Your Dark Side

di DrunkBunny
(/viewuser.php?uid=331216)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio Di Tutto ***
Capitolo 2: *** Il Bracciale Portafortuna ***
Capitolo 3: *** Il Tatuaggio ***
Capitolo 4: *** Spiegazioni ***
Capitolo 5: *** Amico Vampiro ***
Capitolo 6: *** A.A.A Cercasi Strizzacervelli ***
Capitolo 7: *** Il Lupo e L'Agnello ***
Capitolo 8: *** Una Fredda Sorpresa ***
Capitolo 9: *** Obbligo o Verità? ***
Capitolo 10: *** Nuova Arrivata ***
Capitolo 11: *** Appuntamento nel Bosco ***
Capitolo 12: *** Sei la mia debolezza ***
Capitolo 13: *** Paura ***
Capitolo 14: *** Max, Personal Trainer ***



Capitolo 1
*** L'inizio Di Tutto ***


                                                   http://oi44.tinypic.com/20k26o9.jpg   
Your Dark Side

L’infanzia non va dalla nascita ad una certa età,
quell’età in cui il bambino è cresciuto e mette da parte le cose infantili.
L’infanzia è il regno in cui nessuno muore.
- Edna St. Vincent Millay –
 

Capitolo 1
L’inizio di tutto


IL MISTERO CHE AVVOLGE RIVER LAND
La scorsa notte verso le 12.30 è stato ritrovato il corpo senza vita di una ragazza di 18 anni nel bosco di River Land. Non si sa ancora con certezza chi possa essere stato l’artefice di quest’orribile omicidio, ma ci sono dei sospetti:
-La ragazza è stata uccisa in modo brutale, non c’è dubbio. Abbiamo trovato tracce di morsi sul collo e sulle braccia della vittima, questo ci fa supporre che sia stata attaccata da un animale- ha dichiarato il capo della polizia di River Land, Jack Freeman.
I genitori della ragazza non hanno proferito parola dopo aver visto il corpo scempiato della figlia. La madre era sconvolta e non siamo riusciti a farla parlare, mentre il padre ci ha detto:-Caroline era uscita con degli amici, ci aveva raccomandato che sarebbe tornata presto. Erano le 12.00, però, e lei ancora non era rientrata. Abbiamo provato a chiamarla ma il cellulare era spento. Poco più tardi ci è arrivata una telefonata e lì abbiamo scoperto quello che è successo a nostra figlia…-
In attesa di notizie certe la polizia consiglia a tutti di non addentrarsi nel bosco.
Poggiai il giornale sul letto, sconvolta. Non volevo leggere altro.
“Stanno succedendo così tante cose strane in questi giorni..” mormorai con la voce roca per lo shock della notizia che avevo appena letto. “E pensare che River Land è, o meglio era, il paese più tranquillo e noioso del territorio”
Rimasi con lo sguardo fisso sull’immagine del corpo mutilato della ragazza ancora per qualche istante. Poi, disgustata, alzai lo sguardo sul mio migliore amico, affacciato alla finestra. Sembrava così tranquillo, forse un po’ teso, ma niente di più.
“Ty, non sembra che la notizia ti abbia sconvolto” notai. “Non hai paura?”
“Tutti hanno paura”
“Non sembrerebbe. Hai un’aria così serena”
“Siamo solo circondati dai Licantropi”
Gli lanciai addosso un cuscino, che per poco non cadde giù dalla finestra aperta. “Ma la smetti di dire cazzate!” esclamai. “Licantropi…si, certo! Tu vedi troppi film di fantasia secondo me”
“Tu non credermi, poi quando ti ritroverai in camera un gigantesco lupo che vuole azzannarti ne riparliamo” gli scappò una risata.
“Sempre se prima questo lupo non ammutolisce te!” replicai in tono di sfida. Tyler rise, di nuovo.
“Comunque, cambiando argomento, lo sai che dei ragazzi si sono traferiti nella ‘casa dell’orrore’? Non pensavo che qualcuno abbia mai avuto il coraggio di comprarla. È inquietante!”
“Si, lo so!”
Alzai un sopracciglio. Il suo tono di voce era un po’ troppo sprezzante nei confronti dei nuovi vicini.
“Nemmeno li conosci e già li odi a morte, Ty?”
Mi fulminò con lo sguardo. “So come sono quello come loro” sbottò lui alquanto rabbioso.
“Come loro…in che senso?”
“Niente, lascia perdere…”
Scrollai le spalle.
Certo che a volte è proprio strano, Tyler. Ma in fondo è anche per questo che gli voglio bene.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi, tanto per rilassarmi un po’ e svuotare la mente da tutti quei brutti pensieri.
Improvvisamente, però, una musica quasi assordante mi perforò i timpani, facendomi sobbalzare e sbattere la testa contro lo scaffale al di sopra della testata del mio letto.
“Cazzo, Ty o cambi suoneria o prima o poi lo lancio fuori dalla finestra quel telefono!” esclamai irritata, mentre mi massaggiavo la nuca ormai dolorante.
“Scusa, Ali devo scappare!” mi disse non appena ebbe finito di parlare al cellulare. “Mi ero dimenticato che devo andare a prendere mio fratello dal doposcuola e mia madre me lo ha ‘gentilmente’ appena ricordato”
Mi diede un veloce bacio sulla guancia e sparì dietro la porta della mia camera, che si richiuse con un tonfo.
Mi lasciai cadere di nuovo sul cuscino indecisa sul da fare. Non avevo voglia di rimanere in casa con quella bella giornata, anche se Tyler non c’era.
Dopo averci riflettuto su per alcuni lunghi minuti, decisi di andare a fare una passeggiata, da sola. Presi il mio amato MP3 e mettendo le cuffie nelle orecchie, uscì fuori di casa, promettendo a mia madre che sarei rientrata presto.
Non c’era un luogo preciso dove volessi andare, quindi iniziai a girovagare per le strade. Amavo stare sola, con la musica nelle orecchie e il leggero venticello che mi scompigliava i capelli.
Non ero una ragazza particolarmente sociale, a dir la verità. Ho sempre preferito stare sola che in compagnia di qualcuno. Quando i miei amici mi invitavano ad una festa, cercavo di trovare sempre delle scuse per non andarci.
Mia madre, le prime volte, tentava di convincermi ad accettare gli inviti. Diceva che mi sarei divertita, che magari avrei fatto nuove conoscenze, ma io insistevo nel dire che mi divertiva di più restare in casa ad ascoltare musica, a leggere un libro o a guardare un film, che andare ad una festa.
Alla fine ci ha rinunciato. Povera donna, ero una ragazza difficile io. E lo sono tutt’ora.
Senza neanche rendermene conto ero già arrivata alla fine della strada del mio quartiere, e mi accorsi che stavo passando proprio davanti alla ‘casa dell’orrore’. Esitai per un momento, avrei voluto cambiare strada ma scacciai subito quel pensiero: non poteva succedermi niente in fondo.
Camminai ancora per un po’ finché, oltrepassato il cancello, non notai uno strano luccichio per terra. Mi avvicinai a passo lento. Mi guardai un po’ intorno, per assicurarmi che non ci fosse nessuno, poi inginocchiandomi notai che sul nero asfalto c’era una collana. Aveva un grande ciondolo blu notte, con su incisa una mezza luna completata dal lungo muso di un lupo. Combaciavano alla perfezione. La raccolsi e mi rialzai in piedi. Rimasi ancora per pochi istanti ad ammirarla. Poi la misi al collo.
Mi voltai per tornare indietro ma mi scontrai contro qualcuno e caddi per terra. Sfortunatamente il destino volle che una stramaledettissima pietra mi graffiasse la caviglia.
“Ti sei fatta male?”
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo in piedi davanti a me, che mi guardava preoccupato. Non riuscivo a mettere a fuoco il suo viso a causa della luce del sole che mi accecava.
“No, tranquillo, non è niente” mentì. Quel taglio che mi ero appena procurata bruciava eccome.
Il ragazzo si inginocchiò al mio fianco e con le dita mi sfiorò delicatamente la ferita. Gemetti.
“E menomale che non era niente” commentò sarcasticamente.
“Davvero, sto bene…” lo rassicurai.
Il ragazzo non mi diede retta e mi cinse i fianchi con un braccio. “Vieni, ti aiuto a metterti in piedi”
Mi aggrappai al suo collo e mi misi in piedi. Notai subito che la sue pelle era caldissima, anche per questo mi strinsi ancora di più a lui.
“Sei così caldo..” mormorai.
“Lo prendo come un complimento”
Dopo avermi lasciato cullare dal quell’insolito calore che emanava per alcuni istanti, lentamente cercai di staccarmi da lui.
“Ehi, dove vai?” fece lui attirandomi di nuovo a sé. “Non vorrai mica tornare a casa in queste condizioni?”
“Ma è solo un lieve taglio, ce la faccio…” tentai di fare qualche passo, ma subito avvertì una fitta alla caviglia e quel ragazzo se ne accorse dalla mia smorfia di dolore.
“Si, certo, ce la fai…”
Senza preavviso mi prese in braccio. Aprì la bocca per replicare ma lui mi anticipò. “Non fiatare! Adesso entriamo in casa e disinfettiamo questo taglio, ok?”
Annuì.
Il ragazzo si diresse verso il cancello della ‘casa dell’orrore’.
“Aspetta, aspetta! Tu abiti qui?” gli domandai scettica.
“Si, perché?”
“Ehm…n-no, niente…” balbettai.
“Ti mette paura?” mi chiese accennando un sorriso divertito.
“A dir la verità, si” ammisi.
“Tranquilla, non ci vivono i fantasmi lì dentro” mi rassicurò con una nota di sarcasmo nella voce.
“Mm, spiritoso!”
Quel ragazzo si mise a ridere e i suoi occhi si illuminarono. Solo adesso li notavo. Erano di un bellissimo color verde.
“Come ti chiami?” mi chiese mentre ci incamminavano per il vialetto.
Prima di rispondergli, mi guardai un po’ intorno. La specie di giardino che faceva da cornice alla casa era spoglio. Nessuna pianta, nessun fiore colorato, niente. Solo qualche erbetta secca sparsa qua e là, che rendeva quel posto ancora più triste di quanto già era.
“Alison, per gli amici Ali” risposi infine. “Tu?”
“Nathan, per gli amici Nate” mi sorrise.
Solo in quel momento mi accorsi che stare così vicina a lui mi metteva un tantino in imbarazzo.
Nathan, con un grande sforzo, prese la chiave che aveva in tasca e la inserì nella serratura. La porta si aprì lasciando spazio ad una visuale stupenda. Dall’esterno quella casa poteva mettere suggestione, ma dentro era tutt’altra cosa. Era bellissima, accogliente, tranquilla e soprattutto enorme.
Nathan mi posò delicatamente sul divano.
“Aspettami qui, vado a prendere il disinfettante” e sparì dietro una porta.
Diedi un’occhiata in giro. Quella stanza era molto spaziosa. Il divano dove ero stesa io si trovava nel mezzo, sopra ad un grande e ben lavorato tappeto.
Alla mia sinistra vi era un enorme camino, spento. Il muro era decorato da molti quadri.  Quello che mi colpò di più rispetto a tutti gli altri era anche quello più grande, posto proprio al di sopra del camino. Rappresentava un grande lupo nero, in piedi su una montagna.
I lupi erano stati da sempre tra gli animali che più mi intrigavano. Li trovavo eleganti, fieri, misteriosi. Insomma avevano il loro fascino. Così come anche i leoni, le tigri e tutti i grandi felini esistenti in natura. Secondo me erano le creature più attraenti, diciamo così, rispetto a tutti gli altri.
Improvvisamente sentì un rumore alle mie spalle e mi voltai di scatto. C’era un ragazzo, in piedi, sulla soglia di una porta, che fino ad allora non sapevo esistesse, che mi dava le spalle.
“Max vieni con me a cercare quel nano?” gridò.
“Si!” rispose una voce poco distante da lui.
Non appena il ragazzo si voltò e mi vide, sul suo volto non si disegnò un’espressione sorpresa o stupita, ma bensì un sorriso ironico, quasi perverso.
“E tu chi sei?” mi chiese. Fece per sedersi di fianco a me ed io spostai subito le gambe, per evitare che si poggiasse proprio sulla ferita.
“Mi chiamo Alison…” risposi timidamente io.
“Alison…hai un bel nome” commentò squadrandomi da capo a piedi. “Io sono Tom!” continuò poi.
Gli rivolsi un sorriso e lui lo ricambiò all’istante.
“Cos’hai alla caviglia?” osservò poco dopo inarcando le sopracciglia.
“Oh niente, mi sono scontrata con Nathan e cadendo per terra mi sono procurata questo taglio” spiegai semplicemente io.
“Nathan?” disse lui con un tono di voce sorpreso. “È lui che ti ha portato qui?”
Annuì.
“E bravo il nostro piccoletto, adesso fa anche il gentiluomo con le ragazze”
Nel sentire quella frase mi scappò un sorriso.
Tonight we own the night, tonight we own the night…Tom, andia…? E questa bella ragazza chi sarebbe?”
Un altro ragazzo era spuntato fuori da non so neanch’io dove e mi guardava sorridendo.
Ma in questa casa non importa a nessuno se una perfetta sconosciuta si presenta in casa loro? Si limitano solo a sorridere? Non che mi dispiaccia eh.
“A quanto pare Nate ha fatto conquiste” raccontò Tom rivolgendo un occhiolino a quel ragazzo.
“Conquiste? No no, ma che avete capito! Nathan mi ha solo portata qui perché mi sono ferita alla caviglia…” e indicai il taglio. “…nient’altro”
Quei due si scambiarono un’altra occhiata.
“Si, certo. Tutte così dicono”
Proprio in quel momento Nathan tornò con una bottiglia di disinfettante in una mano e una fascia e un po’ di ovatta nell’altra.
“Scusa se ci ho messo molto, Alison, ma non trovavo il…E voi due che ci fate qui?”
“Oh niente, niente” disse subito Tom alzandosi dal divano. “Ce ne stavamo andando”
Insieme all’altro ragazzo si diressero verso la porta. Prima che potessero uscire però, Tom si avvicinò all’orecchio di Nathan e gli sussurrò: “Vi lasciamo soli..”
Il ragazzo al suo fianco si mise a ridere, mentre Nathan roteò gli occhi al cielo. Probabilmente non era la prima volta che si comportavano così.
“Hai conosciuto Tom e Max, vedo” disse Nathan inginocchiandosi al mio fianco.
“Già” risposi. “Non sembrava turbati dalla mi presenza, però”
“E perché avrebbero dovuto esserlo?” mi chiese mentre mi tamponava il taglio con un batuffolo di ovatta, imbevuto di disinfettante. Sussultai. Adesso bruciava ancora di più.
“Beh sai, non mi conoscono. E non dico che avrebbero dovuto saltarmi addosso, però almeno dimostrare che erano sorpresi di vedere una sconosciuta in casa loro” spiegai con tono ovvio.
“Neanche io ti conosco bene, eppure ti sto curando la ferita” mi sorrise.
Mi fasciò la caviglia e chiuse la boccetta del disinfettante, per poi poggiarla per terra. Non appena si voltò di nuovo verso di me, il suo sguardo fu catturato dalla collana che avevo al collo.
“Quella collana…dove l’hai trovata?”
“Per terra, poco prima che ti venissi addosso. Perché?”
“Sono giorni che la cerco!” esclamò. I suoi occhi si illuminarono.
“È tua?” chiesi.
“Si, me l’ha data mia madre prima che mi trasferissi qui” raccontò. “Ormai avevo perso la speranza di ritrovarla”
Me la levai e gliela porsi, un po’ a malincuore a dir la verità. “Tieni..”
Nathan se la mise intorno al collo ed io lo aiutai ad agganciarla.
“Voglio proprio vedere se quei due hanno detto al verità!”
“Jay, ma perché ti devi impicciare? Se anche Nathan avesse portato in casa una ragazza a voi cosa importa?!”
“Oh Siva, non fare sempre il noioso!”
Altri due ragazzi entrarono nel salotto. Ma quanti sono in questa casa?
“Ciao, Jay” salutò Nathan senza neanche voltarsi. “Siva”
“Nate io non centro niente!” si difese subito il più alto dei due. “Jay ultimamente è diventato un ficcanaso” e fulminò il compagno con lo sguardo.
“Adesso non mi dire che non eri curioso di conoscere la conquista di Nate?”
“Ma lei non è la mia ragazza! Sappiamo a malapena i nostri nomi” ribatté Nathan.
Il riccio non parve dargli ascolto e si avvicinò a me. Mi porse una mano. “Piacere, io sono Jay” si presentò.
“Io sono Alison” gli risposi sorridendo.
“Lui invece è Siva” e indicò il ragazzo alle sue spalle che mi fece cenno con la mano. “Ovvero la nostra mammina
Il ragazzo diede un colpo sulla nuca al riccio e a me e a Nathan scappò una risata.
“Se non la smetti la prossima volta ti stacco l’orecchio a morsi!” gli sussurrò. Non proprio a bassa voce, perché io riuscì a sentirlo e quella sua frase mi lasciò un po’ perplessa.
Ti stacco l’orecchio a morsi…Che voleva dire? Cioè nessun essere umano ne sarebbe capace, a meno che qualcuno non sia un cannibale o un essere sovraumano. E loro non mi sembrano proprio dei cannibali.
“Scusami…mammina
Un altro colpo e un’altra risata da parte mia e di Nathan.
Portai istintivamente gli occhi sul mio orologio.
“Cazzo, è tardissimo!” esclamai balzando in piedi.
Avvertì subito un atroce dolore alla caviglia e rischiai di cadere, ma, fortunatamente, Nathan era vicino a me e riuscì a prendermi prima che io potessi cadere a terra.
“Ehi attenta! Ti sei già dimenticata di avere una caviglia ferita?”
“Scusa. È che se non torno a casa tra un quarto d’ora mia madre come minimo mi da in pasto ai lupi”
Quella mia frase scatenò una risata generale.
“Ok, andiamo, ti accompagno io”
Stavo per aprire bocca e dirgli che non ce n’era bisogno, ma lui mi zittì di nuovo. “E non dire di no, tanto non ti lascio andare a casa da sola!” insistette lui.
Convinta dalla sua insistenza, gli misi un braccio intorno al collo e lui mi cinse il bacino.
“È stato un piacere conoscervi” dissi, rivolta a Jay e Siva, prima di uscire definitivamente dalla stanza.
“Anche per noi” urlarono i due alle mia spalle.
Zoppicando riuscì ad arrivare fino alla porta, con Nathan che mi reggeva.
Non appena uscimmo, con mia sorpresa, notai che non ci stavamo dirigendo verso il cancello, ma bensì sul retro della casa.
“Dove stiamo andando?” chiesi incuriosita e perplessa allo stesso tempo.
“Ti accompagno con la macchina” mi rispose lui. “Non vorrai mica tornare a casa a piedi”
“No, non ci tengo” dissi onestamente.
Nathan sorrise.
Camminammo per un paio di minuti ancora. Ma quanto era grande quel giardino?
Arrivati, salì in macchina con il suo aiuto. Poi montò anche lui.
Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò; anche perché la sua casa non era molto distante dalla mia: ci mettemmo si e no 5/10 minuti.
“Eccoci arrivati” annunciò Nathan.
Scesi dalla sua macchina e prima che potessi incamminarmi verso la porta di casa mia, mi voltai verso di lui. “Grazie, Nate..”
“Sempre disponibile per una bella ragazza come te” mi fece l’occhiolino e sfrecciò via.
Nel frattempo le mie gote si erano colorate di un leggero color rosa pesca.





Hi girls!:3
Questa è la mia prima fanfic sui The Wanted C:
L’idea mi è venuta mentre guardavo una puntata di The Vampire Diaries lol e alla fine ho deciso di buttarla giù e farne una storia C;
Ho scritto alcune frasi, alcuni dialoghi prendendo spunto dalla saga di Twilight *-* (dato che io amo alla follia quel film *O*) E’ stato più forte di me C’:
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e soprattutto che la storia vi stia incuriosendo C:
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, quindi aspetto le vostre recensioni *-*
Alla prossima ragazzee<3
Un bacio :*
Whatsername72

P.S: Il piccolo paese dove si svolge tutta la storia, River Land, è inventato xD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il Bracciale Portafortuna ***


http://oi44.tinypic.com/20k26o9.jpg
Your Dark Side

Capitolo 2
Il bracciale portafortuna

Quella mattina a svegliarmi fu un caldo raggio di sole che batteva sulla mia schiena. Mi ricordava tanto il calore che emanava il corpo di Nate.
Mi stiracchiai, ma rimasi con gli occhi chiusi. Volevo prendermela con calma quella mattina.
Improvvisamente una piccola e delicata mano si posò sulla mia spalla.
“Ali!”
Mi voltai lentamente e mi ritrovai mio fratello Dustin in ginocchio sul mio letto.
“Ciao, piccolino” gli scompigliai i capelli e lui sorrise. Era così dolce mio fratello. Aveva 6 anni. I suoi capelli erano biondi, tendenti al marrone chiaro, e morbidissimi, mentre gli occhi erano di un bellissimo color castano dorato. Aveva un sorriso invidiabile. Ogni volta che lo sfoggiava si creavano due tenere fossette sulle sue guance.
“Ali, c’è un ragazzo che è venuto per te” mi annunciò.
Mi misi a sedere a gambe incrociate e aggrottai la fronte. “Un ragazzo?” chiesi perplessa.
“Sì, si chiama…ehm…” mio fratello si grattò la testa, sovrappensiero. “Nas…Nat..Ah si, Nathan”
“Nathan? Che ci fa qui?”
Dustin alzò le spalle. “Ha solo chiesto di te”
“Va bene, grazie Dus. Digli che arrivo subito”
Mio fratello scese giù dal letto e prima che potesse uscire dalla camera mi disse: “Sai che adesso dovrai sopportare mamma, no?”
“Oh no, mia madre!” mi diedi un colpo sulla fronte. “Ora chissà che idea si è messa in testa quella là”
Dustin uscì, ridacchiando.
Mia madre ogni volta che facevo conoscenza con qualche ragazzo iniziava a farmi domande di ogni genere e a volte era davvero imbarazzante parlare con lei, dato che voleva conoscere tutti i dettagli del rapporto che c’era tra me e il ‘fortunato’. Era un’ossessione per lei.
I miei pensieri furono interrotti, appunto, dalle grida di mia madre che era appena entrata in camera mia.
“Tesoro, sveglia su!” mi tolse le coperte di dosso. “Giù c’è un ragazzo…” e sottolineò la parola ‘ragazzo’. “…che ti sta aspettando”
“Mamma levati dalla faccia quel sorrisetto! Io e quel ragazzo ci conosciamo da appena un giorno, quindi non incominciare a farti film mentali, per piacere”
Mi alzai di malavoglia e sbadigliai, prima di infilarmi le pantofole e dirigermi in bagno.
La prima cosa che feci fu specchiarmi. E subito me ne pentì: avevo un paio di occhiaie abbastanza pronunciate sotto gli occhi. D’altronde non avevo chiuso occhio quella notte, dato che non avevo fatto altro che pensare e ripensare a quello che Siva aveva sussurrato all’orecchio di Jay, il giorno prima. Ti stacco l’orecchio a morsi
Ok, poteva anche essere solo un modo di dire, però Siva l’ha detta con così tanta spontaneità che sembrava così sicuro di quello che diceva, quasi fosse davvero capace di fare una cosa del genere.
Scacciai immediatamente quei pensieri. Forse stavo esagerando.
“Come si chiama?”
Mia madre si era appena materializzata alle mie spalle e mi guardava con un sorrisetto ironico.
Sbuffai. Diamo inizio all’interrogatorio!
“Nathan, si chiama Nathan”
“Mm…ha un bel nome”
Incominciai a lavarmi velocemente i denti, poi sciacquai il viso con l’acqua fredda, mentre mia madre faceva il suo solito monologo, dato che io non l’ascoltavo nemmeno.
Ritornai nella mia camera, con lei che mi seguiva, neanche fosse la mia ombra.
Aprì l’armadio e mi ci tuffai dentro, in cerca di qualcosa da mettere.
“È carino!” squittì improvvisamente, mentre rifaceva il mio letto.
Roteai gli occhi al cielo. “Mamma, ti prego…”
“Anzi, è molto carino” continuò facendo finta di niente.
“MAMMA!” esclamai arrossendo lievemente sulle guance.
Mia madre ridacchiò, passando delicatamente un pollice sulla mia gota colorata di rosso per l’imbarazzo.
“Tesoro, non devi vergognarti. Lo sai che puoi parlare con me di certe cose”
“Senti mamma, io e Nate non stiamo insieme se è quello che pensi, ok?”
“Però ti piace” mi provocò.
“Ma non è vero!” ribattei. “Lo conosco da appena un giorno, mamma”
Intanto lei si era avvicinata alla porta e aveva la mano poggiata sulla maniglia, pronta ad uscire.
“Esiste il colpo di fulmine, tesoro mio”
“Oh ma per favore!” roteai gli occhi al cielo, mentre lei usciva, chiudendosi la porta alle spalle.
Non cambierà mai quella donna!
Mi cambiai in fretta e in furia, tanto che al primo tentativo indossai la maglietta alla rovescia e se non me ne fossi accorta avrei fatto una delle mie solite figure di merda davanti a Nate.
Poi tornai in bagno per cercare di coprire quelle maledette occhiaie con un po’ di fondotinta.
Uscita mi diressi verso le scale e tentai di scendere qualche gradino da sola, ma la caviglia mi causava ancora qualche fitta (anche se leggera). Quindi mi misi a sedere su uno scalino.
“Mamma!” urlai.
Subito mia madre, insieme a Nate, si affacciò dalla porta del salotto.
“Mi aiutate?” chiesi. “Non riesco a scendere le scale, la ferita mi fa ancora un po’ male”
Mia madre fece un passo in avanti, ma subito Nate intervenne: “Tranquilla, signora, ci penso io”
Mi raggiunse e mi aiutò ad alzarmi. Mi cinse i fianchi, mentre io gli portavo un braccio intorno alle spalle.
“Grazie” mormorai. Lui sorrise in risposta.
Raggiunto l’ultimo gradino, la porta di casa si spalancò, lasciando entrare mio padre. Aveva l’aria piuttosto stanca. Negli ultimi giorni tornava sempre sfinito dal lavoro, soprattutto adesso, con tutto quello che stava succedendo.
Mio padre era il capo della polizia di River Land e in questi giorni era così occupato con gli strani omicidi che stavano colpendo il nostro piccolo paese, che lo vedevo di rado.
“Tesoro, stai bene?” gli domandò dolcemente mia madre, evidentemente preoccupata.
“Giornata pesante” rispose semplicemente lui, accasciandosi sul divano.
“Papà, è successo qualcosa?” chiesi io, ancora aggrappata a Nathan.
Mio padre sospirò, mentre si massaggiava piano la fronte.
“Abbiamo trovato un altro corpo nel bosco…”
Questa notizia parve inquietare mia madre, che aveva gli occhi fuori dalle orbite, spaventata.
“Sempre una ragazza” continuò. “E lungo le braccia ed il collo le solite tracce di morsi simili a quelli di un animale”
Nate mi strinse ancora di più, sembrava teso.
“Nate che hai?” gli sussurrai.
“N-niente..” balbettò lui.
“Vuoi che andiamo a fare quattro passi?”
Annuì, sempre con lo sguardo perso nel vuoto.
“Mamma, papà” entrambi si voltarono verso di me. “Noi usciamo. Ci vediamo dopo”
“Va bene, tesoro. Non fare tardi” si raccomandò mia madre.
Nate aprì la porta d’ingresso ed insieme uscimmo di casa. Quella mattina soffiava un fresco e piacevole venticello che mi scompigliava i capelli.
Attraversato il vialetto, ci incamminammo verso il bosco. Nate sembrava ancora un po’ turbato.
“Ti mette tensione parlare di quelle cose?” gli domandai.
“Un po’…” rispose lui, esitante.
“Non pensavo fossi così sensibile” commentai con una nota di sarcasmo nella voce.
“Non sono sensibile” arrossì di poco. “È solo che…”
“Va bene, tranquillo” lo interruppi, sorridendogli. “Non devi spiegarmi niente”
Ricambiò il sorriso, un po’ sollevato.
“Come mai sei venuto a casa mia?” gli chiesi poco dopo.
“Oh, quasi dimenticavo..” si frugò nelle tasche e ne entrasse un bracciale.
“Ehi, quello è il mio bracciale. Ma…” mi portai automaticamente la mano sul polso e constatai, appunto, che non ce l’avevo. “No vabbè, io perdo il mio bracciale e neanche me ne rendo conto. Che razza di idiota!”
Nate ridacchiò. Poi mi aiutò ad indossarlo.
“Dov’era?” chiesi.
“Vicino casa mia. Devi averlo perso quando sei caduta”
“Per fortuna lo hai ritrovato. Grazie”
“È importante per te?”
“A dir la verità, si. Me lo ha regalato mio padre qualche anno fa, prima che partisse per lavoro. Diciamo che lo considero il mio ‘portafortuna’”
“Un po’ come lo è per me la collana di mia madre”
Alzai lo sguardo. L’espressione che aleggiava sul suo volto era malinconica.
“Ti manca?”
Annuì. Ma quanto era tenero questo ragazzo?
“Perché vi siete trasferiti qui, allora?”
“Beh vedi, in un certo senso eravamo stufi di vivere ancora con i nostri genitori. Quindi, dato che eravamo abbastanza grandi, abbiamo deciso di cercare casa”
“ E perché proprio qui a River Land?”
“Oh, ehm…bella domanda!” si grattò la testa, perplesso. “Sinceramente non c’è un perché ben preciso. Forse il motivo è che abbiamo sentito dire che River Land è un paese tranquillo”
“Non negli ultimi tempi…” mormorai.
“In che senso?” mi chiese.
“Da qualche giorno River Land non è più il posto sicuro di una volta” ammisi a malincuore. “Stanno succedendo così tante cose strane. Sono state ritrovate due ragazze morte nel bosco, e non ti dico in che modo sono state uccise. Lo hai sentito mio padre, no?”
Sicuramente avevo assunto un’espressione alquanto spaventata, perché Nate mi prese la mano. Un leggero calore mi invase l’intero corpo. Mi venne un’improvvisa voglia di buttargli le braccia al collo e stringerlo forte, dato che il vento aumentava sempre di più e lui avrebbe potuto riscaldarmi.
“Sono sicuro che troveranno chi ha ucciso quelle povere ragazze” mi rassicurò. “Non devi avere paura, hai una famiglia splendida accanto, che ti vuole bene e che di sicuro farebbe di tutto purché non ti accada nulla”
Gli strinsi ancora di più la mano. La sua pelle era così liscia e morbida.
“Sei sempre così convincente?” gli sorrisi. Era un sorriso sincero, era riuscito a tranquillizzarmi con solo poche parole.
“Quando voglio” ridacchiò.
Continuammo a camminare, in silenzio. Le nostre mani erano ancora intrecciate e nessuno dei pareva voler lasciare quella dell’altro. 
“Aspetta” Nate si fermò ed anch’io fui costretta a fare lo stesso.
“Che c’è?” gli domandai perplessa.
“Ci stiamo avvicinando troppo al bosco”
“E allora?” non capivo dove volesse andare a parare.
“Non è un buon posto dove fare una passeggiata, credo” disse, scettico. “Lo hai detto tu stesso che lì sono state ammazzate due ragazze”
“Hai paura, Nate?” lo provocai.
“Non ho paura!” esclamò imbarazzato. “È solo che…”
Mi avvicinai così tanto a lui che i nostri nasi si sfiorarono.
“Sta zitto e vieni con me. Non ci succederà niente, devo solo mostrarti una cosa” lo presi di nuovo per mano e me lo trascinai dietro.
“Ma Ali, aspetta”
“Dai Nate, non fare il bambino”
“Non è una buona idea” ribatté lui.
Mi fermai e mi voltai di nuovo verso di lui.
“Ti prego, non ci metteremo molto” lo supplicai.
Lui esitò per un attimo, poi disse: “Promesso?”
“Promesso! Ora andiamo”
Non appena cominciammo a girovagare per le alte querce del bosco, un inquietante silenzio piombò su di noi. L’unico rumore che si poteva percepire era il forte soffio del vento e lo scricchiolio delle foglie secche sotto i nostri passi.
“Certo che sei strana”
“In che senso scusa?” chiesi, facendo una finta espressione offesa.
“Prima dimostri di avere paura e poi ti ostini a voler fare una passeggiata nel bosco come se niente fosse. O hai fatto finta di essere preoccupata solo perché ti dessi la mano?” la sua bocca si curvò in un sorrisetto provocatorio.
Gli diedi un leggero colpo dietro la nuca, mentre le mie guance diventavano rosse. “Ma non dire cretinate! E poi non te l’ha detto nessuno di darmi la mano, potevi anche non farlo!” sbottai, imbarazzata.
“Ehi, stavo solo scherzando” disse subito. “Siamo un tantino permalose, eh?”
Rotei gli occhi al cielo, sorridendo.
Dopo qualche minuto mi fermai e Nate fu costretto a fare lo stesso, dato che lo tenevo per mano (tanto per evitare che scappasse all’improvviso).
“Perché ci siamo fermati?” mi chiese perplesso.
“Chiudi gli occhi”
Alzò un sopracciglio, guardandomi con uno sguardo interrogativo.
“Non ti fidi di me?” dissi.
“No, non è questo, però…”
“E allora chiudili!” gli ordinai.
Sospirò e vidi le sue palpebre abbassarsi. Sorrisi, soddisfatta.
Afferrai anche la sua mano destra. “Segui me…” sussurrai.
Con molta incertezza, Nate cercò di stare dietro ai miei passi. Camminavamo lentamente, per evitare di andare a sbattere contro qualche tronco d’albero. Ad un certo punto, però, rischiammo di cadere per terra, dato che Nate era inciampato nella radice di un albero.
“Stai attento!” scoppiai a ridere.
“Come faccio, scusa? Sei tu quella che mi sta guidando, quindi se finiamo col cascare per terra è colpa tua non mia!”
“Nate ti stai dimostrando assai antipatico, sappilo” sorrise.
Capì di essere arrivata a destinazione quando una leggera e piacevole brezza cominciò a scompigliarmi i capelli. Riuscivo a sentire perfino il delicato odore del lago e il lievissimo rumore che provocavano le piccole onde che increspavano la superficie dell’acqua.
“Siamo arrivati” annunciai sciogliendo la presa dalle sue calde mani. “Puoi aprire gli occhi”
Mi misi a sedere su una roccia, mentre Nate apriva i suoi occhi. Sul suo volto si disegnò un bellissimo sorriso, che andava dall’attaccatura dell’orecchio destro a quella dell’orecchio sinistro, non appena vide ciò che aveva di fronte.
“Wow” mormorò.
“Ti piace?” gli chiesi. Lui annuì, sempre con lo sguardo fisso sul lago. “Mi sembra che ne sia valsa la pena rischiare di cadere per terra, che dici?” rise.
Si mise a sedere di fianco a me, sull’erba.
Lo vidi socchiudere gli occhi ed inspirare a fondo. Sorrisi nel vederlo così rilassato e meravigliato da quella vista.
“Ci portavo mio fratello quando era piccolo” gli raccontai con voce sognante. “A lui piaceva sentire il rumore dell’acqua quando c’era vento”
“Non ho mai visto una cosa del genere” mormorò con voce sommessa. “È davvero bello”
“Già…”
Raccolsi le mie gambe tra le braccia e ci poggiai la testa.
Sentivo lo sguardo di Nate su di me. Esitante, mi voltai verso di lui. “Che c’è?”
“A cosa pensi?” mi chiese. Aveva un’espressione concentrata, come se cercasse di leggermi nel pensiero ma c’era qualcosa che glielo impediva.
“In questo momento a niente. Guardare il lago mi svuota la mente da ogni pensiero. Bello o brutto che sia” gli risposi, accennando un sorriso.
Lui ricambiò, ma sembrava ancora turbato. Mi scappò una risata.
“Perché ridi?”
“Sei così buffo. Sembri un bambino che si sforza di capire il mondo”
“Sto solo cercando di capire come sei...”
Aggrottai la fronte. Sei così strano, Nate…
La mia attenzione venne catturata da delle enormi impronte disegnate sul terreno.
“E quelle cosa sono?!” non volendo avevo urlato a pieni polmoni quella domanda, facendo sobbalzare Nate.
Mi alzai di scatto e mi inginocchiai per terra. “Ma sono enormi!”
Una caldissima mano si poggiò sul mio braccio e mi costrinse a mettermi in piedi.
“Ali, andiamo via”
“Dai Nate, sei peggio dei bambini!”
Mi voltai e iniziai a seguire quelle impronte. Magari avrei scoperto a chi appartenevano. Anche se qualche sospetto già lo avevo e non era nulla di buono.
Mentre la mia mente lavorava per trovare delle spiegazioni plausibili a come un animale potesse avere delle zampe così grandi, notai uno strano movimento tra gli alberi. Qualcosa si muoveva a gran velocità per il bosco, proiettando la sua ombra sul terriccio rosso. Era molto distante da noi. Strizzai gli occhi per mettere a fuoco quella sagoma e con mio orrore scoprì appartenere ad una specie di grosso lupo nero.
Prima che potessi urlare una qualsiasi cosa, Nate mi prese in braccio.
“Ehi, ehi che fai?”
“Scusami Ali, ma devo portarti via da qui!” esclamò deciso.
“Ma non ci succederà niente!” Forse… “Nate, dai lasciami” mi dimenai tra le sue braccia.
“Ali stai ferma o rischi di cadere”
“E allora lasciami!”
“Ok, io ti lascio ma tu promettimi che ce ne andremo”
Annuì. Nate mi posò a terra. Mi allontanai di qualche centimetro da lui e gli dissi: “Scusami”
Con grande sforzo iniziai a correre vero il punto in cui credevo di aver visto un lupo con delle dimensioni fuori dalla norma. Dovevo vederlo. Anche se così facendo stavo avvertendo un atroce dolore alla caviglia. Speriamo solo che la ferita non si riapra.
“Cazzo, Ali mi avevi promesso che ce ne saremmo andati!” mi urlò alle spalle Nate. Dalla vicinanza della sua voce capì che era poco distante da me.
Corsi per parecchi minuiti, durante i quali non vidi altro che querce.
Poi in un attimo una massa di peli mi si parò a pochi metri di distanza. Mi sembrò di vederlo girare il muso nella mia direzione, prima di lanciarsi dietro un cespuglio.
Rallentai e mi avvicinai a passo lento, concentrandomi sul fare meno rumore possibile per non farlo scappare. Ma sentitemi, io che mi preoccupo di non far spaventare un gigantesco lupo, quando dovrei essere io quella a cui dovrebbe venire un infarto per aver visto un animale del genere! L’ironia del momento non mi manca.
Nate mi raggiunse.
“Ma sei impazzita?” urlò. “Vuoi farti uccidere?!”
“Ssssh!” esclamai. “Abbassa la voce, Nate”
“Ali, ascoltami è pericoloso, andiamo via” mi supplicò.
Non gli diedi ascolto. Ero a pochi centimetri di distanza da quel cespuglio. Mi affacciai di poco, con l’eccitazione che si fondeva alla paura.
Urlai, cadendo all’indietro non appena uno degli amici di Nate sbucò da dietro quel cespuglio facendomi salire il cuore in gola.
“Ciao, ragazzi” salutò Max.
“Ciao, Max” disse Nate, mentre mi aiutava a rimettermi in piedi.
“M-ma io…t-tu…” balbettai. “Io avevo visto un enorme lupo nero nascondersi dietro a questo cespuglio!”
“Lupo nero?” fece Max, alzando un sopracciglio. “Non c’è nessun lupo qui dietro”
Mi avvicinai a lui e in effetti aveva ragione. Non c’era nessuno…
“Ma io ero sicura di averlo visto” la mia voce traboccava di delusione, mentre lanciavo uno sguardo dispiaciuto a Nate per non avergli dato ascolto.



