Our Son. di Life_In_A_Cartoon_Motion (/viewuser.php?uid=551324)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Tutto iniziò più o meno per caso.
Da quando, dopo la sconfitta -questa volta definitiva- dell'HYDRA,
Grant e Skye avevano iniziato una solida e stabile relazione
sentimentale, FitzSimmons passavano tutto il tempo a scommettere quando
sarebbe arrivato il piccolo specialista dagli occhi verdi e i capelli
scuri.
E -a dispetto di Fitz- quel giorno arrivò più
presto di quanto i due fidanzatini si aspettassero, cogliendoli di
sorpresa come un temporale estivo. Ward fu subito stranito dalla
notizia, dato che i due non avevano l'abitudine di fare l'amore senza
l'uso di precauzioni.
Ma, per quanto i rapporti tra colleghi fossero vietati, i due
ignorarono le continue rotture da parte di Fury e decisero di tenere il
bambino. O meglio, la
bambina. Perché, da pochi mesi a quella parte,
in una stupenda giornata soleggiata, venne alla luce una sana e forte
femminuccia, Briar
Queenie Ward.
La piccola passò i primi anni della sua vita a
zampettare felicemente per i corridoi del Bus, guadagnandosi amore e
affetto da parte di tutti i suoi abitanti, compresa May, che di li a
poco divenne per tutti la tanto adorata zia Melinda.
Di li a poco Briar -che cresceva sana e con una
capigliatura riccissima e folta- non fu più l'unica bambina
del Bus, perché finalmente anche Jemma e Leo decisero di
mettere una nuova vita in cantiere: Hatter Fiona Fitz.
Esattamente tre anni dopo, la ormai Signora Ward
stupì tutti con una seconda gravidanza, in modo da dare alla
primogenita un fratellino o una sorellina. E, durante i nove mesi,
Grant pregava costantemente di avere un maschio a cui passare i geni di
specialista, perché già sapeva che Briar, un
giorno, sarebbe diventata una nota Hacktivist, proprio come la madre.
Ed invece, sotto gli occhi gioiosi di Skye e quelli sconsolati di Ward,
la piccola Raven Abbie
Ward nacque in un vecchio e decaduto ospedale bulgaro,
durante una missione dei genitori.
Raven dimostrò sin da subito una piccola distinzione dalla
sorella maggiore: non gli stupendi occhi, uno blu ed uno verde, ma
bensì una particolare ed incredibile mutazione
genetica che le permetteva di comandare a suo volere e piacimento il ghiaccio. Cosa che, a detta
del nonno Coulson, era meglio tener nascosta, dato che la piccola venne
al mondo durante la guerra tra mutanti e umani.
Skye e Grant, non appena seppero della sua mutazione dalle analisi
mediche di Jemma, rimasero per qualche giorno allibiti, arrivando a
considerare che la loro stessa figlia fosse diversa e pericolosa. Invece,
dopo un pò, i due capirono che la loro piccola dai capelli
scuri non aveva niente che non andava e disdirono a Simmons la loro
richiesta precendete, quella di trovare un vaccino.
E, mentre sul Bus Grant impartiva lezioni di spionaggio a Briar e Fitz
istruiva Hatter su come utiliazzare un tavolo olografico -cosa che,
dopo svariati anni, Grant non era ancora capace di fare-, Raven se ne
stava in disparte, tra le cure amorevoli dello zio Phil.
Non passo molto che, sia Jemma che Skye, tornarono gravide e
particolarmente suscettibili. Le due -che negli anni erano diventate
migliori ed inseparabili amiche- attraversarono la gravidanza insieme,
dando alla luce, nello stesso giorno e contemporaneamente, due
splendidi bambini.
Grant, trasudante di gioia ed euforia per aver finalmente avuto l'agognato maschio, aveva
deciso di chiamarlo Grant
Ward Jr. più per un atto di vanità
che per il fatto che quel bimbo fosse, praticamente, il suo clone
sputato. Dopo alcuni mesi e le continue litigate con Skye a causa del
suo ego abnorme,
a Grant Jr
era stato dato il soprannome di Brett.
Per FitzSimmons scegliere il nome della secondo genita non
fu difficile, dato che i due avevano le idee parecchio chiare. Solo,
nessuno gli va avvertiti che chiamare una figlia Ella Fitz non
avrebbe causato che una terribile infanzia per la bambina, visto che
tutti, storpiando accidentalmente il cognome in Fitzgerald, si
aspettavano una chissa quale straordinaria bimba prodigio della musica,
come la sua omonima.
Briar fu l'unica che, nonostante le continue impressioni del padre, fin
da piccola sapeva che il suo futuro non sarebbe stato quello di
diventare un assassina spietata come zia Natasha oppure rimanere
rinchiusa tra quattro mura a esaminare provette, ma bensì
quello di diventare un importante donna d'affari come zia Pepper e, un
giorno, di lavorare per le Industries.
Anche Hatter, dopo qualche anno, sconcertò il padre con un
esclamazione inaspettata. "Voglio fare l'attrice" aveva detto,
all'età di nove anni, mentre era con mamma ad analizzare dei
campioni in laboratorio. Jemma, d'apprima sconcertata
dall'affermazione, assunse un espressione dolce e, scompigliandole i
riccioli castani ereditati da papà, le disse."Tutto
ciò che vuoi, piccola mia.". Anche perché, le
sapeva, le attrici con accento inglese erano sempre le più
richieste.
Raven, invece, era l'unica che non aveva ben chiaro quale sarebbe stato
il suo futuro, così come i genitori. Quando entrava in una
stanza, la temperatura intorno a se calava improvvisamente e non poteva
toccare una persona senza ucciderla per assideramento, fatto per cui
Phil le regalava sempre un paio di bellissimi guanti, prima in lanetta
soffice e colorata e poi, quando fù un pochettino
più grande, in seta nera, in modo da poterla abbracciare
senza congelarsi.
Brett -o Grant Jr.- andava fiero della sua futura professione, dicendo
ad ogni agente che incontrava quando andavano allo SHIELD che un giorno
sarebbe diventato proprio come suo padre, il famoso specialista Grant
Ward. Cosa che non faceva altro che accrescere il giù
gigante ego di Ward Sr.
Nonostante che la loro casa fosse una aereo, i bambini riuscirono
comunque a farsi degli amici, specialmente i figli di alcuni dei
vendicatori con cui avevano più contatto. Come i piccoli
gemellini Rogers o la figlia di Barton, che non aspettavano altro che
andare a trovarli sul Bus e correre per i corridoi, scatenando la
pazienza di Coulson e l'ira di Melinda. Perché i genitori
avevano consetito a Phil di strigliarli quando loro facevano casino -ed
è proprio per quel motivo che, ogni settimana, il figlio di
Steve Rogers portava all'agente un pacco di figurine di Captain America
autografate-.
Inutile dire che Briar, raggiunti i quindici anni, lasciò
nel cassetto il suo sogno di diventare una donna d'affari e si iscrisse
all'Accademia Settore Operazioni -seguita dalle grida di gioia del
padre-, diventando ben presto la più poplare e bella
dell'Accademia, forse più per il cognome che per le sue
qualità spionistiche.
Hatter fece più o meno la stessa cosa, iscrivendosi al
Scienze e Tecnologie, ma senza abbandonare la sua vena recitativa e
frequentando costantemente il corso di recitazioni della scuola e
prendendo parte a tutti gli spettacoli trimestrali.
Ed intanto, sul Bus, Skye e Grant passavano i giorni con gli altri due
figli e le sere a coccolarsi nella loro cuccetta matrimoniale,
innamorati come il primo giorno. L'uomo -nonostante la moglie lo
rimbeccasse continuamente per il suo ego e perché i suoi soldatini fidati facevano
sempre centro- l'amava ogni giorno un pò di più,
riempiendola di baci e di piccoli regali. Come il medaglione a forma di
cuore, contenente una loro foto da giovani e una con tutta la famiglia
al completo, che lei indossava tutti i giorni insieme ad una collanina
di Tiffany -sempre regalatagli da uno Ward spendaccione, quando avevano
fatto tappa a New York-.
Grant non aveva abbandonato il lavoro di specialista e continuava
imperterrito ad andare in missione, fino a che, un giorno, raggiunse il
decimo grado e, in una cerimonia solenne a cui parteciparono tutti gli
agenti e i loro amici, gli fu consegnato una targa al valore e il grado
di Maggiore Ward, nuovo co-dirigente dello SHIELD. Una cosa che,
inutile dire, lo fece commuovere tantissimo -ed aumentò il
suo ego a dismisura-, ricordandosi
di quando aveva tradito l'agenzia per Garrett e di come, alla fine, lo
avevano imprigionato in una delle carceri di massima sicurezza.
E, vedendo sua figlia diventare un agente in piena regola, doveva
ammettere di aver fatto un ottimo lavoro. Così come con
Raven, che diventava ogni giorni più potente senza darlo a
vedere, non volendo venir rinchiusa in qualche istituto, e il piccolo
Brett che, nonostante avesse cambiato eroe, passando da suo padre al
capitano Rogers, voleva sempre e comunque seguire le sue orme.
La stessa cosa ha fatto Skye dopo l'ultimo Natale, guardando tutta la
sua famiglia, FitzSimmons, Phil e Melinda giocare a Scarabeo -e subito
la sua mente vagò a ricordare quel periodo quando aveva
ancora venticinque anni e, con Grant, si divertiva a giocare, nascosti
Dio solo sapeva dove-, toccandosi lievemente il ventre.
