Gita

di Mia Renard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- la partenza ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- il primo sole ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-una passeggiata ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- la partenza ***


Era un po’ che volevano prendersi un week end libero. Due o tre giorni solo per loro. Per stare insieme. Lontano dalla milizia, dagli impegni, dai pensieri, dagli orari…
L’occasione ideale si presentò quando trovarono un annuncio appeso nella bacheca di un bar: “Affittasi villa di campagna, completamente arredata. Esclusivamente periodo estivo. Ampio giardino, proprio sulla riva di un lago. Zona isolata. Ideale per che cerca pace e tranquillità”.
Entrambi si trovarono d’accordo.
Miles si mise in contatto subito col padrone di casa. Questo avrebbe preferito qualcuno che gli tenesse l’abitazione per tutto il mese ma, visto che non aveva trovato nessuno per il momento potava andare bene. Si accordarono per il fine settimana prima di Ferragosto, dal 9 al 12. Si incontrarono un paio di giorni dopo la telefonata di Miles. Descrisse loro la casa: completamente in legno. Al piano si sotto salotto e sala da pranzo con angolo cottura , al piano di sopra due camere da letto e bagno. Gli interruttori della corrente, dall’acqua e del gas erano tutti in cantina, proprio all’entrata. Dietro alla casa c’era un terreno adibito a orto, ma era in disuso perché non era stato seminato niente, davanti un ‘ampio giardino con sdraio, ombrelloni e un piccolo gazebo con un tavolino.
Al di là del muretto che delimitava il confine dell’orto, avrebbero trovato subito la spiaggia. Anche se era estate non ci sarebbe stato nessuno perché a poco distanza era stato aperto un lido e la gente preferiva andare dove c’era tutta l’attrezzatura ideale per prendere il sole fare il bagno. Poi consegnò loro una cartina con le indicazioni e le chiavi.
Bass non stava più nella pelle. Non vedeva l’ora di essere sul posto e Miles era felice di vederlo così entusiasta per un semplice viaggetto fuori porta. Addirittura preparò la sua sacca una settimana prima della partenza. Prese, come sempre, più del necessario: due paia di jeans, sette magliette, due bermuda, tre paia di scarpe…
E poi assillava l’amato con continue domande del tipo: -Lo shampoo lo prendi tu? E il gel da barba? No perché la mia borsa è già piena. Cavolo, non so che costume prendere .Quello blu o quello a righe? Tira su anche il libro delle Dragonlance che stiamo leggendo. Si, I Draghi dell’ Abisso de Nani, così l’abbiamo per la sera. Prendi anche i racchettoni ed il pallone-.
-Bass, stiamo via solo tre giorni- si lamentò l’altro.
-E allora? Tu sai già cosa ti andrà di fare? Possono essere lunghissimi tre giorni e non possiamo fare previsioni…-
Miles lo raggiunse con un balzo e lo zittì baciandolo con passione, prima di aggiungere: -Io so già cosa mi andrà di fare.-
Bass gli trapassò il cuore con un sorriso e si ributtò tra le sua braccia.
Però non riuscì a parlare d’altro tutto il tempo.
La sera prima della partenza decisero di andare a letto presto, per dormire un po’ di più, per essere riposati per affrontare il viaggio.  Lui stava sdraiato a pancia in giù , con la testa appoggiata sul petto dell’uomo che amava e una gamba infilata tra le sue. Aveva comunque gli occhi sbarrati. Il sonno non accennava ad arrivare.
Miles lo teneva a sé, appoggiandogli una mano su un fianco e l’altre su una spalla. Aveva la testa piegata da un lato e gli occhi chiusi. Stava per addormentarsi quando improvvisamente si sentì scuotere con forza. Nella prima frazione di secondo pensò fosse un terremoto. Poi realizzò che era Bass che stava facendo ballare il materasso perché si era rizzato di scatto sulle ginocchia imprecando: -No, sono un idiota!-
-Che c’è? Che succede?- chiese l’altro allarmato accendendo la abat-jour sul comodino.
-Mi sono dimenticato di chiedere al padrone di casa se c’è un barbecue!-
Miles, esasperato, prese il cuscino e glielo tirò addosso.
-Bass, ma sei impazzito! Mi hai quasi fatto venire un infarto.-
-Ma è importante. Dobbiamo comprare la carbonella. E poi le salamelle, la carne con l’osso, la pancetta. E anche le verdure. Adoro le melanzane ed i peperoni fatti alla piastra. Mi piacerebbe tanto farmi una grigliata insieme a te, noi due da soli.-
Nonostante la situazione, l’altro non riuscì a non sorridere. L’entusiasmo quasi infantile di Bass lo inteneriva ed era contagioso.
-Lo vedremo sul momento se c’è un barbecue, piccolo.-
-Ma se non ci portiamo quello che ci serve…-
-Lo compreremo sul posto. Non andiamo mica sulle montagne rocciose. Hai sentito cosa ha detto il padrone di casa. A quattro chilometri c’è un paese con ogni tipo di negozio. Faremo la spesa arrivati lì, ok? Ora dormi, per favore- supplicò spegnendo la luce.
-Non ho sonno, Miles- mugolò Bass sdraiandosi sopra di lui e puntando gli occhi celesti in quelli di lui con un lieve sorriso.
L’altro inarcò un sopraciglio:  -Conta le pecore- scherzò.
-Preferisco fare questo- rispose l’altro cominciando a baciarlo, sulle labbra, sul mento, sul collo.
-Dai, Bass- provò a sottrarsi Miles ma senza la minima convinzione.-Abbiamo bisogno di riposare. Dobbiamo alzarci presto e dovremo guidare quasi tutto il giorno, domani.-
-Riposeremo dopo- protestò l’altro, tornando sulle labbra dell’amato e spingendo il bacino contro il suo.
Miles, eccitato all’istante, non si fece pregare. Gli circondò i fianchi con un braccio e gli portò l’altra mano sulla nuca, stringendolo e trattenendolo a sé. Poi, senza fatica, lo ribaltò sul letto e troneggiò sopra di lui. Dalla bocca di Bass sfuggì un verso divertito. Sorrideva trionfante. Poi inarcò la schiena portando le braccia sopra la testa. L’altro lo assalì, ricoprendo il suo corpo di baci mentre con le mani cominciava a sfilargli i boxer.
Venerdì mattina Bass aveva l’argento vivo addosso. Prima della partenza controllò quattro volte la sua parte dell’armadio, per essere sicuro di non aver dimenticato nulla. Si assicurò di aver chiuso il gas e spento lo scaldabagno. Prese dallo scaffale almeno venti cd per il viaggio (anche se Miles sapeva che, alla fine, avrebbero ascoltato per intero solo quello do Billy Burke. Removed, era il suo preferito).
