Idiot.

di Chocolate_15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** But who is this? ***
Capitolo 3: *** Too Moody... ***
Capitolo 4: *** Silence... ***
Capitolo 5: *** You are special. ***
Capitolo 6: *** Mom...sorry. ***
Capitolo 7: *** Dream. ***
Capitolo 8: *** Beautiful. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


PROLOGO.

 

No, non può essere successo davvero. Non posso essere stata bocciata. Non posso essere stata bocciata all’ultimo anno delle superiori! Adesso, mi toccherà rimanere in questa specie di manicomio per un altro anno!

Sono arrabbiata, arrabbiata con quei cazzo di professori che non mi hanno fatto passare l’anno! Si, è vero che non ho neanche preparato la tesina. È vero che quando mi hanno chiesto di ripetere qualcosa io ho risposto “ ma ripeti tu. Vedi a questo”. È vero che mi sono quasi addormentata, ma questi sono solo dettagli.

Eppure mi sono impe-... Ok, non diciamo cazzate, non mi sono impegnata. Però potevano promuovermi lo stesso, no? Cioè, mi odiano? Mandatemi via! Teste di cazzo.
E ora mi tocca stare ancora un anno rinchiusa qui dentro. Per colpa di quelli.

Comunque il mio nome è Alexis Cooper, per gli amici Alex. Ho un fratello di nome Josh, che chiamo “ratto”. Frequento ancora l’ultimo anno di liceo, essendo stata bocciata.  Non ho nessuna storia particolare: ho un papà, una mamma, non mi taglio, non bevo e non sono mai stata violentata.

Non mi considero né bella né brutta. Come dire, sulla via di mezzo. Non mi lamento del mio corpo, ho tutto al posto giusto. Ho dei semplici capelli biondi e gli occhi di un semplice verde che, a volte, diventando di un celeste limpido. Ho un piercing sul sopracciglio destro e un orrendo neo sullo zigomo sinistro.

Mi recai sbuffando verso la mia stanza  e presi il cellulare. Dovevo assolutamente sapere se Elena aveva superato l’esame.

Ehi El, finalmente ti sei degnata di rispondere! Hai passato gli esami?
Sono passata con la sufficienza…
Io non sono passata.
Che hai combinato questa volta?
Le solite cose. Te l’avevo detto che non avevo studiato, ma credevo che i prof sarebbero stati comprensivi. Ho sonno io.
Sempre la solita. Ahahah
Beh, che ci vuoi fare.
Va bene…adesso io esco con Giacomo…sai com’è…
Si si cara, ho capito perfettamente cosa vai a fare con Giacomo. Divertiti, mi raccomando!

Perfetto. Avrei passato tutto l’anno da sola, senza Elena. Io dico, ma non si poteva far bocciare?! Adesso mi toccherà sopportare la professoressa Spina da sola.

Stupidi professori, tutta colpa loro!

Sbuffo e inizio una maratona di “ The Big Bang Theory” con i pop-corn in mano. Questa sarà una lunga, lunga serata.

 

 

Angolo autrice:

Hola (:

Eccomi qui con questa nuova storia. È la prima volta che mi cimento in una storia rating “arancione” e, di conseguenza, con scene più spinte. Siate buoni xD Spero di ricevere delle recensioni. A presto c:

Chocolate_15

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Capitolo 2
*** But who is this? ***


But who is this?

 

3 mesi dopo…

 

Stupida, stupida sveglia. Ma perché sta suonando? Che c’è di speciale oggi? Ok, si, c’è la scuola ma non mi sembra questa l’ora di far svegliare le persone. Chiuderò gli occhi per altri dieci minuti. Sono le 7.50? facciamo le 8.00, così è meglio. Stavo per abbassare le palpebre quando un tornado, detto ratto, entra nella mia stanza.

“Alzati scansafatiche, farai tardi. Non che questo mi interessi ma, sinceramente, non mi va di sentire le grida di mamma già di prima mattina” oh, eccolo. Vedere come prima cosa, appena sveglia, un ratto di fogna è da sogno. Davvero.
“Si, ok. Ho capito che adesso che sei alle medie vuoi fare il simpatico ma non venire a rompe le palle a me. Vai via, infetti l’aria che respiro.” Dico con nonchalance, ricevendo un sorriso a 32 due denti.

“Inutile, lo fai già tu stessa. Si, hai ragione, ho deciso di cambiare, però non ti farebbe male a te, cambiare. Ma non cambiare carattere, cambiare vestiario. Puzzi, da quanti secoli è che non ti lavi? È meglio che te ne vado, non riesco a sopportare di dividere questa stessa aria con te.” Caro e dolce, il mio fratellino. Davvero.

Sbuffando esco dalla stanza e noto che sono appena le 8.00. Perfetto, ho 10 minuti per prepararmi e 5 per arrivare a scuola. Beh, nulla di impossibile per Alexis Cooper. Prendo le prime cose che trovo nell’armadio. Cioè: un jeans e una semplice felpa grigia. Vado verso il bagno, pettino i miei lunghi capelli biondi alla meglio e li lego con un elastico nero. Lascio il mio viso così com’è. Non sono mai stata una grande fan dei cosmetici. Cioè, al massimo metto un po’ di matita e rimmel. Nient’altro.

Scendo nell’atrio e metto le mie blazer grigie. Vedo mia mamma aspettarmi con le chiavi in mano, appoggiata alla porta d’ingresso con uno sguardo tipo “no, con i tuoi comodi”. Io le sorrido e apro la porta. Mi sento strana, come se avessi dimenticato qualcosa. Appena metto un piede fuori dalla porta sento mia mamma, dietro di me, dirmi: “Non starai mica dimenticando qualcosa?” mi giro vero di lei e le sorrido ironica.

“Si, ok, ma cos- oh, il cellulare!” che imbecille che sono, come avrei potuto passare 6 ore in classe senza di quello? “No stupida! Lo zaino! Dov’è lo zaino? Sai che a scuola si va con quello, vero?” scoppia lei, ovviamente seccata. Ok, non c’è bisogno di fare così. Sbuffo e salgo le scale, prendo il cellulare e lo zaino, dove getto dentro il portacolori dell’anno precedente e due quaderni. Fortunatamente, mi sono ricordata di caricare la scheda al cellulare. A scuola non sono neanche buoni a lasciare la linea libera.

“No ma fai come vuoi, sono già le 8.15!”, sento gridare. Prendo la giacca e scendo le scale.
“Eccomi, andiamo” sto per abbassare la maniglia quando mia mamma mi blocca la mano e mi chiede, con fare sospetto: “Dov’è tuo fratello?” si guarda intorno, e io faccio lo stesso, ma sinceramente io non noto niente. “Oh guarda, l’ho trovato!” dico, indicando quello che è mio fratello. “Alex, non fare la stupida, quello è un nano da giardino. Sinceramente non so cosa ci faccia qui. Sempre il solito tuo padre.”

“Simpatica, davvero. Su andiamo.” vedo mio fratello sbucare dal nulla e ricambio il suo sguardo. “Ok, andiamo bambini” Non sopporto quando mi chiama così. Ok, va bene, ratto lo è ancora ma io no, ho 18 anni! Sbuffo, stanca di doverle dire sempre le stesse cose.

Arrivo a scuola alle 8.25 e, fortunatamente, trovo ancora il portone aperto. Vedo un vecchio con la barba bianca davanti ad essa, intendo a pulire le scale. Ma perché lo fa? Alla fine là sopra ci camminerà sempre qualcuno, è inutile. “Mi scusi signore, mi potrebbe dare il foglio dell’orario?” chiedo gentilmente. “eh?” no, uno sordo no. “Il foglio dell’orario!” mamma mia, due anni! “Come scusi?” no, per favore. “MI DIA QUEI CAZZO DI ORARI!” ecco come mantenere la calma. Sono un esempio da seguire.

“Oh si, certo.” Si sistema gli occhiali alla Harry Potter e, dalla tasca, estrae un foglio che poi mi porge. Prima ora: matematica. Perfetto. Mi ci voleva proprio incontrare quella vecchia baldracca della Spina. Di bene in meglio. Mi metto a correre come una forsennata per il corridoio, finché non sbatto contro qualcuno. Un istante dopo, mi ritrovo la felpa tutta bagnata da..d-da del latte!

Guardo in cagnesco il ragazzo davanti a me che, insieme ai suoi amici, se la ride della bella. “No ma, stai più attento! Razza di idiota!” urlo incazzata nera. “Piccola non ti scaldare tanto, è solo una felpa” è solo una felpa? Sul serio? Io lo ammazzo. “Intanto, “piccola” lo vai a dire a qualcun’altra e, per la cronaca, questa è LA felpa, non UNA felpa qualunque. Stupida anima in pena. Anzi, no, stupide anime in pena. Che tristezza.” Non gli do neanche il tempo di rispondere che entro in classe. Non ho tempo da perdere con quei soggetti.

“Oh signorina Cooper, vedo che si è degnata di arrivare alla mia lezione.” No, anche lei no. La professoressa più odiosa di tutte. Non ha nulla da fare questa? Tipo andare a fare altri 5 figli a casa sua? “Sono contenta anch’io di vederla, prof” Rispondo sorridendo. “Non si preoccupi, neanche io sono contenta di vederla. Ma prego, adesso si sieda, la lezione finirà presto.” La solita simpaticona, di questi tempi se ne vedono molte in giro come lei. “Non vedo l’ora.”

Vedo un posto libero in fondo e, con molta delicatezza, mi lascio cadere sulla sedia. Ok, adesso puliamo questa stupida felpa e poi, un’oretta di dormita. Così si recupera il tempo perso davanti alla tv la notte. Non capisco perché certi soggetti stiano ancora in questa scuola. Cioè, la mia felpa! Le felpe sono sacre!

*****

Bene, la lezione è finita. Mi alzo sbadigliando e vado verso l’uscita. Mi dirigo verso gli armadietti e guardo l’orario: tecnologia. Altra ora di dormita, perfetto, a poco a poco sto recuperando. “Ciao piccola, come mai eri così di fretta questa mattina?” mi giro, riconoscendo quell’orrenda voce che in solo 10 minuti mi aveva fatto incazzare. “Senti t-“ non riesco a parlare perché mi ritrovo con la faccia schiacciata sul suo petto. Mi scanso, sbuffando. Guardandolo bene, non è male: capelli neri, occhi verdi e sorriso stupendo. Si, stupendo, ma rimane pur sempre un idiota. “Beh? Si, ok, so di essere bello da togliere il fiato però, riprenditi.” Questa frase ha completamente affermato le mie ipotesi. “Come ti ho detto prima, non devi chiamarmi “piccola” e poi, non credo siano affari tuoi quello che faccio o non faccio. Non mi va di perdere il tempo con uno sconosciuto.”

“Ma non ci siamo già conosciuti, ricordi?” abbattetelo, please.
“Adesso devo andare, non ho voglia di perdere tempo prezioso con te.” Meglio cambiare aria.

 

“Tutto qui” mormoro, mentre mastico delle patatine al pomodoro.
“Beh, non credi che il ragazzo sia carino?” come al solito Ely pensa sempre a quello.
“Può anche esserlo ma è troppo, troppo scemo.”, ammetto indifferente.
“Certo, per te tutti sono scemi”
“Tu sei messa anche nel gruppo, non dimenticartelo” dico con fare ovvio, mentre getto la carta delle patatine a terra.
“Simpatica come al solito-“ dice ridendo “comunque, domani ti va di andare in qualche posto? Io e tu, come hai vecchi tempi” proposta allettante…
“Beh…vediamo, controllo la mia agenda. Si dai, sono libera”, dico ridendo.
“Perfetto. Dopo la scuola vengo a casa tua. Ciao cucciola!” sto per controbattere ma, evidentemente, Ely ha già chiuso la chiamata. Sa perfettamente che non mi piace essere chiamata “cucciola” o cose del genere, non sono per me. Beh, questa volta ha vinto lei.

Scendo in cucina, pronta per prendere un altro pacco di patatine. Sono le 17.00 e la noia mi sta tormentando. Non capisco quel ragazzo: bello ma stupido. Beh, di questi tempi pochi sono quelli che hanno tutte e due le qualità. Spero vivamente che domani non mi rompa le palle, non ho voglia di prenderlo a pugni.  Adesso non capisco me: perché sto pensando a lui? Non so neanche come si chiama!

Mi siedo sul divano, pronta a ridere con quel figo di Sheldon. Alcuni dicono che le battute di “The Big Bang Theory” non si capiscono, ma non è affatto vero. Quel ragazzo, ratto, Ely, la Spina e metà della mia scuola non capirebbe niente mentre io, capisco tutto. Stupidi. Sono circondata da stupidi.

Sento il campanello bussare e porto le mani alla testa: chi cazzo disturba a quest’ora?!
“Ratto, vai ad aprire!” grido, con la speranza che mi senta.
“Ma alzati! Diventerai obesa! Non che mi intere-“
“Si si, non che mi interessi qualcosa di te bla, bla, bla. Sembri un disco rotto, cambia battuta!”
“Ti odio, sul serio.” Io sorrido, sentendo finalmente il silenzio e non quel continuo rumore insopportabile. No, non il campanello, la voce del mio caro fratellino.