Hi girls!:3
Che ne dite del secondo capitolo di questa mia fanfic? :3
Non sarà particolarmente interessante, ma dovevo metterlo per forza :\
Ovviamente spero che vi sia piaciuto ugualmente e mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate :33
Ora mi dileguo (Oddio io che dico “mi dileguo” :o Wooooh, mi sorprendo di me stessa xD)
Alla prossima settimanaaaaaa *w*
Bye Bye bellezze <3
La vostra(?) Whatsername72



P.S: Ringrazio di cuore chi ha recensito il mio primo capitolo:
1) _Brady98_
2)
Bestia Idiota
3) Azzurraleonardi

Grazie tante ragazzeee :33


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Tatuaggio ***




Your Dark Side

Capitolo 3
Il tatuaggio
La mattina seguente mi alzai con un gran mal di testa e non appena la sveglia iniziò a suonare, torturando i miei timpani, il movimento fu automatico: la lanciai per terra.
Smise di produrre quel fastidiosissimo rumore all’istante, non appena toccò il pavimento. Bene, l’ho rotta, pensai.
Mi stiracchiai. Guardai fuori dalla finestra e la prima cosa che notai era che riuscivo a vedere la casa dei ragazzi dalla mia camera.
Subito mi ritornò in mente il motivo di quel terribile mal di testa. Per l’intera notte non avevo fatto altro che pensare a quello che i miei occhi aveva visto il giorno prima: un gigantesco lupo nero.
Avrei voluto vederlo da più vicino, dimostrare a Nathan e Max che non lo avevo immaginato. Ero più che sicura che fosse reale. Non una fantasia della mia mente, ma un vero lupo in carne, ossa e pelo.
Accesi il cellulare e notai che c’era un messaggio di Nate (avevamo scambiato i nostri numeri di telefono ieri, nel momento in cui lui insieme a Max mi avevano riaccompagnato a casa).
Prima di andare a letto gli avevo chiesto scusa per come mi ero comportata, per non avergli dato ascolto in un messaggio e lui mi aveva risposto: ‘Si, scusa. Mi hai fatto spaventare, ti poteva succedere qualsiasi cosa! Sei stata più testarda di un mulo! Però…ti perdono, anche perché la curiosità è tipica degli umani’.
Improvvisamente la porta della mia camera si aprì con un tonfo e il rumore rimbombò nella mia testa.
“Buongiorno principessa!”
Con mia sorpresa mi ritrovai sulla soglia della porta due dei ragazzi che abitavano con Nathan.
“E voi come siete entrati?”
“Come tutte le persone normali” mi rispose semplicemente Tom. “Abbiamo bussato, tua madre ci ha aperto e ci ha gentilmente permesso di venirti a svegliare”
“Sforzi inutili, ero già sveglia”
“Mm, ci siamo alzate dalla parte sbagliata del letto?” mi chiese Tom sorpreso dal mio tono di voce e dalla sveglia in mille pezzi.
“Scusate, ma mi sono alzata con un terribile mal di testa” spiegai portandomi le mani sulle tempie nella speranza di alleviare un po’ il dolore.
“Passerà” disse Jay con noncuranza. Poi si avvicinò al mio armadio e lo aprì. “Ora scegliamo qualcosa da mettere”
“E per quale occasione?” gli chiesi perplessa.
Tom si schiarì la voce. “Sei ufficialmente invitata a pranzo da noi” annunciò con un enorme sorriso stampato in faccia.
“Ma veramente io…”
“Silenzio!” mi zittì Jay che ancora frugava in cerca di vestiti. “Non accettiamo un no come risposta!”
“Lo aveva detto Nate che sei una ragazza che ama replicare” osservò Tom. “Sempre”
Arrossì lievemente per l’imbarazzo.
“Oh questi sono perfetti!” Jay poggiò sul mio letto una paio di leggings neri, una canotta, sempre nera, e una camicia a quadri rossa.
“Ho anche lo stilista personale, adesso?” commentai ironicamente.
“Cambiati, ti aspettiamo giù”
“Io potrei anche rimanere” disse Tom guardandomi maliziosamente. “Nel caso ti servisse un aiuto”
“Andiamo!” Jay lo prese per un orecchio e lo trascinò via, mentre io ridevo.
Mi cambiai in fretta, poi andai in bagno, pronta a domare i miei capelli. Feci parecchi tentativi nella speranza che restassero ben distesi, ma niente da fare. La mattina si arricciavano e neanche col ferro da stiro si sarebbero allisciati.
Alla fine li legai in una coda alta, lasciando ricadere il mio ciuffo sull’occhio destro.
Poi passai al trucco: abbondai con la matita nera agli occhi e misi un po’ di mascara.
Uscita dal bagno tentai con calma di scendere le scale, ma la caviglia faceva ancora male (in parte colpa della botta che ho dato ieri sera contro il mio comodino) e ad ogni scalino avvertivo una leggera fitta alla ferita: ci rinunciai.
“Ehi, uno di voi due gentiluomini potrebbe venire qui ad aiutarmi?!” urlai nella speranza che mi sentissero.
“Arrivo principessa!” fu la risposta di Tom.
Si precipitò da me e senza neanche rendermene conto mi ritrovai tra le sue braccia.
“Non dovevi per forza prendermi in braccio”
“Oh beh, così facciamo prima” mi rispose lui facendomi l’occhiolino.
Notai, tra l’indice ed il pollice della sua mano sinistra, uno strano tatuaggio. Non gli feci domande però, dopotutto averne uno era normale, anche se aveva una forma assai strana.
Di solito i tatuaggi stanno a significare qualcosa, mentre quello a mio parere non aveva né capo né coda.
Sceso l’ultimo gradino mi accorsi che Jay aveva già fatto conoscenza con mio fratello, Dustin, e mia madre, Natalie.
Tom mi mise giù, ma subito sentì il suo braccio cingermi i fianchi. Lo guardai con espressione interrogativa.
“Ti aiuto a stare in piedi o rischierai di cadere per terra” mi spiegò lui con nonchalance.
“Esagerato!” esclamai. “Non ho mica rotto l’osso del ginocchio”
Tom scrollò le spalle e sorrise.
“Finalmente sei pronta!”
“Jay non ti lamentare, è anche molto se ho accettato di venire a pranzo da voi dato che ho mal di testa!” ribattei.
“Tesoro non essere scortese” mi rimproverò mia madre. “Jay è un ragazzo così carino”
Roteai gli occhi al cielo, mentre Jay mi guardava con fare altezzoso.
“Signora è stato un piacere conoscerla” disse poi porgendo la mano a mia madre.
“Anche per me, caro”
“Si ok, è tutto molto dolce però ora andiamo eh!” esclamai.
Uscimmo tutti e tre di casa e quei due assicurarono a mia madre che mi avrebbero riaccompagnata presto.
Mentre ci incamminavamo verso la macchina, notai sulla caviglia destra di Jay lo stesso identico tatuaggio di Tom.
“Perché avete lo stesso tatuaggio?” domandai curiosa.
Tom e Jay si lanciarono un’occhiata.
“Beh…” il riccio sembrava alquanto in imbarazzo.
“Cosa?” feci io incitandolo a continuare.
“Quando ci siamo conosciuti abbiamo deciso di farlo uguale” intervenne subito Tom. “Diciamo che è un segno della nostra amicizia”
Mi rivolse un sorriso poco convincente mentre io continuavo a guardarli con perplessità.
Non mi avevano convinto. C’era qualcosa che non volevano dirmi, ne ero certa.
Per tutto il tragitto, da casa mia alla loro, nessuno dei tre parlò più. Loro due sembravano un tantino imbarazzati dopo la mia domanda su quel tatuaggio, mentre io continuavo a riflettere sui loro strani comportamenti. E non parlo solo di Jay e Tom, ma anche di Siva.
Per strani erano strani quei ragazzi, ma non riuscivo proprio a capire cosa potessero mai nascondere.
Arrivammo dopo circa 5\6 minuti. I due mi aiutarono ad attraversare il vialetto. Lo strano ma piacevole calore che emanavano i loro corpi mi proteggeva dal fastidioso vento che soffiava quella mattina.
Ecco un altro fatto da aggiungere al “muore delle stramberie”. Come fa un ragazzo ad avere un corpo così caldo? La loro pelle emanava minimo 40° e questa cosa non era assolutamente nella norma!
Non appena varcai la soglia della porta una musica travolgente mi arrivò alle orecchie.
You cast a spell on me, spell on me
You hit me like the sky fell on me, fell on me
And I decided you look well on me, well on me
So let’s go somewhere no one else can see you and me

“Ma avete una discoteca in casa?” domandai ironicamente.
In risposta qualcuno alle mie spalle iniziò a cantare. Mi voltai e realizzai che quella era la voce di Tom. Sgranai gli occhi e la mia bocca si curvò in un enorme sorriso.
Turn the lights out now, now I’ll take you by the hand
Hand you another drink, drink it if you can,
Can you spend a little time
Time is slipping away
Away from us so stay,
Stay with me I can make, make you glade you came…

A lui si affiancò Jay ed insieme incominciarono ad intonare quello che doveva essere il ritornello della canzone.
Senza smettere di cantare mi presero per mano e mi trascinarono in salotto dove, con mia sorpresa, vidi Nathan, Max e Siva con un microfono in mano.
Mi sedetti di fronte a loro, mentre Siva iniziava a cantare la sua strofa. Istintivamente cominciai a muovere la testa a ritmo di musica, mentre guardavo quei cinque sorridendo.
Wow, e chi se lo sarebbe mai aspettato! Non sono solo carini, sanno anche cantare.
Turn the lights out now…” Nate si avvicinò a me e mi prese per mano, costringendomi ad alzarmi in piedi. Mi cinse i fianchi col braccio e automaticamente, sotto quelle bellissime note, cominciai a seguire il movimento del suo bacino. “…now I’ll take you by the hand, hand you another drink, drink it if you can, can you spend a little time, time is slipping away, away from us so stay,
stay with me I can make, make you glade you came…

Dopo aver finito mi fece l’occhiolino e ritornò dagli altri. Io intanto stavo cercando di tenere nascosto a quei cinque il fatto che il mio viso aveva preso fuoco nel momento in cui ho sentito il corpo di Nate a contatto col mio.
The sun goes down, the stars come out
And all that counts is here and now
my universe will never be the same
I’m glad you came, I’m glad you came…

“Ma ragazzi siete fantastici!” esclamai non appena la canzone finì.
Tutti e cinque mi rivolsero un sorriso a 32 denti.
“La canzone così travolgente, le vostre voci…riuscireste a trasportare chiunque” continuai.
“E qualcuno ci è già riuscito con te..” disse Max lanciando un’occhiata a Nathan.
Lui abbassò lo sguardo, imbarazzato, grattandosi la nuca. Mentre le mie guance si colorarono di rosso. Max guardò gli altri, che subito si misero a ridere.
Per un momento ebbi il coraggio di guardare Nathan e subito sul suo polso notai una cosa alquanto strana e per poco non mi scappò un urlo isterico. Aveva anche lui quel tatuaggio!
Spostai il mio sguardo verso Max e, come sospettavo, anche lui lo aveva poco sotto l’orecchio. Poi toccò a Siva, che lo teneva sulla spalla.
“No, ma non è possibile!”
Il sorriso che fino a poco fa aleggiava sui loro volti era sparito. Ora tutti mi guardavano perplessi.
Mi rivolsi a Tom: “Potevo sopportare il fatto che tu e Jay aveste lo stesso tatuaggio, ma adesso scoprire che ce l’hanno identico anche loro è troppo!”
Max, Nathan e Siva si voltarono contemporaneamente verso quei due e li guardarono a mo’ di rimprovero. Che significasse qualcosa di importante quello strano segno?
Nathan si sedette al mio fianco. “Ehm…Ali…questo tatuaggio lo abbiamo fatto…”
“Ah no, non mi dire che lo avete fatto come segno d’amicizia che non me la bevo, ok?” lo interruppi. “Voglio sapere la verità!”
Sembravano spaventati e nessuno aveva intenzione di parlare.
“Ehm…ragazzi non è forse ora di preparare il pranzo?” intervenne Max rompendo il silenzio.
Tutti insieme annuirono e si precipitarono di corsa fuori dal salotto.
“Eh no, ragazzi! Così non vale” li urlai contro, ma loro erano già usciti.
Roteai gli occhi al cielo.
Mi alzai dal divano e li raggiunsi in cucina. Tutti cercavano di fare qualcosa, di tenersi indaffarati, così da poter sviare il discorso. Decisi di non chiedere più niente, almeno per oggi.
“Cosa si mangia?” domandai prendendo posto su una delle sedie intorno al tavolo.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata e sorrisero, sollevati dal fatto che avevo deciso di lasciarmi alle spalle l’argomento ‘tatuaggio’.


Eravamo in salotto. Tutti si erano addormentati dopo aver finito di mangiare. Tutti tranne me. Un po’ perché continuavo a pensare agli strani comportamenti di quei cinque, un po’ per il freddo.
Tom si era addormentato ai miei piedi, per terra, insieme a Jay. Max e Siva erano poggiati l’uno su l’altro, mentre io e Nate eravamo sul divano. Lui dormiva al mio fianco, con un braccio sulle mie gambe, io invece cercavo di scaldarmi strofinandomi le mani sulle braccia.
Un soffio di vento entrò dalla finestra socchiusa e mi fece rabbrividire.
“Hai freddo?” mi domandò Nate, improvvisamente sveglio.
“Un po’” ammisi io stringendomi in un abbraccio automatico.
Senza fare il minimo rumore per non svegliare quei quattro, si avvicinò a me e mi mise un braccio intorno alle spalle.
“Lo hai detto tu stessa che ho un corpo caldo” sussurrò.
Mi strinsi a lui e chiusi gli occhi, lasciando che il calore della sua pelle mi scaldasse.


Mi svegliai a causa del forte rumore del vento che mi fischiava nelle orecchie. Schiusi lentamente gli occhi e notai che il cielo era grigio, ricoperto da grossi e minacciosi nuvoloni.
Avevo un braccio attorno al bacino di Nate. Alzai lo sguardo e mi accorsi che era già sveglio e mi guardava.
“Mi stavi fissando?”
“No!” rispose subito lui voltandosi dall’altra parte e arrossendo. Mi misi a ridere.
Mi stiracchiai. “Che ore sono?”
“Le tre di pomeriggio”
“Meglio che ritorni a casa prima che inizi a piovere” dissi alzandomi dal divano e scavalcando Tom e Jay che ancora dormivano.
Nate mi accompagnò alla porta.
“Vuoi che ti accompagni?” mi chiese prima che io potessi uscire.
“No, tranquillo. Vado a piedi” dissi rivolgendogli un sorriso.
Ero arrivata a metà vialetto, quando Nate gridò: “Questa sera vieni?”
“Perché no” dissi mentre uscivo dal cancello. Lui sorrise ed io ricambiai all’istante.
Poi mi incamminai verso casa mia. Soffiava un forte vento e alcune piccolissime gocce di pioggia già cadevano. Meglio che mi sbrighi, pensai. Alzai il passo.
La strada era deserta, l’unico rumore che si riusciva a percepire era il fruscio delle foglie mosse dal vento e il clacson di qualche macchina che sfrecciava in lontananza.
All’improvviso alla mia ombra, proiettata sul nero asfalto, se ne affiancò una seconda. Mossi di qualche centimetro la mia testa di lato e vidi un ragazzo, incappucciato, poco distante da me.
Non mi piaceva il modo in cui seguiva i miei passi. Dove svoltavo io, svoltava lui. Ogni volta che aumentavo il passo, lo faceva anche lui.
Sentivo il cuore martellare contro il mio petto così forte che temevo mi sarebbe uscito fuori dal corpo in un attimo.
Mi voltai di nuovo e questa volta notai sul suo volto un sorriso beffardo.
“Ehi piccola, dove vai tutta sola?” la sua voce, così cupa e roca, mi fece sussultare.
Feci finta di non aver sentito e proseguì per la mia strada.
Non ti succederà niente, non ti succederà niente, continuavo a ripetermi.
Senza rendermene conto avevo rallentato, troppo presa dai miei pensieri, dai miei tentativi di restare calma.
Quel ragazzo mi raggiunse e mi afferrò per un braccio, costringendomi a voltarmi verso di lui.
“Ciao tesoro”
Subito mi staccai dalla sua presa e indietreggiai, terrorizzata.
“Hai paura?” si avvicinò pericolosamente e cercò di attirarmi a sé. “Non devi averne, voglio solo farti un po’ di compagnia. Ti ho visto così sola” mi diede una carezza sulla guancia destra.
“Non mi toccare!” la mia voce tremava, così come anche il mio corpo. Avevo paura.
Il ragazzo scoppiò in una risata spaventosa e con forza mi afferrò di nuovo, spingendomi contro il muro.
“Lasciami!” mi dimenai più forte che potevo.
“Non fare la difficile, piccola” mi sfiorò in mezzo alle gambe. “Non voglio farti niente di male”
Spostò al sua testa di lato e incominciò a baciarmi il collo, spingendo sempre di più il suo corpo sul mio. Gli misi entrambe le mani sul petto, cercando di respingerlo. Ma non ce la facevo.
“Lasciami, lasciami stare!” urlai disperata. Lacrime di paura cominciarono a rigare le mie guance.
Lui rideva divertito e non aveva nessuna intenzione di lasciarmi andare.
Improvvisamente lo sentì allontanarsi da me così velocemente che in un attimo lo ritrovai dall’altra parte della strada, contro il muro. Di fronte a lui c’era qualcuno. Non riuscivo a vederlo bene, avevo la vista offuscata dalle lacrime.
“Che cosa volevi farle, eh?!” riconobbi la sua voce. Era Nate.
“Calmati amico, volevo solo giocarci un po’” rispose quel ragazzo.
“Non permetterti mai più a toccarla, mi hai capito?” urlò Nathan, furioso.
Il sorriso divertito che fino a qualche momento fa aleggiava sul volto di quel ragazzo, svanì improvvisamente.
“Vattene!”
Quel ragazzo non se lo fece ripetere due volte e corse via, spaventato.
Nate si passò nervosamente una mano tra i capelli. Poi si avvicinò a me.
“Stai bene?” mi chiese.
Annuì. Ero ancora un po’ scossa.
Nate mi passò il pollice sulle gote, per asciugarmi le lacrime. Sembrava nervoso.
“Nate che hai?”
“Distraimi, Ali distraimi o rischierò di corrergli dietro e staccargli la testa a quello lì”
“Calmati, Nate. Se ne è andato, siamo soli”
“Non puoi sapere quanto fossero vili i suoi pensieri”
“Perché, tu lo sai?”
Lo vidi esitare per un attimo. “N-non sono difficili da immaginare” rispose.
Alzai gli occhi al cielo. Quella era l’ennesima bugia che mi diceva.
“Nate tu mi devi spiegare più di qualche cosa” sbottai. “So che mi stai nascondendo qualcosa. Così come anche gli altri”
Non mi rispose.
“Come facevi a sapere dov’ero e soprattutto cosa mi stava succedendo?” continuai.
“Non lo sapevo..”
“Ok, ho capito” tentai di andarmene ma subito lui mi fermò, prendendomi per un braccio. “Aspetta, non te ne andare..”
Mi poggiai nuovamente sul muro e rimasi in silenzio, aspettando una qualsiasi sua risposta, che non arrivò.
“Mi stavi seguendo?” ricominciai.
“Ali, io mi sento molto protettivo nei tuoi confronti” mi rivelò guardandomi fisso negli occhi. “Non so il motivo, ci conosciamo da poco, ma non voglio che ti succeda niente”


Hi girls!:3
Rieccomi con un nuovo capitolooooo! :’3
Alison comincia ad avere dubbi sulla vera identità dei ragazzi :\ Ma loro cercano di sviare il discorso xD Ah ah furbacchioni :’) Ok, basta u.u
Comunque mi piacerebbe tanto sapere se la storia vi stia incuriosendo :3 Quindi spero di ricevere qualche recensione, anche per sapere se ne vale la pena di continuare questa fanfic C:
Detto ciò (mi sembra di non aver dimenticato nulla xD) scappo! Alla prossima settimana ragazzee<3
Baci Baci :**
La vostra Whatsername72

P.S: Ovviamente ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente:
1) _Brady98_
2) Bestia Idiota
3) Azzurraleonardi
GRAZIE ANCORA RAGAZZE

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Spiegazioni ***


                                               
                                                
Your Dark Side

Capitolo 4
Spiegazioni

Tyler prese posto sul letto, di fronte a me.
“Dai dimmi, cosa è successo?”
“Ty, credo mi piaccia un ragazzo” dissi tutto ad un fiato. “Cioè sono fortemente attratta da lui, da ogni suo aspetto, sia caratteriale che fisico”
“E chi sarebbe il fortunato?” mi chiese incuriosito.
“Uno dei cinque ragazzi che si sono trasferiti da poco nella ‘casa dell’orro…”
“COSA?” mi interruppe lui balzando in piedi.
“Ty, ti sarei grata se abbassai quella cavolo di voce!” lo rimproverai.
“No Ali, non puoi perdere la testa per uno di loro!” esclamò.
“Ma perché?”
“Perché non sono ragazzi raccomandabili!”
“Ma tu che ne sai?” sbottai iniziando ad innervosirmi a causa del comportamento infantile che stava assumendo il mio migliore amico. “Neanche li conosci!”
Tyler si passò entrambe le mani tra i capelli e tirò un pugno contro l’armadio. Per un attimo mi parve di intravedere una piccola crepa prendere posto sulla sua superficie liscia.
“Tyler, smettila! Ma che ti prende? Cos’hai contro di loro?”
“Dimmi la verità Ali, non hai notato comportamenti strani da parte loro in questi giorni?”
Rimasi sbigottita da quella sua domanda. In realtà si, ma lui come faceva a sapere?
“Lo sapevo..” disse lui notando la mia espressione. “Che per caso hanno la pelle troppo calda per essere dei normali ragazzi?”
“Come…?”
“Alison devi stare attenta! Sono pericolosi!”
“Senti Tyler, è vero che a volte possono comportarsi in modo strano, ma sono dei bravi ragazzi!” ribattei.
“Si, certo dei bravi ragazzi. Che per caso ti hanno fatto il lavaggio del cervello?”
Nel momento in cui stavo per rispondergli, qualcuno bussò alla porta della mia camera. Tyler rimase per un altro istante immobile, con gli occhi fissi su di me, poi andò ad aprire.
“Chi è?” domandai alzandomi in piedi.
“Oh guarda, il lupo è venuto a trovare Cappuccetto Rosso”
Mi avvicinai e vidi Nate sulla soglia della porta. Lui e Tyler si guardavano fisso negli occhi, quasi a volersi fulminare a vicenda.
Presi per un braccio Nate e lo trascinai dentro.
“Beh io vado, vi lascio soli..” disse Tyler rivolgendomi un finto sorriso. “Guardati le spalle dai lupi, Ali” dopodiché lanciò uno sguardo non tanto amichevole a Nate, prima di uscire sbattendo la porta.
Misi entrambe la mani sui miei fianchi e alzai un sopracciglio.
“Che c’è?” mi chiese Nate mettendosi le mani in tasca.
“Cos’erano quegli sguardi tra te e Tyler?”
“Quali sguardi?”
“Oh lasciamo perdere” e gli voltai le spalle, affacciandomi dalla finestra. “Tanto non rispondi mai a nessuna delle mie domande”
Lo sentì avvicinarsi. Si fermò a pochi centimetri da me, tanto che sentivo il suo petto contro la mia schiena.
“Guarda lassù” mi sussurrò.
“Si, certo cambiamo discorso” commentai con un tono di voce che andava dall’ironico all’infastidito.
“No, davvero guarda” mi incitò ancora una volta lui.
Seguì con lo sguardo la sua mano che mi stava indicando un punto non ben definito su nel cielo.
Non appena i miei occhi si furono abituati all’accecante luce del sole, rimasi a bocca aperta vedendo che quella mattina ad arricchire quel bellissimo cielo azzurro, oltre alle nuvole soffici e bianche, c’era anche un grande e colorato arcobaleno.
Sorrisi automaticamente. Dopo la giornata piovosa di ieri assistere ad uno spettacolo del genere come lo era per me un arcobaleno mi metteva allegria.
Mi voltai verso Nate e notai che anche lui stava sorridendo, con la sola differenza che aveva gli occhi puntati su di me. Solo in quel momento mi accorsi di quanto eravamo vicini. Sarebbe bastato un qualsiasi movimento e le nostre labbra si sarebbero toccate.
Guardandolo da così vicino realizzai che il suo viso era perfetto. Avevo ragione quando ho detto a Tyler che tutto in lui mi attraeva.
Senza volerlo Nate mi sfiorò la gamba con la sua calda mano, e subito le mie fantasie su di lui si infransero lasciando di nuovo spazio ai miei dubbi.
Avrei preferito non pensarci almeno per oggi e magari dare più importanza all’effetto che lui mi faceva, ma la voglia di dare delle risposte alle mie domande era troppa.
Lo presi per mano e me lo trascinai dietro.
“Dove stiamo andando?” mi chiese lui un po’ stordito, dato che un secondo fa eravamo vicino alla finestra che ci guardavamo negli occhi e invece adesso stavamo scendendo di corsa le scale.
“A casa tua” gli risposi io mentre aprivo la porta d’ingresso.
“Ali rallenta o rischiamo di cadere entrambi!”
Mi fermai di botto e lui mi venne addosso.
“Mi dici cosa diamine ti è successo? In un attimo sei impazzita!”
Mi voltai verso di lui e gli puntai un dito contro. “Senti Nate, adesso raggiungiamo gli altri e che lo vogliate o no risponderete a tutte le mie domande!”
Nate alzò gli occhi al cielo. Lo presi di nuovo per mano e mi incamminai a grandi passi verso casa sua.
“Sei un caso disperato”
“Non sono io quella che nasconde qualcosa!” esclamai.
“Ma io non nascondo niente” disse lui con il tipico tono di voce di chi vuole convincere più sé stesso che gli altri.
“Si e io sono Biancaneve e vivo coi 7 nani” lo canzonai. “Nate per piacere..”
Arrivati bussai ripetutamente alla porta, provocando un baccano assurdo.
“Arrivo, arrivo!” urlò qualcuno dall’interno. Sentì dei passi e poi la porta si aprì.
“Ciao Ali!” mi salutò Tom.
Senza rispondergli presi anche lui per mano e, dopo aver chiuso la porta col piede, trascinai entrambi nel salotto, dove per mia fortuna c’erano anche Jay, Siva e Max che guardavano la TV.
Costrinsi quei due a sedersi insieme agli altri tre e io mi posizionai in piedi, di fronte a loro. Spensi il televisore.
Tutti si voltarono istintivamente verso Nate, in cerca di spiegazioni, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
“Non fate quelle facce, sapete benissimo di cosa voglio parlare!” dissi rompendo il silenzio e facendo sussultare tutti e cinque.
Mi guardavano ancora con uno sguardo interrogativo.
“Del tatuaggio e del fatto che avete tutti la pelle incandescente!” continuai in risposta alle loro espressioni sempre più perplesse.
“Ali, non credi di star esagerando un tantino?” disse Nate.
“No che non sto esagerando, Nate! Sto solo cercando di conoscervi meglio, vi posso ormai considerare miei amici ed è normale che voglia sapere se mi nascondete qualcosa”
Quelle mie parole parvero zittire Nate, che abbassò lo sguardo.
“Allora?” li incitai io. “Perché avete tutti lo stesso tatuaggio?”
Nessuno di loro sembrava voler rispondere. Non aprivano bocca, si limitavano solo a lanciarsi sguardi tesi l’un l’altro e a torturarsi le mani per l’imbarazzo e la tensione.
Se non fosse per lo strano calore che emanavano i loro corpi e che si riusciva ad avvertire anche a distanza, potevo credere di essere sola in quella stanza, dato che non si decidevano a darmi nessun segno di vita.
Era davvero frustrante, sembrava stessi in un cimitero. Con la sola differenza che non ero circondata da tombe e cadaveri, ma da persone vive e vegete.
Riuscivo persino a sentire la tensione nell’aria.
“Perché se, come dite voi, non avete alcun segreto non avete il coraggio di rispondere alle mie domande?” ricominciai.
Ancora una volta silenzio tombale. Incominciavo ad innervosirmi.
“Questa volta è stato il silenzio a darmi una risposta. Ora sono più che certa che mi nascondiate qualcosa, adesso non basta che scoprire cosa
Lanciai un’occhiata a Nate. Pensavo che almeno lui mi avesse detto la verità, e invece niente. Se ne stava lì, senza neanche avere il coraggio di guardarmi in faccia.
“Ok, ho capito. Non vi fidate di me, è ovvio. Sono stata solo una stupida a venire qui e sperare di poter parlare con voi. Non vi darò più fastidio, promesso”
Feci qualche passo, intenta ad uscire da quella casa.
“Aspetta un attimo, Ali..” era la voce di Max.
Mi voltai e vidi quest’ultimo lanciare un’occhiata a Nate, che annuì in risposta, e poi spostare di nuovo il suo sguardo su di me.
“Circolano molte leggende sulle nostre famiglie..” iniziò lui. “Si dice che i nostri antenati ‘marchiassero’ i figli maschi con questo segno..” e indicò il tatuaggio. “..per proteggerli da una maledizione che li colpì secoli prima”
“Quale maledizione?” chiesi perplessa e curiosa allo stesso tempo.
Max prese un profondo respiro, poi continuò. “Sempre secondo queste leggende, si narra che tutti i ragazzi, raggiunta l’età dei 17 anni, prendessero le sembianze di un grosso lupo ad ogni luna piena..”
“Per questo venivano segnati con quel tatuaggio? Per evitare che si trasformassero?”
“Grazie a questo tatuaggio i cosiddetti ‘ragazzi-lupo’ potevano trasformarsi solo se lo volevano” mi spiegò.
Quella storia mi lasciò sbigottita.
“Ma sono solo leggende, Alison” disse subito Nate essendosi accorto dell’espressione preoccupata che avevo assunto.
“Che mi dite del fatto che il vostro corpo emana un calore che supera i 40°?” chiesi ignorando del tutto quello che mi era stato appena detto. Sono solo leggende…
“Siamo nati così” rispose semplicemente Tom. “Non è poi così strano avere una corpo caldo”
“Ma non è neanche normale averlo incandescente come il vostro!”
“Sempre meglio che averlo ghiacciato come quello del tuo amico..” mormorò a bassa voce Nate, ma io riuscì ugualmente a sentirlo.
“Che centra Tyler, adesso?”
“Rispondi ad una domanda, Ali: è vero che Tyler ha la pelle fredda come il ghiaccio?”
“Si, ce l’ha sempre avuta. Fin da quando lo conosco…”
“E perché per lui è normale avere una temperatura fuori dal normale e invece per noi ti stai facendo così tanti problemi?”
Aprì la bocca per rispondere, ma la richiusi subito dopo. Da un lato aveva ragione, solo che io non avevo mai dato troppo peso a questa strana caratteristica del mio migliore amico.
“Si può sapere di cosa state parlando, voi due?” intervenne Jay aggrottando la fronte.
Nate, convinto che io stessi guardando altrove, magari per l’imbarazzo della nostra piccola discussione, mimò con le labbra una frase a Jay. Io riuscì ad afferrare solo due parole: viso pallido.
Ecco un altro enigma da aggiungere al libro delle stramberie di River Land. Cosa significava adesso viso pallido?
Subito Jay spalancò gli occhi. “Questo Tyler è il tuo migliore amico, Ali?” mi chiese temendo la mia risposta.
“Si, perché?”
Nate si alzò dal divano e si avvicinò a me. “Devi stare attenta, Ali. Non ti devi fidare di lui, è pericoloso”
“Che strano, anche lui mi ha detto lo stesso di voi: che siete pericolosi. Io adesso a chi devo credere? Al mio migliore amico o a cinque ragazzi che a malapena conosco e che non si decidono dirmi la verità?”
Nate mi afferrò il polso. “Devi stare il più lontana possibile da lui, Ali. Non posso proteggerti se non mi dai ascolto”
Mi liberai dalla sua presa. “Non devi farlo. Non da lui, Nate. Tyler non mi farebbe mai del male!”



Hi Beautiful Girls! :3
Ecco a voi il quarto capitolooooo C:
Come avrete potuto notare ai ragazzi non piace per niente Tyler, il migliore amico di Alison :\ Cercano di fare capire a lei che non è una persona affidabile ma lei è testarda come un mulo u.u Anche perchè come può il tuo migliore amico farti del male?......
Vabbé, detto ciò se vi va di lasciarmi una recensione, per sapere se la storia vi sta piacendo a me farebbe più che piacere :3
Ora vi lascio c:
Alla prossima ragazzeeeee<3
DrunkBunny (ex Whatsername72 xD)

P.S:
Come sempre ringrazione chi ha recensito il terzo capitolo:
- _Brady98_
- azzurraleonardi
- Gumi98
Grazie davvero ragazze!<3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Amico Vampiro ***


                                          


 
Your Dark Side

Capitolo 5
Amico Vampiro
Nate mi guardava intensamente negli occhi, quasi a volermi supplicare di dargli retta.
“Ali, devi ascoltarci!” esclamò Max. “Tyler potrebbe…”
“Basta!” lo interruppi io. “Basta, vi prego. Non ce la faccio già più! Voi che mi dite di stare alla larga da Tyler perché è pericoloso, lui che mi dice di stare alla larga da voi perché voi siete quelli che potrebbero farmi del male. Io a questo punto non so più cosa fare, cosa pensare..”
Nate prese la mia mano e la poggiò sul suo petto, all’altezza del cuore. “Lo senti il mio cuore? Batte, è un cuore che batte, Ali! Prova a farlo al tuo amico: non sentirai niente. E lo sai perché? Perché lui non è vivo
“Non è vivo? Ma…Nate cosa stai dicendo?”
Prima che potesse rispondermi il mio cellulare cominciò a squillare. Allontanai la mia mano da lui e risposi alla chiamata.
“Tyler?”
Nel sentirmi pronunciare quel nome i ragazzi si lanciarono uno sguardo preoccupato.
“Ali, dove sei?” mi chiese, e nel suo tono di voce riuscì ad avvertire una leggera nota di rabbia.
“Tyler non ora, non posso parlare. Ci sentiamo dop..”
“Sei a casa loro, vero?” mi interruppe.
“Ty, per piacere non ricominciare!”
“Vieni via, subito!” mi ordinò lui.
“Cosa? No!” risposi, decisa.
“Ali ho detto vieni via da lì, adesso!” urlò di nuovo.
“Tyler non insistere! Ho detto no! Non mi faranno del male”
“Ok, ho capito, ti vengo a prendere io allora” e riattaccò.
“No! Ty? Tyler?!”
“Che succede?” mi domandò Nate. I suoi occhi mi dicevano che era alquanto preoccupato in quel momento.
“Tyler sta venendo a prendermi..”
Non appena finì quella frase, sentimmo bussare alla porta. Nate mi prese istintivamente per un braccio e mi trascinò dietro di lui. Poi fece segno a Max e Siva di andare ad aprire.
“Dov’è? Ditemi dov’è Alison!” urlò qualcuno da fuori.
“Fermo, fermo tu qui non entri!” lo avvisò Siva.
Spiai da sopra le spalle di Nate, che mi faceva da scudo, e riuscì a intravedere Siva e Max che tentavano di tener a bada Tyler che voleva entrare a tutti i costi.
“Scusami, Nate ma devo intervenire io”
Cercai di raggiungere quei tre, ma immediatamente Nathan mi prese la mano e mi fermai.
“Nate stammi vicino se vuoi, ma non mi ostacolare. Devo cercare di farlo ragionare”
Allentò la presa e io mi diressi verso Tyler, con lui alle mie spalle.
“Siva, Max ci penso io”
I due guardarono automaticamente Nate che annuì, poi si allontanarono sempre con lo sguardo fisso sul mio migliore amico.
“Ti serve la guardia del corpo, adesso?” commentò acido Tyler, riferendosi a Nathan.
“Cerco di proteggerla da quelli come te!” rispose Nate a denti stretti.
Alzai le braccia per dividerli. “Per favore, non fate così”
“Da vieni, Ali andiamo” Tyler mi afferrò per il polso. Mi liberai subito.
 “Ty, smettila! Non voglio venire con te”
Le labbra di Nate si curvarono in un appena accennato sorriso compiaciuto.
“Che c’è, ti sei affezionata a questi cinque? Non ti importa più niente del tuo migliore amico?”
“Non dire così, sai che non è vero. Sto solo cercando di farti capire che i tuoi sono solo degli stupidi sospetti! Loro non mi faranno del male, non sono pericolosi”
“Oh si certo, non sono pericolosi” cantilenò Tyler alzando gli occhi al cielo. “E a te chi te lo dice?”
Guardai Nate negli occhi e lui ricambiò lo sguardo.
“Io mi fido di loro…” mormorai e Nate mi sorrise.
Tyler sbuffò. Poi mi afferrò di nuovo, questa volta la presa era più ferma, e mi trascinò a forza fuori dalla casa. Nate tentò di trattenermi, ma Tyler mi tirava con così tanta insistenza che la sua mano scivolò via dal mio braccio.
La presa di Tyler era così ferma e rigida che cominciai ad avvertire un lieve dolore sul polso.
“Ty lasciami, mi fai male!” esclamai, tentando in tutti i modi di liberarmi.
Lui non mi diede ascolto, anzi mi strinse ancora di più e il dolore aumentò improvvisamente. Era impossibile che mi stesse facendo così male con una sola mano. Sentivo perfino le ossa scricchiolare.
“TYLER!” urlai.
“Smettila di urlare!” ruggì lui.
Mi strattonò così forte che persi l’equilibrio e caddi per terra. Non appena alzai lo sguardo mi si parò davanti agli occhi uno spettacolo orribile: Tyler, il mio migliore amico, aveva il volto deformato dalla rabbia. Sotto i suoi occhi, ormai ricoperti da venature rosse, riuscivo a vedere piccole vene rossicce pulsare. Dalla sua bocca fuoriuscivano un paio di denti aguzzi.
Pur essendo a terra, indietreggiai terrorizzata. “Che cosa sei?” sussurrai.
Tyler si avvicinò pericolosamente a me, ma subito la mia vista venne offuscata dalla figura di Nate che si era appena posizionato di fronte a me.
“Ancora tu?!”
“Se le fai del male sei morto, vampiro!” lo avvertì lui.
Lo sentivo tremare, era nervoso e alquanto furioso.
Sentì le mani di qualcuno che mi aiutavano a mettermi in piedi. Era Tom.
“Entra in casa, Ali” mi consigliò. Ma io non gli diedi retta.
Mi avvicinai lentamente a Nate e gli poggiai una mano sulla spalla.
“Nate, per favore lascia stare” lo supplicai. “Ti farà del male”
Avevo paura. Cosa poteva Nate in confronto a Tyler, che era un vampiro? Lo avrebbe fatto a pezzi!
I vampiri, da quanto ho imparato grazie a quelle storie che tanto mi appassionavano sui cosiddetti ‘demoni della notte’, possedevano una forza straordinaria. L’unica cosa che poteva distruggerli era il fuoco, ma io non ne vedevo neanche l’ombra lì intorno e poi non avrei avuto il coraggio di uccidere il mio migliore amico, quindi dovevo convincere Nate a lasciare perdere o si sarebbe fatto seriamente male, anche se ormai la rabbia aveva preso il sopravvento su di lui.
In compenso però ammiravo il suo coraggio. Il coraggio con cui stava fronteggiando un vampiro, solo per difendere me.
“Dagli retta, Nate” lo canzonò Tyler. “Non vorrai mica costringermi a staccarti la testa!”
Nate cercò di avventarsi su di lui ma io lo fermai e lo costrinsi a guardarmi.
Sussultai. I suoi occhi erano diventati gialli. Ma c’è un ragazzo in questo paese che sia normale?!
Nate se ne accorse dalla mia espressione spaventata. Chiuse subito gli occhi e prese un profondo respiro. Quando li riaprì erano tornati come prima e lui non era più scosso da quei brividi causati dalla rabbia e il nervoso.
“Nate, stai calmo. Ci parlo io con Tyler...”
“No, Ali ti farà del male!”
Scossi la testa, poi mi avvicinai al mio ex migliore amico-vampiro.
“Te l’ho chiesto con le buone di venire via con me..” cominciò lui. “..ma tu hai opposto resistenza. Ora non rimane che trascinarti via con la forza!”
“Non mi toccare, Tyler” dissi facendo un passo indietro. “Dicevi che volevi proteggermi da loro, che loro erano quelli pericolosi. Proprio tu che sei un vampiro e che è nella tua natura far del male a degli innocenti”
“Tu non puoi avere amici come loro!” sbottò lui.
“No, io non posso avere più te come mio amico, Tyler” dissi con un filo di voce.
Tyler sorrise. Quel sorriso era vuoto, inespressivo, quasi ironico.
“Ok, non vuoi ascoltarmi? Non mi lascia altra scelta”
In un attimo mi ritrovai scaraventata contro un muro, con il braccio di Tyler che stringeva così forte sul mio collo che non riuscivo a respirare.
Max cercò di allontanarlo da me, ma anche lui fu scaraventato a terra. Con mia sorpresa riuscì ad alzarsi e non aveva neanche un graffio.
Tyler aveva un’espressione folle e mi spingeva sempre di più contro il muro, quasi a voler farmelo oltrepassare.
“T-Ty..fermo n-non respiro…” boccheggiai senza fiato.
La sua pelle, fredda come il ghiaccio, era come una lama pungente contro il mio collo, inzuppato di sudore per la paura.
“Preferire vederti morta che insieme a qualcuno come loro!” sputò rabbioso.
Poi nessuno poté più fare niente. Tyler spostò la mia testa di lato e affondò i suoi denti nella mia carne, senza esitazioni. Urlai: un urlo straziante.
Sentivo il sangue affluire dal mio corpo. Il dolore era insopportabile. Urlavo, piangevo disperata ma lui non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quella tortura. Continuava a succhiare il mio sangue con insistenza.
Caddi per terra, col sangue che sentivo scivolare via dal mio corpo.
Un botto, un urlo, poi più niente. Attorno a me solo buio e silenzio.


