Students vs Zombies: Rebirth

di Blacky46
(/viewuser.php?uid=205853)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** La cisterna ***
Capitolo 3: *** E' un'emergenza ***
Capitolo 4: *** Un triste addio ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


Rovigo, con i suoi 53.000 abitanti era una città molto movimentata. Durante tutto il girono si vedeva un via vai di gente, le piazze erano sempre affollate , c’era sempre traffico lungo le strade, passando a fianco delle scuole si potevano sentire gli schiamazzi dei ragazzi, si poteva sentire l’odore del pane uscire dai forni e si potevano vedere fiori lungo tutti i poggioli nelle zone residenziali. Camminando per il centro si potevano apprezzare i negozi in cui poter far shopping, si potevano ammirare le Due Torri, ultimi resti dell’antico castello, mentre si mangiava un gelato all’ombra degli alberi dell’adiacente parco cittadino. Spostandosi poi più in periferia si potevano vedere gruppi di ragazzi percorrere la strada in bicicletta, di ritorno da scuola, o a passeggio. Nelle giornate più calde le gelaterie erano sempre affollate come i centri commerciali, nei quali la gente si rinchiudeva in cerca di refrigerio e di svago. Quando il sole tramontava e i negozi si chiudevano, le piazze lentamente si affollavano di ragazzi, i bar si riempivano e il centro città si animava. Alla mattina seguente tutto riprendeva, e avanti così di girono in giorno.
Ma ora tutto è cambiato.
Le piazze sono vuote, restano solo macchie di sangue ovunque, lungo le strade ci sono solo resti ormai carbonizzati di auto e di ogni altro mezzo, i negozi sono distrutti, le vetrine sfondate e le moquette intrise di sangue. L’intero centro città è orami distrutto, come le Due Torri, ormai crollate, le fiamme non hanno salvato nulla, ne le case, ne la natura e tantomeno le persone. Le scuole e i centri commerciali si sono trasformati in trappole mortali per tutti i malcapitati al loro interno.
 Gli unici sopravvissuti: gli zombie.
Lentamente, vittima dopo vittima si sono moltiplicati e nel giro di una settimana hanno distrutto tutto e sterminato ogni essere vivente innanzi loro. Inizialmente ci fu il panico, grazie al quale buona parte della popolazione venne uccisa. I sopravvissuti cercarono in tutti i modi di uccidere i non morti, finendo per trasformarsi a loro volta in zombie. Provarono poi ad usare il fuoco, ma quelle creature ne erano quasi immuni, anche se incendiate continuavano ad inseguire la preda, e fu così che lentamente Rovigo prese fuoco. Ogni sera si potevano vedere fiammate uscire dai palazzi più alti. La città bruciò per circa una settimana e mezza, poi più niente, nessuna traccia di vita, solo oscurità e zombie.
Guardando, però, in lontananza, al centro di questa oscurità, si poteva notare uno zombie illuminato da una fievole luce. Avvicinandosi, si notava che lo zombie non era solo, c’era un gruppetto di non morti attorno a lui, e, allo stesso modo, non si vedeva più una sola luce, ma diverse, sempre più numerose. Sotto i lampioni, si vedevano macchine parcheggiate, zombie, e alzando lo sguardo c’era un edificio con un’insegna: Aliper
 
 
 