E, esattamente nove mesi dopo, i
soldatini fidati di Grant avevano fatto di nuovo centro,
regalando alla famiglia un nuovo membro, un bambino paffutello tutto
ugale a lei: Elie Jack
Ward.
Angoletto della frutta (con di sottofondo "Amazing" di Francesca
Michielin)
BUON SALVE.
Sono tornata a rompervi i cocomeri con questa nuova long, basata sui
figli dei nostri beniami SkyeWard -che, contando il numero di bimbi
avuti, sembrano più dei conigli ma vabbè-
e sui figli di FitzSimmons.
Nel prossimo capitolo faremo una conoscenza, più o meno
approfondita, dei figli di Roooooogie *_* -verrà prontamente
accoppiato con Mika Stark, un personaggio frutto della mia mente malata
... e si, con il nome del cantante di cui il nome del primo album
è il mio nickname-, Stark e di altri personaggio
più o meno importanti.
- Ella Fitzgerland: Per chi non la conoscesse è
una straordinaria cantante nera -deceduta- degli anni venti/trenta. Per
altre delucidazioni consultare la cara, buona, vecchia wikiepedia
- Con la guerra dei mutanti mi riferisco più o
meno a Days of Past Future -si, aspetto quel dannato film in cui
metterano insieme Hugh Jackman e Michael Fassbender- dove è
in atto una guerra.
- Il periodo in cui lei e Grant giocavano nascosti
è un chiaro riferimento al terzo capitolo della mia ff "Love
Today", dove loro giocano a Indovina Chi e Cluedo.
- Brett ... beh, sapete PERCHE' il terzogenito -e Gran
pensava ultimo, ma invece no heheheh- si chiama così. Per
chi non lo sapesse -E MI CHIEDO PERCHE' QUELLA PERSONA SIA ANCORA QUI-
è un chiaro riferimento a Brett Dalton, il superfigoso
attore che interpreta GrantyWaddy
Riguardo alle altre due FF:
-Hunger Games: il capitolo due arriverà domani e
parlerà dei tributi, ma non voglio spoilerarvi nulla,
porcofinnick.
-Love Today: il quarto capitolo in fase di scrittura.
Parlerà dei Social Network e di un improbabile conversazione
tra 00Skye e GrantyWaddy
Beh, che atro dire?
A sih.
BACIONI ONI ONI
Lalla
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1. ***
our son2
Briar's Point Of View
CARACAS, VENEZUELA.
I miei cinque sensi, in questo momento, stanno impazzendo. Il sapore
del mio stesso sangue mi scende in gola, mentre le mie mani continuano
a toccare la fredda impugnatura della pistola. Le mie orecchie sono
assordate dai continui spari, dai proitellini che perforano un corpo o
dal loro tintinnio quando cadono al suo, mancando l'obbiettivo. Sono
scioccata. Una missione del genere non mi è mai capitata,
troppo
difficile, troppo sanguinosa.
Papà me l'aveva detto chiaramente, prima di partire, quando
stavano scegliendo insieme le armi. "Sarà
una missione complicata," mi aveva detto mentre io, non
ascoltandolo, giocherellavo con una calibro 22,"Molti
dei tuoi moriranno, non ci sarà nessuno a pararti il culo
questa
volta. Devi sfruttare tutto ciò che ti ho insegnato". Ed
ha ragione. Devo
sfruttare al meglio ciò che, in questi diciassette anni di
vita,
ho imparato avendo come padre un agente SHIELD e come mamma
un'abilissima hacker.
Mamma... .Mi
manca, la mia
mamma. Mi mancano lei, Raven, il piccolo Brett e Elie, anche se non
l'ho ancora conosciuto. Non vedo la mia famiglia da settimane,
più o meno dal giorno di Natale. Ho voglia di tornare a
casa,
sull'aereo, di venir coccolata da papà come quando ero
piccola e
di giocare con Raven. Non di stare qui, sul tetto, a gelarmi il culo
mentre io e la mia squadra completiamo la missione.
Il fischio di una freccia passa poco distante dal mio viso,
tranciandomi di netto una ciocca di ricci. La stringo tra le dita,
arrabbiata, girandomi di scatto verso Anastasia. Me la
pagherà
cara, i miei capelli non si toccano.
-Scusa.-
biascica, scuotendo lievemente la testa. -Non ho fatto apposta.-
aggiunge, con l'accento russo che la cottradistingue, saltando
agilmente sul camino e appolandoci come un falco. E tutte le sue frecce
fanno centro, nel cuore dei nostri nemici, regalandomi uno spettacolo
inquietante. L'odore, adesso, di sangue,
per me sta diventando insostenibile. Per lei, invece,
sentirlo
non è un problema. E' abbituata, fin da piccina, sua madre
è la famigerata Vedova
Nera.
Mia madre, invece, è un orfanella esperta hacker, che ha
conquistato il cuore di un burbero specialista dedito solo al lavoro,
in pochi mesi. La coppia SkyeWard,
la conoscono tutti allo SHIELD.
-BRIAR, BOMBA!- strilla
Anastasia, dall'alto del suo trespolo. Sobbalzo, girandomi e trovandomi
a pochi, anzi pochissimi, centimetri da un'ordigno grosso
più o
meno quando un pallone da calcio. Non ho tempo di disinnescarla; o
corro o esplodo.
Così, mandò uno stimolo alle mie già
indolenzite
gambe, pregandole di resistere e di correre prima che la bomba esploda
e di me rimangano solo pochi resti. Non c'è la
farò mai,
dannata me con la testa perennemente tra le nuvole! E, proprio quando
sento i tic finire
e realizzo
che mi trovo ancora troppo vicino per poter vivere un altro
pò
da rivedere la mia famiglia, mi rendo conto di ciò che ho
fatto.
Ho deluso mio padre. Morirò in missione, e per colpa di uno
stupido ordigno! Scusa, papà ... .
La granata esplode e, proprio quando mi preparo al dolore, qualcosa di
inaspettato accate. Un paio di braccia mi circondano e io mi ritrovo
aggrappata come un Koala al busto di Ameria e protetta dal suo scudo.
Deglutisco. Sono viva?
Quando i pezzi della bomba artiginale finiscono di cadere da tutte le
parti -insieme a qualche arto dei cadaveri che giacevano li accanto- la
bionda alza lo scudo, segno di cessato pericolo. Io mi stacco da lei
proprio nel momento in cui la testa rossa di Anastasia spunta fuori dal
camino, scrutando se sia tutto apposto ed, quando si è
accertata, esce con il volto e il corpo completamente sporchi di
fuliggine.
Si avvicina a noi, recuperando arco e faretra e masticando una gomma.-Ottima entrata, Rogers. Degna di
tuo padre.-. Ana
gli da un paio di colpetti sulla schiena, il suo modo per esprimere
ammirazione. La bionda si aggiusta un capello dietro l'orecchio,
stirando le labbra carnose in un sorriso.
-Ti ho appena parato le
chiappe, potresti anche ringraziare.- dice,
retoricamente, sistemando lo scudo di vibranio sulla schiena. Io roteo
gli occhi al cielo, in certi casi è totalmente uguale a sua
madre, una diva.
-Grazie.-
ribatto io,
con un sorrisetto strafottente. Finisco di sistemare le mie armi,
esausta. Appena torno alla base, la prima cosa che faccio e dormire per
dodici ore di filato, che Hatter lo voglia o no. Non sono mai stata
così stanca nella mia vita, penso davvero che potrei dormire
qui, in mezzo al sangue e ai corpi. Basta che chiudo occhio;
è
più o meno da sei ore che non lo faccio, che non lo facciamo, troppo
impegnate a braccare Casal Ramirez e i suoi sgherri.
Loro ci potranno pure essere abbituate, a non dormire per giorni, ma io
no. Sono brave, bravissime nel loro lavoro, è il loro
destino,
l'hanno scritto nel DNA. Nel mio, in realtà, non so cosa
c'è scritto. Da piccola volevo lavorare alle Stark
Industries,
poi papà mi ha fatto venire in testa la mania dello
spionaggio
... ed eccomi qua.
-Cosa fate stasera?- chiedo,
con un sorriso.
-Viene Ginger a cena.- risponde
America, infastidita, appoggiandosi con la schiena alla ringhiera di
metallo.-Non
la sopporto. Si crede Dio In Terra solo perché ha vinto un
fottutissimo Oscar. Ed è pure una troia, è andata
a letto
con un casino di registi pur di avere i ruoli.-.
Anastasia ridacchia, bevendo un sorso dalla bottiglietta d'acqua
magicamente comparsa dalla sua faretra.-E tuo padre come la prende, non
credo che gli faccia molto piacere averla in giro per casa.-. Mi
lancia
la bottiglia, da cui bevo un avido sorso d'acqua potenziata con quelli
che sembrano dei sali minerali. Mi vien da vomitare.
-La detesta pure lui. L'unica a cui sta simpatica è Blondie,
perché hanno lo stesso carateraccio e modi di fare da dive.
Beh
c'è anche mia madre, che la adora, in fondo è pur
sempre sua figlia. Ma a me Gin non fa ne caldo ne freddo.-
risponde, in modo vago, lasciando ondeggiare i boccoli biondi al
vento.
Io alzo improvvisamente il capo, sentendo il ronzio dell'elicoterro di
recupero in lontananza. I miei sensi non falliscono mai
perchè,
infatti, il rumore assordante del mezzo raggiunge le nostre orecchie e
la scaletta di corda piomba giù, invitandoci a salire.
