Chills

di annies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***



Capitolo 1
*** I ***


s

Hey now, call it a spliff because
I know that you will
oh you bite your friends like chocolate

1.

Kara sa prendersi le proprie responsabilità. Dopotutto, ha pur sempre diciannove anni, una Kelly che ha comprato con soldi del suo diciottesimo compleanno - e con quelli raccimolati in anni e anni di lavoro al bar sotto casa -, un paio di tacchi con cui può pure correre per quanto sono comodi e gli occhiali da sole. Certo, che poi gli occhiali da sole li abbia messi per nascondere le tremende occhiaie causate da ansia e stress pre colloquio l'ha detto soltanto ad Ali, e adesso, stretta in un paio di jeans un po' troppo skinny e con una pelliccia sintetica addosso che le fa decisamente troppo caldo, avrebbe voluto urlarlo a tutto il mondo che sì, è davvero stressata e sì, pensa davvero di non farcela perché così magari quella stupida signorina alla reception la finirebbe di picchiettare le unghie lunghe sul Macbook e l'uomo bizzarro accanto a lei di fare quello strano rumore con la bocca. 
Insomma, è così tanto sbagliato pretendere un po' di sano silenzio? Beh, Kara non è la persona adatta a rimproverare le persone rumorose, dato che tutti con lei, dopo un po', in qualche modo diventano pazzi. Anche Zayn, che la ama ed è la persona più paziente del mondo.
Certo, essere nervosi ci sta, ma esserlo così tanto non è poi così umano, se si considera checomunque l'hanno contattata e che comunque resta sempre una bella soddisfazione: i suoi mille articoli hanno funzionato, e dopo tre mesi, una segretaria - probabilmente la stessa fastidiosa con le unghie laccate - di Interview Magazine l'ha contattata per dirla che , Miss Blanche aveva preso in considerazione l'idea di assumerla come stagista. A tempo indeterminato. 
Ma stagista va comunque bene, perché avrebbe lavorato nel giornale più in di Londra e perché avrebbe avuto la possibilità di andare alle feste spaziali - o almeno, così dicevano Minnie e Louis - al Limelight, un giorno.
«Signorina Wright?» la fastidiosissima segretaria la risveglia improvvisamente dal suo groviglio di pensieri e «si, sono io!» esclama, alzandosi e fingendo un sorriso disinteressato.
In realtà sotto quel disinteresse ci sono le notti passate a piangere in modo nevrotico accanto a Zayn che ha un maledetto sonno ma la stringe perché sa che Kara, soffre di ansia e senza i suoi baci e la camomilla non riesce a dormire; ci sono le pagine di tutti i numeri di Interview che colleziona strappate e ricomposte malamente con lo scotch; ci sono gli occhi contenti di sua madre, di Minnie e di Ali - e sì, in fondo un po' anche di Louis - e lo sguardo fiero di suo padre. 
Questo però, la segretaria non può saperlo, e infatti comincia a masticare infastidita una chewingum alla fragola, in attesa che la "signorina Wright" la seguisse.
«Questo è l'ascensore che porta al tuo piano, che è il piano delle stagiste e di chi si occupa degli affari, delle modelle e di revisionare gli articoli».
La segretaria, che Kara scopre chiamarsi Juli, banale e abbastanza scontato, le sta elencando tutto quello che deve e non deve fare una volta iniziato a lavorare: avrebbe dovuto rispondere a tutte le telefonate per poi passarle gentilmente alla linea 4, avrebbe dovuto fare l'inventario dei vestiti utilizzati per i servizi fotografici, portare la colazione ogni mattina alle nove spaccate - un croissant caldo e un caffè forte con una spolverata di cacao - a Miss Blanche, senza farsi vedere né sentire da quest'ultima e rispondere solo "sì" o "no" se interpellata da qualcuno.
Dopotutto non è affatto difficile - o almeno, così Kara pensa - e magari avrà anche la possibilità di vedere uno dei cappotti dell'ultima collezione di Chanel che adora. Certo, si dovrà svegliare come minimo due ore prima per cercare di non beccare la fila delle otto da Costa, dovrà scegliere accuratamente il tacco e la borsa da abbinare - cercando di non sembrare una barbona - e sicuramente avrebbe visto Zayn molto di meno rispetto al solito, ma almeno ha scelto di fare una cosa che le piace.
«Se cominci così, non ti metti affatto sotto una buona luce» borbotta Juli, camminando - o forse, ondeggiando? - davanti a lei. 
Le mostra i diciotto bagni del piano, le quattro macchinette del caffè che «diventeranno presto le tue migliori amiche!», la porta fino ad una porta bianca, un po' nascosta rispetto alle altre stanze e bussa.
«Edward, caro, sei libero?» starnazza Juli, e quando la porta bianca si apre, facendo apparire un ragazzo alto più di un metro e ottanta, dei meravigliosi ricci castani e una camicia candida abbottonata a tutto punto, Kara crede di stare sognando. E, nonostante l'espressione corrucciata, anche evidentemente scocciata e infastidita, lei ci sta perdendo le penne dietro a quegli occhi limpidi.
«Sai che la mia porta non è mai chiusa. Evidentemente stavo facendo qualcosa, per tenerla com'era, non credi Theresa?» domanda il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli e concedendo un'occhiata solo dopo una manciata di minuti, a Kara, che deve avere proprio uno sguardo interdetto «E questa chi è?».
«Kara Wright, la nuova...» tenta di dire Kara, gesticolando vorticosamente. Tuttavia viene bloccata dopo neanche un secondo proprio da "Edward" «Theresa, sei sicura che sia quella giusta?».
Theresa? Eppure Kara è sicura di aver sentito pronunciare alla fastidiosa segretaria un «sono Juli Halliwell» con la massima sicurezza! E poi, che diavolo vuol dire "quella giusta"? Non è mica una persona su cui avere dei dubbi, lei! E okay che è alta solo un metro e sessanta, che magari le sue scarpe non sono proprio autentiche Jeffrey Campbell e che magari la sua taglia non è la 00 ma se Miss Blanche l'ha preferita a tante altre vuol dire che qualcosa in quella testa c'è e funziona bene!
«Sono Kara Wright, e credo che tu non mi possa giudicare solo attraverso uno sguardo» sorride la bruna, inclinando il capo e guardandolo dall'alto al basso. Chi è lui per dire che Kara non è in grado di fare qualsiasi cosa? Che ne sa lui delle sue notti in bianco a studiare parola per parola milioni di articoli? Che ne sa lui del suo corso di giornalismo e del suo diploma col massimo dei voti? Niente.
«E io sono Harry Styles, supervisore di articoli e stagisti, quindi, tuo superiore».
Il modo pungente in cui pronuncia la parola "superiore" fa rimangiare tutti i pensieri carini che Kara aveva avuto su di lui fino a dieci minuti prima e le fa assumere un'espressione contrita; la stessa che Zayn odia, la stessa che sua madre fa fatica a sopportare e la stessa che mette su quando non le piace qualcuno. 
Ed Harry Styles - o Edward, qualunque sia il suo vero nome - non le piace proprio per niente.
 
 




Non mi dilungo più di tanto perché devo andare a cena fuori! 
Nuova fan fiction che avrà soltanto 10 capitoli. Sarà quindi una fan fiction breve e vi avviso già che né Kara né Harry saranno due personaggi particolarmente facili. Per il nome del giornale e un po' l'ambient ho preso ispirazione da The Carrie Diaries. 
Vi mando un abbraccio e vi lascio con una foto della mia Kara,
Ari

s


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Capitolo 2
*** II ***


s

Are we humar
or are we
dancers?

2.