Miles lo aspettò pazientemente seduto in macchina, per nulla indispettito comunque.
Quando finalmente chiuse il bagagliaio e si sedette al suo fianco, gli chiese:
-Hai preso tutto? Sei sicuro di non avere dimenticato niente? Fossi in te ricontrollerei un’altra volta.-
-Vuoi fare lo spiritoso?Meno male che mi sono occupato io di tutto. Se avessi dovuto aspettare te avremmo dovuto fare tutto all’ultimo momento.
-Tutto cosa?- continuò Miles. – Ti sei preparato lo zaino. Io fatto il pieno alla macchina e controllato la strada da fare. Inoltre ho dovuto mettere nella mia sacca da viaggio metà della tua roba, dal momento che la tua sta per esplodere.-
Bass ammutolì fingendosi offeso.
L’altro adorava quell’espressione: le labbra contratte in contrasto con gli occhi che sprizzavano scintille di gioia.
Il buon umore influì anche sul suo appetito: quando si fermarono ad un bar per il pranzo, riuscì a mangiare tre piadine più una ciotola stracolma di patatine fritte.
Una volta raggiunta la strada sterrata, ci vollero ancora trenta minuti per arrivare alla villa anche se già si intravedeva il laghetto. All’ultimo bivio girarono a sinistra e, in pochi attimi, raggiunsero la casa. Era una costruzione in legno, col tetto spiovente. Il giardino era delimitato da un recinto fatto di siepi. Un vialetto di ciottoli bianchi conduceva all’entrata. All’estremo lato destro c’era un tavolino in plastica, sovrastato da un gazebo che sembrava essere stato ridipinto in bianco da poco e, a sinistra, erano disposte 2 sdraio e tre sedie, anch’esse in plastica, attorno ad un ombrellone.
Bass, appena l’altro fermò la macchina, senza neanche prendere il suo zaino, si precipitò verso la porta con la chiavi in mano.
Miles prese i bagagli e lo seguì, volendo anch’esso ispezionare subito l’abitazione.
L’ingresso si apriva su un salottino: tre divanetti a due posti, con cuscini di stoffa, davanti ad un mobile con la televisione. In fondo alla stanza c’era un tavolo da pranzo con panca e sedie. Un piccolo angolo cucina a destra. Una scala a chiocciola portava al piano di sopra. Era mansardato. C’erano due camere da letto e un bagno grande.
La voce di Bass provenne dal piano di sotto: -Miles, vieni a vedere…-
Si trovava fuori, oltre l’orto sul retro, attaccato al muro di recinzione a guardare al di là.
-Siamo praticamente sulla spiaggia!- continuò una volta raggiunto.
Era tutta in sassi ma l’acqua non distava più di cento metri.
-Si passa da questa porticina- precisò indicando un cancelletto a destra –e siamo in spiaggia. Inoltre è tutta nostra. Il padrone di casa ha detto che non viene mai nessuno perché hanno aperto un lido qui vicino.-
-Fantastico!- esclamò Miles deciso ad assecondare l’entusiasmo di Bass
-Davvero, è stata la scelta giusta. E poi non hai visto la parte migliore. Guarda là.
In un angolo, tra il terreno privato ed il muretto, c’era un piccolo barbecue. La pietra su cui cucinare era rotta in più punti ma era ancora utilizzabile.
-Bene, ci toglieremo lo sfizio della grigliata. Domani a pranzo?- propose Miles.
Esaudire ogni desiderio di Bass era la cosa che prediligeva fare.
-Sarà il caso di andare a fare la spesa, allora- considerò quest’ultimo.  –Facciamo così: io vado a fare la spesa e tu intanto disfi i bagagli. Così faremo prima.-
Per fortuna Miles non sollevò obiezioni.  Bass voleva andare da solo a far provviste per comprare anche gli ingredienti per preparare all’uomo che amava il suo piatto preferito. Era un’idea che aveva avuto durante il viaggio. Sarebbe stata una sorpresa che avrebbe gradito.
Quando l’altro fu uscito, Miles scese in cantina per attaccare la corrente ed aprire l’acqua.
Poi raccolse le borse e salì al piano di sopra. Aprì tutte le finestre per arieggiare le stanze. Scelse la camera da letto più grande. Sistemò tutto nell’armadio, le sue cose a sinistra, quelle di Bass a destra, come facevano a casa. Fece il letto. Poi andò in bagno a sistemare nello specchio il gel da barba, i rasoi ed il dopobarba. Prima di riporre l’acqua di colonia di Bass non resistette, svitò il tappo ed inspirò il suo profumo. Se ne inebriava sempre quando gli baciava il collo. Mise nel box doccia il bagnoschiuma e lo shampoo e gli asciugamani puliti appesi a fianco.
Una volta finito, considerò che la cosa migliore da fare, mentre aspettava che Bass tornasse, era cominciare a godersi la vacanza. Prese i loro materassini di spugna ed i due teli da mare. Lasciò un bigliettino sul tavolo : “Sono in spiaggia. Ti aspetto qui davanti.”
Prese dalla credenza la chiave del cancelletto dal retro, oltre l’orto che dava sul lago. Sistemò i materassini proprio sulla riva, uno a fianco all’altro, girandoli verso il sole.  Li fissò mettendo dai sassi sugli angoli e si sdraiò sul proprio, con un sospiro.
Dei dolori gli scesero lungo la spina dorsale appena rilassò la schiena. Era stato seduto in macchina troppo a lungo per i suoi gusti ed aveva guidato per quasi sette ore, con una sola sosta per il pranzo, senza contare che la notte precedente non aveva dormito molto. Bass non aveva chiuso occhio, eccitato per la partenza, e aveva tenuto sveglio anche lui. Anche dopo aver fatto l’amore non era riuscito a prendere sonno. Si era girato e rigirato  nel letto, svegliandolo di continuo con un calcio o con una gomitata.
Chiuse gli occhi ed assaporò il calore del sole, tiepido e piacevole a quell’ora del tardo pomeriggio. Godette del silenzio e della tranquillità, il cinguettare dei passeri ed il lieve rumore dell’acqua.
 
Bass tornò un’ora e mezza dopo, carico di pacchi. Prima di tutto li sistemò nel frigo. In un sacchetto chiuso col nodo mise gli ingredienti per il piatto preferito dell’amato. Vide il bigliettino e si avviò verso la spiaggia.