Hatter's Point Of View
LABORATORI SHIELD.
Il laboratorio di genetica è un vero disastro, ci sono carte
ovunque, cassetti aperti e cestini dello sporco con il loro contenuto
rovesciato per terra. Stringo la cartellina al petto, storcendo
lievemente il naso. -Darring?-
Il mio compagno di corso alza la testa da un cumolo di fogli,
calcandosi gli occhiali da vista sul naso.-Si, Hatter?-
chiede, retorico.
-Si può sapere cosa diamine stai facendo? Sembra che sia
passata una squadra d'assalto, santo cielo!- borbotto,
esasperata, facendomi strada tra le macerie di quello
che una volta era il laboratorio dell'accademia. Perché,
ora, sembra uno scenario post apocalittico.
Banner si alza da terra, reggendo tra le mani
due topini
bianchi, di quelli che usiamo come cavie per i nostri esperimenti. Li
rimette nelle gabbie, chiudendole accuratamente. -Qualcuno
è entrato ed ha liberato tutti i topi con dentro la cura.-
risponde, segnando su un blocchetto i nomi dei due topini appena
catturati. Ne manca solo uno, a quanto pare ... merda. -Mi ci è voluto
tantissimo a riprenderli.-
-DOVE E' TIKI?- strillo, preoccupata. Tiki è un
ratto
albino, l'unico su cui la cura abbia effettivamente funzionato. Se
perdiamo lui, abbiamo molto volentieri mandato tre anni della nostra
vita a fare ricerche ed esperimenti a farsi friggere. -DOBBIAMO TROVARLO, DAR.
ALTRIMENTI SIAMO FOTTUTTI.- aggiungo,
abbassandomi per vedere sotto gli armadi delle provette.Potrebbe essere
ovunque ... ammesso che sia ancora nel laboratorio.
Correndo per la stanza come una pazza, scivolo su una
buccia di
banana uscita dal cestino, cadendo di sedere con un tonfo. Sussurro tra
i denti una mezza bestemmia, sbuffando. -TU E LE TUE CAZZO DI BANANE.- strillo,
arrabbiata come una donna durante quel
periodo. Mi aggrappo al mobiletto in ferro e, con fatica, mi alzo,
massaggiadomi un paio di volte le natiche indolenzite.
-Ho cercato ovunque, Hatter, è sparito nel nulla.-. Darring
si butta su uno sgabello, portandosi una mano tra i capelli, con aria
preoccupata. -Ho chiesto
a Tara di farmi avere le registrazioni della telecamera di sicurezza.- dice,
indicando l'attrezzo nero sempre vigile e attento a tutto
ciò che succede,-Ma
mi ha detto che non potrà farmele avere prima di domani
mattina.
Ora, non ci resta che trovare Tiki e rimettere in ordine tutto, prima
che arrivi tua madre.-.
Mi gelo. Mamma. Doveva venire oggi, a trovare me e Banner,
per
vedere come procedevano i nostri esperimenti per il vaccino. E, senza
il topo, il vaccino è praticamente inesistente. -ALZA LE CHIAPPE E METTITI A
CERCARE QUEL DANNATO TOPO, FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FAI.- urlo,
spazientina, aprendo alla rinfusa tutti i cassetti dell'armadio di
destra. Il niente più totale. No, aspetta ... .
-Dove è che abbiamo messo tutte le provette e i fogli delle
ricerche?- chiedo, non staccando gli occhi dall'armadio completamente vuoto,
con un tono stranamente baritonale. Darring mi rivolge un occhiata
stranita, mentre sistema i residui del suo pranzo nel cestino. Ho un
brutto, bruttissimo,
presentimento.
-Nell'armadio di destra.-. Appunto.
Divento bianca come il mio camice, sentendo le ginocchia
diventare molli. -Ma non
c'è niente nell'armadio
di destra.- dico, deglutendo almeno una trentina di
volte, aggrappandomi alle ante di metallo per evitare di cadere per
terra, di nuovo.
-COSA?-. Banner si precipita da me,
scostandomi
dall'armadio e osservando gli scomparti delle provette vuoti e i
faldoni aperti e senza più fogli al loro interno.
-Ritrovare Tiki è l'ultimo dei nostri problemi, ci hanno
appena rubato tutto. - sussurro,
prima di vedere Darring oscillare come una foglia e cadere a faccia in
giù, sulle piastrelle immacolate del pavimento.
Siamo finiti.
Raven's Point Of View
BUS SHIELD
E' un altra giornata come tante, noiosa e monotona. Per me, ormai,
è sempre la stessa storia. Mi sveglio, la mattina studio con
zio
Phil e il pomeriggio passo il tempo sui libri di medicina che mi ha
regalato Simmons. Mamma è occupata a correre dietro ad Elie,
ha
ancora pochi mesi e ha costantemente bisogno di cure e di
essere
allattato. Me ne occuperei io, cambiarlo o lavarlo, ma mamma non si
fida tanto. Ha paura che io lo
geli.
Ella, la mia unica amica, se ne è andata alla NYADA per
studiare
canto e ballo e non vedo mia sorella Briar da quanto ... un anno? Sono
sempre quì, rinchiusa nel Bus, l'unico mezzo al mondo che
non mi
permettarà mai di fuggire, a meno che non mi crescano un
paio di
ali. Cosa possibile, dato che sono un
fenomeno da circo uno di quegli esseri odiati da tutto il
mondo.
Sospiro, guardando fuori dal finestrino. Con la punta dell'indice,
tocco il vetro, formando un elegante e raffinato girighoro di ghiaccio.
Come è bello il tramonto, darei ogni cosa pur di vederlo dal vivo,
e non rinchiusa qua. Mi butto di peso sul letto, dando un calcio ai
libri di testo e coprendomi il volto con un cuscino. Voglio andarmene.
Qualcuno bussa alla mia porta e, senza il mio consenso, la spinge
appena. Dalla fessura vedo comparire la faccia allegra di zio Phil, con
in mano un sacchetto nella pasticceria sulla sesta. -Raven? Posso?-
Normalmente non farei entrare nessuno, durante la mia ora di
"solitudine", ma quando ci sono dei deliziosi cornetti alla crema in
ballo non oserei dirgli di no. -Entra.- dico, mettendomi a sedere.
-Sono quelle alla
Nutella, vero?- chiedo, mordendomi il labbro
inferiore ed indicando il sacchetto unto. Phil annuisce, prendendo la
sedia girevole e sedendosi accanto a me.
-Ovviamente, Milady.-
risponde l'uomo, canzonatorio, aprendo il
sacchetto e tirandone fuori due croissant dal profumo invitante,
stendendoli sul sacchetto. Me ne porge uno e io lo accetto molto
volentieri, stringendolo tra le due dita e sporcandole con lo zucchero
a velo. -Eccoti. E vedi
di non sporcarti, May è stufa di far
lavatrici.-.
Ne addendo un pezzo, constatando che da bello caldo, tra le mie dita
è diventato freddo come un cubetto di ghiaccio. Diamine.-Troppo
tardi, l'ho congelato.- sbuffo, masticando la pasta fredda
e dal sapore
orribile. -Ora fa schifo.-.
Sono un'incapace, congelo tutto ciò
che tutto, neanche a farlo apposta. Ormai i miei poteri vanno da soli;
devo indossare i guanti anche solo per sfogliare le pagine di un libro
o per tenere in mano un bicchiere. Ed è una cosa fastidiosa.
-Oggi, ho visto un bel
paio di guanti in seta neri, nella vetrina di un
negozio sulla sesta. Se vuoi, il tuo compleanno potrebbe arrivare in
anticipo, quest'anno.- dice, alternando le parole a grossi
bocconi di
cornetto. Io sorrido, addolcita.
-Grazie ma ... non
dovresti proprio. Mi vanno bene quelli vecchi, in
lanetta.- gli dico, indicando l'indumento riposto
accuratamente sopra
il comodino. Vorrei abbracciarlo.
Phil si pulisce la mani su un fazzoletto, ridacchiando. Fa per dire
qualcosa, quando, dal soggiorno, un urlo spaventanto di mia madre e il
pianto convulso di Elie ci fa raddrizzare le orecchie.-Hai sentito?-
chiede, scattando in piedi come una molla.
Annuisco, alzandomi dal letto e preparando i miei poteri all'uso.
Quando vogliono, anche loro possono essere utili. Specialmente se la
mia adorata madre e il mio pestifero fratellino hanno bisogno di me.
Coulson carica una pistola, impugnandola e facendomi segno con la testa
di far avanzare lui. Obbedisco, seguendolo a ruota. Camminando
lentamente raggiungiamo il soggiorno dove trovo mia madre, immobile,
con Elie in braccio e un espressione visibilmente scioccata. Davanti a
lei, due persone ci stanno sorridendo.
Un uomo, pelato ed in sedia a rotelle, mi indica.-E' lei Raven?-
chiede, guardando mia madre. La donna accanto a lui, alta e con una
tuta di lattex rosso indosso, mi scruta attentamente. Cosa vogliono da
me? Sono dei persecutori? Mi vogliono deportare come ho letto sul libro
di storia?
-COSA VOLETE?-
strillo, puntando la mano contro i due e sparando un
potente raggio gelante. La mora, con un veloce movimento delle mani,
devia il raggio, facendo finire contro la parete. Mia madre mi guarda,
scioccata. Quella donna è come me.Come è
possibile? E'
tutto un trucco, la mia malattia è unica. Sento la rabbia
invadermi le viscere e la mia temperatura corporea scendere
verticosamente. -ANDATEVENE.-
strillo, di nuovo, inviando un secondo
raggio verso i due.
