Hikari no Kami

di Alia_chan
(/viewuser.php?uid=4294)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** 18.2 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

 

 

Sangue, devastazione, morte...

Le parole che preferiva fra tutte.

Di fronte a sé vedeva solo il rosso, quel colore abbagliante lo circondava. Ciò che aveva davanti era il suo capolavoro personale, lui era il macabro pittore che aveva fatto tutto questo.

Tutto era infuocato, le fiamme lambivano la vegetazione dando la luce adatta a tutto ciò che lo circondava. Il sangue nemico che macchia la sua preziosa spada, suo pennello personale che aveva permesso di creare tutto questo. 

Lo avevano invocato e lui era lì per giocare con loro a quel gioco di morte.

Il mortale ai suoi piedi si contorceva di dolore sulla terra bagnata del suo stesso sangue e dalle sue stesse carni. Le sue grida erano troppo acute e agonizzanti, gli davano fastidio.

Affondò l’enorme spada, la sua Tessaiga, nel petto dell’uomo, riducendo in poltiglia con un movimento rapido tutti gli organi vitali presenti l’ì dentro e l’uomo stesso. Seccato, si girò nuovamente verso il suo spettacolo notando che finalmente stava arrivando l’alba.

Lui era lì, stava facendo quello che più amava nella sua vita.

Sorrise, presto sarebbe arrivata un'altra ondata di esseri inutili ad alimentare la sua opera: non c’erano ancora abbastanza cadaveri intorno a lui, per non parlare del fatto che lui preferiva veder il sangue schizzare via dal corpo piuttosto che vederlo a terra immobile.

Delle grida di uomini che si lanciavano l'un l'altro come carne da macello diede conferma ai suoi pensieri e poco dopo li vide.

La Guerra era un’Arte.

Si mise in posizione mentre vedeva dei folli che osavano sfidarlo, sicuramente non sapevano chi era. Corsero verso di lui una ventina di persone, ma erano tutti troppo lenti e se c’era una cosa che lui odiava era la lentezza. Con un salto si precipitò in mezzo al piccolo plotone e muovendo appena la sua arma tranciò di netto due uomini. Il sangue schizzò via dai loro corpi fra grida di morte e terrore, provocando la gioia dell’essere, mentre i restanti uomini capivano finalmente chi si trovavano davanti. 

Lui era il Dio della Guerra.

I suoi cappelli argentei erano velati di sangue come le sue vesti. Gli stessi occhi erano color del sangue. Il sorriso sadico che rivolse loro mostrava due acuminati canini. Non pensava a nient’altro, solo a sterminare gli esseri umani di fronte a lui. Si concentrava solo e unicamente ad affrontare il nemico.

Lui, Inuyasha.

 

Salve a tutti! Finelmente ho trovato la forza di pubblicare questa mia fanfiction. Non so chi saranno i pazzi che lo leggeranno, ma sarò contenta di qualsiasi commentino e critica! Spero di avervi, almeno un pò, intrigato col prologo. Siate clemennti, è il primo lavoro che pubblico! Arrivederci al primo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Occhi... Occhi rossi. Non era il bel rosso di una rosa in fiore o delle fragole, no: era il rosso macabro del sangue che macchiava i suoi artigli.

Stava dritto di fronte a lei e la guardava con quelle pupille azzurre come il gelo dell'inverno.

I suoi capelli argenti danzavano intorno al suo corpo che, malgrado tutto, era un modello di perfezione.

Lei era incantata e intimorita da quella figura dalle fattezze umane.

All'improvviso la creatura mosse un arto.

Era un gesto minaccioso oppure voleva che afferrasse la sua mano?

Si avvicinò lentamente e quando le proprie dita sfiorarono quelle dell'uomo, impregnate di rosso plasma, sentì un peso che le schiacciò l'addome e che le impedì di respirare...

 

-Kagome!-

 

La ragazza spalancò i propri occhi color cioccolato annaspando in cerca d'aria. Quando si fu un po’ calmata si alzò dal letto in un nano secondo facendo cadere a terra il suo fratellino. Si girò verso quel bambino tanto odioso quanto amabile in maniera omicida e gli urlò: -Ma sei impazzito?! Volevi forse soffocarmi buttandoti sopra di me in quel modo?-

Il bambino di circa dodici anni la guardò impaurito. -M_ma eri tutta sudata nel letto, ti muovevi e sembravi spaventata. Mi sono preoccupato e così ti ho svegliato!-

Lo sguardo della sorella mutò da “brutto moccioso ora ti ammazzo” a “che dolce questo bambino che si preoccupa per me!”

- Va bene Sota, sei perdonato.- Si guardò in giro per la sua cameretta. –Ma che ore sono? –

-Sono le cinque e la mamma ha appena sfornato la torta-

Gli occhi della maggiore brillarono di una strana luce. Il fratello conosceva molto bene quello sguardo, significava solo una cosa…

-Chi arriva ultimo niente torta!!!- E Kagome si precipitò come una forsennata al piano inferiore.

-Ma così non vale!!!- gli urlò il fratello.

La signora Higurashi sentì delle urla al piano di sopra e sospirò: sua figlia certe volte si dimostrava più piccola del fratello nonostante i suoi diciotto anni. Si vide arrivare in cucina una mandria burrascosa che si sedeva al tavolo e che urlava di volere la torta. La donna sorrise e servì la torta ai suoi due figli, Sota era arrivato subito dopo Kagome, che la ringraziarono e si sbafarono subito la loro porzione. Si rese nuovamente conto, mentre li guardava, che quei due ragazzi erano la cosa più bella che le potesse capitare nella vita: Sota era un bambino meraviglioso e cresceva ogni giorno diventando sempre più forte, invece Kagome era una ragazza solare, gentile e piena di voglia di vivere e imparare. Sorridendo si girò verso il frigo e lo aprì, vedendo cosa doveva cucinare per quella sera. Notò che le mancavano degli ingredienti e chiamò la figlia, la quale le rispose con un mugolio.

-Ti dispiacerebbe andare a fare qualche spesa?-

-Sì che mi dispiacerebbe.- rispose la ragazza sbuffando. –Ma so che se mi rifiuto non potremo mangiare e quindi ci devo andare per forza.-

-Altro che dispiacerti!- le disse di rimando il fratellino.- Al mini market qua dietro ci lavora il tuo adorato Hojo sempai!- nell’ultima parte della frase aveva fatto una vocina stridula, con l’intento di imitare la sorella. Kagome gli diede un colpo sulla testa, il viso arrossato, e si rivolse alla madre, la quale aveva un pericoloso sorrisino sulle labbra. –Allora io mi vado a preparare, non posso uscire in pigiama!-

La ragazza salì di corsa in bagno, maledicendo mentalmente il fratello minore, e si sciacquò velocemente il viso. Entrò poi in camera sua e scelse velocemente i vestiti: dei corti pantaloncini jeans e una maglietta verde. Si acconciò i lunghi capelli neri in una coda bassa, riflettendo sul fatto che la prossima volta che sua madre le avesse detto di far uscire insieme a lei anche Sota, l’avrebbe strangolata. Come diavolo faceva sa pere suo fratello che lei aveva preso una cotta per Hojo sempai? Sicuramente aveva origliato la sua discussione con Yuka! Diede un’ultima occhiata alla sua immagine riflessa nello specchio. Forse quella magliettina era un po’ troppo scollata, ma ad agosto il caldo era davvero insopportabile. Scese da camera sua e prese i soldi e la lista della spesa che la madre le aveva lasciato sul tavolo. Suo fratello fortunatamente era scappato dalla cucina, perché se lo vedeva lo strigliava per ben benino. Sfortunatamente in cucina vi era la madre.

-Buona spesa- le disse sorridendo mentre Kagome arrossiva. La ragazza salutò tutti ad alta voce e uscì. Fuori casa si ritrovò nel cortile del tempio dove abitava: la grandissima quercia che sovrastava il giardino, goshimboku, proiettava dolcemente la sua ombra sul terreno. Sospirò, godendo del piccolo filo di vento che si era alzato provocando un dolce rumore fra le fronde del Goshimboku e portando con sé un dolce profumo. Ogni volta che guardava quell’albero, Kagome si sentiva in pace con se stessa; indubbiamente quel albero aveva qualcosa di mistico. Attraversò il giardino del tempio, dimenticando completamente il rancore verso suo fratello, godendosi quella piccola e piacevole passeggiata, e quando stava per scendere le scale, sentì una voce che la fece sobbalzare.

-Nonno!- esclamò, sorpresa voltandosi –mi hai fatta spaventare!-

-Dove stai andando?- domandò il vecchietto vestito da sacerdote.

-Vado a fare la spesa, vuoi qualcosa?- gli disse sorridente. Suo nonno era un tipetto molto strano, ma simpatico. Aveva compiuto da poco ottant’anni ma era ancora piuttosto arzillo per la sua età, anche se aveva una strana fissazione per mostri e antiche leggende.

-No, piuttosto…- mise una mano dentro la sua casacca.-… ho un regalino per te.-

-Davvero?- rispose un po’ meno entusiasta Kagome. Sperava ardentemente che non fosse una mano mummificata di un Kappa oppure una radice di mandragola, come sosteneva lui. Era contenta che lui pensasse alla sua nipotina, ma avrebbe preferito dei regali un po’ più normali. Invece, con sua enorme sorpresa, dalla manica uscì una deliziosa e piccola sfera dai riflessi rosei e argentei che la incantò. La sfera era attaccata ad una collanina in argento di squisita fattura.

-Che bella- disse la ragazza prendendola fra le mani.

-Shikon no Tama. Questo è il nome di quella collana.-

-Me lo ricorderò! Grazie mille per il regalo, nonno!- dichiarò la ragazza mettendosi la collanina al collo e dando un bacio sulla guancia al suo progenitore.

-Fa attenzione nipotina, e fa buon viaggio.-

La ragazza di fronte il vecchio rise a quell’affermazione e mentre scendeva le scale che conducono all’entrata del tempio, disse:- Non parto mica nonno! Vado solo a fare la spesa!- Suo nonno la guardò in modo strano, ma non ci fece caso e iniziò a scendere i gradini del tempio dove abitava.

-Buon viaggio.- sussurrò lui come risposta, dando le spalle alla sua allegra nipotina e riprendendo il suo lavoro.

Dopo un bel po’ di strada, passata a godersi il paesaggio attorno a lei, si trovò davanti al mini market. Entrò e fece la sua bella spesa nella speranza di incontrare il suo sempai. Ormai la scuola era finita, quell’anno aveva preso il diploma, e aveva deciso che avrebbe fatto la stessa università del suo adorato sempai. Lo conosceva dal primo anno di superiori, lui andava al secondo, e aveva sempre avuto una cotta per lui. Quando Hojo sempai aveva finito il superiore, cosa che aveva ridotto in pezzi la parte femminile restante della scuola, visto che lui era uno fra i più ambiti, aveva scoperto per puro caso che lui lavorava part-time al mini market dietro casa sua. La sua gioia aveva raggiunto le stelle. Aveva quasi rinunciato quando sentì una voce che chiamava il suo nome, si girò e lo vide correre sorridente verso di lei, coi suoi occhi scuri che brillavano e i suoi capelli castano chiaro che danzavano sotto al sole.

-Speravo proprio di vederti oggi, Kagome.- disse dopo i convenevoli.

-D_davvero?!-Dire che era imbarazzata era poco.

-Ho saputo ieri da tua madre che ti sei diplomata a pieni voti e stai per entrare all’università!- le sorrise e lei si sentì felice a quel sorriso. Era un tipo solare e allegro, si sentiva sempre molto bene con lui e sapeva che poteva dirgli tutto.

-Sì, sempai. E ti annuncio fin da adesso che anche l’anno prossimo sarò una tua kohai.-

Hojo non credette alle sue orecchie. Rise di cuore a quella notizia. –Quindi anche tu ti iscriverai alla mia università? Bene, sono contento, non te ne pentirai- improvvisamente sembrò illuminarsi il viso. –Ho un’idea, che ne dici di uscire a festeggiare questo sabato?

Kagome quasi esultò a quella proposta, ma fece finta di niente e, dopo aver simulato di pensarci un po’ su, rispose -Mi sembra che non ho impegni questo sabato. Sì, va bene.-

-Allora kohai, ci vediamo sabato.- le disse sorridendo.

-Certo sempai, a sabato.- gli sorrise di rimando voltandosi per ritornare a casa.

La ragazza uscì dal negozio di alimentari felice come non lo era mai stata in vita sua: uno dei ragazzi più belli che avesse mai conosciuto le aveva chiesto di uscire. Non vedeva l’ora di arrivare a casa per raccontarlo a Yuka! La sua amica era sempre stata convita del fatto che lei ed Hojo erano una coppia perfetta, sarebbe stata felicissima di quella notizia. Passeggiando tutta contenta coi sacchetti in mano  improvvisamente si accorse di un particolare che la fece fermare davanti al fioraio.

Rosso…

In un vaso vi erano delle splendide rose. I petali erano tutti dischiusi e sembravano vellutate e molto profumate. Avvicinò piano una mano alla rosa e la sfiorò. Non era tanto la bellezza della regale pianta che l’aveva fatta fermare cogli occhi sbarrati, ma il colore. Il colore del fiore rosso.

Occhi… Occhi rossi, il colore macabro del sangue.

-…non è vero?- una voce la portò bruscamente alla realtà. Si girò verso il suo interlocutore con faccia meravigliata e gli chiese, come se si fosse appena svegliata: -Come ha detto, scusi?-

Il negoziante riespose la sua domanda:- Sono molto belle queste rose, non è vero, signorina?-

-Sì.- Affermò la ragazza. -Molto.-

Dopo questo cortese scambio di battute la ragazza si allontanò sentendosi improvvisamente a disagio. Cosa c’entravano gli occhi del suo sogno? Perché avevano questo potere di intimorirla e affascinarla al tempo stesso? E poi, perché si sentiva in questo modo per uno stupido sogno?!

Era da molto tempo ormai che sognava di quell’uomo dai capelli argentati. Ogni notte riusciva a vedere solo i suoi spaventosi occhi, i capelli argentei e il contorno del corpo. Le sue mani inoltre le facevano terrore: lunghi artigli al posto delle unghie ed erano ricoperte di sangue. Sembrava che la chiamasse a sé, che la volesse… ma non era così sicura di ciò. Che cosa… significava?

Le dolse improvvisamente la testa in maniera lancinante, tanto che lasciò cadere i sacchetti che aveva in mano per poter afferrare il cranio. Strinse forte le palpebre per il dolore e sentì le sue gambe barcollare leggermente. Dopo qualche istante il dolore sembrò attutirsi e provò ad aprire gli occhi ma si sentì tirare indietro da una forza a lei sconosciuta. Il terreno le mancò sotto i piedi, il cuore le batteva a mille, sentiva come se stesse fluttuando. La collanina che aveva al collo si era repentinamente riscaldata e finalmente aprì gli occhi: brillava di mille colori.

Si sentì mancare, la testa le girò vorticosamente e svenne. Non capì più niente. Silenzio assoluto.

All’improvviso delle voci cominciarono a levarsi intorno a lei. Sembravano agitate, confuse, preoccupate. Naturale, se una ragazza ti cade davanti agli occhi.

Kagome si alzò a sedere lentamente con gli occhi chiusi mentre si massaggiava la testa. Le faceva ancora un po’ male. Si chiese cosa le fosse successo, forse il caldo? Di certo non era da lei svenire in mezzo alla strada. Si accorse improvvisamente del silenzio che regnava intorno a lei. Che maleducati, però. Non potevano aiutare una ragazza che era appena svenuta e chiederle come stava? In quel momento aprì gli occhi.

 

Subito desiderò non averlo mai fatto.

 

Effettivamente attorno a lei c’erano delle persone che sembravano abbastanza preoccupate, ma… insomma, com’erano vestite? Mai aveva visto in vita sua gente simile.

Tuniche dai sgargianti colori, nastri sopraffini, gioielli in oro, argento, rame. Nessuno di quelli aveva uno stile preciso. Sembravano un po’, un po’ troppo, alle vesti che portavano gli antichi greci e romani, solo con qualche variazione che sembrava giapponese, cinese o indiana. Alcune donne portavano un obi alla vita, altre un velo davanti al viso. Certi uomini avevano o dei gonnellini di stoffa leggera con mantelli o lunghe tuniche e lasciavano il petto scoperto, altri dei pantaloni di un kimono (o sembravano tali) con una strana fascia alla vita. I gioielli variavano da uno all’altro: celtici, egiziani, greci, romani e alcuni anche molto moderni.

Volse lo sguardo al luogo dove di trovava e si rispose senza avere dubbi: quello era un tempio. La prima fila di colonne era palmiforme e una seconda era ionica. La trabeazione era dorica e narrava le gesta di un tale che lei non conosceva. Il tetto era stranamente piatto e aveva delle statue che ti guardavano, imponenti. La ragazza, anche se non sapeva dove si trovava, rimase incantata da quello strano stile architettonico che sembrava rimescolare tutte le antiche culture.

Niente, nessun indizio che poteva rivelarle dove fosse capitata.

Si guardò intorno, completamente spaesata.

-Dove sono finita?-

 

-Sei sicuro, caro, che non ci saranno problemi?- Una bellissima donna aveva parlato. Lunghissimi capelli neri le ricadevano sulla schiena, ed era vestita con una candida tunica ornata con delle cuciture d’oro. I gioielli, d’oro anch’essi, erano di splendida fattura ed impreziositi con gemme preziose. La donna si era rivolta al marito, seduto su una poltrona di platino. Questa poltrona non sembrava stare mai ferma, infatti il platino si combinava e ricombinava di continuo.

-Non preoccuparti- La rassicurò il regale marito. –E’ stato tutto pianificato prima che lei nascesse. E’ la figlia del mio sacerdote, solo che lei non ne è a conoscenza. Ha anche il sangue del nostro popolo nelle sue vene.-

-Sì, ma… sono preoccupata.- Si girò verso una fonte d’acqua cristallina dove vi era raffigurata una ragazza dall’aspetto spaesato. –E’ molto giovane, come farà a difendersi dai suoi attacchi di collera? Nostro figlio è molto violento, lo sai.-

L’imponente uomo, se così si può appellare, si alzò dal suo soglio e si avvicinò alla moglie. Arrivato accanto a lei, vicino alla fonte, indicò un oggetto che la ragazza portava al collo. La bella donna sussultò.

-Ma quella….-

-La Shikon no Tama

-Ma come può… cioè, è un’umana non potrebbe nemmeno sfiorare uno monile del genere!-

Il marito sorrise. –Mi sembra di avertelo già detto, lei è la prescelta. Riuscirà a calmarlo.- Si risedette sul suo seggio e incrociò le mani sotto il mento, poggiando i gomiti sulle ginocchia. I suoi profondi occhi ambrati erano mortalmente seri. –Deve riuscire a placarlo…-

 

-Bentornato Eccellenza-

Un uomo dalla bellissima armatura nera ricamata in argento, che richiamava il colore dei suoi lunghi capelli, scese dal suo cavallo del fuoco, affidandolo ai suoi piccoli stallieri Roku e Dai.

Alzò gli angoli della bocca in un’imitazione di un sorriso a quell’affermazione: piccoli.

In realtà quei due mocciosi erano più vecchi di quanto dimostravano.

Erano due gemelli. Entrambi avevano una carnagione abbronzata, gli occhi chiari e i capelli metà arancione e verde, che si invertivano da un ragazzo all’altro. Avevano, da sempre, il brutto vizio di andargli a rompere le scatole quando meno se lo aspettava. Sembravano prenderci gusto provocarlo… e anche a incassare pugni in testa da parte sua, a quanto pare. Spostò il suo sguardo sul bellissimo cavallo che Roku stava liberando dalle redini: Eros, il suo bellissimo cavallo di lava. Dal manto nero e gli occhi d’orati, era il più grande, possente cavallo dalla muscolatura più perfetta che avesse mai visto. La cosa che più incantava il suo padrone era la sua criniera e la sua coda. Infatti esse erano fatte di fuoco, una fiamma avvampante che bruciava a tutti tranne lui e i suoi stallieri.

Mentre Dai si occupava del cavallo, Roku si rivolse al suo padrone, sinceramente sorpreso:-Come mai stavolta siete tornato così presto? Di solito venite a guerra finita, non a metà!-

L’uomo gli lanciò un’occhiata che fu peggiore del solito pugno che gli rifilava ogni volta che combinava qualcosa insieme al fratello. Il loro signore si girò e si diresse verso la sua nobile casa.

Appena messo piede nel salone fu accolto da quattro voci fanciullesche che gli davano il benvenuto. Erano le sue altre inservienti. All’apparenza erano quattro bambine, ma in realtà avevano molti anni in più di chiunque essere umano. Ai, Asagi, Shion e Moegi, questi erano i loro nomi. Tutte e quattro s’inchinarono appena lo videro, tranne Ai che, dopo il piccolo inchino, gli saltellò intorno contenta che fosse tornato, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Asagi, la sorella maggiore. Asagi era una graziosa bambina dai capelli verde smeraldo, legati in una coda alta e con una frangetta sbarazzina, e gli occhi anch’essi verdi, però più chiari. Aveva un bel caratterino ribelle, per questo litigava sempre coi ragazzi, ma voleva davvero bene alla sorellina. Ai, la piccola del gruppo, aveva i capelli acconciati in un buffo chignon,  ed occhi blu. Era piccola, gracile e molto dolce. Poi vi erano Shion e Moegi. Benché di aspetto completamente diverso, le due avevano lo stesso carattere riservato. La prima era scura di carnagione con corti capelli ed occhi violetto ed era capace di tirare fuori una grinta fuori dal comune. La seconda aveva gli occhi e i capelli del colore della foglia in primavera. Aveva due buffi cornini che le spuntavano dai capelli; la chioma era divisa in due bassi codini e la frangia stava ritta davanti agli occhi. Era molto intelligente e rimaneva sempre calma.

Il loro signore diede un buffetto sul capo dalla piccola Ai che gli annunciò che il suo bagno era pronto. Moegi chiese se volesse portato del cibo e da bere mentre faceva il bagno e lui acconsentì.

Si diresse verso il bagno spostò la preziosa tenda che fungeva da porta e vi entrò. Tutti avrebbero voluto un bagno come quello. La vasca termale era grande quanto una piscina olimpionica. Entrando l’acqua ti arrivava appena sotto la vita e lì ti potevi benissimo sedere, ma se andavi più avanti la profondità della vasca aumentava e una nuotata non te la toglieva nessuno. La stanza era rettangolare e circondata da colonne doriche e fra queste, a fungere da pareti, vi erano delle preziosissime tende quasi trasparenti di diversi colori sovrapposte che formavano le molteplici incantevoli sfumature del tramonto d’estate. La cosa più sorprendente era che tutto, e ripeto tutto, il bagno era interamente in marmo, con piccole decorazioni in argento. In alcuni punti studiati vi erano delle belle piante verdi che davano un tocco in più alla stanza.

Si spogliò del suo rivestimento e del suo rosso mantello e li ripose in un angolo sapendo che Asagi sarebbe venuta fra poco, insieme al cibo, per prenderlo e lucidarlo a dovere.

S’immerse completamente nella vasca e poi riemerse completamente pulito dal sangue che macchiava la sua pelle. Sospirando si appoggiò al bordo della piscina, mentre i suoi capelli ondeggiavano nell’acqua e le sue orecchie canine si muovevano al rumore della ragazzina che entrava, prendeva l’armatura e portava il cibo al suo padrone. Asagi posò le vivande sul piccolo tavolo, anch’esso in marmo, davanti all’uomo. Appena se ne fu andata lui allungò una mano e prese un po’ di quella magnifica bevanda che solo gli Dei potevano bere.

Era furioso, anche se non lo dava a vedere… almeno, non adesso. Suo padre lo aveva richiamato dalla guerra, suo unico passatempo e svago, oltre che dovere, per non si sa quale assurda ragione. Ringhiò. Lui era il Dio della Guerra, non poteva mollare il suo nemico prima di averlo sterminato!

Respirò a fondo, cercando di calmarsi. Poteva essere successo qualcosa di grave… Che qualche bestia divinamente feroce stesse tentando di attaccarli? Che i giganti del nord avessero mosso guerra contro di loro? Non credeva, in quel momento avrebbe trovato tutto il regno celeste in un caos. Insomma, sperava davvero, per l’incolumità di suo padre, che fosse davvero qualcosa d’importante il motivo per cui aveva mollato in tredici la battaglia.

Si fece una piccola nuotata e poco dopo uscì dalla vasca, prendendo un telo per coprirsi, e si diresse nelle sue stanze per prepararsi a far visita ai suoi genitori.

 



Uah!! sono felice! Qualcuno ha davvero commentato la mia storia! Sono davvero contenta, anche se non mi aspettavo tutti quei complimenti. Vi ringrazio di cuore! Ero talmente entusiasta che ho deciso di pubblicare il primo capitolo, infondo non mi costa niente, no?
Onigiri:bè, che dire, scritta benissimo... avrei voluto rendere Inuyasha un pò più sadico ma grazie per il complimento!^^ E poi detto da te è ancora più accettato, visto che leggo sempre le tue ff! ^^ Spero che questo primo capitolo non ti faccia rimangiare tutti i complimenti. E poi... tranquilla, anche io sono abbastanza pazza, quindi siamo in due!
Kaggi_Inu91: Ecco un'altra autrice di ff che solitamente leggo! ^^ Sono contenta che tu abbia commentato e che ti piaccia, e spero che tu gradisca anche questo capitolo! Inoltre è un piacere avere un tuo commento quindi, se vuoi, continua pura a commentare la mia storia! ^^
Toru85:Bene cara, sono contenta del tuo entusiasmo!^^ Ecco il primo capitolo e spero che questo continui ad essere interessante!
Bene, dopo aver fatto questa pazzia di aggiungee il primo capitolo lo stesso giorno, vi saluto!
Ancora grazie a chi ha commentato, e alla prossima! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

Ora si stava davvero incominciando ad arrabbiare. Insomma, per quanto buona e cara potesse essere come ragazza, anche Kagome aveva una pazienza! Lo spirito di prestare aiuto al prossimo non esisteva in quello strano posto?! Potevano almeno dirle dove era finita! Decise di agire e si alzò dal suo posto spolverandosi tranquillamente il sedere con le mani. Dopo essersi guardata intorno, si rivolse ad un ragazzo, puntandolo col dito indice.

-Tu!- Il ragazzo si guardò intorno, sperando ardentemente che non si rivolgesse a lui –Mi potresti dire gentilmente in quale luogo mi trovo?-

Kagome decise di fare la gentile: attaccare qualcuno con le parole non serve a niente. Il ragazzo, visibilmente un po’ più calmo, le rispose.

-Ti trovi nel tempio di Inu no Taisho, signore del regno celeste, in Kabuo.-

Chissà perché la ragazza si aspettava una risposta del genere, cioè senza un senso compiuto per lei. Stranamente però non era agitata o spaventata, almeno non molto. Cercava di ricordare cosa le era successo. Rifacendo i calcoli: era andata a fare la spesa, Hojo l’aveva invitata ad un appuntamento sabato e dopo… Dopo era caduta e si era ritrovata in quello strano posto!

-Signori, che cosa state facendo radunati all’entrata del tempio? Spostatevi oppure entrate, se rimanete qui non si potrà più circolare.-

La giovane alzò lo sguardo su quella persona al cui tutti al suo cospetto s’inchinavano e chiamavano Gran Sacerdote. Lo guardò negli occhi. Sentì una cosa che le bloccava il fiato in bocca, ma riuscì a pronunciare una parola, una parola che aveva pensato di non dire mai più in vita sua.

 

L’uomo stava svolgendo le sue solite mansioni quotidiane quando d’un tratto capì che qualcosa non quadrava. A quell’ora nel tempio del suo signore vi era molto chiasso: chi veniva per le offerte, chi per pregare, chi per svolgere affari… ma all’improvviso tutto si era come fermato e c’era un silenzio innaturale. Si affacciò alla soglia del tempio e vide una cosa che non era mai successa prima. Una folla dava le spalle al tempio e guardava un qualcosa. Strano, veramente strano…

Entrò nella massa, facendosi spazio. La sua lunga tunica bianca e oro strisciava sul pavimento.

-Signori, che cosa state facendo radunati all’entrata del tempio? Spostatevi oppure entrate, se rimanete qui non si potrà più circolare.-

Tutti s’inchinarono al suo cospetto, tutti tranne una ragazza. Guardò la ragazza e per poco non gli venne un infarto. La forma di quel viso, quel naso e quella bocca… come poteva non riconoscerla? L’ aveva ereditata dalla persona che aveva amato più della sua vita…

E la sua bocca, la sua bella bocca carnosa pronunciò quella parola… quella parola che pensava non avrebbe più potuto udire dalle sue labbra.

-Papà…-

 

Era lui… era lui… vivo e vegeto, davanti a lei. La guardava coi suoi occhi neri dilatati dalla sorpresa. I capelli lisci e neri erano sempre più lunghi e raggiungevano quasi terra, ormai. La fronte era esposta alla sua vista e mostrava uno strano e piccolo disegno al centro, come un fulmine.

Era davvero suo padre? No, non poteva essere… suo padre era morto quando aveva quattro anni e Sota era appena nato… La mamma aveva detto così. Quell’uomo davanti a lei non poteva essere lui… no…

-Kagome…-

Aveva detto il suo nome. La conosceva.

La guardava con amore.

Le protendeva le braccia.

Ripeteva il suo nome con voce commossa.

-Sono io…-

“Papà…”

Fece un passo avanti.

“Papà…”

Un altro passo lo seguì.

“…papà…”

Gli corse incontro.

“Papà!”

Lacrime bagnavano i suoi occhi.

-Papà!-

Si buttò fra le sue braccia che la accolsero con un calore che non sentiva da tredici anni.

 

Strinse sua figlia fra le braccia tra lo sguardo sorpreso dei fedeli.

Che avevano da strabuzzare tanto gli occhi, non avevano mai visto un padre abbracciare la figlia? Se ne fregò altamente delle facce sconvolte intorno a loro e baciò i capelli della figlia che sapevano di pesche. Singhiozzava fra le sue braccia e lo chiamava, la sua bambina.

La portò dentro il tempio sotto l’espressione sgomenta di tutti. La condusse piangente fino al suo studio, attraversando una parte del tempio, e la fece sedere su un divano, mettendosi accanto a lei e aspettando che si calmasse asciugandogli le lacrime con le mani come quando era piccola.

Era cresciuta. Ormai era una donna, una bellissima donna. Anche se aveva alcuni tratti di sua madre, assomigliava a lui in maniera impressionante. I capelli li aveva presi senza dubbio da lui, anche se erano un po’ ondulati. Gli occhi scuri, le mani, la carnagione chiara… sì, quella era senza dubbio la sua piccola Kagome.

Dopo che si fu calmata un po’, lo guardò con quei bellissimi occhi scuri che assomigliavano tanto alla sua adorata moglie.

-Mamma mi aveva detto che eri morto…- iniziò a dire la ragazza.

- No. - Le sorrise. –Sono sempre stato qui, nel mio paese natale.-

-Ma… ma questo è un altro mondo!- Kagome era un po’ sconvolta. -Tu sei di un altro mondo?!-

-Non esattamente… diciamo che questo è un mondo parallelo al tuo, ma rimandiamo a dopo queste domande. Dimmi come sta tua madre, piuttosto.-

-Mamma sta molto bene.- rispose la figlia, ancora un po’ scossa. -Le manchi molto… sai, non si è mai risposata. Il nonno sta benone, è sempre il solito che farfuglia qualche strana storia. Viviamo al tempio, dove tu ci hai lasciato, e nonno e mamma si occupano con amore di me e Sota…- Suo padre in quel momento la interruppe.

-Sota?-

-Sì, Sota, mio fratello!-

L’uomo a quelle parole sentì un nodo che gli si stringeva alla gola. –Quanti anni ha?-

Kagome ricordò solo allora che credeva suo padre già morto quando la mamma era incinta del suo fratellino. -Fra poco compie tredici anni. E’ un bambino molto calmo, anche se qualche volta mi fa i dispetti. Non ti ha mai conosciuto, ti credeva morto, come me.-

Suo padre si passò le mani sul viso a quell’inaspettata notizia.

Sakura, la madre di sua figlia, quando l’aveva dovuta lasciare per motivi di forza maggiore aspettava un altro figlio.

-Per caso hai qualche foto a portata di mano?- Le chiese suo padre. Kagome annuì e gli passò alcune foto.

Sua moglie era sempre bellissima. Lo sguardo luminoso e solare. Si era tagliata i capelli e stringeva fra le braccia un bambino di quasi dodici anni che era, tranne gli occhi neri, il ritratto della madre. Il vecchio padre di sua moglie non cambiava mai, era sempre uguale. Solo che adesso aveva davvero tutti i capelli bianchi. Sorrideva a quelle fotografie. Un giorno sarebbe tornato da loro e tutti insieme sarebbero vissuti felicemente. Insieme…

Guardò la sua bambina che sorrideva al suo indirizzo. Purtroppo lei… non poteva. Almeno non adesso. Guardò il suo collo e la vide: la Shikon no Tama…

Perché tutto questo doveva capitare alla sua Kagome? Perché proprio lei doveva calmare quel Dio implacabile?

-Papà?-

Che gli era preso all’improvviso? Prima sembrava felice, ma adesso la guardava in modo strano.

-Kagome, dobbiamo parlare.-

Era serio, dannatamente serio. La ragazza si sistemò meglio sul divano in modo che potesse guardare bene suo padre mentre le spiegava alcune cose.

-Come ti dicevo prima questo mondo è collegato al tuo, strettamente legato. Da questo pianeta dipende l’esistenza del tuo. In concreto è il pianeta parallelo al vostro.- Kagome lo guardava con un’espressione indecifrabile. –In questo terra vi sono vari Dei, molto simili sotto certi aspetti alle divinità greche e romane, solo che, a differenza di queste, gli Dei si mostrano a noi in determinati periodi. Per esempio se un regno improvvisa una festa in onore del Dio delle Arti e della Musica, stai sicura che in pochi attimi quello ti si presenta davanti; se festeggi un anniversario importante di nozze ti si presenteranno i piccoli Dei dell’Amore; se si svolge una guerra, ebbene lì ci sarà il Dio della guerra accompagnato dal suo tremendo cavallo.-

Sua figlia lo guardava stravolta. –Com’è possibile che esista davvero un posto del genere? Cioè, sembra di essere tornati indietro nel tempo nel mondo occidentale!-

-Perché molte delle credenze del tuo mondo derivano da qui.-

La ragazza sembrava veramente allibita, anzi, era proprio allibita!

Com’era possibile una cosa del genere?

Kagome rifletté un attimo su quelle rivelazioni. Era incredibile che suo padre provenisse da un posto del genere, e che, soprattutto, esistesse un posto del genere! Poi una domanda sorse spontanea.

-Ma io perché sono stata catapultata in questo mondo?-

Eccola, la fatidica domanda era stata finalmente posta. –C’è una leggenda…- iniziò suo padre titubante. –Che narra più o meno così:

“La nera falce sul collo dell’uomo,

Non il crimine è di chi lo detiene.

Con furia sottratta dal Dio Macchiato,

E da allora il destino è segnato.

La candida rosa comparire  dovrà

E l’animo irrequieto allor si calmerà.

La nivea che depura il fosco

Sarà sempre congiunta al corpo.” 

-A me sembra più una piccola poesia.- disse la figlia. –Ma che vuol dire?-

-In poche parole annuncia la fine del mondo.-

Se prima aveva qualche perplessità, adesso la ragazza era veramente sconvolta: come poteva una piccola poesia, nemmeno ben fatta, decretare il destino di tutti? No, si rifiutava di crederci, era impossibile.

-Assurdo!- esclamò. –Tutto questo è assurdo! E’ un sogno, vero?! Non può esistere un posto del genere e non può un pezzo di carta decidere del destino di tutti! Chi può aver scritto una simile sciocchezza?! E’ terribilmente illogico!-

- E’ stato un oracolo a scrivere ciò, Kagome.- Le rispose il padre. –Ed era un oracolo terribilmente potente, quindi porta rispetto. E poi, come puoi ben notare, io sono qui davanti a te: mi puoi toccare, sentire, vedere… No, purtroppo non è un sogno, piccola.-

-E che c’entro io con questa strofetta da quattro soldi?!- Oltre ad essere incredula, adesso era anche un po’ inalberata.

-Ricordi gli ultimi quattro versi?-

-No! E se tutto questo è vero, conviene che mi spieghi il significato di quella specie di predizione perché non ci ho capito un bel niente.-

L’uomo sospirò. In quello era uguale a sua moglie: non sopportava le antiche leggende.

-Allora te lo dirò in parole povere: si pensa che il Dio della Guerra, il Dio macchiato, tramutato in demone, ruberà al fratello, il Dio della Morte, la sua falce sacra e, in preda alla follia, distruggerà il genere umano. Se ciò dovesse avvenire, dovrà apparire una fanciulla che “smacchi” il Dio e riporti tutto alla normalità con l’aiuto della Shikon no Tama. Questa fanciulla sei tu.-

Silenzio. Kagome stava collegando le parole di suo padre. Poi esplose, alzandosi e urlando.

-Ma tutto ciò è tremendamente senza senso!!! In faccio ho scritto per caso “Candeggina ultra potente.”?! No!!! E poi, anche se fosse vero, come faccio ad incontrare questo fantomatico Dio della Guerra?! Devo per caso passeggiare per strada con un cartellone dove sopra c’è scritto “Smacchiatore personale del Dio Macchiato.”?! E se poi lui volesse eliminare il genere umano?! Mi servirei a lui su un piatto d’argento!!!- Gettò un piccolo urlo esasperato, si mise le mani sul viso e si risedette sul divano. –Tutto ciò è assurdo…-

Il padre guardò la figlia ritrovata solo qualche ora prima che si era riseduta, apparentemente spossata. Le aspettava un duro destino, ma decise, almeno un po’, di rassicurarla prima che il Messaggero la venisse a prendere. Le prese le mani e la girò verso di sé.

-Bambina mia, ascolta. Non so quello che ti accadrà da ora in avanti, ma delle cose te le posso dire. Il Dio della Guerra non ucciderebbe mai, se sano di mente, tutto il genere umano. L’unico divertimento per lui è la guerra, che senso avrebbe la sua vita se eliminasse coloro che la fanno? E poi un’altra cosa…- Abbassò il tono della voce, come se qualcuno potesse ascoltarlo. –Non prendere alla lettera la mia interpretazione della poesia. E’ una vecchia interpretazione ed io non ne sono molto sicuro.- Le sorrise, accarezzandole i capelli neri. –Ma qualunque cosa ti accada, figlia mia, non smettere mai di sperare, sorridere ed essere te stessa. Non cambiare mai. Sii sempre la solita bambina, anche se ormai adulta, dolce e altruista che tuo padre ama tantissimo.-

Lacrime scendevano dai suoi occhi. Suo padre, il suo amatissimo padre che non rivedeva da tredici anni la stava abbracciando commosso.

Tutto ciò che stava succedendo era davvero incredibile. Tutto era capitato troppo in fretta, troppo velocemente. Però… però lei nel profondo del suo cuore sapeva che tutto ciò era reale, che doveva accadere. Una parte del suo animo lo aveva sempre saputo, glielo aveva sempre sussurrato: tuo padre è vivo, lo rivedrai sicuramente, ma quando ciò accadrà ogni cosa, tutto quello in cui avevi creduto e sperato, sarà diversa. Se poi in questa realtà vi erano delle vere divinità, voleva dire solo una cosa: esse sapevano del suo arrivo e, se lei era veramente la prescelta, fra poco sarebbe dovuta andare. Ancora piangente, si strinse forte al petto paterno, sperando che nessuno la separasse per la seconda volta dal padre.

Il destino però è crudele.

In quel momento un vento si levò nella stanza, facendo aprire violentemente la porta, e il padre di Kagome la strinse più forte a sé.

Quando il vento finì Kagome aprì gli occhi e al centro della stanza vide un uomo. Indossava un gonnellino bianco che arrivava sopra il ginocchio. Un mantello dalle sfumature marrone arrivava fino alla vita e lo portava solo da un lato, coprendogli mezzo busto, legato con una collana d’oro con gemme preziose, come lo erano i suoi sandali, i suoi avambracci e la sua fascia che si intravedeva dalla frangia nera. Portava i lunghi capelli legati in una coda alta, aveva gli occhi azzurrissimi e le orecchie a punta.

Poteva anche esserle simpatico se non fosse stato per una cosa: la squadrava come se fosse un oggetto da comprare. Suo padre si era inchinato ed a un cenno di quello si era rialzato. Afferrò gentilmente Kagome per un braccio e la portò davanti a quell’uomo che sembrava irradiare una strana aura intorno al suo corpo.

-Kagome, lui è il Dio Messaggero, Sua Eccellenza Koga. Ti condurrà dall’Illustrissimo Dio celeste, Sua Eccellenza Inu no Taisho.-

-Piacere di conoscerti, Koga.- Disse Kagome porgendogli il la mano.

Silenzio.

Il ragazzo aveva l’aspetto strabiliato e suo padre la stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa aveva combinato per farsi guardare così?

Inaspettatamente la divinità sorrise, divertito. –Con te in giro ci sarà da divertirsi, bambina!- Le strinse la mano. –Il piacere è mio, Kagome. Ti do un consiglio, alle altre divinità dai prima del lei, anche a quelle più giovani di te. Sai, anche se non si vede qualche millennio sulle spalle lo porto.-

La ragazza lo guardò meravigliata. Davvero quel ragazzo che dimostrava qualche anno più grande di lei aveva vissuto così tanto?

Si girò verso suo padre che le sorrise malinconicamente e la ragazza comprese: era arrivato il momento dei saluti.

Suo padre la strinse forte a sé e le baciò le guance. Kagome gli butto le braccia al collo e lo strinse più forte che poteva. Quando si staccarono, lei sorrideva: non voleva che suo padre la vedesse piangere ancora. Un bel sorriso come regalo. Il sacerdote di fronte a lei sembrò abbastanza rassicurato dal sorriso e gli venne spontaneo sorriderle a sua volta.

Koga la mise sulle sue spalle e mosse le gambe. Un vento molto forte si alzò e costrinsero l’uomo a chiudere i suoi occhi neri. Quando li riaprì sua figlia non c’era più. Pregò ardentemente affinché tutte le divinità proteggessero sua figlia dalla pazzia del Dio.

 

-Inuyasha, figlio mio, che gioia rivederti!-

Un imponente uomo dai lunghi capelli argentei legati in una coda alta andò ad abbracciare il figlio, molto imbronciato, che si trovava sulla soglia della sala del trono della sua dimora: indossava una tunica in oro bianco con ricami in oro giallo e, a differenza degli altri Dei, non amava portare molti gioielli a parte degli orecchini che appendeva alle sue orecchie appuntite.

Il Dio della Guerra si staccò dal padre e subito a lui accorse la madre che gli accarezzò teneramente la guancia. -Bentornato, bambino mio.-

Il giovane uomo sospirò a quelle parole: possibile che sua madre, dopo millenni, si ostinava a chiamarlo bambino? –Salve, madre.-

Inuyasha si guardò intorno e notò che nulla era cambiato dall’ultima volta che era entrato in quella sala: la fonte del mondo era sempre limpida, i seggi dei genitori erano fatti sempre con quello strano metallo che si combinava, il tavolo in avorio, come le colonne corinzie che circondavano quella sala circolare. Il tetto era fatto da delle azzurre stoffe impalpabili che davano delle luci bianche argentee a tutta la sala e le pareti erano fatte con l’acqua della fonte che scorreva. Era tutto terribilmente semplice, ma divino. Non si poteva dare altro aggettivo: nessun posto in tutto il regno celeste era più incantevole di quello.

-Perché mi avete fatto chiamare nel bel mezzo della battaglia, padre?- chiese Inuyasha trattenendo un ringhio che gli era salito alle labbra. Il genitore fece finta di non notare la sua rabbia e disse: -Ma come, era quasi un secolo che non ti vedevo, mi sembra più che giusto che tu ti disturbi, qualche volta, a venire a trovare i tuoi signori e genitori.-

A quel punto il dio s’infuriò. –Se non mi avessi mandato Koga con quello stupido messaggio urgente sarei venuto qua subito dopo la fine della guerra che avevo in pugno!!- Si girò e urlò al tetto, insoddisfatto. –Ma no! Lui doveva vedermi subito, era una cosa importante!!- Gridò la sua rabbia e quando pensò di essersi calmato abbastanza per poter guardare il padre senza sbranarlo, si rivolse alla madre. –Ditemi, madre, il vero motivo per il quale sono venuto. Non è dal Signore degli Dei convocare qualcuno urgentemente senza che questi non abbia qualcosa in testa.-

La Dea del Focolare e della Fedeltà guardò suo marito, che con uno sguardo gli concesse il permesso di parlare a figlio. –Bambino mio, tu sei a conoscenza della famosa leggenda che si tramanda in questi luoghi celesti, vero?- 

Si sentì contrarre i muscoli dalla tensione.

Certo, chi non conosceva la famosa leggenda della Nivea? Come tutti conosceva l’interpretazione di quella scritta. Il Dio Macchiato, cioè il Dio della Guerra che si macchia di delitti e di sangue altrui, avrebbe portato alla distruzione il genere umano. Lui avrebbe distrutto con le sue stesse mani quel mondo… stentava a crederci. Non era possibile una cosa del genere, si rifiutava categoricamente di crederlo. Strinse forte le mani fino a quasi affondare gli artigli nella sua carne. –Sì, certo che la conosco. E allora?-

-Abbiamo trovato chi custodisce la Shikon no Tama.- disse il Signore degli Dei.

-E che c’entro io con questo?!- Il sangue gli corse nelle vene più velocemente del normale, mentre i suoi occhi si tingevano di rosso. Avevano toccato un tasto dolente della sua anima. Che ne sapevano loro se era proprio lui quello citato nel vaticinio di quello stupidissimo oracolo?! E poi chi cazzo aveva dato interpretazione alla poesia?! Va bene, era irrequieto, molto irrequieto, e riusciva a stento a dominare la sua rabbia ma non potevano essere certi che lui fosse lo sterminatore!

Stava solo mentendo a se stesso… Lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma non riusciva ugualmente ad accettare quella realtà che aveva confermato a tutti… e questo lo faceva infuriare tanto da perdere la ragione. Solo la guerra, il sangue sembra distoglierlo per un attimo da i problemi.

-Koga, falla entrare!- Alle parole di suo padre si girò infuriato contro chi stava per entrare e quando la vide, si bloccò. Un’immagine apparve nella sua mente. Un sogno…

Due occhi color cioccolato lo guardavano impauriti, incerti se tendere la mano verso la sua o meno.

Corpo perfetto e soffici capelli neri come ali di corvo le volavano attorno…

Era lei...

 

 

 

 




Ecco a voi il secondo capitolo! Forse sto aggiornando un pò troppo in fretta, dovrei rallentare un pò... ^^ A parte questo, finalmente entrano in scena altri personaggi! Inoltre, adesso avete scoperto il motivo per cui Kagome è arrivata nel Kabuo. Nel prossimo capitolo avrete l'incontro fra i protagonisti, lo so che aspettavate tutti questo momento, sopratutto i fan della coppia InuyashaXKagome (anche io lo aspetto in effetti!^^).
Sapete, ho sempre adorato le leggende mitologiche greche e romane, e mi affascina molto l'universo degli dei di queste due culture. Un giorno, mentre disegnavo per i fatti miei mi sono detta "Ehi, proviamo a disegnare Inuyasha e Kagome vestiti con delle tuniche!" E da questi miei disegni ho fantasticato un pò tutta la storia, che adesso leggete anche voi! ^^ Sono davvero contenta che le mie pazzie piacciano a qualcuno.
Bene, dopo questa piccola spiegazione, passiamo ai ringraziamenti.
Toru85: grazie per il "fantastico"!^^ Comunque hai ragione, anche io mi chiedo sempre perchè deve essere Kagome la prescelta, ma infondo, se ci pensi, anche nel manga è un pò così, no? E poi, se si scrivesse subito perchè la fanciulla prescelta si trova in un determinato posto, sarebbe abbastanza noioso... quindi è meglio tenere la gente col fiato sospeso! ^^
Onigiri: grazie molte per gli eloggi, mi sono sentita imbarazzata da tanti complimenti! ^^ Questo capitolo credo che abbia chiarito un po' i tuoi dubbi e le tue curiosità, e spero che sia di tuo gradimento! Come vedi ho aggiornato molto in fretta, spero che tu sia contenta!
Kaggy_Inu91: Grazie per i tuoi complimenti! ^///^ Sono veloce ad aggiornare perchè ho già pronte 60 pagine di storia (e non ho ancora finito), quindi alla fine aggiornare non mi costa niente!^^ Anche se credo che dopo questo capitolo non potrò farlo più molto spesso. [Per le tue storie... (sente uno sguardo ghiacciato dietro di sè, si gira e vede il principe dei demoni che la guarda dall'alto)... bellissime, ti lascierò un commento!^^' (bisbiglio)] [Ti sento... N.d. Sesshomaru]
Chiho_chan: Grazie! ^^ E concordo con te sul fatto dei capitoli lunghi, anche se questo in confronto al precedente è un pò cortino. Per i personaggi del quarto film di Inuyasha, devo dire che quello è uno dei film che preferisco. Mi piacevano molto com'erano caratterizati quei bambini, e francamente ho letto talmente tante volte di Shippo come unico bambino fra il gruppo che, francamente, mi ero stufata di lui!! Anche Inuyasha stesso ad un certo punto si stufa a picchiare in qualsiasi ff Shippo, no? [Puoi dirlo forte! N.d. Inuyasha] Inoltre quel bambino, con tutte le botte in testa che riceve, prima o poi subirà un trauma cranico! [E' quello che cerco di far capire ad Inuyasha...N.d.Kagome] Comunque, ci saranno altri personaggi, naturalmente! ^^
Grazie ancora a tutti quelli che hanno commentato, un bacio a tutti e ci sentiamo al 3 capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Attenzione: Inuyasha è un pò rude qui, quindi non stupitevi se dice alcune parole!!! ^^


Capitolo 3

 

 

Lui…

Occhi rossi.

Lui….

Il rosso macabro del sangue.

Era vero, vivo.

All’inizio l’aveva guardata come se dovesse scannarla da un momento all’altro e lei aveva avvertito un brivido freddo percuoterle le ossa: paura. Poi sembrò che si fosse calmato e vide che gli occhi diventarono ambra e che le righe seghettate sul viso erano scomparse. Pareva stupito di vederla lì. E lei era sicura di possedere lo stesso sguardo. Lo studiò, stavolta poteva vederlo bene, non come i suoi sogni sfocati. Era alto, muscoloso e aveva i lineamenti marcati. Indossava solo la parte inferiore di una tunica rossa legata in vita da una cintura d’oro con rubini. Non indossa un mantello o qualche strana maglia: aveva un pettorale d’oro come quello dei faraoni, anche lì vi erano dei rubini, e indossava dei bracciali e degli anelli. Poi vide una cosa che mai prima di allora aveva notato: le sue orecchie!!! Erano due orecchie a forma canina, come quello di un aschi, completamente bianche. Come ipnotizzata, si avvicinò all’uomo, per vedere meglio quelle bellissime orecchie.

 

Era ancora una ragazza molto giovane, sì e no poteva avere sedici o diciassette anni. Non era troppo alta, ma aveva tutte le curve al posto giusto, nonostante la sua età. Aveva la carnagione pallida, i capelli neri e lunghi con una frangetta sbarazzina che gli ricadeva sui grandi occhi color legno scuro che guardavano le proprie orecchie con… desiderio?!!!

Gli si avvicinò come ammaliata, con quelle sue strane vesti, e, quando fu davanti a lui, allungando le mani, mettendosi in punta dei piedi, gli sfiorò le orecchie che si mossero al suo tocco. Un senso di piacere prese il corpo della divinità a quel contatto. Poi all’improvviso sentì la voce limpida della ragazza che esclamava: -Che carine, ma sono vere?! Lo sai che pagherei per avere anch’io delle orecchie così?- Aveva la voce dolce e rimase per qualche istante affascinato. Si riprese nel giro di qualche attimo ricordando dov’era e con chi e allontanò la ragazza in malo modo, esclamando:

-Ma come ti permetti di avvicinarti e toccarmi in questo modo?! Chi ti credi di essere, puttana?!-

Kagome a quelle parole s’inalberò, come si permetteva di sbraitarle contro in quel modo?! E pensare che tutto era iniziato così bene, lì al palazzo. Malgrado la paura e lo sconcerto iniziale Eccellenza Inu no Taisho ed Eccellenza Izayoi erano stati molto cordiali con lei, inoltre Koga si era rilevato un ottimo compagno con cui chiacchierare. Adesso, non solo gli aveva fatto un complimento su quelle splendide orecchie, che ora erano piegate all’indietro perché ringhiava contro di lei, quello si permetteva di insultarla?!

Gli altri Dei li stavano guardando, sconvolti dalla scena che si stava svolgendo sotto i loro occhi… Quella ragazza era incredibile.

-In primo luogo non sono una puttana, anche se so che ti piacerebbe molto!- urlò Kagome rossa in volto per la rabbia. –In secondo luogo, sono la protettrice della Shikon no Tama e mi chiamo Kagome Higurashi. Cerca di ricordarlo, stupido!- Non voleva usare quel titolo per presentarsi, ma voleva far abbassare la cresta a quel maleducato.

-Stupido Io?! Brutta idiota, non hai idea con chi tu stia parlando!!!-

- Certo che lo so! Con un grezzo bifolco!-

-Giuro, se non portassi quella sfera al collo, ti avrei strangolata seduta stante!-

Un enorme gocciolone calò sulla testa dei presenti: sicuro che quella ragazza non servisse ad accelerare il processo di trasformazione di Inuyasha?

-Non vorrei interrompere questa interessante discussione, ma vedi Inuyasha, Kagome da oggi vivrà con te nella tua dimora.- Il Signore Celeste aveva parlato, e ogni sua parola era un ordine per tutti gli Dei, ma il figlio aveva sperato, per un istante, di aver capito male.

-Tu…- disse il figlio fremendo di rabbia. –Mi hai richiamato dalla guerra per fare da balia a questa stupidissima umana?!-

-Sì- affermò il padre, deciso. –E tu conosci la motivazione per la quale deve stare insieme a te e non con un altro Dio in questo luogo.-

Oh, si che lo sapeva, ne era perfettamente cosciente, ma il pensiero che quella venisse da lui e vivesse con lui… Lo faceva ribollire di collera! Non poteva disubbidire agli ordini del padre, non voleva. Guardò ancora la ragazzina, suo padre aveva detto che si chiamava Kagome, e notò che anche lei aveva la sua stessa opinione per quella stupenda notizia, ma non si ribellava. Secondo loro quella bambina poteva calmarlo in qualche modo? Se lo mandava in bestia! Un lato positivo in quella faccenda c’era: lui si era recato lì con Eros e quindi, per quel giorno, non avrebbe più dovuto vederla, visto che lo stallone con la sua criniera bruciava chiunque. Magari la poteva far venire e prendere da Roku e Dai fra qualche settimana, giusto il tempo di abituarsi a quell’assurda giovane.

-Fatto sta, padre, che oggi non la posso portare con me. Sono giunto fin qui a cavallo di Eros che, come ben sai, posso cavalcare solo io.- disse calcando sull’ultima parola.

Il padre sembrò ripensare all’idea di affidare l’umana al figlio, con somma gioia di questo, ma a sorpresa di tutti fu la ragazza a parlare. –Un cavallo?- Si rivolse ad Inuyasha. –Ti dispiacerebbe farmelo vedere? Sai, non cavalco da moltissimo tempo.-

-Stupida.- esclamò Inuyasha. –Eros si fa cavalcare solo dal suo padrone, ti ridurrà ad arrosto se ti avvicinerai a lui.- La ragazza sembrò non capire quello che lui voleva dire, ma insistette. –Per favore!- Inuyasha si portò le dita alle tempie, massaggiandole: sarà stato perché non voleva più sentire la sua voce petulante o perché voleva che il cavallo la bruciasse davvero, ma acconsentì scocciato a quell’assurda richiesta, sperando che la vista dello stallone le mettesse paura.

La condussero nel luogo, dove si trovava il cavallo seguito dagli altri e la ragazza fu incantata dalla possente bellezza del nobile destriero. Le fiamme che lo avvolgevano erano affascinanti, terribilmente affascinanti. Kagome aveva il desiderio irresistibile di conoscere quel cavallo, di cavalcarlo, di giocarci… ma aveva anche un po’ di paura. Eros, come se avesse captato i suoi pensieri, alzò lo sguardo su di lei che sentì disperdersi ogni suo dubbio.

 

In quel momento la ragazza fece una cosa che Inuyasha non aveva mai visto fare a nessun mortale: stava accarezzando la criniera incandescente del suo stallone, le fiamme che passavano attraverso le sue mani senza che la infortunassero. La vedeva tranquilla mentre sorrideva all’animale e poggiava il proprio capo contro il suo. Lo accarezzava gentilmente e gli faceva dei bellissimi complimenti su quanto fosse bello e possente. Nessuna, nessuna donna aveva mai accarezzato Eros prima d’ora… E quello che aveva davanti agli occhi lo attirava. Quella ragazza senza dubbio non gli era indifferente…

-Al tuo cavallo sta molto simpatica, sembra…- commentò Koga.

Il Dio della Guerra si imbronciò ancora di più e pronunciando il suo solito “Tsk”  si avvicinò alla ragazza e al cavallo rivolgendosi a quest’ultimo. –La possiamo portare a casa con noi oppure non vuoi?- Kagome guardò strabiliata che l’animale sembrava annuire a quella domanda. -Ma… capisce quello che diciamo?-

-Certo!- rispose seccato Inuyasha. –Eros non è un semplice cavallo, è il mio cavallo.- sembrava molto orgoglioso di questo.

-Ti prego di avere cura di quella ragazza.- a parlare era stata la Signora di tutti gli Dei, sua madre. Il Dio si girò a guardarla e annuì in sua direzione. Malgrado tutto avrebbe dovuto difendere, fino a quando ne era in grado, quella fanciulla.

Salì sul suo destriero e prese di peso la ragazza, che emise un piccolo grido di sorpresa, per caricarsela davanti a se. In quel preciso istante ordinò al cavallo di partire e lui obbedì al suo padrone, cavalcando molto più veloce di qualsiasi altro animale.

Era incredibile, pensava Kagome, che le fiamme della criniera ti arrivavano in faccia e non provavi nessun dolore! Si girò verso Inuyasha e lo guardò mentre scrutava dritto davanti a sé: era molto bello. Il naso dritto, le labbra carnose e gli occhi colore dell’ambra calda… Non aveva mai visto un essere tanto bello in vita sua. Arrossì a quel pensiero. Si rese conto che anche se era rozzo e violento lei era attratta da lui, e questo era un male. Rimase ad ammirarlo in silenzio mentre lui faceva finta di non accorgersi che lo guardava. Capiva da lontano un miglio se c’era qualcuno che lo fissava, non per niente era il Dio della Guerra. Faceva finta di guidare Eros a casa ma non ce ne era per niente bisogno, il destriero sapeva perfettamente dove si trovava la sua dimora. In realtà era concentrato con tutti i sensi, tranne la vista, su quella ragazza. I suoi lunghi e mossi capelli neri gli solleticavano dolcemente il torace, era una sensazione abbastanza piacevole, com’era gradevole il suo odore: sapeva di nostalgico, ma anche di spensieratezza e voglia di vivere; era allegro, dai toni leggeri, ma anche triste. Si chiese perché Kagome si sentisse triste e buttò un’occhiata su di lei: guardava verso il basso e sembrava che avesse gli occhi lucidi. In un certo senso la capiva. Sapeva che la ragazza che doveva salvarlo doveva provenire da quello strano mondo che era legato al suo ed era naturale che sentisse la mancanza dei suoi affetti personali. La sua bocca si mise a parlare prima che potesse fermarla.