Harry entra nel suo ufficio, sono le otto in punto del mattino e già capisce che c'è qualcosa che non va: si guarda allo specchio, la camicia è abbottonata che quasi gli fa scoppiare la giugulare, il giubbotto di pelle è leggermente spiegazzato sulle spalle ma non è un problema, perché l'unica cosa che proprio non va è lo sguardo sfatto, le occhiaie profonde e il segno rosso del cuscino sulle guance. Questo perché, come al solito, sua sorella Gemma ha deciso di trascinarlo ad una delle sue stupide serate che cominciano alle tre del mattino, noncurante del mucchio di lavoro che avrebbe dovuto affrontare suo fratello il giorno dopo. No, perché tanto Gemma può andarci a qualsiasi orario, in quella stupida Università che frequenta solo per fare contenta mamma, può svegliarsi anche alle quattro e pranzare alle otto di sera, nessuno le dice niente. Harry, invece, è costretto a svegliarsi ogni volta che quella stupida canzone degli Arctic Monkeys parte e a vestirsi di tutto puto per affrontare decine di modelle impazzite e stilisti isterici.
In più, quel genio del suo capo ha pure avuto la brillante idea di assumere una stagista velenosa e saputella, e Harry di persone velenose ne ha davvero abbastanza. Quella Kara poi - e in fondo non sa perché, dato che l'ha solo vista mezza volta -, non fa che aumentare tutta la sua rabbia repressa; rabbia per le bollette che Gemma si dimentica di pagare, rabbia per sua madre che è in qualche paese sperduto della Papua Guinea con il suo fidanzato aviatore e rabbia perché quella laurea in Arte & Design gli è servita solo per lavorare in un giornale di moda. Sì, magari Interview Magazine è uno dei più famosi dell'Inghilterra, ma la passione di Harry è la musica e il suo sogno è sicuramente il Rolling Stones.
«E tu che ci fai qua?» domanda Harry, notando la figura minuta di Kara, seduta a gambe accavallate sulla poltrona di fronte alla sua scrivania.
Eppure il giorno precedente era stato molto chiaro, non pensava affatto di doverci interagire ancora, con quel fastidioso insetto che Miss Blanche aveva assunto.
«Oggi devo appoggiarti durante il servizio fotografico con Farrah Gustavsson, pensavo lo sapessi!» esclama scocciata la mora, prendendo a osservarsi le unghie smangiucchiate. Se le guardasse con attenzione il viso, Harry intuirebbe i mille insulti che le sta lanciando, e forse noterebbe anche il delizioso neo che ha vicino al naso; ma no, Harry non ama guardare chi non gli sta a genio e questa Kara, o Karrie qualsiasi sia il suo nome, le sembra solo una ragazzina piena di sé.
«Tu non devi appoggiare proprio nessuno, faccio questo lavoro da cinque anni e credo di avere le competenze adatte per fare le cose individualmente» sbotta il riccio, togliendosi il giubbotto per poi appoggiarlo alla sua sedia «potresti gentilmente, adesso, togliere il tuo culo dalla mia poltrona?».
A Kara non viene da piangere - ed è strano, perché di solito quando si innervosisce ha sempre una gran voglia di piangere - ma vorrebbe spaccargli la faccia, vorrebbe saltare sulla sua scrivania e scombinare tutte quelle carte e tutte quelle carpette maledettamente in ordine e vorrebbe gridargli contro quanto fosse maleducato; l'unica cosa che fa, però, è accavallare nuovamente le gambe, portare le mani giunte sotto il mento e sorridergli sorniona. Con chi crede di parlare?
«Senti, io non so perché tu mi odi, ma sembra proprio che mi dovrai sopportare per molto, molto tempo».
Kara non smette di sorridere, perché ha imparato che nella vita chi piange perde sempre e chi ride e chi sfida forse ha una chance in più e lei, di essere perdente proprio non ne ha voglia, soprattutto se questo implica far vincere il suo vanesio ed egocentrico "superiore".
«Senti, Karrie-»
«Kara Wright» lo corregge lei, e subito il viso di Harry si contrae in una smorfia di disgusto misto a nervosismo a cui Kara forse dovrà fare l'abitudine. Dovrà fare l'abitudine anche ai suoi insulti diretti, alla sua acidità e al suo caffè macchiato con due cucchiaini e mezzo di zucchero - non di più - se vuole tenersi caldo quel posto a Interview, e Kara, di farsi licenziare per gli isterismi di un venticinquenne frustrato non ha proprio voglia.
«Qualsiasi sia il tuo nome, la vedi questa faccia?» indica il suo volto stanco, e per un secondo - uno soltanto - il cuore di Kara comincia a ruotare vorticosamente, come la prima volta. Poi si riprende, e torna a guardarlo con la stessa smorfia infastidita di sempre «Beh, non è la faccia di uno che vuole avere a che fare con una stagista spratica, quindi sei pregata di uscire dal mio ufficio».
«Styles, sembri una donna mestruata, hai vent'anni-»
«Venticinque, e sono un uomo»
«Sei comunque isterico. Che ne dici se dico a Juli che hai bisogno di una valeriana? Secondo me dovresti cominciare a farne uso, dicono faccia miracoli!» esclama Kara, passandosi le mani sulle ginocchia e alzandosi in piedi, mettendosi quindi di fronte ad Harry, arrivandogli praticamente a pochi centimetri di distanza.
«Dovresti imparare a non sfidarmi, ragazzina, ricorda che posso farti licenziare in ogni momento, e per adesso sei proprio sulla buona strada» le ricorda Harry, poggiandole una mano sulla spalla e costringendola a puntare verso la porta.
«Sei proprio un'isterica, Edward» Kara imita Juli e il suo accento terribilmente americano ed esce dalla porta candida dell'ufficio di Styles, portandosi dietro il suo programma e un sorriso soddisfatto.
Non deve affatto appoggiare Harry per quel servizio fotografico, ha ricevuto l'incarico soltanto di fare l'inventario delle Jimmy Choo arrivate, ma la soddisfazione di avergli dato fastidio è ancora più piacevole di guardare qualsiasi paio di décollete.

Quando Gemma si sveglia, Harry è in cucina a preparare un piatto di maccheroni con il sugo dei quali ha trovato la ricetta su internet. Ha la pagina di Google aperta e una vecchia signora italoamericana che parla con un accento tremendo. Anche se non lo vede in viso, Gemma sa già che quella per Harry non è stata una giornata facile e sa già che il suo umore non sarà dei migliori, soprattutto perché lei si è svegliata così tardi e non ha fatto neanche la metà delle cose che avrebbe dovuto fare quella mattina.
«Hai dormito bene?» domanda il riccio, non voltandosi verso di lei ma mantenendo un tono piatto, come se in qualche modo la volesse rimproverare di qualcosa. E in effetti così è, perché Gemma è un po' la pecora nera di casa Styles - come Anne, del resto - e perché non ha proprio voglia di sprecare la sua vita stando dietro a doveri che l'annoiano.
«Harry, perché non prendi le cose più alla leggera, cazzo? Stai sempre a rimproverarmi in qualche modo, e non dire che non è così perché stavi per farlo!» dice Gemma seccata, sedendosi su una sedia vicino
«Gemma, fammi il favore, stai zitta»,
Ad Harry non piace parlare con sua sorella. Non sa neanche perché ci esce il venerdì sera, in realtà. Non condivide quasi nulla della vita di Gemma: non approva neanche il suo fidanzato alto due metri, pieno di tatuaggio e con un dilatatore da far paura. Odia tutto della vita di sua sorella e la cosa che gli fa più rabbia è che non riesce e non riuscirà mai a farla cambiare.
Intanto però Harry non può far altro che stare zitto, preparare la pasta al sugo e sperare che sua sorella non faccia mai qualcosa di troppo sbagliato. Può soltanto fuggire dal mondo, scappare, e rifugiarsi in un guscio fatto di rabbia e di ermetismo. Non ha una brutta vita, non vive sotto i tetti né muore di fame, ma non c'è niente di più orribile di fare un lavoro che odi, con persone che detesti e di vivere con una sorella che è praticamente un vegetale; e se ci aggiungi poi che una fastidiosa stagista ha deciso di starti tra i piedi Harry ha proprio ragione di essere stressato.

Zayn apre la porta di casa e Kara è sul divano, con il Macbook sulle gambe e uno yoghurt alla vaniglia poggiato sul divano, ancora chiuso. Poggia le chiavi di casa sul tavolo all'ingresso e sorride, sfregandosi le mani. Non vede la sua ragazza da quasi ventiquattro ore e non vede l'ora di accoccolarsi con lei di fronte Grey's Anatomy - oggi inizia la nuova stagione!
«Buonasera!» esclama lui, afferrandola per le guance e dandole un bacio sulla fronte «Andato bene il primo giorno di lavoro?».
Kara gli sorride, chiudendo il computer e si alza verso di lui, lasciandogli un bacio sulle labbra; in momenti come quello ha solo bisogno di Zayn, una copertina di pile e trenta yoghurt alla vaniglia. E' davvero troppo stressata.
«Ho dovuto fare l'inventario di un milione di scarpe appena arrivate, preparare otto caffè, rispondere a quaranta telefonate e correre da Costa per un muffin ai mirtilli. Tutto questo mi fa pensare che sono un'idiota e forse il lavoro di cameriera da Mac Donald's faceva più per me!» si lamenta Kara, abbracciando il suo ragazzo e stringendolo forte. L'unica, l'unica sicuezza della sua vita.
«Presto diventerai la direttrice, ne sono sicuro!» dice ridendo Zayn, e intanto cerca di sfuggire al suo sguardo, perché anche lui, come un po' Gemma Styles ha mille segreti che Kara non sa e che non deve sapere.



Buonasera a tutte ragazze! Devo dire che per la prima volta sono soddisfatta del mio lavoro :)  ho rivisto il primo capitolo, poco fa e ho visto che è un po' pieno di errori, al più presto lo sistemo, giuro! Beh, spero stiate capendo comunque, il corso della fan fiction: Harry ha un caratteraccio, è difficile ed arrabbiato con il mondo .. ma in fondo .. AHAH non ve lo dico! Entrano in "scena" anche altri due personaggi, Gemma e Zayn, che avranno molto in comune. Entrambi nascondono ualcosa, di cosa potrebbe trattarsi? Provate ad indovinare!
Spero vi piaccia la mia Kara, il mio Harry e la storia in generale. Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo!
Un abbraccio,
Ari

s

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Capitolo 3
*** III ***


s

One love
two mouths

3.