La donna, stizzita, lo devia di nuovo, facendo finire, questa volta,
contro di me. -Basta.
Noi non vogliamo farti del male.-. latra,
indicando se stessa e l'uomo. Sbuffo, sgranchendomi le dita. Vogliono
la guerra?
-RAVEN, BASTA.-
strilla mia madre, in preda ad una delle sue solite
crisi isteriche post gravidanza, battendo nervosamente i piedi a
terra.-E VOI DUE, SI PUO'
SAPERE CHI SIETE? VI SIETE MATERIALIZZATI QUI
DENTRO E ADESSO COSA VOLETE DA MIA FIGLIA?-. I suoi urli
rieccheggiano
per tutto il bus, probabilmente avrà svegliato Brett.
L'uomo in carrozzina ci guarda, entrambe, con un sorriso.-Il mio nome
è Charles Xavier e lei è la mia aiutante,
Brooklyn
Summers. Voglio che sua figlia entri nella mia Accademia. Ne abbiamo
bisogno.-
ANGOLETTO DELLA FRUTTA(con di sottofondo Happy di Pharrel Williams)
Eccomi qua, care lettrici.
Abbiamo conosciuto Briar Ward, Anastasia Barton e America Rogers in
missione. Come vi sono parse?
E poi ecco arrivare Hatter Fitz e Darring Banner, figlio di Bruce
Banner, alla disperata ricerca di un topo.
Ed, infine, la nostra piccola Raven Ward. Dolce, la bambina? LOL. Amh,
Brooklyn Summers potete trovarla in quest ff: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2422052&i=1
(sono al secondo capitolo, ma sto provvedendo a continuarla. Spero che
ci farete un piccolo salto SMAK)
Vi è piaciuto questo capitolo? Spero di si.
ALTRE FF:
-Hunger Games: probabilmente domani, parlerà dell'arrivo a
Capitol City.
-Love Today: non so quando arriverà, ma so che
parlerà della gelosia di Ward verso una gran bel figaccione
(STEEEEEWIE *_*) e di Skye per la ormai celeberrima Mika.
-Like In A Hurricane( per chi vuole scoprire chi sia Mika): penso anche
quello domani. Conosceremo la diva hollywoodiana, la figlioletta Ginger
(si, quella nominata parecchie volte) e altre cose.
Ciao Ciao Ciao Ciao Ciao
Bacioni -oni -oni -oni
Lalla,
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2. ***
buck e bir
BRIAR'S POINT OF VIEW
BASE AEREA SHIELD
Quando l'elicottero atterra alla base, vengo svegliata dagli violenti
scossoni di America. La bionda mi sorride schifata, indicando il filo
di bava che esce dalla mia bocca. Ancora frastornata mi pulisco con la
manica della tuta, alzandomi con fatica. Dannatissimi
lividi. Qualcuno, mentre dormivo, mi deve aver bendato il foro
di
proiettile sul braccio e la ferita sull'addome; sono conciata piuttosto
male. Con le utlime forze che mi rimangono in corpo, esco dallla rampa
di lancio e appoggio i piedi sulla terra battuta della pista.
-Ben tornata, piccola.-.
Sento
alle mie spalle l'inconfondibile voce di Bucky Rogers, l'unica persona
che ho voglia di vedere adesso. Mi giro, gemendo debolmente di dolore
quando lui mi abbraccia. Sembro una bambona di porcellana, piccola e
fragile, rigida tra le sue braccia forti e i suoi muscoli tesi. -Tutto bene?-
-Stai scherzando? A momenti non cammino.- brontolo,
seccata,
incrociando con fatica le braccia al seno. Il biondi si passa un mano
tra i capelli, riaggiustandoseli in modo sexy. Mi mordo il labbro
inferiore, è tanto tanto bello. -Ho saputo che la figliol
prodiga viene a trovarvi, oggi. Felice?- chiedo,
sarcastica, contraendo le labbra in un risolino.
Bucky mi lancia un occhitaccia, infastidita, stirando i
muscoli
della braccia. Qualcuno bandisca le canotte bianche aderenti dallo
SHIELD, per favore.-Come
a Natale.- brontola,-Si
vanterà per tutto il tempo del ruolo che ha ottenuto nel
prossimo film di Scorsese.-
-Ma devi per forza stare li? Cioè, non puoi andartene?- chiedo,
circondandogli con uno sforzo disumano il collo con le braccia,-Perché
ho sentito di un nuovo Jazz Club sulla sesta ... me ne hanno parlato
bene. Andiamoci insieme, stasera. Per divertici.- aggiungo,
giocherellando lentamente con i capelli sparsi sulla nuca.
Bucky ridacchia, artigliandomi un fianco.-Bella idea, piccola. Mi
piacerebbe molto. E, magari, dopo, potremmo andare a casa mia, a
divertici ...- sussurra sulle mie labbra, suadente,
facendo
scendere la mano verso il mio sedere. Io deglutisco, imbarazzata. Vuole
che facciamo sesso insieme. Cioè, me lo ha già
chiesto
parecchie volte, però mai così esplicitamente. Sa
perfettamente che sono vergine e che non voglio perderla troppo
infretta, senza motivo, e lui non mi fa pressioni, anzi, è
disposto ad aspettare. Ma non so, per quando ancora potrà
aspettarmi? Ha diciannove anni, santo cielo, stiamo insieme da due anni
e non abbiamo mai combinato nulla perché io non mi sento
pronta
ed ho ... paura.
So perfettamente che una spia non dovrebbe aver paura di
nulla -e, se Anastasia scopre che ho paura di darla via mi
prenderà per il culo tutta la vita.- ma io non ce la faccio.
Forse dovrei parlarne con mia madre, quando la vedo.
-Prima pensiamo solo a divertirci, poi vediamo. Ok?- chiedo,
staccandomi un poco da lui e riavviandomi un capello castano dietro
l'orecchio. Bucky annuisce, dandomi un leggere e tenero bacio sulle
labbra. E' un ragazzo estramamente dolce, sa sempre come farti star
bene. A mamma piace, quando glielo presentato, perché dice
che
è buono e che è tutto uguale a suo padre.
Ineffetti,
è totalmente identico, tranne per gli occhi. Mi stringo a
lui,
appoggiandogli le braccia sul bacino
Un finto colpo di tosse alle nostre spalle ci fa sussultare.
-Disturbo?.-.
Mi stacco immediatamente da Bucky, riconoscendo la voce
roca di mio padre. Entrambi ci giriamo verso di lui e, con un cenno
militare come il protocollo ci impone di fare, lo salutiamo.
-Salve, Sergente Ward.-
diciamo, all'uniscono, il corpo immobile come
una asta di metallo. Mio padre ridacchia, facendoci segno di smettere,
non si è ancora abituato a trattare la figlia come un
sottoposto. Sorrido, abbracciandolo e trattenendo un gridolino di
dolore. Ma, per attenerci alle rigide regole, ci stacchiamo subito
dopo,
ritornando alle posizioni di prima.
-Agente Briar, come
è andata la missione?- chiede, schiarendosi
la gola. -Agente Rogers.-
aggiunge, rivolto a Bucky, che ricambia con
un saluto militare in piena regola.
-Le Agenti Romanoff e
Barton stanno andando in questo preciso momento a
fare rapporto.- rispondo, fiera come sempre. -Io devo andare in
infermeria, ho una ferita da farmi medicare.-
Lascia perdere le regole e il suo grado, lasciando uscire l'istinto di
padre. -Dove? Come? Chi
è stato? Quando?-. Mi
bomborda con una raffica di domande, levando la benda zuppa di sangue
per vedere la gravità del danno. Piego la testa di lato, in
modo
da vedere il sorriso che increspa le labbra carnose di Rogers Jr.
-Non è nulla
pap... Sergente. Un banale foro di proiettile.-.
Papà sospira e riannoda la benda in modo rudimentale,
rivolgendo
tutte le sue attenzioni a Bucky. Si impala davanti a lui, dandogli un
leggere buffetto sulla guancia. -Bene,
ragazzo.- dice, abbottonandogli
la divisa e scompigliandogli lievemente i capelli, -Vai a fare il tuo dovere, devo
parlare con mia figlia. Soli.-
-Subito, Sergente Ward!.-.
Ed, in modo servile e sottomesso, lo saluta,
girandosi verso di me. Mi da un leggero bacio sulla guancia,
sussurrandomi un "Passo da te alle nove in punto, mettiti qualcosa di
carino". Quando lui è abbastanza lontano per non sentirci,
papà si avvicina a me e mi prende per un braccio.
-Briar, la direttrice
Hill vuole parlare con te. Subito.-
MIKA'S POINT OF VIEW
UFFICIO DEL DOTTOR WATSON
-Guarda che bel vestito
... Jen ha davvero buon gusto.-
Porgo a Steve la copia di Vanity Fair, indicandogli la foto che ritrare
Jennifer alla cerimonia di premiazione degli ultimi Oscar, fasciata in
uno stupendo abito di Versace. E' un pò che non le sento,
sia
lei che Donatella. Saranno due anni, più o meno dal giorno
del
matrimonio. Dovrei chiamarle.
-Mi ricorda la mi giovinezza.- sospiro,
vagando con la mente verso quei giorni in cui anche io camminavo sul
red carpet, guadagnandomi l'attenzione di tutti i giornalisti e
fotografi. Che bei tempi ... la fama, i premi, le feste, oggetti e
vestiti di tendenza e costosi ... mi manca quella vita.