-Non fare quella faccia, guarda che non è così male stare da me.- Kagome sussultò alla voce del Dio, non si aspettava che notasse la sua espressione. –Ci saranno delle persone con cui potrai parlare, hanno l’aspetto di fanciulli ma non lasciarti ingannare sono molto più vecchi di te.- La ragazza annuì e chiese: -Ma tu? Non stai mai in casa?-

Lui alzò le spalle. –Io sono impegnato con la guerra che si sta svolgendo a Nord del mondo, non tornerò prima di qualche mese.-

La ragazza sembrava turbata da quelle parole. –Ma davvero ti piace così tanto uccidere la gente e fare guerre?-

Inuyasha trapassò gli occhi della ragazza coi suoi. –Io sono il Signore della Guerra, questo è il mio unico divertimento. Adoro la guerra, le strategie, la gente che cerca di sopraffarsi l’un l’altra per non morire.- Kagome sembrava essere profondamente sconcertata e lui le sorrise, un sorriso abbastanza battagliero. –Non mi aspetto che tu capisca quello che mi piace. Io questa cosa c’è l’ho nel sangue e non ne posso fare a meno. Sono stato concepito apposta per coprire questo ruolo, è il mio destino.-

La ragazza rifletté un attimo. -Io posso capire che questo tipo di divertimento tu lo hai sempre avuto, ma non posso comprenderlo. Per me uccidere qualcuno sarebbe davvero terribile.-

Stranamente lei si sentiva a suo agio in quel momento. Stavano discutendo pacificamente, sembrava incredibile, e cosa ancor più strabiliante, lui si stava un po’ confidando con lei. Forse lo aveva fatto senza pensarci, forse perché per lui non era poi tanto interessante spiegare la sua mentalità, ma questo l’aveva resa stranamente molto felice. Infondo, si disse, lo doveva conoscere se voleva fermarlo. Appena formulò questo pensiero si sorprese lei stessa: stava pensando seriamente di essere la protagonista della profezia!

Improvvisamente la giovane vide davanti a sé un grandioso edificio tutto circondato da colonne e archi. L’ingresso principale era un volta finemente decorata con maestose scene di combattimento e tutto era tinteggiato con toni caldi. In effetti quel luogo sembrava che stesse letteralmente bruciando; emanava una sorta di luce divinamente violenta che ti attirava e al contempo metteva in ansia. A stonare con tutta quella rigidità che il palazzo sembrava possedere erano delle voci di bambini che sembravano azzuffarsi. Sentì Inuyasha sospirare e mormorare al suo cavallo di recarsi alle stalle, che due imbecilli stavano litigando. Il cavallo virò sul retro del palazzo e Kagome vide l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di vedere nella dimora del Dio della Guerra: dei bambini. Un gruppo di ragazzine stava cercando di dividere due ragazzini che sembravano volersi scannare a vicenda. Sembrava che non si erano accorti dell’arrivo di Inuyasha perché questi scese da cavallo indisturbato e diede due potenti pugni in testa ai due ragazzi: - E’ questa l’accoglienza riservata al vostro signore?-

-Ma Eccellenza!- esclamò uno dei gemelli che si massaggiava il bernoccolo spuntato dai capelli arancione. –Roku mi stava rompendo le scatole!!!-

-Non è vero!!!- esclamò l’altro che si massaggiava i capelli verdi. –Dai voleva farmi cadere in acqua e io l’ho fermato!-

-Sì, con un colpo in faccia!!!-

Il fratello rispose veementemente a quell’accusa e si ributtò addosso all’altro che ricambiò il favore. Iniziarono a darsele di santa ragione e non volevano ascoltare le voci delle ragazze che gli intimavano di smetterla. Inuyasha si massaggiò la fronte, infastidito da quella scenetta. Fra un po’ li avrebbe presi e li avrebbe massacrati lui ma una voce, fino ad allora rimasta muta, fermò i due combattenti che si stupirono di vedere una giovane ragazza lì e a cavallo del divino stallone.

Kagome scese da Eros dandogli una leggera carezza e si avvicinò ai due ragazzi mollandogli ad entrambi un sonoro ceffone.

-Vergognatevi, comportarvi in questo modo per un semplice scherzo! Non siete bambini, siete dei ragazzi, cercate di comportarvi come tali! E poi non siete fratelli? Dovreste andare d’accordo e fidarvi l’un l’altro, non bisticciare come dei selvaggi.- Dopo queste parole si chinò su di loro per guardare le ferite che si erano procurati. –E ringraziate che vi ho fermato io, altrimenti il vostro padrone vi avrebbe conciati per le feste.- I ragazzi annuirono, non sapendo che altro fare, e guardarono la ragazza che si rialzava in piedi e gli sorrideva con calore. –Io sono Kagome, piacere Roku e Dai.-

La divinità si affiancò accanto alla ragazza. –Se volete che sorvoli sulla vostra pessima condotta vi conviene occuparvi subito di Eros.- I due ragazzi annuirono e si diressero verso il cavallo, ancora scossi dalla presenza di quella fanciulla e per le sue parole, occupandosene. Inuyasha scortò la ragazza fuori dalle stalle, facendo un cenno alla bambine, sorprese, di seguirli. La condusse attraverso un colonnato che portava in una sala circolare dove le colonne si aprivano e la circondavano. Al centro di quello che era, molto probabilmente, il salone principale, vi era una fontana raffigurante una bella donna che teneva un vaso dove scorreva l’acqua e, attorno ad essa, vi erano delle piante. In vari punti della sala vi erano dei seggi in marmo dove mettersi sdraiati con dei comodissimi cuscini e sulla destra vi era un’ampia terrezza, da dove si poteva vedere un incantevole giardino. In alcuni punti della sale vi erano particolari panneggi e dietro di essi, presumeva la ragazza, vi erano le altre camere in cui si potevva accedere. Tutto era semplice, ma incantevole. Inuyasha si mise semisdraiato su uno di quei seggi, molto simili a quelli delle case gentilizie romane che Kagome aveva studiato in storia dell’arte, e lei rimase in piedi mentre le piccole si inchinarono davanti al loro Signore. Improvvisamente un brocca e un calice d’oro, posati su un tavolino poco distante, galleggiarono in aria fino ad essere afferrate alla divinità che si versò del buon vino. Kagome rimase affascinata da quella novità.

-Queste sono le mie inservienti: Asagi, Ai, Shion e Moegi.- le ragazzine, mentre lui citava i loro nomi, si alzarono. –Saranno a tua completa disposizione in mia assenza.- Poi si rivolse alle ragazze, seccato. –Trattatela come un’ospite.

A quel punto Ai, che fino adesso era stata tranquilla, si alzò e andò dalla nuova venuta abbracciandola. Kagome rimase sorpresa da quel gesto e l’abbracciò a sua volta  regalandole un sorriso: infondo, anche se molto più vecchia di lei, era sempre una bambina molto carina e a lei i bambini piacevano. La bambina in questione alzò lo sguardo e le disse: -Mia Signora, siete la donna di Sua Eccellenza?-

Inuyasha a quella frase si strozzò col vino e si mise a tossire mentre inveiva contro qualcuno. Kagome, dal canto suo, arrossiva come un pomodoro e balbettava parole incomprensibili. Asagi, prima che il Suo Signore si riprendesse, strappò la sorella dalle braccia protettive della ragazza e la sgridò. –Ai, ma ti sembra il modo? Come hai Potuto fare una domanda tanto sfrontata?! Guarda, Hai fatto arrabbiare Sua Eccellenza!!- indicò Inuyasha che stava ancora cercando di riprendersi. Kagome, vedendo la bimba con le lacrime agli occhi, decise di alleviare le acque. –Calma, piccola Asagi, in fondo la faccenda non è così grave!-

-“Non è così grave!”?- La voce del Dio tuonò nella sala. –Certo che è grave, io non voglio essere associato ad una donna come te nemmeno fra centomila anni!-

-Che c’entra questo discorso?! Io stava cercando di calmare la piccola Ai!-

-Piccola! Piccola!!! Ma se avrà si e no mille anni più di te!.- Non si accorse che si era alzato in piedi e la stava guardando dall’alto in basso.

La ragazza rimase sorpresa da quella parole ma non si scoraggiò. –Mille anni più o meno non importa. Il carattere a la mentalità sono sempre quelli di una bambina!-

A quel punto la bimba che aveva provocato tutto questo scoppiò in lacrime facendo fermare la lite. Kagome lanciò un’ occhiataccia al Dio che le rispose in modo altrettanto focoso e andò dalla bambina che chiedeva ancora scusa piangendo. Si inginocchiò e l’abbracciò. –Su, su piccolina, non fare così! Non è colpa tua se il tuo Signore è ottuso e si comporta come un bambino viziato!.- Inuyasha si incavolò a quelle parole. -Bambino viziato a chi?!- Kagome lo ignorò e continuò a parlare alla bambina, mentre la alzava in braccio. –Non ti preoccupare, io non mi sono affatto offesa a quest’affermazione, stupita forse, ma non offesa. In fondo essere considerata una specie di Dea quando sei un essere umana fa molto piacere!-

La bambina smise di piangere e guardò la ragazza con gratitudine mentre la rimetteva a terra sorridendo. Kagome si girò verso Inuyasha e lo fronteggiò. –Vergogna, far piangere così la bambina.- La divinità sbuffò infastidita e mettendo le braccia incrociate e la guardò.

-Non credere di farmi lo stesso effetto che hai avuto sui mocciosi nelle stalle, umana.- L’ultima parola la disse con disprezzo. –Non mi interessa niente di quello che dici o che fai, capito? Una sola cosa mi interessa ed è che la sfera che porti al collo possa fermarmi al momento giusto, dopodiché potrai anche sparire per sempre dalla mia vita.- Smise di fissarla e si girò, dandole le spalle. –Moegi e Asagi, portate la ragazza nelle mie stanze.-

La giovane era rimasta molto scossa dalle parole che le aveva rivolto precedentemente il Nume, ma quelle furono la goccia che fece traboccare il vaso.

-Cosa?!- strillò in preda alla rabbia. –Che vuol dire che mi sistemerò nelle tue stanze?! Per chi mi hai preso?! Non sono una donna di quel genere!!!-

Inuyasha si voltò con rabbia verso Kagome e la guardò come se la dovesse incenerire. –In primis io adesso sto partendo per concludere la Mia Guerra, quindi non corri rischi al momento; in secundis la mia camera è la più sicura di tutto il palazzo ed io, malgrado desidererei davvero strangolarti, ho giurato che ti avrei protetta da qualsiasi pericolo. Se tu staresti buona qui nella mia dimora io potrei capire subito se ti succedesse qualcosa o meno e precipitarmi qui. Shion procurami la mia armatura.- Detto questo si diresse verso una stanza e lei fu condotta nella camera della divinità dalle due bambine.

Come poteva esistere un essere tanto odioso!?! Prima quando erano sul suo cavallo le aveva rivolto parole gentili, mentre ora era ritornato il solito cafone! Era veramente, veramente un bel bastardo! La trattava come se fosse la cosa più insopportabile del pianeta! Se ne era andato voltandole le spalle e senza degnarla nemmeno di uno sguardo: veramente, veramente bastardo! Stava ribollendo di rabbia, come si permetteva?! La distolse da quei pensieri la voce delle piccole ancelle che le annunciavano che erano arrivate.

Malgrado il proprietario di quella stanza era un essere odioso, era una bella camera. Vi era un enorme tavolo in legno pregiato con molte cartine srotolate su di esso; una grande libreria dello stesso legno lucido era appoggiata al muro e mostrava varie pergamene e libri. Kagome notò anche il bellissimo letto: era molto ampio, fatto in marmo e quattro colonne di legno si alzavano dai quattro angoli del letto coperte da un tessuto rosso fuoco che creava un caloroso tetto sopra il talamo. Il materasso, le dissero le ragazze, era fatto con la piume di un uccello che non aveva mai sentito nominare ed erano morbidissime. Le dissero anche che quell’animale lo aveva ucciso il loro Signore perché aveva rischiato di ammazzare Asagi. A quelle parole la fanciulla rivalutò un poco Inuyasha: infondo, molto infondo, ci teneva ai suoi sottoposti. L’occhio della ragazza fu però attratta dal balcone di quella camera. Si ci accedeva da delle colonne corinzie, con dei rampicanti che si intrecciavano sui tamburi, disposte in fila indiana; il balcone era semicircolare con delle piccole colonne bombate per ringhiera; sopra era liscio ed era interamente in marmo. Rientrando in camera si accorse che vi erano dei fini arazzi e tappeti, seguiti da delle poltrone, rigorosamente in marmo, con dei comodi cuscini di sopra. Tutta, ma proprio tutta, la tinta della stanza andava sulle tinte rosso e marrone … insomma, era molto accogliente.

-Se desiderate qualcosa, Mia Signora, non esitate a chiamarci.- disse Moegi.

-Su quella poltrona ci sono le vesti di ricambio, se volete fare un bagno la vasca è pronta. Potete lasciare i vostri… emh…  indumenti direttamente al bagno, penserò io a prelevarli e lavarli in seguito.-

-Grazie mille piccole, credo che adesso io…- Il fiato le si bloccò in gola vedendo quella figura entrare. Se prima aveva qualche dubbio sulla sua natura divina, dovuta alla rabbia, ora era dissipato del tutto. Portava una rifinita armatura nera che sembrava una sua seconda pelle, sembrava evidenziargli i pettorali e gli addominali e sulle spalle si allungava formando una un triangolo a punta; gli avambracci erano anch’essi coperti  e portava un corto gonnellino rosso che gli arrivava sopra il ginocchio; dal ginocchio in giù portava degli stivali fatti anch’essi con lo stesso materiale della corazza; tutta l’armatura era ornata con piccoli fili d’argento che richiamavano ed esaltavano i lunghi capelli dell’uomo che coprivano i suoi meravigliosi occhi di oro liquido che la guardavano con un cipiglio severo. La divinità si diresse verso una poltrona e prese il mantello rosso e quella che sembrava una katana, legandoseli uno sulle spalle e l’altra alla vita. Quando si girò verso di lei facendo fluttuare il mantello e i capelli attorno a quel corpo perfetto rimase impressionata: quello che aveva davanti era senza dubbio il Dio della Guerra.

Inuyasha, tutto agghindato, diede un’occhiata alle carte sul tavolo. Soddisfatto ,stava per uscire dalla sua camera, accompagnato dai saluti delle bambine, quando sembrò ricordarsi della presenza della ragazza a si girò verso di lei. Gli occhi ambrati cercarono di penetrare, attraverso quegli occhi color cioccolata, nei pensieri della ragazza mentre lei cercava di fare ugualmente coi suoi. -Un mese, mancherò un mese. Avrai un solo mese di pace e preparazione. Poi la nostra guerra avrà inizio.-

Distolse lo sguardo da quello di Kagome che lo vide uscire dalla stanza con passo sicuro senza darle il tempo di ribattere.

Era una sfida quella? Va bene, la ragazza adorava le sfide.

Un mese… e lei avrebbe vinto.

 





Bene, anche questo capitolo è stato aggiunto! ^^ Ci prendo gusto ad aggiornare velocemente! Allora, il tanto atteso incontro tra Inuyasha e Kagome! Soddisfatti? Francamente mi sono divertita molto a scriverlo!
Faccio un piccolo avviso qui, anzi facciamo due!
Il primo: Da adesso in poi informo, con dolore, che aggiornerò una volta a settimana[Evvivaaaaaaa!!!! N.d. Tutti i personaggi di Inuyasha da me usati.] La scuola purtroppo sta iniziando e devo studiare, non ho tempo per scrivere ed aggiornare! Il che mi dispiace perchè adoro rispondere ai commenti! ;_;
Il secondo: più che avviso è un'anticipazione. Nel prossimo capitolo ci saranno scene osè, quindi preparatevi! ^^
Passiamo al mio angolo preferitoooo!!! ^_^
Toru85: Grazie!! Ecco a te L'incontro tra i due protagonisti!
Kaggi18: Accontentata! Ecco il terzo capitolo, piaciuto?
Onigiri: Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento! ^^ Per scoprire come farà Kagome a "smacchiarlo"... continua a leggere! eheh...
ka chan: Grazie! ^^ E come vedi ho esaudito il tuo desiderio!
Chiho_chan(vale! ^__^): E sì... anche io adoro tutti i personaggi di Inuyasha... [sguardo sognante]. Non ti aspettavi la comparsa del padre di Kagome? In effeti neanche io mentre proggettavo la ff, ma era meglio farle incontrare qualcuno che Kagome conoscesse gia da prima e... chi meglio del padre che non si è mai visto nell'anime o nel manga? forse è un pò banale come idea, ma sono contenta che da un certo punto di vista sia riuscita! ^^ Ecco un'altro capitolo, quindi, per la tua felicità!
Bene, dopo questi ringraziamenti, ne faccio uno speciale a chi ha inserito la ff tra i preferiti: GRAZIE DAL PROFONDO DEL CUORE! ^^
Il prossimo aggiornamento sarà fra una settimana, quindi ci risentiremo per allora. Un bacio a tutti quelli che commentano, che mi fanno veramente felice e mi invogliano a scrivere, e anche solo a chi legge.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Scusate per il ritardo! Ho avuto un pò da fare in questo periodo fra esami e studi generali, quindi non ho prorpio potuto aggiornare questa settimana! Per farmi perdonare prometto il prossimo capitolo entro due giorni, visto che questo è un pò corto!
ATTENZIONE: C'è una lieve lemon in questo capitolo. Meglio avvisare, non si sa mai! ^^

Capitolo 4

 

 

 

 

 

Occhi… Occhi rossi… Il rosso macabro del sangue…

Inuyasha…

Occhi dolci color cioccolato… Lo scrutano con preoccupazione…

Kagome…

Uno di fronte all’altro che si guardano senza capire… Si tendono entrambi la mano per conoscere, per sentire ognuno il calore dell’altro…

Le mani si intrecciano e loro si avvicinano l’un l’altro creando intorno a loro un gioco di capelli nero e argento che danzano formando delle complesse figure.

I loro occhi non hanno mai smesso di fissarsi l’un l’altro…

 

Nella stanza si udì un singulto, qualcuno si mosse di scatto dalla posizione in cui riposava.

Era sudato, ansimava come se avesse ucciso centinaia di milioni di demoni…

Si passò una mano sulla fronte e si alzò dal suo giaciglio, il quale prima era appartenuto al suo nemico, e si diresse fuori dalla stanza sentendo ancora le grida di giubilo degli uomini che avevano vinto la battaglia. Scocciato da quelle urla, ancora accaldato, decise di andarsene. Prese le sue cose e si diresse con velocità inumana, mentre passavano sotto il suo sguardo case e campi, verso il fiume che ospitava il suo cavallo e, dopo aver accarezzato un po’ quest’ultimo, si mise seduto sulla riva.

Un mese… era passato un mese da quando se ne era andato dalla sua dimora ed era un mese che quello strano sogno lo torturava ogni volta che chiudeva gli occhi.

La protagonista era sempre lei, e non capiva il perché di tutto ciò…

Quella mocciosa umana riempiva i suoi sogni, e questo gli dava abbastanza fastidio. Di solito lui non sognava , cadeva in un buio totale e aveva la percezione di tutto quello che accadeva attorno a sé. In questi sogni, dove lei era presente, per qualche minuto cadeva in una specie di trans, e questo non era affatto un bene, lo infastidiva! Come lo infastidiva anche il pensiero di quella ragazzina che gli martellava nel cervello. Si era accorto, con sommo disappunto, che pensando e lei si era fermato un po’ troppo spesso a considerare il suo corpo: la maglietta scollata e quasi trasparente che indossava la prima volta che l’aveva vista lasciava ben poco all’immaginazione, come quei corti pantaloni che mettevano in mostra le sua gambe ben tornite; le labbra carnose che si imbronciavano e il suo viso… chissà che espressione avrebbe fatto quel viso travolto dalla passione, come si sarebbe arcuata la sua schiena e che grido avrebbero emesso le sue labbra…

Improvvisamente scosse la testa ringhiando e facendo girare Eros verso di lui con un’espressione di stupore.

Lo eccitava, quella mocciosa lo eccitava! Non poteva negare l’evidenza del suo corpo che ribolliva di passione. Si sentì impazzire di rabbia… Com’era possibile una cosa del genere?! Lui attratto… da una bambina! E la cosa che lo mandava ancora più in escandescenza era che voleva che lei si cedesse a lui spontaneamente, senza che la costringesse supina sotto di lui. Scagliò un pugno sotto di lui creando una fossa. Tutto quello che pensava, tutto quello che aveva intenzione di fare… Non aveva senso!

 Rise, rise di gusto per la prima volta in vita sua. La voleva, e tutto ciò per lui era assurdamente divertente. Lui, che di umane, demoni e Dee ne poteva avere a bizzeffe, che volessero o no non importava.  La desiderava in un modo che trascendeva la ragione e i sentimenti.

Si arrese… per la prima volta nella sua lunga vita si arrese.

Si alzò dalla posizione in cui era e montò sul cavallo, incitandolo a dirigersi verso casa. Fra poco l’avrebbe rivista. Molto probabilmente stava dormendo, sentiva la sua presenza nella sua camera, ma non gli importava, gli bastava poter risentire il suo profumo.

 

Kagome si svegliò col cuore che le batteva a mille.

Quel sogno… ancora quel sogno. Il protagonista: Inuyasha.

Sospirò.

 In fondo quello strano Dio un po’ le era mancato in quel mese mentre si allenava coi poteri spirituali e il tiro con l’arco. Le era sempre piaciuto l’arco fin da quando era bambina, ma la cosa che l’aveva veramente sorpresa era il fatto che aveva poteri spirituali! Se ne era accorta qualche settimana fa, mentre cercava di dividere Roku e Dai. Se le stavano suonando di santa ragione e non ascoltavano le sue urla, allora lei spazientita aveva lanciato un urlo più forte degli altri mettendo le mani in avanti e da esse ne era scaturita una luce bianca. Mentre i ragazzini sbalzavano in parti differenti svenendo, lei si guardò le mani sconvolta prima di soccorrerli. Per fortuna non si erano fatti niente e lei da allora aveva deciso di vedere come controllare questo potere spirituale meditando per qualche ora al giorno. Dopo questo episodio si era messa a pensare sempre più spesso ad Inuyasha: possibile che fosse tutto vero? Che lei fosse la prescelta che doveva compiere il volere della profezia? Per questo molto spesso chiedeva informazioni ad Ai riguardo Inuyasha. Mentre la bambina le raccontava del Suo Signore, Kagome aveva anche rivalutato non poco il dio: aveva salvato quei bambini da dei demoni che li volevano come vittime sacrificali e li aveva accolti nel suo palazzo a patto che si rendessero utili, anche se non ce n’era affatto bisogno visto che quelle strane presenze invisibili sembravano fare tutto loro. Nonostante facessero più casino che altro, li aveva ricevuti in casa sua come dei fratellini più piccoli. Non perdeva mai la calma con le bambine, ma i ragazzi dovevano smettere di essere così pestiferi perché con loro era un po’ più duro. Infatti li metteva spesso in punizione e, quando litigavano, un pugno in testa per fargli entrare un po’ di sale in zucca non guastava. Li aveva resi immortali e quando lui non c’era avevano il permesso di usare il suo bagno come piscina, a patto che poi ripulissero tutto per bene. Un bagno davvero portentoso, non c’è che dire. All’improvviso, a forza di pensare a quella splendida vasca, si accorse che era completamente sudata e che una bella nuotata in fondo la poteva anche fare.

Prese il telo di lino e si diresse, attraverso tutti quei colonnati diventati a lei familiari, verso il bagno della divinità notando con piacere che l’acqua era sempre calda al punto giusto. Si spogliò della sua comoda tunica e si immerse con un sospiro nella parte bassa della piscina. Appoggiò la schiena al bordo e buttò la testa all’indietro, pensando.

Inuyasha martoriava tutti i suoi sogni, sia nel suo mondo che in questo! Però… però adesso i suoi occhi rossi non le mettevano paura: la preoccupavano. Sembravano chiederle qualcosa, un aiuto forse... Ma aiutare a fare che cosa? Lo voleva capire e gli tendeva la mano, per dirle che lei era lì, non lo avrebbe lasciato… e lui… Lui le stringeva la mano e la avvicinava a sé, i suoi occhi che ritornavano del caldo colore dell’ambra che le piaceva tanto….

La sua mano era calda e grande, le trasmetteva pace, sicurezza… Voleva che quella mano l’accarezzasse dappertutto…

Si immerse di botto sott’acqua al quel pensiero impudico cercando di togliere il rossore dalle guance. Ma che le saltava in testa?! Che quel… quel… quel buzzurro la… la…!

Scosse violentemente la testa e riemerse in superficie riprendendo aria. Doveva avere la febbre o qualcosa del genere… a lei piaceva Hojo! Il suo bellissimo sempai.  E pensare che aveva un appuntamento con lui il sabato di tre settimane prima! Ma davvero le piaceva così tanto? Infondo non lo aveva mia voluto seriamente, solo che lui era così dolce e tutti dicevano che sarebbero stati una bella coppia. Per non parlare del fatto che sua madre sarebbe stata felice di conoscerlo per bene!

Sua madre…

 Richiamare alla mente lui le fece ricordare anche la sua famiglia: chissà come stavano, se erano preoccupati... Pensava molto spesso a loro, le mancavano. Chissà cosa facevano tutti in quel momento? Se lo era ritrovata a chiederselo molto spesso.  Non potevano immaginare minimamente che adesso si trovava nella dimora del Dio della Guerra e che questo era veramente insopportabile.

Certo l’aveva un po’ rivalutato, aveva scoperto inaspettatamente dai racconti di Ai che possedeva anche un lato umano, ed era un bel uomo, un bellissimo uomo... Gli sembrava di vederlo adesso davanti a sé: I suoi bellissimi capelli argentei che attorniavano la sua regale figura avvolta dall’armatura; i suoi occhi che la guardavano con una strana luce, le sue labbra chiuse in una linea.

Sembrava che si stesse togliendo l’armatura per entrare in acqua…

Certo però che la sua visione era veramente realistica.

Troppo realistica!

Un momento, ma stava davvero entrando in acqua!

 

Era arrivato subito al suo palazzo e si era precipitato nelle sue stanze per poterla vedere. Fu colto da un moto di disappunto quando non la trovò. Nel letto c’era il suo odore mischiato al proprio e questo gli dava un senso di benessere. Si concentrò un attimo per capire dove fosse finita la ragazza e quando la individuò corse verso quella stanza, senza pensare alle conseguenze, e la trovò.

La vide riemergere dalla vasca completamente esposta alla sua vista.

La vide guardarlo come se lo avesse immaginato con un sorriso angelico sulle labbra.

La vide inarcare un sopracciglio sorpresa quando si iniziò a togliere l’armatura.

La vide stare ferma immobile mentre si immergeva nell’acqua completamente nudo e le si avvicinava con passo lento e studiato.

La vide chiudere lentamente gli occhi quando poggiò una mano sulla sua guancia e la vide posare la sua mano sulla propria mentre sorrideva.

La vide, ed era tutto ciò che aveva desiderato in un mese.

 

Kagome si sentì incapace di fare qualsiasi cosa quando vide il Dio entrare nella vasca. Era… era paralizzata da tanta bellezza. Era notte e adesso le tende del bagno, che di solito avevano le sfumature del giorno, sembravano risplendere la luce della luna acquisendo i colori del cielo notturno. Quella strana luce si rifletteva sul corpo dell’uomo di fronte a lei rendendolo ancora più desiderabile. Sì, lo aveva capito in quel momento. Non gli importava di niente e di nessuno, nemmeno di se stessa: voleva perdersi con lui.

Quegli occhi che la guardavano, caldi, mentre lui si avvicinava con decisione alla sua persona, le trasmettevano mille brividi di piacere che gli percorrevano il corpo. Vibrò impercettibilmente quando la sua mano le si appoggiò sulla guancia e automaticamente lei afferrò l’arto poggiando la propria mano sulla sua. All’improvviso le venne da sorridere. Non capiva cosa le stava succedendo ma lui era lì vivo e vegeto, con le sue mani che la sfioravano, e lei era serena e felice di questo. Aprì gli occhi e lo guardò. Erano talemente lontani, talmente diversi… Eppure…

 Lui sembrava come ipnotizzato da lei e la guardava come se fosse la cosa più preziosa in quel momento. Con una lentezza esasperante le sue labbra si avvicinarono alle proprie e lei chiuse gli occhi. La baciò con una dolcezza che non gli avrebbe mai attribuito e lei rispose allo stesso modo. Poi, come se il suo rispondere al bacio lo avesse in qualche modo scosso, con decisione le socchiuse le labbra facendo entrare la sua lingua nella bocca.

A quel nuovo contatto la ragazza si scostò da lui, come impaurita. Non se lo aspettava, era stata presa alla sprovvista. Lo guardò negli occhi e lui le sorrise, sorpreso da tanta ingenuità, accarezzandole dolcemente una guancia. Le passò il braccio attorno alla vita e l’attirò a se, invitandola, con il corpo, a baciarlo per riprovare. Lei non se lo fece ripetere e lo baciò come se fosse una farfalla. Inuyasha catturò quelle ali, e le insegnò come prendere il nettare dalle sue labbra. Non si accorse che lei lo abbracciò possessivamente fino a quando non sentì il suo corpo nudo premuto contro il proprio. Quella morbida pelle di seta bagnata che premeva contro i suo torace, i suoi fianchi… E la baciava, la baciava come se fosse l’ultima cosa che facesse nella vita. Le sue mani le accarezzavano tutto il corpo sfiorando punti che mai nessun uomo aveva mai toccato… E quella creatura purissima lo lasciava fare, ansimava ad ogni suo tocco e sussurrava il suo nome fra un bacio e l’altro.

Capirono inconsciamente entrambi una cosa in quei momenti.

Quella era la notte dell’unione, il primo passo verso la fine.

Una forza invisibile li aveva attratti quella sera, e loro non potevano opporsi ad essa. Non volevano opporsi ad essa. Era da quando avevano messo piede al mondo che aspettavano quel momento. Lo aspettavano da una vita.

In un attimo di lucidità Inuyasha prese la ragazza fra le braccia e coprendo entrambi con un lungo telo di lino bianco, la trasportò verso le sue stanze mentre lei gli baciava il viso e lo accarezzava dolcemente.

Una volta arrivati, la poggiò sul letto e si sdraiò su di lei continuando a giocare con la propria bocca sul suo corpo. Kagome era accaldata ed era un po’ intimorita da quello strano evolversi del loro rapporto, ma i suoi gesti, così giusti, così perfetti, e le sue mani che l’accarezzavano sembravano fatte apposta per lei, per farla sentire sicura e appagata.

Per un attimo però entrambi persero il controllo. Si volevano, volevano congiungersi, volevano essere l’uno la continuazione dell’altra. Quando si ripresero, al piccolo urlo di dolore di lei, stavano già compiendo un rituale che risaliva sin dalla notte dei tempi.

Si guardarono entrambi un po’ scombussolati chiedendosi quando si fossero uniti, ma al primo movimento di lei un gemito uscì dalle labbra di Inuyasha. Stava per riprendersi, ma poi si bloccò. Si era fermato.

Lei non capiva il perché si fosse fermato.

Lo voleva, lo voleva ora, adesso, dopo, sempre. Lo aveva sempre voluto.

Iniziò a muoversi lentamente, facendo sgranare gli occhi al suo compagno.

Lui alzò lo sguardo verso di lei e la guardò in viso: vide un’espressione a metà fra dolore e piacere.

Lo voleva? Lo desiderava così tanto?

E pensare che si era fermato per un attimo per farla abituare a lui… Ma se lei non era contenta così…

Sorrise.

Avrebbe fatto sparire quel piccolo dolore per trasformarlo in piacere. Avrebbe visto il suo viso trasfigurato nel pieno della passione. Iniziò a baciarla, a carezzarla, a dare spinte più vigorose.

Il sudore di due corpi che si mescola, i gemiti, le grida di piacere, il sentirsi per la prima volta in vita loro completi, accettati, amati…

Quando si fermarono il cielo era tinto di un azzurro molto tenue.

Inuyasha afferrò le tende attorno al letto e le chiuse per ripararsi dalla luce del sole che stava sorgendo.  Prese la ragazza, abbandonata per un attimo fra le lenzuola, coi capelli che contrastavano con il colore di esse, fra le braccia,  e la mise con sé sotto le coperte mentre le diceva, con la voce impastata dal sonno e un sorriso sulle labbra: -Riposati un po’, adesso .-

Kagome si sentì  strana a quella frase e guardò il suo viso. Mai come allora aveva provato un senso di calore e protezione. Gli accarezzò gentilmente il viso facendogli aprire un occhio, incuriosito. Lei gli sorrise e glielo richiuse passandoci sopra un dito, dicendo che non doveva preoccuparsi. Lui le lanciò un’occhiata indagatrice ma chiuse gli occhi e si rilassò completamente alle carezze della ragazza. Quando lo sentì russare lievemente si accoccolò meglio al suo petto cullandosi col battito ritmico del suo cuore.

Voleva aiutarlo, in qualsiasi maniera… se quello che era accaduto significava calmarlo e vederlo sempre con quell’espressione rilassata del viso, ebbene lo avrebbe fatto….

Voleva aiutarlo, voleva salvarlo dalla sua stessa natura…

Lo avrebbe salvato da sé stesso…

 


Bene, bene. Fatto anche questo capitolo! Mi dispiace che lo abbiate potuto leggere così tardi, ma ho davvero avuto delle settimane stressanti! -_-
bene, in tutto questo passiamo ai commentiiiii!!! (Adoro quest'angolo!)
Toru85: Che bello, commenti sempre ad ogni capitolo! ^^ Sono molto contenta di ciò! A parte questo, scusa il ritardo ed eccoti qui bello fresco il quarto capitolo! Piaciuto? Spero tanto di sì, attendo il tuo prossimo commento!
kirarachan: Quanti complimenti! Grazie di cuore. ^^ Per quanto riguarda l'ambientazione che ho scelto... Bè, ho letto un sacco di storie di Inuyasha ambientate in tutti i tipo di epoche, anche occidentali medievali etc., e mi sono sempre detta il perchè non avessero mai pensato ad un'ambientazione "classica"... E ta-dan! Ecco che il mio cervello ha partorito questa storia. Ti ringrazio anche per aver notato a quali divinità greche o romane volevo far calare alcuni personaggi e... Sì, Koga poteva essere solo Ermes per me, visto che corre sempre tra una vignetta e l'altra del manga! ^^ Sono contenta che tu abbia commentato e che questa storia ti piaccia! Dimmi che ne pensi di questo capitolo, va bene?
Cristie: Grazie! ^^ Come hai letto, Inuyasha è già tornato in questo capitolo (Rimango sempre nel dubbio se non dovevo farlo ritornare dopo qualche altro capitolo ma... ^^). Spero di trovare un tuo commento anche nei prossimi cap. che posterò, grazie! ^^
Sassachan: Purtroppo non ho potuto aggiornare presto... ;_; Ma Sono contenta che la mia storia ti piaccia! Aspetto un tuo commento nel prossimo ^^
Chiho_chan: Vale!!^^ Che bello ritrovare i primi che ti hanno commentato la Fanfiction, e che ancora continuano a seguirla! ;_; Allora, purtroppo mi devo scusare per il ritardo, ma c'era una forza maggiore in gioco che mi impediva di aggiornare (Maledetti esami...). Passando ad altro, aspetto un tuo commento su questo capitolo! Spero che ti sia piaciuto, poichè è la prima volta che scrivo una lemon e non ne sono tanto sicura... ^^''
Kaggi_Inu91: Eccone un'altra!!! ^^ Mi scuso sempre per il ritardo e... Spero che ti piaccia questo capitolo! E tranquilla, non sei monotona, senintirsi dire che la prorpia storia piace ed è bella di invoglia a scrivere e a migliorare... Ma forse mi sto montando un pò la testa..O_O Per Sango e Miroku, devi aspettare un'altro pò di capitoli, ma non ti aspettare che metti in scena Shippo per più di due battute... Non mi chiedere il perchè, ma certe volte capisco perchè Inuyasha gli da pugni in testa... (Parole sante!!! N.d.Inu) Quindi ci vediamo al prossimo capitolo, sperando che questo ti piaccia! ^^ Onigiri: Credo che non ci saranno problemi per il tuo commento, visto che ho aggiornato dopo più di una settimana! ^^'' E per rimettere in riga Inuyasha... Sì, credo che Kagome ci riuscirà, ma solo per una parte... Dall'altra non lo so, veramente! ^^'' Devi leggere per scoprirlo. >_Mew_Paddy: Bè, ti ringrazio per il commento! ^_^ Sono felice che la mia storia ti piaccia e che la trovi coinvolgente! (Non me lo avevano ancora detto questo termine, credo! ^^) Spero che non ci sia rimasta male per la lemon, è la prima che scrivo e , come hai potuto notare, non è molto "hot"... -_- Purtroppo non riesco a scrivere parti troppo... troppo spinte, ecco! Ma spero che almeno un pò ti piaccia! ^^ Attendo con ansia il tuo prossimo commento!
Mamma mia, quanti commenti! ^^ Sono felice!
Ah, volevo dire un'altra cosa, da questi capitoli in poi la storia sarà "vietata ai diabetici"! eheh... Lo capirete leggendo! ^^Purtroppo sono esigenze di copione..^^''
Comunque, un Mega, Grande Bacio a tutti! Ci "vediamo" al capitolo 5! ^^


P.S. Ditemi qualsiasi cosa che non vada nella lemon, perfavore! E la prima che scrivo, quindi non so come sono andata! >_<''' Bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


In questo capitolo ritorna all'attacco Inuyasha quindi... B'è, non stupitevi per certi vocaboli! ^^

Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

Dei passi… due persone… per la precisione due bambine…

Si concentrò meglio mentre si staccava dalla pelle morbida della ragazza di fianco a lui e si concentrò sulle presenze.

Erano Asagi e Moegi…

Perfetto, così non avrebbe sentito delle urla se le ragazze lo trovavano lì con Kagome, erano le più discrete e calme di tutti. Riprese la posizione di prima, poggiato sul petto della ragazza dormiente, facendola mugugnare un poco. Sentì la porta aprirsi e la tenda del suo letto spostarsi un poco per permettere di dare un’occhiata. Le udì sussultare un poco e richiudere subito il telo e precipitarsi, il più silenziosamente possibile, fuori dalla stanza. Sapeva che sarebbero subito accorse a dare la notizia a Roku e Dai, e che presto quei due mocciosi l’avrebbero diffuse a certe divinità di sua conoscenza… insomma, nel giro di poche ore anche suo fratello Sesshomaru avrebbe appreso quella novella. Sospirò impercettibilmente: per lui non esisteva affatto la vita privata. Infondo come poteva averla? Era stato sempre tenuto sotto stretta sorveglianza per via di quella maledetta divinazione!

Sentì la ragazza sotto di lui dire qualcosa di insensato e si alzò sui gomiti a guardarla. Sembrava una bambina mentre dormiva: le lunghe ciglia scure erano chiuse e accarezzavano le paffute guance rosa. Avvolta nelle lenzuola scarlatte, con le pieghe del tessuto che aderivano sul suo corpo, era così bella... si stupì che solo qualche settimana prima avrebbe giurato che era una bambina senza nessun fascino. Adesso… Adesso era cambiato qualcosa… Il che cosa stava a lui scoprirlo. Era ancora stupito dalle azioni che aveva compiuto la sera prima, ed era ancora più stupito che Kagome lo avesse accolto come un vecchio amante. Ieri sera era successo un qualche cosa che li aveva attirati l’un l’altro, ma cosa? Si mise a pensare. Gli unici Dei che avevano questo potere, cioè di spingere qualcuno alla voluttà, erano Kikyo, la Dea della bellezza e della passione, Shippo e Rin, i piccoli Cupidi: la prima non poteva essere poiché, dato che  era molto gelosa di lui; i secondi nemmeno visto che le loro frecce magiche su di lui non avevano effetto. Ma allora che cavolo…

All’improvviso il suo sguardo venne catturato da una cosa che brillava al collo della ragazza, che durante la notte non si era accorto: la Shikon no Tama.

Possibile che sia stata la sfera a far in modo che quella notte loro si unissero carnalmente? No, era assurdo…

-Che ti succede?- Sussultò sentendo quella voce. Spostò lo sguardo un po’ più in su e notò che Kagome era più che sveglia e che lo guardava coi suoi occhi color corteccia d’autunno preoccupati.

-Niente di cui tu ti debba preoccupare.- le disse duro. La ragazza si indispettì a quella risposta, ma preferì non aprire bocca: non aveva voglia di litigare. Tirò le tende del letto inondando di luce i sensibili occhi di Inuyasha che rimase qualche secondo senza vedere niente. –Ma che diavolo combini, puttana?!- Kagome si girò ghiacciata da quella parola.

-Cosa…?-

Inuyasha si massaggiò gli occhi spiegandole arrabbiato: -Io ho la vista molto delicata, troia! Se mi metti subito in contatto con la luce mi acceco!- Quando si riprese notò che si era messa una corta tunica a che stava uscendo dalla stanza. –Dove stai andando?.- chiese con voce brusca.

-A farmi un bagno.- Rispose atona mentre chiudeva la porta dietro si sé. Inuyasha guardò sconcertato la porta chiusa. Sospirando si rese conto che non riusciva proprio a capire gli esseri umani.

 

Si diresse verso il bagno, si spogliò con gesti quasi meccanici delle sue vesti mentre notava con disappunto che erano ancora quelli della sera precedente, ed entrò nella vasca iniziando a lavarsi.

Si sentiva oltremodo ferita per il suo comportamento. No, non era corretto, si sentiva uno schifo. Insomma, quella sera era stata la sua prima volta con un uomo, poteva almeno essere un po’ più carino, no?! Poteva… poteva essere più dolce, più disponibile, più… più… come ieri notte, ecco!

Talmente era presa ad inveire mentalmente contro Inuyasha che la pelle che strofinava era tutta rossa. Non avrebbe mai e poi mai immaginato che la sua prima esperienza l’avrebbe fatta soltanto per passione.

Puttana…

 Fin da quando poteva ricordare, aveva sempre pensato che l’avrebbe fatto con l’uomo che amava e che l’amava a sua volta. Ma ora si rese conto che per Inuyasha quella notte non aveva significato niente… niente di niente…

Puttana…

Quella parola, quella maledetta parola.

Si era concessa a lui senza farsi nessun problema, senza esitare. Che diavolo le era preso? Eppure la sera prima non le importava di niente e di nessuno, solo di lui.

Iniziò a sfregarsi con forza le braccia, il corpo, con rabbia.

Quei maledetti sogni su di lui l’avevano rimbecillita non c’era nessun’altra spiegazione. Come, come aveva fatto a credere che lui provasse qualcosa, che fosse un po’ più umano di quanto apparisse? Come aveva potuto…

I singhiozzi iniziarono a scuoterla violentemente mentre si raccoglieva le gambe al petto abbracciandosele, in un vano tentativo di consolarsi.

Era capitata da sola in quello strano mondo con un assurdo peso sulle spalle, lontana da casa, dalla famiglia e dagli amici; aveva donato per la prima volta se stessa a quello strano uomo che la trattava come se non fosse altro che un fastidio e lei… lei lo lasciava fare perché era succube a ogni suo gesto, a ogni suo sguardo…

E lui, neanche una volta, l’aveva chiamata col suo nome.

Aveva ragione, era veramente un puttana.

Pianse convulsamente e il dolore che provava il suo corpo in quel momento per il ricordo di quella notte non l’aiutava di certo a calmarsi. Stava male e non capiva il perché. Il solo pensiero che lui l’aveva usata per i suoi comodi, solo per un passatempo notturno, la faceva sentire una donna della peggior specie. E lei… lei si concedeva senza remore a quell’essere.

 Non riusciva più a capire niente. Sapeva solo che aveva una voglia matta di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo. Era triste, arrabbiata, delusa… era sola, sola con se stessa e coi suoi tormenti.

Improvvisamente sentì una tenda aprirsi e dei passi incerti entrare nella stanza. Si girò sperando con tutto il cuore che non fosse chi pensava. Per suo sollievo, o dispiacere, erano soltanto la piccola Ai, Asagi, Shion e Moegi. che avevano sentito la loro signora piangere. Sembrava sull’orlo del pianto anche la piccola bambina.

-Mia Signora, che avete, vi sentite male?- chiese Shion.

A Kagome caddero ancora delle lacrime e Asagi si avvicinò a lei portando un telo di lino, aiutandola ad alzarsi e a coprirsi. Si sedette su una sedia in marmo che era lì vicino aiutata dalle bambine. La ragazza piangeva ancora come mai in vita sua, sentendosi priva di forze.

- E’ successo qualcosa?- Chiese la bimba dai capelli verdi, in quel momento la sua espressione dimostrava tutti i secoli che portava sulle spalle, Kagome ne fu colpita. Non era mai stata sola, c’erano sempre stati i bambini con lei. L’avevano fatta sentire a casa, l’avevano intrattenuta, l’avevano fatta ridere, allenare e anche sapere determinate cose di quello strano mondo, ma da quando aveva rivisto Inuyasha… era tutto crollato.

-Io… io…- non riusciva ancora a parlare, i singhiozzi la scuotevano ancora. – so_sono… una… una….-  La piccola Ai le asciugava le lacrime con il telo, preoccupata. La ragazza abbracciò la piccolina, mentre piangeva. Tutte la bambine la rinchiusero in dolce abbraccio tentando si rassicurarla:due di loro quattro non capivano il motivo di quelle lacrime, le altre si guardarono pensando entrambe la stessa cosa…

 

-Lasciarla?!- la divinità posò di botto la cartina che stava consultando sul tavolo nella sua biblioteca. Una biblioteca davvero molto grande: tantissimi scaffali che si seguivano una dietro l’altro con il più vario genere di libri e pergamene che volavano da una parte all’altra della sala . Bastava chiedere ai quattro venti che testo, saggio, manuale o cartina volevi e subito quella ti si poggiava fra le mani, in seguito potevi metterti a studiare sul grande tavolo di legno pregiato eppure sederti comodamente sulle poltrone che si trovavano in vari punti della sala.

In quel momento al tavolo vi era Inuyasha e guardava infuriato i suoi quattro sottoposti: due ragazzi e due ragazze.

-Sì, mio Signore, vorremo che la lasciasse andare qualche giorno da suo padre, nel Kabuo.- Gli dissero in coro i due gemelli con espressione seria.

-La Signora è molto inquieta, vedere una faccia a lei familiare per qualche giorno potrebbe calmarla.- continuò Moegi.

-Inquieta?!  E per quale acerrimo motivo?!- chiese infastidito da quella scoperta.

-Sola in questo luogo a lei sconosciuto… avere un peso enorme sulle spalle… trattata come un oggetto dall’uomo a cui lei si è…- Iniziò ad elencare Asagi sulle dita della mano ma venne fermata da Inuyasha  che sbraitò:-Va bene! Ho capito, ho afferrato il concetto!-

Dopo di ciò si diresse verso il luogo dove sentiva provenire il profumo della ragazza. Era arrabbiato, infuriato. Dannazione, ieri sera non gli sembrava tanto schizzinosa su quel fatto! Era vergine, e allora? Lei era consenziente! Doveva ringraziare il fatto che non l’avesse presa con la forza! E adesso?! Si era pentita… come si poteva essere pentita dopo quella splendida notte passata insieme? Non aveva provato ciò che aveva provato anche lui? Quel senso di benessere, di completezza… Gli dava un fastidio tremendo. La vide nella sala della fontana seduta che guardava, senza in realtà vedere niente, il tetto. Ai cercava di smuoverla ma non ci riusciva, sembrava caduta in una sorta di letargo. All’improvviso guardando quella figura capì una cosa: l’aveva ferita. Un senso di vuoto si fece largo nel suo stomaco. Con un cenno chiese alla bambina di lasciarli che acconsentì a malavoglia, avendo intuito che Kagome era in quello stato a causa di Inuyasha.

La divinità chiamò , con uno dei suoi soliti monosillabi, la ragazza che, volandosi lentamente verso di lui, gli rivolse uno sguardo vuoto che lo trapassò come mille pugnalate: dov’erano finiti i due occhi cioccolata dolci e battaglieri che lo avevano tanto colpito?

Kagome si sentiva svuotata. Dopo aver passato la tarda mattinata e il pomeriggio a versare lacrime si sentiva come se fosse un oggetto senza contenuto, inutile.

-Cosa vuoi?- La sua voce era più vuota dei suoi occhi ed ebbe il potere di togliergli il fiato dal corpo. Per la prima volta in vita sua non sapeva cosa dire. Stava per parlare quando la ragazza lo interruppe sul nascere. –Capisco… non sei soddisfatto, vuoi ancora il tuo giocattolo… la tua troia personale…-  adesso si era alzata e lo guardava ancora con il suo sguardo inespressivo.

-Troia?!- Inuyasha la guardò oltraggiato. Lei pensava che la considerava una troia?! Ma allora non aveva capito proprio niente! –Secondo te io stanotte ti ho presa per passatempo?! Ti ho presa perché ti consideravo una puttana?! Secondo te è per questo?!!- si era messo urlare senza nemmeno rendersene conto, prendendola per le spalle e scuotendola.

-Ti sei espresso molto chiaramente, stamattina- Non sopportava quella voce atona, lo mandava nel buio più totale.

La divinità all’inizio non capì cosa volesse dire, poi ricordò. Gli venne da bestemmiare contro se stesso, possibile che se la fosse davvero presa per quella mattina? Insomma, se lo infastidivano come lei aveva fatto la mattina, lui offendeva per istinto, si sanno quelle cose! Péotea devvero prendersela per così poco? Davvero i sentimenti degli esseri umani, di Kagome, erano così delicati?

-Secondo te se ti considerassi una puttana, non me ne importerebbe molto dell’opinione che tu dai a te stessa! Se ti considerassi una puttana, stanotte non me ne sarebbe importato niente di farti gemere di piacere! Non sarei interessato se tu te ne andassi, non me ne avrebbe avuto peso niente di te adesso!-

Kagome sembrò riprendere un po’ vita a quelle parole.

Lo guardò con gli occhi pieni di un qualcosa che lui non sapeva spiegare.  –Allora… perché?- Era una domanda ma a lui sembrò che gli si fosse scagliata in faccia una fitta guerra, e la vittoria dipendeva dalla sua risposta. Una risposta che cercava di darsi da un mese…

-Non lo so…- alla fine le rispose sinceramente, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. Lei parve riuscire a capire quelle parole e chinò lo sguardo guardando la sua mano destra riposta accanto al suo fianco. Gli sembrava sempre travagliata. Senza pensarci le sue labbra si mossero a dire delle parole che non aveva mai detto a nessuna donna. -… ma se tu non avessi voluto, io non lo avrei mai fatto.-

Una scossa attraversò il corpo di Kagome riportandola la stessa ragazza di sempre. Alzò lo sguardo su quello della divinità cercando di capire da quelle iridi ambrate se per caso avesse detto una bugia.

No, stava dicendo il vero.

Rimase sorpresa da quelle parole. I bambini gli avevano detto che se voleva una cosa, che fosse una donna o un oggetto, la prendeva con la forza. Il sapere che Inuyasha desiderava che in quel momento lei accondiscendesse ad unirsi lui e che se non avesse voluto lui si sarebbe fermato, le mise uno strano calore nel petto.

Inuyasha la vide alzarsi e dirigersi verso di lui. Appena gli fu davanti gli rivolse un sorriso che, a suo parere, avrebbe oscurato persino il sole. –Grazie…-

Era incredibile come ogni suo gesto e ogni sua parola potessero favorire sull’umore di Kagome, come era straordinaria l’influenza che aveva la ragazza su Inuyasha. Il Dio si girò dando le spalle alla giovane donna per impedirle di vedere le sue guance arrossate e le disse: -Sono qui per farti una proposta.- la sentì girare per guardarlo in faccia, fortunatamente si riprendeva alla svelta. –Qualcuno mi ha proposto che se volevi potevi andar a trovare tuo padre al tempio, accompagnata da me…-

-Grazie per la gentilezza, ma non credo che ci andrò.- Lo interruppe garbatamente Kagome. Inuyasha era sinceramente stupito a quella risposta e la sua faccia lo dimostrava palesemente e la ragazza, alla sua muta richiesta, gli rispose: -Mio padre avrà molto da fare… E poi non voglio sembrare una piagnucolosa che alla prima possibilità per calmarti si mette a piangere.-

-Calm_calmarmi?! Che sarebbe a dire la prima possibilità?!-

-Ma come, ieri sera non ti sentivi più calmo dopo che abbiamo fatto l’amore?-

Inuyasha a quelle parole sentì la sua comprensione, il suo cervello, rompersi. Glielo diceva come se avesse parlato del clima! Cioè, lo accettava così, senza problemi? Ma se prima ne aveva fatto un dramma! Certo che quella ragazza aveva l’umore più repentino del vento! Ma davvero gli esseri umani erano così assurdi, illogici?

Kagome guardava la faccia di Inuyasha che le rivolgeva uno sguardo stranissimo: -Inuyasha?-

-Cosa ti ha dato l’impressione che io ieri sera ero calmo?- Lo chiese per sviare la domanda che prima gli era stata rivolta. Tanto valeva adattarsi alle sue conversazioni, non voleva che la agitasse con altri dubbi che gli si muovevano nel cervello. Infondo Kagome era pur sempre umana, e forse non capiva determinate cose.

-I tuoi occhi…- gli rispose semplicemente lei allungando confidenzialmente una mano a spostare una ciocca di capelli che ricopriva il suo sguardo. Passò il pollice delicatamente sul sopracciglio sempre torto e lo distese mentre l’espressione di lui si rilassava sotto quel tocco delicato. Bastava un suo tocco per farlo calmare. Era da meno di un giorno che era lì e già Kagome riusciva a farlo rasserenare come nessuno prima di allora.

La mano si posò sulla guancia e lui la guardò sconvolto per la propria reazione mentre lei gli sorrideva teneramente. Le sue labbra sfiorarono la propria guancia come piume leggere subito dopo lo lasciò lì solo nella sala grande dov’era permaso il suo profumo.

Era una semplice umana, che non rifletteva prima di agire e guidata da una forza che non comprendeva, ma ogni suo piccolo movimento aveva il potere di affascinarlo e di chiedersi cosa la spingesse a stare ancora lì, in sua compagnia.

 

Per tutta la fine del pomeriggio  non si videro, si ritrovarono la notte, in camera da letto. La divinità non aveva ancora dato ordine che si preparasse una stanza per l’ospite e Kagome non era affatto dispiaciuta di ciò: la compagnia di Inuyasha, quando da quella bocca non uscivano della baggianate, era davvero piacevole. Il nume era seduto su una poltrona e stava leggendo quello che sembrava un libro. Kagome si avvicinò incuriosita.

-E quello da dove spunta?- chiese sinceramente stupita. –Nella tua libreria ci sono solo cartine geografiche, non c’è ombra di romanzi!-

-In questa stanza no, ma nella libreria principale sì.- rispose atono.

-Qui c’è una libreria?!- sembrava sinceramente sorpresa e Inuyasha capì dalla sua reazione che i mocciosi non gliela avevano fatta visitare perché, per loro, era un luogo troppo “palloso”. Si girò verso di lei e vide degli enormi occhi color cioccolato e pieni di finte lacrimucce che lo guardavano con una richiesta fin troppo evidente. Un’enorme goccia si posò sul suo capo.

-Vuoi vederla….- Non era una domanda, ma una semplice constatazione. Kagome esultò e seguì la divinità presso una serie di corridoi e colonnati che prima non aveva mai visto. All’improvviso si ritrovò in una sala fatta interamente di librerie con un’enorme tavolo che li accoglieva. Vi erano milioni di scaffali tutti stracolmi di libri che volavano da una parte all’altra. Il tetto della sala era tutto cosparso di strani simboli che sembravano muoversi e Kagome rimase col naso all’insù cercando di capire cosa rappresentavano fino a quando non la chiamò Inuyasha. –Che libri preferisci leggere?-

-Non lo so…- disse la ragazza. –Perché non mi prendi un libro di storia di questo mondo? Così magari capirei qualche cosa in più.-

-Riguardo chi? Storie di uomini, di giganti…- In quel momento Inuyasha sembrava un bibliotecario e Kagome rise di gusto a quel pensiero. Il dio le chiese cosa ci fosse di tanto divertente e ,dopo che la ragazza gli espose il suo pensiero, lui sembrò prendersela e si girò stizzito. Kagome non diede molto peso a quella reazione. –Di voi Dei, vorrei sapere la storia di voi Dei.- Inuyasha la guardò in un misto fra l’incuriosito e il seccato mentre lei proseguiva. –Poi vorrei sapere qualcosa in più su questo vaticinio e su chi lo ha interpretato a suo piacimento… e visto che ci sono imparo anche quella stupida poesia a memoria.-

Ora lo sguardo della divinità era seriamente interessato a ciò che diceva la ragazza. –Tu non credi che la profezia sia vera?-

Kagome rispose ponderatamente: -La profezia è vera, non si può negare, altrimenti io non sarei qui. Ma l’interpretazione potrebbe essere sbagliata, non credi?-

Inuyasha rise con malignità a quelle parole guadagnandosi un’occhiata sorpresa della ragazza. –Per secoli tutti hanno creduto che fossi io il Dio Macchiato, me compreso, e adesso una ragazzina vuole sviare questa tesi che io ho ampiamente dimostrato.-

-Dimostrato?- chiese stupita la ragazza.

-Più volte io ho perso il controllo sul mio corpo e su me stesso.- confessò il Dio della Guerra. –Più volte ho cercato di uccidere il mio fratellastro Sesshomaru, il Dio dei Morti, per prendere la Sounga, la Falce Nera che custodisce.- Dopo quelle parole si volse a guardarla con un cattivo sorriso sulle labbra: -Quindi allenati bene, mi sa proprio che dovrai battermi in duello prima di purificarmi e ti assicuro che non sarà affatto facile…- Erano delle parole troppo dure per essere pronunciate dalla sua bocca e dopo averle dette Inuyasha si rese conto di una cosa che ebbe il potere di farlo soffocare: se avesse perso il controllo l’avrebbe dilaniata  con le sue stesse mani. Gli venne da vomitare al sol pensiero.

Kagome si avvicinò con passo deciso ad Inuyasha. Si fermo a pochissimi centimetri di distanza dal suo corpo e alzando il volto lo guardò dritto negli occhi con una tale fiducia e sicurezza che il dio vacillò.

-Io non ti purificherò mai e tu non combatterai con me, Inuyasha.- disse. –Sono sicura che la profezia è stata mal interpretata.-

L’uomo dopo qualche attimo si allontanò dalla ragazza e richiamò alcuni libri che potavano essere utili nella ricerca. Se ne raggrupparono una decina che prese e portò in camera seguito da Kagome in silenzio. Li posò sul tavolo di fronte al letto dopo di ciò si sedette sul comodo letto guardando la ragazza che prendeva un libro in mano e lo sfogliava. –Ma riesci a capire la nostra scritta?-

-All’inizio non la capivo, ma dopo un po’ di tempo stranamente riuscivo a leggerla perfettamente. Che stravaganza vero?-

La divinità non le rispose. Si sdraiò sul suo letto mentre la ragazza leggeva. Si concentrò un attimo per sentire le presenze e si accorse che i due diavoli dei gemelli, al posto di dormire come facevano le ragazzine, stavano giocando nel suo bagno. Si alzò di scatto facendo allarmare la ragazza.

-Che succede?- si sentì chiedere.