“Ratto, chi è alla por-“
“Amore, sorpresa!!” vedo una chioma di capelli rossi assalirmi e quasi non mi viene un infarto. Capisco subito di trovarmi davanti la mia bella e caruccia amica Ely. “Per favore, lasciami in pace razza di stalker!” dico, fingendomi spaventata. Non sono mai stata una che mostra i propri sentimenti ma, con Ely, tutto è diverso. Lei è la mia migliore amica, stranamente.
Perché “stranamente”? perché siamo diverse. Davvero molto diverse.

Eppure, io non la cambierei con nessuna al mondo,
 
“Cucciolona, vieni qui!”

forse.

 

Angolo autrice:

Ciao (: spero che questo capitolo vi piaccia! Ho cercato di non deludere le vostre aspettative c: come vi sembra il nuovo personaggio? E Ely? Fatemi sapere.

p.s. aggiornerò tra domani e dopo domani, sempre se la scuola me lo permette. Ciao! ;)

Chocolate_15

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Capitolo 3
*** Too Moody... ***


Too Moody….

 

Ely, quella sera, aveva mangiato a casa mia e, verso le 22.00, era tornata a casa. Sinceramente, non so ancora per quale motivo era venuta ma, è da tanto che mi faccio ste domande e non trovo mai una risposta. Come dire, Ely è molto impulsiva.  Quando le va di farmi visita lo fa, senza rimuginarci troppo sopra. Se tutti fossero come lei il mondo non so se sarebbe peggiore o migliore. Altra domanda a cui non so dare una risposta.
Sks, e te pareva…

*****

“Allora, che mi racconti?” altro giorno di merda. Altre domande inutili. Non lo vede che sto ascoltando la musica? Perché mi disturba?
“Mamma, per l’ultima volta: sto ascoltando la musica.” Spero con tutta me stessa che questa volta l’abbia capito.
“A me non interessa-“ mi dice, togliendo dal mio orecchio l’auricolare “-adesso, rispondi alla mia domanda: cosa mi racconti?” fatela sparire! Non ho mai avuto così tanta voglia di arrivare a scuola. “Le vuoi rispondere?!” ora pure lui.
“Senti sottospecie di mostro deforme, non mi rompere!” insopportabile ratto.

“Mamma!!” quanto manca? Dov’è la scuola?!
“Alex smettila di importunare tuo fratello!” ma se è lui che attacca!
Sospiro, pensando che la scuola è vicina. Non so se è meglio rimanere in corridoio oppure entrare  in classe, perché a prima ora ho inglese. Potrei entrare a 2° ora….mh, si, tanto poi dormo.

“Allora, Alex siamo arrivati. Puoi andare.” Io, senza salutare a quel ratto puzzolente, scendo dalla macchina, sorrido a mia mamma e vado verso il grande edificio davanti a me. Si, è vero, il fatto che Ely non viene più a scuola mi dispiace un po’ ma…quando era con me, era come avere sempre la mamma accanto: “Alex entra in classe!” “Alex, hai portato i libri? E la merenda?” una cosa adorabile ma seccante a volte.
Sbuffo, sperando vivamente che nessuno, specialmente una persona, mi venga a rompere le palle già di prima mattina.

Le mie preghiere, ovviamente, non si sono esaudite.
“Ciao bellissima” era meglio se entravo subito in classe….
“Cosa vuoi da me?” chiedo seccata. Sono davanti l’armadietto e questo qui, di cui non so neanche il nome, mi viene a rompere. Mi sa che questa scena l’ho già vissuta…
“Non fare sempre la ragazza fredda. Comunque, se te lo stai chiedendo, e so che è così, io mi chiamo Matthew Smith, vengo da un’altra scuola. Sono venuto qui per ripetere l’ultimo anno.”

M-ma…come ha fatto? Mi ha letto nel pensiero? Questa cosa mi spaventa…e se pensassi: lui è bellissimo? Oddio, no…l’ho pensato. Cioè, volevo dire lui è carino. Ma che cazzo dico? Alexis Cooper, riprenditi!
“Allora, tu come ti chiami?” ah, e ancora qui?
“Non credo siano affari tuoi” ok, vado in classe. Sorrido sarcastica e mi incammino verso la mia classe.
Sento una mano stringermi il polso e in pochi minuti, mi ritrovo due occhi verdi davanti ai miei.
“Non fare la stupida. Allora, vuoi rispondere alla mia domanda?” Sinceramente, non capisco cosa questo qui vuole da me. No perché, neanche ci conosciamo! Mi sa di stalker.

Io sbuffando e lo guardo negli occhi : “Mi chiamo Alexis Cooper, stupido stalker!”
“Io? Stalker? Pft, non dire cavolte” risponde, avvicinandomi al suo viso. Sento le guance andare in fiamme e la consapevolezza di essere praticamente incollata al suo petto mi manda in estasi.
E-estasi? Alexis, ma che stai dicendo?!
Non lo so neanche io ma…non riesco a parlare.
Reagisci! Dagli un calcio e scappa!
M-ma è cari-
Non dirlo neanche per sogno!
S-si ma io..
Niente ma! Vai!


Devo smetterla…sembro una pazza…

Sento la campanella suonare, segno che la prima ora è già passata. Distolgo il mio sguardo dai suoi occhi e, imbarazzata, fisso il pavimento. Non so che dire, tanto meno che fare in questa situazione. Sento le guance andarmi a fuoco e, il suo alito, accarezzarmi il viso. In questo momento ho tanta voglia di lasciarmi andare ma…non lo conosco…poi, sarebbe una cosa troppo immatura e folle da fare. Però, dopotutto, io sono folle e immatura.

Giro il viso, ritrovandomi due labbra rosse e invitanti davanti. Lui mi fissa…mi fissa come se da quello sguardo potesse capire quello che penso, quello che provo in questo istante…

“Adesso diventi tutta rossa?” mi chiede ridendo. M-ma, che sta succedendo?
“Wow, credevo che tu non fossi una che diventa rossa per così poco…una che non parla più solo perché è vicina ad un ragazzo…adesso so molte più cose su di te, partendo dal tuo nome, Alexis.” Io lo guardo allibita; non capisco, era tutta una tattica? Solo uno dei suoi soliti giochetti? E io che stavo iniziando a cambiare idea su di lui…

“Non sono mica un alieno.” Dico, allontanandomi da lui, “Tutte diventano rosse in queste circostanze. Specialmente se uno stalker, maniaco, pazzo e forse, troppo carino ragazzo ti si avvicina.”
“è un complimento, per caso?” chiede, con un ghigno stampato sul volto.
Io mi allontano, raggiungendo la porta della mia classe, “può essere…” rispondo sicura di me.

*****

Sono appena uscita dalla scuola, dopo ben 5 ore di lezioni, di cui 3 passate con il cellulare e 2 a dormire, sono finalmente fuori da quel manicomio. Fortunatamente, non ho incontrato quel pazzo…sinceramente, non ho voglia di vederlo…mi vergogno troppo di quello che ho detto…Cazzo, sono davvero lunatica! Prima penso sia uno stronzo testa di cazzo, e di conseguenza sono arrabbiata con lui, mentre il secondo dopo gli dico che è carino. Ma che problemi mi affliggono?

Apro la porta di casa e butto lo zaino a terra, mi tolgo le scarpe e vado in cugina. Vedo mia mamma intenta a preparare chissà che cosa e, con un ghigno sulle labbra, mi avvicino a lei.
“CIAO MAMMA!!” grido dietro di lei.
“Ciao cara, perché gridi?” mi chiede, continuando a mescolare chissà che cosa.
M-ma perché non si è spaventata? È un mostro…

“Niente…comunque, che c’è da mangiare?” dico, cercando di cambiare discorso.
“La pasta con le patate, ti piace?”
“Ovvio” che domande stupide. “Chiamami appena è pronto, io vado su. C’è ratt- volevo dire, Josh?” non ho niente da fare, lo disturbo un po’.
“No, è a casa di un suo amico..” non so perché ma, la cosa mi dispiace un pò…cioè, è bello averlo dentro casa…almeno lo posso prendere in giro…che palle.

Sbuffo e salgo in camera. Sento la solita suoneria del telefono che fa “Titi-titi-tiiti” e il mio primo pensiero è: “devo ASSOLUTAMENTE cambiare questa suoneria, è orrenda…”

Mi avvicino ad esso e guardo il display: 1 nuovo messaggio-Secsi Ely.
Sorrido, pensando a quando avevamo cambiato i nomi sul nostro cellulare.

Ciao babbea, ti stai preparando?
Preparando per che cosa?
C-come per che cosa?! Dobbiamo uscire oggi, ricordi?
Oh, vero…
Vabbè, ho capito. Tra una mezz’oretta sono da te.

Non le rispondo neanche perché, qualunque cosa io dica, alla fine lei farà sempre quello che vuole. Poso il mio cellulare sulla scrivania e accendo il pc. È da tanto tempo che non entro su Facebook…Vediamo un po’: 3 richieste di amicizia, 10 notifiche e 0 messaggi.
Apro prima le notifiche e noto che, alcuni ragazzi, hanno commentato delle foto in cui io e Ely ci abbracciamo. Pft, non mi interessa. Adesso vediamo le richieste: Susan Robinson, Jacopo Jones e….Matthew Smith. Senza pensarci due volte, accetto tutte e tre le richieste. Perché? Perché non c’è niente da fare, ovviamente, almeno parlo con qualcuno.

-Ciao splendore- ed eccolo…
-Ciao stalker-
-Carina come sempre, vedo. Comunque, ti va se stasera usciamo insieme?-
-Non lo so…e se poi mi rapisci?-
-Non lo farei mai…credo :D- non so perché ma, questo qui mi fa ridere come una scema…che mi sta succedendo?
-Quel “credo” mi spaventa…-
-Rischia. Se Katniss è sopravvissuta agli Hunger Games, tu puoi affrontare il rischio di uscire con me, no?- Conosce Hunger Games? Beh, allora non è tanto stupido come penso…
-Hai ragione. Alle 20.00. Al parco. Ok?-
-Ok. Ti chiamo appena sono lì.-
-Aspetta, chi ti ha dato il mio numero?-
-Mi dispiace cara, non posso dirtelo-

Per l’ennesima volta sorrido e, sentendo la voce di mia madre che mi chiama, spengo il computer.

 Questa sarà una lunga, lunga giornata.

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti! No, non sono morta. Scusate se non ho aggiornato presto ma, ho avuto molte cose da fare e solo oggi ho avuto il tempo di scrivere questo capitolo. Spero che non sia orrendo perché, sinceramente, l’ho scritto un po’ di  fretta. Quindi, fatemi sapere se vi è piaciuto e quello che pensate con una piccola recensione, mi farebbe molto piacere. ;)

Chocolate_15.

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Capitolo 4
*** Silence... ***


Silence…

 

Dopo poco più di 10 minuti, Ely è arrivata a casa mia. Ovviamente, appena ho aperto la porta mi sono ritrovata due braccia che mi stritolavano e tantissimi capelli in faccia ma, questa volta, non più di quel bel rosso acceso ma di un fucsia nauseante. Ecco un’altra caratteristica della personalità di Ely: le piace cambiare colore dei capelli. Non ha un giorno stabilito, per una persona impulsiva come lei basta pensare “Mi vado a tingere i capelli di giallo” e lei lo fa. Semplice.

Adesso siamo qui, a scegliere i MIEI vestiti per l’uscita insieme. Ancora, sinceramente, non le ho detto dell’uscita con Matthew…- si, adesso lo chiamo per nome, ma ovviamente non davanti a lui -  non so se le voglio raccontare tutto…cioè, non mi sembra una cosa importante da dire. Sarà una semplice uscita tra due semplici conoscenti, non dobbiamo mica finire a letto insieme.

Ovviamente, questo è escluso. Non sono una ragazza facile, non mi piace darmi al primo che mi passa davanti. Odio quelle così. Sfortunatamente, nella mia prima e unica relazione seria, ho fatto qualche errore. Troppo ingenua, troppo stupida per capire certe cose. All’epoca ero fidanzata con un ragazzo di nome Samuel, uno di quelli fighi, belli, palestrati e con la reputazione del “rubacuori”. Io, ragazza di 16 anni, convinta di aver trovato l’amore della mia vita.

Dopo avermi fatto credere di essere importante per lui, dopo avermi portata a letto, dopo avermi fatto prendere in giro da tutta la scuola per un anno intero dicendo che ero una puttanella qualsiasi e che tutti potevano andare a letto con me, mi ha lasciata. Si, mi ha lasciata LUI. Io non ho avuto il coraggio, troppo presa da quella relazione e da quel ragazzo che credevo fosse  fantastico, bellissimo e dolce.

 

Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota.

 

Era questo che pensavo di me. Dopo pianti, lacrime e continue prese in giro, ho conosciuto Ely. E adesso, dopo 3 anni siamo ancora qui. Mi odio ancora un po’ per quello che ho fatto ma, adesso sono una persona diversa da quella che ero prima. Adesso sono più matura, più saggia, più intelligente e con 3 anni in più da aggiungere ai 15.

“Ohi scema, ci sei? Ti piace questo vestitino?” e rieccola all’attacco. Come cavolo le devo far capire che a me basta un paio di leggins e una felpa per stare comoda? Non un vestitino del cazzo! Al massimo alle feste, non per andare per negozi!
“Cara e piccola Ely, smettila di fare casino nella mia stanza e smettila di dirmi cosa devo o non devo mettermi! A me basta quello che ho messo adesso. Poi avremo il tempo più tardi per scegliere un vestitino.” Non mi sono nemmeno conto di quello che ho detto…oddio.

