ora, finalmente, sono riuscita a programmare i prossimi quattro capitoli, che è già qualcosa.
Questo è un capitolo corto e di passaggio, mi dispiace anche di questo, ma le cose sono destinate a smuoversi e a cambiare già dal prossimo capitolo.
A presto, un bacione!

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Capitolo 11
*** Scontri e scoperte ***







11 – SCONTRI E SCOPERTE







Nella casa c’era un silenzio quasi inquietante, nonostante in quel momento ci fossero molte persone all’interno. Klaus mosse qualche passo, calpestando i vetri che ricoprivano il pavimento, e tese la mano verso Jenna. Lei lo fissò, incerta su cosa stesse accadendo, poi gli prese la mano e si lasciò guidare verso una delle camere da letto.
«Jenna, ora ho bisogno che tu ti fidi di me» le disse, prendendole le mani tra le sue.
«Che cosa sta succedendo, Klaus? Quello lì fuori era…»
«Quello lì fuori era mio padre» balbettò lui. Non sapeva come avrebbe fatto, ma quello era il momento della verità.
«Dobbiamo chiamare la polizia. Farlo arrestare» Jenna fece per uscire dalla stanza, ma lui la prese per un braccio e la bloccò.
«La polizia non può fare niente contro di lui»
«Cos’è, una spia? Non mi interessa! È pericoloso e violento e deve essere arrestato»
«No, Jenna… è un vampiro» la donna sgranò gli occhi.
«Non prendermi in giro, Klaus, questa è una cosa seria!»
«Non sono mai stato tanto serio in vita mia» Jenna stava cominciando a perdere la pazienza.
«Senti, Klaus, so che quello che ti ha fatto è stato orribile e che sei ancora sotto shock, ma inventare certe cose non ti farà bene» Klaus sorrise e sospirò.
«Ok» disse «Allora ho bisogno che tu non abbia paura adesso» Jenna stava per chiedergli cosa intendesse, quando il volto del ragazzo mutò all’improvviso. Veloce, le premette una mano sulla bocca, soffocando l’urlo che ne uscì, mentre il viso gli tornava normale. «Non avere paura. Sono sempre io. Sono così, ma non ti farei mai del male, non di nuovo»
«Di nuovo?» domandò Jenna quando lui la liberò. Klaus sorrise di nuovo, con tristezza.
«Ti va di sentire una storia?»
 
Le aveva raccontato tutto, o quasi, e ora Jenna lo guardava in maniera diversa. Non riusciva a capire se era meglio o peggio, era come se prima guardasse un ragazzo di cui prendersi cura, e ora invece guardasse un uomo, un vampiro, che ne aveva certamente passate tante, ma che aveva causato cose anche peggiori.
«Se non mi vorrai più in casa lo capirò»
«Cosa cambierebbe?» replicò lei «Lui ormai sa che sei qui, ci attaccherebbe comunque e almeno con te non saremo completamente indifesi. Com’è stato la prima volta che me l’hai detto?»
«Non sono stato così delicato. Ho agito in maniera diversa, volevo spaventarti e fare uscire allo scoperto Stefan, e ti ho solo detto dell’esistenza dei vampiri, nient’altro»
«E io sono diventata una vampira dopo?» Klaus distolse lo sguardo.
«Si, ti ho trasformato, e poi ti ho ucciso» Jenna annuì, si alzò e andò alla finestra.
«Fra quanto tempo è successo? Quando mi hai uccisa esattamente? Che giorno?»
«Lo scorso 28 aprile»
«Quindi dovrei già essere morta già da due mesi» non era una domanda e Klaus fu lieto di non dover dare una risposta. Abbassò lo sguardo e si torturò le dita per qualche minuto, domandandosi cosa passasse per la testa della donna, poi gli venne in mente una cosa. Silenziosamente, uscì dalla stanza e si recò nella sua, dove prese il regalo che aveva comprato per lei, poi tornò da Jenna e lasciò che la cagnolina le andasse a leccare le gambe. Jenna sobbalzò a quel contatto e alzò gli occhi verso di lui, stupita.
«E questo chi è?»
«Questa bella bimba è Peggy. Cercavo un regalo che dicesse “scusa se ti ho uccisa, anche se non te lo ricordi” e Caroline mi ha detto che ami i cani di piccola taglia, così: scusa se ti ho uccisa» Jenna prese Peggy in braccio e le diede una carezza. La coda della cagnolina cominciò ad oscillare velocemente a destra e a sinistra e con la testa cercò la mano della padrona. Lei rise allegramente.
«Grazie per il pensiero e per l’intera onestà» Klaus aggrottò le sopracciglia e lei si sentì in dovere di specificare «Non solo per tutta la storia dei vampiri, ma anche per avermi detto quello che hai fatto a me. Al posto tuo, io non ne avrei avuto il coraggio»
«In un certo senso è stato un gesto egoistico. Non riuscivo a sentirmi in pace con me stesso vedendo tutto quello che stavi facendo per me e sapendo di nasconderti una cosa così grande. Ora va molto meglio»
 


«Sono su da un po’» Elena si voltò verso Stefan e fece spallucce.
«Sono sicura che capirà. Se c’è qualcuno che può spiegare a zia Jenna l’esistenza dei vampiri, quello è un originario. Chi meglio di Klaus può rispondere alle sue domande?!» Stefan annuì lentamente e la osservò. Sembrava la stessa Elena di sempre, ma c’erano dei piccoli particolari che aveva notato, come il fatto che non voleva più fare l’amore con lui, il suo modo di baciare, il fatto che aveva cominciato a mangiarsi le unghie.
«Sei distante» le sussurrò, sperando quasi che non lo sentisse.
«No, sono solo preoccupata per quello che sta succedendo»
«Non parlo solo di oggi, Elena. Ti stai innamorando di lui»
«Cosa? No!» Elena si sistemò meglio sul divano e guardò Stefan dritto negli occhi. «Non mi sto innamorando di lui, Stefan. Siamo diventati amici. Dopo tutto il tempo che abbiamo passato preoccupandoci di lui, di quello che avrebbe potuto farmi, me lo ritrovo in giro per casa e, vivendo insieme, siamo diventati amici. È bello che sia successo» per tutto il tempo Stefan l’aveva guardata di rimando, ma ora distolse lo sguardo e si concesse una breve, triste, risata.
«Lo sai, dopo tutto quello che abbiamo passato ero convinto che niente potesse dividerci, nonostante tu e Damon vi steste avvicinando. Se mi avessi chiesto di chi stavo parlando, forse ti avrei creduto, ma hai capito che parlavo di Klaus, anche se io non l’avevo nominato» Elena impallidì.
«Stefan…»
«Ti prego, non mentirmi, e soprattutto non mentire a te stessa» la ragazza gettò un’occhiata alle scale e una lacrima sfuggì al suo controllo.
«Comincio a provare qualcosa per lui» ammise «ma lui è innamorato di Caroline, quindi che senso ha?»
«Non puoi scegliere chi amare, Elena» le disse Stefan, con tristezza «E non puoi ignorare quello che provi, non importa quanto impegno tu possa metterci»
«Quindi cosa devo fare?» lui le sorrise e le posò un leggero bacio sulla fronte.
«Sii te stessa»
 




Durante la settimana successiva non accadde niente. Mikael sembrava essere sparito, cosa che preoccupava Klaus oltremodo. Aveva informato Elijah dell’accaduto per telefono, e il fratello era rimasto posato come sempre, eppure riuscì a sentire una nota di rabbia nella sua voce. Era strano, raramente Elijah si arrabbiava e anche in quei momenti manteneva la sua eleganza e la sua compostezza. Per il resto le cose si erano svolte in maniera… normale. Era incredibile per lui poter usare quella parola, ma non trovava altro modo per descrivere la situazione. Jenna aveva accettato la situazione meglio di quanto ci si aspettasse, perfino meglio della prima volta, e ora che tra lei e Rick non c’erano più segreti, la loro storia sembrava decollata. Elena era diventata silenziosa dopo aver rotto con Stefan. Aveva provato a scoprirne la ragione, ma la ragazza era stata irremovibile e gli aveva risposto che stava benissimo.
Si alzò dal letto, nonostante fossero appena le sei del mattino, ripensando a tutte quelle cose, e si diresse in cucina, pronto a prepararsi una sana tazza di latte caldo. La dieta a base di sangue in busta gli faceva venire uno strano appetito umano. Aveva sempre amato mangiare normalmente, ma dopo aver superato lo shock di essere stato murato vivo sentiva il bisogno di riconnettersi alla propria umanità più forte che mai.
Damon aprì la porta di casa senza neanche bussare e si avvicinò a lui con un sorrisetto stampato in faccia.
«Indovina cos’è appena successo»
Klaus finse di pensarci su. «Sei appena diventato vegetariano»
«Bleah, no! Non seguirò mai la dieta Stefan. Mikael è andato a trovare i tuoi fratelli»
Posò lentamente la tazza sul tavolo e si preparò alla bomba.
«E cosa si sono detti?»
«Non molto. Mikael ha detto che tu avevi ucciso Esther, ma l’avevi battuto sul tempo. Non se l’aspettava, decisamente. Poi ha provato a portarli dalla sua parte, in maniera abbastanza patetica, devo dire. Elijah gli ha sbattuto la porta in faccia»
Klaus rimase in religioso silenzio, pensieroso. «Coraggio, svegliati! I tuoi fratelli si sono schierati dalla tua parte, nonostante tu stia facendo il deficiente, e Mikael si ritrova da solo contro la famiglia. Avete vinto!»
«No, non abbiamo vinto. Lui è ancora là fuori, probabilmente più arrabbiato di prima»
«Forse» convenne Damon «Ma questa potrebbe essere una buona occasione per riunirti alla tua famiglia, non trovi?»
 


Le parole di Damon lo avevano profondamente scosso e convinto ad andare a trovare i fratelli. Voleva provare… l’ultima volta che avevano parlato loro avevano messo in chiaro che l’avrebbero lasciato solo per l’eternità. Le cose erano cambiate da allora. Elijah era andato a trovarlo, e gli aveva spesso sentito usare il plurale, ma si sentiva ancora alquanto insicuro per quanto riguardava la sua famiglia. Ingranò la terza e pigiò il piede sull’acceleratore, avvicinandosi a casa. Non sapeva spiegarsi per quale motivo la chiamasse ancora casa. I suoi fratelli si erano stabiliti lì, ma non potevano averla ristrutturata uguale a come era prima. Loro non l’avevano mai vista. Era così perso in mille pensieri che non si accorse dell’albero che cadeva in mezzo alla strada. L’auto cozzò contro il tronco, in velocità, e si ribaltò. Klaus tossì e sputò un po’ di sangue. Aveva battuto violentemente la testa e sentiva la ferita rimarginarsi troppo lentamente per i suoi gusti. Se fosse stato umano sarebbe morto. Ruppe la cintura con uno strattone e cercò di muoversi, solo per scoprire che aveva una gamba incastrata. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, poi sentì due forti braccia che lo sfilavano fuori con rudezza e si sentì scaraventare contro un albero. L’osso della gamba si era spezzato e perdeva molto sangue; stava guarendo, ma la vista del ragazzo era offuscata per il dolore. Dovette sbattere ripetutamente gli occhi per distinguere la sagoma che gli si stava avvicinando.
«Papà» sussurrò, lottando per non svenire e per rimanere in piedi, nonostante potesse contare su una gamba sola. Mikael rise malignamente e gli sferrò un pugno nello stomaco, mozzandogli il respiro. Crollò inevitabilmente a terra e seppe con certezza che era perduto.
«Sei diventato debole, Niklaus» lo sbeffeggiò Mikael.
«Forse, ma non puoi comunque uccidermi» replicò lui, cercando di mantenere un minimo di dignità. Il padre lo prese per il collo e lo alzò fino a non fargli più toccare terra.
«Non eri così sicuro di te mentre mi imploravi di non murarti vivo. Era così patetico, sentirti chiamare papà, ma io non sono tuo padre»
«Non sei neanche il nostro» con la coda dell’occhio, Klaus intravide tutti i suoi fratelli circondarli. Mikael sembrò spiazzato, ma li fissò ad uno ad uno con uno strano ghigno, prima di lasciarsi andare in una risata senza allegria.
«Davvero ragazzi? Vi mettereste contro vostro padre per salvare il fratellastro omicida?» Klaus sentì la presa attorno al suo collo aumentare e non poté impedirsi di emettere un gemito che fece ridere il padre.
«Lascialo!» urlò Rebekah, preoccupata.
«O cosa? Cosa mi farete?» Elijah gli fu davanti in un istante e gli strinse un braccio con forza.
«Lascialo o ti saremo tutti addosso prima che tu abbia il tempo di muovere un dito» Mikael si prese il tempo di guardarli nuovamente, uno dopo l’altro, aumentò per un istante la presa sul collo di Klaus, poi lo lasciò andare e sparì, in una folata di vento. L’ibrido cadde in ginocchio e venne preso da un attacco di tosse convulsa. Si sentì cingere le spalle in una morsa ferrea e riuscì ad alzarsi aggrappandosi ad essa. La gamba era guarita.
«Andiamo fratellone» disse Kol, buttandogli un braccio sulle spalle «Torniamo a casa»
La casa, come aveva immaginato, era diversa da come l’aveva arredata lui, tuttavia non era meno lussuosa e i fratelli sembravano essersi stabiliti bene lì. Seduto su una poltrona, con una tazza di the caldo tra le mani, si sentì quasi a disagio e molto preoccupato. C’era una voce, tra tutte, che non aveva ancora sentito, quella che temeva più di tutte, quella di Finn. Klaus sapeva bene d’essersi comportato, con lui, peggio rispetto che con gli altri. Aveva parlato male di lui, più di una volta, e non aveva sofferto quando lo avevano ucciso. Eppure adesso temeva la sua opinione. Finn era pur sempre suo fratello, e ora più che mai aveva bisogno della sua famiglia unita.
«A cosa pensi?» Klaus alzò gli occhi verso sua sorella e sorrise. In qualche modo, nonostante tutto, sapeva di poter sempre contare su di lei.
«Pensavo a Finn. Non mi ha rivolto la parola» Rebekah annuì e si sedette di fianco a lui, sul bracciolo della poltrona.
«Per Finn non è facile perdonarti. È rimasto chiuso in quella bara per nove secoli»
«Lo so, lo so, è solo che… mi dispiace»
«Questo lo so, e lo sa anche lui, per questo ha deciso di rimanere, ma gli devi dare più tempo, Nik. Cos’hai deciso di fare?»
«A che proposito?»
«Rimani qui con noi o continui a vivere a casa della doppelganger?»
«Oh, non ho ancora deciso. Li ho messi in pericolo, Mikael sa che mi ferirebbe se facesse loro del male, e se li lasciassi sarebbero indifesi»
«Due di noi, a turno, hanno tenuto d’occhio la casa dopo quello che è successo la settimana scorsa» confessò lei «l’abbiamo fatto per te, ma continueremo a proteggerli, anche se non vivrai più con loro. Allora? Cosa decidi di fare?»
 


