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di chaelynne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi spenti e sorrisi falsi ***
Capitolo 2: *** Così vicini ma così lontani ***
Capitolo 3: *** Un vuoto ricolmato ***
Capitolo 4: *** Alive ***



Capitolo 1
*** Occhi spenti e sorrisi falsi ***


"Selena Marie Gomez, nata il 14 febbraio 1997, Dallas, Texas... Cosa ci fa una ragazza come te, qui, nella Cittá degli Angeli?" Sbadatamente avevo fatto cadere la mia carta d'itentitá per strada mentre stavo cercando la via giusta per la scuola. Mi voltai e vidi un ragazzo biondo, occhi nocciola ma di quel nocciola intenso che non puoi far a meno di notare. Indossava dei jeans molto larghi ed una canotta bianca davvero stretta che evidenziava ogni muscolo perfetto del suo corpo. Rimasi ferma impalata cercando di focalizzare ció che stava succedendo ma non aprii bocca. Ero lí, ferma. Ammaliata dal suo fascino da Casanova. Accennó un sorriso che evidenziava le sue adorabili fossette. Tese il braccio e mi ridiede la carta d'identitá dicendo -Per caso sei appena arrivata..? Timidanente accennai anch'io un sorriso e risposi -Si e sto cercando la Downtown Magnets High School, per caso sapresti indicarmi una scorciatoia? Girò la testa mordendosi le labbra quasi in segno di conoscere molto bene quel posto -Basta che percorri tutto il viale fino ad arrivare davanti al municipio,da lí giri a destra, e dopo due isolati sei arrivata. -Grazie mille, sei stata la mia salvezza -È stato un piacere Selena Marie Prima che lui potesse accorgersene mi diressi verso il liceo con senza chiedergli neppure il suo nome. Arrivata alla fine del viale, ad un tratto, sentii gridare a squarcia gola -Spero di ricontrarti presto! Feci finta di niente e continuai per la mia strada ripetendo tra me e me «Non ti voltare o sará la fine.» -Benarrivata signorina Gomez. Un attimo di silenzio per favore: lei è la vostra nuova compagna Selena Gomez datele il giusto benvenuto. Scrutai dalla porta dell'aula tutti i visi uno ad uno per cercare di capire chi avevo davanti ma una ragazza sola notai, quella ragazza che stava parlando con il suo compagno, a prima vista un tipo molto strano. Quella ragazza aveva un sorriso stupendo, che pagheresti per avere un sorriso come il suo, poi guardai piú attentamente. Si trattava di un falso sorriso. Sapevo che era diversa, lei, come me, aveva lottato, aveva lottato per ottenere qualcosa fino alla morte, aveva lottato con tutta sé stessa ma non ottenne niente. Aveva gli occhi spenti, vuoti. Erano fissi nel vuoto. -Signorina Gomez, prego si sieda dove preferisce. Vicino alla ragazza c'era un posto libero e decisi di sedermi lí accanto a lei. -Benvenuta alla Downtown Magnets High School dove le persone entrano con la speranza di cambiare il mondo e le regole, ma gli unici che cambiano siamo proprio noi. La guardai con stupore, nel modo in cui si guardano i fiori che sbocciano in primavera dopo un lungo e gelido inverno e mi domandavo come fosse possibile che una persona come lei possa aver sofferto cosí tanto. -Piacere, Demetria Devonne Lovato, Demi per gli amici. -Selena, ma puoi chiamarmi come vuoi, in realtá non ho un vero e proprio soprannome. -Luna... Ci fu un silenzio stentato dove cercai di capire il significato di quella parola e la guardai perplessamente. -Selena è un bellissimo nome, sapevi che in greco significava 'luna'? Se i tuoi genitori ti hanno dato questo nome c'era un motivo, dovevi splendere nel cielo e illuminare il mondo. Rimasi senza fiato. Le chiesi poi incuriosita -Ed il tuo? Qual è il motivo della scelta del tuo nome? -Bhè ti dico solo che io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell'universo: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria... Demi era cosí bella. Di una bellezza tutta sua. Aveva i capelli lunghi, mori e colorati di celeste e viola alle punte. Forse un po' troppo azzardato ma a lei e donava. Gli occhi di un marrone scuro tendenti al nero ed un sorriso che sapeva farti illuminare dentro. Non ha una personalità molto solare anche se dovrebbe incominciare ad esserlo un po' di piú con quel sorriso. In realtá credo che noi due apparentemente siamo molto diverse. Lei è molto chiusa e riservata, io anche se se un po' timida non perdo occasione di stare insieme agli altri perchè odio stare da sola. Io mi definisco piú come una voragine di paura, insicurezza e rabbia. Ma in realtá siamo molto uguali due ragazze dagli occhi spenti e dai sorrisi falsi.