-Roku e Dai stanno giocherellando nel mio bagno. Lo sanno che è vietato farlo quando ci sono io.-

Kagome sospirò a quelle parole. –Perché non ti fai fare una piccola piscina per loro all’aperto? Fa molto caldo in questo periodo è normale che vogliano rinfrescarsi.-

-Sì, ma non nel mio bagno.- La giovane si alzò dalla poltrona posando il libro che stava leggendo sul tavolo, un po’ infastidita.

-Perché non li lasci un po’ in pace quei poveri ragazzi? Sono molto esuberanti, lo ammetto, ma perché li devi sempre punire?-

-Per fargli entrare in testa la disciplina.- rispose convinto. Kagome alzò gli occhi al cielo esasperata, non poteva di certo fermarlo visto che erano suoi sottoposti, mentre il Dio andava a compiere la piccola vendetta con due pugni ben assestati su altrettante teste. Quando ritornò la ragazza si era appena cambiato l’abito con quello da notte e si stava coricando. Il corpo di Inuyasha si infiammò di desiderio guardando la veste semitrasparente che indossava ma si impose un po’ di autocontrollo. Si tolse i gioielli che indossava con calma riponendoli nel solito baule, dopo si tolse il lungo gonnellino che indossava per uno più comodo mentre Kagome lo guardava affascinata ed imbarazzata. Inuyasha si diresse verso il letto e si coricò sotto le coperte accanto alla ragazza facendole riaffiorare quel senso di protezione che aveva soltanto con lui accanto. Senza che lui se lo aspettasse lei si mise accoccolata la suo petto come un cucciolo usando il suo braccio come cuscino. Inuyasha non fu di certo dispiaciuto da quel contatto fisico e iniziò a giocare coi suoi capelli di seta nera mentre con l’altro braccio stringeva la ragazza a sé. Kagome si stava per addormentare quando sentì la voce del dio che la chiamava. –Kagome?-

La ragazza si alzò a guardarlo, con il viso mezzo assonnato, sorridendogli. –E’ la prima volta che mi chiami per nome…-

Il dio ignorò volutamente il suo commento, riflettendo quanto fosse vero, e disse: -Come stai dopo ieri?-

Non pensava che glielo avrebbe chiesto, ma poggiò pigramente la testa contro il suo petto mentre rispondeva, felice. –Mi sono fatta più male del previsto. Quando mi muovo bruscamente ho alcune fitte…-

Inuyasha annuì a quelle parole e le disse avvicinandola ancora di più al suo corpo: -Domani fatti un lungo bagno distensivo, ti passeranno tutte cose.-

Kagome mugugnò torpidamente e di lì a pochi secondi dormiva della grossa. La divinità sorrise verso quella figura dormiente. Era stata una giornata molto dura per lei e adesso era crollata come una bambina.

Le baciò la fronte e si appisolò un po’ anche lui, cadendo in un sereno oblio pervaso dal profumo e dal respiro dell’angelo che giaceva sul suo petto.

 





Bene bene, bene, passiamo ai commentiiiiii!!!!!
Toru85:Come ho detto, ecco al più presto il nuovo capitolo! Sono contenta che ti sia piaciuto il precedente, e spero che tu sia soddisfatta per come si sta evolvendo la situazione!
Onigiri: Come hai potuto intuire, avevi ragione: la calma prima della tempesta. Ma non pensare che la tempesta vera e propria arrivi tanto presto! Mancano ancora personaggi! ^^ a parte questo, sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo 4. Non pensavo di riscuotere tanto successo per il precedente! ^^ Ah, se ti piacciono scene pucciolose, da qui in poi ne avrei in abbondanza, credo... Un bacio!!! ^^
Cristie: Grazie!! ^//^ Sono felice di averti sorpreso! ^^ Bè come hai potuto leggere in questo capitolo, alla fine hanno un pò litigato ^^' Ma tutto a posto! Per questo capitolo non mi sono fatta aspettare molto, visto che la settimana precedente non ho aggiornato mi sembrava giusto mettere questa settimana almeno due capitoli di seguito. A parte questo, un saluto e alla prossima!! ^^
kirarachan: Cara kirarachan, sono veramente felice che qualcuno noti da dove ho preso alcuni spunti (invisibili in questo caso XD) della mia storia! Sì, hai visto benissimo, mi sono ispirata al mito di Eros e Psiche per quelle presenze. Nel mito, in paticolare, sono ancelle invisibili che parlano e servono Psiche, ma non volevo mettere delle ancelle che servissero e riverissero Kagome, troppo fiabesco alle fine, ecco!^^ E inoltre sono ben conteta di essere riuscita a caratterizare Inuyasha come dio della guerra, pensavo di non renderlo molto bene, ma sono contenta che qualcuno mi dica il contrario! Un saluto e alla prossima!
Chiho_chan: Vale... Se vuoi che ti perdoni fammi un commento più lungo la pross voltaaaa!!! Buuuuaaaaa!!! ^^ ihih, no scherzo! XP Sono contenta che ti sia piaciuta la lemon, e che il tuo precedente capitolo sia il tuo preferito (E' anche uno dei miei preferiti, in effetti! ^^). E sì, continuo sempre così! ^__^ Spero che tu legga questo capitolo e mi lasci al più presto un commento! Un bacio! ^^
Mew_Paddy:Spero che tutte le tue speranze siano state esaudite!^^ Come puoi vedere, in questo capitolo c'è una bella incomprensione tra i protagonisti, ma alla fine hanno fatto pace! ^_^ Inoltre ho aggiornato il più in fretta possibile! Sono stata brava? ^^ eheh! A parte questo, un saluto e spero che questo capitolo sia di tuo gradimento!
Va bene, dopo di questo ci vedremo non so quando, visto che da adesso in po inizierà la dannata scuola... Ma spero di trovarvi in tanto al mio ritorno! ^^ Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo!
Inoltre un mega bacio a chi commenta e a chi ha aggiunto la sua storia nei preferiti! ^^
Ci vediamo al Capitolo 6!!!!! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Scusate l'immenso ritardo, ma ho avuto molto da fare in questo periodo. ^^ Infatti sto postando in fretta e furia questo capitolo, e mi dedicherò a rispondere ai vostri commenti al prossimo! ^^ Purtroppo è piuttosto corto, ma meglio di niente, no? Aggiornerò al più presto come ricompensa. Un bacio a tutti! ^^

 

Capitolo 6

 

 

 

Quando Kagome si svegliò era da sola nel letto. Si stiracchiò le membra come un gatto e dopo esser stata un po’  sdraiata, si alzò. Si guardò in giro per la stanza: Inuyasha non c’era. Pazienza, anche se le era dispiaciuto non vederlo dormire. Però la sera prima era stato veramente dolce, chiedendole come stava. Forse non era quel mostro che lei pensava. Alzandosi  prese una veste che si trovava su una sedia e si diresse al bagno, mettendo in pratica quello che Inuyasha gli aveva consigliato la sera prima. Notò che la vasca profumava di varie erbe aromatiche e fu lieta di questa scoperta. L’odore entrava nelle narici e aveva il potere di incantarla e farla rilassare. Sarebbe stato tutto perfetto se all’improvviso la terra non si fosse messa a tremare. Uscì immediatamente dalla vasca coprendosi con un telo e quasi subito la raggiunsero le bambine. Non ebbe il tempo di chiedere cosa stesse succedendo che delle urla si estesero per tutta la casa.

-Si vesti, mia Signora, presto!- le dissero le bambine.

-Sua Eccellenza Inuyasha sta litigando con Sua Eccellenza Koga e si stanno ammazzando di legnate!- Spiegò sincera la più piccola.

-Ma è normale tutto questo?!- esclamò francamente arrabbiata e stupita.

-No, di solito la terra trema un po’ meno.- disse stranamente tranquilla Shion.

 

Quel maledetto! Doveva ringraziare suo padre se aveva le gambe così veloci da impedirgli di raggiungerlo e ammazzarlo fra atroci tormenti! E… e quell’altro, che se ne stava seduto in un angolo a blaterare su quanto fosse sincera l’amicizia che li legava, lo avrebbe volentieri riempito di uomini che gli si strusciavano di sopra per l’eternità: la peggiore tortura per un tipo come lui!

Ma perché quando finiva una guerra gli dovevano sempre rompere le palle?!

Una voce fermò tutta quella scena patetica, la voce di una donna.

-Smettetela! Ma siete degli uomini maturi che hanno centinaia di anni o dei bambini che ne hanno due?! State rovinando tutto il giardino!-

Si girò a guardarla irritato per averlo interrotto dell’ammazzare Koga ma rimase senza fiato: il corpo di Kagome sembrava dirgli di prenderla. Era tutta bagnata con la veste, fortunatamente verde smeraldo e non bianca some al solito, che aderiva perfettamente al sua corpo mettendo in mostra le sua curve. Come lui, anche gli altri due Dei notarono il succinto abbigliamento della ragazza e uno di loro, precisamente quello seduto che poco prima declamava quanto fosse sincera la loro amicizia, si precipitò sulla ragazza prendendole le mani.

-O Dolce fanciulla, immagino che tu sia la Divina Kagome, colei che detiene la Shikon no Tama.-

-S_sì!- rispose la suddetta mentre guardava la strana divinità con aria alquanto stralunata: non sapeva di un’altra persona, oltre a Inuyasha e Koga, e non si aspettava una divinità così stramba.

-Io sono Miroku, il Dio delle Arti e della Poesia. Sono lieto di poter fare la tua conoscenza…- Lo disse in maniera languida e Kagome non capì il perché fino a quando non sentì una mano della divinità posarsi sul suo seno. Prima che Inuyasha si precipitasse dopo l’urlo della ragazza, lei aveva già mollato uno schiaffo al Dio che era rimasto molto stordito al gesto dell’umana. Il padrone di casa raggiunse l’uomo frastornato e gli diede un potente pugno in testa mentre Koga se la rideva della bella. -Ti avevo detto, Miroku, che Kagome non era come le altre umane che palpi. Lei non si fa scrupoli ad impartire una lezione a chiunque!-

Inuyasha annuì come conferma delle parole di Koga e questo si avvicinò alla ragazza salutandola. Lei chiese il perché di quella visita e il Messaggero le rispose mentre Inuyasha sbuffava come una vaporiera: -Io sono venuto per assicurarmi da parte di Sua Eccellenza che tu stia bene e in buona salute. Quello che vedi a terra è venuto per proporre ad Inuyasha di fare una festa in onore della sua vittoria. L’idea non sembrava male così glielo chiesto anch’io ma lui, con il caratteraccio che si ritrova, mi ha risposto per le rime, fatto arrabbiare e alla fine litigare.-

-Secondo me questo Dio fasullo e pervertito voleva solo fare delle avance a Kagome-  disse Inuyasha con le braccia incrociate al petto. La ragazza si chinò a guardare la divinità sdraiata a terra e notò che era veramente un bel ragazzo: slanciato e con i muscoli al posto giusto, portava un grazioso codino di capelli neri legato dietro la nuca e aveva notato che gli occhi, prima che diventassero quelle due girelle che aveva, erano grandi e blu ricoperti da una frangia accuratamente pettinata. Il vestito era una tunica viola lunga che lasciava intravedere il petto e la spalla sinistra ed aveva un po’ di bracciali.

-Una festa?!- sentirono delle urla, che svegliarono anche il malcapitato a terra, e si girarono tutti e quattro verso quelle voci che appartenevano ai bambini che abitavano la casa.

-Signore, è da tanti decenni che non festeggiamo qualcosa, non c’è mai gente!- disse la piccola Ai ad Inuyasha mentre gli altri annuivano.

-Ci sarà molto da divertirsi e da mangiare!- esclamarono Roku e Dai.

-Musica, cibo, giochi, balli…- elencò Miroku elencando sulle dita. –Ho pensato a tutto io, se Inuyasha mi desse il via libera a casa sua.- e guardò la divinità con gli occhi talmente ingigantiti che Kagome rise di gusto. –Perfavoreee!-

Il Dio guardò il Musicista, così era soprannominato il Dio delle Arti, con sguardo arrabbiato. -Lo sai che io odio le feste.-

-Forza Inuyasha, perché non accetti la proposta di Miroku?- Un’enorme gocciolone cadde sulla testa dei presenti: non si sarebbe mai abituata a dare il lei a persone che sembravano giovani. –Così potrei conoscere tutte le divinità che ci sono in questo mondo.-

- E’ anche per questo che non voglio, tu non sai quanto sono matti gli altri Dei.-

-Secondo me è una buona occasione, invece!- Si intromise Miroku. –Non puoi avere solo tu il privilegio di godere della compagnia di questa splendida fanciulla.- La sua voce aveva una sfumatura maliziosa che fece arrossire Kagome e far irritare Inuyasha.

-Adesso andatevene, ho sopportato abbastanza e ho molte faccende da sbrigare.-

-Un attimo e la serata?- domandò Koga quando se ne stava per andare.

-Fra due settimane.- disse mentre conduceva Kagome dentro e le divinità se ne andavano soddisfatte ognuna coi propri mezzi. I bambini esultarono a quella decisione e Kagome fu contenta della loro allegria.

 

-Non trovi che adesso sembri un po’ più tranquillo?- chiese Koga che correva accanto alla carrozza trainata da delle aquile d’oro.

-Sì, normalmente ti avrebbe seriamente ferito, invece stavolta non  ti ha nemmeno toccato. Certo il caratteraccio è lo stesso, ma si è tranquillizzato.- A rispondere era stato Miroku che guidava la vettura.

-Speriamo che le non accada niente di male…-

-Non credo, riuscirà sicuramente nell’impresa. Ha un potere latente davvero sorprendente.-

-Sarà… allora, la lista degli invitati?-

 

L’arco si tese e si rilassò, la freccia partì a velocità elevata e raggiunse il suo obiettivo: centro perfetto!

La ragazza, al posto di esultare come tutti avrebbero fatto, abbassò l’arco e fece una smorfia innervosita: su venti tentativi aveva fatto centro due volte. Di solito non era così incapace, ma non riusciva a capire perché non riusciva a fare centro. Il record era dieci su venti, ma voleva il cento per cento, non il cinquanta! Si concentrava come gli avevano detto i due gemelli che avevano perfezionato un po’ la tecnica della ragazza, ma non riusciva a fare andare la freccia dove voleva! E pensare che nel club di tiro con l’arco era così brava…

Frustrata andò a riprendere le frecce con passo nervoso e le staccò con furia dal bersaglio, riponendole nella faretra. Si rimise al proprio posto e cominciò a flettere l’arco. La freccia partì e quando mancò il centro emise un piccolo urlo di rabbia. Sentì un piccolo risolino dietro di lei e si girò seccata verso Inuyasha, che stava appoggiato ad una colonna e la guardava allenarsi.

Dopo che gli venivano a rompere le scatole la mattina era più che giusto che adesso fosse lui a rompere le scatole, pensò Kagome irritata.

-Sei nervosa, non riuscirai mai a fare centro così.- sembrava sinceramente divertito. –Poi stai troppo tempo a prendere la mira, se fossi in battaglia saresti già morta!-

Kagome si innervosì ancora di più e disse stizzita:- Perché non mi fai vedere cosa sai fare?-

Il Dio della Guerra prese velocemente l’arco che gli porgeva la ragazza con una freccia e nel tempo di un battito di ciglia aveva scagliato la freccia facendo un centro perfetto. La ragazza guardò quel tiro con gli occhi e la bocca spalancati e Inuyasha, per riportare l’attenzione su di lui, le rivolse un “Dunque?” a cui lei si riscosse.

-Dovevo immaginarmelo, sei il Dio della Guerra…- si sentiva davvero una stupida.

-Infatti.- Le porse nuovamente l’arco e prese una freccia dalla faretra mettendola in posizione da tiro. A Kagome mancò un battito, il suo fiato le sfiorava il collo e l’orecchio mentre gli sussurrava:-Pensa che qualcuno o  qualcosa che odi profondamente sia al centro del bersaglio e che tu lo vuoi fare a pezzi.- La ragazza cercava di concentrarsi e la vide: la cosa che odiava. Sentì un’energia avvolgerla mentre la sua rabbia aumentava. –Adesso scocca la freccia.- Quando la freccia partì avvertì una parte della sua forza staccarsi da lei e le gambe le diventarono molli. Quando la freccia tocco il bersaglio questo esplose, facendo sbalordire Inuyasha che afferrò Kagome prima che potesse cadere.

-A che diavolo hai pensato?- domandò sorpreso: se quella freccia avrebbe colpito lui non ne sarebbe uscito illeso come al solito.

-Alla profezia.- rispose Kagome mentre si rimetteva in piedi. Inuyasha si oscurò a quelle parole.

-Sarei stato più contento se avessi pensato a me, così la freccia sarebbe stata molto più potente.-

Kagome si voltò ferita a quelle parole. –Tu pensi che io ti odi?-

- E’ giusto che tu mi odia.- rispose semplicemente lui. –Se non riesci a difenderti da sola quando impazzirò, morirai. Per questa ragione tu devi allenarti benissimo col tiro con l’arco, per ridurmi in fin di vita e calmarmi. Se tu mi odierai non avrai problemi a scagliare quella freccia.-

Guardò la ragazza negli occhi e rimase impressionato: calde lacrime scendevano giù per le guance mentre il suo sguardo era pieno di rabbia e preoccupazione. Si portò le mani tremanti alla bocca mentre reprimeva un singhiozzo. A quel suono il terrore lo prese.

-Come  posso farti questo? Io non posso, non ci riesco!-

Della immagini in cui lui era coperto di sangue, del suo sangue, le popolavano la testa e non riusciva a calmarsi. Il pensiero di colpirlo con una freccia, di ferirlo… faceva impazzire lei. –La predizione non può essere questa… è stata interpretata male, ne sono sicura!-

Inuyasha sorrise a quelle parole, un sorriso triste: -Allora perché queste lacrime scorrono sul tuo viso?- disse mentre con le dita artigliate le scacciava via. Kagome abbassò lo sguardo tormentando le mani.

- L’ idea di ferirti, di rischiare di ucciderti… non ce la faccio!-

Lo sorpassò ed entrò nella casa, lasciandolo lì, solo, in quella parte di giardino che lei usava per allenarsi.

Se lei non ce la faceva… Non voleva nemmeno pensare alle conseguenze.

Guardò il bersaglio che le ombre della residenza che ricomponevano. Non solo in tiro con l’arco, doveva imparare anche a tirare di scherma. E come insegnante non poteva avere che lui, il Dio della Guerra.

 

Di pomeriggio Kagome si diresse in biblioteca per continuare la sua ricerca. I libri che Inuyasha aveva in camera le avevano dato una visuale precisa della gerarchia degli Dei. Adesso doveva controllare benissimo tutto ciò che riguardava quella stupida poesia, la sfera e il regno dei morti dove era custodita la falce. Si mise al centro della sala e diede disposizioni che le venissero consegnati una decina di libri su quell’argomento. Tutta la carta in quella stanza si mise a vorticare e poco dopo sul tavolo c’erano i testi che aveva chiesto. Si mise a leggerli con attenzione, sperando di poter capire il perché si considerava solo Inuyasha come Dio Macchiato e non un’altra decina di Dei che si meriterebbero quell’appellativo.

Nel frattempo nell’armeria il Dio cercava una spada che fosse abbastanza leggera e affilata da dare alla ragazza. Era sicuro di averla vista… ma non ricordava se era da Totosai il Fabbro. Sospirò: doveva andare a trovare quel vecchio rimbambito creatore di spade. Faceva delle armi veramente portentose, diverse per ogni padrone. La sua Tessaiga,  per esempio era in grado di uccidere contemporaneamente centinaia di demoni con diversi attacchi, uno differente a seconda della potenza dell’avversario.

Si ricordò che doveva portare una parte di Kagome, ma quale?

Ci pensò un po’ su e dopo gli venne un lampo di genio. Chiamò a gran voce Moegi mentre usciva dalla stanza chiedendole di portare una cosa che aveva conservato lei con cura secoli fa. Quando la bambina gli portò ciò che cercava sorrise soddisfatto: sapeva che un giorno gli sarebbe servita. Si concentrò qualche secondo e individuò Kagome in biblioteca, nell’altra parte della casa. Con due balzi raggiunse la stanza ed entrò trovando la ragazza intenta a continuare le sue ricerche.

-Kagome, vieni qui.- le disse con una nota di comando.

-Che vuoi?- gli rispose senza degnarlo di uno sguardo. Odiava non essere calcolato. Lui ci andò e le tolse il libro da davanti gli occhi stimolando le proteste della ragazza. Le mise davanti le pupille, mentre lei protestava, una piccola bottiglia in vetro e fili d’argento che ebbe il potere di zittirla. Guardò quel piccolo capolavoro e toccandolo gli disse: -E questo cos’è?-

- E’ una bottiglietta che può contenere il potere spirituale delle persone. Devi metterne un po’ del tuo qui dentro.-

-E che ci devi fare col mio potere spirituale?- domandò insospettita Kagome.

-Devo farti costruire un arco e una spada degne di questo nome.- le disse.

La ragazza si alzò e prese in mano la reliquia mentre la scrutava. –Che devo fare adesso?-

-Concentrati esclusivamente sulle mani che reggono la bottiglia e quando senti uno strano formicolio rilascia.-

-Emh…- Non aveva capito un accidente! - Ci provo.- Kagome si concentrò esclusivamente sulla bottiglia mentre sentiva qualcosa scorrerle nelle vene. Il cuore aumentò i battiti e si espanse uno strano tremolio all’interno del suo corpo che si dirigeva verso le mani, le quali tremarono mentre uno strano liquido trasparente inondava la boccetta. Quando il liquido raggiunse l’orlo il Dio la tappò.

-Ecco fatto, è piena.- Le disse prendendola dalle sue mani. –Vedi di non cadere, tu.- Infatti aveva notato che Kagome vacillava sulle gambe. La giovane si appoggiò al tavolo e si risedette. Sembrava stanca. –Dovresti allenarti anche col potere spirituale, sai? Forse è meglio che inizi a metterlo un po’ nelle frecce, così ti ci abitui.-

-Sì, e ogni volta rompo il centro.- dichiarò riprendendo il libro che lui le poneva.

-Ti do il mio per esercitarti al posto di quello per i bambini.- le disse mentre usciva dalla biblioteca.

Kagome lo ringraziò e riprese a leggere il suo libro con interesse.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

Si asciugò il sudore che colava dalla sua fronte con un gesto stizzito mentre procedeva per quella strada di terra battuta insieme ad Eros. Possibile che ogni volta che andasse a trovare Totosai doveva sempre fare quel bagno di sudore? Non aveva mai pensato quel vecchio pazzo che poteva anche trasferirsi nel regno celeste al posto di abitare dentro ad un vulcano?! Scese nel cratere insieme al suo cavallo che, al suo contrario, si sentiva perfettamente a suo agio. Lasciò l’animale all’esterno della caverna che vi era nel vulcano mentre si avvicinava al vecchio fabbro chiamandolo a gran voce. Il suono del metallo che veniva sbattuto era molto forte e il vecchio dio sembrava non sentirlo. Si fermò dietro le sue spalle mentre lo guardava lavorare con un grosso martello, avrebbe aspettato che si accorgesse della sua presenza. Il Fabbro continuò a lavorare come se niente fosse e Inuyasha cominciò a spazientirsi, sia per il caldo asfissiante sia per la mancanza di attenzione da parte del vecchio, emanando un’oscura minaccia. Totosai sentì un brivido freddo alle spalle e si girò molto lentamente trovando il Dio della Guerra che lo guardava con un’aria a dir poco assassina. Il vecchio fece un salto di tre metri dallo spavento e si aggrappò a una roccia che usciva dal tetto della caverna.

-Finalmente ti sei accorto della mia presenza, vecchio.- disse sprezzante.

-Inuyasha, qual buon vento ti porta nella mia dimora?- esclamò il Fabbro dopo che fu coi piedi a terra e con il cuore che riprese a battere al ritmo normale.

-Più che dimora è una fornace.- commentò Inuyasha. –Comunque mi serve un’arma.- estrasse dalla cintura una bottiglietta. –Per la precisione una spada che possa contenere questo potere.-

La porse al vecchio dio che la esaminò con attenzione. –Un potere spirituale a dir poco eccezionale. Immagino che serva per la ragazza che adesso vive da te.- Il ragazzo davanti a lui annuì. –Ma non credo che ci sia bisogno di insegnarle anche l’arte della spada. Ho sentito che è molto brava a tirare con l’arco, potrei costruire un arco e una faretra piena di frecce, che ritornano automaticamente dal proprio padrone, meravigliosi.-

-Sia l’uno che l’altro andranno benissimo. Se vuole calmarmi deve riuscire a battermi, e solo delle frecce non sono in grado di fermarmi.-

Totosai sembrò riflettere a quelle parole. –In effetti hai ragione, ma mi serve un’altra cosa per forgiare la spada.- Inuyasha a quell’affermazione parve sorprenderlo: non bastava il potere spirituale della ragazza? –E che diavolo ti serva ancora?-

-Niente di particolare, qualche goccia del suo sangue. Aspetta che ti vado a prendere il contenitore.-

Si sentì gelare le vene a quelle parole. Non capiva il perché, infondo bastava un piccolo taglio su quella bellissima e morbida pelle profumata che aveva assaporato tempo prima e il sangue sarebbe colato. Sentì Totosai frugare in mezzo a una montagna di oggetti e alla fine lo vide emergere con uno sguardo vittorioso e con un piccolo contenitore fra le mani. Era in avorio con una striscia in acciaio che riluceva di una luce argentea.

-Riempila tutta.- Gli disse mentre gliela porgeva, il Dio non accennò nemmeno a prenderla. –Avanti, devi solo farle un piccolo taglio, non dissanguarla!- Inuyasha a quell’espressione lo guardò con l’intenzione di trucidarlo. Afferrò di scatto la scatola e si diresse verso l’uscita dicendo al vecchio, spaventato a morte, che sarebbe tornato nel giro di qualche ora.

Mentre saliva su Eros imprecò pesantemente perché si rese conto che il solo pensiero di fare del male a Kagome aveva il potere di mandare a far benedire la sua maschera adirata.

 

La ragazza stava tranquillamente leggendo nella stanza principale della casa quando improvvisamente sentì una strana sensazione che proveniva dall’interno del suo corpo. Una specie di brivido che le percuoteva l’animo. Senza capirne il motivo chiuse gli occhi e si concentrò su quello che accadeva attorno a lei. Sentì la presenza delle bambine che giocavano nell’altra stanza, i ragazzi che giocavano al tiro con l’arco in giardino. Percepì Psiche, la compagna di Eros, che mangiava il suo fieno… Ma soprattutto sentì l’animo delle piante, lo spirito delle acque, il grido del vento e il calore del fuoco e… l’oscurità delle tenebre che incombeva su quella dimora.

Aprì gli occhi, il respiro era affannato come quando riemergi dopo tanto tempo dall’acqua.

Che cos’erano quelle sensazioni? Non le era mai capitata in vita sua niente del genere…

Rimase qualche momento seduta con le mani che stringevano la poltrona per la tensione, poi s’impose un po’ di auto controllo e, quando sentì di essersi finalmente calmata, la porta di quella camera si spalancò facendola sobbalzare.

Si girò molto velocemente e quando vide Inuyasha che si dirigeva verso di lei con passo deciso, si alzò e si butto fra le sue braccia, spaventata. Lui fu sconvolto dalla reazione della ragazza e non sapendo che fare le poggio le mani sulle spalle e la scostò da lui appena per vederla in viso. Quando vide lo sguardo sconvolto e un po’ impaurito di Kagome si preoccupò come non succedeva da molto tempo.

-Che ti è successo?- Le chiese con voce sicura mentre la faceva distendere sulla morbida panca dove lei era prima.

-Non… non lo so… - disse sinceramente la ragazza. -Ti sento… io riesco a sentirti!-

- Anch’io ti sento, ma non rimango sconvolto per questo!.- Rispose mezzo divertito la divinità.

- No con le orecchie, stupido! Io, ti percepisco…- si portò una mano su petto- da qui.-

Inuyasha le sgranò gli occhi addosso.

-Tu… Riesci a percepire le presenze?-

La ragazza non sapeva che rispondere. –Io… non lo so.- disse mentre lo guardava con occhi confusi.

- Va bene, ascoltami, chiudi gli occhi e concentrati sulla mia persona, cosa senti?-

Kagome eseguì ciò che la divinità gli aveva chiesto di fare. –Sento… sento la passione di un animo indomabile. Emani tanto fuoco e al contempo… tanto timore e rispetto. E’ una presenza che non si può non evitare di sentire.- concluse riaprendo gli occhi.

Scrutò la fanciulla, con impenetrabili occhi d’ambra. –Sì, è la mia aura quella. Cerca di imprimertela in testa.-

-Ma tutto questo sentire è così… strano.-

-Perché? In fondo lo percepisco anch’io!-

Kagome gli rivolse uno sguardo pieno di angoscia. –Riesco a sentire l’animo degli elementi, degli oggetti. Sento distintamente ogni cosa, ogni singolo pezzettino di questa dimora…- Si circondò le braccia attorno al corpo –Sento… sento una coltre oscura su questa casa… è angosciante!-

La divinità della guerra sembrò sconcertato alle parole ragazza. –Che vuoi dire? Riesci a percepire l’anima degli oggetti? Senti una presenza nefasta sulla mia casa?!- La ragazza annuì. Inuyasha bestemmiò a voce alta mentre lei lo guardava stranita: che lui non riuscisse a percepire quella tenebra?

-Dobbiamo sbrigarci, se senti questo vuol dire che il vaticinio si avvererà molto presto.- Si avvicinò a Kagome, con gli artigli sguainati. –Mi serve un po’ del tuo sangue per permettere a Totosai il Fabbro di forgiarti delle armi degne di te, basterà un piccolo taglietto.-

Kagome annuì e mentre gli tendeva il palmo della mano gli chiedeva : -Ma non bastava il mio potere spirituale?-

Inuyasha le rispose –A quanto pare no.- E quando stava per incidere la carne della ragazza si bloccò automaticamente.

No… non poteva, non voleva vedere una goccia di sangue bagnare quella candida pelle.

Eppure lo stesso pensiero lo mandava in estasi. Adorava il sangue, di qualsiasi genere fosse, e forse quello della ragazza era particolarmente bello, invitante…

In quel momento era turbato dalla sua doppia natura: voleva il sangue, lo bramava, ma voleva anche evitare che Kagome venisse ferita, in qualsiasi maniera!

La ragazza di fronte a lui avvertì un cambiamento nella sua aura emotiva… che gli prendeva?

Non riusciva a ferirla?

Ma doveva farlo, altrimenti con che cosa si sarebbe difesa?!

Afferrò con decisione la grande mano e premette forte l’artiglio sulla propria carne mentre si mordeva le labbra per impedire di far sentire il gemito di dolore che le era salito alla bocca. Trattenne il respiro e fece scorrere il sangue il quella strana scatoletta che lui aveva nell’altra mano.

Il Dio della Guerra vide quella scena al rallentatore. Il sangue scorreva tutto sulla mano della ragazza, lasciando linee scarlatte al suo passaggio. Un misto fra eccitazione e senso di vuoto perdurava nel suo corpo a quella vista. Tutto ciò gli faceva mozzare il respiro.

Appena la bottiglietta fu piena Kagome si afferrò la mano e guardò la divinità mentre diceva –Visto? Non ci voleva…- Si bloccò sconvolta. Al contrario di ogni sua aspettativa, davanti a lei vi era il volto pallido di Inuyasha che si guardava le dita impregnate con un po’ di sangue della ragazza in maniera nauseata.

Tenendo la mano verso l’alto, in modo da non disperdere troppo sangue, si chinò su di lui scuotendolo appena. Quello in risposta si alzò di scatto dicendo confusamente che lei doveva curarsi e che lui aveva bisogno di un bagno.

-Ma Inuyasha cos… -

Non poté dire un’altra parola visto che il giovane se ne era andato di volata lasciando la ragazza sola nella grande sala di quella casa.

Ma cosa gli stava succedendo?

Percepì all’improvviso la presenza di Asagi e Moegi che si stavano avvicinando.

Sospirò.

Sicuramente le aveva mandate Inuyasha per curargli la ferita che si era inferta coi suoi artigli. Guardò la strana e sottile scatoletta di candido avorio adesso macchiato del suo sangue.

Sangue…

Può darsi che la vista del sangue abbia impressionato la divinità?

Sorrise a quel pensiero assurdo. Il Dio della Guerra che si impressionava del sangue… una cosa assurda!

Ma allora cosa lo preoccupava in quel modo?

 

Pulirsi... pulirsi… pulirsi…

Sfregava le proprie mani con una tale foga che erano arrossate. Immerso quasi completamente in acqua, Inuyasha si sentiva sporco. Nemmeno quando aveva ammazzato il drago dall’interno del suo stomaco ed era uscito da quella bestia ricoperto di acido, budella , terra, zolfo e sangue, si era sentito così sporco.

Aveva ferito Kagome coi suoi artigli…

Il rumore della carne di lei che si lacerava, l’odore del sangue che aveva preso a scorrere macchiando le sue dita di vermiglio, il singulto di dolore che lei aveva cercato di nascondere…  In quel momento aveva percepito tutto distintamente, come se fosse successo non in un minuto, ma in un secolo.

E gli era piaciuto…

Aveva amato il piccolo laceramento sulla pelle, aveva adorato il sangue rosso rubino che scorreva, aveva goduto alla smorfia di dolore che aveva sfigurato il suo incarnato per un secondo…

Si faceva schifo.

Provava un enorme disgusto per se stesso, se avesse potuto avrebbe vomitato.

Non avrebbe mai e poi mai voluto ferire Kagome coi suoi artigli, lui non voleva farle del male per nulla al mondo. Consapevolmente non l’avrebbe mai ferita, ma… alla vista del sangue, del suo sangue, la sua anima aveva selvaggiamente gioito.

Uscì dalla vasca, si avvolse una tela intorno alla vita e si sedette su un divanetto in pietra lì vicino. Mise i gomiti sulle ginocchia e si poggiò la testa sulle mani, afferrandosi i capelli.

Era nauseato, per la prima volta in vita sua era nauseato dalla propria natura assassina.

Sentiva le gocce d’acqua scorrere gelide lungo il suo corpo, mentre i lunghi capelli argentei erano attaccati lungo la sua schiena.

Non seppe quanto con precisione rimase accovacciato in quella posizione, mentre rifletteva si accorse solo che i suoi capelli erano ritornati morbidi a candidi.

Si prese una ciocca fra le dita e ci giocherellò un po’ quando alle sue spalle sentì un rumore di passi e alle sue narici arrivò l’odore di Kagome.

Si girò e la vide spostare la tenda e guardare timidamente verso la sua direzione. Di certo non si aspettava una visita della ragazza mentre era “intento a fare un bagno”.

Le fece cenno di entrare e lei si diresse verso di lui con passo incerto facendo scappare un mezzo sorriso alla divinità: voleva atteggiarsi a ragazza forte, ma sotto sotto era una gran timidona.

-Stai bene? Sono ore che sei qui…-

-Sai, certe volte anche il grezzo e buzzurro Dio della Guerra ha bisogno di riflettere.-

-Ah, davvero?..-

Kagome si avvicinò maggiormente a lui, fino a quasi sfiorarlo. Lui allora notò la mano fasciata e si sentì peggio di prima. Gliela afferrò delicatamente con entrambe la mani mentre lei stranamente tratteneva il respiro, improvvisamente agitata da quel semplice tocco. Inuyasha poggiò le labbra sulla parte lesa, con un espressione afflitta negli occhi. Solo allora Kagome capì il motivo di quell’improvviso comportamento, quegli occhi non potevano ingannarla… era tormentato dal fatto che l’aveva ferita.

Rimase piacevolmente commossa a quella notizia, questo significava che lui teneva a lei.

Si abbassò al suo livello, fino a quando non riuscì a vedere dritto in faccia il viso di Inuyasha e con la mano libera, un tocco leggero, lo costrinse ad alzare lo sguardo su di lei.

-Non preoccuparti, Inuyasha, non mi sono fatta niente. E’ solo un piccolo taglietto.-

-E chi si preoccupa, stupida?- le rispose, con voce atona.

Inuyasha lasciò andare la mano fasciata della ragazza con una delle proprie per prendere l’altra poggiata sulla sua guancia. Se la porto alle labbra dove iniziò a baciarle il palmo della mano. A Kagome, che stava per ribattere alle sue parole, sembrò che il cuore si fosse fermato per un attimo per poi accelerare ad un ritmo talmente intenso che lui, con l’udito fine che si ritrovava, avrebbe anche potuto sentirlo.

Dal palmo passò ai polpastrelli, lentamente, mentre incatenava il suo sguardo ambrato con gli occhi cioccolato di lei, stregandola.

Senza che se ne rendesse conto, Kagome aveva avvicinato pericolosamente il viso a quello della divinità, volendo baciare quelle labbra così dure e al tempo stesso morbide. Inuyasha l’accontentò volentieri baciandola lievemente, con un piccolo e continuo sfiorarsi di labbra. Ma ad un certo punto, stanchi di quel dolce gioco, premettero con decisione  le labbra l’uno contro l’altra, permettendo alle loro lingue di incontrarsi.

Si baciavano con passione mentre le mani di Inuyasha massaggiavano la sua schiena, provocandole dolci ed intensi brividi di piacere. Improvvisamente le prese i fianchi e la mise sdraiata sulla panca dove era seduto lui , facendole emettere un piccolo urlo di stupore. La ragazza lo guardò stranita, ma lui sorrise enigmatico e si chinò nuovamente per baciarla quando si bloccò a metà strada e concentrò la sua attenzione su qualcosa che di certo non era Kagome.

Mettendo il broncio per quell’interruzione da parte sua, la fanciulla cercò di capire cosa aveva distratto la sua divinità concentrandosi a sua volta.

Avvertì una presenza che non aveva mai sentito prima.

Ma chi era?

E poi a quell’ora della notte?

-Maledetta donna. Naturalmente quello scansafatiche del suo uomo lascia fare tutto a lei, la quale viene a rompere le scatole a me.-

Kagome lo guardò leggermente sorpresa a quelle parole… che voleva dire? Inuyasha la guardò sospirando, fermando un attimo lo sguardo sulle sue labbra morbide ,mezzo indeciso sul da farsi. Alla fine si alzò dalla panca dicendo a Kagome con tono perentorio: -Raggiungi la nostra ospite. Non la voglio vedere, quindi inventati qualche scusa.- Kagome stava per rispondergli che non era la sua portavoce o la sua serva, ma lui sembrò intuire il suo pensiero e guardandola aggiunse. –Non lo sto chiedendo alle piccole perché non sanno mentire e perché non hanno gusto estetico per certe cose. Spero che tu non sia combinata meglio di loro per gusto estetico…-

La ragazza sospirò e si alzò da giaciglio, dirigendosi con la divinità fuori dalla sala da bagno.

-Allora, chi è il nostro gradito ospite?- calcò un po’ troppo sulla parola “gradito”, cosa che fece sorridere lievemente Inuyasha, che le rispose con finto rispetto.

-Il nostro illustre ospite è la Lucente Cacciatrice Sango, Dea della Luna e della Caccia.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

-Così tu saresti Kagome…-

Una amabile donna di età indefinita si avvicinò a Kagome iniziando a girare intorno a lei come un avvoltoio. La studiava come se fosse stata una preda, e questo non fece molto piacere alla ragazza che sopportava pazientemente. Quando alla fine si fermò incrociò le braccia al petto e la guardò, dicendo: -Scommetto che quell’idiota di Inuyasha non mi vuole vedere perché ho interrotto qualcosa di piacevole.-

Kagome a quelle parole divenne color porpora. –Inuyasha non può venire perché, perché…- Niente, non riusciva proprio a mentire!

Squadrò la divinità da capo a piedi mentre pensava a qualche scusa decente da propinarle. Portava una corta tunica bianca che si incrociava al petto, non lasciando niente all’immaginazione. Era alta e formosa, i lunghi capelli castani le ricoprivano la schiena mentre sotto la frangetta accuratamente divisa in due al centro, i profondi occhi nocciola la squadravano in attesa di una risposta. Due ciuffi di capelli più corti ricadevano lungo le guance che stavano diventando color porpora notando che la ragazza davanti a lei la guardava con ammirazione. La Dea cercò di darsi un contegno, mentre riprendeva a parlare.

-Lasciamo perdere quell’arrogante del Dio della Guerra e presentiamoci. Io sono Sango, piacere di conoscerti Kagome. Miroku mi aveva parlato molto di te.-

Malgrado all’inizio alla terrestre Sango le era parsa insopportabile perché l’aveva squadrata da capo a piedi, cambiò completamente idea.

-Miroku ti ha parlato di me?.- chiese sinceramente stupita.

-Sì, ma non in un bel modo, almeno per me. Mi ha ripetuto che sei uno spasso, che lo hai picchiato, ma ti perdona perché hai delle curve da mozzare il fiato.-

A Kagome apparve un enorme gocciolone sulla testa. All’improvviso Sango le prese le mani e la guardò negli occhi, con una strana fiamma che l’avvolgeva.

-Comunque sei stata bravissima a picchiarlo. Quel Dio è il tormento di tutte le Dee che ci sono qui e le donne per le sua mani lunghe. Dobbiamo fargli capire che non deve fare il pervertito!-

La ragazza si ritrovò a comprendere perfettamente la Dea, e le rispose con lo stesso ardore. : -Non preoccuparti, quel maniaco ha trovato pane per i suoi denti!!-

Dopo aver stretto questa alleanza, ricordata come il “patto blocca tentacoli”, Sango le svelò il motivo della sua visita e il perché era lì a quell’ora della notte. Lei era la Dea della Luna e della Caccia, quindi doveva fare sorgere l’astro per poi sbloccarsi e poter andare a casa. Lì aveva saputo da Miroku, che era sempre buttato nella casa delle dea per non si sa quale assurda ragione, che stavano organizzando una festa a casa di Inuyasha e che lei si era ritrovata l’organizzatrice.- … Quindi devo vedere in che stato è la casa, come la devo decorare, cosa bisogna far mandare a prendere da Koga e cose del genere.-

-Ah, adesso ho capito! Ma non ho capito una cosa: Miroku non era il tuo compagno?-

La divinità divenne color sangue. :-Il_il mio… cosa??!!!-

-Così mi ha detto Inuyasha…-

-Ah, quello stupido! Ecco cosa fa pensare a gli altri Dei celesti quel Miroku!!!!-

Kagome rise all’imbarazzo della donna. Sembrava molto dolce e disponibile. All’improvviso la Dea si alzò, dicendo che doveva andare, che i doveri la chiamavano e che per una ragazza umana fa male stare alzata sino a tardi.

Accompagnata Sango all’uscita si diresse in camera dove ad attenderla c’era Inuyasha che leggeva un rotolo di pergamena sdraiato sul letto. Appena l’uomo la vide posò subito quello che aveva in mano e le fece segno di raggiungerlo sul letto. Kagome non ci pensò due volte e in effetti lo raggiunse… saltandogli sulla pancia. La divinità boccheggiò un secondo, non essendosi aspettato quella mossa, mentre la ragazza rideva a crepapelle per la faccia buffa che aveva fatto lui in quel momento. Inuyasha si rivolse alla ragazza che rideva sopra di lui –Ma ti sembra molto normale?!-

Kagome sorridendo gli rispose: -No, ma da qualche tempo a questa parte niente mi sembra normale.-

Inuyasha a quella parole la guardò intensamente negli occhi, accarezzandole una guancia. Kagome arrossì mentre le labbra di Inuyasha si avvicinavano alle con lentezza. Chiuse gli occhi…

E si ritrovò con la schiena sul letto, il cuscino in faccia e Inuyasha al suo fianco che sghignazzava.

La ragazza allora afferrò un cuscino si mise in ginocchio e gli disse : -Vuoi la guerra??!!!-

Inuyasha afferrò a sua volta un cuscino, esclamando: -Naturalmente, infondo ne sono il Dio!-

Iniziò una piccola e propria guerra fatta di cuscini e coperte, con strategie da parte di Kagome che consistevano nello bloccare Inuyasha sotto il lenzuolo e riempirlo di cuscinate.

Alla fine, com’era prevedibile, vinse Inuyasha che fece di Kagome un fagotto di coperte che portò in giro per tutta la camera mentre lei urlava di lasciarla uscire perché stava morendo di caldo e di mancanza di ossigeno. La divinità la depose sul letto e gli fece uscire solo la testa nera, tutta scarmigliata. Gli occhi color cioccolato lo guardavano imbronciati da sotto quella catasta di capelli neri arruffati e le guance erano rosse e gonfie, intanto che borbottava di lasciarle gli arti liberi. Inuyasha sorrise dolcemente e le diede un delicato bacio sulla guancia mentre lei lo guardava stupita.

Quando la liberò le disse in questo modo: -Adesso andiamo a dormire. Stranamente stasera sono soddisfatto così.-

 La ragazza lo guardò e dopo che le coperte furono sistemate andarono a dormire entrambi.

 

Un lato, poi l’altro, non sembrava trovare pace. La fronte era sudata mentre respirava pesantemente. L’uomo accanto a lei la guardava ma non osava interrompere quell’incubo che tormentava la fanciulla al suo fianco.

 

“Un luogo oscuro, urla e gente che viene massacrata da una strana spada.”

La nera falce sul collo dell’uomo,

“Brandelli di carne mischiata a sangue cosparsi sul terreno. La terra una macabra fanghiglia rossiccia.”

Non il crimine è di chi la detiene.

“Una figura rideva sguaiatamente mentre dispensava quella danza di morte.”

Con furia sottratta dal Dio Macchiato,

“Macchiata dal sangue che la circondava, gioiva di tutto questo.”

E da allora il destino è segnato.

“Degli uomini erano a terra, attorno a loro una strana luce divina, mentre guardavano con odio e disperazione quella figura.”

La candida rosa comparire  dovrà

“Una donna si avvicina, calde lacrime bagnano il suo viso e sangue bagna le sue bianche vesti”

E l’animo irrequieto allor si calmerà

“La figura la guarda con un misto di astio e timore mentre quella lo raggiunge.”

La nivea che depura il fosco

Sarà sempre congiunta al corpo. 

“Qualcosa che brilla più del sole fra le mani di lei…”

 

Si alzò piangendo e subito due forti braccia l’accolsero. Stravolta, sudata e stanca… ecco come si sentiva mentre le lacrime rigavano le sue guance.

-Tranquilla, era solo un brutto sogno… Tranquilla.-

Glielo sussurrava dolcemente all’orecchio mentre la cullava avanti e indietro col corpo. Quando si fu calmata si decise a parlare fra le sue braccia: -Ho sognato della profezia…-

Inuyasha a quella parole si sentì gelare il sangue. Lo sentiva.

-Cosa hai visto?- chiese bisbigliando.

-Solo immagini confuse… ma terribili.-

Stettero qualche minuti in silenzio, con lei che rifletteva fra le braccia di lui.

-Leggevo ieri su una tua pergamena che la profezia risale a qualche millennio fa…-

-Sì, lo so… ero un infante ai tempi.-

Kagome ci rimase di sasso: -Ma quanti anni hai??!-

-Te lo dico un’altra volta, prima finisci il tuo discorso.-

-… Dicevo: risale a qualche millennio fa, e l’interpretazione era un po’ diversa a quei tempi.- Inuyasha si scoprì ad ascoltare con attenzione le parole della ragazza. –Era la prima pergamena che trattava quella filastrocca di poco gusto, e diceva che per “Dio Macchiato” si intende qualsiasi Dio che abbia commesso atti orribili, non solo il Dio della Guerra macchiato del sangue dei suoi nemici. Erano citati alcuni dei come il Dio dei Tormenti, il Dio della Discordia…-

-Aspetta, aspetta…-le disse un po’ allarmato. –quelle che tu stai facendo adesso sono accuse gravi, non devi dirle nemmeno per scherzo davanti agli altri, capito?-

-Sì, ma se ci rifletti tutto ha un senso.-

Oramai si guardavano negli occhi mentre fuori iniziava ad albeggiare.

-Insomma, poniamo il caso che in qualche modo tu, convinto da questa cosa della profezia, ti sei lasciato andare la mano e quando litigavi con tuo fratello ti facevi prendere la testa e cercavi di ucciderlo. Tutti, tu compreso, avrebbero creduto che cercassi di prendere la Sounga visto che quando sei in quello stato non ti ricordi quasi niente.-

-E a te questo chi te lo ha detto?-

- I bambini. Poniamo anche il caso che qualcuno si sia approfittato di questi tuoi momenti per millenni, facendo credere a tutti quanti che fossi tu la causa della fine dell’umanità mentre lui tramava nell’ombra.-

-No Kagome, sono solo supposizioni. Sono discorsi campati in aria.-

Lei lo guardò un po’ indispettita –Allora fammi finire il mio discorso campato in aria.- la divinità sospirò e lei riprese. –Mettiamo anche il caso che avesse in mente che quando sarei arrivata io avrebbe fatto in modo che fossi affidata a lui e che fossi a poco a poco eliminata da lui. Di certo tutto si sarebbe aspettato tranne che venissi a vivere accanto a te, accanto alla persona che dovrei purificare. E accanto alla persona che ha la biblioteca più invidiabile del mondo celeste.-

-Ma come diavolo fai a sapere questo?!-

-Me lo ha detto prima Sango.-

-Mi sembra che tutti ti dicano troppo cose sul mio conto…- borbottò Inuyasha mentre si grattava la testa.

-Insomma, mi sembra il caso che qualcuno mi faccia conoscere questi Dei malefici i modo che io possa dare un giudizio…-

-In poche parole mi stai dicendo che alla festa questi tizi devono esserci per forza, giusto?-

-Esattamente.-

Il Dio prese la ragazza e la fece ristendere sul letto, facendole poggiare il capo sul suo petto.

-Non preoccuparti, questi qui, anche se non li sopporto molto, ci saranno.-

Kagome alzò lo sguardo contenta verso Inuyasha. –Allora mi credi!-

-Non proprio, ma ormai sono del tutto convinto che io sia quello della profezia, ma se così non fosse…- e qui si arrestò, carezzandole piano i lunghi capelli corvini.

-…Se così non fosse?- domandò mentre poggiava nuovamente il capo sui pettorali.

- Se così non fosse, massacrerò fino alla sua scomparsa la divinità che mi ha preso per il culo in tutti questi secoli.- disse, guardando con occhi di fuoco il vuoto davanti a lui.

 

Salve a tutti! ^^ Come al solito mi scuso per l'immenso ritardo: un pò per la scuola, che toglie tutta la mia voglio di scrivere, un pò per pura e semplice pigrizia! Inoltre vi devo altro scuse per questo minuscolo capitolo, ma sono esigenze di copione!
Passiamo ai ringraziamente per tutti quelli che hanno commentato i capitolo sei e setta, che si sono rilevati pochini.... ;_; Che tristezza! Ora, siccome è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamente, non so che dirvi a parte che mi fate felice quando commentate! ^^ Quindi ringrazio Kaggy95, Cristie e Only_a_Illusion.
Un ringraziamento speciale a Kirarachan, la mia piccola kohai-chan!! E sì un ringraziamento speciale per te che mi hai convinto a postare questo capitolo. Ogni volta mi stupisci sempre di più quando mi dici che ti piace la mia storia, ma mi fai felice! Un bacione grande grande!!!
Un ringraziemento anche a chi legga la storia ma non commenta, grazie!!! ^^ Spero che vi piaccia! XD
Bene!! Vedrò di aggiornare il più presto possibile,per adesso statemi tutti bene, e spero che questo capitolo, minuscolo, vi abbia un pò soddisfatto! Ci vediamo al prossimo! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

Kagome sospirò mentre vedeva strani oggetti che volavano per la casa sotto le direttive della Splendente Cacciatrice. Inuyasha era andato a consegnare il suo sangue a Totosai, poiché nell’ultima settimana si era scordato di farlo (-Ho avuto altri pensieri per la testa!- aveva esclamato mentre Kagome lo guardava da sdraiata sul letto.), e adesso lei aveva ricevuto Sango per addobbare la casa. Con lei erano venute altre due dee, l’Impetuosa Kagura, la Dea dei Venti e la Fiorente Ayame, la Dea della fertilità. Le aveva conosciute due giorni prima e subito avevano fatto amicizia, specialmente con Ayame. Era sempre allegra e solare, anche se non stava mai zitta! Le piaceva spettegolare, ma non in senso cattivo. Kagura invece era più riservata, ma sempre molto attenta e precisa in quello che faceva. Sango, che da quella sera era venuta ogni giorno in casa, si era rilevata una persona davvero piacevole, molto attiva e sempre in cerca di movimento. Le dee chiedevano sempre il parere della ragazza su che cosa fosse meglio fare, dove bisognava mettere i vari oggetti e fiori e pazientemente Kagome rispondeva. Infondo era anche divertente scegliere i colori e le pietanze da servire per la festa!

-Che hai tanto da sospirare?- Le chiese Kagura voltandosi verso la ragazza.

-Ma come, non capisci che ha la testa ad Inuyasha?- Le rispose Ayame mentre si accingeva a portare una caterva di fiori.

-Io… io a chi avrei in testa?!- disse Kagome con una vocina acuta.

-Scusa ma tu non sei innamorata di…- Stava per dire Sango prima che fosse interrotta da una voce.

-Sango!!! Sanguccia, dove sei???- Subito dopo un uomo si buttò a capofitto fra le braccia di Sango, poggiando la testa sui suoi seni. –Avvertimi quando vai via, cara, se no a casa mi sento solo!-

Immediatamente la stessa persona che aveva pronunciato quelle parole si ritrovò a terra mezza svenuta mentre la Dea sospirava pesantemente con tanti piccoli nervetti sulla testa.

-Miroku, non rischiarti mai più a toccarmi!! Giuro che un giorno di questi ti faccio sbranare dal mio felino!!!-

-Ma Sanguccia mia, lo sai che io ti voglio molto bene e non posso fare a meno di stare senza di te.- disse con lo sguardo più serio che Kagome gli avesse visto fare. Sango arrossì di botto e si girò dall’altro lato dando direttive. Miroku sorrise e Ayame confidava a Kagome che entrambi gli dei erano persi l’una dell’altra, ma non riuscivano a dichiararsi!

-Capisci, lei è molto innamorata!- Sospirò Ayame sognante, prima di urlare e trovarsi dietro Koga che la stringeva per i fianchi sorridendole.

-Anche tu, se non mi sbaglio, sei innamorata.- Le disse il dio ammiccando. La dea arrossì e Kagome capì che i due stavano insieme da molto tempo.

-Koga, hai portato la stoffa che ti ho chiesto?- chiese la ragazza al Messaggero. Lui annuì e le consegno una stoffa rossa brillante, una bianca e una blu notte. Entrambe le stoffe erano di una bellezza intangibile. Vedendo la sorpresa della ragazza alla vista delle stoffe, gli spiegò: -Qui gli abiti da festa non sono normali stoffe come quelle che usiamo quotidianamente, ma sono fatti di essenze. La stoffa rossa è fatta col rubino, la seconda è fatta con la luce lunare, l’ultima con il cielo notturno.-

-Capisco…- Kagome si mise a pensare come sarebbe stato bello quel colore scuro su Inuyasha quando improvvisamente le venne in testa una piccola frase.

 

-Scusa ma tu non sei innamorata di…-

“Io… innamorata di… Inuyasha?...”

Si mise una mano sulle labbra, tremando impercettibilmente.

Lei amava Inuyasha! Lei amava Inuyasha!

Ma come era potuto accadere, come?! Non era possibile, non a lei!

Eppure era tanto ovvio… nell’ultima settimana erano stati quasi sempre a stretto contatto, tra il litigare e il lanciarsi sguardi languidi, anche se lui non aveva più alzato un dito su di lei.

Ma lui? Lui che pensava di lei?

Immagini, mille immagini nella testa.

 

Ricordi…

-Ma come ti permetti di avvicinarti e toccarmi in questo modo?! Chi ti credi di essere, puttana?!-

Tanti ricordi…

–Certo che è grave, io non voglio essere associato ad una donna come te nemmeno fra centomila anni!-

Troppi ricordi…

–Non mi interessa niente di quello che dici o che fai, capito? Una sola cosa mi interessa ed è che la sfera che porti al collo possa fermarmi al momento giusto, dopodiché potrai anche sparire per sempre dalla mia vita.-

 

-Kagome, stai bene?- A lei si avvicinò una preoccupata Sango che aveva visto impallidire la ragazza in modo innaturale per un essere umano.

Miroku si avvicinò a Kagome e la prese in braccio: -La faccio sdraiare, Sango accompagnami.-

La portarono sul letto di Inuyasha e la fecero sdraiare sotto le lenzuola scarlatte.

-Mandiamo Koga a chiamare Inuyasha, non mi sembra che lei stia molto bene.-

-No!- Kagome a quelle parole sembrò riprendere vita.

Sango e Miroku guardarono la ragazza strabiliati. –Non… non credo che ce ne sia bisogno. Aveva da fare in giro perché andarlo a disturbare?-

-In effetti hai ragione, ma se scopre che non stai bene e che ti abbiamo fatto lavorare saranno guai per tutti quindi fai il favore a noi di stare a letto, va bene?- disse Miroku mentre l’umana davanti a lui annuiva. – E se proprio non vuoi stare sola, ti faccio compagnia i… Ahi! Sango ma che combini?!-

-Lasciala stare!- Esclamò Sango, mentre ritirava lo spillo dal sedere dell’amico.

Dopo che i due se ne furono andati, Kagome cadde in una specie di sonno a occhi aperti senza sapere quanto tempo fosse passato. Si accorse però che improvvisamente era buio e che da quando aveva chiuso gli occhi non aveva fatto altro che pensare alla divinità che la ospitava.

Si stiracchiò leggermente, mentre odorava piano piano il cuscino su cui lui poggiava la testa; sapeva di lui.

Lo abbracciò, tenendolo stretto fra le braccia. Perché, perché fra tutti quelli che aveva conosciuto nel suo mondo, proprio della divinità di quella strana era si doveva innamorare. E non una divinità minore qualunque, ma di quella suprema della guerra. Affondò il viso nel morbido pezzo di stoffa, quasi rassegnata. Ormai era troppo tardi… Lo aveva amato sin dal primo momento che lo aveva visto. Non poteva tirarsi indietro, non poteva… Eppure…

Eppure il desiderio che aveva di lui, la tentazione che aveva di non lasciarlo mai più e la voglia di proteggerlo aumentavano sino a soffocarla.

Tutto ciò che provava oltrepassava la ragione.

Ma c’era quella dannata profezia! Quella maledizione…

-Ehi, si può sapere che combini sdraiata a letto? Non dovresti allestire la casa con gli altri?-

Kagome alzò di scatto lo sguardo e vedendo l’oggetto dei suoi pensieri in quella camera le venne un tuffo al cuore. Come, come non si poteva non amare quell’essere perfetto?

Sembrava un po’ seccato, e lei non riusciva a capirne il motivo fino a quando non vide che in una mano stringeva un arco d’argento finemente fabbricato,una faretra e una spada foderata.

Le sue armi…

Inuyasha poggiò quelle cose sul divanetto e si sedette subito dopo sul letto, accanto a Kagome.

-Sono le mie armi?- chiese titubante. L’uomo davanti a lei annuì.

-Le ho provate, sono in grado di ammazzare anche me. Totosai ha fatto davvero un ottima lavoro, sono leggerissime ma potenti.- A quelle parole lei sentì un groppo alla gola. –Comunque, tu che ci fai a letto?-

E adesso che gli poteva dire?-E… ecco, non sono stata molto bene…- Inuyasha a quelle parole alzò un sopracciglio, impensierito.

-Come mai? Qualche malattia umana per caso?-

Avrebbe voluto baciarlo per quella trovata! –Esatto! Sì, è esattamente così, eh eh!- Lui però non sembrava molto convinto, infatti la continuava a guardare con una strana espressione in faccia.