«Patatine o cioccolata?» domandò Caroline, quasi emanando energia, quando entrò in cucina. Le ragazze avevano deciso di passare una serata tra amiche, a casa della bionda, visto che lo sceriffo avrebbe lavorato tutta la notte. Elena e Bonnie risero all’allegria dell’amica e si fiondarono sul pacchetto di patatine.
«Mmm, io avrei optato per entrambe» mormorò Caroline, posando la cioccolata a portata di mano.
«Questo lo puoi fare solo perché non c’è il rischio che ingrassi. Io sono ancora umana, ricordi?»
«Anch’io lo sono» replicò Elena. Bonnie tossì.
«Oh, già, scusa. Noi siamo ancora umane…»
«Oh, ti prego, non dirmelo!» sbottò Caroline, guardando la strega ad occhi sgranati. «Elena era diventata una vampira?» ora entrambe guardavano Bonnie e lei non poté impedirsi di sospirare e annuire.
«Davvero? Non riesco ad immaginarmi…»
«Te la sei cavata abbastanza bene »
«Fai schifo a mentire, Bonnie» le fece presente. «Puoi dirmelo, sarò stata terribile»
«Beh, non avevi il pieno controllo delle tue facoltà, ma hai ucciso solo una persona, che io sappia, e non era proprio innocente, era un cacciatore di vampiri»
«Buono a sapersi» Caroline la fissò con un sorriso.
«Sai che devi dirci di più, vero? Siamo amiche. Non abbiamo voluto farti domande finora perché le cose vanno a meraviglia e tu sei felice, il che significa che il tempo che hai lasciato doveva fare proprio schifo, ma la curiosità sta cominciando a soffocarmi»
«Non posso dirvi molto» tentò di replicare Bonnie.
«Perché no? In fondo ormai non c’è più pericolo che si torni in quella situazione, no?» lei aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito dopo.
«È stato così terribile?» Elena lo chiese a voce bassa, a malapena udibile, e Bonnie capì che se lo stava chiedendo da tempo.
«Si, lo è stato. Sono morte molte persone, sia tra noi che al di fuori del gruppo, tutte in circostanze assurde che non si ripeteranno»
«Perché erano causate da Klaus…» Bonnie scosse violentemente la testa.
«No, assolutamente! Alcune… beh, parecchie, ma neanche un terzo di quelle che ci sono state. Però tornando indietro non abbiamo soltanto impedito che Klaus facesse il rituale, abbiamo anche… beh, Klaus ha eliminato alcune cose che avrebbero portato a molte catastrofi. Le nostre conoscenze ci hanno consentito di modificare tantissime cose e finora sta funzionando alla grande»
«Come sono diventata una vampira?» Elena lo chiese a bruciapelo e la strega si sentì impreparata per quella domanda.
«Ehm… hai avuto un incidente, hai battuto la testa e hai avuto un’emorragia cerebrale. Stavi per morire, così una dottoressa che sa tutto dei vampiri ti ha dato un po’ del sangue di Damon, senza dirlo a nessuno»
«Praticamente quasi come è successo a me» borbottò Caroline.
«Si, quasi»
«E come sono morta?» Bonnie tremò impercettibilmente e guardò l’amica dritta negli occhi.
«Non credo tu lo voglia sapere»
Si creò un silenzio imbarazzante e ognuna di loro guardava in direzioni diverse, persa nei propri pensieri, finché, qualche minuto dopo, Caroline sbuffò.
«Beh, chiudiamola con gli argomenti tristi. Parlami di Klaus» Elena alzò la testa, improvvisamente attenta, mentre Bonnie soffocò una risata.
«Cosa vuoi sapere?»
«Noi… avete detto entrambi che avevamo un’intesa e che lui ha rinunciato a quello che si stava creando quando hai fatto l’incantesimo, ma non avete mai approfondito la questione»
«Eravate amici» Caroline inarcò le sopracciglia. «Eravate amici con una grande attrazione tra voi. Lui era perso di te, ti ha corteggiata fino allo sfinimento con i suoi modi da perfetto gentiluomo che tu snobbavi regolarmente. Lo hai preso parecchio in giro, in effetti»
«È strano! Io che snobbavo un ragazzo. Mi sembra assurdo che non gli sia saltata addosso»
«Beh, se ti può consolare penso che l’avresti fatto, se non fosse stato per tutto quello che lui ci aveva fatto e per non tradire Tyler» nell’istante stesso in cui lo disse, Bonnie seppe d’aver commesso un madornale errore. Lei ed Elena si gettarono un’occhiata veloce, mentre la bionda, schiumante di rabbia, frantumava un bicchiere.






Angolino autrice
Ed ecco qua il nuovo capitolo, un pochino più movimentato. Mikael sta cominciando a rompere, non trovate?
Attendo ansiosa commentini :-D un bacione e alla prossima puntata.

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Capitolo 12
*** Liti ed improbabili appuntamenti ***



 







12 – LITI ED IMPROBABILI APPUNTAMENTI










Caroline guidava senza una meta precisa. Una parte di lei voleva andare dritta da Klaus ad urlargli contro tutta la sua frustrazione, un’altra voleva scappare via da Mystic Falls e non tornarvi mai più. Le file di casette a schiera le passavano veloci di fianco, mentre pigiava il piede sull’acceleratore, e senza rendersene conto si ritrovò a posteggiare di fronte a casa di Elena. Aveva lasciato le amiche in casa sua ed era uscita come una furia, e ora non le importava molto del fatto che Jenna avrebbe potuto essere lì, o che Jeremy poteva sentirli dalla sua stanza, le importava solo che Klaus fosse lì e che subisse la sua collera.
Entrò in casa senza neanche bussare e si diresse a passo deciso verso la camera dell’ibrido. All’interno non c’era nessuno, ma la ragazza poté udire con chiarezza la porta principale aprirsi e richiudersi al piano di sotto.
«KLAUS!» urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, prima di cominciare a scendere le scale.
«Caroline?» rispose lui, aggrottando la fronte «Tesoro, cosa ci fai qui? Pensavo che tu, Bonnie ed Elena foste a casa tua». Prima che potesse finire la frase gli arrivò uno schiaffo dritto in faccia. Era stato così improvviso ed inaspettato che non solo non era riuscito a scansarlo, ma rimase inebetito per un po’ dopo averlo ricevuto.
«Giusto per curiosità: cos’ho combinato per meritarmelo?» Caroline era visibilmente imbestialita e lui si sorprese ad indietreggiare.
«Sai perfettamente cos’hai combinato» gli sibilò contro, puntandogli un dito al petto. «Pensavo di essere stata chiara: NIENTE PIÙ BUGIE! Non dopo che mi hai sedotta senza dirmi chi eri»
«Non ti ho mentito, non più»
«Ma non mi hai neanche detto che io e Tyler stavamo insieme nell’altro tempo» l’aria si impregnò di silenzio, dopo quelle parole. Klaus la fissò per qualche istante, incerto su cosa dire, poi si fece coraggio.
«Ha importanza? Tu sai cosa provi per me»
«No, non lo so… non dopo questo! Io e Tyler avevamo raggiunto una solida amicizia qualche mese fa, prima che lui partisse, e quando tu mi hai detto tutte quelle belle parole sul nostro rapporto, ho semplicemente pensato di essere single mentre lo costruivamo. Invece stavo con lui, e tu non me l’hai detto»
«Non te l’ho detto perché ha impedito che stessimo insieme»
«BEH, ALLORA FORSE NON DOVEVAMO STARE INSIEME!»
«Non lo pensi davvero» sussurrò Klaus. Caroline scosse la testa.
«Io ho bisogno di sapere la verità, Klaus. Se io sono rimasta fedele a Tyler mentre tu provavi a separarci, allora forse amavo lui più di quanto amassi te, a prescindere dal male che avevi commesso. E forse quell’amore è più forte anche adesso. Io non lo so. Ma tu non hai voluto dirmi niente di lui, e questo significa che avevi paura, che anche tu hai pensato la stessa cosa. E io devo scoprirlo»
«Quindi mi stai lasciando, per lui, nonostante tutto»
«No… ti sto solo chiedendo di offrirmi l’opportunità di capire da sola cosa provo per te e per lui, senza la tua influenza» fece tre passi indietro, poi si diresse verso la porta, senza dire un’altra parola.
«E come pensi di poter stare con lui, senza il mio aiuto?» Klaus lo sussurrò, ma era certo che lei lo avrebbe sentito, infatti la ragazza si arrestò, con la mano sulla maniglia.
«Cosa vuoi dire?»
«Nell’altro tempo io ho spezzato la maledizione e ho trasformato Tyler in un ibrido. È diventato immortale e non ha più dovuto trasformarsi in lupo. Mi ha odiato, ci siamo odiati a vicenda più profondamente di quanto avrei creduto possibile. Mi ha odiato perché avevo osato intromettermi nella vostra vita, ma senza il mio aiuto, se io non lo avessi trasformato, la vostra storia sarebbe stata destinata ad una breve durata. E sarà così, in questo tempo. Tu non invecchierai, lui sì, e anche se fossi nuovamente in grado di trasformarlo in un ibrido senza ucciderlo, non lo farei. Non lui, non dopo quello che ho visto succedere»
«Come puoi farmi questo? Come puoi dire di amarmi e poi non permettermi di essere felice?»
«Io voglio che tu sia felice, con me. Non con lui! Tu forse non ricorderai, ma io sì. Ricordo che era felice di essere un ibrido, era felice di non doversi più trasformare e dei nuovi poteri che aveva, ma non me ne ha voluto riconoscere alcun merito. Ha preferito odiarmi e complottare per uccidermi, quindi perdonami se non sono il suo più grande fan!»
Rimasero immobili, in silenzio, per quelle che sembrarono ore. Klaus aveva lo sguardo fisso sulla ragazza, e si chiedeva cosa stesse frullando nella sua testa, quando lei finalmente parlò.
«Tyler è stato un grande amico per me... e sapere che in un’altra epoca siamo stati insieme, che eravamo felici, e che rifiutavo te per poter stare con lui, mi ha fatta sentire come se stessi facendo la cosa sbagliata. Non voglio sentirmi così. Voglio sapere cosa mi sto perdendo. Al futuro non voglio pensarci adesso»
«Io non posso aspettarti per sempre, Caroline» lei inspirò e aprì la porta.
«Allora non aspettarmi»
 


Klaus era disteso sul divano nel salotto dei Gilbert, di fronte alla tv, e passava svogliatamente da un canale all’altro, com’era solito fare nell’ultimo periodo. Era trascorso un mese da quando Caroline era andata via per stare con il licantropo. Lui aveva gentilmente rifiutato la proposta dei suoi fratelli di andare a vivere con loro, in parte perché Mikael si era fatto vedere un paio di volte lì dentro, in circostanze tutt’altro che piacevoli, mentre dai Gilbert non aveva l’invito, in parte perché Finn ancora non gli parlava. Erano le 7 del mattino di domenica e tutti ancora dormivano in casa. Lui non era riuscito a chiudere occhio, così si era alzato un paio d’ore prima, solo per stravaccarsi su quel divano e cercare di non pensare agli ultimi mesi. I programmi erano uno più noioso dell’altro, e Klaus si ritrovò a giocare con il telecomando.
All’improvviso qualcosa lo bloccò. Tornò indietro di qualche canale e fissò gli occhi sulla scena trasmessa: c’era qualcosa di terribilmente familiare in essa, ma non riusciva a capire cosa. Si alzò e si inginocchiò di fronte al televisore, lo sguardo vicinissimo allo schermo. La scena era ambientata in un bosco, c’erano molte persone immerse in una discussione accesa, ma lui non ascoltò ciò che stavano dicendo, invece guardò più attentamente l’immagine. C’era un punto in quella scena che gli fece accelerare il battito cardiaco all’impazzata, solo che non riusciva a cogliere il dettaglio. Mise in pausa per poter osservare meglio ogni più piccolo particolare. Qualcosa stonava, qualcosa non doveva essere lì, in quella tv, in quel film. All’inizio si concentrò sull’ambientazione: il bosco, ogni albero, ma non c’era niente che catturasse la sua attenzione, poi osservò meglio i personaggi, volto dopo volto, e fu allora che lo vide. Nascosto, piccolissimo, tra due persone, c’era un viso che Klaus pensava non avrebbe più avuto modo di vedere. L’aveva visto per l’ultima volta molti secoli prima ed ora era davanti ai suoi occhi, all’interno di uno schermo. In qualche modo, Klaus non sapeva come, il viso si fece più grande e lui riuscì a vedere il suo intero corpo, a dispetto del fatto che il video fosse ancora in pausa. L’espressione di quel volto era immobile, lo fissava con sguardo intenso, e Klaus lo fissava a sua volta, finché quello non sorrise e Klaus si allontanò di scatto, chiuse gli occhi e urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Le luci al piano di sopra si accesero all’improvviso e Jenna, Alaric, Jeremy ed Elena corsero verso lui.
«Cos’è successo? Klaus?» l’ibrido riaprì gli occhi e li fissò sulla tv. C’era ancora la scena nel bosco, bloccata, ma non c’era alcun segno del volto che aveva visto fino a pochi secondi prima.
«Mi dispiace» sussurrò. «Io… credo di aver avuto un incubo» non ci credeva veramente e, gettando uno sguardo ad Elena, capì che non ci credeva nemmeno lei, ma non replicò.
«Beh, tanto vale fare colazione, visto che siamo tutti svegli, no? Rick, Jeremy, fate i bravi, apparecchiate» Jenna si diresse allegramente verso la cucina, seguita prontamente dai due. Elena si sedette accanto a Klaus, per terra e attese pazientemente che il rumore nell’altra stanza si facesse più intenso.
«Stai bene?» gli chiese. Lui fece un sorriso tirato e si costrinse a distogliere lo sguardo dal televisore e a puntarlo su di lei.
«Si, sto bene. Ho solo… devo aver sognato»
«Cosa? Cos’hai sognato?» scosse la testa, ridendo nervosamente.
«Non è importante! È solo un incubo»
«Per favore, Klaus… ti ha fatto urlare e siamo a Mystic Falls, la città in cui ci sono più esseri sovrannaturali che umani. Potrebbe non essere stato un semplice incubo»
«Non ho voglia di parlarne, ok?» era stato brusco e se ne pentì subito. «Mi dispiace, è solo che, davvero, non è niente per cui vale la pena preoccuparsi»
«Ok»
«Andiamo a fare colazione con gli altri»
«Aspetta!» Elena si alzò e gli strinse un braccio, costringendolo a voltarsi. «Senti, stasera c’è una serata di beneficienza organizzata dal Consiglio, e ci vanno tutti, ma io non ne ho davvero voglia»
«Come mai?»
«Queste serate sono solo scuse per potersi riunire segretamente. Teoricamente sarebbe mio dovere essere presente, come Gilbert, ma è terribilmente noioso. E poi ci saranno Jenna e Jeremy a rappresentare la famiglia. Comunque, mi chiedevo se volessi rimanere in casa e farmi compagnia. Potremmo organizzare una serata film»
«Si, certo. Non vedo perché no» Elena sorrise e si portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
«Perfetto!»