Intendeva convincerlo a lasciargli preparare la cena da solo, per non rovinare la sorpresa. Non sarebbe stato facile perché Miles insisteva per occuparsi sempre di tutto ma era convinto che, con qualche sforzo, ci sarebbe  riuscito. Era probabile che lui fosse stanco. Aveva guidato tutto il giorno.Si era offerto di dargli il cambio ma Miles non aveva voluto farsi sostituire. Infatti non si stupì quando lo trovò addormentato. Si avvicinò in punta di piedi, per non svegliarlo. Voleva lasciarlo riposare. Era disteso sul suo materassino, girato su un fianco. Il petto si alzava ed abbassava al ritmo del respiro. Lo guardò, con gli occhi che traboccavano d’amore, pensando di non aver mai visto niente di più bello al mondo. Gi fece una lieve carezza sulla guancia. L’altro non si mosse.
Poi Bass tornò sui suoi passi, silenzioso come un gatto, felice di aver evitato una discussione.  Arrivato nell’angolo cottura si mise al lavoro con entusiasmo .Tagliò gli avocadi e li svuotò della polpa, mettendola in una ciotola. Triturò la cipolla, spremette i limoni ed unì il tutto. Poi aggiunse una bella manciata di sale. Lavorò il tutto col cucchiaio di legno fino a formare una crema uniforme. Taglio numerose fette di pane e le fece abbrustolire, successivamente gli fregò sopra queste uno spicchio d’aglio. Le dispose su un vassoio. Apparecchiò velocemente il tavolino sotto il gazebo bianco e portò il tutto in tavola.
Fiero di sé stesso, si avviò di nuovo verso la spiaggia.
Miles dormiva ancora. A quanto pare ne aveva davvero bisogno.
 Per un momento pensò di non disturbarlo e portarlo a letto di peso ma gli aveva preparato una sorpresa. Inoltre lui aveva mangiato poco e niente a pranzo. Era già troppo magro, almeno a cena doveva assicurarsi che si nutrisse a sufficienza.
Gli passò delicatamente una mano tra i capelli scuri.
-Miles- chiamò piano.
L’altro si mosse appena.
Bass si chinò su di lui e lo baciò dolcemente
-Miles- chiamò un po’ più forte. –Dai…svegliati- lo scosse leggermente per una spalle.
L’altro sbatté le palpebre.
-Stavi facendo un bel sogno?- gli chiese con un sorriso.
Lui sembrò per un attimo spaesato. Si guardò attorno mettendosi a sedere.
-Bass, sei tornato. Devo essermi assopito un momento. Ma che ore sono?-
-Le otto, bell’addormentato. Sembravi un po’ più che assopito.-
Miles parve imbarazzato: -Ma perché non mi hai svegliato subito?-
-Volevo lasciarti riposare. Non c’è niente di male schiacciare un pisolino se si è un po’ stanchi- affermò con decisione. Un attimo dopo, mentre raccoglievano i materassini, gli chiese : -Hai fame?-
-Da lupi. Cosa hai preso per cena?_
-Abbiamo una minestra pronta da scaldare- mentì Bass
-Cosa? La minestra? Tu odi la minestra!- esclamò l’altro.
-Che scelta vuoi che ci sia in questo posto…rustico? C’erano solo minestre liofilizzate.-
-Ma dovevi prendere le salsicce e le verdure.-
-Quelle sono per domani da fare sulla griglia. Non si toccano!-
-Uff…-sbuffò Miles. –Vada per la minestra, allora. Meglio che niente.-
-Lo so che avresti preferito…il guaca mole, magari –
-Già, magari- sospirò.
-Mi dispiace. Ho preso quello che ho trovato. Comunque l’ho già scaldata. E’ in tavola sotto il gazebo.Ti va di mangiare fuori, no?-
-Si, certo.-
Uscirono in giardino davanti alla casa per la cena. Bass stava qualche passo dietro a Miles ma si affrettò per non perdersi lo sguardo dell’altro, una volta svelato l’inganno.
Miles afferrò il mestolo e sollevò il coperchio della terrina. Rimase per un attimo incredulo davanti al contenuto. Alzò gli occhi su Bass, che gongolava con espressione trionfante.
-…guaca mole- fu la parola strozzata che uscì dalla bocca dell’amato.
-Con molto limone e pieno di sale, come piace a te- concluse per lui.
Il sorriso che incurvò le labbra di Miles, lo ripagò di tutto. Vederlo sorridere era come vedere un lampo inondare di luce la notte più scura. Inoltre non era una cosa che faceva spesso. Era fatto così: chiuso, riservato, il più delle volte incapace di esternare le emozioni. Persino lui, ogni tanto, doveva tirargli fuori le parole con le tenaglie. Ma lo conosceva così bene che ormai non servivano più. Gli bastava guardarlo negli occhi per sapere tutto quello che gli passava per la testa. Era un libro aperto per lui.
Miles lasciò andare il mestolo e lo afferrò per i fianchi attirandolo a sé. Lo baciò con passione stringendolo tra le braccia.
-Era proprio il tipo di ricompensa che speravo di ricevere- scherzò Bass appena si staccarono.
-Non è solo per il guaca mole e lo sai. E’ stato un pensiero dolcissimo da parte tua. E ricevere una sorpresa dalla persona che più amo al mondo…beh, mi gonfia il cuore.-
Mangiarono avidamente e con gusto.
Dopo avere sparecchiato decisero di stendere una coperta in giardino, per evitare l’umidità del terreno, e di mettersi un po’ lì a godersi il cielo stellato. Non ricordavano quando era l’ultima volta che l’avevano fatto.
-Non ho mai visto tante stelle in vita mia- osservò Bass mentre si accoccolava contro Miles, appoggiando la testa fra la sua spalla ed il mento, tenendo comunque lo sguardo rivolto verso l’alto. L’aria della sera era frizzante e trovò conforto nel calore del corpo dell’altro. –Quella deve essere addirittura la via lattea. L’aveva mai vista, tu?-
-No, Bass. Credo di no- rispose semplicemente l’altro, anch’esso incantato da tutti quei punti luminosi.
Il suono della lieve brezza tra le foglie degli alberi, del leggero movimento dell’acqua del lago e il canto dei grilli, li fece assopire. Quando Miles riaprì gli occhi guardò l’orologio. Era la una del mattino. L’altro dormiva, letteralmente aggrappato ad un suo braccio.
-Bass…-Miles gli accarezzò la fronte con la mano libera.
-Mmmhhh- fece lui.
-Andiamo a letto. Se dormiamo qui ci verranno i reumatismi prima del tempo.-
Dopo aver chiuso tutto si spogliarono e si infilarono sotto le lenzuola.
-Buonanotte, Miles- sbadigliò Bass, sdraiandosi al suo fianco e circondandogli la vita con un braccio. -Fai bei sogni- biascicò prima di crollare addormentato.
-Anche tu, piccolo- gli rispose l’altro passandogli la mano sulla schiena.
Prima di chiudere gli occhi a sua volta, pensò, guardandolo: -Va bene. Per questa sera ti lascio riposare. Vorrà dire che domani pretenderò razione doppia.-
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- il primo sole ***


Stranamente, quella mattina, Bass si svegliò per primo. Forse a causa della troppa luce che entrava dalla finestra.