 Nei giorni seguenti l’attacco è stato tutto molto complicato. Per fortificare il piano terra, abbiamo recuperato tutte le travi di legno all’interno del centro commerciale e, dopo aver saldato le saracinesche dove erano danneggiate, abbiamo bloccato tutti i passaggi con le travi. Successivamente ci siamo dovuti sbarazzare dei cadaveri all’interno della struttura, per evitare infezioni. L’unico modo che avevamo era quello di bruciarli, così, una volta portati, a fatica, tutti i copri sul tetto, gli abbiamo dato fuoco. Siamo anche dovuti andare nei garage per recuperare il corpo di Massimo. Fortunatamente la maggior parte dei non morti era uscita dal garage, probabilmente quando i quattro uomini erano usciti con il furgono se li erano portati dietro per un bel tratto di strada. Abbiamo quindi chiuso anche lì l’ingresso e ci siamo sbarazzati degli zombie restanti. Una volta sgombrato tutto, abbiamo bruciato il corpo ormai dilaniato di Massimo, in una specie di cerimonia.
Proprio lì sotto, nei garage abbiamo trovato due corriere, le quali ci sarebbero tornate utili in un non troppo lontano futuro.
E così passarono i primi due giorni.
Finito di ripulire l’Aliper, non ci restava altro da fare che sistemarci. Ovviamente, al piano terra, creammo altre sorte di barricate, le precauzioni non erano mai troppe.
Il primo piano, invece, fu adibito a rifugio. Recuperammo tutte le tende da campeggio e tutti i materassi all’interno dei negozi e li radunammo vicini ai negozi di vestiti, dalla parte opposta di dove si trovavano le scale mobili. Essendo poi il supermercato al piano terra, portammo tutte le provviste al primo piano, vicine alle tende e, utilizzando dei fornelli da campeggio, creammo una sorta di cucina. Sempre nel primo piano era situato anche il negozio di elettronica,  dal quale riuscimmo a recuperare un paio di computer, tre televisori due console, e delle nuove ricetrasmittenti più potenti, tutto il resto o era inutilizzabile e distrutto oppure non ci serviva.
Collegammo le console ai televisori e creammo una sorta di zona relax, però, dato he la corrente era limitata la si poteva usufruire di questa zona solo qualche ora al giorno.
Infine riparammo come meglio potevamo l’impianto elettrico, al terzo piano, in armeria, depositammo tutte le nostre armi e nei giorni seguenti le revisionammo tutte.
In questo modo ci sembrava quasi che nulla fosse successo, per quel mesetto che restammo lì, tutto sembrò essere normale, eccetto per il fatto di essere rinchiusi all’interno di un centro commerciale, ma col tempo ci facemmo l’abitudine.
Quando però si usciva sul tetto, si faceva un tuffo nella realtà vedendo l’Aliper circondata dagli zombie.
Avevamo istituito dei turni di guardia sul tetto, facendo in modo che ci fossero sempre minimo tre persone a sorvegliare, gli zombie del parcheggio.
Una volta sistemate tutte queste faccende, cioè dopo quasi una settimana, Andrea riunì alcuni di noi e mostrò i due video che mi aveva fatto vedere appena arrivati. Tutti rimasero di stucco, anche se scoprire che c’era un assassino tra di noi, in quelle particolari circostanze non avrebbe dovuto farci alcun effetto, però, tutti noi, è vero che avevamo ucciso, ma solo zombie, mai avremmo pensato neanche lontanamente di uccidere una persona. Eppure, qualcuno di noi, per non si sa quale motivo aveva ucciso un altro ragazzo, e la cosa ci turbava molto.
Discutemmo a lungo se fosse il caso di mostrare il video anche agli altri o meno, magari il colpevole si sarebbe smascherato da solo con qualche gesto strano, ma alla fine decidemmo di non mostrare nulla, per non creare panico inutile.
Durante tutto il periodo nel quale restammo all’interno dell’Aliper provammo a collegarci ad internet, ma ovviamente tutto era bloccato, d’altronde se non funzionavano le reti telefoniche che possibilità c’era che andasse internet. Solo una volta, subito dopo aver collegato i computer, Andrea riuscì a trovare un segnale, anche se debole. Si trattava di un segnale d’emergenza, probabilmente proveniente da un accampamento militare lì vicino. Non si riusciva certo a navigare online, però, si apriva una schermata con una mappa nella quale era indicata una città, molto più a nord di Rovigo, con una sorta di cerchio rosso. Perdemmo poi il segnale durante la notte, ma fortunatamente Andrea aveva già salvato l’immagine della mappa.
E così passarono due settimane, senza che nulla accadesse. Poi, un giorno, ci riunimmo, e iniziammo a discutere su di un possibile piano di fuga. Le opzioni non erano molte dato che eravamo circondati dagli zombie e inoltre il problema principale era dove andare. Per quanto riguarda la meta decidemmo che, in caso di pericolo, saremmo scappati verso la città indicata sulla mappa che aveva trovato Andrea. Automaticamente risolvemmo anche per quanto riguardava la fuga, ci servivano dei veicoli. Fortunatamente nei garage era pieno di mezzi, così la nostra scelta ricadde su due corriere che avevamo precedentemente trovato. Rimaneva comunque un problema fondamentale e cioè della benzina.
Con quella che c’era non saremmo mai arrivati a destinazione e le corriere consumavano molto.
Dovevamo quindi trovare della benzina. Ci venne in mente che, poco lontano da noi, a circa un kilometro, avevamo visto una cisterna ribaltata, probabilmente contenente benzina.
Non ci restava altro da fare se non andarne a recuperare un po’.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La cisterna ***