 
Bonnie venne svegliata dalla suoneria del cellulare e rispose senza neanche guardare.
«Chiunque tu sia, sappi che hai appena interrotto un sogno bellissimo»
«Ho un appuntamento» disse la voce all’altro capo, eccitata.
«Elena, sono le otto del mattino, è domenica!»
«Lo so, mi dispiace, ma non potevo aspettare per dirtelo»
«Immagino questo significhi che ti è passata la cotta per Klaus» Elena aveva parlato a Bonnie dei suoi sentimenti poco dopo la fuga di Caroline, e la strega si era trattenuta a stento dal mettersi le mani dei capelli. Tra tutte le svolte temporali che potevano verificarsi, quella era decisamente la più inaspettata. Il silenzio dall’altra parte del telefono le provocò un singolare dolore all’altezza dell’ombelico. «Oh, non ci credo!» esclamò.
«Già!»
«Come hai…? Voglio dire, questo significa che ricambia?» non riusciva a crederci.
«Beh… non è proprio un appuntamento» specificò Elena. «gli ho chiesto di rimanere a casa con me, stasera, e guardare qualche film insieme»
«Ma c’è la festa del Consiglio stasera!»
«Esatto! A casa non ci sarà nessuno, è la mia occasione per fare un passo avanti» Bonnie aprì e richiuse la bocca un paio di volte, incredula.
«Ok… buona fortuna! Fammi sapere come va»
«Certo! Grazie! Ci sentiamo» la strega chiuse la chiamata e sprofondò la testa nei cuscini.
«Wow!»

 
Elena si sentiva particolarmente nervosa. Si ripeteva mentalmente di essere una stupida a sentirsi in quel modo, dopo tutto il tempo che lei e Klaus avevano trascorso insieme e dopo ben due incidenti fuori dalla doccia, ma lui non aveva mai mostrato un interesse diverso dall’amicizia e quel giorno le era sembrato particolarmente pensieroso. Aveva indossato una gonna leggera blu scuro e una magliettina bianca: era abbastanza elegante per un appuntamento, ma non troppo per rimanere a casa, e sperava che sortisse l’effetto sperato.
Quando scese al piano di sotto trovò Klaus intento a preparare dei popcorn.
«Cosa stai facendo?» era una domanda stupida, ma non riuscì ad impedirsi di pronunciarla.
«Senza offesa, ma tu sei terribile in cucina, quindi ho pensato di preparare io qualcosa per cena e per il dopocena»
«Vuoi cenare con i popcorn?» Klaus ghignò e indicò con lo sguardo il salotto: c’era un tavolino, di fronte al divano, colmo di piatti contenenti tartine, insalata di pollo e macedonia.
«Quando hai preparato tutto questo?»
«Mentre tu eri di sopra. Ho pensato di rendermi utile. Difficilmente mi permettete di ricambiarvi per l’ospitalità» lei sospirò.
«È l’unico motivo per cui l’hai fatto? La gratitudine»
«Quale altro motivo potrei avere? Oltre a quello di non farti morire di fame, ovvio» Elena scosse la testa e andò a sedersi sul divano.
«Allora: Autumn in New York o Ghost Ship?»
«Uhm… romantico o horror? Sono due generi completamente diversi»
«La scelta è tua» Klaus sorrise e indicò l’horror.
«Sarà divertente mangiare mentre guardiamo gente putrefatta»
Nonostante un’iniziale incertezza, Elena finì per appassionarsi al film, seguendolo con attenzione fino alla fine. E tuttavia rimase inspiegabilmente nervosa per tutto il tempo. Seguiva, con la coda dell’occhio, ogni più piccolo movimento del ragazzo e in più di un’occasione cercò di avvicinarsi, ma rinunciò perché non riusciva a trovare il modo per mascherare i gesti come qualcosa di naturale. Alla fine del film sentì un macigno calarle all’altezza del cuore e osservò Klaus mentre estraeva il dvd e si sedeva nuovamente sul divano.
«Non sono ancora tornati» constatò lui, gettando uno sguardo alla porta.
«È ancora presto… vuoi da bere?» gli chiese nervosamente, e andò a prendere la bottiglia di bourbon senza attendere la sua risposta. Riempì velocemente due bicchieri e gliene porse uno, rendendosi conto con un sussulto che, per la prima volta quella sera, l’attenzione di Klaus era tutta rivolta su di lei.
«Che ti succede, Elena? Sembri… diversa»
«Mi sento solo molto nervosa, tutto qui»
«Sì, ma… perché?» Elena guardò la sua espressione preoccupata e sentì il macigno farsi sempre più pesante. Trasse un respiro profondo e lo baciò. Fu talmente inaspettato che Klaus rimase immobile per parecchi secondi, prima di rispondere al bacio. Elena sentì una mano accarezzarle delicatamente i capelli, e l’altra intrufolarsi sotto la sua maglietta, sulla sua schiena, mentre sentiva lo stomaco contorcersi nel dolore più piacevole mai sentito prima. Prese il lembo della maglietta di Klaus con entrambe le mani e gliela sfilò, rituffandosi poi quasi immediatamente sulle sue labbra. Il contatto delle sue mani con il suo petto nudo la fece gemere e lui si allontanò quel tanto che bastava per guardarla. Tempo dopo, quella stessa sera, Elena si convinse che fosse colpa della luce, ma gli occhi di Klaus sembravano liquidi e persi chissà dove, come se la stesse guardando ma a stento la riconoscesse. Si tolse velocemente la maglietta e portò le mani al volto del ragazzo, studiandone attentamente ogni singolo tratto, prima di baciarlo di nuovo e di salirgli a cavalcioni. In quella posizione, Klaus si spostò facilmente a baciarle il collo, ma subito dopo averlo fatto spalancò gli occhi e si ritrasse bruscamente da lei.
«Klaus?» lo chiamò, con voce affannata. Lui aveva lo sguardo fisso dietro di lei, verso lo stesso volto, impresso sul muro, che aveva già visto quel giorno. Gli sorrideva, questa volta dolcemente, ma lui non riusciva a non averne paura. Elena seguì il suo sguardo, poi gli si avvicinò.
«Klaus, non c’è niente lì. Guardami! Io sono qui! Qualsiasi cosa tu veda, non c’è» gli prese il viso tra le mani e lo costrinse verso di lei. I suoi occhi si risvegliarono all’improvviso.
«Cosa stiamo facendo, Elena?» lei non rispose e lui indietreggiò di alcuni passi «Cosa stiamo facendo?» ripeté.
«Ti sembra così sbagliato?»
«Sì» la risposta gli uscì spontanea, ma si pentì subito d’averla pronunciata «No… è solo… questi non siamo noi. Noi siamo amici, tu sei la migliore amica di Caroline»
«È la sola ragione per cui ho aspettato così tanto»
«Oh…» Klaus si diede dello stupido. Come aveva fatto ad essere così cieco! I segnali c’erano tutti.
«Non sembrava dispiacerti qualche minuto fa» sussurrò lei.
«Non ragionavo qualche minuto fa. Io… dall’istante in cui mi hai baciato io non ho capito più niente, finché…» i suoi occhi tornarono sul muro dietro di lei.
«Finché cosa? Klaus, cosa ti succede? Cosa vedi?»
«Niente! Credo… credo sia meglio se vado a vivere con i miei fratelli. Mi mancano molto e Finn non può perdonarmi se io continuo a nascondermi»
«E Mikael? Se ti attacca…»
«Farò in modo di non rimanere da solo»
«Klaus…»
«Non posso continuare a stare qui, Elena. Mi dispiace» si riavvicinò a lei e le posò un bacio leggero sulla fronte. «Non è un addio. Ti voglio bene. La mia porta è sempre aperta per te. Vado a dormire ora. Vado via domani mattina»
Lei annuì e lo osservò salire al piano di sopra, certa di aver rovinato tutto.





ANGOLINO AUTRICE
Buonaseraaaaaaaa!!! Ecco qua un altro capitolo... fatemi sapere cosa ne pensate, e sono aperte ipotesi su quale volto Klaus continui a vedere.
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Sentimenti a lungo repressi ***







 
13 – SENTIMENTI A LUNGO REPRESSI







Essere il fratello maggiore può essere sia una maledizione che una benedizione, questo Elijah lo aveva sempre saputo bene. Lui era quello che si preoccupava per i fratelli, ma era anche quello che notava i dettagli nei loro comportamenti, e che era quindi in grado, il più delle volte, di parlarne con loro. Quando aprì la porta di casa, quella mattina, e si ritrovò Klaus di fronte, capì subito che era successo qualcosa, ma il fratellino non volle affrontare l’argomento, cosa che preoccupò Elijah oltremodo.
«Sono pronto a rimanere qui, con voi. Ho pensato che ne sareste stati felici» aveva detto, e lui aveva annuito, contento che la sua famiglia fosse tutta sotto lo stesso tetto. Beh... quasi tutta. Mikael era nelle vicinanze, riusciva a sentirlo, sebbene lui rimanesse celato ai loro occhi, ma faceva finta di niente, provando a vivere una vita il più possibile normale, nonostante la minaccia.
Adesso era pomeriggio, ed Elijah osservava il fratello sistemare le proprie cose nella sua stanza. Lui, Kol e Finn erano andati nell’appartamento che Klaus aveva preso vicino alla piazza, avevano inscatolato tutto ciò che gli apparteneva e lo avevano portato in casa, dove era rimasto intatto fino a quel momento. Per la maggior parte si trattava di quadri, pennelli e colori, ma c’erano anche alcuni manufatti collezionati nel corso della loro considerevole vita.
Se ci fosse stato un altro dei suoi fratelli, lì, a svuotare scatoloni, Elijah l’avrebbe probabilmente lasciato solo, ma lì c’era Klaus, il fratello che, negli ultimi mesi, aveva vissuto un cambiamento radicale del proprio essere. Pur non avendo memoria del tempo che era stato cancellato, Elijah poteva dire con certezza che era stato orrendo, semplicemente guardando quanto Klaus fosse stato disposto a modificare tutto ciò in cui aveva creduto, e lui era felice di questo cambiamento. Suo fratello si era avvicinato molto di più a ciò che era stato da umano negli ultimi mesi, che negli ultimi mille anni, come se si fosse improvvisamente reso conto del fatto che con la malvagità non era riuscito ad ottenere nulla. Eppure, nonostante fosse certo che la sua vita era notevolmente migliorata, Elijah riusciva a scorgere un velo di malinconia nei suoi occhi che gli altri suoi fratelli ignoravano.
«Cosa ti affligge, fratello?» gli domandò con voce atona. Klaus si voltò di scatto e accennò un sorriso.
«Sono solo impaziente di tornare alla mia vecchia vita, tutto qui» Elijah si decise ad entrare nella stanza e prese ad aiutarlo con movimenti lenti.
«Non c’è niente di cui vorresti parlarmi?»
«No»
«Ho parlato con Elena» lo scatolone che Klaus aveva appena preso cadde per terra, rovesciando tutto il suo contenuto sul pavimento, ma lui rimase immobile, attendendo che Elijah continuasse. Quello, per tutta risposta, sospirò «Non ho parlato con Elena, ma il tuo improvviso ritorno a casa e il tuo silenzio non sono passati inosservati. Allora: sei pronto a parlarmi adesso?»
Klaus si sedette di peso sul letto e si prese la testa tra le mani.
«Credo di stare impazzendo, Elijah»
«Dimmi» il più piccolo prese un respiro profondo, incapace di guardare l’altro negli occhi. In un angolo della stanza c’era una persona, seduta per terra, con le ginocchia strette al petto, un braccio teso verso di lui, gli sorrideva, e solo lui poteva vederla. Avrebbe tanto voluto parlarne al fratello, ma non sapeva come affrontare l’argomento, così scelse la via più lunga.
«Elena prova qualcosa per me. Per questo ho deciso di tornare» se Elijah era rimasto sconvolto da quell’affermazione, non lo diede a vedere, invece si raddrizzò e formulò una delle domande che assillavano Klaus da tutta la notte.
«E tu provi qualcosa per lei?»
«Ieri ti avrei detto di no. È stato tutto così strano! Sono arrivato in questo tempo sicuro di fare altre scelte, migliori sia per me che per gli altri, e di voler stare con Caroline. Ma…»
«Ma?»
«È stato bello vivere come un ragazzo normale per un po’, con la ragazza che corteggiavo da tempo che finalmente ricambiava ciò che provavo. Ho capito solo dopo che lei se n’è andata che non era la stessa cosa. Caroline non mi manca, e non mi manca perché tutto il rapporto che avevamo creato nell’altro tempo, qui non esiste. Per lei non esiste. Non c’è stato lo stesso percorso, non c’era lo stesso grado di complicità, era come una cotta, e per un po’ ho pensato che fosse quello che volevo, ma lei non è più la stessa persona di cui mi sono innamorato»
«Ed Elena invece?»
«Con lei è ancora più strano! Non dimenticherò quanto l’ho odiata e quanto lei ha odiato me, ma da quando è ricominciato tutto ho visto un’Elena che non avevo mai visto prima, allegra e divertente. Abbiamo vissuto nella stessa casa per settimane e, nonostante tutto, siamo diventati amici, grandi amici, e non avevo mai pensato che potesse esserci altro. Ma ieri sera non ho visto più niente. Lei mi ha baciato e io ho dimenticato chi ero, cosa stavo facendo, la guardavo senza vederla, mi sentivo come se fossi stato fulminato… ed ero felice. Non provavo questo genere di sensazioni da quando…»
«Da quando stavi con Tatia» sussurrò Elijah «ti capisco. È lo stesso tipo di sensazioni che io provavo per Katerina nel 1492»
«Mi dispiace per quello» Elijah rise.
«È passato tanto tempo» disse «Spero solo che Elena non si sia offesa per la tua fuga. Sarebbe un peccato!»
«Non è stata una fuga. Avevo solo bisogno di mettere le dovute distanze tra noi. Non posso vivere più lì, lo sappiamo entrambi»
«Ma puoi cercare di capire se vale la pena approfondire questo rapporto» Elijah gli posò brevemente la mano su un ginocchio, poi si alzò per andare via.
«Aspetta!» urlò Klaus, inducendolo ad interrompersi sulla soglia. «Volevo chiederti: ti è mai capitato di… ehm… capire che qualcuno voglia dirti qualcosa di importante, ma di avere paura di avvicinarti»
«Temo di non capire» l’ibrido gettò uno sguardo veloce verso la figura che continuava a perseguitarlo, la quale annuiva piano, come a spronarlo a proseguire.
«C’è qualcuno che credo voglia aiutarmi, continua a sorridermi e a tendermi la mano, ma io sono terrorizzato anche solo all’idea di avvicinarmi»
«È qualcuno di inaffidabile?»
«No! Io mi fido ciecamente di questa persona, il problema è che… beh, credo si tratti di uno spirito, perché non è più in vita da moltissimo tempo»
«Sei perseguitato?»
«No, non è come la maledizione del cacciatore, è… è uno spirito benevolo, sono sicuro di questo, ma non posso fare a meno di sentirmi spaventato»
«Segui il tuo cuore, Niklaus. Riguardo a tutto»
Elijah si allontanò a grandi passi e Klaus si voltò nuovamente verso la figura.
«Ok, dimmi: perché sei qui? Perché solo io posso vederti?» quello, di rimando, sorrise, e gli tese nuovamente la mano. Lui esitò, poi avvicinò lentamente la propria mano e prese quella dello spirito. Al contatto, la sentì fredda, ma solida, e non appena l’ebbe stretta, svenne.
 