Erano sul bordo del letto, come sempre.
Appena si staccò da Miles, questo si girò, nel sonno, mettendosi a pancia in giù. Sembrava comunque profondamente addormentato.
La tentazione fu troppo forte: Bass corse in bagno e riempì d’acqua fredda la spugna per la doccia. Ternò in camera da letto in punta di piedi e la strizzò sulla schiena nuda di Miles.
Questo si svegliò di soprassalto balzando in ginocchio sul letto.
-E’ fredda?- chiese ironico l’altro, cominciando a sghignazzare.
Appena notò che Miles si stava alzando con finto sguardo minaccioso, provò a scappare ma non fece nemmeno in tempo a raggiungere le scale che l’altro lo riacciuffò subito, sollevandolo di peso e scaraventandolo sul letto.
-Nooo- urlò continuando a ridacchiare. -Lasciami..lasciami…- implorò scalciando.
-Mascalzone- ringhiò Miles con un mezzo sorriso, inchiodandolo giù sul materasso col proprio peso e bloccandogli i polsi uniti sopra la testa con una mano. –Adesso me la paghi-. Con la mano libera cominciò a fargli il solletico sui fianchi, cosa che Bass soffriva terribilmente.
-Ahhh-urlò –No, basta! Ah, ah, ah! Pietà, pietà! Ah, ah, ah..-
-Dal momento che hai voglia di ridere, ti aiuto io- lo canzonò Miles.
In realtà era felice di vedere in lui una tale serenità e spensieratezza. Quella risata, quel sorriso, furono un richiamo irresistibile per Miles. Smise di torturarlo e lo baciò con passione. L’altro rispose con trasporto, portando le braccia attorno al collo del primo.  Appena si staccarono, Bass gli sussurrò all’orecchio:
-Scommettiamo che riesco a farmi perdonare?-
Nei suoi occhi celesti, Miles vide il desiderio prendere il posto dell’ilarità di un attimo prima. Si eccitò immediatamente, quando lui fece passare quegli occhi sul suo corpo nudo, con ostentata attenzione. Subito dopo, Bass li puntò fissi in quelli scuri di lui. Adorava perdersi in quelle pozze nere.  Sfruttando l’effetto sorpresa riuscì a ribaltarlo sul letto senza fatica e si mise a cavalcioni sopra di lui. Ogni volta che Miles lo guardava si stupiva di quanto l’uomo che amava fosse bello. Lo guardò dalla punta dei capelli fino all’inguine, che teneva inchiodato sopra il suo. Non vedeva un solo difetto in lui. Un angelo. L’incarnazione della perfezione.
-Bass- ansimò senza fiato mentre sentiva crescere l’urgenza di farlo di nuovo suo.
Fecero l’amore con lentezza, assaporando in pieno ogni tocco, ogni carezza, ogni bacio. La mani di Bass artigliate alla schiena di Miles, che tentava di riprendere fiato mentre ancora era dentro di lui. Alcuni attimo dopo si sfilò e si sdraiò, prendendolo tra le braccia senza dire una parola. Rimasero a letto per un’altra ora, dormicchiando ancora un po’.
Fu Bass a rompere il silenzio: -Forse è meglio se ci alziamo. C’è un sole meraviglioso e voglio godermi la giornata. Porto i materassini in spiaggia e preparo il caffè.-
L’altro si stiracchiò mettendosi a sedere: - Si, io faccio una doccia e ti raggiungo.-
Scese poco dopo, mentre Bass metteva in tavola la colazione. Decise di mangiare solo un paio di biscotti, per potersi fare una nuotata subito. Infatti, solo cinque minuti dopo, stavano già attraversando l’orto diretti verso la spiaggia. Era deserta.
-Tutta per noi-esclamò Bass con un sorriso, mentre si infilava le scarpine di gomma per proteggere la pianta del piede dai sassi del fondale. Poi continuò: -Mi chiedo come la gente possa preferire un lido affollato ad un angolo tranquillo come questo.-
-Non tutti hanno la fortuna di avere la casa attaccata come noi. Lì c’è un bar, quindi disponibilità di bibite fresche e gelati e poi ci sarà sicuramente dell’intrattenimento per i bambini: bigliardini, videogiochi, piste per le biglie…cose così E poi sdraio ed ombrelloni già pronti. Penso sia più pratico per le famiglie. Inoltre un ragazzino si lamenterebbe a venire qui, definendo questo  angolo tranquillo”, come lo chiami tu, un “mortorio”- considerò Miles.
-Allora vuol dire che stiamo davvero invecchiando, se preferiamo la pace alla ressa.-
-O semplicemente vogliamo stare da soli, per conto nostro.- concluse lui saggio mentre finiva anch’esso di infilarsi le scarpine. – Allora- continuò rimettendosi in piedi -pronto a fare il primo bagno della stagione?-
-Facciamo così- propose l’altro –ti sfido: il secondo cha arriva alla boa là in fondo, lava i piatti.-
-E la vincita non è contestabile- ci tenne a precisare Miles, accettando. Nel caso fosse stato lui a vincere, cosa che considerava quasi certa, Bass avrebbe trovato mille scuse per evitare di scontare la pena conseguente alla perdita della gara.
-Affare fatto.-
Si misero in posizione di partenza ma improvvisamente Bass si mise a fissare un puntò alle spalle dell’altro, con espressione preoccupata.
-Miles, sta arrivando qualcuno…-
Appena questo fece per voltarsi a guardare, il primo partì a razzo verso l’acqua. Quando gli arrivò alle cosce, inarcò la schiena in avanti e si tuffò, riemergendo parecchi  metri dopo e procedendo a potenti bracciate verso il traguardo.
Miles, scoprendo di essere stato ingannato, si lanciò al suo inseguimento, raggiungendo la meta inevitabilmente per secondo.
-Hai perso- sentenziò il vincitore.
-Non vale, hai barato- obiettò giustamente l’amato.
-Non riesco ancora a crederci- ridacchiò il primo. –Il generale Matheson intortato dal trucco più vecchio del mondo. E comunque la vincita non è contestabile. L’hai detto tu.-
-Ho finto di crederci per farti vincere- si giustificò Miles ma Bass non era sicuro che fosse la verità.
Tornarono a riva e si stesero sui teli da mare a godersi il calore del sole, non più fastidioso, ora che si erano rinfrescati. Rimasero per un po’ di tempo così, rilassati ad ascoltare solo in cinguettare degli uccelli e il movimento dell’acqua. Sembrava quasi un luogo fuori dal mondo. Trascorsero tutta la mattinata sulla spiaggia, relax e tranquillità.
Decisero di rientrare quando la fame cominciò a farsi sentire, non si erano accorti fosse quasi mezzogiorno.
