Good girl.

di Ella_x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Good girl.
 
Capitolo 1
 
Diverse scie di colori sfumati si mescolavano nel cielo chiaro conferendo al tramonto visibile dalle tende di raso pesante completamente spalancate l’usuale irresistibile fascino e la radio accesa sul davanzale di fronte non faceva che riprodurre ininterrottamente e in tono soffuso musica classica.
Due colpi gentili alla porta fecero sbuffare pesantemente Ellie che riemergendo dal fagotto di coperte spesse annunciò il permesso di entrare con voce annoiata.
-Signorina Rogers sua zia la sta attendendo in salotto per cominciare a cenare- annunciò la cameriera sorridendo alla ragazza che si alzò svogliatamente dal letto ormai disfatto.
-Grazie Marì scendo subito- le rispose aggiustandosi la camicia bianca e legando i capelli sciolti in uno chignon frettoloso.
Ellie si avviò con passo trascinato per il corridoio deserto e in totale silenzio scese le scalinate di marmo immacolate.
Sapeva che quella sarebbe stata una cena pessima, lo percepiva nell’aria.
Non che le cene con sua zia fossero mai divertenti o piacevoli certo, ma il fatto che quel pomeriggio sua zia Caroline fosse stata ad una delle riunioni mensili dell’associazione  ‘Dame di Cambridge’ meglio conosciuta con il nome di DDC, poteva significare una sola cosa: altre scocciature in vista.
Un gruppetto di una ventina di donne viziate e ricche che si riunivano a bere the ai mirtilli e a spettegolare o vantarsi dei successi dei propri figli e mariti, o delle proprietà sparse per tutta l’Inghilterra che possedevano o peggio ancora degli stupidissimi ricevimenti che davano in onore di eventi totalmente inutili.
Un’ associazione che a suo parere era di un inutilità superiore perfino a quella che ricordava essere nata qualche anno fa, che raggruppava tutte le donne della città delle famiglie più benestanti con un gatto.
Si, un gatto.
E ovviamente la zia Caroline non poteva non essere vicepresidentessa di quel gruppo di pensionate depresse che vedevano in un gatto l’unico essere vivente che potesse sopportarle più di dieci minuti.
La zia amava i gioielli, il lusso e fare una buona impressione,  ma soprattutto amava alla follia Apollo, un gatto mezzo spelacchiato forse più vecchio di lei.
Ellie sospirò; doveva calmarsi.
Insomma Apollo era ok, infondo non faceva altro che mangiare e dormire tutto il giorno ed era inutile prendersela anche con lui che aveva come unica colpa quella di essere stato viziato sin da cucciolo.
Osservò la soglia della sala da pranzo con lo stesso sguardo di un condannato a morte che si avvicina al patibolo e prendendo un grosso respiro la oltrepassò, osservando la tavola apparecchiata e le fiamme delle candele che si muovevano ad ogni minimo spiffero.
-Buonasera zia Caroline- salutò educatamente avvicinandosi al suo posto.
Il cameriere la aiutò a sedersi, e ad un cenno di assenso di sua zia sparì in cucina a prendere i piatti.
-Buonasera a te Eloise cara- salutò entusiasta sua zia, aggiustandosi il tovagliolo sul tallieur grigio –Hai passato una bella giornata?- domandò versandosi un bicchiere di vino rosso.
Ellie arricciò il naso, ficcandosi un pezzo di pane in bocca.
Sapeva che non le importava davvero, ma voleva soltanto arrivare al punto in cui lei le avesse chiesto lo stesso per incominciare il suo noioso e infinito racconto.
-Normale, scuola e casa- rispose sforzandosi di sorriderle gentilmente.
Voleva bene a sua zia davvero, ma c’erano in lei alcuni aspetti che odiava vivamente.
Come ad esempio la presunzione, l’altezzosità, talvolta l’arroganza, il suo lato snob e il voler fare sempre una buona impressione agli occhi di tutti.
Aveva sempre pensato infatti che fosse proprio per quest’ ultimo motivo che qualche anno fa l’aveva voluta a vivere con lei.
Sua madre era un tipo un pò strano.
Fissata con lo yoga, coi vestiti ippie, vegana e con la testa tra le nuvole.
Era sempre distratta da qualcos’altro per occuparsi di lei.
Come ad esempio il suo compagno Victor, un omone di colore con la testa pelata, anche lui rigorosamente ippie e vegetariano.
Ellie ormai in undici anni di vita ci aveva fatto l’abitudine e le bastava quel poco di tempo che passava con lei.
E poi Victor le piaceva un casino:  sapeva cucinare benissimo piatti messicani ed era uno spasso.
La sua vita non le dispiaceva insomma.
E invece era spuntata sua zia con la scusa che ormai era grande e aveva bisogno di un educazione e una figura da seguire che non fosse ‘‘Quella irresponsabile di mia sorella, che è rimasta incinta a ventidue anni da un tizio che è sparito il giorno dopo ’’.
Sua madre aveva riflettuto molto su quella proposta, e anche se a malincuore si era costretta ad accettare per il suo bene.
Così da un giorno all’altro all’età di undici anni si era ritrovata a doversi trasferire dal suo appartamento a tre camere in periferia ad una villa a tre piani in uno dei quartieri più ricchi di Cambridge.
E sua zia era passata agli occhi di tutti i ricconi della città come l’umile donna che si era dedicata all’impresa del padre senza costruirsi una famiglia e che a quarant’anni suonati si assumeva una bambina scapestrata frutto di una notte di passione della sorella minore.
Non che dubitasse che sua zia le volesse bene, ma riteneva le motivazioni che l’avevano portata a prenderla con lei alquanto meschine.
-Bene cara..era proprio di questo che volevo parlarti, sai?- sorrise soddisfatta sua zia facendo spazio al cameriere che stava servendo il primo piatto.
Ellie si finse sorpresa ed interessata, ringraziando Gordon per il piatto di minestra che le aveva appena messo d’avanti.
-Sai non so se te ne ricordi ma oggi c’era la riunione di questo mese del DDC e si è parlato di tante cose, sapevi che a pochi isolati da qua è stato aperto un nuovo centro d’accoglienza per ragazzi difficili? E’ stato finanziato da una mia carissima amica- spiegò con un velo di fastidio che Ellie percepì come invidia.
-Davvero? Sembra una cosa interessante- annuì temendo già il peggio.
Sua zia si pulì le labbra, nascondendo dietro al tovagliolo una smorfia infastidita –Già, lo è. Ed è stato affrontato anche un altro argomento. Molti dei figli dei membri dell’associazione fanno volontariato. Chi alla mensa dei poveri, chi presta servizio ai barboni, chi aiuta in ospedale- elencò contando sulle dita smaltate di rosso.
Ellie assottigliò gli occhi comprendendo quello a cui sua zia voleva arrivare.
Non poteva rifiutarsi, anzi non ci riusciva.
Non era mai stata una di quelle ragazze decise ed irremovibili, era piuttosto una ragazzina che si lasciava trasportare dai sensi di colpa e che ubbidiva ad ogni singola richiesta.
Ottimi voti a scuola, poche amiche esclusivamente ragazze, nessuna parolaccia.
Una brava ragazza insomma, anche troppo a volte.
Infondo era per il suo bene, le ripeteva ogni volta sua zia.
-E stavo pensando, cara, che tu hai molto tempo libero dopo la scuola. Voglio dire i tuoi voti sono eccellenti e quindi non hai bisogno di stare ore intere sui libri. Credevo quindi che fosse un bene se tu spendessi questo tempo in qualche cosa di utile- spiegò sua zia sorridendole in modo garbato.
Ellie sospirò silenziosamente, osservando le rughette che si formavano ai lati degli occhi chiari di sua zia. Conosceva bene quell’espressione di convinzione, e sapeva che non avrebbe accettato un rifiuto.
-E mi sembrerebbe stupido non cogliere la palla al balzo. Insomma l’apertura di quel nuovo centro cade a pennello..- continuò imperterrita zia Caroline immaginando già i complimenti che le sarebbero stati rivolti dalle altre dame in proposito della sua umile nipotina.
Ellie si schiarì la voce –Non lo so zia..può essere pericoloso frequentare ambienti del genere- provò speranzosa.
Sua zia scosse la testa, ridendo sommessamente –Non devi preoccuparti di  questo cara, quei ragazzi sono sotto stretta sorveglianza e tu dovrai occuparti soltanto di servire il pranzo o cose del genere, senza nemmeno rivolgergli la parola se non ti va. E poi si tratterebbe di un paio d’ore a settimana tutto qui- spiegò entusiasta, consapevole di avere una risposta a tutte le possibili lamentele della ragazza.
-Devo proprio, zia? Potrei trovare qualcos’altro- chiese esasperata Ellie allontanando il suo piatto.
Le era passata la fame e l’unica cosa che desiderava era andarsene in camera sua e sprofondare tra le lenzuola.
-Non essere sciocca cara, la fondatrice di questo progetto è una delle donne più importanti della città, e fare volontariato lì sarà una garanzia per far conoscere a tutte le famiglie migliori quanto tu sia buona d’animo- la riprese sua zia –Non puoi proprio rifiutarti, è un sacrificio che renderà impeccabile la nostra reputazione. Pensa a tutto quello che faccio per te ogni giorno, pensa a quanto io lavori per darti tutto ciò che desideri, a come io ti voglia bene come ad una figlia mia. Non puoi dirmi di no, cara. E’ soltanto una piccola richiesta da una povera donna sola che desidera soltanto il meglio per te-.
Ellie sentì una fitta allo stomaco.
Non poteva sfoderare la carta della pietà e dei sensi di colpa, non avrebbe retto anche quello.
Rimase in silenzio, continuando ad ascoltare contro voglia le suppliche di sua zia.
-Allora Eloise, cosa ne pensi? Mi farebbe davvero piacere, ma non sei costretta sai..- concluse la donna rivolgendole l’ennesimo sorriso fintamente gentile.
Ellie trattenne una risata amara, stringendo tra i pugni la tovaglia di lino bianco.
Non era costretta, certo.
-Beh..zia Caroline…se que..questa cosa ti rende davvero felice lo..lo farò- balbettò a fatica con lo sguardo basso.
Sua zia dall’altro capo del tavolo le prese la mano, stringendola tra le sue –Sei un tesoro, Eloise cara. Un vero tesoro. E presto lo saprà tutta la città- cinguettò entusiasta.
Ellie sospirò –Posso alzarmi da tavola? Sono stanca e vorrei andare a dormire- domandò con voce tremante.
Sua zia le lasciò la mano, continuando a sorridere in modo trionfante –Certamente cara, vai pure, vai. Buonanotte- la congedò versandosi dell’altro vino.
-Notte- sussurrò la ragazza, alzandosi.
Si avviò di nuovo verso la sua camera in silenzio e rassegnata, si sentiva un pò come uno stupido burattino nelle mani di sua zia.
Lo era, era sempre stato così.
Indossò velocemente la sua vestaglia e spense tutte le luci, lasciando soltanto che il pallore della luna le illuminasse i lunghi capelli scuri sparsi sul cuscino fresco.
 
 
Buonasera a tuuuutte.
Lo so, nessuno si ricorda di me e come biasimarvi!
Ho eliminato le mie due ultime ff che non aggiornavo da un secolo ed ho deciso di scriverne un'altra spuntata dal nulla.
Questa mi prende troppo davvero, e sono già al quinto capitolo..per non
parlare dell’esplosione di idee che ho in testa.
Insomma il succo del discorso è che non ho intenzione di eliminare anche questa anche perché so già come si svolgerà dall’inizio alla fine, devo solo scriverla.
Non sarà una storia né troppo tragica, né troppo allegra e divertente.
Spero non risulterà noiosa e che almeno un pochino pochino possa piacere a qualcuno.
Vabbeh spero che qualche anima buona si interessi a questo obrobbrio
 altrimenti fa nulla
mi esalterò e sclererò da sola hahaha
Se miracolosamente a qualcuna andrebbe voglia di leggerla
non mi dispiacerebbe anche un parere esterno.
Sotto vi lascio il presta volto della protagonista, io la trovo adorabile, e con questo è tutto, quindi al prossimo aggiornamento e nulla, stay happy.
See you son, babeees!
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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Good girl.
 
Capitolo 2
 
I raggi del sole penetravano violentemente dai vetri della finestra, facendole pizzicare gli occhi ancora chiusi.
-E’ ora di alzarsi signorina-.
Ellie si stiracchiò alla meglio, aprendo le palpebre umide –Buongiorno Marì- salutò la cameriera mettendosi a sedere nell’enorme letto a una piazza e mezza.
-Buongiorno a lei signorina Rogers. Sua zia tra poco scenderà giù per la colazione e poi dovrà recarsi a lavoro, ma non prima di averla salutata- la avvisò la donna sorridendole gentilmente.
Marì era una donna davvero adorabile.
Le guance paffute sempre arrossate ed i capelli scuri legati sulla testa tonda. Sempre sorridente e cortese.
-Mi preparo subito- annuì la ragazza alzandosi –Ti dispiacerebbe prendermi una divisa scolastica?- le domandò dirigendosi  nella cabina armadio assieme a lei che l’avrebbe aiutarla a vestirsi.
Ellie si abbottonò la camicia immacolata e indossò giacca e gonna a quadri blu, Marì la aiutò a legare i capelli in una coda alta e le porse le sue converse scure.
Osservò la sveglia sul comodino e con estrema calma mise i suoi libri nello zaino.
Non era mai in ritardo, anzi, la maggior parte delle mattine era perfino in anticipo per la scuola.
Si recò in sala da pranzo e sorrise a sua zia –Buongiorno- la salutò prendendo posto di fronte a lei.
-Buongiorno Eloise- le sorrise sua zia bevendo il suo caffè scuro –Ho qui i programmi della giornata- le annunciò indicandole la sua agendina di cuoio marrone.
Ellie annuì, trattenendo una smorfia.
Insomma si era appena svegliata aveva bisogno di un attimo di tranquillità.
-Allora- cominciò sua zia sfogliando le pagine –Io ritornerò tardi questa sera ma riuscirò ad esserci per la cena, tu dopo scuola hai un oretta per pranzare, dopo di che inizierai ciò di cui abbiamo parlato l’altra sera-.
Ellie boccheggiò confusa, bevendo la sua spremuta d’arancia.
Da quando sua zia si occupava perfino di progettare la sua giornata?
Annuì, alzandosi da tavola –Io vado zia, vorrei arrivare un pò prima o si formerà troppo casino all’entrata della scuola- la salutò indossando il suo cappotto.
-Aspetta cara, ti accompagna Gordon con la mia auto prima di portarmi a lavoro- le propose sua zia indicando il cameriere che era già pronto sulla soglia della porta.
-Non preoccuparti, ho voglia di camminare un pò- insistette sperando che la lasciasse andare.
Non voleva rivolgere la parola a nessuno fino a quella sera.
Sua zia annuì, pensando che in fondo almeno quello avrebbe potuto concederglielo -D’accordo, Eloise, buona giornata- la salutò.
Ellie si richiuse l’enorme porta di legno pesante alle spalle ed inspirò un bel pò d’aria profumata d’autunno.
Si incamminò per il vialetto umido perdendosi nei suoi pensieri.
In dieci minuti arrivò all’ingresso della scuola ancora non troppo affollata, salutò quelle poche ragazze con cui scambiava qualche parolina ogni tanto e se ne andò dritta filata nella sua classe ancora vuota.
Occupò il banco in prima fila di fianco alla finestra ed appoggiò la testa sulle braccia.
Non le dispiaceva affatto la solitudine, anzi  la preferiva.
Passava il suo tempo da sola per la maggior parte del giorno standosene a casa, passeggiando per il parco e perfino tra i banchi di scuola.
Ellie infatti non aveva una migliore amica, ma soltanto qualche conoscenza con cui si limitava a chiacchierare nelle ore buche.
Non era asociale, depressa o cose del genere…Era normale, forse solo un pò più timida e riservata degli altri, ma normale.
Il suono della campanella la fece stiracchiare, sorrise ai suoi compagni di classe e prese i libri dallo zaino, pronta per la sua giornata di scuola.
 
Quando anche l’ultima campanella della giornata rimbombò nei corridoi Ellie sorrise serenamente.
Aveva avuto un bell’otto in filosofia ed aveva trovato interessantissima la lezione di geografia.
Con estrema calma si incorporò alla marmaglia di corpi scalpitanti e quando finalmente raggiunse l’uscita si avviò verso casa.
Le vie della città erano affollate di donne ed uomini eleganti ed indaffarati mentre sempre più studenti chiassosi e allegri si mescolavano con loro.
Suonò il citofono e l’enorme cancello di ferro si spalancò per lasciarla entrare, calciò qualche ciottolo lungo il viale del giardino ed entrò in casa.
Trovò l’ingresso completamente deserto e silenzioso così come il salotto, la sala da pranzo e tutto il resto della casa.
La cameriera spuntò dalla porta della cucina, sorridendole cordiale.
-Buon pomeriggio Marì- la salutò appendendo il suo cappotto all’attaccapanni.
-Salve signorina, il pranzo è pronto se desidera mangiare- la accolse indicandole la porta della cucina da cui proveniva un delizioso odore.
-Certamente, sono affamata- annuì la ragazza –Mi cambio ed arrivo- avvisò salendo le scale.
Indossò qualcosa di più comodo e si mise a tavola.
Marì le servì il pranzo e scomparve di nuovo nei meandri della cucina.
Ellie sospirò, ritrovandosi ancora una volta da sola, e finì di mangiare in silenzio il suo arrosto.
Salì in camera sua e si mise a studiare e quando dopo un oretta finì sprofondò sul suo letto.
Quella era la sua tipica giornata: scuola, casa, studio.
Una noia totale avrebbe pensato qualunque altra diciottenne, ma non lei.
Lei era così, proprio una noia totale.
Non le interessavano le discoteche, le uscite coi ragazzi, tornare tardi la sera.
Doveva solo studiare, ubbidire a sua zia e comportarsi bene. Questo era quello che le era stato insegnato fin da bambina.
Ad un tratto si alzò di scatto dal letto, facendo volare d’ovunque i suoi capelli sciolti.
Li aggiustò con le mani ed afferrò una felpa dalla sedia precipitandosi giù per le scale.
Balzò fuori casa e si incamminò a passo svelto.
Si era completamente dimenticata di aver promesso a sua zia che oggi sarebbe andata a fare volontariato.
Sbuffò nell’aria fresca del tardo pomeriggio e mise le mani in tasca, maledicendo tutto ciò che attirava il suo sguardo.
Chiese informazioni su dove recarsi precisamente ad una vecchietta dall’aria snob che passeggiava stretta nella sua pelliccia portando al guinzaglio un cane spelacchiato, una volta capito dove dovesse andare la ringraziò, imprecando nella sua testa contro l’animale che le abbaiava contro.
Arrivò di fronte ad un grande edificio dalle pareti arancioni, le sbarre alle finestre gli conferivano un aria inquietante, così come l’enorme mucchio di foglie secche raggruppate agli angoli della porta in vetro.
Prese un respiro profondo ed entrò, ritrovandosi in una sorta di sala d’attesa in cui l’aria odorava di disinfettante,  le pareti erano dipinte di uno scialbo grigio cenere e qualche sedia di plastica era affiancata ai muri assieme a una pianta quasi secca.
-Mi scusi..- domandò avvicinandosi ad un uomo che lavava il pavimento di piastrelle a scacchi –Dove potrei trovare…il dirigente?-  gli chiese non sapendo  bene che dire.
L’uomo la osservò in silenzio  –Dirigente? Non è un ufficio questo- ridacchiò ritornando al suo lavoro.
Ellie sbuffò silenziosamente, cercando di non risultare maleducata –Chi si occupa di questo posto, insomma? Sono qui per fare volontariato- spiegò imperterrita all’ uomo che continuava a lavare le piastrelle.
-Oh, volontariato- si illuminò rivolgendole lo sguardo azzurro –Io sono Bobby, Bobby Horan- si presentò allungandole una mano bagnata dall’acqua del secchio.
Ellie la osservò perplessa e l’uomo rise sommessamente, asciugandosela sul camice blu per permetterle di stringerla.
-Scusami ma pensavo fossi un’altra di quelle scapestrate degli amici dei ragazzi che alloggiano qua. Spesso si presentano qui e cominciano a urlare e minacciarci di morte nel caso in cui non firmiamo i permessi- si scusò sorridendole garbatamente.
L’uomo squadrò la sua espressione confusa e rise di nuovo –Vuoi che ti spieghi brevemente come funziona qui?- le domandò comprensivo.
Ellie gli rivolse un sorriso di cortesia, annuendo grata.
-Allora: abbiamo delle camere, una mensa, una palestra e delle aule di vario tipo. Alloggiano ragazzi dai 16 ai 20 anni che hanno commesso piccoli crimini come furti, risse, vandalismo e che non possono permettersi di pagare le multe.. nulla di troppo grave insomma. Li teniamo qui in cui svolgono vari lavoretti come aggiustare panchine o altri oggetti pubblici, o pulire i parchi e cose del genere e tre volte a settimana seguono dei corsi per imparare qualcosa visto che la maggior parte di loro non ha mai finito la scuola: c’è il corso di falegnameria, quello di pittura, di musica e di cucina. E a seconda di ciò che hanno fatto dopo un certo numero di mesi viene rilasciato loro un permesso che attesta la loro buona condotta e li rende disobbligati nei confronti della legge- concluse l’ uomo.
Ellie annuì, credeva di essere finita in una sorta di carcere minorile pieno di drogati e pazzi omicidi ma fortunatamente si sbagliava.
-Lei di cosa si occupa?- domandò curiosa.
-Io sono una sorta di tutto fare, la fondatrice è sempre troppo impegnata per gestire questo posto e mi paga per occuparmi di un pò di tutto. Diciamo che sono una sorta di vice gestore insomma. Fortuna che c’è mio figlio minore che mi da una mano e qualche altra buon anima che ci aiuta  sennò non riuscirei mai a gestire questo posto da solo- le rispose continuando a sorriderle.
L’entusiasmo di quell’uomo era fortemente contagiosa pensò la ragazza.
-A proposito, te lo chiamo subito così ti mostrerà cosa puoi fare per oggi. Niall! Niall vieni qui!- urlò verso un corridoio con numerose porte.
Una di queste si spalancò e ne uscì un ragazzo alto e biondo con un grembiule bianco sporco di sugo.
-Dimmi papà- esclamò con lo stesso entusiasmo di Bobby correndogli in contro.
-Abbiamo un nuovo membro..lei è…- osservò confuso la ragazza che rise divertita.
Aveva parlato così tanto non prendendo fiato neppure un secondo che non le aveva permesso neppure di aprire bocca.
-Ellie, sono Ellie- rispose rivolgendo lo sguardo al ragazzo che le sorrideva entusiasta.
-Ellie-  ripetè Bobby  annuendo –Servirà la cena al banco, mostrale come fare- disse al figlio prima di sorriderle un’ ultima volta e ritornare a lavare il pavimento.
Seguì Niall fino ad una sorta di cucina
-Allora Ellie, parlami di te- le sorrise porgendole un grembiule uguale al suo.
La ragazza lo osservò rassegnata e lo indossò con un nodo alla gola, era già tutto abbastanza ridicolo senza bisogno di alcun grembiule imbarazzante.
-Io studio, sono al quinto anno e…basta- rispose alzando le spalle.
Insomma, non era mica una tipa interessante lei.
Non viaggiava, non faceva paracadutismo, non andava in barca, né in skateboard, né in moto.
Non imbrattava i muri, non sapeva ballare né cantare, non le piaceva nessuna rock band e non sapeva fare dolci.
Niall ridacchiò divertito e annuì.
Lo conosceva da cinque minuti e non le aveva smesso di sorridere neppure per un secondo scarso.
-Beh ci sarà occasione per conoscerci meglio, ora ti spiego cosa fare. Sai quei tipi sono un tantino suscettibili, ancor più  a stomaco vuoto- la avvertì il ragazzo.
Ellie accompagnò la sua immancabile risata e lo seguì in una sorta di mensa dalle pareti azzurre e un paio di tavoli lunghi.
-Devi soltanto servirli con quello che ti chiedono, e prendergli una bibita dal frigo- le spiegò il indicandole come fare.
Annuì, non sembrava difficile fino a lì.
-Se dovessero dire qualcosa di…ecco..imbarazzante, ignorali..sai non sono molte le belle ragazze come te che si offrono come volontarie in questo posto-.
La ragazza abbassò il viso, sicura che le sue guance fossero diventate più colorite.
-Grazie- gli sorrise timidamente.
Ovviamente Niall rise, alzando le spalle –Allora io vado di là ad aiutare a cucinare.. i ragazzi dovrebbero arrivare fra un quarto d’ora- la salutò sorridendole un ultima volta.
Ellie legò i capelli disordinatamente, consapevole che con quel coso addosso nulla l’avrebbe resa quantomeno presentabile.
Si appoggiò al bancone col mento sopra al palmo della mano e attese osservando in modo maniacale la lancetta dell’orologio appeso alla parete.
Il tempo sembrava essersi congelato, e la sua voglia di ritornarsene in camera sua a leggere un buon libro invece triplicava ogni secondo.
Una porta cigolante si aprì di scatto e una mandria di ragazzi la oltrepassò più velocemente di un fulmine.
Ellie si raddrizzò, schiarendosi la voce.
Le ventine di paia d’occhi di ogni colore fissi su di lei la mettevano al quanto in imbarazzo.
Aprì la bocca per dire qualcosa, quando venne salvata da Niall che entrò con una pentola fumante tra le mani.
-La cena è pronta- trillò con un entusiasmo pari a quello di una nonnina che ha appena terminato di cucinare per i suoi amati nipotini.
Fischi e schiamazzi si alzarono dal gruppo che si mise in fila d’avanti al banco.
Niall le passò un mestolo e dei guanti e le fece l’occhiolino, prima di ritornarsene in cucina.
Sospirò pesantemente e li indossò, rivolgendo lo sguardo al primo ragazzo.
Era alto e magro con una cresta di capelli biondi, le pupille di un delizioso azzurro e un pearcing rotondo al labbro inferiore rendeva il suo sorriso ancora più sexy.
-Un insalata e una coca, grazie- le sorrise.
Ellie annuì automaticamente e gli porse ciò che le aveva chiesto.
Il ragazzo le fece l’occhiolino –Io sono Luke comunque- le sorrise prima di farle un cenno con la testa.
La ragazza sospirò, in quel posto maledetto erano tutti così carini…e poi c’era lei con  grembiule e guanti a mo di infermiera pazza.
La fila diminuiva gradualmente seppur  molto lunga.
Fece come le aveva consigliato Niall, sforzandosi di ignorare i commenti poco gradevoli e le proposte per nulla allettanti che le venivano rivolte.
Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando finalmente si accorse che rimaneva soltanto un'altra persona da servire.
-Cosa posso darti?- domandò garbata mentre puliva una macchia di sugo.
Alzò lo sguardo e sentì la bocca prosciugarsi quando vide il ragazzo che le stava di fronte.
Anche lui era molto alto, con gli occhi scurissimi e i tratti orientali. I capelli neri come la pece erano perfettamente alzati in una cresta e un orecchino nero a forma di teschio era attaccato al suo orecchio destro.
Un filo di barba gli incorniciava il mento e tanti tatuaggi gli ricoprivano quasi completamente le braccia muscolose.
-Quando hai finito di fissarmi vorrei una fetta di pizza- le disse scontroso sventolandole una mano d’avanti agli occhi.
Ellie deglutì, sentendo la gola secca.
Non si spiegava perché le stesse facendo quello strano effetto, ma quel ragazzo era davvero…wow.
Lei non era per nulla una di quelle tipette con gli ormoni costantemente in subbuglio, ma c’erano così tanti bei faccini lì che perfino lei, che non aveva mai neppure considerato nessun ragazzo, si era ritrovata a fare qualche pensierino lodevole.
Annuì, afferrando le pinze.
Il tipo sbuffò spazientito -Senti ragazzina lascia stare, faccio da solo sennò finiamo a pasqua per quanto sei lenta- imprecò strappandole le pinze da mano bruscamente.
Si servì con una fetta di pizza e allungò la mano sopra la sua spalla per prendere una bottiglietta di acqua minerale dallo scaffale alle sue spalle.
Ellie sentì distintamente il suo profumo di tabacco, borotalco, dopobarba maschile e colse anche qualche nota di bucato appena lavato; sentì per un attimo le ginocchia tremarle.
Il ragazzo le rivolse un ultimo sguardo sprezzante e le voltò le spalle, lasciandola a fissare la sua schiena avvolta in giubbotto di pelle nera.
Strinse i pugni, che maleducato!
Lanciò i guanti ed il grembiule ad un angolo del banco e se ne tornò in cucina sbattendo la porta.
Lei si sforzava di essere gentile, e soprattutto cercava di non farsi pesare troppo tutta quella pagliacciata che serviva soltanto ad accontentare sua zia.
E poi arrivava l’imbecille di turno che se la prendeva con lei pure non avendole mai rivolto prima la parola.
-Ti hanno fatta arrabbiare?- Niall le spuntò alle spalle porgendole un caffè fumante.
Gli sorrise scuotendo la testa –Grazie, non bevo caffè -  rifiutò con sguardo dispiaciuto.
Il biondo alzò le spalle e ne bevve un sorso, sedendosi su un tavolo vuoto con le gambe penzolanti.
Le fece segno di sedersi accanto a lei che lo assecondò arrossendo leggermente.
Era strano per lei stare così tanto a contatto con dei ragazzi quando sua zia e la sua cameriera erano le uniche persone con cui parlava una volta ogni tanto.
Niall rimase in silenzio e lei capì che aspettava che le dicesse quello che l’aveva innervosita.
-Alcuni sono così...- Ellie si bloccò, cercando una parola appropriata.
-Stronzi- le suggerì il biondo.
Rise nervosamente, non era abituata a quel tipo di linguaggio –Esattamente- gli confessò però.
Infondo quel termine esprimeva alla perfezione il concetto.
-Sai, non devi prendertela troppo. Prova a metterti nei loro panni. La maggior parte è cresciuta in una famiglia difficile in cui l’educazione non esisteva affatto. Sono ragazzi di strada costretti a starsene in un posto che odiano. Non li voglio giustificare ma…beh, non si può biasimarli-.
Ellie si meravigliò, allora quel ragazzo non sapeva solo ridere.
Annuì, sorridendole grata.
-Adesso tornatene a casa, per oggi può bastare- le sorrise affettuosamente.
Balzò giù dal tavolo e abbottonò la felpa fin sotto al naso –Buona serata, Niall- lo salutò educatamente.
Il biondo ridacchiò –A domani Ellie-.
 
 
Hoooola bellezze
Ecco il primo capitolo in cui compare il tenebroso Malik asdfghgj lo adoro così scorbutico.
Non voglio dire molto, soltanto se a qualcuno va di lasciarmi una recensione piccola piccola che mi renderebbe davvero felice.
A presto xxx
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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Good girl.

Capitolo 3

 

 

Ellie sorrise a Marì dallo specchio di camera sua, lasciandosi trasportare dal suo tocco leggero.
Si era concessa un bagno rilassante e adesso la cameriera le stava pettinando i capelli scuri e profumati per legarglieli in una treccia.
Indossò la sua vestaglia e scese in sala da pranzo.
Sua zia Caroline la aspettava seduta a tavola compostamente. I capelli in ordine legati sulla testa e ancora il suo tallieur addosso, doveva essere tornata da poco.
-Buonasera Eloise- la salutò sorridendole.
-Buonasera zia- Ellie si sedette a tavola di fronte a lei.
-Sono così felice, cara. Marì mi ha detto che oggi sei stata a fare volontariato. E’ per questo che hai voluto fare il bagno, eri molto stanca suppongo- trillò orgogliosa facendo spazio a Gordon che stava servendo l’arrosto.
-E’ così- mentì serissima.
Insomma non aveva fatto molto, e non era quindi troppo stanca. O almeno non fisicamente.
Per lei era stata più difficile la parte emotiva.
Una personalità timida come la sua si era ritrovata a dover avere a che fare con tante persone che non aveva mai visto.
-Vedrai cara che ne varrà la pena- le sorrise soddisfatta.
Ellie annuì rimanendo in silenzio per il restante tempo della noiosa cena, non aveva molta voglia di parlare.
Quando terminò la sua fetta di arrosto chiese il permesso di alzarsi e se ne ritornò in camera sua, chiuse le tende e si mise sotto le coperte spesse; accese una candela profumata e prese dal comodino la sua copia di Orgoglio e pregiudizio, si dedicò alla lettura attendendo che il sonno le arrivasse il prima possibile.
Lesse almeno venti pagine prima che finalmente riuscisse ad addormentarsi.
  