Passammo il giorno successivo alla riunione ad osservare il movimento degli zombie, annotandoci mentalmente ogni particolare, lungo il percorso che ci separava dalla cisterna. Da quando eravamo arrivati al supermercato il numero degli zombie all’esterno era aumentato, ci saranno stati circa un centinaio di quegli essere ad ogni possibile uscita, senza contare quelli che gironzolavano tra le macchine nel parcheggio. Sembrava quasi sapessero che eravamo li e aspettassero solo il momento in cui noi fossimo usciti per mangiarci. Comunque, secondo le nostre osservazioni, per raggiungere la cisterna bisognava per forza imbattersi in non meno di una ventina di zombie, inoltre dato che la cisterna era ribaltata su di un lato, non riuscivamo a vedere se dall’altra parte ci fossero altri zombie.
Passammo un altro giorno a preparare il piano e l’equipaggiamento necessario per prelevare la benzina, in caso ne avessimo trovata. Ovviamente chiunque fosse uscito avrebbe avuto bisogno di una pistola e di un’arma da corpo a corpo, sarebbe stato infatti preferibile evitare di dover sparare, dato che il rumore avrebbe attirati dei non morti. Servivano poi quattro o cinque taniche e un aspiratore,  in modo da poter prendere la benzina dalla cisterna. Per creare l’aspiratore avevamo utilizzato una pompa a pedale collegata alle due estremità a due pezzi di canna da giardino. Non era granché, però, per quello che dovevamo fare andava abbastanza bene, l’unico problema era che per riempire le taniche avevamo bisogno di molto tempo, dato che la portata della pompa non era elevata. Calcolammo che per arrivare, riempire le taniche e tornare di sarebbero volute circa tre ore e, visto il numero delle taniche che ci servivano, dovevano esserci non meno di sei presone, una per tanica e minimo due di scorta. Inoltre c’era bisogno di qualcuno che dal tetto dell’Aliper facesse copertura con il cecchino. A fine giornata riuscimmo a finire i preparativi e formammo il gruppo, sarebbero andati: Davide, Alessio, Marco, altri due ragazzi e un uomo, che aveva insistito per andare anche lui. Si chiamava Luca e era sulla quarantina, lo avevano trovato alcuni ragazzi mentre cercavano i propri genitori, a quanto pare era bloccato nella sua macchina, circondato dagli zombie.
Io ovviamente sarei rimasto sul tetto con in mio fucile da cecchino, assieme ad altri tre ragazzi che erano rimasti con i loro fucili. Il nostro aiuto era fondamentale per la riuscita de piano dato che, se uno zombie fosse uscito all’improvviso da qualche parte vicino ai ragazzi a terra o se addirittura un gruppetto di quelle creature si fossero accorti di loro, era nostro compito tenerli al sicuro, per quello che potevamo. Una volta arrivati alla cisterna noi non avremmo assolutamente potuto sparare, rischiavamo di far saltare tutto in aria. La missione iniziò all’una circa. Subito dopo mangiato i ragazzi si diressero verso la porta dalla quale sarebbero dovuti uscire. Fortunatamente, c’era una porta d’emergenza che non era stata circondata dagli zombie, dato che era sempre stata chiusa, quindi, appena tutti furono pronti, partirono. Per attirare gli zombie da un’altra parte iniziammo a gettare oggetti, tipo piatti o vasi, dal tetto verso il parcheggio, lontano da dove dovevano passare i nostri amici e così gli zombie disorientati dai rumori non si accorsero del passaggio di nessuno. 
Arrivati circa all’uscita del parcheggio però alcuni corpi a terra iniziarono ad alzarsi, probabilmente risvegliati dal rumore dei passi o dall’odore di carne fresca, nessuno sa come ragionano quelle cose, ne in che modo riescano a vedere o a trovare la preda. Attraverso la trasmittente comunicammo agli altri di procedere, già recuperare la benzina era un lungo processo, se ci si fermava per gli zombie poi non avrebbero più finito.
 Mentre il gruppo con le taniche camminava si sentì uno sparo, poi un altro “Cazzo, l’ho mancato”. Io e gli altri iniziammo a fare fuori gli zombie che si rialzavano. Ad un certo punto dalla trasmittente “ Cazzo, state attenti, l’ultimo colpo che avete sparato ci è passato vicino, cosa combinate?”
“Scusa, non è poi così facile colpire quelle cose con precisione da così lontano….comunque quanto vi manca?”
“Poco, saranno due-trecento metri, vediamo la cisterna da qui, è che dobbiamo fare lo slalom tra le macchine per arrivarci. Movimenti davanti a noi?”
“Niente da riferire, qui sembra tutto normale, se così si può dire. Da qui in poi però non possiamo più fornirvi aiuto, quindi fate attenzione.”
“Ok” e si interruppe la comunicazione.
Appoggiai la guancia sul calcio del fucile, inserii la sicura, per non sparare per errore un colpo e continuai a seguire i movimenti dei ragazzi, pronto ad informarli tramite la trasmittente in caso di novità.
Dopo circa una quindicina di minuti li vidi arrivare alla cisterna e iniziare a controllare la zona circostante, poi Alessio fece un cenno con la mano verso di noi.
“Ohi, allora?”
“Qui è tutto tranquillo, non ci sono corpi ne niente, ora controllo se c’è benzina….. CAZZO!”.
“Che c’è, è vuoto?”
“No, per essercene credo ce ne sia, ho colpito la cisterna con l’impugnatura della mazza e dal rumore sembra piena a metà credo, però non è benzina, è diesel.”
“Porca…. niente energia allora….va beh, almeno faremo il pieno alle corriere, poteva anche andare peggio. Ancora niente da segnalare, sembra che avremo fortuna questa volta.”
“Già, ora noi qui stiamo all’erta, se succede qualcosa avvertiteci, se no ci sentiamo appena finiamo di riempire le taniche.”
Ovviamente, anche con le taniche piene, non saremmo neanche lontanamente riusciti a riempire il serbatoio di una corriere, figurarsi di due. Quel diesel ci serviva solo per assicurarci di arrivare alla cisterna durante una possibile fuga, senza rischiare che una o entrambe le corriere si fermassero proprio in mezzo agli zombie. Poi, una volta arrivati, in pochi minuti, saremmo riusciti a collegare la pompa della cisterna ai serbatoi e a riempire completamente entrambe le corriere prima dell’ arrivo degli zombie. C’è anche da dire che noi tutti avremmo preferito trovare della benzina dato che in quel caso saremmo riusciti a mantenere il generatore d’emergenza attivo per un maggior periodo di tempo, comunque alla fine saremmo anche dovuti andare alla ricerca di diesel quindi anche così andava bene.
Passarono circa due ore, durante le quali, mente i ragazzi a terra riempivano le 4 taniche da 20 litri, noi dal tetto dell’Aliper facevamo un po’ di pulizia attorno a loro.
Ad un certo punto la trasmittente emise un debole suono “Ohi, la pompa si è rotta…cazzo. Va beh, siamo comunque riusciti a riempire tre taniche e poco meno di metà dell’altra. Ora ci prepariamo per il ritorno. È libera la strada?”
“Alessio, vi conviene muovervi, queste bestiacce sembrano essere molto irrequiete, quasi sapessero che siete lì da qualche parte vicino a loro. Al momento la strada sembra sgombra, comunque muovetevi, ho un brutto presentimento!”
“Ok”
Vidi i ragazzi assicurarsi che la cisterna non perdesse e poi partire. Il sole stava quasi per calare, d’altronde erano le tre circa ed eravamo ormai a fine novembre, ancora un’ora di luce e poi sarebbero calate le tenebre. Iniziava anche ad alzarsi un forte vento, segno che da lì a qualche ora, le nuvole nere che si vedevano in lontananza ci avrebbero raggiunto.
Ad un certo punto vidi una cosa muoversi in lontananza che attirò la mia attenzione. Puntando con il fucile vidi qualcosa di sfocato muoversi  in mezzo a degli alberi a qualche  centinai di metri da noi, poi una strana cosa uscì da dietro un albero…. “MERDA” impulsivamente mi alzai in piedi. Era la testa di una di quelle specie di lucertolone, e, non vorrei azzardare, ma potrei giurare che per qualche secondo mi fissò, prima di emettere un terribile suono e di ritornare da dovunque provenisse. Non feci in tempo a girarmi che sentii i ragazzi di fianco a me iniziare a sparare.
Gli zombie probabilmente, non so come, ma sentivano che quei mostri erano nei paraggi e per qualche motivo erano più agitati del solito. Tanto agitati da essersi accorti dei sei ragazzi che cercavano di tornare.  Alessio e gli altri erano stati circondati, e, se non mi fosse venuta in mente un’idea alla svelta sarebbero  sicuramente morti.
“PRESTO, LANCIATE VERSO GLI ZOMBIE DAVANTI A VOI LA TANICA MEZZA PIENA” gridai dalla trasmittente. Fortunatamente riuscii a colpire la tanica mentre era ancora a mezz’aria, in questo modo la tanica esplose producendo una lieve onda d’urto, sufficiente da far cadere gli zombie circostanti. Mentre la benzina incendiata stava ancora cadendo sui corpi inermi degli zombie vidi i ragazzi approfittarne e, senza perdere neanche un secondo, correre in attraverso al gruppo di zombie atterriti davanti a loro, fino ad arrivare incolumi alla porta di sicurezza ed entrare. Purtroppo non avremmo più potuto usare quell’uscita dato che gli zombie la circondarono in pochi minuti, però la cosa non era di alcuna importanza, eravamo riusciti nel nostro intanto e senza subire alcuna perdita.
Quella sera chiudemmo completamente ogni porta che dava all’esterno, anche quella del tetto dato che si sentiva in lontananza il rumore del temporale, e sarebbe stato quindi impossibile controllare dal tetto la situazione.
 