Una volta sostituito il costume umido con uno asciutto, scesero in cucina per cominciare a preparare le cose per il pranzo.
-Ma quanta roba hai preso!- esclamò Miles osservando tutto quello che Bass stava tirando fuori dal frigo e sistemando sul tavolo: quattro salamelle, sei salsicce, due costine grosse e dieci fette di pancetta. In più sei zucchine e sei peperoni ancora da tagliare.
-E’ più di un anno che non ci concediamo una bella grigliata come si deve. Ti ricordi, in quel parco dove affittavano barbecue e tavolini?-
-Si, mi ricordo. E’ stata quella volta che sei riuscito a bruciare metà delle prelibatezze che ci eravamo portati. Non si era salvata neanche una striscia di quella pancetta deliziosa che avevo comprato io.-
-Te l’avevo detto. A me piace ben abbrustolita.-
L’altro rise : -Più abbrustolita di così! Era praticamente carbonizzata. Forse è meglio che questa volta cucini io la carne e la verdura. Tu taglia tutto, io comincio ad accendere il fuoco.-
Dieci minuti dopo Bass stava portando su due vassoi, tutti i viveri da mettere sulla griglia. Li appoggiò su un tavolino che avevano sistemato a fianco del barbecue. Miles aveva già acceso un bel fuoco. Scoppiettava vivace intrappolato della pietra posata su di esso.
-Secondo me è abbastanza calda. Vuoi avere l’onore pi posare la prima salsiccia?-
L’amato acconsentì raggiante. Prese questa come se fosse un oggetto prezioso e la appoggio con delicatezza sul ripiano rovente. Lo sfrigolio che ne seguì fu musica per il suo stomaco. Ma subito dopo si portò una mano alla fronte, lamentandosi :
-No, sapevo di essermi dimenticato qualcosa! La macchina fotografica…-
-L’ho presa io- lo rassicurò Miles. –La trovi nella tasca della mia sacca.-
Bass corse via e tornò qualche attimo dopo con l’obiettivo spianato. Per prima cosa immortalò appunto Miles col forchettone che girava la salsiccia (comico e sexy allo stesso tempo), Miles che si scottava, Miles che imprecava, Miles che aggiungeva legna al fuoco, Miles che gli faceva la linguaccia. Poi la carne che cuoceva e infine, con l’atoscatto, un bacio durante la preparazione del pranzo. Immortalare quei piacevoli momenti era un po’ come fermare il tempo, per Bass.
La voce dell’altro lo riscosse :
-Passami il vassoio. Queste sono pronte. Poi coprile, così restano calde- ordinò.
Poi fu il turno delle fette di pancetta, delle costine e delle salamelle. Per ultime, le verdure.
Portarono tutto in tavola, con le pietanze ancora fumanti. Con la pietra ben calda non ci avevano messo molto a cuocere tutto. Durante il pranzo Bass continuò a scattare foto: il tavolo imbandito sotto il gazebo, Miles che portava quattro piatti un una volta, Miles che infilava in bocca un pezzo di costina, Miles che tagliava una salsiccia, Miles che condiva le zucchine.
Finche non fu troppo: -Piantala, dai. Mi sento osservato.-
-Ma la luce è perfetta- si lamentò l’altro. –Stavano venendo bene. E poi tu sei il mio soggetto preferito.-
Il bellissimo uomo abbozzò un mezzo sorriso, arrossendo leggermente, ma non si arrese: -Ok, ma adesso basta. Pensa a mangiare.-
Con una leggera smorfia di disappunto, l’altro mise da parte la macchina fotografica e tornò a dedicarsi al cibo. Una volta  che furono più che sazi, sparecchiarono e sistemarono gli avanzi nel frigo.
Mentre Miles lavava i piatti, Bass affrontò una lotta corpo a corpo con le sdraio del giardino, tentando di aprirle mantenendo le dieci dite delle mani intatte.   La prima si piegò al suo volere, ma con la seconda fu molto più difficile. Quando il primo uscì di casa per raggiungerlo, ridacchiò nel vederlo in difficoltà.
-Vuoi una mano?- gli chiese ironico.
-Ci vuole una laurea in ingegneria per sistemare a modo queste trappole mortali.-
-Ma dai…hai affrontato da solo una miriade di ribelli assetati di sangue di generale e non sai gestire una sdraio di plastica? Mi meraviglio di te- lo canzonò ma con l’affetto nella voce.
Bass era diventato un’altra persona da quando avevano deciso di fare quella vacanza. Prova del fatto che ne avevano davvero bisogno. I suoi occhi luccicavano di una luce che faceva sembrare spento il sole. E Miles lo amava da impazzire anche per questo.
Sistemarono l’ombrellone e si misero sulle sdraio per godersi il pomeriggio in giardino Per la gioia dell’amato, Miles decise di cominciare a leggere ed alta voce il libro che si erano comprati settimane prima ma che non avevano ancora avuto il tempo di iniziare. Troppo stanchi la sera a casa, si addormentavano non appena toccato il cuscino. Era un volume della saga Dragonlance, che seguivano fin dall’inizio. Il nono ormai. L’autrice aveva deciso di fare un passo indietro con la storia e raccontare l’epica Guerra delle Lance, solo menzionata negli altri libri ma mai descritta del tutto. Riguardo a tutta l’avventura il lato infantile di Bas aveva avuto il sopravvento perché il suo personaggio preferito era Tanis Mezzelfo: l’eroe senza macchia. Tormentato perché mezzosangue e quindi rifiutato sia dagli elfi che dagli uomini, affascinante oltre ogni immaginazione e amato da una donna per ogni razza. Inizialmente  aveva scelto Kitiara, l’umana, ma poi sposò Laurana, l’elfo innamorata di lui fin dall’infanzia. Tra gli eroi delle Lance invece Miles parteggiava per Raistlin, un personaggio più ambiguo. Sfigurato dall’ossessione per la magia, potente e furioso verso il mondo che lo circonda.
Mentre Miles leggeva, Bass lo guardava rapito: una favola fantasy meravigliosa, narrata dall’uomo più bello del mondo. Trascorsero un paio d’ore nelle Terra di Solace e, quando arrivarono le cinque, il primo decise di fare una pausa per una seconda nuotata nel lago e l’altro si dichiarò pienamente d’accordo. Era l’orario migliore per un bagno.