Il mattino successivo si svegliò perfettamente riposata, si stiracchiò tra i raggi del sole pallido alzandosi con calma.
Era sabato, ed il sabato non c’era scuola.
Non che le dispiacesse così tanto la scuola ma era sempre bello poter dormire un pò di più, soprattutto per lei che era un vero e proprio ghiro.
Bevve il suo the ai mirtilli lentamente e si sistemò per il pranzo.
Sua zia quel giorno lavorava come ogni altro giorno della settimana, perfino la domenica era via per numerosi eventi promozionali o pubblicitari, ma il pranzo del sabato era sacro.
Solitamente invitava qualche amico o qualche collega e ordinava di preparare pranzetti sfarzosi e ricchi.
Quel giorno era in programma che venissero a pranzare i Payne.
Geoff Payne era un signore paffutello e gentile, possedeva un importante azienda che gestiva assieme a sua moglie Karen ed avevano tre figli: Rut la più grande che viveva lontana per studi, una ragazza bionda e carina, Liam il secondo figlio della sua stessa età, i caratteri dolci del padre e una timidezza molto accentuata, e Nicole una bambina di otto anni con le guanciotte sempre arrossate e le treccine bionde.
Ellie proprio non riusciva a spiegarsi come delle persone così gentili e simpatiche potessero essere amiche di sua zia da tanto tempo.
Pettinò i capelli scuri ed indossò un vestito bianco, e seguì  Marì che era appena venuta ad avvisarla dell’arrivo degli ospiti giù per le scale.
Dal salotto provenivano risate e chiacchiere, Ellie si fermò sulla soglia osservando i coniugi Payne seduti sul divano di pelle bianca di fianco a sua zia che li invitava a prendere uno stuzzichino dal vassoio che porgeva il cameriere, mentre il secondogenito parlava sorridente con sua sorella minore che saltellava per il salotto.
 -Buongiorno- salutò  sorridendo gentilmente.
I signori Payne la riempirono di complimenti per tutto il pranzo, mentre sua zia sorrideva soddisfatta a capotavola.
-E non vi ho ancora detto che Eloise ha appena cominciato volontariato nel nuovo centro che è stato aperto- trillò la donna con lo stesso entusiasmo di un bambino che apre il suo regalo di Natale.
Karen Payne annuì meravigliata –Liam caro, perché non fate un pò più di amicizia eh? Sareste perfetti insieme- propose.
Ellie tossì nel tovagliolo, mentre Liam sentì le orecchie e le guance ardere.
-M..mamma- balbettò infastidito, scuotendo la testa.
Karen e suo marito ridacchiarono divertiti, così come zia Caroline.
Il resto del pranzo sembrò non passare mai, tra gli sbuffi mal celati dei più giovani e le chiacchiere di affari dei più grandi.
Quando finalmente gli ospiti furono andati via alle quattro passate del pomeriggio Ellie si preparò a tuffarsi sul suo lettone morbido a leggere un bel libro fino a quando non sarebbe stata ora di andarsene a dormire, ma sua zia la interruppe proprio quando stava per salire il primo gradino.
-Eloise io torno in ufficio, non dimenticare di andare a fare volontariato oggi mentre sono via- le ricordò autoritaria.
-Ma zia, oggi è sabato- protestò debolmente.
Sua zia la osservò seria in volto –E allora? Ci sarà sempre bisogno di una mano. Coraggio, ti farà bene uscire un pò- insistette.
Ellie sospirò rassegnata, annuendo.
Si cambiò d’abito, indossando dei pantaloni chiari, una camicetta ed una giacca e dopo aver avvisato Marì si avviò per la strada.
Il cielo era nuvoloso, e le nubi scure minacciavano pioggia da un momento all’altro.
Quando fu arrivata notò Bobby intento a spazzare via le foglie secche.
-Buonasera signor Horan- salutò educatamente.
Bobby alzò lo sguardo, osservandosi attorno confuso –Oh, Ellie giusto?!- esclamò felice come una pasqua.
Ellie annui, sorridendogli di rimando.
-Chiamami Bobby o  mi farai sentire vecchio - la pregò prima di ritornare al suo lavoro.
Ellie rise, quell’uomo emanava simpatia da tutti i pori.
Riconobbe la voce di Niall che canticchiava da una stanza, seguì il suono ritrovandosi in una sorta di classe piena di banchetti ricoperti di legno, segatura e strani macchinari.
-Ellie!- la accolse il biondino una volta accortosi della sua presenza.
-Ciao Niall- lo salutò –Sono qui per dare una mano anche oggi- spiegò.
Niall annuì –Mi annoierò un pò di meno allora. Solitamente il sabato non c’è molto da fare perché i ragazzi escono-.
-Possono uscire?- domandò confusa.
-Certo, hanno il coprifuoco per le 11 ma possono uscire quando gli pare, non son0 rinchiusi- ridacchiò il ragazzo –Solitamente tornano ubriachi marci, ma dopo un pò ci fai l’abitudine ai loro discorsi senza senso-.
Ellie rise, chiedendogli come potesse rendersi utile.
-Beh potremmo salire al piano superiore a pulire le stanze dei ragazzi. Non sono molte, circa una decina. Ogni stanza occupa due o tre letti- le spiegò il ragazzo.
Ellie annuì seguendolo su per delle scale a  chiocciola di acciaio.
-Cinque tu e cinque io?- propose il biondino lanciandole uno straccio e uno spruzzino.
La ragazza annuì incerta.
-Stai tranquilla, sono tutti giù a quest’ora perché è aperta la palestra- la rassicurò sorridendogli.
Ellie sospirò, entrando nella prima stanza.
Non erano né piccole, né grandi.
Stanze normali dalle pareti grigie, con dei letti, degli armadi e dei comodini.
Pulì alla svelta tre stanze e si accinse ad entrare nella quarta.
Sulla porta bianca l’adesivo di un teschio le fece sentire qualche brivido di terrore lungo la schiena.
La stanza odorava di un familiare odore di borotalco e dopobarba, ma proprio non riusciva a ricordare dove già lo avesse sentito. Era un odore piacevole e rilassante.
 I due letti erano disfatti, ma a differenza dell’altro uno era incorniciato da disegni di ogni tipo attaccati con dei chiodini alla parete.
Passò due dita su quelli che sembravano grattacieli e sospirò spaventata quando notò del carbone sui polpastrelli.
Si assicurò che il disegno non fosse rovinato, ma con scarso risultato.
Le impronta delle sue dita si vedevano distintamente su tutto quel nero.
Su una mensola notò le foto di un cane e di due bambini dagli occhi scuri, un cofanetto di legno aperto che conteneva un anello enorme e un pacchetto di sigarette, e diverse bottiglie di birra vuote come una sorta di collezione.
Prese la cornice, osservando il bambino.
Quegli occhi scuri, li aveva già visti…erano come magnetici per lei.
Dei passi trascinati le fecero seccare la bocca, si voltò spaventata verso la porta e notò sulla soglia un ragazzo che la fissava confuso.
Indossava una tuta e una canotta sudate, ed aveva il respiro pesante come se avesse appena smesso di allenarsi.
-Cazzo ci fai qua tu?- domandò infastidito.
Ellie sospirò, avrebbe riconosciuto fra mille quella voce soave terribilmente arrogante.
Era il ragazzo della mensa, quello maleducato.
-D..devo p..pulire- balbettò spaventata.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e le si avvicinò lentamente.
Ellie chiuse gli occhi, temendo il peggio.
Sentì che la cornice le venne strappata dalle mani proprio come il giorno prima aveva fatto con le pinze.
-Allora pulisci e non ficcanasare tra la mia roba- sibilò rimettendo a posto la cornice.
Si appoggiò al muro con le braccia conserte, come ad attendere qualcosa.
Ellie capì e con lo straccio cominciò a pulire le finestre, poi i mobili e vari oggetti.
-Finito adesso?- le domandò scocciato.
‘Fino a prova contraria sei tu il delinquente che deve essere controllato, non io’ pensò annuendo.
Il ragazzo le rivolse un sorriso impertinente -Allora smamma, ragazzina- disse indicandole la porta spalancata.
Ellie trattenne qualche insulto, e sbattendo i piedi uscì dalla stanza.
 
Zayn ridacchiò silenziosamente, sentendo la porta sbattere.
Trattare male gli altri gli veniva naturale, e se l’avesse rivista ancora in giro ci avrebbe fatto l’abitudine.
Non sapeva chi era quella ma un pò sperava di rivederla.
Era interessante.
E carina.
Non sapeva celare molto bene la rabbia, nonostante cercasse di contenersi.
Ed era molto carina.
A giudicare dall’abbigliamento e dai modi di fare doveva essere una riccona viziata.
Ed era dannatamente carina.
Rise di se stesso, insomma… da quando definiva una ragazza carina?
Gli aggettivi che usava erano solitamente scopabile, bona o figa….non ‘‘carina’’, constatò arricciando il naso.
E poi non l’aveva vista nemmeno tanto bene,osservarla cinque minuti da lontano non gli era bastato.
Insomma il fisico era slanciato certo, ma il seno quasi inesistente.
Non erano i suoi standard quelli.
Sorrise, scuotendo la testa ed afferrò dall’armadio dei vestiti puliti da indossare dopo la doccia.
Si avviò verso il bagno ma a metà strada tornò indietro, fermandosi vicino al letto.
Notò su uno dei suoi disegni le impronte di due dita piccole, e si meravigliò del suo sorriso.
Fosse stata sua sorella  a quest’ora l’avrebbe già decapitata per aver rovinato uno dei suoi lavori.
Allora perché gli faceva in qualche modo piacere?
Sospirò, contrapponendo le sue dita su quelle del disegno e si rincamminò verso il bagno.
Era carina, davvero.
E continuava ad avere d’avanti agli occhi la sua figura minuta mentre cercava di arrivare al punto più alto della finestra.
 
Buongiorno a tutte!
 
Non ho molto da dire a parte che questo capitolo mi piace un sacco, davvero, davvero, davvero un sacco.
Mi diverto troppo a scrivere di Zayn.
Spero che piaccia almeno un pò anche a voi, e se non è troppo vorrei chiedervi una piccola recensione che mi renderebbe davvero felice.
Credo di pubblicare il prossimo dopo agosto perché fra qualche giorno partirò per la Sardegna pepepepe.
Buone vacanze a tutte, see u soon.
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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Good girl.
 
Capitolo 4
 
 
Ormai il cielo era scuro e l’aria fresca, e Ellie non potette non fare a meno di provare un pò di timore.
Erano quasi le undici e lei a quell’ora era già a letto da un pezzo.
 Circa tre ore prima sua zia aveva chiamato per sapere dove fosse e perché non era a casa per cenare, lei si era scusata e aveva detto che sarebbe tornata subito.
Niall però con la sua voce squillante si era detto molto dispiaciuto perché una mano in più sarebbe servita quando i ragazzi sarebbero tornati e sua zia, che non aveva ancora attaccato dall’altro capo, sentendo aveva insistito per farla restare, e quando lei aveva trovato l’unica scusa plausibile ovvero che a tarda sera avrebbe avuto paura di tornare, Niall si era offerto per accompagnarla e sua zia aveva decretato per un si secco.
E dire che il massimo di coprifuoco che le era concesso normalmente erano le sei di pomeriggio…
Così adesso si ritrovava affacciata alla finestra ad aiutare il biondino e suo padre ad assistere qualche ragazzo ubriaco e qualcun altro ferito da una scazzottata.
-Il secchio- urlò Niall in difficoltà reggendo un ragazzo dai capelli ricci –Quando la smetterai con l’alcool eh, Harry?- domandò seccato aiutandolo a sedersi.
Il ragazzo in questione farfuglio qualcosa di incomprensibile e vomitò nel secchio che Ellie abbastanza disgustata gli stava porgendo.
Odiava sua zia, davvero.
-Lo conosco non so da quanto tempo ormai, probabilmente abbiamo passato l’adolescenza insieme. Sai mio padre si occupa di questi ragazzi da una vita intera, e Harry si trovava nel centro in cui stava prima. Poi papà ha trovato un altro lavoro e ci eravamo affezionati così tanto che ha voluto che si trasferisse con noi- spiegò brevemente il biondino porgendo al ragazzo un caffè.
Ellie sorrise, Niall sembrava un così bravo ragazzo.
Era umile e gentile esattamente come suo padre, spendevano la loro vita ad aiutare i meno fortunati di loro.
lo ammirava molto, perché lui lo faceva di cuor suo non perché fosse stato costretto da qualcuno.
Non che non glie ne fregasse molto, le dispiaceva per quei ragazzi ma lei non era proprio il tipo.
La porta dell’entrata si aprì di scatto ed Ellie si voltò terrorizzata.
Ci mancava solo una rapina adesso.
Riconobbe il ‘ragazzo maleducato’ con un labbro sanguinante, che reggeva a fatica un altro ragazzo dai capelli biondi.
Lo ricordava, era un certo Luke che le si era presentato il primo giorno.
Era ridotto piuttosto male constatò osservando il suo occhio nero e le mani grondanti di sangue che si tenevano le costole.
-Ma cosa diavolo..- imprecò Niall correndogli in contro per aiutarli.
-Ero andato a prendere da bere e al mio ritorno l’ho trovato affiancato da quattro stronzi- si giustificò con Bobby che preoccupato chiedeva spiegazioni.
-Il tuo labbro sanguinante mi dice che non sei esattamente innocente, Zayn- scherzò Bobby trascinando il biondo su una sedia di plastica.
Il ‘ragazzo maleducato’ che Ellie aveva scoperto chiamarsi Zayn si asciugò con la manica del giubbotto di pelle –Ho solo aiutato un amico- dichiarò.
Bobby annuì comprensivo –Ellie, del disinfettante- chiese gentilmente rivolto verso di lei.
Solo allora il fantomatico Zayn si voltò a guardarla, accorgendosi della sua presenza.
Bobby le indicò le diverse ferite sul viso di Luke e lei delicatamente le tamponò con un batuffolo d’ovatta.
-Come ti senti, Hemmings?- domandò Niall osservando il suo occhio nero.
Il ragazzo sorrise, osservando Ellie che disinfettava le sue ferite –Adesso  molto meglio- sussurrò a fatica sorridendole.
Ellie ignorò il rossore delle sue guance e gli rivolse un sorriso gentile seppur imbarazzato.
-Gradirei anch’io un pò di disinfettante, ragazzina-.
La ragazza si voltò ad osservare il ‘ragazzo maleducato’ che ricambiava con uno sguardo di puro astio.
Gli si avvicinò e gli porse un batuffolo pulito ma lui sporse il labbro inferiore verso di lei, invitandola a farlo al suo posto.
Ellie sentì qualcosa di simile ai fuochi d’artificio all’altezza dello stomaco e seppur in un imbarazzo totale lo tamponò un paio di volte.
Zayn sorrise maliziosamente, ignorando il fastidio che gli causava la ferita fresca.
-Mi sa che ha bisogno di andare in ospedale per una tac al torace- ipotizzò Bobby controllando Luke che si contorceva dal dolore.
-No..sto bene- rispose, sforzandosi di nascondere una smorfia di dolore.
-Si e io sono babbo natale- rispose Zayn alzando gli occhi al cielo.
Bobby lanciò le chiavi a suo figlio –Và a girare la macchina-.
Niall annuì -Prima dovrei accompagnare Ellie, lo avevo promesso a sua zia- disse.
-Vai con tuo padre, ci penso io-.
Bobby annui ed Ellie osservò terrorizzata quel certo Zayn ed il suo sorrisetto soddisfatto.
No.
Cioè, no. Davvero non era il caso.
Quel tipo era…spaventoso, bellissimo certo, ma comunque spaventoso.
Ed inaffidabile, inquietante, pericoloso e forse anche un pò pazzo.
-Posso..posso andare a piedi, non preoccuparti- disse a Niall cercando di risultare convincente.
Niall scosse la testa –Non se ne parla, e poi per una volta che Zayn si offre di socializzare con qualcuno- scherzò facendo ridacchiare suo padre e Luke dolorante.
Il diretto interessato si avviò alla porta –Muoviti ragazzina prima che cambi idea- sbuffò spazientito.
Ellie si affrettò a seguirlo seppur titubante.
Lo vide avvicinarsi ad un enorme moto nera con un teschio che ormai aveva imparato a vedere su tutte le cose che si collegavano a lui.
Non bastava dover andare a casa con quel tipo terrificante, doveva anche salire su quell’aggeggio terrificante.
Osservò il mezzo terrorizzata, sperando che sparisse all’improvviso.
Sentì il tipo ridacchiare e spostò lo sguardo su di lui che se ne stava appoggiato alla sella.
-Hai paura delle moto- disse tra una risata e l’altra con tono derisorio.
Ellie trattenne delle imprecazioni, cercando di calmarsi con dei sospiri.
-Non..non ho paura- balbettò cercando di sembrare il più convincente possibile.
Il ragazzo alzò le sopracciglia, osservandola per qualche minuto.
Si perse a vagare su di lei per circa un paio di minuti, si era proprio carina non si sbagliava.
Le labbra erano piene e rosse, gli occhi grandi e da cerbiatta contornati da lunghe ciglia.
Un viso proprio da ragazzina insomma.
Il fisico invece tutt’altro.
Era alta quasi quanto lui, molto magra e col collo lungo. La sua pelle chiara sembrava così liscia, anche se non ne era molto sicuro perché non l’aveva mai toccata purtroppo.
Aveva ragione anche sul seno, forse una seconda scarsa.
Ma non era proprio un peccato, perché le gambe chilometriche ed affusolate compensavano alla grande.
-Se vuoi puoi venirmi dietro a piedi- propose ridacchiando.
La vide sbuffare mal celatamente mentre stringeva i pugni, lui le porse il suo casco e mise in moto.
 -E tu?- domandò timidamente prendendolo.
Zayn alzò le spalle –Ho solo questo, e visto che quasi sicuramente non sei in grado di reggerti meglio proteggere la testa- disse trattenendo una risata.
La ragazza si schiarì la voce,  indossando il casco.
Quanto avrebbe resistito ancora? Si chiese sorridendo mentre la sentiva salire dietro di lui.
Partì piano, e percepì come si reggesse ai bordi della sella, e proprio come aveva predetto accellerò all’improvviso, ridendo silenziosamente quando sentì la sua presa salda stringersi ai suoi fianchi e la testa incollarsi alla sua schiena.
-Dov’è che abiti?- urlò, cercando di sovrastare il rumore della moto e del vento.
Ellie si stacco quel tanto che le permetteva di parlare fregandosene della timidezza, aveva troppa paura maledizione.
-Castle street- urlò di rimando rincollandosi al suo giubbotto.
Era meglio farsi fermare all’inizio della via, non voleva mostrargli casa sua e servigli su un piatto d’argento un bel posto per una rapina o qualche cosa del genere.
Il viaggio durò troppo per i suoi gusti, e quando finalmente non sentì più l’aria fredda della notte sfrecciarle attorno aprì cautamente gli occhi.
-L’indirizzo- disse il tipo appoggiando i piedi a terra per mantenerli in equilibrio.
Ellie si affrettò a scendere da quella macchina mortale –Qui va bene, buona sera- lo salutò incamminandosi sul marciapiedi.
Era tutto silenzioso attorno a lei quel certo Zayn doveva essersene andato per fortuna.
Si ricredette appena toccò il citofono col polpastrello.
I fanali della moto la illuminarono e un rombo fastidioso rischiò di svegliare tutto il vicinato.
-Avevi paura?- le domandò osservandola vittorioso –Beh è stato tutto inutile-.
Ellie chiuse gli occhi, ripetendosi di stare calma e di non risultare volgare.
Il tipo girò la moto, fermandosi di fianco a lei e le si avvicinò col busto.
Ellie potette sentire il suo respiro delicato sul collo e la gola diventarle secca.
 –E poi il casco è mio..- le ricordò il ragazzo strappandoglielo dalle mani e posandolo al manubrio.
-Buonanotte ragazzina e a presto- la salutò con un ghigno accelerando nella notte buia.
Ellie rimase qualche minuto imbambolata, riscuotendosi soltanto quando il cancello enorme si aprì facendo rumore.
Era brava a scuola, ubbidiva a sua zia, non diceva parolacce ed era sempre educata con tutti.
Allora perché il destino era sempre così cattivo con lei?
 
 
Salve a tutte.
Non so se c’è davvero qualcuno a leggere la storia perché le recensioni che riceve sono davvero pochissime, avevo pensato di eliminarla ma ho cambiato idea perché io personalmente la adoro e non mi importa se non viene letta da quasi nessuno, ho intenzione di continuarla e scrivere per me.
Forse un giorno piacerà a qualcuno o forse no, per il momento mi limito a cercare di non deludere le pochissime persone a cui piace.
Grazie mille per la vostra attenzione.
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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Good girl.
 
Capitolo 5
 
Zayn sorrise tra se e se, distraendosi per un attimo dalla spiegazione della professoressa Chirewood.
Era buffo, se n’era sempre infischiato della scuola e dei professori ma lei era l’unica a cui avesse mai dato retta.
E non perché fosse una trentacinquenne affascinante, certo forse anche quello aveva reso la cosa più facile all’inizio ma principalmente lo faceva perché l’arte la amava veramente.
E poi il corso di pittura non era per nulla palloso.
Era piacevole e rilassante, se avesse potuto avrebbe disegnato per tutto il giorno.
Ma purtroppo doveva pure fare quegli stupidi ed inutili lavori utili alla comunità.
-Quindi questi saranno i compiti per la prossima lezione, disegnare qualcosa che vi ha colpito sin da subito. Una cosa da wow. Un qualcosa di cui apprezzate a pieno la bellezza e di cui dovete riuscire a trasmettere la stessa bellezza nel vostro ritratto- concluse la donna distribuendo tra la decina di banchi un foglio immacolato.
Zayn lo ripose con cura nel suo zaino, alzandosi dal suo posto ed uscendo dalla classe.
Era di buon umore quel pomeriggio, Luke ormai si era quasi del tutto ripreso ed era in grado di giocare, aveva proprio voglia di due tiri.
Salì in camera sua lanciando lo zaino ai piedi del suo letto –Ehi Hemmo, ti vanno due tiri sul campo da basket?- domandò al ragazzo che dormiva beato nel suo letto.
Non aveva fatto altro che approfittare della sua situazione per tutta la settimana, lamentando dolori immaginari per restarsene a letto.
-Mmmhg- mugolò infilando la testa sotto il cuscino per tapparsi le orecchie.
-E dai non fare la checca- lo prese in giro il moro tirandogli via le coperte di dosso.
Rise alle sue imprecazioni e si allontanò per evitare le sue cuscinate alla cieca.
-Vestiti dai- insistette mentre osservava il cielo plumbeo di quella giornata.
Finalmente Luke si alzò a sedere, rassegnato.
Zayn abbassò lo sguardo, notando una figura familiare entrare dalla porta al piano inferiore.
-Sai che ti dico, non ne ho più voglia. Rimani a dormire- disse frettolosamente riafferrando con  una mano lo zaino e precipitandosi fuori dalla stanza.
-Fanculo stronzo, mi hai fatto prima svegliare- imprecò esasperato il biondino ritornando a stendersi al calduccio.
 
Ellie spinse la porta di vetro, rivolgendo un enorme sorriso a Niall intento a scrivere qualcosa su un foglio.
-Ellie, da quanto tempo- la salutò abbracciandola.
La ragazza annuì, ricambiando l’abbraccio compostamente.
-Mia zia era fuori per un viaggio di lavoro di un paio di giorni, e sono rimasta a casa-.
Era vero, aveva approfittato dell’assenza di zia Caroline per non dover affrontare quel supplizio, ma Niall con il suo sorriso contagioso e la voce squillante un pò le era mancato.
Il ragazzo annuì comprensivo, riprendendo a svolgere le mansioni che stava facendo prima –E’ un pò nuvoloso oggi- mormorò concentrato.
La ragazza si appoggiò col gomito al bancone dell’entrata, mormorando un verso d’assenso.
-Finito. Stavo facendo il conteggio delle ore dei corsi- spiegò riponendo in un cassettino blocco e penna –Vado di là a controllare se c’è qualcosa da farti fare?- propose.
Ellie annuì, se proprio doveva starsene lì meglio fare qualcosa di utile che annoiarsi.
Osservò il biondo sparire nell’altra stanza e prese a guardarsi attorno annoiata.
I raggi pallidi del sole entravano timidi dalla finestra senza tende, l’ingresso era deserto e silenzioso e gli unici rumori udibili erano risa e schiamazzi provenienti dall’esterno.
Alzò lo sguardo annoiato verso la bocca delle scale, da cui passi veloci si susseguivano uno dopo l’altro.
Delle vans verdi bucherellate apparvero, e successivamente dei jeans scuri e una maglietta bianca.
Per ultimo intravide il ciuffo pettinato del ‘ragazzo maleducato’ che canticchiava qualcosa.
Si guardò attorno un paio di volte, come alla ricerca di qualcosa, e quando incontrò il suo sguardo palesemente infastidito sorrise soddisfatto.
-Proprio te cercavo ragazzina- annunciò salutandola con un cenno della testa appena percettibile.
Ellie storse il naso e –Ciao- lo salutò educatamente.
Il moro si avviò verso una porta che lei non aveva mai aperto, rimanendo in silenzio -Mi servi, ti va di seguirmi? Grazie -.
Ellie lo osservò perplessa ed interdetta, insomma togliendo la schiettezza era una delle cose più gentili che le avesse mai detto in quei pochi giorni di non gradita conoscenza.
Rimuginò su quelle parole un paio di secondi –Per cosa?-.
Proprio non riusciva a pensare a cosa potesse essergli utile, perché servire poi…non era mica un oggetto,lei.
Il moro alzò le spalle larghe coperte dal cotone bianco –Un progetto per il mio corso- spiegò allusivo aprendo  la porta –Allora, ti muovi o no che non abbiamo tutta la giornata?- la riprese scocciato.
Ellie sospirò rassegnata, nulla. La gentilezza proprio non faceva per lui.
Si affrettò a seguirlo a passo veloce, era come se un suo passo fossero tre dei suoi.
La porta dava su una specie di cortile con un campo da basket e qualche metro di prato folto.
Gli andò dietro, svoltando in un angolo buio in cui si trovavano dei cassonetti dell’immondizia ed attaccata al muro di mattoni rossi una scala di ferro arrugginita.
 Il ragazzo salì i gradini a due alla volta e Ellie si affrettò a raggiungerlo.
Perché diamine lo stava seguendo?
Ormai non poteva tirarsi indietro..
Sbucarono sul tetto.
Poteva vedere l’asfalto scura sotto i suoi piedi e le altre case del quartiere attorno a loro.
Zayn si sedette a terra, la schiena appoggiata ad un muro che faceva da una sorta di piccola ringhiera.
Si tolse lo zaino dalle spalle e lo mise affianco alle gambe, pescando da esso un foglio bianco e un carboncino consumato.
-Ti siedi o no? Mi servirà un binocolo per vederti da li giù- la riprese scocciato indicando lo spazio al suo fianco.
Ellie deglutì, non le andava di stare così vicina a quel tipo.
-Mi spiegheresti gentilmente quali sarebbero le tue intenzioni?- domandò rimanendo ferma al suo posto.
Zayn sbuffò, prendendo dalla tasca dei jeans il pacchetto delle sue sigarette.
Storse il naso prendendo l’ultima e gettandolo a terra assieme ad altre cartacce, mozziconi e bottiglie di birra vuote, segni della sua costante presenza in quel luogo.
-Voglio solo farti un cazzo di ritratto- le spiegò accendendo la sigaretta tra le labbra.
Ellie sbarrò gli occhi –Un ritratto? A me? E perché?- domandò ancora assottigliando gli occhi.
Zayn alzò gli occhi al cielo esasperato –Porca puttana perché mi ispiri- imprecò contrariato.
Ellie annuì, seppur ancora un pò confusa –E va bene, ma ad un paio di condizioni però- disse timidamente.
Zayn inspirò una boccata di fumo verso l’alto che si mischiò con le nuvole scure –Sentiamo queste fottute condizioni- sbiascicò con le labbra seccate dal tabacco.
-Uno- cominciò la ragazza avvicinandosi –Che prendi la tua immondizia da terra e la buttai in un cestino, incivile- lo riprese indicandogli il pacchetto vuoto.
Zayn rise sommessamente, se avesse continuato così il suo umore non sarebbe stato più tanto buono.
Ricambiò lo sguardo deciso della ragazza, cedendo per primo e riprendendo la carta da terra.
Ellie annuì soddisfatta, sedendosi al suo fianco –Secondo, smettila di usare un linguaggio tanto volgare- continuò.
Si massaggiò le tempie, annuendo ad occhi chiusi.
Roba da matti, pensò mentre li riapriva di scatto…le aveva appena tolto la sigaretta dalle labbra.
-E terzo smettila di fumare, grazie- concluse spegnendo il mozzicone sull’asfalto per poi porgerglielo.
Il moro imprecò a bassa voce qualche bestemmia chiudendola nel pacchetto accartocciato.
-Desideri altro già che ci sei, ragazzina?- domandò scocciato.
Ellie scosse la testa, sorridendogli gentilmente.
Un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra, liberò completamente la mente e prese a disegnare sul foglio.
Attorno a loro poteva percepire soltanto silenzio, probabilmente perché era l’unico a sapere dell’esistenza di quel luogo. O probabilmente perché era l’unico che ne percepiva la bellezza.
Per gli altri era una scialba terrazza ricoperta di cemento, ma per lui era molto di più.
Per lui era un posto in cui rifugiarsi quando eri incazzato con tutto e tutti ad esempio, oppure un rifugio in cui ti nascondi quando non hai voglia di vedere nessuno e vuoi startene solo in silenzio ad ubriacarti, o semplicemente un luogo in cui vai quando vuoi guardare il tramonto, le stelle o  per osservare dall’alto la gente che porta avanti le loro vite indaffarate.
Ellie stese le gambe fasciate dai jeans chiari, immaginando già quanto sarebbero stati sporchi una volta alzatasi all’in piedi.
Rivolse lo sguardo al ragazzo seduto di fianco a lei: aveva le sopracciglia aggrottate e si mordeva il labbro in un espressione di concentrazione.
Le spalle larghe erano appoggiate alla parete e la maglietta di cotone chiaro lasciava intravedere i numerosi tatuaggi sparsi per il suo torace piatto.
La schiena curva e le gambe incrociate gli conferivano una postazione curva e goffa.
Zayn alzò lo sguardo dal disegno, sentendosi osservato, e quando incrociò quello della ragazza che lo scrutava attenta, le rivolse un sorrisetto soddisfatto (per cosa nemmeno lui lo sapeva bene).
Era carina, ma questo lo sapeva già.
Però era come se ogni volta che la guardasse scoprisse in lei un particolare nuovo.
Le scapole sporgenti ad esempio, oppure le fossette alla base del collo.
Il neo sul braccio destro, esattamente a metà strada tra il polso e la spalla, e la cavigliera d’argento con qualche pietra azzurra che spuntava tra i jeans e le ballerine bianche.
E i capelli, pensò ridacchiando…aveva la riga al centro e li portava sempre dietro alle orecchie.
Qualsiasi altra ragazza che conosceva sarebbe sembrata ridicola con quella pettinatura ma lei…
Lei era adorabile, e terribilmente carina.
Prese il suo cellulare e le scattò una foto mentre era intenta ad osservare le case d’avanti a lei.
-Che fai?- le domandò con un cipiglio arrabbiato.
Zayn ripose il foglio nello zaino, alzando le spalle –Sono stanco adesso di disegnare, così poi posso continuarlo- spiegò ritornando ad appoggiarsi al muro.
Ellie scosse la testa –No, eliminala per favore. Non mi piacciono le foto- si lamentò incrociando le braccia al petto.
-Non mi frega minimamente- rispose il ragazzo alzando le spalle di nuovo.
Ellie sospirò stringendo i pugni –Perché sei sempre così…- si sforzò di cercare una parola appropriata ma nulla gli veniva in mente se non…
-Stronzo?- chiese il moro ridendo sommessamente –Ogni tanto una parolaccia si può dire sai, Babbo Natale può sempre chiuderlo un occhio- la prese in giro.
La ragazza sospirò ancora una volta, voltandogli le spalle e guardando da un'altra parte.
Zayn non riuscì a trattenere una risata molto più rumorosa questa volta e –Sei troppo una brava ragazza, ragazzina.  Ma spesso le più brave sono le peggiori…e sopratutto sono bravissime a letto- la provocò con un sorrisetto malizioso.
Ellie percepì le sue guance ardere e le immaginò colorarsi di rosso.
Si alzò di scatto -Devo andare, e non preoccuparti di accompagnarmi, tanto l’ho capito che ‘buone maniere’ non  hai la minima idea di cosa voglia significare- disse passando i palmi delle mani sui pantaloni per pulirli un pò –Buonasera- lo salutò senza voltarsi a guardare mentre sentiva ancora dietro di se la risata del ragazzo che non si era nemmeno degnato di darle una risposta.
Aaaaah asdfghjkl
Buongiorno a tutte!!!!
Credo sia inutile dirvi quanto mi piaccia questo capitolo perché credo sia alquanto percepibile dal mio entusiasmo.
Un parere mi farebbe davvero molto piacere, ci spero.. e vi ringrazio per le recensioni precedenti.
Stay happy e al prossimo capitolo x

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Good girl.
 
