Il fiume del nostro destino

di _BimbaMora_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                            Prologo:
 
 
Che cos'è il dolore? - Una sensazione che non vuole cancellarsi, una sensazione ambiziosa.
Emil Cioran, Squartamento, 1979
 

Apro gli occhi, guardo il soffitto, bianco, una superficie liscia che nel buio della stanza compare grigia chiara ben distinguibile dall’oblio che la circonda. Richiudo gli occhi. Respiro. Li riapro e mi vedo il suo viso di fronte agli occhi. Sento un peso che opprime il mio petto. Li richiudo per non vedere quell’ allucinazione troppo dolorosa dovuta alla mia mente masochista. Mi giro nel letto cercando di dormire ma fa male, ormai il danno è fatto, il ricordo è tornato alla mente, ferisce come una lama tagliente che affetta piano piano in fettine infinitamente sottili il mio cuore. Le lacrime scendono incuranti delle mie silenziose preghiere. Basta smettetela! Tornate lì da dove venite, vi prego! Ma neanche loro mi ascoltano, proprio come non mi ha ascoltato quella forza superiore che regola il nostro destino, pochi giorni fa.  I singhiozzi arrivano a sovrastare il ronzio della piccola stufa elettrica che mia madre ha acceso ai piedi del mio letto, non fa freddo, ma il mio corpo sta congelando e questo mi ricorda che sono sola, maledettamente sola. Il cuscino mi soffoca , non importa, nessun dolore può battere quello che provo. Urlo,  ma nessuno mi sente, nessuno corre su per le scale, meno male, non volevo vedere lo sguardo di mia madre pieno di pietà e finta comprensione. Mi sento stanca, piano piano sento ogni singolo muscolo rilassarsi, le palpebre appesantirsi,  i ricordi più belli e più dolorosi si fanno largo nella mia mente, prima di rendermene conto mi addormento.



 
Il calore che sento sulla mia pelle non può essere reale, è vero siamo in texas ma questo è l’inverno più rigido degli ultimi anni. Non ci faccio troppo caso, porgo il mio viso verso il sole beandomi di quella meravigliosa sensazione di vita che si irraggia giù in profondità sotto la mia pelle. Abbasso lo sguardo e vedo un oggetto che luccica sull’asfalto del vialetto di fronte casa. Mi abbasso per prenderlo e nel gesto mi scendono gli occhiali da sole che avevo trai capelli sul naso, li lascio lì, ilsole è troppo forte per i miei occhi. Esamino il ciondolo cheho raccolto, un cerchio d’argento intrecciato con un altro d’argento satinato. Lo riconosco, è suo. Miguardo in torno e comincio a cercarla ed eccola lì distesa sul prato come era solita fare. Mi avvicino e vedo che non ha la solita posizione composta ma totalmente scoordinata. Corro verso di lei chiamandola ma niente, non risponde. Mi accuccio vicino a lei ma continua a non risvegliarsi. Corro in casa, prendo il telefono e chiamo l’ambulanza.
Mi ritrovo in ospedale, tremo per l’impazienza di sapere come sta. Il dottore mi ritrova che sto facendo avanti e dietro per la sala d’aspetto. Appena lo noto mi vengono le lacime agli occhi per il sollievo che sparisce dopo pochi secondi dopo aver visto la sua espressione. 
‘’ signorina sua sorella è in terapia intensiva, ha avuto un episodio di bradicardismo.’’ Vedendo la mia faccia confusa aggiunse ‘’ il cuore della ragazza ha rallentato i battiti per un po’. I parametri ancora non sono nella norma quindi dovrà rimanere  lì per un po’. Continua ad essere incosciente quindi la terremo sotto costante controllo. Ancora non la può vedere.’’

La stanza si oscura e tutto scompare



CIAO RAGAZZE SONO TORNATA. HO AVUTO UN'ISPIRAIONE MOMENTANEA QUINDI FATEMI SAPERE COM'E' QUESTO PRIMO CAPITOLO E SE VALE LA PENA CONTINUARE COSI' MI SCERVELLO PER TROVARE IL CONTINUO CHE PER ADESSO E' ABBASTANZA OFFUSCATO NELLA MIA MENTE. UN BACIO!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


                                                                            Capitolo 1:
 
 
Mi risveglio di soprassalto, sono sudata come se avessi corso un'intera maratona. Pensavo di rivivere quell'esatto momento anche sta notte e invece mi sono bloccata prima; forse era una fortuna, o forse no. Avrei potuto rivedere i suoi occhi che ora non era più possibile vedere in nessun modo.
Suona la sveglia. Mi giro nelle coperte pesanti che mi opprimevano ormai da troppi giorni offrendomi un rifugio sicuro da tutto quello che era intorno a me, ma non lo potevano più fare. Era ora di tornare a scuola, mi era stata concessa una settimana per elaborare il lutto ed era scaduta ieri.
Mi alzo dal letto e mi guardo allo specchio. Un'occhiata veloce è bastata per notare l'aspetto devastato del mio viso e i kili persi in quei giorni di letargo. Mi faccio una doccia per rendere più presentabile la mia persona, non per farmi bella, ma per non vedere sguardi compassionevoli come quelli dei miei genitori anche per i corridoi della scuola. Esco dalla doccia, mi lavo i denti e alzo gli occhi puntandoli sullo specchio.