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Capitolo 2
*** Così vicini ma così lontani ***


Mi starà pensando intensamente come lo sto facendo io con lui? Lui conosce il mio nome magari mi sta rintracciando… O magari ha anche una ragazza e… Si sa, tipi come lui, di certo non sono mai disponibili. Ma il fatto è che non mi importa, non mi deve importare perché devo andare avanti per la mia strada, la scuola, lo studio e la musica devono essere le uniche cose a cui mi devo dedicare ora come ora. “Signorina Gomez, allora sa la risposta?” Mi distrassi per un minuto e ritornai alla lezione di algebra, esaminai attentamente la lavagna con uno sguardo dispersivo tentando di individuare la soluzione a quella equazione ma l’unica cosa che mi veniva in mente era come mai quando qualcuno distoglie l’attenzione per un istante tutto si deve complicare così tanto. “Ehm…” Mi stavo arrancando e non ero capace di riprendermi. Improvvisamente sentii un fruscio provenire del banco, Demi mi aveva scritto la risposta su un foglietto. Diedi la soluzione. “Complimenti Signorina Gomez, non pensavo fosse così rapida” Arrossii completamente. Mi voltai verso Demi per ringraziarla e lei mi sorrise e mi fece il cenno di guardare alla finestra. Si avevamo uno dei posti migliori, quelli vicino alla finestra. Cercai di affacciarmi ma non vidi niente. Allora lei mi sussurrò di continuare a guardare. ERA LUI. Il senso di vuoto che provavo si è colmato solo al guardarlo negli occhi. Era così bello e stava lì, in piedi, con dei fogli in mano. Sorrisi sbadatamente. Prese uno di quei fogli e scrisse con un pennarello nero “Selena Marie, possiamo rivederci?” Nessuno fino ad ora mi aveva mai chiamato per il mio intero nome, per questo mi arrossisco quando lui lo faceva, infatti non persi occasione di diventare rossa in faccia. Chiesi il permesso di andare in bagno e corsi subito in cortile, poiché la nostra classe è al primo piano e si affaccia proprio sul cortile interno. Lo intravidi accovacciato vicino ad un cespuglio. I nostri sguardi si incrociarono e corsi verso di lui in modo impacciato. Sorrise quasi come un ebete. Si alzò in piedi e mi disse mettendosi una mano davanti agli occhi per coprirsi dal sole “Sapevo saresti venuta” “E come facevi a saperlo...” “Una sensazione, solo una sensazione. Sai come si dice: Se due persone si appartengono, trovano sempre il modo di incontrarsi” Mi tolse il fiato. Non pensavo che un ragazzo come lui sarebbe mai stato davvero capace di farlo, io pensavo più ad un intellettuale, uno che legge libri notte e giorno, che si appassiona alla musica ma che è troppo timido per esibirsi davanti ad un pubblico, ecco, uno come me, invece no. “Allora… Come hai fatto a trovarmi?” “Ammetto che ti ho seguito, però non devi pensar male, se tu incontri la persona giusta per te e ne sei consapevole, non l’avresti seguita anche tu?” Stavamo così vicini che potevo sentire il suo respiro, lento e profondo, scendere ed arrivare fino alle mie guance e poi risalire su. Ero cosciente del fatto che mi stesse guardando negli occhi ma non volevo. Non volevo perché avevo paura di innamorarmi davvero di lui e se mi innamoro è la fine. Distogliendo lo sguardo gli domandai “Allora, sarò mai così fortunata da sapere il tuo nome?!” Non fece in tempo perché mi resi conto che Demi mi stava chiamando dalla finestra. “Sel, devi tornare subito su!” Fuggii il più veloce possibile anche se sentivo il ragazzo implorarmi di restare. “Bentornata, Signorina Gomez, potrebbe dirmi dove è stata per tutto il tempo?” “Scusi, mi ero persa” risposi con la voce tremante ed il cuore in gola per aver corso così velocemente. “Prego ritorni al suo posto” Mi sedetti e feci dei respiri profondi. Demi intanto prese i miei lunghi capelli e iniziò ad attorcigliarli fino a creare una lunga treccia e nel frattempo mi domandò a bassa voce “Ti piace?” “Cosa? Chi? Lui?! No, neanche so il suo nome” “Ho capito… Ti piace…” “Cosa?! No! Lo conosco appena…” “Ascoltami bene, se non ti piaceva non saresti mai scesa giù in cortile solo per parlargli” “Dem, tu sai il suo nome?” “Certamente, ma se lui non ti ha voluto dire nulla, è perché vuole tenere un alone di mistero” “Me lo stava per dire ma non ha fatto in tempo perché sono dovuta andare via, ma ti giuro che sarei rimasta lì per tutta la vita solo se lui me l’avesse chiesto."