-Si, è carino.
E con questo cosa vorresti dire?- chiede Rogers,
sfogliando una rivista trovata sul piccolo tavolino in vetro della sala
d'aspetto. -Che non sei
più giovane? O che vorresti un ennesimo
vestito?-
Un nostro nuovo litigio viene stroncato sul nascere dall'arrivo di una
signorina bionda, strizzata in un tailleur color tortora. -I coniugi
Stark-Rogers? Prego, seguitemi. Mr. Watson vi aspetta.-
dice,
sorridendo serafica. Ci accompagna in un stanza ampia e ci indica due
costose e all'apparenza comode poltrone bordeaux, fatte di pelle.
Il dottore -che avrà massimo una quarantina d'anni- si
presenta,
tendendoci la mano. -Salve
sono il dottor Benjamin Watson.-
-Steven Rogers.-
dice Steve, stizzito, stringendo la mano di Benjamin con vigore.
Quando tocca a me, il dottore mi ferma. -Oh ma so perfettamente chi
è lei, signorina Mika.- dice, con
sorrisetto sul volto.
-Ho visto tutti
i suoi film, dal primo all'utlimo.- aggiunge,
lievemente euforico, porgendomi un biglietto dorato, molto
assomigliante al biglietto della Fabbrica Di Cioccolato. Sopra,
campeggia il mio autografo e, dietro, il titolo di un mio vecchio film.
-Sono un suo grande fan.
Questo biglietto era per la prima di Frost a New York.-
Sorrido, rigirandomi i biglietto tra le dita. -Sono passati tanti anni.
E' strano che qualcuno si ricordi ancora ...-
-E' impossibile
dimenticarlo, signorina. Frost è stato uno dei suoi
migliori film, è grazie a quello che ha vinto un Oscar..-
Volgo la testa verso Steve che ci guarda, esasperato. A
quanto
pare, non ha molta voglia di perdere tempo. -Ora possiamo anche
procedere ...- dico, sbrigativa, accavallando le gambe e
sistemandomi
al meglio nella poltroncina.
Benjamin annuisce, sedendosi dietro la scrivania.In poco tempo, come un
attore professionista che si cala nella parte, torna serio e
professionale. -Chi dei
due a
deciso?- chiede, calcandosi gli occhiali da vista sul naso
a patata.
Guardo Steve, che se ne sta dritto e concentrato sul consulente
matrimoniale a cui abbiamo deciso di rivolgerci. E sborsare molti
soldi. Faccio dondolare lievemente il piede, battendo con un tacco lo
spigolo della scrivania.
-Lei- -Noi-
rispondiamo, all'unisono, senza stupirci che, come al solito, non siamo
in grado di fare una squadra.
-Signorina Stark ...-.
Il dottore invoglia me a prendere parola, dato
che sembro essere quella più interessata alla seduta. Il che
è vero, se vogliamo mettere i puntini sulle I.
-Lo abbiamo deciso insieme.-Sottolieno
l'ultima parola, nonostante non fosse assolutamente vero.
Io, a differenza di Steve, ci tengo molto a salvare le apparenze e a
fare buona figura. Per lui, invece, questa è una
più
totale perdita di tempo, dato che ora dovrebbe essere allo SHIELD a
litigare nuovamente con Ward e mio fratello. -Volevamo solo ...
provare. -
Il medico annuisce distrattamente e batte qualcosa sui tasti del
computer. -Quanto siete
felici come coppia? Da uno a dieci.-
-Nove.- sussurro,
con voce baritonale, ciò che mi succede quando mento. Mi
mordo il labbro inferiore, accidenti a me.
-Nove.- dice
Steve, stringendo i braccioli della sedia. Ha aspettato
che fossi io la prima a rispondere ... evidentemente non voleva
rischiare situazioni imbarazzanti o inutili.
-Dovete essere sinceri.
Altrimenti la terapia non funziona. S i n c e r i.-
Io e Steve ci guardiamo e poi ritorniamo a fissare Watson. -Sette e mezzo.-
dico.
-Sette.-.
Steve mi segue a ruota, ma so che la sua rispsota non
rispecchia veramente la verità. Steve mi ama -anche se da
qualche mese abbiamo dei problemi- e io amo lui, non
lo nego, mi è sempre piaciuto. E' molto bello, raffinato,
educato e sempre cortese e -per quello che posso ricordare- molto bravo
a letto, probabilmente il migliore con cui sia mai stata. Almeno dieci
volte migliore di Michael. Per quella serie di motivi credo di averlo
sposato. E anche perché America e Bucky meritavano
un
padre.
Watson annota qualcosa sul pc e, poi, ci sorride rassicurante. Ed
è adesso, che verrà la fatidica domanda, quella a
cui
ogni coppia problematica ha paura di rispondere e che causa imbarazzo
più o meno a tutti. -Con
che frequenza
avete rapporti sessuali?-
Sento un pugno nello stomaco e mi muovo, convulsamente, sulla poltrona.
Non posso fare a meno di guardare mio marito, pallido, con la schiena
inccollata allo schienale della poltrona e gli avambracci abbandonati
sui braccioli. -Non
molti.Sono rimasta incinta di Fifth due anni fa ... dopo il
parto, due volte. Una al suo compleanno e una a Capodanno. Ma eravamo
ubriachi.- dico, schiarendomi la voce e puntellando le
dita sulle
cosce, coperte dal lieve tessuto dei jeans.
Steve sbuffa, incassando la testa nelle spalle. Credo che questa
conversazione lo turbi un pochetto, non è mai stato felice
di
parlare della nostra vita sessuale. Normalmente avrebbe fatto storie
per andarsene, ma questa volta no. Vuole far capire di essere
cresciuto, il bambino... . Anche se, tecnicamente, lui è di
svariati anni più grande di me. Quanti ne avrà?
Cento?
Watson riprende a battere sulla tastiera, in modo concentrato. -Eravate soddisfatti a letto?
Avevate dei ruoli?-.
Sento che sarà una seduta veramente luuuuuunga.
RAVEN'S POINT OF VIEW
BUS
-Signorina Ward, lei
capisce quanto alla nostra accademia farebbe
comodo una mutante come lei. Il suo potere è piuttosto raro
e
mutanti giovani sono rarissimi, ormai.-.
Lancio una veloce occhiata a mia madre, seduta sul divano in pelle
mentre ascolta, attenta, il discorso di Xavier. Coulson è
andato
via, mamma gli ha praticamente ordinato di portare Elie a giocare in
palestra. -Capisco,
professore.- dice, calma e rilassata, sorseggiando il te
dalla tazza in ceramica che stringe tra le mani.
La donna mora, Brooklyn, mi osserva da quando mi sono calmata,
rimanendo, ferma e impassibile, in piedi accanto al professore. Noto
una pistola attaccata alla cintura della tuta e un paio di granate semi
nascoste nella tasca anteriore. Assomiglia a Natasha, solo mora e con
qualche centimetro in meno.
Grazie mille. Non sono
mai stata paragonata alla Vedova Nera, la cosa mi lusinga molto.
Mi guardo intorno, alla ricerca della voce che ha
pronunciato quelle parole. Mi giro verso mamma, che sta consultando un
deplian datole da Xavier, quest'ultimo che continua ad esaltare il
programma scolastico e le superbe lezioni di storia del professor
Howlett. La donna, invece, non ha ancora aperto bocca.
E' inutile che cerchi,
tanto io sono qui. Nella tua testa.
Boccheggio, scioccata, prendendomi la testa tra le mani.
E' una sensazione fastidiosissima, sembra che cento martelli pneumatici
mi stiamo battendo contro il cranio, contemporaneamente.
Non fare la
melodrammatica, fa più male a me che a te, credimi. Ho fatto
anche un giretto nella testa di tua madre e lei non ha fatto tutte
queste scenate. Vuoi provare vero dolore?
Prima che io possa ribattere con la voce nella mia testa, la testa
inizia a pulsarmi terribilmente, seguita dalla sensazione di vomito che
sale in gola. Esprimo n piccolo lamento di dolore, con tutte le poche
forze che mi sono rimaste, tentando di richiamare mia madre.
-Tutto bene?-
chiede, per l'appunto lei, posandomi una mano sulla spalla.
La fisso, per qualche secondo, supplicandola con gli occhi di far
andare via quei tizi strani. Mamma mi sorride, accarezzandomi con
lentezza i capelli bianchi. Io annuisco,deglutendo un paio di volte e
mandando via la fastidiosa sensazione. Mamma ritorna a parlare con
Xavier, chiedendole delucidazioni sui ragazzi presenti in Accademia.
-Sono tutti come sua
figlia, timorosi dei loro poteri e esclusi dalla società.
Anche se abbiamo vinto la guerra, molti ragazzi sono ancora impauriti
all'idea di diventare membri della società. Così
li teniamo li e, i più anziani, lavorano presso la scuola.
Molti nostri vecchi studenti, però, dovrebbero essere presi
d'esempio dai nuovi. Sono riusciti a diventare qualcuno nonostante la
loro natura, ce l'hanno messa tutta e sono stati ripagati. E, molti dei
ragazzi che se ne sono andati, non hanno un espetto estetico del tutto
... normale. -
Io rimango ammirata, a sentire le sue parole e, timorosa, predo parola.
-Quindi, lei, sta dicendo
che non dovrei vergognarmi della mia natura?- chiedo,
riprendendo il pieno possesso delle mie facoltà. La voce
nella mia testa se ne è finalmente andata, forse mi sono
immaginata tutto.