Capitolo 6
 
 
Ellie si stiracchiò nel suo lettone, svegliata dall’ odore del caffè e il canticchiare degli uccellini.
Aprì lentamente gli occhi notando il cielo cupo ma non eccessivamente nuvoloso, gli spifferi di aria calda che entravano dalla finestra aperta a metà la motivarono ad alzarsi.
Era un venerdì come tutti gli altri nei primi giorni di ottobre, con l’unica differenza che quella mattina non aveva scuola a causa di scioperi studenteschi di cui lei non si importava poi così tanto.
Si sedette d’avanti allo specchio della sua cabina armadio pettinando i capelli arruffati, sua zia non faceva altro che ripeterle di tagliarli un pò per apparire più ordinata ma a lei piacevano lunghi.
Indossò un adorabile maglioncino grigio e dei pantaloni rosa pastello a vita alta.
Inutile negarlo, adorava i vestiti.
Non amava parlarne con nessuno perché non le piaceva sembrare viziata, fissata con la moda o spendacciona.
Non lo era affatto, non comprava vestiti costosissimi in continuazione che poi non indossava neppure mezza volta.
Comprava ciò che le piaceva e che le permetteva di piacersi.
Afferrò la sua borsetta di cuoio, la riempì a forza con il cellulare e qualche banconota avanzata dai soldi che le aveva rimasto sua zia prima di partire per lo scorso viaggio di lavoro e scese le scale per fare colazione.
Marì la accolse col suo solito sorriso premuroso servendola subito con un bicchiere di latte caldo e qualche biscotto.
-Sua zia è uscita molto presto,probabilmente non tornerà per pranzo e per cena- la avvertì.
Ellie annuì, ultimamente sua zia sembrava lavorare più del solito.
-Pranzerò in città allora, ho intenzione di andare a fare un pò di shopping- rispose alzandosi da tavola.
-Bene signorina, ha bisogno di Gordon?- domandò la donna sparecchiando con cura la tavola.
-No, farò due passi a piedi Marì. A stasera- salutò uscendo di casa.
Proprio come aveva creduto l’aria era tiepida e le nuvole seppur grigiastre non apparivano minacciose.
Camminò lentamente per un quarto d’ora, fermandosi di tanto in tanto ad osservare incantata le vetrine allestite dei negozi.
Migliaia di colori di ogni tipo si mescolavano al fragoroso chiacchiericcio della gente e dei clacson delle automobili.
Non preferiva la città più della campagna o viceversa, le amava allo stesso modo.
Lei era sempre così, non prendeva mai una decisione precisa era sempre un pò di questo e un pò di quello.
Quando arrivò al centro della città entrò nei suoi negozi preferiti acquistando qualche camicetta ed un pantalone.
I venditori ambulanti di fish and chips ad ogni angolo di Bennet street contrastavano di gran lunga con le lussuose boutique finemente arredate di legni pregiati e mobili moderni mentre ragazzi sullo skate intralciavano indaffarati uomini in giacca e cravatta attaccati al cellulare.
All’ora di pranzo sentì distintamente il suo stomaco brontolare dalla fame, così pagò alla cassa la gonna a vita alta a fiori che le piaceva troppo e si avviò verso il ristorante più vicino.
Mangiò con calma la sua insalata e dopo aver pagato il conto decise di andare al Milton Country Park per riposarsi un pò all’ombra di un albero.
Il prato verde era occupato qua e là da famiglie con bambini scalpitanti e vecchietti che si godevano stesi sull’erba quella bella giornata.
Si sedette su una panchina di pietra sotto un’ albero altissimo posando i sacchetti ai suoi piedi.
Era rara una giornata così piacevole in autunno da quelle parti ma era stra felice che fosse capitata proprio in quel giorno in cui non aveva scuola in modo da potersela godere.
Sentì delle foglie secche calpestate e all’improvviso qualcuno le si sedette di fianco senza chiederle il permesso.
Senza bisogno di girarsi riconobbe all’istante l’odore fresco e allo stesso tempo acre per via della sigaretta accesa tra le mani del ragazzo.
-Ragazzina- la salutò con un cenno della testa sbuffandole del fumo in faccia.
Ellie tossì, sventolandosi una mano d’avanti al naso senza rispondere.
Era ancora indignata dal comportamento che quel maleducato aveva avuto con lei l’ultima volta.
Si girò alle sue spalle sentendo un’altra persona avvicinarsi e riconobbe l’amico biondo del ragazzo.
Fantastico, una giornata piacevole e rilassante si era appena trasformata in orribile e sfortunata.
-Ciao!- esclamò eccitato sorridendole –Ellie giusto? Come stai?-.
La ragazza si schiarì la voce –Bene grazie- rispose tesa.
Perché tutto quell’entusiasmo?
Si morse le labbra, sentendosi fissata dal biondo –C..come sta la pancia? L’ultima volta era molto dolorante-.
Non che le importasse davvero, solamente voleva distrarlo dal fissarla ostinatamente.
Il ragazzo sorrise ancora –Benissimo, era solo una sciocchezza- rispose alzando le spalle.
Si sedette tra lei e il moro, facendosi spazio in tutti i modi possibili –Dimmi un pò Ellie, quanti anni hai? Dove abiti? Sei fidanzata?-.
Ellie sentì le guance arrossarsi e non solo per le domande un pò troppo personali per i suoi gusti ma anche per la troppa vicinanza tra lei ed il biondino.
Fece per rispondergli senza troppo entusiasmo ma senza alcun rispetto, ma per sua fortuna forse, Zayn le parlò sopra –Senti Luke c’è mezzo parco da pulire ancora, perché non ti muovi? Non voglio ritornarci anche domani che è sabato- sbuffò infastidito allungandosi per osservare entrambi seduti alla sua sinistra.
-Ma senti un pò, perché non ti muovi tu? Non capisco perché dovrei farlo io- il biondo rise, ma non era una risata divertita, più un ghigno infastidito.
Zayn alzò le spalle gettando a terra la sua sigaretta consumata senza alcun rispetto –Perché a me non frega un cazzo e non farò nulla né oggi né domani, sei tu quello che uscirà tra qualche giorno se si comporta bene- disse lanciando in un angolo sconosciuto tra l’erba un sacchetto di plastica nero praticamente vuoto e uno di quei bracci per raccogliere rifiuti che Ellie notava solo in quel momento sia tra le sue mani che in quelle del biondo.
Luke boccheggiò in cerca di qualcosa da ribattere, ma richiuse subito la bocca consapevole che quello appena detto dal suo amico era vero.
Gli mancava poco per essere disobbligato nei confronti della legge e doveva fare il possibile per impegnarsi al massimo.
-Senti Ellie, io torno al lavoro. Ci si vede in giro?- domandò speranzoso alzandosi dalla panchina.
La ragazza alzò le spalle, non voleva essere maleducata ma neppure dimostrargli troppo entusiasmo per niente sentito.
-Magari potremmo prenderci un caffè insieme se ti va..?- propose raccogliendo la cicca di sigaretta gettata poco prima da Zayn a terra.
Ellie scosse la testa –Non bevo caffè- rispose timidamente.
Percepì un risolino mal celato da parte di Zayn –Tic toc, tic toc. Il tempo scorre Hemmings- blaterò indicando un orologio di ferro arrugginito appeso ad un lampione.
Il biondino sbuffò imprecando qualche parolaccia mentre si allontanava a cercare altre cartacce.
 
 
Zayn osservò divertito Luke che si allontanava nel parco immenso, le mani immerse nelle tasche dei pantaloni neri strappati.
Dondolò da un piede all’altro pensando a cosa fare.
Aveva un’insana voglia di passare il pomeriggio con lei.
Ellie era rimasta seduta compostamente in silenzio sulla panca di pietra ad osservarsi in torno con lo sguardo vago.
I suoi sussulti ad ogni suo passo però indicavano che era attenta ad ogni suo minimo movimento.
Zayn sorrise, non si aspettava di incontrarla lì ma a quanto pareva quella doveva essere una giornata fortunata.
Alzò il cappuccio della felpa verde sulla testa, sorridendo di spalle allo sguardo scuro incollato su di lui.
- Seguimi ragazzina- disse incamminandosi per il sentiero.
Certo non si aspettava che lei lo avrebbe seguito senza ribattere, quindi si girò a metà strada con un ghigno estremamente divertito sventolando in aria un sacchetto rosa shoking di un negozio costoso d’abbigliamento –Se non lo fai dovrò imparare a portare le gonne a fiori, chissà magari mi donano?- rise riprendendo a camminare.
 
Ellie si alzò di scatto cercando ai suoi piedi le buste con i suoi acquisti.
Non c’erano, come diavolo era possibile?
Li aveva presi senza che se ne accorgesse minimamente, eppure lo aveva controllato tutto il tempo!
Si affrettò a corrergli dietro – Ridammi i miei vestiti!- urlò cercando di raggiungerlo.
Lo seguì a fatica per i marciapiedi affollati mentre tentava di riprendersi i suoi sacchetti nonostante lui li tenesse in alto per non farcela arrivare.
Erano arrivati al centro, ma invece di entrare dentro Zayn passò per il retro, risalendo la scala arrugginita dell’altra volta.
Ellie sbuffò contrariata -Dammi indietro le mie cose, non ho intenzione di seguirti oltre- urlò risoluta fermandosi ad osservarlo dal basso.
Il ragazzo le sorrise impertinente alzando le spalle e scomparendo sul tetto.
Pestò i piedi a terra sull’orlo di una crisi di pianto.
Perché doveva sopportare tutto quello a causa di uno sconosciuto incivile?!
Salì a fatica la scala, cercando di non sporcarsi e una volta in alto rivolse al moro che se ne stava tranquillamente appoggiato al cornicione uno sguardo esasperato.
Gli si avvicinò rimanendo in piedi –Senti- cominciò con un sospiro –io non lo so che cosa vuoi da me, né mi interessa saperlo. Soldi?- domandò porgendogli la sua borsa –Qui con me ho venti sterline, ma posso portartene altre la prossima volta. L’importante è che tu mi lasci in pace. Forse i tuoi modi non sono i più gentili del mondo e posso accettarlo questo, basterà che tu mi ignori quando avrai ricevuto ciò che vuoi- concluse porgendogli le banconote.
Zayn la guardò in silenzio in attesa di qualcosa.
All’improvviso le lanciò il sacchetto che lei prese al volo con troppa forza –Vattene, vai via da qui- ringhiò arrabbiato.
Che gli succedeva adesso? Ellie osservò il suo sguardo scuro diventare liquido e duro, la mascella serrata e rigida e i pugni stretti.
-Io..non..volevo farti arrabbiare, scusa- disse indietreggiando.
Si voltò per scendere la scala ma una presa calda e forte attorno al suo polso la bloccò.
-Aspetta,rimani- disse il ragazzo.
Poteva percepire il suo respiro irregolare alle sue spalle, si voltò cautamente osservandolo.
Lui non disse nulla, tirandola per il braccio a sedersi dove era prima lui.
Nel silenzio più totale Ellie si guardò intorno, i tetti delle altre case erano deserti e tristi seppur colorati vivacemente da tegole e vernici varie.
Notò che a terra non c’era più alcuna cartaccia.
L’aveva ascoltata! Aveva pulito! Le sembrava incredibile eppure quel tipo aveva fatto ciò che lei gli aveva chiesto.
Dopo dieci minuti di imbarazzante silenzio assordante Zayn sospirò, ancora le stringeva il polso e lo lasciò lentamente.
-Non volevo arrabbiarmi, ma….io non voglio soldi- spiegò stringendo i denti con rabbia –Mi fa incazzare questo, perché succede spesso. Non sono un delinquente, anche se può sembrare il contrario-.
Ellie annuì –E allora…che cosa vuoi?- la voce le si incrinò e neppure lei sapeva il perché.
Zayn alzò le spalle possenti –Niente- rispose girandosi verso di lei.
I loro sguardi si incollarono l’uno all’altro come un magnete all’acciaio.
-Il problema  è che non voglio proprio niente. Ed è questo niente che mi spinge da te capisci? Questo niente che mi dice ‘tu vuoi stare con lei, quindi vai’. Non lo posso spiegare cosa voglio ma questo qualcosa non riesco ad ignorarlo- concluse.
La ragazza rimase in silenzio, veramente non sapeva cosa dire.
Le opzioni erano due: scappare da quel tipo strano e maleducato, o fidarsi.
E per lei che non aveva nemmeno mai creduto per un secondo al topolino dei denti da piccola la cosa fu alquanto sorprendente.
Perché rimanendo seduta lì in silenzio aveva appena capito di aver deciso di fidarsi.
Zayn la osservò di nuovo, sta volta ancora più intensamente se possibile –Allora, vuoi andare via?- domandò timoroso.
Ellie sospirò, stringendo le ginocchia al petto –No, credo di volerti dare il niente che ti spetta- rispose ricambiando lo sguardo.
Zayn sorrise; ma non con un sorriso di scherno, impertinente o finto.
Ma con un sorriso spontaneo e sincero, uno di quelli che non gli venivano da tempo ormai.
 
Buona domenica ragazze!
Sono entusiasta perché questo è uno dei capitoli decisivi.
Mi piace davvero un sacco e spero che piaccia anche a voi.
Forse può risultare non troppo chiaro ma io con le dichiarazioni sono un pò un disastro e questo è stato il meglio che sono riuscita a tirare fuori.
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto…
A presto xx
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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Good girl.
 
Capitolo 7
 
Una leggera brezza fresca muoveva i capelli scuri di Ellie che se ne stava in silenzio ad osservare la città sotto di lei.
Il tramonto era ormai passato da circa una mezz’ora e il cielo cominciava ad imbrunirsi leggermente.
Le luci delle case una dopo l’altra cominciavano ad accendersi e ad illuminare l’atmosfera assieme ai fari delle automobili e ad i lampioni arrugginiti.
Era seduta su quel tetto da tre ore forse, e almeno due le aveva passate ad osservare dall’alto quello che accadeva attorno a lei.
Zayn era un tipo piuttosto silenzioso quando non imprecava, e lei era troppo timida per iniziare un discorso.
Le aveva raccontato di quando aveva scoperto quel posto dopo aver litigato con Luke: il suo migliore amico Don Giovanni, una persona che ha sofferto troppo per potersi innamorare o semplicemente affezionare a qualcuno. Non le aveva spiegato esattamente ciò che lo aveva reso così ma ad Ellie non dispiaceva perché neppure avrebbe saputo cosa rispondere a dei discorsi del genere.
Di lui non aveva detto nulla, aveva fumato circa cinque sigarette e poi si era alzato per andare a prendere una pizza.
Ellie non aveva risposto, si era limitata ad alzare le spalle e a vederlo allontanarsi nell’aria rilassante del tardo pomeriggio.
E adesso se ne stava seduta da sola sull’asfalto di un attico sporco, aspettando di mangiare una pizza con uno sconosciuto che le aveva chiesto di rimanere con lui.
E lei aveva accettato!
Le sarebbe sembrata una cosa alquanto improbabile se qualcuno glielo avesse detto qualche giorno prima, eppure adesso stava succedendo e nonostante stesse infrangendo almeno due quarti delle regole che sua zia le ripeteva sempre,  lei si sentiva bene come mai prima d’ora.
-Aiutami!- la voce smorzata di Zayn la fece alzare di scatto e affacciandosi lo vide a metà scala con una mano attaccata per salire e l’altra che reggeva il cartone fumante ed una busta –Muoviti- imprecò porgendoglieli.
Ellie li afferrò e lui salì di nuovo sul tetto –Maledetta pizzeria..la fila non finiva più..la gente dovrebbe imparare a cucinare da sola- borbottò riprendendosi il cartone e risedendosi al suo posto.
Ellie sorrise, le sue imprecazioni non erano antipatiche e inquietanti come sempre sta volta, ma quasi buffe.
Si sedette al suo fianco e lo osservò poggiare il cartone a terra.
Lo osservò disgustata e con uno sbuffo il ragazzo stese le gambe lunghe e ce lo poggiò sopra.
-Doppia mozzarella- annunciò entusiasta come un bambino. Cacciò dal sacchetto due birre ghiacciate aprendole con i denti.
La ragazza lo osservò preoccupato e non solo perché avrebbe potuto perdere un incisivo da un momento all’altro –Io..non la bevo quella roba, scusa- disse scuotendo categoricamente la testa.
Il moro ridacchiò per nulla sorpreso o infastidito –Chissà perché lo avevo immaginato ragazzina- disse divertito.
Ellie rilassò i muscoli del viso, quell’appellativo non risuonava più dispregiativo e fastidioso, ma era in qualche modo…intimo. E il tono premuroso con cui lui lo pronunciava, con la voce bassa e trascinata lo rendeva tenero e… sexy?
Arrossì a causa dei suoi pensieri folli e Zayn la guardò con un cipiglio confuso.
-Gne gne, sono una ragazza per bene..gne gne non bevo alcool- la prese in giro ridacchiando.
Ficcò la mano nel sacchetto, porgendole una lattina di coca cola.
Ellie rimase alquanto interdetta da quel gesto….gentile.
Lui, l’arroganza e la maleducazione in persona aveva avuto quella premura nei suoi confronti.
Non lo sapeva che cos’era quella sensazione di bruciore alla bocca dello stomaco ma la cosa un pò la preoccupava.
Prese la fetta di pizza fumante che gli stava porgendo assieme ad un fazzolettino di carta e cominciò a mangiare lentamente.
 
Zayn prese una birra e ne bevve un sorso generoso.
Aveva finito le sue due fette da due minuti e lei era appena a metà della prima.
La sua posizione rannicchiata era esattamente uguale a quella di una bambina spaesata, e lo sguardo scuro alla luce del tramonto sembrava molto stanco.
Sentì le punte delle dita prudergli per la voglia di accarezzarle una spalla e confortarla ma si limitò a sospirare –Sei stanca?- domandò prendendo un altro sorso di birra fredda.
La vide scuotere la testa e deglutire il suo boccone –Non molto-.
Zayn annuì, forse la sua non era stanchezza fisica, era qualcosa di più complicato.
Dopotutto soldi non significava felicità e l’esperienza gli aveva insegnato che tutti hanno dei problemi devastanti da dover affrontare nella vita.
Lanciò la bottiglia vuota di vetro verde nel sacchetto vuoto seppur contro voglia, le aveva promesso di non sporcare.
Quelle regole erano stupide ed irritanti ma le avrebbe seguite lo stesso.
Lui non era per niente un tipo obbediente e quella ragazza era esattamente il suo opposto.
La osservò di nuovo e notò la sua espressione concentrata e corrucciata, le parole gli uscirono da bocca senza che neppure lui se ne accorgesse –A cosa pensi?- domandò scattante con una nota di panico nella voce.
Era frustante non riuscire a percepire le sue emozioni.
La sua durezza non lasciava trapelare mai le sue emozioni certo, ma questo non significava che non sapesse leggere quelle degli altri.
Al contrario era un ottimo osservatore, nel suo silenzio riusciva a percepire lo stato d’animo di tutti quelli che lo circondavano.
Ellie seduta di fianco a lui si stiracchiò, appoggiandosi con la schiena al muro e stringendosi le braccia. Aveva freddo forse.
-Pensavo che ce ne stiamo qui come amici di vecchia data quando nessuno dei due sa nulla dell’altro, a parte il nome-.
Zayn alzò le spalle incurante –Non devi per forza sapere tutto di una persona per poter passare del tempo con lei, è proprio questo il bello: puoi immaginare a tuo piacere come vorresti che fosse- disse afferrando l’altra bottiglia ancora piena.
Percepì il  suo tocco liscio e leggero sulle dita fredde –Ne hai già bevuta una, non credi possano bastare?- domandò sbattendo le ciglia lunghe a causa del vento.
Zayn sbuffò –Sei irritante- disse riposando a terra la bottiglia con riluttanza.
Ellie gli sorrise adorabilmente –Tu almeno il doppio in più- confessò e –Com’è che mi immagini, quindi?- domandò abbassando lo sguardo per via della timidezza.
Zayn rise silenziosamente, la sua capacità di controbattere ed essere al tempo stesso adorabile ed innocente e di ritornare ad indossare il suo scudo di timidezza subito dopo gli ricordava in qualche modo  un gufo che con una grazia innata attacca la sua preda e se ne ritorna ad appollaiarsi sul suo ramo protetto dalle tenebre della notte fredda.
Sospirò nell’aria fresca della sera che odorava di ferro e di città –Mmmh- mugolò rimuginando su cosa dire –Ti piace l’inverno e leggere un buon libro d’avanti ad un camino, odi lo sport, ti imbarazza tutto ciò che ti spinge ad osare un pò di più, ami il cioccolato e cantare sotto alla doccia. Ti comporti come una bambina perché la tua ingenuità non è mai stata contraddetta da nessuno, non hai mai provato nulla di folle e non immagini che le cose folli ti potrebbero piacere fino all’impazzire- concluse.
Il suo sguardo d’oro lucente si incollò a quello scuro e tenebroso di lei che in silenzio lo osservava a metà tra l’imbarazzata e il meravigliata.
Ellie aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse.
Sospirò e socchiuse gli occhi e -Non canto sotto alla doccia- gli confessò.
Zayn arricciò il naso –Soltanto perché il tuo comportamento impeccabile non te lo permette-.
Lei rimase zitta ad osservare la luna chiara e sfocata che cominciava ad alzarsi nel cielo grigio.
-E tu invece?- chiese con una nota di insicurezza che cercava di celare il più possibile.
Ellie lo osservò per qualche minuto meditabonda.
Sui capelli pettinati portava una cuffietta di lana grigia e la maglietta viola, scolorita, di almeno una taglia più grande gli nascondeva i muscoli contratti. I jeans chiari strappati sulle ginocchia e la felpa bianca gli conferivano un aspetto trasandato, così come le vans consumate e sporche di fango.
-Vai in skate, non parli con nessuno perché pensi che nessuno veda del buono in te e tratti male tutti perché nessuno ha mai provato a cambiarti o a pensare che tu potessi farlo. Il disegno è l’unico mezzo che ti permette di non tenerti tutto dentro. La birra la preferisci ghiacciata e il tuo dopobarba lo metti ogni giorno appena sveglio per coprire l’odore del fumo-.
Quando Ellie smise di parlare chiuse gli occhi, non osava immaginare quanto fosse stato acceso il colore delle sue guance.
Certo quel ragazzo non lo conosceva bene, ma ogni sera prima di addormentarsi pensava a qualcosa su di lui facendo supposizioni su supposizioni.
Percepì Zayn al suo fianco raddrizzarsi, il suo respiro regolare si percepiva appena.
-E tu?- domandò di getto senza controllarsi -Tu vedi del buono in me?- il tono risultava sarcastico, come se quella che avesse appena detto fosse una cosa impossibile.
Ellie si schiarì la voce che sentì morirle in gola –C’è del buono in ognuno di noi ma soltanto qualcuno riesce a tirarlo fuori-.
Zayn ridacchiò al suo fianco, era proprio la risposta che si aspettava da una che legge troppi libri.
La ragazza controllò l’orologio che segnava le sette di sera e si allarmò –E’ tardissimo mia zia mi ucciderà!- esclamò preoccupata –E se non mi sbrigo perderò l’ultimo autobus-.
Zayn si alzò agilmente, porgendole una mano che Ellie afferrò lusingata e meravigliata.
Le mani del ragazzo erano ruvide e rovinate ma anche calde e grandi.
La tirò su senza alcuno sforzo e in silenzio scesero dal tetto.
Ellie si voltò a guardarlo –Allora…arrivederci?- non sapeva se fosse una domanda, un saluto o un augurio. Forse tutto insieme.
Zayn sorrise divertito –Puoi scommetterci ragazzina- la salutò e le scoccò un ultimo sguardo intenso e lento che le percorse tutto il corpo assieme ad un brivido prima di girarsi ed avviarsi alla porta dell’istituto.
 
Salveee!
Alloooora ho cercato di aggiornare il prima possibile anche se adesso con l’inizio della scuola il tempo che avrò per scrivere diminuirà e non credo riuscirò a scrivere un capitolo ogni 5 o 6 giorni.
Ad ogni modo ce la metterò tutta.
Grazie mille per le recensioni del capitolo scorso e a tutte le persone che hanno la storia nelle preferite\seguite\ricordate.
A presto xx
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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Good girl.
 
Capitolo 8
 
Mentre fuori la luna brillava pallida Ellie si girò nel letto per l’ennesima volta con uno sbuffo.
Controllò la sveglia sul suo comodino che segnava le tre del mattino e con un mugolio si alzò dal letto con uno  scatto brusco che per qualche secondo le fece girare la testa.
Indossò la sua vestaglia di spugna bianca e scese in cucina a prepararsi un the.
In punta di piedi si avviò per il corridoio buio e deserto cercando di non rovesciare la tazza né di fare rumore.
Non perché potesse svegliare qualcuno, sua zia dormiva due piani più su e Marì e Gordon nella casetta in giardino, l’unico a rischio era Apollo che se ne stava appollaiato e ronfante sul tappeto del salotto ma svegliare lui era come cercare di svegliare la bella addormentata col bacio di un peluche.
Si fermò d’avanti alla porta finestra della veranda e la aprì con tutta la scarsa forza che aveva.
L’aria notturna era fredda e profumava di terra bagnata e le numerose piante che la cameriera curava minuziosamente ogni giorno sembravano prendere vita alla luce perlacea della luna.
Si tuffò su una poltrona imbottita e bevve in silenzio il the ormai tiepido osservando il cielo nero.
Aveva un groppo in gola che non le permetteva proprio di addormentarsi.
Non aveva mai, mai, mentito a sua zia su nulla e la sensazione di senso di colpa adesso sembrava occluderle perfino le vie respiratorie.
Che aveva fatto tardi al centro di beneficenza era vero…soltanto che lei si trovava sul tetto, con un ragazzo.
Cercò di convincersi che quella era stata una mezza bugia ma con un verso strozzato si arrese.
Sapeva bene che stava sbagliando e che l’unico mezzo per rimediare era non rivolgere più la parola a Zayn.
Ma lei non voleva e non poteva.
Era troppo tardi ormai  anche se una parte di lei non voleva ancora ammetterlo.
Quando la tazza fu vuota, l’aria più fredda e il cielo più scuro se ne tornò a letto, rassegnata all’idea di passare una notte in bianco a sbuffare, rigirarsi nel letto e a pensare all’oro liquido di un paio di occhi che ormai si erano impossessati dei suoi pensieri.
 
 
Zayn si stiracchiò nelle lenzuola fresche strofinandosi gli occhi appiccicosi, Luke russava dall’altro lato della stanza e dalla persiana aperta a metà entravano i pallidi raggi del sole che riuscivano a fare capolino dalle nuvole scure.
Indossò un pantalone strappato nero e una giacca di jeans sulla maglietta bianca e slabbrata e si accese la prima sigaretta del giorno.
Teoricamente era vietato fumare nel centro, ma a lui non fregava molto delle stupide regole di quel posto.
Lavò la faccia e i denti, indossò gli anfibi scuri e uscì dalla stanza silenziosa.
Anche il corridoio lo era, data l’ora...alle otto in quel posto dormivano ancora tutti.
Tutti tranne una persona.
Scese le scale a due alla volta e seguì la voce allegra dalla cucina che canticchiava una canzone di Michael Bublè.
Il biondino suonava il mestolo come si fa con le chitarre mentre un liquido giallo ribolliva in una pentola.
-Niall, amico mio!- lo salutò battendogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo riposò la sua chitarra mestolo sul ripiano, osservandolo incuriosito.
-Apprezzo il tuo improvviso spirito amicale Zayn, davvero, ma cercherò di aiutarti anche senza che tu debba fingere- gli rivolse uno sguardo attento seguito da un sorriso.
Zayn rise abbassando lo sguardo colpevole –Cosa ti fa pensare che io stia fingendo?- domandò curioso.
Niall si grattò il mento, pensieroso –Forse il fatto che solitamente la cosa più carina che ti si sente dire è ‘‘stammi lontano coglione’’..?- chiese fingendo di pensarci su.
Il moro annuì –Beh, però..tu mi sei simpatico, pensavo lo avessi capito- borbottò.
La risata del biondino riempì la stanza già piena di vapore –Già..forse il fatto che mi ignori e non mi riempi di insulti doveva essere un campanello d’allarme- scherzò mescolando il cibo nella pentola.
-Comunque- Zayn alzò le spalle –Volevo chiederti delle informazioni riguardo ad una persona..- buttò lì fingendo indifferenza mentre osservava improvvisamente interessato una macchia di grasso sul pavimento della cucina.
Niall ridacchiò –E questa persona è magra, capelli lunghi, occhi scuri e gentile? E magari il suo nome inizia per  e?-.
Zayn sbuffò ficcando le mani nelle tasche calde dei pantaloni –Volevo sapere dove posso trovarla..sai, le sto facendo un ritratto per il corso di disegno e ho bisogno di alcuni  dettagli, non te lo avrei chiesto se ne sapevo qualcosa ma tu sembri molto amico con lei-.
Niall lo interruppe alzando una mano –Non devi giustificarti Zayn, lo abbiamo capito un pò tutti che quella ragazza ti interessa- confessò ridacchiando.
Il ragazzo aggrottò la fronte –Lei non..non mi interessa- specificò, cercando di rendere la sua voce quanto più sicura possibile –E poi da cosa lo avreste capito?- domandò con una risatina nervosa.
Il biondo scosse la testa e ridacchiò –Quando le parli nel tuo sguardo c’è una nota di timore che non c’è con nessun altro, anche se le parole che pronunci sono brusche come quelle che rivolgi un pò a tutti- gli spiegò tranquillamente –E’ come se avessi paura di spezzarla in due con una semplice parola, ma allo stesso tempo la disprezzi per quelle sensazioni nuove che ti fa provare-.
Zayn sbuffò –Da quando ti diverti a psicoanalizzare le persone, Horan? E per di più in modo più che errato-.
-Da quando quelle persone sono mie amiche,ed Ellie lo è. Forse non saremo amiconi, ma lei è così. Non si sbilancia mai troppo. E poi con quell’aria così indifesa..come fai a non affezionarti a lei?-.
Zayn strinse i pugni nelle tasche, ‘‘Hai ragione, hai fottutamente ragione’’ avrebbe voluto urlargli, ma si limitò ad alzare le spalle.
-Comunque nemmeno io ne so molto, a parte che va alla Matignon High School e che non beve caffè-.
Niall gli porse due bicchieri della starbucks pieni di latte caldo –Li avevo presi per me e mio padre, ma posso sempre passare di nuovo- spiegò –Se ti sbrighi hai un quarto d’ora prima che entri a scuola-.
Zayn li prese, annuendo e facendo qualche passo indietro verso la porta –Sai, Niall…io pensavo che Ellie ti piacesse, ma forse mi sbagliavo-.
Niall lo osservò in silenzio per qualche secondo prima di parlare –Non ti sbagliavi Zayn. Beh è bella, dolce ed adorabile, sfido chiunque a dire il contrario- confessò sorridendogli.
Zayn corrucciò la fronte –Ma allora perché lo fai?- chiese confuso.
Il biondo sospirò, non lasciando però che il suo sorriso lo abbandonasse nemmeno per un momento –Perché non è solo il tuo sguardo ad esprimere sentimenti nuovi per la persona che li sta provando-.
Con un piede dentro e l’altro fuori dalla cucina Zayn annuì –Grazie Niall. E guarda che ero sincero quando ho detto che tu mi sei simpatico- lo salutò con un gesto della testa mentre la risata squillante di Niall lo accompagnava per il corridoio silenzioso.
 
Ellie sbadigliò, sentendo le tempie martellare ancora di più sulla fronte.
Quella di oggi si prospettava una vera giornata infernale.
Aveva sonno e il cielo nuvoloso e scuro non faceva che peggiorare il suo umore buio.
Non faceva che lanciare in tutte le direzioni sguardi irritata, era necessario che gli studenti facessero tanto baccano?
Zayn parcheggiò nel cortile asfaltato della scuola e si tolse il casco aggiustandosi i capelli scompigliati.
Si guardò in torno alla ricerca di Ellie: mandrie di ragazzini rumorosi affollavano il prato curato e l’orologio di metallo alla cima della torre in mattoni chiari dell’entrata della scuola segnava le otto e venti.
Quella scuola era esattamente come la immaginava, enorme, con i mattoni in marmo rossicci che le conferivano un aria sobria e seria, le finestre immacolate e di ultima generazione ed una serie di auto costosissime parcheggiate lungo i marciapiedi.
Una scuola per ricconi insomma.
Notò una figura alta e familiare e suonò il clacson, anche se quella non si girò.
Si dirigeva verso la porta, una divisa a quadri grigia e blu, i capelli legati ordinatamente in una treccia ed una cartella di pelle nera dall’aria pesante su una spalla.
Scese dalla moto alla svelta, lanciando il casco sulla sella con poca cura e si affrettò verso di lei.
-Ellie!- urlò, ignorando tutti quelli che si voltavano a guardarlo stupiti –Ellie, aspetta- la raggiunse a metà del sentiero e le afferrò il polso facendola finalmente voltare.
Non usava spesso il suo nome, forse quasi mai..era per questo che non lo aveva riconosciuto.
-Ciao- la salutò, entusiasta e un pò a disagio.
Lei lo osservò da capo a piedi, gli occhi sbarrati –Cosa..cosa ci fai qui?-.
-Volevo vederti, Niall mi ha detto che potevo trovarti a scuola- spiegò col fiatone per la corsa.
Ellie si schiarì la voce, osservandosi attorno. Decine e decine di paia di occhi li osservavano chi meravigliati, chi invidiosi, chi indignati.
Ovvio pensò, lei era Eloise Rogers, l’impeccabile nipote di Caroline Luise Rogers, direttrice di una delle aziende più ricche e conosciute del regno unito.
E stava parlando con un ragazzo sconosciuto, tatuato e dai vestiti consumati e per nulla eleganti.
-Perché volevi vedermi?- chiese timidamente, sbattendo le ciglia lunghe.
Zayn si grattò la testa –Perché ne avevo voglia?- le sue parole sembravano più una domanda che una risposta.
Ellie annuì, indicando con un pollice la porta alle sue spalle –Sai, io però adesso dovrei andare a scuola- disse educatamente.
Zayn strinse più forte il suo polso come ad incuterle un coraggio che forse serviva a lui e non il contrario –Ma puoi saltarla, andiamo da qualche parte..ho portato anche la colazione, decidi tu dove-.
La ragazza sentiva gli sguardi degli altri studenti bruciarle addosso -Non posso saltare la scuola- disse con tono sconvolto, quella era una cosa impensabile per lei.
Zayn sbuffò –Andiamo, è solo un giorno- insistette.
Ellie scosse la testa e lui sospirò –D’accordo allora ti aspetto qui, a che ora esci?—
La osservò rimanere in silenzio alla sua domanda e un senso di delusione gli invase ogni minima parte del corpo.
Lei si liberò dalla sua presa solida a malincuore –Ci guardano tutti…- sussrrò imbarazzata.
Zayn deglutì a fatica,  nonostante sentisse la bocca secca e asciutta…lo  stava respingendo.
Annuì camminando all’indietro verso la moto, le mani strette a pugni e lo sguardo fisso nel suo –Non sarei dovuto venire qui e non avrei dovuto desiderare di vederti, lasciamo perdere..- avrebbe voluto urlare e offenderla ma era così esausto emotivamente che l’unica cosa che riuscì a fare fu rimontare sulla moto e indossare il casco.
Mise in moto ma si bloccò a metà quando osservò delle dita lunghe e smaltate appoggiarsi sul dorso della mano stretta al manubrio.
Alzò lo sguardo, Ellie gli rivolgeva uno sguardo ricco di dispiacere –Anche i-io..Anche a me piacerebbe..passare del tempo con te, ma adesso devo…devo andare a scuola. Tu no-non immagini cosa potrebbe succedere se io saltassi la scuola, o se qualcuno dicesse…dicesse che mi ha visto parlare con un ragazzo- balbettò in imbarazzo.
Zayn socchiuse gli occhi –Forse se tu mi spiegassi come funziona nella tua vita..-.
La campana della scuola trillò forte e la massa di studenti entrò dentro all’edificio, lasciandoli soli in mezzo al cortile silenzioso.
Ellie sospirò, guardando nervosamente il suo orologio di pelle bianca da polso –Adesso è tardi, potremmo riparlarne stasera? Passa a prendermi alle sette all’angolo dell’altra volta- ignorò il bruciore alle guance e si sforzò di sorridergli.
–E’ un appuntamento, ragazzina?- Zayn le rivolse un sorriso a metà tra il malizioso e il meravigliato.
Ellie sbuffò piano –Ciao- lo salutò con la mano ignorando il suo sguardo divertito.
Zayn rise un ultima volta e –A dopo- la salutò sfrecciando via sulla sua moto.
 
 
Buona domenica!
Non voglio soffermarmi a lungo perché sono nel bel mezzo dello scrivere i capitoli successivi e non voglio distrarmi troppo.
Vorrei solo ringraziare ancora una volta chi segue la storia e chiedervi un parere sul capitolo, mi renderebbe felicissima.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, che mi auguro avverrà entro il fine settimana prossimo. xx
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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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Good girl.
 