“Come scusa? Perché, dove devi andare? Qualche appuntamento? Con chi? A che ora? Abbiamo ancora tempo? Dai su, non usciamo e stiamo qui a preparare tutto!” grida entusiasta, saltando sul letto.
“Non ho altra scelta, devo parlare. Esco con un mio conoscente. Si, è un appuntamento. Un ragazzo della scuola. Stasera, alle 20.00, ci incontriamo al parco e poi andiamo in qualche locale. Si, sono appena le 16.30. Ehm, no. Noi usciamo perché qui a casa non c’è niente da fare. Dai, su.” Dico, prendendole il polso e trascinandola in corridoio.

“No no cara, adesso noi rimaniamo qui e vediamo che ti devi mettere! Si, mancano 3 ore e mezza ma sono pochissime!” grida, trascinandomi a sua volta dentro la stanza.
“No, e poi….dai, così compriamo nuovi vest-” L’unico modo per farla uscire di casa.
“Allora…se la mettiamo così…va bene, andiamo!” finalmente si è convinta…

Sorrido, prendo il cellulare, saluto mia mamma e corriamo fuori da casa.

*****

“Mi fai paura quando fai così” dico sfinita, accasciandomi su uno sgabello.
“E smettila di fare così, devi ancora provare questo, quello giallo e…ah, c’è anche quello lì…aspetta arrivo.” Dice, allontanandosi.
Finalmente da sola!

Non ne posso più. È da quasi un ora che siamo in questo negozio…io voglio andare al parco, prendermi un gelato e….TITITIII-TITIIIII.
No, ancora quel cazzo di cellulare.

-Ohi piccola, pronta per stasera?-  sinceramente “piccola” non si può sentire.
-Non chiamarmi “piccola”. Sai, ho un nome. Comunque, se con “pronta” intendi pronta alla noia mortale allora si.-
-Nessuna si è mai lamentata, stanne certa che ti divertirai. Non vedo l’ora di vederti in qualche bel abitino sexy, gattina- ok, mi vestirò con una bella felpa e un leggins, altro che vestitino sexy.
-Beh, se trovi sexy i leggins e le felpe allora siamo apposto-

Sospiro, poso il cellulare dentro la tasca dei jeans e inizio a cercare Ely per tutto il negozio. La trovo in un camerino, intenta a provarsi quel famoso vestitino giallo che mi sarei dovuta provare io. Adesso, cara Ely, me lo cerco io l’abito.
Non voglio un abito troppo volgare e poi, non è detto che mi debba per forza mettere un vestito. Ci sono quei pantaloncini tanto carini…mi sa che indosserò quelli.

Senza consultare nessuno, prendo quei fantastici pantaloncini chiari con due tasche davanti e una maglia a maniche corte bianche con su scritto “Smile” in nero. Non so perché ma trovo la maglietta davvero molto carina. Mi sono sempre piaciute le magliette così. Ovviamente devono essere molto larghe, preferibilmente bianche e con delle immagini o frasi-parole stampate sopra. Mi piacciono le cose semplici, che dire.
Per le scarpe, invece, mi piace esagerare. Ovviamente, per la scuola uso le mie solite blazer oppure delle scarpe della nike. Invece, anche se non si direbbe, mi piacciono molto i tacchi. Li uso poche volte, infatti ne ho solo 3 paia credo. Per quest’occasione, non so se comprarmene un paio nuovo…ma, credo di no, vanno bene anche quelle a stivaletto nero con poco tacco.

Vado alla cassa e pago il tutto. Vado verso il camerino dove poco prima avevo visto Ely entrare e sposto un po’ la tendina.
“Ely, dai andiamo!” 

*****

Dopo essermi subita le grida di Ely sul “perché io fossi così stupida” e dopo averla picchiata, siamo andate al parco.
Finalmente, siamo qui. Mi piace questo posto perché mi fa sorridere. A volta, vengo qui e mi distendo sull’erba a leggere un libro. C’è così tanto silenzio…si sente solo il rumore dei rami degli alberi che si scontrano tra loro per colpa del vento che, senza indugio, trascina via con sé le foglie che giacciono sul prato.
Sinceramente, tutto questo mi rilassa…mi fa sentire in pace con me stessa, cosa che, ovviamente, non potrà mai succedere se vengo con qualcuno, e poi…se quel qualcuno è proprio lei, ancora peggio!

“Guarda, guarda! Giacomo mi ha inviato un messaggio!” che grande novità!
“Wow! No, aspetta, cosa c’è di nuovo?”
“Niente. Non ci deve essere per forza qualcosa di nuovo, cara mia”

Io sbuffo e prendo il cellulare dalla tasca. Da quando sono uscita da quel negozio, non ho più controllato i messaggi. Digito la password e ammiro per un istante la meravigliosa immagine di sfondo del mio cellulare: Eren, Mikasa e Armin in tutta la loro bellezza. (*)
Sorrido e noto di aver ricevuto un nuovo messaggio dallo stalker.

-So che non ti presenterai così- oh, si vede che non mi conosce.
- è per caso una sfida?-
-No cara, è solo ciò che penso ma poi, se tu vuoi interpretarla in questo modo…ok- furbo il ragazzo ma con me non attacca.
-Secondo te sono davvero così stupida da non capire i tuoi giochetti? No caro, qui di sicuro lo stupido sei tu. Dimmi un po’, che preferisci: Spongebob o I Baby Looney Tunes?-
-Credo che i Baby Looney Tunes vadano più che bene :)- non si arrende…

“Ehi, guarda a quei due, sembrano una coppietta davvero carina…” Dice Ely, indicandomi un ragazzo che si bacia con una mezza nuda. Porca miseria, copriti, siamo quasi ad Ottobre!

Dopo un po’, noto che il viso di quel ragazzo incappucciato mi sembra familiare e , dopo un’attenta analisi riconosco il soggetto e le uniche parole che riesco a pronunciare sono: “che ci fa lui qui e…e…p-perché è con quella?!”

 

(*) Eren, Mikasa e Armin sono 3 personaggi di un Anime che si chiama “Shingeki no kiojin” che sto guardando in questi giorni. Non so se lo conoscete ma non potevo non metterlo, scusate :3

 

Angolo autrice:

Ciao bellissime! Finalmente, ho potuto aggiornare! Spero sia venuto bene come capitolo e, soprattutto, spero di non aver deluso le vostre aspettative. Fatemi sapere con una piccola recensione.

Al prossimo capitolo :*

Chocolate_15!

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Capitolo 5
*** You are special. ***


You are special.

 

Come cazzo ho fatto ad essere così ingenua? Davvero credevo fosse un semplice ragazzo? Un semplice ragazzo che mi chiede di uscire solo perché gli piaccio? Oh no, che c’entra!
Porca puttana, sono sempre la solita! Adesso mi trovo qui ad imprecarmi contro come una pazza isterica in un bagno di chissà quale cazzo di negozio! Ma scherziamo?
Perché sto facendo così? Non mi aspettavo mica un comportamento da “perfetto fidanzatino” da lui, dopotutto non siamo niente, noi due, solo semplici conoscenti che scherzano e si prendono in giro a vicenda ma… ma allora perché mai mi sento così? Mi sento un nodo alla gola…come quando papà mi sgridava e io, consapevole di aver sbagliato, davo la colpa ai miei cugini o ai miei amici.
Mento troppo spesso, davvero. Non solo alla gente, ma anche a me stessa. Anzi, principalmente a me stessa.
Sono stupita di me stessa, sto facendo così per un ragazzo stronzo e per lo più stupido? Alexis, che cazzo hai in quella fottuta testa che ti ritrovi? Che stai combinando? Perché sei qui e non a fuori, all’aria aperta, a gustarti questa giornata di sole? Perché?

Non lo so, per la miseria, non lo so! Non so dare una risposta a nessuna di queste domande, eppure migliaia di esse vorticano nella mia mente, e non si fermano…continuano ad aumentare, senza sosta…ma io non so rispondere, mi dispiace. Mi dispiace di essere così stupida, così ingenua e fragile. Si, Alexis Cooper è fragile. Difficile da credere, eh?
Davvero, me ne rendo conto solo adesso…credi di essere forte, una di quelle menefreghiste e per una stronzata crolli, e la cosa orribile è che nessuno ti aiuta a rialzarti.
Ok, si stavano baciando...lui aveva una mano sul suo sedere e l’altra sul suo seno destro ma ok, sto bene. La cosa che non capisco ancora è che non devo convincere gli altri di stare bene, devo convincere prima me stessa. Forse, l’avevo capito già da tempo ma l’avevo aggiunta alla lunga lista di cose che non sapevo e non so fare tutt’ora. Cose così semplici da capire, così semplici da fare ma che ti rendono terribilmente fragile e insicura che ti mandano in bestia e pensi: ma che cazzo, non è mica così importante questa cosa, posso anche farne a meno!
Si certo, come no.

“Ehy Alex, hai finito? Quanto devi stare ancora in questo cavolo di bagno? Vedi che devi andarti a preparare per il tuo appuntamento! E poi mi spieghi perché sei scappata all’improvviso? Vuoi aprire questa porta così almeno mi spieghi?” ad interrompere le mie continue riflessioni fu la soave voce di Ely, accompagnata dal continuo bussare sulla porta.

Uscii in fretta da quel bagno e, senza degnare nemmeno di uno sguardo e tantomeno di una risposta Ely, andai fuori da quel negozio.

Vaffanculo, voglio stare da sola.


*****

Sarebbe davvero inutile andare a casa adesso, perché so perfettamente che Ely sta già andando lì, pronta a parlare con me e bla bla bla.
Non ho voglia di parlare con nessuno, porca puttana, perché non lo capisce? Non voglio parlare con nessuno, specialmente con lei che mi inizierà a dire “Ah, allora se ti importa così tanto quello che stava facendo quel ragazzo, in fondo in fondo ti piace, anche se non lo vuoi ammettere.”
Non ho voglia di sentire altre cazzate, per oggi.
E poi, ragiona: come cazzo può piacermi un ragazzo che a malapena conosco?
Sono soltanto incazzata che lui veda una ragazza prima di incontrare me, tutto qui.

Si, tutto qui.

 

Andai correndo verso una di quelle spiagge dove non c’è nessuno, una di quelle isolate, lontana da rumori di clacson o di stupidi bambini che rompono le palle a rincorrersi. Anche se non sembra: odio i bambini. Sono così chiassosi e stupidi da piccoli. Adesso, se avessi detto questo a qualcuno di sicuro mi avrebbe risposto: allora tu da piccola eri stupida. No, caro, io già da piccola amavo il silenzio. Non andavo a giocare a calcio con i bambini del quartiere a 6 anni, io a 6 anni stavo a casa a guardare i cartoni. Non andavo a casa delle mie compagne di classe per giocare con le barbie o per spettegolare su qualche bambina a 9 anni, io a 9 anni leggevo “Peter Pan”. Non uscivo con le ragazze per parlare di trucchi o fidanzatini a 14 anni, semplicemente a 14 anni parlavo con gente che mi apprezzava davvero e con cui condividevo le mie passioni al computer. Non ero un’asociale, ero solo coerente. Odiavo quei ragazzini del quartiere? Le mie compagne delle elementari? Quelle delle superiori? Si, e allora perché cazzo dovevo uscire con loro? Sarei stata soltanto una falsa, e basta.

Finalmente, dopo un bel po’ di corsa, arrivo in spiaggia. Con il fiatone, scendo lentamente i 4 scalini che mi separano dalla sabbia calda e mi soffermo su un particolare: perché tutto questo casino?
Giro lo sguardo verso destra e un sorriso isterico appare sul mio volto: oh che bello, una festa! Beh, se avessi solo ragionato un po’ di più ci sarei anche potuta arrivare: vado in una spiaggia, una di quelle dove di solito il sabato pomeriggio ci sono delle feste che finiscono a tarda notte, di sabato pomeriggio. Ok, non ci sono sempre feste qui perciò l’ho definito un posto tranquillo ma, ovviamente io sono sempre una persona fortuna! Poi mi spuntano questi qui che scassano le palle con la loro musica a tutto volume che ti rende sorda e l’odore di carne arrostita che mi fa, non so gli altri, venir voglia di andare lì e mangiare tutto, anche il tavolo. Per la miseria, avevo voglia solo di un po’ di silenzio, silenzio! Mi sento impazzire ancora di più in questo posto, ma ormai sono qui. Poi sono andata in una spiaggia che non è poi così tanto grande, quindi non mi posso allontanare chissà quanto da quella fottuta festa. E adesso mi viene in mente che, se adesso c’è così tanto casino, cosa ci sarà più tardi?

*TITITITITITI*Oh, ma che palle!
Con una bellissima risata isterica, prendo il cellulare dalla tasca e noto con piacere di aver ricevuto ben 2 telefonate da mia mamma e 3 da Ely a cui si aggiungono gli innumerevoli messaggi. Ovviamente, leggo l’ultimo arrivato:

Porca puttana Alex, allora sei veramente stronza! Mi spieghi dove sei? È da quasi un’ora che ti cerco! Perché non mi vuoi raccontare niente? Sono veramente incazzata! Io mi preoccupo per te e tu te ne fotti altamente, non ti credevo così. Smuoviti e vieni a casa, così parliamo e chiariamo tutto.