 
Da lì in poi però le cose sarebbero solo peggiorate.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** E' un'emergenza ***


Improvvisamente sentii il rumore di una sirena, una di quelle degli allarmi delle macchine, ma molto più forte. “PRESTO, svegliatevi tutti, siamo sotto attacco, ci stanno per sfondare gli ingressi. PRESTOOOOO”
“Di chi è quella voce, l’ho già sentita” dissi tra me e me ancora intontito dal sonno. “Aspetta….ci stanno attaccando!!”
Mi alzai di colpo, tutto sudato e mi guardai subito attorno.
Buio; tutti dormivano ancora. “E’ stato solo un sogno allora” bisbigliai. Quella sensazione come di un peso sull’addome sparì e mi sentii subito più rilassato. Mi girò un attimo la testa a causa dei bruschi movimenti che avevo fatto.
Mi alzai, provando a fare il minor rumore possibile e facendo lo slalom tra le tende e i materassini cercai di non svegliare nessuno e andai verso quella che per noi era la cucina.
Attraversai un breve corridoio illuminato solo dalle luci versi di emergenza. Mi venne in mente che la notte prima, mentre cercavo di addormentarmi mi misi a fissare una di quelle luci verdi e notai che ci furono diversi sbalzi di corrente, ne contai quattro, probabilmente sarebbe stato il caso di andare a controllare il generatore.
Arrivato in “cucina” presi un pacchetto di fette biscottate da uno scaffale ,della marmellata de dentro un cesto pieno di barattolini sparsi e mi sedetti su una sedia.
Mentre spalmavo la marmellata buttai l’occhio sulla finestra non lontano da me, mi avvicinai e con la mano spostai leggermente la tendina che la copriva. Fuori era ancora buio, credo fossero più o meno le sette di mattina. Tirai un sospiro e tornai a sedermi.
Mentre mangiavo sentii una mano su di una spalla, mi girai con ancora una parte della fetta biscottata in bocca per guardare chi fosse, era Gaia.
“Buon dì, come mai già in piedi?”
Sbadigliò “Giorno… potrei farti la stessa domanda.”
“Hehehe effettivamente, diciamo che ho fatto un brutto sogno”
Mi fissò qualche secondo, poi distolse lo sguardo e andò a prendere dei biscotti dallo stesso scaffale da cui io avevo preso le fette biscottate “Niente, semplicemente non avevo più sonno”
Si sedette davanti a me e iniziò a mangiare i biscotti, fissando un punto in un angolino.
“Beh come ti trovi qui?”
Riuscii a distogliere la sua attenzione dall’angolo che fissava. Da quando ci eravamo stabiliti all’Aliper avevo notato che aveva fatto amicizia con le altre ragazze, anche se devo dire che a differenza di loro sembrava più solitaria; mentre raramente l’avevo vista parlare con qualche ragazzo.
“Bene, sono tutti gentili qui e non ho avuto problemi con le altre ragazze anche se…” e fece una strana smorfia con la bocca.
Continuammo a parlare fino a quando non arrivò Andrea a salutarci.
Dopo averlo salutato Gaia si alzò e se ne andò, quasi scocciata. Andrea prese il suo posto e restammo ancora qualche minuto a parlare. Poi mi alzai e mi andai a cambiare dato che ero ancora in pigiama.
Era passata circa un’ora da quando mi ero svegliato, però c’era ancora qualcuno che dormiva così feci ancora una volta attenzione a non svegliarli.
Una volta cambiato mi sarei dovuto trovare con Andrea alla rampa di scale che conduceva al garage, saremmo andati a controllare il livello di benzina del generatore e quanta potenza gli era ancora rimasta.
Aspetti una decina di minuti in cima alle scale prima di vedere arrivare Andrea. “Pensi si stia esaurendo la benzina?”
“Credo di si, se continua così o troviamo dell’altra benzina o dovremmo abbandonare questo posto”.
Arrivati in fondo alle scale aprimmo la porta che conduceva ai garage, la stessa porta che mi aveva separato dalla morte. Appena entrammo mi venne in mente di Massimo, di come si fosse sacrificato per farmi sopravvivere. Proseguendo verso il generatore rividi i segni delle esplosione causata da quei quattro uomini. Mentre attraversavamo i garage non facevo altro che pensarci, forse avrei potuto fare qualcosa, il pensiero mi tormentava.
Finalmente arrivammo alla porta di metallo che conduceva al generatore. Una volta entrati Andrea si mise subito alla console del generatore a controllare i livelli di potenza e altre cose di cui si occupava lui; io andai verso il generatore per controllare quanta benzina ci fosse.
Con una torcia provai ad illuminare il contenitore di plastica che conteneva la benzina del generatore ma era troppo sporco. Ci passai sopra la mano per pulirlo ma sentii subito un forte bruciore ai polpastrelli e fui costretto a retrarre la mano “Ai cazzo” Andrea mi guardò perplesso mentre mi soffiavo sulla mano. Gli feci un cenno con la mano e lui si girò e tornò con la testa sui monitor.
Ero comunque riuscito a pulire la plastica del serbatoio quindi la illuminai di nuovo con la torcia.
“Come immaginavo, qui sta finendo il carburante.
“Dov’è la benzina per il generatore?”
Andrea, senza spostare lo sguardo dai monitor indicò con la mana l’angolo alle mie spalle.
Mi girai e vidi un grande armadio metallico, quindi andai a vedere là dentro.
Una volta aperto, era diviso in 20 scompartimenti ognuno dei quali conteneva delle grosse taniche, di cui però 16 era vuote.
“Dannazione! Siamo a corto di benzina Andrea, con quella che ci resta credo riusciremo a fare a malapena due settimane.”
Andrea sospirò, si sistemò gli occhiali e si girò verso di me “Quindi, cosa facciamo?”
“Non abbiamo molte possibilità direi, o andiamo in cerca di benzina oppure…”
“Oppure dobbiamo andarcene da qui”. Restammo in silenzio qualche secondo
 “Credo sia meglio iniziare a caricare le due corriere”.
Una volta riempito il serbatoio del generatore tornammo al primo piano del supermercato e iniziammo i preparativi per caricare le corriere.
 