Capitolo 9
 
Con uno sforzo Ellie ingerì il boccone di carne che aveva masticato per cinque minuti, bevendo un grosso sorso d’acqua fresca.
Zia Caroline sorseggiava assorta il suo vino rosso, le dita smaltare di fucsia e ricoperte da anelli d’oro strette intorno al calice di cristallo.
Si schiarì la voce, pregando che non le uscisse tremolante –Zia, questa sera...- cominciò prendendo una boccata d’aria.
Sua zia alzò una mano, interrompendola –Eloise, vorrai perdonarmi ma sono piena di lavoro in questo periodo. Temo non riuscirò a tornare a casa prima delle ventitre, è già un caso fortunato che sia riuscita a rincasare per il pranzo. So che ultimante ci vediamo così poco ma converrai con me che il lavoro è una priorità- spiegò, esaminandola con il suo sguardo verde.
Gli stessi occhi della mamma, un verde intenso, aquilino, quasi fluorescente.
Era un peccato che lei avesse preso gli stessi occhi scuri e scialbi del suo sconosciuto padre.
Almeno so come è fatto qualcosa di lui, pensò con un groppo alla gola.
–Non preoccuparti zia Caroline, lo capisco perfettamente- non riuscì a trattenere un sorriso radioso e un sospiro di sollievo.
Sua zia annuì, qualche ciocca della frangetta bionda le si scompigliò ma lei le rimise meccanicamente al suo posto.
-Avevi qualche idea? Possiamo rimandare a un'altra sera- le disse rivolgendole un sorriso di cortesia.
Ellie scosse la testa –Volevo solo chiederti se avremmo potuto comprare una pizza, è da molto che non ne mangio una-.
La bocca dello stomaco le si chiuse, e riconobbe la consueta sensazione di senso di colpa impossessarsi di lei.
Non forte come l’altra sera, notò con sollievo.
Ricordava che una volta mentre osservava Victor, il compagno di sua madre, radersi la lunga barba bruna lui gli disse che più la tagliavi e più cresceva.
Forse con le bugie funzionava un pò come per le barbe, più ne dicevi, meno ti sentivi in colpa.
Sua zia la osservò severa da dietro gli occhiali a mezzaluna neri, quelli da lettura che metteva solo in ufficio ma che per la fretta probabilmente aveva dimenticato sul naso –Sai che non mi piace che tu mangi schifezze del genere. Ma tuttavia farò un eccezione per stasera, visto che dovrai cenare da sola-.
Ellie le sorrise –Grazie Zia Caroline-.
Un secondo più tardi la donna si alzò, stirandosi con le mani il vestito color ruggine che le arrivava al ginocchio.
Con i tacchi bassi che facevano rumore sul marmo lucido afferrò da una sedia la sua valigetta di cuoio marrone ed un cappotto nero.
Si girò per lanciarle un ultimo sguardo –Sarà meglio che vada adesso o rimarrò troppo in dietro. Buonanotte Eloise, a domani- la salutò, prima di avviarsi verso l’ingresso.
Sospirò, bevendo un altro sorso d’acqua.
Sua zia era così, mai troppo affettuosa. Né baci, né abbracci, né smancerie. Soltanto saluti composti e distaccati.
Molte volte Ellie si era ritrovata a pensare se anche lei avendoci passato assieme tutti quegli anni non fosse diventata uguale.
Si alzò da tavola e salì in camera sua dove si stese e chiuse gli occhi, nella speranza che finalmente riuscisse a recuperare il sonno perso.
 
 
Zayn si osservò nello specchio della sua stanza facendo qualche smorfia ed una linguaccia.
Troppo elegante, pensò mentre sbottonava la camicia verde bottiglia che aveva indossato sui pantaloni neri.
Boccheggiò pensieroso sulla soglia dell’armadio spalancato mentre ‘Smells like teen spirit’ dei Nirvana fuoriusciva a palla dallo stereo.
Cacciò una maglietta bianca con dei disegni orientali sul taschino all’altezza del petto.
Troppo semplice, pensò sfilandosela e lanciandola sul letto.
Il problema era che non sapeva qual’era la sua meta, doveva essere Ellie a sceglierla.
Avesse almeno avuto il suo numero gli avrebbe inviato un messaggio per chiederglielo, ma non sapeva neppure quello.
Alla fine indossò una camicia bianca troppo larga per lui, e sopra il suo immancabile giubbotto di pelle nera.
Non sembrava né elegante, né semplice, né trasandato. O almeno lo sperava.
Si ingellò le mani ed aggiustò la cresta per poi ricoprirsi le guancie di dopobarba.
Luke entrò nella stanza abbassando il volume –Che diavolo succede qui? E’ appena esplosa una bomba?- chiese indicando la pila di vestiti sul letto.
Zayn sbuffò aprendo le braccia e facendo una piroetta su se stesso –Come sto?-.
Luke alzò un sopracciglio biondo e Zayn per un attimo temette che gli sarebbe potuto uscire dalla fronte per quanto era in alto.
-Normale- sentenziò ripescando il telecomando della piccola tv dai meandri del divano a due posti accantonato ad un muro della stanza su cui si era appena lanciato –A parte il fatto che puzzi come la naftalina che mia nonna usa per ‘profumare’ l’armadio-.
Una camicia a quadri rossi gli colpì il centro della faccia e un ‘Fottiti’ gli arrivò forte e chiaro alle orecchie.
-Allora dimmi un pò, stasera una fortunata donzelletta avrà la fortuna di potersi concedere a te oppure stai partendo per una campagna pubblicitaria di deodoranti per auto?- chiese amabilmente sbattendo le ciglia lunghe e chiare.
Zayn lo ignorò afferrando il suo casco –Posso prenderlo in prestito?- gli domandò cercando di risultare il più gentile possibile.
Luke fece finta di pensarci su –E penserai a me mentre fingerai di urlare il suo nome in preda ad un org- Luke non riuscì a trattenere una risata rumorosa di fronte allo sguardo esasperato e infastidito del suo compagno di stanza.
-Giuro che un giorno ti soffocherò nel sonno- bofonchiò Zayn afferrando le chiavi della sua moto e uscendo dalla stanza.
-Anche io ti voglio un mondo di bene, amicone- gli urlò dietro il biondo continuando a ridere di gusto.
 
 
Con una precisione che non ricordava di avere Ellie finì di mettere l’eyeliner.
La casa era come sempre silenziosa, Marì era andata già a dormire quando l’aveva avvertita che avrebbe pranzato fuori.
Il suo sguardo cristallino l’aveva osservata con una nota di preoccupazione ma lei l’aveva rassicurata dicendo che andava all’istituto e che sarebbe tornata presto.
Indossò un paio di sandali bianchi e scese in salotto.
Apollo le lanciò uno sguardo languido con gli occhi gialli pigri, gli si avvicinò grattandogli il pelo arancione sulla schiena e sorrise nel vederlo stiracchiarsi e ritornare a dormire beato.
Aprì la porta di legno spesso, quella sera l’aria era fresca ma l’assenza di nuvole avrebbe permesso alle stelle che prima o poi sarebbero comparse di brillare nel cielo scuro allo stesso modo delle luci della città sottostante.
Uscì dal cancello e si avviò all’incrocio dove una figura familiare fischiettava una canzone, appoggiata col busto sulla sella della moto enorme.
Zayn si raddrizzò, smettendo di fischiettare e perdendosi con lo sguardo su di lei.
Se avesse dovuto descriverla con una sola parola avrebbe usato sicuramente semplice.
Indossava un vestitino bianco che le arrivava a metà coscia di pizzo ricamato e una giacchetta di jeans.
Sorrise osservando i suoi sandali bassi, avrebbe dovuto immaginare che lei non era un tipo da tacchi alti.
Non che ne avesse bisogno certo, già senza era alta quasi quanto lui.
I capelli erano sciolti sulle spalle, lunghi e in ordine.
Eppure, notò senza esserne troppo meravigliato, nella sua semplicità riusciva ad essere impeccabile.
-Ciao- lo salutò con un sorriso timido, le guancie immancabilmente rosse.
Zayn le fece un cenno con la testa e con un sorriso le porse il casco –Visto? Ne ho rimediato uno anche per te-.
Ellie lo prese –Molto carino da parte tua cercare di non uccidere nessuno dei due-.
Mentre una brezza di vento che profumava di città le scompigliava i capelli Zayn pensò che per la prima volta da quando la conosceva aveva scherzato con lui.
Non lo aveva guardato  con odio o risentimento, come se fosse un orribile scarafaggio da schiacciare.
Cercò di reprimere l’entusiasmo con un pò di difficoltà –Allora, hai deciso dove ti va di andare?- le chiese curioso.
Ellie sospirò, in realtà non ci aveva pensato molto…non ne aveva neppure avuto il tempo tra la scuola e il riposare.
Ci pensò su qualche minuto di troppo e una sensazione nostalgica si fece spazio in lei quando ripensò a quando era piccola e a tutte le giornate che passava in spiaggia assieme a sua madre.
-Sai- iniziò, la voce era un sussurro appena percettibile –E’ parecchio che non vedo il mare...se non sarebbe troppo pretenzioso..- confessò.
Zayn la osservò a lungo, lo sguardo tenebroso come l’oscurità imminente che presto li avrebbe circondati era incollato a terra a studiare l’asfalto incolore.
Poteva solo immaginare che sforzo le costasse parlare nonostante la timidezza.
-Ad una sola condizione però-.
Ellie lo guardò timorosa, che cosa aveva in mente adesso?
Zayn intercettò il suo sguardo spaventato e ridacchiò silenziosamente –Non preoccuparti- cercò di rassicurarla –Avanti sali, devo andare a comprare delle cose- annunciò mettendo in moto.
Con uno sforzo la ragazza salì dietro di lui, cercando di non avere troppa paura…dopotutto ci era già andata ed era ancora viva, giusto?
Si strinse alla sella con tutta la forza che aveva ma pochi minuti dopo Zayn si era già fermato.
Erano fermi d’avanti ad un supermercato.
-Aspetta qui, torno subito- il ragazzo si sfilò il casco e corse dentro, lasciandola lì in silenzio e impaurita.
Le moto non facevano per lei davvero.
Odiava la sensazione di vuoto e di instabilità che si provava a starci sopra, così come il vento pungente sulle guance.
E poi quella non era una moto normale, era una macchina della morte.
Alta la metà di lei, pesante, nera  e dall’aria minacciosa.
Si, era spaventosa ma lei ebbe appena il tempo di scendere da quell’aggeggio che Zayn fu già di ritorno con un sacchetto di plastica tra le mani.
In silenzio lo ripose con attenzione sotto alla sella per poi rimontare e rimettere in moto.
E con delle imprecazioni mentali, ma con lo sguardo rassegnato Ellie risalì dietro di lui.
Mandò al diavolo la timidezza, la dignità e tutte le altre sensazioni che provava e si attaccò alla sua schiena come una cozza ad uno scoglio.
Chiuse gli occhi, cercando di ignorare l’aria sfuggente che la circondava e sperò di arrivare presto ma soprattutto ancora viva.
 
Heeeilà!
Buon fine settimana a tutte, come state? Spero vada tutto bene.
Veniamo subito al dunque ovvero il capitolo, che a me piace tanto. E’ solo di passaggio certo ed è abbastanza corto perchè in realtà era l'inizio del successivo che però ho dovuto dividere in due perchè troppo lungo.
Certo anche se piccolo e poco importante io lo adoro comunque, forse perché amo talmente tanto scrivere questa storia che vedo ogni capitolo come una madre vede il proprio figlio il giorno del diploma.
Tralasciando le ultime righe insensate ci tenevo ad avvertirvi che il decimo sarà importantissimo perché parlerà di tante cose che vi permetteranno di conoscere meglio i due protagonisti.
Pubblicherò entro massimo una settimana perché è già pronto, necessita solo di una veloce revisione.
Che altro dire, a prestissimo e lasciatemi un parere se vi va, non mi dispiacerebbe conoscere la vostra opinione. xx

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Good girl.
 
Capitolo 10
 
 
 
Zayn lanciò sul mucchietto ai suoi piedi l’ultimo rametto secco, strofinò le mani per ripulirle ed una nuvoletta di polvere bianca si alzò nell’aria bruna.
Si osservò attorno in cerca di Ellie e la ritrovò esattamente dove l’aveva lasciata prima.
I sandali in una mano e i piedi nell’acqua salata. Guardava l’orizzonte silenziosa e immobile ormai da un quarto d’ora.
Si tolse le scarpe ed i calzini e la raggiunse, affiancandola silenziosamente.
Lei non lo guardò né disse nulla, ma il suo battito di ciglia gli fece capire che si era accorta di lui.
Si schiarì la voce –Non che di solito parli molto, ma oggi sei più silenziosa del solito-.
Ellie inspirò un pò d’aria, rimanendo ferma e zitta.
Zayn sentì qualcosa premergli all’altezza del petto, cominciava a preoccuparsi.
Magari si era pentita di essere li, o non gli piaceva il posto…ma era stata lei a sceglierlo.
Solo per un secondo gli rivolse lo sguardo e Zayn lo ritrovò acquoso e malinconico, percepì le sue dita fremere per la voglia di toccarla, solo per dargli rassicurazione, ma lui le costrinse a rimanere al loro posto.
-Avevo scordato quanto fosse bello il mare di sera-.
Il ragazzo dovette sforzarsi per percepire il sussurro che era la sua voce –Era da molto che non ci venivi?- non avrebbe voluto essere invadente ma il macigno al petto continuava ad ingrossarsi.
Ellie annuì, e qualche ciocca di capelli perfettamente lisci le svolazzò sulle spalle –Quasi 7 anni, da quando sono andata a vivere con mia zia-.
Zayn annuì e la consapevolezza che di lei non sapeva nulla lo colpì come uno schiaffo in pieno viso.
Rimase in un silenzio d’attesa, seguendo il  suo sguardo puntato sul sole che con una lentezza simile a quella di una foglia secca che cade in autunno,scendeva dietro all’acqua  scura e irregolare.
Il cielo era grigio e una striscia viola e una arancione lo macchiavano nel punto in cui toccava il mare.
La ragazza affianco a lui sussultò rendendosi conto solo in quel momento che le loro spalle si sfioravano.
Seppur un tocco lieve e insignificante, le permetteva di rimanere lì e di non perdersi completamente nei suoi ricordi.
Non aveva mai capito cosa volesse intendere sua mamma quando lei si sedeva in mezzo alle sue gambe sulla riva e le sussurrava in un orecchio una frase di Karen Blixen come una poesia che aveva imparato a memoria: ‘‘la cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime o mare’’.
E adesso lo capiva, capiva perché nonostante la nostalgia lei non desiderava essere in nessun altro posto in quel momento.
Né con un'altra persona, pensò osservando il ragazzo al suo fianco.
Teneva le mani nelle tasche del giubbotto e la brezza marina mescolata al suo odore dava vita ad un’essenza che lei avrebbe potuto definire come l’odore più bello che avesse mai sentito.
Zayn deglutì, il suo silenzio la rendeva nervoso –Tua mamma è…- non riuscì a finire la frase perché la voce già poco sicura gli morì in gola.
Percepì le spalle muoversi, segno di una risata silenziosa –Non è morta, ma è complicato- gli spiegò.
La sua mano partì come un treno in corsa sul suo polso, senza che lui riuscisse a fermarla sta volta –Senti, adesso basta immaginare voglio conoscerti. E poi a me piacciono le cose complicate, e mi piace ascoltare le persone…- si fermò giusto in tempo per non confessare che anche lei gli piaceva, e un pò troppo.
Certo era ormai evidente, ma sentirlo detto ad alta voce era tutto un altro effetto e l’ultima cosa che voleva era spaventarla.
Ellie osservò la sua mano ambrata stretta al suo polso così chiaro a confronto e alzò lo sguardo nei suoi occhi dorati così simili al tramonto che si chiese se non fosse stata per troppo tempo ad osservare il sole.
Curvò le labbra in un sorriso di assenso e lui la imitò, tirandola verso la spiaggia.
La sabbia era fresca e piacevole tra le dita dei piedi e il vento profumava di sale.
Zayn stese una coperta vicino al gruppetto di rami –Prego- la invitò con la mano in un gesto galante che proprio non gli apparteneva.
Ellie sorrise e si sedette composta, mentre lui con un accendino accendeva un mini falò tutto per loro.
Quando le fiammelle gli parvero un pò meno tremolanti e qualche scintilla cominciava a scoppiettare si sedette di fianco a lei, attento a non mettersi troppo vicino.
Non voleva allarmarla con il contatto fisico anche se nel profondo doveva ammettere che lui nulla avrebbe desiderato di più.
Per uno abituato ad  avere tutto e subito era difficile trattenersi così, senza nemmeno poterla prendere semplicemente per mano.
Trafficò nel sacchetto di plastica e le mostrò trionfante una busta enorme di caramelle rosa e gialle pastello.
-Non dirmi che non ti piacciono i marshmallow perché credo che non potrei sopportarlo- la anticipò prima che potesse dire qualsiasi cosa.
Ellie rise compostamente, scuotendo la testa –In realtà non ne ho mai mangiati- ammise.
Zayn le rivolse uno sguardo sconcertato portando la mano alla bocca per bloccare un urlo teatrale –Non ci siamo, non ci siamo proprio ragazzina- sentenziò infilzandone uno in un bastoncino.
Lo lasciò abbrustolire per qualche minuto sul fuoco innalzando nell’aria quasi bruna un dolce odore simile a quello delle bancarelle di zucchero filato dei luna park.
Quando fu diventato marroncino glielo mostrò con uno sguardo così fiero che le fece piegare istintivamente le labbra in un sorriso intenerito.
Glielo avvicinò alla  bocca ed Ellie percepì il sangue fluirle alle guance e colorargliele –Dai un morso!- la incitò eccitato come un bambino.
Un pò per non deluderlo e un pò perché non resisteva a quell’odore delizioso ne assaggiò un pezzettino piccolissimo.
Zayn la guardava attento ed entusiasta e lei non potette fare a meno che inghiottirlo –E’ buono-.
Lui annuì –Lo so- disse porgendoglielo.
Ellie rise e lo mangiò tutto, erano anni che non metteva sotto ai denti caramelle o cioccolato, zia Caroline non voleva che mangiasse cose poco salutari.
Si fermò un attimo a pensare a quella serata ancora lunga, e a tutte le cose che non faceva da troppo tempo e che aveva scoperto solo adesso di averne sentito la mancanza.
Quando anche la sua pila di caramelle infilzate una sull’altra fu pronta Zayn si stese a pancia in su, una mano appoggiata sotto alla testa  e il volto dai lineamenti delicati rivolto verso il cielo da cui quasi timidamente la luna e le stelle apparivano poco alla volta con cautela.
Ellie si diede un occhiata intorno, la distesa di sabbia bianca era deserta e silenziosa fatta eccezione per il vento che gradualmente si alzava e diventava un pò più freddo e per le onde che con una violenza in qualche modo dolce si infrangevano sulla riva.
Lo imitò e si accucciò al suo fianco con le ginocchia strette dalle braccia al petto.
Zayn si voltò di lato ad osservarla e lei incollò lo sguardo ad un filo rosso della  coperta con cui cominciò a giocherellare per evitare quei pozzi ambrati.
-Raccontami qualcosa, anche la cosa più insignificante. Ma che parli di te- la voce del ragazzo era una mescolanza di calma e allo stesso tempo una supplica, come se quello che aveva chiesto fosse un bisogno di prima necessità.
Ellie prese fiato, cercando tutta la forza che aveva per riuscire a parlare senza avere vergogna.
Nessuno la obbligava a farlo, ma anche se per lei parlare non era una cosa facile sentiva di volerlo fare, voleva raccontarsi, parlargli di talmente tante cose da avere la gola secca e la voce roca.
–Mi ricordo della prima volta che entrai a casa di mia zia, era enorme ed immacolata e silenziosa. L’aria non odorava di nulla e quella cosa mi fece rimanere di stucco. Tutte le case hanno un odore, che sia un profumo da donna, da uomo, l’odore del borotalco dei bambini o quello dei biscotti appena cucinati, dei fiori preferiti, del sapone usato di più, del tabacco o dei libri; insomma l’odore di qualcosa che la lega al proprietario. Ma quella casa era inodore, i mobili lucidi e spogli, né una foto incorniciata o una statuina come souvenir, né una calamita sul frigo o qualche scarpa lasciata sul pavimento, nemmeno un cuscino fuori posto sul divano di pelle. Sembrava tutto così impostato. Quella cosa, per quanto insignificante possa sembrare, mi ha permesso di capire come sarebbe stata la mia vita da quel momento. Impostata su uno schema preciso e studiato, come la casa riccamente arredata con mobili costosi che era il sogno di ogni persona che vi entrava. Io ero come quella casa, sarei dovuta servire a compiacere gli altri-.
Non aveva mai parlato con qualcuno di quell’argomento e la cosa la fece esitare un attimo.
Zayn era la persona alla quale meno si addiceva quell’argomento. Lui era sempre libero di fare quello che gli pareva, viveva senza regole e alla giornata mentre lei era l’esatto opposto.
Per un attimo incollò i suoi occhi scuri come la notte che ormai era scesa ai suoi più luminosi e fu sorpresa nello scorgerci non l’incomprensione che si era aspettata di trovarci ma una sorta di viva curiosità, come se le sue parole gli avessero aperto un mondo sconosciuto che non vedeva l’ora di esplorare, così si costrinse a continuare a parlare.
-Non fraintendermi cioè, mia zia non è certo un mostro senza sentimenti..lei mi vuole bene a modo suo e io so che tutto quello che fa lo fa per me, è soltanto che a volte vorrei che lei non fosse così rigida ed impostata. Un sorriso un pò dolce e non solo di circostanza o magari un abbraccio non guasterebbero il mio futuro...Ma dopo tutto non posso fargliene una colpa, ha sempre vissuto per il lavoro e per fare una buona impressione sin da giovane e l’affetto è passato in secondo piano dopo tutto quel tempo- fece una pausa, un pò per prendere un altro respiro e un pò per permettere a Zayn di assimilare il tutto.
Forse lui credette che lei si aspettava una risposta perché boccheggiò incerto, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu –Io posso darti tutti gli abbracci che vuoi-.
Ellie rise nonostante l’imbarazzo e la meraviglia e lui si ritrovò a sorridere, perché la sua risata nonostante non fosse rumorosa o buffa, nella sua pacatezza era così naturale e contagiosa.
-E tua madre?- gli chiese girandosi del tutto per osservarla meglio.
Avrebbe voluto farle un'altra domanda dopo quella, e poi un'altra ancora, ed un'altra, ed un'altra, ed un'altra.
Lui voleva essere quello che la conosceva meglio di tutti, e allo stesso tempo voleva che lei fosse quella che lo conosceva meglio di tutti.
Con un sospiro Ellie lasciò finalmente in pace quel filo, alzando lo sguardo nel suo fino a chè riuscì a resistere prima di abbassarlo.
-L’ultima volta che l’ho vista è stato quattro anni fa, per il mio tredicesimo compleanno. Non è che parlassimo molto tranne qualche volta al telefono. E poi quel giorno dopo la scuola ritornai a casa e lei era lì con i vestiti troppo larghi e colorati e i capelli che profumavano di incenso. Mi aveva abbracciato e io non avevo notato altro. Né mia zia in un angolo con l’aria accigliata, né Victor con un bambino in braccio. Non ci diedi subito tanto peso, ricordo solo che ero felicissima di andare con lei a mangiare un gelato. Andammo, ma non eravamo sole…c’era Victor e il bambino, Pablo.
Era carino, la pelle era color caffè latte e gli occhioni grandi e scuri. Anche i capelli erano scuri, per quanti capelli possa avere un bambino di un anno. E aveva una risata troppo dolce che gli scoppiava ogni volta che Victor faceva qualcosa di buffo per farlo ridere. Era simpatico davvero, ma l’idea che fosse mio fratello, che mia madre non fosse più solo mia madre, che lei aveva avuto un altro bambino con il suo compagno tagliandomi completamente fuori da quella situazione, non mi andava molto giù-.
A differenza di come si sarebbe aspettato, Ellie non aveva rancore nella voce, né sembrava sull’orlo del pianto.
Parlava timidamente ed a bassa voce, un filo appena percettibile di dispiacere ad irrigidirle l’espressione degli occhi.
-E da allora non l’ho vista più, a parte qualche e-mail a natale o al mio compleanno. E’ stata una mia scelta, ma non era un capriccio di gelosia, o rabbia repressa per la sua nuova famiglia. Avevo solo capito che lei si era fatta la vita che meritava, con l’uomo che amava. Ed io ero l’altra, l’intrusa. Mia madre non mi aveva mai fatto sentire così, ma io sentivo che non ero giusta, che ero inappropriata. Avevo la mia nuova vita e mia zia ed avevo tutto ciò che mi serviva- quando Ellie finì di parlare Zayn capì che aveva finito anche di raccontare.
L’espressione esausta dimostrava che aprirsi così tanto a lui doveva essere stato difficilissimo.
Passarono qualche minuto in silenzio, il vento ormai era freddo e l’aria umida.
Zayn prese l’altra coperta dal sacchetto e gliela mostrò –Avevo immaginato che avrebbe fatto freddo- spiegò brevemente.
Lei gli rivolse un sorriso di gratitudine ma rimase ferma al suo posto, così Zayn la spiegò e con una lentezza dettata dal timore gliela appoggiò addosso.
Ellie sentì lo stomaco contorcersi e la pelle d’oca formarsi lungo le braccia mentre lui si allungava alla sua destra per arrivare a coprirla fino alla spalla sinistra.
Quando le sue mani le rimboccarono la coperta sul fianco percepì la pelle d’oca sul resto del corpo e immaginò con gli occhi strizzati il suo colorito color ketchup.
Zayn indugiò qualche secondo in più allungato su di lei, prima di ritornarsene a stendersi, e puntò lo sguardo languido sulle stelle che coloravano qua e là la volta scura.
–Adesso dovrei parlarti di me- sospirò per nulla entusiasta della cosa.
Forse per lui sarebbe stato ancora più difficile, e non per timidezza ma per inesperienza.
Nessuno gli aveva mai chiesto nulla o sapeva qualcosa della sua vita, e lui faceva di tutto per dimenticarsene.
La sua regola era che il passato era passato, bisognava dimenticarlo, e il presente viverlo come gli andava senza starci a pensare toppo sù.
Fu la volta di Ellie di girarsi verso di lui ad osservare attenta  il suo profilo mentre guardava il cielo.
Aveva le ciglia lunghe e scure che gli creavano piccole ombre sul viso illuminato appena dalla luna, le sopracciglia e le rughe degli occhi non erano contratte o corrucciate come al solito, ma distese e rilassate.
-Veramente io da dire non ho molto, non ho vissuto nessun’evento tragico. Mia mamma non è morta dandomi alla luce e mio padre non mi ha abbandonato da piccolo, non mi drogavo e non facevo parte di nessuna setta satanista. Vivevevo in un quartiere alla periferia di Cambridge, mia mamma lavora part time in un hotel come cameriera e mio padre guida i taxy. Abbiamo un appartamento di cinque stanze al quarto piano di un palazzo vecchio e senza ascensore ed un cane di nome Charlie. Mia sorella Safaa mi stressava ogni sera perché li portassi al parco prima che mamma e papà tornassero dal lavoro. Loro non la lasciano uscire molto, la maggior parte del tempo rimane nella sua cameretta rosa a giocare con i suoi peluche. Io ero l’esatto contrario, tornavo a casa alle quattro del mattino, pranzavo sempre solo e fuori orario e finivo sempre in qualche rissa. Non so quante volte mio padre mi ha chiuso in camera per mettermi in punizione, ma io uscivo sempre dalla finestra e me ne andavo in giro a litigare con la gente che mi stava sulle palle. La sera in cui mi sono messo nei guai ricordo che ero tornato piuttosto presto e i miei mi aspettavano sul divano. Mamma dormiva sotto al plaid bucherellato e la tv trasmetteva l’ultimo notiziario delle 23 e 20. Papà ai piedi portava le sue pantofole di stoffa blu,  le porta sempre, erano state il primo regalo di Natale mio e di mia sorella. Mi ha sorriso come solo lui sa fare quando sa che c’è qualcosa che non va ma cerca comunque di rassicurarti anche se tu ancora non lo sai. Era vago, parlava dell’ultima partita  degli Heat, il basket è una cosa che ci ha sempre accomunato. Dieci minuti dopo stavo già correndo giù per le scale. Mi sono incamminato fino al Fridays Ice Pub, ho bevuto il mio primo wisky..ed era terribile, bruciava tutto- ridacchiò in tono aspro e devastato, come se quei ricordi facessero più male di quanto ricordasse – E quando sono uscito non sapevo neppure che ore erano, perché quel posto era talmente squallido, con gli sgabelli di pelle consumata e il pavimento scheggiato, che neppure un orologio sopra al bancone aveva. Però faceva veramente freddo. Il quartiere era pieno di gruppetti di ragazzi ubriachi, prostitute e qualche spacciatore appoggiato al muro del pub. Quel posto era la mecca dei brutti ceffi per questo i miei mi raccomandavano sempre di non andarci. Ma io lo adoravo, perché li era facile trovare qualche stronzo in vena di fare a botte. Mentre camminavo sul marciapiedi, evitando di calpestare qualche barbone addormentato o il vomito di qualcuno sentii dei tizi fischiare ad una ragazza in minigonna che gli era appena passata d’avanti. Non ho pensato che erano in tre, o che erano più piccoli di me o che probabilmente quella era una prostituta e forse quegli apprezzamenti gli avevano fatto anche piacere. Li ho solo picchiati, ricordo che avevo le maniche della felpa insanguinate, e non era il mio sangue. E’ venuto fuori che quei ragazzini erano figli di alcuni pezzi grossi, mi hanno denunciato ma non contenti mi hanno fatto anche causa. Papà stava già cercando un avvocato ma io non volevo che spendesse soldi inutili così l’ho pregato di lasciar perdere. Perché io me l’ero cercata, li avevo pestati per il semplice piacere di farlo. Così mi hanno rinchiuso in uno centro in Chesterton, è solo da quando hanno aperto questo che mio padre ha chiesto il trasferimento per poter essere più vicino. Ma ogni volta che vengono a trovarmi esco dal retro per non incontrarli e nei giorni di festa non sono mai tornato a casa nonostante gli infiniti messaggi in segreteria che mi lasciano sempre- concluse inspirando un bel pò d’aria.
Aveva preferito parlare tutto in una volta, senza pause o riflessioni inutili.
Prima parlava, prima finiva.
Si voltò a guardare Ellie e lei gli rivolse un sorriso mentre annuiva.
Zayn boccheggiò –Non dici nulla? Non mi chiedi perché?-.
Ellie lo osservò confusa –Perché cosa?- domandò.
-Perché non vuoi vedere la tua famiglia, perché picchiavi la gente, perché hai rovinato la tua vita se avevi tutto ciò di cui un adolescente ha bisogno per crescere bene? Perché non pensi a quanto hai deluso i tuoi e continui a deluderli ignorandoli ogni giorno? Perchè non prendi in mano la situazione e cerchi di rimediare ai tuoi sbagli? Potrebbero esserci così tanti perché…- la voce del ragazzo era tranquilla, ma quella tranquillità nascondeva un misto di rassegnazione e disprezzo verso se stesso che Ellie riusciva a percepire, anche se con fatica.
Lei alzò le spalle, aggiustandosi i capelli scompigliati dal vento –Perché dovrei chiederti perchè? Ci sarà stato un motivo che ti ha portato a fare queste scelte. Io stesso ignoro mia madre e cerco di sfuggirle continuamente, ed io stessa la deludo un pò ogni giorno-.
Zayn scosse la testa –Tu non potresti mai deluderla. Vai bene a scuola, sei educata, bellissima, gentile ed intelligente..come potresti deludere tua madre?- il suo tono era incredulo, come se quella domanda fosse follia pura.
Ellie arrossì di nuovo, ignorando la morsa allo stomaco –Anche tu lo sei, bellissimo ed intelligente intendo. Non gentile ed educato- precisò in un sussurro.
Il ragazzo rise, una risata che mescolata alla sua espressione era un groviglio di emozioni messe insieme. Nervosismo, divertimento, gratitudine, incredulità e anche un pò di stanchezza.
Si alzò a sedere e la fissò dritta negli occhi guardandola dall’alto –Qual è la tua paura più grande, Ellie?- chiese terribilmente serio.
Lei lo guardò spiazzata e non solo per la domanda decisamente inappropriata al discorso di prima ma anche per aver pronunciato il suo nome, di nuovo. Con quel tono di appartenenza ed estasi, come il suono più bello che avesse mai sentito.
Ci pensò un pò su –Le api- rispose in fine poco convinta.
Zayn rimase zitto ed immobile, come pietrificato –La mia è che se adesso cercassi di baciarti tu mi respingeresti, proprio come fa la riva con le onde del mare- ammise.
Ellie sentì la bocca secca e lo stomaco restringersi e contorcersi, il suo sguardo era così serio mentre il suo così incerto.
Si alzò a fatica dalla coperta, sorridendogli –Non ti assicuro il contrario perché sarebbe una bugia, però le onde non si arrendono e ci riprovano ogni volta. Potresti prendere esempio da loro-.
Zayn annuì, continuando a guardarla.
Un pò gli dispiaceva certo, ma quella risposta non era un no. Era un ‘per adesso va bene così, poi si vede in seguito’, il che era già una grossa ed indispensabile conferma.
-Dovrei tornare a casa- disse, osservando il suo orologio.
Il ragazzo sbuffò, alzandosi comunque dalla coperta –Certo, certo. Avevo dimenticato che le ragazzine hanno ancora il coprifuoco- la prese in giro rimettendo via le coperte e buttando l’ immondizia.
Ellie lo osservò torva, aiutandolo a spegnere il fuoco con qualche manciata di sabbia –Sei odioso, più della tua maledetta moto-.
Zayn rise, porgendole uno dei caschi –Ma come, pensavo che adorassi andarci..sopratutto la parte in cui ti fingi spaventata con la scusa di abbracciarmi- scherzò avviandosi verso la moto.
Ellie sbuffò –Io non ti abbraccio, cerco di non volare via e morire prematuramente- protestò affrettandosi a corrergli dietro.
 
Heeeeilà bellissime!
Come va la vita? Io tiro avanti, nonostante la scuola cerchi di annientarmi completamente.
Malgrado tutto scrivere mi aiuta a rilassarmi e quindi ecco anche il capitolo 10.
E’ uno dei capitoli più importanti come già preannunciato e nulla spero non sia troppo lungo e noioso, o poco chiaro o semplicemente brutto e basta.
Grazie a chi segue, preferisce, ricorda e qualche buon anima che recensisce, mi rendete felicissima.
Come sempre se vi va, vi invito a lasciarmi un piccolo parere.
A presto xx
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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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Good girl.
 