Rebekah bevve un bicchiere di bourbon tutto d’un fiato e riposò il bicchiere sul bancone quasi con rabbia.
«Qualcosa non va?» le chiese il barista.
«Tu sei Matt, vero? L’amico della doppelganger»
«E tu sei…?»
«Rebekah» risposte lei, tendendogli la mano «la sorella di Klaus» Matt la strinse con fermezza, mantenendo un certo grado di circospezione.
«E cosa ci fa un’originaria al Grill ad ubriacarsi? Non dovresti essere a casa a goderti i benefici che questo incantesimo ha portato?»
«Mio fratello Kol sta giocando a biliardo e ci sta provando con circa tre o quattro ragazze contemporaneamente. Finn sta cercando di contattare la sua ex fidanzata di 900 anni fa, Klaus è appena tornato a casa ed Elijah è rimasto con lui per scoprire cosa diamine gli sta succedendo, e nostro padre è nuovamente scomparso, ma nessuno di noi si illude che abbia rinunciato ai suoi propositi di vendetta su Klaus, quindi è una situazione un po’ strana»
«Almeno siete tutti vivi» sdrammatizzò Matt.
«Si, beh, anche voi. Da quello che ha lasciato intendere Bonnie sembra che ci sia stato uno sterminio nel tempo che hanno lasciato. Sono morti quasi tutti»
«Chissà qual era il nostro rapporto»
«Chissà… potremmo sempre chiederlo» i due si sorrisero, solo per venire interrotti dalla voce allegra di Elena.
«Ciao Matt, mi daresti dell’acqua tonica, per favore?» il ragazzo prese una bottiglietta dal frigo e la poggiò sul bancone di fronte ad Elena, poi si recò verso un tavolo.
«Ciao Rebekah»
«Ah, mi saluti, allora non sono invisibile!» replicò la bionda con tono irritato.
«Scusa, è che non so bene come comportarvi con voi»
«E probabilmente hai ragione, visto che mio fratello si è appena presentato davanti casa con l’aria di chi ha appena visto un fantasma. Cosa gli hai fatto?»
«A parte essergli saltata addosso l’altra sera?» rivelò lei, nervosamente. Rebekah spalancò la bocca, stupita.
«Scusa… non ho capito bene… cosa hai detto di aver fatto?»
«Volevo fargli capire che mi sto innamorando di lui, immagino di aver scelto il modo sbagliato. Ma, in effetti, non credo tu ti sbagli molto sul fatto di aver visto un fantasma»
«Cosa vuoi dire?»
«Ci sono stati due momenti, ieri, in cui Klaus sembrava guardare qualcosa, ma non c’era niente. Aveva paura» Rebekah boccheggiò.
«Non ha ucciso nessuno ultimamente, vero?»
 


Klaus si svegliò in una radura erbosa, circondato da alberi alti più di quindici metri, da solo. Alla sua destra, se guardava attentamente tra i rami, poteva scorgere un gruppo di casette sparse. Il suo cuore accelerò notevolmente mentre si avvicinava a quella che era stata la sua casa, quando era umano; dall’interno provenivano una serie di voci concitate e confusionarie che non riusciva a distinguere. Aprì piano la porta e si introdusse all’interno, in parte spaventato, in parte entusiasta di poter vedere una scena come quella ancora una volta. La sua famiglia al completo si stava preparando per una notte di luna piena: tutti si davano da fare per riporre coperte e stuoie sul tavolo, pronte per essere portate nella grotta dove avrebbero dormito. Tutti parlavano con tutti, creando un gran trambusto, tanto che per Klaus fu difficile distinguere una conversazione dall’altra. Osservò sé stesso al lavoro, ignaro di essere uno di quei lupi che la sua famiglia tanto temeva, e si sedette su uno sgabello, continuando a guardare tutti, uno dopo l’altro. Quanto erano diversi! All’epoca, nessuno di loro avrebbe mai pensato di poter fare del male ad uno degli altri, erano così uniti.
Qualche minuto dopo iniziarono tutti a dirigersi verso la caverna, e lui li seguì, non sapendo cos’altro fare. Non succedeva niente di interessante, ma per lui essere lì e poter osservare da lontano come la sua famiglia era un tempo era già una grande opportunità e non voleva rovinarla. Perciò si mise in disparte, sebbene nessuno potesse vederlo né udirlo, e assistette ai battibecchi e alle risate che seguirono, finché non caddero tutti in un sonno profondo. Sospirò e appoggiò la testa alla parete umida  della grotta, beandosi delle espressioni serene che aleggiavano sui visi dei suoi familiari. Poi Henrik sollevò la testa, si guardò attorno, si alzò lentamente dal suo giaciglio e si diresse in punta di piedi verso uno dei tanti ammassi di coperte.
«Nik… Niklaus, svegliati!» Klaus fissò con ansia crescente sé stesso aprire gli occhi sul fratellino.
«Henrik, è notte! Torna a dormire»
«Non riesco a dormire… li senti?» nella grotta calò il silenzio e si poterono sentire con chiarezza le urla lontane di alcuni uomini.
«È spaventoso!»
«Voglio vederli» bisbigliò Henrik con voce eccitata.
«Non possiamo… è proibito»
«Oh, ti prego, Nik. Quando ci capiterà un’altra occasione come questa?»
«È fuori discussione» Henrik si alzò con stizza.
«Se non mi accompagni vorrà dire che andrò da solo!» esclamò. Klaus rise piano.
«Non riuscirai mai ad uscire dalla caverna senza l’aiuto di un adulto» il ragazzino si avviò verso il tunnel che portava all’uscita. «Henrik! Henrik!» si guardò attorno: tutti dormivano di un sonno profondo. In fondo si trattava solo di un’occhiata. Si alzò e seguì il fratellino lungo il tunnel. Lo trovò all’uscita, intento a provare a spostare la pesante porta che chiudeva l’accesso alla grotta. «Spostati» gli disse «faccio io»
In poco tempo furono fuori, esposti all’aria gelida della notte. La luna piena non aveva ancora raggiunto il suo apice, ma non mancava molto ormai.
«Resta vicino a me» sussurrò al fratellino, e, insieme, si avvicinarono alle strazianti urla di dolore che udivano. Si nascosero dietro una roccia e riuscirono a vedere l’intera trasformazione degli uomini.
«È straordinario!» bisbigliò il ragazzino, con occhi luccicanti.
«Soffrono moltissimo» replicò Klaus «Non vorrei mai trovarmi al loro posto» Henrik non rispose, e continuò a guardare, estasiato, gli ultimi momenti della trasformazione. I lupi alzarono i loro sguardi verso la luna e ulularono all’unisono, poi, uno di loro cominciò ad annusare l’aria.
«Cosa stanno facendo?» il lupo si voltò nella loro direzione, continuando ad annusare, ringhiò e cominciò a correre verso di loro.
«Scappa! Henrik, corri!» i due fratelli corsero veloci attraverso il bosco, con tutta l’energia che possedevano. Henrik inciampò in un ramo e cadde rovinosamente per terra. Il lupo li aveva raggiunti e ringhiava, feroce, contro di loro. Klaus si mise davati al fratello, come per proteggerlo e il lupo gli si avvicinò. Lui serrò gli occhi, pronto ad essere ucciso, ma invece di sentire le zanne dell’animale chiudersi intorno al suo collo, udì il fratellino urlare il suo nome.
«NO!» il lupo lo aveva sorpassato e si era gettato contro Henrik «Allontanati da lui!» urlò, arpionando l’animale per le zampe, ma in quel momento apparvero gli altri lupi che si scagliarono contro di lui. Cadde a terra, batté la testa e perse i sensi.
Imprigionato nella sua condizione di spettatore, Klaus vide, dopo mille anni, ciò che era accaduto quella notte, ciò che quel lupo aveva fatto a suo fratello. La mattina dopo, quando il sé stesso di quel tempo si sarebbe svegliato, avrebbe visto solo il corpo senza vita del ragazzino e avrebbe pianto tutte le sue lacrime nella speranza, presto infranta, che la madre fosse in grado di rimediare. Adesso, osservando quella scena, poté prendersi il tempo che gli serviva per piangere senza essere visto, quando sentì una mano fredda stringere la sua e si voltò verso lo spirito che l’aveva condotto lì.
«Perché? Perché farmi vedere tutto questo»
«Per poter rimediare» rispose quello.
«Come?»
«Puoi riportarmi indietro, Nik. La tua strega può farlo»
«Ma… tu eri umano, sei passato oltre»
«È una ricompensa! Per aver restituito una possibilità a tutti quelli che erano morti nell’altro tempo. Ma non sarà facile. C’è ancora una cosa che devi fare»
«Qualsiasi cosa»
 


Quando Elijah trovò Klaus svenuto per terra, il suo cuore saltò un battito. Quel pomeriggio aveva sbrigato molte faccende e aveva speso parecchie ore nel salotto, al telefono o su documenti di famiglia. Solo quando aveva visto che si stava facendo buio si era reso conto che dal piano di sopra non giungeva alcun rumore ed era andato a controllare. Si buttò accanto a lui e cercò di svegliarlo in tutti i modi, ma il fratello non accennava ad aprire gli occhi. Poi, d’un tratto, Klaus si mosse e si svegliò.
«Nik» sospirò il fratello maggiore «Cosa diamine è successo?»
«Ho seguito il tuo consiglio, ho seguito il mio cuore»
«E cos’è successo?»
«Mi ha dato tutte le risposte. È stata colpa mia, e ora devo rimediare» Elijah seguì suo fratello mentre si alzava da terra e si sedeva sul letto. Sembrava esausto, distrutto e risoluto al tempo stesso.
«Che cosa è colpa tua? Nik, di cosa stai parlando?» Klaus lo fissò con sguardo vacuo.
«Sai qual era l’allucinazione che avevo più frequentemente quando ero perseguitato dalla maledizione del cacciatore?» Elijah scosse la testa e Klaus sorrise, tristemente.
«Henrik… la maggior parte del tempo vedevo lui che mi accusava di averlo ucciso. Mi sono ripetuto per tanto tempo che, se fosse stata colpa mia, il mio gene di licantropo si sarebbe attivato in quel momento, ma l’allucinazione aveva ragione. È stata colpa mia»
«Nik…»
«Io l’ho visto» disse, in un soffio, ed Elijah aprì la bocca senza capire. «Ho visto Henrik, in questi due giorni… era lui lo spirito che cercava di parlarmi, e io l’ho seguito e… ho rivisto quella notte, e ho notato dettagli che non potevo vedere all’epoca»
«Che tipo di dettagli?» Klaus esitò.
«Il lupo, quello che ha ucciso Henrik, mi ha… annusato, prima di attaccare nostro fratello. Io ero spaventato, avevo chiuso gli occhi e non avevo visto ciò che aveva fatto. È come se avesse sentito che ero uno di loro, anche se non ancora completamente»
«Questo non significa che è stata colpa tua»
«Elijah, guarda la realtà dei fatti: Henrik non sarebbe mai riuscito ad uscire dalla grotta se io non avessi spostato la porta e il lupo avrebbe attaccato me se non fossi stato uno di loro. Forse non è tutta colpa mia, ma in gran parte lo è. E ora posso rimediare»
«Come? Cosa devi fare?»
«Devo uccidere Mikael»







ANGOLINO AUTRICE:
Capitolo completamente concentrato sugli originari... infatti mi è piaciuto tantissimo scriverlo =D
Vorrei spendere due paroline sul pairing: lo so che è strano vedere Klaus ed Elena insieme, soprattutto pensandoli collegati alla serie tv, però c'è da considerare il fatto che, per Elena e per Caroline, dalla fine della seconda stagione in poi, tutto ciò che è successo nella serie tv, di fatto, non è successo, e dal primo capitolo sono passati più di tre mesi, durante due dei quali Klaus ha vissuto a casa di Elena e hanno quindi avuto modo di conoscersi senza aver provato ad uccidersi a vicenda. Quindi non è poi così strano che i loro sentimenti siano sballati rispetto al telefilm.
Chiusa parentesi: spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che l'arrivo di Henrik sia stato una sorpresa (puntavo su questo) =D
Un bacione e a presto!