Harry Styles non odia il suo lavoro. Più che altro forse, non lo apprezza quanto dovrebbe e forse a volte preferirebbe essere nel suo letto a dormire che a supervisionare servizi fotografici e scrivere articoli di cui non gli importa niente. 
Quello che odia - ed è davvero un odio viscerale - è stare seduto di fronte a Miss Blanche, la sua crocchia di capelli grigio perla e le sue mani nodose sotto il mento. La direttrice di Interview Magazine non è un'affascinante londinese di trent'anni, Harry ama più definirla una vecchia appassionata di moda che dovrebbe rassegnarsi e andare in pensione; certo, non è la più raffinata delle descrizioni, ma secondo lui è davvero così, e ad Harry i mezzi termini non piacciono particolarmente. 
In ogni caso, se già Harry odia essere di fronte a Miss Blanche, figuriamoci se accanto a lei troviamo un'arrogante, piccola e viziata ragazzina con l'accento del sud che inspiegabilmente è diventata stagista da appena un mese. Tremendo.
«Allora - comincia Blanche, e già ad Harry viene l'orticaria perché odia il tono della sua voce e sa che sta per dirgli qualcosa di poco piacevole - vi ho fatti venire perché, anche se la signorina Wright è qui da poco, date le sue capacità, ho deciso di mandare entrambi alla fashion week che inizierà lunedì prossimo!».
E se da un lato c'è Harry che ha cominciato a muovere nevroticamente il ginocchio su e giù perché è nervoso, odia le settimane della moda e odia le stagiste egocentriche, dall'altro c'è Kara che sta per piangere perché lei, a Somerset House a volte ci va per ammirare da lontano quello che desidera di più in assoluto. Certo, Zayn qualche volta gliel'ha detto che potrebbe risultare ridicola agli occhi degli altri, ricconi e ben vestiti che non devono lavorare nei posti più squallidi per permettersi la nuova collezione di Burberry che, Dio, è meravigliosa, ma a Kara non importa e continua ad osservare le facce delle pesone con gli occhi a cuore.
«Non so come ringraziarla di questa possibilità, Miss Blanche, non la deluderò! Il mio articolo le piacerà sicuramente» dice decisa, senza neanche pensare molto a quello che aveva detto. Già si immagina con un paio di Manolo Blahnik ai piedi e quel cappotto Max Mara che ha sempre sognato, seduta tra le prime file magari accanto a Victoria Beckham o a Gisele Bundchen e le scende quasi una lacrima.
«Perché dovrei andarci con lei?» domandò saccente Harry.
Kara arriccia il naso e pensa che adesso, se non davanti a loro non ci fosse Miss Blanche, le sue unghie laccate Chanel e il suo sguardo arcigno, gli avrebbe dato un calcio sugli stinchi con il suo tacco dieci.
«Se vuoi tenerti il posto, devi farlo, non che ci siano molte altre possibilità» Miss Blanche sorride e Kara è sicura di aver sentito il suono dolce della vittora. Avrebbe voluto correre da Zayn a dirgli che lei, Kara Wright, per una volta nella sua vita aveva vinto davvero ma purtroppo è lì, a reprimere la sua voglia di prendere a calci quell'insopportabile del suo superiore.
«Perché non mi mandi con Juli? Sono sicuro che-»
«La Halliwell è una segretaria, Edward, ci sarà pure un motivo. No?» domanda retorica Blanche, e, con un gesto leggero incinta i due ragazzi a sparire.
Harry adesso è arrabbiato. E no, non solo perché tutti in quella stupida redazione sembrano amare il suo secondo nome orrendo, ma perché avrebbe dovuto condividere del tempo, troppo tempo, con una persona che detesta tra l'altro senza un apparente motivo.
«Credo che mi dovrai sopportare per un po'!» Kara sorride e Harry no, non vorrebbe picchiarla perché lui è un uomo educato, ma vorrebbe vederla fuori da Interview in meno di un secondo.
Perché non basta che Gemma l'abbia svegliato tre volte per sapere cosa si sarebbe dovuta mettere e sua madre che non chiama da due settimane! C'è anche Kara ed Harry si sente in uno squallido telefilm americano.
«Sei contenta, adesso?» sbotta il riccio, e d'improvviso, anche oggi il colletto della camicia è troppo abbottonato e vorrebbe strapparsela di dosso. La guarda, e dietro quello sguardo da angelo, dietro quegli occhi che sono scuri ma profondi, Harry vede che Kara sorride ed è come soddisfatta del suo nervosismo. La guarda e vorrebbe nascondersi perché è come se lei gli scavasse dentro.
Harry odia chi riesce a comprenderlo. Odia chi con uno sguardo nota che i suoi occhi non sono poi così limpidi, odia chi potrebbe capire che a volte piange, quando ormai è buio e sotto le coperte nessuno può sentirlo.
Lo odia perché in vita sua non ha mai visto un paio d'occhi come quelli di Kara, nessuno, con nessuno mai ha avuto questa terribile sensazione alla bocca dello stomaco e adesso vuole fuggire da lei, dal suo sorriso debole.
«Perché mi odi? Non ti ho fatto niente di ma-»
«Fammi il favore, devo ritornare a lavorare» non la fa neanche finire di parlare, perché la paura di essere scoperto è più grande di quella di risultare scontroso, che tanto è la cosa che gli riesce meglio in assoluto.
«Tu mi odi» continua Kara, che vorrebbe stare accanto a lui per ore anche se reprime questa voglia con l'odio. L'odio perché la prima parola che lui le ha detto è che non è abbastanza. E Kara, di persone che le dicono che non è abbastanza ne ha conosciute fin troppe, e forse questo, da uno con gli occhi limpidi come quelli di Harry non se lo aspettava.
«Io non ti considero, che è ben diverso. Quindi, se vuoi scusarmi» sorride perché si è appena reso conto di essersi comportato come una checca isterica, ma Harry vuole scappare e rintanarsi nel suo ufficio a non fare niente. Non vuole più stare di fronte a lei e di fronte alla sua espressione inquisitoria.
«Certo, Styles, certo».
Kara parla e si ascolta da sola, però, dato che Harry è già seduto sulla sua poltrona movibile, con la testa tra le mani e tanti, troppi pensieri ad opprimergli il cervello.

Ryah a volte si sente fuori posto.
Si sente fuori posto e inadeguata soprattutto adesso; e non importa se quello che dorme accanto a lei si chiama Zayn Malik ed è un suo compagno delle elemantari. No, non importa semplicemente perché il letto su cui sono sdraiati non è il suo e di solito ci dorme una delle sue più care amiche. E lei lo sa che se Kara dovesse scoprirlo finirebbe molto, ma molto male, però Zayn ha quelle labbra e quegli occhi che, Dio, lasciamo perdere, e tutti i pensieri negativi volano via.
Se ci si pensa bene, in fondo è comodo evitare i problemi, è comodo comportarsi da persone pigre e fare di tutto per non farsi scoprire. E non importa se Kara poi ci starà male, ma male davvero, perché intanto io sto bene, giusto?
Giusto. Ryah lo sa che è giusto. Lo sa perché è Zayn che glielo ripete ogni singolo giorno, sotto le lenzuola. Forse lui lo ripete più a sé stesso che a lei, perché è profondamente convinto di amare Kara più della sua vita ma non è abbastanza: se lo fosse, avrebbe mai bisogno di vedere Ryah in ogni momento possibile? No.
Anche Zayn, mentre stringe il corpo di Ryah, a volte si sente tremendamente fuori posto e anche Zayn, come Ryah continua a pensare ad altro per evitare il problema.
Magari, anche Kara lo tradisce. No, Kara no.
Forse le piace qualcuno a lavoro, ecco perché fa sempre tardi, la sera.
No, Kara no.
Kara è sincera, e si è sentita male da morire quando è inciampata nello sguardo di Harry Styles, il primo giorno. Non è come Zayn. Zayn adesso stringe Ryah e chiude forte gli occhi e vede nero.
Perché le fa questo? Non è abbastanza?
Forse Zayn, sei tu che non sei abbastanza.



Buongiorno ragazze! Come state? So che il capitolo è un po' pieno di roba e magari vi siete confuse o quel che è. Spero solo che si capisca che Harry sta cominciando a provare qualcosa di strano nei confronti di Kara: lei è pur sempre una bellissima ragazza e lui ha un passato travagliato e un presente ancora peggio! Sente in qualche modo che lei lo capisca, che con gli occhi loro siano in grado di comunicarsi qualcosa.  Poi! Entra in scena un nuovo personaggio, Ryah! Sarà presente nel corso della fan fiction, ma rivestirà sempre un ruolo marginale, più o meno (ancora devo decidere).
Come vi sembra? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah, ringrazio tutte per aver messo tra le seguite/preferite/ricordate questa fan fiction e per aver recensito in 3 lo scorso capitolo, vuol dire molto per me :)
Vi mando un bacio,
Ari

d 



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Capitolo 4
*** IV ***


s

It's all in
my head

4.

Scegliere tra un cappotto Versace e uno Burberry non è poi una cosa molto semplice, soprattutto se si è Kara Wright e se si è emozionatissimi come quest'ultima. Le tremano le mani, letteralmente.
Ha torturato Zayn e Ryah per tre giorni interi e adesso, davanti a Somerset House, con un milione di fotografi e un milione di star di fronte a sé sta crepando d'ansia. Alla fine, ha optato per il cappotto di feltro di Burberry caffelatte e per un outfit non troppo elegante né troppo casual, con un paio di Jimmy Choo dieci centimetri e un sorriso un po' troppo smagliante. La sua pancia fa rumori strani che solo lei - fortunatamente  - è in grado di sentire e sta aspettando quell'antipatico - ma tremendamente attraente - di Harry Styles, in ritardo come al solito. 
Durante quelle prime settimane di lavoro a Interview Magazine, Kara aveva scoperto come quest'ultimo fosse un ritardatario cronico: la porta del suo minuscolo ufficio si chiudeva sempre un'ora dopo l'orario di apertura della redazione e da lì non proveniva mai alcun suono. Harry non usciva mai dal suo covo, forse perché le persone del giornale non gli stavano a genio, forse perché pensava - e questo era quello che Kara ipotizzava - di essere semplicemente al di sopra di tutti e di non dover, per questa ragione, comunicare con altro essere vivente. Kara aveva anche capito che non sapeva farsi il nodo della cravatta e che  portava ogni cinque minuti - quelle poche volte che usciva per bersi un caffè - le mani al collo per non farsi vedere dai colleghi, probabilmente per paura di essere deriso da tutti quegli elegantoni. 
La mora sbuffa perché le sue mani tremano ed Harry non si degna di venire. Forse lui è abituato a vedere Kate Moss camminargli davanti, forse non fa neanche più molto caso ad Alexa Chung che indossa un paio di Louboutin mozzafiato, ma lei no e sta per bestemmiare in cinese perché ha un disperato bisogno di Zayn. 
«L'hai rubato dal guardaroba di Miss Blanche, quel cappotto?» improvvisamente, un Harry Styles in un completo grigio Armani con una camicia candida compare nel suo campo visivo; un'espressione tra l'infastidito e il divertito e i capelli ricci tenuti in modo disordinato. 
Kara per poco non gli casca ai piedi: se solo non fosse Harry Styles, se solo non fosse così antipatico, se solo lei non volesse quasi ucciderlo. C'è da dire che Styles è davvero un bel ragazzo, e Kara l'ha notato sin dal primo momento. Certo, il suo fare altezzoso e le sue labbra contrite sempre in quell'espressione urticante gli tolgono gran parte del fascino, ma resta comunque davvero affascinante.
«E tu? Ti credi un modello Calvin Klein o che altro?» domanda lei, sprezzante, guardandolo da capo a piedi e facendo roteare gli occhi. Perché diavolo deve sempre essere acido come una donna isterica? Kara non riesce a capirlo, ma decide immediatamente che non si sarebbe fatta rovinare una delle giornate più belle della sua vita per colpa sua.
«Chi ti dice che io non lo sia stato? Sei proprio ingenua!» Harry la guarda con uno strano luccichio negli occhi e comincia a camminare davanti a lei, non curandosi quasi di doverle affiancarsi.
Miss Blanche non gli aveva raccomandato altro: Kara è ancora inesperta, deve stare sotto la tua supervisione.
Mentre cammina a passo spedito, con Kara - presumibilmente - dietro, gli capita di pensare che in effetti oggi è particolarmente bella, con i boccoli a incorniciarle il volto e le labbra rosse strette in quella linea dura. Kara non gli ha sorriso, ed Harry è abbastanza divertito, perché ha ingaggiato una lotta senza un apparente motivo; sì, gli sta ancora tremendamente antipatica, e non vuole rischiare di celarle la sua anima - e lei sarebbe in grado di farglielo fare - ma è innegabile come ormai cada nei suoi occhi ogniqualvolta gli capitasse, rigorosamente di nascosto.
Quella ragazza, nonostante l'acidità e l'assurda e continua voglia di primeggiare e di competere, l'ha come stregato, e adesso Harry vive anche con quest'altra sorta di tortura. Certo, lui è strano, si interessa sempre di persone che sa essere in qualche modo pericolose, è irascibile con chiunque e forse non è in grado di amare.
«Senti, capisco che tu non indossi un tacco dieci, ma potresti, per favore, non correre così tanto?» stramazza lei, un paio di metri più indietro del riccio che ride sommessamente, nascondendosi con la manica della giacca.
«Dai, Wright, non mi dire che non sai correre sui tacchi!» esclama Harry, affretando il passo e sfuggendo alla miriade di paparazzi sulla strada.
«Styles, se ti prendo ti faccio a pezzi» borbotta lei, e, come se non fosse in mezzo ad una massa di vip, si toglie le Jimmy Choo e comincia a correre verso il ragazzo, ancora ignaro della figura becera che staranno per fare.
«Coglione» lo afferra per una spalla, tirandolo a sé. Se lo ritrova in meno di un minuto praticamente ad un centimetro, e si sente tanto, ma tanto stupida con i tacchi in mano e le guance rosse un po' per il freddo un po' per l'affanno.
Harry si gira, con ancora la sua mano sulla schiena, e le punta gli occhi verdi addosso: per un secondo, per un solo secondo, non la guarda con disprezzo, non le sorride nemmeno però. Semplicemente la guarda, e in fondo pensa a quanto sia carina con il naso che un po' cola e con i collant che cedono.
«Wright, che figura stai facendo fare al nostro giornale? Rimettiti quelle scarpe, siamo a Somerset House, non al parco giochi vicino casa» dice duro, dandole un colpetto sulla spalla come per incitarla a mantenere il contegno e continua a camminare verso l'interno.
Adesso sì, che Kara si sente davvero ma davvero stupida.