Capitolo 11
 
 
Ellie aveva sempre adorato l’autunno, con i colori delle foglie secche che coloravano l’asfalto grigio, il vento che sembrava dare vita alle cose inanimate e la pioggia con il suo odore di terra bagnata.
E il primo di novembre era autunno inoltrato, e lei era sicura che quello fosse il suo mese preferito, dopo dicembre ovvio.
Non che amasse il Natale chissà quanto, piuttosto l’attesa che lo precedeva.
Per lei Natale significava sempre qualche sfarzoso ricevimento e la cosa non la entusiasmava tanto.
Ma gli addobbi, i bambini eccitati, le musichette per strada, il fuoco nei camini e i biscotti allo zenzero di Marì erano tutta un'altra storia.
Adorava ancora di più passeggiare per le strade della città che dorme ancora con il sole che comincia a svegliarla tramontando dietro ai palazzi eleganti del centro della città.
Controllò l’orario sul suo cellulare che segnava le 7 e 30 del mattino, era in giro da circa mezz’ora ed era meglio tornare a casa per preparasi per la scuola.
Qualche volta le capitava di andare a passeggiare per il parco prima di andare a scuola ma nell’ultimo periodo succedeva molto più spesso.
Il problema era che il groviglio di pensieri che le riempiva la mente fino a renderla pesante era difficile da attenuare, soprattutto in un letto, al buio ed in silenzio.
Cercò di concentrarsi su un uomo che all’angolo di Regent Street con uno sbadiglio silenzioso alzava la saracinesca del suo caffè, ma inevitabilmente la sua mente ritornò al suo pensiero fisso.
Zayn.
Non lo vedeva da quasi due settimane, e per tutto quel tempo non c’era stato un attimo in cui non avesse ripensato ad un solo minimo particolare di quella serata.
Sua zia aveva deciso che le serviva una vacanza e  dalla sera alla mattina aveva chiesto a Marì di preparare due valigie, una per lei ed una per sua nipote.
E non aveva avuto il tempo ed i mezzi per dare sue notizie né a Niall né a lui.
Zia Caroline veva scelto di andare qualche giorno a Londra per rilassarsi in qualche hotel di lusso e per passare un pò più tempo con lei.
A parte le due noiose ore in treno si era divertita abbastanza, era sempre meglio girare per i negozi a fare shopping con tua zia che andare a scuola.
La zia aveva comprato così tanti abiti in sette giorni che per il ritorno aveva dovuto affittate una macchina perché il peso delle valigie superava di gran lunga il limite permesso dalle compagnie ferroviarie.
Lei non aveva comprato molti capi d’abbigliamento ma in compenso aveva preso tantissimi libri nuovi e cd di musica classica che non vedeva l’ora di ascoltare e leggere.
Nei giorni seguenti aveva dovuto studiare tutte le cose che avevano fatto a scuola in sua assenza passando pomeriggi interi sui libri.
Quando intravide la facciata di mattoncini bianchi di casa sua sospirò una nuvoletta di aria condensata, avrebbe voluto che quel momento della giornata durasse in eterno.
Notò il cancello di ferro nero aprirsi rumorosamente e la Range Rover scura di Gordon avanzare per il vialetto di ciottoli.
Sua zia sedeva dietro, la giacca scura abbottonata fino all’ultimo bottone ed i capelli legati sulla testa.
Abbassò il finestrino dell’auto –Eloise, hai gradito la passeggiata?- le domandò con un sorriso composto.
Ellie annuì –L’aria fresca mi aiuta a svegliarmi-.
Zia Caroline ritornò a guardarla seria con la bocca tinta di rosso dritta –Io vado a lavoro, torno questa sera verso le 20.30. Hai intenzione di andare al centro dopo la scuola? O preferisci studiare ancora un pò?-.
Al pensiero di ritornare in quel posto e rivedere Zayn avvertì lo stomaco bruciarle per l’ansia.
Ma magari non lo avrebbe neppure visto no? Magari era fuori e sarebbe tornato quando lei si era già ritirata a casa.
Alzò le spalle –Credo di si, Niall sarà preoccupatissimo di non aver ricevuto notizie per giorni- e non aggiunse anche il nome del moro volutamente.
Sua zia assottigliò gli occhi verdi –Non mi piace che tu frequenti troppo spesso questo ragazzo sai, non è il genere di persona che ci si aspetterebbe di vedere al tuo fianco- commentò pensierosa.
La ragazza sentì le guance arrossarsi –No zia, Niall è solo un amico. Scambiamo qualche parolina ogni tanto- cercò di giustificarsi anche se non ce n’era davvero il bisogno.
Infondo era perfettamente normale che una ragazza della sua età avesse un amico no?
Sua zia annuì –Ad ogni modo tu cerca di non affezionarti troppo a lui, è il figlio di un impiegato. Tu puoi e devi puntare a molto di più, anche se solo come amico. Che mi dici a proposito del figlio dei Payne? E’ un ragazzo così delizioso. Credo che un giorno di questi potrei invitarlo a casa per farvi passare un pò di tempo insieme-.
Ellie si arrese al suo colorito che ormai immaginava essere fuori controllo mentre sua zia le sorrideva un ultima volta non dandole neppure il tempo di rispondere –A stasera, Eloise cara- la salutò rialzando il vetro scuro.
Rimase imbambolata a fissare le siepi del giardino per dieci minuti buoni.
Si lamentava di Niall, il dolce, innocente ed educato Niall.
Non osava immaginare se avesse saputo di Zayn cosa sarebbe successo.
Con un groppo alla gola respinse il senso di colpa ed entrò in casa, dove Marì la aspettava sorridente con una cioccolata calda fumante già pronta per essere mangiata.
 
Zayn controllò l’orario sullo schermo del cellulare quasi scarico, erano solo le cinque di pomeriggio ed era già esausto.
Erano passate già due ore da quando era uscito in giardino per distrarsi.
Luke lo aveva seguito, ma dopo una mezz’oretta di canestri lo aveva lasciato con la scusa di dover andare a svolgere qualche altro stupido lavoretto.
Da quando aveva saputo che aveva quasi finito di scontare la pena era diventato  noioso ed osservava troppo le regole.
E lui non solo sentiva sempre la testa pesargli per i pensieri che la affollavano ma non si poteva neppure più divertire con il suo migliore amico.
Le braccia e il petto gli bruciavano per il troppo allenamento ed era zuppo di sudore fino alla punta dei capelli.
Sull’erba c’era ancora la palla che aveva usato e le impronte delle sue mani nel prato in cui aveva fatto serie di flessioni infinitamente lunghe.
Ma non gli importavano i muscoli doloranti e la sfinitezza, l’allenamento fisico era l’unico mezzo per smettere di pensare.
Raccolse le sue cose da terra e si riavviò verso l’entrata del centro.
Niall dietro al bancone di legno lucido giocherellava con una penna, smontandola e rimontandola –Hei biondo- lo salutò avvicinandosi.
Il ragazzo gli rivolse lo sguardo chiarissimo –Hei moro- lo imitò con un sorriso.
Zayn si grattò la testa, terribilmente in imbarazzo, rimanendo in silenzio.
Non gli venivano proprio le parole.
Niall ridacchiò scarabocchiando qualcosa su un foglio volante –No, non è venuta nemmeno oggi. E puzzi, una doccia non ti guasterebbe-.
Il moro gli sorrise riconoscente per avergli risparmiato di parlare. Indicò le scale con un dito –Vado- disse avviandosi.
Si voltò appena sulla soglia del primo gradino –Se dovesse venire…- iniziò ma Niall lo interruppe prima che potesse finire la frase.
-Si,si..gli dirò che la cerchi, tranquillo-.
 
Quando Ellie entrò nella stanza il consueto odore di chiuso la travolse come un onda.
Anche se era tardo pomeriggio la luce del giorno non era ancora scomparsa ma questo non impediva alle luci al neon gialle di essere accese.
Appena aveva finito i suoi compiti aveva indossato un cappotto e si era avviata verso il centro.
Vide Niall alla fine di uno dei corridoi e gli andò in contro velocemente, gli era mancato anche lui ma non aveva avuto il tempo di pensare anche a quello.
-Ellie!- esclamò sorpreso allargando le braccia ed uno dei suoi soliti sorrisi –Ma che fine avevi fatto?!-.
La ragazza sorrise nel suo abbraccio, nonostante l’imbarazzo.
Profumava di zucchero e di miele, un odore dolce quanto la sua stretta delicata ma allo stesso tempo decisa.
-Sono stata a Londra con mia zia per qualche giorno- sussurrò sulla sua spalla.
Niall annuì –Però la prossima volta avverti perché mi sono preoccupato- disse con un broncio adorabile.
Lei rise mostrandole una busta –Ti ho portato un regalo per farmi perdonare-.
Il biondo la lasciò osservandola con gli occhi color cobalto colmi di curiosità e sorpresa –Non dovevi- le disse scuotendo la testa.
Gli porse il sacchetto e lui lo scartocciò immediatamente cacciandone una maglietta bianca con una scritta blu che recitava ‘‘I’m cute,hug me now.’’
Niall rise abbracciandola di nuovo –Ma è stupenda- disse entusiasta.
Ellie alzò le spalle –Mi ricordava te, e poi il blu si intona con gli occhi- scherzò
Il ragazzo annuì continuando ad ammaliarla con il suo sorriso perenne.
Quando la sua felicità si attenuò le rivolse uno sguardo serio –Dovresti andare da Zayn…non fa altro che chiedermi di te ogni giorno-.
La ragazza avvertì il cuore cascarle fino alle ginocchia e risalirle fino alla gola dove rimase ad otturarle le vie respiratorie.
Non era pronta.
La sua mente affollata, il suo stomaco dolente e le sue mani tremanti non erano pronte a lui.
Perché quando si trattava di lui tutto di se stessa diventava ingestibile.
Annuì deglutendo a fatica a causa della bocca secca, l’ansia era proprio una brutta sensazione.
Niall le mise una mano sulla spalla per incoraggiarla indicandole con l’altra le scale.
Le salì aggrappandosi alla ringhiera, cercando con tutta se stessa di non inciampare nei suoi stessi piedi.
Quando arrivò d’avanti alla porta la trovò chiusa e silenziosa.
Sospirò cercando di calmarsi anche se sapeva fosse praticamente impossibile e si chiese se avesse dovuto bussare o meno.
Con tutta la forza di volontà che possedeva si costrinse a farlo ma all’interno della stanza non si mosse nulla.
Sarebbe potuta andare via e invece bussò di nuovo, nonostante non sapesse perché lo stesse facendo e soprattutto con un coraggio che non credeva di avere.
Magari Niall ricordava male e lui non l’aveva chiesto proprio ogni giorno, forse solo qualcuno.
E intanto si ritrovò a bussare per la terza volta e ad attendere per qualche minuto immobile ed in silenzio.
La porta si aprì così velocemente che lei non ebbe neppure il tempo di reagire.
Apparve uno Zayn decisamente assonnato, con i capelli scompigliati e gli occhi acquosi.
Bloccò bruscamente il suo sbadiglio e sbattè le palpebre un paio di volte per osservarla meglio.
Dopo la doccia si era appisolato senza nemmeno rendersene conto per via della stanchezza e dei muscoli che adesso gli facevano male ancora di più.
Quando comprese chi aveva bussato alla sua porta, senza dire nulla né darle la possibilità di aprire bocca le afferrò le spalle e la abbracciò così forte da temere di soffocarla.
Sapeva che probabilmente l’avrebbe spaventata ma non gli interessava nulla, voleva soltanto rendersi conto che lei era lì e non era sparita per sempre.
Non era stato tutto uno stupendo sogno, lei era reale ed era lì.
Non era scappata da lui e dalla sua storia, né dai suoi modi bruschi o dalle brutte parole.
Era fuori dalla sua porta con il suo cappotto bianco e spesso, i pantaloni blu che le fasciavano le gambe lunghe e degli stivaletti dall’aria comoda.
Perfetta senza nessuna pretesa, come sempre.
Ellie sentì lo stomaco andarle in fiamme e immaginò fosse lo stesso per le sue guance, sbarrò gli occhi e i palmi delle mani che appoggiò sulla schiena del ragazzo.
La sua pelle era morbida e calda esattamente come la immaginava.
Pensava che non avrebbe potuto sentirsi peggio di come era stata in quei giorni ma si sbagliava, e se ne rese conto solo in quel momento.
Gli era mancato tanto, ma solo adesso, con lo sguardo stanco e la canotta bianca sgualcita, l’odore di sapone maschile e la barba appena fatta, capiva quanto quel tanto fosse stato così poco in confronto alle sensazioni che provava adesso.
Perché soltanto pensare che per qualche giorno avesse dovuto rinunciare a tutto quello le faceva sentire così male che voleva soltanto non doverlo fare mai più.
Zayn inspirò a pieni polmoni il suo profumo di bagnoschiuma agli agrumi e si beò la stretta del suo corpo gracile e snello.
Era come se combaciasse perfettamente tra le sue braccia come un puzzle.
-Mi sei mancata- mormorò tra i suoi capelli.
La sentì sussurrare un –Anche tu- e il suo fiato caldo sulle spalle nude uccise gli ultimi neuroni funzionanti che gli rimanevano.
Dovette quindi letteralmente imporsi di lasciarla nonostante ogni parte di lui protestasse per l’interruzione di quel contatto così appagante.
-Vieni, entra- la invitò spalancando la porta.
Se ne pentì un attimo dopo quando notò i vestiti sparsi ovunque sul pavimento e sui letti disfatti, lattine di birre vuote abbandonate accanto al divano e qualche carta accartocciata sulla scrivania tra mille matite consumate.
Si grattò la testa, in imbarazzo –Scusa per il disordine- disse schiarendosi la voce.
Ellie sorrise adorabilmente, come solo lei sapeva fare e scosse la testa.
Zayn liberò il divano da un paio di magliette sporche –Vuoi sederti?- chiese lanciandole nel bagno e chiudendosi la porta alle spalle, perché quella stanza forse era ancora peggio.
Ellie alzò le spalle e si sedette, sbottonandosi il cappotto e appoggiandolo ordinatamente sulle ginocchia.
Zayn si sentì andare a fuoco, nonostante stesse soltanto in canottiera e fuori ci fossero al massimo sette, otto gradi.
Non era colpa sua, non era abituato a stare in una camera con una bella ragazza soltanto per parlarle.
Ellie si schiarì la voce e lui si ricompose, accorgendosi che la stava fissando.
Si avvicinò e si sedette al suo fianco, cercando di evitare gli oggetti lanciati alla rinfusa sul pavimento.
Doveva essere parecchio in imbarazzo a giudicare dalla posizione rigida, tipico di lei, pensò con un sorriso.
Erano poche le volte in cui non lo era, forse quasi mai l’aveva vista rilassata e completamente a suo agio.
Ma ormai la cosa non lo infastidiva più, era un altro dei tenti fattori che la rendevano adorabile.
E le era mancata così tanto.
-Come mai sei qui?- chiese curioso.
Lei incollò lo sguardo profondo e con un pizzico di timore nel suo, ancora un pò assonnato.
-Non che sia una visita sgradita, anzi il contrario.. per giorni interi ho sperato che accadesse- aggiunse.
Il che era verissimo, non c’era stato un attimo in cui avesse smesso di aspettarla.
-Sono partita per Londra con mia zia per qualche giorno, è stata una cosa improvvisa non ne sapevo nulla giuro! Poi tra lo studio da recuperare ed il resto non ho avuto tempo di farmi vedere. Volevo avvisarti in qualche modo, davvero, ma non sapevo come fare. Scusami ti prego- Ellie disse tutto in un solo fiato, aveva pensato così tanto a cosa dire che quelle parole le erano uscite di getto come se volesse liberasene e non doverle mai più usare.
Zayn, dall’altra estremità del divano sorrise, un sorriso dolce e un pò lusingato e si avvicinò a lei di un paio di centimetri strusciando sui cuscini.
Aveva voglia di baciarla, una voglia dolorosa e struggente che per essere trattenuta risucchiava tutte le sue energie.
Ma si limitò a prenderle la mano e a stringerla tra le sue.
La pelle era così morbida che chiuse per un attimo gli occhi ed immaginò che anche le sue labbra potessero essere così soffici.
Cercò di indovinare il loro sapore, sicuramente dolce come il suo carattere o fruttato come il suo profumo.
Gli scappò un pesante sospiro di frustrazione e forzato autocontrollo e riaprì gli occhi –Non devi scusarti, non mi frega nulla del perché. Ti prego solo di ritornare sempre, posso aspettare anche mesi a patto che poi ritorni e mi abbracci come hai fatto prima- in realtà non era del tutto vero perché era stato lui ad abbracciarla.
Ma lei non si era opposta, ed anche se con contegno aveva ricambiato. E quello era un piccolo passo che lo aveva fatto rinascere, che aveva azzerato tutte le sue angosce.
Ellie gli sorrise, ricambiando la stretta sulla sua mano e con un magone alla gola controllò il cielo che cominciava ad imbrunirsi –Dovrei tornare, è quasi buio…mi piacerebbe restare ancora un pò ma non posso-.
Zayn annuì lasciandole a malincuore la mano –Ti accompagno- la sua non era una domanda, nonostante la stanchezza.
La ragazza scosse la testa –Resta a riposarti-.
-E’ quasi buio, non riuscirei a riposarmi sapendoti lì fuori a quest’ora- protestò.
In fondo erano solo le sei di sera e quella era una scusa lo sapeva, erano in piena città e in giro non c’erano malviventi ma avrebbe fatto di tutto per restare un altro pò con lei.
Ellie sorrise d’avanti a tanta premura che mai si sarebbe aspettata da un tipo come lui, prima di conoscerlo davvero.
-Chiamerò l’autista per farmi venire a prendere, se ti farà stare più tranquillo- lo rassicurò rimettendo il cappotto.
Zayn annuì con uno sbuffo –Devi sempre contraddire ciò che dico, vero?- chiese con un tono brusco alzandosi insieme a lei.
Ellie sorrise -Il tono del vecchio Zayn che conoscevo, quello scontroso e maleducato, è tornato-.
Lui aggrottò le ciglia, ricambiando il suo sorriso -Ma dopotutto io sono esattamente la stessa persona di sempre- disse alzando le spalle.
Ellie annuì -Solo che adesso hai trovato una persona con cui non hai bisogno di essere così, perché mi hai dimostrato più volte che non sei solo stronzo-.
Zayn la osservò meravigliato –Hai appena detto una parolaccia!  Allora anche io sono riuscito a non farti essere solo una brava ragazza- esclamò entusiasta.
Ellie rise, coprendosi la bocca con una mano –Non succederà più- avvisò avviandosi verso l’uscita.
Zayn la seguì, ma prima di aprire la porta la osservò un ultima volta, come se cercasse di imprimere la sua immagine nella sua mente, cosa che non aveva bisogno di fare perché quella era successa già la prima volta che l’aveva vista.
Era irriconoscibile, smielato e da diabete come non era mai stato con nessuna.
Prima della svolta aveva avuto un paio di ragazze a scuola ma anche allora era stata una cosa più fisica che altro. Poi c’era stato il caos e da lì una relazione stabile aveva anche dimenticato cosa significasse.
Ma con lei era tutto nuovo, le altre diventavano insignificanti e lui un rammollito.
-Quando ci rivedremo?- chiese speranzoso.
-Domani, credo-.
Zayn annuì –Però sta volta dammi il tuo numero, non ho intenzione di rivivere altri dieci orribili giorni come quelli appena conclusi- ammise porgendole il cellulare.
Ellie rise pensando che avesse tutte le ragioni del mondo e gli salvò il numero.
Uscì dalla stanza e alzò la mano per salutarlo, e lui le sorrise un ultima volta rimanendo impalato d’avanti alla porta ad osservare il corridoio vuoto per molto tempo, prima di ritornarsene a dormire finalmente tranquillo.
 
 
Heeeeeeilà bellezze
Perdonatemi per il ritardo ma con la scuola come già anticipato non mi rimane molto tempo libero.
Nel capitolo scorso mi sono dimenticata di spiegare che il racconto del passato di Zayn manca alcuni dettagli, e non è sbadatezza ma è fatto a posta..poi si scoprirà il perché.
Spero ci sia qualcuno a cui piaccia questo capitolo, anche se non è lungo o fondamentale; se vi va ditemi cosa ne pensate.
Al prossimo aggiornamento xx
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Good girl.

 

Capitolo 12

 

Zayn si stiracchiò tra le coperte calde osservando con una smorfia la città fuori dal vetro bagnato dalla pioggia.
Inverno significava Natale, Natale significava invito, invito significava genitori e genitori significava scappare e nascondersi.
Senza parlare del fatto che odiasse quella ricorrenza più di qualsiasi cosa al mondo, e lui di cose ne odiava parecchie.
Forse la odiava più del pavimento freddo quando dimenticava le ciabatte lontano, o più della birra sfiatata, più della sveglia o più del sole.
Non aveva mai incontrato nessuno che odiasse il sole, o peggio ancora il Natale.
Ma lui aveva un repellente contro ogni cosa felice, colorata e allegra, e quella festa lo era senza alcuna ombra di dubbio.
Ad ogni modo gli restava ancora qualche settimana così si mise a sedere e afferrò dal comodino disordinato il suo cellulare sorridendo come un cretino a quella serie di numeri.
Scosse la testa controllando l’orario, le nove e dieci.
Era presto, non voleva risultare appiccicoso anche se per tutta la notte aveva dovuto convivere con le dita che gli prudevano per la voglia di digitare un qualsiasi tipo di messaggio.
 
Ellie uscì di scuola esausta, aveva avuto due pesanti ore di filosofia e la testa gli martellava nel cranio con una potenza inaudita da non permetterle di percepire neppure quello che le accadeva attorno.
Si avviò per il cortile, ignorando i saluti di qualche compagna di classe e quando individuò la Range Rover nero opaca parcheggiata vicino ad altre costose macchine scure vi si avviò velocissima.
Entrò nei sedili posteriori, salutando Gordon al volante con un sorriso –Grazie per essere venuto Gordon. Proprio non sarei riuscita a tornare a piedi con il mal di testa che mi ritrovo- si giustificò massaggiandosi le tempie.
L’uomo abbassò il capo brizzolato in un gesto di saluto –Sono al suo servizio Miss Rogers- la avvertì con tono gentile.
Ellie sorrise, era affezionata a quell’uomo più di quanto desse a vedere dopo tutto.
Lui e sua moglie Marì ormai non erano solo l’autista\magiordomo e la cameriera\ cuoca, ma facevano parte della famiglia, sia per sua zia che li aveva visti fare il loro lavoro già in mano ai suoi genitori, che per lei che ci era cresciuta tra i sorrisi paffuti della donna e i modi galanti dell’uomo.
Gordon partì osservandola nello specchietto –Sua zia la aspetta a casa, è preoccupata per il suo mal essere e mi ha raccomandato di chiederle se vuole che ci fermiamo in una farmacia-.
Ellie scosse la testa –Mi ci vuole solo una bella dormita- lo tranquillizzò appoggiandosi allo schienale.
L’uomo le sorrise comprensivo prestando attenzione alla strada.
Quando l’auto si fermò nel vialetto del giardino l’aiutò a scendere e le prese il cappotto e la cartella, ponendole nell’armadio dell’ingresso.
Sua zia apparve dalle scale, scendendole sui tacchi neri –Eloise cara, stai molto male? Vuoi che ti faccia portare il pranzo a letto?- domandò composta andandole in contro.
Ellie le sorrise, scrutandola nel suo elegante vestito blu mentre tra un passo ed un altro la collana di perle si muoveva al suo collo lungo.
-Non preoccuparti zia Caroline, posso resistere un altro pò- rispose seguendola in salotto.
Diede l’ordine a Marì di servire il pranzo e lo mangiò in silenzio.
-Devo terminare un progetto quindi cenerò in ufficio- la avvisò pulendosi la bocca col tovagliolo immacolato.
La ragazza annuì mangiando l’ultimo boccone di lasagne.
Sua zia si alzò e Gordon l’aiutò in un batter d’occhio a mettere il cappotto scuro  –Riposati, a domani- la salutò prima di uscire dalla sala da pranzo.
Ellie bevve un pò d’acqua e salutò Marì con un sorriso prima di salire lentamente i gradini di marmo con Apollo alle calcagna.
Quando arrivò in camera sua si lasciò cadere sul lettone, coprendosi per riparasi dal freddo di novembre.
Il materasso era morbido e le lenzuola profumavano di buono, e il dolore alla testa si attenuò leggermente.
Il gatto ronfante si appollaiò ai suoi piedi, chiudendo pigramente gli occhioni gialli ed Ellie in pochi secondi lo seguì a ruota.
 
Zayn pigiò il tasto rosso ancora una volta, la terza o la quarta, stoppando la voce irritante della segreteria.
Rrigirò ancora una volta il cellulare tra le mani osservandolo in silenzio.
La tv accesa trasmetteva una puntata di Teen wolf, telefilm che il suo amico biondo amava alla follia.
Lo sentì fischiettare sotto alla doccia e si rese conto di non essersi neppure accorto che lui non c’era più.
Il divano su cui era seduto era sporco di salsa di soia e sul pavimento giacevano abbandonate le confezioni rosse sgargianti e vuote di ravioli al vapore.
Quando il suo amico apparve sulla soglia del bagno, a torso nudo, in jeans rigorosamente neri e strappati e una maglietta dello stesso allegro colore tra le mani, ammiccò nella sua direzione.
-Mi sono sempre chiesto se in una vita precedente tu fossi stato un emo punk rocchettaro sfigatello- lo prese in giro indicando il suo abbigliamento.
Luke lo ignorò spettinando i capelli biondo sporco ed indossando il suo immancabile pearcing al labbro.
-Io non ho bisogno di chiedermi se tu eri il cugino depresso di Steve Jobs perché ne sono certo- controbbattè indossando la maglia.
Zayn lo guardò perplesso, non capendo cosa intendesse.
Il biondo si sedette di fianco a lui indossando le scarpe –E’ da stamattina che osservi incantato il tuo cellulare, alternando sbuffi e sguardi disperati. Hai intenzione di metterlo via o usarlo una volta per tutte e uscire da questa stanza puzzolente? E’ venerdì sera!- lo avvertì indicandogli il cielo scuro dalla finestra.
Zayn sbuffò un ultima volta alzandosi svogliatamente –Vado a farmi una doccia- avvisò avviandosi verso il bagno.
Luke annuì –Questo è lo spirito giusto- disse mandandogli un bacio volante.
Rimase un pò a guardarsi nello specchio macchiato del bagno, quella camera era un vero disastro.
I capelli erano schiacciati e disordinati, gli occhi pigri e l’espressione del volto dura ed esausta.
Poteva mentire a Luke che lo prendeva costantemente in giro o a Niall che gli sorrideva comprensivo, ma non poteva mentire a se stesso.
Quella ragazza era come un buco nero che risucchiava tutte le sue energie, e lui ne era consapevole.
Anche se sapeva di averla vista soltanto la sera prima ed anche se non gli piaceva dipendere così tanto da qualcuno.
Si chiuse nella doccia tirando la tenda bianca così forte da rischiare di strapparla.
Quando l’acqua calda ed il vapore lo avvolsero completamente fu felice di staccare un attimo il cervello e godersi almeno qualche minuto di quiete.
Quando uscì dalla doccia sbuffò rumorosamente, avvolgendosi nell’asciugamano pulito.
Il momento dopo la doccia lo odiava con tutto se stesso.
Quando tornò nella stanza Luke non c’era più ma un post it giallo attaccato alla tv spenta attirò la sua attenzione.
‘‘Ti ho rubato la moto per questa sera, ma questo non significa che tu non debba portare fuori il tuo culo abbronzato da qui. Non aspettarmi sveglio per picchiarmi, tornerò molto tardi. Love u x’’.
Afferrò il suo giubbotto di pelle nero dal mucchio di altri vestiti abbandonati sul pavimento e tastò impaziente le tasche vuote, imprecando contro quello stronzo.
Si era fatto fregare come un cretino.
Se solo non fosse stato distratto da quel fottutissimo e silenzioso cellulare.
Indossò dei jeans chiari e una delle ultime magliette pulite che gli rimanevano ancora nell’armadio ed indossò le vans consumate.
In meno di cinque minuti fu pronto e uscì da quella stanza in poche falcate, non aveva intenzione di continuare a stare così…doveva parlarle, e subito.
 