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Capitolo 14
*** Il Piano ***




14 – IL PIANO
 







«Elijah, guarda la realtà dei fatti: Henrik non sarebbe mai riuscito ad uscire dalla grotta se io non avessi spostato la porta e il lupo avrebbe attaccato me se non fossi stato uno di loro. Forse non è tutta colpa mia, ma in gran parte lo è. E ora posso rimediare»
«Come? Cosa devi fare?»
«Devo uccidere Mikael»
 
«Niklaus… non puoi. L’ultima volta che tu e Mikael vi siete affrontati lui ti ha quasi fatto a pezzi»
«Non lo farò da solo. Henrik mi ha mostrato come fare, mi ha mostrato come uccidere Mikael e riportare lui indietro»
«Nik, ragiona! È una follia! Ti ucciderà!» Klaus abbassò lo sguardo per un istante, ma lo rialzò quasi subito, sicuro, e parlò con voce rotta.
«Non c’è stato un giorno negli ultimi mille anni in cui io non abbia pensato ad Henrik e a quella notte. Darei qualsiasi cosa per poterlo rivedere, per poterlo riabbracciare, per averlo qui con me, e ora che so come fare lo farò. Puoi aiutarmi o farti da parte. A te la scelta»
Il maggiore scosse piano la testa, sconfitto.
«Spiegami»
«Si tratta di fare uno scambio: la vita di Mikael per quella di Henrik. Ho solo bisogno di una strega che mi aiuti, e io ne ho una, e poi devo trovare un modo per indebolire Mikael. Non sarà così difficile» Elijah abbassò lo sguardo e sospirò.
«E come pensi di riuscire ad indebolirlo?»
«Beh, non so ancora con precisione cosa farò, ma troverò un modo, devo escogitare un piano, e spero nel tuo aiuto»
«Certo che ti aiuterò, ma non so se posso aiutarti nel modo che tu desideri» Klaus aprì la bocca per replicare, ma la richiuse quasi subito e sorrise.
«Saremo mai d’accordo su qualcosa?» chiese, visibilmente divertito.
«Siamo dalla stessa parte contro nostro padre. Credo sia sufficiente» fu la risposta sincera, ma Klaus scosse la testa.
«Tuo padre» specificò «non il mio. Ho speso troppo tempo e troppe energie considerandolo mio padre, pensando che comunque mi ha cresciuto, seppur male, e che ho creduto lo fosse veramente per tutta la mia vita umana. Ora basta! Ho smesso di considerarlo tale»
«Qual è la tua prima mossa contro mio padre, allora?»
 
Bonnie ed Elena si sedettero su una delle panchine nel giardino della scuola. Avevano appena finito le lezioni e tutto il corpo studenti si preparava per la prima partita di football da quando il professor Tanner era morto, il che rappresentava per tutti un momento di estrema importanza, nonostante l’assenza di Tyler, uno dei giocatori più promettenti, e di Caroline, la capo cheerleader.
«Apparentemente le cose tra lei e Tyler vanno bene, ovunque siano»
«Si, beh, erano molto innamorati e le basi sono state gettate anche in questo tempo, quindi era plausibile che sarebbero stati una bella coppia anche adesso, nonostante i cambiamenti»
«Perché hai mantenuto quel segreto?» chiese Elena, aggrottando le sopracciglia. «Ci ho pensato per settimane e non capisco. Sapevi che lei stava con Tyler eppure l’hai spinta a stare con Klaus»
«L’ho spinta a dare a Klaus un’occasione, perché pensavo che la meritasse e che effettivamente lui era molto preso da lei, ma non ho pensato che le cose dovevano fare il loro corso. Lui si è innamorato di una ragazza che lo sfidava e che lo distraeva per permetterci di tentare di ucciderlo» ad Elena scappò un sorriso «e hanno costruito un bellissimo rapporto basato sul fatto che lei non avrebbe mai ceduto. Era come giocare al gatto per topo. Ora non è più così. Quello che hanno avuto qui è stato bello, ma non era lo stesso, riuscivo a sentirlo. Era come se lui stesse tentando di convincersi che quella era la stessa Caroline di cui si era innamorato e lei non lo conosceva davvero»
«Neanche io lo conosco davvero» replicò Elena con una nota di tristezza nella voce. Bonnie sorrise e tese una mano verso la sua.
«Quello che avete voi due…»
«Noi due non abbiamo niente. Gli ho detto quello che provo per lui, l’ho baciato e lui è scappato via. Si è perfino trasferito»
«Si, lo so, ma questo non significa che non ci sia qualcosa. Klaus è una persona molto complessa e ultimamente ne ha passate tante. Non l’ho mai visto così vulnerabile com’è ora, e forse ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino per aiutarlo, anche se non lo ammetterebbe mai. Dovresti avere un po’ di pazienza»
«Ho aspettato per settimane. Finché lui non sapeva niente potevo farmi delle idee, potevo avere delle speranze, ma ora è come stare in un limbo. Lui sa dei miei sentimenti, ma non mi è dato di sapere cosa prova al riguardo» proprio in quel momento il cellulare di Bonnie emise una vibrazione e la ragazza corrugò la fronte nel leggere il messaggio.
«Che succede?»
«Parli del diavolo… è Klaus, ha bisogno di parlarmi subito. Immagino che perderò la partita. Vuoi venire anche tu?» Elena rifletté per un momento, combattuta.
«No, se vuole vederti probabilmente si tratterà di qualcosa riguardo il vostro viaggio nel tempo. Non c’è bisogno che la mia presenza complichi le cose. Ci vediamo dopo»
«A dopo»
 
/-------/
Klaus era di buon umore. Era riuscito a convincere Bonnie a fare l’incantesimo, anche se la strega aveva urlato per un buon quarto d’ora sulla pericolosità dell’azione. Tuttavia erano d’accordo sul fatto che c’era un motivo se Henrik era riuscito a mettersi in contatto con lui, anche se Bonnie era inizialmente riluttante sul credere che quello fosse il vero Henrik, quando Klaus le aveva raccontato della sua visione sulla notte in cui il fratellino era morto, non aveva potuto far altro che credergli. Solo uno spirito legato a quell’avvenimento avrebbe potuto fare rivivere all’originario quei momenti.
Klaus si chiuse la porta della sua stanza alla spalle e sorrise al piccolo spirito che continuava a perseguitarlo, sorridente e rassicurante, dalla parete opposta.
«Andrà tutto bene» sussurrò al fratellino, ma l’espressione dello spirito cambiò improvvisamente, i suoi occhi si dilatarono e sembrava spaventato. Scosse la testa e indicò un punto al di sopra della sua spalla. Klaus si immobilizzò, ascoltò con tutti i suoi sensi e impallidì. Come aveva potuto arrivare fin lassù e non avvertirlo?! Prese un profondo respiro e si voltò.
«Come sei entrato?» chiese, temendo di conoscere già la risposta.
«Oh, Niklaus, siete così ingenui» rispose Mikael prima di colpirlo al volto con ferocia. Klaus colpì con violenza la parete e gemette sentendo un paio di ossa rompersi all’impatto.
«Cosa vuoi fare? Rapirmi? Mi troveranno di nuovo e continueranno a salvarmi, non importa quello che farai!» Mikael rise di una risata che gli deformò il viso in una maschera di odio.
«Non capisci? Non importa quello che i tuoi fratelli faranno. Tu vivrai nella paura per il resto della tua miserabile vita e farai tutto quello che io ti dirò di fare solo per avere la possibilità di vivere solo un altro giorno. Io non smetterò mai di torturarti, Niklaus»
«E io non farò mai nulla, nulla, che tu mi dica di fare» replicò il ragazzo, alzandosi in piedi e parandosi di fronte a lui in gesto di sfida. Mikael emise una seconda risata rauca, poi colpì, ma questa volta Klaus era preparato, parò tre colpi e riuscì a portarne a segno uno, prima che Mikael lo prendesse di peso e lo gettasse a terra. La sua testa colpì il pavimento con forza una volta e poi di nuovo e di nuovo, stretta tra le mani di quell’uomo che un tempo l’aveva cresciuto e che adesso stava per fargli perdere i sensi. Con la vista annebbiata, riuscì a vedere il fantasma di Henrik, in un angolo differente della stanza, guardarlo con tristezza, allora riuscì a trovare la forza necessaria per liberarsi dalla stretta di Mikael quel tanto che bastava dal girare la testa di lato e tossire un po’ di sangue. L’uomo strinse nuovamente il suo volto, ma questa volta con una mano sola, tenendolo quasi per la gola, e avvicinò il viso al suo.
«Allontanati dai miei figli» sputò «allontanati dalla mia famiglia e vivi da solo come il topo che sei, sapendo che io verrò a cercarti e a sfogare la mia rabbia. Fallo o io ucciderò la tua preziosa doppelganger e la tua preziosa amica streghetta, e farò provare loro quello che voglio far provare a te».
 
Dopo che Mikael se ne fu andato, Klaus rimase sdraiato sul pavimento per quelle che gli parvero ore, con la mente annebbiata dai pensieri, dalle paure, dalla rabbia che sentiva. Per un momento, dopo il viaggio nel tempo, aveva avuto la stupenda sensazione che tutto si sarebbe sistemato. Niente più paletti di quercia bianca, niente più ricerca della cura, e soprattutto nessun morto. Era stato uno dei motivi per i quali aveva liberato Mikael, anche se avrebbe voluto vederlo morto, sentiva che ucciderlo non era la soluzione, visto che quando lo aveva effettivamente fatto le cose erano peggiorate rapidamente. Ma adesso… adesso doveva assolutamente morire, e niente sarebbe riuscito a convincerlo di questo più delle minacce che gli aveva rivolto. Chiuse gli occhi e prese dei lunghi profondi, respiri, cercando di rilassarsi, quando udì distintamente dei passi leggeri provenire dal corridoio e la visitatrice fermarsi sul ciglio della porta e trattenere il fiato.
«Klaus» lo chiamò, titubante.
«Sto bene, Elena, non preoccuparti» la rassicurò. Si alzò in piedi e la osservò con attenzione: non si erano più visti da quando aveva lasciato casa Gilbert e la confusione per quello che era successo lo investì in pieno. «Cosa ci fai qui?»
«Bonnie mi ha detto che avete un piano per sbarazzarvi di Mikael, poi ha detto che eri tornato a casa e ho pensato di venirti a trovare»
«Si, abbiamo un piano, ma non te ne parlerò. Non voglio metterti in mezzo» Elena fissò il punto in cui lo aveva trovato, poi riportò lo sguardo su di lui.
«Come mai eri disteso per terra?» il ragazzo boccheggiò.
«Avevo bisogno di riflettere e il pavimento è fresco»
«E allora perché ci sono schizzi di sangue sulla parete e sul pavimento?» Klaus si voltò di scatto e notò solo in quel momento le macchie nel punto in cui Mikael lo aveva scaraventato e nel punto in cui la sua testa aveva ripetutamente colpito i mattoni.
«Klaus?»
«Quando sono tornato ho trovato un ospite che stava aspettando il mio rientro»
«Perché non hai chiamato nessuno?» il tono di Elena era accigliato, per la prima volta da quando lo conosceva… o almeno da quando lo aveva conosciuto di nuovo.
«Non ho potuto chiamare nessuno mentre lui era qui e dopo che se n’è andato era inutile. E poi avevo bisogno di stare un po’ da solo»
«Cosa voleva?» Klaus aprì e chiuse la bocca un paio di volte, indeciso su cosa dirle.
«Vuole che lasci questa casa»
«Beh, se il problema è solo questo puoi tornare a vivere da me»
«No, Elena, lui…» si bloccò, per una volta spaventato per qualcun altro e non per sé stesso «Lui vuole che io viva da solo, così lui potrebbe… venirmi a trovare quando vuole»
«Vuole torturarti?» chiese lei, pur conoscendo la risposta a quella domanda «No, Klaus, non puoi lasciarglielo fare»
«Non lo farò! Non completamente almeno. Troverò un modo per indebolirlo, così da poter mettere in atto il piano che ho elaborato con Bonnie e poi lui non sarà più un problema, se ne sarà andato. Ma finché non trovo quella soluzione, devo fargli credere di aver vinto. Devo dargli un finto senso di potere su di me. Devo fargli credere di essere solo»
«Non puoi lasciare che ti riduca di nuovo come ti ha ridotto due mesi fa. Klaus, hai impiegato settimane a guarire, non puoi farlo di nuovo»
«Ma devo, o lui ferirà te e Bonnie» Elena rimase senza parole e lui distolse lo sguardo. «Andrà tutto bene. Io starò bene. Tornerò nell’appartamento, solo per poco te…»
Fu un attimo. Sentì il respiro mozzarsi e le parole svanire, mentre le labbra di Elena si scontravano con le sue.
«Aspetta» biascicò a fatica, allontanandola da sé. «Non possiamo… noi…»
«Perché? Cosa ce lo impedisce? A meno che tu non provi niente per me, e so che non è così»
«È difficile»
«Perché, Klaus?»
«Perché io mi ricordo!» esclamò lui, con semplicità. «Io ricordo ogni piccola cosa che ti ho fatto e ogni cosa che tu hai fatto a me. Tutti i complotti per uccidermi, la volta che io ti ho uccisa e quando ho provato ad ucciderti di nuovo. Il nostro rapporto non era esattamente paradisiaco»
«Ma ora è tutto diverso. Tu l’hai reso diverso, hai completamente cambiato le tue scelte e hai reso tutto migliore»
«Il fatto che abbia accettato di avere fatto scelte disastrose e di aver deciso di cambiarle non mi rende una persona migliore. Quelle scelte avevano danneggiato anche me. Non sono tornato indietro per voi, l’ho fatto per me stesso. Tu mi vedi ancora come il ragazzo ferito che hai accolto a casa tua e lo sono ancora, ma quella è solo una piccola parte di me. C’è un’altra parte, la peggiore, che tu non conosci. Quella parte non ha ancora avuto la sua occasione di emergere in questo tempo, ma esiste, è ancora qui, ed emergerà, e tu ne sarai terrorizzata»
«Non puoi saperlo»
«Forse. Forse mi sorprenderai, forse quello che provi per me è più forte di quello che penso, ma non posso rischiare finché non lo saprò. Io sono ancora me stesso»
«Non credo. Non dopo quello che ho visto» Klaus le volse le spalle, esasperato. «Se sei capace di essere così distrutto e vulnerabile con la tua famiglia e di voler bene a me e alla mia famiglia abbastanza da volerci proteggere, allora forse sei cambiato e non vuoi ammetterlo perché ne sei spaventato» l’originario si voltò nuovamente, fissandola arrabbiato «e non c’è niente di male ad aver paura del cambiamento, così come non c’è niente di male nel cambiare»
«Non sono cambiato, Elena. Sono sempre stato così con Mikael, mi sono sentito vulnerabile e spaventato e incapace di difendermi in sua presenza. Mi sono affezionato a voi, è vero, ma è anche vero che per me avete rappresentato quello che mi è sempre mancato, una famiglia pacifica, senza faide interne, e questo vi pone nella posizione di non essere danneggiati direttamente da me. Ma questo non protegge gli altri, e non mi interessa»
Tra loro si venne a creare un silenzio imbarazzante. Elena non aveva intenzione di cedere, ma aveva l’impressione che lui fosse ancora più testardo di quanto lo fosse lei. Si lasciò cadere sul letto e portò una mano a massaggiarsi la fronte, poi disse quello che avrebbe dovuto dire quando era arrivata.
«Cosa?» domandò Klaus, certo di aver sentito male.
«Devi spezzare la maledizione» ripeté, più forte.
«Elena, non posso»
«Ma devi!»
«Ho spezzato quella maledizione, nell’altro tempo, solo per creare altri ibridi e loro si sono rivoltati contro di me, l’uno dopo l’altro. Hanno tentato di seppellirmi vivo in un blocco di cemento, solo per liberarsi di me. Spezzare quella maledizione ha portato alla morte di due dei miei fratelli e a molto altro»
Elena si alzò a sedere e lo guardò seriamente.
«Non sarà così questa volta. Ne abbiamo parlato, io, Elijah e Bonnie, prima che io venissi qui»
«Cosa?»
«Stai cercando un modo per indebolire Mikael, e questo è l’unico modo. Devi riacquistare le forze, e spezzare la maledizione ti aiuterà e ti renderà abbastanza forte da ribellarti e metterlo al tappeto»
«Ma tu moriresti»
«L’altra volta sono sopravvissuta»
«Non so come hai fatto»
«Ma Bonnie lo sa, e puoi usare un altro licantropo e un altro vampiro, soprattutto un altro vampiro, e questa volta non ci sarà nessuno ad ostacolarti»
«Eccetto Mikael» Elena sorrise.
«Se tutto va come abbiamo previsto, Mikael non se ne accorgerà neppure»