Due ore e mezza di camminate, gambe lunghe e scheletriche, camicette griffate e vestiti che magari Kara non avrà mai e ha ancora gli occhi a cuoricino. Aver visto due delle sue modelle preferite e il fashion designer di Burberry le ha quasi fatto dimenticare la brutta figura delle scarpe davanti ad Harry e all'intera Londra bene, anche se, muovendo il piede, sente la smagliatura della calza sotto la pianta.
Proprio Harry adesso sbadiglia, senza curarsi di mettere la mano davanti alla bocca e Kara reprime la voglia di tirargli un calcio sugli stinchi: prima aveva criticato un suo gesto, avventato sì, ma non maleducato, e adesso sbadiglia liberamente come un cavernicolo? Non riesce e non riuscirà mai a capirlo.
«Sei proprio irrispettoso» dice tra sé e sé lei, scattando una foto con l'iPhone ad una modella e sperando un po' che non l'abbia sentita.
«Ma nei confronti di chi? Quattro anoressiche che non mangiano cibo solido da una vita?» Harry ride, e Kara ora vorrebbe ucciderlo.
Di nuovo.
Perché Miss Blanche le ha affibiato questo compito? Okay, avrebbe potuto anche far andare un'altra ragazza, un'altra stagista al suo posto! Anche se la fashion week londinese è davvero uno degli eventi più belli e importanti del mondo della moda, Harry, con il suo comportamento scostante e lunatico sta rovinando tutto.
«Ma fammi il piacere, non hai rispetto neanche di te stesso» Kara lo dice anche se però non ci ha pensato davvero.
Forse Kara non lo sa che non deve mai parlare di lui, non lo sa che tocca un tasto dolente e non sa neanche che diventa rigido. Forse riesce a percepire il movimento quasi invisibile del suo ginocchio e la sua mascella che si contrae; magari Harry sta cercando di non dire qualcosa di cattivo o di fare cose strane nel bel mezzo di una sfilata importante.
Autocontrollo. Self-control.
Harry l'aveva imparato in uno di quei tanti corsi di buone maniere che sua madre Anne gli aveva propinato da bambino e non l'aveva più dimenticato.
Autocontrollo.
Harry stringe i pugni e si convince sempre di più di non poterle stare troppo vicino.
Autocontrollo.



Buonasera ragazze! Spero stiate tutte bene e che abbiate passato un buon weekend! Io non tanto e per di più ora ho anche mal di stomaco, quindi non ne parliamo. Beh, che dire? Sono ritornata con questo capitolo (lo so, per la prima volta in vita mia sto postando in modo decente) che è un po' per l'ennesima volta confusionario e non soddisfacente. Che ne pensate voi di Kara ed Harry? Io li adoro. Se non si fosse capito, Harry ha molti problemi. Non nel senso che è malato o cose del genere, semplicemente ha problemi di autostima, di "rispetto verso sé stesso" .. un po' di complessi dovuti alla sua situazione un po' disastrosa e fredda.
Kara invece è .. esplosiva, come sempre.
Fatemi sapere che ne pensate :)
Un bacione,
Ari

s





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Capitolo 5
*** V ***


s

It's going
down

5.

Kara ha sempre pensato che partecipare ad eventi come la fashion week, come le sfilate Burberry o Ralph Lauren che siano, fosse divertente, eventi elettrizzanti e carichi di emozioni, ma dopo cinque estenuanti giorni di chiacchere, sorrisi un po' falsi, il sedere quasi appiattito dalle scomode sedie e la troppa vicinanza con il suo capo, ha cominciato a immagazzinare l'idea che no, forse non è poi così divertente.
Sono cinque giorni che non vede come si deve Zayn, cinque giorni che non gli prepara la cena ma mangia una mela al volo e si mette a letto come se avesse faticato in miniera, cinque giorni che non accende il pc per controllare le mail e cinque giorni che non chiama sua madre o sente Ryah; e tutto ciò è anormale.
«Ti stai distraendo. Potresti perderti i preziosissimi bottoni placcati in oro della nuova collezione!» esclama Harry, dando una gomitata a Kara e risvegliandola dai suoi pensieri malinconici. A volte rimpiange il fast food e l'aria di fritto, anche se poi si rimangia tutto quando si guarda i piedi e nota due preziose Manolo.
Certo, il fatto che Harry Styles, l'essere più fastidioso e lunatico del pianeta, sia costantemente accanto a lei, non è affatto un vantaggio del suo lavoro, ma sin dal primo giorno ha capito che farselo piacere è l'unico modo per sopravvivere là dentro. Certo, il piacere è tutta un'altra cosa, ma ignorarlo non è poi così male. 
«Styles, come ti ho ripetuto più volte, preferirei che non interagissi con me» sbuffa la mora, portando la mano destra sotto il mento e facendo roteare gli occhi.
Harry nei giorni precedenti, aveva cominciato a rivolgerle qualche strana attenzione, ovviamente sempre facendo commenti sprezzanti o cose del genere, e Kara si era un attimino stranita: perché dal nulla aveva cominciato a parlarle?
Le pizzica il fianco e sorride sornione, in fondo, anche se non lo ammetterà mai neanche a sé stesso, gli piace stuzzicare Kara, gli piace il suo naso che si arriccia e la sua permalosità esagerata.
«Sei la mia schiava, non puoi non parlarmi» le sussurra il riccio, ridacchiando e facendo solo infuriare di più la ragazza.
Harry si diverte, si diverte e pensa anche che, se sposta l'attenzione su altro, e non su sé stesso forse riuscirà a sfuggire alle interpretazioni di Kara. Cinque giorni prima l'aveva stupito, zittendolo con un discorso sul rispetto nei propri confronti e da allora ha solo pensato di non esporsi troppo.
«Eh, ti prego, non sei divertente» Kara sta cominciando a stufarsi delle continue ironie di Harry e il suo unico desiderio - seppur incredibile - è quello di togliersi le decollete killer, mettersi il suo pigiama antiestetico e infilarsi sotto le coperte con Zayn. 
«Credo ti stia squillando il telefono, tesoro» Harry le sorride e le indica il display illuminato all'interno della sua borsa, ancora semi aperta.
«Non chiamarmi tesoro, sembri un idiota» dice, afferrando l'iPhone «anzi, veramente lo sei proprio».
«Forse stai sbagliando persona, parli di te stessa per caso?» ancora quel sorriso e Kara ha ancora voglia di spaccargli la faccia.
Eppure a volte sente qualcosa. Sente una sensazione strana, alla bocca dello stomaco, e sì, lo sa che non vive in un telefilm sdolcinato, ma non riesce a fare a meno di pensarci. Già, è strano come Harry, i suoi occhi e il suo sorriso magnetico a volte le ingarbuglino il cervello così tanto che quasi non le sembra neppure di essere in sé. Insomma, lei odia Harry, ed Harry odia lei, allora perché continua ad arrossire involontariamente - nessuno glielo fa però mai notare - ogni volta che lo vede e ad arrabbiarsi per qualsiasi cosa che le dice?
No, non è possibile. Non può minimamente provare attrazione - o qualsiasi altra cosa sia - verso uno spocchioso, irascibile ragazzetto di un paio di anni più grande di lei che si ostina a chiamarsi suo capo e a credersi più in alto di chiunque altro. E poi c'è Zayn: non ha mai neanche lontanamente immaginato di provare interesse verso altri se non Zayn Malik, e anche adesso, se ci pensa, scuote la testa e afferra il telefono senza ripensamenti. Sul display c'è una Z seguita da un cuoricino blu e sa che Harry la sta prendendo in giro mentalmente.
«Perché non rispondi?»
«Saranno anche fatti miei, Styles?» 
«Che c'è, hai litigato con il tuo super fidanzato perfetto?» domanda puntiglioso lui, lasciandola un attimo di stucco: come diavolo fa a saperlo?
«Potrebbe anche essere mio fratello, per quanto ti riguarda»
«Ma non lo è!»
«Puoi farti gli affari tuoi una buona volta?» e il telefono ancora squilla.
Il telefono squilla e a Kara sudano le mani perché sa che Zayn odia quando non risponde al telefono; e lo odia perché la crede in difficoltà, magari in pericolo e si preoccupa sempre inutilmente. Sempre. 
«Io mi faccio gli affari di chi voglio, Wright, dovresti saperlo» Harry le è un po' troppo vicino, e adesso, anche quella stupenda camicia retrò Jenny Packham scompare se la confronta a quei maledetti occhi furbi «avanti, rispondi».
«Sei solo un invadente» a Kara sembrano passati più di dieci minuti dalla sua risposta e si sente soltanto immensamente ridicola. 
Spegne l'iPhone senza smettere di fissarlo sprezzante e lo rigetta in borsa, cercando di concentrarsi sulla sfilata e su Lily Aldridge - una delle sue modelle preferite in assoluto - a pochi centimetri di distanza da lei. Lo guarda solo quando è sicura di non essere altrettanto fissata, e cerca di capire cosa mai gli possa passare per la testa: Kara è sicura che ci sia qualcosa di tremendamente brutto nel suo passato o qualcosa che magari da bambino l'ha in qualche modo ferito. Tutte le persone che sembrano totalmente sicure poi si rivelano essere le più fragili, e Kara sente che Harry è così, lo percepisce dal suo sguardo fugace e dai suoi occhi che celano sempre quel velo di tristezza mi
sta a rabbia che la stupisce sempre un po'.
«Z non si arrabbia?» domanda all'improvviso, spezzando il religioso silenzio riuscito ad ottenere in quel buon quarto d'ora.
«Edward, io credo che tu debba pensare ai tuoi problemi, non ai miei» 
«Io non ho nessun Z a cui tener conto, però!» si difende lui, alzando le mani e facendo risaltare i suoi muscoli ancora poco definiti. Odia quel cappotto verde di velluto che ha messo oggi, ma forse odia ancor di più come questo gli risalti maledettamente gli occhi. 
«Ma chi ti prende, Styles? Hai troppi segreti» e lo dice ancora con troppo menefreghismo, con troppa poca attenzione per accorgersi dello sguardo buio di Harry, dei suoi pugni che si stringono e del suo respiro accelerato.
Non ha dei segreti. Harry ha delle ombre.
E ha delle ombre che purtroppo nessuno ha mai cercato di dissipare; neanche Gemma, neanche Anne e neanche Nick, che era il suo migliore amico. Già, Nick.
Prova l'istintiva voglia di alzarsi, camminare in mezzo a tutta quella gente annoiata e urlare, urlare. Urlare perché, Dio, ha trovato una persona che senza volerlo sta scoprendo ogni lato del suo schifoso carattere e lui cerca solo di allontanarla; ma resiste, e resiste perché Kara è una bambina, ancora, e lui non può più combattere.
«Non dirmi che te la sei presa» Kara gli dà una gomitata, ma stavolta Harry non è pronto. Non attutisce il colpo.
Gira lo sguardo e semplicemente guarda meccanicamente i piedi di altre venticinque modelle e tre modelli. Non nota la delusione negli occhi di Kara, le sue mani che si annodano e i suoi occhi che diventano pesanti. Nota soltanto che forse il suo cuore sta cominciando a battere in maniera anormale, che sente freddo alle punta delle dita e che forse qualcosa sta lentamente cambiando.
Ingranaggi che schricchiolano.