Scusami Ely, davvero, ma non mi va di parlare con te e con nessuno. Come cazzo puoi capire come sto se neanche io lo capisco? E poi sto facendo tutto questo solo perché quello stalker si stava baciando con una possibile troietta trovata in qualche marciapiede? A te che te ne fotte, scusa. Può fare quello che vuole, lui, a te non ti deve importare.
Infatti, però mi importa lo stesso, a quanto pare.

Sbuffando mi allontano da quella stupida festa e con sguardo sempre più disperato, mi siedo sulla sabbia umida. Non so cosa avevo in mente prima, anche allontanandomi alla fine si sente lo stesso la musica. Porca puttana, perché mi è venuta l’idea di venire qui?

“Ehi, tu che ci fai qui?” chi cazzo è che mi scassa le palle adesso?
“Senti bello, io non sono in vena di parlare quin-” non finisco neanche la frase perché mi ritrovo davanti Matthew, o meglio, lo stalker.
“Cos’è successo? La mia bellezza ti ha lasciato senza parole? Capita spesso, ma non credevo potesse capitare proprio a una come te!” dice ridendo, mostrando quel meravigl- ehm, quell’orrendo sorriso.
“S-scusami, una come ME?” dico alzandomi, mettendomi di fronte a lui, per poi continuare “No perché, vorrei tanto sapere: com’è una come me? Sono curiosa. Dai su, illuminami!” rispondo quasi gridando, ritrovandomi faccia a faccia con lui.
Vedo come parla adesso il ragazzo.
“Cos’è successo? La mia bellezza ti ha lasciato senza parole?” dico sarcastica.
Sinceramente, questa cosa che non risponde già mi sta dando fastidio, e anche tanto.
“Lo fai apposta a non parlare. Senti una cosa: vai al diavolo!” dico, iniziando a camminare verso gli scalini. Sono davvero stanca.

“EHI ALEXIS!” e adesso che vuole…
“CHE CAZZO VUOI, IDIOTA!” grido, così da farmi sentire.
“Vuoi davvero sapere com’è una come te? Ti accontento subito: quelle come te sono loro stesse soltanto con le persone di cui si fidano veramente. Quelle come te ci pensano due volte prima di fare qualcosa. Quelle come te si mostrano fredde e antipatiche, solo per non soffrire. Quelle come te si credono forti e sicure, quando alla fine sono fragili e sensibili. Quelle come te, se tengono davvero ad una persona, possono anche donarle tutto! In sostanza, quelle come te sono SPECIALI! Si, tu sei speciale! Sei speciale per me! come fai a non capirlo?!” Grida lui, rimanendo quasi senza fiato.

Ok, va tutto bene, ho solo perso un battito.

 

Angolo autrice:

ciao a tutte. :)
Scusatemi se in questi giorni non ho aggiornato, sono davvero mortificata. xD
Spero che, dopo aver aspettato tanto tempo, questo capitolo sia almeno decente, anche se non credo. Spero di ricevere risposta con qualche vostra bella recensione.
Al prossimo capitolo.

Chocolate_15!

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Capitolo 6
*** Mom...sorry. ***


Mom…sorry.

 

Secondo lui adesso mi faccio prendere in giro così, con due semplici parole. Si, certo, si vede che non mi conosce. Si, è vero, sono stata colpita da quelle parole ma adesso mi sono ripresa…solo che, provo ancora della rabbia nei suoi confronti: crede davvero di conoscermi quello lì? Sa a malapena il mio nome e gioca a fare il ragazzo compassionevole e romantico. Ma non mi faccia ridere va.

Adesso svegliati Alex, ritorna in te, non farti prendere in giro per la seconda volta oggi. Rispondigli in modo naturale, calmo, fagli capire che sei rimasta indifferente a ciò che lui ha detto, anche se è tutta una bugia.

“Come potrei mai capire parole che non sono vere? Sono tutte frasi perse nel vuoto, queste che hai appena detto, specialmente le ultime. Credi davvero di conoscermi? Credi davvero di sapere , o tanto meno capire ciò che ho passato? No perché, tu non sai un cazzo di me e giochi a fare l’amico che risolve tutti i problemi! E poi…e poi io sarei speciale?! PER TE?!” risposi a testa bassa, così da non far vedere i miei occhi lucidi.
No, Alex, non dirlo…”Cazzo, ero così importante-” non dirlo, ti farei solo del male “ p-per te anche mentre ti baciavi con quella troietta nel parco, eh? EH?! Porca puttana, sei una testa di cazzo Matthew!!”

Non devi piangere, non adesso, non qui, non davanti a lui. Corri, vai verso casa, lì avrai un cuscino ad attenderti, pronto ad accogliere tutte le tue lacrime. Corri, vai!       

Ovviamente, io non ascolto nessuno, tanto meno la mia coscienza. Non so cosa mi blocca, adesso, forse il mio orgoglio, forse il fatto che non mi piace scappare davanti ai problemi o il semplice fatto che non riesco a muovermi.

Lui mi fissa, immobile. Non parla, sta zitto, la schiena curva e uno sguardo perso in volto. Dopo non aver ricevuto neanche una risposta, e meglio andare, chiuderla li.

“Immaginavo, non hai neanche le palle di rispondermi.” Dico con un sorriso sarcastico in volto. “Non meriti neanche un saluto, sei solo un bugiardo testa di cazzo.”

Dopo aver sputato quelle parole con immenso disprezzo, mi incammino, finalmente, verso quei 4 scalini.

1…sto per andare.
2…ancora non rispondere, si vede che era tutta una bugia.
3…non ho mai conosciuta una persona così tanto falsa, davvero.
4…ormai è inutile, avevo ragione io.

 

*****

3 ore dopo…

 

“Cioè, ti rendi conto che spavento mi hai fatto prendere?! Ma sei completamente scema? Cosa hai in quel cervellino che ti ritrovi?!” grida lei, continuando a camminare avanti e indietro per il mio salotto, bloccandomi la visuale della televisione.
“Scusami Ely, ti potresti spostare? Come vedi sto giocando alla play.” Dico sorridendo.
Lei mi guarda con sguardo assassino e io poso il joystick della mia Playstation sul divano, come a dire: ok, ti ascolto.

“Senti Ely, ho capito, è inutile ripeterlo ancora. Non lo farò più, basta.” Dico, stufa di quella situazione.
"Ci conto eh.”, dice sorridendo e abbracciandomi di colpo.
Io ricambio l’abbraccio ma subito l’allontano, e le propongo di fare una partita alla play.
Fortunatamente, lei accetta, fatto sta che anche se lei non avesse accettato avrei giocato anche da sola.
Passare un pomeriggio tra patatine, pizza, coca cola, tv, play e pc, per di più con la tua migliore amica è davvero la fine del mondo, senza dubbio. Lo è fino a che non arrivare qualche topo a romperti le scatole.

“Alex, adesso voglio giocare io con la playstation, te ne vai a farti le unghie?”, dice quel soggetto che dovrebbe rappresentare mio fratello.
“Non mi va. Nel bagno, primo cassetto del mobile piccolo bianco ci sono tutti gli smalti che vuoi. Divertiti.”, rispondo sorridendo, dandogli una bella pacca sulla spalla. Lui mi guarda con un sorrisino malefico, che sinceramente, non promette nulla di buono.
“PAPA’, ALEX MI PRENDE IN GIRO E MI INSULTA, LA FAI SMETTERE!!”, grida con quella sua voce squillante.
Devo ammettere che è furbo questo nano da giardino.
Come mi immaginavo, papà appare da dietro la porta del salotto, con lo sguardo incazzato e la sigaretta in bocca.
“Si può sapere che succede? Alex, hai 18 anni, smettila di fare la bambina e lascia stare tuo fratello una buona volta! Sei peggio di una neonata quando ti ci metti.”, dice sbuffando.

Non ho mai avuto un bellissimo rapporto con mio padre e, di questi tempi, le cose stanno peggiorando. Sta sempre fuori, per lavoro e non. Mia mamma si spezza la schiena ogni giorno, mentre lui non fa niente, indifferente a tutto questo. Se ratto sta male, o tanto meno io, c’è sempre mia madre che corre in nostro soccorso, lui no.
Da quando sono stata vittima di bullismo a scuola tutto è cambiato. È diventato freddo nei miei confronti, e in quel periodo il rapporto tra lui e mia mamma è quasi andato in frantumi. Lui le dava sempre la colpa per quello che mi era successo, dicendole che non mi aveva educata bene e che non prestava attenzione a ciò che facevo.

C’è stato un  periodo in cui lui è andata via di casa, lasciando mia mamma da sola, senza nessuna spiegazione. Lei, troppo innamorata, dopo quello che aveva fatto, l’aveva perdonato, facendolo tornare a casa. Sapevo benissimo che qualcosa non andava, ero ingenua, si, ma non stupida. Capivo che piano piano, anche la loro storia, come quella tra mio nonno e mia nonna, stava andando in frantumi. Mia mamma era sempre convinta che a piccoli passi tutto sarebbe tornato come prima, felici come una Pasqua il giorno di Natale ad aprire i regali che il famoso “Babbo Natale” ci aveva portato. In ogni modo mia mamma cercava di sistemare tutto, di sistemare il rapporto che c’era tra me e mio padre facendo un passo nel passato, quando amavo stare con mio padre il giorno di Natale e aprire i regali insieme a lui. Poi scappava un piccolo bacio nella guancia da parte mia e correvo nella mia stanzetta a giocare con la nuova Barbie appena ricevuta. Amavo tutto quello ma, sfortunatamente, adesso sono cresciuta e non si può più ritornare indietro, e di conseguenza non si può aggiustare quello che oramai è rotto da tanto, troppo tempo.

Un giorno chiederò scusa a mia mamma perché so che tutto questo è successo solo per colpa mia.


Giro il mio sguardo verso Ely, che seduta nel divano guardava la scena in silenzio. Lei capisce che con quello sguardo le chiedo aiuto e, alzandosi in piedi, cerca in tutti i modi di trovare una scusa decente per andare.

“Mi scusi signor Cooper ma noi dobbiamo proprio andare. Mia mamma ci aspetta, oggi Alex viene a dormire a casa mia. Sa, siamo ragazze, un bel pigiama party ci può anche stare.”, dice sorridendo e prendendo la mia mano.
“Arrivederci e buona serata.”

Salgo le scale, prendo il mio zaino, metto il pigiama, lo spazzolino, il cambio per il giorno seguente, il deodorante, il carica batterie del telefono e le cuffie dentro di esso e lo chiudo.
Prendo una felpa, la indossa, metto il telefono nella tasca e scendo giù.
Vedo Josh davanti alla porta, e non posso fare a meno di guardarlo schifata.
Esco da quella che si potrebbe definire “casa mia” e raggiungo Ely.

La guardo e sorrido; tra noi due non c’è bisogno neanche di una parola, ci capiamo con un solo sguardo.
Le sussurro un ‘grazie’ prima di iniziare a camminare e come risposta ricevo un sorriso, uno di quelli dolci, uno di quelli che ti fa capire che la persona che hai davanti non ti tradirà mai.

 

 

Angolo autrice:

Ciao a tutte, scusate per il mega ritardo ma ho avuto tantissime cose da fare. Spero che il capitolo vi piaccia!
Al prossimo capitolo,
Chocolate_15!

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Capitolo 7
*** Dream. ***


Dream.


Camminavo lentamente per i corridoi con i miei libri in mano, il mio solito mezzo sorriso e con il mio zainetto verde acqua sulle spalle. All'improvviso mi sentì tirare per un braccio e mi ritrovo davanti due ragazze. Una di loro la riconobbi subito: Rachel Morris.
Beh, che dire di lei: bella ragazza, capo squadra delle cheerleaders, stronza dell’istituto e rovina rapporti. Appena un ragazzo che le correva dietro, dopo un po’, si stancava e andava da un’altra, faceva di tutto per rendere la vita impossibile a quest’ultima.

- Che succede, Morris? – dissi scocciata. Stava per suonare la campanella e io non avevo assolutamente voglia di arrivare in ritardo. Mi ero beccata una nota il giorno prima, non potevo prenderne un’altra, soprattutto per una cretina come lei.
- Oh, niente, abbiamo solo saputo cosa è successo tra te e Samuel. – disse sorridendo alla ragazza accanto.

Solo dopo mi venne in mente il suo nome: Jane Bennet. Al contrario della Morris, lei non era conosciuta per le sue grandi doti a letto, ma solo per essere la sua “serva”. Faceva tutto quello che le diceva, come una specie di cagnolino ammaestrato. Poteva anche chiederle di comprarle un abito da 1.000 dollari, lei lo faceva lo stesso.

- Ah, bene. Adesso posso andare? – risposi seccata. Sentì suonare la campana e quei pochi alunni che percorrevano il corridoio, si ritrovarono ad incamminarsi verso le aule.
- No cara, abbiamo solo due cosette da dirti. – replicò lei. Dopodiché sentì soltanto qualcuno alle mie spalle colpirmi alla testa e coprirmi la bocca con una mano.

Mi ritrovai nello scantinato della scuola, quello dove il signor Fletcher metteva le scope, con addosso solo il reggiseno e gli slip.
Mi alzai lentamente, senza far nessun rumore e un dolore lancinante mi colpì alla testa. Lentamente, mi diressi verso la porta davanti a me. Misi le mani su di essa, cercando di orientarmi. Iniziai a toccare il muro, cercando l’interruttore per accendere la luce. Dopo un po’ lo trovai e notai di avere le mani sudate. Ero agitata, ma non volevo piangere. Sapevo cosa sarebbe successo, sapevo perfettamente che quella stronza mi avrebbe fatto qualcosa ma a me non importava perché avevo passato la notte più bella della mia vita con il ragazzo che amavo.
Sorrisi al ricordo di quella notte ma scacciai il pensiero, premetti il pulsante ma notai, con assoluta tristezza, che la lampadina emetteva solo poca luce.