Ma non rimasero in acqua a lungo. Tra un tuffo e una bracciata arrivò un bacio, poi un altro, poi un terzo, finche i baci non bastarono più. Ancora fradici rientrarono in casa, abbandonando le loro cose in spiaggia, a appena varcato l’uscio fecero l’amore, lì, contro la porta, ormai incapaci di aspettare. Miles  inchiodò Bass contro il muro premendo il suo corpo contro quello di lui. Con la bocca lo assaltò sulle labbra, sul mento, sul collo, sulle spalle, sfiorando, leccando , mordendo, mentre con le mani gli sfilava il costume. Passò all’addome e scese sempre più in basso mente i gemiti dell’altro si facevano sempre più forti.  Passò le dita fra i capelli bagnati di Miles, abbandonandosi a tutto il piacere che lui gli stava procurando. E quando questo entrò spingendosi sempre con più decisone fino in fondo, la testa cominciò a vorticargli. Si aggrappò alle spalle dell’uomo che amava per non cadere. Nelle orecchie sentiva il respiro affannoso di questo ed il martellare del proprio cuore. Con un gemito prolungato Miles venne dentro di lui e solo allora Bass riaprì gli occhi celesti per puntarli in quelli scuri dell’altro , prima di ricominciare a baciarlo, ancora e ancora, rendendogli difficoltoso riprendere fiato.
-Ti amo, con tutto me stesso. Più di quanto tu possa immaginare, e questo  è uno dei giorni più belli della mia vita- gli disse poi con trasporto stingendolo a sé.
-Anche io ti amo, piccolo, davvero tantissimo- gli rispose lui arruffandogli i riccetti biondi e ricambiando l’abbraccio.
Rimasero così per un po’ e poi decisero di tornare in spiaggia per godersi il sole serale.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-una passeggiata ***


 
  Il canto di un gallo, il cinguettio degli uccelli, l’urlo di una cornacchia, la luce…
Miles si decise a sollevare le palpebre. Si accorse con stupore di avere entrambe le braccia libere. Quindi Bass, che si trovava addormentato addosso tutte le mattine, doveva essersi alzato prima. No, era accanto a lui. Dormiva a pancia in giù, con la testa girata dal lato opposto.  Era scoperto, completamente nudo; durante la notte doveva aver scalciato via il lenzuolo. Miles aveva avuto l’intenzione di raccogliere questo da terra per coprire di nuovo l’amato. Dopotutto l’aria del mattino, che entrava dalla finestra, era abbastanza fresca. Ma non riusciva a staccare gli occhi da lui. Rimase immobile a guardarlo per diversi minuti. Il suo corpo era perfetto, come quelle statue greche di un tempo. E pensare che da bambino era stato piccolo e gracile.  Rimase incantato dal movimento delle scapole che si alzavano ed abbassavano al ritmo del respiro. Una creatura meravigliosa, il suo angelo personale. Si girò su un fianco, verso di lui, allungò la mano e cominciò ad accarezzarlo, dalle base del collo fin giù sul sedere. Passò il dito lungo tutta la spina dorsale, tastando le vertebre una per una. La curva della sua schiena era adorabile. Poi gli passò la mano tra i riccetti scomposti. Si fece più vicino a lui ed inspirò il profumo della sua pelle. L’avrebbe riconosciuto tra mille. Poi si avvicino ancora, lo sfiorò delicatamente con le labbra sulla schiena e subito dopo cominciò a risalire verso il collo con dei piccoli baci fino ad arrivare a soffiargli piano nell’orecchio.
-Mmmhh…lasciami dormire- biascicò  Bass portandosi il cuscino sopra la testa.
Ma l’altro non diede segno di averlo sentito. Continuò imperterrito a stuzzicarlo.
-Dai. Miles…- si lamentò da sotto il cuscino ma ridacchiava, anche se tentava di nasconderlo. Era la sua solita finta protesta. In realtà gli piaceva essere svegliato così. Infatti si girò sulla schiena, offrendosi pienamente all’uomo che amava. Il quale si sdraiò su di lui. Contemplò qualche secondo quel viso bellissimo, quegli occhi lucenti, quel sorriso disarmante e poi lo bacio con passione, bocca contro bocca, lingua contro lingua, mentre con le mani continuava ad accarezzarlo.  Bass afferrò le sue anche e,inarcando leggermente le schiena, portò il proprio bacino contro il suo, sollevando un ginocchio e poggiandolo contro la spalla di Miles, per fargli capire quello che voleva, e lo voleva subito. E l’altro non si fece pregare. Entrò dentro di lui piano, senza fretta, lasciando che si abituasse, assaporando ogni suo leggero gemito, ogni piccolo brivido di piacere. Quando lo sentì rilassarsi aumentò un po’ la velocità e si spinse più profondamente in lui. Intanto continuava a toccarlo, a baciarlo. Bass si lasciò andare a quel tumulto di sensazioni che l’uomo che amava gli stava provocando, e tutto scomparve intorno a loro. Vedeva solo Miles, sentiva solo Miles, contava solo Miles. Il suono del suo respiro affannoso lo eccitava da impazzire. Lo sentì afferrargli i polsi ed intrecciare le dita con le sue, mentre continuava a mordergli il collo, la sua barba dura lo pungeva, i suoi capelli scuri gli accarezzavano il mento. L’eccitazione crebbe ancora, un altro gemito gli sfuggì dalle labbra. Vennero insieme, incastrati uno dentro l’altro. Dopo alcuni attimi Miles uscì con delicatezza e si sdraiò accanto a lui. Si girò su un fianco e, carezzandogli una guancia gli disse, mentre ancora riprendeva fiato:
 
-Buongiorno.  Scusa se ti ho svegliato così presto ma ci tenevo a farti sapere che ti amo da impazzire e che non vedevo l’ora di fare di nuovo l’amore con te.-
Bass sorrise: -Ti amo anch’io, Miles- gli rispose semplicemente.
Si fece più vicino a lui, che lo tenne tra le braccia per un po’, mentre ancora poltrivano a letto. Poi lui riprese: -Comunque è un bene che tu mi abbia svegliato presto, perché avevo un ipotetico programma per oggi.- Si alzò e andò a frugare nelle tasche del suo giaccone, mentre l’altro si tirava su a sedere.  -Guarda- disse tornando verso il letto e porgendo all’amato un foglio ripiegato più volte.
Era una cartina per arrivare all’inizio di un percorso che terminava nei pressi di un ghiacciaio.
-L’ho trovato l’altro giorno al negozio ma poi l’ho lasciato nel giubbotto e mi sono dimenticato di proportelo. Si parte da qui- additò un punto dove c’era scritto 1.500 metri- e si arriva fino qui- fece scorrere il dito fino a una crocetta che indicava 2000 metri. – Ho chiesto e mi hanno detto che è un itinerario che fanno in tanti. Sono 7 Km e si arriva fino al rifugio. Ci sono due sentieri. Uno di terra battuta, dove passa anche la carrozza che porta su chi non se la sente di farlo a piedi, ma l’altro, dall’altra parte del fiume, passa per il bosco. Si inerpica un po’ di più ma è più suggestivo. Tu ed io possiamo farcela con facilità e ci passa molta meno gente.-
-Si, è una buona idea. Sembra una bella passeggiata- approvò Miles
- In un’ora siamo pronti, usciamo, andiamo alla partenza e ci facciamo il sentiero nel bosco. Pranziamo al rifugio e nel pomeriggio torniamo indietro.-
-Perché no? Forza allora, prepariamo la colazione.