Qualcuno al mio fianco stringeva la mia mano, che era intrecciata alla sua.
Non riuscivo a capire chi fosse, così mi strinsi ancora di più a lui e subito avvertì quel suo strano ma piacevole calore corporeo.
Schiusi lentamente prima un occhio e poi l’altro. La prima cosa che riuscì a vedere fu la sua mascella. Il mio naso sfiorava il suo collo e il mio braccio era attorno al suo bacino.
Arrossì automaticamente, ma non mi mossi.
Tentai delicatamente di stiracchiarmi, ma all’istante avvertì un fastidioso dolore su per il collo e le braccia. Feci una smorfia e mi scappò un gemito appena accennato.
“Non muoverti..” mi sussurrò dolcemente Nate. “Sei debole”
Non gli diedi retta e mi sollevai di poco, poggiando le mani sul materasso per sostenere il peso del mio corpo. Ma subito mi maledissi per averlo fatto: un atroce dolore al polso mi fece urlare.
Caddi di nuovo all’indietro, sul cuscino.
Mi stavo massaggiando il polso, che solo adesso mi rendevo conto fosse fasciato.
“Cavolo, che dolore” mormorai.
“Ti fa molto male?” mi domandò Nate, allarmato.
Mi limitai ad annuire.
“Io te l’ho detto di restare ferma!” mi rimproverò. “Sei tu quella che ha la testa dura, peggio del cemento!”
Mi tirai su, lentamente e mi appoggiai sulla testata del letto. Nate era al mio fianco, con entrambe le mani dietro la nuca.
Subito mi balenò in testa un dubbio. Arrossì visibilmente, di nuovo.
A Nate scappò un sorriso, vedendomi in quelle condizioni. “Che c’è?”
“Perché sono a letto insieme a…te?” chiesi timidamente.
Ridacchiò. “Quando ti ho aiutato a metterti sul letto mi hai tirato giù con te - tranquilla non fa niente, non ti avrei lasciato da sola ugualmente..” mi rassicurò in risposta alla mia espressione imbarazzata. “Comunque non appena mi sono steso di fianco a te, mi hai serrato il bacino con le braccia e non mi hai più lasciato” le sue labbra si curvarono in un sorrisetto ironico.
“Oh..” Ma che figura di merda!
“Tranquilla, non c’è niente di cui vergognarsi” ridacchiò di nuovo.
“Dio che imbarazzo!”
Mi portai istintivamente la mano al collo e notai di avere un grosso cerotto anche lì, poco sotto l’attaccatura della mascella.
Non appena le mie dita lo sfiorarono scene orribili presero posto nella mia mente, una dopo l’altra: Tyler che mi afferrava per il polso e mi trascinava via da Nate con insistenza, o che si dissetava col mio sangue, succhiandolo senza pietà. Il mio corpo fu scossò da un serie di brividi.
Lacrime di delusione e paura cominciarono a rigare il mio viso.
“Che hai, Ali? Perché piangi?” Nate tentò di asciugarmi le guance, senza successo, dato che le lacrime non smettevano di ricadere sul mio viso, bagnando anche le lenzuola.
“Ho avuto tanta paura, Nate” la mia voce tremava. “Pensavo mi avrebbe ucciso”
“Dai vieni qui…” Nate allargò le braccia ed io mi accoccolai subito al suo petto. Mi strinse a sé.
“Non pensarci più, Ali. È tutto finito, sei al sicuro ora”
“M-mi dispiace di aver dubitato di voi…mi dispiace d-di non avervi creduto subito…” balbettai tra le lacrime.
“Sssh” sussurrò accarezzandomi dolcemente i capelli.
Dopo qualche breve istante, non so se perché tra le sue braccia, al caldo, mi sentivo a mio agio, iniziai a tranquillizzarmi un po’. Presi un profondo respiro. Subito le mie narici furono invase dal suo fantastico profumo. (Perché lui doveva avere di fantastico anche il profumo, certo! Non bastavano quei due bellissimi occhi verdi, le sue labbra, il suo corpo, i suoi capelli fottutamente eccitanti, no per carità!)
Mossi di poco la mano sul suo petto e avvertì qualcosa di strano sotto il mio palmo.
Mi allontanai da lui e lo guardai preoccupata. “Cos’hai qua?” e sfiorai delicatamente quel punto con le dita. Nate poggiò la sua mano sulla mia e la allontanò, con dolcezza: non voleva sembrare scortese.
“Niente, non è niente” mi rispose con noncuranza, rivolgendomi un sorriso poco convincente.
“Nate!” esclamai mettendomi a sedere, con le gambe incrociate, per vederlo meglio.
Sospirò. Lentamente alzò la maglietta ed io arrossì lievemente, ma non ci badai. Feci scorrere lo sguardo sul suo corpo. Sgranai gli occhi. Sulla parte destra del suo petto c’erano due buchi abbastanza profondi. Li sfiorai con le dita e con mia sorpresa lui non si mosse di un millimetro.
“È stato Tyler, vero?”
Nate abbassò la maglietta, senza rispondere, ed io lo presi come un ‘si’.
“Ti fa male?” chiesi preoccupata.
“No, tranquilla”
“Mi sento un po’ in colpa…” ammisi.
“Non devi. Non potevi saperlo” mi sfiorò la guancia ed io poggiai la mia mano sulla sua. Sorrise.
“Vorrei tanto farti una domanda, ma ho paura che poi crederai che dubiti ancora di te”
“Fammela lo stesso” mi incitò lui.
“I tuoi occhi sono improvvisamente diventati gialli, Nate…Perché?” domandai timidamente, ma decisa allo stesso tempo.
La sua espressione mutò così velocemente che mi sembrò difficile credere che fino a 10 secondi fa mi stesse sorridendo. Adesso era teso.
“Ecco, lo sapevo che non dovevo chiederti una cosa del genere. Però a volte ti comporti in modo strano…tutti voi vi comportate in modo strano. Ho solo paura che la storia di Tyler si ripeta anche con voi”
“Sinceramente la tua curiosità mi irrita un tantino, Ali” mi disse in tutta sincerità Nate, e se non mi stesse sorridendo, lo avrei preso come un rimprovero. “Però, davvero, non ti serve sapere”
Feci una smorfia di disapprovazione. Non mi serve, ma io voglio sapere, Nate!
“Tuttavia, siccome vedo che la mia risposta non ti ha soddisfatto ti dirò perché i miei occhi sono diventati gialli” i miei di occhi si illuminarono. Finalmente una volta tanto che Nathan risponde ad una mia domanda. “Ogni volta che mi arrabbio, sul serio, il mio sguardo cambia colore. È un gene di famiglia” mi spiegò semplicemente lui.
“Non prenderla come una offesa, ma hai una famiglia alquanto strana, Nate”
Si mise a ridere, così come me.
Improvvisamente la porta della stanza si aprì con un tonfo, lasciando passare Tom e tutta la compagnia alle sue spalle.
“Ah ti sei svegliata!” osservò lui. Perspicace il ragazzo!
Gli rivolsi un sorriso e lui lo ricambiò subito.
“Come stai, Ali?” mi chiese Siva. Ma che dolce, si preoccupa per me.
“Non mi lamento, un po’ indolenzita qui..” e indicai il polso. “Però per il resto tutto bene”
Tutti si misero comodi: Tom e Jay sul letto, insieme a me e Nate. Siva su una piccola poltroncina rossa che aveva l’aspetto di essere molto comoda, mentre Max era appoggiato alla porta.
“Ehm, ragazzi…” tutti si voltarono a guardarmi. “Cosa è successo esattamente dopo che sono svenuta?”
Si scambiarono la solita occhiata di gruppo. Mi piaceva l’intesa che c’era tra di loro, però quegli sguardi mi irritavano abbastanza. Mi sentivo esclusa.
“Tranquilla Ali, lo abbiamo sistemato noi Tyler” mi disse Tom con un sorriso soddisfatto stampato in faccia. “Non ti darà più fastidio, forse…”
“Che significa forse?” chiesi, anche se non ero tanto sicura di voler conoscere la risposta.
“Ci ha detto che ce l’avrebbe fatta pagare” intervenne Nate. “Sia a noi che a te”


Hi girls!:3
Boom! Colpo di scena :') Più o meno...xD
Tyler vampiro :o Povera Alison, scoprire così, da un momento all'altro che il tuo migliore amico è un vampiro non è una bella cosa :c
Menomale che ci sono quei 5 *-*
Comuuunque se questo capitolo vi è piaciuto mi farebbe piacere ricevere alcune recensioni :33
Alla prossima settimanaaaa! C:
DrunkBunny


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A.A.A Cercasi Strizzacervelli ***


                                                 
 
Your Dark Side

Capitolo 6
A.A.A Cercasi Strizzacervelli

Ero al suo fianco. Steso insieme a lei, sul mio letto. Si era addormentata subito dopo aver finito di cenare: era davvero stanca e ancora un po’ debole. In fondo aveva perso un bel po’ di sangue a causa di quel fottuto vampiro che si spacciava per suo migliore amico. Deve essere stato un duro colpo per lei scoprire così, da un momento all’altro, che una delle persone a cui teneva di più le stesse nascondendo un segreto così grande.
Sentì all’improvviso crescere dentro di me un senso di colpa nei suoi confronti. Perché doveva essere tutto così complicato? Perché non potevo semplicemente dirle cosa ero in realtà? Cosa tutti noi eravamo in realtà…
Volevo dirglielo, sentivo che potevo fidarmi di lei, che non avrebbe divulgato a nessuno il nostro segreto; ma quelle parole mi risultavano così pesanti, così difficili da pronunciare. In fondo non era una cosa da niente. Dovevo rivelarle di essere un mostro. Forse non così differente da quel succhiasangue.
E come se non bastasse mi sentivo ancora più uno schifo vedendo come si comportava con noi, ci considerava suoi amici. Non meritava di essere presa in giro in questo modo, non lo meritava affatto!
Stavo male ogni volta che vedevo nascere la delusione nei suoi occhi, quando non davamo delle risposte alle sue domande…

Il mio sguardo si muoveva sul suo volto. Era così delicato, diverso da qualsiasi altro.
Gli sfiorai la fronte: la sua pelle in confronto alla mia sembrava fatta di ghiaccio.
In quel momento nella mia testa girovagava un solo pensiero: la sua mente era come una barriera per me. Era l’unica in grado di mettere degli ostacoli al mio dono. Non riuscivo a leggerle il pensiero, ed era un tantino frustrante. Riuscivo a sentirla solo quando era spaventata o in pericolo.
Avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa stesse pensando anche solo in questo momento. Qualsiasi.
Improvvisamente avvertì uno strano sbalzo di temperatura sulla mia pancia. Abbassai d’istinto lo sguardo e vidi il braccio sinistro di Alison che si attorcigliava attorno al mio bacino. Poggiò la sua testa sul mio petto. Era così fredda.
La strinsi contro il mio corpo, per tenerla al caldo. Mi sembrò di vedere un piccolo sorriso increspare le sue labbra.
Mi sentivo molto protettivo nei suoi confronti. Era come se lo scopo della mia esistenza fosse proprio quello: proteggerla. Da qualsiasi cosa. E se solo gli fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato.
“Dorme?” mi voltai piano e vidi Max sulla soglia della porta.
“Si…” dissi. “Era stanca”
Chiuse lentamente la porta, per evitare di fare rumore, e si avvicinò al letto, mettendosi seduto.
“Non sei mai stato così protettivo con nessuno, Nate” osservò.
“Già…” mormorai. “È strano anche per me, ma non riesco a stargli lontano neanche per un solo istante” ammisi, mentre gli accarezzavo i capelli.
“Cosa hai intenzione di fare?” mi domandò. “Glielo dirai?”
“Non lo so. Vorrei non mentirle più, ma ho paura…non voglio che questo nostro segreto le rovini la vita. Non voglio metterla in pericolo”
 
“Si, tranquilla mamma, sto bene” la rassicurai.
“Sicura? Non hai niente di rotto?”
“No, mamma. È tutto apposto, stai calma” roteai gli occhi al cielo e Nate rise.
“Sei un pericolo pubblico figlia mia!” esclamò con tono di rassegnazione. “Ci fosse un giorno in cui non torni a casa senza neanche un graffio”
“Non è mica colpa mia se sono caduta dalle scale” mentì. “Sai benissimo che il mio equilibrio non è dei migliori”
La sentì sospirare. “Vabbè, l’importante ora è che stai bene”
“Si, senti mamma ti dispiace se rimango a colazione qui dai ragazzi? Non farò tardi, promesso”
“D’accordo. Però stai attenta!”
“Certo, certo” le dissi. “Ora vado. Ciao mamma, dai un bacio a Dustin” e riattaccai.
Mi appoggiai al muro, sospirando. “Non mi piace mentire a mia madre…” ammisi, cominciando a giocherellare col cellulare.
“Lo so, però ti prenderebbe per pazza se gli raccontassi cosa ti è successo realmente”
“A questo punto mi chiedo se non lo sia per davvero…” mormorai a bassa voce. “Se tutto quello che è successo non lo abbia solo sognato…”
“Già, a volte è più semplice credere che la vita sia solo un grande sogno…”
Alzai lo sguardo verso di lui. “Ancora non ci credo che Tyler sia un vampiro…” per un istante mi sentì stupida per aver sul serio pronunciato quella parola. Mi risultava ancora difficile credere che i vampiri esistessero per davvero. Ho sempre creduto che fossero solo creature nate dalla fantasia di qualcuno, che vivessero solo nelle storie dell’orrore o negli incubi dei bambini. E invece era tutto vero. Tutto.
Nate si alzò dal letto e si avvicinò a passo lento a me. Mi prese entrambe le mani. “So benissimo che in questo momento ti senti frastornata, non è una cosa di tutti i giorni scoprire che una persona molto vicina a te sia un vampiro. Ma ricordati che non sei sola, Ali. Ci siamo noi. Ci sono io con te…”
I nostri sguardi erano incrociati. In quel preciso istante capì che Nate era un libro aperto per me. Il suo punto debole era il colore dei suoi occhi. Quel verde rispecchiava il suo stato d’animo. Non avrebbe potuto nascondermi niente.
“Mi prometti una cosa?” mormorai.
Nate annuì.
“Non mi abbandonare come ha fatto Tyler” lo supplicai. “Non voglio perderti come è successo con lui. Non voglio perdere tutti voi. Voglio che ti fidi di me, Nate. Perché se non lo fai quello che è già successo si ripeterà di nuovo…”
Non rispose subito ed io temetti di avergli forse chiesto troppo. In fondo quella mia richiesta era un po’ insolita da fare a qualcuno che conoscevo solo da pochi giorni. Ma sentivo che c’era qualcosa che mi legava a lui. Come un filo invisibile che, senza che ce ne accorgessimo, ci stava avvicinando sempre di più l’uno all’altra.
“Te lo prometto, Ali. Non ti abbandonerò mai”
Quelle sue parole mi rassicurarono un po’. Aver scoperto che Tyler era un vampiro mi aveva scioccata a tal punto che temevo che qualunque altra persona a me vicina, amico o parente che fosse, mi stesse nascondendo un segreto altrettanto grande.
Non volevo perdere nessun’altro. E soprattutto non volevo perderlo venendo a scoprire che era una creatura da film horror. Sarebbe stato più difficile da accettare.
Nate mi guardava comprensivo e dispiaciuto allo stesso tempo. Era come se potesse sentire i miei pensieri.
“Non ti abbandoneremo mai. Non parlare sempre al singolare, Nate”
Ci voltammo entrambi. I ragazzi erano fermi sulla soglia della porta, e ci guardavano sorridendo. Probabilmente avevano sentito tutto. Impiccioni!
Nate roteò gli occhi al cielo. “Stavate origliando?”
“No” risposero all’unisono, abbassando lo sguardo, evidentemente imbarazzati.
Mi scappò una piccola risata. “Non sapete mentire, ragazzi” dissi.
“Ok, stavamo origliando! Ma non volontariamente. Eravamo venuti per dirvi che la colazione era pronta e per caso abbiamo sentito quello che vi stavate dicendo” ammise Siva, tutto ad un fiato.
Max gli diede uno schiaffo dietro la nuca. “Oh ma dai, Siva!” si lamentò. “Potevi anche evitare di fare la spia!”
Tom e Jay incrociarono contemporaneamente le braccia e lo incenerirono con gli occhi.
“Ehm, forse è meglio se andiamo giù a fare colazione” intervenni io, per evitare che quei tre saltassero su Siva e lo prendessero a calci.
Mi incamminai su per le scale, con Nate e tutti gli altri alle mie spalle.
Non appena misi piede in cucina rimasi sbigottita. La tavola era stracolma di cose squisite da mangiare: fette biscottate, marmellata, succo, latte, cornetti, caffè e chi più ne ha più ne metta.
“Wow, mangiate leggero la mattina” commentai, facendo un giro intorno al tavolo con gli occhi puntati su tutte le prelibatezze che decoravano la lunga tovaglia color glicine.
“Si, Siva ama esagerare” disse Nate, prendendo posto, insieme agli altri.
Mi sedetti anch’io, alla sua sinistra.
“Mangia quello che vuoi, Ali. Fai come se fossi a casa tua”
“Grazie, Siva” gli sorrisi e lui ricambiò, mostrando tutti e 32 i suoi perfetti denti. Wow!
“Alison dovresti pagarci l’affitto, sei 24 ore su 24 in questa casa” commentò Tom, sarcastico.
“Lei può venire quando le pare e piace!” esclamò Nate, inarcando le sopracciglia e guardandolo male.
“Mi scusi signorino Sykes. Dimenticavo che non riesci a starle neanche a un metro di distanza” lo canzonò Tom, alzando le braccia al cielo in segno di arresa e causando una risata generale.
Sorrisi, arrossendo lievemente, mentre riempivo il mio bicchiere con del succo all’arancia.
Nate non rispose, ma prese un sorso dalla sua tazza di caffè. Sembrava che l’affermazione di Tom l’avesse messo in imbarazzo.
Intanto Jay aveva acceso la TV. Stette per più di 3 minuti col telecomando a fare zapping, sbuffando.
“Forse se la smetti di cambiare canale ogni 5 secondi riusciamo a vedere qualcosa!” si lamentò Max, spalmando un po’ di marmellata alle fragole sulla sua fetta biscottata.
“Lascia qui, lascia qui!” esclamai improvvisamente io, urtando involontariamente il braccio di Nate col gomito.
Stavano trasmettendo uno speciale del TG, e, ovviamente, stavano intervistando mio padre.
“Non riusciamo a capire chi o cosa possa essere il colpevole di questi terribili omicidi” stava dicendo. “Non abbiamo mai avuto a che fare con casi del genere” si passò una mano tra i capelli. Aveva un’aria molto stanca. “Stiamo facendo il possibile per trovare l’animale che sta causando le morti di così tante giovani ragazze” l’immagine del volto di mio padre sparì, dando spazio alle raccapriccianti immagini dei corpi mutilati delle ragazze che erano state appena trovate. Urlai terrorizzata e portai istintivamente entrambe le mani agli occhi.
Ci sono pattuglie in giro per tutto il continente, ma fino ad ora non siamo riusciti a trovare nulla”
Questa fu l’ultima frase che riuscì a sentire. Le voci provenienti dal televisore cessarono. Adesso un imbarazzante silenzio ci circondava.
Sentì una mano poggiarsi sulla mia gamba. “Ali, stai bene?” mi chiese Nate, evidentemente preoccupato.
Non risposi. Quelle immagini mi avevano terrorizzata a tal punto che non riuscivo a proferir parola.
Nate, dolcemente, mi spostò le mani che ancora coprivano i miei occhi.
“È stato Tyler ad uccidere quelle r-ragazze, vero?” chiesi, con voce tremante.
Nate si voltò, cercando lo sguardo degli altri. Si morse il labbro inferiore, prima di rispondermi.
“Non è il solo. Crediamo ci siamo altri come lui qui a River Land” ammise. Parlava con voce sommessa, come per tranquillizzarmi.
Sgranai gli occhi. “C-ci sono altri vampiri?”
Nate annuì.
Quella non fu una bella notizia. Eravamo circondati dai vampiri e chissà quanta altra gente sarebbe morta a causa loro.
Non avrei mai immaginato che il destino di Tyler fosse quello di vivere una vita del genere. Diventare un demone della notte, costretto ad uccidere innocenti solo per bisogni fisiologici o anche solo per il gusto di farlo.
“Scusate, ho bisogno di restare un po’ da sola” mi alzai dalla sedia, sotto lo sguardo preoccupato dei cinque, ed uscì di casa a passo lento. Ero sbiancata in viso così tanto che avrei fatto invidia ad un fantasma.
Mi sedetti sull’uscio della porta, raccogliendo le gambe tra le mie braccia.
Che cosa sta diventando la mia vita? Un enorme e strana storia dell’orrore. La realtà e il soprannaturale, ormai, sono un tutt’uno. Non si riesce più a trovare un senso logico in niente. E’ tutto così…così fuori dal normale.
“Stai bene, Ali?” Nate si era appena seduto al mio fianco.
Scossi la testa. “No, non sto bene” ammisi.
Lo sentì sospirare. Con le dita raccolse una ciocca dei miei capelli, portandomela dietro l’orecchio. Mi voltai verso di lui e lo guardai dritto negli occhi. Quegli occhi che tanto mi piacevano.
“Nulla ha più senso, Nate” cominciai. “Stanno succedendo così tante cose strane: Tyler che è un vampiro e che sta uccidendo così tante ragazze solo per poter placare la sua sete. E come se non bastasse, forse non è neanche l’unico”
Nate non rispose. In compenso, però, si avvicinò lentamente a me per potermi stringere in un forte e rassicurante abbraccio. Affondai il mio viso nei suoi capelli, lasciandomi solleticare le guance e inspirando a fondo, riempendomi i polmoni del suo profumo.
La sua mano destra si muoveva lenta sulla mia schiena.
“Ho paura, Nate”
“Ti riterrei una stupida se non ne avessi”
Lo strinsi ancora più forte, serrando gli occhi per non lasciare via libera alle lacrime che insistevano per poter bagnare il mio viso, già deformato dalla paura. Non volevo piangere.
“Non ti succederà nulla, Ali. Farò il possibile per tenerti al sicuro, non permetterò a niente e nessuno di farti del male”
“Grazie, Nate. Grazie di tutto” gli sussurrai. “Fin dal primo giorno che ci siamo conosciuti mi sei sempre stato vicino. Vorrei solo capire perché lo fai, un altro al tuo posto, se avesse scoperto che avevo a che fare con creature come i vampiri sarebbe scappato via, urlando”
Nate rise. Il suo caldo fiato mi sfiorò il collo, facendomi venire la pelle d’oca.
Ma porca miseria, è impossibile che tutto in lui mi faccia rabbrividire o venire la pelle d’oca!
Anche se non capisco come non potrebbe, bello com’è. Ha quasi una bellezza disumana. Non ho mai visto nessun ragazzo come lui…

I miei pensieri si interruppero in seguito al cigolio della porta che si apriva. Io e Nate ci allontanammo, un tantino imbarazzati. Ma dovevamo sempre essere interrotti?!
Tom si sedette alla mia destra. “Come sta la nostra principessa? Meglio?”
“Diciamo di si, non ti preoccupare Parker”  gli sorrisi.
“Ottimo!” esclamò, ricambiando il sorriso. “Ti va allora di fare una passeggiata, tutti insieme?” mi propose.
“Perché no” risposi. “Sarà un buona scusa per poter dimenticare tutto per un po’”
“Così mi piaci!” sentenziò.
Si mise in piedi all’unisono con Nate ed insieme mi porsero una mano. Accettai l’aiuto di entrambi e mi alzai.
Mentre attraversavamo il vialetto, mi saltò subito all’occhio la tristezza che trasmetteva quella sottospecie di giardino che circondava l’intera casa.
“Dovreste curare un po’ di più questo pezzo di terra arida che vi ritrovate come giardino, ragazzi” consigliai loro.
“Perché cos’ha che non va?” chiese Jay, perplesso.
“Guardati intorno! Tu lo consideri un giardino questo?” feci io, sarcasticamente, indicando l’intera distesa di erba secca e ingiallita. Tutti risero.
“Mm…” fece una smorfia. “Forse hai ragione” ammise guardandosi intorno.
Feci spallucce. “Io ho sempre ragione, Jay”
Nell’attraversare la soglia del cancello, inciampai in un grosso sasso e rischiai di cadere per terra e farmi seriamente male. Per fortuna qualcuno riuscì a prendermi per il polso, salvandomi da una brutta caduta.
Alzando lo sguardo mi ritrovai a pochi centimetri di distanza dal viso di Tom. Arrossì di colpo, anche perché il suo braccio era attorno al mio bacino e mi stringeva sempre di più.
“G-grazie, Parker” balbettai, cercando di nascondere il mio imbarazzo.
“Di nulla, principessa” mi fece l’occhiolino.
Gli rivolsi un sorriso appena accennato, troppo imbarazzata per dire o fare qualsiasi altra cosa.
“Adesso potresti anche lasciarla” si intromise Nate, gelosamente.
Ci voltammo entrambi verso di lui. Era poco distante da noi, con le braccia incrociate ed il viso imbronciato.
“Avanti Nate, non fare il geloso” Tom sciolse la presa dai miei fianchi. “Volevo solo evitare che si facesse male” si giustificò.
“Si, certo. Ed intanto ne hai approfittato per avvinghiarti a lei” mormorò, sprezzante.
“Ma che problema hai? Dovrei anche evitare di sfiorarla solo per fare un favore a te?”
Nate lo fulminò con lo sguardo. “Sono tuo amico!” esclamò, alzando la voce. “Sarebbe il minimo”
“Non state insieme! Alison non appartiene a te, se è questo che pensi” ribatté Tom, altrettanto furioso.
“Non appartiene a me?” Nate avanzò, con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni serrati. “Lei è mia!” ruggì, prima di dargli una spallata così forte che lo fece cadere all’indietro.
“Nate!” esclamai io. “Ma che ti prende?”
Tom si rialzò di scatto e, con velocità soprannaturale, scaraventò Nate contro il muro, tenendolo intrappolato per il collo col suo braccio destro.
“Non ti deve neanche sfiorare l’idea che Alison possa essere tua!” sputò Nate tra i denti.
Tom fece forza sul suo braccio, spingendo ancora di più Nate contro il muro, cosa che causò alcune crepe sulla parete. “Perché? Lei è libera di scegliere. Non esisti solo tu, Nate!”
“Okay, ora basta” mormorai io.
Mi incamminai a grandi passi nella loro direzione, adirata dal loro comportamento più che infantile.
Presi Tom per la spalla e lo trascinai via da Nate. Lui si lasciò guidare senza opporre resistenza.
“Tu sta fermo qui” gli dissi. “Mentre tu…” ed indicai Nathan. “Smettila di fare il bambino! Io non sono di nessuno, ok?”
Nate distolse lo sguardo dal mio. “Forse è meglio se me ne vado. Vedo che la mia presenza non è tanto gradita…”
Sparì dietro il cancello, mentre tutti noi lo guardavamo allontanarsi.
“Ma perché devi sempre peggiorare la situazione?” sussurrò Jay all’orecchio di Tom, ma io riuscì ugualmente a sentirlo. “Sai quanto è importante Alison per lui, dovevi per forza provocarlo in questo modo?!”
“Io non ho fatto nulla, è stato lui a comportarsi da idiota!” rispose Tom, non proprio a bassa voce.
“Dove credete stia andando?” chiese Siva e nel suo tono di voce riuscì a cogliere una nota di preoccupazione.
“Non saprei” rispose Max, esitante. “Dovremmo seguirlo?”
“No, vado io” fu la mia risposta pronta. “Credo di sapere dove abbai intenzione di andare”
Lanciai un ultimo sguardo a Tom, che abbassò subito il suo, prima di incamminarmi ed imboccare la strada che giungeva nel bosco. Sapevo per certo che sarebbe andato lì, o meglio lo speravo.
Per l’intero tragitto non feci altro che pensare e ripensare alle sue parole: lei è mia…
Mi ha fatto infuriare il fatto che mi abbiano trattato come se fossi un qualunque oggetto, come se uno dei due dovesse possedermi, neanche fossi il giocattolo più in voga dell’anno.
D’altro canto sapere che lui prova qualcosa per me, anche se in modo eccessivo, mi ha fatto più che piacere. Anche perché la cosa è ricambiata.
Giunta davanti ad un’alta e grande quercia, situata proprio nel centro del bosco, mi guardai un po’ intorno, in cerca di Nate.
Lo vidi, seduto sulla riva del lago con lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Mi poggiai sul tronco di un pino e lo fissai per qualche istante. Era davvero bellissimo e per un attimo mi parve impossibile che uno come lui fosse interessato proprio a me, io che non ero né una ragazza per la quale fare follie, né tanto meno Miss America.
Mi avvicinai a passo lento a lui e, silenziosamente, mi sedetti al suo fianco.
“Che ci fai qui?” mi chiese con tono distaccato, senza neanche rivolgermi uno sguardo.
“Perché ti sei comportato così con Tom? Non ha fatto nulla di male” incominciai io.
Sospirò. “Non hai ancora capito quello che provo io per te?” puntò il suo sguardo nel mio, fissandomi intensamente. “Non riesci proprio a capire che non sopporto il fatto di vederti con qualcuno che non sia io?”
“Non c’era bisogno di trattarlo così”
“Si, continua a prendere le sue difese. Io intanto me ne vado” si alzò e senza pensarci due volte mi voltò le spalle, intento ad allontanarsi il più possibile da me.
“Nate, ti prego, aspetta!” lo supplicai, alzandomi a mia volta.
Lui continuò ad avanzare, senza neanche voltarsi indietro. A quel punto lo afferrai per il polso, costringendolo a guardarmi negli occhi.
“Ti prego, rimani qui con me…”
Si liberò dalla mia presa. “Perché dovrei rimanere qui con te? Dimmi almeno un motivo per cui io non me ne dovrei andare adesso!” esclamò.
“Perché ti amo anch’io, Nate!” urlai.



Hi girls!:3
Che ne pensate del sesto capitolo? C: Lo scritto e riscritto più di 5 volte xD Ed ancora non ne sono tanto convinta :\ Per questo vorrei davvero sapere cosa ne pensate :3
Comunque Nate ed Alison hanno finalmente confessato di provare entrambi qualcosa *-* (Spero che ad azzurraleonardi non sia venuto un infarto :'))
Vabbè spero vi sia piaciuto questo mio capitolo C:
Alla prossima settimana, ragazzeeeeeee :33
DrunkBunny


Ovviamente ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente *-* Grazie davvero ragazze, mi fa sempre piacere ricevere le vostre recensioni e vedere che la mia storia stia piacendo almeno a qualcuno C:

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il Lupo e L'Agnello ***




Your Dark Side
 
ATTENZIONE: Questo messaggio è per azzurraleonardi…Ehm questo capitolo potrebbe causarti un infarto temporaneo xD Ragazza avvisata, mezza salvata :’)

Capitolo 7
Il lupo e l’agnello
“Ti amo anch’io…” ripetei.
Nath era fermo lì, davanti a me, che mi guardava non più con uno sguardo ferito, ma la sua espressione si era addolcita.
Si avvicinò a passo lento a me, spingendomi contro il tronco di un albero. Mi intrappolò con entrambe le braccia, come se temesse che sarei scappata via da lui.
“Dimmelo di nuovo” mi supplicò.
“Ti amo” sussurrai.
Una sua mano scivolò tra i miei capelli. Me li strinse per poter avvicinare il più possibile il suo viso al mio. Mi sfiorò il labbro inferiore ed io rabbrividì all’istante, avvertendo la differenza che c’era tra il suo calore e le mie labbra, che al confronto sembravano fatte di ghiaccio.
La sua bocca si incastrò alla mia, mentre col braccio sinistro mi cingeva il bacino e mi stringeva sempre di più contro il suo corpo.
Mi alzai sulle punte. Le mie dita iniziarono ad accarezzare alcune ciocche dei suoi capelli, ed intanto il nostro bacio diventava più profondo e pieno di sentimento. Entrambi perdemmo il controllo e ci lasciammo trascinare dalla passione che ognuno di noi ci stava mettendo in quel bellissimo bacio.
Avvertì un grugnito da parte sua e subito Nath si allontanò. Forse ho esagerato, pensai.
“Aspetta” mormorò. “Prima devo dare delle risposte alle tue domande”
Annuì, ancora un po’ frastornata. Pensavo al fatto che mai avrei immaginato che un bacio potesse essere un’esperienza così bella. La sua bocca non si era semplicemente poggiata sulla mia, ma le sue labbra avevano cercato lei mie e avevano dimostrato di desiderarle quasi quanto le mie desideravano le sue, se non di più.
Nath incastrò la sua mano con la mia e mi invitò a sedermi insieme a lui sul terriccio duro e secco, a causa del troppo sole.
“Non posso più tenerti nascosta questa cosa” cominciò lui, non appena ebbi preso posto al suo fianco. “Devo dirtela, non ce la faccio più a negare e a prenderti in giro, non te lo meriti. Hai il diritto di sapere con chi hai avuto a che fare per tutto questo tempo”
“Nath credo tu stia esagerando” intervenni. “Cosa mai hai potuto tenermi nascosto?”
Prese un profondo respiro e iniziò a torturarsi le mani, nervoso.
Lo costrinsi a voltarsi e a guardarmi negli occhi. “Nath perché sei così teso?” gli chiesi, preoccupata.
“Ho paura che scapperai via da me dopo che avrò parlato” ammise.
“Non potrei mai rinnegare i miei sentimenti per te, Nath” lo rassicurai. “Mai..”
Questa mia affermazione sembrò tranquillizzarlo un po’. “Ali io…” si passò una mano tra i capelli, mentre io attendevo ansiosa di sapere quel segreto che tanto mi aveva tormentato in quei giorni trascorsi insieme ai ragazzi. “Io non sono completamente umano…”
Alzai un sopracciglio, perplessa. “Ehm…se forse ti spieghi meglio io ci capisco qualcosa”
“Sono un licantropo” mi confessò tutto ad un fiato.
Sgranai gli occhi. “Tu sei cosa?!” urlai.
“Volevo dirtelo, ma non sapevo come fare” aggiunse subito. “Non trovavo le parole giuste per dirti cos’ero in realtà. Per dirti che ero un mostro
Rimasi in silenzio per alcuni istanti. Quella notizia mi aveva a dir poco scioccata, quasi quanto l’aver scoperto la natura vampiresca del mio migliore amico. Però era di Nathan che stavamo parlando, del ragazzo del quale ero pazzamente innamorata.
“Non sei un mostro” mormorai all’improvviso. Nath prese un sospiro di sollievo: temeva che non gli avrei più rivolto la parola. “Non lo sei affatto. Non faresti del male neanche volendolo, Nath”
“Non hai paura?” mi domandò con voce sommessa.
Gli presi la mano. “Io mi fido di te”
“Non dovresti fidarti di un lupo” sorrise. Il suo era un sorriso ironico.
“Io ho fiducia nel ragazzo che mi è stato vicino in tutti questi giorni, e non alla creatura che è costretto a far dimorare dentro di sé”
Nath mi diede una dolce carezza sulla guancia sinistra, sorridendomi, sollevato dalle mie parole.
“E così il mio destino era quello di innamorarmi di una dolce e fragile umana” sussurrò.
“Ed il mio di perdere la testa per un forte e bellissimo licantropo”
Le sue labbra si poggiarono nuovamente sulle mie, lasciandomi un morbido bacio.
“Aspetta!” esclamai improvvisamente io, facendolo sussultare. “Anche Tom, Max, Siva e Jay sono come te?”
Lui annuì. “Sfortunatamente siamo tutti e cinque licantropi. Ecco perché abbiamo lo stesso tatuaggio”
“Okay, finalmente i miei dubbi trovano delle risposte” Nath rise, ed io con lui. “Quindi…” ricominciai. “Le leggende che mi ha raccontato Max sono vere?”
“In tutto e per tutto” fu la sua risposta.
“Cavolo, mi sembra di essere la protagonista di un film dell’orrore!” commentai, sarcasticamente. “Solo che ho avuto la fortuna di poter recitare con un ragazzo dalla bellezza sovrannaturale”
Quel mio complimento fu la causa di un altro suo bellissimo sorriso a 32 denti.
“Tutto qui quello che vuoi sapere su di me?” mi chiese, all’improvviso, Nath.
“In realtà c’è un’ultima domanda che vorrei farti” ammisi.
“Fammi indovinare: vorresti chiedermi come facevo a sapere dove ti trovassi, quel giorni che quel bastardo stava per violentarti?”
“Mi leggi nel pensiero?” feci io, stupefatta.
“Con te non ce la faccio, mentre con tutti gli altri si”
Assunsi un’espressione assai perplessa. “Potresti spiegarmi cosa vuoi dire?”
“So leggere le menti altrui” mi raccontò, con così tanta semplicità, come se possedere quel dono fosse una cosa normale. “Conosco i pensieri di tutti in questo paese, tranne i tuoi”
“Come mai?” chiesi, sempre più vicina al limite della comprensione.
“Non chiedermelo, non lo so. È frustrante non saper leggere la mente dell’unica persona di cui ti importa. Riesco a sentirti solo quando hai paura”
“Adesso capisco come hai fatto a trovarmi così facilmente, quel giorno”
“Già, non appena ho sentito che eri così spaventata, sono subito corso da te”
“Anche i ragazzi hanno un dono come il tuo?” domandai, incuriosita.
“Beh, Tom riesce a cancellare la memoria della gente con un solo sguardo, mentre Max con un solo tocco riesce ad incendiare qualsiasi cosa” mi spiegò.
“E Siva e Jay?”
“Diciamo che loro due hanno il dono della superpotenza. Sono i più forti del nostro branco”
“Wow” ero rimasta letteralmente a bocca aperta dopo quelle sue confessioni.
“Comunque, a proposito di Tom, scusa per il comportamento che prima ho avuto con lui” continuò. “Il problema è che sono un po’ troppo possessivo nei tuoi confronti”
“Mm…per questa volta lascio stare, la prossima ti picchio!” lo avvertì.
Nath a quel punto cominciò a farsi gioco di me. “Wow, sei una continua sorpresa” mi disse. “Hai anche il coraggio di picchiare un lupo. Non ti facevo così temeraria”
“Ehi!” gli arrivò un innocuo schiaffo dietro la nuca. “Non fare tanto lo spiritoso con me! Non ci metto molto ad abbandonarti qui, solo, e ad andarmene da Tom” lo provocai.
“Non mi lasceresti mai” la sua voce era coronata dalla totale convinzione.
“E a te chi lo dice?” continuai io.
“Il bacio di prima mi basta e avanza per dimostrare che ho ragione” mi rammentò.
Approfittai subito del fatto che avesse tirato fuori quel discorso, e dissi: “Ma io non ricordo com’è stato il bacio che ci siamo dati poco fa” poggiai il palmo della mia mano dietro il suo collo, trascinando Nath su di me, mentre mi stendevo tra le foglie secche, che a contatto col mio corpo scricchiolarono.
“Smettila di essere così provocatoria” mormorò, lo sguardo fisso sulla mia bocca. “Così mi torturi”
Strofinai la punta del mio naso contro il suo. “Perché? Anche tu, come i vampiri, sei tentato dall’odore di sangue umano?”
“Non è il tuo sangue a tentarmi, ma la tua carne. Sai, i lupi amano la carne fresca”
Quella notizia mi inquietò parecchio, ma per nulla al mondo avrei rinunciato a lui, ai suoi baci, alle sue morbide labbra.
“Dobbiamo evitare anche di baciarci, allora?”
Arricciò il naso. “Per quello farò uno sforzo”
Nel momento in cui, finalmente, Nath stava unendo le sue labbra alle mie, squillò il mio cellulare, rovinando quella bellissima atmosfera che si era andata a creare. Roteai gli occhi al cielo, infastidita.
Nath si rimise seduto a gambe incrociate, mentre rideva per la mia espressione più che irritata. Ed intanto io rispondevo alla rompicoglioni di mia madre.
“Mamma, cosa c’è?”
“Ali che fine hai fatto? Avevi promesso di tornare a casa presto!” mi rimproverò. La sua voce era così squillante che fui costretta ad allontanare il cellulare dall’orecchio, se non volevo perdere l’udito.
“Okay, è vero te l’avevo promesso, ma…ehm…posso restare ancora un altro po’ con Nath?” gli chiesi sfoggiando la mia voce super dolce che avrebbe convinto chiunque, tranne lei, ovviamente.
“No!” urlò. “A casa. Adesso!”
“Io rientro, ma Nath può venire con me?” la supplicai.
“Sei come la colla, figlia mia! È un miracolo che quel povero ragazzo non ti abbia mandato ancora a quel paese”
“Fidati, non lo farà mai” dissi, sorridendo al mio bellissimo ragazzo-lupo.
“Va bene, fa venire pure Nath, basta che tra dieci minuti sei a casa”
“Agli ordini capo!” e riattaccai.
Mi misi in piedi, dando una ripulita ai miei jeans. “Vieni a casa mia per cena?” gli porsi una mano, aiutandolo ad alzarsi.
“Una buona scusa per poter restare un altro po’ con te” rispose subito, sfiorandomi il naso col suo dito indice.