Una botta alla porta mi fece perdere il respiro. Panico.
- Ehi Cooper, sei sveglia?! – sentì gridare.
Non risposi.
- COOPER, SVEGLIATI! – un altro colpo. Di nuovo, non risposi. Mi sentivo come paralizzata. Riconobbi la stridula voce della Morris e un provai un senso di rabbia immenso nei suoi confronti.
La porta si aprì, lentamente, facendo un gran fracasso. La luce mi colpì gli occhi, facendomeli strizzare all'istante. Mi misi una mano davanti ad essi, così da evitare il contatto visivo con le persone appena entrate.

- Vedo che sei sveglia…perché non hai risposto? Il gatto ti ha mangiato la lingua? – disse ridendo. Una risata maligna.
Girai il viso verso la ragazza alle sue spalle. Era alta, muscolosa, con un ghigno stampato in volto.
- Un’altra delle tue servi? – sussurrai sprezzante.
- Lei è Clary, una mia amica. – rispose aggressiva.
- La stessa cosa, ma se ti piace di più chiamarla in quel modo per me va bene. – replicai ghignando.
Lei mi guardò, livida in volto: - queste battutine da quattro soldi le risparmierei, se fossi in te. -
La ragazza mi guardò, non più con quel ghigno, ma con uno sguardo che trasmetteva odio puro.
- Cooper, tu sai quanto odio che le ragazze, specialmente quelle come te, tocchino ciò che è mio. – chiuse la porta alle sue spalle a chiave e iniziò a girarmi intorno. – Tu sei andata a letto con Samuel e tu sai che, prima di te, era venuto anche con me, vero? – disse ghignando.
- La cosa non mi sorprende affatto, dopotutto tutti sanno che sei passata da un letto all'altro con molta facilità in questo anno. – Risposi, guardandola fissa negli occhi.
Arrivò in pieno sulla mia guancia. Il dolore, all'inizio, era straziante ma dopo un po’ pensavo soltanto a metterle quelle extension bionde in bocca. Fui bloccata da quell'ammasso di muscoli che mi mise una mano davanti alla bocca, stringendo con l’altra i miei due polsi.

Mi legò le mani e i piedi e con un calcio mi spostò al centro della stanza.
La Morris si avvicinò al mio viso, mise una mano sotto il mio mento mentre l’altra la portò alla testa, iniziando a tirare i miei capelli: - Non era mia intenzione farti del male ma, da come ti comporti, non mi lasci altra scelta. -
Mi diede uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora, molto più forti di quello di prima. Il labbro mi iniziò a sanguinare e nella mia testa rimbombava la sua voce: - Stupida puttana, sciacquati la bocca quando parlo di me! -
Mi diede un calcio allo stomaco e io iniziai a gridare. Me ne diede un altro e vidi, con gli occhi pieni di lacrime, la Morris dire all'altra ragazza qualcosa. Capì soltanto dopo cosa avevano in mente. Clary mi mise dello scotch sulla bocca, così da non far sentire le mie grida.
- Lui ti ha usata! – gridava, - non gli importa niente di te! Sei stata solo un’altra da portarsi a letto! Lui ama solo me, è mio e non sarà di certo una troietta come te a portarmelo via. -


Quella tortura continuò per diversi minuti, mentre nella mia testa continuavo a pensare a quelle parole…era vero? Era tutto vero quello che mi aveva detto? In quel momento, avevo bisogno di lui. Volevo solo delle risposte. Le lacrime continuavano a scendere, senza sosta. Avevo paura, tanta paura. Mi sentivo sola, fragile, indifesa. Avevo bisogno di aiuto. Sentivo un gran dolore alla pancia e un sapore amaro in bocca. Volevo dormire…volevo tornare a casa, stendermi nel mio letto e dormire fino al giorno seguente. Non chiedevo altro.

La Morris si avvicinò a me ed io tremai sotto il suo tocco: - Bene, bene, vedo che hai capito chi comanda qui. - Rise e mi tolse lo scotch dalla bocca.
Mi slegò le mani e i piedi. Ero debole e anche se solo avessi voluto, non avrei potute fare niente. Il dolore alla pancia aumentava e, con molta difficoltà, dissi: - Sai che appena il preside verrà a sapere tutto questo chiamerà i tuoi genitori, vero? -
- Beh, nessuno sa quello che sta succedendo qua dentro quindi non vedo il problema. – rispose tranquilla.
- Io lo so. – sputai del sangue a terra, vicino alle sue scarpe pregiate.
Lei si allontanò, schifata: - Tu non parlerai e anche se tu lo facessi, non cambierebbe niente. La parole di un’inutile Cooper contro quella di una Morris? Andiamo, a chi crederebbe il preside? Io sono ricca e i miei genitori sono avvocati. Basterà qualche assegno e tutto si risolverà. – sorrise vincente.

Aveva ragione. Io non ero nessuno. Con un po’ di soldi si può comprare il silenzio di chiunque.
- Tu, - disse indicando la ragazza muscolosa, - vieni qui. Portala nel corridoio del terzo piano. -
- Sei solo una lurida sgualdrina. – bisbigliai. – Scusa, hai detto qualcosa? – chiese. –Hai sentito benissimo. – sputai altro sangue sul pavimento e cercai di alzarmi. Ogni tentativo fu inutile, sfortunatamente.
La ragazza mi prese in braccio e aprì la porta. La Morris rimase nello stanzino a fissarmi con uno dei suoi soliti ghigni.
Appena arrivate al terzo piano, la ragazza mi fece appoggiare la schiena sul muro. Solo in quel momento ricordai di essere con solo il reggiseno e gli slip addosso. Mi si gelò il sangue. Non riuscivo a muovermi. Mi facevano male le braccia, la pancia, la schiena, la bocca, la testa, il naso…tutto.
Cercai in tutti i modi di non piangere ma le lacrime continuavano a scendere, non si volevano fermare. Sapevo benissimo cosa sarebbe successo. Inevitabilmente la campanella suonò e, nel giro di pochi minuti, un piccola folla mi si parò davanti.

Non chiusi gli occhi per un solo motivo: sapevo benissimo che lui, appena mi avrebbe vista lì, sola e indifesa, seduta a terra mi avrebbe aiutata. Inevitabilmente, non fu così.
Tanta gente iniziò a ridere, altri a guardami con occhi sbalorditi e altri che facevano, addirittura, foto. Cioè, davvero non vedevano come ero conciata? Abbassai gli occhi e vidi il mio reggiseno con un po’ di rosso sopra. Mi accovacciai su me stessa ed inizia a piangere. Quando rialzai il volto, lo vidi: era bello, bello da impazzire. Mi fissava, incredulo. Ora mi verrà a prendere, pensavo, invece non fu così. Non fermò neanche un ragazzo che mi faceva le foto, neanche quelli che ridevano, mi guardò con sguardo schifato e poi svoltò l’angolo. In quel momento, iniziai a sentirmi male. Era andato via…non mi aveva aiutata. Perché mi aveva guardata in quel modo? Eppure io credevo che…
Iniziai a tossire e a sputare sangue sul pavimento. Quasi non vomitai. Il dolore alla pancia era diventato più forte e cercai di alzarmi. Volevo raggiungerlo, volevo solo parlargli. Non mi importava di apparire in quello stato davanti a tutti. Volevo stare con lui, volevo delle spiegazioni. Avevo paura di un suo rifiuto. Io lo amavo per davvero, perché lui non provava lo stesso sentimento nei miei confronti?

Lui non ti ama.
Quando mi alzai, cercai in tutti i modi di non cadere ma la cosa fu molto, molto difficile.
 
Non gli importa niente di te.

Fortunatamente, una ragazza venne in mio soccorso coprendomi con una giacca. Mi abbracciò e iniziò a gridare: - Andate via! Che avete da guardare? Non vedete come sta male questa ragazza? Sta arrivando il preside e meglio che andate! –

Lui ama solo ME.

Per l’ennesima volta iniziai a piangere e misi la testa sulla sua spalla, immergendomi in quei capelli blu: - E tu togli quel telefono, stupida testa di cazzo! – disse indicando un ragazzo che la guardò sbalordito.
Tra la folla si fece spazio il preside, con la sua solita giacca nera e fece andare via tutti. Le continue risate dei ragazzi e delle ragazze mi torturavano la mente. Perché ridevano? Io non avevo fatto nulla di male eppure sono stata derisa dall'intera scuola…- Voglio solo andare via, voglio solo tornare a casa…vi prego…- bisbiglia. Nessuno mi sentì-
Il preside si avvicinò a me e con voce ferma disse: - Cara, tutto ok? -
- S-si io…ok. – bisbigliai.
All'improvviso caddi a terra e sentì solo una voce gridare il mio nome mentre la mia mente, piano, piano, si svuotava e il mio cuore andava in frantumi.

*****

Mi sveglio all'improvviso e vedo Ely accanto a me: - c-cos'è successo? – chiedo.
- Credo che tu abbia avuto un incubo. Hai iniziato a sudare e a gridare. Mia mamma ti ha preparato una tisana, vuoi berla adesso? Così ti rilassi un po’. – dice, mostrandomi la tazza, di un semplice celeste, che le avevo regalato per il suo compleanno. Sorrido alla vista di quell'oggetto e lo prendo con cautela tra le mie mani. – Grazie mille Ely…davvero. – dico sorridendo timidamente. Lei mi accarezza la guancia amorevolmente. Mi metto a sedere e lei mi segue. – Mi vuoi raccontare quello che è successo? -
- Si ma…che ore sono? Non ricordo neanche a che ora sono andata a dormire ieri, sinceramente. – poso delicatamente la tazza sul comodino vicino al letto.
- Ieri siamo andate a letto alle due e adesso sono le 13.00. Tra un po’ si mangia! – sorride, - tu rimani qui, vero? -
- Beh, se posso per me va benissimo. Adesso ti racconto. -

Le racconto ogni minimo dettaglio di quel sogno, anche se lei sapeva tutto a memoria. Non era la prima volta che sognavo quell'episodio…sono capitate molte cose in questi ultimi anni ma ancora quel ricordo mi perseguita. Vorrei continuare a vivere normalmente ma ho sempre paura, anche se non lo faccio vedere, che a scuola qualche studente possa ricordare tutto. Si venne a sapere che la colpevole di tutto quello era la Morris. Fu espulsa e nessuno parlò più di quel giorno. Lui si trasferì in una scuola non tanto lontana dalla mia, ma per soli maschi.
- Non lo sento da quel giorno…- bisbiglio, abbassando il capo.
- Non puoi continuare così, Alex, ormai quello che è successo è successo. Adesso devi pensare solo al presente e a quello che verrà. Dai, forza! – risponde, abbracciandomi. – Ti voglio bene, scema e sappi che non ti lascerò mai, mai, mai. -
- Mai? – ripeto.
- Mai. – replica convinta.

*****
Camminai verso la porta: - Grazie per l’ospitalità. – accenno un sorriso.
- Di niente cara, torna quando vuoi. – risponde la signora. Quest’ultima sorride e si incammina verso la cucina. Davanti alla porta, insieme a me, rimane Ely.
- Ehy, se vuoi puoi rimanere altri due giorni, non è un problema per me, tanto meno per i miei genitori! – propose fiduciosa.
- Sei un tesoro, ma non posso approfittare così tanto della vostra ospitalità e poi, devo pur tornare a casa. – le do un bacio sulla guancia e con lo zaino sulle spalle metto un piede fuori da quella che, anche se per due giorni, era diventata davvero casa mia. I genitori di Ely, Susan e Lorenzo, sono molto simpatici. Ely è davvero fortunata.


Apro la porta e vedo che la bella famigliola sta pranzando. Poso lo zaino sul pavimento e salgo le scale, senza salutare nessuno. Sono appena tornata a casa mia, voglio rilassarmi. No che a casa di Ely non l’abbia fatto ma, ovviamente, qui ho tutto ciò che voglio. Di conseguenza, entro in camera mia e chiudo la porta a chiave. In quei due giorni non ho completamente toccato cellulare. Adesso che sono a casa mia posso perfettamente connettermi ad internet. Apro Whatsapp e mi ritrovo circa 100 messaggi. 95 da un gruppo e i 5 rimanenti dallo stalker. Mi ero completamente dimenticata di lui, sinceramente. Controllo i messaggi e sono tutti: ehi, ciao, perché mi eviti? Non sei venuta a scuola per me? E cose così.
Sbuffo e rispondo pacata: non credo siano affari tuoi.
Lui, essendo online, risponde subito: sempre dolce tu eh.
Beh, sono dolce con le persone che se lo meritano.
Io no?
Senti, o sei scemo o sei scemo. Dopo quello che è successo in spiaggia preferisco evitare ogni contatto con te, in questo periodo, sinceramente, ho problemi più grandi e non ho tempo da perdere con uno come te. E non mi venire a dire: com'è uno come me? Perché basta un unico aggettivo per descriverti: stronzo.