No, io sono ancora qua.
Xavier mi guarda, sorridendo bonario e pacato.-Esatto. Noi siamo una razza
superiore, senza di noi non ci sarebbe l'evoluzione. Come diceva una
mia vecchia amica, "Mutante e fiera".-.
Ha ragione. Dovrei accettarmi per quello che sono, sono diversa, ma in modo
positivo. Questa gente è come me, vuole tenermi al sicuro da
persone che non mi accettano e che vogliono solo farmi del male. Forse,
decisamente, dovrei accettare la loro proposta. Non sarebbe poi
così male, imparare a controllare il mio potere ead usarlo
per scopi benefici. Potrei inventare metodi all'avanguardia per la
medicina, sarebbe una cosa grandiosa.
Se pensi davvero di fare
il medico con i tuoi poteri, preparati a ricevere una grossa delusione.
I medici curano le persone, non le ghiacciano.
Mi lascio andare contro lo schienale della sedia, pensando a qualche
insulto in modo che la voce nella mia testa possa sentirli.
Sono profondamente
offesa, sappilo.
AH AH, quindi sei una femmina. Le sto pure dando corda,
diamine.
Dai, non dirmi che non
hai capito chi sono.
Prima che io possa risponderle, Xavier mi precede, intromettendosi nei
miei pensieri.
Brooklyn, smettila di
importunare la nostra giovane promessa. Credi davvero che
vorrà venire in una scuola dove gli insegnanti fanno venire
l'emicrania? Non credo proprio.
-Grazie, professore.-
dico. Mia madre mi guarda, interrogativa, inarcando lievemente le
sopracciglia. -Comunque
... volevo chiederle ulteriori informazioni sull'Accademia ...-
Il professore gode del mio sguardo compiaciuto e, sorridendo, mi tende
un deplian.
AMERICA'S POINT OF VIEW
BAGNI SHIELD
Mi appoggio con i gomiti sul lavandino bianco del bagno, riflettendomi
nello specchio davanti a me.
E' un disastro. Un grandissimo disastro. Un ENORME disastro.
Cosa diranno i miei? Mamma potrebbe anche esserne felice, i divi di
Hollywood sono sempre un pò strambi, ma mio padre? Prima
ucciderà me, e poi ucciderà Lui. Dovevo fare la
ragazza seria, come ho fatto da diciassette anni a questa parte, invece
di finire in un tremendo cerchio di guai e bugie per colpa di
dannatissima tequila e di un semi dio molto fascinoso.
Il test sul lavandino suona, i cinque minuti sono finalmente terminati.
Sospiro a polmoni aperti, devo pensare che la scritta che
leggerò adesso mi darà solo buone nuove. Sono
piuttosto fiduciosa, i sintomi potrebbero essere solo delle banali
coincidenze. Afferrò il test, sperado con tutto il cuore che
ci sia scritto ciò che spero. Serrò gli occhi,
rivolgendo una silenziosa preghiera come la zia Pepper mi dice sempre
di fare in certi casi. Li apro e le due linette rosa dicono tutto
ciò che devono dire, come guardandomi stra fottenti.
Sono incinta.
Benissimo, posso pure contare sul fatto che la mia vita
finirà tra breve.
ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando il Pagante- Entro in Pass)
Cucù, eccomi qui!
Il terzo capitolo è arrivato e abbiamo conosciuto Bucky,
l'adorabilissimo figlio di Stewie e la sua amabile mogliettina ex star
del cinema Mika. Abbiamo anche appreso che Miss America (no ok, ci
stava) e' incinta di un certo semi dio nordico ... dai, che chi ci
arriva vince un biscotto virtuale :3. Proprio una bella famigliola, i
Rogers. LOL
La nostra adorata Raven è ancora alle prese con Brooklyn e
il professor X. La frase "Mutante e fiera" è presa da
Xmen:L'inizio, detta dalla mia amata Jenny <3 E il Professor
Howlett è un chiaro riferimento all'impiego di Wolverine
nella mia storia dove conosciamo Brooklyn.
Ringrazio tutte le sacrosante cristiane che seguono questa storia.
Alla prossima (spero breve)
Kiss
Lalla
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Capitolo 4 *** Capitolo 3. ***
our son3
LABORATORIO SHIELD
HATTER'S POINT OF VIEW
-Riguardalo.-
Darring sbuffa, premendo di nuovo "play", facendo ripartire le il video
delle telecamere. Tara, quando si tratta di aiutare qualcuno,
è
la migliore. Ha fatto di tutto pur di darci quel maledetto nastro e,
grazie a lei, ora noi stiamo guardando per la quinta volta il nulla.
Nel video -che registra le cose successe nelle ultime
cinque
ore- si vede solo lo spazzino che entra nel laboratorio, pulisce il
tutto e poi esce, dimenticandosi il carrello dei rifiuti dentro. Dopo
un pò, ritorna, ma i topi sono apposto e gli armadi ancora
intatti.
-Passa al prossimo video.-
dico, passadomi una mano tra i capelli. -Dobbiamo assolutamente
trovare
qualcosa.-
Banner fa per cliccare con il mouse sul video successivo, quando,
all'improvviso, mi viene un lampo di genio. -ASPETTA.- strillo,
euforica.
Il mio amico mi guarda non capendo, inarcando un sopracciglio. Gli rubo
il mouse dalle mani e torno al video precedente, concentrandomi nei
minuti dove lo spazzino ha dimenticato il carrello nel laboratorio. Lo
riguardo, una seconda e terza volta, sicura come mai prima di aver
trovato una possibile soluzione al mistero delle carte scomparse.
-Guarda qui.-
dico, indicando il lasso di tempo scritto in piccolo, nel
margine del video. -E'
tutto così semplice.- aggiungo, tra me e
me.
-Sarà anche tutto
così semplice, - fa Darring, imitando alla
perfezione la mia voce. Potrebbe fare il comico, ha un certo talento.-Ma io continuo a non capire.-
Resisto alla tentazione di spiaccicarmi una mano sulla faccia e mi
ricompongo, facendo ripartire il video.-Guarda attentamente i minuti
delle riprese. Quando lo spazzino entra sono le tredici, cinquanta
minuti e ventinque secondi. Quando esce sono le tredici, cinquantadue
minuti e sedici secondi. Invece, quando rientra, sono le quattordici,
sei minuti e quarantatrè secondi. Cosa deduci da questo?-
chiedo, retorica, aspettandomi una risposta.
Banner si accarezza il mento, pensieroso. -Che le pause bagno dello
spazzino sono molto più
lunge del normale?- dice, convinto. Sarà anche
figlio di uno
delle menti più geniali dell'ultimo secolo, ma in certi caso
è un completo idiota.
-Ragiona.-
dico, -Guarda bene i
particolari del video.-. Lo faccio
ripartire, in modo che lui capisca. -Cosa
noti di particolare?-
Darring sbuffa, colpendo enericamente il bancone. -Hat, ti prego,
perché non me lo dici tu senza tanti giri di parole?-
piagniucola, riavviandosi il ciuffo castano. -Sarebbe tutto molto
più facile. E tua madre sta per arrivare.-.
Sobbalzo. Già, mamma.
Me l'ero quasi scordata.
-Perché devi
arrivarci da solo.- ribatto. -Ora, riprendiamo.
Oltre alla notevole distanza di tempo tra le due uscite, ci sono altri
due particolari. Guarda l'anta dell'armadio e il coperchio del
secchio.- dico, fermando il video ed indicando i due
oggetti. -Cosa
noti?-
-Mhmh ... quando lo
spazzino entra, sono entrambi completamente chiusi.
E quando esce anche.- dice. Finalmente ha deciso di
impegnarsi come si
deve.
- ... e quando rientra,
come sono?-. Slitto con il mouse fino al pezzo in cui
rientra, fermandolo.
-L'anta dell'armadio
è semi aperta, mentre il coperchio del cestino ancora
chiuso.-
Sorrido, finalmente ci è arrivato. -E quindi? Cosa ne deduci da
questo?-
Darring corruga la fronte, picchiettando le sulla tastiera. Fissa il
vuoto, per qualche secondo e, poi, si alza di scatto dalla sedia,
entusiasta. -Che qualcuno
ha cancellato lo spezzone di video in cui si
vede il ladro commettere il furto..- dice, saltellando sul
posto. -Sei
un cazzo di genio, Hatter.- aggiunge, stampandomi un bacio
sulla
guancia.
Arrossisco, mordendomi il labbro inferiore. Finalmente, dopo tanti
sforzi, sono riuscito a farlo ragionare. Non è l'opzione a
cui
avevo pensato io, all'inizio, ma la sua non fa una piega ed
è
più probabile. -Ma,
ragioniamo, chi sarebbe così
interessato a rubare una cavia e dei documenti?- chiedo,
appoggiandomi
con il gomito alla scrivania. -Di
certo non un ladro comune, quanto ci
ricaverebbe dalla vendita di certe informazioni? Qualche centinaia di
dollari?-
-Una spia? Magari qualche
infiltrato di una casa farmaceutica.- nota
Banner, accarezzandosi il pizzetto. Sgrana gli occhi, fissandomi, con
un lampo di genio che gli percorre le iridi verdi. -Credo di aver
capito. C'è solo una persona che può aver fatto
una cosa
simile, senza passare inosservata.-
Il lampo percorre anche i miei occhi, mentre un sorrisone si allarga
sul mio volto. Come ho fatto a non pensarci prima? Sono una stupida,
è tutto talmente semplice. Chi mai vorrebbe rubare la cura?