La cena era passata in fretta, tra risate e lunghe chiacchierate.
Mia madre era contentissima di avere Nath come ospite, soprattutto perché, da tempo, il suo desiderio era quello che io e lui ci mettessimo insieme, quindi era entusiasta di vederci così uniti e affiatati.
Ovviamente non le avevamo ancora detto nulla della nostra relazione. Fosse stato per Nath ne sarebbe già venuta a conoscenza, ma io non ero d’accordo. Non volevo affrettare le cose, c’era tempo per rendere ufficiale la cosa.
Poi volevo farlo anche in presenza di mio padre, dato che quella sera, come tutte quelle precedenti, non era rientrato a casa.
Era sommerso dal lavoro, non lo lasciavano riposare neanche di notte. Restava giornate intere a pattugliare, insieme ad alcuni suoi colleghi, il bosco, in caso il così temuto animale che stava facendo tante stragi di povere ragazze innocenti, si fosse fatto vivo.
Ma io sapevo benissimo che erano tutti sforzi inutili. Tyler non si sarebbe mai fatto vedere, e poi era da stamattina che non trasmettevano più notiziari durante i quali le uniche notizie che riuscivi a sentire trattavano di omicidi avvenuti nelle ore notturne, per mano di enormi e terribili ‘animali’.
Che fine aveva fatto? Si stava nascondendo? E se così fosse, da cosa?
Quei pensieri non mi aiutavano per niente. Erano buoni solo ad incasinarmi la testa e a far calare su di me un’indescrivibile malinconia. E questo, di sicuro, non passò inosservato a Nath, che mi strinse ancora di più, mormorando: “Che hai, Ali?”
“Sono preoccupata per mio padre” dissi. “Sono giorni che non lo vedo, il lavoro lo sfinisce e mia madre non riesce più a trascorrere una notte serena”
Sentì le sue calde labbra poggiarsi sulla mia testa, così da potermi lasciare un dolce bacio rassicurante.
“Sta tranquilla, non succederà nulla a tuo padre” mi rassicurò.
“E tu come fai a saperlo? Potrebbe anche darsi che Tyler lo trovi e…e…” non riuscì a finire la frase. Il solo fatto di perdere una delle persone più importanti della mia vita a causa del ragazzo che un tempo era il mio migliore amico, mi uccideva.
“Piccola non preoccuparti. Tu e la tua famiglia siete al sicuro. Io e i ragazzi non permetteremo che vi accada nulla” mi sussurrò, con la sua dolce voce. “Sei tutto ciò che conta per me, oramai. D’ora in poi il mio scopo sarà solo quello di proteggerti e amarti nel modo che meriti”
A quel punto le mie braccia si strinsero automaticamente attorno al suo collo, così da poterlo stringere forte. Nath mi lasciò un piccolo bacio sulla spalla, mentre la sua mano accarezzava lenta i miei capelli.
Mi allontanai di poco per poter premere la mia bocca sulla sua. Come previsto non riuscì a resistere molto al suo profumo e al suo sapore, per questo persi nuovamente il controllo.
Sentivo Nath che cercava di trattenersi, di non andare oltre, ma per me era così difficile resistergli. Forse perché ero nella critica età della prima tempesta ormonale, o forse perché il mio ragazzo era così fottutamente bello da far eccitare anche le donne di 50 anni.
La mia mano scivolò automaticamente sotto la sua maglietta, prendendo ad accarezzare il suo caldissimo corpo.
Nel momento in cui tentai di toccare la sua lingua con la punta della mia, Nath si allontanò subito dalle mie labbra, con uno schiocco.
“Alison, ti prego, sta ferma..” ansimò. Dalla sua voce capì che stava per lasciarsi andare, ma, sfortunatamente, era riuscito a fermarsi in tempo.
“Che c’è, non vuoi?” feci io, un tantino dispiaciuta dalla sua reazione.
“Non è quello, è solo che…non posso” disse in tutta sincerità, abbassando lo sguardo.
Sospirai. Mi sentivo frustrata ed imbarazzata allo stesso tempo, e vi assicuro che non era un bella sensazione.
“Hai deciso di non andare oltre il bacio con me?” ebbi il coraggio di chiedergli, parlando sommessamente.
“Si Alison, non riesco a mantenere la calma quando avverto il tuo sapore”
“Ma se almeno ci provassi…”
“Non insistere, Ali, ho detto no!” esclamò, alzando la voce.
Sbuffai. Mi liberai dalle sue braccia, che ancora era strette attorno al mio bacino, e gli voltai le spalle.
“Avanti, Alison, non fare l’offesa adesso!”
“Se mi volessi per davvero, ci proveresti”
“Ma non mi serve provarci, so già per certo che perderei il controllo, rischiando così di trasformarmi senza che tu te ne accorga e magari facendoti anche del male” cercò di convincermi.
Ma io non risposi. Mi limitai ad incrociare le braccia, dimostrandogli il mio totale disappunto.
Il braccio di Nath m cinse la vita. Lo sentì avvicinarsi. Il suo fiato sulla mia guancia.
“Ti prego Ali, non fare così” mi supplicò. “Non farmi soffrire in questo modo, già mi risulta difficile anche solo baciarti”
Nel sentirlo parlare con quel tono di voce così dispiaciuto, i sensi di colpa cominciarono a prendere il sopravvento su di me. Forse avevo esagerato a trattarlo così. In fondo non era colpa sua. E io dovevo capirlo più di qualunque altra persona, invece di comportarmi da perfetta stronza.
Mi voltai lentamente verso di lui, cosa da poterlo guardare negli occhi. “Hai ragione, scusami” bisbigliai. “Sono stata una stupida, mi dispiace”
Nath mi passò una mano tra i capelli, ed io chiusi istintivamente gli occhi.
“Non sei tu la stupida” cominciò. “Forse sono io che non vado bene per te”
Riaprì immediatamente gli occhi, puntando nuovamente il mio sguardo nel suo. Gli presi il viso tra le mani, avvicinandolo dolcemente a me.
“Nath, l’idea che tu non sia abbastanza per me non ti deve neanche sfiorare la mente!” lo rimproverai. “Non potevo trovare ragazzo migliore. E’ solo che, spesso, le sensazioni umane prendono il sopravvento, e non riesco a controllare me stessa” confessai.
Sorrise. “Sei così…umana” mi sussurrò. “In senso buono, intendo. Sei così fragile”
“Tu invece sei così forte” dissi io. “Siamo opposti. Ma gli opposti si attraggono”
 


Hi girls!:3
Con la mia solita puntualità (la modesti è andata a farsi fottere .-.) eccovi qui il settimo capitolo! C:
Questo capitolo, come avete visto, è totalmente incentrato sulla coppia Alison/Nath *-*
Spero di non essere stata troppo sdolcinata :\ Anche se, probabilmente, mi sono lasciata andare xD Che ci posso fare! :’)
Comunque speriamo che vi sia piaciuto c:
Ci si vede(?) il prossimo Lunedììì :33
Ciau ragazze<3
La vostra forse un po’ troppo sdolcinata DrunkBunny

 
P.S: E come non ringraziare voi….Si, proprio voi che recensite sempre i miei capitoli<3 (_Brady98_    azzurraleonardi     Lou_voice)
Ed ovviamente anche CarlottaArbabi che è la prima volta che recensisce :3
Grazie tante ragazze, questo capitolo è tutto per voi. Ve lo dedico!<33

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una Fredda Sorpresa ***




Your Dark Side

Capitolo 8
Una fredda sorpresa
“Ali, dormi?” mi sussurrò Nath, all’orecchio.
Scossi il capo. “Non ho sonno”
“Sei ancora preoccupata per tuo padre?” mi chiese, accarezzandomi i capelli. La sua mano riusciva a diffondere nel mio corpo così tanto calore che non avevo neanche bisogno di coprirmi, pur essendo una gelida notte, quella.
“Ho un brutto presentimento. Come se stesse per accadere qualcosa. Qualcosa di inaspettato”
Nath mi lasciò un delicato bacio sulla gota. “Sei solo stanca. Chiudi gli occhi, un po’ di riposo ti farà bene”
Amavo quel suo modo di essere così protettivo e dolce nei miei confronti. Anche per questo non riuscivo più a stargli lontana, tanto che lo avevo supplicato di restare con me, almeno per quella notte. Lui, ovviamente, aveva accettato senza esitazioni, anche se gli si leggeva negli occhi che temeva mi sarei di nuovo lasciata trascinare dai suoi baci.
“Tu non dormi?” feci, accoccolandomi a lui.
“Aspetto che prenda sonno tu” mi rispose, semplicemente.
“Hai paura che Tyler entri dalla finestra e mi porti via da te?” ridacchiai.
Rise anche lui. “In quel caso gli staccherei la testa prima che possa anche solo pronunciare il tuo nome”
“A volte mi fai paura, lo sai?”
Involontariamente la mia mano si posò sul suo petto, dove Nath aveva le cicatrici del morso di Tyler. Non appena le mie dita entrarono in contatto con la sua pelle, nella mia mente iniziò un susseguirsi di immagini a me sconosciute: una ragazza, dal volto familiare, che scappava via da qualcuno o qualcosa, non riuscivo a capirlo, era tutto sfocato.
Sentivo un forte senso di paura, che presto capì appartenere a quella ragazza così terrorizzata da quello da cui stava scappando. Era come se in quel momento stessi io al suo posto, come se fossi io la persona perseguitata dalla mia stessa paura.
Vedevo sangue, pelle bianca. Sentivo forti grida, in lontananza; grida disperate, grida di puro terrore. Tra quelle voci, che chiedevano aiuto, riuscì a distinguerne una sola. Una lieve voce che pronunciava il mio nome.
Ritrassi la mano all’stante, terrorizzata ma allo stesso tempo stupefatta da quello che avevo appena visto.
Cercai lo sguardo di Nath. Cercai i suoi occhi, gli unici capaci di rassicurarmi; gli unici che mi ricordavano che al mio fianco c’era qualcuno che avrebbe sacrificato se stesso per salvarmi.
“Ali, che hai?” mi domandò subito lui, terrorizzato. “Sei pallida” mi sfiorò la fronte con le dita.
“Ho-o v-visto un v-vampiro…” balbettai, lo sguardo perso nel vuoto.
“Dove?!” Nath balzò in piedi, voltandosi istintivamente verso la finestra aperta, assumendo una strana posizione di difesa.
“Nella m-mia mente” aggiunsi. “Non appena ho toccato le tue cicatrici nella mia testa sono apparse alcune immagini” raccontai, con voce sommessa.
“Cosa hai visto?” Nath adesso era più che preoccupato.
“Non ne sono sicura, ma…” deglutì rumorosamente. La voce mi si spezzò in gola, al solo pensiero.
Un improvviso rumore mi impedì di concludere la frase: qualcuno stava bussando con insistenza alla porta d’ingresso.
Vidi Nath che cercò di oltrepassarmi, per potersi precipitare al piano di sotto e assicurarsi che chi stava continuando a fracassare la porta con la propria mano non fosse un vampiro o qualsiasi altra creatura avesse potuto farmi del male. Ma io, subito, mi posizionai davanti alla porta della mia camera, per non lasciarlo passare.
“Vado io” dissi.
“Cosa?!” urlò. “Non se ne parla proprio!”
“Prima di tutto non urlare che mia madre, non so per quale miracolo, è riuscita ad addormentarsi e secondo ho detto che ci vado io” risposi decisa.
“Non ti lascio andare da sola! Hai dimenticato quello che hai visto poco fa? Secondo te è una coincidenza che qualcuno sia arrivato subito dopo le tue visioni?”
“Nath, ti prego, dammi ascolto” lo supplicai. “Sento che devo andarci da sola”
A quel punto, vedendolo sempre più contrario alla mia decisione, mi avvicinai per dargli un bacio.
“Stai tranquillo” mormorai. “Non mi succederà nulla, te lo posso assicurare”
Sospirò. Probabilmente la sicurezza con cui gli stavo rivolgendo la parola riuscì a convincerlo.
“Va bene. Ma sta attenta, ti prego”
Annuì, prima di sparire dietro la porta che mi chiusi alle spalle il più silenziosamente possibile.
Scesi le scale con passo felpato, in modo da non svegliare quella povera donna di mia madre che finalmente, dopo molte notti insonni, era riuscita a prendere sonno.
Arrivata sulla soglia della porta mi fermai con la mano poggiata sulla maniglia. Nel silenzio di quella notte piena di sorprese, riuscivo ad avvertire solo il mio respiro che aumentava sempre di più e le dita di quell’ospite inaspettato, che tamburellavano nervose contro la superficie della porta.
“Chi è?” dissi, la voce stranamente sicura e non titubante e spaventata.
“Apri Alice, sono io!”
Alice…solo una ragazza mi chiamava così…
Mi affrettati ad aprire la porta e subito incontrai i suoi occhi. Quegli occhi così presenti nella mia infanzia, sempre pronti a tranquillizzarmi quando c’era qualcosa che mi turbava. Erano loro, solo che adesso avevano un particolare fuori posto, un particolare che non ricordavo: erano di un intenso color rosso rubino.
Mia cugina si lanciò su di me così da potermi stringere in un forte abbraccio. Sembrava come se non ne ricevesse da secoli, come se ultimamente l’avessero privata di ogni forma di affetto.
Mi lasciò sorpresa il fatto che quel suo gesto non era caloroso come avrebbe dovuto essere, ma bensì freddo. Lei era fredda.
Mi allontanai di scatto, improvvisamente terrorizzata dalla realtà in cui mia cugina era andata incontro.
“Angi sei una vampira?” chiesi subito, senza esitazioni, senza troppi giri di parole.
Lei abbassò lo sguardo, stracolmo di lacrime che presto iniziarono a bagnarle il viso bianco come il latte, privo di rossore sulle guance.
“Ti prego non urlare, non scappare, non ho nessunissima intenzione di farti del male. Mi odio per quello che sono diventata, odio la mia natura, odio dover dipendere così tanto dal sangue umano. Mi devi aiutare, Ali, ti supplico”
“Non ho paura, Angi” mormorai io, cercando di rassicurarla. “So che non mi farai del male”
Tentai di asciugarle il viso, rivolgendole un sorriso comprensivo. Da bambina era lei che consolava me, adesso era il mio turno. Sentivo che dovevo prendermi cura di lei, pur essendo una vampira. E so che così sarei andata contro gli ideali di Nath, ma non potevo respingere la richiesta di aiuto di una delle persone più importanti della mia vita.
“Perché sei scappata di casa?” continuai. Adesso ero più che sicura fosse lei la ragazza della mia visione. Era lei che stava scappando via da qualcuno, disperata.
“Non potevo più continuare a vivere con la mia famiglia, Ali, gli avrei messi tutti in pericolo” rispose lei, con un filo di voce.
“Chi è stato a ridurti così?” quella fu una domanda a bruciapelo. So che era un argomento delicato, ma dovevo sapere chi le aveva rovinato la vita.
Angel sospirò, come se le risultasse difficile pronunciare il nome di colui che le aveva rubato l’anima.
“Angi rispondi” la incitai io, senza sembrare troppo dura.
“Non ricordo molto delle mie ultime ore da umana…” cominciò lei. “….ti posso solo dire che il dolore che ho provato quando lui mi ha morso è indescrivibile”
“Lui chi?”
Angel alzò lo sguardo. “Tyler…” bisbigliò.
Al suono di quel nome i muscoli delle gambe mi si irrigidirono. No, non era possibile!
“T-Tyler ti ha trasformata?” la mia voce si affievolì sull’ultima sillaba. Ok che avevo superato il fatto che lui stesso fosse un vampiro, ma questo era davvero troppo.
Angi annuì; un movimento quasi impercettibile, come se non volesse ammetterlo.
Strinsi i pugni, le braccia tese, ferme. Ma che intenzioni aveva? Perché arrivare fino a questo punto? Cos’era che lo stava spingendo a commettere così tante gesta imperdonabili?          
“Cos’è questa puzza di…” Angi annusò l’aria, come un segugio che fiuta la scia lasciata dal gatto. “…cane?” concluse.
Aggrottai la fronte. “Cane?” ripetei. “Angi sai benissimo che io non ho nessun cane”
“Si, ma io…niente, lascia perdere”
Le porsi una mano. “Dai vieni, andiamo in camera mia”
Mia cugina la afferrò all’istante ed un brivido scosse il mio corpo. Avevo trascorso troppo tempo coi licantropi, che non ero abituata alle temperature da Era Glaciale.
Non appena la invitai ad entrare nella mia stanza e lei vide Nate seduto sul mio letto, sfoggiò i suoi lunghi, affilati e bianchissimi canini da vampiri, facendosi scappare un ringhio che avrebbe potuto far drizzare i capelli in testa a chiunque. Nath, dal suo canto, rispose mettendo in mostra i suoi grandi denti da lupo e balzando in piedi.
Entrambi si guardavano negli occhi, quasi a volersi fulminare a vicenda.
“Ehi, ehi calmatevi!” mi chiusi immediatamente la porta alle spalle. “Volete che mamma vi senta?!”
“Ti prego Ali, dimmi che questo qui non è tuo amico!” sputò Angel, rabbiosa.
“In realtà…” deglutì rumorosamente. Temevo la sua reazione non appena gli avrei detto che Nath era il mio ragazzo. “…io e lui stiamo insieme”
“Cosa?!” urlò, voltandosi di scatto verso di me. “Questo cane...” e indicò Nath. “…è il tuo ragazzo?”
“Attenta a come parli, sporca vampira!” la avvertì lui. “Se hai dei problemi puoi anche ritornare da dove sei venuta!”
“Tu sta zitto, nessuno ti ha interpellato!” esclamò mia cugina. Per un momento temetti che gli si sarebbe buttata addosso e gli avrebbe staccato la testa. Chiusi gli occhi e rabbrividì al solo pensiero.
Poggiai delicatamente una mano sulla spalla sinistra di Angel. “Angi calmati, per favore. Nath non è pericoloso, non farebbe del male ad una mosca” cercai di convincerla.
“Certo, ora i licantropi sono diventate anche persone affidabili?”
Quelle sue parole mi lasciarono sbigottita. “S-sai cos’è lui?” le chiesi, incredula.
“Si, so che è un bastardo!”
“Sudicia succhiasangue, io ti…” Nath cercò di avventarsi su di lei, ma subito io mi interposi tra i due, allargando le braccia per tenerli separati.
“La fate finita, per piacere?” urlai. “Che ne dite se risolviamo la questione da persone intelligenti, senza staccare testa, mani e braccia a nessuno?”
Vidi che i due si rilassarono abbastanza da poter affrontare un discorso ‘tranquillo’.
Consigliai ad Angel di sedersi sull’unica sedia presente nella mia camera, accanto all’armadio, mentre io e Nath prendemmo posto sul letto.
“Non ti è bastato tutto quello che ha causato Tyler?!” sussurrò Nathan al mio orecchio, a denti stretti. “Adesso li fai anche entrare in casa i vampiri?”
“Guarda che ti ho sentito, cane” intervenne Angi, assumendo un’espressione più che altezzosa nei confronti del mio ragazzo-lupo. Nath ringhiò.
“Nath fa la finita!” esclamai io. “Angi non ha niente a che fare con Tyler, quindi è inutile che ti agiti”
Nath incrociò le braccia e sbuffò. Quasi mi scappò una risata nel vederlo comportarsi così. Sembrava un bambino capriccioso.
“Sentite, so che i vampiri e i licantropi sono nemici naturali, ma voi due non avete motivo di odiarvi a vicenda. In fondo nessuno ha fatto un torto all’altro”
Ero più che sicura non sarebbero mai andati d’accordo come desideravo, però le mie parole, per lo più, avrebbero evitato che si uccidessero a vicenda.
“Perché sei qui, vampiro?” fece Nath, scandendo ogni sillaba con tono di voce sprezzante.
“Sono venuta per avvertirvi” rispose Angel. “Avvertirvi che Tyler si vuole vendicare. Vi vuole morti, soprattutto te, lupo”
“Te lo ha detto lui?” chiesi io, debolmente.
“Mi ha trasformata proprio per questo. Voleva che lo aiutassi a farvi soffrire, come ha sofferto lui dopo che tu hai conosciuto il bastardo”
“Modera il linguaggio sanguisuga! Se non fosse per Alison ti avrei già fatta fuori!”
Angel non badò alle sue parole e si rivolse a me, come se niente fosse. “Mi sono rifiutata. Per questo sono scappata. Avevo paura”
Guardai Nath, preoccupata. “Sta tranquilla, non gli permetterò di farti del male” la sua mano si incastrò alla mia. “Te lo prometto”
 
Era una fredda e umida mattina, quella. Il cielo era completamente coperto; grigio e oscuro. Nessun raggio di sole ad illuminare quella giornata, solo forti soffi di vento gelido. L’inverno era alle porte.
Io ero affacciata alla finestra a guardare il nulla. Avevo dormito poco e niente quella notte. Troppi pensieri che bombardavano la mia testa: l’arrivo inaspettato di mia cugina, Angel, la notizia che Tyler ci stava cercando, il perché delle mie visioni. Non mi era mai successo di riuscire a vedere qualcosa che accadeva a chilometri e chilometri di distanza da me, dal luogo dove mi trovavo io. Era così bizzarro, eppure era successo. Non riuscivo neanche a comprendere se quello fosse un potere o una malattia.
Quei pensieri gironzolavano beati nella mia mente, senza lasciarmi tregua. Per fortuna, però, quel fastidioso ronzio venne interrotto dalla melodiosa voce di Nath, improvvisamente sveglio.
“Tutto bene, Ali?”
Mi voltai nella sua direzione, stringendomi in un abbraccio automatico, come per trovare conforto.
“Secondo te ho qualcosa che non va, Nath?” gli chiesi, scettica.
“Perché me lo chiedi?” si mise seduto sul letto, a gambe incrociate.
“Parlo delle visioni che ho avuto ieri notte” gli spiegai. “Secondo te sto diventando pazza?”
Nath rise, scuotendo il capo e massaggiandosi la fronte. Quella sua reazione mi lasciò sbigottita. Io gli confido le mie paura e lui mi ride in faccia.
“Perché ridi? Mi trovi divertente?!” esclamai, quasi offesa.
Lui puntò i suoi bellissimi occhi verde smeraldo nei miei. “Sei circondata dai licantropi, dai vampiri, da gente che sa leggere nel pensiero e quello che ti preoccupa è che sia tu la pazza?” alzò un sopracciglio, sempre con la stessa espressione divertita che aleggiava sul suo volto.
Si mise silenziosamente in piedi, dirigendosi verso di me e scavalcando il sacco a pelo vuoto, che ieri notte avevo prestato a mia cugina. Ma a proposito, dov’è Angel?
Mi guardai un po’ intorno, ma niente. Di lei nessuna traccia.
La mia ricerca venne interrotta dalle morbide mani di Nath che racchiusero dolcemente il mio viso tra di loro, così da potergli permettere di premere le sue labbra sulle mie.
“Non ho mai incontrato una ragazza strana come te, Alison Freeman” sorrisi, così come lui. “Sei stata catapultata in un mondo totalmente diverso dal tuo, quasi surreale , eppure ti comporti come se niente fosse. Sei coraggiosa, ed è proprio questo che mi piace di te”
La sua bocca si poggiò nuovamente sulla mia, dando vita, questa volta, ad un bacio non casto e trattenuto come avrebbe dovuto essere dato la mia inclinazione ad eccitarmi così facilmente, ma bensì molto più passionale. E la cosa mi tolse il fiato.
Stranamente Nath si lasciò andare, senza paura. Fece scivolare le sue mani sul mio fondoschiena, stringendomelo prima delicatamente, poi con più forza, rischiando anche di ridurre i miei jeans in mille pezzi di stoffa.
Mi staccai difficilmente da lui, sorridendo ironicamente. “Datti una calmata Hulk o rimarrò senza vestiti e toccherà a te dare delle spiegazioni a mia madre”
“È il tuo odore a mandarmi in estasi” si giustificò. “Perdo il controllo ogni volta che sono così vicino a te e il tuo profumo solletica le mie narici” Nath si allontanò, andandosi a sedere sulla mia sedia che un tempo usavo per studiare.
“Adesso va a finire che la colpa è anche mia! Tu hai qualche problema, mio caro”
Mentre Nath frugava nella mia scrivania, curioso com’era, il mio sguardo venne automaticamente catturato da qualcosa che pendeva dal soffitto. Mi scappò un urlo da far spavento, che fece sobbalzare perfino il forte e temerario lupo che mi ritrovavo come fidanzato.
“Angi, cosa diamine ci fai appesa al soffitto?!” urlai, guardandola ad occhi sgranati.
Angel, inseguito al mio grido, era finita per terra, sbattendo la testa sul pavimento. Per un attimo pensai che, visto la potenza che avevano i vampiri, avrebbe creato una voragine e sarebbe andata a finire direttamente al piano di sotto.
“Ali dovresti sapere che noi vampiri dormiamo a testa in giù, come i pipistrelli. Hai mai sentito parlare di Dracula?” mi spiegò mia cugina, massaggiandosi la nuca.
“Scusami tanto Angi, ti sei fatta molto male?” le chiesi un po’ in colpa.
“Macché! Le sanguisughe hanno la pelle più dura del cemento” intervenne Nath, nel bel mezzo di una risata fragorosa. Quel ragazzo godeva nel vedere i vampiri soffrire.
“Sono nella prima fase della mia trasformazione” iniziò Angel. “Devo ancora sviluppare la resistenza. Ti facevo meno stupido, bastardo”
“Ma riuscite, voi due, a fare un discorso senza lanciarvi insulti di ogni tipo?” li interruppi io.
“È lui che provoca!” si difese Angel.
Nath non replicò, si limitò a roteare gli occhi al cielo, mentre ancora un piccolo sorriso divertito increspava la sua bocca, dopo aver assistito alla caduta di mia cugina.
Intanto io mi ero avvicinata al mio armadio, in cerca di qualcosa da indossare. Fortunatamente quella mattina mi sentivo ispirata e trovai subito qualche vestito da abbinare: un paio di leggings di pelle nera e una felpa grigia.
“Angi vuoi che ti presti una maglietta pulita da mettere?” le domandai, affacciandomi da dietro l’anta del mio armadio.
“Perché cos’ha che non va questa che ho indosso?” Angel si diede un’occhiata.
“Nulla se vuoi che chiunque incontriamo per strada ti chieda come mai hai quella grossa macchia di sangue sul colletto” le feci notare.
“Oh, deve essere mio” disse, riferendosi al sangue. “Devo averne perso parecchio dopo che Tyler mi ha morso”
“Tieni” le lanciai un maglioncino blu, così che potesse cambiarsi.
“Il cane non esce?” domandò Angel, fulminando Nath con lo sguardo.
“Certo che deve uscire” risposi, con tono ovvio.
“Avanti, adesso ti vergogni anche a vestirti davanti a me?” si lamentò Nathan.
“Nath, fuori!” gli ordinai, sorridendogli. Mi divertiva il fatto che una semplice umana come me desse degli ordini ad un licantropo come lui.
Nath obbedì, uscendo dalla mia stanza, sbuffando.
“Sei proprio innamorata” mi disse Angel, scuotendo la testa come se fossi un caso disperato.
“Eh?” feci io, distratta.
“Innamorata e rincoglionita” aggiunse, scoppiando a ridere.
“Oh ma smettila!” esclamai, lanciandogli addosso un cuscino. “È che non ho mai conosciuto un ragazzo come lui…” infilai la felpa e mi sedetti sul bordo del mio letto. “È diverso da tutti gli altri”
“E ti credo, ti sei scelta un lupo mannaro”
“Non intendevo quello!” mi venne quasi voglia di lanciargli un altro cuscino in testa. “Lui è…perfetto” sentenziai. “Il mio Nathan è perfetto”
Angel sbuffò. “Io ancora devo capire cosa ci trovi di bello in un licantropo. Non puoi mettere a confronto un brutto e grosso lupo con la bellezza statuaria di un vampiro” e fece un giro su sé stessa.
Scoppiai a ridere. “Modestia a parte eh, Angel”
“No ma tu vorresti dire che quel nano è più bello della tua meravigliosa cugina vampira?”
“Ti devo rispondere?” feci io, mostrando una falsa espressione seria. Poi però risi di nuovo ed Angel mi seguì. Era da tanto che non passavo del tempo sola con lei. Mi faceva piacere rivivere il mio passato, dopo che il mio presente stava prendendo una piega così complicata.
Improvvisamente squillò il mio cellulare, e allo stesso tempo Nath si precipitò nella mia stanza.
“Non leggerlo!” esclamò. “È un messaggio di Tom” tentò di levarmi il telefono dalle mani, ma io indietreggiai e glielo impedì.
“Nath ricominciamo?” lo rimproverai. “È solo un messaggio, non c’è bisogno che ti comporti in questo modo! Magari vuole chiedere anche scusa”
“Io non le voglio le sue scuse e tanto meno voglio che le faccia a te!”
“Nel bosco sembravi dispiaciuto per come avevi trattato Tom” gli rammentai. “Erano tutte cazzate, quelle?”
“Ehm…” Angel si schiarì la gola. “Vi lascio soli” e a passo lento uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
“Ti rendi conto che lui ha preteso che fossi sua quando sapeva quello che io provavo per te?!” urlò, infuriato.
“Nath non l’ha fatto apposta! Era nervoso per come ti stavi atteggiando tu nei suoi confronti” cercai di difenderlo.
“Se ci tieni di più a lui, se ti importa di più quello che lui sta provando dopo il nostro litigio, perché hai scelto me?”
“Tu pensi che io ami lui e non te?” mormorai. La voce improvvisamente ridotta ad un soffio.
Nath abbassò la testa; lo sguardo rivolto verso il pavimento, le mani infilate in tasca. “Questo è quello che mi stai facendo credere” sussurrò.
I miei occhi si riempirono subito di un mare di lacrime amare. Forse per la rabbia o per il fatto che era per me se Nath adesso si sentiva uno schifo. Perché mai avrei voluto essere la causa della sua rovina.
Avanzai nella sua direzione, con passo incerto e lo strinsi in un abbraccio. Lui rimase impassibile.
“Nath, ti prego, scusami…” mormorai; la voce tremante e le lacrime che rigavano il mio viso. Serrai gli occhi: quelle lacrime bruciavano.
Nel momento in cui cercai di stringerlo più forte a me, Nath si liberò dalle mie braccia.
“Se non sei ancora sicura di quello che provi, evita di abbracciarmi o fare qualsiasi altra cosa. Così mi uccidi” detto ciò, con un balzo, uscì fuori dalla finestra.
“Nath, aspetta!” urlai io, ma lui era già sparito.
Le mie ginocchia cedettero. Caddi per terra, nascondendo il viso tra le mani.
Due braccia si strinsero attorno alle mie spalle. Era Angel.
In quella camera, ormai così vuota, si sentivano solo i miei singhiozzi. Tutto era silenzio attorno a me. Cominciai anche ad avere freddo, non avendo più il corpo di Nath accanto.
“Sono una stupida! Non dovevo dirgli certe cose! Sono una persona orribile!” urlai, disperata.
La gelida mano di Angel accarezzava la mia schiena, mentre la sua bocca si poggiava spesso sulla mia fronte così da potermi dare piccoli baci rassicuranti.
Non riuscivo a calmarmi. Dovevo andare da lui, chiedergli scusa, dirgli che era lui l’unico che io volevo.
Mi alzai di scatto, precipitandomi giù per le scale, con mia cugina che mi urlava alle spalle.
Non feci neanche in tempo ad aprire la porta di casa, però, che mi ritrovai in braccio ad Angel che mi sorrideva.
“Ti accompagno io” mi disse. “Così non perdiamo tempo”
Angel cominciò a correre e dopo neanche un secondo ci ritrovammo davanti casa dei ragazzi. Mi ci volle qualche minuto per rendermi conto di come ci ero arrivata in così poco tempo.
Angel mi lasciò per terra ed io barcollai. “Dio, mi gira la testa” poggiai una mano sulla mia fronte. “Ero a conoscenza della super-velocità dei vampiri, ma non pensavo fino a questo punto” dissi, meravigliata, causando un sorriso compiaciuto sul volto di mia cugina.
Aprì il cancello, che al minimo tocco delle mie dita cigolò in una maniera assurda.
La prima cosa che notai, dopo tanto tempo, fu quella macchia di sangue sul muro frontale della casa. La macchia del mio sangue.
Per un istante dimenticai il motivo per il quale ero lì e camminai fino a raggiungere quel punto, dove Tyler aveva cercato di uccidermi.
Sfiorai la parete, ricoperta del mio sangue color rosso intenso, e subito inquietanti immagini presero posto nella mia mente. Vidi l’espressione infuriata di Tyler, che urlava contro una ragazza dai lunghi capelli neri, dalla pelle bianchissima e dagl’occhi rosso fuoco.
“Me la devono pagare. Tutti quanti!” diceva. “Devono soffrire, devono provare così tanto dolore che alla fine saranno loro stessi a supplicarmi di ucciderli”
Persi l’equilibrio e rischiai di svenire, ma per fortuna qualcuno riuscì a sostenermi.
“Nath?” feci io, speranzosa. La voce rauca, gli occhi socchiusi e la testa che mi scoppiava.
“Si, sono io”
Senza neanche rendermene conto la mia bocca si increspò in un piccolo sorriso, che nelle condizioni in cui mi ritrovavo in quel preciso attimo, non riusciva a dimostrare l’immensa felicità che stavo provando nel vederlo vicino a me dopo quello che era successo.
“Cosa hai visto, Ali?” mi chiese, preoccupato, accarezzando la mia fronte.
“T-Tyler…” balbettai. “Sta venendo qui…”



Hi girls!:3
Oddio ragazze scusate il ritardo madornaleeeee T.T Il fatto è che con tutte quelle interrogazioni, tutti quei compiti e cazzate varie non trovavo il tempo per scrivere questo capitolo :\
Però dopo ben due settimane eccolo quaaaaaa xD Finalmente!
Nel gruppo dei personaggi se ne aggiunto un altro: Angel, la cugina vampira di Alison.
Un’altra novità è il fatto che Alison abbia delle visioni…Chissà cosa significa? :\
Beh spero davvero che vi sia piaciuto e aspetto le vostre recensioni *-*
Alla prossima settimana!<3 (Spero :\)
DrunkBunny


P.S: E come sempre ringrazio chi ha recensito il mio capitolo precedente…GRAZIE DAVVERO! *o*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Obbligo o Verità? ***


 
                                            
 
Your Dark Side
 
Capitolo 9
Obbligo o verità?
Ero troppo presa dallo shock subito dopo quella visione, che non mi ero resa conto della presenza di tutti i ragazzi lì, nel giardino. Erano tutti intorno a me, in cerchio, che guardavano me e Nath assai preoccupati e si lanciavano piccoli sguardi spaventati tra di loro. Angel era a distanza di sicurezza: ancora non si fidava dei licantropi, in fondo se odiava i lupi era perché così le era stato insegnato. Non aveva ancora esperienza con la vita da demone della notte, è viveva di insegnamenti passati, da chi era più esperto di lei. Nel suo caso, Tyler.
“Nath, ci spieghi cosa è successo ad Ali?” chiese Max, inginocchiandosi al mio fianco.
“Perché ha nominato Tyler?” aggiunse Jay.
“È da ieri notte che ha delle visioni” cominciò Nath, mentre ancora accarezzava lento la mia fronte. “Credo che abbia visto qualcosa che lo riguarda”
Puntò il suo sguardo su di me, incitandomi con la mano a reagire e a guardarlo in faccia. “Ali, ti prego dimmi cosa hai visto”
Deglutì rumorosamente. Stavo cercando di concentrarmi su quella visione, per ricordare anche i particolari.
“Tyler…” mormorai, la voce simile ad un soffio. “…parlava con u-una ragazza dai c-capelli neri, come l-la pece”
“Cosa diceva?” mi spronò Max. Era così agitato, e non era il solo. La tensione alleggiava intorno a tutti noi.
Presi un profondo respiro. “Ha intenzione di…” feci una smorfia, accompagnata da un gemito.
“Ali, amore, che succede?” fece Nath, raccogliendomi tra le sue braccia.
Urlai. Un fastidioso bruciore stava espandendosi per tutta la superficie della mia pancia. Era una sensazione orribile, come se mi stessero torturando con la lama incandescente di un coltello.
Un altro urlo. Questa volta più acuto; agghiacciante. Tale che persino mia cugina si precipitò nel punto dove io mi stavo contorcendo dal dolore.
“Cosa sta succedendo a mia cugina?!” gridò Angel, terrorizzata.
Nessuno le rispose: Nath era fuori di sé, non riusciva a capire quale fosse la causa di quella mia improvvisa reazione. Cercava gli sguardi dei suoi quattro compagni licantropi, ma loro erano spaventati e spaesati quasi quanto lui. Non erano in grado di essere d’aiuto.
“Nath, la testa...ho la testa in fiamme!” esclamai a denti stretti. Il dolore mi stava divorando.
La mia mano si poggiò automaticamente poco sopra il mio ventre. Strinsi la presa, stropicciando il tessuto della mia felpa, mentre le mie corde vocali vibrarono così forte da formare un ulteriore urlo straziante.
Nath istintivamente alzò la mia felpa, lasciando trasparire la mia pelle colorata da un intenso coloro rosso rubino, dove era appena comparso una cicatrice molto profonda, come un marchio. La cosa strana era che quel marchio somigliava molto al muso di un lupo.
Alla vista di quel simbolo disegnato sulla mia pancia i ragazzi indietreggiarono. Nath rimase lì, lo sguardo perso nel vuoto.
“Voi bastardi siete degli incapaci!” sbottò Angel, rabbiosa. “Alison è in queste condizioni e voi non fate altro che guardarla stile Alice nel paese delle meraviglie senza far nulla” con un veloce movimento mi prese in braccio, correndo verso il cancello della casa. Voleva portarmi ‘al sicuro’.
Ma subito si ritrovò faccia a faccia con Nath che le bloccava il passaggio, coi denti digrignati e un’espressione furiosa disegnata sul volto. Un’espressione che rovinava quei suoi tratti così delicati e perfetti.
“Tu non la porti da nessuna parte, vampiro!” esclamò lui.
“Se non sei capace a prenderti cura della tua ragazza, lupo, è meglio che la riporti a casa. O preferisci startene ancora lì a guardarla mentre lei ti chiede aiuto?!”
“Per piacere non litigate!” esclamai, mentre lacrime insistenti bagnavano senza permesso le mie guance, ricadendo perfino sulle fredde braccia di Angel che mi teneva stretta a sé, come per creare una barriera tra me e Nath.
“Nath!” urlò Max. “Porta Alison a casa, di lei si prenderanno cura Siva, Jay e Tom. Tu devi venire con me” concluse la frase, con tono grave.
Vidi i due allontanarsi da noi a velocità sorprendente. Poco dopo due acuti ululati echeggiarono per la strada.
“Ehi tu, vampiro!” chiamò Jay, dall’altra parte del giardino. Era impressionante come quei cinque riuscissero a fiutare la presenza di un vampiro anche senza sapere che era lì con loro. “Porta Alison in casa” ed indicò con un veloce cenno della testa la porta d’ingresso.
“Ma neanche sotto tortura!” esclamò lei. “Non credo che mi farebbe piacere avervi attorno, dato il fetore che emanate” fece una smorfia di disgusto.
“Angi…” mormorai io, con voce lieve. “Fa come dice lui. Non voglio che mamma mi veda in queste condizioni. Voglio restare con loro”
Angel sospirò. Spostò più volte il suo sguardo da me a loro tre, indecisa su cosa fare. Alla fine però si arrese, avanzando verso Siva che ci attendeva sulla soglia della porta.
Non appena mia cugina mise piede dentro casa, esitante, le si presentò Tom con le braccia tese in avanti e con un finto sorriso stampato in faccia.
Angel alzò un sopracciglio. “Cosa vuoi?”
“La prendo io Alison” si propose entusiasta. “La porto in camera di Nath”
Lei mi lanciò uno sguardo scettico. Io annuì lievemente e mi avvicinai a Tom che mi raccolse tra le sue forti e calde braccia, stringendomi contro il suo petto.
“Io e te dobbiamo parlare” gli sussurrai duramente, cercando di sembrare almeno un po’ credibile.
“Come vuoi principessa, ma mi sembra strano che tu non voglia delle spiegazioni su quello che ti è appena successo, impicciona come sei” aggiunse, poggiando il suo piede sul primo gradino di quella rampa di scale che portava al piano superiore, dove vi erano tutte le loro stanze schierate.
“Se avessi almeno un pizzico di forza nelle braccia ti avrei già preso a schiaffi, Parker” risposi, con grande sforzo, mentre un sorriso divertito increspava la mia bocca.
“Sta calma Wonder Woman, hai bisogno di riposo adesso” mi posò dolcemente sul letto di Nath, per poi stendersi immediatamente al mio fianco. “Più tardi, magari, faremo una partita a braccio di ferro” strizzò l’occhio, strappandomi un ulteriore sorriso.
“Fa vedere” disse poi, spostando il mio braccio e sollevandomi di poco la felpa. La pelle era ancora un po’ arrossata e il sangue che fino a poco fa sgorgava a piccole gocce da quel marchio si era coagulato. “Ti fa ancora molto male?” mi chiese e con una lieve carezza sfiorò la mia pancia, facendomi sussultare.
“Brucia un po’” riposi semplicemente io. “Però non è insopportabile come prima”
Siva tossicchiò, facendo sì che tutti noi lo guardassimo. Aveva lo sguardo rivolto verso il pavimento e sul suo volto si riusciva a scorgere la tipica espressione di chi sapeva qualcosa ma aveva paura a confessarla. Spostava il peso del suo corpo da una gamba all’altra, teso.
“Tu sai più di qualcosa su questo marchio, vero Siva?” feci io, alzandomi di poco in modo da vederlo meglio.
Lanciò subito uno sguardo a Jay e poi subito dopo a Tom, in cerca di aiuto. Quello che sapeva doveva essere una pericolosa verità.
“Ehm Alison, davvero non c’è niente di cui preoccuparsi” mormorò rivolgendomi un sorriso, che invece che rassicurarmi mi terrorizzò.
Diedi un innocuo pugno sul petto a Tom. “Lo fai parlare tu?” dissi, irritata dal fatto che quei cinque si ostinavano a tenermi all’oscuro di tutto non sapendo che avrei scoperto ogni cosa ugualmente in quattro e quattro otto, ostinata com’ero.
“La vampiretta qui deve uscire” impose Jay, incenerendo coi suoi bellissimi occhi azzurri mia cugina.
“Lei resta!” intervenni io. “E’ mia cugina e di lei mi fido cecamente”
“Ma i vampiri non possono ascoltare le leggende della nostra tribù!” sputò Jay, a denti stretti.
“Beh allora con lei farete un’eccezione!” esclamai, decisa. “Adesso parlate”
Siva si grattava la nuca, indeciso su cosa fare. “Non c’è proprio modo di farti cambiare id…”
“NO!” ruggì. “Parla, adesso!”
“Okay okay, sta calma” si affrettò ad aggiungere, portando in avanti entrambe le mani come per proteggersi. “A volte mi fa paura” sussurrò poi all’orecchio di Jay, che rispose con una risata divertita.
“Alison, come sai, molte leggende raccontano la storia del nostro branco, come quella legata al nostro tatuaggio…”
“Siva so benissimo che quella non è una leggenda ma bensì tutto vero” lo interruppi.
I tre, in seguito a quella mia affermazione, rimasero sbalorditi. Così io mi affrettai a dire: “Nathan mi ha detto tutto e tranquilli non svelerò a nessuno il vostro segreto” li rassicurai. “Sono una persona di parola io”
“Non hai paura?” fu la domanda pronta di Siva.
“Dovrebbe visto che ha a che fare con creature orribili come voi licantropi. Ma purtroppo ha la testa più dura del cemento, mia cugina” si intromise Angel, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, a fissare quel bel lupacchiotto di Kaneswaran. “E poi è innamorata pazza di quel nano tutt’occhi”
“Angi non ci metto molto a cambiare idea e a farti sbattere fuori casa a calci nel sedere!”
“Aggressiva la ragazza” commentò sarcasticamente lei, ridendo. Roteai gli occhi al cielo. Se solo non fosse una vampira l’avrei già picchiata!
“Comunque, ritornando al nostro discorso, come ho anche detto a Nath, no, non ho paura” ricominciai, sicura di me. “Può sembrarvi strano ma so che non mi fareste mai del male”
Angel sbuffò. Non ci feci caso.
“Non esserne così sicura” bisbigliò Tom, al mio orecchio.
“Cosa vorresti dire, Parker?”
“Non ti farei mai del male” precisò. “Ma chi te lo assicura che un giorno io non manderò tutto a puttane portandoti con me, via da Nath?” ridacchiò.
“Ma come siamo spiritosi!” lo colpì dietro la nuca. “Smettila, Parker!”
“Alison, prima che arrivi Nathan e mi uccida con le sue mani, posso dirti quello che so sul tuo marchio?” intervenne Siva. Cosa centrava Nathan adesso?
 “Si, scusami ma Tom provoca!” mi giustificai, incenerendolo con lo sguardo. Cosa che non gli fece nessun effetto, anzi scoppiò anche a ridere.
“Fu Sebastian, il capo della nostra tribù, a raccontarmi una leggenda su quel simbolo” cominciò. La voce improvvisamente fattasi cupa. “Diceva che chi non sarebbe morto subito dopo il morso di un vampiro avrebbe cominciato ad avere visioni, data la presenza di veleno nel sangue. Quelle visioni l’avrebbero portato ad indebolirsi, nei primi tempi, fino ad essere marchiato sul corpo col muso di un lupo…”
Avevo seguito con attenzione tutte le sue parole, a volte anche non capendone a fondo il significato, e quella storia mi terrorizzò a tal punto che strinsi il braccio di Tom e mi spalmai contro il suo dorso, facendo combaciare il mio petto alla sua schiena.
“C-cosa significa tutto questo?” mormorai. La bocca secca e la voce rauca.
Siva deglutì. “Solo una donna, in passato, è andata incontro a queste cose e…”
“E?” lo incitai io, sull’orlo della pazienza.
“Alison, se la leggenda fosse vera tu saresti destinata a diventare il capo del nostro branco” affermò Siva, lasciando sbigottita mia cugina, che si portò una mano alla bocca trattenendo a stento un grido.
“Io cosa?!” urlai.
“Non credo che però Nathan lo permetterebbe” aggiunse Jay, più che sicuro.
Non risposi. Rimasi in silenzio per più di qualche minuto. Possibile che fossi proprio io destinata a diventare un licantropo? Capo, perlopiù! No, doveva essere tutto un equivoco. Ero una semplice ragazza io; semplice, ingenua e di certo non forte e temeraria come quei cinque. Quindi era contro natura che io diventassi un lupo.
“Ali, tu hai niente a che fare con Elizabeth Freeman?” mi chiesi, all’improvviso, Siva, interrompendo i miei pensieri.
“È la mia bisnonna” risposi. “Perché?”
“È stata lei la prima donna a diventare licantropo” mi spiegò. “E lo stesso destino è riservato alla prima ragazza, sua discendente”
“Cioè tu…” aggiunse Tom.
Sorrisi ironicamente. “Io licantropo” mormorai. “Non credo che sia una combinazione vincente”
Quella mia frase provocò una risata generale. Perfino Angel sorrise.
“Scusate ma Nath e Max dove si sono andati a cacciare?” chiesi, guardando fuori dalla finestra in cerca di quei due.
In risposta alla mia domanda due sagome comparvero davanti ai miei occhi, all’improvviso, e con un tonfo ricaddero coi piedi per terra. Erano loro.
“Ma da dove diavolo spuntate fuori?!” esclamai, spaventata.
“Siamo entrati dalla finestra” raccontò Max, scrollandosi di dosso un po’ di terra che andò a finire sulla coperta del letto di Nath.
Tom si allontanò subito da me, lasciando spazio a Nathan che prese il suo posto, guardandolo in cagnesco.
“Che ci faceva Tom…?”
“Vuoi litigare un’altra volta Nath?” lo interruppi subito io, sapendo dove voleva andare a parare.
Max, rivolgendosi a tutti gli altri, fece segno con il capo di uscire dalla stanza, così che io e Nath potessimo rimanere da soli.
Non appena la porta si chiuse alle spalle di Siva, Nath ricominciò a parlare.
“No, non voglio litigare” disse, incastrando le dita della sua mano alle mie, diffondendo nel mio corpo un piacevolissimo calore. “Però sai che mi da fastidio se ti sta così vicino. In fondo lo sappiamo tutti e due quali sono le sue intenz…”
“Nath, stai ricominciando” lo avvertì prima che dalla sua bocca uscissero chissà quali offese contro Tom.
“Si, scusami” scosse la testa. “Non me ne rendo conto”
“Dove sei andato?” chiesi, nell’intento di lasciarmi alle spalle l’argomento ‘Tom Parker’.
“Sono solo andato a caccia. Sai, Max da quado si è trasformato è perennemente affamato” rispose con nonchalance.
“Tu sai tutto, vero?” Nath sospirò. Sperava di evitare quel discorso.
“Non permetterò che tu diventa un mostro” rispose, duramente. “Non meriti una vita come la mia”
“Nath guarda la cosa dal lato positivo, se mi trasformassi avresti di fianco qualcuno uguale a te; qualcuno che potrai stringere liberamente, senza aver paura di fargli del male”
“Preferisco non dover toccarti più, che privarti della tua vita da umana” mi sussurrò, con tono che non ammette repliche.
“Ma…”
“Niente ma, Alison. Non ti trasformerò, inutile insistere” concluse.
 