 
In un’ora di macchina furono lì. Il parcheggio era già quasi pieno.
-Caspita, dev’essere un percorso conosciuto- osservò Miles.
- Si ma faranno tutti la strada più comoda, vedrai- suppose Bass  ottimista prendendo lo zaino. Si erano portati acqua e qualche frutto per uno spuntino lungo la strada e un paio di felpe da infilarsi una volta raggiunto il rifugio. A 2000 metri era probabile che facesse più fresco, anche se nel cielo splendeva un bel sole.
E la sua previsione fu giusta. Tutti i gruppetti di persone si dirigevano verso il sentiero più largo, quello da dove partivano le carrozze. C’era l’indicazione per la strada attraverso la boscaglia ma tutti la ignorarono.
Il percorso cominciò in piano, era separato dall’altro da un fiume che veniva giù dal ghiacciaio, ma per un po’ procedevano parallelamente.  A un certo punto però trovarono una brusca deviazione, la strada da percorrere si inoltrava di più tra gli alberi. Il sentiero divenne più stretto ed abbastanza accidentato, alcuni tratti erano in salita. Proseguirono in fila indiana.
-Forse abbiamo preso la via più lunga- considerò Bass voltandosi verso l’amato, che procedeva due passi dietro di lui.
-Si ma anche la più suggestiva- disse Miles guardandosi attorno. –Senti che pace, io riesco a sentire solo lo scorrere del fiume e il muoversi del vento tra le foglie. Adoro le passeggiate nella fitta boscaglia…anche perché sono le più appartate- e con un balzo raggiunse l’altro, stringendolo a sé e baciandolo con passione. Il primo rispose al bacio buttandogli le braccia al collo. Era bello avere un po’ di intimità anche fuori dalle mura casalinghe.
Ripresero la passeggiata. Dopo un paio d’ore trovarono una piccola radura con un improvvisato tavolino fatto di tronchi d’albero con accanto una fontanella e decisero di fare una sosta.
-Non l’ha preso proprio nessuno questo sentiero. Fanno tutti l’altro, che però non dev’essere distante. Poco fa ho sentito passare la carrozza. Ma noi due non abbiamo ancora incontrato nessuno- osservò Miles mentre addentava una pesca.
-E’ vero, cosa vuoi farci, la gente è pigra. Il bello di andar su al rifugio sta anche nel percorso, se fai la strada battuta dov’è il divertimento? – Dopo un attimo prosegui: - Metti via quel frutto, Non abbiamo novant’anni. Ti ho preso qualcosa di meglio- sorrise tirando fuori due piattini di carta con delle posate di plastica.
-Per te…- tirò fuori dallo zaino un vasetto di mostarda ; -e per me- estrasse pane e burro d’arachidi. –Questo è uno spuntino degno di chiamarsi come tale.-
Miles sorrise: - Ma dove hai preso tali golosità? – chiese prendendo d’assalto la prima leccornia.
-Quando ci siamo fermati al distributore. Sono entrato a pagare la benzina e c’era anche qualche scaffale di alimentari. Ho preso queste cose insane e iper caloriche per il bene della nostra salute morale. Chissà perché mangiare schifezze porta felicità. Me lo sono sempre chiesto. Bistecca di soia ed insalata mi deprimono, hamburger e patatine fritte mi risollevano. Poi ho nascosto tutto nello zaino, per farti una sorpresa.- concluse Bass soddisfatto.
-Ecco perché ci hai messo tanto - esclamo l’altro con la bocca piena.
-No, non è stato per gli acquisti extra. Ci ho messo un po’ per liberarmi dalle attenzioni della cassiera. Mi ha aggredito con una miriade di complimenti e proposte che non riuscivo a fermarla, un fiume in piena.- Uno sproloquio del tipo: tu non sei di queste parti, perché non sei uno che passa inosservato. Se ti avessi già visto mi ricorderei di te. Allora devi essere di passaggio, non puoi andare via senza aver visto le grotte. Se vuoi ti ci porto, ti lascio il mio numero così ci mettiamo d’accordo.
Si è fermata solo quando gli ho chiesto se poteva aggregarsi a noi il mio bellissimo fidanzato.-
Miles rise di gusto. Sapeva di essere fortunato ad avere accanto un uomo come Bass. Ed era talmente bello che in molte erano attratte da lui. Erano arrivate tardi, lui non era più disponibile. Era stato il primo ad accaparrarselo e adesso era proprietà privata.
-Non posso proprio lasciati andare in giro da solo – commentò lui e si sporse per baciare di nuovo l’amato.
Finito lo spuntino si dissetarono alla fontanella e decisero di rimettersi in marcia. Miles insistette per portare lui lo zaino. Mentre camminava sentiva i passi di Bass dietro di sé, ed il suo respiro appena affannoso a causa delle leggera salita. Grandi dei, adorava anche il suono del suo respiro. Per un attimo si chiese se il suo amore per l’altro non fosse troppo profondo. Se per un motivo qualsiasi la loro relazione fosse finita, lui era sicuro che non sarebbe sopravvissuto. Era giusto innamorarsi a tal punto da dipendere così tanto da un’altra persona? Quando un amore finisce è inevitabile soffrire, soffrire terribilmente ma non era questo il suo caso. Senza Bass la sua vita sarebbe finita nel vero senso della parola, di sicuro sarebbe morto di crepacuore. Ma appena formulò questo pensiero si fece ancora più chiara dentro di sé la consapevolezza che non avrebbe mai potuto, anche se avesse voluto, amarlo un poco meno intensamente. Anzi, stava succedendo esattamente il contrario, lo amava ogni attimo di più.
Dopo un paio d’ore arrivarono in vista del rifugio. Il sentiero nel bosco si ricongiungeva a quello principale e 100 metri più avanti appariva l’albergo, davanti al quale era allestita una enorme veranda adibita a ristorante.
-Il bello è che lo chiamano rifugio. Credo di non aver mai dormito in un posto talmente di lusso.-
Quattro piani, tutte le imposte di legno spalancate, si intravedevano tende alle finestre. Tutte le cameriere e gli addetti all’accoglienza degli ospiti erano in divisa: un vestito che doveva essere il costume tipico locale, sorridenti e cortesi.
Prenotarono un tavolo per il pranzo e decisero di fare ancora un giro.