Spengo il telefono per non essere disturbata e, come ciliegina sulla porta, la mia cara mammina bussa alla porta.
- Ehi, Alex, posso entrare? -
Sbuffando mi alzo, apro la porta e con voce fredda e distante rispondo: - Cosa vuoi? -
- Volevo solo parlare. – ha gli occhi gonfi e il naso arrossato.
La lascio entrare e mi siedo nel mio letto. Lei chiude la porta e si siede vicino a me, troppo vicina a me. Io mi allontano, come se un ape mi avesse punto. Non era più come una volta, neanche con lei.
- Senti, questi giorni senza di te sono stati uno strazio. Ho detto a tuo padre di cambiare un po’ tono con te, dopotutto hai passato dei brutti momenti è normale che…-
Io la zittisco bruscamente: - Sinceramente, non voglio toccare quest’argomento con te. Specialmente in questo momento, proprio non mi va. -
Lei mi guarda come “dispiaciuta”: - Io credo che ne dovremmo parlare tesoro, io…-
- E non chiamarmi tesoro, non abbiamo più quel genere di rapporto. Sono passati molti anni. Tutto è cambiato. Io sono cambiata. – le rispondo, alzandomi dal letto.
- Lo so, Alex, - pronuncia in mio nome con voce strozzata, - ed è per questo che ti voglio aiutare. Non l’ho fatto in passato ma vorrei farlo adesso. -
- Perché proprio adesso? Io non credo di dover dire, tanto meno spiegare qualcosa a te. -
- Io sono tua madre, – dice, - mi parli come se io non fossi nessuno per te. -
- Forse lo sei. Ora per favore vorrei riposare. Stasera esco con Ely all'ora di cena, quindi evita di apparecchiare anche per me. – le dico calma. La sto ferendo come lei ha fatto con me. Non mi interessa…non più.
Lei sussurra un ok e, in silenzio, esce dalla mia stanza.
Tante persone mi hanno ferito, tra cui lei e io non mi ostinerò a fare la ragazzina comprensiva. Nessuno lo è stato con me, a parte Ely, e io perché dovrei esserlo con loro?


Per uscire, metto un vestitino nero non troppo aderente e un paio di tacchi aperti sul davanti. Mi lascio i capelli sciolti, metto un po’ di eyeliner nero, matita e rimmel. Passo sulle labbra un semplice gloss trasparente, preparo una piccola borsetta dove metto telefono, fazzoletti e il gloss. Esco dalla mia stanza e mi dirigo verso le scale. Appena scesa, tento di fare meno rumore possibile. – Mamma sarà in lavanderia, quel moccioso nella sua stanza e mio padre sta guardando la tv. Perfetto. – penso. Si, mia mamma lo sa che esco ma non sa come mi sono vestita. Mio padre non sa né l’una né l’altra quindi è meglio far finta di niente. Apro delicatamente la porta, metto un piede fuori e finalmente mi sento libera. Chiudo la porta alle mie spalle e in tutti i modi cerco di non cadere. Non sono abituata a mettere certi tacchi, anche se molto bassi rispetto a quelli che mettono le altre ragazze. Rimpiango i miei amati jeans e le blazer. Mia mamma, dopotutto, non sa neanche che esco da sola. Lei sa che persona è Ely, per questo è sempre tranquilla quando esco con lei. Stasera non voglio delle baby sitter sotto forma di migliore amica. Voglio essere libera. Ho 18 anni, so badare a me stessa. Per una volta, voglio fare qualcosa di divertente, senza nessuno che mi rompa le palle. Mi ubriacherò e penserò dopo alle conseguenze, sempre se ce ne saranno, ma conoscendomi, la cosa è molto probabile.
“I problemi non si affrontano così…sei solo una bambina.”



Angolo autrice:

Salve ragazze, finalmente dopo più di un mese sono riuscita ad aggiornare. Spero che il capitolo vi piaccia! Se volete, fatemelo sapere con una piccola recensione.

Questo qui è il vestito che ha indossato Alex: http://www.epitomeofchic.com/wp-content/uploads/image-1-of-asos-petite-exclusive-bodycon-dress-with-lace-insert-20140612213508-539a7f7c70e31.jpg

Al prossimo capitolo. :*
Chocolate_15!

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Capitolo 8
*** Beautiful. ***


Ciao a tutti! Volevo solo dirvi una cosa: ho letto alcuni capitolo e ho notato degli errori. A volte, nei primi capitoli, sono passata anche dal passato al presente e vi chiedo scusa. Appena finirò di scrivere la storia la sistemerò, correggerò tutti gli errori, senza però cambiare la trama. Voglio che questa storia sia perfetta, davvero, senza un errore. Se notate qualche errore potete benissimo dirmelo. J
Bene, adesso vi auguro una buona lettura!

 



Beautiful…

Pov’s Alexis:


Sono sola, seduta su una sedia, davanti al minibar posto al centro di quel locale poco più che orrendo. Ragazzi che si strusciano su delle ragazzine senza alcun pudore. Non sono coscienti, non sanno quello che fanno. – mi dico, cercando di reprimere il disgusto davanti a quella scena; una ragazza, dai lunghi capelli neri, frangetta e vestitino argentato, che si attacca come un sanguisuga alle labbra di un ragazzo che potrebbe avere il doppio dei suoi anni. In questo caso sarebbe meglio non chiamarlo “ragazzo” ma “uomo”, per quanto uno così possa essere considerato degno di quel nome. Francamente, non capisco perché quelli del genere maschile – e sottolineo, non tutti – hanno questa… non so come definirla, voglia? Di andare con quelle più piccole di loro… sinceramente, se io fossi un maschio di sicuro non lo farei.
Scuoto la testa, cercando di rimuove quei pensieri stupidi; certo che non lo farei, non c’era bisogno di rifletterci neanche un secondo. Poi penso che anche certe donne hanno questa “voglia” e mi passo una mano sulla fronte, sospirando.

Nella sedia accanto a me, un ragazzo dai capelli biondi muove le labbra, facendo girare verso di se il ragazzo dietro il bancone. Quest’ultimo, capelli rossi e occhi verdi, mi fissa, per poi distogliere lo sguardo e posarlo sul ragazzo accanto a me. Si parlano, senza sosta, come se si conoscessero. Non so perché ma quando il ragazzo biondo si avvicina troppo a lui, mi alzo, andando proprio di fronte al biondo, chiedendo una birra. I due mi guardano come se fossi la cosa più strana che avessero mai visto, come se non si fossero accorti della mia presenza, come se fossi comparsa dal nulla. Erano così presi dal… litigare che non hanno nemmeno capito che li stavo osservando. Si, il rosso mi aveva guardata ma, mi sembra quasi che non si ricordi neanche di quell’incrocio di sguardi. Quel contatto visivo che subito era sparito, proprio quando il biondo aveva parlato al suo orecchio, dicendo qualcosa. Non so che cosa, ovviamente. La musica è troppo alta per io poter sentire solo una conversazione normale, pensa quando uno bisbiglia all’orecchio dell’altro. Ridicolo.

Questi mi guardano, ancora. Io sospiro, impaziente. Il rosso sorride, come se mi fosse grato per qualcosa, mentre il biondo continua a fissarmi dall’alto in basso. Cosa vuole? Ho solo chiesto una birra, per la miseria. Finalmente, il ragazzo dietro al bancone distoglie lo sguardo e prende da dietro di se due birre. – Ne ho chiesta solo una! – grido, cercando di farmi sentire al meglio che posso. Lui sorride, spingendo le birre verso di me. Sbuffando lascio i soldi, ma lui li rifiuta, sempre con quel suo sorrisino in faccia. Il biondo si gira per la seconda volta a fissarmi e io faccio lo stesso. Questa volta posso notare meglio il suo viso: ha dei semplici occhi marrone chiaro, pelle bianchissima, quasi come quella di un vampiro, naso lungo e labbra sottili. I capelli, di un biondo acceso, gli ricadono morbidi fin sopra le spalle. Ha un piercing al naso e uno al sopracciglio destro. Ghigna in mia direzione, per poi alzarsi e dirigersi verso la massa di ragazzi che ballano. Che strano.

Mi volto verso il rosso che aveva assistito a tutta la scena. Gli guardo le labbra, dove quel sorrisino non accenna ad andare. Sorrido anch’io in sua direzione. Non so perché, ho bisogno di ridere… eppure, non sono ubriaca. Ha gli occhi allegri, labbra sottili e naso piccolo. I capelli, color carota, gli cadono in ciocche confuse davanti alla fronte. – Se te lo stai chiedendo, quel ragazzo che è appena andato è mio cugino. Non è uno di molte parole! – grida in mia direzione ridendo. – Oh, l’avevo capito molto bene. – rispondo, unendomi a lui. Quella sua risata è così… dolce. Mi siedo e prendo in una mano la bottiglia di birra; noto con piacere che è già aperta. Ne bevo un sorso, poi un altro, poi un altro ancora. Nel giro di 20 minuti ho bevuto circa 4 birre. Di solito non bevo così tanto… strano. – Potrei sapere il nome di questa bellissima ragazza? – dice il rosso. Io gli sorrido, mentre le mie guance si colorano di un rosa accesso, che si va ad unire al rossore causato dal troppo caldo. – Alexis Cooper. E lei, splendido cavaliere? – rido, forse anche troppo, perché dopo un po’, sul suo volto, compare uno sguardo imbarazzato. Mi ricompongo, cercando di non sembrare troppo maleducata. È l’effetto dell’alcool. – bisbiglio. So che lui non mi può sentire ma è come se quella frase l’avessi sussurrata più per convincere me che lui. È tutto così strano. – Jeremy Foster, piacere Alexis. -

Da lì in poi, continuiamo a parlare. Non mi sono mai divertita tanto a parlare con una persona che conosco appena. È dolce, il suo sorriso è dolce. È allegro… sembra quasi un bambino. Veniamo interrotti, purtroppo, dalle continue richieste dei clienti. Sento i nomi più strambi, mentre dei ragazzi ordinano alcuni cocktail. Io lo vedo mentre lavora, con maestria e mi viene spontaneo fargli una domanda, quando rivolge il suo sguardo a me, incatenandomi con quei suoi piccoli, vivaci occhietti verdi: - Da quanto tempo lavori qui? -
Lui mi guarda, come se quella fosse una domanda altamente stupida, quando alla fine non lo è. Sembra quasi… deluso dalla mia domanda. – 4 anni circa. – risponde, distogliendo lo sguardo. Io, abbastanza confusa, mi chiedo che cosa abbia fatto, sentendomi quasi ferita da quel sorriso che aveva abbandonato le sue labbra nello stesso istante in cui aveva guardato nella mia direzione. Mi sento sfiorare la spalla sinistra, mentre con sguardo confuso, mi volto; è di nuovo quel ragazzo, quello con i capelli biondi, il cugino di Jeremy. Punta i suoi occhi su di lui che si allontana, andando dall’altra parte del bancone a servire delle bibite a due ragazze. Sospiro, mi alzo, sentendomi di troppo – cosa molto, molto strana - e cedo il mio posto al ragazzo. Meglio andare…
Lo saluto con la mano e lui mi guarda confuso, mentre mi vede allontanarmi tra la folla.

Sento qualcuno strizzarmi il sedere mentre mi allontano, disgustata. Ho un gran mal di testa… e questo vestito, questi tacchi. Voglio tornare a casa, non voglio più stare qui, sta diventando tutto così noioso da quando mi sono allontanata da quei due. Sbadiglio, portandomi una mano alla bocca. Annoiarsi in una discoteca dove migliaia di ragazzini di guardano adoranti, aspettando solo di mettere le loro manacce su di te? Si, si può. La cosa non dovrebbe sorprendere proprio nessuno. Quel locale chiede alle due e, aprendo la borsetta, prendo il cellulare, notando con piacere che sono appena le 24. Evviva. Dai, per queste due ore cercherò di divertirmi. Non so perché sto rimanendo, sinceramente. Non posso tornare a casa, i miei, o almeno mia mamma, sa che io sono a dormire da Ely. Devo chiamarla. Ho dei messaggi non letti su WhatsApp ma non li leggo, non ho tempo da perdere, dopotutto so già di chi sono. Esco dal locale, sentendo un’aria calda scivolare sul mio corpo. Almeno qui si può respirare.

Uno squillo. Niente, non risponde.
Due squilli. È una stupida, cosa starà facendo a quest’ora?
Tre squilli. E se risponde, cosa le dico? Oh, ciao Ely. Cosa sto facendo? Oh, niente, sono solo in un locale senza nessuno con cui parlare e mi sto annoiando a morte. Ho detto ai miei che andavo da te, stasera. Ma come avrai ben capito, ho mentito. Ho fatto di testa mia, come al solito, e adesso non so che fare. Per favore, puoi rimediare al mio sbaglio e far finta che non sia successo niente? Che io non abbia mentito? Ti prego!

Mentre penso a quanto sono patetica, chiudo la chiamata e rimetto il telefono al suo posto. Sono davvero una stupida. Volevo fare quella “grande”, abbastanza matura da poter fare tutto da sola ed adesso mi ritrovo senza un posto dove andare a dormire. Potrei tornare a casa, entrando dalla finestra di camera mia. Beh, di sicuro, troppo pericoloso. Non ho voglia di chiamare Ely, non più, non ho voglia di una ramanzina. Già ci basterà quella di mia mamma e di mio padre quando scopriranno che non sono andata veramente a dormire a casa di Ely e, di conseguenza, mi faranno un sacco di domande: dove sei stata? Hai bevuto? Ti sei drogata? Qualcuno ti ha toccata? Sei andata a casa di qualche sconosciuto? Ti hanno fatto qualcosa?
Evito.