Gemma odia tornare a casa e non trovare il pranzo o la cena che siano, pronti. Lo odia perché lei va all'Università, non lavora in uno stupido giornale per ragazzine frivole e magari studia invece di andare a delle sfilate di moda per finocchi. Si, perché sia lei che sua madre pensano questo dell'occupazione di Harry: lui avrebbe dovuto studiare, avrebbe dovuto fare giurisprudenza e prendere il posto di Robin, il suo patrigno. Ma no, siccome Harry è sempre stato strano, sempre con le sue paure, gli occhi rossi del giovedì notte e Nick che non c'è, ha deciso di prendere una strada che non lo porterà a nulla.
Posa il mazzo di chiavi sul mobile dell'ingresso e sospira, gettando la borsa sulla prima poltrona. Si sente davvero stanca. Stanca di questa instabilità perenne, stanca di Londra e della vita frenetica che conduce. 
Le manca Holmes Chapel, il verde del Cheshire e la tranquillità di quel piccolo paesino inglese. Londra è una metropoli che potrebbe anche staccarsi dall'intero Regno Unito; trovi gente di tutte le etnie, di tutti i paesi, e gli inglesi, amanti del silenzio, delle parole dette a bassa voce e del thé caldo delle cinque, forse stanno imparando ad odiarla un po'. Soprattutto Gemma.
Si lascia cadere sul divano, mettendosi le mani sulla fronte e pensando a quanto vorrebbe scappare da quella casa apparentemente perfetta ma le cui mura, le cui fondamenta, le sembra che si stiano sgretolando pian piano. 
Harry, si sta sgretolando pian piano. E forse sono l'assenza di Nick, l'allontanamento repentino di Fizzie e la partenza di Anne che stanno agendo passivamente su di lui; Gemma non lo sa, ma sa che qualcosa deve cambiare perché suo fratello cominci a vivere una vera vita lontano dal suo musone e dalle sue strane convinzioni.
Lo sa che il cervello di Harry è ingrovigliato come le cuffie del suo iPod. Lo sa.
E forse lo sa anche lui stesso, che dovrebbe imparare a sorridere di più, ad amare di più, a ricominciare.
Già, ricominciare.



Beh, eccomi qui ragazze! Sono tornata - forse un po' in ritardo - con questo capitolo che in realtà non mi piace particolarmente. Tuttavia ho deciso di pubblicarlo ugualmente perché secondo me qui ci sono informazioni velate particolarmente importanti su Harry che man mano comincerete a capire.
Spero vi piaccia, anche se è cortino e poco interessante, da un certo punto di vista. Nick è un personaggio fondamentale nella vita di Harry, e no, non c'è assolutamente nessuna traccia di un eventuale amore o robacce simili, quindi accantonate ahah 
Vi mando un bacio e vi ringrazio, perché ho saputo che la mia storia sta avendo una "critica" positiva ahah ed è tutto merito vostro!
Ah, ho cominciato a scrivere una nuova long che mi prende molto, la pubblicherò quando finirò Noel. Non vedo l'ora di sapere che ne pensate.
Ari

s




 



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Capitolo 6
*** VI ***


s

I want the world
in my hands

6.

Ryah ha una tazza di English Tea in mano, una borsa preda da Topshop con i saldi al fianco e una Kara un po' troppo agitata di fronte. Le sta raccontando tutto di quel lavoro che ha cominciato da ormai quasi un mese e Ryah, si sente un po' in colpa ma non sta ascoltando da una decina di minuti.
Quel bar sotto casa è il loro ritrovo da più o meno sei anni: si conoscono dalle scuole superiori e dopo scuola, dalle quattro alle sei di pomeriggio loro e le altre si riunivano sempre lì, tazze e brioches alla mano e tante chiacchere.
Adesso, e Ryah un po' non se lo spiega, tutto è cambiato e non le sembra più il posto speciale che era prima; e neanche Kara che parla e gesticola e fa facce buffe la fa più ridere come una volta. E forse perché lei e Zayn si stanno cominciando a vedere con più frequenza e i sensi di colpi stanno cominciando a roderle il cervello. Forse perché non può più guardare in faccia la sua migliore amica senza pensare agli occhi scuri del suo fidanzato e al suo sorriso grande.
Forse perché dovrebbe dirglielo e lei lo sa.
«Non mi stai ascoltando, vero?» domanda infastidita Kara, la bocca sporca di zuchero a velo e crema di nocciola e le sopracciglia inarcate.
«Scusa, ho perso il filo» ammette Ryah, alzando le mani.
Colpevole. Beccata.
«Ma si può sapere che diavolo hai? E' già un po' che non mi parli come si deve. Hai novità che ancora non mi hai detto?» insiste la bruna.
Kara proprio non ha capito perché Ryah ha quello sguardo incerto, non lo sa ma ha capito che ha voglia di dirle qualcosa, che in qualche modo si sente insicura e in pericolo: lo legge dai suoi occhi che sono diventati un po' lucidi e dalle sue mani che si contorcono e si annodano. Conosce Ryah da troppo tempo.
«No, Kiki non ho niente, davvero» si scusa lei, sorseggiando il suo tea e cercando di non guardare l'amica negli occhi.
«Ma vuoi mentire a me che sono la tua migliore amica?»
«Piuttosto perché non mi racconti di quel tuo capo interessante?»
Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.
«Perché è di questo che ti ho parlato nell'ultimo quarto d'ora» dice seccata Kara; ha ormai capito che Ryah nasconde qualcosa e ha solo voglia di alzarsi, pagare e andare a casa. Odia le persone false, soprattutto se ad essere false sono persone a cui tiene particolarmente.
«Te ne parlerò quando mi sentirò pronta, okay?» si arrende Ryah, pensando a quanti danni ne sarebbero conseguiti.
Avrebbe perso Zayn.
Avrebbe perso Kara.
Avrebbe perso tutti i suoi amici e la dignità.
Prezzo troppo alto.
«Perché non puoi parlarmene ora? E' una cosa così grave?» insiste Kara e già quasi scoppia dalla rabbia. Perché tutti in questi giorni hanno deciso di renderla la vita difficile? Harry Styles che comincia a parlarle e a scherzare con lei come se fosse una sua amica, Ryah che decide di fare la strana e Zayn scostante e troppo protettivo. Che cosa sta succedendo?
«Non ho voglia e non saprei neanche come spiegartelo».
Ryah si è alzata dal sedile rosso del pub, ha preso la borsa di Topshop e si è spostata i capelli lunghi e ricci tutti su di una spalla. Ryah è bella ed affettuosa, ma adesso sta scappando dalla sua migliore amica e la delusione di Kara cresce.
«Ryah, non chiamarmi domani. Non avrò voglia di sentirti» Kara sorride amareggiata e guarda la sua migliore amica fare un cenno d'assenso - un po' sbigottita in realtà - e sparire in pochi minuti per le vie di Londra.
Fa aderire la schiena alla superficie liscia del sedile e rimugina su quello che è appena successo: davvero la sua migliore amica le ha appena negato fiducia? Davvero anche quest'ennesimo rapporto sta subendo cambiamenti? Non ne può più, Kara, di cambiamenti. Durante l'ultimo anno si è trasferita due volte - la prima volta, ad Oxford Street l'avevano praticamente buttata fuori -, ha cambiato quasi cinque volte mestieri e ha litigato con troppe, troppe persone. Che sia sbagliata lei? Che abbia Kara Wright qualcosa di fondamentalmente scorretto? No.
Lo squillo del telefono interrompe i suoi pensieri negativi. Certo, leggere Harry Styles  sullo schermo non è poi incoraggiante, ma decide di accettare la chiamata solo  per cercare di non pensare più a Ryah e ai suoi casini vari.
«Cosa diavolo vuoi?» sbraita, appoggiando i gomiti sul tavolo.
«Non si risponde così al proprio capo!» esclama Harry. La voce roca, una risata un po' troppo bassa e magicamente Kara si rende conto di stare immaginando la sua espressione.
«Non è giornata, Styles, se vuoi parlarmi, fallo velocemente»
«Sei mestruata?»
«Non sono mestruata»
«Allora vieni in studio che ho delle scartoffie da parte di Miss Blanche da consegnarti. Si porta l'anima da ore!» Harry ha sempre il potere di far saltare i nervi saldi di Kara in mezzo secondo e adesso, proprio lei è convinta di poter esplodere da un momento all'altro.
«Ma sono vicino a Primrose Hill, non ce la farò mai!»
«Veloce!»
Harry chiude la telefonata e Kara lo vuole uccidere - come sempre. Lo vuole uccidere perché lei desidera solo il suo letto caldo e un'insalata di zucca, non lavorare con l'antipatico e lunatico Harry Styles - forse.