-Che meraviglia- sospirò Bass notando il panorama. Davanti all’albergo si stendeva un grandissima valle verde, tutt’attorno una corona di montagne grigie e, tra due di queste, si intravedeva il ghiacciaio che luccicava al sole.
-Rimarrei qui per sempre- aggiunse.
Riposarono un po’ sulla riva di un fiumiciattolo che scorreva lì vicino, chiacchierando e godendosi il sole ma, quando arrivò alle loro narici il profumo del cibo che, in veranda, stavano cominciando a servire, decisero di comune accordo che era il momento di mettere sotto i denti qualcosa.
Appena fatti sedere al loro tavolo, una cosa catturò la loro attenzione. A destra, contro un parte della vetrata che separava il settore ristorante dalla hall dell’albergo, erano stati disposti quattro tavoli, imbanditi con ogni tipo di dolciumi. Cerano mouse di ogni tipo, torte di ogni forma e dimensione alla frutta, a cioccolato, alla panna, al formaggio, alla carota, con pan di spagna, pasta sfoglia, crema pasticcera…Ascoltando i commenti delle altre persone compresero che qual bancone di dolci era appunto l’attrazione del posto, famoso per la qualità di questi. Nessuno dei due andava pazzo per il dolce, generalmente, se proprio volevano concedersi qualcosa di non esattamente sano, preferivano il salato. Ma valeva la pena di provare.
Infatti Bass prese come antipasto una grossa coppa di crema al cioccolato. Miles lo guardò svuotarla un meno di due minuti, con un misto di tenerezza e divertimento. Lo amava davvero anche per la sua semplicità. Gli occhi che scintillavano di gioia davanti al dolce. Adorava lo sguardo che aveva mentre  affondava il cucchiaino nella mousse: i classici occhi del bambino che ha messo le dita nella marmellata.
-La devi provare- disse lui allontanando il bicchierino vuoto con un sospiro di soddisfazione.
-Magari dopo pranzo- ipotizzò Miles sporgendosi verso di lui per pulirgli un baffo di cioccolato con un angolo del tovagliolo.
Ordinarono wurstel e crauti e mangiarono con gusto. L’aria di montagna e la camminata aveva messo loro fame. Dopodiché si divisero un’abbondante fetta di crostata alle more. Erano sicuri di non averne mai mangiate, di così squisite.
Prima di avviarsi sulla via del ritorno, fecero ancora un giro per la valle, scattando fotografie e respirando a pieni polmoni l’aria pura e fresca che profumava di bosco.
Miles, lasciò Bass seduto sulla riva del fiume, mentre andava a riempire la borraccia con l’acqua della fontana poco lontano. Tornando vide che stava trafficando con qualcosa in mano.
-Cosa stai facendo?- gli chiede sedendosi di nuovo accanto a lui.
L’altro aveva in mano una pietra , un po’ appiattita su un lato, probabilmente era stata levigata dallo scorrere di quel torrente. Era serio. Senza rispondere gli prese la mano destra e la appoggio sulla superficie liscia del sasso. Poi poggiò la propria sopra quella dell’uomo che amava e pronunciò:
-Promettiamo allo “spirito della fonte” di amarci per sempre: Il nostro amore non verrà scalfito dal tempo a dalle avversità. I guardiani della foresta mi sono testimoni. Lo prometto.-
Miles riconobbe immediatamente il passaggio del libro che gli aveva letto il giorno prima, in giardini durante il pomeriggio. Quando Tanis Mezzelfo prometteva il suo cuore a Laurana.
Commosso dalla dolcezza di quel pensiero di Bass, decise di stare a quello che lui, di certo, non stava considerando un gioco.
-Lo prometto- ripeté quindi a sua volta  con convinzione.
Poi insieme gettarono la pietra nel fiume.
Le labbra di Bass si incurvarono in un sorriso: -Sapevo che averti capito subito. E lo sai, una promessa è una promessa. Se metterai di amarmi ora sarai punito.-
-No potrei mai smettere di amarti, lo sai- lo rassicurò l’altro carezzandogli la guancia con un dito. Dopo qualche attimo continuò: -Forse è il caso che cominciamo a tornare, Sono le quattro passate. La strada è in discesa adesso e dovremmo fare prima ma non saremo alla macchina in meno di tre ore. Che ne dici, questa volta, di fare il sentiero battuto, per vedere il panorama, diciamo, da un’altra angolazione, rispetto a stamattina.-
-Certo, mi sembra un’ottima idea- acconsentì l’altro.
Fecero ancora qualche foto e poi s’incamminarono lungo il percorso più semplice.
Attorno all’ora di cena furono a casa.
Bass non perse tempo. Corse al piano di sopra a mettersi il costume. Diceva che il tramonto era il momento migliore per fare una nuotata. L’orizzonte si tingeva di mille colori e l’acqua era calda. Miles preferì farsi una doccia tiepida, prima di raggiungerlo sulla spiaggia.  Quando arrivò, l’altro stava uscendo dall’acqua.
-Il mio tritone- pensò lui andandogli incontro con l’asciugamano e avvolgendoglielo intorno alle spalle.
Poco più tardi erano spaparanzati sul divano a vedere un film. Bass aveva scelto Van Helsing, tra gli ottanta dvd che si erano portati. Avevano piluccato qualche pezzo di formaggio per cena e si erano fatti dei pop corn da mangiare davanti alla tv.
Prima di andare a letto, cominciarono a raccogliere un po’ delle loro cose, per non dovere far tutto la mattina successiva e, magari nella fretta, dimenticare qualcosa.
Mentre Bass cominciava a preparare parte della su sacca, chiese a Miles:
-Sei un po’ triste perché domani torniamo a casa?-
-Non mi dispiace tornare a casa, mi dispiace che la vacanza sia finita. Ma ne faremo molte altre, più lunghe e più belle. Purtroppo avevamo a disposizione solo pochi giorni.-
-Io non sono triste. Per me quello che conta è stare con te. A casa, al mare, in montagna...non cambia. Se sei con me ho tutto quello che mi occorre per essere felice.-
Si spogliarono e si infilarono sotto le lenzuola, ascoltando per un po’ il canto dei grilli che proveniva dalle finestra aperta. Bass appoggiò la testa sul petto dì Miles con un sospiro, poi continuò:
-Sai, mi sono sentito sollevato quando Rachel si è messa con Ben. Sono sicuro che inizialmente, aveva messo gli occhi addosso a te. Avevo paura che mi abbandonassi per stare con lei.-
-Ma che assurdità dici, Bass? Quando ho conosciuto lei ero già innamorato di te. Stavamo insieme già da un po’ di tempo. Io non avrei mai potuto amare nessun altro.-
Lo strinse a sé: -Vieni qui. Dormi e non metterti mai più in testa stupidate del genere. Solo di una cosa devi essere sicuro in questa vita: che mi avrai sempre accanto.-
 

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