Potrei andare dalla nonna. No, lei è una pettegola, direbbe subito tutto ai miei genitori. Mio cugino? No, troppo pericoloso, mia zia direbbe tutto alla nonna che, di conseguenza, direbbe tutto a mia mamma. Emily? No… non mi fido di lei. Le mie cugine? Non mi ospiterebbero e basta, dopotutto non abbiamo tutta questa confidenza. Cazzo… e adesso?
Potrei anche tornare a casa ma… non credo sopporterebbero altre bugie da me. Sbuffo, esasperata, e mi siedo su una panchina un po’ lontano dal locale. Prendo il telefono e accendo internet. Fortunatamente, ho sempre il telefono carico. Whatsapp: 5 messaggi in 1 conversazione.

Oh, Matthew, lo sapevo.
Io stronzo? Sei tu quella che è scappata senza farmi parlare.
Non rispondi neanche…
Di cosa mi stupisco? Hai ragione, sono stato uno stronzo. Dovevo uscire con te, quel giorno, invece ero a “divertirmi” con una ragazza. Scusa.
Non so neanche perché mi sto scusando… io di solito non sono uno che si scusa, per niente. Eppure con te… cavolo, ti conosco da poco e penso sempre a te. Sei dentro la mia testa 24 ore su 24. Da quando ti ho vista… quei capelli, quegli occhi, quel caratterino… ho subito pensato di aver trovato una ragazza magnifica. Non solo di aspetto… non so come spiegartelo, non sono bravo con le parole…
Ehi…

“Ehi…” una lacrime scende sulla mia guancia e un piccolo sorriso appare sulle mie labbra. Ma che cosa volevo da lui? Chissà, può essere che quella è la sua ragazza o… era. Ridacchio, pensando a quanto sono stupida. Potrebbe mai lasciare una ragazza per me? Per una che l’ha trattato malissimo e che conosce da 1 settimana? Ma andiamo, che vado a pensare? Che cosa stupida…

Sento dei passi, vedo un’ombra e, spaventata, mi alzo e mi incammino verso il locale. Mi sono allontanata un po’ troppo. Qualcuno mi ferma, prendendomi per un braccio. Mi trascina sulla panchina e io grido. Mi tappa la bocca e poi mi lascia, togliendosi da sopra la testa il cappuccio blu… e lo vedo; è bellissimo… quei capelli, quegli occhi… è Matthew.
Si allontana da me e sorride. Io non ricambio, ancora un po’ spaventata. Cosa vuole da me? Mi guarda negli occhi e poi fa vagare lo sguardo sul mio corpo; faccio lo stesso e noto che il vestito, già abbastanza corto di suo, si è alzato, mostrando le cosce magre. Io arrossisco e porto una mano a coprirmi. Noto che lui a distolto lo sguardo e che le sue guance si sono colorate di un rosa acceso. Rido e lui si gira verso di me, sorridendo, per poi abbassare il capo. Vorrei andare lì e… abbracciarlo. Ma cosa vado a pensare? Che stupida!

- Ehi.- dico io. Odio quando le persone stanno in silenzio… e poi, voglio sentire la sua voce.
- Ehi.- risponde lui, sedendosi accanto a me.

Indossa una felpa blu a maniche lunghe, un paio di jeans e delle blazer dello stesso colore della felpa. Non so che dire… non riesco a parlare. Strano per me che non sto mai zitta. Sorrido e lui se ne accorge. Mi volto a guardare il locale, imbarazzata; rabbrividisco e mi sistemo meglio la parte superiore del vestito. Lo invito con me al locale? No… potrebbe pensare male di me. Lo saluto e gli dico che devo tornare a casa? Scusa prevedibile e poi, sinceramente, io voglio rimanere qui con lui. Non so che diavolo dire! Ci sarebbero tante opzioni, quali: pensi davvero quelle coso che mi hai detto in spiaggia? E quelle su WhatsApp? Perché pensi che io sia magnifica? Dopotutto, non lo sono per niente. Come fai a tenere a me? Ci conosciamo da 1 settimana e, di questi giorni, ti ho solo evitato o tantomeno insultato. Mi dispiace per come mi sono comportata, non potevo pretendere niente da te, specialmente che tu diventassi il mio amicone del cuore, sempre con me, uno di quelli che non tocca mai le altre ragazze ma, vorrei solo capire perché l’hai fatto. Si, perché hai baciato un’altra? E come la penso io? Che lei è la tua ragazza ma sei voluto uscire lo stesso con me? N-non so che pensare… forse, preferisco non sapere la verità, farebbe solo più male.

- Alexis…- mi volto verso di lui e noto che ha la testa abbassata.
- Dimmi.- Cerco di mantenere il tono della voce il più normale possibile.
- Come mai non hai risposto hai messaggi? Perché mi eviti? È per quello che è successo sulla spiaggia? Se si, mi dispiace. Non è stata colpa mia, quel bacio, al parco... Non so come spiegartelo, è una lunga storia. Potrà sembrare anche una scusa banale, ma è la verità.- Ha alzato la testa e i suoi grandi occhi verdi sono incatenati ai miei.
Devo rispondergli. Merita una risposta, credo: - Avevo da f-fare…- ah, okay, adesso mi metto pure a balbettare. Calmati Alex, calmati. - Si, voglio essere sincera, è per quello che è successo in spiaggia e non c’è assolutamente bisogno che tu mi spieghi qualcosa, ho capito. Dopotutto, non siamo niente noi due. Non so neanche come definire la nostra “relazione”, se di questa si tratta. Siamo amici? Eppure non abbiamo mai parlato come degli amici normali, tantomeno siamo usciti insieme a scherzare in giro come due amici veri fanno. Conoscenti? Forse… so di te solo il tuo nome, nient’altro. Per questo sono molto confusa, non siamo niente eppure… eppure io mi sono incazzata con te solo perché ti ho visto con una ragazza! Non siamo amici, siamo il nulla e io continuo a pensare a quanto sono stata stupida, davvero, a fare quella “scenata” isterica. Scusami tu. Adesso vado, ciao Matthew.- Mi giro verso di lui un’ultima volta e mi alzo, pronta per andare.

- Perché scappi sempre da me?- sussurra.
- Perché è meglio così, credimi.- Rispondo, dandogli le spalle. Non mi devo affezionare… non voglio affezionarmi a nessuno.
- No, per niente! Cazzo, Alex vieni qui!- grida lui e io mi volto, ritrovandomelo davanti.
Tiene le sue mani strette ai miei polsi, per non farmi muovere. Io mi dimeno ma lui non mi vuole lasciare.
- Alex. Alex, smettila!- dice strattonandomi le braccia.
Mi fermo e abbasso lo sguardo: - Lasciami andare, m-mi stai facendo male.-
- Tu guardami, Alexis.- Allenta la presa sui miei polsi e lentamente, alzo il viso.
Mi ritrovo davanti due occhi verdi che mi guardano, mi scrutano… mi stanno uccidendo.
- Hai detto che sono speciale per te, ma come fai a dirlo? Non capisco, davvero.- Sussurro.
- Non so che dirti… è per questo che sono incazzato, perché neanch’io lo capisco.- Porta una mano sulla mia guancia, lasciando il mio polso sinistro libero, mentre con l’altra mi cinge la vita, avvicinandomi a lui.
- I-io non…- all’improvviso, mi ritrovo le sue labbra sulle mie. È un bacio dolce, tenero, che subito dopo diventa qualcosa di più. Schiudo le labbra e mi ritrovo la sua lingua dentro la mia bocca. Adesso, non è più un bacio tenero, tutt’altro.
Alex, è tutto sbagliato! Penso, mentre una sua mano, dalla mia guancia, si sposta ai miei capelli. Non fare gli stessi sbagli un’altra volta. Ti farà soffrire come ha fatto Samuel!

Un bacio, è solo un bacio.

Porto le mie braccia dietro il suo collo, mentre con una mano gli accarezzo i capelli neri. Lui si stacca da me, ansimando; mi guarda negli occhi e un sorriso si dipinge sulle sue labbra. Che faccio?
- Sei buffa, sai? Hai tutte le guance rosse.- dice, mentre ridacchia.
- Ma tu ti sei visto?- rido, portandomi una mano davanti alla bocca.
Lui sorride, mostrando i denti bianchissimi. È… bellissimo. Quei capelli neri che fanno risaltare i suoi occhi. Quegli occhi verdi, stupendi… proprio come lui. Prende la mia mano e mi da un semplice bacio a fior di labbra, mentre mi trascina verso il locale.
Quando entriamo, non è più pieno come prima, ci sono pochi ragazzi che ballano, lanciando sguardi complici ad alcune ragazzine sedute vicino a loro. Da qui, si può benissimo notare il minibar e sorridendo, mi incammino verso di esso, trascinando Matthew con me.
Al bancone c’è Jeremy, che mi guarda con uno sguardo divertito. - Ehi, ciao Alexis!- mi saluta.
- Ciao Jeremy.- gli sorrido.
- Vuoi qualcosa?- mi chiede, non degnando di un solo sguardo Matthew. Ha gli occhi fissi su di me e non mi guarda più con sguardo divertito, ma serio.
- Oh, si. Due birre. – lascio la mano di Matthew e mi siedo al posto di prima.
- Bene, ecco a te. – okay, qui c’è qualcosa di strano.
- Vi conoscete? – mi chiede Matthew, con voce improvvisamente seria.
- Oh, si. Lui è… -
- So perfettamente chi è. Jeremy Foster, 19 anni. – mi chiede, guardando Jeremy, che si trova dall’altra parte del bancone.
- Ah, okay, quindi vi conoscete! – rispondo, portando la birra alle labbra.
- Si. Bene, adesso andiamo. – prende la birra in una mano, mentre con l’altra mi trascina lontana dal bancone.
- Ehi, aspetta! – grido, - che cos’è successo? -
- Non devi parlare con quello. – risponde serio.
- M-ma… -
- Niente ma, meglio stare alla larga da quelli come lui. – mi prende la mano, mi sorride ed usciamo. Io lo guardo perplessa e annuisco.

Che cosa vorrà dire con “quelli come lui”?


Pov’s Matthew:

Cammino per il parco, ascoltando una canzone sul mio telefono. È così rilassante… adoro questo posto. Vengo qui per pensare, a volte, mentre altre solo per rilassarmi un po’. Tra scuola, casa e amici non ho mai tempo per stare un po’ da solo. Soltanto adesso, finalmente, posso stare in santa pace. Di solito il sabato esco con gli amici il pomeriggio, con Jake e Fabrizio, o semplicemente vado in qualche pub ad ubriacarmi e a divertirmi con qualche ragazza. Ma oggi no, oggi è un gran giorno. Ho quasi 19 anni e non sono mai uscito seriamente con una ragazza, tranne che con Melissa, certo. Melissa è la mia ex ragazza: bella, sexy, provocante, divertente, intelligente quando vuole, scontrosa, antipatica certe volte e stronza.

L’ho lasciata circa 5 mesi fa, quando l’avevo sorpresa a letto con il mio migliore amico. La rabbia che avevo provato in quel momento era immensa, eppure avevo detto soltanto “continuate pure” e avevo chiuso la porta della camera di Jeremy. Jeremy era più che un migliore amico per me, era come un fratello; uscivamo sempre insieme, giocavamo insieme a football nella squadra della scuola, condividevamo ogni cosa, anche le ragazze se capitava, eravamo inseparabili. Poi era arrivata lei… bella? Si, lo era. Lui si era innamorato di lei, però non voleva far niente per distruggere il nostro rapporto, così per un periodo, stavamo insieme poco e niente. Ci incontravamo qualche volta al parco, parlavamo un po’ e poi io tornavo a casa con Melissa, mentre lui con qualche suo amico. All’epoca non avevo capito quello che lui provava per Melissa, così mi ero un po’ “incavolato” con lui per come si comportava con me. Mi evitava, quando ero con Melissa, mi salutava con un cenno della testa, sorrideva e poi se ne andava. Non capivo il suo comportamento… era strano, molto strano. Che stupido, vero? Non capire i sentimenti del proprio migliore amico, del proprio fratello. Di solito si capiscono subito, no? Cercavo sempre di parlare con lui, di sapere cosa non andava, e se solo lui me l’avesse detto, se solo lui mi avesse detto quello che provava, avrei lasciato Melissa, l’avrei fatto per lui.

Poi ci siamo separati… non ho più rivisto Melissa da quando l’ho lasciata, davanti al cancello della scuola, in lacrime. L’ultima volta che vidi Jeremy fu in quella stanza, con la mia ragazza. Non mi chiese scusa e non lo perdonerò mai per questo, così come non mi perdonerò mai per non aver capito prima quello che provava, perché se solo l’avessi capito, adesso sarei ancora con lui. Lui sarebbe ancora il mio migliore amico. Non credo di odiarlo, no, so solo che se un giorno lo incontrassi, non potrei mai più essere suo amico. Sono cresciuto, non sono più come prima, non voglio fare gli stessi sbagli. Era un bravo ragazzo, eppure aveva quell’atteggiamento… quello tipico da stronzo, che prima fa l’amico e subito dopo si prende quello che è tuo, senza farti capire niente. Eppure, gli sono anche grato, per avermi fatto capire che persona era Melissa. Mi sono lasciato questo alle spalle anche per dimenticare quello che ero: uno stupido, debole e ingenuo ragazzino. Come sono cambiato, e già.