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Capitolo 3
*** Un vuoto ricolmato ***


Una settimana. Passó una dannata settimana e non ne sentii piú parlare. Niente. Vuoto totale, in me, e al di fuori di me. Ero come persa, non avevo nessuna notizia, non potevo rintracciarlo perchè non conoscevo il suo nome e nessuno mi poteva aiutare. « Non resta altro che dimenticare ed andare avanti » A scuola non facevo altro che distrarmi ed affacciarmi dalla finestra sul cortile ma non funzionava. "Hey Esse tutto apposto?" "Demi lo sai che sta andando tutto storto perchè continui a farmi questa domanda?!" "Perchè spero che tu me ne parli anche se giá so di cosa si tattra ma non apri mai bocca." "Si, hai ragione, tu lo sai di cosa si tratta. Una persona non puó fare quello che fa e poi andarsene per tornate chissá quando..." "Calmati ora, okay?" Interruppi il discorso mi alzai di scatto e corsi via dalla classe non dando spiegazioni a nessuno sperando che Demi si fosse inventata una scusa credibile per il professore. Corsi, corsi piú che mai, come non feci in tutta la mia vita. Arrivai senza accorgermene nel cortile dove nel frattempo inizió a diluviare come non mai e in pochi secondi ero giá tutta bagnata. Mi sentii aggrappare qualcuno da dietro i fianchi con una forza magnetica da cui non potevo sfuggire. Mi prese. Mi strinse a sé. Poggió la sua testa sul mio collo riuscendo a percepire il suo respiro cosí forte e scandito. Era totalmente impossibile che si trattasse di un estraneo, lo conoscevo da cosí poco tempo ma a me sembrava un'eternitá ed era bellissimo. "Perchè te ne sei andato?" "Non me ne sono mai andato." "Invece si, mi hai lasciata qui, da sola, non avevo nessuno." "Non me ne sono mai andato. Ero sempre qui con te solo che tu non te ne sei mai accorta." "Di cosa stai parlando?" Lasció scivolare lentamente le sue braccia e io mi girai di scatto. I nostri sguardi si incrociarono. Lo giuro, il mondo si fermó in quell'instante. Non c'era piú una ragazza timida e ormai bagnata fradicia dalla pioggia enon c'era piú il ragazzo dall'aria strafottente. Eravamo una cosa unica. Eravamo qualcosa di speciale di indescrivibile. Diciamo che da lí ho iniziato a vivere, vivere come non mai. Era sul punto di baciarmi e speravo non mi avesse risparmiato, ma purtroppo l'ha fatto. "Selena Marie dobbiamo parlare" mi sussurró all'orecchio anche se eravamo solo noi due e poteva urlare quanto voleva ma nessuno poteva sentirci, ma lui no, mi ha sussurrato. "Riguarda ció che è successo durante questa settimana" Subito diventai bianca in faccia e mi stavo proiettando i peggiori film mentali. "Vieni altrimenti ti ammalerai" Ci spostammo dal cortile e andammo sotto la tettoia. Mi prese per mano, me la strinse forte e si tolse la maglia e rimase a torso nudo e mi arrotoló la sua maglietta intorno alle spalle. A mala pena riuscivo a respirare e non sapevo cosa stava succedendo, ed ero agitata, molto agitata. "So che magari non dovrei dirti niente perchè sei quasi un'estranea per me anche se non lo sei veramente e io non sono bravo con le parole." Invece lo era e come. "Tra noi c'è qualcosa. Qualcosa di speciale. Qualcosa di intenso che non voglio rovinare. Perció voglio dirti da subito la veritá. Sono Justin Drew Bieber ho 19 anni e fino a poco tempo fa frequentavo anch'io questa scuola poi c'è stato un periodo buio nellaia vita e la settimana scorsa sono entrato in riabilitazione. Ti prego non fare domande. L'unica cosa che mi ha salvato sei stata tu."