Il palazzo di Interview Magazine, quando la luna è quasi alta nel cielo e i lampioni cominciano a scaldarsi non è imponente e spaventoso. Kara ha addosso quelle scarpe con il tacco da tutta la giornata - partecipare alla fashion week non è poi così piacevole alla fine - e la sua pianta del piede sta cominciando a strepitare.
«Vaffanculo, Styles» borbotta tra sé e sé prima di chiamare l'ascensore e entrarvi, mettendosi a braccia conserte e guardandosi allo specchio.
Certo, è abbastanza un disastro. Ha i capelli spettinati e rovinati dalla perenne umidità, il mascara che non ha ritoccato e il rossetto che è scomparso per via delle brioches che ha mangiato neanche una mezz'ora fa.
Ma cosa dovrebbe importarle? Come se dovesse vedere Zayn e non il suo capo spocchioso ed arrogante.
Kara sbuffa e scende al quarto piano. L'unica luce del piano proviene dallo studio di Harry, per il resto, il buio e il silenzio totale. Né una musica di sottofondo, né la luce dello studio di Miss Blanche; a malapena il respiro di Harry e il rumore dei tasti del suo iMac. Niente di più.
«Ma che stai facendo? Ti stai preparando per un funerale?» domanda Kara scherzosa, aprendo la porta dello studio di Harry e con uno strano sorriso involontario in viso. Che lui le facesse qualche strano effetto era ormai assodato, nonostante lei non volesse ammetterlo a sé stessa.
«Wright».
Harry è seduto davanti alla sua scrivania, sulla poltrona in pelle nera e ha le mani congiunte sotto il mento. L'espressione non è quella che Kara aveva immaginato al pub di Primrose Hill e infatti il suo sorriso si spegne quasi subito.
«Devi darmi qualcosa?» Kara cambia subito atteggiamento, perché ha capito che lo sguardo di Harry non promette niente di buono e sinceramente ha perso tutta l'allegria e l'adrenalina che un po' le si era sparsa in corpo.
«Tieni, queste cose sono da firmare e da portare alla segretaria di Calvin Klein. Trovi il numero e l'indirizzo sul retro del fascicolo» il riccio parla e si alza dalla sedia per porgerle i fascicoli di cui avrà bisogno Kara.
Pochi passi verso di lei e sono già a pochi centimetri.
Pochi centimetri.
Pochi millimetri.
Il ritmo accelerato del cuore ma il nervosismo che aumenta.
Perché Harry si sta avvicinando così tanto?
Le sue labbra, i suoi occhi, il suo naso, le sue guance, la sua pelle.
La sua pelle, le sue guance, il suo naso, i suoi occhi.
Le sue labbra.
Vicine.
«Che stai facendo?» domanda Kara e tutto si interrompe.
Scompaiono gli occhi socchiusi di Harry e la sua espressione improvvisamente meno dura. Scompare il suo fiato sul suo collo e il cuore che corre.
«Scusa» dice lui, allontanandosi bruscamente e dandole le spalle. Kara è abbastanza sicura che Harry si sta vergognando e non poco. E si, è difficile da ammettere ma lei lo avrebbe baciato se solo il pensiero incessante di Zayn, del suo sguardo deluso non le attanagliasse il cervello.
«Devo andare, Harry» dice soltanto, dandogli le spalle a sua volta e cercando di fuggire da quello studio che si è fatto troppo stretto.
Le manca il respiro.
I suoi occhi erano troppo vicini e le sue mani bruciavano sui suoi fianchi.
Perché?
Harry è bipolare e Kara ne è abbastanza certa.
Ma no, Kara, ma che stai dicendo. Harry è semplicemente solo.
Tremendamente solo.



Allora, se devo essere sincera, questo capitolo mi fa abbastanza schifo. Volevo mettere questa scena - vi ricordo che la storia sta tipo per finire - che nella mia testa era un po' più decente ma che è risultata obrobriosa. Vi giuro, ho riscritto l'ultimo pezzo una decina di volte ma non mi è uscito ninete di meglio. Perdonatemi.
Harry sta cominciando ad aprirsi ma contemporaneamente a chiudersi.
Di Ryah che ne pensate? Io la odio da morire, infatti la faccio troppo antipatica, me ne rendo conto AHHAHA fatemi sapere, insomma! E scusatemi per il ritardo.
Un bacione,
Ari

s






 

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Capitolo 7
*** VII ***


s

We would be
one

7.

Kara si sveglia a fianco a Zayn e non si sente sbagliata. Okay, forse non si sente completamente a posto, ma non si sente sbagliata. E no, non importa se Harry ha degli occhi troppo verdi e se il suo cuore ieri ha rischiato di esplodere. Kara al fianco di Zayn non si sente sbagliata perché Zayn è suo da anni e Zayn è famiglia.
«Buongiorno» dice lui in un sussurro.
Finalmente Kara apre gli occhi e si concentra sul suo profilo scuro.
Perché non riesce a non pensare a quel paio d'occhi, a quei ricci disordinati e a quella voce calda? Perché, adesso, con Zayn a un centimetro, con Zayn contro il petto, non riesce a non pensare a come sarebbe svegliarsi al suo fianco?
«Buongiorno, amore» risponde, accennando un sorriso che in fondo tanto sorriso non è.
Odia essere in errore. Odia sentirsi in colpa e odia ferire Zayn.
In realtà odia proprio ferire la gente, Kara. Lei è buona, ti sa dare una mano ma anche tutto il braccio, ti regala sorrisi e il suo cuore.
«Non stai bene?» le chiede lui, che la conosce troppo bene.
In realtà anche Zayn Malik non sopporta l'idea di ferire Kara, la sua ragazza da tanto, troppo tempo. Non sopporta l'idea di vederla piangere per un suo stupido - e ripetuto - errore e ogni tanto, quando ha Ryah tra le braccia non fa che maledirsi.
«In realtà...» e forse Kara è troppo sincera e vuole svuotarsi dal senso di colpa che la divora.
Certo, in fondo non l'ha tradito fisicamente, ma il suo cervello non fa altro che elaborare la figura snella di Harry, le sue mani grandi, le sue parole pungenti e le sue labbra piene vicine alle sue.
Non fa altro che ricordargli quanto sarà dura lavorare ancora insieme a lui.
Perché?
Io ti odio, Harry.
Ti odio dal primo giorno di lavoro.
Ti odio perché mi hai giudicata e ti odio perché non sei nessuno per farlo.
Ti odio perché in fondo io ti ho capito sin dall'inizio e forse - ma solo forse - potrei starci io, con te.
Potrei renderti meno solo.
Perché io lo so che tu sei solo, Harry. Lo so che la sera ritorni a casa e c'è solo la televisione spenta e il tappeto in ordine ad aspettarti.
«Che succede, Kara?» ripete Zayn, che già gliel'ha ripetuto un paio di volte e che forse sta per confessarle tutto.
Non può vederla così. Non riesce a credere che lei si sia in qualche modo insosettita.
Si, perché Zayn crede che Kara si sia insospettita; crede che abbia scoperto dei messaggi nascosti nel suo iPhone e della roba in bagno spostata da Ryah.
«Se è perché io...» Zayn boccheggia.
Zayn perde qualche battito quando vede gli occhi di Kara farsi lucidi.
«No, Zayn, tu non hai fatto niente» dice lei, mesta, stringendosi ancor di più al suo petto e serrando forte le palpebre.
Forse, se chiudo gli occhi è già domani mattina.
Forse, se chiudo gli occhi, Harry scompare e le braccia di Zayn sono ancora le sue.
Forse, se chiudo gli occhi, lavoro ancora da Mc Donald's.
«Hai trovato i messaggi?» Zayn non ce la fa più, gli occhi grandi e profondi di Kara sono colmi di lacrime e lui si sente crollare di fronte a quelle pozze vitree.
Kara però, inaspettatamente, resta zitta.
Ammutolita.
Di che cosa stai parlando, Zayn?
Perché mi tieni nascosti dei messaggi?
Quali messaggi?
«Messaggi?» domanda lei, dopo dieci minuti abbondanti.
Zayn lo sa, che quando Kara resta in silenzio per più di pochi secondi c'è qualcosa che non va. E forse allora, il problema non è che Zayn si sente con Ryah, il problema non è rappresentato da qualcosa fuori posto.
Forse c'è qualcosa di più.
Allora Zayn prova a stare zitto, perché il silenzio è l'unica cosa buona da fare. Il silenzio potrebbe consentirgli di uscirne pulito perché ha sbagliato e sta continuando a farlo.
«Zayn, quali messaggi?» domanda ancora una volta Kara, districandosi dalla presa del ragazzo e guardandolo fisso negli occhi neri.
Nero.
Vuoto.
Messaggi.
«Zayn» la sua voce è ferma. Ferma come gli occhi di Zayn al soffitto, ferma come anche il cuore di entrambi e ferma come l'orologio che segna le 09:46.
«I messaggi di Ryah».
Le mani le tremano un po' e le palpebre ancora una volta si chiudono. E adesso, solo per un momento, non ha importanza il viso di Harry che subito affiora, ma soltanto quello di Ryah un po' troppo vicino a Zayn.
Il mondo forse adesso vorrebbe spaccarlo.
«Kara, ascoltami, fammi parlare» e anche se Zayn ancora non le ha spiegato nulla, Kara ha capito dal riflesso del suo sguardo. Già se li immagina, insieme, spogli dei loro vestiti, il letto è quello sul quale lei è adesso.
Magari Ryah, la sua migliore amica, ha anche dormito sulla sua porzione, forse ha usato la sua tazza preferita per il tea la mattina e forse ha lasciato le Jeffrey Campbell sotto il letto.
E lei non se ne è mai accorta.
Kara torna a casa tardi, magari con i sensi di colpa per i pensieri su Harry e Zayn ha già toccato un'altra, ha già abbracciato un'altra.
Non si alza neanche velocemente, fa tutto con estrema lentezza. Non lo guarda, non lo guarda perché il pensiero di averlo accanto la disgusta e perché se solo pensa a quelle lenzuola le viene da rimettere.
Non si prende la briga neanche di mettersi un paio di jeans: si infila le Nike rosa shocking che usa per correre, un Montgomery e lo lascia lì, tra le lenzuola stropicciate, con ancora il segno della sua testa sul cuscino.
Zayn magari adesso spacca il lettore dvd e vorrebbe tanto piangere perché...
perché Kara ama la domenica mattina,
Kara è sempre stata entusiasta delle stelle che si riescono a vedere dal tetto del loro appartamento,
Kara non può andare via.