Lei continuava a ridacchiare in un modo abbastanza sospetto, mentre la sua aura sembrava agitata per qualcosa. Sospirò –Se non vuoi dirlo non fa niente, l’importante e che non interferisca con il tuo allenamento.-

Kagome annuì e si accinse ad alzarsi dal letto per poter mangiare. Inuyasha la seguì nella sala da pranzo e mentre lei si serviva qualcosa da mangiare lui bevve un po’ di sidro.

La osservava, la scrutava con pazienza e senza dire una parola. Sembrava nervosa, tesa, ansiosa e non riusciva a capire il perché. Aveva intuito che in qualche modo riguardava lui, ma non riusciva a capire in che modo! Non gli sembrava di aver fatto niente di insolito fina ad allora, anche perché per quel giorno non si erano visti affatto.

Decise quindi di rompere il silenzio: -Ho invitato le persone che avevi chiesto.-

Kagome parve quasi sorpresa. –Davvero?-

-Sì, ma quello che non capisco è come tu riconoscerai il tuo nemico.-

-In effetti non ci ho ancora pensato, ma credo che lo riconoscerò dalla sua aura.-

-Dall’aura?- chiese un po’ incuriosito.

-Sì, da tipo di aura che emetterà…-

-Se ne sei convinta tu.- Sembrava quasi divertito. –Voi umani e la vostra semplicità.-

Inuyasha si alzò dalla tavola prima che Kagome finisse di cenare e la prese fra le braccia, sollevandola dalla sedia e portandola verso la camera principale della casa.

-Ma io non avevo finito!-

-Non mi sembrava che avessi molta fame, quindi adesso parliamo.-

-E di cosa, di grazia?- sembrava molto seccata.

-Sul perché sei così “malata” oggi-

Kagome impallidì a quella frase. Voleva parlare?? E che gli doveva dire? Che aveva scoperto che lo amava sin da quando lo aveva conosciuto? Le cose terribili che provava?

-Lasciami andare! Lasciami!- La ragazza iniziò a scuotersi fra le sue braccia, tirandogli pugni e calci.

-Ehi, ehi! Che ti prende?!-

-Fammi scendere, lasciami!- il panico si era impossessato di lei.

La divinità perplessa la mise coi piedi per terra, ma la tenne vicino a sé afferrandola per le braccia. Sembrava spaventata, ma non capiva il perché.

-Kagome, che è successo? Ti hanno fatto del male?-

Sembrava così interessato a lei, così preoccupato. Ma lo sapeva che infondo lo faceva per la profezia, solo per quella dannata profezia.

E lei?

Lo amava, lo amava come non aveva mai creduto.

La paura…

Doveva fuggire, doveva andarsene da quella casa.

Se fosse stato veramente lui il mostro della divinazione e lei avrebbe dovuto fermarlo… non ne avrebbe avuto le forze.

-Kagome!- Inuyasha la risvegliò dal suo stato platonico. Lo guardò nei suoi occhi ambrati, quegli occhi che l’avevano conquistata.

-Inuyasha, io…- prese fiato per farsi forza. –Io… Dopo la festa voglio andarmene da qui.-

 

-Dopo la festa voglio andarmene da qui.-

La frase riecheggiava nel suo cervello. Da qui non intendeva certo che voleva fuggire da lui, vero? Sì, aveva sicuramente capito male.

-Bene, allora dove vuoi che andiamo?-

La ragazza lo guardò, e lui senti una scheggia di ghiaccio che gli perforava il petto.

-Voglio andarmene da mio padre, da sola.-

Da sola…

La lasciò andare, si sentì privo di forze.

-Perché?-

-La profezia…- Non le diede nemmeno il tempo di finire la frase che le afferrò nuovamente le braccia con una forza inaudita, il suo viso era oscurato dai lunghi capelli.

-La profezia?! Hai paura che sia davvero io il fautore della profezia?!- alzò il suo sguardo su di lei e le rivelò degli occhi rossi.

 

Il rosso macabro del sangue…

 

-Inuyasha, lasciami, mi fai male!- Stringeva così forte le sue braccia.

-Allora quelle parole non avevano nessun significato?! Tutto quello che mi hai detto non aveva senso per te?!! Erano solo belle parole?!-

-Inuyasha, ti prego…- strinse gli occhi, un po’ per il dolore dei suoi artigli che gli si stavano conficcando nelle carni e un po’ per non vedere quegli occhi carichi di collera.

 

-Mio signore!-

 

Inuyasha si girò come una furia verso Asagi che aveva urlato, ma vide che non era sola. Stava accompagnando un dio, ed era un dio che preferiva sempre evitare.

-Oh, a quanto pare c’è un bello spettacolino in corso. Poco male, infondo è il mio lavoro vedere questo tipo di spettacoli.-

La divinità della guerra ringhiò a suo indirizzo. –Che ci fai qui?-

L’altro alzò le spalle. –Volevo ringraziare per l’invito, ma piuttosto…-  Rivolse il suo sguardo su Kagome. –non credi che quello che stai facendo le faccia un po’ male?-

Inuyasha sembrò non capire e si girò verso Kagome. Sbiancò quando capì cosa intendeva quel bastardo. I suoi artigli si erano infilai nella carne della ragazza. Staccò subito e con velocità le mani da lei provocandole un gemito di dolore. I rivoli di sangue che cadevano dalle sue braccia stonavano con i segni violacei che aveva provocato per la forza con cui l’aveva afferrata.

Asagi andò subito verso di lei facendola alzare e portandola subito in un'altra stanza.

Inuyasha rimase in piedi incapace di muoversi. Sentì poi un applauso sarcastico dietro di lui.

-Bravo, uccidila visto che ci riesci. Ecco perché ero contrario al fatto che lei abitasse qui con te.-

-Cosa vuoi, bastardo?- Gli dava ancora le spalle, era meglio che non lo guardava in faccia in questo momento, o lo avrebbe ammazzato.

-Ma bene, è così che si chiama colui che ti provoca le guerre che ti divertono tanto?-

-Dimmi cosa vuoi e vattene.-

-Niente, volevo semplicemente fare una chiacchierata col famigerato Dio Macchiato prima che perdi completamente la ragione, e a quanto pare non manca molto ormai.-

Stette qualche secondo in silenzio, poi si girò e gli lanciò uno sguardo che avrebbe terrorizzato a morte qualunque umano. Qualunque umano per l’appunto, ma non lui, l’Astuto Dio della Discordia e delle Furie.

-Vattene- scandì le parole con una calma glaciale.

-Va bene, va bene, non ti scaldare tanto.- Si girò verso la porta. –Ci vediamo fra poco allora. Immagino che dopo quello che è successo tu voglia anticipare al più presto la festa.-

E se ne andò, lasciando la divinità da sola nei suoi pensieri.

 

Kagome era in cucina dove Moegi stava curando in silenzio le sue braccia.

Roku e Dai invece stavano cercando di farsi spifferare tutto da Asagi mentre Shion e Ai aiutavano Moegi.

-Non lo so! Vi ho detto che non lo so!!- si mise ad urlare facendo tappare le orecchie ai due gemelli.

La ragazza umana li guardò. Tutti erano stati sempre gentili con lei. L’avevano fatta sorridere in momenti che le sembravano bui e l’avevano fatta sentire proprio come se fosse stata a casa sua.

Però…

Chiuse gli occhi.

Perché Inuyasha aveva reagito in modo così violento?

L’aveva fatto infuriare senza dubbio. Aveva visto la pazzia dentro i suoi occhi, occhi che la guardavano con rabbia omicida.

In quel momento sentì la voce di Inuyasha che chiamava Ai e un brivido di paura le attraversò il corpo.

La bambina si diresse trotterellando verso il suo signore mentre tutti gli altri stavano in silenzio e guardavano Kagome che tremava.

Perché tremava?

Paura?

Sì, soprattutto quella.

Paura per la sua reazione;

Paura per i propri soffocanti sentimenti;

Paura di essere derisa e rifiutata;

Paura ad andarsene, a non rivederlo più.

Paura di se stessa.

Doveva fuggire lontano da lui, eppure non voleva.

Voleva stargli accanto, sorridergli, farlo stare meglio.

Voleva inebriarsi di lui.

Ma doveva anche salvarlo da se stesso. E con lui lì, sempre lì con lei, che gli ricordava con la sua sola presenza quanto si era innamorata di lui non poteva concentrarsi a dovere.

Lo amava, voleva restargli accanto e fare in modo che lui l’ami a sua volta, ma c’era in ballo la sua vita.

Doveva vederci chiaro in questa faccenda, doveva avere la mente lucida e fredda.

Ai ritornò e tutti si accalcarono su di lei per avere informazioni. La bambina sembrava piuttosto scossa.

-Il Signore ha detto di preparare i bagagli per Kagome, e che ci dobbiamo tutti affrettare e lavorare giorno e notte per anticipare la festa di una settimana. Inoltre Kagome non si occuperà di nient’altro che studiare il tiro con l’arco e la scherma con un maestro da lui appositamente scelto mentre suo padre al tempio le insegnerà tutto ciò che sa sui poteri spirituali. Al suo ritorno vuole tutto pronto e che Psiche sia sellata e istruita per accompagnare Kagome qui alla residenza per la festa.-

Tutti erano sconvolti da quella notizia, ma la voce di Kagome non diede loro nemmeno il tempo di riflettere su quelle disposizioni.

-“Al suo ritorno”?? Perché, se ne sta andando?- si era alzata e aveva raggiunto la piccola, inginocchiandosi davanti a lei.

-Sì, stava già sellando Eros mentre mi parlava.-

Kagome non diede più ascolto a nessuno e si diresse con tutta la forza che aveva in corpo verso le stalle, mentre i bambini cercavano di starle dietro.

Non poteva, non poteva andarsene.

“Inuyasha…”

Dovevano chiarire, dovevano fare pace, doveva spiegargli

“Inuyasha…”

E_ dannazione!_ Quei colonnati non finivano mai!

-Inuyasha!!!-

Era arrivata, era nelle stalle. Si guardò intorno.

Niente.

Alzò lo sguardo fuori e notò una figura.

-Inuyasha! Inuyasha!!!-

Non  si girò, continuava dritto per la sua strada. Eppure sapeva che la udiva, lei riusciva ancora a percepire la sua aura!

-Inuyasha!! Non andare, Inuyasha…-Le sue gambe cedettero e le lacrime, che tratteneva da quel pomeriggio, scesero copiose dai suoi occhi. –No, non andare… devo parlarti. Devo scusarmi… devo spiegarti…-

 I bambini la raggiunsero poco dopo trovandola in ginocchio che sussurrava frasi a loro incomprensibili. La piccola Ai si avvicinò cautamente alla ragazza cercando di vederle il volto ricoperto di lacrime e riuscì a distinguere solo qualche frase fra un singhiozzo e l’altro.

Abbracciò quella ragazza, capendo quanto lei amasse il suo signore.

-Dovete riposare, mia Signora, o domani non sarete in forma per l’allenamento. E se non sarete brava non potrete mai stare col mio Signore.- le sussurrò la piccola mentre l’abbracciava.

Kagome a quelle parole la guardò, ancora con le lacrime agli occhi.

Quella bambina aveva capito tutto di ciò che voleva fare, di ciò che aveva in mente.

Si asciugò le lacrime e con determinazione si alzò.

Doveva diventare forte per lui, solo per lui.

Anche se questo significava allontanarlo dalla sua vita.

Si girò verso gli altri abitanti della casa. Tutti aspettavano qualche segnale da lei.

-Per favore fate tutto quello che Inuyasha ha ordinato. E cortesemente, ditemi le cose che devo portare da mio padre.-

Si incamminò mano nella mano con Ai, mentre si preparava a ciò che l’attendeva dopo quel giorno.

 

 

Finalmente ho aggiornatooooo!!! Evviva! Ne sono contenta! ^^ La scuola mi toglie tutta la mia voglia di fare qualsiasi cosa, anche di scrivere, quindi sono moooolto lenta! ;_; Mi dispiace per tutto quelli che seguono la storia... ;_; A proposito, non vedo più tanti commenti... Mi avete abbandonata??? sig sob! Mi piaceva tantoooo rispondere ai commenti.... ;_;
Comunque, ringrazio sempre kirara-kohai-chan (Chi è che se la tira??!! N.d.Inu./ E' vero, quindi statti zitto!! N.d.A./ Ma... ma... umana come osi?! N.d.Inu./ Chi è l'autrice qui?? [Sguardo alla Sesshomaru] N.d.A./ ....... N.d.Inu.) e kaggy95 (Non ho proprio aggiornato subito per le motivazione su citate, ma spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!! ^^) che commentano sistematicamente la mia storiaaaa!!! GRAZIEEEEEE!!!!!! X3
Dopo questo, posso dire alla prossimaaaaa!!! Non so quando sarà, ma spero presto! Baci!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 

Rumori di lame che si incrociano, urla e respiri affannati.

Eh sì, senza dubbio era la dimora de Dio della Guerra.

Sango si ritrovò a sospirare. Da giorni si ripeteva sempre la stessa storia.

Kagome si allenava mentre lei, Kagura e Ayame organizzavano la festa.

Di Inuyasha nemmeno l’ombra. E neanche di Miroku, recentemente. Non capiva cosa stava accadendo, ma sicuramente era successo qualcosa.

Soprattutto Kagome era stata allontanata per  una settimana dal regno celeste e si allenava con ferocia insieme a  Bankotsu nel regno della terra. Questi era lo stratega preferito di Inuyasha, ed era una vera furia. Non sapeva come Kagome riuscisse a stare con lui più di due minuti, anche se doveva ammettere che era un bel ragazzo. Capelli e occhi affilati e scuri, abbronzato e lineamenti davvero affascinanti. Inoltre anche il suo corpo era davvero bello, per essere una divinità minore.

-Aah… non mi convince, non mi convince affatto!-

A distrarla dai suoi pensieri fu il commento di Ayame. Si girò verso di lei e la trovò imbronciata, con gli occhi verdi che le brillavano pensierosi.

-Cosa, Ayame?- chiese Sango mentre Kagura tendeva l’orecchio per ascoltare.

-Il comportamento della piccola Kagome è strano, per non parlare del fatto che fino a stamattina era sulla Terra, nella dimora del padre, e non sento Inuyasha sbraitare commenti su come stiamo riducendo la sua casa da giorni. Secondo me fra loro è successo qualcosa.-

Sango sembrò sorpresa, quindi non era l’unica a pensarlo.

-Sesshomaru mi ha detto che Inuyasha in questo momento è sempre a casa di Miroku e non si muove da lì.- intervenne Kagura.

-Da Miroku?? E che ci fa lì?- disse Sango. Ecco perché il dio non era venuto nemmeno una volta in quei giorni!

-Non lo so, ma ogni volta che precede un attacco di follia Inuyasha si trova sempre da Miroku, quindi in questo momento Sesshomaru è in allerta.-

Tutte stesero in silenzio dopo quel affermazione, e dopo qualche momento ripresero ad agghindare la casa ed organizzare le bibite e cibo. Mancava solo qualche ora alla festa e tutti erano in fermento.

Si poteva definire la festa del secolo quella che sarebbe avvenuta quella sera. Tutte le divinità sarebbero state presenti e per la prima volta nella storia i due figli del Signore degli Dei avrebbero partecipato in contemporanea. Era un evento unico poiché fra i due non correva buon sangue e di questo ne erano a conoscenza tutti, il fatto poi che loro fossero nemici giurati per colpa della profezia non alimentava di certo il sentimento della fratellanza fra loro!

 

Kagome fece il suo ingresso nel salone delle feste insieme al suo maestro, coi muscoli tutti indolenziti. Erano giorni che si allenava senza sosta.

Era strabiliata dalle sua capacità fisiche, il riuscire a combattere con tanta facilità, e sicuramente tutto ciò doveva essere merito della profezia che l’aveva come protagonista, la quale aveva aumentato le se capacità fisiche e spirituali.

La cosa più faticosa di tutti, inaspettatamente da parte sua e normale per altri, era quella di controllare il suo enorme potere spirituale. Suo padre ne era rimasto impressionato e ogni mattina si esercitava con lui nella miglior maniera.

Il pomeriggio, quando solitamente arrivava Bankotsu per combattere, lei era già bella che stanca, ma dava il tutto per tutto con il dio. Senza che il suddetto se lo aspettasse, al principio non era molto convinto di iniziare una femmina marmocchia all’arte della guerra, la ragazza migliorava ad una velocità impressionante e le aveva comunicato che molto presto avrebbe dovuto combattere direttamente con Inuyasha per imparare al meglio.

La sera subito dopo aver cenato si precipitava frettolosamente in camera sua per studiare fino a notte fonda tutto ciò che riguardava la profezia.

Infine crollava esausta sul suo letto.

Aveva chiuso il suo cuore al momento, non voleva sapere niente, non voleva avere distrazioni. Doveva pensare solo alla profezia e a nient’altro. 

Il pensiero di Inuyasha era rinchiuso saldamente in una parte di lei e non voleva nemmeno aprirlo in quel momento. Doveva essere normale con lui, non doveva fargli trapelare nessun sentimento, la sua aura al suo sguardo doveva essere tranquilla.

Eppure da quando aveva rimesso piede in quella casa si sentiva finalmente se stessa, si sentiva di nuovo Kagome Higurashi e  non la protettrice della sfera. Si toccò la catenina con la sfera che era poggiata dolcemente sul suo petto.

Non che con suo padre si trovasse male al tempio, anzi! Era stata felice di vivere di nuovo con lui. Avevano parlato tanto spesso di casa, di come andasse lei a scuola, di cosa le piaceva e non le piaceva, e aveva scoperto, con sua grande gioia, che suo padre amava l’oden almeno quanto lei. Una sera, la sera prima per la precisione, malgrado fosse stanca e solitamente cucinasse lui, glielo aveva fatto trovare per cena e suo padre si era commosso tantissimo. Quella sera era stata una delle più belle, poiché avevano parlato di tantissime cose differenti. La sofferenza di separarsi da lui, poi, era sempre grande. Voleva recuperare gli anni persi col padre, ma al momento non poteva proprio.

La sua attenzione ricadde sulla collanina che teneva in mano. Poteva davvero quel semplice pezzo di vetro fermare Inuyasha?

Aveva davvero qualche potere?

Ad interrompere i suoi pensieri furono le tre dee che si avvicinarono a lei con l’aria di rimprovero.

-Eh…- sembravano un po’ tetre in viso o era una sua impressione? –Posso rendermi utile in qualche modo?-

Prese la parola Sango, mettendosi una mano sul fianco e puntandola –Tu!- disse con il dito indice sopra la sua fronte. –Vai subito a farti n bagno! Devi essere pari a noi dee per bellezza ed eleganza. Quindi non voglio scuse del tipo che ti devi ancora allenare o informare e vatti a far bella!-

Mentre la dea le rifilava quel discorso Ayame aveva chiamato allegramente le bambine che la trascinarono in bagno ridendo felici. Kagome si fece trascinare senza opporre resistenza mentre ringraziava e un vecchio sorriso le tornava alle labbra.

Lasciate sole le tre dee, insieme a Bankotsu, si diressero verso l’uscita per poter seguire l’esempio di Kagome e farsi belle, ma all’improvviso si alzò un forte vento e notarono un piccolo vortice avvicinarsi a loro; da questo ne uscì il Messaggero.

-Koga!- Ayame gli andò incontro col sorriso sulle labbra e gli occhi che le brillavano ma, al posto di buttargli le braccia al collo come suo solito, si fermò a poca distanza da lui. Lo guardò bene in faccia e la sua espressione non e piaceva per niente.

–Che è successo?- disse subito Bankotsu avendo notato per primo l’espressione di Koga.

-Non riusciamo a trovare Inuyasha da nessuna parte, non vorremmo che fosse andato nuovamente da Sesshomaru.-

Kagura a quella notizia impallidì –Da quanto non si trova?-

-Miroku lo sta cercando da due giorni circa, ma di lui nessuna traccia. Ho avvisato anche Sesshomaru e mi ha detto che non ha sentito nessun attacco esterno alle porte del regno dei morti.-

-Può darsi che è sceso nel regno mortale, lo fa molto spesso, no? E poi non credo che tenti di fare qualche cretinata proprio oggi che c’è la festa.- intervenne Sango.

-Noi non crediamo ciò, Miroku ha detto che Inuyasha era in uno stato pietoso e rischiava di perdere il controllo da un momento all’altro. Non vorrei che si fosse rintanato da solo in qualche posto a rimuginare cose penose come fa di solit..OUCH! Ma chi cavolo...?!- 

Koga si girò infuriato per ammazzare chiunque abbia solo osato dargli un pugno di quella portata in testa ma ci restò di sasso quando davanti agli occhi gli si stagliò il padrone di casa in tutta la sua statura.

 

Inuyasha odiava sentire pettegolezzi sul suo conto, soprattutto se dicevano che era un tipo pietoso. Era arrivato a casa propria poco dopo l’arrivo di Koga e aveva sentito con stupore che lo cercavano tutti da due giorni.

Due giorni? Ma se era uscito da casa di Miroku un attimo fa per dire a quelle pazze di non combinare l’irreparabile nel suo salone!

E poi, cosa ancora più incredibile, era il giorno della festa. Guardò Bankotsu che si inchinò svogliatamente al suo cospetto mentre Koga sbraitava contro la sua persona perché era sparito per due giorni. Un ghigno d’apprezzamento apparve sul suo volto diretto al generale: era testardo e aveva carattere, le sue idea combaciavano perfettamente col suo stile di combattimento e ,anche se eri un suo superiore molto più potente di lui, non esitava a contrariarti anche in maniera violenta. Improvvisamente un pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno: Kagome era in casa!

Se Bankotsu era lì, indubbiamente c’era anche la ragazza!

Si concentrò per riuscire a percepire la sua aura, per vedere dove fosse.

Voleva sapere dov’era e se stava bene o semplicemente voleva evitarla?

Non lo sapeva.

Fatto stava che il pensiero di essere sotto lo stesso tetto lo fece sentire meglio.

Un rumore caotico lo riportò alla realtà. Era così perso nei suoi pensieri che non si era accorto che tutti gli parlavano contemporaneamente.

-Basta!! Uscite, vi voglio tutti fuori casa mia e non voglio vedervi prima di due ore spaccate!- Tutti si zittirono e lo guardarono ammutoliti, poi ricominciarono tutti contemporaneamente a parlare. Inuyasha senti un CRACK proprio sopra la sua testa, segno che il filo della sua pazienza (già molto sottile di suo) si era spezzato. –Ho detto che vi voglio fuori da qui!! Ora!!!-

Alle fine di quella frase tutti erano spariti molto velocemente, tutti tranne uno che era rimasto fermo e lo guardava. Inuyasha sogghignò.

-Ne hai di fegato per rimanere ancora qui dopo che io, il dio tuo diretto superiore, ti ho ordinato di andartene.-

Bankotsu a quella frase sorrise di sghembo –Non me ne frega niente chi sei, se ti devo parlare ti parlo. Soprattutto se riguarda una persona che mi hai affidato.- Vedendo che a quelle parole Inuyasha continuava a guardarlo in silenzio continuò. –Quella ragazza devi allenarla necessariamente tu. Migliora a vista d’occhio e, dannazione odio ammetterlo, per quanto riguarda l’agilità è molto più agile di me. E’anche molto veloce e se mi attacca con tutta la sua forza spirituale non ne uscirei illeso. Stai notando anche tu quanto è difficile individuarla quando cela la sua aura, no?-

Il Dio della Guerra chiuse gli occhi e lasciò che il suo cervello assorbisse ogni parola delle informazioni che gli aveva dato Bankotsu. Inconsciamente il suo spirito cercava senza tregua lo spirito della piccola protettrice della sfera e quando aprì gli occhi seppe con certezza che si trovava nella vasca. Aprì gli occhi e guardò la divinità minore della guerra. Questi si girò senza il dovuto inchino e se ne andò.

Appena fu solo nel grande salone si pentì subito di aver mandato via tutti, perché adesso avrebbe dovuto affrontare la ragazza.

Non sapeva che fare, non sapeva che dirle.

L’aveva ferita coi suoi artigli, le aveva afferrato le braccia con ferocia nel tentativo di farsi dire quello che lo tormentava, i pensieri che lei nutriva.

Ma doveva vederla.

Le sue urla che invocavano il suo nome e la sua aura di disperazione mentre lui scappava da quella casa, da lei, gli erano rimasti impressi nell’animo.

Doveva vederla, dovevano parlare.

I suoi piedi si diressero involontariamente dove lei si trovava. Non nascose la sua aura, anzi la amplificò, voleva far capire agli altri abitanti della casa che era arrivato e che voleva vedere solo Kagome. Il resto al momento non aveva importanza.

 

Appena percepì la sua aura si immobilizzò dentro la vasca. Era lui, senza dubbio.

Ebbe un attimo di esitazione, poi afferrò il primo telo per poter uscire dalla vasca. Come affrontarlo? Cosa dire, cosa fare? Nel frattempo le bambine che in quel momento con lei la guardavano affaccendarsi per poter dare un contegno alla sua persona.

Improvvisamente sentì l’aura di Inuyasha espandersi in maniera smodata verso di lei, come se volesse inghiottirla dentro di sé e avvolgerla. Fu abbagliata da quella sensazione.

Non lo aveva ancora né visto né sentito, eppure già le tremavano le gambe e il respiro cominciava ad accelerare.

Com’era possibile??

Sentì un fruscio dietro le sue spalle e si accorse che ora era sola in quella stanza. Si trovava sola, e non poteva scappare, non voleva scappare.

Lui si stava avvicinando, piano piano, lentamente, con calma. Lo avvertiva in ogni atomo del suo corpo che vibrava sempre più freneticamente ad ogni suo passo verso di lei.

Ecco, si era fermato.

Era dietro la tenda ora.

Non entrava.

Eppure lui sapeva che lei era al corrente della sua presenza lì.

 

-Kagome…-

 

Chiuse gli occhi.

La sua voce era molto più bella di quanto aveva immaginato sino a quel momento. Dio, come aveva potuto un ricordo peggiorare così tanto la sua voce? Eppure pensava di ricordarla perfettamente.

Ma nei suoi ricordi non gli invocava le stesse sensazione di adesso, non si sentiva così bene, né così felice.

La tenda che li separava si aprì e davanti a lei apparve Inuyasha in tutto il suo splendore, nelle stesse vesti con cui lo aveva visto per la prima volta. Non c’era nessun dubbio al riguardo, il colore che gli donava più di tutti era il rosso. Su di lui quel colore assumeva sfumature terribili ma contemporaneamente irresistibili.

Non riusciva a parlare, lo guardava e basta.

Il suo corpo abbronzato che dava un contrasto quasi magico coi suoi capelli argentei. E gli occhi, quegli occhi ambrati erano la sua rovina, la sua gioia…

Lo guardava e mentre lo faceva tutto il suo essere vibrava.

 

Le stesse emozioni di quella notte, gli stessi pensieri.

Solo che adesso erano più consapevoli, più voluti, più accettati.

Si può davvero cambiare in così poco tempo?

Mentre la guardava si rispose di sì, che una simile creatura avrebbe cambiato tutto di lui con un solo sguardo.

Gli occhi color cioccolato che lo guardavano luccicanti da sotto quella frangia bagnata, le spalle nude dove vi erano depositate alcune gocce d’acqua rivelavano quel pallido incarnato che lui aveva ammirato silenziosamente più volte mentre il resto del corpo era coperto da uno spesso telo chiaro che formava affascinanti pieghe lungo il suo corpo prima di poggiare per terra.

Così bella… così pura.

I suoi piedi presero nuovamente vita propria e vide se stesso che si avvicinava verso la fanciulla mentre lei non gli staccava gli occhi di dosso. Ecco era così vicino a lei che se avrebbe alzato un braccio avrebbe potuto anche sfiorarle una guancia…

Senza accorgersene mentre formulava quel pensiero il suo braccio sinistro stava già seguendo ciò che lui desiderava, ma infine non arrivò a sfiorare la sua ambita meta.

Tremava.

Aveva chiuso gli occhi e il suo docile corpo stava tremando in modo eccessivo alla sua vicinanza.

Il mondo gli crollò nuovamente addosso a quella vista.

Aveva sperato che si fosse sbagliato su di lei, che lei aveva le sue buone ragioni per non voler più vederlo, che lei in realtà voleva stargli vicino e, soprattutto, che sapeva che in realtà lui non aveva niente a che fare con la profezia e che aveva pienamente fiducia in lui.

Ma si era sbagliato nuovamente.

Sentì improvvisamente la mano ricadere pesantemente lungo il fianco sinistro. Guardava assente quel volto che sbarrava le sue gemme nel tentativo di non vederlo. Le diede le spalle sentendo il suo corpo molto più pesante del normale e si diresse verso l’uscita di quella stanza.

Era uno stupido, che cosa gli era passato per la testa? Da quando si comportava così con una donna? Ma stavamo scherzando!

Lui non aveva il tempo di pensare ad una donna, era già abbastanza incasinato di suo! Che cosa gliene fregava di quella…

 

-Inuyasha!!-

 

E all’improvviso il suo calore…

 

 





Allora, è da molto, moltissimo tempo che non aggiorno. C'è da dire che non sono molto soddisfatta, e pensavo seriamente di lasciarla perdere ma... Non so perchè ho cambiato idea! Una parte del mio cervello insisteva, l'altra no! Comunque, ecco a voi, per chi c'è, un'altro capitolo! Spero che vi piaccia!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Salve a tutti! ^^

Avevo interrotto il precedente capitolo a metà, quindi dovevo postare al più presto questa seconda parte. Sono veramente felice del vostro sostegno, e sono veramente contenta che piaccia così tanto la mia fan fiction!

Grazie! Grazie!

Ah, c’è una piccola lemon…. Meglio avvisare! U_U

Buona lettura!

 

Capitolo 11

 

 

-Inuyasha!!-

 

La sua voce, le sue braccia, il suo calore, la sua pelle, il suo odore.

All'istante sentì su di sé tutto questo.

La testa iniziò a vorticare fortemente. Troppo in fretta, troppo velocemente. Le sensazioni che quella ragazzina gli scaturiva erano contrastanti e bellissime.

Gli era corso dietro ad una velocità impressionante e gli aveva circondato con gli arti il suo torace, pronunciando il suo nome con voce spezzata, come se fosse doloroso dirlo, come se non potesse dirlo.

Il suo corpo premuto contro la sua schiena tremava, si appoggiava completamente a lui come se lei non riuscisse più a reggersi in piedi.

Poggiò le mani su quelle di Kagome, così candide in confronto al colore della sua pelle, intrecciate al suo petto e notò che era ancora bagnata. Sentiva scorrere sulla sua schiena le gocce di liquido trasparente che le cadevano dai lunghi capelli neri.

-Sei ancora bagnata. Se non ti asciughi immediatamente prenderai un malanno, sciocca umana.-

Si stupì lui stesso del tono che gli era uscito in quel momento. Lo aveva detto in maniera talmente strana, talmente inusuale per lui che ne fu stupito. Anche nel peggiore dei casi non sarebbe mai parso un insulto detto in quel modo.

All’improvviso sentì Kagome tremare più violentemente e singhiozzare. Stava piangendo?

Si girò per controllare, facendola allontanare un po’ da sé ma ,mentre si girava, le gambe della ragazza cedettero e lui si ritrovò mezzo inginocchiato a terra nel tentativo di reggerla. Si teneva il viso con entrambe le mani piangendo fortemente mentre lui teneva le mani poggiate sulle sue braccia. Sembrava ancora più minuta del solito avvolta da quel telo enorme e raggomitolata su se stessa.

-Kagome, che ti succede?- aveva lo sguardo preoccupato e Kagome si sentì morire.

-Pensavo che non mi volessi più vedere…- disse fra un singulto ed un altro. -… pensavo che mi detestassi, che non ti importava più niente di me!-

Inuyasha era sorpreso da quelle parole. Come poteva pensare una cosa simile? E pensare che lui era convinto che era lei quella si spaventasse a morte solo vedendolo!

Piangeva disperata per quel motivo? Si accorse che non sapeva che fare per farla smettere di piangere e gli venne voglia di urlare.

-Calma, Kagome, smettila…- le staccò le mani dal volto e gli afferrò il viso con entrambe la mani, asciugando le righe di liquido salato che aveva sul volto e che non accennavano a diminuire. –non so che fare se tu piangi in questo modo.-

Kagome sembrò calmarsi un po’ a quelle parole e si lasciò asciugare le lacrime dalle sue labbra che le accarezzavano dolcemente il viso. Era sicura di star sognando, era impossibile che quello fosse davvero Inuyasha. Il viso del dio si accostò al suo e le sue braccia la circondarono, cullandola dolcemente.

Inuyasha poggiò il mento sulla sua testolina nera, ancora umida, e gli accarezzò i capelli. Capì in quell’istante che soltanto con lei si sentiva vivo, ed ebbe la tentazione di non lasciarla mai più andare. Improvvisamente la sentì parlare.

-Non volevo accettarlo, volevo solo proteggermi... Volevo che non  fossi tu, non voglio che sia tu… per questo io ho detto… Avevo paura, ho paura… ma non posso…- Si staccò da lei per guardarla in viso, cercando di capire quello che voleva dirgli.

-Kagome, parla chiaro.- La ragazza stette qualche secondo zitta mentre lo guardava in viso. Sembrava insicura e indecise se dirgli tutto  meno. –Se non capisco ciò che vuoi, ciò che pensi e ciò che desideri, come posso…- non sapeva più che dire. Come poteva che cosa? Non lo sapeva neppure lui! Solo, non voleva più stare lontano da lei.

Eppure Kagome sembrò soddisfatta da quelle parole perché proseguì il discorso più tranquilla. –Io… io non sono sicura al cento per cento che tu non sia il protagonista della profezia. E avevo paura.-

Inuyasha sembrò confuso. –Come paura?-

-Se tu fossi davvero il Dio Macchiato e io dovessi purificarti… non so se riuscirei a compiere il mio dovere fino in fondo. Sì, lo so che tu mi hai detto che ne va della mia vita ma non so se riuscirei ad…-

-Ad uccidermi.- Concluse per lei il dio.

-Esattamente. Se non fossi tu tutto sarebbe stato molto più semplice, avrei fatto fuori chiunque pur di evitarti. Ma… ma…- Si mise le mani in testa, chiudendo gli occhi e alzando istericamente la voce –Tutti gli indizi conducono a te! Volevo convincere me stessa che non fossi tu! Volevo trovare la maniera di purificarti senza ucciderti! Ma ho finito per illuderti e se non trovavo la soluzione subito… rimanendo qui con te io… io…-

Sapeva che la stava guardando, in attesa che lei finisse la frase. Doveva dirgli tutta la verità? Doveva abbassare del tutto le difese ed esporsi completamente a lui? Lui, il Dio della Guerra, l’essere spietato che avrebbe condotto a morte l’umanità?

 

Lo aveva illuso? Gli aveva fatto credere che non fosse lui in modo da poter convincere anche se stessa…

Stranamente non si sentiva tanto sorpreso da ciò che lei gli stava dicendo. Infondo lo aveva sempre saputo che toccava a lui impugnare la Sounga per dare inizio alla fine. Lo sentiva nel sangue il rischiamo di quella spada. Quindi infine non aveva dato tanto peso alle sue parole, solo che per un attimo ci aveva creduto… aveva creduto che lei non lo guardasse come un mostro. Eppure non avvertiva né delusione né sofferenza alla sue parole, solo un po’ di amarezza per il fatto di non aver confessato prima ciò che le passava per la testa. Quindi lei sapeva che un giorno, sperava molto lontano, sarebbe avvenuto tutto quello che la profezia diceva e che lei avrebbe dovuto fermarlo, solo che non era sicura di riuscirci senza ucciderlo. Ed era terrorizzata da questo non dal fatto che lui molto probabilmente si sarebbe tramutato in una bestia e che se lei avesse avuto un attimo di esitazione l’avrebbe ammazzata. Non sapeva più di cosa sorprendersi ormai.

-Io… -Kagome riprese a parlare normalmente, con un filo di ansia nella voce. –Io avrei continuato a volerti sempre di più. Avrei voluto fagocitarti fino a che non avrei sentito ogni tuo singolo atomo combinarsi al mio.- Stette in silenzio qualche istante, mentre la mente di Inuyasha sembrava come svuotata al momento. –Avrei continuato ad amarti in modo disumano, senza remore né vergogna. Mi sarei drogata della tua presenza fino a dimenticare chi sono e il perché sono qui…- riprese un po’ di fiato, per darsi coraggio. – Avevo paura di quello che provavo. Era soffocante, angosciante. Non sapevo che fare, avevo paura di ciò che sarebbe accaduto quando me ne sono resa conto. Eppure… quando ti ho visto voltarmi le spalle e andare via da me, ho provato molta più angoscia di di prima, ma dovevo proteggerti. Dovevo far in modo di diventare più forte in modo da proteggere sia te che me, e se questo significava starti lontano mi andava bene.- Le mani le ricaddero sulle gambe. Ecco, gli aveva confessato tutto, tutti i suoi sentimenti più spregevoli. Ora aspettava soltanto una sua reazione. Alzò lo sguardo su di lui che sembrava una statua di pietra mentre la guardava.

 

Inuyasha non sapeva che dirle, né che fare. Si sentiva come prosciugato da quella confessione.

Davvero lei aveva provato tutto questo? E’ questo quello che provava  quando si amava una persona?

Lei però era diversa da qualsiasi essere umano, lei era Kagome… La sua Kagome.

Sì, suonava bene. Lei era sua, sua e di nessun altro.

La strinse forte a sé, fino a quasi farle male. La voleva sentire su di sé con ogni più piccola parte del suo corpo.

Tutto quello che aveva detto, tutto ciò che lei provava, era quello che anche lui sentiva. Non sapeva spiegarsi il perché di quei sentimenti, non sapeva cosa significassero. Ora sì, lo sapeva.

Eppure era diverso, provava le stesse cose che provava lei ma… Era più oscuro, più profondo. Come se fosse insito nell’anima.

Forse non era amore, non ne era del tutto sicuro, non ne aveva mai provato, però… Le voleva bene, un bene dell’anima. Più che amore era affetto forse, ma ne aveva bisogno.

Aveva bisogno di lei.

Era un miracolo, lui provava affetto per una sciocca ragazzina umana che come un fulmine era precipitata nella sua vita. Le sue labbra si piegarono in un sorriso sincero.

-Dillo ancora…- le sussurrò vicino all’orecchio facendole scorrere mille brividi lungo la schiena.

-Dirti… cosa?- rispose lei con la voce che le tremava per l’emozione.

-Che mi ami... Che mi ami con un criterio irrazionale e illogico. Ripetilo in modo che io possa comprenderlo sino in fondo questo sentimento fino adesso irreale e sconosciuto. Dimmelo in modo tale che io posso trovare conferma in ciò che dici…-

Le lacrime ripresero a scorrere sul volto della ragazza. –Ti amo!- diceva con voce chiara e sicura. –Ti amo a prescindere da tutto! Anche se sei il Dio della Guerra e io sia una pacifista di natura, anche se sei scontroso e scorbutico e a volte mi tratti male!-

-Ehi!- le disse sorridendo mentre si staccava quel tanto che bastava per guardarla in viso.

-Anche se diverrai davvero il Dio Macchiato e io dovrò fermarti… malgrado tutto questo io ti ho amato, ti amo e ti amerò fino a che il mio cuore non smetterà di battere nel petto. E anche dopo allora, nella mia prossima vita continuerò a cercarti per l’eternità, poiché solo tu sei capace di completare il vuoto della mia anima.-

Le poggiò una mano sul viso, fortunatamente aveva smesso di piangere anche se era visibilmente commossa, e continuò a sorriderle nella maniera più dolce che gli avesse visto fare. Si sentì nuovamente le gambe molli: poteva essere più bello di così? I suoi occhi ambrati, in quel momento così luminosi, così vivi, rischiavano di farle venire un infarto. Il suo povero cuore non avrebbe retto ancora a lungo quel giorno.

-Ancora sei una sciocca…- iniziò lui con voce grave, guardandola intensamente. Lei non aveva il coraggio di interromperlo. –Sei testarda e orgogliosa. Quando ti metti in testa una cosa nessuno può dissuaderti del contrario…- Poggiò la fronte con quella di Kagome e chiudendo gli occhi riprese a parlare. –Ma hai un cuore caldo e accogliente. Non ti fermi alle apparenze e guardi sempre il meglio di una persona. Non ti arrendi davanti a niente e se inizi una cosa la fai fino in fondo, di questo ne sono sicuro. Sei coraggiosa e l’intelligenza non ti manca di certo. Oltre a ciò sei diventata una donna bellissima. Malgrado sia stato io a farti diventare una donna, io che sono l’essere più terribile, tu non hai perso la purezza che ti contraddistingue da tutte le altre.- Aprì gli occhi rivelandole quei due penetranti gioielli d’oro che si ritrovava al loro posto. –Ma continui a essere una sciocca, perché ti sei innamorata di un dio che potrebbe farti solo soffrire e ferirti in qualsiasi momento, anche involontariamente.-

Si alzò da terra, dal momento che erano ancora inginocchiati, e la portò con lui. Ormai erano tutti e due in piedi e  lei alzò lo sguardo mentre, abbracciata a lui, aspettava con ansia che continuasse a parlare.

-Il mio desiderio è uguale al tuo, Kagome. Voglio diventare più forte per proteggere te e me. Voglio proteggere questo nostro sentimento, tutto quello che ci siamo detti oggi. Non voglio che tutto questo finisca.-

Kagome non poteva prestare fede alla sue orecchie. –Quindi tu…- iniziò a dire incredula.

Inuyasha la guardò con cipiglio interrogativo. –Quindi tu… non hai capito quello che sto cercando di dirti.- tirò un sospiro stanco.

-No, non volevo dire questo! Solo…- non stava più nella pelle. –Insomma dillo!-

-Dirti cosa?- Fece lui indifferente mentre si staccava da lei e si girava per andarsene dalla stanza. –Piuttosto stupida, vedi di asciugarti e di iniziare a prepararti che fra un po’ arrivano gli ospiti.-

-Non è giusto Inuyasha!- urlò mentre lui era quasi fuori dalla stanza. –Io te l’ho detto chiaro e tondo alla fine!! Non puoi lasciarmi cos..!!-

Non aveva neppure finito la frase che si ritrovò stretta fra le sue braccia e coinvolta in un bacio selvaggio e incandescente. Gli afferrò il viso con le mani mentre le loro labbra si mordevano e le loro lingue si inseguivano. Dopo nemmeno un minuto le mani di Inuyasha iniziarono a esplorare il seno della ragazza che si era scoperto dopo la foga dei loro movimenti. Un gemito sfuggì dalle labbra di Kagome facendo incendiare il corpo del dio. Le sue labbra scesero verso il collo e mentre la sua mano sinistra le accarezzava il seno destro l’altra mano si intrufolava dentro il telo da bagno andando ad accarezzare il suo stomaco. La ragazza affannò in cerca d’aria mentre con la bocca era arrivato a torturare i suoi seni. Improvvisamente si accorse che l’aveva appoggiata contro una colonna e che il suo telo ormai era raggomitolato ai suoi piedi. Ormai era chiaro su cosa passasse nella testa del suo partner, poiché anche lei stava già pensando la stessa cosa. Sentì la sua mano scendere piano verso quel luogo che solo a lui era permesso di conoscere, e quando finalmente arrivò Kagome si sentì morire. Iniziò quella dolce tortura di piacere che già aveva provato la notte in cui l’aveva resa donna, ma stavolta era diverso perché si fermò un attimo prima che lei raggiungesse l’apice. La ragazza abbassò lo guardò confusa, perché si era fermato?

E perché le sorrideva in quel modo perverso??

Dai seni passò a baciarle lo stomaco, sempre più giù, sempre più giù… E Kagome spalancò gli occhi dalla sorpresa arrossendo di botto. Non stava davvero…? Il pensiero le morì sul nascere in quanto il piacere che provava in quel momento era superiore a quello provato in precedenza. Le sue labbra emisero urla appassionate e alla fine non ce la fece più.

-Prendimi Inuyasha.- Gli disse, con la mente annebbiata dagli effluvi della passione –Ti prego…-

Anche il dio ormai era al limite ed era sicuro che se non l’avesse presa in quel momento sarebbe impazzito. La sua erezione era gonfia e gli faceva quasi male per le pulsazioni che provava. Desiderava quella ragazza, la desiderava da morire. Senza nemmeno rendersene conto Kagome lo aveva aiutato a spogliarlo delle sue vesti e nel giro di qualche secondo era dentro di lei. Le sue gambe gli circondavano i fianchi mentre la teneva sempre contro la colonna. Si sentiva così bene dentro di lei, così bagnata e calda per lui. Iniziarono a muoversi tutti e due con ferocia mentre gemevano e godevano del loro reciproco piacere. Insieme raggiunsero l’estasi e quando ritornarono dal quel mondo speciale che comprendeva solo loro due si ritrovarono ansimanti e sudati, coi corpi arrossati dalla passione. Inuyasha le sorrise. Le sorrise con le labbra, con gli occhi… col cuore. Avvicinò il viso a quello di Kagome. La sua bocca arrivò a sfiorare quella infiammata di lei.

-Facciamo il bagno?- le sussurrò a fior di labbra per poi staccarsi da lei e buttarsi in acqua.

Kagome rimase per qualche secondo bloccata come l’aveva lasciata Inuyasha prima di decidersi a seguirlo.

In effetti adesso doveva ricominciare il bagno daccapo.

Una volta in acqua la ragazza raggiunse felice la divinità che l’accolse a braccia aperte.

Fra poche ore sarebbero arrivati gli invitati, era meglio cominciare a prepararsi.

 

-Bene, bene…-

L’uomo sghignazzò a quella stupenda notizia. Come non si poteva non essere felici dopo che stava accadendo quello che avevi sempre sognato?

L’oscurità aleggiava intorno a lui. Tutto lì era oscurità e tenebra. Lui si trovava a proprio agio lì, era nella sua pace. Nessuno lo infastidiva, nessuno lo reclamava…

Avrebbe voluto la sua vita così per sempre, voleva diventare un unico essere con l’aere intorno a lui.

Fra un po’ di tempo tutto quello che per secoli aveva sognato si stava per avverare. Avrebbe avuto la sua vendetta, la sua pace… in modo da poter finalmente ricominciare.

Una risata echeggiò in quel luogo oscuro dove la luce non osava filtrare.

 

 

 

 

 

 

Bene, spero che sia stato di vostro gradimento!

Adesso passiamo alla parte che preferisco, le recensioniiiiiii!!!

 

Monik: Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti! , sì, ho continuato presto perché, come detto prima, avevo interrotto il capitolo a metà e… ancora grazie per i complimenti! ^^ Comunque posso dire altrettanto per le tue storie, le adoro! ^__^ Un bacio, alla prossima!

 

Flockkitten: Grazie! ^^ Si Inuyasha come dio mi fa impazzireeeeee! Soprattutto perché è il Dio delle Guerra! ^^ Ecco una parte del seguito, spero che ti sia piaciuta! ^^

 

Kaggy95: Piangi di felicità?! Noooo! Non piangere! Sono contenta che la mia storia ti abbia tirato su di morale… Ma non piangereeee!!! T__T Dovrei piangere io per il bellissimo commento che mi hai lasciato! E ti ringrazio, anche se mi hai quasi minacciato di morte! ^__^   Ho aggiornato più in fretta che ho potuto, va bene?? Quindi sorridi! Un bacio piccola bimbetta, antipatica, lagna…. XD E ci sentiamo alla

prossima!

 

Kirarachan: La mia kohai!!!!! *__*  Visto, visto che ho aggiornato??? Hai una sempai molto pigra, sfortunatamente! Grazie per i complimenti!.... Anche tu però mi hai minacciato di morteeeee!!! T___T Va bene, credo di essermelo meritato! ^^ Un bacio!

 

Anthy: si, ci sei sempre per questa storia! ^^ E ti ringrazio! E si, credo che mi prenderò le mie pause, ti ringrazio per il consiglio. ^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!  Un bacio!

 

Ewilan: Davvero? Grazieeeee!!! Bene, l’attesa non è stata vana! Spero sia di tuo gradimento. ^^  Baci!!!

 

Bea91: Bene, sono felice di sapere che avevo un’altra lettrice in incognito! ^__^  No tranquilla, per continuarla la continuerò, solo che mi prenderò alcune pause perché mi sto davvero ammazzando per vari problemi. Quindi chiedo di pazientare un po’! Un bacio.

 

Astrea87:Grazie! ^^ Sono contenta che ti piaccia! Quante domande… posso solo risponderti con un continua a leggere e…  un bacio!! ^^

 

Non so quando sarà il prossimo aggiornamento, ma spero al più presto per voi e per me! ^^

Ringrazio anche a chi a messo questa storia fra i preferiti, siete un sacchissimissimo! ^^

Un bacione grande a tutti voi!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

 

 

 

Luce, colore, musica, profumo di bevande e di cibo…

Tutto intorno a lei era un vortice di bellezza e allegria.

Si girò dal lato dove erano sedute le divinità oscure del mondo celeste. Era sua impressione o su di loro aleggiava una cosa deprimente bluastra? Magari la bellezza c’era, ma allegria un po’ meno da quelle parti…

Fatto stava che tutto era stupendo. Vi erano stoffe di mille colori attacate al soffitto che pareva brillassero di vita propria, sembrava come se sul tetto ci fosse un arcobaleno che risplendeva soltanto per loro, con colori tenui e caldi. I vari seggi in marmo erano quasi tutti impegnati e cuscini di mille colori erano sparsi sopra di e alcuni molto più grandi a terra per potersi sedere. Torce in marmo erano state messe in ogni angolo della sala illuminandola, ve ne era persino una sospesa sopra la fontana della donna, che placidemente ignara di tutto continuava a far scorrere l’acqua dal suo vaso. I vassoi pieni di bevande e cibi di ogni tipo volavano da una parte della sala all’altra, mentre i bambini si divertivano a schiamazzare fuori in giardino. Dal grande terrazzo che sfociava sul suddetto arrivava la luce bianca della luna, che illuminava il cielo rendendolo più chiaro e bello.

Kagome era appena entrata in sala, richiamata da Inuyasha, e già era felice di quella serata.

Felice soprattutto perché non si aspettava di certo che il dio avesse pensato a cosa farle indossare per la serata!

Le aveva fatto trovare un bellissimo e soffice abito bianco da indossare per l’occasione. Era legato dietro il collo e due strisce di stoffa stavano sul suo petto per ricoprirle i seni, lasciandole nuda la schiena. Sotto il petto vi era una piccola cintura in argento, finemente decorata con pietre preziose e perle, dove da essa partiva l’ampia gonna bianca che formava tante pieghe sotto di se. Tutto l’abito le ricadeva morbidamente sul suo corpo, dandole proprio l’aspetto di una statua. I capelli erano acconciati molto semplicemente: li aveva fatti arricciare un pochino e aveva legato la parte superiore con un piccolo fermacapelli argentato. Inuyasha poi l’aveva convinta a mettersi qualche gioiello femminile che lui aveva nel suo scrigno. A lei francamente non importavano molto i gioielli, ma almeno quel bellissimo bracciale di perle se lo poteva mettere se proprio lui insisteva, no?

Infine per assemblare il tutto aveva impiegato molto più tempo del previsto. Ma a sua discolpa poteva dire che per colpa di qualcuno, che l’aveva intrattenuta in bagno più tempo del necessario, aveva fatto tardi per prepararsi.

Infatti il dio, che si era infilato i gioielli, cintura e il lungo abito blu notte in molto meno tempo di lei, aveva dovuto intrattenere e accogliere, per quanto un padrone di casa come lui potesse farlo si intende, gli ospiti per tutto il tempo che lei era mancata. Non aveva resistito per molto a quanto pare, poiché l’aveva fatta chiamare molte volte nel giro di venti minuti.

Dopo che la ragazza aveva finito di prepararsi si era subito precipitata in sala ma si era bloccata sull’uscio per la sorpresa. Non si aspettava tutta quella gente né tutta quella bellezza.

Appena Sango la vide la chiamò subito per invitarla ad avvicinarsi a lei, che in quel momento faceva compagnia a Miroku il quale stava accordando uno strumento molto simile ad una chitarra.

-Inuyasha si è eclissato. –Le comunicò la dea dopo i saluti. –ma tranquilla, fa sempre così, nessuno si offenderà per questo. Piuttosto vedi di raggiungere la Venerabile Izayoi e Sua Eccellenza là in fondo alla sala. Vogliono essere loro a presentarti a tutti gli dei e Inuyasha li lascia fare. Non è mai stato un tipo di molte parole!-

Kagome ringraziò la dea, che era già impegnata ad evitare gli attacchi del suo collega, e si accinse a raggiungere i sovrani del regno celeste.

Trovò Sua eccellenza Inu no Taisho seduto su una poltrona di marmo che parlava serio con un dio dai lunghi capelli argentei e dal lungo mantello nero, e sua moglie Izayoi seduta comodamente su un cuscino ai piedi del marito ascoltando il tutto molto serenamente mentre i lunghi capelli ricadevano attorno a lei come un soffice mantello scuro.

 Kagome ogni volta che guardava quella coppia si sentiva estasiata. Erano gli dei fra gli dei. Emanavano dai loro corpi una luce propria che li rendeva diversi da chiunque in quella grande casa. Neanche Inuyasha, che era loro figlio, poteva competere con loro. Avevano entrambi qualcosa di speciale e sembrava che niente e nessuno avrebbe potuto dividerli.

Izayoi sembrò notarla perché sorrise nella sua direzione e si rivolse leggermente al marito che subito le prestò attenzione.

Non ci fu bisogno di una parola fra i due perché il Signore degli Dei orientò lo sguardo verso la giovane, rivolgendole un sorriso.

-Finalmente possiamo assistere alla bellezza della nostra piccola ospite.- Disse, con voce chiara ed alta in modo che gli altri occupanti della sala iniziassero a prestargli la dovuta attenzione. –Ma avvicinati, in modo che io ti presenti decorosamente agli dei celesti.-

Izayoi si alzò e le porse una mano mentre la ragazza imbarazzata si avvicinava alla coppia. Inu no Taisho si alzò in piedi e nella sala calò il silenzio, mentre il dio dai lunghi capelli argentei la squadrava da capo a piedi. Kagome non sapeva il motivo ma quell’affascinante dio, perché era bellissimo non c’era dubbio su questo, aveva qualcosa di familiare. Forse perché i suoi capelli erano come quelli di Inuyasha e dell’onorabile Inu no Taisho… inoltre anche il colore degli occhi era lo stesso…

Fece due più due. Sesshomaru! Il fratello di Inuyasha e Dio del Regno dei Morti!

Improvvisamente sentì un nodo alla gola mentre il Dio Superiore iniziava a parlare.

– In questo giorno, amici miei, siamo qui adunati per due circostanze davvero rare. La prima- disse indicando un punto della sala messo in ombra. – è per celebrare mio figlio Inuyasha e il suo cinquecentesimo trionfo consecutivo in guerra da quando ha iniziato il suo incarico di Dio Supremo delle Forze Belliche Celesti, oltre che Dio Supremo della Guerra. –Un applauso di giubilo si manifestò per tutta la sala rivolto alla figura nascosta nell’ombra, la quale uscì fuori dal suo rifugio e si affiancò al padre molto svogliatamente. A Kagome venne da ridere a vederlo così allegro.

-Il secondo lieto avvenimento abbiamo cercato di tenerlo occultato per farvi una sorpresa, ma a quanto pare non ci sono riuscito in modo corretto con alcuni di voi.- disse guardando male Miroku e Koga che avevano sparso la notizia, i quali fecero finta di non capire cosa intendesse. –Ma sono lieto lo stesso di annunciare a tutti voi questa fanciulla: Kagome Higurashi. Lei è la detentrice della forza della Shikon no Tama, la sfera sacra.-

Un silenzio indagatore sommerse la ragazza che si sentì scrutata da tantissimi paia di occhi.

Che doveva fare? Doveva dire qualcosa?

Sentiva molto il panico da palcoscenico!

Due bambini con delle ali sulle schiena si alzarono in volo per guardarla, per poi avvicinarsi pericolosamente a lei.

Il bambino aveva una coda alta,capelli sul rossiccio e delle orecchie appunta. Aveva degli straordinari occhi verdi che la guardavano con curiosità e sembrava molto attratto da lei.

La bambina aveva lunghi capelli scuri e gli occhi della medesima tonalità ricoperti da una frangia scarmigliata. Un bella e allegra codina laterale faceva la sua comparsa in quella massa di capelli. La piccolina si avvicinò al viso della ragazza svolazzando fino a quasi sfiorarle il naso. Kagome deglutì, non sapendo come reagire agli occhi della piccola dea che la scrutavano con tanta intensità. All’improvviso la piccola le sorrise. –Kagome, sei proprio un’umana bellissima! Ti avevo scambiato per una nuova divinità, sai?-

-Ehi Rin! Non è giusto mi hai tolto le parole di bocca!- disse l’altro piccolino arrabbiato.

-Shippo…-  un nuovo ragazzino si era avvicinato a loro, all’incirca sembrava avere l’età di suo fratello. Aveva una coda bruna che gli arrivava alla base della nuca, delle graziose lentiggini sul viso e dei dolci occhi scuri. Anche lui aveva delle ali sopra la schiena, ma erano più grandi. Il suo sorriso, rivolto al piccolo bambino, era quello di un tenero rimprovero. Sembrava quasi un angelo perché se non avesse parlato con quella voce calda e profonda, Kagome avrebbe avuto il dubbio sul sesso dell’individuo. –Non rivolgerti in maniera scortese alla piccola Rin. E tu Rin, allontanati. Stai mettendo la nostra ospite in difficoltà.-

La piccola obbediente si allontanò da Kagome per raggiungere felice il ragazzo più grande mentre questi si avvicinava a lei. –piacere di conoscerti. Il mio nome è Kohaku e sono il Dio dell’Amore. Ho sentito parlare molto di te da mia sorella Sango.-

Kagome rimase sorpresa dalla notizia. –Sango è tua sorella maggiore?-

La dea arrossì sentendo dire all’amica quelle parole mentre il ragazzino di fronte a lei si concesse una lieve risata. –Veramente sarei io il fratello maggiore di Sango.-

La ragazza di fronte a lui arrossì mentre cercava Sango per la sala con la tentazione di urlarle contro di avvisarla la prossima volta. –Non ne ero a conoscenza! Mi dispiace molto per la mia ignoranza!.- disse con un inchino di scuse.

Kohaku le disse che non vi era bisogno di tutte quelle scuse, ma lei continuava ed a un certo punto una melodiosa voce femminile si levò candidamente. –Per favore, smettiamola con queste scuse irragionevoli. Piuttosto direi di passare alle prossime presentazioni e di smetterla di dare spettacolo, in modo da passare poi in maniera più movimentata la serata.-

Kagome alzò lo sguardo e si trovò di fronte a la più bella donna che avesse mai visto anche fra le dee. Lunghi capelli neri le ricadevano giù per la schiena lisci e leggiadri come il vento, muovendosi sinuosamente ad ogni suo piccolo movimento. Sul suo viso ovale e perlaceo risplendevano due sottili occhi scuri tendenti al viola circondati da folte ciglia nere, un naso aggraziato e una bellissima e perfetta bocca rossa mentre la frangia nera perfettamente retta sulla sua fronte le dava un ombreggiatura di affascinante mistero ai suoi occhi che la guardavano freddamente. Il corpo, assolutamente perfetto per abbondanza e proporzioni, era fasciato da un lungo e semitrasparente abito scarlatto che stuzzicava l’immaginazione. Il tutto era decorato con gioielli d’oro e rubini. La ragazza rimase a bocca aperta davanti a quella figura, malgrado tutto una sensazione sgradevole sensazione di gelo le salì su per la schiena: che fosse per l’espressione algida della dea?