" Wow, dovrei invitarti più spesso a vedere un film da me." mi giro di scatto e sorrido istintivamente.
" Bello svegliarsi con una strafiga appena uscita dalla doccia nel tuo bagno eh!?!?!?"
"Stupendo! Soprattutto se è una strafiga dai capelli mori, occhi verdi e un fisico da paura." dice avvicinandosi a me con i suoi addominali in bella mostra. Possibile che odi così tanto le magliette da non indossarle nemmeno per dormire d'inverno?
" Si il fisico da paura ci poteva essere prima che mi facessi prendere 3 kili con i tuoi sperimenti culinari Dylan!" dico avvicinando il mio viso al suo, sfiorandogli le labbra ma lasciandolo così in sospeso, senza dargli la soddisfazione di un vero bacio. Mi piaceva farmi desiderare tenendolo sulle spine, mi faceva sentire potente e sensuale.
" Il bel culetto ce l'hai sempre Ross" dice dandomi una pacca sul sedere.
" Si e guarda il bel culetto come se ne va via! Fatti una doccia puzzi!" gli urlo mentre me ne vado in camera sua a prepararmi.

Sbatto gli occhi e torno a guardarmi, sola nel mio bagno con le lacrime agli occhi che rispingo via come se non fosse successo nulla. Vado in camera e prendo una tuta larga grigia, una canottiera attillata bianca e le scarpe da ginnastica bianche. Preparo lo zaino, scendo in cucina e prendo di corsa il pacchetto da 4 biscotti che mi mangio mentre vado a piedi verso il Cascate High School.
Dopo circa dieci minuti arrivo, vedo i primi sguardi girarsi verso di me e già mi stranisco ma continuo ad andare avanti per la mia strada.  Vedo i miei amici o meglio ex amici che si sono allontanati dopo qualche settimana che avevo cominciato a uscire con Dylan. Si girano verso di me e parlottano senza prendersi il disturbo di non darlo a vedere. Incontro Jesse che subito viene verso di me, gli sorrido e gli faccio segno di no con la testa per fargli capire che non è il momento di parlare. Lui sembra che lo ignori, viene verso di me, mi abbraccia dicendo solo " mi sei mancata" e mi affianca mentre vado verso la classe. Si aggiunge subito di corsa Clarisse cominciando a blaterare di cose futili a raffica, la ringrazio in silenzio con uno sguardo per  far sembrare tutto come se non fosse successo niente. Suona la campanella e mi fiondo in classe. Le lezioni almeno mi riescono a distrarre per quelle lunghe e interminabili 6 ore. Non rimango alle attività pomeridiane preferisco tornarmene a casa, sprofondare sul divano e mettermi a cercare qualche programma senza senso per passare il pomeriggio.


" ciao sorellona!" dice mia sorella aprendo quei suoi occhioni. mi volto di scatto e la abbraccio di slancio ridendo felice.
“ Ehi dormigliona ce l’hai fatta a svegliarti! Come ti senti?” le chiedo.
“ Benino, sono un po’ dolorante ma niente di insopportabile.” La guardo e mi rendo conto che in quel letto sembra ancora più piccola, ha 15 anni ma ne dimostra 12 stesa su quel materasso enorme con i capelli biondi tutti scompigliati. Mentre pensavo qualcosa da dirgli per introdurre l’argomento dei nuovi risultati degli esami clinici che le avevano fatto i addormenta di nuovo. Faccio un respiro di sollievo e mi giro con l’intenzione di andarea prendere un caffè a mia madre addormentata sulla sedia accanto al letto.  La terapia intensiva era una camera enorme con molti altri letti con pazienti più o meno gravi di Abby. La stavo attraversando per uscire quando sento :” è sempre dura trovare le parole per dire a qualcuno che è malato.”  Mi giro di scatto vedo un ragazzo nel letto accanto a quello di mia sorella. Capelli castano chiari, occhi nocciola e con mille flebo che convergevano in due soli tubicini infilati nel braccio.
“  Ti impicci sempre delle conversazioni degli altri  pazienti?” gli chiedo acida.
“ Ehi bellezza vedi un altro possibile passatempo?”  dice ridendo allargando le braccia piene di lividi. “ Ad ogni modo mi dispiace per tua sorella, la leucemia è una brutta malattia ma l’hanno presa  ai primi stadi, vedrai che ce la farà!”
“ Wow abbiamo un dottore qui.”
“Diciamo solo che ne so qualcosa visto che ho passato un po’ di tempo qua dentro. Io sono Dylan.” Dice mettendosi seduto sul letto sorridendo come prima. Gli occhi gli si illuminano contagiati dal sorriso.
“Shai. E scusa per l’acidume” sorrido di rimando avvicinandomi per stringergli la mano forte.
“ nessun problema bellezza. Era ora di beccare una ragazza che non mi tratta da malato e mi parlasse come se fossi un comune ragazzo che sta attaccando bottone.”
 
Mi risveglio dal solito sogno maledettamente dolce e doloroso per il suono del campanello.




ECCOCI QUA CON UN'ALTRO CAPITOLO CHE SVELA QUALCHE PARTICOLARE IN PIU' SULLA NOSTRA STORIA. FATEMI SAPERE SE VI PIACE . BUONA SERATA A TUTTE!

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