Quando Harry, invece, si sveglia, ha in testa tremila dubbi e si sente ubriaco. Si, è decisamente strano perché non beve già da due settimane - e ne è fiero, per una volta - e perché ieri notte è andato dritto a casa, dopo aver...
Kara Wright è il suo primo e inaspettato pensiero. Un po' non capisce perché abbia dato retta al suo istintio e non al suo cervello, perché abbia provato a baciarla e perché non abbia provato invece ad imporsi.
Gli amici di Harry sanno quanto lui sia scostante, freddo, a tratti poco piacevole e con pochi sorrisi da mostrare. Gli amici di Harry sanno anche, però, che se comincia a voler bene davvero, poi scalda i corpi.
E Kara forse un po' di colore l'aveva cominciato a sentire: Kara s'era scaldata il primo giorno quando si era arrabbiata; s'era scaldata quando le loro mani alla fashion week si erano scontrate; s'era scaldata quando i loro occhi si erano incrociati e s'era infiammata quando l'aveva avuto a pochi millimetri.
E se anche non sa tutti i segreti di Harry, tutte le ombre, tutte le macchie del suo scontroso carattere, lei un po' si sente in grado di capirlo.
Kara le persone le capisce al primo colpo.
Non sbaglia mai.
Forse si sente un po' Edward Cullen, forse legge un po' i pensieri - magari! - e forse già si immagina a fianco di Harry e si immedesima.
«Harry sei sveglio?» la voce di Gemma è ancora più isterica del solito e già Harry ha voglia di rimettersi sotto le coperte a leggere quel libro di Palanhiuk.
Il riccio mugugna qualcosa, e quando sua sorella appare dalla porta della sua camera si sente un po' sprofondare.
«C'è qualcuno alla porta per te? Ed è vestita in una maniera improponibile, quindi falla sparire perché non mi piace».

La vede con un paio di Freerun ai piedi, una coda di cavallo un po' sfatta e gli occhi inespressivi di chi ha provato un forte dolore. Non ha pianto, perché  Harry sa che Kara è una ragazza forte e non piange mai.
Harry sa anche che vederla dopo ieri notte non è un bene per le sue coronarie e sa anche che non lo è nemmeno il bacio che lei gli ha dato.
Le mani si intrecciano, i nasi si scontrano, i respiri si fondono.

Soli non siamo più.



Buon pomeriggio a tutte voi! Sono tornata sempre con un po' troppo ritardo, ma sono tornata quindi dovreste perdonarmi ahah scusate se non ho risposto alle vostre recensioni ma sono stata molto impegnata con la scuola e non ho avuto neanche il tempo di scrivere mezzo rigo. Oggi è sabato e, con un po' di buona volontà ce l'ho fatta a scrivere un capitolo decente e devo dire che mi piace anche parecchio :)
Come ho già detto più volte, la storia è quasi alla sua fine, mancano gli ultimi 3 capitoli e forse un epilogo, ma non ne sono poi molto sicura.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se non ritenete che questa fan fiction sia demente.
Vi mando un bacio grande,
Ari

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Capitolo 8
*** VIII ***


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Tra nuvole
e lenzuola

8.

Quando Kara apre gli occhi - è di nuovo mattina, ha di nuovo mal di testa - un profumo inusuale le arriva dritto al cervello e si sente improvvisamente rigida. Si gira su un fianco, prova ad appoggiarsi al cuscino un po' troppo alto e un po' troppo duro, a serrare le palpebre per riaddormentarsi ma no, quel raggio di sole che filtra dalle tapparelle, quel profumo insistente, il bianco che acceca, non riescono a farle prendere sonno e quindi, un po' impacciata si gira.
E lo vede.
Vede Harry con le ciglia lunghe, gli occhi stretti, le labbra rosse schiuse, i ricci scompigliati e un russo leggero ed impercettibile.  Un improvviso tremito le scuote le ossa e forse, ma solo forse, comincia a sentirsi un po' a disagio, scombussolata. Lo guarda dormire per sessanta minuti, non uno più, non uno meno: Harry apre gli occhi e il cuore di Kara comincia a correre impetuoso.
L'orologio segna le undici del mattino, il sole è ormai alto su Londra anche se lei non riesce ancora a vederlo e Gemma Styles è uscita da dieci minuti per andare all'Università. Lo sa perché ha sentito la porta sbattere e ancora prima un penetrante odore di pane tostato.
Nonappena Harry apre gli occhi verde meraviglia a Kara viene istintivo di stringere il coprimaterasso e conficcarci dentro le - poche - unghie. Lei ha ancora i capelli arruffati, le occhiaie di chi ha appena scoperto di esser stata tradita e il profumo di Harry intriso addosso - non indossa mica una delle sue magliette, vero?
«Ma che ore sono?» domanda Harry, e forse Kara si pente di essersi lasciata andare a sentimenti tanto evidenti. Dopotutto, cosa può pretendere da Styles? Un buongiorno caloroso con tanto di colazione a letto?
«Le undici, idiota» risponde lei, girandosi sull'altro fianco e dandogli le spalle.
Non parlano per circa un quarto d'ora: Harry fissa il soffitto, con le mani sul ventre, i piedi che un po' sporgono dal letto troppo corto e il corpo che freme per via della presenza di Kara.
Kara, con le mani giunte sotto la guancia, le ginocchia piegate come fosse in posizione fetale e il broncio, vorrebbe alzarsi e andarsene, anche se in fondo starebbe ore soltanto ad accarezzarlo. Ancora preferisce non pensarci, a tutto quello che è successo solo la mattina prima, perché ha già pianto, ha già urlato e ha già fatto la scena tragica. Non ce la fa a pensare a Zayn e Ryah insieme, quindi sceglie di non farlo, di concentrarsi piuttosto sull'ultimo articolo da riscrivere.
«Certo che sei proprio suscettibile, Wright» mormora Harry spezzando il religioso silenzio.
Quando quest'ultimo le cinge il fianco con il braccio e le sfiora le ossa sporgenti del bacino con le dita, Kara rischia di avere una sincope.
«Se sei così scontroso ogni mattina, non troverai mai nessuno con cui stare»
«Intanto la qui presente snob ha occupato più di metà del mio letto, stanotte!» esclama Harry di rimando, dandole un buffetto sulla schiena e soffiando una risata.
Kara starebbe ferma in quella posizione per tutto il giorno. E anche quelli dopo.
E quelli dopo ancora.
Immagina proprio in quel momento come Miss Blanche possa essere arrabbiata non vedendo nessuno dei due in studio, come Ryah stia cercando di chiamarla inutilmente, come Zayn stia comprando un mazzo di cento rose rosse a vuoto.
«Ma se sei tu che dormi come un elefante» inizia lei, offesa «e russi pure!»
Harry si alza puntellandosi sui gomiti, le arriva ad un centimetro.
I ricci di lui quasi ricadono sulla fronte di Kara e già lei comincia ad iperventilare. Kara, tu sei forte, non ti lasciar abbindolare da un qualsiasi Harry Styles.
Kara, non farti abbracciare.
Kara, non farti baciare.
Kara.
Non. Farti.
Baciare.
Ed è già troppo tardi anche per una dura come Kara, è già troppo tardi per chi ha il cuore di ferro come Harry ed è giù troppo tardi per due che come loro sono sangue ed ossa.
Sangue ed ossa che si amalgano.
Ed è un bacio di quelli che un po' ti fanno male, di quelli che ti trasportano in un'altra dimensione, di quelli che le labbra un po' si spaccano.
Un bacio che Kara forse ha desiderato dal primo momento e che Harry ha sicuramente desiderato dal primo secondo.
«Come hai fatto a finire nel mio letto? Io non lascio dormire con me le psicopatiche!» esclama lui, staccandosi dalle sue labbra e prendendo a baciarle il collo seguendo una linea immaginaria.
I punti di una retta che non finisce.
Mai.
«Di psicopatico qui ce n'è uno solo, e credo si chiami Harry» Kara non sorride, ma appoggia le mani sul petto del riccio e aspetta.
Aspetta con gli occhi chiusi che Harry la baci ancora, e ancora, e ancora.
Ancora.
Harry non parla, sa solo che forse un po' lo ringrazia Zayn, forse un po' però si dà la colpa perché se non fosse stato per il suo atteggiamento del cazzo la stringerebbe già da più tempo.
«Quanto sei antipatica»
«Zitto»
E stringimi.