Angolino
Allora… di nuovo qui, nove mesi dopo. Lo so, sono imperdonabile. Ho pensato a questa storia per molto tempo, sicura di non volerla abbandonare, ma con i sensi di colpa sul continuarla. Mi spiego, dopo che ho pubblicato il capitolo precedente a questo, è iniziato The Originals e siccome mi piace dieci volte di più di The Vampire Diaries mi sono sentita un po’ in colpa ad aver distrutto, in questa fanfic, tutte le premesse che hanno portato a questo bellissimo telefilm e non mi sentivo in grado di continuare a scrivere. Tuttavia, ho anche distrutto le premesse che hanno portato alla quinta stagione di TVD, e anche se ci sono stati un paio di episodi carini, c’è stata più confusione che altro e gigantesche gaffe nella mitologia, quindi, tutto sommato, non mi dispiace. Mi sono presa il diritto di gettare un colpo di spugna, e anche se nel frattempo mi sono affezionata indescrivibilmente alla coppia di genitori più famosa di New Orleans, nelle fanfic continuo a ritrovarmi a mettere insieme Klaus ed Elena, pur non avendolo progettato prima. È più forte di me, forse proprio perché sono così improbabili insieme, che nei telefilm non succederà mai niente, quindi tanto vale far succedere qualcosa qui. La cosa che più mi dispiace, in definitiva, è di aver totalmente e inconsapevolmente eliminato Hope (quando ho iniziato la fanfic l’episodio 4x20 di TVD non era ancora uscito e il viaggio nel tempo all’inizio della fanfic è piazzato più o meno tra la 4x15 e la 4x16), quindi mi dispiace Hope, mi farò perdonare da lei più avanti con un’altra fanfic. Spero di aver fatto un buon lavoro, in caso contrario, perdonatemi, sono un po’ arrugginita. Comunque questo è un capitolo di passaggio, quindi mi rifarò con il prossimo capitolo che sarà pieno di avvenimenti. Un bacione e a presto!

 

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Capitolo 15
*** Momenti decisivi ***







15 – MOMENTI DECISIVI







 
 
Erano passate due settimane da quel giorno e la luna piena sarebbe sorta presto nel cielo. Loro erano pronti. Due settimane prima Klaus aveva lasciato la residenza della sua famiglia e si era ritrasferito nel suo vecchio appartamento. Nessuno era andato a trovarlo, neanche Mikael, ma era rimasto in contatto con Bonnie tramite mezzi magici non rintracciabili ed erano riusciti così a programmare tutto per tempo. Avevano fatto del loro meglio per arrivare a quel giorno senza che niente fosse lasciato al caso e, fino a quel momento, potevano dire di esserci riusciti. Nella radura erano presenti solo Klaus, Elijah, Bonnie, Elena, il licantropo e il vampiro scelti per il sacrificio. Loro erano gli unici a sapere che la maledizione stava per essere spezzata per la seconda volta, era stata una scelta di Elena e gli altri l’avevano rispettata. Se le cose sarebbero andate come erano state progettate non c’era ragione per gli altri di sapere nulla di quella sera. Bonnie aveva già fatto un incantesimo di protezione sull’amica e un incantesimo sull’intera area circostante per impedire a chiunque di avvicinarsi, entrambi presi direttamente dal grimorio di Esther, e ora si sentiva nervosa ma risoluta. Recitò alla perfezione l’incantesimo, mentre Klaus uccideva prima il licantropo, poi il vampiro.
«Sei pronto?» gli chiese prima di iniziare la fase finale del rito. Klaus annuì e lanciò un’occhiata al fratello, i sensi allerta, pronti a captare qualsiasi movimento nei boschi, al di là del confine. Questa volta, quando l’originario le tese la mano, Elena la prese e si lasciò condurre vicino al bacile di pietra con lentezza esasperante.
«Ti farà un po’ male» la avvisò.
«Ma starò bene» replicò lei. I canini di Klaus le squarciarono la gola un attimo dopo, ma non era terribile come aveva immaginato. Quando si addormentò, lo fece con la consapevolezza che si sarebbe risvegliata e che le cose stavano per andare nel verso giusto.
«Klaus» il ragazzo sentì la voce della strega che lo chiamava, ma non riuscì a rispondere. Urlò di dolore mentre sentiva le ossa spezzarsi e il corpo cambiare, e la sua metà da lupo riaffiorare. Con tutto quello che era successo in quell’ultimo periodo non si era reso conto di quanto gli mancasse quella sensazione e ora, nonostante il dolore della trasformazione, si sentiva finalmente, di nuovo, completo. Elijah prese Elena tra le braccia e la portò tra la radura e il confine, chiamando anche Bonnie.
«Impediscigli di lasciare la radura finché è in forma animale. È pericoloso in questo momento, non possiamo permetterci che uccida qualcuno e dia nell’occhio. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che Mikael lo veda» disse Elijah.
«Ma non può rimanere qui da solo finché non si ritrasforma»
«Rimarrò io con lui. Tu fa l’incantesimo e poi rimani qui con Elena finché lei non si sveglia, poi andate a casa»
Lentamente, le ossa cominciarono a guarire in differenti posizioni e Klaus ululò alla luna, totalmente lupo.
«Fallo, Bonnie!» la strega pronunciò l’incantesimo giusto in tempo per impedire al lupo di scagliarsi contro di loro, dopodiché non le restò altro da fare che attendere.
 
Quando Elena aprì gli occhi le servirono due minuti buoni per ricordare dove si trovasse.
«Elena, stai bene?» le chiese Bonnie, accanto a lei.
«Sto bene, dov’è Klaus?» la strega fece un cenno con la testa verso la radura: Elijah era seduto sul bacile di pietra, mentre poco lontano un lupo correva a perdifiato cercando un modo per superare una barriera invisibile.
«L’ho chiuso dentro, finché non torna umano»
«Quello è Klaus?» chiese Elena, stupita. Non aveva mai visto un lupo mannaro nella sua forma animale prima, e non sapeva nemmeno se l’aveva mai visto nel tempo che avevano cancellato, ma sapere che il lupo che stava guardando era lo stesso ragazzo che aveva vissuto a casa sua per oltre due mesi la faceva sentire strana. «È pieno giorno, perché è ancora un lupo?»
«Può cambiare quando vuole, gli ibridi non devono trasformarsi con la luna piena. Immagino si ritrasformerà quando si sarà arreso al fatto che non può oltrepassare la mia barriera. Andiamo a casa»
«No, aspetta!» Elena non riusciva a staccare gli occhi da quell’animale.
«Tornerà a casa quando sarà tornato umano ed Elijah ci chiamerà, non c’è bisogno che rimaniamo qui» ma la ragazza non l’ascoltava. Un passo dopo l’altro, si era avvicinata alla barriera senza che la strega notasse la vicinanza eccessiva. Il lupo le si avvicinò e la annusò attraverso la rete di magia che li separava. Elijah e Bonnie osservavano quella scena, pronti ad intervenire qualora ce ne fosse stato bisogno. Elena avvicinò lentamente la mano al muso del lupo, sentendo la voglia irrefrenabile di accarezzarlo.
«Elena, non mi sembra il caso» la avvisò l’originario, ma il lupo avvicinò ulteriormente il muso alla mano della ragazza, permettendole di toccarlo, e non fece nulla per ferirla, poi si gettò per terra e si coprì gli occhi con una zampa.
«È stanco… si addormenterà presto e si trasformerà nel sonno. Andate a casa, riposate un po’»
«Io voglio restare» replicò Elena, ma Bonnie le strinse un braccio.
«Jenna sarà preoccupatissima a quest’ora. È meglio se andiamo a casa, Elena» questa volta la ragazza sospirò e annuì.
«Hai ragione» acconsentì «chiamami quando si sveglia»
«Certo»
Non appena le ragazze si furono allontanate, Elijah si sedette accanto al fratello e attese pazientemente di vederlo cambiare, con un cambio d’abiti pronto accanto a sé.
 
Due ore dopo Klaus bussò alla porta di casa Gilbert e venne accolto da un sorriso che non era più abituato a vedere.
«Guarda chi è tornato. Ci sei mancato da queste parti»
«È un piacere vederti, Jenna. Mi dispiace molto, sono stato parecchio impegnato in questo periodo» l’espressione della donna mutò immediatamente.
«Ancora problemi con tuo padre?»
«Le cose stanno per risolversi. Elena e Bonnie sono in casa?» chiese, esitante.
«Si, sono di sopra» Jenna si spostò quel tanto che bastava per lasciarlo entrare e chiuse la porta alle sue spalle. «Cosa sta succedendo?»
«Non preoccuparti! Quando sarà tutto finito ti spiegheremo, ma ora è davvero troppo presto» le disse, prima di prendere le scale, ma la donna lo afferrò gentilmente per un braccio.
«Klaus, sono stata all’oscuro di tutto questo per troppo tempo, e non è stato bello. Dimmi, cosa state progettando?» l’ibrido esitò.
«Non posso dirti tutto adesso, ma stiamo escogitando un modo per liberarci di mio padre, per sempre»
«Si può fare? Pensavo che avessi distrutto tutti i paletti che potevano uccidervi»
«L’ho fatto» replicò lui «ma c’è ancora un modo» le sorrise e continuò a salire le scale fino a trovarsi di fronte la porta della stanza di Elena, bussò due volte ed entrò nella stanza. Le ragazze erano sedute a gambe incrociate sul letto e sembravano reduci da un’intensa conversazione. Quando Klaus fece il suo ingresso, Elena gli si gettò addosso.
«Sei di nuovo in forma umana. È stato incredibile vederti in quel modo»
«E tu sei ancora viva. Che miracolo!» rise lui.
«Io sono pronta, Klaus» si intromise Bonnie, ancora seduta e molto seria. A quelle parole Elena sospirò pesantemente e si rivolse verso l’ibrido.
«Non credo che sia la cosa giusta da fare. Potrebbe essere pericoloso. Ora sei abbastanza forte per sconfiggere Mikael da solo e lui non lo sospetta nemmeno»
«Non si tratta solo di sconfiggere Mikael. Io devo farlo! Andrà tutto bene, giusto Bonnie?» la strega annuì lievemente, incerta sulla veridicità della risposta. «Hai tutto quello che ti serve?»
«Manca solo una cosa»
 
La stanza in cui si trovava era colma di armi di ogni genere. Da secoli aspettava questo momento, da mesi fremeva di anticipazione sapendo che stava per arrivare. Mikael finì di intagliare l’ultimo paletto e si diresse verso il bagno per fare una lunga doccia calda. Sapeva che le armi in suo possesso non sarebbero state sufficienti ad uccidere quel mostro che i suoi figli continuavano a considerare di famiglia, ma il suo desiderio di distruggerlo era talmente pressante nel suo petto da far emergere tutta l’inventiva di cui era in possesso. Sarebbe riuscito ad annientarlo anche senza doverlo uccidere, c’era quasi riuscito nel magazzino, quando sentiva le sue urla imploranti attraverso quel muro. Era sufficiente averlo sotto le mani per qualche mese, e il mostro non sarebbe più stato più in grado di nuocere nessuno. Il tempo era vicino. Uscito dalla doccia, Mikael si preparò con cura, badando ad ogni dettaglio. Aveva passato le ultime settimane ad osservare il comportamento della cosa. Aveva notato con gioia come, dopo il loro ultimo incontro, si era trasferito nell’appartamento che aveva prima di essere accolto in casa Gilbert, e all’apparenza non aveva più contatti con nessuno, come aveva previsto. Usciva solo la sera per andare in quel sudicio bar a bere, da solo, circondato da ragazzi felici che non lo degnavano di uno sguardo, e seppur tale visione fosse indescrivibilmente splendida ai suoi occhi, aveva smesso di seguirlo dopo i primi giorni, preferendo passare le serate ad affinare gli strumenti che gli sarebbero serviti quel giorno stesso. Il mostro si era affezionato troppo a quegli stupidi ragazzini per permettere che venisse loro fatto del male, ed ora che non gli era rimasto più nessuno sarebbe stato fin troppo semplice per lui entrare in quella testolina e distruggerla pezzo per pezzo, con una lenta tortura. Pregustava già il sapore del terrore che avrebbe scucito da quel mostro che un tempo considerava figlio, e ne gioiva. Sorrise malignamente a quei pensieri e si incamminò verso l’appartamento, pronto per la prima sessione.
Una volta arrivato al palazzo salì le scale con lentezza esasperante, cercando di decidere con cosa iniziare. Aprì la porta dell’appartamento senza neanche pensare di annunciare la sua presenza, ma anziché avvertire la paura di un ragazzo solitario, Mikael sentì un sonoro ringhiare provenire dall’angolo più buio della stanza. Dall’ombra uscirono Elijah e un bellissimo lupo dal manto argentato, il quale aveva i denti aguzzi scoperti nella sua direzione.
«Sorpreso, padre?» domandò Elijah con calma innaturale.
«Cosa significa questo?» il figlio sorrise alla rabbia di Mikael, forse per la prima volta in vita sua.
«Questo è quello che avremmo dovuto fare innumerevoli anni fa. Saluta papà, Niklaus» e con un ringhio acuto, prima che potesse accorgersene, il lupo si scagliò contro di lui, mordendolo ripetutamente e facendogli perdere i sensi, rendendolo finalmente da cacciatore a preda.
 