-Piacere, Kagome- le disse. –Il mio nome è Kikyo, sono la Dea della Bellezza. Puoi darmi direttamente del tu, odio il voi, mi fa sentire vecchia.-   glielo disse con un candido sorriso sulle labbra, l’espressione molto dolce. La ragazza rise di cuore a quelle parole e le assicurò che le avrebbe dato sempre del tu, forse si era fatta un’impressione sbagliata della dea! Dopo Kikyo le si presentarono molti altri dei: Mushin, il Dio dell’ebbrezza; Totosai, colui che gli aveva costruito le armi; Myoga e Saya, Dei della Conoscenza; Kanna, la piccola Dea del Nulla; Byakuya, Dio delle Illusioni; Hakudoshi, il piccolo Dio della Furbizia; Suikotsu, Dio della Medicina; Renkotsu e Jakotsu, compagni di Bankotsu e divinità minori della guerra; Asuka E Koccho, le piccole bambine ninfe di Kikyo; Kaguya, Dea delle Infermità; Ryuura, Dio della Collera; Naraku, Dio della Discordia e delle Furie, oltre che Dio dell’Odio.  Dopo molti altri dei infine conobbe lui…

Glielo portò Kagura, la sua sposa, e rimase come abbagliata. La famosa falce, la Sounga, pendeva dalla sua preziosa cintura e si intravedeva da sotto il mantello nero, come il lungo abito che portava sotto di esso il quale lasciava intravedere i muscoli del torace. Non c’era alcun bisogno che le si presentasse. –Voi siete il Nobile Sesshomaru. Sono onorata di fare la vostra conoscenza.-

Sesshomaru non disse nulla, semplicemente la guardava. Improvvisamente Kagome si accorse che accanto a lei era spuntato Inuyasha ed un silenzio nervoso era sceso su tutta la sala.

Dopo alcuni secondi, che in quel momento parvero ore, il dio prese la parola. –Sono soddisfatto del fatto che Inuyasha, anche se siamo a meno di un metro di distanza, non tenti di attaccarmi per prendermi la spada. Questo può accadere solo perché tu sei qui in questa stanza.-

Detto ciò il dio guardò per la prima volta il fratello in viso senza che questi non fosse trasfigurato dell’odio e dalla rabbia. Si rese conto che ciò che gli diceva suo padre era vero: i tratti dei loro visi erano simili.

Inuyasha sostenne lo sguardo del fratello senza sentire niente di tutto ciò che provava prima. Né rabbia, né odio verso il mondo e tutti… niente. Non volle sfidare se stesso e guardare la spada che gli pendeva al fianco. Sentiva il suo richiamo, ma sentiva anche che poteva resistere ad esso. Facendo un cenno di saluto a suo fratello e a sua cognata, Inuyasha circondo velocemente le spalle di Kagome e la condusse ad un banchetto lì vicino, dove vi erano Kikyo, Ayame e Kaguya che parlavano.

-Inuyasha! Da quanto non mi onori da una tua visita.- disse Kikyo avvicinandosi sensualmente al dio e scoccandogli un piccolo bacio sulle labbra. Inuyasha le rivolse un sorriso di sghembo mentre la ragazza al suo fianco sbiancava a quella vista, forse si era sbagliata ma le era sembrato che la dea la guardasse.

-Kikyo, quando la smetterai di importunarmi? Ti ho detto più di una volta che ormai mi devi lasciare in pace.-  rispose la divinità con un tono rassegnato.

-Ha ragione, mia bellissima divinità dal corpo leggiadro!- La voce Miroku arrivò all’improvviso come la sua apparizione, con un braccio che cingeva le spalle dell’affascinante dea. –Perché non importuni me al suo posto? Sarei ben contento di ciò!-

Kikyo rise di cuore, le lunghe ciglia nere ammicanti, all’allegro dio, il quale gettava un’occhiata eloquente alla sua bella scollatura.

–Mi piacerebbe qualche volta, Miroku.- gli rispose con voce leggiadra. –Ma non credo che ne usciresti intero…-

Improvvisamente Miroku si accorse di un aura conosciuta dietro di lui e molto infuriata.

-Sango!- disse girandosi. –Ti ricordi quella cosa che avevamo programmato?- le chiese, cambiando discorso.

Intanto Kagome era ancora pietrificata dalla scena di prima.

-Sarà meglio che ti dia da fare adesso, se non vuoi mettere alla prova la tua immortalità.- gli rispose sibilando la dea provocando l’ilarità degli dei che assistevano.

Improvvisamente Inuyasha si accorse dell’immobilità di Kagome.

–Che ti succede?- chiese a bassa voce.

La ragazza come risposta gli lanciò un’occhiata infuocata e allora la divinità comprese.

-Gelosa?- disse incredulo. –di Kikyo?-

-Tu che dici…? ti ha baciato!- ringhiò a denti stretti per non farsi sentire.

Inuyasha sospirò, mentre portava la sguardo a Miroku che aveva preso in mano il suo strumento. –E’ la sorella di mia madre. Mi ha sempre salutato così, fin da quando ero piccolo.-

Kagome ci rimase di sasso. Stava per rispondergli ma una soave melodia  echeggiò per la sala, incantandola.

Cercò di individuare al fonte di quel suono, quando notò che proveniva dallo strumento in mano a Miroku, il quale con molta leggiadria sfiorava le corde.

In quel momento il Dio delle Arti iniziò a cantare.

Mai Kagome aveva udito voce più bella. Essa si espandeva per tutta la sala dolcemente e lentamente, seguendo alla perfezione quella dolce musica che l’accompagnava.

Nello stesso istante notò un turbinio di rame che danzava a ritmo di musica.

Con movimenti precisi, lenti e studiati, la Dea della Luna si esibiva.

Tutto il suo corpo, il suo vestito e i suoi capelli sembravano essere in simbiosi con la melodia.

Ogni cosa danzava intorno a lei, insieme a lei, come se tutto fosse incantato.

Le braccia seguivano i movimenti delle gambe, in maniera perfetta, ondeggiavano disegnando strani paesaggi e quadri intorno a lei.

Improvvisamente la voce del dio si fece più potente, e il ritmo iniziò ad aumentare in maniera vertiginosa. Come se fosse impazzita, la dea iniziò a muoversi sempre più velocemente, ottenendo lo stesso magico effetto di prima, nonostante il tutto fosse più frenetico.

Poi il nulla.

La dea si afflosciò sul pavimento, prostrata davanti al pubblico in una coperta lucente di rame. Il quel mentre Miroku si alzò sorridendo e ciò scaturì l’applauso dei commensali. Sango si alzò sorridente verso tutti, ringraziando.

Izayoi, dopo il folgorante finale, si era alzata raggiungendo il dio.

-Una voce impressionante come sempre, Miroku.-

Gli occhi blu sorrisero alla Dea Suprema per quei complimenti.

-Così mi lusingate, Izayoi. Ma non riuscirò mai a produrre l’effetto della vostra voce quando cantate.-

-Non potresti mai eguagliare la voce di una donna. La tua è la voce di un uomo, ed è la migliore al mondo.-

Miroku si inchinò davanti a lei. –Posso tentarla a cantare la vostra melodia?-

Izayoi rise gentilmente a quelle parole. –Oh, mio caro, sarebbe un regalo meraviglioso per me.-

-Veramente sembra che voi mi stiate facendo un regalo.- Precisò Miroku iniziando a suonare.

Una dolcissima canzone si propagò per l’aria. Era diversa da quella di prima. Questa inspirava purezza, amore, desiderio…

Kagome si ritrovò a desiderare di essere presa fra le braccia e subito il suo desiderio fu esaudito. Inuyasha gli aveva posato un braccio sulle spalle, stringendola a sé.

E la voce della Venerabile Izayoi era bellissima. Acqua pura, cristallina, limpida.

Completamente diversa da quella di Miroku, eppure simile.

Appena finì la canzone, Kagome si avvicino entusiasta alla dea, seguita dallo sguardo di Inuyasha.

-Bravissima, Izayoi sama!! Una voce stupefacente, sublime, limpida! Come quella di Miroku del resto!- Si girò verso il dio –Sei stato eccezionale! Non ho mai sentito niente del genere in vita mia! La tua voce è sublime, e affiancato a Izayoi sama saresti perfetto!- Sembrò riflettere un po’ su quello che aveva appena detto. –Perché non componi un duetto per entrambi? Sarebbe eccezionale!.-

-Calmati, piccola Kagome.- Izayoi sorridente le posò una mano sulla spalla. –Sei veramente euforica., anche se la tua idea non mi dispiace. Miroku, perché non componi qualcosa per entrambi? Mi fido cecamente della tua musica.-

Il dio sembrò stupefatto da quella richiesta, ma sorrise di gioia. –Come volete mia Signora, ne sono onorato.-

La ragazza e il dio furono lasciati soli, mentre la dea raggiungeva il marito. In quel mentre si avvicinò Sango, felice. –Congratulazioni Miroku.-

Il dio in risposta presa la dea facendola volteggiare in aria, provocando l’imbarazzo di questa e l’ilarità della fanciulla al loro fianco.

Inuyasha da lontano guardava la scena, felice di quella calda atmosfera che tanto raramente aveva provato in vita sua.

-La festa ti rallegra, vedo.-

Una voce sgradita giunse al suo orecchio. –Che cosa vuoi?- chiese senza nemmeno voltarsi.

-Niente, solo scambiare due chiacchiere con te. E’ da una settimana che non ci vediamo. Come vanno le cose con la piccola protettrice della Sfera?-

-Non sono affari che ti riguardano, mi sembra.- ringhiò sommessamente lui. Il dio in risposta rise forte.

-Tutto ciò che ti riguarda lo devono sapere tutti,  Inuyasha. Sei il dio portatore di morte o no?-

Il Dio della Guerra si sentì ribollire il sangue a quelle parole. E allora? Aveva il diritto di tenersi alcune cose per sé, no?

-Naraku, non sono proprio in vena di parlare ad un essere come te!-

-Che strano… Ogni volta che apro bocca tutti mi rispondono in questo modo. - disse il dio ironicamente. –Forse è perché la verità fa male.-

Inuyasha si girò per fronteggiarlo ma fu catturato dai suoi occhi, che lo guardavano da qualche centimetro più in alto, rossi, color del sangue. Lo stesso colore che tanto lo provocava e tanto gli piaceva provocare.

-Tu sei il Dio Supremo della Guerra, Inuyasha.- gli sibilò la sua voce. –Tu porti la distruzione, tu porti la morte. E tutto ciò ti piace. Non conosci la pace, non conosci il calore dell’affetto.-

Il dio di fronte a lui lo guardava senza aprir bocca.

-Puoi ingannare chiunque in questa sala, Inuyasha, ma non me.- detto ciò si voltò per andare a raggiungere Kikyo,  i suoi lunghi e ondulati capelli neri che ondeggiavano come fumo ad ogni suo passo.

Il Dio della Guerra lo guardava, senza riuscire a fare nient’altro.

Improvvisamente sentì il suo sangue pulsare, come se dovesse fare qualcosa…

“La Sounga!” pensò, con orrore.

Era lì, in quella stessa sala con lui…

 

Kagome, mentre era in compagnia di Sango e Miroku che facevano una delle loro buffe scenette, sentì il suo sangue congelarsi e il suo corpo si volse automaticamente a cercare Inuyasha.

Lo vide.

Era stato appena lasciato solo da un alto dio vestito di viola e nero, con lunghi e bellissimi capelli neri, che si dirigeva verso Kikyo. Eppure... eppure perché la sua aura era così in subbuglio.

Inconsciamente si rese conto ciò che stava per accadere e senza riflettere due volte si precipitò dal dio, facendosi largo fra la folla. Nello stesso istante sentì la voce del fratello di Inuyasha…

-Allontanatevi da Inuyasha, adesso!-

Non seguendo il suo consiglio, la ragazza continuò a correre verso il dio e infine lo raggiunse.

-Inuyasha!- disse mettendo una mano sul braccio che in quel momento reggeva la sua testa. –Inuyasha, guardami, sono qui…-

Il dio alzò il suo viso su di lei rivelando due occhi sanguinolenti. A Kagome si ghiacciarono il sangue nelle vene. Si stava trasformando, si stava davvero trasformando?

-K..Kagome…?-

-Sì, sono io!- disse agitata. Subito rimproverò se stessa. Non doveva agitarsi, avrebbe solo peggiorato la situazione. Doveva stare calma e sembrare rassicurante, non poteva permettere che Inuyasha si scatenasse. –Forse hai bisogno di un po’ d’aria fresca. Fuori la luna è stupenda, e la vista dal giardino idem. Che ne dici, andiamo?-

Inuyasha a quelle parole sembrò calmarsi un poco e si fece condurre fuori dalla ragazza, ringraziando mentalmente il fatto che fossero vicini alla terrazza. Quando si avvicinò alla balaustrata stava decisamente meglio. Alzò lo sguardo verso il cielo dove ad accoglierlo c’era la luna piena che regnava incontrastata in quel mare oscuro. Con le narici inspirò affondo l’aria, inondandosi del profumo degli alberi intorno a lui. Sì, si era decisamente calmato.

Si sedette sul cornicione della terrazza rivolgendo uno sguardo tranquillo alla ragazza accanto a sé, la quale guardava anche lei estasiata il cielo.

-E’ bellissimo, non è vero?- gli disse guardandolo sorridente.

Il dio di fronte a lei annuì. –Avevi ragione.-

Kagome a quella parole si mise le mani sui fianchi e, con un aria da so tutto io, disse  –Io ho sempre ragione.-

Inuyasha la prese fra le braccia e mettendole una mano sulla testa iniziò a scompigliarle i capelli.

 -Cos’ è quell’atteggiamento, Mocciosa!-

Le urla di protesta da parte della ragazza non lo fermarono, anzi lo provocarono fino a quando i capelli di lei non furono del tutto sciolti. La ragazza, dopo aver rinunciato a rimetterli di nuovo com’erano prima, si ritrovò a sbuffare arrabbiata mentre Inuyasha se la rideva sotto i baffi.

-Scusate…- I due, staccandosi, si girarono verso quella voce, vedendo che sull’entrata della terrazza vi era Kagura. –Forse è meglio se io e Sesshomaru ritorniamo negli inferi, non vorremmo causare problemi.-

Inuyasha a quella parole stette in silenzio per qualche secondo, per poi dire. –Per me potreste anche rimanere, l’attacco è passato e per oggi non ne avrò altri. Ma se Sesshomaru vuole andare per precauzione, che vada.-

La Dea de Venti si girò verso una figura nera verso di lei, la quale prese a parlare. –Se non causa problemi e non rischiamo di fare una strage, rimarremo. – Dopo queste parole Sesshomaru rientrò in sala, dove la festa era ripresa senza troppi problemi.

Kagome si girò a guardare Inuyasha, con un sorriso sulle labbra. Era contenta che lui tentasse, malgrado la profezia che li legava, di andare d’accordo con il fratello.  Il dio, ancora seduto sul cornicione della balaustrata, la guardò interrogativamente per quel sorriso. La ragazza poggiò le braccia sul cornicione, guardando il cielo e sorridendo, mentre dalla sala venivano voci allegre e musica. Gettò un’occhiata in giardino, dove vide tutti i bambini che giocavano a una specie di nascondino. Sembrava che a cercare i vari bambini vi fosse Kohaku, che svolazzava con le sue grandi ali bianche canticchiando la canzoncina che avevano sentito prima in sala.

Si ritrovò a pensare che quella era una bella serata. Non partecipava ad una festa dal giorno del compleanno di Yuka. Pensando alla sua cara amica, la immerse la nostalgia del passato.

Rimuginava ogni giorno su come stessero tutti a casa. Chissà se la stavano ancora cercando, o se la davano per dispersa? Era andata a fare la spesa e non era più tornata. Sicuramente la mamma era preoccupata, insieme al nonno e al fratellino. Si sfiorò la sfera che pendeva dalla sua collana. La sfera che l’aveva catapultata lì e che gli aveva dato il nonno…

Improvvisamente si ricordò la frase che le aveva rivolto prima che lei sparisse da quel mondo: le aveva augurato buon viaggio! Suo nonno sapeva ogni cosa, ecco perché tutto questo. Ma com’ era possibile? Forse c’entrava suo padre?

Doveva parlare chiaro e tondo con lui un giorno di questi. Avrebbe dovuto chiedere ad Inuyasha se poteva andare, così avrebbe risolto del tutto la questione sul perché proprio lei fra tutti e non un’ altra sacerdotessa. Vi erano sacerdotesse molto più potenti di lei al mondo!

Aveva inoltre una certa nostalgia di casa. Le mancavano tutti, voleva rivederli e rimangiare la buonissima cucina della mamma. Sarebbe andata a fare lei stessa la spesa, così sua madre le avrebbe cucinato l’oden che tanto le piaceva. Avrebbe rivisto i suoi amici, ricominciato ad andare a scuola… doveva iniziare l’università. La stessa università di Hojo sempai. Pensando a lui l’assalì la dolcezza. Credeva di amarlo, ma aveva scambiato il profondo affetto che nutriva per il suo sempai per amore. Ormai sapeva cosa significava amare, e lo aveva imparato dalla persona più improbabile dell’universo.

Girò lo sguardo verso la sua gioia e il suo tormento. Ogni volta che lo guardava l’assaliva la voglia di averlo tutto per sé, di stringerlo a lei. Una specie di languore  mischiato a commozione la prendeva: solo con lui lei poteva essere se stessa, senza paura, senza remore.

Tutto ciò che riguardava lui era così complicato da spiegare, ma al tempo stesso così semplice.

Lo amava.

Inuyasha si girò a guardarla.

Eccoli.

*Occhi negli occhi.

Entrambi con lo sguardo capivano ciò che passava per la mente dell’altro. Un fondersi e mescolarsi di sentimenti complementari, ma opposti e contrastanti. La distanza, che al momento li separava, si tramutava in intimità. Il pensiero dell’uno rivolto all’altro. E poi, dopo poco tempo, non bastavano più gli occhi. Volevano sentire la voce che gli sussurrava all’orecchio, sentire il suo odore e toccare la sua pelle. *

Ogni volta era così, una corrente irrazionale e senza logica ogni volta li assaliva. E quella sera, la prima sera che tutto ciò era accaduto era stata come una magia.

Inuyasha ricordava tutto perfettamente come se tutto fosse stata ieri.

Da quanto tempo conosceva quella ragazzina umana? Da due mesi circa.

Ma era come se l’avesse aspettata per secoli e millenni. Ormai non poteva immaginare più la sua vita senza quella piccola creatura fra le braccia.  

Si alzò e si diresse verso la sala ghermita di gente che festeggiava. –Rientriamo?- le disse, aspettando che lei lo raggiungesse. La serata era da poco iniziata, e la notte era ancora lunga.

 

 

 

 

Bene, bene… dopo molto tempo eco qui il dodicesimo capitolo!

Finalmente sta per finire la scuola, quindi mi potrò dedicare molto di più agli aggiornamenti e alla stesura della fan fiction!^_^

Non so se c’è ancora molta gente che la leggerà, ma spero proprio di sì.

A parte questo, è un capitolo molto calmo, al prossimo inizierà la storia vera e propria. Chiedo ancora un po’ di pazienza.

Grazie ancora a chi legge! ^^

*Questa parte, riadattata, l’ho presa dal musical di Romeo e Giulietta di Cocciante, mi piacciono un sacco le canzoni di quel musical!

 

Passiamo ora ai commenti!!! ^^

 

Kirarachan: Hai revocato tutte le minacce? Ihih! Comunque sì, come puoi vedere è entrato in scena…  E le cose si faranno ancora più interessanti, sperando di non deludere le tue aspettative!  ^^  Alla prossima!  :*

 

Flockkitten:Grazie per il commento! ^^ Sono contenta che ti sia piaciuta, è una delle parti in cui mi sono divertita di più a scrivere! Chi trama nell’ombra dici? Eheheh….Non si è capito, vero? Comunque, un bacio, alla prossima!

 

Astrea87: Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto! ^^  E’ vero, Inuyasha non lo ha detto, ma lo farà capire, credimi. Chi trama nell’ombra? Ma booooh! Non so che dire…. Tu pensi che sia LUI? Eheh.  Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se è solo un capitolo di transizione. Un bacio!

 

Bea91:Grazie per il sostegnooo! T_T  Spero solo che ti piaccia anche questo capitolo, ho aggiornato il più velocemente possibile ma… insomma non vedo l’ora che finisca la scuola, ecco! X_X Un bacio e alla prossima! ^^

 

Kaggy95: Ma… ma… Non piangereeeeeeeeeee!!!!! Grazie per i complimenti!!! T__T E poi, per il tizio che trama nell’ombra… Ma nooooo! E’ davvero lui? Non lo avevo capito! XD Mi dispiace che non ho potuto aggiornare presto, ma per ora sono proprio andata mentalmente, infatti non vedo l’ora che sia estate per dedicarmi completamente alla ff! ^^ Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento, piccola lagna! Ihih…  un bacio!

 

Saphira86:Bene, non ho aggiornato presto, ma spero che tu la legga ugualmente! Sono contenta che ti sia piaciuto, e sì, continuerò sempre questa mia ff! Anche se sono lentissima a scrivere! ^^’’ Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Alla prossima, ciaoo!! ^^

 

Monik:Grazie per i complimentiiii!! >///<  Bastaaaa, troppi complimenti, divento rossa! Ecco qui il seguito della storia, spero che ti piaccia, anche se è la calma prima della tempesta! Ihih! E dici che Inuyasha non la ama? Mmmmm…. Diciamo che non lo ammetterà tanto facilmente ma… Bé, continua a leggere, più di questo non posso dire! ^^  Un bacione e alla prossima!

 

 

Un bacio grande grande a chi ha sempre la mia storia tra le preferite: Grazie di cuore! ^^

 

 

Mmmmmm….. mi sto accorgendo che su sette commenti a cinque ho detto “alla prossima!”… non so perché ma il solito “Ciao” non mi convince. Va bene, ho deciso, da oggi in poi farò come Bugs Bunny, quindi…

Alla prossima gente! XD

 

PS

Il caldo da alla testa! U_U

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

 

 

 

 

Distrutta.

Quell’aggettivo risuonava nel suo cervello da quando aveva ripreso conoscenza. La testa le vorticava, aveva un saporaccio bruttissimo in bocca e le ossa e i muscoli le gridavano di ricadere nel mondo dei sogni per poter ancora rilassarsi completamente.

Gli invitati se ne erano andati poco prima che albeggiasse, la festa era stata frenetica per tutta la notte.

Ricordava solo che ad un certo punto tutti le offrivano da bere, e lei non poteva di certo rifiutare. Non che lei fosse astemia o robe simili, viveva nella Tokyo del ventesimo secolo e le era capitato più volte di ubriacarsi in compagnia di amici, ma mai in quel modo. Ricordava le parole di ammonimento di Sango sul fatto che quell’alcol era troppo forte per un’umana, ma non ci aveva fatto molto caso. Alla fine, quando erano rimasti solo lei, Inuyasha, Miroku e Bankotsu, era crollata mezza addormentata su uno dei seggi.

Ora si trovava senza dubbio sul letto, molto probabilmente l’aveva portata il dio lì.

Aprì svogliatamente gli occhi, consci del fatto che non aveva tempo per dormire e che di prima mattina doveva fare i suoi allenamenti spirituali. L’accolse il buio delle tende bordò del letto di Inuyasha, e fu molto contenta di questo visto che non avrebbe retto un impatto improvviso con la luce del giorno. Con lentezze si mise a sedere sul letto, la testa ancora le dava un po’ di fastidio, e con una mano tirò la stoffa che circondava il letto. Guardò fuori e improvvisamente si sentì più che sveglia.

Era pomeriggio inoltrato! Nessuno l’aveva svegliata per i suoi allenamenti? Oh, non dovevano fargli questo! Aveva chiesto ad Asagi la sera prima se cortesemente potesse svegliarla!

Si alzò, consapevole di aver perso un giorno a dormire, e la nausea l’avvolse all’improvviso. Resistette a quell’ondata coraggiosamente e, prendendo un telo per andare a lavarsi, si concentrò un poco per capire dove fosse Inuyasha.

Difficile a farsi con la testa che le vorticava!

Individuò la sua aura quasi subito e, con sorpresa, si accorse che insieme a lui c’erano altre persone, per la precisione Renkotsu, Jakotsu e Bankotsu.

Inuyasha era in riunione coi suoi generali?

Che strano che Bankotsu non fosse venuto a svegliarla per il solito duro allenamento. Decise al momento di non disturbarli e continuare con le sue faccende personali. Dopo Inuyasha le avrebbe sicuramente spiegato tutto.

 

-Si può accedere nel regno celeste solo attraverso la porta dei cieli, dei mari e degli inferi. Sono tutte sorvegliate strettamente dal venerabile Inu no Taisho, da Musou, il Dio dei Mari, e da Sesshomaru, Dio degli Inferi. E’ impensabile che vogliano attaccare da lì.-

Inuyasha ascoltava con attenzione Renkotsu insieme a Bankotsu, mentre Jakotsu era impegnato a limarsi le unghie.

-Takemaru non è uno stupido, avrà qualche diversivo in mente.- disse Inuyasha seduto su un lato del lungo tavolo che troneggiava in biblioteca, guardando assiduamente la cartina che aveva sotto gli occhi. –Jakotsu, sono sicure le tue informazioni?-

Il dio in questione alzò svogliatamente lo sguardo. I lunghi capelli ,legati in alto da una strana acconciatura, ondeggiarono a quel movimento mentre i suoi occhi, finemente truccati, lo guardavano con noia. –Inuyasha caro, lo sai che sono la spia perfetta e che per amore tuo farei di tutto, no? Come poteri quindi mentirti su questa situazione?-

Inuyasha bestemmiò sottovoce, la faccenda era più seria di quanto si aspettava.

I demoni, dopo essersi annidati per secoli fra gli esseri umani, capeggiati dal Demone Maggiore Takemaru, avevano deciso di sgominare il regno celeste, in modo che gli uomini servissero con devozione loro al posto degli dei. Avevano già provato a farlo qualche secolo addietro, ma avevano avuto una seria batosta.

La notizia era arrivata dopo che Kagome era crollata addormentata nella Sala Grande, con un Jakotsu tutto affannato. Subito aveva fatto rinforzare le difese delle porte, senza avvisare gli dei per non creare panico e confusioni inutili, in quel momento aveva bisogno solo di efficienza.

-Perché non attacchiamo direttamente il loro covo, li sterminiamo e facciamo la finita?!- Ad avere questo lampo di genio fu Bankotsu, il quale non gli interessava niente di strategie e voleva solo combattere.

-Per quanto mi piaccia sterminare e mietere vittime, Bankotsu, quello che tu hai appena detto ha un ché di sacrilego per le mie orecchie. Ti ricordo che i demoni hanno l’aspetto umano e si mischiano fra gli umani, non possiamo andare nel Kabuo e abbattere qualsiasi essere che respiri.- gli rispose Inuyasha, infastidito almeno quanto lui. –Renkotsu, organizziamo le difese.- Disse guardando il cranio lucido del suo stratega e i suoi fini occhi che esaminavano insistentemente la carta. –I dati in nostro possesso sono ancora insufficienti, dobbiamo aspettare che loro si scoprano in qualche maniera. Comunicheremo lo stato di allarme, nessuno potrà scendere sulla terra senza un apposito motivo, non vorrei che prendessero qualche stupido in ostaggio.-

-Stavo riflettendo proprio su questo, Inuyasha.- esclamò indicando un punto nella carta. –dovremmo rinforzare la difesa in Cielo e in Mare, negli Inferi con Sesshomaru e la Sounga non avranno il coraggio di attaccare.-

-A meno che non vogliano creare un diversivo.- ribatté il dio della Guerra. –non possiamo concentrare le truppe in massa in un punto, e non sappiamo nemmeno il numero pazzi che intendono sfidarci.- chiuse gli occhi riflettendo. Il suo pensiero volò un attimo a Kagome, notando il fatto che si era svegliata, per poi focalizzarsi sul da farsi. Dovevano assolutamente estorcere qualche informazione a qualcuno.  –Renkotsu, organizza le difese. Io, tu e Jakotsu andremo a caccia di qualche demone, nel Kabuo.-

-Ehi, ehi, aspetta un attimo! Ed io?- disse Bankotsu. –Mi lasci qui nella bambagia mentre voi vi divertite?!-

Il dio guardò nuovamente male il suo sottoposto. –Tu devi rimanere per…-

-…Per allenare Kagome. Capito, va bene!- dichiarò accidioso, mente si lasciava andare sulla sedia.

Inuyasha guardò con furia omicida la divinità minore. –Se mi interrompi un’altra volta, ti ammazzo senza convenevoli. Tu rimarrai perché, in caso di attacco improvviso in mia assenza, sei il più efficiente e veloce. Per quanto riguarda Kagome, lei verrà con me nel Kabuo.-

Due paia d’occhi lo guardarono come se fosse impazzito, mentre Jakotsu, che prima esultava del fatto di andare in missione con “Inuyasha Caro”, gettava un urlo acuto di sdegno e incredulità.

-Hai detto che ormai non è più alla tua portata per agilità, la ragazza, o sbaglio?- disse Inuyasha. –Verrà con me e farà una prova di combattimento sul campo. Le servirà da lezione e, fra un demone e l’altro, l’allenerò come si deve.-

Stettero tutti zitti a quelle parole, poi Renkotsu proferì: -E così sia, diamo lo stato di allarme generale.-

Un sorriso macabro apparve sul volto de Dio della Guerra. Si alzò lentamente in piedi mentre la frangia argentata copriva l’espressione sei suoi occhi. Stato di allarme generale…

 

Guerra.

 

Liberò di botto la sua aura, travolgendo i presenti per la sua potenza e voglia di uccidere, come un’onda d’urto. I capelli e gli abiti attorno a lui ondeggiavano mentre i suoi occhi, finalmente visibili, esprimevano una gioia selvaggia. Ridacchiava in maniera sadica, mentre i suoi sottoposti lo guardavano con un sorriso di sghembo, sapendo quello che passava per le teste di tutti in quel momento.

 

Guerra.

 

Come l’epicentro di una catastrofe naturale, l’aura del dio si espanse per tutto il regno celeste, avvisandolo che presto, molto presto, esso sarebbe stato il teatro del suo più grande spettacolo. Tutti dovevano sapere del grande pericolo che correvano, tutti dovevano sapere della sua gioia, in quel momento. La sua aura raggiunse il regno dei mari, increspando le acque salate, e il regno dei morti, facendo vibrare le anime defunte. L’intero regno celeste fremeva sentendo l’anima del Dio Supremo della Guerra gioire in modo così raccapricciante.

 

Lui era la Guerra!

 

Un lungo brivido di terrore avvolse Kagome sentendo l’anima di Inuyasha risuonare così energicamente. Essa presegnalava morte e distruzione. Che stava accadendo?

Rimase ferma con la spazzola a mezz’aria, mentre quel profondo e terribile grido di guerra risuonava per tutta la casa, rimbalzando su tutte le pareti e aumentandone l’intensità.

Sentì le piante rispondere a quel richiamo, gli animali nelle stalle nitrire imbizzarriti, la paura dei bambini intorno a lei, l’oscurità che gioiva …

Troppe emozioni la sovrastavano, la sconvolgevano, lasciandola lì, inerme, ad ascoltare.

In quel momento si rese davvero conto della natura di Inuyasha, del suo essere il Dio della Guerra.

Gioiva in procinto di essa, godeva nel veder perire vite sotto i colpi della sua spada, amava sopraffare il nemico.

Dopo qualche secondo che sembrava una vita stessa, l’aura si ridusse e lei potè finalmente iniziare nuovamente a respirare. Non si era accorta di aver smesso di farlo.

-E’ lo stato di emergenza.- Sussurrò allora Dai guardando il fratello, che annuì.

-Stato di emergenza?- disse Kagome, la voce come se avesse appena iniziato a parlare dopo anni di mutismo.

-Significa che qualcuno ha intenzione di attaccare il regno celeste. Il Padrone avverte così tutto il regno del pericolo che incombe.- spiegò Roku.

La ragazza annuì, in segno di aver capito. La piccola Ai, che in quel momento era abbracciata alla sorella che tentava di consolarla, si girò verso di lei, guardandola con la paura negli occhi. –Non avete paura, Mia Signora?-

Kagome rimase un po’ scossa a quella domanda. Paura? Sì, ne aveva eccome, ma aveva deciso di stare sempre accanto Inuyasha. La paura che sentiva non era niente al confronto di quella che provava pensando di poter un giorno perdere il dio. Sorrise alla piccolina, un sorriso triste.

Si girò nuovamente allo specchio, continuando a pettinarsi per bene i capelli. Mentre si spazzolava con lentezza, nell’anticamera del bagno, e si guardava allo specchio, prese con determinazione la sua scelta.

Avrebbe fatto così, che lui volesse o no.

Posò lo spazzola sul ripiano di marmo davanti lo specchio, che prendeva una parte di parete, e si alzò dalla poltrona che vi era davanti ad esso. Superando il piccolo gruppo che prima le faceva allegra compagnia, uscì dalla stanza diretta alla biblioteca. Attraversò la sala principale, che la sera prima era addobbata a festa, e percorse il colonnato con decisione mentre raggiungeva la porta che cercava.

La aprì.

Dentro vi trovò, riuniti attorno al tavolo, i quattro dei con Inuyasha in piedi che spiegava ai restanti seduti cosa dovessero fare, indicando un punto della cartina. Kagome guardò il dio, che al suo ingresso si era interrotto per adocchiarla, dall’ingresso della biblioteca, e gli disse, con voce calma e sicura: -Ho già tutto pronto per la partenza, Mio Signore. Dove siamo diretti?-

Inuyasha, alle parole della ragazza, sorrise di sghembo, gli occhi che esprimevano la sua voglia di combattere. –Nel Kabuo.-

-Quando?-  domandò allora.

-Domani al sorgere del sole. Lì farai i tuoi allenamenti e ti preparerai sul campo, con me.- Il dio la guardò senza sorridere stavolta.

-Benissimo.- Esclamò Kagome. –Scusate l’interruzione.- facendo l’inchino ai generali, si voltò e uscì dalla stanza, lasciando che loro si organizzassero per la guerra.

 

 

 

 

 

 

Allora, signore e signori ecco a voi il capitolo 13!

No aspettate, perché quello sguardo assassino? No dai, via quei coltelli, lasciatemi spiegare! U_U’’

Lo so, il capitolo è piuttosto corto, anzi molto corto in confronto agli altri, ma ero costretta a tagliarlo qui.

Tranquilli, il seguito arriverà molto presto, credo tra domenica notte e lunedì. Sarò molto veloce, promesso, e sarà molto più lungo di questo.

Allora, devo dire che per questo capitolo mi sono divertita un sacco! Descrivere il post-sbornia di Kagome… più che altro è anche il mio post! Inoltre mi piace descrivere Inuyasha nei panni del dio vero e proprio. Insomma, l’unica che mi dispiace in questo capitolo è che è VERAMENTE corto.

Vi chiedo di pazientare pochino per il seguito.

Comunque, adesso passiamo al mio angolino preferitoooo! ^^

 

Flockkitten:Eh si, la nostalgia di casa… povera, come può non averla?  Trascinata da me, povera pazza, in una situazione assurda come questa… Eh, già, già… Ma non si può lamentare visto che si ritrova accanto Inuyasha, no? No, non può lamentarsi affatto, ache se c’è la pseudo-zia che sembra provarci. Davvero hai un’idea di chi potrebbe essere il tizio nell’ombra? Mmmmm. Chissà… Shippo mi sembra il più probabile, che ne pensi? (Vorrei ucciderlo e farci una pellicciaaaaaaaa!!!! – me con occhi rossi assetati di sangue) Comunque, un bacio e… (non può mancare!) alla prossima! ^^

 

Mew_Paddy: Sisi, anche la tua recensione veloce mi è piaciuta, anche perché hai visto bene: la storia sta per movimentarsi! Sono contenta che l’atmosfera che si va creando fra i due protagonisti sia di tuo gradimento. Per l’aggiornare presto, lo farò molto volentieri la prossima volta come avrai potuto leggere, anche perché questo capitolo è davvero cortissimo! Un bacio

 

Kirarachan: Kohaiiii!!! T___T Non ci sono arrivata ad aggiornare in tempo per la tua partenza, non sai quanto sono dispiaciutaaaa! T___T Coinvolgere molto il capitolo? No, non credo. Non c’è niente di particolare e di movimentato a parte il fatto che succede ad Inuyasha, uno sprazzo di movimento. Per il resto è un capitolo molto descrittivo, illustra la vita nel regno celeste, ma nient’altro. Sono contenta lo stesso che ti sia piaciuto, malgrado tutto! ^^ E poooooi….. LUI! Lo so, lo so, lo vorresti anche tu vero? Invece no! Rimane mio così bello come l’ho descritto! Muhuhuhuhu!

Spero che tu riesca a leggere questo capitolo anche se sei in Germaniaaa! T_______T

Un bacio e vedi di non ridere per cognomi strambi! U_U Ihih…

 

Bea91: Grazie per i complimenti! ^^ No, non sei ripetitiva, fai crescere ancora di più il mio ego… Ahah! ^_^ Scherzi a parte, grazieeeee!!! Per Naraku… lo odiate tutti, povero! Perché odiate tutti Naraku? Io lo trovo tremendamente intrigante, con quella sua mente malata e distorta… un genio incompreso! Già.  Sono contenta che ti sia piaciuta la vita mondana celeste, e per Kagome… sarà sì, sarà no? Non lo so! ^^ Un bacione ed alla prossima!

 

Kaggy95: Non piangi più? Wow! Grandeee! Finalmenteeeee! ^^ Allora, questo capitolo è un capitolo corto, ma spero che ti piaccia! E poi… Un mito… Oh mamma, non sono proprio degna di questa parola! Ci sono autori ed autrici molto più bravi di me, che io personalmente appena vedo una storia che porta il loro nome mi precipito a leggerla, ma non facciamo nomi. Non credo di essere lontanamente paragonabile a loro, ma ti ringrazio comunque per il complimento! Aggiornare presto, lo farò! ^^ E poi ho visto i tuoi video, sono troppo carini! ^^ Sei di esami? Tranquilla, sono semplici e li supererai senza problemi! ^^ Un bacio grande grande e buona fortuna. Grazie ancora per il commento.

 

Coco_:Grazie! ^^ E sì, il capitolo era un po’ noioso come questo è un po’ troppo corto, sono d’accordo con te. Come hai detto tu era indispensabile… Volevo mostrare la sfarzosità degli dei, spero di essere riuscita lontanamente a rendere l’idea. Grazie per il commento E baci!

 

 

Va bene, ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia storia! ^^

Tutti che mi fate i complimenti, vi ringrazio di cuore. Grazie al vostro sostegno io posso continuare a scrivere! Grazieeee!

Un bacione grandissimo a tutti e al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo 14 ***


 

Mi scuso per il ritardo, i problemi sorgono sempre quando meno te lo aspetti!

Ecco a voi il capitolo 14, e ringrazio che ha commentato!

Purtroppo vado di fretta non posso rispondere ai vostri commenti….

Vi ringrazio di cuore!

Un bacio e alla prossima!

 

Capitolo 14

 

 

 

 

 

 

Nascosta nella fitta vegetazione, riprendeva un po’ di fiato dopo l’ennesimo attacco. Il verde della foresta la sommergeva, il vento soffiava leggero mentre gli animali continuavano ignari la loro vita, cantando e gioendo della pace che regnava lì.

Era un mostro, pensò la giovane.

Aveva cercato di sopraffarlo in tutti i modi, tra agguati e attacchi frontali, ma niente. Lei era molto veloce, e ne era a conoscenza, ma i movimenti dell’altro erano quasi invisibili ad occhio nudo. Si chiese se fosse in grado di sconfiggerlo.

Toccò il suo arco, calmando il respiro, e afferrando una freccia dalla faretra dietro di lei si mise in posizione da tiro.

Stavolta aveva calcolato tutto.

Aveva annullato il suo odore passando dal fiume che scorreva lì vicino, ma ne aveva lasciato una scia nel punto dove lei voleva che si fermasse, e si era arrampicata sopra quell’albero. Se adesso fosse riuscita a bloccare almeno per un secondo i suoi movimenti, avrebbe avuto il tempo di inchiodarlo.

Con l’aura sotto controllo per dosare la potenza della freccia sacra, aspettò.

Non passò molto tempo che lo vide arrivare. Si fermò, dopo una lunga corsa, nel punto esatto in cui lei aspettava, guardandosi intorno per capire dove fosse andata a finire la sua vittima.

La ragazza, nell’attimo stesso in cui lui aveva iniziato a guardarsi intorno, scoccò la sua freccia. L’essere di fronte a lei sembrò accorgersene perché che un movimento veloce bloccò la sua freccia, facendo una mezza rotazione del busto, afferrandola con una mano. Rimase qualche secondo ghiacciato dalla sensazione di dolore che provò nello stesso istante in cui aveva afferrato l’arma in mano, secondo che fu proficuo alla ragazza.

Gli scagliò altre frecce, bloccandolo dai pantaloni a terra. L’altro imprecò mentre con un rapido movimento di gambe tentava di liberarsi da quelle cose che lo tenevano prigioniero, mentre l’avversaria si gettava dalla cima dell’albero su cui si era rifugiata, sfoderando la sua spada. Atterrando, si lanciò contro l’uomo che ,vedendola, sguainò la sua spada, facendo appena in tempo ad evitare che la bianca lama della ragazza gli si conficcasse nella gola.

Rimasero fermi a guardarsi per qualche secondo, la ragazza ansante e lui un po’ meno, le spade ancora unite sul lato sinistro dell’uomo.

-Hai scagliato una freccia hama, non me lo aspettavo.-  disse lui, abbassando la sua arma. –Ti ho sottovalutato, non pensavo che fossi davvero migliorata così tanto in poco tempo, Kagome.-

Kagome rifoderò la sua spada, guardando il Dio della Guerra, mentre gli sorrideva. –Bè, avevo notato che con gli attacchi frontali non avevo scampo, quindi era meglio farti perdere le mie tracce e tenderti un agguato. Per questo mi sono messa a correre da una parte all’altra della foresta.-

Inuyasha notò che la ragazza era piuttosto fradicia, e capì come aveva fatto a confonderlo con l’odore. –Forse è meglio rientrare, se ti ammali non potremo continuare l’allenamento.-

La ragazza all’iniziò non capì, poi si ricordò che, effettivamente, era bagnata fradicia e tutta sporca. Sospirò sconsolata, suo padre l’avrebbe nuovamente rimproverata per aver ridotto a brandelli un altro vestito. I larghi pantaloni erano tutti sporchi di verde e marrone, e il sopra del completo non aveva più una manica. Per non parlare del fatto che la sua cintura nera, che si avvolgeva per tutto il busto, mettendo in risalto il petto, era un po’ rovinata.

Guardò il dio davanti a lei che, a parte una mano un po’ bruciacchiata e qualche buco ne grandi pantaloni rossi, non aveva nemmeno un graffio sul suo petto nudo. Aveva solo un po’ di foglie fra i capelli per averla cercata in quel bosco.

Sorrise mentre si avvicinava a lui, togliendogli le foglie dai capelli. Inuyasha la lasciò fare senza opporre resistenza, gli piaceva quando lei lo toccava o lo sfiorava. Improvvisamente sentì le sue mani che sfioravano le proprie orecchie.

-Che stai facendo?- le chiese, girandosi e bloccandole le mani.

-Adoro le tue orecchie, sono così morbide!- gli disse la ragazza sorridendo con le guance un po’ arrossate. –Posso toccarle?- A quella richieste gli occhi le si dilatarono, facendo sentire Inuyasha a disagio.

-Facciamo dopo, va bene? Prima devi cambiarti.-

Detto questo, si diressero verso Eros, tornando nel tempio dove ad accoglierli ci sarebbe stato il padre della ragazza. Alle loro spalle i rumori della foresta.

 

-KAGOME HIGURASHI!-

La ragazza strinse gli occhi al forte rimbombo della voce paterna. Pensava di entrare in camera sua di soppiatto per potersi cambiare ed evitare che suo padre la guardasse in quelle condizioni, ma lui l’aspettava sull’uscio.

La casa del padre si trovava esattamente dietro il tempio. Era di pianta rettangolare e, al centro di essa, vi era un bel giardino, né troppo grande né troppo piccolo, dove dei vetri servivano a coprirlo dalla pioggia e dal freddo, come se fosse una piccola serra. Il corridoio, che attraversava tutta la casa, era costeggiato al bel giardino e diviso da esso da delle colonne corinzie.

Entrando potevi accedere direttamente al salone, quadrangolare, che si affacciava sul corridoio e sul giardino, e purtroppo per Kagome quella era l’unica entrata.

Infatti, sfortunatamente, camera sua si trovava proprio dalla parte opposta della casa, e dava su un dirupo.

-Quante volte ti ho detto di non metterti i vestiti che usi per l’allenamento spirituale? Perché non usi degli abiti più consoni quando ti alleni?-

-Ma…-

-Mi sembra che ti ho fatto preparare un sacco di abiti e tute da combattimento apposite, no?! Quindi perché prendi tutti i completi più belli per allenarti? Inoltre i pantaloni larghi non sono scomodi per correre o saltare?-

-Papà…- Kagome adesso si sentiva un po’ in imbarazzo. La stava trattando proprio come una bambina davanti ad Inuyasha, che guardava allibito il genitore.

- E voi, Venerabile Inuyasha!- continuò il sacerdote, procurando uno scossone al dio per l’improvvisata. –Mi stupisco che l’abbiate praticamente rapita, subito dopo il suo allenamento spirituale, per poter combattere! Insomma, mia figlia è pur sempre un essere umano, ed ha bisogno di almeno un’ora di riposo prima che inizi un allenamento fisico di quella portata! Capisco che lo fate per il suo bene, ma c’è un limite a tutto.-

La ragazza guardò stupita il padre che faceva la ramanzina ad Inuyasha. Ma sapeva cosa rischiava? Insomma, lui era pur sempre un dio e…

Ed era molto stupita del fatto che ancora Inuyasha non gli rispondesse per le rime. Si girò a guardare l’uomo di fianco a sé e rimase scioccata.

Lui, Inuyasha, il Dio Supremo della Guerra e delle Forze Belliche Celesti era… Era in difficoltà! Guardava suo padre con un sudore freddo sulla fronte, senza sapere cosa dirgli. Kagome avrebbe pagato oro in quel momento per avere il suo cellulare con videocamera incorporata e registrare tutto!

Il padre di Kagome sospirò, sconsolato, prima di riprendere a parlare. –Comunque, Kagome vai a cambiarti, è quasi ora di cena. -

Lei annuì e si diresse in camera sua mentre lasciava il padre e il dio soli, all’entrata. Il sacerdote lo guardò ed Inuyasha sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Improvvisamente l’uomo gli sorrise, cordiale. Il dio notò quanto l’uomo somigliasse alla figlia, mentre sorrideva.

-Vogliamo prendere un po’ di sidro, mentre aspettiamo mia figlia per desinare?- propose ed Inuyasha che annuì con piacere.

Si accomodarono su delle poltrone molto morbide dove accanto vi era una mezza colonna grande quanto un tavolino. Dopo aver fatto accomodare la divinità, il sacerdote servì ad Inuyasha la sua bevanda, per poi sedersi e berla con lui.

Il tramonto si stava avvicinando, e lui presto avrebbe dovuto raggiungere gli altri per dare la caccia ai demoni. Si era fermato nel tempio del padre per poter permettere a Kagome di rilassarsi e vedere suo padre, ma era molto tentato a lasciarla lì. Voleva evitare che Kagome lo vedesse veramente in azione contro un demone. Si rendeva conto che per lei sarebbe stato uno spettacolo piuttosto raccapricciante.

-Tua figlia migliora a vista d’occhio, Sakuya.- disse improvvisamente il dio all’uomo, guardando lo spettacolo che il giardino accanto a loro gli offriva.

-Sono rimasto sconvolto anch’io dai suoi progressi.- Confessò il sacerdote. –Riesce a padroneggiare un potere spirituale enorme senza quasi nessuna fatica, inoltre la sua agilità è sorprendete per un essere umano.-

-E’ nata apposta per uccidermi, quindi credo che se combinasse la sua agilità con il suo cervello potrebbe anche riuscirci.-

Sakuya, alle parole di Inuyasha, stette un po’ in silenzio, guardando la brocca che teneva fra le mani. –Non credo che riuscirà ad uccidervi, Mio Signore.- Il dio lo guardò, chiedendo una spiegazione. –Mia figlia vi ama come non ha mai amato nessuno, né me, né mia moglie né il resto della nostra famiglia. Senza di noi, lei un giorno potrebbe ritrovare la felicità, ma senza di voi mia figlia diverrebbe un vegetale. Non avrebbe più vita, né volontà.-

Si guardarono, uno sguardo che valeva più di mille parole. Per un padre, pensò Inuyasha, doveva essere dura dire quelle parole.

-Perché non vi tramutate in umano, Venerabile Inuyasha?- disse Sakuya bevendo un goccio del suo sidro. –Siete un dio, e qui sulla terra se rimanete dei per troppo a lungo vi stancate molto più facilmente del solito.-

-Hai ragione, purtroppo questa è un’inconvenienza che mi vieta di combattere come vorrei ogni volta che scendo sulla terra.- Mentre diceva ciò, i suoi capelli cambiarono gradualmente colore, passando dall’argento al grigio, per poi concludersi col nero. Le orecchie canine scomparvero per tramutarsi in normali orecchie umane, mentre gli occhi divennero ametista. Cambiava il suo aspetto, ma non i suoi poteri, naturalmente. Succedeva spesso che il corpo di un dio, abituato all’aria celestiale, avesse bisogno una volta ogni dodici ore circa di ripararsi dall’aria che vi era nel Kabuo, poiché impura rispetto a quella a cui era abituato. Infatti una volta conclusa la mutazione, Inuyasha si sentì più rilassato.

Sorrise. Se il grosso della battaglia si sarebbe svolto nel regno celeste, avrebbe potuto combattere di continuo e senza sosta contro chiunque, non provando nessuna stanchezza. Non vedeva l’ora di mettere in atto la strategia e massacrare un po’ di demoni. Fremeva dal desidero di sguainare la sua spada e di veder il sangue fuoriuscire dalle viscere dei nemici.

Bevve un sorso di sidro, notando quanto fosse particolare quell’umano.

Fortunatamente fra qualche ora avrebbe trovato qualcuno da torturare per estorcergli qualche informazione. Se era in vena, lo avrebbe fatto morire molto lentamente, carpendogli ogni notizia da ogni singolo brandello del suo corpo. Lo avrebbe fatto soffrire poco a poco, tagliandolo lentamente pezzo per pezzo, in modo che il sangue scorresse lentamente nella sua lama. Era già da qualche settima che non vedeva la sua Tessaiga tinta di rosso.

Sakuya aveva già finito il suo sidro da un pezzo e, scusandosi, lo aveva lasciato solo coi suoi pensieri nel salone di quella dimora.

Si guardò le mani, notando quanto parevano strane senza i consueti artigli. Così umane. Chissà se aveva davvero l’aspetto di un normale essere umano. Si guardò in giro cercando, fra tavoli, sedie, divani, camino e mobili vi fosse qualcosa con cui specchiarsi. Notò che nel mobile alla sua sinistra vi era un lungo specchio che ne copriva una parte, mente nell’altre vi erano degli scaffali con alcuni libri e manufatti.  Si alzò e andò a guardare il suo aspetto umano in viso per la prima volta. Rimase un po’ stranito dal riflesso che aveva davanti. Era strano, ma non malvagio. Anzi, sembrava un ragazzo giovane, e i suoi lineamenti sembravano molto più dolci. Si rese conto che somigliava moltissimo alla madre con quell’aspetto.

Poggiò la mano sullo specchio, mentre un pensiero assurdo gli passava per la testa: se lui fosse vissuto nel mondo di Kagome come un normale ragazzo umano, con una vita ed una famiglia normale, forse lei sarebbe stata più felice.

Come se l’avesse invocata, vide il riflesso della ragazza dietro il suo. Si girò verso di lei, dicendosi che con quella corta tunica verde chiaro e le code basse sembrava una bambina.

Sembrava abbastanza scioccata dal suo aspetto.

-Sei Inuyasha?- disse sconvolta.

-E chi altro potrebbe essere qui in casa, oltre te e tuo padre?- fece il suo solito “Tsk” dopo quella frase.

Kagome si avvicinò all’apparente uomo, lentamente, quasi con timore. Avvicinatasi, gli prese delicatamente la mano destra, scrutandola: senza artigli. Intrecciò le dita con le sue, mentre con l’altra mano prendeva una ciocca di capelli che gli ricadeva sul petto, esaminandola. La sua mano corse poi a sfiorargli un normalissimo orecchio umano, per poi posarsi con una carezza su una sua guancia per guardarlo negli occhi. La accolsero due occhi di un violetto straordinario, che la fecero sprofondare in un mare ametista. Quando riemerse, ammirò con tenerezza i lineamenti delicati che sembravano donargli quelle piccole modifiche.

-Sai… - iniziò a dire con voce dolce, mentre poggiava la fronte sul suo petto. –Se tu fossi stato un ragazzo della mia epoca, saresti stato il più voluto dalle ragazze della mia scuola. Sembri avere un anno o due più di me.-

Inuyasha a quelle parole sentì un groppo alla gola: prima aveva pensato quasi la stessa cosa.

-Quindi sembro un diciassettenne?- le chiese. E pensare che si sarebbe dato diciannove o vent’anni al massimo.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, imbronciata. –Guarda che io ho diciotto anni.-  Ribatté. Voleva forse dire che fino adesso era convinto che lei avesse sedici anni?! Dalla sua espressione giudicò di sì, visto che sembrava sorpreso.

Improvvisamente sembrò preso da qualcosa e si allontanò da lei. Dopo qualche secondo suo padre entrò in sala, annunciando che la cena era pronta. 

 

Inuyasha guardava con indecisione il piatto davanti a sé.

Entrando nella sala da pranzo, attrezzata di cucina, l’avevano fatto accomodare a capotavola, mettendogli davanti quella strana scodella piena di cibo ed un uovo sopra. Kagome, alla vista di quello strano cibo, aveva esultato, complimentandosi col padre per aver avuto la geniale idea di cucinare il “ramen”. Il dio non aveva la più pallida idea di cosa fosse quel cibo, ma guardando la ragazza che mangiava con gusto, gli era venuta una certa curiosità. L’aspetto infondo era invitante…

-Inuyasha, non mangi?- Gli disse Kagome, notando che lui non aveva ancora toccato niente.

Il dio, a quelle parole, prese coraggio e si infilò un po’ di quello strano cibo filamentoso in bocca.

Dopo che lo ebbe fatto si alzò di scatto dal suo posto, come fulminato, con la ciotola fra le mani. Kagome e Sakuya si spostarono un poco da lui a quel movimento, domandandosi cosa gli fosse preso.

-Ma… ma…- Inuyasha sembrava come scioccato mentre guardava con insistenza il cibo che aveva fra le mani.

-Mio Signore, qualcosa non va?- domandò il sacerdote.

-Questo cibo è incredibile!- disse lui, con una faccia sconvolta. –Gli umani mangiano queste cose? Sicuro che non fosse una ricetta divina che voi avete riscoperto?-

Kagome trattenne a stento le risate mentre lui si risedeva e divorava con voracità il ramen rimanente. Sicuramente gli era piaciuto come piatto.

Una volta soddisfatto l’appetito, la ragazza sparecchiò la tavola e si mise a lavare i piatti, mentre il padre diceva alla divinità che quello era cibo del mondo di Kagome.

-Bè, anche il cibo che è qui non è male.- commentò la ragazza mentre il dio si lamentava del fatto che lì il cibo non aveva lo stesso sapore. –Se vuoi te lo posso preparare a casa, no?-

In quel momento Kagome si sentiva veramente bene. Era come se Inuyasha, in quel momento, fosse un essere umano e lei lo stesse presentando al padre. Era una situazione particolare, in effetti, ma l’effetto era quello.

-Va bene, quando siamo a casa preparalo questo “ramen”. Prima di andarcene prendiamo tutti gli ingredienti.- disse Inuyasha entusiasta.

-Ehi, ehi…- Li interruppe il padre della ragazza, un po’ infastidito. –Parlate come una coppia sposata, voi due.-

Kagome a quelle parole divenne rossa come un pomodoro, visto che aveva pensato esattamente la stessa cosa del padre, e continuò a lavare i piatti in silenzio, mentre Inuyasha si strozzò col vino che stava bevendo.

In quel mentre arrivarono Jakotsu e Renkotsu. Il primo si precipitò vicino ad Inuyasha, dicendo quanto fosse bello e divino anche con quell’aspetto da umano, mentre il secondo con un inchino salutò i commensali. Inuyasha, che si era ripreso, si alzò in piedi, girandosi verso i suoi generali.

-Allora?-  disse mentre riprendeva il suo aspetto di Dio della Guerra. –Avete trovato ciò che cercavamo?-

-Ancora no. – gli rispose Renkotsu. –Ho fatto spargere la voce fra le ninfe, pan, centauri e amazzoni. Se qualcuno scoprirà qualcosa, ci verrà a cercare qui al tempio.-

-Bene. Tu Jakotsu?-

-Io ho trovato una dimora di demoni, ma non so se sono coinvolti o meno con la congiura di Takemaru. – disse il dio con nonchalance .

Inuyasha, a quelle parole, si sentì fremere. –Benissimo, vuol dire che lo scoprirò io se sono coinvolti o meno. Accompagnami in questo luogo.-

Il dio si diresse verso l’uscita della stanza seguito dai suoi sottoposti, quando una voce li interruppe. –Aspettate!-

Inuyasha si voltò sentendo la voce di Kagome.

-Vengo anche io.-

-Non se ne parla nemmeno. Verrai domani, oggi riposerai.- Le rispose Inuyasha.

-Ma… - Sakuya posò una mano sulla spalla di Kagome, la ragazza si voltò guardando il padre. L’uomo dietro di lei gli fece segno di non ribattere con il capo, mentre il Dio della Guerra si dirigeva a compiere la sua spedizione punitiva.

Lo vide allontanarsi, le sue spalle che le intimavano di stare in casa ed aspettare, come se fosse un oggetto da preservare. Non che le dispiacesse che avesse qualche riguardo nei suoi confronti, ma aveva un compito da portare a termine. Sentì suo padre guidarla verso la sua camera, lei lo seguiva docilmente con pensieri non proprio docili in testa.

Pensava davvero che ne sarebbe stata buona lì ad aspettarlo?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

 

 

 

 

 

 

 

Teneva Tessaiga stretta fra le mani mentre correva di fianco a Jakotsu e Renkotsu, finalmente un po’ di svago. Poteva nuovamente vedere il sangue, sentire le viscere del nemico contrarsi per la paura.

Sorrise, finalmente poteva uccidere qualcuno.

Si fermarono davanti una caverna, nascondendo la loro aurea.

-E qui?- chiese Inuyasha, guardando insistentemente l’entrata. Erano celati nell’ombra in quel momento ed era impossibili distinguerli dalle figure degli alberi affiancati all’ingresso.

-Sì, è qui. Non sono riuscito ad intrufolarmi all’interno della caverna per cercare indizi, mio caro, ma se mi fate da diversivo potrei … -

-Diversivo?!- Lo interruppe Inuyasha a bassa voce. –Una volta che avremo sterminato tutti i demoni all’interno, non avremo bisogno nemmeno di intrufolarci. –

-Ma così scopriranno che noi siamo al corrente del loro piano, è meglio fare le cose di nascosto e … -

-Ma perché vi ho fatto diventare miei generali?!- Sbottò il Dio della Guerra.

-Perché mi ami, caro, e perché siamo le uniche divinità che riescano a comprendere la tua voglia distruttiva.- disse Jakotsu con adorazione negli occhi, facendo venire un brivido freddo ad Inuyasha.