-Un mutante.- sussurriamo
io e Banner all'uniscono, fissandoci negli occhi.
UFFICIO DI MARIA HILL
BRIAR'S POINT OF VIEW
Non sono mai stata nell'ufficio della direttrice Hill e, la
cosa,
mi incute non poco. So che lei e mio padre non vanno molto d'accordo
-una volta si sono pure presi a pugni, durante il cenone di Capodanno
dello SHIELD, completamente ubriachi- e non vorrei che mi destituisse
dal mio livello 4, solo per copa di papà. Se
così
sarà, lascerò tutto questo e mi
iscriverò in una
scuola normale, come tutte le adolescenti americane.
Cammino a passo svelto per i corridoi dello SHIELD, tenendo stretta tra
le mani la cartellina contenente il portfolio di Carcas. Saluto con un
cenno del capo Romanoff e Barton -che escono dall'infermeria conciati
non troppo bene- e raggiungo la porta in vetro dell'ufficio
di
Maria, bussando lievemente. Quando sento la voce del mio capo che mi
invita ad entrare, spingo la porta ed entro nell'ufficio, completamente
bianco. Non
solo il colore
delle pareti, del soffitto e del pavimento sono di colore bianco, ma
anche i mobili, le persiane, il tappeto e persino i fiori. Storgo il
naso, non amo il bianco, ma non lo odio nemmeno. Mi ricoda gli
ospedali, ma anche Raven e il suo potere.
-Buongiorno, direttrice
Hill.- dico, facendomi avanti e raggiungendo la
sua scrivania. Appoggio la cartellina sopra di essa e rimango immobile,
le mani giunte sopra il grembo.
Maria alza lievemente gli occhi dal monitor del computer, fissandomi
intensamente.
-Buongiorno, agente Ward.- dice, chiudendo il computer e
afferrando la cartellina. -Siediti
pure.- aggiunge.
Mi accomodo su una delle poltroncine di pelle bianche, accavallando le
gambe. Nella stanza scende un silenzio di tomba, mentre Maria legge il
portfolio e io mi guardo intorno. Noto che, oltre al MacBook e al
telefonino, non ci sono altri oggetti tecnologici. Nessun tavolo
olografico -nemmeno papà ne ha uno, anche se Hatter gli ha
insegnato ad usarlo qualche mese fa-, proiettore o aggeggi simili. Gli
altri uffici, invece, ne sono pieni. Credo anche che sia l'unica che
usa ancora le cartelline per avere le informazioni.
-Perfetto.-
I miei pensieri vengono interrotti dalle sue parole e, come una molla,
scatto sull'attenti. -Efficente
come sempre, veloce, precisa e senza
lasciare tracce. Un lavoro degno di nota- dice, infilando
la cartellina
in un cassetto.
Sorrido, compiaciuta dei complimenti appena ricevuti. Sento che la mia
promozione a livello cinque arriverà molto presto. -Grazie.-
dico, non riuscendo a trattenere il rossore. Non sono mai stata
così rossa .-forse una volta, quando Bucky mi ha fatto il
primo
complimento ed io ero una quindicenne in preda agli ormoni.-.
Maria si toglie gli occhiali da vista, puntando i suoi occhi nei miei.
-Ti chiederai
perché ti ho convocato qui, oltre per ricevere il
porfolio su Casal.- dice, alzandosi dalla sedia e
dirigendosi verso
un mini frigo. -Vuoi una
cola?- chiede. Io annuisco e lei mi lancia una
bottiglietta di vetro ed un cavatappi, che afferrò al volo.
La apro e ne bevo un avido sorso. Ho davvero troppo bisogno di bere. E
di andare in infermeria.
-In effetti me lo stavo
chiedendo, signorina Hill.-
Maria appoggia la bottiglia sulla scrivania, aprendo un cassetto. Ne
estrae una cartellina, nera e rilegata in cuoio. -Mi hanno parlato
benissimo di te, tutti. I tuoi vecchi insegnanti all'accademia, il tuo
AS, i tuoi compagni di squadra.-. Mi porge la cartellina
tra le
mani, con un sorriso eloquente. -Aprila
pure.- dice.
Io ubbidisco, senza domande e la apro, trovandomi tra le mani un intero
porfolio. Tutto su di me. Ma non è suo, no, è di
qualcuno
d'altro. E' scritto in un altra lingua, in tedesco.
-Conosci il tedesco?- chiede,
sedendosi a gambe accavallate sulla
scrivania. Io annuisco, mio papà mi ha costretto ad imparare
moltissime lingue, fin da piccola.
-Bene, leggi.-.
Sbatto un paio di volte le palpebre, leggendo silenziosamente la prima
parola che mi salta gli occhi. AGENTEN
WARD: ZU BESEITGEN. Sgrano gli occhi, rimanendo
totalmente senza fiato. Mi vogliono eliminare.
Maria ridacchia, bevendo un sorso di cola. -Hai capito di cosa si
tratta, vero? Questo porfolio è stato ritrovato in una
vecchia
base dell'HYDRA, a Berlino, dagli agenti Barton e Romanoff.- dice,
chiudendo la cartellina. Solo adesso noto, colorato con un rosso
sgargiante, il simbolo dell'HYDRA, che campeggia sulla copertina.
L'HYDRA vuole uccidermi.
-Perché?- chiedo,
trattenendo con tutta la mia buona forza di volontà le
lacrime.
Afferrò la bottiglia di cola e ne tracanno metà,
in un
solo sorso.
Hill mi fissa, puntellando le dita smaltate di nero sul legno della
scrivania. -Tuo padre.- risponde,
semplicemente.
Già. Papà. Li ha traditi. E ora, loro, vogliono
vendicarsi su di me. Ma non ci riusciranno mai; hanno già
provato più volte ad eliminarmi, ma io sarò
forte, come
sono sempre stata, e vivrò. Ancora. -Non mi faranno niente.-
dico, spavalda, incrociando le braccia sotto al seno. Non ne sono molto
sicura, ma è meglio autoconvincersi che non sarà
così. Se non l'hanno fatto prima, perché adesso?
-Non ne sarei
così sicura, Briar.- dice Maria, estraendo
dalla
tasca della tuta una chiavetta dello SHIELD. -La persona incaricata di
ucciderti, è spietata come non pochi. E' chiamata la
cacciatrice, tuo
padre la conoscerà di sicuro. Ha lavorato per conto di
Garrett,
un volta. - aggiunge, porgendomi la pendrive. Io la
afferrò,
mentre una lacrima amara mi solca la guancia. -Qui troverai tutto
ciò di cui hai bisogno.- conclude, ritornando
dietro la
scrivania.
Si siede, sulla poltrona, aprendo il computer. -Non voglio perdere uno
dei miei migliori giovani agenti, inteso?- chiede,
retoricamente.
-Dovrai farti il culo,
per sopravvivere, sappilo.- .
Io annuisco. -Lo sa
benissimo, signorina Hill, sono una tipa tosta. Se questa ccacciatrice deve
uccidermi, stia pur certa che non lo farà molto facilmente.-.
Il
mio tono, deciso e risoluto, sembra piacerle. Mi sorride e, con un
mano, mi indica la porta.
-Ora puoi pure andare, ho
finito.-
Mi alzo dalla sedia, stringendo la cartellina dell'HYDRA al petto e
infilando la pendrive nella tasca dei jeans. -Grazie mille.-
dico,
-Vedrà che non
la deluderò.-
E, prima che io possa uscire dalla porta, la voce di Maria mi ferma.
-Vuoi un consiglio? Vai
in infermeria. Quel braccio sanguina troppo,
per i miei gusti.-
-Certamente.-
CASA ROGERS, ORE 19.50
BUCKY'S POINT OF VIEW
-Non ci pensare nemmeno,
mamma. Io non starò qui tutta la sera a sentire te e
papà litigare.-
Mamma mi fa gli occhi dolci, stringendo tra le mani un piatto di
antipasti al salmone. -Ti
prego, Bucky. Senza di te, la serata
andrà a rotoli.- dice, appoggiando il piatto
sull'enorme tavolo
in legno, che zio Tony le ha regalato per il matrimonio. Insieme a
tutta la villa. E al jet privato.
Sbuffo, appoggiandomi contro lo stipite della porta. -No. Ho già
promesso a Briar che l'avrei portata fuori a cena.-
borbotto,
giocherellando con il braccialetto regalatomi della mia ragazza per il
nostro anniversario. -Non
posso annulare tutto all'ultimo minuto. Sai
quanto ci rimarrebbe male?-
Mamma iniziare a far finta di piangere, usando il suo passato
hollywoodiano. Lo fa sempre, quando vuole qualcosa; le prime ci cascavo
sempre, anche papà, ora invece non le crediamo
più.-Smettila
mamma, non sei sul set di un film.- borbotto.
-Ah bene, vedo la
considerazione che ha mio figlio della donna che lo
ha messo al mondo.- sibila, tra i denti, assottigliando
gli occhi verdi
in due fessure. -Io per
te non conto niente, tranne che per spillarmi
soldi.- aggiunge, dirigendosi verso la cucina. -Sei proprio uguale a
tuo padre.- conclude, uscendo dalla stanza con un enorme
caraffa in
cristallo, piena di vino. La appoggia sul tavolo e, poi, mi rivolge un
occhiataccia truce.