Quattro giorni dopo iniziò l’incubo.
Erano circa le nove di sera, e, dopo aver finito di cenare ed esserci fatti una partita a carte, era arrivato il mio turno di guardia.
“Ok ragazzi ora devo andare. Notte, ci vediamo domani.”
“Notte”
“Buona guardia “
Salii al terzo piano e mi diressi verso l’armeria che avevamo adibito a deposito armi. Presi il mio solito fucile, controllai di avere qualche colpo nel caricatore e mi diressi verso la scalinata che mi avrebbe condotto al tetto.
Oltre al problema della benzina era ormai sorto anche il problema delle munizioni, le quali ovviamente non erano infinite, anzi, dopo la recente spedizione alla cisterna, quelle per i cecchini si erano dimezzate. Disponevamo circa di un centinaio di colpi per i fucili da di precisione, e di poco più di cinquecento colpi per i mitra; l’unica arma di cui avevamo molti proiettili erano le pistole, in quanto non le avevamo mai usate.
Percorsa la scalinata mi trovai davanti alla porta grigia che conduceva al tetto, girai la maniglia e aprii la porta. Improvvisamente una forte folata di vento mi colpì la faccia, facendomi venire i brividi. Chiusi la porta dietro di me e indossai un paio guanti che mi ero portato dietro.
Fui il primo dei ragazzi di guardia quella notte ad arrivare, così, riuscii a scegliermi l’angolo più coperto del tetto come luogo di ricognizione. Una volta arrivato nell’angolo che avevo scelto appoggiai il fucile a terra e mi inginocchia per guardare giù, lungo la strada.
La vista di quelle creature che si contorcevano mi fece rabbrividire, ci saranno state centinai di quelle creature, tutte accalcate nei pressi delle varie entrate, forse addirittura uno o due migliaia attorno a tutto lo stabile. Mentre osservavo quell’orrenda massa di creature emettere orrendi suoni e camminare senza una meta precisa, arrivarono anche gli altri quattro ragazzi che erano di guardia. Fortunatamente le luci nel parcheggio funzionavano ancora, non so di preciso come mai però erano la nostra fonte di luce nell’oscurità della notte e senza quelle saremmo stati completamente impotenti in caso di un attacco al buio.
Le prime tre ore passarono tranquillamente, nessun movimento sospetto da segnalare, così, presi un libro che avevo trovato in un negozio ai piani inferiori e mi misi a sfogliarlo.
Parlava di un omicidio, niente di interessante, però mi serviva a far passare il tempo. Ad un certo punto decisi di dare una controllatina per vedere se c’era qualche movimento sospetto.
Tutto sembrava nella norma ancora una volta, quando, ad un certo punto, vidi con la coda dell’occhio qualcosa muoversi velocemente. Non poteva certo trattarsi di uno zombie.
Seguii la direzione in cui mi sembrava di aver visto andare l’ombra fino a che non lo vidi, uno di quei mostri, a dire il vero vedevo solo la testa sporgere da dietro ad una macchina. Sembrò accorgersi che lo guardavo dato alzò la testa e guardò nella mia direzione. Anche se non ero certo mi riuscisse a vedere decisi di rimanere  comunque fermo ed in silenzio. C’era qualcosa che non quadrava però, per quale motivo quella creatura era lì? Non si era mai avvicinata così tanto al centro commerciale da quando eravamo arrivati. Ad un certo punto la vidi “sgattaiolare” dietro a delle auto, raggiungere un gruppetto di zombie e farli fuori per poi iniziare a cibarsi dei loro resti. “Ma certo!” pensai. Come avevamo fatto a non pensarci prima, quelle creature probabilmente  non facevano distinzione tra uomini e zombie, quindi erano attirati anche da quest’ultimi. Guardai di nuovo in basso, gli zombie sembravano iniziar ad agitarsi. “Dannazione, anche se noi siamo nascosti qui ci sono troppi zombie attorno. Se è vero quello che penso vuol dire che siamo nella merda”.
Chiamai gli altri ragazzi che erano lì e prima gli feci vedere la creatura che consumava il suo orrendo pasto dopo di che esposi la mia ipotesi. Mentre eravamo li che parlavamo sentimmo un forte rumore provenire da sotto di noi, accompagnato del rumore di vetri crepati.
Guardai immediatamente sotto di noi ma non vidi niente, dopo alcuni minuti un'altra rumore, questa volta si sentirono anche rumori di vetri infranti.
Chiamai subito Alessio che ancora dormiva. “Oi, Alessio, ci sono problemi qui, presto svegliati. Ho bisogno che scendi al piano terra e controlli le saracinesche….ho un brutto presentimento.”
“Perché, che succede.?” Mi chiese con la voce assonnata.
“Non c’è tempo ora, sbrigati”
“Sto andando sto andando……Oi che sta succedendo, qui si stanno svegliando in molti?”
Non risposi. Passarono non più di quattro minuti prima che Alessio mi ricontattasse.
“Oh CAZZO!”
“Che succede, dimmi cosa vedi”
“Qui sotto……”. Si sentii un altro botto che mi impedì di sentire la voce di Alessio.
“Oh cazzo, qui cade tutto…. Pier, qui fuori c’è qualcosa che sta provando ad entrare, la saracinesca e completamente ripiegato verso l’interno. Le porte sono andate, qualunque cosa sia non ci metterà molto ad entrare e non verrà certo fermata dalle barricate.”
Guardai ancora una volta verso il basso, la creatura che avevo visto prima era ancora là ferma che mangiava zombie, ma allora…
“Alessio, qui siamo completamente nella merda, sveglia tutti e digli che si preparino a partite.”
“COSA!?!”
“Ascolta, da qui vedo uno di quei mostri poco lontano dagli ingressi, e adesso come adesso a parte loro non conosco altre creature in grado di sfondare gli ingressi.  Questo vuol dire che ci sono minimo due di quelle cose là fuori e una di loro sta cercando di entrare. La saracinesca non reggerà ancora per molto e quando la sfonderà non entrerà solo quella cosa ma si riverseranno dentro anche tutti gli zombie. Non riusciremo mai a salvare il posto quindi sbrigati, vai a svegliare tutti. Questa è un’emergenza.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un triste addio ***