Mi siedo in una panchina, vicino ad un albero. Vedo in lontananza una figura, una ragazza. È alta, magra, capelli rossi e un bel sorriso. È con due ragazze. Le due le parlano, guardando verso di me. Cosa vorranno adesso queste qui? Sbuffando mi alzo e con le mani nella tasca vado verso il laghetto, non troppo lontano dall’entrata del parco. Oggi uscirò con Alexis… non capirò mai quella ragazza. È così perfetta e strana allo stesso tempo… quei capelli, quegli occhi, è così dannatamente sexy! Non so come io sia riuscito a non stringerla a me… a non stringere a me quel suo bellissimo corpo. A non baciarla… a non baciare quelle sue labbra perfette, quelle labbra che si mordicchia ogni volta che è in difficoltà, cosa che, per precisare, mi mette molto in difficoltà quando la vedo. Non so come ho fatto a non saltargli addosso, sinceramente. La conosco da quanto? 1 settimana? Si, ed è sempre nella mia testa. Mi sono comportato come uno stronzo, come un emerito idiota, ma ha accettato lo stesso di uscire con me. E lei pensa questo di me, pensa che io sia uno stronzo e uno stupido, e non sa che è lei a farmi diventare così. Appena vedo che parla con qualche ragazzo, vado subito da lei e dico al ragazzo di andarsene. Lei mi dice che sono uno stronzo e lo accetto. Non accetto, invece, che qualcun altro oltre me metta le sue mani su di lei, perché lei è solo mia. E poi quando vedo il suo corpo, protagonista dei miei sogni più erotici, divento subito uno stupido perché continuo a fissarla. Poi sposto lo sguardo sul suo viso e sorrido, pensando a come diventa rosso quando si arrabbia. Mi potrà insultare all’infinito, perché so che tutto ciò che dice è solo un modo per difendersi, non pensa davvero quelle cose.

Sospirando mi avvicino al laghetto e mi siedo sull’erba. Mi bagno le mani e le passo sul viso, sospirando. Devo evitare di pensare a lei, davvero. Sorrido, prendo il cellulare dalla tasca e digito la password. Vado nella casella dei messaggi e noto che Alexis non mi ha cercato, così le invio un messaggio.

- Ehi piccola, pronta per stasera? – quando la chiamo “piccola” sulle sue labbra appare un piccola sorriso, che subito dopo sostituisce con un ghigno. Alla fine mi dice che non la devo chiamare così ma io non l’ascolto, perché mi diverte troppo vederla arrabbiata. So che non lo è per davvero perché, sotto sotto, la cosa diverte anche lei.

Mi giro verso la panchina dove ero seduto prima e noto che le ragazze si sono sedute lì e mi fissano, continuando a parlare tra loro. Cerco di alzarmi per andare da loro ma sento il telefono squillare e mi siedo, lanciando un’occhiataccia verso di loro.

- Non chiamarmi “piccola”. Sai, ho un nome. Comunque, se con “pronta” intendi pronta alla noia mortale allora si. –
- Nessuna si è mai lamentata, stanne certa che ti divertirai. Non vedo l’ora di vederti in qualche abitino sexy, gattina. – okay, sono consapevole che “gattina” è veramente un soprannome orribile ma dai, fa niente. Ridacchio mentre aspetto la sua risposta.
- Beh, se trovi sexy i leggins e le felpe allora siamo apposto. -
“ti troverei sexy anche con una busta della spazzatura addosso.” Le vorrei dire, ma potrebbe anche decidere di annullare l’appuntamento e no, non voglio, ne ho bisogno. Si, ho bisogno di passare una serata con lei. Una serata dove saremo solo io e lei, Matthew e Alexis. Niente scuola, niente compagni… sarò me stesso, per la prima volta, con lei. Non mancheranno le battutine, certo, ma voglio farle capire che io ci tengo a lei per davvero.  

- So che non ti presenterai così. – voglio sfidarla…

Vedendo che non risponde, poso il cellulare nella tasca e mi alzo, dirigendomi verso l’uscita del parco. Non posso presentarmi all’appuntamento senza niente, devo pur comprarle qualcosa. Non so bene cosa le piace, quindi opterò per un semplice bracciale. Entro in un negozietto lì vicino e guardo un po’ in giro. Fortunatamente, ho portato abbastanza soldi per comprarle qualcosa di carino. In una vetrina noto una collana con delle perle, poi un’altra con dei cristalli Swarovski; in un’altra vetrina ci sono degli orecchini, in un’altra degli orologi, ma nessuna di queste cose mi attira particolarmente. Avevo deciso un bracciale ma non sono sicuro che le piaccia… non ne sono affatto sicuro.

Un signore abbastanza vecchio e con una barba molto lunga si avvicina a me e mi chiede:
- Posso aiutarti? – ha una voce profonda che mi fa quasi paura.
- Oh, si, grazie. – gli sorrido.
- Cosa stai cercando? – ricambia il sorriso.
- Stavo cercando un bracciale per… per un’amica. – lui mi guarda e sorride un’altra volta. Sono stranamente in imbarazzo.
- Bene, vieni da questa parte. – mi porta davanti ad una vetrina che, sinceramente, prima non avevo notato.
- Stai cercando qualcosa in particolare? – mi chiede.
- Qualcosa di colorato e allegro, in un certo senso. – lui annuisce e mi mostra un bracciale rosso con dei ciondoli argentati.
Vedendo la mia espressione, il signore posa il bracciale e ne prende un altro. Questo è celeste, fatto con delle perline brillantate.
- Non c’è altro? – gli chiedo e lui posa il bracciale.
- Guarda un po’ qui se ti piace qualcosa, appena hai finito vieni di là. – io annuisco e guardo il signore allontanarsi.

Ci sono diversi bracciali, alcuni gialli, altri rosa, circa due blu ma quello che attira la mia attenzione più di tutti è un bracciale verde acqua in gomma. Potrà sembrare banale, in gomma, ma è davvero bello. Lo prendo e lo porto alla cassa. Fortunatamente, non c’è nessuno oltre me, così mostro subito quello che ho preso al signore.
- Oh, davvero bello come bracciale. Vedi, qui ha una chiusura in bronzo dorato e cristalli di Swarovski. Una scelta molto azzeccata per una ragazza giovane. – mi fa l’occhiolino e io gli sorrido.
- Pacchetto regalo? – chiede, mentre si sposta verso un banco.
- Si si. – mi affretto a dire.
- Bene, ecco a te. – mi da il pacchettino in mano, pago ed esco dal negozio.

Controllo il telefono e noto che è ancora presto così vado di nuovo al parco. Appena entrato, vedo la ragazza con i capelli rossi che avevo visto prima, ma questa volta da sola. Si gira verso di me e sorride. Mi sembra così conoscente… quei capelli, quegli occhi… che cosa strana. Sbuffo e poso lo sguardo sul mio telefono: 1 messaggio.
- è per caso una sfida? – sorrido e rispondo.
- No cara, è solo ciò che penso ma poi, se tu vuoi interpretarla in questo modo… ok. – ridacchio, pensando alla sua faccia quando leggerà questo messaggio.

Poso il telefono nella tasca e appena alzo gli occhi, mi ritrovo quella ragazza davanti. Come ho fatto a non accorgermi della sua presenza? Sono stupido o cosa? Lei continua a sorridere senza nessun imbarazzo.
- Ciao! – mi abbraccia ma io l’allontano subito.
- Scusami, ma tu chi sei? – le chiedo. Lei mi guarda delusa ma subito dopo sorride di nuovo.
- Andiamo, non ti ricordi di me? Stupido orsacchiotto! – io la guardo confuso ma subito dopo capisco. Lei inizia a ridere e io mi allontano di qualche passo, notando che siamo troppo vicini.
- Melissa? – le chiedo, sperando che risponda con un grande “no”.
- Si, questo è il mio nome. – mi metto una mano sulla fronte e sospiro. – Okay, non ci vediamo da un po’, ma non credevo di essere così irriconoscibile. – continua lei.
- Si, okay. Cosa vuoi Melissa? Ho da fare. – non voglio parlare con lei, per niente.
- Niente di che, ti ho visto così ho pensato “perché non vado a parlare con il mio bel ex fidanzato?” – continua a sorridere e la cosa mi sta dando sui nervi. Che avrà tanto da ridere?
Vedendo che non rispondo, mi prende la mano e mi trascina al laghetto. È abbastanza tardi, quindi non c’è quasi nessuno al parco, solo poche persone che stanno con i loro figli o vecchietti che comprano qualcosa in qualche bancarella in giro.

Le lascio subito la mano quando sento il mio telefono suonare. Sorrido, notando che Alex mi ha risposto.
- Secondo te sono così stupida da non capire i tuoi giochetti? No caro, qui di sicuro lo stupido sei tu. Dimmi un po’ chi preferisci: Spongebob o i Baby Looney Tunes? – ridacchio, ma subito dopo ricordo che con me c’è anche Melissa.

- Chi è? – mi chiede con sguardo severo. Non ha più quel sorrisetto, adesso.
- Non credo siano affari tuoi. E adesso scusami ma io dovrei andare. È stato un piac- anzi no, non lo è stato affatto. Ciao Melissa. – le dico piccato, mentre mi volto e le do le spalle.
- Credo che i Baby Looney Tunes vadano più che bene! – rispondo ad Alexis. Deve sapere che non sono uno che si arrende facilmente.

Sento Melissa gridare qualcosa alle mie spalle e subito dopo me la ritrovo davanti. Mi guarda intensamente e mi attira a sé, tirandomi dal colletto della maglia. Posa le sue labbra sulle mie in un bacio privo di amore. Prende una mia mano e la posa sul suo sedere mentre l’altra sul suo seno destro. Lei insinua la sue lingua nella mia bocca e mi tira i capelli, avvicinandomi ancora di più a sé. Non sta succedendo davvero… non posso farlo, non posso! Alexis… cazzo, Alexis!
Questo non è il suo sedere perfetto, questo non è il suo seno piccolo e tondo, questo non è il suo corpo! Queste non sono le sue labbra stupende, non sono le sue mani a toccare i mei capelli! Questa non è lei!

L’allontano bruscamente e, senza volerlo, inizio ad alzare la voce: - Ma he cazzo fai?! -
Lei mi guarda con le lacrime agli occhi e inizia a balbettare qualcosa di incomprensibile. Questa scena mi ricorda tanto quel giorno, quando l’ho lasciata, davanti alla scuola. Stavo piovendo e io le urlavo contro che era una stronza e che non doveva più avvicinarsi a me, che se solo mi avessi cercato io non l’avrei degnata di uno sguardo. Eppure, oggi, io le ho parlato. Non ho mantenuto la parole.
- Che cosa ti sembrava? Che venendo qui e baciandomi sarebbe stato tutto come prima? Non lo sarà mai! Noi non stiamo più insieme, Melissa! Adesso vattene, hai solo peggiorato le cose! – alcune persone si sono girate a guardare la scena ma non me ne frega assolutamente niente! Ho altro a cui pensare.
- Eppure… eppure prima ti piaceva, tutto questo! – grida, indicando il suo corpo.
Le prendo il polso e la trascino in uno posto dove la gente non può guardare.
- Esatto, prima! Adesso è cambiato tutto! – le dico pensando ad Alexis.
- Chi è? Chi è lei? Chi è quella che ti ha cambiato?! – grida, dandomi pugni sul petto.
- Stai ferma! Non c’è nessuna lei! Adesso smettila, vai a casa! – l’allontano da me e lei mi guarda delusa. Si asciuga le lacrime e fa qualche passo indietro.
- Spero che sarei felice con la tua nuova puttanella. – sputa quelle parole con disprezzo e inizia a correre verso l’uscita.

Come ha solo osato chiamare Alexis in quel modo? Non avrebbe dovuto farlo, davvero. Come ho fatto a stare con lei per tutti quei mesi? Come?! Sono uno stupido. Mi siedo sull’erba, poggiando la schiena contro il tronco di un albero. Prendo il cellulare, sperando in un suo messaggio. Niente, nessun messaggio. Perché non ha risposto?


Sono andato in una spiaggia per rilassarmi un po’ prima dell’appuntamento e, sfortunatamente, alcune persone hanno avuto la geniale idea di fare una festa. Sbuffo e mi allontano il più possibile da quel baccano. In lontananza noto una figura seduta sulla sabbia; ha dei bellissimi capelli biondi che le ricadono delicati sulle spalle e, da questa postazione, posso vedere il suo viso. Capisco subito chi è e rimango a bocca aperta, facendo cadere il telefono sulla sabbia. È così bella… vorrei tanto andare lì da lei e abbracciarla. Stare sulla spiaggia a coccolarci. Perché non posso farlo?

Mi avvicino a lei e bisbiglio: - A-Alexis… s-sei stupenda. –
Ecco quello che ho pensato la prima volta che l’ho vista e finalmente sono riuscito a dirle tutto. Ma, sfortunatamente, lei non hai sentito.



Angolo autrice:

Salve! Ed eccomi qui con questo nuovo capitolo! Mi sono impegnata davvero tanto e spero che sia un bel capitolo da leggere. Se volete, fatemi sapere se vi è piaciuto come capitolo e se avete qualche consiglio da darmi scrivete pure! Al prossimo capitolo! :*

Chocolate_15!



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