«Sai, a volte ci penso a com'era prima di venire qui. Ci penso perché un po' mi pesa abitare in questa grande città, chiuso in una camicia Ralph Lauren che neanche mi piace dietro ad un'inutile scrivania. Ci penso perché non sono riuscito a concludere  niente di tutto quello che ho amato - e amo - fare. Neanche da piccolo, quando ho chiesto a mio padre di pagarmi la scuola di musica, lui ha voluto accontentarmi: il calcio, il calcio sì che è una cosa importante. E a me però non piaceva, rincorrere quella palla, sudare in quel modo e condividere la mia settimana con quei miei compagni stupidi e privi di alcun interesse al di là dello sport. Io, crescendo, cominciavo ad appassionarmi sempre di più. Rolling Stones, Beatles, Pink Floyd e tutti i più importanti artisti del passato.»
«Un giorno, quando i miei si erano già separati da qualche anno, ho chiesto a mia madre di poter andare ad un concerto a Brighton. Avevo sedici anni, ma Kelly, Dan e Yuri sarebbero andati in treno. Perché io non avrei potuto? Neanche quella volta mia madre - neanche Gemma, mia sorella, mi era stata molto d'aiuto - aveva acconsentito. Purtroppo, fino ai miei diciotto anni le mie assolute priorità sono state solo ed esclusivamente lo studio ed il calcio.»
«Mio padre avrebbe voluto che io diventassi avvocato penalista, come lui, mentre mia madre avrebbe voluto che cominciassi a studiare economia. Gemma decise di venire a studiare qui, a Londra, anche per stare con il suo ragazzo e io la seguii. Mia madre ne fu contenta, ma a mio padre disse che ero anch'io lì per studiare. Legge. Mio padre pensa che io stia per diventare un avvocato, e invece lavoro in uno stupido giornale di moda.»
«Ho finito tutte le mie lacrime da bambino, versate sulla mia perenne insoddisfazione e sui voti che hanno cominciato a scendere sempre più. Mi sono costruito da solo, ho formato una corazza impenetrabile, un po' perché non ho più rivisto mio padre dalla mia ultima partita di calcio, a circa quindici anni. Lui era lì, sugli spalti, con la cravatta verde e i pugni sulle ginocchia. Ero così contento.
Dopo dieci minuti lui era già andato via, lasciando al suo posto un gelido sedile vuoto. Forse è da quel momento che ho iniziato a non piangere più».

Harry si appoggia a Kara ed è già pomeriggio, quando finisce di raccontare.
Lei lo stringe forte, quasi fosse lei, la più forte, e chiude gli occhi ancora una volta.



buonasera ragazze! so che sono in tremendo ritardo (ormai inizio sempre così i miei commenti ai capitoli) ma ho dovuto studiare un sacco - quest'anno è andata così! - e non ho mai avuto tempo - e voglia, devo essere sincera - di dedicarmi a scrivere fan fiction.
spero che lo sfogo di Harry vi sia piaciuto, io ho amato scriverlo. so che magari non è una scusa plausibile per tutta questa insicurezza/aggressività, ma a me piace così, spero di non deludervi troppo.
un bacione,
ari

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Capitolo 9
*** IX ***






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I'm a mess right now,
inside out

9.

L'aria è fresca, un timido e pallido sole ha appena salutato Londra e Kara già ascolta Frank Ocean sulla metropolitana. La sera prima ha fatto tardi, è rimasta da Harry e gli ha accarezzato le guance fino a screpolarsi quasi la pelle delle mani. Da quando quasi ogni sera restano insieme, a tenersi come se fossero – e lo sono – tremendamente fragili entrambi, a leccarsi le ferite che fanno male anche se quasi cicatrizzate, a darsi quei baci che non finiscono mai, Kara sta bene ed Harry, possibilmente, ancora di più. 

«Ti ho detto mille volte di non chiamarmi mentre sono in metropolitana! Sai che ascolto la musica e mi secca risponderti!» Kara ha la voce già squillante alle sette e mezza e la gente si stupirebbe di sentire il contrasto che fa con la voce di Harry. Calda, avvolgente, roca e misteriosa; un po' come lui, che da quando ama Kara è diventato meno scontroso e leggermente più sorridente. 

«Perché te ne sei andata così presto?» domanda, e subito Kara vorrebbe trovarsi lì, incastrata al suo corpo, con le gambe intrecciate a quelle lunghe e sottili di lui e con la testa sul suo petto. L'aria, in casa Styles, sa ancora del profumo pungente – e un po' troppo dolce – di Kara e delle brioches calde che ha portato il fidanzato di Gemma: si è quasi rassegnata, la maggiore degli Styles, ad avere sempre Kara in casa, e ormai le fa anche abbastanza simpatia. 

Sul vagone della metropolitana, invece, Kara decide di non respirare troppo perché è sicura di aver visto un uomo fare la pipì dieci minuti fa, in un angolo, e qualcuno ha assolutamente deciso di non farsi la doccia, stamattina. 

«Perché il tuo braccio mi perforava le costole e perché sicuramente ieri a pranzo, in mensa hai scelto di nuovo il piatto con i fagioli» si mette una mano davanti alla bocca, un po' per non farsi sentire dal tizio accanto a lei che sembra un maniaco, un po' perché le conversazioni che fa con Harry sono loro e basta. Non c'è speranza che un terzo possa inserirsi tra di loro. 

Tecnicamente, non hanno mai parlato di un'effettiva relazione, loro due, ma il sentimento, la connessione dei loro cuori, tutto è molto più forte di una semplice definizione. Harry Styles guarda Kara Wright ogni giorno, e ogni giorno si convince ancora di più: la guarda premere sbadatamente i tasti dell'iMac di Miss Blanche, cercare di preparare qualcosa di commestibile per poi bruciare tutte le padelle di casa sua, farsi le trecce o truccarsi seguendo i tutorial su Youtube. 

Kara non è costante in niente, sbaglia ogni tre per due e non fa ancora i conti con le dita, ma per Harry è tremendamente importante e l'ha capito subito. Lo ha capito perché ha ricominciato ad emozionarsi, ha ricominciato a sentire quello strano formicolio sulla punta delle dita, quell'ansia che ti mangia vivo. E la guarda, non fa altro che guardarla anche mentre dorme, con i capelli scuri che le si appiccicano sulle labbra umide e con le gambe che si flettono per un improvviso incubo. «Amore» dice, quasi inconsciamente. 

«Cosa hai detto?» Anche Kara sente di amarlo. Sente di amarlo in ogni piccola parte del suo corpo, anche se a volte le capita di pensare a Zayn, di pensare a quanto l'abbia amato o a quanto la quotidianità con lui era ormai per lei essenziale. Harry però, sin dal primo momento, ha saputo riempire le crepe del suo cuore, asciugare le sue lacrime amare e sopportarla quando ci fosse bisogno. 

«Lascia perdere, sei troppo insensibile per capirlo» Harry ride perché ormai l'ha capito anche da solo che con Kara certe cose non si dicono, che lei è ancora ustionata dall'esperienza precedente. Lo sa però, che ha capito. E sa bene anche che ha fatto centro, sa che è diventata rossa di colpo e sa che lo riempirà di baci la notte, quando crederà che lui stia dormendo. 

«Vieni a lavoro o mi lasci affrontare la tua amica Judi da sola?» scherza, lei. «Si chiama Juli, lo sai benissimo, ci lavori da quasi tre mesi e no, non mi piace neanche un po' e non ti lascerò da sola» la rassicura lui, scuotendo il capo perché conosce Kara da relativamente poco ma ai suoi occhi è già un libro aperto. «Guarda che ti lascia biglietti strani, nei cassetti della scrivania! Tu non li leggi perché lo faccio sempre io al tuo posto, però te lo giuro che...» 

«Cos'è che fai tu?!» «Non farmi parlare di queste cose davanti a tutti, Harold. Ti giuro sulla mia prima Louis Vuitton che ti scrive bigliettini rosa!» esclama lei, anche infastidita dalla reazione del ragazzo. Kara non è mai stata una persona particolarmente gelosa. Beh, di Zayn si fidava ciecamente e lui l'ha ripagata tradendola con la sua migliore amica, ma questi sono piccoli dettagli; il fatto è che di Harry, Kara, non riesce affatto a non essere gelosa, possessiva e tremendamente fastidiosa. Non ci riesce perché lo sente solo suo, come se fosse proprietà privata. «Chi ti ha autorizzato? Non puoi mica toccare la mia scrivania, tu!» Non possono ancora condividere la stanza, ma da un paio di settimane anche Miss Blanche ha capito che i suoi due dipendenti non sono più solo colleghi, e se la ride con le mani nodose sotto il mento e un caffè bollente alla sua destra: lei adora quando a Interview Magazine succedono queste cose. 

«Ma non è questo il punto, Styles! Ti dico che devi stare lontano da quella Halliwell perché ti fa gli occhi dolci» 

«Allora tu non dovresti affatto parlare con Tristan, o con Cameron o con chissà chi, secondo questo tuo principio!». 

Le discussioni, con Kara non finiscono mai, ma Harry ama anche questo di lei: non si stanca mai della sua voce, che via via si alza sempre di più e si fa sempre più squillante; non riesce affatto a non ridere quando lei si arrabbia e... Kara, parliamo per sempre perché con te accanto io non ho più paura davvero.

Quando Zayn la sera torna a casa, la vede ancora seduta sul divano con una tazza di tea inglese in mano e la coperta di pile addosso. 

Probabilmente guarderebbe Breaking Bad o, più semplicemente, la nuova puntata di Pretty Little Liars, ma lui sarebbe contento comunque, anche se quel telefilm per ragazzine gli ha sempre messo un'ansia terribile. 
Zayn torna a casa e ormai non trova più lo spazzolino da denti rosa riposto male sullo scaffale sopra al lavandino, né il dentifricio senza tappo. Torna a casa e i capelli sulla spazzola sono scomparsi, come scomparsi sono anche i suoi cereali dietetici al frumento.
Ormai Zayn Malik si è svuotato della sua essenza, per uno stupido sbaglio ha capito di aver perso la sua felicità e adesso non fa altro che mangiare robe fritte del cinese scadente sotto casa, con una birra in lattina e tanti pensieri tristi in testa. Ha comprato un paio di bombolette spray per dipingere le pareti della sua stanza – Kara non glielo ha e non glielo avrebbe mai lasciato fare - ma non le ha neanche aperte perché non fa altro che immaginarsi la sua espressione contrariata. C'è ancora la collezione di Vogue che non ha osato toccare neanche con un dito e la copia delle sue chiavi di casa sul tavolino di vetro dell'ingresso.
Da sua madre sa che adesso Kara torna a casa sua, ma trascorre giorno e notte da quello che molto probabilmente è il suo ragazzo ma che lei definisce un collega. Zayn adesso vorrebbe soltanto darsi un pugno e farsi cadere tutti i denti che ha in bocca, ma non può far altro che mangiare i suoi involtini primavera e piangere nel silenzio di camera sua, abbracciato al cuscino di lei, dove ancora un po' del suo profumo è rimasto. 
La ama ancora da impazzire, e sì, è un uomo stupido perché ha capito di farlo soltanto dopo averla persa ma purtroppo adesso, l'unico a stare male è solo lui. Kara torna, torna perché senza di te la casa fa schifo.

Torna perché io, senza di te faccio davvero schifo.



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