 
L’Aliper, il supermercato che avevamo cercato con fatica di ripulire e organizzare come nostra nuova casa, era ora sotto attacco. All’esterno, centinaia di zombie si stavano radunando attorno alle mura in cerca di un ingresso, mentre, una creatura mostruosa, simile quasi ad una grande lucertola, stavano distruggendo quel poco che restava di una saracinesca per poter entrare.
“E ora che facciamo?” Si chiesero i ragazzi che stavano con me sul tetto.
“Cosa volete fare” risposi stringendo i denti, “Dobbiamo muoverci ed abbandonare il supermercato!”
Uno dei ragazzi che erano li: “Ma cosa stai dicendo, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto.”
“E cosa vorresti fare, pensi forse di riuscire a fermare tutti quegli zombie e quelle due creature…. Beh se lo pensi davvero ti prego dimmelo, che qui non vedo proprio nessun modo” gridai abbastanza irritato.
“Si ma…non so come, ma io non lascerò certo questo posto senza combattere” Disse, dopo di che si voltò e iniziò a correre giù, verso il secondo piano, fino a scomparire dalla nostra vista.
Io e gli altri due ragazzi restammo in silenzio.
“E voi che volete fare?”
 
Prima che mi riuscissero a rispondere, sentii la voce di Alessio alla trasmittente
“Ohi  -disse con voce affannata, mentre cercava di riprendere fiato- Ho svegliato quasi tutti ormai, ci stiamo preparando, presto scendete….- un'altra pausa- Se continua così, abbiamo all’incirca quindici minuti prima che sfondino la saracinesca e arrivino qui, dobbiamo muoverci ed andarcene.”
“Arrivo subito.” Dissi, mentre mi apprestavo a scendere le scale.
 