Ero in camera di Nathan, quando decisi di chiamare mia madre per dirle che quella sera io ed Angel saremmo restate a casa dei ragazzi e che non avremmo fatto tardi.
“Si, mamma questa volta sarò puntuale” la rassicurai.
“Poi fammi sapere quando ti deciderai a presentarmi ufficialmente Nathan”
“Presentartelo uff…? Aspetta, tu come lo sai?” domandai, stupefatta.
“Non lo sapevo, ma lo sospettavo e mi serviva una conferma. E tu me l’hai appena data” disse, entusiasta.
“Mamma io ti odio!” esclamai, scandendo ogni singola sillaba. “Riesci a cavarmi di bocca qualsiasi informazione tu voglia e questo non è rispettoso nei miei confronti!”
“Ciao Alison, non fare tardi e stai attenta” mi liquidò quella donna, riattaccando.
Roteai gli occhi al cielo. Basta, io mia madre la faccio fuori!
Proprio in quel momento Angel varcò la soglia della stanza, con indosso una giacca non sua e di due taglie in più di quella che lei abitualmente portava.
“Da dove proviene quella enorme giacca?” le domandai, alzando un sopracciglio, perplessa.
“Oh questa…ehm…me l’ha data Siva” rispose lei, mentre un sorriso da ebete le si stampava in faccia.
“E per quale motivo Siva avrebbe prestato una delle sue giacche ad un vampiro?”
“Avevo freddo e lui si è gentilmente proposto di darmi qualcosa di caldo, a differenza di quei quattro idioti che non si sono neanche degnati di rivolgermi uno sguardo!”
“Tu, che hai la pelle così gelata da far invidia alle temperature dell’Antartide, soffri il freddo?” aggrottai la fronte.
“Beh…io…oh avanti Alison, non mettermi in difficoltà!” si lamentò, agitando la mano.
“Angi vieni qui” le feci segno col dito di avvicinarsi. La presi per il colletto della maglietta, ritrovandomi a pochi centimetri il suo naso dal mio. “Ammettilo! Ti piace Siva”
Un leggero colorito rossiccio comparve sulle sue gote. Angel si allontanò di scatto, voltandomi le spalle per nasconderlo ai miei occhi.
“A me non piace Siva!” rispose, massaggiandosi un braccio per la tensione. “Lui è un licantropo, io una vampira. Siamo nemici naturali, non potremmo mai stare insieme”
“Anche la mia di natura è diversa da quella di Nath, ma non sarà di certo per questo che rinuncerò a lui” le dissi e il mio tono parve piuttosto convincente.
Angel si voltò nella mia direzione, puntandomi contro il dito indice. “Non illudermi, cugina! Perché se vado ad innamorarmi di un licantropo tu sarai la colpevole ed io la fottuta!” esclamò.
“Oh ma smettila di fare la melodrammatica!” la rimproverai. “Se Siva ti piace te ne devi fregare e provarci!”
Prima che lei potesse ribattere, qualcuno bussò allegramente, interrompendo il nostro dibattito.
“Chi è?” dissi io, sempre fissando mia cugina.
Una testa riccioluta si affacciò dalla porta. “Ehi, vi va di fare un gioco insieme a noi?” ci propose Jay, entusiasta.
“Che gioco, Jay?”chiesi, scettica.
“Obbligo o verità, lo conosci?” mi fece l’occhiolino prima di sparire, chiudendosi la porta alle spalle.
Guardai Angel, che fece spallucce.
“Dai, facciamoli contenti” dissi, prima di scendere lentamente giù dal letto e dirigermi sulle scale, con mia cugina alle spalle.
Scesi al piano inferiore con molta calma: la pancia bruciava ancora un po’.
Arrivata in salotto, li vidi tutti e cinque seduti per terra che chiacchieravano e ridevano tra di loro.
Nath appena mi vide mi sorrise, cosa che mi mandò in estasi. Tutto in lui mi mandava in estasi.
Presi posto al suo fianco, mentre Angel si sedette comodamente alla mia destra, vicino a Siva.
“A chi è venuta la brillante idea di giocare a obbligo o verità?” chiesi, mentre le braccia di Nathan mi chiedevano il permesso di stringersi attorno a me. Lo lasciai fare, accoccolandomi a lui ed intanto mi arrivò una risposta da qualcuno poco distante da me.
“Sono stato io!” esclamò Tom, più che entusiasta.
“Dovevo immaginarlo” commentai sarcasticamente. “In fondo, Parker, tu sei un bambino cresciuto”
“Avanti chi da inizio al gioco?” intervenne Max, strofinandosi le mani.
“Io l’ho proposto ed io rivolgo il primo ‘obbligo o verità’ proprio a te, Max” fu la risposta immediata di Tom. “Quindi, obbligo o verità?”
“Obbligo!” lo sfidò egli, sicuro di sé.
Tom sfoggiò un mezzo sorriso maligno. “Fai una piccola lap-dance, qui, davanti a tutti” disse.
Max, sfacciato, si mise in piedi. Avanzò verso il tavolino di legno, di fronte al camino, e prese un telecomando. Lo vedemmo schiacciare play e subito dopo udimmo una musica travolgente diffondersi per l’intera stanza.
“Ma è la vostra canzone questa, giusto?” sussurrai io all’orecchio di Nath. “Quella a cui ho avuto l’onore di assistere” Nath annuì, ridendo.
Max, intanto, cominciava a sollevarsi lentamente la maglietta. Una mano mi coprì la visuale, impedendomi di guardare.
“Oh su via Nath, non ho mica dieci anni!” mi lamentai, tirando uno schiaffo sulla sua gamba.
Angel rise, anche se era completamente presa dalla brillante esibizione di Max davanti ai suoi occhi. D’altronde come non poteva esserlo, attraente com’era.
Quel lupo di George nel frattempo aveva sfilato di dosso la maglietta e adesso la faceva roteare per aria, così come anche il bacino.
Si alzò un boato e qualche battito di mani, prima che la musica cessasse all’improvviso.
“Bravo Max, complimenti” si congratulò Tom. “Sei riuscito a farmi sbavare”
“Io, invece, credo che andrò a v-vomitare” balbettò Jay, con una mano premuta davanti alla bocca.
“Jay ammettilo che ti piacerebbe avere un fisico come il mio” si vantò Max, dandosi una pacca sul sedere.
Tutti scoppiammo a ridere, tranne Jay che rabbrividì dal disgusto.
“Tocca a me!” fece Max, mentre rimetteva la sua t-shirt grigia. “Alison? Obbligo o verità?” mi chiese.
“Oh ehm…verità” dissi, anche se un po’ insicura. Infatti me ne pentì subito dopo.
“Hai già avuto la tua prima volta? Se no, con chi vorresti farlo?” mi domandò, incrociando le braccia soddisfatto.
Il mio volto si infiammò all’istante. Ma che razza di domanda è? Io mi rifiuto di rispondere!
“Max, ma i cazzi tuoi?” intervenne Nath.
“Nath non fare il rompicoglioni adesso!” ribatté lui, sbuffando.
“Quando ha accettato si è automaticamente messa nella posizione di rispondere a qualsiasi domanda e di portare a termine qualsiasi obbligo” precisò Tom. “Quindi deve rispondere”
“Okay okay, se proprio insistete” mi arresi io. “Ecco, sono ancora vergine e….” deglutì. Mi imbarazzava talmente tanto concludere quella frase che mi venne quasi voglia di scappare via, urlando. “E l’unico ragazzo con cui passerei la notte è Nathan” sputai tutto ad un fiato, abbassando il capo e guardando Nath, che mi sorrise dolcemente.
“Oh oh, questa si che è una vera dichiarazione d’amore!” cantilenò Jay; le mani giunte e lo sguardo tipico da cerbiatto appena nato.
“Adesso basta sfottermi, è il mio turno!” sbottai, altamente imbarazzata. “Jay, obbligo o verità?”
Quella mia domanda lo prese alla sprovvista. “Direi obbligo. Voglio proprio vedere cosa hai in mente” Cosa ho in mente? Ah ah, vendetta!
Arricciai il naso, pensando a cosa avrei potuto obbligarlo a fare. “Mmm…ecco ho trovato!” esclamai dopo poco. “Affacciati dalla finestra e urla ‘Sono follemente innamorato di Tom Parker’”
“Cosa?! Non se ne parla!” si rifiutò lui.
“È la legge, Jay, non si discute” gli ricordai, con fare così altezzoso da risultare antipatica perfino a me stessa.
Jay sbuffò, alzandosi e avvicinandosi alla finestra già aperta. Lanciò un ultimo sguardo a tutti noi, che aspettavamo con ansia di assistere alla sua performance, prima di urlare a pieni polmoni: “Io, Jay McGuiness, sono follemente innamorato di Tom Parker!”
Io scoppiai in una risata fragorosa, che si sovrappose a quelle di tutti gli altri, evidentemente divertiti.
“Questa me la paghi, Alison!” sbottò Jay, cercando di nasconderci il fatto che avrebbe fatto invidia ad un pomodoro, rosso com’era diventato.
“Su Jay, non ti ha mica sentito nessuno” dissi, trattenendo a stento un'altra risata.
“Ed è qui che ti sbagli! Due ragazze stavano passando proprio di qui quando ho confessato al mondo intero il mio amore per Tom”
Max cadde all’indietro per le risate, col braccio stretto attorno alla pancia. “Alison mi inchinerei ai tuoi piedi se solo ne avessi la forza!” biascicò. “Sei stata magnifica!”
“Si, ridete, ridete, intanto io passerò alla storia come il primo licantropo omosessuale” piagnucolò Jay, imbronciato.
“Quando ne hai voglia potresti anche smetterla di lamentarti e continuare col gioco” lo canzonò Siva, e nel frattempo un bellissimo sorriso divertito si allargò sulla sua bocca.
“Non posso vendicarmi, Freeman” mi puntò contro un dito con fare minaccioso. “Però posso sempre prendermela col tuo ragazzo” rise malignamente. “Obbligo o verità, nano?”
“Verità!” rispose Nathan, contraccambiando lo sguardo in modo provocatorio.
Jay rimase un po’ deluso dalla sua decisione: avrebbe preferito dicesse ‘obbligo’.
“Bene, cosa faresti se Alison si innamorasse di uno di noi quattro?” e con un ampio gesto del braccio indicò lui, Siva, Max e Tom.
Bravo Jay, complimenti! Non potevi scegliere domanda migliore. Vendetta azzeccata anche la sua!
“Non lo farà” sputò Nath, secco.
“Avanti, è solo una supposizione!” si lamentò Jay, roteando gli occhi al cielo.
Nath sbuffò, infastidito. “Mm…” mugugnò. “Anche se con molta difficoltà la lascerei andare, se quello è ciò che la rende felice”
Automaticamente la mia mano si intrecciò alla sua. “Non preoccuparti, non succederà mai” gli sussurrai, rassicurandolo.
“Ehi ma stai piangendo?” sentimmo Angel chiedere a Siva.
Mi voltai nella loro direzione e constatai che la domanda di mia cugina era proprio azzeccata: una lacrima stava rigando il suo viso sorridente.
“Non ci fate caso” intervenne Max, noncurante. “Siva è molto sensibile ed emotivo”
Scoppiai a ridere, così come anche Angel. Oh ma che dolce questo lupacchiotto di Siva!
“Smettetela di fissarmi, non vi è mai capitato di commuovervi?!” esclamò Siva, asciugandosi le guance.
“Dai continuiamo a giocare” ci incitò Nathan, attirando la nostra attenzione su di sé. Si avvicinò al mio viso e bisbigliò: “Ad Angel piace Siva, giusto?”
“E tu come…? Ah dimenticavo, leggi nel pensiero” mi diedi un colpo sulla fronte. “Che intenzioni hai?”
Strizzò l’occhiò. “Angel, obbligo o verità?”
“Oh…ehm…” balbettò lei, imbarazzata. Ancora non si sentiva a suo agio in compagnia di cinque licantropi. “Obbligo” disse, infine, coraggiosamente.
“Che ne diresti di baciare ripetutamente il collo di Siva?” fece Nath, bagnandosi il labbro superiore col la punta della lingua. A quel suo gesto un brivido attraversò il mio ventre. Cazzo, se non è eccitante!, pensai.
“C-cosa?” balbettò lei, sgranando i suoi rossi occhi da vampira. Siva, contemporaneamente, era arrossito rovinosamente.
“Angel non mi pare che il tuo udito sia migliorato dopo la trasformazione” notai. “Sorda eri e sorda rimani”
“Taci, cugina!” sbraitò lei. Con un veloce movimento si posizionò a cavalcioni sulle gambe di Siva, che intanto la guardava attentamente in viso, come sbalordito dalle sue gesta. Angel poggiò la sua bocca poco sotto il suo orecchio, baciandolo ripetutamente, finché con le labbra non toccò la sua spalla e fu interrotta dall’urlo di Tom. “Ehm, non vorrei essere inopportuno, ma mi preoccupa la salute mentale del mio compagno” ridacchiò. “Guardatelo, è come entrato in tranche!”
Di scattò Angel tornò al suo posto, col volto che andava a fuoco, proprio come quello di Siva.
“Ehm…Siva, obbligo o verità?” chiese subito lei, evitando ogni riferimento a quello che era appena stata costretta a fare.
“V-verità” mormorò Siva ancora un po’ scosso.
“Rivela uno dei tuoi segreti”
“Beh…” arricciò il naso. “Mi piacciono i film strappalacrime” ammise, senza neanche un briciolo di imbarazzo.
“Wow, sei una continua sorpresa, Siva” ammirai io, rivolgendogli un grande sorriso che venne ricambiato con piacere.
“Okay, l’ultima domanda va a me” continuò Siva, mettendosi comodo, a gambe incrociate. “Obbligo o verità, mio caro Tom?”
“Ma che domande! Obbligo, naturalmente” fece lui, mentre la modestia volava via dal suo corpo.
“Versati dell’acqua ghiacciata addosso” sentenziò Siva, dopo averci riflettuto per qualche attimo.
“Eh ma lui ha la pelle bollente!” mi opposi io. “Non sentirebbe nulla”
“Silenzio principessa, non sta a te decidere” cacciò fuori la lingua, ricordandomi i tipici bambini pestiferi che non ascoltavano mai ciò che li veniva detto o consigliato.
Tom si precipitò in cucina, tornando con in mano una caraffa piena d’acqua e cubetti di ghiaccio. Allontanò il colletto della maglia dal suo petto, versando il liquido gelato sul suo corpo invulnerabile a qualsiasi cosa fredda.
Rimasi sbalordita, mentre una grossa macchia d’acqua si espandeva per l’intera superficie della maglietta e grosse gocce ricadevano sul tappeto.
“Tu non sei umano” commentai, sbigottita.
“Infatti per metà sono un lupo” mi rispose, ironicamente, lui.
“Ragazzi, chi ha voglia di una pizza?” propose Max, balzando in piedi con un battito di mani.
Tutti alzarono la mano, compresa io. Tentai di mettermi in piedi e seguire gli altri che si stavano incamminando per la cucina, ma Nath mi afferrò per il polso, facendomi cadere su di sé.
“Obbligo o verità, piccola?”
“Mm…obbligo” riposi, sorpresa ma allo stesso tempo divertita dalla sua richiesta.
“Baciami” sussurrò, sfiorandomi col pollice la bocca.
La mia mano destra scivolò nei suoi capelli, mentre le sua labbra si incastravano perfettamente alle mie.
La sua di mano si poggiò sulla parte bassa della mia schiena, trascinandomi sulle sue gambe.
Subito le mie dita iniziarono a giocherellare coi lembi della sua maglietta, sollevandogliela lentamente.
“Alison, ti prego stai ferma. Ti ho già detto…” lo zittì immediatamente con un altro bacio. Non volevo che rovinasse anche quel momento.
Mi allontanai dalla sua bocca poco dopo, con uno schiocco. “Provaci, Nath” sussurrai. “Ti prego”
Scosse la testa. “No, non posso e lo sai”
“Devi farlo per me” lo supplicai. “N-non puoi farmi credere che non mi toccherai mai e che io dovrei abbandonare il desiderio di averti; di sentirti mio”
Quelle parole lo ammutolirono. “Ma io non voglio farti male” mormorò, disperato.
“Mi faresti più male se mi rifiutassi ancora una volta” ammisi, con un soffio.
Nath si voltò, guardandosi nervosamente le mani.
“Ci proveremo” bisbigliò, infine. “Ti prometto che ci proveremo. Ma non questa sera”



Hi girls!:3
Okay, fucilatemi, lapidatemi, mettetemi sotto con una macchina, impiccatemi, fatemi affogare in una vasca piena di piragna ne avete tutto il diritto :\
Ragazze scusate tanto sono nuovamente in ritardo, e perlopiù questa volta di quasi 3 SETTIMANE .-.
Il fatto è che come compiti per le vacanze avevo da leggere 4 libri e quindi non ho avuto tempo per concentrarmi su questo capitolo, anche perché la mia migliore amica mi veniva sempre a prelevare da casa e mi costringeva ad uscire T.T
La prossima volta cercherò di non tardare troppo :\

Passando alla storia: Alison destinata a diventare capo branco? Wow, che notizia sconvolgente! :’) Che ve ne pare di quest’idea? Vi piace il fatto che nel suo destino ci sia una vita da licantropo? Solo che Nathan non ne vuole proprio sentir ragione :\
Menomale che spunta Tom con la sua geniale idea del gioco ‘Obbligo o Verità’ che scarica un po’ la tensione xD Che poi il gioco è servito anche ad Alison per poter prendere coraggio e confessare a Nath che vorrebbe tanto passare la notte insieme a lui *-* Però lui è il solito guastafeste e non ha nessunissima intenzione di toccarla .-. Ma bravo Nathan, complimenti!

Beh che dire? Ringrazio chi ha recensito il mio capitolo precedente, chi ha inserito la mia storia nelle preferite e nelle seguite ed anche le lettrici silenziose, che anche se non si fanno sentire sono ugualmente importanti!<3
Alla prossimaaaaaa ragazze :33 (Supportatemi moralmente così che il prossimo capitolo non arrivi di nuovo in ritardo xD Grazie in anticipo per l’appoggio lol)
La vostra ritardataria DrunkBunny

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Nuova Arrivata ***


                                            
 
Your Dark Side
Capitolo 10
Nuova Arrivata
“Alison smettila!” mormorò all’improvviso Nath, con voce roca.
“Smettere di fare cosa?” feci io, ridendo.
“Di fissarmi. Mi metti a disagio!” esclamò schiudendo di poco gli occhi e sbadigliando.
“Sei troppo bello, Nath” gli rammentai, giocherellando col suo ciuffo. “È impossibile che ti senta a disagio se qualcuno ti guarda”
Non rispose. Chiuse nuovamente gli occhi, poggiando il capo sul mio petto e circondandomi la vita col braccio, mentre un’espressione rilassata alleggiava sul suo volto.
“Hai intenzione di restare a letto per il resto della tua vita o vieni con me a fare colazione?” incrinai la testa di lato per poter guardare il suo viso, per metà nascosto dai miei capelli.
“No, Alison, io ho ancora sonno!” si lamentò, stringendomi ancora di più.
“Okay va bene, basta che non mi frantumi le ossa del bacino” dissi liberandomi dalla sua presa e scendendo piano dal letto.
“Dove stai andando?” mi chiese; la voce ancora impastata dal sonno.
“Te l’ho detto, ho fame e vado a fare colazione” risposi, abbassando la maniglia della porta. “Ah e quando torno non voglio vederti ancora sotto le coperte!” lo avvertì uscendo definitivamente dalla sua stanza, mentre Nath, aggrappandosi al cuscino per poterlo stringere tra le sue braccia, sbuffava.
Per le scale colsi Tom nel bel mezzo di uno sbadiglio.
“Ma che avete tutti questa mattina?” esclamai, stupefatta.
Tom inarcò le sopracciglia, perplesso. “A cosa ti stai riferendo, principessa?” domandò, grattandosi la nuca e squadrando il mio corpo da capo a piedi, coperto solo da una misera maglietta di Nathan.
Abbassai il lembo inferiore della T-shirt, arrossendo lievemente. Poi continuai: “Mi riferisco al fatto che Nath è nel bel mezzo di un rapporto amoroso con il letto e tu ancora sbadigli alle 11.30 di mattina!” spiegai, a braccia incrociate.
“Se vuoi vivere coi lupi, Ali, devi farci l’abitudine coi suoi orari fuori dal normale” mi avvertì Max, che era di passaggio.
“Grazie dell’avvertimento!” feci io, roteando gli occhi al cielo. Tom si lasciò scappare una risata.
“Sai per caso dov’è Angel, Parker?” chiesi in seguito, alzando istintivamente lo sguardo al soffitto.
“È con Siva” rispose lui. “Quella succhiasangue è riuscita a fargli il lavaggio del cervello, a quell’idiota tutto muscoli e niente cervello!”
“Ehi!” gli diedi un piccolo pugno sul petto. “Non usare mai più quel nomignolo quando parli di mia cugina!” esclamai alquanto irritata.
Un sorriso ironico, quasi malizioso, increspò le sue labbra. “Sei molto bella quando ti arrabbi, lo sai?” Sgranai gli occhi e le mie guance avvamparono. “In realtà sei bellissima sempre, anche appena sveglia come adesso” Tom fece qualche passo, ritrovandosi sul mio stesso scalino. Avvertì il suo braccio cingermi il bacino, con l’intento di avvicinare di più il mio corpo al suo. Abbassai subito lo sguardo, imbarazzata.
“Riuscirò mai a farti innamorare di me?” mi sussurrò. Il suo fiato sulle mie gote.
“Riuscirò mai a farti capire che la devi smettere di fare il playboy con me?” risposi, sarcasticamente, prendendo coraggio.
“Riformulo la domanda: riuscirai mai ad innamorarti di qualcuno che non sia Nathan?”
Ci avrei scommesso che prima o poi sarebbe saltato fuori il suo nome.
“Tom ti prego…” cercai di allontanarlo da me, senza successo.  “Lasciami andare o rischierai di litigare con Nath per l’ennesima volta”
“Tom, ha ragione Alison!” intervenne Max, inaspettatamente al mio fianco. “Poi non scaricare la colpa su baby Nath, quando sei tu stesso che cerchi rogna”
Tom scosse il capo, sbuffando, un po’ per l’irritazione, un po’ per la rabbia. “Prima o poi riuscirò a rubarti un bacio, principessa” bisbigliò al mio orecchio, prima di ritornare in camera sua, lanciando un occhiata di disapprovazione a Max che ci aveva ‘interrotti’.
“Scusalo, Ali. A volte non riesce a controllare i suoi istinti” mi disse quest’ultimo.
“Tranquillo, Max, non è nulla” abbozzai un sorriso.
“Scendi con me a fare colazione, capo branco?” mi chiese poco dopo, sfoggiando il suo meraviglioso sorriso a 32 denti.
“Era quella l’intenzione prima di incontrare Tom” risposi seguendolo in cucina.
Presi posto su una delle sei sedie poste intorno alla tavola, mentre Max riempiva due bicchieri di latte fresco.
“Spero solo che Nath non si sia accorto di nulla” mormorai io, picchiettando le dita sul tavolo. “Almeno ci risparmiamo un’altra sfuriata da parte sua”
“Sta tranquilla, Ali, il nano sembra sprofondato in un sonno senza fine” mi rassicurò Max, prendendo posto al mio fianco.
Mi scappò un sorriso. Mi divertiva il fatto che tutti in quella casa avessero la fissa di soprannominarlo ‘nano’ o ‘baby Nath’; erano dei nomignoli così carini, a mio parere, anche se alquanto irritanti per Nathan.
“Comunque ha ragione Tom” iniziò Max. “Sei davvero molto b…”
“Max ti ci metti anche tu, adesso!” sbottai, allungando il braccio per dargli una spinta.
“Senso dell’umorismo neanche a parlarne, eh? Stavo solo  scherzando!” aggiunse lui, scoppiando in una risata fragorosa.
“Buongiorno a tutti” Siva era appena entrato in cucina, sbadigliando e grattandosi la nuca.
“Giorno ladro di cugine” dissi io.
“Giorno Siva” Max alzò lo sguardo dal suo bicchiere, così da poterlo guardare in faccia. “Santo Dio ma che sei stato sveglio tutta la notte? Hai delle occhiaie da far paura!”
“Tutta colpa del nano!” esclamò lui, aprendo il frigorifero. “Non fa altro che russare!”
“Oh beh, forse ha avuto altro da fare questa notte invece che dormire” Max mi lanciò un’occhiatina provocatoria.
Arrossì di colpo, colpendolo istintivamente dietro la nuca. Siva scoppiò a ridere, mentre sorseggiava il suo succo di frutta.
“Io e Nathan non abbiamo fatto un bel niente ieri sera, depravati!” urlai io, altamente imbarazzata.
“Cattiva bimba, non si lascia in astinenza il proprio ragazzo” cantilenò Max, scuotendo il dito indice ad un palmo dal mio naso.
“George sei un coglione!” sbottai irritata. Bevvi l’ultima goccia di latte  dal mio bicchiere e mi precipitai su per le scale, evidentemente rossa in viso e infastidita dal loro comportamento.
Andai in bagno e chiusi la porta a chiave. Indossai i vestiti che avevo scelto la sera prima: pantaloni neri aderenti, la mia amatissima camicia a quadri rossa e le mie Converse grigie.
Entrata in camera di Nathan, lo vidi in piedi di fronte al letto, che mi dava le spalle. Era a petto nudo, con indosso solo un paio di jeans scuri e ben attillati che risaltavano le curve del suo fondoschiena.
Dio, quanto mi piaci, Nath, pensai. Mi scappò un gemito.
“Ehi” disse lui sorridente, avanzando nella mia direzione. “Non ti avevo sentita entrare” Mi cinse la vita, lasciandomi un dolce bacio a stampo sulle labbra. Adoravo la consistenza così morbida della sua bocca.
Poggiai le mie mani sul suo petto, cominciando ad accarezzarlo lentamente. Lo sentì sorridere lievemente. “Devo temere una tua reazione eccessiva?” ridacchiò lui, mentre il suo petto sotto il mio tocco si alzava e abbassava a ritmo incalzante. “Non vorrei che mi saltassi addosso” mi sussurrò.
“Ma tu mi ti presenti così!” obbiettai. “Lo fai apposta!”
Rise. “Eccitata, amore?”
“No, per niente” feci io ironica, causando in lui un’ulteriore risata fragorosa.
“Piccola tu sei troppo, e dico troppo, sensibile e praticamente schiava dei tuoi ormoni” commentò lui, stranamente divertito. “Tipico comportamento da umani”
“Trasformami, allora!” esclamai, speranzosa.
“Ah!” mi ammonì lui, alzando un dito indice ed allontanandosi da me. “Non ci provare nemmeno!”
“Tentar non nuoce” feci spallucce.
Nath roteò gli occhi al soffitto, esasperato. “Sei più testarda di un mulo, lo sai?”
Feci una smorfia offesa. “Da che pulpito viene la predica” ribattei, subito. “Signor-non-ho-nessunissima-intenzione-di-toccarti!
In neanche cinque secondi, il tempo di batter ciglio, mi ritrovai distesa sul letto con Nathan a cavalcioni su di me; le sue mani che tenevano ferme le mie braccia ed un sorriso beffardo sul suo viso. Per un momento rimasi sorpresa da quella sua azione: non ci potevo credere che Nath era proprio lì, su di me, così fottutamente eccitante.
“Sei una bimba cattiva, amore” soffiò; la sua bocca che al minimo movimento si sarebbe posata sulla mia. “Cattiva e antipatica!” esclamò, prima di lasciarmi un morbido bacio a stampo.
Le mie mani si poggiarono automaticamente sui suoi fianchi, sotto il suo sguardo attento. Per un istante i miei occhi si posarono nel punto in cui il bacino di Nathan ed il mio erano vicinissimi.
Non avevo più il controllo del mio corpo: inaspettatamente i mie denti erano entrati in contatto col mio labbro inferiore, mentre le mie dita sfioravano il suo busto perfetto, tracciando segni informi sulla sua pelle.
“Sei bellissimo…” sussurrai.
Al mio tocco sentì i muscoli di Nath contrarsi. Stava cercando di resistermi.
La mia mano destra scivolò lenta in mezzo alle sue gambe per potergli spuntare i jeans. Avvertì le sue gambe irrigidirsi all’istante: non volendo Nath strofinò il suo ventre contro il mio. Una scossa di pura eccitazione attraverso il mio corpo.
In seguito a questo mio gesto un po’ troppo spinto, le calde mani di Nath circondarono, improvvisamente, la mia vita, facendomi scivolare un po’ più in giù e sistemarmi meglio sotto di lui. Senza distogliere lo sguardo da me, sbottonò lentamente, e con fare anche un po’ incerto, la mia camicetta. Poi si fermò, all’istante.
Per evitare che cambiasse idea all’ultimo momento mi alzai su entrambi i gomiti e lo baciai. Gli misi una mano dietro il collo e lo trascinai giù con me.
Le sue mani, non più esitanti, disegnarono il contorno de mio corpo, fermandosi a sostenere il mio petto. E nel frattempo la sua bocca si spostava sulla mia spalla, baciandola ripetutamente.
Cominciai ad ansimare. I miei sospiri si confusero col respiro affannato di Nath.
Con un veloce movimento afferrò le mie gambe, allacciandole attorno al suo bacino. Mi strinsi ancora di più a lui. Nath premette, in modo esigente, il suo ventre contro il mio, lasciandosi scappare un grugnito.
Sorrisi, soddisfatta. Ero riuscita a farlo cedere, finalmente.
Però si sa, la convinzione a volte distrugge tutti i tuoi traguardi.
“Basta!” urlò, allontanandosi così velocemente da me che andò a finire giù dal letto con un tonfo.
Sbuffai irritata, tirando un pugno contro il muro. Eh che cazzo!
“Devi finirla di insistere e provocarmi così!” mi rimproverò, aggiustandosi i pantaloni e passando una mano tra i suoi capelli, come per riordinarli.
“Come al solito la colpa è solo mia, vero Nath?” feci io, adirata. “Prima ti lascia andare e mi dimostri di volerlo fare e poi fai l’idiota scappando via!”
“Non posso farlo, Alison! Lo vuoi capire che così ti rovinerei?!”
“Avevi promesso che ci avremmo provato!” esclamai.
“Continua così e dovrai rinunciare anche solo ad un mio bacio, se questo calmerà i tuoi ormoni!” mi avvertì.
“Vai a fanculo, Nath!”
Raggiunsi a grandi passi la porta, intenta ad andar via, ma lui mi afferrò per un polso. “Ferma…” mormorò.
“Lasciami!” urlai. “Mi tratti come se fossi una stupida ragazzina! Quando quello che dovresti capire è che se faccio così è per dimostrarti che io ti voglio per davvero!”
Lacrime di rabbia inondarono i miei occhi. Rabbia e irritazione stavano prendendo il sopravvento su di me.
Nath non pronunciò una sola parola. Si limitò a distogliere lo sguardo da me e abbassare il capo.
Aprì di scatto la porta, incazzata nera, ritrovandomi i ragazzi sulla soglia della porta che stavano origliando. Mi feci spazio tra di loro, spingendo involontariamente Siva, e scesi le scale il più velocemente possibile.
Mia cugina Angel era in cucina, che guardava la tv seduta sul tavolo.
“Alice, dove stai andando?” urlò non appena mi vide. Ma io non risposi e continuai a correre, finché non aprì la porta d’ingresso, scomparendo dietro di essa.
Continuai a correre senza sosta, e in pochi minuti raggiunsi casa mia, dove ad accogliermi trovai la mia vivace e sempre sorridente mamma.
“Oh buongiorno tesoro” mi salutò.
Alzai una mano, interrompendola prima che potesse continuare a parlare. “Non ho voglia di parlare della serata trascorsa ieri coi ragazzi, non voglio che nessuno mi disturbi, NON VOGLIO SENTIRE NOMINARE NE’ NATHAN, NE’ JAMES E NE’ TANTOMENO SYKES!” urlai, entrando in camera mia e sbattendomi la porta alle spalle.
Portai entrambe le mani sulla schiena, poggiando la testa sulla porta e chiudendo gli occhi, da cui le lacrime continuavano a sgorgare in fiumi amari.
Sospirai e mi lasciai cadere per terra, mentre nella mia mente si facevano spazio le immagini di quello che era successo poco fa tra me e Nath. E ad ogni ricordo, già così stranamente lontano, corrispondeva un mio gesto istintivo.
Le sue labbra incastrate perfettamente alle mie; col dito indice sfiorai il mio labbro inferiore.
Le sue mani che si muovevano lente sul mio corpo; mi strinsi in un abbraccio automatico.
La sua bocca così delicata, ma allo stesso tempo così esigente, sulla mia pelle; i polpastrelli della mia mano sinistra percorsero l’intera lunghezza del mio collo e della spalla.
Rabbrividì al solo pensiero del suo corpo così vicino al mio; delle sue curve che si incastravano perfettamente alle mie.
Senza neanche accorgermene iniziai persino a singhiozzare lievemente. Quelle lacrime, non era lacrime di tristezza, ma bensì di rabbia, di sfogo.
Avrei anche potuto accettare la sua scelta di non voler fare l’amore con me per proteggermi, ma non riuscivo a sopportare il fatto che bastasse un solo mio gesto leggermente provocante a farlo cedere ed illudermi che tra noi potesse succedere qualcosa.
Tutto quel turbine di immagini e pensieri venne fortunatamente interrotto dal bussare insistente di qualcuno alla porta.
“Non voglio vedere nessuno!” esclamai, con voce tremante.
“Neanche me, principessa?”
Riconobbi subito la sua voce. Mi scostai di qualche centimetro, lo spazio necessario per poter aprire la porta e farlo entrare.
“Entra” mormorai, cercando di asciugarmi la guance con le maniche della mia camicia. Quella camicia impregnata ormai del suo profumo.
Tom si sedette al mio fianco, a gambe incrociate. “Che succede, Ali?” mi domandò, preoccupato. “Perché tu e Nath stavate urlando come matti poco fa?”
“Tom tu pensi che io sia una stupida?” quella fu una domanda estemporanea.
“Se proprio devo rispondere direi che stupida sia il minimo” ridacchiò.
Gli diedi una spinta, e nel frattempo un inaspettato ma soprattutto ben accolto sorriso divertito increspò le mie labbra. “Riesci a fare il serio almeno per 5 minuti?”
Rise ed io capì di essere davvero sollevata di averlo accanto in quel momento. Vedere il suo volto, il suo umorismo, pronti a rassicurarmi mi faceva star bene.
“Posso farti una domanda?” aggiunsi poco dopo, in un sussurro incerto.
“Dica!”
“Immagina di star insieme ad un’umana, come me, che ti ami così tanto da voler fare l’amore con te. Tu, da licantropo, cosa faresti?”
Abbassai subito lo sguardo. Il fatto di desiderare così tanto Nathan e dirlo proprio a lui, lui che stava cercando di dimostrarmi in tutti i modi possibili ed immaginabili che provava qualcosa per me, mi metteva in imbarazzo e mi sentivo anche un po’ in colpa. Ma lui era l’unico con cui sentivo di poter parlare liberamente.
“Farei la stessa cosa che sta facendo Nathan” rispose Tom, sincero.
Sospirai, senza aggiunger nulla, e sprofondando nelle mie braccia.
“Ascolta Alison…” cominciò lui, costringendomi a guardarlo negli occhi. “Nath lo sta facendo per te, per proteggerti. Mettiti nei suoi panni: ha paura di fare un errore e pentirsene subito dopo”
Quelle sue parole cominciarono a farmi sentire una vera idiota. Ma non lo avrei ammesso, anche perché, come me, anche Nath cedeva facilmente alle tentazioni.
“Però mi ha fatto una promessa…” tentai.
“Non arrampicarti sugli specchi, Alison” mi consigliò.
“Non lo sto facendo!” sbottai io. “Ha promesso che c’avrebbe provato! Se non ne era sicuro avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa!”
“Avanti principessa non fare la dura, non ne sei capace!” mi prese in giro Tom, ridacchiando. “Sappiamo entrambi che non riuscirai a tenergli il muso a lungo”
A quel punto avevo terminato la scorta delle parole per replicare: aveva ragione.
Tom si alzò con un balzo e sistemò i suoi jeans. Mi porse una mano, sorridente.
“Vieni, tu e Nath dovete parlare”
La afferrai senza esitazioni, annuendo impercettibilmente.
Tom fece qualche passo, intento ad uscire dalla mia stanza, ma io lo bloccai.
“Aspetta, Parker!” esclamai, mentre lui si voltava. “Meriti un abbraccio” gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte.
 