-MAMAAAAAAAAAAAAAAAA.-
strilla Blondie, entrando in cucina veloce come
un tornado. Si aggrappa al costoso vestito di mia madre, stritolandole
le gambe. -America non mi
lascia in pace, continua a sparare e non
ne posso più.- piagnucola, tappandosi le
orecchie con le manine.
Corrugo le sopracciglia, incuriosito. Quando America spara, ci sono
solo due motivi: o è particolarmente incazzata o
è
preoccupata. Fa sempre così, si rintana nel poligono e passa
un
intera giornata a migliorare la sua mira e a smontare rimontare le
vecchie pistole di papà. Sfortuna vuole, che il poligono sia
proprio accanto alla camera di Blondie e che, le pareti, non siano
insonorizzate.
Mia madre digrigna i denti come un cane affamato, portandosi le braccia
sotto al seno. -Non
è ancora andata a prepararsi? Michael e
Ginger saranno qui a momenti!- borbotta. Se non
è tutto perfetto
come programma lei, è un completo disastro. -Perché deve
sempre essere così irresponsabile e cocciuta?-.
Scosta
Blondie dal suo corpo e si dirige, a passo svelto e sbuffando, verso la
cucina. -Tesoro, vai a
dire a tua sorella che se non si sbriga a
prepararsi saltera la cena non esce più per tutto il mese.-
dice, a mia sorella minore, con un
sorriso.
Blondie annuisce e zampetta fino alla porta del corridoio, sparendo
dietro essa. Sento un rumore di piatti cadere, proveniente dalla
cucina, e delle risatine lievi. Mi avvicino, quatto quatto come solo
una spia sa fare, appostandomi dietro lo stipite per vedere ed
ascoltare meglio. Vedo papà, in giacca e cravatta, vicino a
mamma, quest'ultima appoggiata al ripiano della cucina. Ridacchiano,
come due fidanzatini ai primi tempi. E, questa cosa non può
far
altro che scaldarmi il cuore. Anche se non lo danno a vedere, litigando
sempre, si amano ancora come una volta.
-Hai rotto tutti i
piatti, scemo.- ridacchia sotto voce, senza cattiveria,
mordendosi il labbro inferiore.
.-Ne abbiamo molti altri.-
sussurra papà, avvicinandosi sempre di più a lei,
sfoderando uno dei soi migliori sorrisi da conquistatore.
-Dai, devo finire di
prepare la tavola.- sussurra mamma, portandogli
due mani sul petto per spingerlo via. Papà non si lascia
intimorire e la prende per la vita, mordicchiandole il lobo
dell'orecchio. E' una cosa disgustosa e tenera allo stesso tempo,
vedere i propri genitori che stanno per farlo in cucina.
-L'ha detto anche il
dottore, che dobbiamo passare più tempo
insieme.- risponde a tono papà, toccandole il
sedere con una
mano. -Questo vestito ti
sta benissimo, comunque. Mi piace.- dice,
baciandola delicatamente sulle labbra.
Mamma sorride, addolcita.-Grazie,
me l'ha regalato Michael.-.
Ecco, ha rovinato tutto il bellissimo momento.
Perché, infatti, papà si stacca da lei, prendendo
le
distanze.-Quando? Non me
lo ricordo.- dice, corrugando le sopracciglia
bionde. -Pensavo che ti
saresti messa quello blu, l'ultimo che ti ho
regalato ...- aggiunge.
Mamma sbuffa, portandosi le braccia lungo i fianchi. Ecco che inizia a
scaldarsi. -Me la
regalato il mese scorso, per il nostro vecchio
anniversario. Mi fa sempre dei regali, non lo sai?-
chiede, retorica.
-E, comunque, il vestito blu me
l'hai regalato tre anni fa. Non mi entra più, sono rimasta
incinta. Ricordi?-. Il suo tono beffardo e il
sorrisetto di sfida
che le increspa le labbra non fa altro che aumentare la rabbia di
papà.
Con il poco buonsenso che mi è rimasto, mi allontano subito
dalla cucina, prima che litighino ancora, e mi dirigo verso l'ingresso,
per recuperare il mio cellulare. Faccio per inseire la password, quando
sento mia madre urlare.
-SEI UNO STRONZO, STEVEN
ROGERS.-
Sbuffo, non la finiranno mai di litigare come due ragazzini idioti.
Nemmeno io e Briar litighiamo così tanto, in
realtà non
litghiamo mai. Forse è perché non abbiamo mai
fatto sesso
e io non le faccio pressioni per farlo, magari è proprio per
questo che il nostro piccolo e giovane rapporto non sta andando a
rotoli. -IO VADO.- strillo,
recuperando le chiavi dell'auto di papà dalla ciotola
all'ingresso.
Faccio appena in tempo a salire in macchina che, sul vialetto, compare
il lusssoso macchinone di Ginger e di suo padre.
STARK TOWER
ANTHONY'S POINT OF VIEW
-J, sai dove si trovano i
miei genitori?-
Entro in salotto, reggendo tra le mani un bicchierino di schotch
liscio. Mi siedo, sul divano, osservando il panoramana della skyline di
New York.
Il signor Stark è in laboratorio mentre la signorina Potts
è con sua sorella Dakota
-Grazie, J.-
L'alcolico mi scivola in gola, mentre il sole tramonta oltre la baia.
Accendo, con un veloce schiocco delle dita, il mio nuovo modello di
StarkPhone, regalatomi da papà. -Chiamare Kira.- dico
Tre squilli e, poi, la figura snella della mia segretaria compare nel
soggiorno. I moderni proiettori olografici fanno miracoli. -Hey piccola.-
-Signor Stark, le serve
qualcosa di così urgenete per interrompere il pranzo dei
miei parenti a Phoenix?- chiede Kira, irritata, incarcando
un sopracciglio digitale.
Io ridacchio, appoggiando il bicchiere sul mobiletto in vetro. -Nulla, K. Volevo solo sapere
come andava il pranzo. Quel tuo vecchio zio di cui mi ha parlato tanto
è di nuovo caduto nella ciotola del punch?-
Kira mi fissa, attraverso l'ologramma. -No, quest'anno non si
è presentato. E, comunque, non era uno zio, ma un cugino. E
non era la ciotola del punch, ma quella del vino.- dice,
spazientita. -E'
evidente che nemmeno quella volta mi stava ascoltando, tanto per
cambiare.- borbotta.
-Amh, capisco.-
noto alzandomi dal divano per dirigermi verso il bar. Mi verso un altro
bicchierino di schotch, rivolgendomi poi a Kira.-Vuoi, piccola? A no, sei un
ologramma. Scusa, a volte mi dimentico.- ridacchio,
retorico. Sono tante le volte in cui lei mi ha offerto cose da
mangiare, dimenticandosi che stavamo facendo una telefonata olografica.
Kira ride istericamente, portandosi due braccia sotto il seno.-Se mi ha chiamato per prendermi
in giro, io torno pure al mio pranzo. Mia madre sta per servivere il
primo.- dice, con un sorriso.-Arrivederci, signor Stark.-
-Chiudi chiamata.-
dico, prima che possa mettere giù lei. Il mio ego maschile
ne aveva profondamente bisogno.
Mi stiracchio pigramente sul divano, chiedendo a J di accendermi la
televisione. Il fidato robot ubbidisce, sintonizzandosi sul mio canale
preferito. La quarantaquattresima stagione dei Simpson scorre sul
canale Fox ed io, svogliatamente, guardo l'episodio in cui Bart fa un
casino accendendo l'accelleratore di particelle del professor Fink.
Tracanno anche il secondo bicchiere, sprofondando con la testa nei
morbidi cuscini del divano. Sono stanco, troppo stanco. Quella
maledetta armatura mi sta togliendo tutte le energie.
Così, delicatamente e come un bambino, sprofondo nel sonno
più profondo, mentre la voce isterica di Lisa Simpson
continua ad invedere tutta la sala.
ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando My Baby di Zendaya)
Lo so, scusate, ma sembra che i ritardi ed io siamo una bellissima
coppia.
Il fatto è che sono stata al mare nelle ultime settimane,
senza pc e wi-fi. Così, ho dovuto scrivere la maggior parte
degli aggiornamenti oggi e ieri perché, domenica,
partirò per Londra.
Ma non demordete, mie care agents, perché lì
porterò il pc e, se Dio mi avrà in gloria,
proverò a postare qualcosa.
Bene bene.
Abbiamo capito chi è l'artefice del furto. Un mutante. Per
chi non sapesse cosa è "la cura", consiglio vivamente di
guardarsi Xmen:Conflitto finale. Oppure ve la spiego io? Eddai si, oggi
mi sento buona :3
La cura è un iniezione capace di "curare" le mutazioni
genetiche ma, nel film, non è definita e, dopo un
pò, i mutanti riaqquistano i loro poteri. Nella
storia Fitz e Banner cercheranno di ricrearla, ma s(FORTUNATAMENTE) gli
verrà rubata da ...
loscopriretesolonelleprossimepuntatediOurSon *no spoiler*
Poi. Briar viene convoca nell'ufficio del "preside" e scopre che
qualcuno vuole ucciderla. In merito a questa cacciatrice misteriosa, vi
dico che scoprirete tutto nei prossimi capitoli <3
Nella famiglia Rogers tutti a litigare. Eh già, chissa poi
quando scopriranno il piccolo segreto di America.
E poi c'è un nuovo personaggio, Anthony Starh Jr, il figlio
del nostro amato genio, miliardio, playboy, filantropo e dell'adorabile
signorina Potts.
Beh, io vado a scrivere le altre storie.
Un besos,
Lalla
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