Mentre stavo per scendere al piano inferiore vidi un gruppetto di ragazzi, riuniti davanti all’armeria, con le armi in mano. Stavano tutti ascoltando un ragazzo.
“Che state facendo!” gridai.
“Ancora tu?!” disse il ragazzo che prima stava sul tetto e che era probabilmente a capo del gruppetto. “Te l’ho detto, non lascerò questo posto”
“Ma non hai ancora capito che qui non si può fare nulla, morirai e basta. Invece di perdere tempo e di farmi perdere tempo aiuta gli altri a portare le ultime cose alle corriere.”
 
Il ragazzo si fece largo tra il gruppetto, corse verso di me e mi tirò un pugno in faccia, tanto forte da farmi cadere.
“Deciderò io come usare la mia vita, se vuoi scappare scappa codardo!”
 Rimasi steso al suolo qualche secondo. La guancia mi faceva un male terribile, però, non era quello il motivo per cui non mi rialzai. Pensavo alle parole di quel ragazzo. Non ero un codardo, stavo solo cercando di salvare più persone possibili. Combattere una battaglia già persa non aveva senso, per non parlare che l’intero gruppo ne avrebbe risentito se fossero morti tutti quei ragazzi. Eppure….eppure non riuscivo ad essere pienamente convinto della mia idea.
 Quando mi rialzai il gruppetto era già sceso. Corsi al piano di sotto e incontrai Alessio.
“Hei, allora, come siamo messi?” gli chiesi.
“Abbiamo quasi finito, se solo quegli stupidi ci avessero aiutato avremmo già finito. Ma cosa credono di fare!” gridò con tono irritato.
“Ti riferisci a quelli che vogliono combattere?”
“Certo, a chi altro…. Ma che ti sei fatto in faccia?”
“Mi è arrivato un pugno…comunque più importante credo sia ora di andare alle corriere, che dici…”
Si sentì un forte rumore provenire dal piano inferiore, subito dopo dei colpi da fuoco. Era il segno inequivocabile che la saracinesca aveva ceduto.
“Prestoooooo!!!! Tutti via. Correte tutti alle corriere.” Gridò Alessio con tutta la voce che aveva.
Iniziammo tutti a scendere le scale, in preda alla paura, fino a raggiungere il piano terra. Lungo la strada alle corriere eliminammo svariati zombie, i prima ad essere entrati erano già arrivati fin lì.
In prossimità dei garage incontrammo Andrea e Davide assieme ad altri ragazzi.
Appena entrati ci dirigemmo alle corriere. Due uomini salirono e le accesero, partirono al primo colpo. Finimmo di riempire i serbatoi con la poca benzina che ci restava e controllammo se avevamo caricato tutto. Fortunatamente eravamo riusciti ad arrivare tutti in tempo….tutti tranne quel gruppetto che era rimasto a combattere.
“Ok siamo pronti. Tutti a bordo presto!”
Tentennai per qualche secondo, non potevo andarmene sapendo che altri del gruppo erano rimasti indietro, anche se per loro scelta.
“Io resto qui.” Dissi ai miei compagni.
“Gli altri sono rimasti indietro. Io torno indietro e provo a convincerli a scappare.”
“Ma sei impazzito, hanno scelto loro di restare. Lascia che si arrangino e scappiamo, se non vieni adesso morirai qui” mi disse Davide.
Scossi la testa in segno di dissenso. “Non cambia, non meritano comunque di morire intrappolati qui.”
“Fai quello che vuoi, noi ce ne andiamo” disse Patrick con tono scocciato
 
“Resto anche io”  Ci girammo a guardare Andrea
Tirò un sospiro e continuò “Non lo lascio qui, voi andate, noi vi raggiungeremo sicuramente dopo”
 
Non appena la saracinesca si alzò un ondata di zombie iniziò a riversarsi all’interno dei garage. Fortunatamente, grazie ai rinforzi e alla massa, le corriere  riuscirono a passare attraverso il gruppo di zombie senza problemi e ad ucciderne un buon numero. I sopravvissuti o restarono a terra per i danni subiti o si misero a seguire le corriere, attirati dal rumore, dando così a me e ad Andrea il tempo per riuscire ad uscire dai garage.
Non potevamo infatti uscire dalla porta dalla quale eravamo entrati dato che gli zombie orami avevano intasato il corridoio dall’altro lato;  l’unico modo per entrare era tramite una delle uscite d’emergenza posta in cima alle scale antincendio. Le scale più vicine erano ad un centinaio di metri dall’uscita dei garage, così decidemmo di usare quelle.
Lungo la strada uccidemmo una ventina di non morti che erano rimasti lì a ciondolare.
Salimmo in fretta le scale in modo da non essere raggiunti, aprimmo la porta e la richiudemmo dietro di noi, bloccandola con una sedia che si trovava poco lontano da lì.
“Bene, ora cosa facciamo?”
Si sentirono degli spari
“Ok, gli spari venivano dall’altra parte del piano mi è sembrato, presto andiamo”
Iniziammo a correre lungo il corridoio.
“Senti, perché mi hai seguito, non ce n’era bisogno, ora anche tu sei intrappolato qui, cosa ti è passato per la testa?”
“Dovrei chiedertelo io. A cosa cazzo pensavi? Tornare indietro per questi stronzi!”
Rimasi in silenzio qualche secondo, poi lo guardai “Non ti dirò che sono venuto perché era la cosa giusta da fare. Io mi trovo qui solo per dimostrarmi che sono ancora un essere umano, e non solo un essere vuoto che attende la morte. Se qualcuno ha bisogno di aiuto, voglio poterlo aiutare….. o qualcosa di simile….. E tu?”
Andrea abbassò lo sguardo “Io… io sono qui perché non lascio da soli gli amici nel bisogno.
E poi era la cosa giusta da fare, no?!” mi disse accennando un sorriso.
“Certo, la cosa giusta” sussurrai.
 “Dovremmo esserci, stai pronto!”
 