Tom mi aveva riaccompagnata a casa dei ragazzi e convinta a parlare con Nathan.
 Io avevo liquidato mia madre, che insisteva pur di sapere cosa mi era successo, dicendole che le avrei raccontato tutto la sera.
Varcata la soglia un confuso borbottio arrivò alle nostre orecchie. Guardai Tom in cerca di spiegazioni, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
Seguimmo quelle voci che chiacchieravano animatamente tra di loro ed entrammo nel soggiorno.
Erano tutti lì. Chi seduto sul divano, chi in piedi. Tutto sembrava apparentemente normale, solo un particolare mi lasciò perplessa: Chi era quella bellissima ragazza sconosciuta seduta sulle gambe di Jay?
“Ciao Alison” mi salutò allegro, Siva.
Rivolsi un sorriso a tutti quanti e nel frattempo cercavo Nath con lo sguardo. Lo vidi, era proprio di fronte a me, poggiato sulla parete, con un’espressione vuota sul volto.
Mi avvicinai a lui con passo lento, ma deciso, sotto gli sguardi pensierosi dei ragazzi e quello incerto della ragazza misteriosa. Gli presi la mano e subito lui alzò il suo sguardo sul mio.
“Vieni con me…” gli sussurrai.
Insieme ci incamminammo verso la sua stanza. Chiusi la porta a chiave, per evitare che qualcuno ci interrompesse involontariamente.
“Sei arrabbiata con me?” mormorò subito, Nath.
Presi un profondo respiro e parlai. “Ascolta Nathan, io potrei accettare, anche se difficilmente, il fatto che tu non voglia toccarmi per paura…” feci una pausa. “Ma tu non devi illudermi. Prima mi hai fatto credere che avessi cambiato idea, che avresti voluto…” non riuscì a concludere. Forse per l’imbarazzo o per il fatto che io sperassi fosse così e invece era successo tutto il contrario.
“Alison non volevo illuderti, credimi” si scusò lui. “Tu neanche immagini quanto ti stessi desiderando in quel momento” mi rivelò.
Quella fu la conferma che anche lui voleva me, ma non riusciva a superare quell’ostacolo che gli impediva di dimostrarmelo.
“Perché ti sei tirato indietro, allora?”
“Perché ti ucciderei” ammise, disperato.
“Nath non succederà!” tentai di convincerlo. “Tu non mi ucciderai. Non sei un mostro, mettitelo bene in testa”
“Non dovresti prendere la cosa così alla leggera, potrei perdere il controllo in un istante e farti del male irreparabile”
Riuscì a vedere nei suoi occhi il terrore di quello che avrebbe potuto farmi se solo non fosse riuscito a mantenere la calma.
“Ha davvero paura…” mormorai, comprensiva.
Lui annuì. Lo abbracciai senza proferir parola. Nath mi strinse a sé senza esitazioni, affondando il suo viso nei miei capelli.
“Tu vuoi davvero farlo?” mi sussurrò. “Saresti disposta a correre questo rischio?”
“Io si, ma devi volerlo anche tu. Non ho più voglia di insistere” mi arresi.
Si allontanò di poco da me, così da potermi guardare meglio in faccia. “Lo voglio”
Incastrai la mia bocca con la sua, in un bacio che lui ricambiò con molto piacere, senza nessuna paura che lo trattenesse.
Fummo, sfortunatamente, interrotti da delle risate provenienti dal piano di sotto. Subito mi balzò in mente il pensiero di quella ragazza sconosciuta.
“Ah quasi dimenticavo! Chi è quella ragazza che si è insediata in casa vostra?” gli domandai, prendendo posto sul suo letto.
“Si chiama Nicki, è la ragazza di Jay” mi spiegò Nath, con semplicità.
“Quindi anche Jay ha una storia con un’umana”
A Nah scappò una risata quasi isterica. “Già..”
Aggrottai la fronte. “Non è umana?” chiesi già con la frase pronta ad accogliere una sua eventuale risposta negativa. Perché se solo avessi scoperto che quella ragazza fosse un licantropo come loro cinque, sarei stata disposta a minacciare Nath purché trasformasse anche me, dato che si ostinava a dire che non sarei sopravvissuta al dolore insopportabile che causava il morso di un lupo.
“Ma che vai dicendo? Certo che è umana” si affrettò a rispondere lui.
Ma la sua mancata sicurezza mi lasciò perplessa. “E allora che c’è che non va?” lo incitai a confessare ciò che lo turbava.
Nath si passò una mano tra i capelli, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Come reagiresti se ti dicessi che Nicki è la mia ex-ragazza e che resterà a vivere qui con noi?” rivelò tutto d’un fiato.
“COSA?” balzai in piedi. “Quella specie di Dea greca tutta gambe è la tua ex-ragazza?!”



Hi Girls!:3
Lo so, sono di nuovo in ritardo :/ Scusatemi ma sempre i soliti impegni: compiti, scuola, scuola, compiti .-. Ho cercato di scriverlo il prima possibile ma non sapevo come farlo iniziare T.T 

Comunque, passando alla storia:
Nath e Alison stranamente questa volta non hanno litigato per Tom, ma bensì per il fatto che lui vorrebbe lasciarsi andare ma lo nega perchè ha troppa paura :/
Poi c'è un'altra novità! UNA NUOVA ARRIVATAAAAAAAA xD Nicki è la ragazza di Jay e ex-fidanzata di Nathan....Ops xD Alison non sembra averla presa nel migliore dei modi :")
E poi secondo voi Nath ha detto tutta la verità su di lei? *sguardo misterioso*

Spero di essermi fatta perdonare, anche se questo capitolo non è un granchè, anche perchè non ho neanche avuto il tempo di rileggerlo per bene :/ Beh pazienza! :)
Mi piacerebbe sapere le vostre considerazioni e consigli tramite una piccola recensione :3
Alla prossima mie bellissime lettrici! *-*
DrunkBunny

P.S: Ringrazi di cuore chi ha recensito il mio capitolo precedente, chi ha messo la mia storia tra le preferite e le seguite ed ovviamente anche le lettrici silenziose<3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Appuntamento nel Bosco ***


20k26o9.jpg.png

Your Dark Side

Capitolo 11

Appuntamento nel Bosco

Avevo percorso il perimetro di quella stanza più di dieci volte, ormai. Ero sbigottita e continuavo ad agitare le mani per aria, nervosa.
“Avanti Alison, non c’è motivo di agitarsi così tanto!” cercava di tranquillizzarmi Nath.
“Come faccio a stare calma?!” sbottai, arrestando il passo per qualche breve istante, prima di riprendere la mia marcia. “La tua ex-ragazza dormirà nella tua stessa casa, d’ora in poi!”
“E con questo?” fece lui, esasperato. “Non ho mica intenzione di farci niente”
Lo fulminai con lo sguardo; roteò gli occhi al cielo. “Come puoi pensare che voglia farlo con lei quando non mi permetto neanche di sfiorare te!”
“Non sto dicendo questo!” esclamai, incrociando le braccia al petto.
“E allora dimmi dove diavolo vuoi arrivare!”
“Io di te mi fido, credo di avertelo detto più di qualche volta” mormorai, facendo qualche passo nella sua direzione. “Quella che mi preoccupa è lei!”
Con mia sorpresa, inseguito a quella mia affermazione, sul volto di Nath comparve un piccolo e dolce sorriso. “Per caso la mia Alison è gelosa?”
Mi irrigidì. “Non sono gelosa!” esclamai, dandogli le spalle per nascondere l’imbarazzo. Riusciva sempre a capire tutto!
Presto, però, avvertì due calde e morbide mani poggiarsi sui miei fianchi. Nath scoprì il mio collo, portando i capelli sulla mia spalla sinistra. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrò: “Si, lo sei” Rabbrividì.
“Tu promettimi che tra voi due non c’è più niente ed io imparerò ad accettare il fatto che lei si è trasferita qui e smetterò di fare la gelosa”
Rise. “Sei buffa quando fai l’offesa, lo sai?”
Gli diedi un’innocua spinta. “Nath non sto scherzando!”
Roteò gli occhi al cielo. “Ma di cosa ti stai preoccupando, Ali? Che pensi che approfitterei della tua assenza durante la notte per iniziare una specie di storia d’amore segreta con Nicki?!”
“Ti ho già detto che sono le sue probabili intenzioni a farmi paura e non le tue!”
“Non è quello che stai dimostrando, Ali”
Abbassai lo sguardo, incapace di rispondere o anche solo di mantenere il contatto visivo.
“Non riesci proprio a capire che sei tu l’unica che voglio?” mormorò, sollevandomi il mento col dito indice così da potermi guardare in viso. Ma io roteai subito le pupille guardando altrove, incapace di fare altro.
“Alison, Nicki adesso sta con Jay” continuò, sull’orlo della disperazione. “È vero, ho avuto una storia con lei, ma ora è tutto finito. E se vuoi saperlo non ha nemmeno significato niente di importante per me” lo guardai per un istante perplessa. “Non che l’abbia usata, ovvio” aggiunse in fretta, in risposta alla mia espressione stupita. “Ma sentivo che per lei non provavo nulla di speciale”
Mi allontanai lentamente da lui, sedendomi sul letto. “Hai ragione, scusami” mormorai, imbarazzata. “Forse ho esagerato”
Nath mi rivolse un dolce sorriso, prendendo posto vicino a me, poggiandosi sulle ginocchia. Mi lasciò un morbido bacio sulla bocca, che ricambiai piacevolmente.
“Sorvoliamo” scrollò le spalle. “Ammetto che mi piaci quando fai la gelosa” strizzò l’occhio.
Scoppiai a ridere, lasciandomi cadere a peso morto sul cuscino. Accavallai le gambe e feci segno a Nathan di stendersi al mio fianco. Mi accoccolai disperatamente a lui, mentre il suo braccio destro serrava la mia vita. Posò le sue labbra sulla mia tempia, in un caldo e profondo bacio.
“Posso farti una domanda?” mormorai, all’improvviso.
“Mh mh” annuì lui, calmo.
“Con Nicki hai mai fatto…”
“No, mai” rispose ancor prima che io finissi la frase. Stranamente il suo tono di voce era tranquillo.
“Oh sei vergine, allora!” commentai, con ironia. Nath rise, mentre un lieve rossore colorava le sue lisce gote.
“Ma tu non ti fai problemi a parlare di certe cose con altra gente, eh?” ridacchiò.
“Non con te” dissi, noncurante, giocherellando con le sue dita.
Nessuno dei due parlò più. Su di noi calò un silenzio per niente imbarazzante, anzi tutto il contrario: era rilassante starsene insieme, abbracciati, senza proferir parola.
Io mi lasciavo cullare dal tiepido calore che lui emanava, mentre Nath accarezzava lento la parte bassa della mia schiena.
Quell’attimo era così perfetto che per un solo istante credetti fosse tutto solo un sogno. Ma si sa, con un ragazzo come Nathan anche la cosa più insignificante diventava piacevole, senza nessun particolare fuori posto.
In quella quiete riuscivo a sentire persino il respiro di Nath, che accarezzava gentilmente il mio viso. Chiusi gli occhi, attorcigliando le mie gambe alle sue e stringendo in un pugno la sua maglietta, così da potermi avvicinare ancora di più. Lui mi accolse tra le sue braccia, senza opporre resistenza. Involontariamente, però, feci combaciare il mio ventre al suo. Quando me ne accorsi temetti che così potessi metterlo in imbarazzo o peggio ancora che Nath fraintendesse le mie intenzioni; non avevo voglia di litigare per l’ennesima volta. Così mi allontanai di poco, facendo si che tra me e lui ci fossero almeno tre, quattro centimetri di distanza. Ma con mia sorpresa avvertì la mano di Nath poggiarsi sulla mia coscia, trascinando la mia gamba sul suo fianco.
“Non ti allontanare” mi sussurrò. “Non fa niente”
Era come se mi avesse letto nel pensiero, e per una frazione di secondo pensai fosse realmente così finché non ricordai che la mia mente era un ostacolo per lui.
Il suo gesto mi lasciò letteralmente senza parole, anche se contemporaneamente mi irritò. Mi facevano venire il mal di testa i suoi cambiamenti improvvisi di umore: un momento era il ragazzo cocciuto che non mi avrebbe sfiorato neanche sotto tortura, mentre bastava anche un solo minuto e diventava più sciolto, più rilassato e provocante.
Avvertì le dita di Nathan scivolare fin sotto la mia maglietta, percorrendo l’intera superficie della mia pancia. Tentai di restare calma, fino a quando la sua mano prese ad accarezzarmi il ventre facendomi venire i brividi a fior di pelle.
“Nath, c-cosa stai facendo?” balbettai, confusa.
“Scusami, sto solo cercando di capire cosa provi quando sei così vicina a me, quando…ti tocco” bisbigliò, impercettibilmente.
Portai la mia mano sul suo braccio, sfiorandolo lievemente, mentre ancora si muoveva lento  accompagnando le sue dita in movimenti leggeri e piacevoli sul mio corpo. Incastrai le nostre mani, una all’altra, puntando il mio sguardo nel suo con l’intenzione di non distoglierlo a vita.
“Mi permetti di fare una cosa?” mi chiese, posando i suoi occhi sulle mie labbra.
Annuì impercettibilmente, mentre il mio battito cardiaco aumentava sempre di più sospettando le sue intenzioni. Racchiuse il mio mento nella sua mano, premendo la sua bocca contro la mia con un veloce movimento.
Mi lasciò perplessa il fatto che mi avesse chiesto il permesso di baciarmi, anche se con mia piacevole sorpresa in quel bacio ci stava mettendo così tanta passione. Normalmente evitava di farlo con foga come in quel momento, per paura.
Gli tirai il collo della maglietta, avvicinando ancora di più il suo viso al mio. Nel frattempo Nath infilò la sua mano tra le mie gambe, stringendo la presa subito dopo. Involontariamente mi scappò un gemito, che si affievolì nella sua bocca.
Avvertì la sua lingua accarezzare il mio labbro inferiore: la toccai con la mia. Nath grugnì nel momento in cui spinse il suo bacino sul mio. Ripeté il gesto più e più volte. Dio, come cresceva il desiderio di essere sua.
Aprì per un istante gli occhi. Vidi la sua fronte aggrottata e i suoi occhi serrati. Ce la stava mettendo tutta per dimostrarmi di avere la forza di sopportare l’odore della mia carne, ma per lui era davvero un’impresa ardua.
Mi allontanai da lui, spingendolo delicatamente via con la mano. “Basta così, Nath” mormorai, affannosamente. Abbassai lo sguardo mettendomi seduta a gambe incrociate. “Vedo che ci stai male. Non ti costringerò più a fare qualcosa che ti possa fare soffrire” mi strinsi in un abbraccio automatico.
Era strano fuggire da qualcosa che fino a quel momento avevo desiderato così tanto. Era strano come avessimo scambiato i ruoli: ora era lui che voleva, nonostante tutto, provarci ed io quella che si rifiutava di andare oltre per non vederlo star male.
Era terribile avvertire la brutta sensazione di dover rinunciare a qualcuno o a qualcosa per il bene della persona che amavi. E la cosa scoraggiante era che quella sensazione la causavo io fino a poco tempo fa.
Mi venne quasi da piangere per quanto mi stessi sentendo uno schifo. Non ci credevo di essermi addirittura permessa di mandarlo fanculo sol perché non riuscivo a controllare i miei ormoni; quando lui se mi respingeva era perché voleva evitare di far soffrire entrambi.
Mentre i miei sensi di colpa distruggevano quella poca armonia che avevo con me stessa avvertì la calorosa presenza di Nath alle mie spalle, che mi circondava interamente con le sue gambe, facendo combaciare il suo ventre con la parte bassa della sua schiena.
“Mi dispiace così tanto, Nath…” mormorai, trattenendo a stento le lacrime. “N-non sapevo che la mia vicinanza ti facesse questo effetto”
“Ali, amore, non è colpa tua” tentò di rassicurarmi lui, con la sua melodiosa voce. “Ti ho fatto una promessa ed ho intenzione di mantenerla…” mi lasciò un leggero bacio sulla spalla. “Ti ho scelta io. Ho scelto io di stare con te pur conoscendo i rischi a quali andavo incontro”
“Si, ma io sono stata un’egoista!” esclamai. “Ho tralasciato il fatto che io ti facessi soffrire in questo modo, come se fosse una cosa da niente”
Nascosi il viso tra le mani. “Che stupida! Che stupida!” continuavo a ripetermi, scuotendo freneticamente la testa.
Nath voltò con forza il mio viso verso di sé, incrinando di poco la testa per potermi guardare meglio.
“Smettila di chiamarti in quel modo!” mi rimproverò, duro. “Non sei stupida! È normale che in una coppia si senta il bisogno di avere dei rapporti di quel genere”
Lo guardavo spaesata, non sapendo cosa dire, come reagire. Lui non ci fece molto caso e continuò: “Dimentica il mio comportamento distaccato, i miei rifiuti, i miei infiniti tentativi di farti cambiare idea, il mio essere un licantropo. Fa finta che io sia un ragazzo come tutti gli altri, un umano proprio come te. Non ho intenzione di privarti di nulla, voglio che tu viva e prova tutte le emozioni e sensazioni umanamente possibili”
Le sue parole furono come una droga per il mio cervello, che andò subito in tilt. Sbattei più volte le palpebre per assicurarmi che quello non fosse un sogno. E non lo era.
“Dici sul serio?” sussurrai. Lui annuì in risposta.
A quel punto le mie braccia si strinsero attorno al suo collo, lasciando che Nath poggiasse la sua testa sulla mia spalla.
“Ti amo, lo sai questo, no?” bisbigliai al suo orecchio, prima di sciogliermi davanti ad uno dei suoi fantastici sorrisi.
 
Scese le scale, mano nella mano con Nath, ad accoglierci fu mia cugina seduta a gambe incrociate sul pavimento che guardava tranquilla la Tv.
“Non ti piace il divano?” dissi io, ironicamente, chinandomi su Angel per stampargli un bacio sulla guancia.
“Alison!” squittì lei, balzando in piedi e facendo sussultare sia me che Nathan. “Ma che cazzo di fine avevi fatto?”
“Perché mi cercavi?” azzardai io, alzando un sopracciglio.
“Tu che dici? Ti ho vista correre via piangendo!” gesticolò confusamente con le mani. “Mi sono preoccupata!”
Portai entrambe le mani in avanti, nel tentativo di tranquillizzarla. “Su via, Angel, stai esagerando. Posso spiegarti il perché della mia reazione”
“E allora mettiti comoda e comincia a raccontare!” mi ordinò, autoritaria. Quasi mi scappò una risata nel vederla in quello stato. Era buffa quando faceva la dura.
Mi voltai, cercando lo sguardo di Nath che incrociai subito, dato che lui mi stava già fissando. Mi capì al volo, rivolgendomi un sorriso comprensivo.
“Ho capito, vi lascio sole” mi baciò dolcemente, prima di sparire su per le scale, mentre la sua voce echeggiava per tutta la casa chiamando Max.
“Quindi?” mi incitò Angel, sbattendo ripetutamente il piede contro il peloso tappeto.
La squadrai da capo a piedi, facendomi scappare una risata e agitando distrattamente la mano destra davanti alla sua faccia. “Ti prego, Angi, fa la finita!” esclamai, piegandomi quasi in due dalle risate. “Non ti esce bene la parte della mafiosa”
Presi posto sul comodo bracciolo del divano; poi feci segno a mia cugina di fare lo stesso. Prima che cominciassi a parlare mi zittì poggiando il suo freddo dito indice sulla mia bocca. “Premetto che se c’è di mezzo il tuo bel ragazzo-lupo vado, gli stacco testa, gambe e braccia e poi torno, okay?” mi rivolse un sorriso maligno.
Alzai entrambe le sopracciglia, in difficoltà. Mi aveva presa alla sprovvista, sospettava già che Nathan centrasse qualcosa.
“Okay, Rambo, respira e calma i tuoi istinti omicidi verso Nathan, per una buona volta” gesticolai esasperata le braccia per aria.
Angel sospirò, arresa, incrociando le braccia al petto e facendomi segno con la testa di continuare.
“Questa mattina Nath si è lasciato andare…per qualche istante” raccontai, mettendomi in piedi e camminando avanti e indietro davanti allo sguardo attento di mia cugina.
“Woh woh!” mi ammonì, improvvisamente, lei. “Non ho mica voglia di ascoltare la tua descrizione dettagliata sui vostri rapporti amorosi eh!”
“Cugina mia sei una rottura di palle!” sbottai, arrestando il passo. “Non ne avevo nessunissima intenzione, e poi sei stata tu stessa ad insistere affinché di raccontassi cosa è successo quindi adesso taci!”
“E va bene, dirò le mie considerazioni alla fine”
“Dicevo, tutto sembrava stesse andando alla perfezione, era come se Nath avesse deciso di fare il grande passo, ma si è tirato indietro proprio sul più bello” conclusi, un po’ malinconica, ma non troppo: Nathan mi aveva promesso che avrebbe fatto quel sacrificio per me, poco fa. “Mi ha dato solo fastidio il fatto che mi abbia illusa”
“E adesso? Ce l’hai ancora con lui?” mi chiese, stranamente interessata.
Scossi la testa. “Sa come farsi perdonare” e le strizzai l’occhio. “Tu invece, che hai fatto con Siva sta notte?” strisciai i piedi per terra, dandogli una leggera spinta con la spalla sinistra.
Alla mia domanda Angel arrossì rovinosamente, voltandosi velocemente dalla parte opposta. “N-nulla” balbettò, torturandosi le mani.
“Oh avanti, non raccontarmi balle!”
“Giuro, non abbiamo fatto niente” fece lei, portandosi una mano al cuore e alzando l’altra per aria.
Storsi il labbro, perplessa. “Cioè hai passato una notte intera col ragazzo che ti piace e non hai fatto NIENTE?!”
“Beh…in realtà lui è stato molto dolce, pensa che ci siamo anche addormentati l’uno abbracciato all’altra…” cominciò, sorridendo dolcemente. “Però non è successo nulla, Siva è un ragazzo che ama fare le cose con calma”
“Ma allora gli piaci?” domandai, entusiasta.
Alzò le spalle. “Non lo so”
“Sta tranquilla, ci parlo io col lupacchiotto” e le rivolsi un occhiolino di complicità.
“Oh no no no no no, Alison, ti prego!” esclamò all’improvviso, congiungendo le mani. “Non mettermi in imb…” le tappai la bocca con la mano, spingendola sul divano, purché stesse in silenzio.
“Ti piace Siva?” le chiesi, puntandole contro un dito.
“Beh…”
“Vuoi che tra te e lui funzioni?”
“Ehm, in realtà…io…”
“E allora lascia fare a me” la interruppi, voltandole le spalle e dirigendomi verso l’uscita del soggiorno.
“Ma non mi hai neanche fatto rispondere!” replicò Angel, balzando in piedi.
“So già quello che vuoi, non era necessario che rispondessi alle mie domande” le feci l’occhiolino.
Un’improvvisa folata di vento scompigliò i miei capelli, facendomi istintivamente chiudere gli occhi: avvertì una presenza al mio fianco che dal calore che emanava capì essere di Nathan.
“Devi venire con me, Ali” mi disse, in un sussurro.
Non ebbi neanche il tempo di formulare una risposta o domanda che mi togliesse il dubbio di quelle sue parole così inaspettate, che mi ritrovai per strada, avvinghiata a mo’ di koala sulle sue spalle.
“Nath che succede?” chiesi, spaesata. Guardai alle mie spalle in cerca di mia cugina, che sicuramente era sola, in salotto, in cerca di una spiegazione alla nostra fuga inaspettata. Proprio come me.
Nath non parlò finché non raggiungemmo casa mia. Entrati nel vialetto mi lasciai cadere per terra mentre aspettavo una qualsiasi sua parola che potesse essere considerata come una risposta plausibile.
“Ho sentito i pensieri di tua madre e tuo padre, poco fa..” esordì, quasi spaventato.
“E allora?” feci io, sempre più perplessa.
Nath mi prese le mani e deglutì rumorosamente. “Alison…”
“Mi stai facendo spaventare, Nath”
Mi guardò dritto negli occhi e disse: “Alison, tuo padre è stato ferito…”
“Mio padre è stato ferito?!” urlai.
“Sssh! Ti prego non urlare” mi supplicò.
“Quando? Come? Chi è stato?!” cominciai a camminare nervosamente davanti l’uscio della porta d’ingresso.
“Alison, sta calma” tentò, invano.
“Stare calma? Cazzo Nath, mio padre è stato ferito e nessuno mi dice niente!” esclamai; gli occhi lucidi a causa delle lacrime.
“Ti sto chiedendo di non urlare perché potrebbe sentirti tuo fratello” e indicò con un cenno del capo la finestra, alla sinistra della porta. Mi ci affacciai lentamente e vidi mio fratello, Dustin, steso per terra che guardava i cartoni in Tv. “Lui non sa niente” continuò, avvicinandosi.
Presi un profondo respiro e strinsi forte la sua mano, in cerca di sicurezza. “Nath dimmi una cosa…” sussurrai. “Tu sai chi è stato, vero?” Abbassò lo sguardo, chiaramente in difficoltà. “E lo so anch’io. Dico bene?”
Il suo silenzio confermò che quello che temevo era vero. “Tyler…” bisbigliai, a denti stretti. Stava mettendo a dura prova la mia sopportazione; solo un altro passo falso da parte sua e avrei tentano di ucciderlo con le mie stesse mani. Con le mie mani da umana.
Bussai ripetutamente e ad aprirmi fu proprio il mio fratellino. “Alison!” squittì, imprigionandomi le gambe con le sue piccole braccia.
“Ehi, piccolino” gli accarezzai i morbidi capelli con la mano, scompigliandoglieli. Mi inginocchiai e gli domandai con tutta la tranquillità che riuscì ad accumulare: “Dustin dove sono mamma e papà?”
“Sono in camera. Papà non sta tanto bene” mi ripose, ingenuamente.
“Resti tu con lui?” sussurrai a Nathan.
Annuì. “Certo, vai pure”
Gli mimai un ‘grazie’ con le labbra e salì di corsa le scale, precipitandomi in camera dei miei genitori. Lo spettacolo che mi si parò davanti agli occhi fu terribile: mio padre era steso sul letto che gemeva lievemente; bianco come il latte, era scosso da forti brividi. Una piccola ferita sul polso destro perdeva ancora sangue. Mia madre era ai piedi del letto che lavava il pavimento ricoperto da una grossa e densa macchina rossa.
Lo scatto della serratura fece si che mia madre si voltasse nella mia direzione. “Tesoro, che ci fai qui? Non dovevi restare dai….”
“Mamma perché non mi hai detto niente?” la interruppi, sedendomi di fianco a mio padre e sfiorandogli la fronte.
“Alison non volevo che ti preoccupassi” si scusò lei, prima di scoppiare a piangere. “È stato John, il collega di tuo padre, a portarlo qui. Diceva che un animale lo avevo ferito e che aveva perso molto sangue. Non sono riuscita a fermare il flusso e ha continuato a perderne altro e poi…poi….” Nascose il volto tra le mani e iniziò a singhiozzare rumorosamente.
Io intanto ero rimasta come incantata alla vista dei due piccoli fori che mio padre portava sul suo polso. Erano identici a quelli che Nath aveva sul petto. A quel punto mi fu più che chiaro che era stato Tyler a ridurlo in quello stato pietoso.
Senza volerlo sfiorai la ferita e tutto intorno a me sembrò scomparire, dando spazio all’oscurità più profonda. Sentì il mio corpo paralizzarsi mentre nella mia mente cominciavano a prendere forma immagini non ancora ben definite: ero circondata da alberi, cespugli e rocce. Ma non riuscivo a capire in quale luogo mi trovassi; finché non scorsi tra le folte chiome di due alti alberi davanti a me il corso d’acqua di un fiume. E solo allora riconobbi il bosco di River Land.
Subito una voce roca e minacciosa echeggiò nella mia testa: “Ti aspetto nel bosco. E mi raccomando vieni da sola, se non vuoi che qualcun altro nella tua famiglia faccia la stessa fine del povero Jack”
Caddi per terra, tirando con me le lenzuola che coprivano il corpo tremante di mio padre. E solo quando riuscì ad aprire gli occhi riconobbi quella voce.
“Alison, tesoro, che ti succede?” mi chiese mia madre, allarmata.
“Niente mamma, tranquilla” mi rimisi in piedi col suo aiuto. “Ho avuto un mancamento, niente di grave” le sorrisi, per tranquillizzarla, anche se non funzionò. “Comunque è meglio che leghi ben stretto il polso di papà con un fazzoletto di stoffa. Nell’arco di qualche minuto dovrebbe arrestarsi il flusso del sangue” le consigliai, in verità con l’intento di rimanere sola in camera.
E infatti non appena mia madre oltrepassò la soglia della porta, chiudendosela alle spalle, lanciai un’ultima occhiata a mio padre, che finalmente si era addormentato, e mi preparai ad uscire dalla finestra. Dovevo raggiungere il bosco e dovevo stare attenta a non farmi vedere da nessuno, tantomeno da Nath che me lo avrebbe fortemente impedito.
 
Mi guardavo intorno, spaventata. Ma cercavo di reprimere la mia paura o Nathan avrebbe letto i miei pensieri e si sarebbe subito precipitato da me, con conseguenze disastrose.
Mi strofinavo nervosamente le mani e calciavo tutti i sassi che trovavo sulla mia strada. Ero terrorizzata all’idea di rivederlo dopo così tanto tempo, ma allo stesso tempo riuscivo ad avere quel poco di coraggio al pensiero che avrei avuto anche la possibilità di conficcargli un bel paletto di legno nel cuore. Anche se di umano in lui non c’era più nulla, è la sua gabbia toracica era ormai vuota.
Pensavo a troppe cose contemporaneamente quando la risata di qualcuno echeggiò alle mie spalle. Mi voltai velocemente e il mio sguardo venne catturato dalla sagoma di Tyler, tranquillamente seduto su un lungo e robusto ramo di un enorme albero poco distante da me.
“Ciao dolcezza” mi salutò. Il tono con il quale si rivolse a me fu così odioso che se solo avessi avuto la forza di un licantropo o di un vampiro stesso gli avrei staccato la testa senza pietà.
“Non chiamarmi dolcezza, non ne hai più il diritto!” sputai, disgustata.
“Uh uh, la gattina che tira fuori gli artigli” si fece beffe di me.
Con un agile salto lo vidi sparire dalla mia vista. Ma dove è andato?
Avvertì il suo gelido tocco sulla mia spalla. “Sono qui, alle tue spalle”
Mi allontanai di scatto da lui, rischiando di inciampare su un mucchio di rami secchi. “Tyler, cosa vuoi?”
Ridacchiò. “Hai paura, piccolina?”
“Io non ho paura dei vigliacchi come te! Che si nascondono per paura di essere sbranati dai licantropi!”
Quella mia frase sembrò farlo agitare, tanto che mi sbatté contro il tronco di una quercia, tenendomi ferma col braccio premuto contro la mia gola; proprio come quando mi aveva morsa.
“Non nominarli!” ruggì. “È colpa di quei bastardi se adesso sei diventata così!”
“Così come? Più coraggiosa? Meno ingenua?” lo provocai. “Hai paura che diventi una di loro? Temi che sia proprio io colei che ti ucciderà?”
Sorrise, beffardo. “Non lo faresti mai”
“Non tentarmi, Tyler”
“Non lo faresti per due semplici motivi: uno, il tuo Sykes non ti trasformerebbe mai; due: non ne avresti la forza. In fondo sono il tuo migliore amico”
“Hai smesso di essere il mio migliore amico nel momento in cui hai cercato di uccidermi”
Mi accarezzò una guancia, provocando una serie di brividi lungo le mie braccia e la schiena; non ero più abituata alla sua temperatura così fredda rispetto a quella dei ragazzi. “Tu provi rabbia solo perché mi hai perso, hai perso una delle persone più importanti della tua vita. Tu odi quello che sono diventato, odi il vampiro che è in me. Ma ci metterei la mano sul fuoco che tu vuoi ancora bene al tuo Tyler”
Il mio Tyler…Era come se la persona davanti a me, quella che mi stava rivolgendo la parola, non fosse più il Tyler che conoscevo. Sembrava come se tutto ciò che apparteneva al mio migliore amico fosse svanito nel nulla, lasciando spazio a questa raccapricciante creatura che godeva nel vedermi soffrire.
“È vero” affermai. “Tu non sei più quel ragazzo dolce, simpatico, che mi è stato accanto per tutti questi anni. Adesso sei solo uno sporco vampiro!” gli diedi uno spintone, ma non si mosse di un centimetro. Era come dare pugni contro il cemento. Il suo petto era duro e freddo come il cemento.
“Sai, mi piace di più la nuova Alison” ricominciò, sfiorandomi il labbro col pollice. “Sei più aggressiva, e riconosco il fatto che tu sia diventata più coraggiosa” si avvicinò talmente tanto che presto avvertì il suo gelido respiro sulle mie guance. Mi voltai.
“Guardami” mi ordinò.
“Non ho intenzione di guardare negli occhi un mostro!”
“Avanti, non sono così diverso dal tuo amato lupo” ridacchiò. “Guardami!” mi costrinse a voltarmi nella sua direzione. Trattenni a stento l’impulso di sputargli in faccia.
“Saresti una vampira perfetta, lo sai? Una bellissima e forte vampira temuta da tutti” mi bagnò il labbro inferiore con la lingua; quel suo gesto mi paralizzò. “Ti conosco fin troppo bene, Alison. So benissimo che non ti sei mai piaciuta. Io posso cambiare le cose, basta….chiedere” l’ultima parola venne sussurrata lievemente; la sua voce in quel preciso istante sembrò quasi melodiosa. In fondo, persino io sapevo che i vampiri, pur essendo degli orribili mostri, avevano il loro fascino.
Quel suo sussurro così piacevole sembrò mandarmi in tranche, a tal punto che neanche mi resi conto del riuscito tentativo di Tyler di baciarmi.
Sentivo le sue labbra, lisce e fredde come il ghiaccio, premere con prepotenza contro le mie. Tyler mi afferrò i polsi con forza, intrappolandomi contro l’albero alle mie spalle. Cercai di fare resistenza, respingendolo col corpo, ma lui era molto più forte di me.
Cominciai ad avere paura e non riuscì più a nasconderla. Alison, calmati, non avere paura! Non avere paura!, tentavo di autoconvincermi. Nathan non doveva scoprire dove fossi e soprattutto in compagnia di chi. Si sarebbe infuriato.
Feci l’ultimo tentativo nell’intento di allontanarlo da me e gli morsi il labbro più forte che potevo. E chissà per quale miracolo divino, la cosa funzionò. Tyler grugnì di dolore al mio gesto e mi liberò dalla sua presa.
Poggiai una mano sul cuore, che batteva insistentemente contro il mio petto, e alzai lo sguardo; rimasi sbalordita da quello che ero riuscita a fare: la bocca di Tyler era sporca di sangue. I miei denti avevano perforato la pelle di un vampiro.
Per un millesimo di secondo un sorriso increspò le mie labbra: ero stupefatta!
“Questo non dovevi farlo!” mi avvertì lui, rabbioso.
Allungò il braccio nella mia direzione, avvicinandosi lentamente. Ma subito qualcosa, o meglio qualcuno, lo scaraventò a chilometri di distanza.
“Nath!” esclamai io, sollevata di vederlo. Per un momento avevo temuto che Tyler mi avrebbe morsa.
Quest’ultimo corse via, non prima di aver ringhiato contro Nathan. Il suo voltò sfigurato dalla rabbia, era uno spettacolo terribile.
Nath si ricompose, ma non mi rivolse nemmeno uno sguardo. “Cosa avevi in mente, Alison?”
“Scusami Nath, io…”
“Scusami? Scusami?! Alison ti ha dato di volta il cervello, per caso? Per quale motivo sei venuta nel bosco? Per lo più senza dirmi niente! Che credevi, di poter tenermi all’oscuro di tutto?!” urlò, agitando per aria le braccia.
“Nath, ho avuto una visione nella quale Tyler mi dava appuntamento nel bosco e mi diceva di andarci da sola altrimenti avrebbe fatto del male alla mia famiglia! Cosa potevo fare?” mi difesi, io.
“Cazzo, ma avremmo trovato una soluzione insieme!”
“Ma…”
“Niente ma, Alison! Devi smetterla di fare sempre di testa tua!”
 
Hi girls!:3
Ragazze riuscirete mai a perdonarmi? T.T Questa volta credo di aver esagerato un tantino :/ E’ passato un mese e più dall’ultimo aggiornamento e mi dispiace sul serio di avervi fatto aspettare così tanto :c Spero che continuerete a seguire la mia storia, anche perché prometto di non pubblicare mai più un capitolo con così tanto ritardo! *mette una mano sul cuore*

Ore che dite, passiamo al capitolo? Beh la scena centrale di questo 11 capitolo è l’appuntamento nel bosco tra Alison e Tyler. Ecco che riappare quella ‘sanguisuga’ (come dicono quei cinque lupacchiotti) dopo tanto tempo dalla sua scomparsa…Vi era mancato? Non credo xD
Passando al fatto che Alison abbia deciso di addentrarsi in quest’avventura tutta sola, secondo voi ha fatto bene? O ha ragione Nath ad infuriarsi così tanto con lei? COMMENTATE SUUUU!