-Non capite, è meglio che loro sappiano a cosa vanno incontro se sfidano me e il regno celeste. Non possiamo lasciar perdere un atto sconsiderato ed inoltre … - Inuyasha sorrise. –Se facciamo come dico io sarà guerra aperta. Loro sapranno le nostre intenzioni e attaccheranno, così possiamo mettere nel sacco Takemaru.-

Stava arrancando una scusa dietro l’altra per poter entrare lì dentro e massacrare, ne era perfettamente consapevole. Il suo sangue fremeva e sentiva provenire da dentro la caverna un’aura molto potente. Non si trattava di Takemaru, ma molto probabilmente un suo sottoposto.

Sicuramente in punto di morte gli avrebbe confessato tutto. I demoni erano principalmente degli stupidi che pretendevano il potere e la venerazione, istigando gli umani ad atti spregevoli. Non che gli dispiacessero gli atti spregevoli, ne aveva fatti a bizzeffe lui, ma finalmente poteva battersi con un essere più potente di comuni esseri umani.

Fatto stava che in quel momento le due divinità minori che erano con lui sospirarono, dicendo di fare come meglio preferiva, visto che era lui il capo lì.

-Rimanete qui. – Disse loro. -Appena escono tutti i demoni voi entrate e prendete tutto il materiale possibile.-

Inuyasha si fermò proprio sullo spiazzo davanti la caverna, sotto la luce lunare, liberando la sua aura e attendendo.

 

Aveva aspettato che suo padre andasse a letto prima di iniziare a seguire le tracce che avevano lasciato gli dei. Si era infilata una tuta nera, in modo che non la notassero e che suo padre non si lamentasse, e aveva iniziato a correre nella foresta.

Aveva un brutto presentimento, non voleva che Inuyasha combattesse. Non sapeva il perché, ma era in ansia. Forse era proprio lei a non voler vederlo combattere, a non vederlo uccidere, ma… doveva farlo. La ragazza sapeva che anche il dio era della sua stessa opinione, ma non ne poteva fare a meno. Aveva deciso che gli sarebbe stato accanto, qualsiasi fosse stata l’indole della sua natura. Doveva essere preparata per quello che sarebbe potuto accadere in futuro, doveva vederlo uccidere coi propri occhi senza provare emozioni o sentimenti, in modo che quando sarebbe avvenuta la sua trasformazione lei non si bloccasse davanti alle sue stragi, se ce ne fossero state.

Stava cercando qualche piccola particella di aura appressa nell’aria per ritrovare le tracce spirituali che gli dei avevano disperso mentre era persa nei suoi pensieri, quando improvvisamente sentì sprigionarsi l’anima del Dio della Guerra.

Gli occhi le si dilatarono dalla sorpresa.

Stava iniziando a combattere e lei non era con lui! Aumentò la sua andatura verso la direzione di quel fuoco mistico che era la sua aura.

 

Inuyasha aspettava. Sentiva già dei rumori provenire da dentro la caverna, quindi sicuramente stavano per uscire. Lanciò un’occhiata ai compagni per dirgli di stare in allerta.

Improvvisamente un’orda di demoni si rovesciò su di lui, tentando di investirlo. Il Dio della Guerra rise di gusto a quella insulsa dimostrazione di forza.

Con un salto si buttò in mezzo la mischia a mani nude sguainando gli artigli, non aveva intenzione di sprecare la sua spada con quelle creature inutili. Al primo rumore di carne recisa, il suo organismo esultò di eccitazione. Si portò le mani davanti al viso, guardando con soddisfazione Il sangue e i brandelli di carne che vi erano sopra di esse, mentre i demoni, quegli esseri mostruosi ed informi, si fermarono per un attimo sorpresi, per poi accerchiarlo prima di toccare terra.

Inuyasha si aspettava quella mossa, lo aveva fatto apposta. Fare strage dell’interno del nemico era sempre stata la sua mossa preferita. Tutti si precipitarono su di lui, con intenzioni poco ortodosse in testa. Lui si godeva quelle scena a rallentatore. Il sangue aveva iniziato a pulsare  distribuendo un elevata dose di adrenalina al suo corpo. Sentiva distintamente ogni piccolo urlo proveniente da quelle cose inservibili, ma non se ne preoccupava.  Vide un demone strisciante davanti a lui, dagli occhi gialli, la faccia deformata e i denti aguzzi che sporgevano esageratamente dalle labbra, se quelle due fessure potevano chiamarsi tali. Era grande almeno tre volte lui, e a quanto pare voleva ingoiarlo e masticarlo ben benino.

Inuyasha con calma infilò i suoi artigli nei palmi delle sue mani, impregnandoli del suo sangue. Era da molto tempo che non usava quella tecnica nella mischia, perché non fare un po’ di sano movimento?

Molto lentamente lo vide divaricare le fauci, ma lui non si mosse. Si avvicinava sempre di più, seguito dai suoi compagni mostruosi, e aveva quasi il suo fiato sul collo, un suo movimento falso e lo avrebbe divorato.

Oh, quanto amava rischiare!

Lo avvolse l’oscurità dell’entrata della bocca.

 Poi il rosso.

Un attimo prima che il demone chiudesse le sue fauci, Inuyasha aveva iniziato la sua macabra danza. Con artigli tesi impregnati di liquido scarlatto, iniziò a vorticare ad alta velocità tagliando con lame formate dal sangue l’interno della bocca, la gola, gli occhi per poi uscire dal suo capo con un salto.

Disintegrò la testa del mostro, sparpagliando le cervella e il sangue sugli altri demoni che immediatamente ripartirono all’attacco proprio mentre era all’apice del suo salto. Oh, quanto adorava quando lo attaccavano con insistenza!

Riprese il suo folle movimento non lasciando una spazio libero a quei cosi rivoltanti.

Ad ogni suo piccolo movimento molti di loro cadevano a terra morti o in fin di vita. Facevano tanti rumori quando morivano o gli amputava qualcosa, per non parlare del fatto che lo attaccavano in massa da ogni direzione e non riuscivano nemmeno a fargli un graffio.

Troppo deboli, troppo inutili.

Tutto era troppo facile: era come giocare a carte ed essere sicuro di avere la mano vincente, quella che ti permette di sbancare un intero tavolo.

Era annoiante vincere sempre, gli piaceva anche essere messo in difficoltà, fronteggiarsi con qualcuno.

Dov’era il loro capo?

Si era scocciato di giocare, era ora di tirare fuori il demone maggiore che era mezzo nascosto nella caverna, sicuramente tentava di analizzare i suoi movimenti.

Con un rapido movimento sfoderò la spada, basta con gli scherzi.

I suoi occhi si erano tinti di sangue, mentre con un sorriso aguzzo si apprestava a lanciare uno dei tanti attacchi energetici della sua Tessaiga.

-Kaze no…- distratto, si fermò per un secondo.

Lo sentiva, era il suo odore.

Che stava facendo lì?! Non le aveva detto di rimanere a casa, di non rischiare questa volta?!

Voltando lo sguardo alla sua destra e la vide, pallida più della luna, con la mano che stringeva con forza il tessuto nero del completo al livello del petto.

Non voleva che lei lo vedesse in quello stato, non voleva che lei lo guardasse così angustiata.

Improvvisamente qualcosa di viscido e arroventato lo avvolse, corrodendogli la schiena e facendolo cadere a terra, l’odore della propria carne bruciata.

Sentì l’urlo di Kagome che gridava il suo nome.

 

Il demone maggiore era uscito velocemente, malgrado la grossa mole, mentre Inuyasha stava per sferrare il suo attacco. Quale occasione migliore per entrare furtivamente nella caverna?

Con velocità inumana i Generali del Dio della Guerra entrarono dentro la caverna per poi bloccarsi dopo qualche secondo.

Avevano sentito la voce della ragazzina protettrice della sfera che urlava il nome del loro signore in modo preoccupante.

Si guardarono, incerti sul da farsi.

Jakotsu, senza dire niente, i girò per tornare indietro a vedere cose fosse successo, visto che i rumori della battaglia erano improvvisamente cessati, ma fu bloccato dalla mano dell’altro.

-Dobbiamo fidarci. L’unica cosa che possiamo fare in questo momento è vedere di trovare qualcosa di utile.-

-Ma…- iniziò a dire, prima che si accorgesse dello sguardo di Renkotsu che tentava di trattenere se stesso per ubbidire agli ordini di Inuyasha. Infondo lo capiva, se fossero ritornati indietro per aiutarlo, lui non avrebbe mai più avuto fiducia in loro. –Hai ragione.- sentenziò  prima che entrambi ripresero a correre nelle profondità della cava.

 

 

Dopo aver attraversato una parte della foresta la ragazza arrivò sul luogo dello scontro.

Istintivamente si portò una mano alla bocca, tossendo e cercando di reprimere i conati di vomito. Davanti a lei vi erano dei cadaveri, o quasi cadaveri, informi. Pezzi di membra e interiora erano sparpagliati un po’ dappertutto, mentre gli ultimi demoni in fin di vita rantolavano nel fango formato dal loro sangue. Il tanfo era insopportabile, un misto tra putrefazione e terra bruciata, avrebbe voluto volentieri rimettere.

Cercando di distogliere lo sguardo dalla poltiglia mista di terra, cervella e sangue, provò a intravedere attraverso quella montagna di cadaveri dove fosse il dio che aveva provocato tutto questo.

Prima di vederlo, poté udire la sua voce.

Rideva.

Le mise i brividi, probabilmente lui in quel momento stava solo giocando.

Facendosi forza, calpestò quel nauseante miscuglio che era divento il terreno per poter raggiungere Inuyasha. Aggirò i mucchi di cadaveri che aveva davanti tenendosi una mano pigiata sulla bocca, mentre i suoi piedi facevano un rumore conturbante, e lo vide.

Ammutolita dalla scena, non sapeva cosa dire, né che pensare.

Inuyasha ,coperto di sangue, si muoveva ad una velocità assurda saltando da una parte a l’altra del campo, come un aquila che vola e si fionda sulla sua preda. Il suo viso esprimeva una gioia folle mentre uccideva e sembrava divertito da ciò che stavano cercando di fare i demoni per sopraffarlo.

Kagome rimase letteralmente sconvolta.

Non sarebbe mai, mai e poi mai riuscita a comprendere la gioia che provava il dio in quel momento, lei non avrebbe mai potuto uccidere qualcuno e godere della sua morte.

Eppure lei amava quell’essere mostruoso.

Lo amava anche mentre rideva della morte altrui, e quando se ne rese conto sentì un dolore al petto per il contrasto dei suoi sentimenti.

Si portò una mano al seno, mentre lo guardava, angosciata.

Pregava con tutto il cuore che lui non si accorgesse della sua presenza lì.

Riuscì a vedere il rapido movimento del dio nell’atto di estrarre la spada, l’espressione di chi smetteva di giocare stampata in volto, le iridi rosse.

Stava per lanciare un attacco portentoso, notò lei sentendo l’energia che lui stava riversando sulla spada, quando improvvisamente si fermò.

La ragazza si sentì ghiacciare quando per un secondo si lui girò a guardarla.

Un lampo di comprensione sfiorò il volto di Inuyasha, facendogli perdere la concentrazione dello spazio circostante.

Grosso sbaglio.

Vide una grossa sfera di lava e lampi lanciata contro la schiena del dio da un essere grande quanto la torre di Tokyo.

Il suo grido di avvertimento arrivò troppo tardi, Inuyasha era già a terra mezzo stordito.

Subito la ragazza lo raggiunse mettendosi fra lui e il demone per difenderlo, mentre puntava l’arco contro il demone.

-Chi sei, demone?!- urlò verso di lui, assicurandosi con la coda dell’occhio che il dio stesse bene. Rimase sconcertata quando vide la carne bruciata e il sangue che usciva dalla sua schiena, mentre lui tentava di riprendersi il più velocemente possibile.

-E perché dovrei risponderti, misera umana?- Le disse il demone divertito mentre i pochi e restanti sottoposti sghignazzavano dietro di lui.

Kagome guardò in faccia l’enorme demone drago, notando che a parlare era stato un volto umano che si trovava in mezzo alla fronte del mostro mitologico.

La freccia della ragazza partì a velocità elevata, mancando di poco il volto del demone.

-Stupida umana, a che cosa stai miran … - Un’esplosione dietro di lui lo fece ammutolire mentre una sgradevole sensazione gli si stava insediando dentro.

-Stupida a chi, mostro?!-

Poteri spirituali, questo non ci voleva.

Non che non potesse uccidere l’umana, ma gli avrebbe dato qualche fastidio durante lo scontro con il Dio della Guerra che ormai era in piedi, la schiena che a momenti gli si vedeva la colonna vertebrale.

La femmina aveva già pronta la prossima freccia da scagliargli ma il dio, grondante adesso anche del proprio sangue, la fermò.

-Ti affidi a degli infimi umani adesso, famigerato Dio della Guerra?- l’ultima parte della frase lo aveva detto come se stesse per vomitare. Inuyasha si girò versò di lui, il rosso dei suoi occhi si stava espandendo dall’iride, ormai divenuta blu, alla cornea voltandosi a guardarlo.

Inaspettatamente da parte del demone, Inuyasha gli sorrise, un sorriso che sapeva di morte.

-Ti stavo aspettando.-

-Inuyasha non puoi combattere in queste condizioni! Lascia che io ti aiuti!- disse Kagome dopo che la divinità si mise davanti a lei, mostrandogli il disastro che era la sua schiena.

-Secondo te perché sono così, ora?! - Il Dio della Guerra si girò verso la ragazza, con quello sguardo che avrebbe ucciso di infarto una persona, procurandole un brivido.

Lei lo guardò, non sapendo cosa dirgli, prima che lui si rivolse nuovamente al demone.

-Se vuoi aiutarmi, dopo che ti avevo detto esplicitamente di non venire, occupati dei pesci piccoli. Io devo uccidere questo pezzo di merda che ha osato sfiorarmi.- Disse, prendendo la spada e poggiandosela sulle spalle bruciate, mentre i capelli gli ricoprivano la schiena. 

-Sarai il mio antipasto prima di mangiare quella ragazza dai poteri spirituali, stupida divinità che hai osato venire nella dimora del grande Ryukotsusei!-

Kagome guardò stupita Inuyasha: il sudore gli bagnava la fronte e la ferita gli faceva sicuramente un male bestiale, ma allora perché guardava il demone così contento?

-Kagome, sconfiggi i demoni in pochi minuti e poi raggiungi Renkotsu e Jakotsu all’interno della caverna, e scappate il più lontano possibile da qui. Avete mezz’ora di tempo.-

La ragazza lo guardò interrogativamente, preoccupata, mentre i demoni davanti a loro ridevano.

-Cosa vuoi fare in mezz’ora? Fra qualche secondo sarete tutti morti, voi e quegli intrusi all’interno della mia casa.- disse Ryukotsusei preparandosi ad attaccare. Il Dio della Guerra rimase fermo, un sorriso di sghembo sulle labbra, continuando il discorso che stava facendo a Kagome.

-Fra mezz’ora tutti gli esseri che saranno nel raggio di un chilometro da me saranno ridotti in cenere, quindi vedi di sbrigarti.-

La ragazza, dopo un attimo di smarrimento totale a quelle parole, si mise subito all’opera. Scagliando cinque frecce hama di un elevata potenza uccise quasi tutti i demoni minori, lasciando che gli altri la seguissero all’interno della caverna per risparmiare tempo e trovare al più presto possibile i due generali.

 

 

Note

Allora, cosa dire?

Non aggiorno da una vita, e devo dire che ci ho rinunciato quasi del tutto a continuarla….

Ma almeno un altro capitolo ve lo dovevo.

La verità è che ormai sono arrivata ad un punto morto, malgrado io abbia in testa come concluderla.

Devo solo trovare il tempo ed il modo di scriverla come più desidero e trovare le scene adatte.

Alla prossima volta, a chi ancora la segue, ma non so quando.

Mi stupirei a trovare nuovi commenti nella ff, ma ne sarei molto lieta.

Un bacio a chi la leggerà.

^^

Ciau!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 

Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

Renkotsu stava frugando in quel posto da un po’ di tempo. Non rilevava niente di strano a parte il particolare fetore demoniaco. Purtroppo non c’era traccia dell’aura di Takemaru in giro, nient’altro che potesse rilevare loro da dove avrebbe attaccato. Toccò la parete rocciosa e umida di quel posto: di certo questa non era nient’altro che un espediente per fare perdere tempo ad Inuyasha.

Il demone maggiore sicuramente sapeva quanto al Dio della Guerra piacesse uccidere, quindi forse quei demoni non erano nient’altro che pedine sacrificabili per Takemaru.

A distrarlo fu la voce di Jakotsu, che lo chiamava.

-Vieni un po’ a vedere cosa ho trovato in fondo.-

Renkotsu sospirò: che aveva questa volta? Aveva visto un demone dalle sembianze umane che gli piaceva, oppure un candido e carino coniglietto? Perché una persona come lui, così chiassosa e con voglia di attenzione, era la spia più perfetta del regno celeste?

Lo raggiunse e si sorprese di trovarlo di spalle, mani ai fianchi, che lo aspettava, guardando, con gli occhi finemente truccati un po’ accigliati, la parete di rocce lisce di fronte a lui.

L’altro, sorpreso dall’espressione seria di lui, spostò il suo sguardo sulla parete di fronte.

Rimase sbalordito.

Lui era un cartografo, aveva in testa tutte le cartine di quel mondo, ma non aveva mai visto in vita sua quella che aveva davanti agli occhi. Risaliva a qualche millennio fa, all’incirca, e sembrava un po’ rovinata, ma era leggibile.

-Che lingua è quella?- chiese Jakotsu, indicando in alto.

Il generale al suo fianco alzò lo sguardo e vide una scrittura che non aveva mai visto in vita sua.

Erano strani segni, tutti uniti fra di loro.

Sembrava la scrittura di un altro mondo.

-Non l’ho mai vista prima.- ammise Renkotsu.

Stettero ancora qualche secondo a guardare quella mappa, dopo di ciò il dio delle spie e dei ladri allungò una mano sui capelli, prendendo il bastoncino che li teneva in quell’acconciatura tutta particolare, e li sciolse. L’altra mano si diresse verso le sue tasche e prese un foglio di pergamena.

Iniziò a disegnare quella strana mappa con la matita che teneva fra i capelli, riportando ogni piccolo particolare.

Era pur sempre un indizio, si disse fra sé.

Poco prima che finisse, sentirono dei rumori all’interno della caverna.

Renkotsu si girò verso quella direzione, pronto a difendersi, mentre Jakotsu, tranquillo coi capelli che gli arrivavano alla spalle, continuava a disegnare i particolari.

Si videro arrivare una Kagome trafelata, che correva dandogli le spalle e lanciando frecce ai demoni che la inseguivano.

Jakotsu si voltò, rimettendo a posto i suoi capelli, e guardò la scena con curiosità, mentre il dio al suo fianco sembrava sorpreso di vedere lì la ragazza. Lui se lo aspettava, a quanto gli aveva detto suo fratello Bankotsu, Kagome era una ragazza testarda che non si  scoraggiava facilmente. Prese la sua spada, la Jakotsuto, con un movimento della sua mano questa si allungò e si curvò, uccidendo i rimanenti demoni e lasciando la ragazza libera di respirare normalmente.

-Ehi, piccola! Che ci fai da queste parti?-

Subito Kagome si voltò verso di loro, sembrava che andasse di fretta. –Fra quindici minuti dobbiamo essere come minimo ad un chilometro da qui!-

Tutti e due gli dei la guardarono stralunati. –Cosa?-

-Inuyasha è stato colpito di sorpresa da quel demone enorme, adesso lo vuole ridurre in cenere. Prima di scatenarsi ci da altri venti minuti di tempo.-

Renkotsu a quella notizia impallidì.

-A settecento metri da qui c’è un villaggio di umani, verrà coinvolto nello scontro.-

La ragazza si sentì morire a quelle parole. Un intero  villaggio spazzato via perché Inuyasha stava combattendo? -Renkotsu, per favore conducimi al villaggio!- Disse, supplicandolo con lo sguardo. –Sono in grado di erigere una barriera abbastanza potente per proteggerlo.-

-Kagome non credo che tu…- iniziò a dire Jakotsu.

-Se non sono di nessuna utilità qui, se servo soltanto per evitare che Inuyasha combini stragi, allora io posso farlo!- Esclamò la ragazza, cercando di convincere le divinità.

Loro si guardarono, per infine sospirare.

-Va bene, ci recheremo a quel villaggio.-

Kagome a quelle parole annuì, sollevata. Avrebbe potuto salvare delle persone dalla sua furia, almeno. Era l’unica cosa che poteva fare per farsi perdonare per quella ferita che gli aveva indirettamente provocato.

 

Era veloce, malgrado la grossa mole. In quel momento Inuyasha stava saltando da una parte a l’altra della radura per evitare i getti di lava e fiamma che uscivano dalla bocca del drago, mentre la faccia umana sulla fronte di questa, rideva.

Kagome, Renkotsu e Jakotsu non erano ancora usciti, doveva prendere tempo.

-Maledetto, dimmi cosa avete in mente tu e i demoni per attaccare il mondo celeste!- disse, rimandando indietro con la spada uno di quei getti verso il proprietario.

-Per saperlo dovrai prima sconfiggermi! Cosa che non potrai mai fare visto il tuo stato pietoso!- rise ancora a quelle parole mentre Inuyasha sembrava che si stessa contenendo a forza.

Mai nessuno in vita sua poteva definirlo pietoso guardandolo in faccia e sperare di passarla liscia. Soprattutto se questo qualcuno ti ha bruciato il tuo haori rosso che, come un cappotto, ti ricopriva sino ai piedi, e che tu lo mettevi molto spesso e volentieri ogni volta che scendi sulla terra.

Fece un altro salto per evitare l’attacco nemico quando una fitta alle spalle gli fece contrarre per un attimo il viso di dolore. Per non parlare del fatto che se adesso aveva anche la schiena che era diventata un ammasso di carne bruciata era colpa sua.

O sì, non vedeva l’ora che Kagome uscisse da quella caverna per ridurlo in poltiglia.

Come se i suoi desideri si fossero avverati, in quel momento vide uscire i suoi due generali e la ragazza, che lo guardò per un attimo preoccupata per le sue ferite, prima di sparire con gli altri generali nella fitta foresta.

Un’altra palla di lava si stava dirigendo verso di lui, che ormai stufo di aspettare aveva deciso di iniziare a contrattaccare. Con un fendente tagliò la sfera in due metà perfette, che si schiantarono nel terreno dietro di lui, liquefacendolo.

-Ti do un’ultima possibilità- iniziò a dire il Dio della Guerra. –O mi dici che piano avete in mente, oppure ti torturerò e ti ucciderò in maniera così lenta e dolorosa che pregherai gli dei che tanto disprezzi di concederti una morte veloce.-

Ryukotsusei scoppiò in una fragorosa risata. –Tu sei un illuso, il mio corpo non è scalfibile per la tua spada, se speri che io…- Non poté finire la sua frase che un dolore improvviso lo travolse.

La mano, la sua mano era a terra!

Eppure il dio davanti a lui non si era mosso!

Notò che la spada che lui portava adesso era in una posizione differente rispetto ad un attimo fa. Con un solo movimento della spada era riuscito a tagliare un braccio?

-Maledetto!- Urlò il demone prima di fiondarsi su di lui con forza.

Inuyasha si mosse velocemente, tagliandogli la punta della coda e un corno che fuoriusciva dalla testa del drago.

Il demone si agitò senza posa, sentendo il sangue fuoriuscire senza fermarsi. Stava davvero perdendo? Contro quel dio mezzo morto che lo aveva ingannato per tutto questo tempo?

Il Dio della Guerra, guardando il demone agitarsi per il dolore, lanciando quelle urla acute, si portò una mano alla testa. Gli davano fastidio le urla del demone, lo avrebbe fatto stare fermo a parlare.

Sorrise a quel pensiero, forse prima lo avrebbe fatto stare fermo e, dopo che lui avrebbe urlato per il dolore, avrebbe parlato.

Si preparò a sferrare uno degli attacchi che preferiva più di tutti. Riversò molta energia nella spada, preparandosi.

-Kongou Souha!-

Mille stalattiti di diamante si sprigionarono dalla spada, andandosi a conficcare nel corpo di Ryukotsusei bloccandolo a terra, fra schizzi di sangue e urla di supplizio.

Inuyasha saltò sul corpo del demone, rifoderando la spada, e si mise a guardarlo in faccia dall’alto in basso dalla punta del naso del drago, mentre quello gli ringhiava contro.

-Allora, figlio di puttana, che mi dici adesso?-

-Che preferisco morire piuttosto che dirti cosa ha intenzione di fare il capo!-

Il Dio della Guerra lo guardò con un sorriso macabro, gli occhi ormai tutti tinti di rosso, mentre si faceva scrocchiare gli artigli. –Hai dieci minuti prima che io ti riduca in cenere. Se non vuoi dirmi niente e passare gli ultimi minuti della tua vita fra atroci tormenti, chi sono io per impedirlo?-

Detto ciò saltò sul suo braccio, afferrandogli un artiglio. Con la mano del demone bloccata a terra da un diamante, Inuyasha si dedicò alle sue dita. Con un movimento veloce del corpo, riuscì a frantumare le ossa che componevano gli artigli del demone. Ryukotsusei gettò un urlo di dolore , mentre il Dio della Guerra sentiva con gioia quella urla–E questo è solo l’inizio…-

 

Kagome correva insieme alle due divinità verso il villaggio che si trovava poco distante.

Se un giorno, qualche mese prima, le avessero detto che lei avrebbe dovuto salvare un villaggio dalla distruzione di un dio, sarebbe scoppiata a ridere. Invece eccola lì, a pregare che arrivino in tempo per evitare tutto questo.

-Siamo quasi arrivati.- La voce di Renkotsu la distrasse dai suoi pensieri, mentre davanti a lei si stagliavano le porte del villaggio.

La ragazza oltrepassò le porte, diretta verso la piazza principale. Trovò molte persone per strada, attirata dalle urla del demone con cui stava combattendo Inuyasha, settecento metri un po’ più a sud. Le case erano tutte costruzioni in mattoni bianche dalle forme regolari, e fuori da esse gli abitanti, vedendo passare a tutta velocità delle divinità, si inchinavano al loro passaggio. Kagome non faceva caso a tutto questo, pensava che sicuramente nella piazza ci sarebbero state molte persone, oltre che un tempio, e che avrebbe potuto chiedere informazioni su dove coltivavano i campi e su che direzioni puntare la sua barriera.

Si fermò in uno spiazzo dove vi era un tempio, sicuramente la parte più importante della città, dove fuori di esso vi erano dei sacerdoti che si chiedevano cosa stesse succedendo. Appena la videro arrivare, la guardarono con terrore non capendo che fosse l’essere che era apparso improvvisamente dietro di loro.

Qualche istante dopo la raggiunsero i due Generali del Dio della Guerra, che si guardarono intorno.

-Mancano ancora cinque minuti e questo villaggio è più grande del previsto, puoi farcela?- le chiese Jakotsu.

Kagome non era molto sicura di farcela, non era mai riuscita a fare una barriera più grande di quaranta metri perché perdeva subito il controllo dei propri poteri, ma era l’unica che poteva fare qualcosa per quelle povere persone. –Si che ce la posso fare.- Rispose sicura malgrado i suoi dubbi. –Ma ho bisogno dell’aiuto dei sacerdoti.-

Si diresse spedita verso gli anziani, che si erano inchinati alla comparsa dei due dei, lodandoli.

Sorrise all’uomo più anziano, che alla sua vista si era alzato guardandola interrogativamente. Le ricordava suo nonno, ma quello non era tempo per mettersi a pensare al passato. Doveva salvarli.

-Scusi se la disturbo ma vorrei un’informazione, e la prego di esser il più chiaro e conciso possibile nelle risposta.- Disse tutto questo nella maniera più cordiale che conosceva, non voleva che pensassero che lei volesse far loro del male.

Il veterano rispose con precisione a tutte le sue domande, e la informò anche sulla grandezza del villaggio.

La ragazza vacillò.

Una barriera di mezzo chilometro di lunghezza? Per non parlare degli altri trecento che mancavano al chilometro omicida!  Era un’impresa impossibile! Si riscosse dai suoi pensieri, quasi non del tutto. Pregò i sacerdoti di sostenerla spiritualmente nell’impresa.

Si diresse verso il centro della piazza seguita dai sacerdoti, sedendosi in posizione del loto dove i due dei erano rimasti ad attenderla. Mise le mani davanti a sé, preparandosi. I santi uomini la circondarono, unendo le mani in una muta preghiera e chiudendo gli occhi. Le stavano donando l’energia per sostenerla. Si commosse: doveva ampliare al massimo l’energia che solitamente usava per le barriere dei quaranta metri, doveva assolutamente salvare quelle persone.

Una parola…

Mancavano tre minuti.

Si concentrò sulle auree che la circondarono, diventando tutt’uno con gli uomini, gli animali, la terra e il cielo. Chiese appello agli elementi intorno a lei, che l’aiutassero a fare in modo di erigere una barriera capace di proteggerli.

Iniziò a sussurrare delle parole, gli occhi chiusi, mentre dentro di lei sentiva scorrere i quattro elementi che componevano la sfera.

Coraggio,allegria, intelligenza, amore.

Sentiva fluire tutto questo in lei, lo doveva assimilare e riprodurre sotto una forma diversa. Ci sarebbe riuscita, avrebbe dato forma di barriera e avrebbe retto.

Era pronta.

Rilasciò.

 

Dopo l’ultimo imponete attacco decise di fermarsi. Il demone che aveva davanti era ridotto ai minimi termini: Gli occhi del drago erano ai suoi piedi, ridotti in poltiglia; le membra erano diventate pezzi di carne informe senza più artigli, mentre il resto del corpo…

Bè, forse aveva un po’ esagerato, si disse mentre notava che non rimaneva quasi nessun osso al proprio posto né un pezzo di pelle sulla carne…

Guardò la pelle ai suoi piedi, aveva un bel colore e sembrava resistente, forse ne avrebbe fatto fare una giacca a Shion. Fortunatamente non aveva pensato di bruciarlo.

-Allora bastardo, ti concederò la grazia di andare a trovare il mio fratellastro, adesso.- Non si aspettava una risposta, gli aveva stappato la lingua, non poteva parlare.  –Ma non ti immaginare che il tuo trapasso sarà veloce e indolore…-

La faccia del demone sembrò diventare ancora più pallida a quelle parole, malgrado avesse assunto quasi una tonalità cadaverica.

Inuyasha estrasse la sua Tessaiga e si preparò a dare il colpo di grazia al suo nemico. Si concentrò, un po’, sentì la sua aura e quella del nemico scontrasi, creando un vortice. Oh, ma non aveva in mente un attacco semplice, come il Kaze no Kizu, quel demone aveva l’onore di morire con il suo attacco più micidiale. Trasformò la sua spada in un blocco di diamante, mentre aumentava la sua aura in modo da rivoltarla tutta contro l’essere che era a terra.

Il tempo che aveva dato a Kagome e gli altri era scaduto.

-Kongo_Bakuryuha!!!-

Scaglie di diamante si scagliarono contro il demone drago ad una velocità impressionante, seguite da dei vortici di energia che vennero dopo di esse.

Di Ryukotsusei non ne rimase niente nel giro di qualche secondo.

Attorno al Dio della Guerra i vortici di elettricità stavano distruggendo tutto quello che si trovava ad un chilometro da lui, senza lasciare scampo. Gli alberi venivano sradicati per poi finire polverizzati dalle scariche di energia, la terra si era alzata, creando tutta un nube di fumo intorno a lui, la superficie tremava mentre i diamanti iniziavano a sbriciolare per quell’energia, lasciando nell’aria pulviscoli di quel minerale in teoria indistruttibile.

Inuyasha si sentiva bene, attorno a lui il vuoto, solo odore di distruzione e morte.

Dopo quel terribile boato che aveva provocato il suo attacco, tutto tacque. Solo il rumore del vento.

Si guardò intorno, notando che del luogo di battaglia non era rimasto niente, solo la pelle che aveva accanto a sé dimostrava che lì prima si era svolta un’atrocità. Rifoderando la spada, si accorse che aveva anche ridotto in brandelli una parte di montagna. Il dio si grattò la testa, a disagio. Era sicuro che Ayame lo avrebbe ammazzato questa volta, se non si ricordava male quella foresta era una delle preferite della dea. Inoltre anche Sango aveva l’abitudine di cacciare per quei boschi…

Pazienza, avrebbero aspettato qualche secolo prima di rimetterci piede.

Prendendo la pelle in mano, percepì all’improvviso qualcosa che ebbe il potere di bloccarlo per qualche secondo, in preda ad uno strano sentimento.

L’aura di Kagome.

 

Rilasciò.

Improvvisamente attorno a lei prese forma una barriera, che si estese fra le case, oltre le mura del villaggio, fino a ricoprire ogni singolo abitante. Kagome percepiva ogni sentimento all’interno della barriera, ogni singola sensazione di ogni abitante, di ogni animale e di ogni pianta, ma doveva concentrarsi. Entrò in meditazione, il nulla, il niente.

Improvvisamente eccola, la vedeva.

Vedeva se stessa circondata dai sacerdoti, una ragazza, concentrata, che pareva una statua di cera, insieme ai due Generali, che si guadavano intorno meravigliati da tanto potere. Si levò in alto, a raggiungere il punto sopra la barriera. Era diventata lei stessa la barriera.

L’attacco stava iniziando.

inaspettatamente punte di diamante si scagliarono contro quel muro argenteo, facendolo vacillare ma non allontanare, mente le scaglie si frantumavano dopo qualche attimo in pulviscoli di vetro.

Kagome sentì e vide il suo corpo trafitto da quelle stilettate d’odio, ma non demorse, mentre la sua anima dall’alto pregava gli spiriti affinché il dolore non la raggiungesse, in modo da tener salda la barriera.

Quando finirono i diamanti pensò di avercela fatta, ma quello che vide davanti a lei la fece sbiancare: scariche di energia.

Il dolore.

Scariche elettriche percossero la sua anima provocandole dolore, una sofferenza immane. Sentì il suo urlo provenire dal basso, qualche metro più giù. Il suo corpo non avrebbe retto per molto. L’energia dell’aura di Inuyasha era terribile, percepiva l’odio profondo, la voglia di uccidere, e quella tortura immane le stava facendo perdere la cognizione della barriera, del tempo e dello spazio.

Doveva resistere, si disse, doveva difendere gli abitanti del villaggio.

Le urla del suo corpo stavano diventando sempre più acute, ma non doveva svenire, non doveva assolutamente svenire o tutto si sarebbe ritirato.

Dopo ancora qualche secondo, che a lei parve un secolo, di quella scarica, il vento.

Poi il nulla.

 

A settecento metri da lui vi era la flebile aura della ragazza.

Troppo debole.

I suoi piedi si mossero prima che lui potesse ordinargli di farlo, il suo cuore che batteva a mille.

Perché era lì? Gli aveva detto di allontanarsi il più possibile insieme ai due generali, cazzo!

Percepì altre aure oltre a quella di Kagome e dei suoi sottoposti.

Un villaggio?

Dopo qualche secondo vide le porte che erano l’ingresso e vi entrò, facendo intravedere agli abitanti solo una nube di fumo. La sentiva sempre più debole, sempre più affaticata.

Maledetta umana.

Doveva pensare a salvare se stessa, non quegli stupidi umani!

La vide, e apparve.

Si fermò vicino a lei, guardandola dall’alto, infuriato.

Da una nube di fumo apparve il Dio della Guerra macchiato di sangue: gli artigli  scarlatti, la pelle del nemico sulle spalle, sguardo basso, capelli argentei ondeggiavano al vento. Attorno a lui si respirava l’odore di odio e morte.

Non aveva bisogno di presentazioni, lo conoscevano tutti. I sacerdoti si inchinarono alla sua venuta, mentre i cittadini, dopo un attimo di terrore per la sua presenza, si prostrarono timorosi.

Inuyasha guardò la ragazza svenuta a terra, scuro in viso, e senza dire niente si chinò, prendendola delicatamente in braccio.

Lanciò un’occhiata di fuoco ai due dei che l’accompagnavano, un’occhiata che non presagiva niente di buono. Si guardò intorno, incontrando le teste chine degli abitanti che non osavano incrociare il suo sguardo, timorosi che quello sarebbe stato l’ultima cosa che vedessero in vita.

-Se lei muore… – Proferì con voce metallica, rivolto a tutti i presenti. –Vi conviene morire per mano vostra, perché io non sarò tanto indulgente da darvi la benedizione di un trapasso indolore.-

Questo fu proseguito da un silenzioso singulto della folla, mentre Inuyasha si allontanava lentamente con Kagome fra le braccia, pallida come un cadavere.

Dopo qualche attimo di smarrimento Jakotsu e Renkotsu lo seguirono senza proferire verbo. Sapevano che in quel momento, se avessero osato dire qualcosa in loro difesa, li avrebbe ammazzati senza pensarci due volte.

Si avviarono in silenzio, in quel deserto artificiale.

 

 

 

 

 

Salve.

Ecco a voi, dopo tanto tempo, un nuovo capitolo. ^^

Non so davvero quando arriverò a finirla, ma spero che aspetterete con pazienza.

Mi impegnerò al massimo, ma l’università mi prende la vita, eheh.

Grazie per il vostro sostegno, anche dopo tutti questi anni. Grazie davvero di cuore.

Un bacio, alla prossima.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17








Inuyasha era seduto su una poltrona, davanti al grande camino in marmo.

L’aveva portata a casa del padre con Eros, l’aveva richiamato in modo che arrivassero più velocemente senza scuotere troppo il corpo di Kagome.

Era entrato in casa con la ragazza fra le braccia, sempre più pallida e sudata.

Sakuya, avendo notato che la figlia non era più in casa, stava aspettando nel salone, con l’aria di chi aveva qualche lezione da impartire a qualcuno, ma quando li aveva visti entrare era sbiancato di colpo. Senza dirgli una parola, aveva strappato la figlia dalle sue braccia, esaminandola con lo sguardo.

-Avvelenamento e lesione spirituale.- Aveva detto con orrore, prima di voltarsi e guardarlo con sguardo indecifrabile. –La prego di non avvicinarsi al momento a mia figlia. Rimanga qui.-

Aveva portato via Kagome, lasciandolo solo ad aspettare.

Il dio aveva assunto il suo aspetto umano involontariamente, si sentiva distrutto.

Guardava il fuoco, cercando di non pensare a niente, ma non ci riusciva. Kagome aveva evitato che lui distruggesse un villaggio di innocenti, e gliene era grato, ma a quale prezzo?

Stupida umana, se fosse morta la sua fatica sarebbe stata inutile! Avrebbe ucciso tutti gli abitanti di quell’insulso villaggio senza pensarci due volte, a questo non ci aveva pensato?!

Evidentemente no, visto che adesso si trovava di là con suo padre che cercava di guarirla.

Sentì entrare i due Generali, che lo raggiunsero posizionandosi dietro la sua poltrona.

-So quello che è passato per la testa di Kagome.- Iniziò a dire Inuyasha, dandogli le spalle, il fuoco del camino che mostrava una parte della sua sagoma. –Quello che non capisco è perché le avete permesso di fare una simile pazzia e come è potuto succedere un avvelenamento e una lesione spirituale.-

I due stettero qualche secondo zitti a quelle parole, assimilando la gravità della notizia, poi Renkotsu prese a parlare. –La barriera di Kagome ha la caratteristica in parte di assimilare attacchi, e in parte respingerli se sono oggetti. La seconda ondata era un Bakuryuha, e siccome questo è formato dalla tua energia spirituale l’ha in parte assorbito.-

Inuyasha si mise la testa fra le mani, i gomiti puntati sulle ginocchia.

La barriera aveva assorbito il suo attacco, e non sapeva se Kagome si sarebbe mai ripresa da esso.

-Abbiamo trovato una cosa strana all’interno della caverna.- Gli annunciò Jakotsu dopo qualche minuto, interrompendo i suoi cupi pensieri.

-Mostratela.- Disse Inuyasha, senza voltarsi.

Aveva bisogno di distrarsi al momento, stare lì a riflettere su quanto fosse stato idiota e dandosi la colpa non avrebbe di certo aiutato la ragazza a sentirsi meglio. Avrebbe aspettato con pazienza, per quanto lui potesse essere paziente, il padre di Kagome prima di decidere cosa fare con lei, intanto aveva una guerra fra le mani.

Gli misero sotto gli occhi uno strano disegno con delle strane scritte. Rimase qualche secondo a guardarlo, prima di lanciare un’occhiata omicida a Jakotsu. –Se è uno scherzo, ti avverto, non sono dell’umore adatto.-

-Non è uno scherzo, abbiamo trovato questa specie di mappa all’interno della caverna incisa sulla roccia, ma non abbiamo la più pallida idea di che cosa sia.- Jakotsu aveva la faccia più seria che gli avesse mai visto, quindi molto probabilmente era vero.

Il Dio della Guerra prese in mano la mappa, alzandosi.

Non aveva mai visto un territorio del genere, o almeno aveva la sensazione di averlo già visto ma non ricordava dove. Inoltre quelle stupide scritte di certo non lo aiutavano. Stranamente quel disegno gli ricordava un luogo oscuro, tetro e non capiva il perché.

-Farò vedere questa mappa a Saya e Myoga, almeno dovrebbero sapere cosa vi è scritto sopra, visto che sono gli dei della conoscenza.-

In quel momento apparve nella stanza Sakuya, pallido come un cencio. Inuyasha vedendolo, lo raggiunse quasi subito. –Allora?-

Il sacerdote alzò lo sguardo, in viso sembrava distrutto. –La lesione spirituale si rimarginerà col tempo, una settimana al massimo, ma il veleno da solo non lo posso estrarre. C’è il rischio che l’odio e la disperazione del suo animo corrodano il suo spirito e il suo corpo.-

Il dio sembrava sconvolto, ma si riprese in qualche attimo. –Di cosa hai bisogno per guarirla?-

L’uomo parlò senza esitare. –Bisogna mandare a prendere la sacerdotessa Kaede, nel Tempio della Conoscenza. Ha un grande potere spirituale e sicuramente sa come estrarre il veleno. –

Inuyasha si trasformò immediatamente nella divinità che era e si diresse fuori senza dire una parole, mentre Sakuya ritornava ad assistere la figlia come meglio poteva.

Lasciarono nel salone da soli Jakotsu e Renkotsu.

Stettero qualche minuto in piedi, davanti al camino, in silenzio, poi la spia passò il braccio sulle spalle dell’altro dio, guardando, con un aria mista fra il preoccupato e la noia, davanti a sé. –Nel frattempo ci facciamo un drink?-

-Ma sì, perché no.-


Inuyasha in sella a Eros si stava dirigendo con tutta la velocità che possedeva dall’altra parte del globo, per raggiungere il Tempio della Conoscenza.

Stava rincorrendo il sole ad una velocità impressionante ed alla fine, dopo qualche minuto di ricerca, atterrò davanti l’entrata del tempio. In quella parte del mondo era pieno giorno, e tutti videro atterrare il Dio della Guerra sporco del sangue nemico col suo temibile cavallo di lava. Il dio come al solito non diede molto peso alle parole di saluto e profondo rispetto che gli rivolgevano ed entrò, senza pensarci due volte, dentro il tempio, molto più piccolo rispetto a quello dedicato a suo padre. L’interno era tutto perfettamente lucido, una luce azzurra rifletteva sulle semplici colonne corinzie che attorniavano il tempio, dando un senso di pace, e davanti la celletta dove vi erano custodite le Sacre Pergamene, vi era un’anziana donna vestita con una tunica bianca e un lungo haori rosso che pregava. Sentendo la presenza del dio, si girò lentamente verso la sua direzione, inchinandosi in segno di rispetto.

-Se mi è concesso chiederlo, cosa porta qui il Venerabile Dio della Guerra, ancora contaminato dal sangue dell’ultimo rivale?-

Inuyasha non diede molto peso a quelle parole. –Devi venire con me nel Tempio del Signore degli Dei, vecchia. Io e il sacerdote abbiamo una questione urgente che tu puoi risolvere.-

La sacerdotessa sembrò sconvolta da quelle parole, ma poi sorrise. –Non posso viaggiare nelle mie condizioni, mio Signore. Sono anziana e malata, cosa vi porta a scegliere proprio me?-

Il dio stava cominciando a spazientirsi, non era venuto lì per una chiacchierata. –Non cercare di imbrogliarmi, vecchia, sei in piena salute e pronta a partire in qualsiasi momento. Malgrado i tuoi capelli bianchi e la possibilità di vedere solo con un occhio, sei perfettamente in grado di affrontare un viaggio. Inoltre, se al posto di riempirmi di domande vieni adesso con me, ti darai da sola le risposte che cerchi di estorcermi.-

La sacerdotessa sorrise a quelle parole. -Avete ragione, verrò con voi. Dovete tenere molto a quella fanciulla di nome Kagome, visto che siete corso qui senza nemmeno cambiarvi.- Il dio sembrò davvero sorpreso a quelle parole, ma la sacerdotessa rispose alla sua muta domanda. –I miei Signori scendono molto spesso e volentieri a fare una chiacchierata, davanti un buon the, con la loro umile sacerdotessa.-

L’uomo capì tutto: certo che erano davvero chiacchieroni i vecchiacci, altro che conoscenza! Erano le divinità del pettegolezzo!

-Prepara un carro dove puoi stare comoda. Entro tre ore saremo arrivati.- Detto questo Inuyasha si lasciò il tempio alle spalle, raggiungendo il suo cavallo che era attorniato da quasi una città intera. Tutti gli abitanti si scansarono al suo passaggio mentre lui si appoggiò al suo cavallo e aspettò. Dopo qualche minuto gli si presentarono degli uomini che trasportavano un carro mezzo chiuso dove dentro, seduta comodamente, vi era la vecchia Kaede. Il dio si avvicinò agli uomini, prese il carro e lo portò dietro Eros legandolo ad esso con delle corde speciali. Salendo sul suo destriero, Inuyasha diede ordine di partire e levandosi in volo, fra i versi stupiti della gente, si diresse verso ovest, la direzione da cui era venuto.


Guardava tutto dalla fonte, dicendosi se avrebbe dovuto fare qualcosa per il figlio o meno. I due occhi ambra scrutarono la superficie dell’acqua, cercando una risposta. No, non credeva che quella ragazza sarebbe morta per così poco, era molto più forte di quanto immaginasse.

Sospirando, alzò lo sguardo sul tetto fatto da quelle che sembrava una stoffa impalpabile. Nessuno tranne il suo protettore sapeva della ubicazione della Porta del Cielo, e nessuno tranne il custode poteva entrare. Quello che gli altri dei conoscevano non era di certo la Porta Celestiale, ma la Porta della Terra. Solo lui sapeva cosa vi era in quella porta e oltre lui potevano entrare solo i pochi prescelti.

Sentì le urla del Generale del Dio della Guerra, lì fuori, che impartiva dei consigli alle truppe per prevenire ogni tipo di attacco da parte di qualcuno, e si ritrovò a sospirare. Com’era possibile che scoppiasse un vero e proprio cataclisma poco dopo l’arrivo della piccola Kagome, si trovò a chiedersi. Se Inuyasha si fosse trasformato nel bel mezzo della guerra, sarebbe davvero scoppiato il caos. Aveva messo Sesshomaru in allerta, non voleva che tutto questo si tramutasse in un orribile tragedia.

Inu no Taisho, dopo questi pensieri, si diresse verso la sua consorte che placidamente ricamava e canticchiava. Guardandola si rese conto che quella donna aveva dato più luce alla sua vita, non c’era nessuno al mondo che lo faceva sentire così a casa.

La dea, sentendolo arrivare, gli sorrise, i lunghi capelli che incorniciavano quel volto quasi fanciullesco. Se pensava che prima la vedeva soltanto come una sorellina più piccola…

Sorrise di rimando ad Izayoi, sperando fra sé e sé che quella pace che regnava fra loro non finisse mai.


Miroku non era mai stato un tipo troppo serio, o almeno lei credeva così, quindi non poteva credere a quello che le aveva appena detto. –Stai scherzando, immagino.-

-No, non sto affatto scherzando.-

La Dea della Luna e della Caccia non seppe più che dire.

Si trovavano nel giardino del Dio delle Arti, un piccolo paradiso architettonico e scultoreo in mezzo alla natura. Seduto davanti a lei, al bordo della fontana, vi era il dio che guardava il paesaggio di fronte a lui, impensierito.

In effetti non era proprio il momento per non esserlo, avevano appena ricevuto la notizia che Inuyasha aveva quasi raso a suolo la foresta sacra a Sango ed Ayame, e che Kagome, per evitare che un villaggio finisse nella furia del Dio della Guerra, aveva riportato preoccupanti ferite spirituali.

La piccola Kirara, la gattina della Dea della Luna, le si strusciò contro in segno di conforto, avendo capito che la sua padrona era preoccupata per qualcosa. Sango la prese in braccio guardandola: Il suo pelo era chiaro come la neve, con qualche striatura nera sulla fronte, la punta delle orecchie e delle due morbide code che ondeggiavano, mentre gli occhi erano color del fuoco rosso.

Gliela aveva regalata Miroku secoli addietro, non ne sapeva il motivo per il quale l’aveva fatto ma ne era felice.

Rialzò lo sguardo sul dio seduto di fronte a lei, che sembrava riflettere. -Che dovremmo fare allora? Stare qui seduti ad aspettare che tutto si risolva?-

Miroku rimase qualche minuto in silenzio, poi annuì. A quella risposta la dea sentì il suo sangue ribollire di rabbia, odiava quando non poteva fare nulla per aiutare le persone a lei care, malgrado fosse una dea.

Il Dio delle Arti si alzò in piedi e le si mise davanti, la faccia seria. Sango lo guardò confusa e sentì un calore diffondersi per il viso quando lui le poggiò gentilmente una mano sulla guancia, accarezzandola.

-Non ti preoccupare Sango, sono sicuro che Inuyasha non permetterà che Kagome ne resti in qualche modo segnata.-

La dea abbassò lo sguardo sulla gattina che teneva fra le mani, imbarazzata, mentre sentiva il suo cuore galoppare nel petto. Per questo, si ritrovò a pensare, le piaceva Miroku, la rassicurava solo con una parola o un suo piccolo gesto.

Lui si ritrovò a sorridere quando vide le guance rosse e lo sguardo imbarazzato di Sango. Le voleva un bene dell’anima, la sua unica dea.

Per non parlare del fatto che aveva delle curve mozzafiato!

A quel pensiero la sua mano scese involontariamente verso il petto della dea, palpando le sue grazie. Dopo un attimo di smarrimento, lei reagì prontamente con uno schiaffo sul viso di Miroku, che si ritrovò con una guancia più rossa del normale.

-Ben ti sta brutto manico!!!- Disse la dea voltandosi indignata, rossa in viso, mentre faceva dietrofront per rientrare in casa, maledicendo la divinità dietro di lei che, con un sorriso ebete stampato in faccia, si accarezzava la guancia offesa.

Quando si allontanò un po’ dalla sua vista, il dio si rimise seduto sulla fontana, facendo materializzare il suo strumento. Chiuse gli occhi, mentre le sue mani, come dotate di vita propria, accarezzavano leggermente le corde, provocando un suono armonioso. Così rifletteva, così si rilassava e poteva analizzare tranquillamente i problemi che li assalivano, come se tutto non lo toccasse, come se tutto quello che stava succedendo non lo coinvolgesse. Lui era come uno spettatore, in quei momenti, che analizzava ogni più piccolo scenario, ogni più piccolo particolare di quella storia che stava travolgendo tutti.

Gli sfuggiva qualcosa, aveva la soluzione sotto il naso ma non la trovava.

Iniziò a cantare con voce profonda e soave, facendo tacere persino il canto degli uccellini che ascoltavano, inebriati. La sua voce risuonava fra le fronde degli alberi, e il vento la portava via, lontano, godendo dell’armonia di quel canto.

Lei ascoltava il suo canto, non molto lontana da lì. Anche se l’aveva fatta arrabbiare, non voleva andarsene e lasciarlo solo in quella grande dimora. Chiuse gli occhi, rimanendo ad ascoltare la sua voce, seduta ai piedi di un albero. Kirara le si era appollaiata sulle gambe, trasmettendole un dolce tepore. Mentre passava la mano sulla calda e folta pelliccia della gatta, eccolo! Lo stesso pensiero di sempre, quando stava seduta lì ad ascoltarlo, rilassata.

Amava tutto di quel dio.





Salve a tutti!

Ecco qui un nuovo capitolo. Ringrazio ancora chi a distanza di tempo continua a leggere la mia storia, non smetterò mai di ringraziarvi. ^^

Mi raccomando, lasciatemi detto cosa ne pensate di questo capitolo e della storia in generale, vecchi e nuovi lettori. E' sempre bello sapere se voi apprezzate o meno, critiche ed elogi sono sempre ben accetti.

Un affettuoso saluto, ci vediamo alla prossima pubblicazione!


Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Era all’incirca da mezza giornata che erano chiusi lì dentro, e ancora nessuna notizia. Insomma, qualcuno si degnava di andare ad avvisarlo su quello che stavano combinando? Oppure anche solo sapere come stava Kagome! 
Era sempre davanti al camino, il calore del fuoco lo rilassava almeno un po’ , e faceva avanti e indietro fra questo e il grande armadio dall’altra parte della stanza.
I suoi generali lo guardavano, senza dire nemmeno una parola. Avevano provato a rivolgergliela, facendogli notare che se continuava a fare quel giro avrebbe scavato un fosso, ma lui li aveva agghiacciati con uno sguardo. 
Improvvisamente sentirono delle voci che si avvicinarono e Inuyasha si girò verso Sakuya e la vecchia Kaede, i quali sembravano stanchi ma soddisfatti. Subito il dio si diresse verso di loro e quando gli fu davanti si fermò, aspettando. I due lo guardarono, sul suo viso una muta domanda.
Il padre della ragazza gli sorrise, capendo cosa la divinità volesse sapere. –Sta meglio ora, grazie alle erbe medicinali della venerabile Kaede.-
Inuyasha a quelle parole sentì come se un macigno si fosse tolto dal suo stomaco. Stava bene, aveva fatto in tempo…
Superò i due servitori degli dei e si diresse verso la camera della ragazza, infischiandosene della voce della vecchia che lo avvisava che lei stava dormendo. Era un dio, per diamine, e poteva benissimo permettersi di andare nella stanza di qualsiasi fanciulla senza il permesso di nessuno, soprattutto se la fanciulla in questione era Kagome, l’unica che era riuscita ad entrare nei suoi pensieri.
Attraversò tutto il colonnato, con il profumo del giardino che gli inondava le narici, e dopo aver svoltato a sinistra entrò nella camera della ragazza. L’impatto che ebbe il suo odorato con le erbe medicinali e il profumo di Kagome lo stordì un momento. Si ritrovò a pensare che l’odore della ragazza mischiato ai medicinali era terribile, angosciante. 
Voltò lo sguardo a destra, dove vi era il letto, e la vide sdraiata sotto il lenzuolo bianco, i capelli sparsi sul cuscino e intorno al suo viso pallido e sudato.
Il dio si avvicinò al suo letto, sorpassando il tavolo accanto a lui dove vi erano poggiati le erbe medicinali e un catino d’acqua fresca, e con un gesto delicato le spostò i capelli dalla fronte. 
Dormiva.
Le guardò il viso, malgrado fosse stanca e spossata, lei sorrideva. Le sua labbra si arcuarono leggermente, se sorrideva, voleva dire che il peggio era sicuramente passato.
Si sedette accanto sul bordo del letto, accanto a lei, accarezzandole il viso e i capelli il più delicatamente possibile. Non voleva che si svegliasse, poiché aveva bisogno di riposare, ma voleva anche che si svegliasse, da troppo tempo ormai non vedeva i suoi occhi.
Chinandosi un po’ verso di lei, Inuyasha poggiò la proprio fronte su quella di Kagome, trovandola un po’ accaldata, ma per fortuna non bollente. Chiuse gli occhi, godendosi il suo calore.
-Mi hai fatto seriamente preoccupare, stupida.- 
Lo aveva sussurrato talmente piano che non pensava che lei lo udisse, quindi gli venne un colpo quando sentì le sue labbra pronunciare lievemente il suo nome. Aprì gli occhi, e subito il suo sguardo affogò nelle iridi scure della ragazza. Era sveglia.
Si staccò da lei lentamente, guardandola sorridere in sua direzione. 
L’aveva sentito, ne era sicuro.
Si rese conto che le proprie guance erano diventate più calde, chiaro segno che era arrossito.  
No! Non poteva arrossire davanti a Kagome!
Voltò bruscamente il volto, incrociando le braccia al petto e facendo in modo che la ragazza non notasse il suo imbarazzo. Dannazione, che aveva poi da diventare rosso?! Udì la ragazza ridacchiare leggermente, e si odiò ancora di più.
-Allora, al posto di ridere dimmi piuttosto come stai, idiota!- Le disse bruscamente. 
Sentì Kagome che ridacchiava un altro poco, prima di rispondergli tranquilla. –Almeno con un degente cerca di usare un tono più cortese, ti pare?-
Ormai lo conosceva bene, lo sapeva che quel suo tono scontroso era soltanto una facciata per evitare che gli altri capiscano cosa lui stia pensando. Inoltre non voleva iniziare a litigare per una stupidaggine del genere, non ora che non era al pieno della sua forma.
Inuyasha non la guardava, le dava ostinatamente la schiena, guardando un punto imprecisato della sua stanza. Forse guardava il tavolo, messo perpendicolarmente al letto, oppure la porta accanto ad esso, non lo sapeva.
-Comunque non mi posso lamentare, in confronto a prima sto decisamente meglio.- disse la ragazza, tentando di mettersi seduta, prima di essere bloccata dalle mani della divinità.
-Ti conviene stare sdraiata, hai subito un mio attacco, e non puoi alzarti dopo poco più di un giorno che lo hai assorbito.-
Kagome sbuffò, ma rimase a letto, l’ultima cosa che voleva in quel momento era evitare che si arrabbiasse. –Allora, cosa avete scoperto alla fine?-. Chiese alla divinità mentre questa sembrava guardare il nulla davanti a sé.
-Non sono cose che al momento ti interessano, il tuo interesse in questo momento è solo guarire.-
-Ma…- 
-E non osare contraddirmi mai più, lo hai già fatto e ti sei ritrovata a letto con una lesione spirituale e un avvelenamento!- si alzò di scatto in piedi, sotto lo sguardo strabiliato della giovane. –Secondo te perché ti avevo detto di rimanere qui a casa?! Non andavo a fare una passeggiata, porca troia … Andavo ad ammazzare dei demoni! E tu … Tu non riesci a stare due secondi senza fare una delle tue solite cazzate! Volevi vedermi combattere in tutta la mia potenza? Te lo avrei mostrato, ma non quel giorno che andavo in cerca di informazioni! Per tutti gli dei, che cosa cavolo hai in quel cervello? Non hai un briciolo di istinto di sopravvivenza?!! Voi esseri umani ne siete pieni, perché tu no?! Sei una maledetta stupida, Kagome, una maledetta stupida umana!!- Si ritrovò ansante, non si era accorto di aver urlato. Guardò la ragazza sdraiata a letto, che sembrava un po’ scossa. Forse aveva esagerato un po’, avrebbe dovuto dirgli tutto magari l’indomani, non quando si era appena svegliata. Sospirò, portandosi una mano alla testa e passandosela fra i capelli. Era esploso, non ce l’aveva fatta, sperava soltanto che lei non gli rispondesse per le rime in quello stato. 
-Grazie per esserti preoccupato.- La sua voce gli fece bloccare la mano a mezz’aria.
-Chi si è preoccupato, razza di … -
-Grazie, Inuyasha.-
La vide sorridere in sua direzione, mentre con la mano afferrava il lembo del suo vestito, come se fosse una bambina che ha finalmente trovato la persona a lei cara. 
Inuyasha, sospirando nuovamente, si risedette sul bordo del letto, prendendo la sua mano. Si accorse che lei stava tremando e si preoccupò. –Hai freddo?-
-Sì, credo che mi stia salendo un po’ la febbre.- Disse lei poggiando l’altra mano sulla fronte.
Il dio la guardò, dopodiché prendendola in braccio la fece spostare un pochino, e alzando le coperte si sdraiò accanto a lei, abbracciandola. Kagome spalancò gli occhi a quel gesto, sentendo il suo cuore che rimbombava nella cassa toracica. Chiuse gli occhi, poggiando la testa sul suo petto.- Va meglio adesso?-. La sua voce calda, e un po’ brusca, rimbombava attraverso il suo petto, e annuì in risposta. 
Il corpo di Inuyasha era infuocato, e le trasmetteva tepore. Passò le braccia attorno al suo torace e lo strinse di più a sé. 
Tu tum, tu tum, tu tum …
Era il suo cuore che batteva così forte? Sì, era lui, ma non era solo … 
Il cuore di Inuyasha sembrava battere al suo stesso efferato ritmo.
Quella per lei era come una ninna nanna, i loro cuori che battevano in perfetta sincronia, cantando una mutua canzone che solo loro conoscevano.
Cadde addormentata fra le sue braccia, sapendo che se lo avesse trovato accanto a se al suo risveglio, lei sarebbe guarita del tutto.