Quando Ellie si svegliò erano ormai le sette di sera, il cielo dietro i vetri dell’enorme finestra di camera sua era ormai scuro e l’aria molto più fresca.
Scese dal letto, indolenzita, anche se il mal di testa era migliorato di molto, e lasciando Apollo a russare sul letto si avviò verso le scale di marmo freddo.
Marì era nel corridoio a spolverare con un piumino qualche vaso colorato.
-Ben risvegliata, signorina. Vuole che le prepari qualcosa?- la accolse sorridendole.
Ellie scosse la testa, stringendosi nel maglione bianco afferrato dalla cabina armadio –Mi preparo una cioccolata calda da sola- la tranquillizzò.
Marì la osservò non del tutto convinta –Ma non è una cena salutare, signorina..sua zia-.
La ragazza la interruppe prima che potesse continuare –Non preoccuparti, Marì, mia zia non c’è adesso- le sorrise rassicurante prima di scendere le scale.
Si avviò in cucina ed accese il gas versando in una pentola latte e polvere di cacao e prendendo a mescolarla lentamente. In cucina se la cavava ma Marì non le permetteva quasi mai di cucinare, soprattutto quando sua zia era a casa.
Versò il liquido profumato e denso in una teiera di porcellana, sedendosi sull’isola di marmo.
Quando il campanello rimbombò nel salone deserto sbuffò, immaginando già qualche rompiscatole che cercava sua zia per chissà quale importantissimo affare.
-Marì apri tu?- urlò bevendo un sorso di liquido caldo.
La voce della donna arrivò ovattata dall’altra stanza, prendendo un altro sorso la immaginò correre per le scale con le sue scarpette di pelle scura
Balzò giù dal piano, incuriosita dal non aver sentito la porta richiudersi e si affacciò dalla porta della sala da pranzo.
Marì stava ferma sulla soglia, l’espressione corrucciata e il piumino stretto tra le mani.
Dall’altro lato un ragazzo alto e dall’aria infastidita la mandava a quel paese gesticolando animatamente.
-Senta signora, glielo ripeto un'altra volta porca puttana, devo vedere Ellie! La conosce? Alta, capelli ed occhi scuri? Due occhi, una bocca? I capelli sulla testa?- sbottò irritato infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari.
Riconobbe immediatamente la voce soffice e trascinata e la sagoma rigida per il fastidio.
Si avvicinò sorpresa e mise una mano sulla spalla della cameriera che la osservò preoccupata –Signorina Rogers..- squittì spaventata facendo un passo in dietro.
Ellie sorrise, pensando a quanto i modi e le probabili minacce del ragazzo l’avevano spaventata.
-Tranquilla Marì, è un mio amico di classe..è tutto a posto- la rassicurò sorridendole.
La donna annuì –E’ sicura che..?-.
-Non preoccuparti vai pure- la interruppe prima che potesse finire di parlare.
Marì lanciò a Zayn un ultimo sguardo di timore e astio, prima di sparire sulle scale immacolate.
Ellie si voltò, ritrovandolo ad osservarla con la fronte corrucciata.
-Cosa ci fai qui?!- sbottò…arrabbiata? O forse felice? Non lo sapeva bene.
Il ragazzo rilassò un poco i muscoli tesi della fronte alzando le spalle avvolte in una giacca verde bottiglia.
-Sei forse impazzito! Non puoi venire qui! Se ti vedesse mia zia, ma come ti è saltato in mente!- sbottò accorgendosi di aver alzato un pò troppo la voce.
Zayn la spostò con una mano sulla spalla, entrando per ripararsi dal freddo –E smettila di urlare come un oca- soffiò passandole d’avanti.
Si perse ad osservare l’ingresso enorme e spoglio,dai soffitti alti dipinti di bianco, il parquet scuro e la scalinata di marmo larghissima.
Poi si soffermò sulla ragazza alle sue spalle che lo osservava a bocca aperta e con le sopracciglia aggrottate.
I leggins neri erano sgualciti ed era avvolta in un maglione di lana bianca decisamente enorme.
I capelli erano sciolti e disordinati e non perfettamente lisci come era abituato a vederla.
-Allora?!- lo riprese sbigottita battendo sul pavimento una ciabatta di peluche a forma di maialino.
Se ne pentì un attimo dopo notando le sue pantofole e Zayn non potè fare a meno di ridacchiare.
-Neppure tu puoi sparire così ogni volta- ringhiò sbottonando la giacca.
Ellie scosse la testa, cercando di non impazzire.
Lui era così, un attimo prima un pezzo di pietra duro ed insensibile oltre che maleducato e terribilmente irritante ed un attimo dopo il ragazzo più dolce e irresistibile che esistesse sulla faccia della terra.
Assieme ad ogni lato di se portava sempre un aura di tristezza o rassegnazione che cercava di mascherare con ogni mezzo ma che ad Ellie, che avrebbe potuto fissarlo per ore ed ore senza stancarsi mai, non sfuggiva.
-Per tua informazione non stavo molto bene, ma avevo intenzione di chiamarti tra un pò- la voce le partì decisa e irritata ma sfumò man mano in un sussurro imbarazzato.
Zayn sbattè le palpebre osservandola serio –Cosa avevi?-.
Ellie fece con la mano un segno come per dire ‘lascia perdere’ –Quindi,hai intenzione di dirmi cosa ci fai qui?- gli ripetè trattenendo uno sbuffo.
Quel giorno era già nervosa per il suo mal di testa e il suo lato ‘Faccio quello che voglio e me ne frego della gente perché sono ribelle’ non calmava la situazione.
Zayn alzò le sopracciglia –E’ lungo e complicato da spiegare, magari se tu mi facessi accomodare…- sorrise sfacciato, togliendosi la giacca.
Ellie sospirò rassegnata dirigendosi in cucina per ritornare alla sua cioccolata.
Percepì il ragazzo seguirla a passo più lento, probabilmente perché stava fissando in modo maniacale, come suo solito, tutto ciò che lo circondava.
-Posso offrirti della cioccolata calda?- gli chiese osservandolo mentre senza alcuno scrupolo prendeva tranquillamente posto su uno sgabello.
Gli sorrise, annuendo e lei si avvicinò alla dispensa per prendere un’altra tazza.
-E così questa è casa tua- constatò Zayn afferrando la tazza senza nemmeno ringraziarla, era ancora arrabbiato con lei dopotutto.
Ellie alzò le spalle risaltando sul piano dell’isola.
-E non mi mostri le altre stanze?- chiese alzando le sopracciglia con il viso contratto in un espressione vagamente maliziosa.
La ragazza tentò di nascondere le guance nella tazza, scuotendo la testa in segno di disperazione.
Non osò aprire bocca così come Zayn, che però se ne stava chiuso in un silenzio molto più irritante.
Aveva tutte le intenzioni di farla esasperare esattamente come era successo a lui per tutta la mattinata.
E non gli interessava se lei non lo aveva fatto di proposito, nessuno lo aveva mai fatto sentire così e l’avrebbe pagata.
Quando si sporse per posare la sua tazza vuota nel lavello indugiò un pò troppo sul suo fondoschiena e si chiese se in effetti non fosse proprio lei a farlo impazzire costantemente.
Mandò tutto al diavolo e balzò in piedi avvicinandosi a lei seduta sul ripiano.
-Che succede?- domandò spaventata osservandolo con gli occhi scuri spalancati.
Indugiò un attimo sul pavimento di piastrelle, cercando con tutto se stesso di calmarsi ma non ci riuscì.
Camminò così velocemente che all’improvviso Ellie se lo ritrovò a pochi centimetri dalla sua faccia, immobile tra le sue gambe.
Deglutì a fatica e percepì il respiro bloccarsi a metà strada e un onda di calore la invase ovunque.
-Z..Zay..n- balbettò confusa, mentre percepiva le sue mani riscaldate dalla tazza che poco prima stringeva tra le dita circondarle i fianchi e spingerla in avanti, ancora più vicino.
I loro petti si toccavano, il suo teso e immobile mentre quello del ragazzo, più muscoloso, si abbassava e alzava velocemente.
Come se avesse appena smesso di correre per chilometri e chilometri.
Forse aveva semplicemente combattuto contro se stesso perché il suo sguardo dorato e acceso di una luce travolgente non trasmetteva altro che frustrazione.
-Non ce la faccio, non posso resistere ancora- sussurrò quelle parole a fatica, con la voce strozzata , trascinata, rauca, delicata e altre migliaia di sfumature. Tutte che contribuivano decisamente a renderla irresistibile.
Spostò lentamente le mani in una carezza lenta e mozzafiato che le percorse la pancia, le braccia, le spalle e perfino il collo, fino a fermarsi sulle sue guancie bollenti.
Non gli fregava di spaventarla, di sua zia che avrebbe potuto vederlo, di Luke che gli aveva preso la moto, della pioggia scrosciante che cadeva fuori né di ogni altra stupida cosa attorno a lui.
In quel momento desiderava soltanto, più di ogni altra cosa, baciarla anche solo per un secondo.
Appoggiò la fronte alla sua e la fissò negli occhi così a lungo da sentirsi trascinato in un mondo parallelo.
I suoi occhi erano timorosi ma anche impazienti e questo bastò a destabilizzare anche l’ultima possibilità di rimanere razionale.
Sospirò e appoggiò le sue labbra su quelle di Ellie che sussultò visibilmente.
Era il suo primo bacio quello, pensò incredula percependo al contempo le labbra soffici di Zayn che sapevano di tabacco e dentifricio sulle sue che ancora, immaginò, conservavano il sapore della cioccolata.
Si accorse con stupore delle piacevoli sensazioni che la stavano avvolgendo e scoprì che in fondo senza accorgersene lo aveva desiderato.
Non era ‘appiccicoso’ o ‘disgustoso’ come aveva sempre immaginato.
Piuttosto era appagante e percepire il modo in cui il ragazzo aveva sospirato, costretto a frenare i suoi istinti, la faceva sentire lusingata e desiderata.
Zayn rilassò le spalle, rimanendo comunque immobile. Se avesse potuto non si sarebbe spostato di li per nessuna ragione al mondo.
Percepì le dita fredde e tremanti di Ellie aggrapparsi alla sua maglietta e le cinse di nuovo i fianchi, stringendola così tanto al suo corpo da percepire il  battito accelerato del suo cuore contro il petto.
Con una calma torturante le leccò il labbro inferiore, quello che si mordicchiava quando qualcosa la metteva in imbarazzo.
E quando percepì le sue labbra schiudersi sentì quasi le campane suonare sulla sua testa.
Quando incontrò la sua lingua fu come ritornare a respirare, avvertì il macigno che gli bloccava i polmoni ogni giorno da quando l’aveva conosciuta dissolversi nel nulla come una nuvola di fumo spazzata via dal vento.
Gli sfuggì un verso di liberazione, e sentì la mente finalmente leggera dopo tutto quel tempo.
Ellie continuava ad avere le dita tremanti, strette al tessuto talmente forte da percepire le unghie perforargli quasi il palmo.
Si maledisse in tutti i modi possibili per aver impedito che accadesse prima e si beò di quelle sensazioni completamente nuove.
La piccola parte ancora razionale del suo cervello udì la porta d’ingresso aprirsi e dei passi lungo il corridoio.
Aprì di scatto i palmi e gli occhi e li appoggiò sui pettorali contratti del ragazzo per poi spingerlo via con tutta la forza che riuscì a trovare.
Zayn si ritrovò appoggiato al lavello della cucina a cui si aggrappò per sorreggersi dalle gambe molli.
Era diventato uno stupido rammollito.
Riaprì gli occhi e la osservò a bocca spalancata, chiedendosi se non lo avesse solo, per l’ennesima volta , soltanto immaginato.
Ellie balzò giù dall’isola e si voltò terrorizzata verso la porta che in quell’esatto momento si aprì piano.
-Gordon!- la voce le uscì stridula e un pò sollevata.
L’uomo, sulla cinquantina, vestito in un completo di tweed grigio ed una cravatta a righe rosse le sorrise –Miss Rogers, cercavo mia moglie-.
La ragazza sospirò chiudendo gli occhi – E’ di sopra- lo avvertì rilassando i muscoli.
Gordon annuì lanciando un occhiata curiosa al ragazzo ancora aggrappato al mobile con l’aria visibilmente accaldata.
-Lui è un mio amico di scuola…E’…è raffreddato e quindi è passato di qui per i compiti di oggi- inventò al momento sperando che l’autista le credesse.
-E’ un piacere- sorrise nella sua direzione –Bene, allora vado. Buonasera, miss Rogers. Signore.- Li salutò piegando la testa e scomparendo dietro il legno chiaro della porta.
Ellie sospirò per l’ennesima volta, alzando lo sguardo terribilmente imbarazzato su Zayn che finalmente riacquistò tutte le sue facoltà.
Si grattò la testa, pensando a cosa fare o a cosa dire perché l’unica cosa che voleva era riprendere quello da cui lo avevano ingiustamente interrotto.
-…Scusa?- domandò insicuro, mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
La ragazza scosse la testa, abbassando lo sguardo –Non..n..on devi scusarti- sussurrò.
-Quindi..ehm..va bene?- si sentì un pò stupido.
Da quando si chiedeva scusa per i baci? I baci si davano e basta, e uno come quello poi, non si sarebbe mai pentito di averlo dato.
Ellie si schiarì la voce –Credo di si- sussurrò osservando assorta le sua pantofole infantili.
Zayn le sorrise rassicurante, cercando di infonderle coraggio neppure lui sapeva per cosa.
Per lui era stato sempre tutto semplice, ma immaginò che per lei fosse una cosa molto più che difficile.
-Comunque ero venuto qui per dirti che mi fai impazzire ed esasperare. Qualsiasi cosa tu faccia. Ma credo che questo sia una perfetta testimonianza del comune detto  ‘un gesto vale più di mille parole’- spiegò velocemente prendendo la giacca dalla sedia -Credo che per oggi io ti abbia scossa abbastanza, è meglio se vado..- continuò indossandola.
Ellie annuì affiancandolo per accompagnarlo alla porta.
La aprì e la temperatura fredda che li circondò aiutò a riscuoterli completamente dallo stato di trance in cui erano entrambi momentaneamente caduti.
Zayn si bloccò sull’orlo del primo gradino, osservandola in attesa di qualcosa che probabilmente non sarebbe arrivato.
Ellie inspirò un pò d’aria gelida che le rinfrescò i polmoni –Domani potresti venire a prendermi fuori scuola- la sua non era una domanda…anche perché sapeva che nessuno dei due avrebbe rifiutato di rivedersi il prima possibile.
Zayn trattenne un salto di gioia e le sorrise raggiante.
-Non vedo l’ora- annunciò accarezzandole una guancia.
Ellie sorrise un ultima volta osservandolo salire in sella alla sua moto e sfrecciare via nel buio di novembre.
 
LALALALALALA CIAO!
Sono felice perché è tornato il brutto tempo e io e la mia amata coperta, assieme alle cioccolate calde e ad i buoni libri, ci siamo finalmente riappacificate.
Ma è inutile perdere tempo in chiacchiere, veniamo subito al dunque e cioè il bacio.
Si, non era assolutamente programmato perché avevo pianificato diversamente ma nulla, Zayn non ha resistito e nemmeno io!
Ad ogni modo ormai è successo, e io ho adorato scriverne (anche se non sapevo proprio da che parte cominciare).
Spero di averlo reso in qualche modo speciale o quantomeno il più possibile realistico, ci ho provato ma non sono sicura di averlo reso fantastico come lo avrei voluto.
Non so, spero di ricevere qualche recensione per avere anche un parere esterno, anche se non ci conto molto visto che la storia non è seguita chissà quanto.
Bene, per oggi è tutto, spero vi piaccia.
See u soon xx
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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Good girl.

 

Capitolo 13

 

Quando per i corridoi freddi e deserti si disperse il suono acuto e fastidioso dell’ultima campanella della giornata la mandria di studenti scalpitanti si riversò fuori dalle classi.
Ellie ripose ordinatamente il libro di storia nella borsa di pelle nera e la mise sulla spalla lentamente –Buona giornata, Miss Connor- salutò educatamente la sua vecchia insegnante che con una lentezza esasperante data dai suoi modi così tremendamente pacati e noiosi, annotava l’assegno sul registro di classe con gli occhiali a mezza luna viola posati sulla punta del naso tondo.
-Arrivederci signorina Rogers- la salutò con un sorriso sornione sventolando la mano nella sua direzione e dando inizio al fastidioso tintinnio di perline e catenelle che portava al braccio, proprio come quando scriveva alla lavagna qualche appunto fondamentale.
Gran parte del corridoio era quasi già deserto, fatta eccezione per qualche ritardatario che con l’aria di uno che si è appena svegliato da un sonno profondo cammina confuso verso la luce alla fine del tunnel (il portone spalancato), o qualche coppietta intenta a scambiarsi effusioni appoggiati sugli armadietti luccicanti.
L’aria fuori non era estremamente fredda come ci si sarebbe aspettato da una mattinata di novembre, fatta eccezione per il vento rumoroso che soffiava deciso facendo frusciare le fronde dei pini del cortile curato.
Quando Ellie oltrepassò definitivamente la cancellata di ferro, bloccò i suoi passi tranquilli, ringraziando di essersela presa così con comodo ed evitare di essere urtata e sballottata in ogni direzione dalla massa frettolosa.
Eccolo lì, esattamente come se lo era immaginato per tutta la mattinata: le mani nelle tasche  dei pantaloni neri, i capelli perfetti all’in su nonostante il vento feroce, la consueta espressione del viso tenebrosa ed enigmatica e la postura scomposta e in qualche modo annoiata.
Fatta eccezione per le labbra, quelle si che erano diverse, pensò Ellie osservandolo a bocca asciutta.
Era rossa e sottile come sempre, ma non era contratta in una linea dura come era abituata a vederla, ma familiare e piegata in un sorrisetto ben nascosto che non era di compiacimento, o scherno, o divertimento.
Era di serenità, e contraddittoriamente con qualche sfumatura di impazienza.
Appena i loro sguardi si scontrarono come d’istinto fecero contemporaneamente un passo in avanti, ma Ellie non resistette ulteriormente e si avviò decisa verso la sua direzione.
Era imbarazzata certo, ma aspettava quel momento dalla sera precedente e non aveva intenzione di aspettare ulteriormente.
-Ciao- dissero all’unisono prima di scoppiare in un comune risolino nervoso.
Zayn la strinse forte e il suo profumo sempre diverso, ma al contempo sempre familiare diventò finalmente reale attorno a lei.
Rimasero così davvero molto tempo, tanto che quando finalmente si staccarono per guardarsi negli occhi, Ellie si accorse che ormai erano i soli rimasti ancora d’avanti l’edificio.
-Hai passato una bella mattinata?- le chiese incominciando a camminare sul marciapiedi ricoperto all’estremità di foglie secche e colorate.
-Direi di si- rispose la ragazza, affiancandolo –Mi è particolarmente piaciuta la lezione di filosofia- aggiunse sorridendo.
Era una materia che l’aveva sempre affascinata.
Zayn distorse il naso –Immagino..- disse ironico.
Ellie rise –Avrai finito la scuola, o sbaglio?- domandò curiosa, rendendosi conto che in realtà non sapeva neppure la sua età precisa.
Il ragazzo irrigidì la postura e lei immaginò le sue mani stringersi a pugno all’interno della tasca, e si pentì subito delle sua eccessiva curiosità.
-Scusa, non avrei dovuto chiedertelo..- balbettò imbarazzata e un pò mortificata.
Il moro scosse la testa, sospirando e rilassandosi –No, hai fatto bene. E’ giusto che tu sappia qualcosa in più su di me, visto che..- si fermò incerto.
Ci siamo baciati ieri? Stiamo in qualche modo insieme? Non lo sapeva nemmeno lui questo e preferì lasciare la frase a metà.
Notò con la coda dell’occhio che le guancie della ragazza si scurirono adorabilmente, la sua pelle era così chiara che era impossibile non notarlo.
-Sono arrivato a metà del quinto anno..Se avessi continuato avrei finito l’anno scorso- le spiegò con lo sguardo dolce e intenerito.
Ellie annuì così velocemente che il ragazzo temette di vedere la sua testa schizzare via dal resto del corpo.
Tentò di nascondere una risata con un colpo di tosse, notando la postura rigida e l’espressione che trapelava palesemente puro nervosismo.
La mano destra partì autonomamente  senza che avesse il tempo o la voglia di opporsi verso la sua e gli accarezzò il dorso freddo e morbido.
Ellie si schiarì la voce e prese a fissare attentamente i suoi piedi fasciati da delle francesine di pelle nera.
Zayn con l’indice le alzò il mento, e incrociò i loro sguardi –E’ tutto ok, anche io non so come comportarmi- la rassicurò con un sussurro.
Ellie gli lanciò uno sguardo scettico e lui non potè fare a meno di ridacchiare.
-Davvero, è incredibile ma tu sei così. Talmente timida, dolce, indifesa, innocente e ingenua, che mi porti a chiedermi  costantemente  se quello che faccio possa in qualche modo essere sbagliato- ammise baciandole il punto della mano in cui un attimo prima stava il suo pollice.
Ellie percepì lo stomaco, i polmoni, il fegato, il pancreas e qualsiasi altro organo stringersi in una morsa.
-Nulla di ciò che fai è sbagliato, è come se facesse  tutto parte di un magnifico libro di Nicholas Sparks. Le parole che usi, i gesti che mi rivolgi, sono tutti così perfetti-  annuì per dare enfasi alle sue parole.
E dire che stava parlando dello stesso ragazzo che un pò di tempo fa era la peggior disgrazia capitata per la sua strada.
Zayn sorrise e le strinse la schiena e lei appoggiò la guancia sulla sua spalla che quel giorno odorava  di vento freddo.
-Nessuno mi aveva mai paragonato ad un romanzo- riflettè guardandola dall’alto.
Ellie fece una smorfia –Forse perché nessuna delle tue conquiste è stata mai in grado di leggerne uno- commentò impertinente.
Percepì il petto del ragazzo vibrare sotto di lei, segno di una risata silenziosa.
-Quindi oltre ad ammettere che le mie ex ragazze erano tutte stupide, stai anche ammettendo che ti ho conquistato?- domandò divertito, stringendola più forte a se.
E proprio come aveva immaginato lei tentò di scappare dal suo petto, con scarso risultato.
-Sei meschino- lo accusò con un mormorio ovattato dal suo corpo.
-E tu bellissima- sussurrò tra i suoi capelli, beandosi del suo profumo.
Ellie strinse tra le dita la stoffa marrone del suo giubbotto a cui si aggrappò per non inciampare, cercando di nascondere il più possibile il viso nel suo petto.
Sentì le ginocchia diventarle molli e il respiro mozzarsi a metà strada.
Rimase in silenzio, anche perché era sicura che le sue corde vocali non sarebbero state in grado di riprodurre nessun suono se non un mugolio di sorpresa e piacere.
Zayn fece risalire le mani lungo la schiena fino alle sue guancie ancora nascoste dal suo petto e le alzò il viso per guardarla negli occhi.
Erano scuri ma comunque luminosi, spaventati e disorientati ma comunque il suo punto d’appoggio.
-Posso baciarti di nuovo?- sussurrò fissando le sue labbra inconsapevolmente.
La ragazza lasciò la presa dall’indumento e seppure con imbarazzo avvolse le braccia intorno al suo collo –Si..ti prego- la voce le uscì a metà tra un sussurro e un gemito di disperazione ma non ebbe molto tempo per vergognarsene perché un attimo dopo si ritrovò a chiudere gli occhi per godersi a pieno le sensazioni che le labbra di Zayn le regalavano ad ogni movimento.
Percepì ancora una volta la sua lingua sicura ed esperta accarezzarle la sua incerta e un pò impacciata.
Zayn lasciò le sue guance e le posò le mani sui fianchi, Ellie sussultò leggermente quando le percepì scendere più giù con una lentezza quasi letale.
Lo sentì staccarsi da lei lentamente –Ho bisogno di fermarmi o non risponderò più delle mie azioni- disse sorridendo mortificato.
Ellie si sentì lusingata da quelle parole, e percepì ancora una volta una morsa allo stomaco che nascondeva però qualcosa di piacevole.
Annuì, schiarendosi la voce –E’ meglio proseguire- suggerì indicando la strada alle sue spalle.
Il ragazzo annuì riafferrandole la mano tra la sua e intrecciando le loro dita.
-Sei dolcissimo, e non lo avrei mai detto- sussurrò.
Il moro alzò le spalle, riprendendo a camminare al suo fianco –In realtà io non sono così con nessuno, sei tu che mi porti ad avere il diabete- scherzò circondandole le spalle con la mano ancora intrecciata alla sua.
La ragazza si strinse al suo fianco –Meglio, non vorrei passare per egoista ma non mi piace l’ idea che tu vada in giro ad abbracciare altre persone- ammise seppur a fatica.
Zayn sorrise intenerito –Questa si chiama gelosia, cara, non egoismo- la corresse.
Ellie arrossì –Bene, adesso so cosa sia la gelosia allora. Grazie a te sto scoprendo molte più cose di quelle che avrei immaginato appena ti ho conosciuto-.
Udì la sua risata, così armoniosa e soffusa,che le riscaldò il petto.
-E la cosa ti dispiace?- le chiese in tono terribilmente serio che lei si affrettò a chiarire.
-Certo che no-.
Zayn le rivolse un sorriso malandrino che la fece intenerire, avvampare e imbarazzare allo stesso tempo –Bene, perché ci sono ancora una miriade di cose che ho intenzione di farti scoprire- la avvisò in tono estremamente malizioso, prima di ridere per l’espressione indignata che la ragazza assunse un attimo dopo.
 
 
Quando Ellie si ricordò di controllare l’ora sul suo cellulare scattò in piedi ed incominciò a borbottare in maniera incomprensibile qualcosa che neppure lei riusciva a comprendere.
Erano le cinque ed avevano passato le ultime due ore seduti su una panchina arrugginita del parco a parlare di cavolate e a scambiarsi qualche effusione.
Non si era proprio accorta del tempo che era trascorso così velocemente e proprio non aveva nessuna voglia di ritornare a casa per dover cenare con sua zia.
-..Si arrabbierà..torna da lavoro…la cena…tardi..correre via…- stoppò il suo mare di parole insensate quando Zayn le prese la mano per fermarla dal suo cercare frettolosamente lo zaino che era volato tra l’erba.
-E’ qui- la avvisò mostrandoglielo.
Ellie lo afferrò –Grazie, devo scappare..-
Zayn  fermò di nuovo le sue parole –Si, ho percepito che tua zia torna da lavoro tra poco dal tuo insensato fiume di parole- annuì aiutandola ad indossare lo zaino.
Ellie respirò profondamente un pò dell’aria fredda del pomeriggio, non avrebbe voluto andarsene per nessuna ragione al mondo.
-Scusa, vorrei restare- sussurrò chiudendo gli occhi.
Zayn le accarezzò una guancia arrossata dal vento –Anche io vorrei che tu potessi farlo- disse sorridendole dolcemente –Che palle ragazzina, andiamo che ti accompagno-  ruppe l’atmosfera con uno sbuffo, anche se ad Ellie non sfuggì il modo in cui cercò di nascondere un sorriso.
-Era stato troppo bello per essere vero- blaterò seguendolo.
Zayn annuì –Non può essere sempre tutto rose e fiori, sono ancora uno tosto io- si pavoneggiò ammiccando.
Ellie lo sminuì con un gesto della mano –Certo, certo-.
Percorsero il resto della strada in silenzio, lui le stringeva le spalle e lei cercava di stargli il più appiccicata possibile.
Come per bearsi gli ultimi minuti insieme.
Quando si fermarono a qualche metro da casa sua Ellie sospirò, voltandosi nella sua direzione –Eccomi-.
-Eccoti- ripetè il ragazzo spostando il peso da un piede all’altro.
-Allora..a domani credo- disse la mora chiudendosi nelle spalle.
Zayn annuì –Sappi che ti chiamerò subito dopo cena. Avvisami quando hai finito-.
Ellie sorrise –Va bene- sussurrò.
Il ragazzo si avvicinò per baciarla un ultima volta, ma prima che potesse riuscirci una voce interruppe i suoi piani.
-Ellie!-.
La ragazza si voltò spaventata e tesa, riconoscendo una chioma bionda e una sagoma alta farsi spazio sotto la luce di un lampione.
-L..Liam? Liam Payne?- domandò confusa allontanandosi il più possibile da Zayn.
Il biondino annuì, sorridendole in modo gentile –Proprio io- ammise avvicinandosi a lei.
La strinse in un abbraccio e le baciò una guancia ed Ellie cercò di concentrarsi sul muro di mattoni alle spalle del ragazzo invece che sulla mascella contratta di Zayn.
-Cosa ci fai qui?- chiese la ragazza cercando di essere il più gentile possibile.
Liam piegò la testa di lato, sorridendole ancora una volta.
Indossava un cappotto grigio dall’aria costosa e sotto spuntava una camicia immacolata.
-Tua zia mi ha invitato a cena, ha insistito davvero molto. Ho dovuto annullare l’incontro di polo che avevo organizzato per questo pomeriggio. Sai una volta dovresti venire ad una partita, tua zia dice che ti piacciono i cavalli- spiegò con il suo tono tranquillo e gentile.
Ellie annuì, sorridendogli ancora una volta.
Zayn si schiarì la voce ed entrambi si voltarono a guardarlo.
-Lui…lui..è un mio amico di classe, Zayn..-  lo presentò la ragazza torturandosi le dita dietro la schiena.
Se solo il biondino ne avesse fatto parola con sua zia sarebbe stata davvero nei guai.
Liam annuì interessato, porgendogli la mano sorridente come suo solito –Liam James Payne, lieto di fare la tua conoscenza- si presentò garbato.
Zayn osservò alquanto disgustato prima lui e poi la sua mano –Ti chiamo..- avvisò la ragazza, prima di sorpassare entrambi con uno sbuffo ed allontanarsi nell’’aria che iniziava a diventare scura.
Liam la osservò perplesso ed Ellie gli sorrise –Lascialo stare, un brutto voto in chimica- inventò al momento.
Liam annuì  –Materia insidiosa- commentò comprensivo.
-Ma entriamo, si congela fuori. E poi ho proprio una gran fame- la ragazza tentò di cambiare argomento indicando il cancello a qualche metro di distanza.
Il ragazzo si accinse a seguirla –Hai pienamente ragione.
 
 
Ellie rise compostamente, sorseggiando il suo tea.
Liam era davvero un ragazzo simpatico, non solo gentile e carino.
La cena era stata piacevole grazie alle sue conversazioni leggere ed interessanti.
Inutile dire che sua zia stravedeva per lui, lo si capiva dal modo con cui gli si rivolgeva con lo sguardo sognante o come lo lodava per qualsiasi cosa o ancora da come proprio adesso rideva delle sue battute anche se non aveva la minima idea di cosa fosse un espansore.
-Insomma, ci credo che i giudici abbiano assegnato un punto alla squadra avversaria. Erano alquanto spaventati dal suo abnorme lobo destro- scherzò il ragazzo, appoggiando la tazza vuota sul vassoio di argento.
Zia Caroline le rivolse uno sguardo complice, e prima che Ellie potesse anche solo aprire bocca parlò più velocemente di lei.
-Sai Liam caro, avevo deciso di organizzare una festa in maschera per l’ultimo dell’anno invece che il solito ricevimento noioso. Tu ed Eloise dovreste proprio parteciparvi insieme- disse intrecciando le mani sulle ginocchia avvolte da un vestito rosa pallido.
Liam boccheggiò, osservandola mentre cercava qualcosa da dire.
-Zia, io credo che sia meglio incontrarsi li in seguito. Tra tutti gli invitati importanti che ci saranno sarebbe cattiva educazione non accogliere gli ospiti insieme a te- sorrise nervosamente.
Liam si schiarì la voce –Sua nipote ha ragione, Signora Rogers- la aiutò.
Zia Caroline ci pensò su, annuendo –Avete proprio ragione, si. Vedo che iniziate a pensarla allo stesso modo, e la cosa mi fa immensamente piacere- trillò entusiasta.
Liam le sorrise ancora una volta, prima di alzarsi compostamente dal divano –Io dovrei proprio andare adesso, miss Rogers- avvertì prendendole la mano e baciandogliela -E' stata una cena deliziosa-.
Sua zia annuì, alzandosi e sorridendogli –Oh anche per me Liam caro, anche per me. E torna a trovarci quando vuoi mi raccomando- disse prima di rivolgersi a sua nipote –Eloise, io sono molto stanca e voglio andare a riposare, accompagna Liam alla porta e sii gentile- la raccomandò avviandosi alla porta.
-Buon riposo, signora- la salutò il ragazzo.
-Arrivederci, e salutami i tuoi genitori mi raccomando- concluse zia Caroline lasciando la stanza.
Ellie accompagnò il ragazzo alla porta –E’ stato divertente- commentò sorridendogli dalla soglia.
-Già, fatta eccezione per le parti imbarazzanti in cui praticamente tua zia tentava di accasarci- scherzò abbottonando il cappotto.
Ellie rise, annuendo.
-Allora vado, credo saremo costretti a rivederci presto- disse il ragazzo –Non che mi dispiaccia, sia chiaro-.
La mora sorrise –Per me è lo stesso, arrivederci- lo salutò lasciando che le baciasse una guancia.
Aspettò che fosse uscito dal cancello prima di ritornarsene dentro al calduccio.
Salutò Marì ancora intenta a sparecchiare la tavola e mentre si metteva a letto esausta, ripensò un ultima volta al meraviglioso pomeriggio che aveva trascorso con la disgrazia più bella che avesse mai incontrato, prima di crollare definitivamente senza pensare a nient’altro.
 
SALVE!
Ebbene si, sono viva, vegeta, in piene facoltà mentali e nessun tirannosauro si è cibato di me.
Questo ritardo enorme è causato dalla scuola, come avevo già anticipato.
Purtroppo non ho nemmeno il tempo di respirare e riesco a buttare giù soltanto qualche riga prima di andare a dormire, sono riuscita a concludere questo capitolo per miracolo grazie alla fine imminente del primo trimestre e grazie al fatto che la gran parte delle materie mi ha già interrogata.
Ma lasciamo perdere i miei problemi di studio e passiamo al diabetico, extra zuccheroso capitolo.
Sento che prima o poi qualcuno mi dirà di smetterla con tutte queste smancerie ma non posso smetterla ragazze, è più forte di me.
Lasciatemi un piccolo parere se vi va, e soprattutto se qualcuno è ancora interessato alla storia. Ci spero tanto.
Al prossimo (si spera il prima possibile) aggiornamento xx
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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Good girl.
 
Capitolo 14
 
Era l’anti vigilia quella mattina ed Ellie si svegliò riposata e tranquilla, si accorse che era piuttosto tardi e quando scese al piano inferiore, ancora in pigiama, trovò Marì già alla presa con i fornelli per preparare il pranzo.
-Buongiorno, signorina- la accolse con un sorriso premuroso.
-Giorno Marì- rispose con uno sbadiglio sedendosi sull’isola di marmo.
Inevitabilmente le sue guance si arrossarono ripensando agli eventi accaduti in quello stesso luogo qualche giorno prima.
-Cosa le preparo?- la donna le mise una mano paffuta sulla spalla, accarezzandogliela lentamente.
Ellie le sorrise –Una spremuta d’arancia, ti ringrazio-.
In un batter  d’occhio la cameriera le preparò la sua bevanda, invitandola a mangiare anche qualche biscotto al limone che aveva preparato quella mattina stessa.
La cucina per Marì era come la musica per Beethoven, nemmeno i ristoranti più rinomati di Cambridge riuscivano a battere le sue paste asciutte o i suoi deliziosi arrosti.
Quando il suo stomaco fu pieno, le porse il piatto –La zia è a lavoro?- domandò aiutandola a tagliuzzare qualche carota.
La donna annuì –Tornerà per il pranzo, mi ha detto di ricordarle che il suo aereo per Berlino parte alle quindici e dieci di questo pomeriggio e che per le quattordici e venti dovrà trovarsi all’aeroporto, la prega quindi di non uscire a fare shopping come ogni weekend perché vuole pranzare insieme a lei- la avvisò.
Ellie annuì, si era completamente dimenticata che quel pomeriggio sua zia partiva per la Germania per portare gli auguri ai suoi nuovi dipendenti e discutere delle tecniche di marketing da utilizzare per il nuovo anno alla sede distaccata della sua azienda tedesca appena aperta.
Le aveva chiesto se avesse voluto seguirla ma aveva rifiutato.
Sapeva come sarebbe andata a finire, sua zia tutto il giorno al lavoro e lei rinchiusa in hotel.
E poi nonostante Berlino fosse una città magnifica era un pò troppo caotica per lei, soprattutto nel periodo natalizio.
Era impossibile non perdersi per  le affollatissime vie tra i palazzi dipinti con colori sgargianti e gli enormi grattacieli luminosi.
E tra l’altro col tedesco non se la cavava neppure tanto bene.
Annuì prima di uscire dalla cucina ed andare in salotto.
Gordon le augurò buongiorno, aiutando uno degli operai di una ditta di decorazione a piazzare l’enorme albero al centro della finestra.
Gli addobbi che sua zia aveva scelto quell’anno erano di colore bianco, proprio perché aveva deciso che il bianco sarebbe stato il colore principale della sua festa in maschera.
Aveva ordinato un albero alto tre metri, fiocchi e lucine bianche, addobbi per l’albero a forma di renne e altri oggetti dello stesso colore.
-Signorina, vuole mettere il puntale vero?- le sorrise il cameriere indicando la scatola con gli addobbi.
Ellie annuì –Mi vesto e scendo ad aiutarvi- lo avvisò.
Fin da piccola era tradizione che fosse lei a posizionare il puntale.
Gordon da bambina era solito metterla sulle spalle per aiutarla ad arrivarci, ma con un albero così grande dubitava ci sarebbe riuscita senza una scala.
Alzò le spalle, correndo su per le scale entusiasta e felice come una bambina.
 
Quando zia Caroline tornò dal lavoro l’albero era pronto –E’ perfetto- sorrise entusiasta.
Ellie ricambiò il sorriso scendendo dalla scaletta, mentre Gordon accendeva le luci.
Pranzarono in silenzio, o meglio lei rimase in silenzio fingendo di ascoltare sua zia che ripeteva il discorso che doveva avere d’avanti ai suoi dipendenti.
Quando avvisò di dover andare Ellie si alzò dal suo posto per accompagnarla alla porta.
-Oh, Eloise cara, mi dispiace davvero tantissimo che dovremo passare la vigilia e il giorno di Natale lontane- blaterò dispiaciuta mentre il cameriere caricava le sue due valigie in macchina.
-Non preoccuparti zia Caroline, starò bene- la tranquillizzò sorridendole rassicurante.
La donna si ravvivò i capelli nello specchio del salotto –Appena sarò tornata ti prometto che passeremo un pò di tempo insieme. Se vuoi per le feste potresti invitare Liam qui a casa, sono sicura che saprebbe come rallegrarti, cara- le sorrise complice indossando il cappotto.
-Non voglio che passi le feste lontano da casa, la sua famiglia sembra tenerci a queste cose- balbettò imbarazzata.
Zia Caroline sembrò considerare una qualche ipotesi molte volte prima di parlare titubante  –Allora farò una piccola eccezione, ma solo per il giorno di Natale, non voglio che tu debba passarlo da sola. Invita qualche tuo amico a pranzare da noi, magari qualche tua compagna di classe, ma solo una, non voglio ci sia uno zoo a casa mia- concluse, fermandosi vicino alla porta.
Ellie annuì.
-Vieni, fatti salutare- la invitò ad avvicinarsi allungando la mano.
La strinse appena, sorridendole composta un attimo dopo –Passa un buon Natale, Eloise, e fai la brava mi raccomando- la salutò.
-Buon natale anche a te zia- sussurrò prima che chiudesse la porta.
 