Ora, dopo secoli e secoli di attesa, vi lascio ai commenti e alle recensioni *-* Sempre se qualche anima pia mi ama ancora e decide di lasciare una piccola considerazione personale :’) (Accetto anche le critiche eh u.u)
Alla prossima settimana belle lettrici! Non vi farò aspettare molto per il 12 capitolo, anche perché la maggior parte è stata già scritta :3 E sarà proprio questo capitolo il regalo che io vi farò per farmi perdonare :P A VOI I FILM MENTALI LOL
Bacioni :*

Quella cattiva ragazza,
DrunkBunny

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sei la mia debolezza ***




You
r Dark Side

Capitolo 12

Sei la mia debolezza

 
Nath mi riaccompagnò subito a casa. Durante il tragitto non mi rivolse la parola nemmeno per chiedermi se avessi voluto che lui restasse con me o se mi sarebbe piaciuto stare in compagnia dei ragazzi, dopo quello che era successo. Per la prima volta la sua presenza mi creava imbarazzo.
Forse il mio era da considerarsi un comportamento stupido, in effetti avevo rischiato molto accettando l’invito di Tyler, ma lui poteva anche dimostrarsi comprensivo nei miei confronti, in fondo non volevo mica fargli un dispetto. Sapevo che si sarebbe enormemente preoccupato, ma non potevo permettergli di venire con me; Tyler avrebbe potuto fare del male a lui e alla mia famiglia.
Ero rimasta sola; sola nella mia camera a guardare un punto indefinito fuori dalla finestra. Mio padre dormiva ancora; per fortuna non aveva perso neanche una goccia di sangue dopo che mia madre gli aveva fasciato e medicato il polso. Aveva riacquistato il suo colorito roseo e il suo respiro si era regolarizzato. Ora ero molto più tranquilla.
Qualcuno bussò silenziosamente alla mia porta. “Alison, c’è un ragazzo che ti cerca” mi annunciò mia madre.
“Nath?” domandai, speranzosa.
Scosse il capo. “Credo sia uno dei tuoi nuovi amici”
“Ah…Va bene, mamma, digli che arrivo subito” risposi. Mi trascinai giù dal letto e indossai un paio di pantaloncini blu e una canotta bianca a righe nere: in poche parole mi vestì coi primi indumenti che mi ritrovai tra le mani. Scesi le scale ed entrai in cucina dove mia madre stava servendo una fumante tazza di caffè a Max.
“Ehi, cosa ci fai qui?” gli stampai un bacio sulla guancia.
“Ciao, nanetta!” mi salutò lui, sorseggiando la sua bevanda calda.
“E da quando in qua io sarei una nana?” gli tirai l’orecchio, rischiando di farlo affogare.
“Rispetto a me sei una pulce, Alison” mi canzonò, tamponandosi la bocca con un tovagliolo e facendo persino scappare una risata a mia madre, che ascoltava. “Mentre per Nathan sei perfetta!”
“Ssh!” lo colpì con un calcio. Gli indicai con un cenno del capo mia madre. “Lei non lo sa, ancora!” sussurrai.
“Scusami!” bisbigliò, massaggiandosi la caviglia. “Non c’era bisogno di dirmelo con così tanta gentilezza”
Sospirai, riempendo un tazzone con del latte e del caffè fino all’orlo. “A proposito, dov’è Nath?” gli chiesi, sempre a bassa voce.
Max fece pressione con le mani sul tavolo per potersi avvicinare. “Forse è meglio se parliamo in privato”
Lanciai un’occhiata alla donna che era vicino a noi e che cercava di origliare. “Vieni” lo presi per il colletto della maglietta e lo trascinai in salotto. Chiusi la porta e lo lasciai parlare.
“Ci ha raccontato quello che è successo” cominciò; il suo tono di voce improvvisamente fattosi grave. “Ora mi spieghi cosa diamine hai in quella testa? Sassi?”
Alzai le braccia per aria, facendomi scappare un lamento infastidito. “Risparmiami la ramanzina, Max!”
“Eh no! Adesso ti siedi e mi ascolti” mi afferrò per un lembo della mia canotta e mi costrinse a sedermi al suo fianco. 
“Ti ascolterò solo se mi prometti che non mi urlerai contro come ha già fatto Nath!” esclamai, guardandolo negli occhi.
“Alison, non voglio dare la colpa né a te né a lui, avete ragione entrambi. Però potevi pensarci due volte prima di fare quella cazzata! Capisco che avevi paura, però avresti potuto parlarne con lui”
Incrociai le braccia al petto, voltando lo sguardo dalla parte opposta. “L’ho fatto anche per evitare che quei due si ammazzassero a vicenda!”
Sentì la mano di Max poggiarsi sulla mia spalla. “Vieni qui…” mi disse. Lasciai che mi abbracciasse; avevo proprio bisogno dell’affetto di un amico, dato che Nath aveva deciso di lasciarmi sola.
“Max?” lo chiamai, all’improvviso.
“Mmh?”
“Posso venire a casa con te?” gli chiesi, allontanandomi dal calore che il suo corpo emanava.
“Certo!” rispose lui, sorridendomi. “Ormai la nostra casa è anche la tua, Alison”
Arrivati, trovammo tutti in salotto. Siva, seduto tra Angel e Tom, che tentava di tenerli lontani così da evitare che si ammazzassero a vicenda, visto che, come sempre, era nato un battibecco tra di loro. Anche se, a dir la verità, per la prima volta mia cugina sembrava divertita nel discutere col playboy di casa. Jay, invece, era come incantato davanti al televisore. Guardando meglio notai che all’appello mancavano due altre persone: Nathan e la dea greca/fidanzata di McGuiness. Fermi tutti! Non mi vorrete mica dire che il MIO Nath è insieme a quella bionda?! Io scateno il putiferio, qui!
Nel momento in cui tutti si voltarono a salutarci, sentì dei fastidiosissimi mormorii provenire dal piano superiore. Strisciai alle spalle di Max, nascondendomi agli occhi di tutti gli altri, e salì di corsa le scale. Trovai la porta della camera di Nath socchiusa, e così mi affrettai a sbirciare.
“Avanti Nath, potresti anche guardarmi negli occhi mentre ti parlo” Nicki mi dava le spalle e aveva indosso solo un asciugamano che le lasciava scoperte quei due metri di gambe che si ritrovava e che scoperte da qualsiasi tipo di stoffa sembravano anche più lunghe. La cosa che più mi fece rabbia però, fu il fatto che lei si trovasse nella camera del mio ragazzo, mezza nuda, e che pretendesse anche che Nathan la guardasse in faccia.
“Nicki, cosa vuoi?” disse Nath, con indifferenza, mentre rimetteva nel suo armadio alcuni vestiti che erano sparsi per tutta la camera; ancora non la degnava di nessuno sguardo.
La ragazza di Jay si avvicinò lentamente a lui e lo prese per il colletto della camicia, avvicinandolo a sé stessa con un rapido movimento. “Su via, non dirmi che non ti faccio più nessun effetto”
Brutta, sudicia, maledetta, odiosa ragazzetta! Io ti disintegro!
Per fortuna qualcuno mi afferrò per i polsi e mi allontanò da quella porta, altrimenti mi sarei messa ad urlare come una matta e l’avrei lanciata fuori dalla finestra.
“Hai intenzione di farti scoprire?” mi sussurrò Tom all’orecchio.
“E anche se fosse? A me importa solo farle del male!” sputai a denti stretti.
Tom roteò gli occhi al cielo, ridendo; sembrava più che divertito.
“Cosa ridi? Cosa stai ridendo?” lo interruppi io. “Io la ammazzo se solo continua a mettere le mani addosso al mio Nathan!”
“Fai sparire gli artigli, Cat woman” mi diede una botta sulla fronte, che mi fece storcere il naso. “Vuoi vendicarti? Ti aiuto io” strizzò l’occhio.
“V-vendicarmi?” balbettai io, perplessa.
“Puoi correre quanto vuoi, Alison, tanto ti prendo!” urlò all’improvviso Tom, rischiando di farmi scoppiare un timpano.
“Ma che fai?” esclamai, tappandogli la bocca. “Sei impazzito!”
“Urla” bisbigliò. “Fa finta di scappare, urlando. Così Nathan imparerà la lezione” un altro occhiolino da parte sua.
Ci riflettei su. In fondo non era una brutta idea. “Okay, vendetta sia” risposi, infine.
Mi precipitai giù dalle scale, iniziando a gridare e facendo echeggiare la mia voce per tutta la casa. “Non riuscirai a prendermi, Parker!”
“Oh si che ti prendo, invece” fu la sua risposta.
Al rumore della porta che mi sbattei alle spalle se ne sovrappose un altro, aldilà del salotto.
“Tom ti sei fatto male?” domandai, ridacchiando.
“No, tranquilla, ho solo preso una botta in piena faccia” si lamentò lui, gemendo lievemente.
Dopo che mi affacciai per rassicurarmi di non averlo ammazzato, successero più cose contemporaneamente: Tom si lanciò nella mia direzione, spalancando la porta col suo peso; io urlai per lo spavento e caddi all’indietro, inciampando sul tappeto; e Tom mi seguì, visto che lo avevo afferrato per il lembo della maglietta, nella speranza di evitare una brutta caduta.
“Ti ho presa!” esclamò, trionfante.
“Non vale, mi hai fatto salire il cuore in gola, deficiente!” gli tirai un pugno sul petto. “Ricorda che tu sei il licantropo, qui, non io”
“Quanta esagerazione, principessa!”
Senza preavviso cominciò a farmi il solletico sui fianchi. Mi dimenai sotto il peso del suo corpo, a causa delle risate. “Tom ti prego, smettila! Smettila!” lo supplicai; le lacrime agli occhi.
“Se no? Mi colpisci in testa con la scarpetta di cristallo, Cenerentola” mi provocò.
“Ma la smetti con questi nomignoli? Da Principessa, a Wonder Woman, a Cat Woman, a Cenerentola! Mi chiamo ALISON, mettitelo bene in testa!”
Sentimmo, improvvisamente, qualcuno alle nostre “spalle” tossicchiare. Tom rotolò subito al mio fianco, lasciandomi libera; lo sorriso sparì dal mio viso nel momento in cui vidi Nath in piedi, sulla soglia della porta.
“Non sapevo fossi qui” disse, prendendomi per mano e facendomi alzare dal pavimento.
“Sono venuta con Max” risposi, dandomi una sistemata ai capelli.
“È stato a casa tua?” il suo tono di voce sembrò sorpreso.
“Si, almeno lui è venuto a farmi compagnia. A differenza di qualcuno che si stava divertendo con qualcun altro in camera sua”
Tom si rese contò che la nostra discussione stava prendendo una brutta piega, così decise di togliere il disturbo.
“Di che stai parlando?” mi chiese Nathan, non appena rimanemmo soli.
“Non fare la parte di quello che non capisce, Nath! Ho visto come ti stava vicina Nicki!” urlai, furiosa.
Al quel punto Nathan spalancò gli occhi, sorpreso del fatto che io li abbia visti. “Hai visto…tutto?”
“Perché per caso, oltre a fare la gallina con te, ti ha anche baciato?” commentai, ironica. Non mi rispose, si limitò ad abbassare il capo, imbarazzato. “Ti ha baciato?” sussurrai, ormai senza voce.
“No, l’ho fermata in tempo” mi rispose, rialzando subito lo sguardo.
Io intanto ero rimasta a bocca aperta. Non ci credo, ha addirittura provato a baciarlo!
 Nath si avvicinò, tentando di prendermi per mano; ma io indietreggiai. “Non mi toccare”
“Alison, ti prego…”
“Dopo quello che è successo, dopo che mi hai urlato contro, dopo che mi hai lasciata sola, che fai? Permetti a quella lì di trattarti come le pare e piace?!” urlai a gran voce, fregandomene altamente di quello che gli altri stessero pensando in quel momento.
“È entrata lei nella mia camera!” ribatté lui, disperato. “Non ho tentato io di baciarla! Ti ho già spiegato che di lei a me non me ne fotte più un cazzo, okay? Ficcatelo bene in testa!”
Ormai con le lacrime agli occhi, tentai di scappare via da quella stanza. Ma, come sospettavo, Nath non me lo permise: mi afferrò saldamente per un polso e mi attirò a lui, stringendomi il bacino tra le sua braccia. Senza neanche darmi il tempo di controbattere, mi baciò.
Rimasi sorpresa da quella sua mossa, ma non opposi resistenza. In fondo quello che io provavo per lui andava ben oltre la gelosia per qualsiasi altra ragazza che gli si potesse avvicinare.
“E ricorda anche che io amo solo te…” soffiò sulle mie labbra. “Sei tu la ragazza dalla quale non riesco a stare lontano, non lei”
Nath mi sfiorò la schiena con la sua calda mano, e un brivido di piacere mi percosse lungo tutto il corpo, mentre una strana sensazione prendeva possesso del mio stomaco, insieme ad una forte attrazione per lui ed un’enorme voglia di saltargli addosso. Il tutto accompagnato da un fremito lungo il ventre che mi spingeva sempre di più contro il suo. “E questo è quello che provo quando sono con te…” concluse.
“C-come hai fatto?” solo in quel momento capì che quello che avevo appena provato erano le sue sensazioni, non le mie.
“Piccolo trucchetto che non uso da tempo” mi spiegò, sorridendo. Poi avvicinò la sua bocca al mio orecchio, e sussurrò: “Ora lo capisci che tu sei l’unica?”
Le mie braccia si strinsero automaticamente attorno al suo collo, stringendolo forte a me. “Se solo potessi anch’io dimostrarti quello che provo quando sono insieme a te” dissi.
“Tranquilla, lo so già”
 

Nathan mi cinse i fianchi con entrambe le braccia e mi strinse a sé, affondando il suo viso nei miei capelli e inspirando a fondo; mi venne la pelle d’oca. Perfino il suo alito, il suo fiato, profumavano. Adoravo quel suo profumo speziato; un beneficio per il mio naso.
Poggiai le mie mani sulle sue e sorrisi, socchiudendo gli occhi.
“Sei fredda…” mi sussurrò lui, in un soffio.
“Nath, al tuo confronto io sono sempre fredda” risposi, ridacchiando.
“Intendevo dire che lo sei più del solito” mi lasciò un morbido bacio sulla gota. “Hai freddo?”
“Un po’” ammisi. “Quindi stammi vicino” mi strinsi ancora di più a lui, rovesciando lentamente la mia testa all’indietro, così da poterla poggiare sulla sua forte spalla.
Rise adorabilmente. La sua risata mi solleticò la pelle, facendomi rabbrividire all’istante, per l’ennesima volta. “Ogni scusa è buona” mi canzonò.
Mi voltai verso di lui e poggiai le mie mani sul suo petto. “Sarei capace di trovare anche la più banale delle scuse purché tu mi stia vicino, caro il mio Signor Lupo” scherzai.
L’angolo destro della sua bocca si stirò, dando vita a un piccolo ma bellissimo sorriso; in fondo anche il gesto più insignificante, come lo schiocco delle dita, diventava dieci volte più attraente e adorabile, se fatto da lui. Il verde dei suoi occhi si accese automaticamente. Sembrava come se ad adornare il suo bel viso, ora, ci fossero due grandi semafori lampeggianti.
Mise indice e medio sotto al mio mento, avvicinando lentamente il mio viso al suo. In un attimo la sua bocca si incastrò alla mia, come le onde si infrangono gentilmente sugli scogli.
Avvertì le sue mani scendere delicate sulle mie braccia e raggiungere le mie mani, che subito strinse con forza. Incrociò il mio braccio destro con quello sinistro e portò entrambi dietro la mia schiena, come per immobilizzarmi. Intanto le nostre labbra non avevano nessunissima intenzione di interrompere il contatto: sembravano legate le une alle altre. Il bacio, inoltre, da dolce e carezzevole divenne profondo e passionale. Mi lasciai trasportare dal movimento della sua lingua che si intrecciava alla mia e dalle piccole e gentili spinte del suo petto contro il mio ogni volta che prendeva un respiro.
Cominciai a dimenarmi, però con moderazione: volevo liberare le mie mani per poterlo accarezzare; ma lui non me lo permetteva. Feci qualche passo nella sua direzione, mentre le mie braccia ondeggiavano veloci e frenetiche così da poter tornare in libertà. Anche senza volerlo, riuscì ad incastrarlo contro il muro.
“Alison sta ferma” mi consigliò, paziente.
“Voglio toccarti” biascicai, ad un soffio dalla sua bocca.
“Andiamoci piano. Con calma, Alison, un passo alla volta, ti prego” mi supplicò ed io non potei che sentirmi in colpa, un’altra volta.
Abbassai il capo, comprensiva. “Va bene” mormorai. “Scusami, non sono riuscita a trattenermi, come al solito”
Pur essendo seria riuscì a farlo ridacchiare. Dopodiché mi afferrò entrambi i polsi e mi trascinò con un veloce movimento sulla sua schiena; allacciai le mie gambe attorno al suo bacino.
“Aggrappati forte” si raccomandò, prima di sfrecciare su per le scale.
Al nostro passaggio la porta della sua camera si aprì con un tonfo, come se fosse stata spinta da un forte colpo di vento. Nath mi posò sul pavimento non prima di essersi, però, assicurato che nei paraggi non ci fosse nessuno e dopo averci ‘sigillati’ nella sua stanza girando la chiave nella serratura.
“Così siamo sicuri che nessuno verrà a ficcare il naso” scherzò, strizzando un occhio.
In un attimo mi ritrovai nuovamente faccia a faccia con lui. Poggiò le sue mani sui miei fianchi per potermi avvicinare a sé. Lo guardavo negli occhi e lui faceva lo stesso: l’uno era attratto dall’altro in maniera sproporzionata.
“Adesso stai ferma, non ti muovere, d’accordo?” parlò dopo qualche istante, a voce bassa. “Faccio io”
Annuì impercettibilmente, mentre il criceto che avevo nel cervello entrava in prognosi riservata. Mio Dio, adesso mi viene un attacco cardiaco!, pensai sarcastica e seria allo stesso tempo.
Quando ritornai in me, dopo un breve viaggio mentale alla ricerca della mia razionalità ormai perduta, sentì le labbra di Nath che toccavano il mio collo, lasciando una scia di umidi baci. Mi stringeva a sé, ricoprendo la parte inferiore della mia schiena di leggere e piacevoli carezze, che più intense diventavano più io ansimavo.
“Mi piace il sapore della tua pelle” mi sussurrò, prima di baciarmi il lobo dell’orecchio destro facendomi irrigidire dal bacino in giù.
“Nath io sto cercando di non muovermi, ma tu evita certi commenti o io crollo” lo avvertì, mordendomi il labbro inferiore. Rise; per sbaglio sfiorò la mia pelle coi denti facendomi rabbrividire.
“Posso…” si schiarì la voce, guardando il pavimento. “…levarti la camicia?”
Sgranai gli occhi e per poco non mi scappò una risata. “Nath? Mi stai chiedendo il permesso di spogliarmi?”
“Beh, in un certo senso si” fece lui, grattandosi la nuca, imbarazzato.
Sorrisi. “Sei fantastico, sul serio”
Gli afferrai le mani e le portai sul mio petto, dandogli il consenso di sbottonarmi la camicia. Lo fece lentamente, senza interrompere il contatto visivo. In quel momento i suoi occhi, così verdi, quasi bruciavano. Arrivato all’ultimo bottone me la sfilò di dosso, lasciandola cadere silenziosamente per terra. Mi squadrò per qualche minuto abbondante, prima che un sorrisino increspasse le sue morbide labbra.
“Cosa c’è?” chiesi io, con l’improvviso impulso di coprirmi il busto con le braccia.
Scosse il capo, sorridente. “Nulla”
Lo presi per il collo della maglietta e lo trascinai con me, finché non mi ritrovai prigioniera tra la fredda e ruvida parete alle mie spalle e il suo caldo e  forte corpo, forse un po’ troppo distante dal mio.
“Avvicinati” lo incitai, a voce bassa. Lui fece un passo nella mia direzione, ma era ancora troppo lontano per i miei gusti.
“Così?” domandò, incerto.
“No, così” gli circondai la vita col braccio e premetti il suo corpo sul mio. Gli baciai le labbra, per poi armeggiare con la cintura dei suoi jeans. Senza volerlo sfiorai con le dita il tessuto dei suoi boxer, facendolo irrigidire e ansimare. Arrossì rovinosamente, sgranando gli occhi.
“Oddio, s-scusami…” balbettai, all’apice dell’imbarazzo.
Sorrise. “Non devi scusarti” mi sussurrò lui, incrinando la testa di lato per guardarmi bene in viso. “Non mi è dispiaciuto affatto”
Lo fissai e notai che si stava mordicchiando il labbro inferiore. Con un veloce ed inaspettato movimento fece scivolare le sue mani all’interno dei miei leggings, incastrando le mie gambe tra le sue.
“Questa notte sono tuo e puoi lasciarti andare” soffiò sulla mia bocca, prima di incominciare a baciarmi con furia; quella però non era una furia violenta, anzi mi stava dimostrando che mi desiderava sul serio. E poi quella era la sua natura.
Intrappolò il mio bacino col suo, stringendo la presa sul mio fondoschiena e facendomi gemere lievemente. La sua mano destra si aggrappò disperatamente alla parete, creando delle piccole crepe: perfino pezzi di calce caddero sul pavimento.
“Ehi calmati Superman, non che mi dispiaccia, però non vorrei che facessimo cadere a pezzi la casa” lo avvisai, con sarcasmo. Lui sorrise, poi mi morse il labbro con una leggera nota di prepotenza che non mi dispiacque affatto. I suoi denti erano così affilati che presto sentì il sapore metallico del sangue sulla punta della lingua. Ma non ci feci molto caso e neanche lui se ne rese conto, fortunatamente.
Infilai entrambe le braccia sotto la sua maglietta, disegnando lentamente il contorno del suo corpo, e sfilandogliela. Mentre la lanciavo via, Nath si strappò di dosso i jeans: la scura stoffa, ormai lacerata, cadde silenziosamente sul pavimento.
Continuò a baciarmi, questa volta però su tutta la lunghezza del mio collo, mentre strusciava la sua intimità contro la mia facendomi gemere rovinosamente.
“Oh ti prego, Nath…” ansimai, sull’orlo della sopportazione.
“Sshh” sussurrò lui, sorridendo soddisfatto.
Avvertì la sua bocca scendere sul mio petto, lasciando una scia di umidi baci. Il movimento delle sue labbra era accompagnato dalle sue dita che, infilatesi ai lati dei miei leggings, li abbassava sempre di più. Dal petto passò poi alla pancia, dalla pancia al mio ventre, che rabbrividì.
Quando prese a sfiorarmi e a baciarmi le gambe, tirai un pugno contro il muro.
“Ti supplico, Nath, non ce la sto facendo più”
Spinto dalle mie suppliche, mi afferrò per la vita e mi trascinò sul letto, facendomi stendere lentamente. Si sostenne sui gomiti, per non far gravare il peso del suo corpo sul mio.
Cercai subito un appiglio con le sue labbra, che subito trovai; pronte ad accogliere le mie. Le sue calde e forti braccia mi stringevano sempre di più, quasi avesse paura che da un momento all’altro sarei scappata. Ma io non ne avevo nessuna intenzione. Lo volevo, lo volevo da impazzire.
Sentì presto le sue dita adoperarsi per potermi sganciare il reggiseno. Ci impiegò qualche istante, ma alla fine me lo fece scivolare via dalle braccia lasciandolo cadere per terra. Intanto a me scappò un sorriso divertito.
“Non ridere, guarda che è complicato!” si difese lui. Scoppiai a ridere, ma le mie risate vennero immediatamente interrotte da un suo bacio.
Avvertì le sue mani infilarsi ai lati dei miei slip e stringere il mio bacino contro il suo. Emisi un appena accennato sospiro di piacere. Con un movimento veloce, poi, me li sfilò di dosso.
Ora le sue mani erano sotto la mia testa, che mi massaggiavano dolcemente i capelli. Le mie invece scendevano piano, tracciando il disegno del suo fantastico corpo. Quel corpo che avevo tanto desiderato e che adesso era mio.
Senza esitare le feci scivolare lentamente dentro i suoi boxer. Gli strinsi dolcemente il fondoschiena, per sentire ancora di più il contatto tra il suo ed il mio corpo, e mi parve di sentire un gemito da parte sua. Alla fine glieli levai e li lanciai in aria; caddero silenziosamente per terra.
Adesso eravamo tutti e due completamente nudi. Cominciai ad agitarmi un tantino, ma non perché avessi paura di lui, era la mia prima volta ed ero un tantino imbarazzata. Però lui era il ragazzo che volevo più di ogni altra cosa, lui era quello che desideravo con tutta me stessa.
Lo sentì prendere un profondo respiro. “Sei pronta?” mi chiese, accarezzandomi dolcemente la fronte. Annuì, decisa. Esitante, riunì le sue labbra con le mie, mentre le sue mani scendevano sulle mie gambe per aprirmele dolcemente. Si posizionò comodamente nel mezzo e lo sentì entrarmi lentamente dentro. Gemetti nella sua bocca, cosa che affievolì il suono, e chiusi istintivamente gli occhi, portando le mani sulla sua schiena e stringendolo a me. Restò per un paio di minuti fermo, fissandomi in cerca di qualche smorfia di dolore. Poi cominciò a muoversi piano su di me: si muoveva con così tanta attenzione che sembrava come se tenesse tra le mani un vaso di vetro e avesse paura di romperlo.
“Ti faccio male?” ansimò Nath.
Scossi il capo in risposta. Il dolore iniziale era totalmente scomparso, lasciando spazio solo ed esclusivamente al piacere fisico e psicologico.
I miei gemiti divennero sempre più frequenti e acuti, e nel momento in cui mi aggrappai disperatamente ai suoi capelli, i movimenti di Nath presero velocità.
Arrivai molte volte all’apice del piacere, ma ogni volta lui rallentava per permettere ad entrambi di goderci quel momento qualche istante in più.
Lo sentì grugnire spesso e gemette il mio nome tre o quattro volte: era incredibile come il mio corpo lo stesse facendo impazzire in quella maniera; ero più che soddisfatta nel vedere che in quel momento ero io a renderlo vulnerabile.
Sembrava si fosse dimenticato di tutte quelle paure che lo frenavano, e quando fui io ad urlare il suo nome Nath afferrò il lenzuolo con forza riducendolo in tanti pezzi di stoffa. Si fermò di scatto, lasciandomi per un attimo allibita.
“Ehi…” lo chiamai, col respiro affannato. Incastrai la mia mano con la sua, mentre con l’altra accarezzavo il suo viso, impregnato di piccole e fredde gocce di sudore. “Ehi Nath, sta tranquillo, non è niente. Hai solo strappato le lenzuola” lo rassicurai, con sarcasmo.
Lui respirava con molta fatica e il suo petto premeva sul mio a ritmo veloce ed incalzante. Deglutì rumorosamente, ritornando a fissarmi.
“Vieni qui…” lo incitai a riavvicinarsi posando una mano dietro al suo collo. Esitò per un istante, poi però sentì la sua bocca intrecciarsi alla mia.
Le sue labbra, così morbide e delicate; accarezzavano le mie.
Le mie, invece, erano esigenti. Avevano voglia dei suoi baci, del suo dolce sapore.
Con mia infinita sorpresa, Nath aumentò ancora di più la velocità e l’intensità delle sue spinte. Automaticamente il mio bacino iniziò a seguirlo, ondeggiando lentamente avanti e indietro.
Le dita di Nath si poggiarono sul mio braccio sinistro, premendo sempre di più contro la mia pelle. Più il piacere per lui aumentava, più le sue unghie, improvvisamente allungate di parecchi centimetri, creavano graffi su di me. Il braccio iniziò a bruciarmi e sul mio volto si disegnò una smorfia di dolore.
Si stava agitando troppo, stava perdendo il controllo. “Nath calmati, sta calmo” tentai io, ma niente da fare. I suoi spessi artigli perforarono la mia carne, graffiandomi l’intero braccio. Urlai, ma lui sembrò non accorgersi di nulla. Era proprio fuori di sé.
Rallentò all’istante. Io emisi un ultimo gemito, che si sovrappose al suo, prima di sentirmi svuotare dall’interno.
Nathan si stese al mio fianco. Lo guardai e rimasi stupita nel vedere che non aveva l’aria stanca; respirava regolarmente. Io, invece, ero sfinita nel vero senso della parola. Avevo il fiato corto e il cuore mi batteva forte. Chiusi gli occhi e tentai di rilassarmi un po’ per rallentare il battito e regolare il respiro. Mi accoccolai al suo petto, facendo attenzione alla ferita che mi ero appena procurata e soprattutto cercando di nasconderla ai suoi occhi. Lui mi mise un braccio intorno alle spalle e con le dita iniziò a giocherellare con alcune ciocche dei miei capelli.
Eravamo pronti a coccolarci un po’ l’un l’altro, prima di addormentarci e fare di qual fantastico momento un meraviglioso ricordo. Dimenticando tutti gli intoppi, senza importanza, che c’erano stati.



Un fresco venticello soffiava quella mattina, sfiorando la mia pelle che stranamente non rabbrividiva.
Poco dopo realizzai il perché. Nath era al mio fianco e io, con un braccio attorno al suo bacino, avvinghiata a lui. Ero poggiata sul suo petto e mi lasciavo trasportare dal suo caldo tocco sulla mia schiena. Con le dita stava tracciando piccoli disegni sulla mia pelle, quasi senza toccarla.
Ero completamente sveglia, ma volevo restare così ancora per qualche istante.
Improvvisamente il mio stomaco produsse uno strano suono. In quel momento la mia mente ed il mio corpo erano in totale contrasto: la mia pancia si lamentava perché aveva fame, mentre i miei pensieri erano rivolti altrove. Pensavo ai nostri corpi vicini, al tocco delle sue morbide labbra sulle mia pelle e al calore del suo corpo che mi aveva protetto per l’intera notte.
“Hai fame?”
La voce di Nathan suonò stranamente fredda. Alzai leggermente lo sguardo e notai un’espressione dura disegnata sul suo viso. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“Nath che hai?” mormorai con un filo di voce.
Nessuna risposta. Continuava a guardare nel vuoto, sembrava perso.
“Nath” sussurrai.
Ancora nulla, nessun segno del fatto che lui era lì con me. Almeno fisicamente.
“Nath!” esclamai questa volta alzando un po’ la voce. “Che c’è? Che hai?”
“E me lo chiedi?” fece lui.
Il primo istinto fu quello di pensare che forse, senza accorgermene, avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma i ricordi mi dimostravano tutto il contrario. Era andato tutto alla perfezione.
Con quello che era successo ci eravamo dimostrati che noi due ci apparteniamo, pur essendo ghiaccio e fuoco. E allora perché si comportava così?
Rimasi per un momento a guardarlo perplessa, sovrappensiero. Cercavo di trovare un qualsiasi particolare, che magari mi era sfuggito dato che mi sono lasciata trascinare dalle troppe emozioni di quel fantastico momento.
“A cosa pensi?” sussurrò.
“Sei arrabbiato e non capisco perché. Ho per caso…”
Mi guardò torvo. “Senti molto dolore?”
“Dolore?” senza rendermene conto avevo letteralmente urlato quella parola, sorpresa dalla sua domanda. Non ricordavo di aver sentito dolore, era andato tutto liscio. Volevo addirittura che mi stringesse sempre di più, altro che dolore.
“Perché pensi che io stia male, Nath? Non sono mai stata meglio di così” ammisi.
“No, non dire che stai bene…non lo dire”
Un senso di rabbia nei suoi confronti crebbe dentro di me. Stava rovinando la migliore mattinata della mia vita.
“Smettila!” esclamai. “Smettila di rovinare tutto, Nath”
“Ho già rovinato tutto…” la sua voce questa volta era dispiaciuta.
Per un attimo spostai il mio sguardo sul mio corpo e rimasi sbigottita.
“Perché sono ricoperta di…piume?” domandai cercando di resistere alla voglia improvvisa di scoppiare a ridere.
“Devo aver morso qualche cuscino” raccontò lui con tono vago.
“E perché lo avresti fatto?”
“Ringrazia il cielo che si è trattato di un cuscino e non di te!” sbottò. “E comunque non è di questo che ti dovresti preoccupare” con un movimento quasi impercettibile prese il mio braccio.
Con mia sorpresa notai una seria di grosse macchie rosse che andavano dal mio polso alla spalla.
Lentamente Nath poggiò le sue dita su di esse dimostrandomi che quelle erano le sue impronte.
Tentai di stiracchiarmi, ma ad ogni movimento avvertito bruciore dappertutto. Non solo le braccia erano ricoperte di ustioni, ma anche l’intero corpo, comprese le gambe e la pancia. Avvertivo persino dolore in mezzo alle gambe e sinceramente era insopportabile. Solo ora me ne rendevo conto.
“Come..?”
“Quando provo emozioni troppo forti la temperatura del mio corpo aumenta ancora di più..”
Sfiorai delicatamente la mia pelle, ma subito ritrassi la mano, sussultando per il dolore.
“Mi dispiace così tanto, Ali…” mormorò.
Scossi il capo. “A me no!” dissi. “A me non dispiace affatto, Nath! Non riesci proprio a vedere quanto io sia immensamente felice? Non sarà di certo questo che rovinerà il mio umore. Io sto b…”
“Ti ho detto di non pronunciare la parola ‘bene’!”
“Ma è così!” esclamai, esasperata.
“Ali” parve quasi un lamento. “Basta”
“No, basta tu, Nath! Sei riuscito a farmi incazzare e a distruggere la mia euforia in neanche un minuto!”
Devi essere arrabbiata con me”
“Ma come posso esserlo? Non ho mai provato nulla del genere, Nath. Non riesco neanche a descriverti come mi sento io adesso, come sono felice. Anzi come lo ero fino a 5 secondi fa!”
“Ma non vedi come ti ho ridotta?”
“A me non interessa un bel niente di queste maledettissime ustioni, ok?”
“Non si tratta solo delle ustioni, Ali!” sbottò lui.
Mi guardai un po’ intorno. Cercavo di capire cos’aveva scatenato in lui quella reazione. Il mio sguardo fu subito catturato da una grossa macchia di sangue sul mio cuscino. Sgranai gli occhi, all’istante. Cazzo, si è accorto della ferita al braccio!
“Ho rischiato di staccarti un braccio” cominciò lui. “Ti rendi conto di quello che ti ho fatto?!”
Abbassò lo sguardo, che adesso era più afflitto di prima.
Rimasi per alcuni lunghi istanti con lo sguardo fisso sul mio braccio, dove erano presenti cinque graffi abbastanza profondi e che ancora perdevano sangue. Subito scossi il capo: non volevo dare troppa importanza a quella ferita; non aveva importanza quello che era successo.
Nascosi il mio arto sinistro dietro la schiena e costrinsi Nath a guardarmi negli occhi.
“Nath, non è stata colpa tua, non lo hai fatto apposta” sussurrai. “Ieri notte è stato bellissimo, davvero. Non credo che per un’umana come me possa essere meglio di così” feci una pausa. “O forse dovrei dire che per me è stato fantastico…”
“Di questo ti preoccupi? Pensi che non mi sia piaciuto?”
“È quello che mi stai dimostrando”
“Ali, ieri è stata la notte più bella della mia esistenza” mi disse prendendomi il visto tra le mani.
“E allora se lo è stato per tutti e due non sentirti in colpa, Nath. Ti prego…” lo supplicai. “Non mi importa nulla di quello che è successo, sarei stata disposta a sopportare di peggio, pur di non rinunciare a te” poggiai la mia fronte sulla sua e i nostri nasi si sfiorarono.
Sospirò, allontanandosi da me.
“Hai deciso di non passare mai più la notte insieme a me?” gli chiesi, temendo la sua risposta.
“Vado a prepararti la colazione” mormorò, scostandosi di dosso le coperte e uscendo dalla camera, lasciandomi stesa sul letto a guardare il nulla.
Lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto! Non poteva essere tutto perfetto? No, ovviamente.
Scostai le coperte e indossai la mia biancheria intima e una vestaglia bianca, mentre mi incamminavo verso il bagno. Chiusa la porta, mi sedetti sulla vasca da bagno e alzai la manica della camicia da notte. Feci una smorfia di dolore nel vedere in che stato pietoso era il mio braccio: la pelle si era arrossita e i graffi erano piuttosto profondi. Gemetti non appena tentai di sfiorarlo con l’asciugamano bagnato, per togliere il sangue in eccesso. Dovevo farmi aiutare da qualcuno.
“Max!” urlai a gran voce, nella speranza che mi sentisse. Poco dopo, infatti, sentì alcuni passi vicino la porta. “Max, sono nel bagno”
Egli bussò alla porta. “Alison?”
“Si, entra” risposi.
Non appena Max mise piede nel bagno, sul suo viso si disegnò un’espressione inorridita e preoccupata. “Dio santo, Alison!” esclamò, gettandosi ai miei piedi. “Cosa ti è successo?!”
“Aiutami a disinfettarlo, Max” lo pregai. “Cominciai a farmi troppo male”
“Oh si si!” si affrettò a dire. “Torno subito, tu intanto tienilo premuto con questo..” e mi poggiò delicatamente l’asciugamano umido sulla ferita. Dopodiché corse giù.
Speriamo non dica nulla a nessuno, non voglio che Nath si senta ancora più in colpa…
Tornò dopo neanche 5 minuti. “Veloce, il lupo” commentai, sarcasticamente.
Max si inginocchiò sul tappeto azzurro del bagno e cominciò a tamponarmi i graffi con un grande batuffolo di ovatta, interamente imbevuto con del disinfettante. Sussultai per il dolore e rischiai di cadere all’indietro, nella vasca. Per fortuna Max mi trattenne.
“Dio, come brucia!” mi lamentai, non proprio a bassa voce.
“Mi dici come ti sei procurata una così brutta ferita?” mi chiese, mentre con sguardo attento continuava ad occuparsi del mio braccio.
“È stato Nath…”
“NATHAN?!” urlò lui, sgranando gli occhi.
Gli tappai la bocca con la mano libera, intimandolo ad abbassare la voce. “Ma cosa ti urli? Vuoi che ti sentano tutti?!”
“Ma come è successo?” continuò, sbalordito.
“Beh stavamo…ehm…ecco….facendo…”
“…sesso” mi interruppe, sorridendo ironicamente. “E Nath ha perso il controllo”
“Esatto, ma per poco tempo” aggiunsi, in fretta. “Si è tranquillizzato subito dopo. Non si era neanche reso contro dei graffi sul mio braccio, li ha visti sta mattina”
“Mm, ecco perché quella faccia da funerale” mugugnò Max, fasciando saldamente il mio braccio con una benda.
“Grazie, Max, davvero” mormorai, mettendomi in piedi e lasciandogli un bacio sulla fronte.
“Per questo è altro, nana” mi diede un innocuo pizzicotto sulla guancia. “Ora vieni, andiamo a fare colazione. Devi recuperare le forze, in fondo è stata una nottata faticosa” e strizzò l’occhio sinistro, facendomi arrossire rovinosamente. “E tranquilla per il braccio, passerà”
“Non è questo che mi preoccupa…” sussurrai, seguendolo giù per le scale.

 
Hi girls!:3
Questa volta sono stata puntuale, ammettetelo? u.u Ahahahahah
Beh diciamo che gran parte di questo capitolo era già scritta da tempo, quindi ero avvantaggiata xD
E comunque mi sono fatta perdonare per il ritardo madornale della scorsa volta? :’) Spero di si, mi ci sono messa d’impegno per scrivere al meglio questo capitolo (che è anche uno dei miei preferiti, fino ad ora *-*) Voi che ne dite? Vi è piaciuto come ho descritto la prima volta tra Alison e Nath? E gli inconvenienti che ci sono stati? Che ne pensate? COMMENTATE, COME ON! Anche per dirmi semplicemente “Sparisci da questo sito, il capitolo fa vomitare” xD
Ovviamente lo dedico a tutte le fantastiche ragazze che recensiscono i miei capitoli *colpo di tosse* Inizia l’elenco:
-_Brady98_ (Non vedevi l’ora eh xD)
-RhIaNnaMyLoVe (Contenta? Finalmente hanno fatto il tanto atteso grande passo!)
-CarlottaArbabi (Ho pubblicato con puntualità, non mi picchiare u.u)
-azzurraleonardi (Cara, spero non ti sia venuto un attacco cardiaco xD Mi serve sapere cosa ne pensi della mia storia, mentre va avanti u.u)
-danza99 (Questo capitolo lo dedico anche a te, si :3 E, piccola parentesi, credo di essermi persa qualche tuo capitolo :7 Stai tranquilla appena posso li leggo e recensisco!)
Spero vi sia piaciuto, ragazze :3
Ora scappo, ci si vede al prossimo aggiornamento<3
Baci Baci :***

DrunkBunny

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Paura ***



Your Dark Side

Capitolo 13

Paura

 
Entrai nella cucina, spalmata contro la schiena di Max che mi teneva la mano. Erano tutti seduti attorno al tavolo, compreso Nath che, a differenza degli altri, non faceva che girare continuamente il cucchiaio nella sua tazza apparentemente vuota, con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi sedetti al suo fianco, mentre Max prendeva posto di fronte a me, alla destra di Tom che chiacchierava con Jay, seduto a capotavola. Mi avvicinai al collo di Nath, sfiorandoglielo con la punta infreddolita del naso, e gli lasciai un appena accennato bacio sulla guancia. Lui, in risposta, incastrò le sue dita con le mie, stringendomi forte la mano e nascondendo il viso nell’incavo del mio di collo. Mi faceva pena vederlo così, era come se volesse farsi perdonare per quello che era successo, quando l’unica cosa che io volevo sentirmi dire era un semplice ‘Dimentichiamo tutto, riproviamoci’.
“Che hai Nath?” chiese Siva, prendendo un morso dal suo biscotto con scaglie di cioccolato.
“Non ha nulla, solo un po’ stanco” risposi io, accarezzando lentamente i suoi capelli.
“Beh, dopo che ha distrutto l’intera camera, ieri sera” osservò divertito Jay, lanciandomi un occhiolino.
Nath si irrigidì e lo sentì borbottare qualcosa sulla mia pelle, che rabbrividì. Lanciai uno sguardo a Max che subito si lanciò sul tavolo per poter dargli uno schiaffo dietro la nuca. “Fatti i cazzi tuoi!”
Jay, dall’espressione irritata di Max e la mia preoccupata, capì che c’era qualcosa che non andava e si scusò. “Scusami, Alison” Scossi il capo, rivolgendogli un sorriso.
“Che hai al braccio?” sbottò Tom, facendo un cenno col capo, mentre un’espressione spaventata alleggiava sul suo volto. Guardai la mia spalla e notai che dalla manica della mia camicia da notte si intravedeva un alone di sangue.
“Nulla” lo liquidai io, alzandomi di scatto dalla sedia e trascinando Nath con me. Ma prima che potessi varcare la soglia di quella stanza Tom si parò al mio fianco, svelando la mia fasciatura. I suoi occhi percorsero tutta la superficie del mio braccio, notando anche le ustioni.
Ad Angel, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, scappò un gridolino.
“Che cosa le hai fatto?!” urlò furioso, Tom, sbattendo Nath, ormai impassibile a qualsiasi azione, contro il muro.
“Tom, ti prego!” esclamai io, spaventata dalla situazione.
“Bastardo le hai fatto del male!” continuò lui, digrignando i denti. “Avevi promesso che non l’avresti toccata!”
“Non l’ho fatto apposta!” ribatté Nath, disperato. Quella discussione lo stava facendo soffrire ancora di più. “Ho perso il controllo, non me ne sono reso conto!”
“Ti supplico Tom, lascialo in pace!” sbattei i piedi sul pavimento, mentre grossi lacrimoni scendevano a fontana dai miei occhi arrossati.
“Ha rischiato di lasciarti senza il braccio sinistro!” urlò ancora, Tom, volgendomi lo sguardo. “E tu! Sapevi i rischi che correvi eppure ci hai fatto sesso!”
“Max, aiutami” lo pregai, singhiozzando. Non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò ai due con un agile balzo, prendendo per il colletto della maglietta Tom e allontanando da Nath, che rimase lì dov’era guardandomi.
“Tom la devi smettere di metterti in mezzo, cazzo!” lo rimproverai. “Non sono problemi tuoi quello che succede tra me e Nath!”
Tom mi guardò per l’ultima volta furibondo, soffermandosi per alcuni secondi sul mio braccio ferito. Se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, non prima di aver incenerito con lo sguardo Nathan.
“Più passano i giorni e più sembra di essere nella casa del Grande Fratello” intervenne Jay, nella speranza di sdrammatizzare un po’ la situazione; ma, ovviamente, non ebbe successo. Era calato un silenzio tombale tra di noi e l’atmosfera era più pesante di quando Nath aveva scoperto di avermi ferito al braccio.
“Vieni Nath, andiamo in camera..” mi avvicinai a lui e lo presi per mano, trascinandolo su per le scale. Chiusi la porta a chiave e lo fissai, mentre lui si sedeva a gambe incrociate sul letto e nascondeva il suo viso tra le mani, scuotendo il capo freneticamente.
“Ha ragione Tom!” cominciò. “Sono un bastardo, non avrei dovuto neanche sfiorarti. Non avrei dovuto per nessuna ragione al mondo”
Mi posizionai di fronte a lui costringendolo a guardarmi negli occhi e ascoltare ciò che stavo per dire. “Non permetterti a dargli ragione, perché lui la ragione non ce l’ha, okay? Hai mantenuto una promessa fatta a me, Nath, lui non deve assolutamente intromettersi tra di noi. Siamo io e te, lui non ha niente a che fare con noi, niente”
“A me basta che tu stia bene e che non ce l’abbia con me…” bisbigliò al mio orecchio, poggiando la sua guancia sulla mia spalla.
“Te l’ho già detto, io sto benissimo” ripetei, giocherellando coi suoi capelli. “Sono sopravvissuta al morso di un vampiro, Nath, non sarà di certo un innocuo e involontario graffio ad uccidermi” conclusi, ironicamente, nel tentativo di convincerlo a riprovarci.
“Sai che questo non mi farà cambiare idea ugualmente” rispose lui, rammaricato.
“Hai deciso di non venire più a letto con me?” azzardai, guardando altrove.
“Voglio evitare di metterti nuovamente in pericolo, Alison”
“Ma Nath…”
Scosse il capo. “No Alison, mi dispiace”
Sbattei i pugni sul materasso, irritata. “Tu non riesci a capire che meglio di così non poteva andare, Nath. Eravamo consapevoli che sarebbe stato difficile, ma a parte il graffio e le scottature, che per me non hanno nessunissima importanza, abbiamo trascorso una nottata magnifica. Ti stai facendo condizionare dalle parole di Tom! E non negarlo, perché se ne accorgerebbe chiunque..” Uscì fuori da quella stanza, sbattendo la porta furiosa. Non sopportavo il fatto che si tirasse sempre indietro, che facesse di continuo un passo in avanti e due indietro. E soprattutto mi irritava che desse troppo peso a quello che gli altri dicevano.
“Dove vai, Alison?”
“Possibilmente lontano da questa casa che comincia a sembrarmi un asilo!” esclamai, rispondendo a Max.