Sakuya guardava il fuoco davanti a lui, seduto su una poltrona, mentre le divinità minori della guerra sembravano impegnate a esaminare un pezzo di carta. Sospirò, finalmente rilassato: sua figlia stava molto meglio grazie alle cure della vecchia sacerdotessa. Bevve un sorso di vino mentre una lunga ciocca di capelli neri gli si metteva davanti gli occhi.
Non avrebbe mai pensato che Kagome si innamorasse del Dio della Guerra. Sapeva benissimo quanto Inuyasha potesse essere pericoloso, e normalmente avrebbe cercato di dissuadere la figlia da quell’amore assurdo per una divinità, che guardano le donne umane solo come passatempo ma… Ma il dio si era innamorato di sua figlia.
Spostò la ciocca di capelli davanti al viso, godendo del calore del fuoco. 
Tutta quella situazione lo preoccupava come nient’altro in vita sua. Infondo era tutta colpa sua se era successo tutto questo.
Aveva fatto ciò che il suo Signore gli aveva vietato di fare, si era innamorato, e aveva avuto una figlia che era condannata ad atroci sofferenze. Ringraziava il fatto che non fossero venuti a conoscenza dell’esistenza di Sota, altrimenti non osava immaginare cosa avrebbero fatto a quel povero bambino.
E tutto per che cosa? Perché due mondi non possono entrare in contatto, perché quello è un mondo senza dei né demoni, dove l’uomo è dio e demone di se stesso.
Con un ultimo sorso svuotò il bicchiere di vino, poggiando il calice sul basso tavolo alla sua sinistra. Si alzò, deciso più che mai a farsi una bella dormita quando la sua attenzione fu catturata dalla cartina di Renkotsu e Jakotsu.
-La vecchia sacerdotessa, prima di andarsene, ha detto che non ha mai visto caratteri simili.- stava dicendo Jakotsu. –Forse non sono nemmeno una lingua, ma dei semplici disegni.-
-No, sono sicuramente uno strano linguaggio. Alcuni simboli si ripetono, non possono essere arti decorative.-
Il sacerdote si avvicinò incuriosito, gettando un’occhiata sulla carta. Spalancò gli occhi quando riuscì a riconoscere la scrittura. –E’ inglese.-
I due generali si girarono a guardarlo,stralunati. Sakuya ripeté nuovamente ciò che aveva detto. – Questa lingua si chiama “inglese” ed è la lingua più conosciuta dal mondo dove proviene mia figlia.-  Indicò la scritta con l’indice, mentre leggeva. –“Door of Light. Door of Darkness.”… Porta della luce e porta delle tenebre … Ma perché c’è una cosa del genere in questo mondo? Che sia rivolto direttamente a Kagome?- Aveva gli occhi spalancati, il cervello che lavorava ininterrottamente. Oh dei, cosa stava accadendo? Si ritrovo improvvisamente in ginocchio, le braccia che lo reggevano. Le due divinità erano a suo fianco, preoccupate. Aveva usato troppo potere, ininterrottamente per un tempo prolungato, doveva essere distrutto.
Si rimise in piedi con uno sforzo, appoggiando le mani sul tavolo sopra di lui, il pensiero rivolto alla figlia. Ripose stancamente lo sguardo, un sudore freddo lungo la schiena, sulla cartina mentre i due generali lo guardavano speranzosi: purtroppo non ricordava l’inglese, era passato veramente troppo tempo da quando aveva letto quella lingua assurda che gli aveva propinato la moglie, quando era ancora una studentessa. –Chiedete a Kagome di tradurla, lei sicuramente saprà molto meglio di me l’inglese, io non lo … - La testa gli dolse improvvisamente come se una lamina di metallo gli attraversasse la fronte, e si ritrovò a non capire più niente, solo la voce confusa di una delle due divinità che lo affiancavano. 
Doveva ricordare, doveva assolutamente ricordare… ma ricordare cosa?
-Perché… perché non sono stato scelto io?!- il suo volto era furente di rabbia, mentre mi guardava con occhi di fuoco…

Un regno di luce che lo attendeva.
-Mio figlio è pronto, ma nel caso fallisse tu non devi essere qui. Devi andare lontano per qualche tempo...-

Un cattivo presagio, una visione.
-Mio Signore se vado, se vado…- Non vidi più il presente, solo immagini. La mia bocca emise delle parole…
-“La nera falce sul collo dell’uomo, 
Non il crimine è di chi la detiene.
Con furia sottratta dal Dio Macchiato,
E da allora il destino è segnato.
La candida rosa comparire  dovrà
E l’animo irrequieto allor si calmerà.
La nivea che depura il fosco
Sarà sempre congiunta al corpo.”-

Un mondo sconosciuto, una ragazza…
-Chi sei? Da dove vieni?- i suoi occhi mi guardava con un misto di timore e tenerezza, mentre io sdraiato su un letto la guardavo confuso.
-Io… io non ricordo…- le risposi con aria affranta, intanto che lei mi passava una pezza bagnata sulla fronte.
La sua felicità, la loro rovina.
-Sakuya, aspettiamo una bambina!-

Il vuoto…


Salve a tutti! Dopo Secoli un nuovo capitolo... avevo perso la storia ma dopo mille peripezie son riuscita a recuperarla... spero vi piaccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 18.2 ***


Scusate a tutti, questa è la seconda parte del capitolo precedente. So che ha tanti anni questa storia, ma spero che sia ancora di vostro gradimento. Una buona lettura e grazie tanto a chi legge!





Il buio della camera fu invaso dalla splendente luce mattutina.
I raggi del sole riscaldavano le verdi piante del giardino, risvegliando i fiori dal loro sonno, mentre gli uccellini cantavano con gioia accogliendo quel nuovo giorno.
Troppi uccellini per i suoi gusti.
Infastidito, cercò di eliminare il fastidioso cinguettio mattutino dalla sua testa, ma era impossibile: troppo stridulo. 
Sospirò, aprendo lentamente gli occhi per evitare di essere accecato dalla luce del sole. Sentiva la ragazza al suo fianco respirare placidamente, chiaro segno che lei fortunatamente era ancora nel mondo dei sogni.
Avevano entrambi passato una giornataccia, ma lei era umana e aveva bisogno di molto riposo, soprattutto poiché era ancora mezza febbricitante. Lentamente, evitando di fare rumore, si alzò dal letto per uscire dalla camera, rimpiangendo che i suoi doveri gli vietavano di stare ancora a letto con lei. 
Aveva pensato per la maggior parte del tempo alla mappa che gli avevano portato i suoi generali, e aveva sentito chiaramente il sacerdote, il padre di Kagome, essere portato di peso in camera in seguito ad uno svenimento la sera prima.
Stava per aprire la porta quando sentì Kagome pronunciare il suo nome. Si girò verso di lei e la trovo con gli occhi semiaperti, con l’aria di chi è più addormentata che sveglia. Avvicinandosi a lei notò i suoi capelli neri arruffati e le guance rosse, gli venne da sorridere.
-Dove… vai?- gli chiese, reprimendo a stento uno sbadiglio.
-Devo vedere alcune cose con Renkotsu e Jakotsu, tu continua pure a dormire che ne hai bisogno.- disse accovacciandosi e guardandola dalla stessa altezza del letto.
-Ma poi torni, no?- Il tono era quello di una bambina, e lui per poco non scoppiava a ridere.
-Si, certo ma ora dormi.- Le accarezzò una guancia mentre lei chiudeva gli occhi e ricadeva nel suo sonno. 
Uscì dalla camera e si diresse nel salone, dove trovò i suoi generali che lo aspettavano. Senza nemmeno dargli il buongiorno o salutarlo, gli dissero la novella.
-Sappiamo chi può decifrare la mappa.-
Inuyasha sentì che quello era uno dei più bei buongiorno della sua vita. –Bene, chi?-
-Bé, Inuyasha caro, sei appena uscito dalla sua stanza.-
E la divinità sentì che quello era uno dei più brutti buon giorno della sua vita.
-Non possiamo permettere che Kagome legga quella mappa, è già abbastanza coinvolta. Non c’è nessun altro che possa?-
-Il sacerdote non ricorda questa strana lingua, e dopo che ci ha tentato, è svenuto ma non sappiamo per quale ragione.- Renkotsu si accarezzò con un gesto il cranio, riflettendo. –Sembrava quasi impazzito, non faceva che ripetere che era colpa sua e che doveva fare qualcosa.-
Inuyasha si concentrò qualche momento, cercando di capire come stava Sakuya dalla sua aura. Si stupì molto quando la individuò fuori di casa, era al tempio a compiere il suo dovere. Rimase un attimo a soffermarsi sull’aura di quell’uomo. Non si stupiva se era considerato uno dei sacerdoti più potenti: aveva un’aura simile a una divinità e trasmetteva calma e tranquillità. Pensò a quanto fosse simile la sua aura con quella della figlia, senza nessuna impurità. Aprendo gli occhi guardò i suoi generali che attendevano un suo ordine. Pensò su che cosa fare adesso, fino a quando Kagome non si sarebbe ripresa non aveva intenzione di lasciare quella casa, ma voleva sapere come andavano le cose nel regno celeste, se c’era stato o no qualche attacco. Decise di mandare i due generali nel regno celeste per controllare e riferire le loro mosse a suo padre, per poi farci ritorno lui stesso con Kagome e la mappa completa.
Riferì tutto quello che aveva pensato ai due, causando un quasi un infarto a Jakotsu che non voleva lasciare il suo Inuyasha solo con una donna, aggiungendo: - Se c’è qualche movimento sospetto o qualcos’altro fatemelo sapere immediatamente, io sarò lì prima che voi lo immaginiate.- 
I due davanti a lui annuirono, chi seriamente, chi con un fazzolettino umido davanti al viso, e si dileguarono davanti ai suoi occhi.
Sospirando, si diresse verso il giardino al centro della casa, sedendosi sotto un albero: voleva parlare con il sacerdote, ma non voleva lasciare Kagome sola in casa mentre stava male. 
Chiuse gli occhi, riflettendo: se fosse successo qualcosa di grave nel regno, sicuramente sarebbe venuto Koga ad avvisarlo, ma se anche lui fosse stato coinvolto nei combattimenti aveva poco da sperare.
Guardò il cielo sopra la sua testa, attraverso le chiome degli alberi…
Lo avrebbero sicuramente avvisato.
Riabbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi.
Il suo sangue però lo avvisava del contrario.

-Sono entrati, sono riusciti ad entrare!-
Il Dio dei Mari si girò verso il suo sottoposto, con gli occhi spalancati.
-Da dove?!  Le porte per varcare il regno sono tutte perfettamente sigillate!-
L’uomo sembrava come posseduto, balbettava e guardava il suo sovrano come fosse un mostro.
-Due demoni, due demoni impazziti sono riusciti a sterminare il plotone di guardia del mare orientale, e una gigantesca orda di demoni si avvicina da quel lato!-
Musou, il Dio delle Acque, sentì un brivido freddo per la schiena.
-Dovremmo mobilitare tutto l’esercito per….-
Un’altra voce, un altro suddito interruppe i suoi pensieri.
-Mio signore! Mio signore! Sono riusciti ad entrare dal mare settentrionale!-
A quella notizia, seppe perfettamente come reagire. –Avvisate il Regno dei Cieli, ci stanno invadendo! Mandate immediatamente un messaggero!-
I due davanti a lui annuirono, e si voltarono per andare ad avvisare del pericolo gli altri dei. 
Musou stava per dirigersi a prendere la propria armatura quando dei lamenti soffocati lo fecero voltare verso i suoi sottoposti. Gli si sgranarono gli occhi.
Sdraiati a terra in un lago di sangue, gole sgozzate, c’erano i suoi sudditi. Sentì una risata, una risata che conosceva molto bene.
Alzò lo sguardo verso di lui, e tutto gli fu chiaro. –Tu!-
Lui lo guardò con uno sguardo divertito.-Buonasera, è da molto che non si ci vede.-
Il dio sentì il suo corpo fremere di rabbia.-Sei stato tu a farli entrare, traditore!-
-Io faccio solo quello che ritengo più giusto, e non è buona educazione non aprire la porta se ricevi visite.- disse con un sorriso sarcastico sul suo volto.
-Assassino!!!- Musou si scagliò contro la persona che credeva suo fratello, con il solo intento di ucciderlo e consegnarlo alle altre divinità.
L’altro deviò facilmente il suo affondo, posandogli una mano sul viso e bloccando ogni suo movimento con i suoi occhi rossi, color del sangue.
-Tu mi servi vivo, Musou.-
L’ultima cosa che vide il Dio dei Mari furono due laghi di sangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 19 ***






WARNING: capitolo contenente lemon.



Era stanca, molto stanca.
Cos’era successo?
Non lo sapeva, voleva soltanto starsene a dormire a letto. Non sentiva gli uccellini del Goshimboku cantare, era ancora notte, poteva dormire.
Poteva ancora stare al caldo avvolta dalle morbide coperte, prima che suo fratello, sempre allegro e pimpante di prima mattina, venisse a svegliarla bruscamente.
Era così caldo il cuscino che stava abbracciando… stava abbracciando anche lei con quelle braccia calde, e lei sentiva così freddo.
Un pensiero si delineò nella sua testa: un cuscino non poteva abbracciare, non aveva braccia!
E poi… suo fratello non sarebbe venuto a svegliarla come suo solito, non poteva.
Come poteva? Lei era finita in quel mondo assurdo di divinità ed esseri soprannaturali che comandavano gli elementi, gli uomini e la loro storia.
Quel luogo dove lei, semplice ragazza di una scuola superiore, si era ritrovata ad essere la chiave di una profezia ancora più assurda di quel mondo stesso.
Un mondo dove lei aveva ritrovato suo padre, creduto morto per molti anni, e dove aveva scoperto le gioie e i dolori dell’amore.
Un mondo dove c’era lui.
Aprì gli occhi e lo ritrovò al suo fianco.
Era salvo, stava bene.
Ed era felice di questo.
Arrossì. Lei si trovava fra le sue braccia, la testa poggiata sul suo petto nudo…. Era così caldo…
Aveva però un’aria preoccupata, come se qualcosa lo turbasse.
Di questo non era molto felice.
-Che succede?-  Chiese con la voce ancora mezza addormentata.
Il dio guardava il soffitto, chissà da quanto tempo. –Dormi da molto, spero che tu stia meglio.-
La ragazza non era molto soddisfatta della risposta. –Che cosa sta succedendo?-
Inuyasha sospirò, chiudendo gli occhi. –Renkotsu e Jakotsu non sono ancora tornati, li avevo mandati ieri mattina a controllare come andassero le cose nel regno celeste. Fra poche ore sarà giorno. Temo che abbiano fatto la loro mossa.-
Kagome saltò a sedere sul letto, in pratica del tutto sveglia malgrado fosse notte. –E che cosa facciamo noi ancora qui?- disse guardandolo dall’alto. –Dobbiamo partire immediatamente! Potrebbero esserci guai seri e noi siamo qui a dormire!-
A quelle parole lui aprì gli occhi e balzò giù dal letto, in piedi. – Innanzitutto ho bisogno che tu faccia una cosa per me.- Prima che lei aprisse bocca per controbattere che non c’era tempo per fare niente, ma che dovevano partire immediatamente, lui le mise davanti una pergamena. Rimase sconvolta quando vide quello che c’era scritto.
-E’ inglese…- le parole le uscirono stupite dalla bocca. –Le vie di accesso al regno celeste.-
Il dio la guardò. –Sai dirmi cosa dice?-
La ragazza di fronte a lui prese la pergamena fra le mani, ancora incredula, ed iniziò a leggere.

–“Chiunque tu sia, so che vieni da quello strano mondo dove anche io vivrò. Se leggi queste righe, vuol dire che la profezia sta per avverarsi e che tu ne sei il protagonista”.-

Si interruppe guardando il volto di Inuyasha, sembrava un po’ scosso. Continuò la sua lettura.

–“Non lasciarti ingannare dalle apparenze, c’è qualcosa di ancora più profondo di quello che vedi. Ci sono due tipi di porte nel regno celeste, oltre quello che noi conosciamo, esse sono La Porta della Luce e La Porta delle Tenebre:La prima l’hai già attraversata, l’hai già vista, tu sei arrivato in questo mondo varcando quella soglia. Essa rappresenta la verità, guardando la sua luce tu puoi comprendere tutto: lo scorrere del tempo, il mondo, l’universo intero. Il tutto dura solo un secondo, un attimo, ma è un attimo che vale tutta una vita. Tu sei già a conoscenza della verità, devi solo ricordarla e cercarla nei meandri della tua memoria.

La seconda ti auguro di non attraversarla mai, essa porta al regno dei demoni. Lì trovi tutte le menzogne dell’universo intero, i reietti di coscienza e moralità. Attraversando quella porta conoscerai solo odio e disperazione, non troverai nient’altro dalla vita.

Un uomo solo ha attraversato quella porta, un uomo solo sa della sua esistenza, ed è la sua condanna.

Da quella porta lui porterà il suo esercito, aprirà i cancelli ai demoni rivoltosi e così scoppierà il Caos nel regno celeste.

Posso dire soltanto questo, posso rivelarti soltanto questo.

Oh discendente non lasciarti ingannare, non lasciarti sopraffare. Sconfiggi il male, sconfiggi il Dio Distruttore, non permettergli di ridurre questo mondo in macerie. 

Il potere della predizione sta scemando rapidamente, non posso aiutarti in nessun altro modo, ma sappi che pregherò per la tua vincita e che ancora adesso prego per te.

Che i Sacri Dei ti aiutino alla gloria.”-


Silenzio.

Alzò lo sguardo su di lui, lentamente.
Sembrava una statua. Immobile, fermo, tratteneva il fiato.
Si girò verso la porta, poggiò la mano sulla maniglia e la lasciò lì, sola, seduta sul letto con una pergamena in mano.

Chiudendo la porta alle sue spalle, si appoggiò lentamente ad essa, guardando in alto, verso il vuoto
reietti di coscienza e moralità
Oh, sì, li conosceva bene.
La morte, la violenza, la crudeltà, la tortura, l’inganno…
Il sangue.
La guerra.
Oh, la carne che macera, il suono delle spade che si scontrano, le urla di dolore, tradimento e vittoria.
Sapeva percepire chiaramente quando tutto ciò avveniva, lo sapeva, c’era un richiamo nel suo stesso sangue quando accadeva.
Percepiva chiaramente quelle sensazioni, e lui era il corpo impossessato con gioia da questi fantasmi di morte e distruzione.
Li capiva, li invogliava, li istigava.
Sapeva che la guerra era già incominciata, ne era perfettamente a conoscenza, per questo aveva lasciato andare i suoi subordinati.
Sarebbe volentieri andato lui, si sarebbe gettato nella mischia, avrebbe gioito nella lotta ma non poteva lasciare Kagome. 
Quel pezzo di carta non faceva che confermare che la guerra vera e propria era vicina e lei ne era la chiave di volta per fermarlo, ma non era pronta...  
Il suo potere l’avrebbe distrutta, i suoi artigli l’avrebbero dilaniata e lui…
Lui sarebbe stato felice, felice come mai in vita sua.
Di una felicità esilarante, delirante, solo per un attimo.
E dopo…
Il dopo non credeva esistesse, non poteva esserci un dopo.
Se quello che c’era scritto in quel foglio era vero, lui si sarebbe trasformato di lì a qualche giorno, e lei non avrebbe potuto fermarlo.
 Udì la porta dietro di lui aprirsi e gettando lo sguardo dietro la spalla vide Kagome, ancora coi capelli scombinati dal sonno e la leggera veste da notte bianca. 
-Sei ancora così? Vedi di…- Sentì due braccia esili avvolgergli il torace e una testa poggiarsi sulla sua schiena, mentre sussurrava il suo nome.
Una scena si presentò nella sua mente a quel contatto.
Lei, bagnata e tremante dal freddo avvolta in un telo da bagno, e lui che la stringeva fra le sue braccia.
Kagome lo amava.
Glielo aveva detto in quell’occasione.
E lui…
Lui…
Lui si girò verso di lei e la strinse forte a sé. Le braccia della ragazza lo abbracciarono ancora di più, sembrava che non voleva lasciarlo andare via mentre delle piccole lacrime fuggirono dai suoi occhi.
Inuyasha non sapeva che fare, non sapeva cosa doveva dire.
Affondò il viso in quei suoi capelli corvini, lasciando baci ovunque la sua bocca toccasse, divorando quelle piccole perle. Lei sembrava ancora più accorata a quel contatto, lo strinse ancora più forte come se cercasse  di riuscire a fondersi con lui affondando sempre di più nel suo petto.
Non voleva perderlo, non avrebbe potuto sopportarlo.
E lui lo sapeva. 
Adesso comprendeva appieno la paura di perdere qualcuno.
L’aveva avuta fra le braccia, fredda e sorda, ma con un lieve respiro.
Il battito minimo del cuore, il contrasto acceso fra il colore cadaverico del volto di lei e la sua chioma corvina…
Una pietà che aveva creato lui stesso inconsapevolmente.
Si sarebbe voluto uccidere con le sue mani.
E l’oppressione, il sentirsi soffocare, impotente, di fronte al suo dolore.
E avvertire il proprio cuore fermarsi quando non sentiva il battito del cuore di Kagome, e riprendere a respirare al minimo segnale di vita.
Un supplizio averla così fra le braccia. 
Ma era viva.
Si girò a baciarlo sulle labbra quasi disperata, mentre lui rispondeva con lo stesso sentimento.
Due labbra che si mordevano, due lingue che litigavano con bramosia, con angoscia. Si ferivano, si curavano per poi nuovamente riferirsi.
Mai piú.
I corpi che aderivano l’uno all’altro, scaldati, che avevano voglia di sentirsi nuovamente assoluti, appagati.
Il Dio della Guerra si staccò dalla ragazza lentamente, tenendola ancora fra le braccia.
Guardò i suoi grandi occhi caldi, pieni di un emozione alla quale lui non sapeva dare un nome.
Aveva deciso
La baciò nuovamente con più foga di prima, alzandola e portandola di nuovo dentro la camera.

Kagome scolpì quegli attimi dentro al suo cuore. 
Quando lo aveva visto di spalle, uscire fuori dalla porta della sua camera l'amore che provava per lui si era fatto grave, urgente. 
Si alzò dal letto e si diresse verso la porta, aprendola. Davanti i suoi occhi si parò la schiena tonica del dio: supportava un evento talmente grande, talmente nefasto che sembrava lo stesse schiacciando. Il senso della solitudine che gli trasmetteva quella figura  impadronì di lei, e sentendo la necessità di abbracciarlo seguì il suo istinto mentre poggiava la fronte fra le sue scapole, affondando il viso nei suoi lunghi capelli argentei. 
Inuyasha si girò ad abbracciarla e lei si perse con forza fra le sue braccia. Voleva che le condividesse tutto con lei: i suoi sorrisi, le sue paure, le sue angosce…. 
Delle lacrime scapparono e lui prontamente le asciugò con le sue labbra. La stava riempiendo di baci senza senso, ovunque la sua bocca toccasse… finché lei non riuscì a catturare le sue labbra.
I baci si tramutarono da affannati a famelici, i corpi sempre più incandescenti.
Le mani del Dio percorsero i suoi fianchi e scesero fino a sotto i suoi glutei, afferrandola e sollevandola di peso per portarla in camera. Kagome strinse le gambe intorno al bacino di Inuyasha e gemette sulle sue labbra quando sentì la sua erezione premuta contro la propria intimità.
L'odore delle erbe medicinali si e era un pochino affievolito, ed ormai quella stanza sapeva solo di Kagome, che aveva preso a baciargli la mascella mentre le mani di lei gli tiravano i capelli all'indietro per esporre la gola alle sue fauci. Si lasciò sfuggire un gemito quando sentì la calda eccitazione di lei premere più forte sul suo membro a seguito di un feroce attacco alla sua giugulare.
Scivolò lungo la porta chiusa dietro di lui mentre si lasciava baciare, portandosi dietro la ragazza che si ritrovò seduta sulle sue gambe. 
Si staccarono ansanti, i loro nasi si sfioravano e si specchiavano negli occhi semichiusi e pieni di desideri dell'altro. Le posò una mano sulla guancia, gli artigli immersi nei suoi capelli corvini. 
-Non posso… hai rischiato di morire a causa mia… dovresti…- Inuyasha non poté continuare, delle dita di posarono sulla sua bocca, pregandolo al silenzio. Kagome chiuse gli occhi con forza, la fronte poggiata contro quella del dio.
-Per favore…- lo disse sussurrando, quasi spaventata - per favore… fatti amare.-
Quelle parole arrivarono come un pugno nello stomaco, miele per le orecchie, balsamo per il cuore. Si sentì completamente esposto, succube e alla mercé di questa stupida donna umana, che aveva la capacita di far pompare il sangue nelle vene come se ci fosse una tempesta.
 Adesso ogni suo dubbio era sparito.
Afferrò la mano della donna e prese a leccarle e succhiarle le dita in modo talmente indecente da ricordarle ben altro. Allontanandosi leggermente, Kagome lo guardò rossa fin sopra le orecchie per poi perdersi completamente nella profondità dei suoi occhi ambrati quando baciando il palmo della sua mano -Sono tuo- le disse roco guardandola con espressione seria. Il cuore di lei perse di un battito mentre con l'altra mano la attirò nuovamente verso di lui per baciarlo.
Dopo un attimo di totale stordimento Kagome rispose con passione al bacio, mentre con le mani percorreva quel torace caldo, forte, sentendo i muscoli guizzare mentre con un movimento deciso le abbassava la camicia da notte per mostrargli il suo seno. Inuyasha piegò leggermente le gambe in modo da alzare leggermente la ragazza, e si ritrovò il petto di lei davanti gli occhi. Affondò il viso e le mani in quelle rotondità, giocandoci con la bocca e con le dita, mentre la sentiva emettere dei mugolii di piacere e le mani caldi di lei scendere verso il suo addome. La sentì armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni,  e soffocò un gemito sul suo seno quando sentì le sue dita sottili sfiorare la punta della sue erezione.
Una scarica elettrica attraversò Kagome a quel suono gutturale, e questo le diede la forza di prendere decisamente in mano la situazione. Lo vide reclinare la testa contro la porta dietro di lui, gli occhi chiusi mentre gemeva ad ogni suo movimento, che lentamente diventava sempre più veloce, più deciso. Le sue mani persero leggermente presa sul seno, e lei si avvicinò a baciarlo continuando quella piccola tortura che gli stava infliggendo, soddisfatta della reazione di lui che diventava sempre più affannata.
Inuyasha come se si fosse scosso grazie a quel bacio dallo stato di torpore, la abbracciò con foga e con le mani scesa fino ai glutei di lei, affondandoci gli artigli e alzandola in ginocchio ed interrompendo il lavoro di lei. Lui la guardò come una fiera guarda la preda, e iniziò a morderle e baciarle il petto mentre con una mano si intrufolò sotto la sua veste per accarezzare l'intimità di lei.
Un brivido di piacere scosse il corpo della donna accompagnato da un acuto gemito a seguito delle sue carezze.
-Sei bollente Kagome, e completamente bagnata…- la voce di lui era un sussurro caldo sul suo seno e lei stava per ribattere quando sentì l'altra mano, che prima era poggiata sul suo fondoschiena, infilarsi da sotto i glutei ed iniziare a penetrarla lentamente con le dita.
Sentì le braccia di lei avvolgerli la testa e soffocare un gemito in mezzo alle sue orecchie canine, fra i capelli, mentre lo faceva affondare di più fra i suoi seni.
-Se fai… fai.. così io…- Alzò il viso su di lei a quel suo singulto: era completamente rossa, gli occhi annebbiati dal piacere; i capelli arruffati, tremava ad ogni sua carezza.
-Voglio vederti impazzire…- la guardò con quegli occhi ambrati che sembravano volerla inghiottire, le labbra semi aperte come incantato. 
Kagome non poteva reggere a tutto questo, si lasciò completamente andare alle mani di Inuyasha. Affondò il viso sul suo collo, abbracciandolo, e soffocando l'urlo contro la sua spalla mentre il suo corpo era preso da un'intensa ondata di piacere.
Inuyasha l'abbracciò a sua volta mentre lei si accasciava sul suo grembo, avvicinò le labbra al suo orecchio: -Mi dispiace… sono al limite.-
Si sollevò con lei bloccata fra le sue braccia mentre la baciava come per fagocitarla. La portò a letto, la girò e la buttò a pecoroni sul materasso. Lei si girò scioccata ma Inuyasha era giá dietro di lei, in ginocchio. Le stava baciando le spalle, mentre con le mani gli accarezzava i seni. Non credeva che il suo calore dietro la schiena potesse essere così rassicurante, eccitante…
Le mani di lui scesero ad accarezzarle le braccia, si intrecciarono fra le sue mani poggiate sul materasso e le condussero ad appoggiarsi contro il muro di fronte a lei. Lí l'abbandonarono per ripercorrere il percorso al contrario, accarezzandole le braccia, il seno, lo sterno, per poi fermarsi suoi fianchi, che vennero fatti esporre più indietro con una gentilezza che tradiva una certa urgenza animalesca. 
Sapeva cosa stava per fare, ed era terribilmente imbarazzata… avrebbe voluto fermarlo, ma aveva deciso di amarlo… non poteva se lui glielo mostrava così gen…
Non ebbe più la forza di pensare a niente quando lo sentì affondare dentro di lei ringhiando di godimento. Un urlo le scappò dalle labbra, di puro piacere. Iniziò a muoversi e lei si sentì lacerare dalla passione.
Non poteva essere così …. Così
Le mani di lui ripresero a toccarla mentre continuava a muoversi dentro di lei, soffermandosi a massaggiare nel punto in cui i loro corpi erano uniti. Cercava di trattenere le urla, con grande sforzo.
Era al limite, la vedeva. Con la parte superiore del busto appoggiata al muro a seguito delle sue spinte, lo guardava con la coda dell'occhio da sopra la spalla con lo sguardo completamente perso. Anche lui era al limite. Smise di accarezzarla e si chinò a stringerla fra le sue braccia, spostandola dal muro, mentre aumentava la velocità dei suoi fianchi.
Kagome non capiva più niente, sentiva e basta: le sue braccia che la stringevano per farla aderire a lui, la sua bocca che gemeva il suo nome vicino al suo orecchio, i capelli argentei e neri che la circondavano poiché era caduta a carponi su letto per la foga di Inuyasha, ed i suoi fianchi avevano preso a muoversi per accompagnarlo. Stava impazzendo.
-I.. Inuyaah…!- lui le tappò la bocca per impedirle di urlare sia il piacere che il dolore che provava quando, venendo dentro di lei e sentendola a sua volta venire, le morse l’incavo del collo per reprimere la voce.
Entrambi tremanti, si lasciarono cadere di lato, ancora abbracciati. Lei si girò fra le sue braccia, affondando il viso sul suo petto e posandovi un leggero bacio , mentre lui si beava dell’odore dei suoi capelli.  
-Kagome…-

Non si sarebbe dimenticato quelle mani che lo accarezzavano, quella bocca che lo cercava, i suoi capelli che sfioravano la sua pelle. Il suo sguardo estasiato mentre lo toccava, il suo cuore che accelerava, il battito che diventava un tutt’uno col suo.
Il bisogno di sentirsi entrambi vivi, insieme, completi, amati… forse per l’ultima volta.
Riprendendo i sensi, Inuyasha si alzò da letto dopo averle baciato la fronte e si diresse verso la sua armatura. 
Kagome vide che era quasi l'alba e si alzò a sua volta aggiustandosi la veste che era rotolata sui fianchi. Dovevano andare a vedere assolutamente che succedeva. Stava per dirigersi verso i suoi vestiti quando il dio le si parò davanti, le afferrò con decisione il viso con entrambe le mani e la baciò. Fu un bacio strano, dal gusto agrodolce…non era il solito sapore delle labbra che conosceva. Aprì la bocca per approfondire il bacio, e qualcosa si introdusse.
Deglutì.
Con orrore si accorse che le aveva fatto ingoiare qualcosa.
-Inu..?- Sentì il suo corpo annullarsi, come se fosse di pezza, mentre i suoi occhi rimasero aperti a guardare il dio che l’afferrava prima che potesse crollare a terra per poi farla coricare e coprirla con la coperta.
Cosa diavolo le aveva fatto? Come aveva potuto? Perché?
-E’ un potente sedativo, lo uso quando sono ferito pesantemente per annullare il dolore delle ferite. Sugli esseri umani ha effetto paralizzante, non ti muoverai di qui prima di domani.-  Posò una piccola boccetta sul comodino accanto al letto prima di allontanarsi.
 Quando diavolo l’aveva presa? Si chiese angosciata. 
Con la coda dell’occhio lo guardò vestirsi di spalle e si sentì morire quando vide che stava indossando l’armatura. 
L'armatura ! Quando frugava!
Aveva davvero intenzione di lasciarla lì? Non poteva, non doveva!
Il suo corpo non si muoveva, non rispondeva!
No, no, no! Doveva stare con lui, combattere al suo fianco, evitare che perda completamente il controllo durante una guerra di quelle proporzioni!
Lei voleva stare con lui!
Inuyasha!!”
Si girò nuovamente a guardarla, bardato per la guerra: il pettorale nero e argenteo e gli uguali spallacci che lo cingeva, gli avambracci metallici, i pantaloni rossi semi aderenti di hinezumi, la spada che gli pendeva al fianco, il tutto incorniciato da quei bellissimi capelli argentei. Una stupenda visione di morte…
Ma cos’era quello sguardo?
Si avvicinò a lei, le posò una mano sul volto.
Era fredda.
-Non posso rischiare di provare un’agonia più profonda di quella che mi hai inflitto.- poggiò la fronte sulla sua, puntandola fissa con lo sguardo -Non puoi seguirmi questa volta.-
Le chiuse gli occhi.
Le baciò le labbra.
Sentì la porta chiudersi.
E la sua anima spaccarsi in milioni di frantumi mentre urlava il suo nome.



N.D.A.
Bene, da questo momento in poi entriamo nel vivo della guerra. Cosa succederà da adesso in poi?
Lo scoprirete solo leggendo! Eh eh...

Ho dovuto ritoccare un po i capitoli, perché crescendo cambia anche un poco la tipologia di scrittura, infatti rileggendo devo dire che i primi capitoli non mi soddisfano tanto, sopratutto le parti romantiche.
Ho cercato di rifarmi con questo
fatemi sapere cosa ne pensate magari con un piccolo commento, e grazie sempre a chi legge ancora questa storia. 
A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20

Un oceano scuro.
Un oceano colmo di malvagità, voglia di uccidere, vendicarsi.
Mancava però chi avrebbe guidato quell’orda assassina che si sarebbe scagliata sui cancelli celesti con la forza di uno tsunami.
Sotto di loro si stagliava tutto questo, lasciandoli esterrefatti dalla quantità immane di mostri che si perdeva sotto lo sguardo.
Sembrava che si stessero organizzando per fare qualcosa, ma non sapevano bene cosa.
Jakotsu e Renkotsu cercarono di entrare il più discretamente possibile, senza farsi notare da quella baraonda di demoni sanguinari e perdendo in questo parte della giornata.
Li accolse un Bankotsu all’orlo di una crisi di nervi:  -Guardate un po’ chi si fa rivedere dopo tanto tempo! Allora, vi siete divertiti nel mondo umano?!-
Renkotsu aveva capito che non era proprio il caso di scherzare con la divinità minore al momento, cosa che non aveva afferrato il suo compagno che rispose, in maniera alquanto seccata: -Mah, ti dirò… Il mio caro Inuyasha non mi ha dedicato tantissimo tempo, c’era sempre quella bamboccia umana che monopolizzava la sua attenzione! Pensa, avevo organizzato pure una scampagnata solo per noi due e lo sai com’è andata a finire? Che praticamente…-
Non poté continuare il discorso perché una mano ferma come l’acciaio gli aveva serrato la gola, impedendogli letteralmente di respirare e facendolo diventare blu per la mancanza di ossigeno.
-Se continui con questa stronzate, giuro che ti ammazzo! Brutta spia zitella inacidita!!!-
Lo lasciò andare molto malamente rivolgendosi all’altro, mentre Jakotsu tossiva affermando di non essere una zitella inacidita e, soprattutto, una brutta spia. –La situazione è snervante: le difese sono pronte, tutti sono pronti ad essere attaccati da un momento all’altro…. Ma quelli non si muovono! Takemaru non si sa dove sia, ancora non si è fatto vivo. Sembra che stiano preparando qualcosa ed al momento non si rischiano nemmeno di fare piccoli attacchi… insomma non capisco, dovrebbero attaccare, a rigor di logica, per capire come siamo messi noi in difesa. Non hanno mandato nemmeno un piccolo plotone, niente! Sono messo qui che aspetto, aspetto, aspetto! Io, che aspetto?! Io odio aspettare, voglio azione! Voglio ammazzare qualche demone! Cazzo, ce ne sono così tanti là sotto!! E non si muovono!!! Stanno lì! Lì, fermi!!!.... Odio questi demoni…- Sospirò l’ultima frase in maniera stanca.
-Bè…- iniziò Renkotsu –Noi abbiamo beccato un covo di demoni con delle informazioni. Non ho la più pallida idea però di cosa ci sia scritto in quella pergamena che Jakotsu ha copiato. Lo sa però Kagome, che si deva ancora riprendere da una lesione spirituale che gli ha inflitto Inuyasha.-
Bankotsu sembrò sorpreso. –Che vuol dire che gliela inflitta Inuyasha? Pensavo che fosse stato a causa dei demoni!-
-No no no, mio caro!-  Prese parte al discorso anche Jakotsu dopo essersi ripreso. –La bimba ha preso in pieno l’energia spiritica di Inuyasha caro cercando di salvare un villaggio da un suo attacco!-
-… Ed il villaggio esiste ancora?-
-Sì, ma ha rischiato grosso perché se Kagome  moriva lui andava a sterminarlo.-  Sospirò in maniera palesemente ammirata: - Com’è romantico!-
 Il miglior sottoposto del Dio della Guerra rimase alquanto stupito. Quella ragazzina umana era riuscita a salvare un villaggio dalla forza distruttiva del suo Signore…. Alla fine non era così malaccio.
-Ed adesso, quando arriveranno questi due? Ormai la guerra è alle porte.-
-Non credo che tarderanno molto a rientrare. Inuyasha sembrava molto ansioso di voler ritornare perché sentiva il suo sangue chiamarlo alla guerra.-
Sorrisero a quella frase: il loro Signore sarebbe presto rientrato e quella sarebbe stata una delle battaglie più sanguinarie, se non la più sanguinaria, di tutta la storia…




Nelle profonde oscurità dell’abisso,  vi era lui.
Serbava rancore, odio, rabbia… Tanta rabbia.
Sogghignò per quell’accozzaglia di sentimenti prettamente umani. Non sapeva ancora di essere soltanto una pedina fra le sue mani… Takemaru, povero illuso.
Iniziò a parlare, rivolgendosi alla sua persona con una voce profonda, oscura, che avrebbe fatto ghiacciare chiunque ma di certo non lui. –Aspetterò l’arrivo del fantomatico Dio della Guerra prima di iniziare l’attacco. Dopo di ciò mi dedicherò a quel bastardo di Inu no Taisho…. E finalmente potrò avere il posto che mi spetta, con accanto chi mi appartiene di diritto!-
Lo sentì ridere in maniera alquanto convinta, prima che lui intervenisse. –Non stai dimenticando qualcosa?-
Interruppe la sua risata, senza abbandonare però il ghigno. –Parli della piccola protettrice della sfera? E’ solo una ragazzina. Lei è il solo punto debole di quel dio idiota. Sai… non dovrebbe far tralasciare determinate situazioni al di fuori…-
Stavolta tocco al suo ospite sogghignare. –Si, effettivamente su questo sono abbastanza d’accordo con te…-
-Che mi dici del Dio dei Mari?-
-E’ sotto il mio controllo, insieme a tutti i suoi sottoposti.-  Ghignò. –Non è così male avere legami o il controllo completo sulle persone, soprattutto persone di certo rilievo…-
Si guardarono entrambi, prima che l’uomo oscuro sparisse lasciando solo il Signore dei Demoni nei suoi pensieri. Una frase si balenò nella sua mente…
… quello era un puro ammasso di malvagità…




Era partito. 
Sua figlia era immobilizzata in camera da una mezza giornata.
Il Dio della guerra, impassibile, le aveva somministrato un potente paralizzante.
Guardò la boccetta che il dio gli aveva dato contenente la medicina che aveva nel corpo Kagome.
Gli aveva raccomandato di dargliela alla fine del giorno per evitare di intervenire nella guerra, dicendogli che non era ancora pronta.
Inchiodata a letto le aveva dato da mangiare  e da bere, riusciva a deglutire, ma non poteva muovere un dito o alzare un piede. Era a letto, bloccata, ma era salva.
Qualcosa però gli diceva che non era giusto.
Adesso lui era lì, davanti la statua del Signore degli Dei, a pregare fervidamente.
Kagome lo aveva supplicato, appena si era ripresa un minimo dalle sue ferite, di apportare provvigioni al villaggio che aveva salvato, in quanto le messi erano state distrutte dall’attacco di Inuyasha.
Lui aveva acconsentito e subito aveva svolto le mansioni che erano necessarie a quel compito.
Adesso la sua bambina era rimasta gravemente ferita per bloccare un attacco del dio, cosa sarebbe successo se l’avesse dovuto affrontare con la Sounga in mano, piena di potere demoniaco?
Pregava, pregava, e pregava.
Non poteva però permettere che morissero degli innocenti… e sua figlia secondo la profezia poteva salvarli.
Lui… lui era impotente ma…
La sue mente gli nascondeva qualcosa, qualcosa di importate, con il quale poteva aiutare sua figlia.
Quelle immagini, quelle scene che gli erano apparse all’improvviso.
Stentava a crederlo, faticava a ricordarlo.
-Sakuya…-
Una voce interruppe i suoi pensieri. Alzò la testa di scatto guardandosi intorno.
-Mio Signore…- Rispose, riconoscendo in essa la voce del Supremo Dio.
-Sei afflitto per la sorte di tua figlia.-
Si accorse allora che era il tramonto…. Si era perso a pregare.
Il sacerdote si alzò in piedi, testa china, guardando con aria corrucciata il pavimento. –Sì, sono molto preoccupato per lei, ma anche per le sorti di questo mondo. Una cosa in particolare però risuona nella mia testa: la profezia. Sono sicuro, maledettamente sicuro, che io sia consapevole di qualcosa, ma la mia coscienza si rifiuta di collaborare.-
Seguì qualche minuto di silenzio in sala, si sentiva lontano il vociare di persone che si recavano al tempio per le offerte. Il sole entrava dalle finestre in alto lasciando entrare la lieve ultima luce del giorno, illuminando la statua del dio dalla quale si materializzò un'ombra, che avanzò senza il minimo rumore verso la figura del sacerdote. 
-Ho fatto male a tenerti all’oscuro di tutto, Sakuya.-   L’uomo alzò lo sguardo e si trovò faccia a faccia con il Signore degli Dei. Indietreggiò un po’, sconvolto, per poi gettarsi ai suoi piedi lodandolo per la sua magnificenza e potenza.  Il dio lo fece alzare, e così parlò: -Ho fatto in modo, mentre varcavi la soglia delle dimensioni, che la tua memoria ed i tuoi poteri di dio fossero cancellati. Bisognava proteggerti dalla minaccia di Takemaru, in modo che lui non potesse percepirti o anche immaginare che tu fossi ancora in questo mondo, ma le tue doti divinatorie, molto potenti anche da uomo, stanno agendo per farti ricordare.-
Il sacerdote guardò il dio ad occhi sgranati, la luce del sole gli filtrava attraverso creando nella sua figura una sovrannaturale lucentezza. 
Lui… un dio? Che cosa assolutamente assurda! Ma cosa più importate, gli avevano cancellato i ricordi, quelli che forse potevano aiutare sua figlia! Ma perché tutto questo? E che c’entrava lui con Takemaru, un pretendente dio divenuto demone, se non lo aveva mai visto in passato?
-Mio signore sicuramente c’è un malinteso. Io non ricordo…- Si bloccò a quella frase, scioccato dalla potenza dei suoi pensieri: un pretendente dio divenuto demone? Come… Come faceva lui a sapere una cosa del genere? Lui era un potente sacerdote, aveva a che fare si coi demoni, ma di un certo calibro non di certo maligni come Takemaru! Era un semplice essere umano, lo era anche prima che finisse nell’altro mondo per provare la sua fede nel Signore degli Dei! Anche se non voleva per il pericolo che intercorrevano tutti!
Tutti? Tutti chi? Era solo lui che metteva alla prova se stesso per il Suo Signore…

 -Mio figlio è pronto, ma nel caso fallisse tu non devi essere qui. Devi andare lontano per qualche tempo...-

Questa frase, questa visione del passato… un ricordo. 
Un suo ricordo!
Quella voce, la voce che gli ha detto quella frase, è la stessa voce con la quale interloquiva in quel momento, è la stessa che lo elogiava per i suoi poteri chiaroveggenti e che si complimentava per la carica che avrebbe ricoperto da quel momento in poi..
… Una carica divina.

Si ritrovò in ginocchio, lo sguardo sbarrato, vuoto, rivolto a terra. Si sentiva come se lo avessero schiaffeggiato con un guanto di ferro, la testa pesante. Si era perso nei suoi pensieri, non ricordava quando aveva perso il controllo del corpo. Alzò lo sguardo e trovò davanti a sé Inu no Taisho.
Lui era la divinazione, l’Oracolo. Ora si spiegava il perché della sua giovinezza.
Ironia della sorte, un oracolo che non ricordava!
-Che devo fare per riavere i miei ricordi, i miei poteri?-
Il Dio lo guardò di rimando: -Eri il Dio Oracolo, le tue predizioni erano oscure quando le pronunciavi nel presente…-  sospese una mano davanti allo sguardo “dell’uomo” - … come lo erano i tuoi occhi.-
L’ultima cosa che vide Sakuya fu il lampo. 
Le tenebre lo avvolsero.




Inuyasha era in prossimità dei cancelli e lì vide quello che prima percepiva: un’ondata di demoni che brulicava di malvagità.
Come osavano stare lì, fermi, davanti al cancello?
E dov’era Takemaru? 
Non sentiva la presenza di quel demone che lo stava palesemente prendendo in giro mettendogli quella spazzatura davanti le porte di casa!
Cos’era un gioco?
Il livello di quell’accozzaglia non era nemmeno paragonabile alla sua forza!
Si imbestialì, era ovvio ai ciechi che quello era un fottuto diversivo di merda! Che cazzo stavano facendo i suoi generali e tutte le divinità?
L’attenzione della baraonda si spostò su di lui, la sua rabbia aveva fatto aumentare l’aura del dio attraendo i demoni.
Lui guardò la prima ondata di essere che si scagliava su di lui con occhi color ghiaccio. 
Estrasse la sua Tessaiga mentre Eros si impennava e partiva all’attacco.
Sorrise: doveva riciclare la spazzatura, ed era esattamente dell'umore giusto.



Renkotsu, Jakotsu e Bankotsu saltarono in piedi mentre sentivano che l’aura del loro signore si espandeva in maniera omicida.
Un brivido scese per la loro spina dorsale.
Paura? 
No… eccitazione.
Sentirono i cancelli tremare per la forza del vento scaturito dall’attacco del Dio della Guerra.
Bankotsu scoppiò a ridere, felice dell’attacco, mentre prendeva la sua enorme spada e si precipitava a mietere vittime; Renkotsu andò ad avvisare le altre divinità con un sorriso di sghembo sulle labbra mentre Jakotsu andava saltando verso il luogo dello scontro.
Guerra, guerra, GUERRA!!!




Miroku, in riunione con il Signore degli dei, sospirò.
Aveva percepito la presenza di Inuyasha, ma non si aspettava che attaccasse immediatamente. Certo doveva iniziare per forza con un attacco del Dio della guerra… ma non si aspettava all'alba.
Guardò Inu no Taisho che a sua volta guardava con sguardo acuto in direzione della battaglia.
-Non sento la presenza della ragazza…- Al Dio delle Arti gli si rizzarono le carni a quella frase: se Sesshomaru fosse partito all’attacco con la Sounga mentre Inuyasha era in piena adrenalina da battaglia, la feccia che c’era ai loro cancelli sarebbe stato l’ultimo dei loro problemi. – Vai da Inuyasha, fallo ragionare, digli che per la notte si deve ritirare! Io avviso Sesshomaru di non muoversi fino al calar delle tenebre. Nel frattempo vedi di eliminare più feccia possibile.-
Il padre degli dei si avviò  nel regno dei morti, sapendo che nel peggiore dei casi avrebbe dovuto tenere occupato lui stesso il suo primo figlio mentre la battaglia fuori infervorava…
Sarebbe impazzito di rabbia a pensiero di non iniziare la battaglia e con il rischio di non poter affrontare Takemaru.
Un pensiero preoccupante si fece strada nella mente del dio: che fine aveva fatto la piccola protettrice della sfera? Forse era meglio che andava a controllare la situazione al tempio più tardi.
Certo era che l'aura della ragazza non era per niente percettibile, mentre quella di Sakuya… si era incrementata.
Si fermò un attimo, vedendo sua moglie sull'uscio che lo aspettava. Era inquieta. Gli sorrise per rassicurarla.
-Torno presto.- Le disse poggiando una mano sul suo bellissimo volto. Lei chiuse gli occhi, lascandosi trasportare da quella carezza e poggiando una mano sulla sua. Si alzò in punta dei piedi, poggiando leggermente le labbra sulle sue.
-Fai attenzione, mi raccomando.-
Una scossa elettrica si espanse in tutto il corpo, mentre abbracciava quella dea che per lui era tutto, e per la quale era disposto a tutto...
-Non permetterò che quel demone arrivi da te…- le disse mentre si staccava da lei con uno sguardo dolce e oltrepassava la soglia. -Ti affido il resto!-
Era la madre del Dio della Guerra, non gli mancava la conoscenza della strategia bellica.
Si diresse verso l’oltretomba, varcando le dimensioni, il che richiedeva un po' di tempo visto che gli inferi erano completamente distaccati.
Era meglio che si mettevano in campo tutte le pedine….






Rideva, rideva, rideva!
“Oh sì, non fermatevi!” pensava “venite così che io possa sentire il rumore delle vostre carni che si sfracellano sotto la mia lama, i vostri cuori che smettono di battere fra le mie mani!”
Era sceso a terra, il suo destriero bruciava e calpestava nemici.
Tutto intorno a lui l’odore metallico del sangue.
Oh, quegli esseri, quei piccoli pesciolini che si fiondavano da soli nella bocca della tigre!
Rise più forte mentre un’altra ondata cercava di sopraffarlo, il suo volto trasfigurato da linee viola.
Vide però che quella ondata venne ridotta a brandelli prima che potesse arrivare alla sua portata.
Riconobbe l’artefice.
-Bankotsu!!- Urlò mentre con gli artigli faceva fuori due esseri alla sua sinistra. –Che cazzo vuol dire tutto questo?!- Si girò lanciando un “Kaze no Kizu” verso un altro gruppo, facendo volare pezzi di carne e liquidi scarlatti. –Lasci che il tuo signore si occupi della spazzatura?!-
Il dio minore sorrise, tra l’incazzato e l’euforico, mentre si occupava di infilare la spada nel petto del demone di fronte a lui per fracassare lo sterno. –Non volevo che quel bastardo del mio superiore si perdesse il riscaldamento, o la guerra vera a propria!-
Inuyasha rise a quella battuta mentre infilava un braccio dentro il petto di un altro pesce e gli estraeva il cuore che ancora pompava il sangue. Un’ondata di questo gli finì sul viso e, mentre si leccava le labbra schernenti sfracellando l’organo, vi fu un attimo di stasi. Disse al suo sottoposto: -Occupati dell’ala destra di questa discarica, mentre io mi occuperò di quella centrale. Chi mi si avvicina troppo è morto!- 
Appena finito di parlare continuò con la sua danza della distruzione, roteando, saltando e ammucchiando cadaveri col sorriso sulle labbra.




Renkotsu aveva aperto i cancelli, mentre l’attacco alla parte centrale dello schieramento nemico veniva forzato.
Tutti gli dei portati a combattere ed annientare i nemici erano in prima fila, mentre chi doveva tenere i cancelli era dietro.
Era ora di dimostrare ai demoni Chi e Cosa si erano messi contro.
Miroku fischiò allo spettacolo che gli apparve dinnanzi, mentre la sua mano destra gli diventava improvvisamente bianca. –Dopotutto la Guerra è anche un’Arte, e devo ammettere che Inuyasha ha un grande stile in questo- disse a Koga mentre avanzavano insieme. 
Vedeva perfettamente dove si era messo a fare massacro il Dio della Guerra, un turbine di vento e sangue alleggiava sempre intorno a lui.
Il problema era la quantità di demoni che c’era fra lui e il suddetto dio, e problema ancora più atroce, doveva cercare di farlo riflettere e possibilmente farlo ritirare per far scendere in campo il Dio della Morte in tempo per la notte.
Per fortuna aveva l’appoggio degli altri dei: vide intorno a lui la vegetazione crescere improvvisamente e bloccare fino ad un certo tratto i demoni. Ringraziò mentalmente Ayame, che era dietro il cancello a difendere le loro dimore tramite i suoi poteri. 
Aveva lasciato indietro anche Sango: era alla difesa dei cancelli, con il suo Hiraikotsu, Kirara e i veleni. I demoni non avrebbero osato sfiorarla, sapeva cavarsela.
Lanciò per un millesimo di secondo lo sguardo verso la sua direzione ed ebbe la certezza che anche lei lo avesse fatto in quel preciso istante.  Ricordava ancora il suo sorriso di all’apertura dei cancelli, ed il suo sguardo che sembravano dirgli: tranquillo ci vediamo fra poco.
L’amava, amava qualsiasi cosa in quella dea: dalla sua glaciale bellezza ma al tempo stesso il suo tepore in tutto, come un bocciolo di pesco che si sta per schiudere dopo il gelo dell’inverno, alla sua trasformazione in eccellente assassina.
Stavolta al suo ritorno glielo avrebbe detto.
Sorrise mentre apriva davanti a sé il palmo destro, mostrando sopra di essa un occhio nero incastrato al centro della sua mano: qualunque cosa quell’occhio guardava si tramutava in pietra. 
Camminava creando muri grotteschi e statue di deformi gargoylles, mentre Koga lo aiutava a sgomberare velocemente il resto della strada alla sua sinistra.
-Dobbiamo sbrigarci a raggiungerlo!- Gli disse Il Messagero all’improvviso, mentre coi suoi poderosi calci e con il suo enorme guanto artigliato in mitril, un capolavoro di Toutuosai il fabbro, tammazava nemici –Prima che si inebri troppo del sangue!-
“Una parola!” pensò Miroku  mentre con il suo Naginata, un bastone intriso di potere spirituale con una affilata ed elegante lama tondeggiante, colpiva un nemico alla sua sinistra sfuggito all’attenzione del compagno di marcia.
 Dovevano raggiungere Inuyasha e nel frattempo dare una bella ripulita all’ingresso. 
I generali di Inuyasha si erano già  messi all'opera: Bankotsu alla loro destra guidava i numi minori contro i demoni lasciandoli ammazzare quelli più deboli che non soccombevano alla sua spada, mentre allo loro sinistra Renkotsu e Jakotsu si divertivano il primo a sparare con un mega cannone ridendo come un pazzo e il secondo a serpentinare la spada in giro quasi come se stesse volteggiando.
Avevano tempo fino a sera, dopodiché sarebbe intervenuto Sesshomaru. Meglio lasciarli divertire… 
Guardò dove si trovava Inuyasha, al centro dello schieramento nemico. Doveva cercare di raggiungerlo… e farlo ritirare per sera, anche prima.
Gli sembrava molto difficile.




Sango aveva lanciato il suo Hiraikotsu a dei demoni che aveva visto apparire dell’alto: lei aveva affidato il compito di uccidere chiunque avesse attraversato la foresta della morte di Ayame. 
Prima di aprire i cancelli ed effettuare la ripulita, Bankotsu aveva raccomandato alla dea di creare quella foresta mortale per difendere l’entrata da terra.
Riafferrata l’arma, lanciò un’occhiata verso dove era sparito Miroku, scorgendo come per un attimo il suo sguardo
Non poteva pensare a lui al momento: era nel bel mezzo di una battaglia! 
Alzò lo sguardo verso il cielo, la luna quella notte si sarebbe tinta del rosso del sangue.
Riportò la sua visuale al di sopra le fronde della boscaglia assassina, sentendo la mancanza di una presenza: Kagura, la Dea dei Venti, avrebbe dovuto sorvegliare dall’alto la situazione e dirle come stava andando la battaglia sull’ala sinistra, dove si erano fiondati gli dei, e sull’ala destra, dove combattevano i generali del Dio della Guerra, e cosa diavolo stava facendo quest’ultimo.
La dea però era col suo compagno, nell’oltretomba.
Quando l’aveva lasciata era inquieta.
Non poteva darle tutti i torti, nella situazione in cui si trovava il suo eterno compagno.
Però c’era un qualcosa che non le quadrava, ma non si aspettava che le sarebbe arrivata la risposta in quel preciso momento, preceduta da una falce rotante rossa che sgozzava un demone sopravvissuto alla foresta. Si sentì chiamare e vide, avvolta da una tuta bianca aderente che metteva in risalto le sue forme, la Dea della Bellezza.
Kikyo afferrò al volo la falce rossa, rilevatasi una volta ferma nella sua mano un cerchio affilato in determinate parti che all’occorrenza poteva diventare un arco: non di certo un’arma maneggevole, ma lei sembrava sempre sapere con precisione quale parte era affilata e quale no. –Ho appena parlato con Izayoi che ha preso in mano la strategia della situazione, non troviamo Naraku da nessuna parte, né si hanno notizie di sostegno da parte del Dio de Mari.- guardò allora verso il fiume, che  si trovava proprio nella zona in cui era Inuyasha. -Abbiamo mandato dei messaggi al quale ha risposto, ma non si è fatto vivo.-
-Kikyo, da quanto non vedi Naraku e Musou scusa?- le chiese allora la dea. La domanda era lecita. Kikyo aveva un rapporto molto particolare coi due.
Si vide arrivare un’occhiata nervosa –Da qualche tempo ormai, quasi da subito dopo della festa di Inuyasha-  Incoccò una freccia nel suo arco, in allerta: - Non è la prima volta che Naraku sparisce negli ultimi tempi, anche se sono tempi di allerta. Più che Naraku mi preoccupa Musou, lui controlla le acque ed avrebbe dato un valido sostegno ad Inuyasha nello schieramento centrale del nemico, come fra l’altro abbiamo programmato con Bankotsu… ma è veramente da tanto che non lo vedo, e non è normale. Nessuno riesce a respirare sott’acqua per vedere che combina!-
Sango avvertì un brivido freddo giù per la schiena: Naraku e Musou erano fratelli, ed entrambi non si erano presentati all’incipit della lotta.
Doveva andare, avvertire Miroku. Lui sicuramente avrebbe saputo trovare una spiegazione o sapeva perché i due dei non avevano fatto ancora la loro apparizione. La guerra in fondo era un arte strategica, e lui era l'essenza dell'arte. Se non lo sapeva nemmeno lui poi… avrebbe trovato una soluzione, ed avrebbero agito. 
Non poteva però abbandonare i cancelli a loro destino. 
-Devo andare!- disse alla dea della bellezza mentre questa si preparava ad un eventuale attacco. –Devo avvisare Miroku, non vorrei che accadesse qualcosa prima che sia troppo tardi!-
Kikyo rimase in silenzio per un attimo, riflettendo: la foresta di Ayame era fitta e piena di piante velenose, difficilmente il nemico l’avrebbe sorpassata e lei e la sua arma erano in grado di prevenire qualsiasi cosa. –Va bene, vai. Forse lui saprà qualcosa visto che era con Taisho….-
Sango annuì e prima di andarsene consegnò una scatolina alla collega. –Sono dei veleni, se i nemici ti circondano e sono troppi lanciali su di loro, le nubi di gas li ammazzeranno ma non nuoceranno a te.-  Chiamò Kirara e le salì in groppa mentre Kikyo si preparava a sostituirla ringraziandola per il pensiero. Doveva correre.