Dal suo punto di vista erano passati mesi dall’ultima volta che era entrata nella vecchia casa delle streghe, dove sua madre era diventata una vampira. Sospirò pensando che in realtà, adesso, sua madre era una normalissima donna, disinteressata alla vita della figlia e lontana da lei e da quel mondo. Bonnie prese il grimorio tra le mani e ne sfogliò le pagine fino a trovare l’incantesimo che le serviva. Anche lei, come Elena, non era sicura della buona riuscita del piano, ma Klaus era stato irremovibile e gli si era affezionata troppo per negargli una cosa così importante.
«Puoi smetterla di camminare avanti e indietro? Mi stai facendo venire mal di testa» la rimproverò l’amica e Bonnie si costrinse a sedersi su una sedia sgangherata, nel tentativo maldestro di tranquillizzarsi.
«Scusa, è che è un incantesimo davvero particolare e un minimo errore potrebbe causare un disastro»
«Hai mai fatto un incantesimo del genere prima? Nell’altro tempo, intendo» Bonnie rifletté per un momento.
«Ho provato a fare qualcosa di simile quando tu eri in transizione, ma gli spiriti me l’hanno impedito. Però adesso sono stati gli spiriti a contattare Klaus e a dirgli di farlo, quindi non dovrebbero esserci problemi, anche se questa formula è un tantino più complessa di quella»
«Sei una grande strega, Bonnie» le disse Elena «se c’è qualcuno che può farcela, quella sei tu»
In quel momento, Elijah e Klaus apparvero all’ingresso, portando con loro un Mikael sanguinante e privo di sensi.
«Oh mio…»
«L’hai morso» constato Bonnie voltandosi verso l’ibrido.
«L’ho morso mentre ero nella forma di lupo. Non si è potuto difendere. Ci serviva debole, ora lo è. Se tutto va bene non dovrebbe più svegliarsi, ma anche se dovesse svegliarsi durante il rituale, Elijah sarà qui con voi»
Si lanciarono tutti un’occhiata nervosa, quando Klaus riprese la parola.
«Vogliamo iniziare?»
«Klaus, questo potrebbe finire male, lo sai» lo fermò Bonnie.
«Lo so, è per questo che non lo sa nessuno a parte le persone presenti qui. Ma sono fiducioso. Facciamolo»
Klaus e Bonnie si sedettero per terra, l’uno di fronte all’altra, Elijah trascinò il corpo di Mikael vicino a loro e la strega poggiò una mano su quella tesa dell’ibrido e l’altra su un braccio dell’originario steso per terra, poi inizio a recitare.
 
Klaus si svegliò in un luogo luminoso. Non riusciva a distinguere nulla oltre i suoi piedi e la luce lo accecava; faticava a ricordare come era arrivato lì e cosa doveva fare. Camminò per qualche metro senza sapere dove andava, quando sentì di aver pestato qualcosa e si chinò a raccogliere l’oggetto: era una vecchia bambola di pezza che sua madre aveva cucito quando era nata Rebekah e con cui la sorellina e il fratellino più piccolo giocavano spesso. Henrik. Perché il nome del fratello risuonava nelle sue orecchie come se fosse la cosa più importante della sua vita?
«Sei arrivato, infine!» tuonò una voce a pochi passi da lui. Apparteneva ad una donna, alta, scura ed eterea, e nell’istante in cui i suoi occhi si posarono su di lei, Klaus ricordò tutto quello che aveva dimenticato, il perché si trovava in quel luogo e l’importanza della missione.
«Sono qui per mio fratello» rispose. La donna sorrise.
«Sappiamo perché sei qui. Abbiamo deciso noi di ricompensarti per aver cambiato le tue scelte in modo così accurato»
«Voi? Chi siete? Cosa siete?»
«Questo non ha importanza! Ciò che conta è che il tuo viaggio non è ancora concluso. Tuo fratello non può ancora tornare»
«Cosa significa? Non potete! Questa è la nostra unica possibilità» urlò lui contro la donna, cercando di scagliarsi contro di lei, ma non riuscì a colpirla. Un’acuta risata risuonò nelle sue orecchie.
«Non hai ancora concluso» quella frase echeggiò nell’ambiente fatto di luce e Klaus si inginocchiò, sicuro di aver fallito.
All’improvviso la luce cominciò a svanire, per lasciare il posto ad uno scenario che lui conosceva bene. La capanna di fronte a lui era in fiamme e le persone all’interno urlavano in agonia mentre Mikael si faceva strada tra i corpi e provvedeva a finire quelli che erano ancora in vita.
«Perché mi fate vedere questo?! Non è stato sufficiente farmi rivedere la morte di Henrik?» urlò Klaus al vento «Perché anche quella di mio padre?» questo lo sussurrò, mentre le lacrime iniziavano a scendere dai suoi occhi alla vista di Mikael che sferrava il colpo di grazia all’ultimo licantropo vivo all’interno della capanna. Ma tra gli alberi, poco lontano, Klaus poté scorgere una figura che pensava non avrebbe più rivisto: Lynnie, una delle figlie più giovani di suo padre, che da umano pensava fosse solo una graziosa ragazzina con il gene dei licantropi e che ora, invece, guardava da fratello.
«Lynnie si è salvata» sussurrò. Pensava che la famiglia di suo padre si fosse estinta quella notte, invece scopriva adesso che non era così. «Ma perché me lo state mostrando?»
«Perché avevi bisogno di sapere» Klaus sobbalzò all’udire quella voce. Non si aspettava davvero una risposta alla sua domanda. «avevi bisogno di sapere che i vampiri non sono la tua unica famiglia. Hai bisogno di conoscere la tua metà da licantropo, Klaus, hai bisogno di conoscerla per poterla accettare»
«Chi siete voi?» la donna sorrise nuovamente.
«Siamo streghe» rispose «streghe estremamente grate per lo sterminio che hai impedito venisse nuovamente compiuto. Ora è il momento» disse, indicando un punto oltre la spalla dell’ibrido. Voltandosi, Klaus vide Henrik camminare lentamente verso di lui.
«Ricorda» continuò la donna «impara dai tuoi errori Niklaus Mikaelson. Questa nuova vita sarà difficile per tuo fratello, tu sarai la sua guida. Fa in modo di essere all’altezza del tuo compito»
La donna scomparve ed Henrik arrivò da lui.
«Sei pronto per andare?» gli chiese Klaus con un sorriso. Il fratellino ricambiò e gli tese la mano, che questa volta Klaus accettò senza paure. Nell’istante in cui le loro dita si sfiorarono, Mikael apparve davanti a loro, sorpreso, giusto un attimo prima che loro sparissero.
 
Klaus riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Bonnie, le lacrime agli occhi e un po’ di sangue al naso.
«Stai bene?» le chiese.
«Sto bene… e sembra che stia bene anche lui» l’ibrido abbassò lo sguardo e vide la testa di Henrik sulle sue ginocchia, il petto che si abbassava e si alzava regolarmente. Elijah si avvicinò a loro e gli sorrise.
«Sembra che stia dormendo. Cos’è successo? Sei stato nell’Altro Lato a lungo»
«Io ho visto molte cose» rispose «anche Mikael, prima di tornare qui»
«Sì, si è svegliato» disse il fratello «nel bel mezzo del rituale. È stata dura mantenere il contatto tra lui e Bonnie, ma alla fine ci siamo riusciti. Li abbiamo scambiati» Klaus annuì e accarezzò la testa del fratellino.
«Sarà dura per lui»
«Penso che sarà altrettanto dura per Rebekah, Kol e Finn scoprire che è tornato» rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri. Fu Elena a parlare per prima.
«Lo portate direttamente a casa vostra?» domandò, osservando Henrik. Elijah stava per rispondere, ma Klaus lo fermò.
«No. Lo porto prima all’appartamento. Non ci sono garanzie che ricordi di essere morto. Preferisco parlargli con calma in un posto neutrale dove nessuno può disturbarci. L’appartamento è sicuro ora che Mikael è morto ed Henrik si spaventerà comunque per quest’epoca, in qualunque posto lo portiamo. Tanto vale che non sia sommerso dagli abbracci della famiglia. Non immediatamente almeno» Elijah annuì e lo aiutò a portare Henrik in macchina. Bonnie ed Elena spensero tutte le candele, mentre il maggiore degli originari presenti rimaneva a seppellire il cadavere del padre.
 
Elena tornò a casa due ore dopo, esausta. Era passata dall’appartamento per assicurarsi che Klaus stesse bene dopo l’incantesimo e poi si era trascinata verso casa, ignorando i messaggi dei suoi amici che la invitavano a bere qualcosa al pub. Aprì la porta lentamente, sperando che Jenna, Alaric e Jeremy dormissero a quell’ora, e se la richiuse alle spalle altrettanto silenziosamente.
«Buongiorno Elena. Un po’ tardi per rientrare» Elena sobbalzò a quella voce e si voltò di scatto a fronteggiarla.
«Zio John!»






Angolino
Un commento per questo capitolo pieno di avvenimenti, please!!!
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 16
*** Risvegli ***






Cap. 16 – RISVEGLI
 

«Zio John! Cosa ci fai qui?»
«Sono andato via per trovare informazioni su Klaus e nessuno mi ha più contattato. Ho temuto il peggio. Ho temuto di aver perso troppo tempo»
«Credimi, zio, il tempo è l’unica cosa che non è stata persa» rispose Elena, in parte divertita.
«E questo cosa vorrebbe dire?» scattò lui, irritato.
«Niente. Non c’è più nessuno pericolo con Klaus, puoi andartene, la tua presenza non è gradita»
«È questo il modo di parlare a tuo padre?» la rimproverò, con un sorriso. Elena sospirò, demoralizzata; tra tutto quello che era successo aveva dimenticato che John era ancora in giro alla ricerca di un modo per salvarla e adesso che tutto sembrava essersi sistemato, ecco che arrivava lui a complicare tutto.
«John, ti prego, va via e basta» lo supplicò. L’uomo la osservò in silenzio per alcuni istanti, immobile e inespressivo.
«Ho fatto domanda per la tua custodia» Elena sentì il proprio respiro mozzarsi e per un attimo dimenticò tutto.
«Cosa?» bisbigliò, incredula.
«Ho chiesto la tua custodia, come tuo padre, e una volta che l’avrò ottenuta ce ne andremo, fuggiremo dove Klaus non potrà mai trovarti»
«Ti ho detto che Klaus non è un problema» ruggì lei, sentendo la rabbia montare dentro di lei.
«So che vuoi pensarlo, ma in questi mesi ho sentito su di lui molto di più di quanto pensi. Non si fermerà. Arriverà e noi dobbiamo andare via prima che succeda»
«Non vado da nessuna parte con te»
«Elena, ne ho già parlato con il mio avvocato e lui concorda sul fatto che non c’è modo che io perda, soprattutto visti i tuoi voti durante l’ultimo anno scolastico. Jenna non sta svolgendo il suo ruolo in modo appropriato e con il test del dna tu sarai affidata legalmente a me»
«Non penso proprio» sbottò lei prima di prendere le chiavi dell’auto e di dirigersi spedita verso la porta.
«Elena!» urlò John, ma la ragazza corse veloce verso la macchina e vi salì appena in tempo. Cercando di non ascoltare le intimazioni dell’uomo, accese il motore e si allontanò, guidando senza meta.
 
Klaus osservava il fratellino con ansia sempre crescente, quasi temendo il momento in cui si sarebbe svegliato e si sarebbe guardato intorno. Era talmente preso dalle sue preoccupazioni che non sentì il campanello suonare ripetutamente se non quando la persona fuori iniziò a urlare il suo nome.
«Elena!» esclamò, sorpreso di trovarla nuovamente sull’uscio della sua porta «È notte fonda, dovresti essere a casa»
«Lo so» rispose lei, sul punto di scoppiare a piangere.
«Cos’è successo?» Elena prese un respiro profondo.
«Ho bisogno… potresti ospitarmi per un po’? Potrei aiutarti con Henrik, potrebbe farti comodo una mano con lui, magari per insegnargli qualcosa su questo secolo o…»
«Elena!» la fermò. Lentamente, la prese per mano e la accompagnò a sedersi sul divano «Cos’è successo?»
«John è tornato» Klaus fece mente locale e chiuse gli occhi per un secondo.
«Tuo zio John? Quello per cui eri felice che io occupassi la stanza degli ospiti?»
«Si, mio zio, che in realtà è il mio padre biologico e ora vuole la mia custodia e vuole portarmi via per tenermi lontana da te, per impedirti di fare il rituale»
«Ma abbiamo già eseguito il rituale, per tuo volere. Non gliel’hai detto?» le chiese, sbalordito.
«Non ho potuto! Lui è un membro del Consiglio e odia i vampiri con tutto se stesso. Non ha mai accettato Stefan, figuriamoci…»
«Me» concluse Klaus, malinconico «figuriamoci me»
«Non sto dicendo… tu non hai mai fatto niente di sbagliato contro di me, non in questo tempo, e io… lui non accetterà mai i miei sentimenti per te» Klaus si alzò dal divano e camminò avanti e indietro per un po’, controllando di tanto in tanto se Henrik si era svegliato.
«E quali sono i tuoi sentimenti per me?» chiese infine.
«Credo di starmi innamorando di te» ammise Elena in un sussurro.
«E cosa vuoi che faccia?» la ragazza abbassò lo sguardo: sapeva che Klaus era troppo spaventato e insicuro anche solo per riflettere sui propri sentimenti, quindi non si era mai aspettata un “provo anch’io lo stesso”, ma non poté impedirsi di rimanerci male.
«Nascondimi» rispose «fino al mio diciottesimo compleanno, poi John non potrà più fare niente»
«Di quanto tempo si tratta?»
«Circa un mese» gli occhi di Klaus si spalancarono in un’espressione incredula.
«Sta facendo tutto questo per un solo mese?»
«No, sta facendo tutto questo per rivendicare il suo potere su di me e la sua superiorità su Jenna, e usa la scusa di quello che pensa tu potresti farmi per riuscirci. Nella sua mente vuole anche tenermi al sicuro, ne sono certa, ma sa che non andrei mai con lui di mia spontanea volontà a meno che io non sia costretta, neanche con la paura che un famoso vampiro millenario mi sta dando la caccia per uccidermi» Klaus sorrise.
«Sembra che tu abbia dimenticato che due notti fa ti ho effettivamente uccisa»
«Temporaneamente» specificò lei. Si alzò dal divano e si stiracchiò, emettendo un sonoro sbadiglio che fece ridacchiare l’ibrido.
«Immagino che Henrik dorma nel tuo letto. Tu dove dormi?»
«Prendi il divano» le disse «io voglio essere sveglio quando lui si sveglia»
 