Camminavo. Le braccia incrociate, strette al petto e gli occhi bassi. Le mie gambe si muovevano inconsciamente. Non avevo una meta ben precisa, pensavo ad una miriade di cose che bombardavano senza tregua la mia testa, che se solo avesse avuto la capacità di intendere e di volere avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata via. Lontano.
Riflettevo su quello che era successo con Tom quella mattina, quando inciampai su qualcosa. Caddi per terra, lanciando le braccia in avanti per non rischiare di sbattere il viso contro l’asfalto.
“Oh ma che cavolo!” esclamai, infastidita. “Ci mancava solo questa caduta”
Mi massaggiai la nuca e subito dopo posai la mia mano destra su qualcosa di apparentemente morbido. Mi voltai perplessa e rimasi stupita e anche un po’ inorridita nel vedere le mie dita che sfioravano la testa mozzata di un peluche a me familiare. Mi rimisi in piedi e la afferrai, osservandola meglio.
Ma questa è Elle! La coniglietta che portavo sempre con me quando ero piccola!
Avevo qualcosa di diverso però. Qualcosa fuori posto. Due rossi bottoni sostituivano i suoi occhi e qualcuno si era divertito a scarabocchiare sul suo muso un sorriso alquanto inquietante.
“Ma cosa ti hanno fatto?” mi venne quasi da piangere; la mia coniglietta ridotta in quello stato.
“Ti piace il nuovo look della tua dolce Elle?” Una sensuale ma allo stesso tempo spaventosa voce femminile sussurrò quella frase al mio orecchio.
Deglutì rumorosamente, cercando di non muovere neanche un muscolo. “C-chi sei?”
“Piacere, Alison, io sono la tua fine”
Quelle, insieme ad un’agghiacciante risata di sottofondo, furono le ultime parole che riuscì a sentire prima di sprofondare nell’oscurità più profonda, urlando a squarciagola.
 
Avvertivo un leggero ma fastidioso dolore sulla parte sinistra del mio collo.
Rimanendo con gli occhi ancora chiusi alzai il mio braccio, stranamente umido, e sfiorai i due piccoli fori incisi sulla mia pelle, grugnendo.
“Maledetti vampiri, è la seconda volta che divento la loro merenda” mormorai, mettendomi a sedere. “Io cerco di mostrarmi impassibile e indifferente ai loro occhi e cosa ottengo? Nulla, se non mezzo litro di sangue in meno e un mal di testa terribile” continuai a lamentarmi, mentre la mia vista cominciava ad abituarsi al buio circostante. Ma dove mi trovavo? Difficile trovare una risposta. Dopo l’attacco improvviso di quella vampira apparentemente familiare avevo perso i senso ed ora mi ritrovavo sanguinante chissà in quale posto sperduto, con un terribile puzzo che torturava il mio naso e uno strano senso di gelo e irritazione.
Con un piccolo sforzo, cercando di tenere premuto il palmo della mia mano sulla ferita ed evitare di perdere altrettanto sangue, infilai quella destra nella tasca dei miei pantaloni afferrando il cellulare. Premetti il tasto di accensione e trovai più di 15 chiamate perse: 10 erano di Nathan, le rimanenti di Max e mia madre.
“Ci manca solo che la città sia stata tappezzata con le mie foto e che la polizia mi stia cercando” commentai sarcasticamente. Il mio senso dell’umorismo non mi abbandonava neanche in momenti del genere. Almeno non ero una ragazza che piagnucolava per ogni minima cosa; mi ritroverei in uno stato di disidratazione avanzato se no.
Composi il numero di Nath, ma il cellulare non squillò nemmeno una volta che immediatamente rispose la segreteria. “Oh di bene in meglio oggi!” esclamai, alzando le braccia in aria esasperata.
Nascosi il viso tra le gambe e scossi il capo. Possibile che succeda tutto a me! sembro la protagonista di un grande reality show che vuole rovinarmi la vita.
“Povera piccola, hai perso parecchio sangue”
Mi guardai intorno e constatai che stavo letteralmente galleggiando in una pozza di sangue. Del mio sangue. Mi vennero quasi i conati di vomito. Un giorno di questi morirò dissanguata, pensai.
“Ancora tu? Ma si può sapere cos’è che vuoi da me?” dissi in risposta a quell’affermazione, mentre con lo sguardo tentavo di dare un volto a quella fastidiosissima voce.
La sconosciuta ragazza  scoppiò in un’acuta risata che mi fece salire l’omicidio. “Mmh…Giusto, non mi sono ancora presentata”
Un rumore di tacchi echeggiò per tutta la stanza. Una snella sagoma apparve al di sotto dell’unica fonte di luce presente in quel posto: una piccola lampadina, appesa al soffitto pericolante, che illuminava solo una parte della stanza. Assottigliai gli occhi: capelli neri, occhi azzurro ghiaccio. Per poco non mi scappò un urlo. Era la ragazza della mia visione.
“Ciao Alison, io sono Maia”
“T-tu sei un’amica di Tyler…” mormorai, sconvolta.
“Ah, te lo ricordi il suo nome, allora” si fece beffe di me. “Credevo avessi dimenticato il fatto di avere un migliore amico”
“Non è più il mio migliore amico” puntualizzai. “E poi non sono cazzi tuoi, tu non sai niente!”
In un attimo mi ritrovai faccia a faccia con lei. “Sei una stronza! Lo hai abbandonato per seguire quei cinque bastardi. Non meriti di vivere” sputò a denti stretti, bloccandomi contro il muro.
“Fottiti” le sputai in faccia.
Sul suo viso spuntò un mezzo sorriso provocatorio. “Questa me la paghi” Conficcò le sue unghie nella mia gambe, facendomi urlare a squarciagola. “Devi soffrire!” Andò più a fondo nella mia carne mentre io mi contorcevo dal dolore, continuando a gridare senza contegno.
Stavo perdendo troppo sangue, cominciavo a sentirmi debole. Temevo che da un momento all’altro avrei perso i sensi.
“Lasciala!”
Avvertì le dita di Maia abbandonare la mia carne, lasciando spazio ad un dolore atroce. Portai entrambe le mani sulla gamba, stringendo la presa. Gemetti silenziosamente.
“Ti avevo detto di non toccarla!” Quella voce. Io la conoscevo. “Dovevi solo tenerla sotto controllo”
“Non dirmi che provi ancora pietà per lei?!” esclamò Maia, rimettendosi in piedi.
“Vattene” le ordinò Tyler.
La ragazza prima di andarsene mi lanciò un’occhiata di rivalità e odio, poi sparì su per una scalinata.
“Tieni” Tyler si morse il polso e me lo offrì. “Bevi, ti sentirai meglio” continuò in risposta alla mia espressione contraria.
“C-cosa? No!” esclamai disgustata. “Non bevo il tuo sangue!”
Tyler roteò il occhi al cielo, poi con forza avvicinò il suo braccio alla mia bocca ed io fui costretta a ingerire sangue di vampiro.
“Perché fai questi?” gli chiesi, mentre con la manica della mia maglietta pulivo i residui di sangue dai lati della mia bocca.
Tyler non mi rispose e si allontanò da me senza mai guardarmi in faccia.
“Nel bosco sembrava tu volessi uccidermi e adesso invece mi salvi dall’istinto omicida della tua amichetta” continuai, confusa. “I tuoi comportamenti mi fanno venire i giramenti di testa”
“Io non ho mai voluto ucciderti” mormorò con voce rauca. “Se te l’ho fatto credere è stato solo per spaventarti. Volevo che ritornassi da me…”
“Mi hai morsa, Tyler! Hai provato piacere nel bere il mio sangue! Il sangue della tua migliore amica” urlai. “Ho visto la follia nei tuoi occhi. Tu, anche se solo per qualche istante, volevi uccidermi…” Fu davvero dura pronunciare quelle parole; erano come lame incandescenti contro la mia gola.
“È vero, si! Volevo ucciderti” ammise lui, guardandomi finalmente negli occhi. “Ma ero accecato dal dolore. Tu hai scelto lui e non me, che ero il tuo migliore amico”
“Hai sbagliato tutto” sussurrai.
“Sei tu quella che sta dalla parte sbagliata, Alison” chinò il capo.
“Non sono pericolosi, Tyler. Non farebbero del male a nessuno” dissi, prendendo le difese dei ragazzi. “Loro non uccidono degli innocenti…”
Tyler puntò nuovamente il suo sguardo nel mio, sentendosi preso in causa. Con la velocità tipica di un vampiro si avvicinò, afferrano il mio braccio.
“Come ti sei procurata queste ustioni, Alison?” mi domandò. Dal suo tono però compresi che lui sapeva.
“È un vizio dei vampiri non farsi mai gli affari propri?!” mi liverai dalla sua presa.
“Non può neanche toccarti senza il rischio di ustionarti l’intero corpo o peggio ancora di mordere la tua carne”
“Grazie dell’avvertimento, ne terrò conto” lo canzonai, ridendo sarcasticamente e voltandomi dal lato opposto per non sostenere il suo sguardo.
Tyler sbuffò infastidito. Diede un calcio contro un piccolo tavolo posizionato al centro della stanza, che andò a frantumarsi in mille pezzi contro la parete bianca, macchiata, solo adesso me ne rendevo conto, di sangue.
“Sei una bambina” sibilò.
“Da quale pulpito!” esclamai, mettendomi in piedi. Barcollai per qualche istante a causa della ferita alla coscia, ma riuscì a mantenere l’equilibrio poggiando la schiena contro il muro. “Chi è che ha tentato di uccidere la propria amica sol perché aveva fatto nuove conoscenze? Chi è che non riesce più a riconoscere i propri sbagli? Sei tu quello con la mentalità da ragazzino, Tyler, non io”
“Almeno io non mi sono innamorato di qualcuno che potrebbe uccidermi da un momento all’altro” replicò in un sussurrò.
“Nath mi ama! È stato l’unico a starmi vicino quando ne avevo davvero bisogno; quando tu hai deciso di voltarmi le spalle…”
“L’ho fatto per proteggerti!”  urlò, imprigionandomi con le sue braccia. “L’ho fatto perché ti amo!”
Quelle parole mi mozzarono il fiato. Rimasi pietrificata da quella sua rivelazione. Mi amava e non mi aveva mai detto nulla.
“Non…Io non ne sapevo nulla” bisbigliai.
“Già, eri troppo occupata a sbavare dietro al tuo lupo”
“Tyler, nel bosco hai minacciato di trasformarmi!” gli rammentai. “Se Nath non fosse arriv…”
“Nath, Nath, Nath, sempre Nath! Non riesci proprio a dimenticarlo anche per un solo istante?!”
Non lo avevo mai visto così. Era frustrato, irritato. Riuscì quasi a farmi venire i sensi di colpa.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata; incapace di sostenere il suo sguardo talmente pieno di odio e tristezza.
“So di aver sbagliato, non dovevo comportarmi in quel modo con te” sussurrò al mio orecchio. “Ma non sopportavo il fatto che tu provassi qualcosa per qualcuno che non ero io…E per di più licantropo”
“Non cercare di farmi sentire in colpa, io non ho fatto nulla di sbagliato Tyler” dissi, tentando di sembrare il più indifferente possibile.
“Baciami” mi supplicò all’improvviso. “Ti prego Alison, lascia che ti baci”
“Tyler io…”
Non ebbi il tempo di concludere la frase che mi ritrovai la sue labbra premute contro le mie.



Hi girls!:3
Credo di non aver mai fatto un ritardo così in vita mia :/  Scusate T.T
Troppe interrogazioni, troppi compiti e la mia mente mi ha gentilmente mandato a quel paese in questo periodo .-.
Cercherò di farmi perdonare aggiornando al più presto (anche se il carica batterie del mio computer è andato alle cozze)
Ora passando alla storia: voi vi starete chiedendo perché vi abbia fatto aspettare così tanto tempo per poi ricevere un capitolo così corto (rispetto agli altri) ed avete pure ragione .-.
Sarebbe dovuto essete un pò più lungo, ma alla fine ho cambiato idea e mi sono bloccata per lasciare suspense :") Non odiatemi xD
Tralasciando il tutto spero vi sia piaciuto ugualmente
Mi farebbe piacere ricevere le vostre recensioni e conoscere le vostre considerazioni *-*
È importante sapere il vostro parere, positivo o negativo che sia
Ora vado! Alla prossima belle lettrici
DrunkBunny

P.S: Danza99 anche se non è un granché ti dedico questo capitolo! Mi pare che stessi impazzendo senza Nath ed Alison :") Salutami Ethan *-* Ciao ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Max, Personal Trainer ***





Your Dark Side


Capitolo 14


Max, Personal Trainer

 

La sua bocca si muoveva piano sulla mia. Stranamente quel bacio sembrava una fresca carezza sulle mie labbra. Era strano per un vampiro, ma sapevo anche che Tyler, il mio Tyler, era capace di dimostrare affetto anche nelle vesti di un demone.
Non lo fermai, non volevo fermarlo. Dopotutto ci tenevo ancora a lui, e in quel momento mi era sembrato così fragile. Erano poche le volte nelle quali si dimostrava così sensibile, e mai mi sarei aspettato che lo facesse proprio adesso che era un vampiro.
Non volevo ferirlo, infatti gli poggiai una mano sul collo, causandogli un brivido dovuto alla visibile differenza di temperature, e lo avvicinai ancora di più a me. in fondo l’unica cosa che voleva era un contatto con la ragazza che era stata la sua migliore amica. Avvertì il respiro di Tyler farsi pesante e la sua lingua chiedere accesso nella mia bocca. Lo lasciai fare ma appena tentò di sollevarmi i lembi della maglietta mi allontanai.
“Non esagerare” ansimai. “Avevi chiesto un solo bacio”
Tyler rimase con lo sguardo fisso sul punto in cui la mia bocca e la sua si erano toccate. Si morse il labbro inferiore lasciandomi un ultimo e delicato bacio a stampo.
“Non avrei dovuto farlo” bisbigliò, incatenando il suo sguardi al mio. “Adesso dovrò usare tutta la mia buona volontà per non saltarti addosso” ammise, facendomi perfino arrossire.
Tyler mi voltò le spalle, camminando via da me.
“Mi prometti una cosa” intervenni improvvisamente, afferrandolo per la manica della sua camicia nera.
“Dipende” fece lui, con quel pizzico di arroganza che oramai era tipico della sua personalità da vampiro.
“Non uccidere più gente innocente” Si voltò nuovamente nella mia direzione fissandomi incredulo. “Ti prego Tyler, non voglio più che ammazzi qualcuno solo per il gusto di farlo. È una cosa orribile”
“Sono un vampiro” rispose freddo. “È nella mia natura”
“Ma non è nella natura del mio Tyler” replicai. “Perché so che da qualche parte dentro di te qualcosa di lui c’è ancora”
“Devi smetterla di vivere di speranza” mormorò deciso, voltandomi le spalle. “Non serve a niente”
La vista cominciò ad appannarsi. Non volevo ammetterlo, ma non riuscivo ancora ad accettare il fatto di averlo perso, soprattutto dopo quel bacio che mi aveva dimostrato cosa Tyler provasse per me. un sentimento represso per troppo tempo che era sfociato dalle sue labbra con così tanta malinconia come un fiume sfocia nel mare, finalmente libero ma così impaurito ne dipendere da qualcosa più grande di sé.
Serrai gli occhi: non volevo mostrarmi debole, non lo ero.
“Dove vai?” dissi, tamponando col polso la mia guancia bagnata da un innocente lacrima.
“Sei libera” rispose. “Puoi tornare dal tuo lupo. La porta è lì” Con un cenno indicò un punto indefinito di fronte ad egli, prima di sparire lasciando nient’altro che un senso di vuoto.
Con un enorme sforzo, trascinando la mia gamba, zoppicai fino all’uscita. Il dolore lancinante alla coscia mi provocò nausea e i miei occhi iniziarono a lacrimare.
Appena varcata la soglia di quel terribile luogo serrai d’istinto lo sguardo a causa della troppa luce. Mi ero quasi abituata alla profonda oscurità di quella stanza. Chiamai Nath mentre, essendomi accorta di essere in una sperduta casa nel bosco, mi sedetti per terra con la schiena poggiata sul grosso tronco di un alto pino tenendo la gamba ben distesa. Perdevo troppo sangue e cominciava a girarmi terribilmente la testa. Gli squilli del cellulare risuonavano acuti e profondi nella mia mente provocando un insopportabile dolore alle tempie.
“Alison? Dio mio, ma che fine hai fatto? Ci hai fatto impazzire! Ti abbiamo cercato per tutto il paese” disse Nath tutto ad un fiato. “Dove sei?”
“Nel bosco…N-Nath ti prego, vieni” balbettai con la coscia che faceva sempre più male. Ora anche sporca di terra, cosa che non migliorava le condizioni già critiche della ferita.
“Che hai? Alison, che succede?!” mi chiese lui allarmato.
“C-corri!” Fu la mia ultima parola prima di chiudere la chiamata e lanciai il cellulare lontano così da poter coprire la mia gamba evitano che prendesse un’infezione. Diamine, credevo che il sangue di vampiro mi avrebbe guarita del tutto, e invece è servito solo a far rimarginare il morso di quella bastarda. In fondo la colpa era solo mia, avevo vomitato più sangue di quanto ne avessi bevuto.
Nel momento in cui stavo per svenire mi sentì sollevare da terra. Sbirciai dalla piccola fessura che riuscì ad aprire con gli occhi, essendo sfinita e debole dopo tutto quello che era successo, e riconobbi le sue labbra così vicine alle mie.
“Ma chi ti ha ridotta in questo stato?” sussurrò Nath, quasi spaventato.
Nascosi il mio volto nell’incavo del suo collo, premendo la punta del mio naso contro la sua calda pelle. “Portami a casa Nath” bisbigliai. “Sono stanca”
 
 
 
“Ahia Nath..” mormorai, arricciando il naso. “NATH AHIA” Gli tirai un innocente calcio sul polpaccio.
“Scusami Ali, sto cercando le chiavi che sembrano essersela data a gambe” si giustificò, mentre frugava nelle tasche dei suoi jeans. “Trovate!” esultò, portando il braccio in aria in segno di vittori. Sfortunatamente avevo un ragazzo con l’intelligenza corta, perché rischiai di scivolargli via dall’unico suo braccio che mi sosteneva e finimmo entrambi per terra. Non so per quale grazia divina atterrai sulla sua pancia, cosa che attutì il colpo, ed evitai di sbattere contro il pavimento la gamba.
“Hai l’equilibrio di un elefante su un filo di lana, Nath” Scoppiai a ridere. Esausta mi stesi su di lui.
“Dio che botta!” si lamentò lui, massaggiandosi la schiena. “La prossima volta uso il campanello, almeno per quello serve un solo dito”
All’improvviso la porta di casa si spalancò ed entrambi alzammo lo sguardo.
“Mi dite cosa diamine ci fate stesi per terra?!” esclamò Jay, portando le mani sui fianchi.
“Chiedilo all’equilibrista da circo, qui” scherzai, afferrando la mano che mi era appena stata offerta per rimettermi in piedi. Cercai di poggiai il meno possibile il piede per terra, o sarei finita nuovamente col fondoschiena sulla gambe si Nath.
“ALISON!” Un urlo inaspettato mi traforò un timpano. “Cosa ti è successo?”
“Benvenuto sulla Terra, riccio” mi aggrappai al suo muscoloso braccio. “Ma dove ce l’hai la testa?”
“Perdi molto sangue…” E’ arrivato Capitan Ovvio. “Vieni” si propose per prendermi in braccio e portarmi in camera.
“No in bagno, portami in bagno” dissi. “Ho bisogno di una doccia”
Nathan si avvicinò a me e accarezzandomi i capelli mi disse: “Io prendo il disinfettante e qualche fascia, ti aspetto in camera mia” Dopodiché mi lasciò un bacio sulla fronte e sparì in cucina.
Jay mi accompagnò gentilmente al piano di sopra. Entrai con molta calma in bagno e lentamente mi svestì, facendo attenzione a non sfiorare neanche con la stoffa dei pantaloni la ferita alla coscia. Lasciai tutto per terra, ai piedi della vasca ed entrai con attenzione nella doccia. Non volevo neanche immaginare il dolore che mi sarei causata se per sbaglio l’avessi sbattuta distrattamente contro qualcosa: quel bagno era un labirinto, non c’era neanche un metro quadro dove muoversi liberamente.
Non appena il flusso d’acqua cominciò ad accarezzare la mia pelle chiusi gli occhi e tentai di rilassarmi, cosa che fortunatamente non mi risultò molto difficile.
Allungai il braccio e presi la verde spugna difronte a me. la bagnai fino a quando non si appesantì per bene e iniziai a strofinare delicatamente sulla gamba per lavare il sangue in eccesso.
“Dio quanto brucia” mi lamentai. “Se solo riuscirò mai a diventare un licantropo la squarto viva” dissi alludendo alla vampira che mi aveva lasciato quel doloroso ricordino.
Finito la ferita si notava meno, anche se prima il sangue nascondeva il fatto che quei buchi fossero en profondi.
Afferrai la bottiglia del bagnoschiuma e ne versai qualche goccia sul palmo della mano. Sfregai fino a creare una soffice schiuma bianca e mi preparai a lavare il mio corpo. Subito però il mio sguardo venne catturato dalla strana cicatrice a forma di lupo che avevo attorno all’ombelico. Seguì la traccia di quel segno col dito: non faceva più male.
“È da un po’ che non ci faccio caso a te” dissi tra me e me.
Chissà come sarebbe sul serio essere il capo licantropo di un branco come il loro. Avrei un sacco di vantaggi: Nathan non avrebbe più paura di toccarmi, potrei fargliela pagare a Maia, potrei correre spensierata per i boschi e raggiungere velocemente più luoghi, anche a chilometri di distanza da River Land, e poi potrei anche dare ordini a tutti loro. Al solo pensiero mi scappò un ghigno divertito.
Mi sciacquai per bene ed uscì dalla doccia, sempre con molta calma. Non appena afferrai l’asciugamano la porta si spalancò.
“Alison ho fatto un salto a casa tua e ti ho pres…” Nath arrossì rovinosamente vedendomi completamente nuda davanti ai suoi occhi. Si voltò di scatto lasciando cadere per terra i vestiti che aveva tra le braccia. Scoppiai a ridere.
“Oh avanti Nath, non è mica la prima volta che mi vedi senza nulla addosso” lo stuzzicai.
“Ehm…Ti prego Alison, copriti” mi supplicò, alquanto imbarazzato.
Mi avvolsi nel mio morbido asciugamano bianco e gli diedi dei piccoli colpetti sulla spalla. “Ti puoi girare” dissi.
“Dicevo, prima di trovarti in queste…” gesticolò confusamente con le mani. “…condizioni”
Roteai gli occhi al cielo, divertita. “La smetti di essere così timido e di pensare alla parola sesso come a un taboo?”
“Solo se la smetti di sculettarmi davanti agli occhi mezza nuda”
“Oh ma smettila!” lo colpì sul petto, ridendo. “Comunque cosa ci sei andato a fare a casa mia?”
“Ti ho preso una maglietta e un paio di pantaloncini” disse, sventolando per aria i miei vestiti. “Ed ho anche rassicurato tua madre. Per poco non le veniva un attacco isterico, a quella povera donna”
“Dovrei tornare a casa e rassicurarla” riflettei.
“Questa sera ti ci accompagno io” Nath mi baciò la fronte. “Vestiti ora, io sono in camera”
"No, aspetta" gli afferrai il polso, avvicinandolo lentamente a me. Gli portai le braccia al collo, stringendolo dolcemente contro il mio petto. "Resta con me"
"Alison, non..."
"Giuro che starò buona" promisi accorciando le distanze tra le sue labbra e le mie. Avvertì il respiro di Nath farsi pesante, così come il mio. Lo spinsi delicatamente
contro la liscia parete dietro di lui premendo il mio corpo contro il suo, affinché ogni centimetro della mia pelle combaciasse con la sua. "Voglio solo un...bacio" soffiai contro la sua bocca già socchiusa, pronta ad intrecciarsi con la mia.
Non mi sorprese il fatto che Nathan ricambiasse il bacio con così tanta enfasi: mi piacque il modo con il quale mi avvolse tra le sue braccia, dandomi piccole carezze sulla parte bassa della schiena ancora umida. Cominciai ad avvertire piccole scosse di eccitazione al bassoventre non appena la sua mano scivolò inaspettatamente sotto al mio asciugamano, andandosi a posare sul mio fianco sinistro.
"Tu non sei il mio Nath" sussurrai col fiato pesante, mentre le sue dita solleticavano la mia pancia. "Dove è andata a finire la timidezza di poco fa?"
"E' scappata nel momento in cui mi hai baciato"
Sorrisi maliziosa; cosa non da me. Ma in quel momento, come anche la prima notte passata con lui, la mia razionalità mi aveva abbandonata.
Nathan si riappropriò della mia bocca, prendendo ad accarezzarmi anche i capelli bagnati, mentre la sua mano destra continuava ad accarezzare il mio ventre, tracciando segni circolari attorno all'ombelico. Ansimai nella sua bocca, con conseguenza la visuale celestiale di Nath che si mordeva il labbro inferiore, soddisfatto, e gli occhi che traboccavano di voglia. Okay, credo che entrerò in iperventilazione.
"Mi sembrava tu non volessi.." bisbigliai.
"Infatti ho solo voglia di un pò di...coccole" L'ultima parola venne sussurrata al mio orecchio, facendomi perdere la restante goccia di autocontrollo che mi era rimasta.
Riuscì a comprendere di quale tipo di coccole stesse parlando non appena il mio asciugamano venne sollevato di qualche centimetro, così da scoprire le mie intere gambe.
Deglutì, ansiosa, sentendo la mano di Nath che dal ginocchio saliva sempre più vicina al suo obbiettivo.
"Nath.." ansimai, sentendolo troppo vicino alla mia intimità; così vicino da star male.
"Ssh" mormorò lui, lasciandomi un leggero bacio sulla spalla. "Rilassati. Sono solo coccole" Ancora quella parola. Coccole. Chissà perchè ero più che convinta che quelle fossero più che semplici coccole che ci si scambia tra fidanzatini sdolcinati.
Venni travolta da una miriade di forti sensazioni non appena la mano di Nathan entrò a contatto con la mia parte più nascosta. Gemetti, sostenendomi al muro alle spalle del ragazzo che con pochi gesti mi stava facendo toccare il cielo con un dito.
"S-sei...fantastico" balbettai, estasiata. Nathan sorrise, mostrando per la prima volta un ghigno divertito. Non lo vedevo, ma potevo sentirlo contro la pelle del mio collo.
Nel momento in cui mi poggiai sulla sua spalla qualcuno bussò alla porta, facendomi ritornare alla realtà all'istante. Nath non si fermò bensì intensificò le "carezze" tanto che fui costretta a nascondere il viso nell'incavo del suo collo e morderlo per evitare di urlare.
"Chi è?" fece lui con voce roca. Era eccitato a causa della mia reazione.
"Nano dovrei usare il bagno" urlò Jay dall'esterno.
"Non ora!" rispose lui. Intanto io temevo avrei lasciato i segni dei miei denti sulla sua pelle nonostante la buona volontà che ci stessi mettendo nel non gridare ai sette venti il mio immenso piacere.
"E dai Nath, è urgente!" si lamentò il riccio.
"Vai a farla da qualche altra parte!"
Sentì Jay che si allontanava, sbuffando, e ritornai allo scoperto facendomi scappare un gemito poco contenuto. Quando la mano di Nath si allontanò dalla mia intimità ormai accaldata avvertì uno strano vuoto.
Mi accasciai per terra: le mie gambe erano molli e non riuscirono a tenermi in piedi. Poco dopo vidi anche Nath sedersi al mio fianco, col fiato corto.
"Dovrei essere io quella esausta, non tu" osservai, ridacchiando.
"Avresti dovuto evitare di ansimarmi nell'orecchio in quel modo"
Solo allora mi resi veramente conto di quello che era successo solo pochi istanti prima. Inaspettatamente arrossì di colpo e il mio viso andò a fuoco. Oh mio Dio, aveva sul serio...?
Nath scoppiò in una fragorosa risata. "Sei tutta rossa!"
Mi voltai ad osservarlo basita. Si manteneva persino la pancia con le mani. Si stava divertendo il signorino. "Oh ma cosa ti ridi Nath!" Lo colpì al braccio prima di incrociare le braccia al petto, imbarazzatissima. "Eri tu quello in imbarazzo fino a 5 minuti fa!"
"Il modo in cui mi hai baciato e l'averti tra le braccia mezza nuda mi ha fatto venir voglia di farti un pò di coccole" rispose, sussurrando la parola "coccole" al mio orecchio.
Lo fulminai, ancora rossa in viso.
"Oh avanti abbiamo fatto l'amore insieme!" mi rammentò. "E ti imbarazzi per questo?"
"Ma è diverso! Cioè tu..mi hai...insomma..tu...oh è diverso!" ripetei, sbuffando.
"Okay, terrò le mani a posto" si arrese. "Non succederà più, promesso"
"No!" urlai. Sul suo volto ricomparve il ghigno divertito di prima. "Cioè...si..mi imbarazzo..però..non è..che..io..non voglia..." balbettai, ormai all'apice dell'imbarazzo. Maledetta bocca la prossima volta di sigillo con la colla a caldo!
Nath mi circondò la vita col braccio, avvicinandosi. "Almeno per una volta sei tu quella in imbarazzo" mi sussurrò, lasciandomi un bacio sulla guancia. Mi lasciai scappare un sorriso; era adorabile. "Ora però andiamo a medicare la tua ennesima ferita" Mi prese in braccio ed insieme andammo in camera sua, dove ad aspettarci trovammo Siva.
"Ciao lupacchiotto!" lo salutai, mentre Nathan mi posava attentamente sul letto, accanto a lui.
"Sempre a cacciarti nei guai tu, eh" Siva mi baciò sulla fronte. "Che ti è successo questa volta?"
"Uno spiacevole incontro con una vampiretta alquanto odiosa" risposi con una smorfia.
"Sta parlando di Maia" si intromise Nath, notando l'espressione interrogativa dell'amico.
Lo guardai perplessa. "E tu come..?"
"Sono riuscito a sentire i tuoi pensieri per pochissimi istanti" mi raccontò, fasciando la mia gamba. "Mi sono bastati per capire solo il nome di quella succhia sangue, nient'altro"
"Vedi? Sono una ragazza coraggiosa io!" esclamai col tipico tono di voce da so-tutto-io. "Ho avuto paura solo per poco tempo. D'altronde quella zoc..ehm..brava ragazza ha rischiato di staccarmi mezza gamba"
"Può darsi, ma può anche essere che eri con qualcuno che non ti spaventava" fece lui, duro. Il mio sorriso scomparve all'istante. Lui sapeva.
"Eri con Tyler, vero?" Siva tossicchiò, teso. Mi voltai a guardarlo, in difficoltà, ma non parlò, restò in silenzio mordicchiandosi il labbro.
Abbassai il capo, guardando le mie dita che si torturavano a vicenda. "Si.." fu la mia risposta.
Nath lanciò contro il muro la boccetta di disinfettante. "Bene" sussurrò a denti stretti, prima di sparire.
"Nath, ti prego!" esclamai allungando il braccio. Siva posò la sua mano sulla mia spalla, costringendomi a restare seduta. "Lascia stare Ali, gli passerà"
"Ho sbagliato io questa volta, vero?" I miei occhi si riempirono di lacrime. Era bastato anche solo pronunciare il nome di Tyler per rovinare tutto, persino l'atmosfera che tra noi due si era andata a creare grazie al momento di intimità che avevamo avuto pochi attimi prima.
Siva non rispose, sospirò. Poi mi diede una dolce carezza tra i capelli ancora umidi e se ne andò anche lui. Ero rimasta sola.
Mi alzai con fatica dal letto e mi trascinai fino alla finestra. Lo vidi. Camminava su e giù per il giardino, calciando qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro.
Una lacrima mi rigò la guancia. Poggiai il palmo della mia mano sul vetro di fronte a me, nella sua direzione, come per poterlo toccare. Ma era lontano; lo sentivo lontano.
Se solo mi permettessi di essere come te. Ma tu sei cocciuto, testardo e niente e nessuno riesce a farti cambiare idea; sorrisi inconsciamente.
Portai istintivamente i miei polpastrelli a sfiorarmi il ventre.
Però è quello che voglio, è quello che sono destinata a diventare, e se tu non vuoi aiutarmi farà da sola.
"Max!" urlai.
 
 
 
"Cazzo, Max!" imprecai, cadendo per terra. "Vuoi spaccarmi mezzo viso, per caso?" Mi massaggiai piano la punta del naso, sentendo un sonoro crack.
"Ti ho fatto molto male?" mi chiese lui, mortificato, precipitandosi da me.
"Tu che dici? Mi hai tirato un pugno in piena faccia!" urlai, mettendomi in piedi col suo aiuto. "Forse dimentichi che non ho la pelle dura come voi licantropi"
"Guarda che me lo hai chiesto tu di allenarti" mi rammentò. "E non so neanche perchè ho accettato. Se lo viene a sapere Nath come minimo mi spezza le ossa una ad una" Rabbrividì al solo pensiero.
"Te lo dico io perchè: nessuno resiste ai miei occhioni dolci" gli diedi un pizzicotto sulla gota.
"Si, però la prossima volta fai più attenzione" mi ammonì, riposizionandosi davanti a me. "Ti avevo detto di proteggere il viso con entrambe le mani e scansarti non appena avresti visto un movimento da parte mia"
"Okay, riproviamo" Chiusi gli occhi cercando di concentrarmi su Max e non sul dolore alla gamba che per lo sforzo mi stava torturando. Quando gli riaprì lui si stava già muovendo nella mia direzione; non appena il suo pugno si ritrovò a qualche centimetro da me mi spostai alla mia sinistra con uno scatto, provocandomi una fitta tremenda alla ferita. Caddi nuovamente.
"Cazzo che dolore!" bisbigliai, poggiando la mia fronte contro il tronco di un albero e imprecando per l'ennesima volta.
"Tutto bene, Ali?" fece Max. Attentamente fece scivolare il mio braccio attorno alle sue spalle e mi prese in braccio per poi poggiarmi subito dopo. Restai sempre aggrappata a lui, che col fisico che si ritrovava era un ottimo appoggio.
"Se solo potessi muovere entrambe le gambe sarebbe più semplice" dissi, maledicendo silenziosamente quella bastarda di una vampira.
"Posso aiutarti io" Una familiare sagoma femminile sbucò dal nulla, facendomi scappare un grido dallo spavento.
"Ciao Nicki" la salutò Max.
"Oh ma guarda un pò, è tornata la stro..." Il mio momentaneo allenatore mi tappò la bocca prima che potessi concludere la frase. Mi dimenai, inutilmente: mi aveva imprigionata e non potevo muovermi. Sembrava come se avessi un grosso pitone attorno al mio corpo.
"Scusala Nicki, è un tantino aggressiva in questo periodo. Devono essere gli ormoni" Gli tirai un calcio nel basso ventre per quello che aveva detto e finalmente tornai libera. "Così impari!" esclamai, vedendolo contorcersi dal dolore.
"Questa me la paghi!" mi minacciò lui, massaggiando il punto dolorante.
"Ora tu, cosa vuoi? Hai già creato abbastanza problemi non credi?" mi rivolsi alla ruba fidanzati vicino a me.
"Porto sempre con me una boccetta o due di sangue di vampiro" disse Nicki. Frugò nella sua borsetta ed estrasse una fiala piena di liquido rosso. "La tua gamba guarirà in un attimo"
La guardavo confusa. "Cioè aspetta, prima fai la troia col mio ragazzo e poi ti offrì anche per aiutarmi? La coerenza non è il tuo forte eh"
"Senti mi dispiace, okay? Ho fatto una cazzata!" iniziò. "Era tempo che non lo rivedevo e venire a sapere che aveva un'altra ragazza mi ha fatta un pò ingelosire, ma ti assicuro che io per lui non provo più nulla, io amo Jay" Continuavo a fissare i suoi occhi; sembrava sincera. "Sono stata la causa del vostro litigio e mi dispiace, sul serio"
Guardai Max, che annuì. Sospirai. "Scuse accettate" dissi infine. "Ma toccalo un'altra volta e finirai per terra come lui" Nicki sorrise, riconoscente.
"Ora però bevi quella cosa e ricominciamo" si intromise Max, mettendosi in piedi.
"No, basta sangue vampiro! Non ne posso più" mi lamentai.
"Oh non fare la schizzinosa" Mi sollevò da terra e contemporaneamente afferrò la boccetta dalle mani di Nicki facendomela bere con la forza. Non appena ebbi finito sputacchiai per terra, ripulendo la bocca col polso. "Che cazzo, adesso mi vengono i conati di vomito!"
Ritoccai terra e con sollievo non avvertì nessuna fitta alla coscia. "Bene, possiamo continuare" esordì Max, correndo nella mia direzione con l'intento di farmi uno sgambetto. Ma io fui più veloce: mi scansai all'istante, dandogli una leggera gomitata sulla schiena.
"Wow!" esclamò Nicki, stupefatta. "Sei stata strabiliante"
"Mmh, una cosa da niente" mi vantai io.
"Ha i riflessi pronti la piccolina" disse il mio lupo preferito, dopo Nath, circondandomi le spalle col suo braccio muscoloso. "In fondo ha sangue licantropo che scorre nelle vene"
"Io non ero così preparata neanche dopo mesi dalla mia trasformazione" raccontò lei, sorridendo.
"Cosa?!" urlai io.
"Ehm..No, niente Alison" fece Max, agitato.
"Max, fa la finita!" esclamai. "Sei un licantropo?"



Hi girls! :3
Lo so, ho fatto ritardo per l'ennesima volta  Però credo di aver esagerato sul serio, chiedo perdoono :c
Dopo aver ricevuto la 61 recensione da parte di una ragazza che non vedeva l'ora che aggiornassi mi sono messa d'impegno e, buttando le chiavi della mia camera, ho acceso il computer e mi sono messa a lavoro
Spero di essere riuscita a scrivere un capitolo almeno decente, anche perchè se dopo tutto questo tempo avessi scritto qualcosa di terribilmente brutto sarebbe stato da bastardi :')
Ora passiamo alla storia:
1. Che carino Tyler che dimostra ad Alison ciò che prova *-* Voi che dite? Non è tenero?
2. Invece Nath sempre più protettivo nei confronti della sua amata, aw.
3. Ehehehe, la scena nel bagno *sguardo pervertito* Avevo voglia di mettere un momento di intimità tra i due, spero solo che sia stato di vostro gradimento e soprattutto che non sia uscita fuori rating xD
4. Però, come sempre, c'è qualcosa che rovina il tutto .-. Colpa della scrittrice, sorry!
5. Eh voilà! Ecco il perchè del titolo: Max che fa da "Personal Trainer" ad Alison sotto sua richiesta :') Solo che intelligentemente ha dimenticato che avere davanti un semplice umana e non un licantropo come lui ahahahah
6. E poi spunta Nicki...licantropo :') Woooow, che scoperta per la nostra Alison
Beh che dire? Scusate ancora per il ritardo madornale e spero che questo capitolo vi sia piaciuto 
Se ne avete voglia lasciate una piccola recensione, mi farebbe molto felice *^*
Alla prossima, magnifiche lettrici<3
Baci Baci
DrunkBunny


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2233221