Svoltato l’angolo ci trovammo alle spalle dei ragazzi, i quali indietreggiavano  cercando di respingere i non morti, che però sembravano non finire mai. In lontananza vidi anche quella creatura, intenta a farsi largo tra gli zombie, quasi schifata dalla loro presenza.
“Presto, indietro.”
“Moriremo tutti qui, CAZZO.”
“TRA POCO FINIREMO I COLPI, SCAPPIAMO”
“Non indietreggiate, dobbiamo difendere questo posto a costo della vita”
Ormai i ragazzi sopravvissuti, sopraffatti dalla paura, o forse dal buonsenso, non ascoltavano più le parole del loro capo. Non appena la massa di zombie si avvicinò a qualche metro di distanza uno alla volta i membri del gruppo iniziarono tutti a scappare verso di noi. I più fortunati ci raggiunsero, gli altri divennero parte dell’armata di non morti.
“MUOVETEVI, se volete salvarvi seguiteci” Gridò Andrea.
Il gruppo, orami ridotto ad una dozzina di ragazzi, non esitò un secondo ad abbandonare la postazione e a raggiungerci, solo uno restò.
“Avanti brutto idiota, muoviti e vieni qui anche tu” gridai
Anche se mi aveva tirato un pugno e dato del codardo non lo odiavo sicuramente, anche lui come tutti gli altri meritava di essere salvato….o almeno così pensavo.
Il ragazzo si girò, mi guardò, dopo di che prese una specie di bomba artigianale che avevamo fatto noi precedentemente e si buttò in mezzo agli zombie.
La bomba funzionò, e ci fu un’esplosione, niente di che, ma riuscì a far saltare in aria diversi zombie e a far crollare una parte del pavimento.
Vedendo la scena rimasi di stucco, li fermo, con gli occhi sbarrati.
“Pier..ohi Pier, presto, dobbiamo andarcene da qui!”
“Si” risposi riprendendomi “Si, presto andiamocene.”
Ripercorremmo il lungo corridoio fino a raggiungere la porta dalla quale eravamo entrati. Dall’altra parte si sentivano gemiti e si vedeva la sedia muoversi.
“Da qui non si passa, dov’è la prossima porta”
“Di qua, seguitemi” disse uno dei ragazzi
Ad una ventina di metri effettivamente c’era un’altra porta.
“Andiamo facciamo in fretta.”
Uscimmo dalla porta, e prima che gli zombie ci raggiungessero scendemmo le scale.
Fuori dal parcheggio vedemmo entrambe le corriere, ci stavano aspettando, ma non potevano fermarsi dato che dietro a loro c’era un gran numero di zombie.
“Ok, ora correte quanto più potete, fino a raggiungere le corriere, non fermatevi per nessuna ragione.” Gridai, poi iniziammo tutti a correre attraverso le macchine e gli zombie.
Ad un certo punto dietro di noi si sentì un boato, dopo di che vidi volare la porta, dalla quale eravamo usciti, davanti a me. Mi girai un secondo e vidi quella lucertolona uscire e lanciarsi verso di noi.
Sarà stata ad una trentina di metri da noi e si avvicinava. Io ero quello rimasto più indietro, essendo l’ultimo ad essere uscito dalla porta e forse il più lento.
La creatura iniziò ad inseguirmi, potevo sentirla avvicinarsi alle mie spalle. Iniziai a correre tra le macchine in modo da farle perdere tempo, ma niente, sembrava anzi avvicinarsi sempre di più.
Guardai gli altri ragazzi, ormai avevano quasi tutti raggiunto le corriere.
Iniziai a correre con tutto il fiato che avevo, come non avevo mai fatto, tuttavia sentivo le gambe orami mancarmi e mi sembrava che le corriere fossero lontane centinai di metri.
 
“Presto Pier!” Mi gridò Marco da una delle corriere.
 Ripresi brevemente i sensi, le corriere erano a circa quaranta metri davanti a me, potevo farcela. Corsi, corsi e corsi, gli altri orami non potevano più aspettarmi. Ero a circa dieci metri di distanza quando vidi un ombra sopra di me. In un istante capii che si trattava di un arto del mostro, stavo per morire…così vicino alla salvezza.
“Avanti, sparate!” non riuscii a capire di chi fosse la voce, ormai mi girava la testa dalla fatica.
Poi sentii degli spari, l’ombra sopra di me scomparve improvvisamente, probabilmente i ragazzi avevano colpito il mostro. Con le ultime forze che mi restavano mi lanciai verso l’ingresso di una corriere. Sentii qualcosa afferrarmi e trascinarmi all’interno, ricordo il rumore del motore della corriere e poi persi i sensi.
Eravamo finalmente riusciti a scappare. Benché a malincuore ci stavamo allontanando lasciando alle nostre spalle l’Aliper, la nostre “casa”.
Dopo mezza giornata d’inferno potevamo finalmente riposarci, anche se la tristezza e la paura si facevano avanti ora come non mai.
“Esiste veramente un posto sicuro?” con questa domanda nella mente ce ne andavamo da Rovigo seguendo la mappa che Andrea aveva trovato sul computer.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2192585