Takemaru alzò la testa dalle mappe che aveva davanti, strabiliato, mentre sentiva un’aura fino ad allora inesistente, quasi come fosse morta, risorgere. 
-Lui!-  Quell’esclamazione gli uscì con un odio gutturale dall’animo. –E’ vivo, porca puttana! E’ ancora vivo!-  Si girò verso il suo complice, con lo sguardo pieno d’ira –Come hai potuto nascondermelo, maledetto, come?!-
L’altro non batté ciglio allo sfogo, anche se doveva ammettere che era sorpreso da quello sviluppo di eventi.
L’Oracolo, il dio che tutti gli dei rispettavano, tragicamente scomparso durante la prima grande guerra, era riapparso. Cercò di individuare la fonte di quell’aura che sembrava in subbuglio e confusa ma qualcosa, o meglio qualcuno, lo prese per il collo e lo schiacciò contro la parete rocciosa del quartier generale demoniaco, minacciando di soffocarlo.
-Tu mi hai mentito…- A due centimetri dal suo volto il Signore dei Demoni lo guardava con lo sguardo iniettato di sangue ed il volto trasfigurato da macchie violacee che si espandevano fino alle corna che gli spiccavano dalla testa, in mezzo a quei folti capelli neri
Credeva di fargli paura, a lui? Con quegli spuntoni rossi che gli spuntavano dalle spalle e gli artigli affilati che minacciavano di soffocarlo? Iniziò a sogghignare mentre con la mano afferrava il polso del demone per fargli mollare la presa. Gli iniettò al suo tocco l’angoscia, il freddo, la paura.
Takemaru mollò la presa, un po’ basito per le sensazioni che provava, guardando con un misto di paura ed ira la figura davanti a lui ridere. –Chi si immaginava un simile sviluppo? Averlo sotto il naso e non accorgersene nemmeno.- Fece una piccola pausa. –Questo cambia i nostri piani, sai dove si trova comunque il tuo amico d’infanzia?-
Il demone lo uccise con lo sguardo: -Non è più mio amico.-
-Si trova con Inu no Taisho nel tempio di quest'ultimo… probabilmente lo aveva sigillato. -
Si mise ad analizzare il potere del dio che credevano tutti scomparso… aveva un aura familiare, che aveva recentemente sentito…. Ma era di una femmina…
Quando ci arrivò sorrise di gusto. -Inoltre mi sa che abbiamo trovato il nascondiglio della piccola protettrice della sfera. –
Il Demone sorrise a sua volta, girandosi verso la direzione dove sentiva arrivare quelle aure che tanto desiderava cancellare -È un occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, la fortuna sembra sorriderci.- Si incamminò verso l’uscita da quel luogo oscuro col sorriso stampato sulle labbra melliflue.
 –A quanto pare oltre che prendere la pargoletta puoi anche vendicarti sul tuo amico, chissà che faccia farà quando gliela strapperai via?-  Takemaru sghignazzò sentendo quelle parole, e pregustò la faccia della fonte delle sue disgrazie trafitta dal dolore della perdita. 
Uscendo dalla grotta ed oltrepassando la barriera demoniaca, il dio oscuro si rivolse alla figura alla sua destra. -Noi stiamo andando, scendi in campo con le tue truppe e distrai quegli stupidi dei per un bel po'. –
-Si Mio Signore- disse chinandosi, con voce innaturale, il tridente che luccicava…
Si sentiva euforico: con la sua comparsa avrebbe completato in maniera perfetta la sua vendetta, avrebbe inflitto dolore, morte e disperazione a chi se lo meritava.
La troppa sicurezza può far commettere degli sbagli, mio caro fratello…
Seguì quel demone , gioendo ferocemente. 

 






NDA
Ben ritrovati a tutti!
Dunque in questo capitolo avvengono diversi fatti in diversi momenti della giornata....  per questo trovate vari personaggi in diverse situazioni. Spero non risulti troppo confusionario o altro!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per la lettura!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 21 ***











 
CAPITOLO 21





Vedeva, finalmente vedeva.
Prima poteva solo sentire con le orecchie e con l’ aura, il suo corpo non rispondeva al tatto, né la sua bocca riusciva ad esprimere parole.
Finalmente però aveva aperto le palpebre!
Si guardò intorno, era buio. 
Un giorno era passato, era piena notte.
Aveva combattuto tutto il tempo col suo corpo, alternando momenti di veglia a momenti di coma profondo, ma aveva sentito: lo spirito di Inuyasha stava fremendo nella lotta. 
Senti la pelle d’oca sul corpo, contenta anche di riuscire finalmente a percepirla, mentre avvertiva la furia omicida del dio. 
Non era ancora impazzito.
Come aveva potuto lasciarla lì da sola inchiodata a letto con un gesto tanto meschino? Si era approfittato della situazione, mentre lei aveva tutte le sue difese abbassate…
C’era un’altra cosa tuttavia che la preoccupava al momento, e si trovava esattamente sotto il suo stesso tetto: suo padre.
Era venuto solo una volta, dopo qualche ora che se n’era andato quello stupido dio e per portarle da mangiare, ma dopo il pranzo non si era più fatto vivo. La sua aura poi, era cambiata: da quando un’aura può diventare così potente ed espandersi fino a quel livello? Sembrava quasi l’aura di un dio. Penava, era un’aura sofferente, che teneva gli esseri umani lontani e che intimava a loro angoscia e morte nel futuro.  
Perché non la raggiungeva? Poteva anche quietarlo, condividere con lui le sue ansie. Aveva il terrore, il bruttissimo presentimento che suo padre nascondesse qualcosa.
Maledì mentalmente Inuyasha per averla ridotta nello stato in cui non riusciva a dare aiuto alle persone che amava.
Il suo indice destro si mosse, seguito da tutta la mano. Anche i piedi stavano iniziando a muoversi Esultò. Doveva solo aspettare, tenere sotto controllo le aure che la circondavano, e presto avrebbe potuto muoversi.
Qualcosa di pesante e metallico cadde violentemente e il rimbombare di quel suono nell’edificio arrivò fino al suo orecchio insieme ad un urlo di angoscia, preoccupandola come mai fino a quel momento.  Suo padre…






La notte era vicina finalmente.
Durante la notte si accendevano i fuochi, si ci rifocillava, si festeggiava la vita, si piangeva chi l’aveva perduta. Le guerre di notte avevano una sorta di stasi, si fermava tutto, non si vedeva più nulla, e si lasciava che le tenebre consolassero l’animo ferito degli uomini.
Degli uomini per l’appunto.
Inuyasha rise euforico mentre il sole tramontava e la guerra continuava.
Oh, altro che battaglia fra uomini, altro che stanchezza, urla stridule e pianti, qui c’era il meglio della lotta! I fuochi non erano quelli dell’accampamento che accoglieva i vincitori ed i vinti: erano fuochi che come combustibile avevano i corpi dei demoni morti e non!
Che stupidi, cercavo di bruciarlo con le fiamme vive ma il suo mantello di hinezumi lo proteggeva egregiamente e deviava le fiamme sugli altri demoni che finivano incendiati a vivo.
Però non bastava, penso guardandosi in giro, c’era bisogno di molto, molto più fuoco.
-Kaze no Kizu!-  Lanciò uno dei suoi attacchi preferiti di Tessaiga, ed un forte vento scaturì dal fendente che ebbe come effetto di espandere le fiamme che lo circondavano e creare molto più combustibile con i demoni che avevano incontrato la ferocia di quella raffica.
Si girò e ne lanciò un altro dietro di lui, creando lo stesso effetto di prima.
Dopo di ciò si fermò, col fiatone, notando che al momento non c’era nessuno da attaccare: lui stesso ed il fiume, ormai tinto di sangue demoniaco, erano circondati dalle fiamme.
Si rilassò per qualche secondo, riflettendo sul perché ancora Takemaru non si era fatto vivo, malgrado fosse mezza giornata che tutti combattevano. 
Guardò le fiamme guizzare e scoppiettare senza posa: doveva stanare il Signore dei Demoni.
Prima però doveva aiutare gli altri dei a sbarazzarsi della spazzatura, quei netturbini inetti.
Iniziò a piovere in maniera copiosa.
Posò la Tessaiga nel suo fodero, aspettando che le fiamme si placassero e cercando di riprendere almeno un poco di fiato. Fino a quando era in movimento non se ne era accorto ma aveva bisogno di un po’ di recupero: il suo braccio sinistro era ustionato, perdeva un po’ di sangue da una gamba e sulla guancia destra aveva un taglio un po’ fastidioso, probabilmente era avvelenato...
Si toccò quel taglio notando che il sangue che usciva era marrone, segno di avvelenamento.
Il pensiero gli volò per un attimo a Kagome, ma lo scacciò quasi subito quando notò che ad un centinaio di metri da lui il fuoco sembrava quasi bloccarsi, quasi come se diventasse pietra. 
Arrivavano un po’ tardi i rinforzi, no? Pensò ridacchiando. 
Se Miroku stava arrivando vuol dire che c’erano novità inerenti al nemico in arrivo, e che questi al momento si era ritirato. Si preparò a fare un salto un po’ deluso, la sera era il momento migliore per combattere, per gettare una voce al dio delle arti. 
Saltò, aspirò l’aria che sapeva di morte e distruzione che a lui tanto piacevano, e stava per palesare la sua presenza all’amico quando il rumore e un’ondata d’acqua provenienti dal fiume lo travolsero, spegnendo parti delle fiamme.
Si ritrovò schiacciato senza fiato contro la terra che era un misto di fango e sangue dalla potenza di uno tsunami, non capendo cosa diavolo stesse succedendo.
Appena l’ondata si fu placata si girò verso il fiume, lo vide.
Era Musou, il dio dei mari.





-Quello stupido…- 
Queste furono le parole del Signore dell’Oltretomba mentre il padre gli comunicava che non poteva scendere in battaglia, rimbombando nella grande sala ottagonale.
Sesshomaru era seduto sul suo trono nero di teschi ed ossa incrociate, all’estremità della grande sala. La luce in quel luogo era data da dei fuochi fatui che spuntavano da dei candelieri innestati nella doppia fila di colonne tortili e grottesche che circondavano la sala. 
Kagura guardò preoccupata il suo signore e marito, mentre questi fronteggiava il padre con sguardo fiero. Il non potere scatenare la potenza devastante de Dio della Morte in battaglia era un terribile handicap per l’esercito celeste. Doveva in teoria entrare in scena al calare delle tenebre con parte del suo esercito infernale: nelle tenebre il Mietitore poteva scatenare tutta la sua potenza. In vero c'era ancora tempo in quanto era primo pomeriggio, ma quello stupido poteva restare anche per tre giorni di fila a combattere e non poteva permettere che entrasse in risonanza con la Sounga in stato feroce.
Inu no Taisho sospirò mentre diceva: -Andrò a prendere Kagome, che Inuyasha lo voglia o no.- guardò in alto nella sala, ammirando dentro di se il tetto formato da nubi in movimento che sembrava assorbire la luce e le colonne, dando l’impressione che queste non avessero fine. - Non possiamo trattenerti qui considerando l’orda che abbiamo di sopra ai nostri cancelli e Takemaru in procinto di attaccare. Quella ragazza è l’unica che possa farlo placare nel peggiore dei casi.-
La Signora dei Venti e delle Tempeste sentì la pelle accapponarsi a quelle parole, e il suo pensiero corse a Naraku, suo genitore. Era il Dio della Discordia e delle Furie… ed era scomparso .
-Kagura.- La voce glaciale di Sesshomaru la distolse dai suoi pensieri. –Cosa ti turba?-
Era incredibile come riuscisse a capire cosa le passava per la testa. Stette in silenzio, guardando lo schienale del trono. Non poteva rimanere lì, doveva andare e vedere cosa stava succedendo, dare un aiuto. Era combattuta se stare al fianco del marito o andare.
-Mio Signore- disse lei rivolgendosi a Inu no Taisho. –Permettetemi di venire con voi: ho un brutto presentimento per quanto riguarda Kagome.-
Il Signore del Dei sembrò un po’ turbato da quelle parole, ma acconsentì di buon grado: -Con la regina degli inferi al mio fianco , possiamo anche arrivare prima del solito. Mi chiedo se Sesshomaru però sia d’accordo con la tua partenza.-
L’interpellato si alzò dalla sua postazione, guardando dritto negli occhi rossi della sua sposa. Sembrava determinata ad andare. –Non ti ho mai chiesto di rimanere al mio fianco, Kagura. Se desideri andare, vai, io saprò cavarmela in caso di assedio.- Le mise le mani sulle spalle bianche. La  guardò attentamente in ogni centimetro del suo viso. La dea poteva dire con certezza che era preoccupato per lei, malgrado ad un interlocutore esterno sembrava che dal suo viso non trapelasse emozione. Si staccò da lei, e si volse verso il padre. –Avete intenzione di riportare qui quel dio?-
Il Signore degli dei annuì verso il figlio, stranito da come aveva capito le sue intenzioni. -Come sapevi che lui era..?-
-Anche se ero un bambino Padre, ricordo ancora di quando era umano e non era ancora trasformato.
Permettetemi di mettervi una scorta per andare nel regno degli uomini.-
-Non dividere le tue forze Sesshomaru, io so cavarmela egregiamente. E poi ho Kagura con me.- posò una mano sulla spalla del figlio maggiore, pensando quanto assomigliasse a sua madre. -Visto che ci siamo, ti affido un compito. Non puoi saperlo ma non riusciamo a contattare Musou…  non ti ho avvertito per poterti organizzare meglio l'esercito…-
-Manderò uno dei miei morti a controllare la situazione.-
La sposa della morte si avvicinó  verso di loro, staccandosi la piuma che le reggeva i capelli sul capo e buttandola a terra. Questa improvvisamente divenne gigante ed lei ed Inu no Taisho vi salirono sopra. Sesshomaru si avvicinò, poggiando una mano su un lato della piuma e subito Kagura la coprì con la propria, guardandolo con gli occhi rubino pieni di sentimento. Gli occhi del dio erano freddi, immutabili. –Starò attenta.-
Lui si avvicinò all’orecchio della dea, e le sussurrò qualcosa che la fece sbiancare e che il dio al loro fianco non poté sentire. Subito si staccò da lei, e la scrutò per un secondo con uno sguardo deciso, prima di allontanarsi.
La Signora dei Venti e delle Tempeste si concentrò, sentendo la brezza che scorreva in lei espandersi, scatenarsi e gioiosamente librarsi, facendo sollevare la sua piuma.
Partirono, trasportati dal vento, per attraversare il mondo dei morti per andare nel tempio
Kagura pensò alle parole che le aveva detto il marito con apprensione, mentre Inu no Taisho la guardava in maniera imperscrutabile.
-Stai attenta soprattutto a tuo padre, non so cosa stia tramando ma l'ho visto girare dove non dovrebbe  .-




-Possibile che questi cosi non finiscano mai?!- Koga sferrò un calcio contro un demone lumaca gigante, tranciando il corpo di questi a metà. Stava per avanzare quando notò che la carcassa alle sue spalle si stava ancora muovendo: si girò del tutto e notò che i lumaconi adesso erano due.
Un enorme gocciolone gli spuntò sulla testa, guardando quell'orrido spettacolo: perchè non era rimasto con la coppietta ritrovata in mezzo ai cadaveri? No, lui non voleva ascoltare le congetture di Sango, voleva andare subito da Inuyasha per farlo calmare e magari ritirare per far entrare in campo Sesshomaru! Era quasi il tramonto, cavolo! Li aveva lasciati indietro, in una zona completamente murata dal Dio delle Arti, a parlare.
A quanto pare c'erano dei problemi al piano degli dei...
Vide che i due esseri davanti a lui si gonfiarono e, spalancando le fauci, vomitarono entrambi dell'acido verde e marrone nella sua direzione. Abbastanza sconcertato dal pensiero di essere ricoperto da dei succhi gastrointestinali demoniaci, Koga scartò di lato andando a sbattere su un altro demone, stavolta farfalla, che sbattendo le ali sparse della polvere irritante. Si ritrovò con gli occhi rossi che gli lacrimavano, a starnutire saltellando mentre cercava di evitare i conati di vomito dell'altro. 
Lo salvarono da quella situazione alquanto imbarazzante e fastidiosa Miroku e Sango, che finalmente lo aveva raggiunto. Miroku si occupò delle due lumache pietrificandole mentre la dea col suo Hiraikotsu cosparso di veleno mozzò la farfalla che si era appena librata in aria. 
-Dobbiamo assolutamente proseguire- disse il dio appena arrivato. -Ho un brutto presentimento: Inuyasha si trova vicino ad un fiume, e Musou non si è fatto vivo finora.-
Miroku alzò lo sguardo, e notò a poca strada da loro delle altre fiamme spostate dal vento del Kaze no Kizu del Dio della Guerra. Stavano per raggiungerlo e a quanto pare stava bene, non percepiva auree maligne provenienti dalla sua persona, né troppi demoni da sopraffare fra loro e il dio.
-Credi davvero che a Musou non importi perché è più interessato al regno dei mari? ! Esistono demoni marini, sai?  E Naraku allora?- ribatté la dea, mentre attaccava un altro demone proveniente dall'alto. 
-Quel codardo...- borbottò Koga mentre continuando ad avanzare sentiva i discorsi dei suoi compagni.
-Naraku può anche non partecipare, lui ha poteri che fanno scaturire nell'animo disaccordo e paura, e questi possono influenzare sia i nostri nemici sia noi dei se siamo nelle vicinanze, soprattutto in Inuyasha mentre combatte. Fra l'altro non si è mai esposto alla lotta in vita sua, sarebbe inutile in battaglia.- col suo Naginata tagliò una lunga lingua serpentina che tentava di afferrargli la caviglia, mentre Sango dava il colpo di grazia alla parte restante del demone. Inutile in battaglia ma un portento per organizzare attacchi a sorpresa… -Ma Musou è un’altra storia: controlla le acque, e tutte le loro pressioni... fino a ieri sera con Bankotsu ed il venerabile Inu no Taisho cercavamo di contattarlo… se ci fosse stato un attacco lo avremo saputo.- 
Sango annuì a quella risposta, pensando a cosa potesse accadere se davvero Miroku aveva visto la situazione nella maniera giusta: Naraku dalla parte dei demoni e Musou sotto il controllo del fratello.
Continuavano ad avanzare a stento, i demoni vedendo la devastazione e la potenza del Dio della Guerra avevano deciso di scagliarsi su di loro che erano più deboli. Ormai camminavano fra poltiglie di cadaveri. Dopo aver sconfitto l'ennesimo essere, il dio delle arti decise che adesso poteva anche sfoderare il suo asso nella manica. Si era stancato di perdere tempo e se sospettava bene era in erano tutti in pericolo. Naraku era il dio della discordia, aveva il potere di manipolare persone ed avvenimenti come più gli agiava, la sua persuasione era assoluta. -Sango, dammi il permesso di cavalcare Kirara!- 
La dea annuì a quella richiesta e la sua compagna di mille avventure fu affidata a Miroku, che si librò in aria con quel portentoso animale mentre con gli occhi dalla mano sinistra poggiata sul viso, recitava a bassa voce una formula. Sango capì subito quello che intendeva fare: -Koga, presto, nasconditi dietro qualche carcassa di demone!-
-Come, cos...?-
-Non c'è tempo!- disse la dea afferrandolo per la coda e nascondendosi in fretta con lui.
Le parole che prima il dio bisbigliava sembravano aumentare di tono, fino a rimbombare in tutta l'area intorno a loro con forza. I demoni si lanciarono contro di lui, sentendo la minaccia che correvano e decidendo di finirlo prima che facesse qualcosa. Era troppo tardi per loro...
Miroku urlò la parte finale della formula e spalancò gli occhi e la sua mano in contemporanea: i primi erano divenuti solo delle orbite vuote  mentre la sua mano adesso aveva tre bulbi oculari. 
Puntò il palmo dritto davanti a sé, una forte luce oscura scaturì da esso che investì i demoni tramutandoli in statue di pietra.
Iniziò a piovere.
I due dei uscirono dal loro nascondiglio, la calma intorno a loro.
Koga fischiò, guardandosi intorno: -Alla faccia del libertino!-
La dea alzò lo sguardo e vide il suo compagno accasciato su Kirara. Appena arrivato a terra subito lo raggiunse, chiamando il suo nome. Lo girò col viso rivolto a lei: aveva gli occhi chiusi e la sua mano sinistra era stretta a pugno. -Eheh...- esclamò lui, gocce di sudore che gli imperlavano la fronte. -Avrei voluto che non mi vedessi mai più così sai? L'ultima volta non l'hai presa tanto bene...-
-Stupido!- disse lei -L'ultima volta ero impreparata e tu non hai avuto la delicatezza di chiudere gli occhi ed ho visto le tue orbite vuote!-
-Ma fare opere è il mio mestiere, e son piuttosto bravo nello scolpire non lo puoi negare! Ho anche io gusto per certe cose!- disse col sorriso mentre la dea stava per ribattere malamente.
-Mi dispiace interrompervi, ma dobbiamo raggiungere quello stupido che sta creando tutto quel fuoco.-  Koga si avvicinò ai due, prendendo Miroku sulle spalle. -Ce la fai a vedere e camminare?-
-Potrei vedere con la mia mano, ma pietrificherei quello che vedo, e gli occhi ci stanno un po' a tornare al loro posto... devo vedere per camminare, ed inoltre con questo attacco perdo molte energie.-
-Va bene, ti porto io, infondo hai sgombrato la strada. Sango vai avanti su Kirara!-
La dea annuì e continuarono senza intoppi deviando le fiamme, montagne di pezzi di demoni e poltiglie che prendevano fuoco, quando finalmente raggiunsero il Dio della Guerra.
Sango mozzò un'esclamazione, mentre Kirara iniziò a ringhiare. Miroku sentì Koga, accanto a lui, irrigidirsi:-Che succede?-
-Inuyasha... sta combattendo contro Musou.-




Stava guardando il mortale, ormai non più tale, ai suoi piedi mentre veniva sottratto di uno dei suoi sensi principali: sacrificio necessario per poter riacquisire il potere perduto. 
Lo vide affermarsi il viso mentre urlava, andare all'indietro e cadere rovinosamente a terra insieme ad un lucernario di rame finemente intagliato.
Stava soffrendo, stava ricordando…. Piangeva.
Il volto cosparso da lacrime di sangue.
-Sakuya…-
Il Signore degli Dei pronunciò il suo nome. Sembrò che lo chiamasse da un lontano passato, che lo ripescasse dalla sua infanzia, millenni or sono.
Alzò il volto…. 
Degli occhi completamente neri, con delle stelle dentro, ma vacui, fissarono Inu no Taisho.
Non vedeva, no, ma percepiva tutto.
-Mio Signore…- si alzò dopo un po' di tempo, contemplando il nulla con quello sguardo universale. Gli si aggrottò la fronte, mentre con voce grave decretò  - …ora capisco, ora io so tutto.-
In quel mentre Kagura entrò a perdifiato, sentendo quel potere latente venire da dentro l'edificio, e rimase strabiliata nel ritrovare un dio che credeva scomparso durante la grande guerra. Stava per dire qualcosa quando fu interrotta da Inu no Taisho. 
-Avevo bisogno di qualcuno completamente slegato da questo mondo, ma con un potere di un dio potente almeno quanto me… io non potevo andarmene ma tu, che come me hai potuto attraversare quella porta, hai potuto vedere, hai acquisito questo potere immenso da essere umano elevandoti a Dio… ma non potevi essere tu...-
-Ero troppo soggetto alle regole, al gene intrinseco di questo mondo, alla visione di noi dei, al tuo potere di comando assoluto che hai trasmesso ai tuoi figli- disse atono Sakuya mentre abbandonava del tutto il titolo onorifico che spetttava di diritto al Dio Supremo -Serviva qualcuno che era sì connesso ma che si sottrasse alle regole della logica di questo mondo. La mia prole sarebbe servita a questo scopo…. Per riparare le colpe…- 
Il Dio davanti a lui annuì mentre Sakuya continuava -Ero un umano, un tempo, un eroe che adesso viene tramandato come una leggenda. Insieme al mio compagno abbiamo compiuto imprese impensabili per degli esseri umani, ma fu un giorno, il giorno in cui andammo a salvare una piccola dea si compì il fato: Takemaru si perse completamente negli occhi di quella fanciulla, aspirando il di lei cuore.- 
Kagura stava ascoltando incredula… lui era quel Sakuya.
-Quella celestiale creatura, pura come la rugiada e sincera come il canto di un usignolo, però aveva un unico peccato: era già innamorata del dio più potente che poteva esistere, e non poteva tradire i sentimenti che provava nei suoi confronti, ma soffriva tanto perché non poteva portare quel dio a tradire… lei era la Dea della Fedeltà e lui il Dio dei Cieli, promesso della dea degli Inferi - Sakuya si avvicinò al suo superiore, ormai suo pari, senza mostrare segno di sottomissione. -La volevi, la volevi talmente tanto che dicesti a Takemaru come diventare un Dio per poter avere la Fedelissima Izayoi, illudendolo che lei si sarebbe innamorata di lui.- Una smorfia si presentò sul bellissimo volto del Dio mentre la donna al suo fianco rimase allibita -Bisogna uccidere un dio per poter diventare a tua volta un essere celestiale, dicesti, ed una di questi era di troppo per le tue vogliose ambizioni. Mandasti Takemaru ad uccidere la tua consorte, la madre del nobile Sesshoumaru, Signora delle anime erranti, per salvare Izayoi dalla minaccia di morte di questa. Io tentai di fermarlo, coi miei poteri di previsione avevo visto le sue intenzioni, ma quasi mi uccise.- 
Prese un profondo respiro prima di proseguire. -Fu in quel momento che avvenne il miracolo, o il maleficio. Dopo di me il mio amico, il mio compagno di avventure riuscì a ferire mortalmente la dea e questa, in preda alla rabbia sorda per essere stata lasciata da sola, esplose in una potente luce. Questa investì me e Takemaru tramutandoci completamente. 
L'immortalità di un dio mi fu donata dall'imperatrice degli Dei in punto di morte ma in cambio persi tutti i sentimenti umani, mentre Takemaru divenne un demone pieno di bramosia 
 e  di ira nel vedere la donna da lui profondamente amata tra le braccia di un altro… - stette qualche secondo in silenzio, a riflettere, per poi riprendere 
-All'epoca non sapevo che quando un dio muore sì, ne sorge un altro, ma se viene assassinato da esso ne sgorga un demone… ed adesso so che il desiderio di vendetta di Sounga-sama, la prima consorte celeste, divenne una spada maledetta piena di ira per gli dei rifugiandosi nelle mani del proprio assassino per di placare l'odio nei confronti del proprio marito che l'aveva lasciata in balia degli spregevoli esseri umani.-
Il silenzio calò nella grave dimora, interrotto dalla pioggia che iniziò a scrosciare. La voce di Inu no Taisho si mescolò al suo elemento, mentre continuava la storia dell'uomo di fronte a lui. -Sesshomaru all'epoca era solo un fanciullo, ma capì perfettamente che sua madre era stata assassinata. Si allenò col solo intento di vendicare la madre e quando fu pronto a succederle come Dio degli Inferi divenne signore della Tenseiga, la spada della resurrezione, e con quella affrontò Takemaru che si era appropriato della Sounga, la spada della morte.
Nel frattempo io conquistai Izayoi, ignara di tutto quello che era accaduto alla mia prima consorte, e concepimmo Inuyasha. Ma successe un fatto, il bambino nato da quell'unione non era un dio benevolo e questo mise in angoscia la mia amata, tormentata dal fatto che non poteva accade una cosa come la Guerra nel mondo. Dovevo sapere a cosa era dovuto, e l'unico che mi poteva rispondere eri tu, ma i tuoi poteri di preveggenza erano rimasti umani e non sapevi niente. Ti comandai di aprire la Porta della Luce, per aumentare i tuoi poteri e tu, da bravo essere senza emozioni, lo facesti. 
Riuscisti a potenziare il tuo dono innato, e grazie al tuo nuovo e potente potere di preveggenza organizzammo un attacco a sorpresa. Riuscimmo a prendere la Sounga per darla a Sesshoumaru, sigillando Takemaru nella Porta dell'Oscuritá, dove si era rifugiato per riprendersi dallo scontro. Inuyasha era ancora un bambino all'epoca ma ricordo ancora in cosa si tramutò quando vide per la prima volta la spada che pendeva al fianco del fratello. Un demone, un mostro che non esitò e ferire gravemente la propria madre per poter avere quel potere demoniaco. Quel bambino doveva essere fermato… -il Padre degli  Dei chiuse gli occhi ricordando l'orrore e il dolore negli occhi della moglie mentre con un colpo assestato riduceva il bambino all'incoscienza mentre intimava al figlio maggiore di andarsene. 




Perchéperché non sono stato scelto io?!!”quella frase furente urlata da Takemaru rimbombava nelle tempie di Sakuya , ma si andava sempre di più allontanando l'angoscia portata da essa.–Avevo organizzato il piano per impedire il trionfo del mio vecchio amico. Quando lo sconfiggemmo per mandarlo nel mondo delle tenebre vidi per la prima volta la spada dalla quale scaturì la mia profezia e vedendo la reazione di Inuyasha  fu tutto esplicato. Quel bambino doveva essere sconfitto da un essere di un altro mondo ma coi poteri di questo, o la sua dipartita per mano avrebbe creato un altro Takemaru; la prole di un dio potente ma non legato ai classici dei, né al loro universo era adatta a questo scopo. Un essere dello stesso livello, ma completamente opposto per essenza; un essere non nato per volere e passione e potenza innata, ma per dovere, calcolato e addestrato.
Bisognava sapere come uccidere un dio, come bloccarlo come difendersi e prevederlo... bisognava allevarlo senza passione…
Rispondevo a  tutti i requisiti: non avevo sentimenti né attaccamenti, vivevo nel futuro e sapevo perfettamente come uccidere un dio. Fui mandato lontano per compiere la missione di portare la mia prole per Inuyasha, il bambino maledetto nato dal tradimento della dea della Fedeltà, e far credere a tutti di essere morto.
Riattraversai la porta della Luce stavolta per spingermi oltre la sua conoscenza e andare in un mondo popolato di soli uomini, affine al nostro ma che dipende solo dell’intelletto. Portai con me la Sfera dei quattro spiriti, incanalatrice del mio potere divino che mi permetteva di sapere dove andare in quei mondi sconfinati.
Attraversando la luce però successe un fatto curioso: scordai di essere  un dio e tornai un umano, con tutti i suoi sentimenti e le sue angosce, e mi innamorai. Il potere dei ricordi è immenso, e senza di essi formai una famiglia e la maggior parte degli avvenimenti di questo luogo sparirono, come in un sogno…. Divenni il sacerdote del tempio Higurashi grazie ai miei poteri purificativi che non erano scemati da quando ero un semplice umano. La Sfera dei quattro spiriti che permetteva di viaggiare nei mondi, fu conservata gelosamente da mia moglie come cimelio del nostro primo incontro. Un giorno la ritrovai mentre cercavo una cosa per Sakura dentro il suo comodino, e questa mi rimandò indietro risvegliando parte del mio potere divinatorio e dandomi dei parziali ricordi… ma rimase con…-
Una voce femminile lo interruppe.
-…Con me, rimase con me…-





 
NDA
E finalmente tutti i nodi stanni venendo al pettine! 
Grazie per avereavere aspettato fino adesso e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Al prossimo aggiornamento, fatemi sapere che ne pensate.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22
 

Il Dio della guerra si ritrovò ad annaspare, il cerca di ossigeno. 
Non aveva avuto il tempo di elaborare il fatto che Musou lo aveva attaccato che si ritrovò completamente sopraffatto dalle onde del fiume, racchiudendolo in un bozzolo.
La pressione dell'acqua si concentrò in lance affilate che gli perforarono le gambe, facendogli perdere le ultime bolle d'aria che gli rimanevano in gola, ma fu il suo istinto a salvarlo dall’agonia dell'annegamento. Afferrò la sua spada, sfoderandola alla velocità divina e scatenando  la tecnica Batto fece esplodere l’acqua in miliardi di gocce. I polmoni gli si riempirono dolorosamente di ossigeno mentre le gambe cedettero, si sostenne alla Tessaiga per poter stare in posizione eretta. 
-Traditore bastardo! !!- tuonò col fiato corto al Dio dei Mari mentre questi gli puntava il suo tridente -Hai intenzione di combattere contro la tua stessa razza?! Hai trovato chi ti farà diventare un…!-
Nemmeno ebbe il tempo di finire la frase che Musou si gettò su di lui che si vide costretto a scartare di lato. Con una torsione il suo nemico sferrò un fendente che prontamente il Dio della Guerra parò con la spada, ma avendo le gambe pesantemente ferite non riuscì  ad arrestare la potenza del colpo e si vide sbalzare via. Mentre era in aria con la coda dell'occhio notò che le acque del fiume lo stavano nuovamente per avvolgere.
-Kaze no Kizu!-
Le acque si ritirarono per difendere il proprio Signore con una barriera acquatica mentre Inuyasha atterrava sulle proprie ginocchia, aggrappato saldamente all’elsa della sua spada piantata al suolo. Un sudore freddo scaturito dalle ferite gli attraversò la schiena. I suoi occhi d'ambra scrutarono attentamente Musou. Qualcosa non andava… non aveva proferito verbo il che era strano. E questa dannata pioggia gli incrementava solo i poteri!
Che cavolo stava facendo il suo vecchio?!
Lo vide alzare un braccio nella sua direzione, la mano che lo indicava, mentre l'acqua si riscagliava contro di lui. 
Qualcuno gli si parò davanti mentre una forte luce lo costrinse a schermarsi gli occhi col braccio.
-Tutto bene Inuyasha?- La voce di Koga gli arrivò alle orecchie mentre vide Miroku di spalle che si sferragliava davanti ad un muro di pietra acquatico nel quale si ergeva la statua di Musou. 
Non rispose, frugò dentro il pettorale della sua armatura per prendere il suo sedativo, per poi bestemmiare contro se stesso quando si rese conto che lo aveva lasciato tutto a Kagome…
-Ho bloccato Musou- il Dio delle Arti era fermo con il braccio ritto davanti a sé, la mano spalancata rivolta verso il traditore. Si girò verso l'amico mostrando il suo volto ricoperto da strisce scarlatte di sangue e sudore. -Non so cosa è successo ma Musou non sembra in sé….  E tu hai abbassato la guardia.- Inuyasha imprecò pesantemente conscio che quel pervertito aveva per una volta ragione. 
-Non posso allontanarmi o con il suo potere riuscirà ad infrangere il mio incantesimo… Sango!- Si rivolse alla dea che sulsultò -porta via con te Inuyasha, ha bisogno di cure. Tu Koga vai a prendere Ayame, con il potere delle sue piante dovremo riuscire a bloccare Musou più a lungo, in fondo le sue acque non faranno che accrescere il potere arboreo di Ayame-sama. – Il Messaggero annuì mentre spariva in un vortice di polvere.
Il Dio della Guerra incassò il colpo mentre Sango gli si avvicinava con Kirara. Si alzò faticosamente in piedi quando si accorse di un frastuono che si avvicinava. Stava per attaccare in quella direzione quando si sentì spingere in groppa a Kirara ed immediatamente prendere il volo. 
-Sango!!!- Urlò il nome della dea fra l’irato e il preoccupato mentre la vedeva diventare sempre più piccola mentre saliva di quota.
-… ti avevo detto di andare con lui.- si sentì dire la Dea mentre con la mano destra afferrava il suo Hiraikotsu, un grande boomerang che sembrava una luna calante di morte pronta per lo sterminio.
-Non esiste che io ti lasci da solo ad affrontare questo inferno.- la voce era tagliente, decisa. Miroku sapeva benissimo che espressione aveva in quel momento la donna e si ritrovò a sorridere malgrado la situazione, il cuore colmo.
-Sango?...-
-Hn?-
-… Ti amo. –
La dea arrossì pesantemente -Ma che..?!-
-Attenta!- 
Si girò alla sua destra ed uccise un demone minore con la spada. Dietro di lui ne stava arrivando una piccola orda e lei lanciò Hiraikotsu per devastarla. Ancora rossa in viso riafferrò al volo la sua arma, mentre la rilanciava inveiva contro Miroku -Ma ti sembra il momento?!- 
-Sì visto che questo bastardo sta sfondando la mia pietra con l'acqua .- Si iniziavano già a vedere le pietre incrinarsi. -E non so se è l'ultimo momento...- Le braccia e le gambe gli tremavano leggermente per lo sforzo da mantenere il potere elevato. Sentì Sango uccidere un demone vicino a lui, mentre una parte della pietra di Musou saltava, rilevando dei capelli.
-Al posto di dire stupidaggini stai zitto e resisti fino all'arrivo di Ayame!-
Miroku si concentrò al massimo, difeso egregiamente da Sango. All'improvviso la sentì gemere di dolore…
-Sango!-
-Sta zitto e concentrati!- si legò la spada alla mano sinistra, pesantemente ferita da dell'acido demoniaco, e continuò ad uccidere gli schifosi esseri intorno a lei.
Passò ancora qualche interminabile minuto ed un pezzo di spalla saltò dalla statua. Quella maledetta pioggia non faceva che aumentare i poteri del Dio dei Mari, e si stava tramutando in una vera e propria tempesta.
-Dannazione!- disse il dio, sperando che Koga arrivasse presto.
Passò ancora del tempo, e la tempesta imperversava. 
Sango stava iniziando a stancarsi seriamente, il fango rendeva difficile muoversi e utilizzare i suoi veleni. I demoni erano un po' diminuiti ma non accennavano a fermarsi, quindi non poteva fermarsi. Girò lo sguardo verso Miroku che combatteva con Musou: anche lui aveva quasi raggiunto il limite.
Che fine aveva fatto Koga?
Come ad esaudire le sue richieste, una pianta prese a germogliare intorno a Musou, avvolgendolo in una spirale di pianta venefica. Ayame scese dalla braccia di Koga, raggiungendo Miroku mentre il suo compagno si fiondava ad affrontare qualche demone per aiutare la Cacciatrice, con un urlo disumano pieno di rabbia e frustrazione.
-È vero che abbiamo quasi distrutto i demoni della parte dove siete voi, ma stanno tornando e ci abbiamo messo più tempo del previsto perché alcuni erano in mezzo- gli disse la dea mentre gli poggiava una mano sul braccio per farlo abbassare. -Quella pianta lo tratterà per un po', dobbiamo ritirarci-
-Che vuol dire?!-
Ayame stette qualche attimo in silenzio. Miroku non poteva vederla al momento ma sentiva che era successo qualcosa di grave. 
-L’esercito di Musou ci sta attaccando da sud… e la Venerabile Izayoi è…-



Erano calate le tenebre nel mondo umano.
Sesshomaru sentì la Sounga fremere. Il suo sguardo si posò su questa mentre la mano strinse leggermente l'elsa della spada. Il potere maligno di quella spada non lo intaccava minimamente,  su di lui non aveva effetto.
Era passato del tempo da quando suo padre era andato con la sua sposa a prendere l'umana che doveva placare suo fratello minore ma ancora non aveva avuto notizia di poter andare a combattere. Non aveva nemmeno ricevuto nuove dal regno dei mari, ma intanto lui era pronto, il suo esercito era pronto, doveva solo mettersi alla sua testa e farlo scatenare.
Si trovava completamente in un'altra dimensione rispetto al mondo umano, per questo non riusciva a percepire cosa accadeva sulla terra. Il pensiero che magari Takemaru ed Inuyasha si stessero affrontando….
La spada vibrò leggermente e questo rievocò in lui il giorno in cui il piccolo Dio della guerra si era tramutato in una bestia, completamente assuefatto dal potere della spada. Ricordò come suo padre lo mandò via di casa, confinato nei campi elisi, mentre Inuyasha aveva il mondo a sua disposizione.
Corrucciò leggermente le sopracciglia, infastidito. Gli inferi erano un posto incantevole ed orrido al tempo stesso, non era terribile viverci ma governare i morti richiedeva la massima attenzione, non si era mai potuto permettere la spensieratezza di quell’idiota, che starnazzava in giro ad alimentare gli abitanti del proprio regno.
Strinse più forte l'elsa di Sounga.
L'unico periodo spensierato della sua vita era stato quando era un bambino fra le braccia della madre, ma questa le era stata strappata via da Takemaru…
Un pugno si andò a battere su una colonna vicino a lui, infrangendola.
Aveva fallito nel vendicare sua madre… Takemaru gravemente ferito era riuscito non si sa come a scappare e scomparire nel nulla… ed adesso che poteva finalmente porre rimediare al suo errore passato, quel bastardo di Inuyasha gli impediva di andare sul campo di battaglia a causa di una filastrocca!
Avrebbe veramente voluto prenderlo a pugni fino a farlo dormire in eterno… il frutto dei lombi di suo padre con quella Izayoi… la dea che aveva deviato il suo genitore dai propositi bellici di vendetta col suo stupido sorriso, approfittando della situazione…
Sentì la spada fremere più intensamente a quei pensieri, quando un presentimento, un’alterazione, lo colpì. Si volse verso oriente, dove a differenza della superfice tramonta il sole nell'Ade, sentendo una presenza venefica. Era nel vicino al mare primordiale, fonte della vita e confine col regno acquatico di Musou. Non era la prima volta che sentiva qualcuno bazzicare da quelle parti, ma non aveva mandato i suoi morti in quella zona per indagare sul dio dei mari…
Prese la Tenseiga, chiuse gli occhi, e con un taglio netto nell’aere aprì la Meido Zangetsua , un portale dell'aldilá. 
Aveva sempre sentito girovagare Naraku in quel luogo, il Dio della Discordia e dell'Inganno aveva mille passaggi segreti per portarlo ovunque senza essere disturbato, e lo aveva visto spesso a passeggiare per il suo regno negli ultimi secoli, soprattutto da quando aveva fatto di Kagura la sua sposa. All'inizio pensava fosse incuriosito per dove vivesse la sua prole ma adesso si era veramente stancato di quelle incursioni, soprattutto in tempo di guerra.... 
Certo la presenza in questo caso era veramente ostile…. Forse il regno dei mari era sotto assedio e qualche demone era riuscito ad invadere?
Meglio controllare…
Attraversò quell'apertura perfettamente circolare che lo trasportò davanti alla presenza che infettava il suo regno.
Grande fu il suo sgomento alla scena che gli si presentò davanti.
-Oh Sesshomaru, quanto tempo! Sono venuto a prendermi qualcosa che mi appartiene!-
Il viso del Dio della Morte rimase impassibile, ma la gola gli si seccò in preda ad un tornado di sentimenti violenti.
Davanti a lui vi era Naraku.
Takemaru, in piena forma demoniaca, pronto per attaccarlo. 
E Kagura….

Il rumore che aveva sentito seguito dal grido di dolore di suo padre le diede quell'adrenalina necessaria per rotolare giù dal letto. Sbatté il gomito e l'anca nell'impatto con il suolo ma riuscì a tentoni ad alzarsi e arrancare verso la direzione dell'urlo. Aveva annullato la sua presenza per evitare sorprese evitando piante e tavoli vari, riuscendo ad alzare le gambe con enorme fatica dovuta al suo stato debilitante e accasciandosi sulle pareti, strisciò verso lo stipite della porta che portava nella sala principale del tempio. Afferrandosi alla cornice con mani salde sbirciò dentro la stanza, cercando di trattenere in fiatone che le era venuto mentre compieva l'impresa di muoversi, ma fu la visuale del viso insanguinato di suo padre e lo stesso discorso che si stava svolgendo all'interno della stanza a bloccarle completamente il respiro.
-… Con me, rimase con me…
Le sue labbra si mossero da sole mentre si ritrovava di sopra lo sguardo degli dei all'interno della stanza, ma non quello di suo padre che sembrava completamente altrove.
Le gambe le cedettero e si ritrovo in ginocchio, le mani serrate contro la parte tanto da avere le nocche bianche per lo sforzo.
-Esattamente, la sfera mi rimandò indietro in modo che non potessi interferire con la tua venuta. Sigillò il mio potere divino negli occhi, affidando il segreto ad Inu no Taisho per poterlo liberare al momento opportuno. Ti ringrazio figlia mia, grazie ha te adesso io so, e saprò-
La voce di suo padre era atona, senza inflessione alcuna. Stava iniziando ad abbandonare l'umanità…. Lacrime iniziarono a scorrere sul volto di Kagome -Avete perso tutto… ogni sentimento… per questo potere?!- Era completamente devastata dallo strazio che provava, la voce le tremava.
-Questo potere ha fatto in modo che ti lasciassi quel messaggio di avvertimento nella grotta.-
-Mi avete concepita con lo scopo apposito di uccidere Inuyasha?!- Si afferrò la sfera ad altezza del petto, scossa da spasmi incontrollabili, sentendosi quasi esplodere. -Tutto questo…. Tutto questo… solo per non essere capaci di dire… per non perdere l'orgoglio… per apparenza… gelosia…-
-È esattamente come dici tu, bambina- rispose il Dio Supremo -Quella gelida e bellissima dea non voleva lasciarmi andare, solo la morte ci avrebbe potuto separare. Capendo i miei sentimenti per Izayoi provò ad ucciderla con ogni creatura che aveva a disposizione, per questo mandai due umani a salvarla. Non potevo andare io e compromettermi, né permettere che di essere odiato dal mio primogenito….-
-Voi…- una persona che fino a quel momento era stata in silenzio prese parola, sconvolta -Voi avete fatto uccidere la madre di Sesshomaru per Izayoi… il vostro secondogenito è maledetto per l'inganno che avete protratto alla vostra consorte, ed avete condannato gli uomini alla morte ed al dolore per gelosia nei confronti di un uomo che si è tramutato in demone per il peccato di aver ucciso un dio…- Kagura si strinse le spalle, cercando di controllare il tremore -Mio padre mi disse che se uccidi un dio diventi un demone, ma se lo salvi… -
Ku ku ku ku….
Una risata divertita si  espanse per il grande salone. I presenti si volsero verso di essa e videro un uomo dalla lunga chioma corvina ondulata palesemente divertito, il suo sguardo però era tutto tranne che gioviale. -Sei una brava alunna Kagura, ma sei sempre stata molto intelligente.-
La dea si girò verso di lui, sconvolta -Padre! Che fine avete fatto?!-
-Naraku…- Sakuya si voltò verso di lui, il firmamento che erano i suoi occhi iniziò a roteare mentre lo guardava. -Devo dire che sei piuttosto interessante…-
-Quale complimento da un essere leggendario come te.- la sua voce si riempì di desiderio -è incredibile… il tuo potere è inimmaginabile! Come fai a capire in che tempo ti trovi, con tutte queste visioni?- 
Sakuya alzò impercettibilmente un sopracciglio: gli aveva letto nel pensiero.
L'Oscuro Dio ignorò completamente Inu no Taisho per dirigersi direttamente verso l'Oracolo, mentre la lunga veste viola copriva i suoi passi. -È la prima volta che ci incontriamo, ma ti devo ringraziare, perché grazie a te anche io so l'origine di tutta questa storia.-
-Dove ti eri nascosto, Naraku?!-
Sentendosi chiamare con un tono imperatorio, si girò verso la voce che lo aveva interpellato.
-Calma, fratello….-
Kagura sbiancò per come si era rivolto al Dio Celeste, mentre questi ringhiò incollerito -Come osi ?!-
-Non è scorretto ma nemmeno corretto, lui è il male che tu stesso hai scacciato involontariamente dopo la morte della tua prima moglie per poter mantenere la tua posizione cardine in questo mondo. Si è fatto spacciare per il fratello di Musou per comodità- Lo interruppe  Sakuya. Questo scatenò l'applauso di ammirazione di Naraku, che finì il discorso dicendo : -Direi che sono più un altro te-
Kagura cadde in ginocchio, afferrandosi la testa e guardando la scena come se non le appartenesse… non era vero, non era veramente accaduto tutto questo… Quindi lei una specie di sorella per….
-Oh si invece figlia mia, è proprio questo il punto, questo mondo è tutto una menzogna costruita sull’inganno e l'omicidio.-
-Ma che cosa state…?- Inu no Taisho era letteralmente scioccato quando improvvisamente Sakuya si girò di scatto verso la figlia che sembrava assente, e si butto su di lei abbracciandola. 
Kagome sbarrò gli occhi quando il sangue le arrivò in faccia .
Suo padre si accasciò tossendo liquido scarlatto fra le sue braccia, e davanti a lei un alto Demone in armatura, con le mani sporche di sangue di suo padre, rideva. Aveva gli occhi iniettati di sangue immersi in un giallo acquitrino, macchie viola su parte di pelle, che si espandeva fino alle corna che spuntavano dai capelli neri, ma il tutto contornato  dei lineamenti quasi regali. L'armatura che portava era scarlatta e oro, come un antico samurai.
-Pa..- aveva un enorme buco nelle spalle, stava perdendo sangue...
-Non… toccare… mia figlia…- Disse rivolto al demone. Il cuore di Kagome sbalzò, credeva che lui ormai non provasse più nulla. Le mani di lui le tenevano le braccia, la testa poggiata sulle sue spalle.
-TAKEMARU!- Inu no Taisho si scagliò sul nemico, ma fu bloccato dagli artigli di Naraku che gli afferrarono la faccia e lo sbatterono violentemente a terra, creando una grande crepatura sul terreno.
-Non siamo più tanto cauti, dopo che lasci i figlioletti a farti da cani da guardia e vivi negli allori, eh?- disse il dio dell'inganno , mentre il dio sotto di lui gli afferrava il braccio urlando il suo nome con odio.
-Maledetto traditore!!!- urlò mentre sollevava l'altro arto per richiamare la tempesta che avrebbe polverizzato quel bastardo. Naraku sorrise risollevandolo e risbattendolo a terra, aumentando la voragine sul pavimento, e rilasciandogli nel corpo una quantità di veleno tale da immobilizzarlo per qualche attimo, fatale. 
-Dio fra gli dei, io sono te, posso questo ed oltre. Adesso guardami e dimmi cosa si prova ad essere me!!-
Il dio sotto di lui urlò mentre sentiva il miasma del suo alter ego invaderlo completamente. 
Fuori dal tempio iniziò una tempesta in risposta al suo urlo di dolore. Fu invaso da sentimenti maligni, morte, distruzione. 
Tutto il male scaturito da quegli atti, tutti quei secoli in cui gli esseri umani patirono le conseguenze del suo peccato, furono scagliati dentro al dio sotto forma di scarica di tuono, a lui congeniale da assorbire.
Provò tutto, tutto quello che era stato: malattie, ferite, tradimenti, assassini, tumulti, violenze…
Era infranto...
Izayoi...

Quando quell'urlo finì, Naraku era senza fiato.
Inu no Taisho era a terra, immobile, con gli occhi completamente bianchi dal corpo fuoriusciva del nero miasma. Aveva accumulato tutto quell'odio solo per questo momento.
Kagura non ebbe i riflessi di capire cosa stava succedendo, in quanto lo shock delle rivelazioni l'aveva decisamente bloccata, ma con un movimento lesto aprì il suo ventaglio portatore di venti epidemici pronta a combattere contro il suo stesso padre, dopo che era senza forze.
Doveva portare il Inu no Taisho in salvo…
Naraku comprese: le mostrò il suo palmo sinistro dove si formò un cuore pulsante e, mentre ansimava ancora per lo sforzo appena compiuto, strinse la mano sull'organo. Kagura  stramazzò a terra, tossendo sangue, incredula con un dolore acuto al petto. -Tu provieni da me, figlia.-

-Papà! Papà!- 
Gli accarezzava il viso sudato, aveva un espressione orribile.
Cercava di tappare la ferita con le mani, inutile….
Capiva perfettamente che era una situazione pericolosa, tragica. Erano tutti praticamente fuori gioco e lei non poteva ancora muoversi come voleva, ma quello che la preoccupava era la pozza di sangue  che diventava sempre più grande, immergendo le sue gambe.
-Non lo hai ucciso vero?- disse Takemaru a Naraku.
-Come se tu non sapessi come uccidere un dio…- gli rispose.
Il demone rise e si accovacciò davanti a Kagome e Sakuya che diventava sempre più pallido. -Dimmi bambina, tu lo sai come si uccide un dio?- afferrò l'oracolo per i lunghi capelli neri e lo scagliò lontano dalla ragazza. Lei fece per raggiungerlo ma fu bloccata dalla mano di Takemaru, che le bloccò il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi. -Non basta semplicemente spappolargli il cuore, bisogna portarli nel baratro della disperazione, del tradimento… portarli a non sentire più nulla.- 
-Stai lontano…- affannò Sakuya ma lui non ascoltò.
Si avvicinò ancora di più al suo viso -infondo devono diventare il nulla, la loro esistenza smette completamente di essere. Voi essere umani siete fortunati, potete andare negli inferi, reincarnarvi se è il caso, ma gli dei ritornano al tutto.- La ragazza poteva sentire il suo fiato sulle labbra, che le tremarono. Cosa..? -Puoi immaginare come si sentisse quella povera Sounga, odiata dal marito tanto da volerla morta, e dal genere umano che amava tanto?-
-Non la toccare! Takemaru!-
Kagome senti le labbra del demone sulle proprie. 
Cerco di ribellarsi ma lui ne approfittò per bloccarla e conficcare le unghie nelle sue carni. Quando gemette di dolore lui infilò la lingua nella sua bocca. A quel contatto la ragazza spalancò gli occhi, inalberata e sentì un immensa forza dentro di lei. Con uno strattone spinse via il demone e con una potente scarica spirituale riuscì a sbalzarlo schiena a terra.
Cadde in avanti sporcandosi anche le braccia col sangue di suo padre, ansimando. La medicina la rendeva debole…
“Inuyasha…”
Il suo potere spirituale era ancora instabile…
L'ultima cosa che sentì fu la risata del demone.
-Ma allora sei tenace!-
“Inuyasha…”

 Sakuya vide sua figlia svenire e Takemaru ridere. La bocca gli sapeva di ferro mentre tossiva. Naraku si avvicinò a lui con il cuore di Kagura ancora stretto fra le mani, mentre questa era ancora a terra. -Bene, bene…-
Takemaru si alzò e si riaccovacciò davanti al suo vecchio compagno. Lo riafferrò per i capelli per farlo guardare dalla sua parte e gli disse -Adesso che me ne dovrei fare di te?- pregustando parte della sua vendetta. 
-Takemaru, che fossero tutti qui indifesi è stato un autentico colpo di fortuna. Possiamo anticipare i tempi e prenderci la Sounga anche ora.-
-Le ragazze va bene ci servono, ma di questo che ne facciamo?- 
-Ha dei poteri divinatori unici, per il momento ci può  servire.-
-E…- lo sguardo del demone si posò sul dio riverso a terra, in preda al miasma . Si leccò le labbra -… e lui?-
Naraku sorrise. – È tutto tuo, è in uno stato ottimale…-
Kagura vide con orrore Takemaru avvicinarsi al padre degli dei, con intenzioni omicide. Lo afferrò per la collotta della tunica pronto ad affondare i suoi artigli.
-Sai, non me lo immaginavo così.- Iniziò a dire il demone. -Avrei voluto strapparti tutto prima, avrei voluto che vedessi il tuo mondo ridotto a niente ed Izayoi finalmente mia. Ma infondo…- infilò lentamente la mano nel petto del dio, vedendolo lentamente sussultare al lacerare della carne, lo sgretolarsi delle costole. 
-…Un essere patetico come te…- vide un rivolo di sangue colargli dal naso ed esplodere dalla bocca mentre gli perforava il polmone per afferrare il suo cuore fra le mani.
-Si merita proprio…- strinse il cuore vedendo come quel corpo soffriva, godendosi lo spettacolo, ridendo come se fosse la cosa più eccitante mai vista.
-Una fine miserabile!-  Con un movimento deciso gli spappolò il cuore dentro il petto.
La dea gridò.
Fuori imperversava la tempesta.

Si mise le mani al volto, gli occhi si spalancarono sconvolti, la bocca si contorse in uno spasmo inumano.
Urlò, urlò con quanto fiato aveva in gola, graffiandosi involontariamente la faccia per il dolore. Cadde sulle ginocchia, mentre le lacrime le offuscavano la vista e continuava a urlare.
Si accasciò su se stessa mentre sentiva il suo cuore rompersi.
Non era vero… non era vero… non era vero…
Torno presto.
Riprese ad urlare quando il suo animo lo cercava, e non lo trovava.
Si abbracciò piangendo, conficcandosi le unghia nelle braccia, e dondolandosi su se stessa continuò a piangere con gli occhi sbarrati.
Non è vero… non è vero… non è vero…
Era lì… prima era lì… ora dov'era ?
Dei gemiti disperati uscivano dalla sua bocca, senza senso…
Tutto adesso era senza senso…
-Madre!-
No… no… eccolo lì..
Si girò verso suo figlio: in armatura, ferito, pallido. Con fatica camminò verso di lei, appoggiato alla sua spada per camminare.
Si girò verso di lui, ancora in ginocchio, gli arti spalancati… come quando era bambino e lo incoraggiava ad andare da lei mentre barcollava incerto sui suoi piccoli piedini. 
Riuscì a raggiungerla, si lasciò cadere di fronte a lei. Si fece abbracciare…
L'abbraccio più forte che poté mentre la sentiva piangere disperata sul suo petto…
Era diventato grande, forte…
Eppure prima veniva da lui a piangere da lei…. Mentre ora… 
Ti affido il resto!
Inuyasha sentì la presa di lei allentarsi e diventare completamente molla, mentre sveniva fra le sue braccia.
Si morse il labbro a sangue, mentre sentiva gli occhi farsi umidi.
-Li ammazzo… Li ammazzo tutti!!!-








Ed ecco qui concluso un altro capitolo. 
Spero vi sia piaciuto. Grazie a tutte le persone che commentano ed hanno commentato fino adesso!
Al prossimo aggiornamento, fatemi sapere i vostri pareri!

P.S. Ma come vi pare di Yashahime?
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=272228