 
Zayn fu svegliato da qualcuno che lo scuoteva troppo violentemente e con un ghigno fastidioso.
-Luke Robert Hemmings, se non mi lasci immediatamente ti ficco con la testa nel gabinetto- imprecò stropicciandosi gli occhi.
L’amico rise più forte, lasciando la presa sulle sue spalle nude.
-Che amico che sei, io vado via e nemmeno mi saluti..senza contare che sono quasi le tre del pomeriggio e tu dormi ancora-  lo riprese cercando di essere serio.
Zayn aprì di scatto gli occhi notando il biondo stretto in un giubbotto blu e due valigie dall’aria strapiena appoggiate vicino alla porta.
-Che significa? Non me lo avevi detto- mormorò confuso alzandosi a sedere.
Luke alzò le spalle –Non lo sapevo neppure io, mi hanno avvisato stamattina di aver trovato un posto in cui posso stare per un pò- si giustificò.
Zayn rimase in silenzio, osservandolo immobile in mezzo alla stanza –Dove…Dove andrai?- chiese schiarendosi la voce.
Luke si leccò le labbra, gesto che faceva sempre quando era nervoso –Beh…sai, mia zia Joanna…La sorella di mia madre, si è trasferita a Biggleswade con i figli dopo il divorzio con il marito e si, beh, ha deciso di ospitarmi-.
Zayn gli rivolse uno sguardo preoccupato, alzandosi completamente dal letto –Luke…- iniziò ma il ragazzo lo interruppe subito.
-No, ehi, io non la conosco molto…L’ho vista qualche volta da piccolo quando a Natale ancora festeggiavamo dai miei nonni, e le figlie minori neppure erano ancora nate. Mi ricordo soltanto del più grande, Louis. Senti Zayn, lei non è mia madre, lei ha un lavoro vero, gestisce una tavola calda mi dicono quelli dell’agenzia, lei una prostituta nemmeno l’ha mai vista…Cioè, a parte mia mamma- balbettò speranzoso torturandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
Zayn annuì, sperando con tutto se stesso che sua zia fosse davvero quello che diceva, non meritava di vivere ancora un incubo come quello che aveva già vissuto a causa di sua madre.
-Batti il pugno- gli sorrise, lasciandogli poi una pacca sulla spalla.
Luke si avvicinò alla porta, prendendo le valigie –E hei..tranquillo, Biggleswade è a soli 30 kilometri, credi davvero che non tornerò a rubarti la moto?- scherzò aprendo la porta.
Il moro ridacchiò –Coglione- disse lanciandogli un cuscino.
Luke rise, mandandogli un bacio volante –A presto, tesoro- lo salutò prima di uscire dalla stanza.
Quando il suono dei suoi passi scomparve alla fine del corridoio Zayn indossò un paio di pantaloni della tuta, guardandosi in torno.
La stanza era un completo disastro: vestiti sporchi sparsi ovunque, cartacce sul pavimento, cuscini gettati alla rinfusa ovunque e cenere di sigaretta sparsa sul divano.
Ed era tutto terribilmente silenzioso senza Luke.
Si lasciò cadere sul divano sporco, prendendo dal mini freezer le due fette di pizza avanzate dalla sera scorsa ed una birra a metà, cominciando a mangiare in silenzio.
Zayn da bambino aveva avuto qualche amico ma al liceo era cambiato completamente, e aveva mandato al diavolo tutto e tutti.
L’unico che aveva accettato tutta la sua merda era stato Luke, lo stronzo, egoista, approfittatore, irritante Luke.
Ma gli voleva bene forse più di quanto dava a vedere.
Perché anche se in modi bizzarri lui lo aiutava in ogni circostanza, lo assecondava in ogni cazzata e lo copriva sempre quando ne aveva bisogno.
Luke era quello che lo riportava a letto quando si ubriacava sul tetto, quello che gli fregava i vestiti e il giorno dopo glieli restituiva luridi o strappati, era quello che gli portava cibo take away ogni volta che usciva la sera, ed era quello che si era fatto da parte con Ellie senza chiedergli niente o prenderlo in giro, perché fingendo di nulla aveva capito che forse il suo amico coglione si stava innamorando davvero.
Lanciò sul tavolino l’avanzo di fetta di pizza che aveva quasi terminato, bevendo un sorso di birra.
Gli era passata la fame.
Quando bussarono alla porta sobbalzò –Avanti- disse ritornando in se.
Ellie apparve sulla soglia, indossava un cappotto color fango che si intonava magnificamente ai suoi occhi e un cappello di lana nera sui capelli mossi dal vento che contribuiva a rendere la sua figura infreddolita terribilmente tenera.
E magicamente la solitudine che lo aveva avvolto venne completamente sostituita dai fuochi d’artificio.
Notò le sue gote infiammarsi e si rese conto di essere ancora a petto nudo.
Sorrise intenerito, probabilmente non aveva mai visto un ragazzo senza maglietta.
-Buon pomeriggio- la salutò con la voce ancora un pò impastata andando verso di lei.
Lei deglutì alzando la mano in segno di saluto, prima di schiarirsi la voce -Niall mi ha detto della partenza di Luke, come stai?- domandò preoccupata chiudendosi la porta alle spalle.
Zayn alzò le spalle –Sono stato peggio- disse avvicinandosi a lei.
Cautamente le tolse il cappello, facendo scivolare le mani tra le sue ciocche scure.
I suoi capelli profumavano sempre di mele caramellate.
-Se..sei..s..sicuro che vada tutto bene?- balbettò in difficoltà.
Il moro sorrise notando la sua difficoltà nel rimanere lucida, allora non era il solo a sentire il bisogno di un contatto.
-Sicurissimo- affermò annuendo.
Le sbottonò il cappotto bottone dopo bottone, aiutandola a toglierselo e lo posò cautamente sul letto.
-Come mai sei passata?- le domandò invitandola a sedersi sul materasso disfatto.
Ellie lo guardò titubante prima di accomodarsi –Avevo voglia di vederti- ammise in un sussurro quasi impercettibile.
Zayn addolcì lo sguardo –Anche io- sorrise sedendosi di fianco a lei.
Si avvicinò lentamente, appoggiando le labbra sulle sue e le accarezzò una guancia.
-Niall mi ha chiesto di pulire le camere dell’istituto assieme a lui e di decorarle un pò per le feste, e non credo di essere pronta a tutto questo- disse guardandosi in torno preoccupata.
Zayn annuì –E’ un disastro, lo so- ammise.
La ragazza sorrise quando si sentì trascinare sulle sue ginocchia –Posso darti una mano così passeremo un pò di tempo insieme- sussurrò col naso appoggiato sul suo collo, mentre inspirava il suo profumo dolciastro.
Ellie avvolse le braccia attorno al suo collo nudo –Così sembra un pò meno scoraggiante- disse arrossendo.
Zayn sorrise soddisfatto baciandole la fronte, poi la punta del naso ed infine dandole un lungo e lento bacio sulle labbra, facendo scorrere le sue mani lentamente dalle spalle alla curva dei fianchi.
Ellie si abbandonò completamente al suo tocco leggero e terribilmente piacevole, ignorando con tutta se stessa la timidezza.
Quando si fermò sul suo fondoschiena sentì qualcosa dentro di lei travolgerla inaspettatamente e si alzò di scatto dalle sue ginocchia come se punta da uno spillo.
Il ragazzo aprì gli occhi che si erano chiusi senza che se ne accorgesse, guardandosi attorno con aria confusa –Ho esagerato, scusa, scusami, scusa- ripetè mortificato –Non so cosa mi sia preso, è che..insomma,io..non..non riesco a controllarmi…- balbettò in difficoltà.
Ellie annuì, col respiro pesante ed irregolare.
Cercò di calmarsi e di riassumere un colorito normale mentre Zayn ancora la guardava preoccupato –Scusami- la pregò ancora.
Lei scosse la testa, ritornando a sedersi di fianco a lui –E’ tutto ok, solo che mi hai colta inaspettata- cercò di tranquillizzarlo.
Zayn le prese una mano stringendogliela sulla sua gamba –Allora la prossima volta basterà avvisarti?- chiese speranzoso, cercando di sembrare serio.
Ellie rise imbarazzata alzando le spalle –E’ meglio se mi metto al lavoro o non finirò mai- si alzò rimboccandosi le maniche –Dovresti davvero indossare qualcosa- sussurrò osservando i suoi addominali appena pronunciati.
Zayn sorrise –Di solito le ragazze mi chiedono il contrario- scherzò cercando dei vestiti puliti dal mucchio ai piedi del letto.
Ellie ridacchiò, seppur imbarazzata –Vado a fare una doccia, tu comincia- la avvisò il ragazzo prima di sorriderle e chiudersi in bagno.
 
 
-E’ fantastico, riesco di nuovo a vedere il pavimento- disse Ellie, aggiustando i cuscini del divano.
Zayn annuì, trascinando il cestino strapieno dei panni sporchi verso la porta.
La ragazza si avvicinò agli addobbi, cominciando a scartocciarli dal loro polveroso involucro.
-No ehi, ehi, non c’è bisogno che li apri perché non ho intenzione di usarli- la avvisò dirigendosi convinto nella sua direzione.
Ellie lo osservò confuso –Userai i tuoi addobbi personali?- chiese rimettendo a posto la scatola di palline rosse.
Il moro scosse la testa, lanciandosi sul divano finalmente pulito –Non uso addobbi-.
Cercò di ignorare lo sguardo meravigliato della ragazza concentrandosi sulla tv accesa che purtroppo trasmetteva solo stupidi film natalizi per bambini.
-E’ Natale, devi per  forza addobbare la tua camera!- esclamò allibita Ellie, riprendendo a scartocciare.
Zayn alzò le spalle –Non per forza- la corresse cambiando canale.
-Il grinch- Ellie corse verso di lui, rubandogli il telecomando dalle mani e alzando la voce per sentire meglio la stupida canzoncina che cantavano i protagonisti del film.
-Oh ti prego, non esiste film più sciocco di questo- disse tentando di recuperare il telecomando.
Ellie scappò via –Il grinch non è stupido, è il mio film natalizio preferito- lo riprese arrabbiata –E poi sarò io a costringerti ad addobbare la tua stanza- concluse risoluta.
Ignorò le sue parolacce e cacciò da uno scatolino di appena mezzo metro un piccolo alberello spelacchiato.
Zayn sospirò –Ti ho già detto che non ho intenzione di toccare quei cosi- imprecò spazientito indicando fili colorati, sfere rosse, e animaletti invernali.
Ellie alzò le spalle –Pazienza, vorrà dire che lo farò da sola- concluse cominciando a girare attorno all’alberello per posizionare le lucine.
Zayn alzò le mani al cielo esasperato –E va bene!- scandì  benele parole per farle recepire il messaggio che lo faceva contro la sua volontà, prendendo dalla scatola la stella rossa che doveva essere un puntale, ma la ragazza lo bloccò immediatamente.
-Che fai?!- lo riprese indignata bloccandolo
Zayn la guardò confuso –Ti aiuto...Non era questo che volevi?-.
Ellie aprì la bocca, richiudendola parecchi minuti dopo –L’albero si comincia sempre dalle lucine e dai nastrini. Il puntale va per ultimo!- spiegò come se fosse ovvio, scuotendo la testa.
Zayn sospirò ancora una volta –Fai sul serio?- domandò esasperato –Cioè tu…oh lascia stare, fai come ti pare- si rassegnò posando la stella di nuovo al suo posto.
Ellie sorrise soddisfatta, riprendendo a girare attorno all’albero –E poi sono io che metto il puntale, sin da bambina-.
Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di calmarsi –E a quanto pare non sei mai cresciuta- blaterò aiutandola con le luci.
Ellie alzò le spalle, sorridendogli adorabilmente e lui si sporse in avanti per rubarle un bacio, ma la porta si aprì di scatto dopo un colpo fugace.
E Zayn maledicendo il Natale, gli addobbi e tutto il resto, desiderò diventare invisibile.
 
Ellie fece vagare lo sguardo confuso dai nuovi arrivati sorridenti a Zayn scosso e infastidito.
Fermi sulla soglia c’era un uomo alto e robusto, con i capelli neri ben pettinati, il viso ricoperto da barba scura e gli stessi occhi e tratti spigolosi terribilmente identici a quelli di Zayn ed una donna magra e minuta dal viso lungo, sottili e liscissimi capelli castani e il sorriso dolce ed emozionato.
Fu la prima a parlare, portandosi una mano d’avanti alla bocca –Zayn..- sussurrò mentre gli occhi le diventavano acquosi.
Fece un passo avanti ma l’uomo le prese la mano, trattenendola –Calma tesoro, aspetta- le sussurrò dolcemente accarezzandole il viso.
Ad Ellie sembrò di rivivere una delle scene da romanzo che viveva con il ragazzo al suo fianco: la stessa dolcezza nella voce trascinata, lo stesso tocco delicato ma deciso e gli stessi occhi…innamorati?
L’uomo si voltò ad osservarli, sorridendo cauto –Yaser, Yaser Malik- si presentò porgendo la mano ad Ellie.
La ragazza guardò la mano tesa per poi rivolgere lo sguardo titubante a Zayn immobile e silenzioso.
Quando incontrò il suo sguardo sembrò risvegliarsi da uno stato di trance momentanea, non parlò ma alzando la mano riabbassò quella del padre.
L’uomo tentò di nascondere un velo di delusione con un sorriso incoraggiante –Come stai, Zayn?-.
La donna alle sue spalle osservò il pavimento, cercando di trattenere le lacrime e suo marito allungò il braccio per stringerla al suo fianco.
-Cosa ci fate qui?- la voce di Zayn era dura come una lastra di pietra, terribilmente simile alle prime volte che lo aveva conosciuto.
Alla donna scappò un verso di timore ma Yaser sorrise di nuovo a suo figlio –E’ da tanto che non ci vediamo, e…oh Trisha…è fantastico,è cambiato tanto negli ultimi anni- disse rivolto alla donna.
Zayn strinse i pugni –Andatevene via, non vi voglio qui, non adesso- sibilò con la voce fredda, dopo aver guardato Ellie.
Il padre le rivolse di nuovo lo sguardo, sorridendole –Tu devi essere Ellie, Bobby ci ha detto tutto di te- disse allargando il suo sorriso.
Dalle labbra di Zayn scappò un verso di frustrazione –Quei maledetti Horan non si fanno mai gli affari loro- imprecò andando verso l’armadio e cercando il suo giubbotto.
La donna si schiarì la voce –Ti prego, Zayn, ti prego…solo un attimo- lo pregò con la voce rotta.
Zayn si bloccò, voltandosi nella loro direzione e osservandola desolato.
-Non posso, lo so cosa volete mamma, ma io non posso. Non ci riesco- la voce gli si incrinò prima che ritornasse ad indossare la sua maschera dura.
Yaser riprese la parola –E’ difficile anche per noi, Zayn. Ma per favore, non scappare ancora- aveva perso il sorriso e l’espressione degli occhi era passata da dolce e comprensiva a distrutta e stanca.
-Per favore, è solo una cena. Vieni, che ti costa. E’ la vigilia di Natale- Trisha si strinse al braccio di suo marito, con lo sguardo ancora incollato sul figlio.
Zayn si voltò ad osservare Ellie, che anche se confusa gli sorrise incoraggiante.
Lui le rivolse uno sguardo di scuse come per dire ‘Non avrei voluto che assistessi a tutto questo’.
-Perché non vieni anche tu Ellie? Se per domani sera non hai impegni saremmo felicissimi di averti in casa nostra per la cena della vigilia- la invitò l’uomo mentre sua moglie annuiva.
-NO!- Zayn ritornò al suo fianco, scuotendo risoluto la testa –Non verrà nessuno, né io, né lei-.
La donna non riuscì a trattenere oltre le lacrime e scoppiò in un pianto silenzioso e suo marito la osservò desolato –Ti prego- non parlava più con suo figlio, ma con lei –Vieni, ti prego. Se verrai tu lui ti seguirà, non ti lascerebbe sola. Per favore-.
Ellie osservò dispiaciuta l’uomo esausto davanti a lei che stringeva sua moglie in lacrime al petto e voltò lo sguardo verso Zayn.
Il ragazzo sembrava devastato proprio come suo padre, le prese la mano ed annuì –Va bene, papà se per Ellie va bene verremo. Ma solo per la vigilia, non chiedermi altro. Sto meglio così, sai che non ce la faccio-.
Le rivolse lo sguardo in una supplica muta che sembrava urlare ‘non lasciarmi da solo ad affrontarlo ’ e lei sospirò, stringendo di più la sua mano –Per me va bene-.
Le lacrime della donna sgorgarono ancora di più sulle sue guancie lisce –Grazie, grazie, ti sarò grata per sempre, grazie- le prese l’altra mano tra le sue umide per le lacrime e le sorrise speranzosa.
Yaser le mise una mano sulla spalla, rindossando il suo sorriso affettuoso –Tesoro, è meglio se li lasciamo soli per chiarirsi adesso- disse a sua moglie che la lasciò annuendo.
-A domani, non ci credo che posso dirlo davvero- sussurrò felice, stringendosi tra le braccia del marito che li salutò con una mano, prima di uscire dalla stanza.
Quando la porta si fu chiusa Zayn si voltò verso di lei, abbracciandola –Scusa- sussurrò nel suo collo accarezzandole la schiena.
Ellie scosse la testa –Non devi scusarti, in realtà mia zia è partita e avrei passato la vigilia da sola. Mi fa piacere venire anche se sono un pò in imbarazzo- lo rassicurò.
Zayn la strinse più forte –E’ un casino-.
-Non mi è chiara la situazione, ma loro ci tenevano davvero che tu andassi- disse seguendolo sul divano.
Il ragazzo si stese di lato, invitandola con la mano a mettersi al suo fianco.
Ellie arrossendo lo affiancò di spalle, sciogliendosi al tocco delle sue mani che le accarezzavano i fianchi –Non mi va di parlarne, per favore. Credo che domani ti sarà chiaro perché lo vedrai con i tuoi occhi- spiegò annusando i suoi capelli.
Ellie annuì.
Non aveva idea di cosa stesse parlando, né di perché i suoi genitori erano tanto tristi e né di perché lui non voleva tornare a casa, ma annuì comprensiva, rimanendo in silenzio.
-Rimaniamo un pò qui così, ti accompagno più tardi- le chiese appoggiando la fronte alla sua schiena.
La ragazza annuì di nuovo, chiudendo gli occhi e dimenticandosi di tutto il resto.
 
 
Ciaaaao  a tutte, fanciulle!
Il Natale è quasi vicino ed io non potevo non contagiare i personaggi con il mio  eccessivo spirito natalizio!
Ellie mi somiglia sempre di più ormai, e Zayn è sempre più dolce ma si sa..a Natale sono tutti più buoni no?
Quindi ‘Buuuum’ ecco i genitori di Zayn spuntati dal nulla con i loro misteri, non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo perché aspettavo questo momento da un eternità.
Pubblicherò prestissimo, promesso, ma voi fatemi sapere cosa pensate del capitolo o della storia in generale, se immaginate quale possa essere il motivo che spinge Zayn lontano da casa e boh, ditemi tutto quello che vi pare tanto mi fa piacere comunque!
Vi lascio e mi raccomando, addobbate eccessivamente le vostre case e non fate come Zayn il musone mi raccomando!
See u soon xx
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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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Good girl.
 
 
Capitolo 15
 
Ellie si strinse di più nel cappotto bianco, osservando attenta i passi di Zayn che camminava sul marciapiedi deserto di fianco a lei.
Era la vigilia, e ad essere glaciale non era solo la temperatura ma anche il suo comportamento.
I suoi movimenti erano rigidi e meccanici e l’espressione era vuota, inoltre per tutto il tragitto in metropolitana non aveva detto una sola parola, nemmeno uno dei suoi soliti sbuffi che annunciavano il suo nervosismo, si era limitato a guardare fuori dal finestrino con le mani strette attorno alle ginocchia.
Sembrava svuotato di ogni emozione e perso in un mondo completamente differente da quello.
Alzò l’indice per indicargli  un palazzo abbastanza alto e dall’aria vintage: il tetto era a punta, ricoperto di tegole blu e le facciate squadrate erano dipinte di giallo senape, le finestre erano tante e molto alte.
Le ricordava un pò i condomini degli anni 50 o comunque del secolo scorso perchè erano completamente differenti da quelli di nuova generazione che si trovavano al centro della città.
Zayn cercò nella tasca dei suoi pantaloni neri cacciando un mazzo di chiavi, le strinse nel pugno qualche minuto, facendo un passo in dietro e osservando l’intero edificio con espressione malinconica.
-E’ esattamente uguale a come l’avevo lasciato- disse in risposta allo sguardo interrogativo di Ellie.
 Ritornò vicino al portone d’ingresso, aprendolo con un paio di girate e tanta pressione, lo spalancò e lo ascoltò cigolare prima che la invitasse ad entrare.
L’ atrio era spoglio e gelato, il marmo bianco era spezzato solo dalle sei cassette della posta dipinte di blu e da una pianta alta e quasi secca.
Salirono in silenzio le scale fino al quarto piano ma prima di bussare Zayn si fermò, guardandola spaventato e disperato.
Le prese le mani e se la portò entrambe sulle guancie mentre i loro occhi si cercavano –Ho bisogno che tu mi dica che dopo non scapperai, che mi accetterai nonostante io sia una persona orribile- sussurrò aprendo i palmi sulle sue mani.
Ellie gli sorrise dolcemente –Zayn, tu non sei una persona orribile-.
Il ragazzo la ignorò  –Per favore, promettimelo- la supplicò con la voce stanca.
 
Lei annuì –Anche se volessi non potrei mai andarmene perché ormai ti appartengo- sussurrò imbarazzata ma terribilmente sincera.
Zayn sorrise dolcemente, baciandole la fronte per poi suonare il campanello.
La porta di legno scuro si aprì poco dopo,  mostrando sua madre stretta in un vestito rosso che le arrivava al ginocchio, delle ciabatte dall’aria comoda e un grembiule da cucina decorato da disegni natalizi.
Un cocker dal pelo bianco e nero, con orecchie lunghe e penzolanti cominciò a saltellargli attorno, scodinzolando e abbaiando.
-Charlie!- lo riprese la donna prima di spostarsi per lasciarli entrare -Buona vigilia di Natale- li salutò in procinto di piangere.
Ellie si ritrovò in un salotto piccolo e accogliente, con le pareti bianche ricoperte di cornici, il divano a tre posti di pelle marrone su cui il cane si accucciò, un tappeto persiano dall’aria antica e una piccola stufa a legna che riscaldava l’aria profumata di arancia e cannella.
Un albero decorato con bambole di pezza e lucine gialle si alzava ad un lato della stanza, rallegrandola e illuminandola.
Trisha si piegò meccanicamente sul divano, aggiustando i cuscini già perfetti -Yaser è di la…con…con…- balbettò col viso rivolto verso il basso, attenta a non osservare suo figlio.
Zayn si schiarì la voce, sbottonando il giubbotto di pelle.
Sotto indossava un maglioncino beige con ricami rossi dall’aria molto natalizia, ed Ellie ne rimase estremamente colpita; non avrebbe mai immaginato che potesse indossare cose tanto allegre.
-Andiamo di la a salutare- le disse prendendo il suo cappotto bianco e consegnandoli entrambi a sua madre che li prese subito per posarli.
Zayn le prese la mano, stringendola un pò più del dovuto, e la guidò per un piccolo corridoio fino ad una porta aperta a metà che recitava su un cartello rosa e bianco il nome di ‘Safaa’.
Bussò appena prima di aprirla e bloccarsi sulla soglia.
La stanza era piccola e colorata, piena di giocattoli e libri; in un angolino erano ammucchiate flebo, scatole di pillole, punture e macchinari strani che non aveva mai visto.
Yaser era inginocchiato a terra su un tappeto peloso di colore fucsia con in mano un peluche a forma di coniglietto, si voltò verso la porta e sorrise ai nuovi arrivati.
Non ebbe il tempo di aprire bocca perché una bambina saltò giù dal letto e camminò barcollante in contro a suo figlio.
-Zayn- la voce era fioca ma felice.
Il ragazzo che fino ad un attimo prima aveva l’aria stanca e distrutta, indossò un sorriso dolce, prendendola in braccio.
-Ehi pulce- la salutò baciandogli una guancia.
La bambina sorrise, scoprendo gli spazi vuoti dei dentini che le erano caduti.
Il ragazzo la rimise a letto ed Ellie potette osservarla meglio.
Indossava un pigiama rosa con dei motivi di farfalle e delle ciabattine a forma di coniglietto erano abbandonate ai piedi del letto, aveva la pelle ambrata ma pallida e quasi trasparente,  sul collo un cerotto bianco che scompariva nella maglietta di cotone, gli occhioni  grandi e marroni dalle lunghe ciglia proprio come quelle del fratello e sulla testa liscia e senza capelli portava un cappellino viola di spugna.
Quando le rivolse lo sguardo intenso Ellie percepì una fitta che le contrasse il cuore, le sorrise dolcemente e la bambina seppur intimorita ricambiò con il suo sorrisetto sdentato.
Il fratello le accarezzò una guancia –Lei è Ellie, la mia…fidanzata-  spiegò incerto.
Ellie spalancò gli occhi, completamente impreparata a quella dichiarazione, esclamazione, confessione o qualsiasi cosa fosse.
Zayn le rivolse lo sguardo giusto un secondo e lei capì che ne avrebbero parlato successivamente.
Si concentrò sul  viso della bambina, notando che il suo sorriso si  era spento –E’ per colpa sua che non vieni più a trovarmi?- domandò con la voce triste, abbassando lo sguardo a terra.
Zayn strinse i pugni, inginocchiandosi ai piedi del letto –M..ma c…certo che no pulce- balbettò prendendole le mani piccole e paffute –I..io sai i lavoretti, i corsi di disegno, e poi non mi lasciano uscire molto lì…io..-.
Yaser posò il peluche per terra, alzandosi e sorridendo –Ti ho già spiegato che tuo fratello non può  Safaa- disse con calma, sorridendo a sua figlia.
La bambina annuì –Se lui non può ci vado io allora- protestò corrugando la fronte.
Ellie sorrise, la sua espressione contrariata era terribilmente uguale a quella di suo fratello.
-Tesoro ne abbiamo già parlato, non farebbe bene alla tua salute. E comunque non è carino comportarsi così con le persone che non conosci, sai?- Yaser le prese il nasino tra l’indice e il medio, sorridendole canzonatorio.
Riuscì nel suo tacito intento di cambiare discorso quando la  bambina annuì ancora –Scusa- le disse dispiaciuta.
Ellie le sorrise di nuovo –Non preoccuparti, capisco cosa significa dover stare senza Zayn per troppo tempo- disse timidamente.
La bambina annuì –Già- le fece segno di avvicinarsi e alzò le mani per farla abbassare e lei si inginocchiò –Che bei capelli che hai, posso farti le trecce?- domandò  innamorata rigirandosi le sue ciocche tra le mani.
Essere diretti era una caratteristica di famiglia, così come l’assenza di timidezza.
-Safaa..- la ripresero all’unisono suo padre e suo fratello, ma Ellie alzò le spalle –Certo che puoi- le sorrise timidamente.
La bambina le prese la mano, alzandosi lentamente dal letto e trascinandola sul divano del salotto mentre suo padre ridacchiava.
Zayn le seguì con la fronte corrugatae si sedette di fianco a loro, Ellie gli sorrise rassicurante e lui le prese la mano sul cuscino del divano.
-Mi ricordano così tanto i miei- ammise la bambina intrecciandogli i capelli in due trecce lunghe e sottili.
Il ragazzo deglutì rumorosamente, lasciando la mano della ragazza e alzandosi in piedi –Va..vado in bagno- disse uscendo dalla stanza.
Quando tornò nella stanza Safaa annunciò che la sua pettinatura era pronta –Non sono bellissimi?- trillò giocando con il cane che le mordicchiava il braccio.
Zayn incatenò lo sguardo con la ragazza, annuendo –Si, lo è- sorrise riferendosi a Ellie che arrossì.
Trisha servì il pasticcio di carne e verdure al centro della tavola, profumando tutta la stanza –E’ pronto- annunciò prendendo posto vicino a suo marito.
Zayn prese in braccio la bambina aiutandola a sedere al suo posto per poi avvicinare la sedia al suo fianco per sedersi vicino a lei.
-Voglio stare in braccio- si lamentò la bambina mettendo su il broncio.
Yaser posò il suo bicchiere di vino –Sei grande ormai Safaa-.
Zayn scosse la testa –Vieni- sorrise  alla bambina mettendola sulle sue ginocchia mentre lei ridacchiava contenta.
Ellie sentì il cuore scaldarsi e mentre osservava il ragazzo che imboccava premurosamente la sua sorellina cominciò a mangiare in silenzio.
 
 
Quando la sua fetta di pudding era quasi finita si accorse che erano le ventidue.
Sua madre si schiarì la voce, slegandosi il grembiule natalizio –Tesoro, è ora di andare a dormire per te- disse sorridendo alla bambina.
Safaa sulle sue ginocchia sbadigliò, scuotendo la testa –Non ancora mamma- sussurrò dispiaciuta stringendo le sue mani.
Zayn sentì lo stomaco chiudersi completamente e allontanando il piatto da sotto il suo naso la strinse tra le braccia e si alzò –Vieni pulce, ti racconto una storia- le sorrise dolcemente.
-Grazie- la voce era più fioca del solito e l’espressione era stanca.
Zayn osservò Ellie –Torno presto- la avvisò con sguardo dispiaciuto.
Ellie sorrise rassicurante –Figurati, prenditi tutto il tempo che ti serve- gli disse in un sussurro.
Zayn si avviò nella camera di sua sorella, tenendola tra le braccia.
La sera era sempre la stessa routine, con tutti gli aghi che aveva consumato sarebbe  potuto diventare un infermiere provetto.
Sapeva che era peggiorata negli ultimi tempi e vederla così era davvero troppo per un codardo come lui.
Le spiegò le coperte e la distese nel lettino –Cosa vuoi sentire pulce?- domandò sorridente appendendo una nuova bottiglietta alla stecca della flebo.
La aprì, collegandola al tubetto trasparente.
-Non possiamo saltare almeno questa sera, Zayn? E’ Natale- sussurrò socchiudendo gli occhioni stanchi e sofferenti.
Zayn deglutì, cominciando a sentire gli occhi pizzicargli  –Sc..scusa p..pulce, ma lo sai che ti serve per stare bene no?- balbettò alzandole la maglietta e collegando il tubicino all’ago.
Safaa annuì, stringendo i bordi delle coperte.
Zayn asciugò una lacrima, piegandosi a cercare un libro per nascondersi ai suoi occhi –Lasciami indovinare, Peter Pan?- domandò con la voce incrinata.
Lei ridacchiò e la sua espressione adorabile lo aiutò a sorriderle dinuovo.
Si schiarì la voce, pregando che non gli uscisse rotta e cominciò a leggere la storia.
Quando la bottiglietta fu quasi a metà la bambina cominciò a lamentarsi per il dolore.
-Pulce, ehi, è quasi finita su- le sussurrò dolcemente accarezzandole la testa.
Safaa annuì –Continua la storia- lo supplicò digrignando i denti.
Si strofinò gli occhi col dorso della mano, continuando a leggere con espressione.
Quando finalmente la flebo fu finita la staccò immediatamente, riponendola in un angolo buio.
Safaa sorrise –Zayn stai un altro pò con me? Non riesco a dormire- lo pregò rannicchiandosi.
Lui annuì, togliendosi le scarpe –Fammi spazio- sorrise infilandosi sotto alle coperte e racchiudendo il suo piccolo corpicino tra le braccia.
-Zayn quando starò meglio verrò a trovarti ogni giorno- sussurrò con la testa appoggiata sul suo petto.
Zayn venne scosso da un singhiozzo –Pulce, ti voglio bene- sussurrò tra i suoi capelli stringendola.
Safaa chiuse gli occhi, lasciando la sua presa dal suo maglione.
-Buonanotte- le posò un bacio sulla fronte e quando la bambina fu addormentata  uscì dal letto e si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi scivolare lungo la superficie di essa.
Si prese la testa fra le mani, lasciando via libera alle lacrime ed ai singhiozzi.
Appoggiò la fronte alle ginocchia, rannicchiandosi sul pavimento e sperò che nessun’altro lo sentisse.
Sapeva che era stata una pessima idea venire quella sera, lo sapeva già.
Ma nonostante fosse preparato a quello che lo aspettava non riusciva mai a non sentirsi svuotato o arrabbiato.
Era un codardo, uno stupido codardo spaventato dalla sofferenza negli occhi di quella bambina, che pur avendo solo otto anni riusciva ad essere molto più forte di lui.
Conviveva con quel mostro da quando ne aveva quattro e ne aveva passate troppe per la sua tenera età.
E lui nonostante si vergognasse di essere scappato dal suo dolore, non riusciva a pensare che quella sera non sarebbe dovuto andare.
Non lo sopportava di vederla così.
Quando sentì le voci della cucina diventare più alte, prese un respiro profondo e si asciugò gli occhi con le mani.
Attese un attimo che si calmasse il respiro e ritornò in salotto.
I suoi genitori ed Ellie entrarono nella stanza un attimo dopo.
-Ti siamo davvero grati per essere venuta- stava dicendo suo padre in capo alla fila.
Lo osservò e accorgendosi probabilmente degli occhi arrossati gli rivolse uno sguardo comprensivo.
-E’ meglio se andiamo- disse ad Ellie che annuì immediatamente.
Sua madre corse a prendere i cappotti dall’attaccapanni e glieli porse dispiaciuta.
Li indossarono in un silenzio imbarazzante e si avviarono alla porta accompagnati dai suoi genitori.
Sua mamma aprì la porta e lui si fermò sulla soglia –E’ stato un piacere- Ellie si aprì in uno dei suoi sorrisi adorabili e gentili e la strinse in un abbraccio.
-Anche per noi, se ti va torna a trovarci qualche volta- rispose suo padre, abbracciando la moglie.
Zayn si irrigidì all’idea di dover ritornare e riaffrontare tutto quello un’altra volta.
Fece qualche passo in dietro verso la rampa di scale e –Buon Natale- li salutò con un gesto della testa, prima di rimettere le mani in tasca e correre giù.
Sentì Ellie salutare un ultima volta e poi i suoi passi leggeri seguirlo sulle scale.
Si fermò davanti al portone d’ingresso e attese che lo raggiungesse.
Le prese la mano e aprì la porta, immergendosi di nuovo nel freddo pizzicante di dicembre.
Attesero in silenzio che arrivasse la metropolitana e quando finalmente si accomodarono sui sedili ruvidi e sporchi le fece segno di appoggiare la testa sul suo petto.
Il mezzo era deserto come era giusto che fosse alla vigilia di natale persino il conducente era stato sostituito dal cambio automatico.
Quando la voce metallica annunciò la fermata della casa della ragazza Zayn abbottonò la zip del giubbotto fino all’ultimo, pronto ad accompagnarla a casa.
Le strinse la mano con la sua e la guidò nel buio della sera.
Quando ormai erano quasi arrivati si accorse di come si stesse letteralmente torturando il labbro inferiore con i denti.
Si fermò e mentre lei lo osservava perplessa lui col pollice liberò le sue labbra –Cosa vuoi dirmi?- le domandò sorridendo.
Lei arrossì e nascose il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla –N..nulla- balbettò imbarazzata.
Zayn le strinse le mani sulla schiena –Percepisco quando sei nervosa- le sussurrò all’orecchio beandosi del profumo dolciastro dei suoi capelli.
Ellie mugolò –Ecco…io stavo pensando che, beh, visto che mia zia è partita e che domani è Natale, beh..io, cioè tu potevi venire da me a festeggiarlo e ri…rimanere da me stanotte-.
Zayn fece scorrere le sue mani in una carezza lenta –Teoricamente non potrei non ritornare al centro per la notte-.
-Oh si, capisco e poi non hai nulla con te e…magari preferisci tornare a casa e ti capisco, non devi accettare per forza era solo un’ ipotesi- continuò sempre più imbarazzata.
Zayn le alzò il viso dal suo rifugio, per bearsi della sua espressione tenera e impacciata e le baciò la punta del naso arrossata dal freddo –Non desidero nient’altro se non restare con te stanotte- le sussurrò.
Ellie arrossì ancora di più e il suo sguardo si accese di quella scintilla irresistibile che le si  accendeva ogni volta che lui si apriva un pò di più a lei, e viceversa.
Entrarono nella casa calda e buia in silenzio e raggiunsero la sua camera.
La luce gli fece pizzicare gli occhi ormai abituati alla notte scura e si ritrovò in una stanza dalle pareti color salmone e i mobili bianchi.
Il letto era grande e all’apparenza comodo e l’aria profumava di frutti.
Ellie posò il suo cappotto nella cabina armadio –Non ho abiti maschili da prestarti- disse dispiaciuta prendendo anche il suo.
Zayn scosse la testa –Tranquilla, dormirò così non mi importa-.
-Vado di la a cambiarmi, tu mettiti comodo- lo invitò prendendo una vestaglia da un cassetto.
Annuì e la osservò sparire dietro alla porta del bagno.
Sospirò e si sedette sul letto morbido, si slacciò le scarpe, sfilò il maglioncino rimanendo in canottiera e si infilò sotto le coperte, aspettando che tornasse.
Poco dopo apparve sulla soglia della porta con una vestaglia di seta bianca a maniche lunghe; i primi due bottoni sbottonati non aiutarono a tranquillizzarlo affatto.
Con i piedi scalzi corse nel letto e percepì i suoi brividi di freddo scuotere il materasso.
Si avvolse nelle coperte, voltandosi dal suo lato e sorridendogli adorabilmente.
Lui le accarezzò una guancia lentamente accorgendosi di come la sua pelle risultasse sempre un pò più liscia ogni volta che la sfiorava.
-So che non vuoi, ma dovremmo parlarne- sussurrò dispiaciuta spegnendo l’abatjour.
Forse pensò che il buio lo avrebbe aiutato a parlare e così fu, perché non percepire nulla attorno a se gli diede la sensazione che quel discorso stesse avvenendo solo nella sua testa e che non stava davvero raccontandosi a qualcuno.
Non gli andava per niente di ritornare a quei pensieri che lo uccidevano nel profondo, ma per lei avrebbe fatto questo ed altro.
-Lo so, puoi chiedimi ciò che vuoi, solo preferirei se mi abbracciassi- ammise con la voce stanca.
Un attimo dopo la sentì appoggiarsi col busto sul suo petto e cercò di stringerla a se il più possibile.
Seguirono attimi di silenzio in cui probabilmente riflettè minuziosamente sulle parole giuste da usare.
Faceva parte di lei essere perfetta sotto ogni punto di vista.
Cominciò ad accarezzargli il braccio con le dita fredde –Tua sorella ti adora- gli sussurrò dolcemente.
Zayn percepì una fitta nel torace, all’altezza del cuore e il respiro per un attimo gli mancò –Lo so, e so anche di non meritarmelo- la voce gli uscì dura e tagliente.
Ellie strinse la presa attorno alle sue spalle –Perché non fai altro che ripetere che persona orribile tu sia, Zayn?- domandò con tono arrabbiato, e lui immaginò nel buio le sopracciglia aggrottarsi e il viso contrarsi in un espressione corrucciata ed adorabile allo stesso tempo.
-Perché sono un egoista Ellie e scappo da lei perché il suo dolore mi provoca altro dolore. E sono codardo perchè nonostante ogni santissimo giorno non faccio che ripetermi che con la mia codardia peggioro solo la situazione, e anche se mi ripeto che devo smetterla, cerco sempre di convincermi che è meglio così, perché pensare a quello che lei affronta ogni giorno mi distrugge, mi divora; e allo stesso tempo sono così irrealista che preferisco ricordarla come la bambina di tre anni che ride quando le faccio il solletico e che quando mangia il budino al cioccolato si sbrodola tutta piuttosto che aprire gli occhi e affrontare assieme a lei quel mostro che la logora un pò di più giorno per giorno- un’altra fitta forte e decisa gli bloccò il respiro ancora una volta e si aggrappò a lei come se fosse l’unico appiglio capace di farlo restare in superficie.
-E sono illogico perché sfogo la mia rabbia su persone e cose che non c’entrano nulla e sono anche accidioso perché io non voglio cambiare, non voglio affrontare il dolore. Sono un casino, un ammasso di cose negative e tu non immagini in che disastro ti sia imbattuta- concluse con la voce rotta.
Sentì il suo respiro leggero solleticargli il collo nudo e le mani intrecciarsi nei suoi capelli –Zayn?- lo richiamò con il tono basso e insicuro.
-Mmmh?- chiese con un lamento.
-Io credo di essermi innamorata di te- ammise timidamente in un sussurro così basso che a lui sembrò tutto un incasinato e meraviglioso sogno.
In un attimo la spinse sotto di lui, facendo aderire ogni piccola parte del suo corpo a quello di lei -Anche io, e ne sono convinto- il timbro era rauco e trascinato.
La baciò voracemente e il suo inconfondibile sapore di innocenza lo mandò letteralmente in estasi.
-Ellie dimmi cosa vuoi che accada stanotte, ti prego, ascolterò ogni tua richiesta. Ma ho bisogno di sentirmelo dire- la supplicò baciandole il collo.
Lei si strinse di più al suo corpo caldo –Voglio dormire e stringerti a me. Voglio farti sentire quanto io sia grata a dio, al destino o a qualsiasi altra divinità per aver permesso di imbattermi in te-.
Zayn percepì per la terza volta una fitta, questa volta però ricca di vita e appagamento.
Rimase in silenzio perché nessuno dei due aveva bisogno di parole, ad entrambi bastavano le loro gambe intrecciate e i pezzi della loro anima incastrati insieme in un mosaico d’amore.
 