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Capitolo 4
*** Alive ***


Non aprii bocca. Giuro che se in quel momento mi avesse baciata sarei morta. Non emisi né un sospiro, né un gemito. Niente di niente. "Sel non voglio rovinare quello che c'è tra noi due ma... Non puoi neanche immaginare quanta voglia ho di prenderti e portarti vi con me. Di scappare solo noi due. Per sempre." "Che cosa stai aspettando?" "Che ti innamori di me" Volevo scappare. Sentirmi LIBERA. Per una volta in tutta la mia vita. So che c'era qualcosa tra noi due, qualcosa che non ho mai provato con nesun'altro. E quando sto con lui mi sento in grado di poter conquistare il mondo poi lui se ne va mi sento di nuovo rinchiusa in una gabbia. Un circolo vizioso che non terminerá mai a meno che non voglia dare un taglio netto alla mia vita. "Ti prego, andiamocene da qualche parte dove nessuno puó trovarci, solp tu ed io." lo supplicai "Non aspettavo altro" Mi prese la mano me la strinse cosí forte da farmi girare la testa. E mi piaceva. Inizió a correre e io lo seguii sempre stretto a lui. Improvvisamente inizió a piovere. L'odore della pioghia sulla mia pelle. Il respiro affannato. Si fermó. Mi guardó negli occhi. "Non smetterei mai di fissarti" "Non farlo" gli replicai. Non volevo davvero che smettesse di farlo. I capelli mossi mi ricadevano sul viso ormai completamente bagnati dalla pioggia. Delicatamente prese una ciocca e me la pose dietro all'orecchio sinitro. "Promettimi che qualunque cosa accada non mi abbandonerai come tutte le altre." "Oramai non credo piú alle promesse. L'uomo è stato creato per non rispettare le promesse. Io ti giuro, non ti lasceró mai da solo, qualunque cosa accada e se mai lo faró magari sará solo perchè quella sera saró ubriaca, altrimenti mai mi sognerei di lasciarti solo, sei davvero importante." In quel momento i nostri sguardi si incrociarono come la prima volta che ci incontrammo e nella testa mi apparvero tutti i nostri momenti insieme, come flashback, che non se ne volevano andare, erano lí, fissi nella mia mente, costantemente lí. Sotto la pioggia mi prese e mi coricó sulle sue spalle fino alla sua auto ed io per la prima volta mi sentii viva . E poi iniziammo ad amarci, ma ad amarci veramente e me ne sono accorta perchè quando eravamo lí, noi due, nell'auto, non facemmo altro che guardarci negli occhi. I miei occhi erano accesi, erano vivi anch'essi e non avevano paura di amare. La pioggia batteva sui finestrini da dieci minuti ininterrottamente ma io non sapevo dove mi stava portando. Non ci rivolgemmo la parola per l'intero viaggio non so perchè. Poi mi fissó e mi disse "Chiudi gli occhi" E io feci come mi aveva detto ma incuriosita gli chiesi "Jus dove mi stai portando" "Tu chiudi gli occhi e non aprirli, non aprirli finchè non te lo dico" Scese dall'auto aprí il mio sportello e mi prese di nuovo in braccio ma questa volta non sulle spalle. "Ora puoi aprire" "Tu sei totalmente pazzo..." "Di te."

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