Quando Jenna prese il cellulare quella mattina, non sapeva se ridere o piangere e rimase a fissare l’oggetto per quasi cinque minuti.
«Tutto bene?» domandò Alaric, ancora mezzo addormentato.
«Più o meno. La cattiva notizia è che John è in casa, la notizia esilarante è che Elena ha chiesto asilo politico. Klaus mi ha mandato un messaggio» si distese nuovamente sul letto e poggiò la testa sulla spalla del compagno, sospirando.
«E tu torni a dormire?» chiese lui, divertito.
«Non mi va di affrontare John di prima mattina» Alaric stava per rispondere quando qualcuno bussò alla porta.
«Scusate se vi disturbo» era Jeremy «ma abbiamo un ospite sgradito al piano di sotto e sta dando di matto»
Si vestirono velocemente e Jenna scese le scale con un passo d’elefante.
«Cosa vuoi John?» l’uomo concluse bruscamente la telefonata in cui era impegnato e si voltò furente verso di lei.
«Elena è scomparsa stanotte. La sua auto è vicino al cimitero, ma di lei non c’è traccia. Ho chiamato tutti i suoi amici, ma nessuno sa dov’è, nemmeno Stefan»
«È dal suo nuovo ragazzo. Sta bene» John boccheggiò.
«Nuovo ragazzo? Ha un nuovo ragazzo, chi è?»
«Considerando che è andata da lui per stare lontana da te, mi perdonerai se non ti darò nome e indirizzo» John rise di una risata macabra.
«Tu non capisci, Jenna, voglio solo tenerla al sicuro»
«So dei vampiri, John» lo interruppe, cogliendolo di sorpresa. «Mi hanno detto tutto» spiegò, quando il volto dell’uomo si fece interrogativo. «Ed è perfettamente al sicuro con il suo nuovo ragazzo, molto di più di quanto possa mai esserlo con te»
«È un altro vampiro» sbottò lui.
«È un bravo ragazzo» replicò lei «è sufficiente per me»
«Voglio conoscerlo» Jenna si trattenne dallo scoppiare a ridere.
«La loro relazione non è arrivata al punto “ti presento i miei”»
«Tu lo conosci» replicò John «perché io non posso?»
«Perché io sono un membro gradito della famiglia per Elena. Ecco perché» John si avvicinò alla donna fin quasi a sfiorarla.
«Io lo conoscerò, e quando avrò provato che non è adatto ad Elena, lei verrà con me e voi non farete niente per fermarmi»
 
Tutto sembrava così strano per Henrik quando finalmente aprì gli occhi: non aveva mai visto niente di quello che stava guardando e non era mai stato sdraiato su una superficie tanto comoda. Alla sua destra c’era un ragazzo; non riusciva a vedere il suo viso, perché dormiva profondamente con la testa nascosta dalle braccia, a loro volta incrociate sulla stessa superficie sulla quale lui si stava adesso sedendo. Senza riuscire a trattenersi, avvicinò la mano a quella testa e la passò sui capelli del ragazzo, facendolo involontariamente svegliare.
«Nik?» domandò, riconoscendolo.
«Henrik!» le braccia del fratello maggiore si strinsero con forza intorno al suo corpo, ed Henrik si ritrovò ad abbracciarlo di rimando, confuso.
«Sembri diverso» gli disse «dove siamo?» Klaus si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
«Qual è l’ultima cosa che ricordi?» osservò il fratellino riflettere e trattenne il respiro alla sua risposta.
«Mi hai aiutato ad uscire dalla grotta, siamo andati a vedere i lupi. Li abbiamo visti? Io… non riesco a ricordare» sembrava deluso e Klaus si sorprese ad essere felice che non ricordasse, anche se ora doveva essere lui a spiegargli.
«Li abbiamo visti» gli rispose «ma dopo sono successe tante altre cose e io non so come parlartene» gli occhi di Henrik si spalancarono per la paura.
«Papà lo ha scoperto? È molto arrabbiato?»
«Sì, lo ha scoperto»
«Si è arrabbiato con te? Gli dirò che è stata colpa mia» disse immediatamente il ragazzino.
«Henrik»
«Sono stato io a convincerti ad andare a vederli»
«Non importa!» esclamò Klaus, incapace di continuare a sentirlo. «Non devi dirgli niente, non può più fare del male a nessuno»
«Cosa vuoi dire?» se possibile, Henrik sembrava ancora più spaventato.
«È passato molto tempo da quella notte, hai detto tu stesso che sembro diverso, lo sono, sembra che io abbia la stessa età, ma non è così»
«Cos’è successo, Nik?» Klaus sospirò ed emise un gemito di dolore, prima di rispondergli.
«S-sei morto, e noi siamo… cambiati. Mamma non riusciva a gestire la tua perdita e ci ha cambiati, e poi ci siamo divisi. Ma ora ti ho riportato indietro e siamo di nuovo insieme. È tutto diverso, ma andrà bene. Andrà tutto bene» Henrik trattenne il respiro.
«Sono morto» sussurrò tra sé.
«Ma sei di nuovo vivo» tentò di rassicurarlo, accarezzandogli la testa.
«Cosa intendi dire quando dici che mamma vi ha cambiati? Come vi ha cambiati, che posto è questo?»
«Lei era davvero distrutta e ha deciso che non poteva perdere nessun altro, così ha fatto un incantesimo e ci ha resi immortali, non siamo più invecchiati»
«Quanto tempo è passato?» domandò il ragazzino, e Klaus considerò per un istante l’idea di mentire, ma la accantonò subito.
«Più di mille anni» Henrik prese un profondo respiro.
«Mamma e papà?» la sua voce tremava e Klaus desiderò che fosse più facile.
«Mamma è morta molto tempo fa, non molto tempo dopo la tua morte. Papà è morto l’altra notte, una mia amica ha fatto un incantesimo per scambiarvi»
«È morto per colpa mia» balbettò il ragazzino.
«No!» Klaus si affrettò a negare, risoluto «È stata una mia decisione. Lui ci ha reso la vita un inferno, questi mille anni li abbiamo passati a scappare da lui, voleva ucciderci, così ho deciso di scambiarvi. Volevo lui morto e te vivo, potevo farlo e l’ho fatto. Tu non hai nessuna colpa»
«Perché papà voleva uccidervi? Non lo avrebbe mai fatto! È severo e violento, ma non avrebbe mai tentato di uccidervi»
«Voleva uccidere me principalmente, ma Elijah e Bekah mi aiutavano. Probabilmente non avrebbe mai realmente ucciso loro, ma lo avrebbe decisamente fatto a me se ne avesse avuto l’occasione»
«Ma perché?» Henrik sembrava sul punto di avere una crisi di panico, e Klaus dovette dirgli quello che sperava di poter rimandare.
«C’è un motivo se voleva uccidermi, e nella sua testa era giusto farlo. Sono finalmente diventato il combattente che voleva che fossi, e sono più simile a lui di quanto vorrei, ma nel momento in cui il suo disprezzo per me poteva finalmente affievolirsi ha scoperto che gli portavo disonore. Dopo che ci siamo trasformati abbiamo scoperto che mamma ha avuto una relazione con un altro uomo e che io ero nato da quella relazione» Henrik rise.
«Stai scherzando, mi stai prendendo in giro, questo…» la sua espressione divenne improvvisamente seria di fronte alla tristezza di Klaus «questo non è possibile!» l’ibrido dovette fare gran forza su se stesso per continuare a parlare; la reazione del fratello lo stava distruggendo.
«Non ci sono dubbi, Henrik. Mi sono trasformato in un lupo» rimasero entrambi immobili per un tempo che parve interminabile, Henrik perso in chissà quali pensieri, mentre Klaus lo osservava in ogni suo dettaglio, temendo una reazione improvvisa e negativa. «Posso controllarmi» sussurrò infine «grazie a come mamma ci ha cambiati, posso trasformarmi quando voglio e quando sono un lupo posso controllarmi. Non devi avere paura di me»
«Non ho paura di te» sussurrò Henrik di rimando. «Posso vederlo? Non ricordo quella notte, posso vedere te come lupo?» Klaus esitò, forse non era una buona idea, ma forse poteva anche essere meglio così, il loro modo di ricominciare da dove avevano lasciato.
«Aspetta qui» gli disse, prima di correre nel salotto. «Elena! Elena?» chiamò.
«Cosa?» biascicò lei nel sonno.
«Ho bisogno di te, sveglia. Henrik si è svegliato e vuole vedermi come lupo. Ho bisogno che tu stia con lui mentre mi trasformo» la ragazza si svegliò di scatto.
«Cosa?»
«Devo farlo per lui, Elena, ti prego, aiutami» la supplicò.
«Cosa vuoi che gli dica?»
«Non potresti dirgli niente anche volendo, parla vichingo, che non viene parlato da almeno sette o ottocento anni. Limitati a tenergli la mano» Elena prese velocemente un elastico e si legò i capelli, in preda al nervosismo.
«Ok» balbettò, seguendo Klaus nell’altra stanza. L’ibrido si avvicinò al fratello e gli parlò in una lingua che lei non riuscì a comprendere.
«Henrik, ti presento Elena. So che è identica a Tatia, ma ti assicuro che non è lei, quindi non ti conosce, ma ti starà vicino mentre io mi trasformo, ok?» il ragazzino annuì e tese la mano verso Elena, la quale la prese con esitazione prima di sedersi dietro di lui e osservare Klaus prepararsi. Durante l’unica trasformazione in cui era stata presente, Elena era temporaneamente morta e non aveva avuto modo di vederlo durante il cambiamento, anche se l’aveva visto dopo, nella sua forma animale, e sperava che questo fosse sufficiente per permetterle di essere un valido sostegno per Henrik durante quel momento. Conosceva Klaus abbastanza bene da sapere quanto fosse importante per lui questo momento: a un qualsiasi osservatore sarebbe apparso tranquillo e sicuro, ma la ragazza riusciva a scorgere sul suo viso quel mezzo sorriso sul suo viso, nervoso ma pieno di speranza.
Klaus si avvicinò nuovamente ad Henrik e gli accarezzò piano la guancia.
«Sono sempre io, non avere paura» gli sussurrò. Il ragazzino gli sorrise e annuì nuovamente.
«Forza! Pare che io abbia aspettato per mille anni, non farmi aspettare ancora» l’ibrido si posizionò dall’altra parte della stanza e si inginocchiò per terra, emise un paio di profondi respiri e si lasciò andare. Man mano che le ossa di Klaus si rompevano e si riposizionavano, Elena riusciva a sentire il corpo di Henrik tremare e un paio di volte il ragazzo fu sul punto di lanciarsi verso il fratello, ma lei glielo impedì prontamente. In parte lo capiva, anche lei avrebbe voluto stare vicino a Klaus durante quel momento, ma sapeva che Henrik aveva la priorità, quindi fece forza su se stessa e si costrinse a rimanere ferma e a tenere il ragazzo ancorato sul letto con lei. Ci volle mezz’ora prima che nella stanza apparisse un lupo completamente formato, dal lungo pelo argentato e gli occhi blu. L’animale si avvicinò a loro e mise il muso sulle coperte, come incoraggiandoli ad accarezzarlo. Elena capì che stava cercando di attenuare ogni possibile dubbio che Henrik potesse avere sulla sua pericolosità e sorrise apertamente a quel pensiero, posando per prima la mano sul suo manto soffice. La mano del ragazzo si unì alla sua poco dopo, con timore, poco per volta.
 
«È andata bene» bisbigliò Klaus quella sera, dopo aver messo Henrik a letto. Quando Klaus era tornato umano, quella mattina, il fratello gli si era lanciato contro, abbracciandolo. Era rimasto turbato dal dolore che Klaus aveva provato durante la trasformazione, anche se lui si era trattenuto il più possibile dal mostrarglielo, così aveva tentato di tranquillizzarlo e poi lo aveva aiutato a fare una doccia, spiegandogli quanto possibile sulle tubature delle quali il ragazzino continuava a chiedere spiegazioni senza sosta. Bonnie era passata nel pomeriggio e aveva fatto un incantesimo che permetteva ad Henrik di capire l’inglese e di farsi capire da loro tre anche se parlava nella vecchia lingua vichinga. Così avevano passato la giornata insieme, cercando di spiegare al ragazzo quanto più possibile della storia e delle regole del mondo moderno. Inutile dire che erano riusciti solo a confonderlo, quindi avevano optato per andare con calma e alla fine, dopo due lunghe ed estenuanti ore, Klaus gli aveva fatto conoscere le meraviglie della televisione, incoraggiandolo a chiedere quello che voleva ogni volta che non capiva qualcosa o che vedeva qualcosa che non aveva mai visto prima. Avevano trascorso più tempo a parlare che a guardare i programmi, ma Klaus si era divertito: la sete di conoscenza di Henrik, impaurito ma incuriosito da quel nuovo mondo, era travolgente e a lui era sembrato eccezionale potergli spiegare tutto quello che poteva su cose come l’elettricità, l’acqua corrente, gli elettrodomestici, la plastica e il cemento, e a poco a poco il ragazzo era anche riuscito ad imparare qualche parola in inglese. Perfino i pasti avevano destato la sua curiosità: Klaus aveva optato per cibi semplici, ma non aveva fatto i conti con i piatti di porcellana, il vetro e il frigo, e il momento fu portato agli estremi quando Elena ebbe l’idea di preparare dei popcorn con loro. Adesso Henrik dormiva profondamente, esausto, e loro due si erano rifugiati in salotto, con una bottiglia di birra.
«Non sta un attimo fermo» replicò Elena, bevendo un sorso e chiudendo gli occhi «per un attimo ho pensato che avremmo dovuto dargli un sonnifero»
«Elijah ha chiamato un paio d’ore fa. Vuole che porti Henrik a casa. Non riesce a mentire ai nostri fratelli sul suo ritorno e sulla morte di Mikael»
«E tu cosa ne pensi?» gli chiese Elena. Klaus soppesò attentamente le parole prima di utilizzarle.
«Io penso che Henrik abbia bisogno di un po’ di tempo. Si è concentrato sull’imparare il più possibile, ed è stato grandioso, ma un po’ mi ha preoccupato; più tempo passa a imparare meno tempo ha per metabolizzare la propria morte. Le informazioni che gli ho dato oggi lo hanno scosso, così come il vedermi trasformare, ma in due modi diversi. Credo che assistere alla mia trasformazione lo abbia in qualche modo spinto a non pensare a quello che gli ho detto. Si è risvegliato in un mondo che non conosce, per lui è passata solo una notte da quando l’ho portato a vedere i lupi mille anni fa, e ha bisogno di tempo per abituarsi a questo mondo, per assimilare quello che è successo, per abituarsi a questa nuova vita… e anch’io. Ho bisogno di passare del tempo con lui senza il resto della famiglia prima di riunirci»
«Non puoi aspettare per sempre» gli ricordò.
«No» concordò lui «un paio di settimane. Solo un paio di settimane»






Angolino
Grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza di rileggere tutta la storia degli originari (o quasi) =D 
Le recensioni contribuiscono a rendere la scrittrice molto felice, siano esse positive o negative è sempre un piacere leggere l'opinione dei lettori. Baci e alla prossima!

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