Buonasera a tutte le lettrici che sono sopravvissute a questo concentrato di dolore e infinita diabeticità.
Non so se sono riuscita nell’intento di trasmettere come avrei voluto le emozioni di Zayn o degli altri personaggi coinvolti nel capitolo, perché è uno dei più fondamentali dell’intera storia visto che spiega definitivamente il perché del suo comportamento ma ho cercato di fare del mio meglio.
Beh, ditemi voi cosa ve ne pare, se si capisce qualcosa o ciò che ho sbagliato.
I vostri pareri mi sarebbero davvero d’aiuto.
Vado via, vi lascio gli auguri di Buon Natale nel caso non riuscissi ad aggiornare (anche se non credo) e spero di rivederci il prima possibile.
Seeee u son x
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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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Capitolo 16
 
Quando si svegliò Ellie si accorse che non era troppo tardi, erano appena le otto ma lei non aveva voglia di dormire.
Zayn era attorcigliato tra le coperte spesse con il respiro lento e l’espressione rilassata.
Era bellissimo con i muscoli guizzanti delle spalle che spuntavano dal lenzuolo e le braccia forti avvolte attorno al corpo e ogni volta che i suoi occhi incontravano la sua figura anche solo di sfuggita sentiva i fuochi di artificio esploderle nello stomaco.
Sapeva che quelle sensazioni ormai non erano più solo imbarazzo ma qualcosa per lei di inesplorato e sconosciuto e questo la spaventava terribilmente.
Si mise a sedere per stiracchiarsi e il ragazzo aprì gli occhi lentamente.
Lo sguardo passò dal perplesso all’intenso in un nanosecondo quando si rese conto che non stava solo sognando.
Si allungò col busto verso di lei e le baciò appena le labbra, prima di stendersi con la testa sul suo stomaco.
-Scusa, non volevo svegliarti- disse Ellie con il tono dispiaciuto, intrecciando le dita lunghe nei suoi capelli neri.
Zayn mugolò, stringendole le mani dietro alla schiena –Sei ancora più bella appena sveglia- mormorò con gli occhi chiusi, mentre si lasciava cullare dalla pancia che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro.
Ellie sentì le guancie infiammarsi e gli organi contrarsi –Grazie..-sussurrò in imbarazzo.
Lui fece silenzio rimanendo un altro pò abbracciato a lei,  prima di aprire gli occhi e alzarsi dalla sua pancia.
-Buon Natale- le sussurrò osservandola dolcemente.
Aveva i capelli scuri in disordine e la pelle con i raggi del sole appariva ancora più chiara e soffice.
Le accarezzò una guancia liscia e candida mordendosi un labbro per trattenersi dal saltarle addosso istantaneamente –Hai una pelle bellissima, davvero- ammise sfiorandole il collo con l’indice e il medio.
Ellie dovette stringere il lenzuolo freddo tra le dita per reprimere un lamento causato dalle sue carezze ipnotizzanti.
 Le mani ferme ed esperte scesero sul ventre e sulle gambe, per poi risalire sulle cosce e tirarla di peso verso di se.
Adorava le vestaglie di seta, dio se le adorava.
Erano così sottili ed aderivano al corpo come vetro morbido, era come toccare un fiore bagnato dalla rugiada.
Le diede un bacio più lungo e vorace, beandosi del suo sguardo ardente quasi quanto il suo ma in fondo anche timoroso.
-Mi ucciderai un giorno- mormorò appoggiando la fronte sulla sua –Sei così….deliziosa e gradevole…e poi, la tua innocenza mi manda fuori di testa- la voce gli uscì roca e lamentosa ed Ellie sentì le gambe molli.
Sospirò pesantemente e il suo sospiro caldo raggiunse le labbra del ragazzo come una brezza incandescente e sensuale.
Le lasciò le cosce e si alzò dal letto agilmente.
Ellie strabuzzò gli occhi quando il suo sguardo che vagava su di lui si posò su un punto preciso.
Zayn si grattò la testa, leggermente imbarazzato –Uso un attimo il bagno- ridacchiò sparendo nell’altra stanza.
La ragazza si risvegliò dallo stato di coma in sui era caduta e si lasciò cadere sul materasso, nascondendo un sorriso e le guancie rosse tra i cuscini morbidi.
Non aveva mai creduto di poter fare questo effetto ad un qualche ragazzo, e vedere che Zayn e non un altro qualsiasi, la beh..desiderava, era qualcosa di inspiegabilmente bello e appagante.
Era sicura che anche per lei fosse così, ma era spaventata e non sapeva assolutamente cosa doveva fare, o dire, o cosa la aspettava davvero.
Quando la porta del bagno si aprì riemerse dal groviglio di stoffa e gli rivolse un sorriso premuroso –Va meglio?- chiese timidamente.
Zayn annuì sorridendo –Ancor di più se andiamo via da questa camera e se tu indossi qualcosa- scherzò indossando il suo maglione abbandonato sul pavimento.
Ellie sorrise imbarazzata, alzandosi e prendendo dall’armadio una gonna a balze nera, un maglioncino rosso e delle calze scure –Corro- lo avvisò chiudendosi in bagno.
Quando si fu cambiata e sistemata ritornò nella camera ritrovandolo ad osservare assorto le foto incorniciate sulla scrivania.
Erano poche, circa quattro o cinque, e raffiguravano tutte lei, sua zia ed Apollo durante le feste natalizie.
Era una specie di tradizione la foto di famiglia ed era contentissima che quell’anno non era obbligata a farla.
-Andiamo?- domandò alzando un sopracciglio.
Zayn sorrise dolcemente –Tua zia sembra molto…elegante- commentò prendendola per mano e facendosi guidare per la scalinata di marmo.
-Tranquillo, puoi dirmi tutto ciò che pensi- rise la ragazza osservandolo incerta.
Lui annuì –Ok, mi sembra una stronza autoritaria e maniaca del controllo- ammise alzando le spalle.
Ellie rise un pò più forte, annuendo –E’ proprio così- non era stupita in fondo, aveva sempre saputo quanto bravo fosse Zayn ad osservare le persone e ad inquadrarle con un semplice sguardo.
Il salotto era inanimato fatta eccezione per il caminetto accesso e scoppiettante e l’albero enorme che arrivava a sfiorare il soffitto con la punta che illuminava tutta la stanza.
-Wow, quando si dice fare le cose in grande- scherzò il ragazzo osservandolo stupefatto.
-Si beh, anche io per quanto adori le decorazioni credo che questo sia un pò esagerato- annuì –Vieni, andiamo a fare colazione- lo tirò per il polso e aprì la porta della sala fa pranzo.
Zayn si guardò in torno, la stanza era sovrastata da un piccolo ma elegante lampadario di cristalli e da un tavolo da quattordici posti di vetro trasparente.
La tavola era apparecchiata con piatti di ceramica fine decorati con motivi rossi ed era imbandita di ciambelle e cup cake natalizi, varie caraffe di latte e caffè e svariate ciotole di porridge, biscotti e cereali.
La donna paffuta con cui battibeccò la scorsa volta apparve da un'altra porta con un grembiule da cucina.
-Buongiorno e buon Natale, miss Rogers- il sorriso dolce si spense subito quando si accorse di lui –Non credevo avesse compagnia, signorina-.
Ellie la abbracciò, facendo si che il sorriso premuroso ricomparisse sul suo viso –Buon Natale Marì, si, aggiungi un posto. La zia mi aveva dato il permesso per invitare qualcuno per il pranzo prima di partire- spiegò sorridendo adorabilmente come solo lei sapeva fare.
La cameriera rivolse al ragazzo uno sguardo d’astio, come per dire ‘Per il pranzo, non per restare a dormire ed a deturpare la tua innocenza’.
Zayn alzò gli occhi al cielo, pensando che non avrebbe desiderato altro se non appunto deturparla, anche se detto così sembrava volgare ed egoistico.
Marì apparecchiò di fianco al posto già pronto e quando si sedettero in un totale e pesante silenzio lei li servì con un paio di cucchiaiate di porridge e miele e una tazza fumante di caffè scuro.
-Desidera altro, miss Rogers?- domandò accarezzandole una spalla.
Senza dubbio era una signora molto premurosa e materna, caratteristiche fondamentali per il suo lavoro, e sembrava davvero affezionata ad Ellie.
-No grazie, Marì va pure- le sorrise riconoscente prima che ritornasse in cucina.
Zayn bevve un sorso del suo caffè bollente –Potrei abituarmi ad essere servito e riverito- scherzò posando la tazza.
Ellie sorrise, mischiando del latte al suo caffè –Non è così tanto piacevole a volte, ti manca la tua indipendenza- spiegò mangiando una cucchiaiata di cibo.
Il ragazzo annuì –Posso immaginare-.
Il cibo era delizioso e quando ebbe svuotato il suo piatto e finito il suo caffè aspettò pazientemente ed intenerito che anche Ellie finisse lentamente.
-Che cosa ti va di fare?- le domandò sorridente alzandosi da tavola.
Zayn sospirò, costringendo la sua mente ad abbandonare i suoi pensieri non propriamente casti –Quello che va a te- disse seguendola nel salotto.
Ellie osservò oltre il vetro dell’alta finestra dalla forma rettangolare e arrotondata –Potremmo uscire in giardino, nevica- disse con gli occhi luccicanti.
Zayn ridacchiò –Come i bambini?- domandò circondandole i fianchi da dietro.
Ellie si appoggiò completamente a lui, lasciandosi stringere in quel modo rassicurante e fantastico –Come i bambini- ripetè in risposta sorridendo.
Indossarono il cappotto e quando aprirono il portone pesante una palla di pelo arancione li seguì immediatamente.
-Lui è Apollo, l’unico e solo uomo che ha il permesso di dormire nel mio letto- scherzò la ragazza uscendo nell’aria fredda del giorno mentre il gatto sfrecciava via verso il giardino innevato.
Zayn la osservò malizioso –L’unico prima che arrivassi io- le ricordò scendendo i gradini del portico.
Ellie arrossì, ma fu felice di poter nascondere le gote nella sciarpa di lana bianca.
-E poi non mi dispiace affatto. E’ esattamente così che deve essere- continuò il ragazzo.
Ellie lo osservò perplessa –Cioè?-
-Solo io posso avere il privilegio di poter fare certe cose con te e sono abbastanza sicuro che le cose a cui alludo il tuo adorabile gatto color carota non sia in grado di farle- spiegò con lo sguardo divertito  ma terribilmente serio.
La ragazza percepì il fuoco sia sulle guancie che in tutto il corpo, per svariati e diversi motivi e scuotendo la testa continuò a camminare verso il giardino sul retro.
Zayn sorrise cercando in silenzio di starle dietro.
Il prato era ricoperto di marmo color ocra e in punti irregolari di soffice neve bianca, in un angolo si apriva un laghetto ghiacciato attraversato da un ponticello di legno innevato e sotto un gazebo di foglie intrecciate posto in un angolino erano posizionate eleganti e comode sedie ed un tavolino di vimini.
I lampioni a forma di lanterne erano accessi, nonostante fosse pieno giorno, così come i tubi di lampadine luminose.
-Cos’altro nasconde questa reggia? Un eliporto e un teatro?- domandò il ragazzo esterrefatto.
Ellie ridacchiò –Mia zia non ha il brevetto da pilota, né sa fare l’attrice- disse osservando il laghetto.
Lo adorava fin dalla prima volta che lo aveva visto, anche se da bambina non le era permesso avvicinarsi.
Andò sul ponte, sentendo dietro di lei i passi trascinati di Zayn che la seguiva.
Era sicura che la scia delle sue impronte sulla neve doveva essere molto più profonda della sua.
Si appoggiò alla ringhiera con i gomiti e Zayn le avvolse ancora una volta i fianchi da dietro.
Era una cosa che adorava, perché riusciva a coglierla di sorpresa ogni volta.
Avrebbe voluto che non la lasciasse mai.
-Credo che questo sia il Natale più bello della mia vita- sussurrò giocando con le sue dita appoggiate sulla sua pancia.
Zayn sorrise tra i suoi capelli –Oh anche il mio- disse con la voce soffice e trascinata.
Il suo timbro era così sensuale e rilassante e ogni volta la faceva impazzire.
-Non ti ho neppure comprato un regalo- ricordò dispiaciuta.
Zayn le diede un bacio sulla tempia, strofinandole lo stesso punto col naso –Ho già qua tutto quello che voglio- sussurrò dolcemente.
Ellie sorrise, accarezzandogli una guancia.
-Solitamente tu come trascorri il natale?- domandò il ragazzo continuando la sua carezza con la punta fredda del naso.
Gli piaceva sentirla parlare.
-La zia organizza sempre qualche ricevimento, pranzo o cena con i suoi colleghi. Quest’ann l’ha spostata a capodanno per motivi di lavoro- raccontò crogiolandosi tra le sue braccia –Io mi limito a sorridere in un angolo e ad annuire ai suoi discorsi-.
Zayn sbuffò –Deve essere noioso- commentò interrompendo la sua strana carezza.
Ellie alzò le spalle –Si, ma ci sono abituata sin da bambina- ammise –E tu invece, come passi il natale?- domandò dolcemente.
Percepì i muscoli del suo petto contrarsi sotto la sua schiena e gli strinse le mani per incutergli sicurezza.
Lui sospirò e il respiro caldo le solleticò il collo –Al centro organizzano una sorta di party tutti assieme, io partecipo solo al pranzo ed il resto della giornata o mi rinchiudo in camera o esco a fare un giro in moto, visto che odio il chiasso- spiegò indifferente.
Ellie scosse la testa –Intendevo con la tua famiglia, Zayn-  e il suo nome gli uscì dalle labbra in modo così intimo ed adorante che il ragazzo non resistette a baciarle il collo.
-Fino ai due anni di mia sorella lo passavamo da mia nonna in scozia, poi mia nonna è morta e Safaa si è ammalata e troppe volte lo abbiamo passato tra un ospedale e l’altro o comunque rimanendo a casa perché aveva bisogno di riposare- disse sul suo collo, sfiorando la sua pelle con le labbra ad ogni lettera.
Ellie a malincuore si sciolse dalla sua presa, mettendo fine a quel contatto piacevole –Facciamo un pupazzo di neve,e poi una battaglia di palle di neve e poi facciamo l’angelo con le nostre impronte. Abbiamo bisogno entrambi dei tradizionali momenti infantili di cui ci hanno privato ingiustamente- sentenziò tirandolo per una mano verso il prato.
Zayn rise, lasciandosi tirare per un pò.
La fermò e la fece girare per le spalle e –Tu.sei.adorabile.- scandì quelle parole tra un bacio e l’altro prima di assecondarla ed aiutarla ad ammucchiare una grossa palla di neve fredda per fare la testa del loro pupazzo.
 
Quando rientrarono in casa erano fradici e congelati, ma nessuno dei due riusciva a smettere di ridere.
Zayn aiutò Ellie a liberarsi del cappotto ancora stretta nel suo abbraccio e fece lo stesso con il suo.
Il fuoco scoppiettava ed Ellie si accucciò sul tappeto, ai piedi del camino, invitandolo a seguirla.
Si mise di fianco a lei e le avvolse le spalle, lasciando che si appoggiasse sul suo petto –E’ stato divertente, no?- mormorò lei, chiudendo gli occhi, deliziata dalla sua stretta e dal tepore del fuoco.
Il ragazzo annuì, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio –Magnifico-.
-Sono un pò affamata adesso- ammise la ragazza, sentendo il delizioso profumino proveniente dalla cucina.
Zayn indossò il suo sorrisetto malizioso –Anche io, ma non solo di cibo- ridacchiò.
Ellie imbarazzata gli mordicchiò il dito con cui lui le stava accarezzando il labbro inferiore –Sei impossibile!- lo riprese con la voce bassa e timida.
Zayn rise –E tu violenta- disse massaggiandosi l’indice.
-Miss Rogers il pranzo è servito-.
La cameriera entrò nella stanza e quando si furono accomodati al tavolo imbandito servì il tacchino ed il purè di asparagi.
-Vino?- chiese il ragazzo prendendo la bottiglia di vetro e versandosene un bicchiere.
Ellie scosse la testa, osservandolo con ovvietà.
-E’ di ottima qualità e ti piacerebbe- disse il ragazzo leggendo l’etichetta della bottiglia pregiata.
Ellie rise, rivolgendogli uno sguardo meravigliato –Da quando sei un esperto di vini?- domandò sbigottita.
Zayn alzò le spalle, versandone qualche goccio nel suo calice –Non lo sono, ma quando sono davvero giù per ubriacarmi con stile compro qualche ottima bottiglia di Cabernet Franc- spiegò porgendole il bicchiere.
Ellie lo osservò a bocca aperta –Wow, non lo avrei mai detto- ammise prendendolo.
Si immaginò uno Zayn depresso sorseggiare un calice di vino costoso seduto sull’asfalto del tetto e un sorriso tenero le piegò le labbra.
Bevve un sorso di vino e il sapore dolciastro e deciso le invase la bocca.
Era piacevole e per nulla amaro come aveva sempre creduto –Touchè- disse sorridendo
-Non sapevo fosse così buono-.
Zayn rise della sua espressione buffa, bevendo un sorso di liquido scarlatto  –Oh piccola Ellie, ci sono così tante cose che tu non conosci- disse con la voce bassa.
Il vino le andò di traverso e la ragazza tossendo posò il bicchiere mentre Zayn ridendo le dava qualche colpetto alla schiena per aiutarla a calmarsi.
Quando la tosse le passò si pulì le labbra col tovagliolo di stoffa rossa, abbassando lo sguardo sul suo piatto ancora pieno –Oggi sei molto…come dire, allusivo- sussurrò timidamente giocando col suo cibo.
Zayn la osservò pensieroso –Non credevo potesse turbarti, ti chiedo scusa se è così- disse osservandola dispiaciuto.
Ellie scosse la testa –No, no non mi turba affatto, era solo una constatazione- precisò sorridendogli rassicurante.
-E’ che dopo ieri sera qualcosa è cambiato, capisci? Non è più solo ‘io piaccio a lei e lei piace a me’. E’ qualcosa di più intenso. Io mi sono aperto a te come non ho fatto mai con nessun altro e sento che ormai come hai detto tu ‘ti appartengo’- sorrise ripensando alle sue parole –E beh, averti d’avanti agli occhi per tutto questo tempo e in queste circostanze così intime mi…mi fa uscire fuori di testa. Non che prima io non volessi, cioè…- il suo tono era incerto e l’espressione del tipo ‘Ma cosa diavolo sto dicendo’.
Ellie gli sorrise dolcemente, mettendo una mano sulla sua aperta sul tavolo –Ho capito- lo interruppe senza bisogno che continuasse il suo difficile discorso –Ma io non credo di essere ancora pronta per quel passo importante, insomma mi ci devo ancora abituare a tutte queste nuove sensazioni- gli spiegò accarezzandogli il dorso.
Zayn ricambiò il sorriso –Lo so, un passo alla volta- mormorò avvicinandosi le loro mani intrecciate e baciando la sua.
Quando finirono di pranzare si accucciarono un altro pò vicino al fuoco, accarezzandosi e baciandosi dolcemente.
Quando l’orologio a cucù annunciò le cinque Zayn a malincuore si accorse di dover tornare al centro o si sarebbe messo nei guai.
-Sei sicuro di non voler restare per un tea?- domandò Ellie.
Avrebbe fatto di tutto per tenerlo ancora un pò li con lei.
Zayn scosse la testa, abbottonando il cappotto –E’ stata una giornata fantastica Ellie e non immagini quanto mi piacerebbe restare anche solo un altro pochino, ma devo ritornare- mormorò mentre lei lo accompagnava alla porta.
La ragazza annuì e lui le mise una ciocca di  capelli dietro alle orecchie sorridendole dispiaciuto –Quando ci rivedremo?- chiese con un groppo alla gola.
Ellie piegò la testa di lato, verso le sue dita –Domani pomeriggio tornerà mia zia e dovrò sicuramente aiutarla ad organizzare la sfarzosa festa per l’ultimo dell’anno quindi non so- sussurrò dispiaciuta.
Zayn sbuffò sonoramente –Ok chiamami appena puoi, piccola Ellie- sussurrò avvicinandosi e baciandola a lungo e dolcemente per dei minuti infiniti.
Si allontanò da lei lentamente, salutandola con un ultima carezza e un sorriso mozzafiato.
 
Buoooon Natale! (anche se con un giorno di ritardo)
Cosa avete ricevuto in regalo quest’anno? Io tanti libri che non vedo l’ora di divorareee agdgfjshdgd
Ebbene si, ecco il mio regalo per voi un zuccheroso e leggermente infuocato capitolo completamente Zallie! O Elyn, dipende dai punti di vista.
Come piacerebbe anche a me trovare sotto l’albero un sexy e adorabile Zayn :’(
Ditemi come vi è sembrato il capitolo, e come avete trascorso invece voi il vostro natale! Mi piace parlare con voi haha
Al prossimo aggiornamento! x
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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


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Capitolo 17
 
Quando il rumore della macchina che percorreva il vialetto riempì il salotto deserto, Marì sistemò per l’ennesima volta i cuscini del divano già perfettamente a posto e si girò in torno per controllare che fosse tutto in ordine.
I pavimenti erano immacolati, la sua divisa fresca di lavanderia ed Ellie ben pettinata e stretta nel suo cardigan di cashmere color salmone e i pantaloni bianchi era in ordine per riaccogliere sua zia.
-Marì- la chiamò prima che andasse ad aprire la porta.
La donna la osservò comprensiva, come se si fosse aspettata già qualcosa.
-Quel….quel mio amico…- balbettò la ragazza timidamente..
La donna sorrise –Non dirò nulla signorina, sono sicura che a sua zia non piacerebbe saperlo-.
Ellie le sorrise riconoscente, seguendola verso l’ingresso.
Sua zia comparve sulla soglia della porta nel suo cappotto gessato, le dita lunghe avvolte alla sua ventiquattrore di cuoio e i capelli castani dritti dietro alla schiena.
-Eloise- la salutò contraendo le labbra tinte di rosso in un sorriso di circostanza.
Le accarezzò la schiena mentre la stringeva appena, ed Ellie venne circondata dal familiare odore di rose del suo costoso profumo per signore.
-Zia Caroline, come è andato il viaggio?- domandò seguendola in salotto.
La donna appoggiò la sua borsa sul tavolo, togliendosi le scarpe in vernice –Molto bene, molto bene. Sai cara, l’organizzazione lì a Berlino non mi soddisfa molto, c’è un elevato divario tra gli standard della nostra filiale inglese e  quella tedesca. Non sono sicura che il franchising sia stata una buona idea cara..- Sorrise a Marì che le porgeva le pantofole e continuò a blaterare di affari e cose a cui Ellie non prestò parecchia attenzione.
Si perse nei suoi pensieri mentre osservava il fuoco vivo ardere nel camino.
Stare tra le braccia di Zayn, con il tepore della brace a riscaldarle il corpo.
E il suo profumo sempre diverso.
E i baci sul collo così delicati che parevano carezze di piume.
Le parole sussurrate con la voce setosa.
-Allora, Eloise, cosa te ne pare? Converrai con me che è un idea da prendere in considerazione, cara- la interruppe sua zia  accarezzandole una spalla.
Ellie annuì –Certo zia, mi pare un idea davvero valida- la assecondò ignorando i suoi pensieri.
Zia Caroline le sorrise soddisfatta –Sai non credevo ti sarebbe piaciuta come idea, anche perché so che non ami particolarmente il tedesco e perché in una nuova scuola potresti trovarti in difficoltà. Ma ti dirò che sono fiera del tuo pensiero, Eloise-.
La ragazza la osservò confusa per un attimo –Zia, cosa c’entra la scuola con la tua azienda?- chiese disorientata.
-Cara, ti ho appena detto che l’idea di trasferirci lì è da prendere in considerazione- blaterò scocciata.
Ellie la osservò a bocca spalancata, preoccupandosi però di chiuderla subito perché sapeva quanto infastidisse sua zia sapere che lei non la ascoltava.
-Io..no..non saprei, Zia Caroline- balbettò timorosa.
La donna le sorrise –Ma ne riparleremo in futuro, adesso ho troppe cose da organizzare per domani. C’è da chiamare il fioraio e da organizzare ancora bene il buffet. Se non hai da studiare, gradirei una mano- la avvisò prendendo il cellulare dalla borsa.
Ellie annuì, ancora con la bocca asciutta e il panico che le scorreva nelle vene.
-Bene cara, ti aspetto di sopra nel mio studio- le sorrise prima di sparire sulle scale.
 
 
Ellie prese la busta di carta avorio che sua zia le porgeva e la sigillò, posandola nella cesta insieme agli altri inviti che formavano un mucchio enorme.
-Questa è speciale cara-  zia Caroline le sorrise furba firmando l’estremità destra del foglio –Devi firmarla anche tu- gli porse la penna e il foglio.
-Perché?- Ellie era confusa, lei doveva sigillarle soltanto non doveva firmarle.
-Ma Eloise, è per i Payne- il sorriso della donna si allargò e le indicò con un dito lungo qualche rigo a metà pagina.
 
‘‘Ed ovviamente sia io che mia nipote saremmo onorate se il vostro figlio maggiore,
William James, ci concedesse il privilegio di essere il cavaliere di Eloise.
La musica sarà deliziosa e per coronare la serata, che spero sarà di vostro gradimento, saranno proprio loro ad aprire le danze.
 
I più sinceri auguri e saluti,
Mrs Caroline Louise Rogers, Amministratrice Rogers Insurance Inc.
e Miss Eloise Rogers’’
 
 
Ellie osservò sua zia con sguardo rassegnato, insomma ormai lo aveva capito che per lei Liam era un buon ‘partito’ ed aveva capito anche che i signori Payne erano d’accordo.
Ma quel ragazzo era davvero carino e gentile e lei proprio non se la sentiva di continuare a prenderlo in giro così.
Le opzioni erano due: dimenticarsi completamente di Zayn o temporeggiare e fingere fino a quando non avrebbe trovato una soluzione.
E visto che senza alcun dubbio la prima opzione era categoricamente da escludere, sorrise raggiante a sua zia e firmò.
Il telefono sulla sua scrivania suonò e la donna rispose prontamente –Bene, è già tutto pagato Gordon. Grazie- riattaccò la cornetta e le rivolse lo sguardo –Sono arrivati i nostri vestiti cara, va pure in camera a misurare il tuo- la congedò indicandole la porta.
Ellie si alzò, uscendo dallo studio e stringendo le maniche del maglione tra le dita.
Pazzesco! Le aveva persino ordinato un vestito senza nemmeno consultarla, imprecò sottovoce osservando Gordon che le appoggiava una stampella ricoperta da una fodera bianca sul letto.
-Il suo vestito, signorina- indietreggiò verso la porta e la richiuse, lasciandola alla sua rabbia.
Conoscendo i gusti seriosi e sofisticati di sua zia si aspettava già un qualche vestito bordeaux o grigio e terribilmente noioso.
Aprì la cerniera e si meravigliò nel constatare che si sbagliava.
Il vestito era corto con il corpetto diviso in due parti ed unite da una pizzo di rete che lo rendeva accollato, con la gonna larga e di un adorabile color azzurro pastello.
L’etichetta era Burberry ed anche se il prezzo non era indicato non era difficile capire che fosse costoso.
Beh, con un vestito come quello addosso avrebbe affrontato il tutto con meno disperazione.
Il suo cellulare sul comodino squillò.
Rispose richiudendo la cerniera della fodera.
-E’ strano che io mi ritrovi seduto sul pavimento della mia stanza a dire ‘mi manchi’ a qualcuno. Soprattutto per un tipo duro come me, non trovi?-.
La voce era bassa e divertita, ed Ellie sorrise sedendosi sulla poltroncina Chesterfield alla destra del suo letto.
-E non trovi che sia ancora più strano che io mi ritrovi a sorridere come una sciocca mentre rispondo ‘anche a me’ ad un tipo duro come te, quando io sono soltanto un’ innocente ed ingenua ragazzina?-.
-Non mi meraviglia tutto questo, visto che tu sei in grado di stravolgermi la vita con un solo sorriso-.
Ellie ringraziò il cielo per essersi seduta perché le sue ginocchia molli non sembravano proprio stabili.
-Inizi con i colpi bassi, mr dico cose dolci per farti pesare il fatto che non sono li e non puoi baciarmi?-  domandò timidamente ma continuando a scherzare.
Forse il fatto di non vederlo negli occhi le dava una perspicacia che a faccia a faccia con quei pozzi scuri non avrebbe potuto mai trovare.
-Oh Oh..io punto sempre in basso, miss baciami ovunque ed in ogni momento, perché mi aiuta a non attirate troppo l’attenzione- ribattè Zayn dall’altro lato.
-Beh, mr  la tua mi pare una proposta indecente, è difficile non attirare l’attenzione su di te, specialmente per noi donne- Ellie sorrise, nonostante fosse imbarazzata dalla conversazione.
Zayn ridacchiò –Lo so, miss sei tu che leggi sempre tra le righe, ma posso assicurarti che l’unica attenzione che voglio attirare è la tua-.
Ellie sospirò, sorridendo alle sue parole e pensò che non avrebbe voluto nient’altro in quel momento se non averlo lì vicino a lei.
-Cosa stavi facendo?- le domandò il ragazzo per cambiare discorso, probabilmente perché anche lui non voleva pensare al fatto che fossero troppo lontani.
La ragazza prese a giocare con la cerniera del cuscino a cuore che aveva sulle gambe –Stavo osservando l’abito che dovrò indossare domani sera per la festa in maschera organizzata da mia zia- sospirò lanciando uno sguardo al vestito immobile sul suo letto.
Zayn grugnò ed Ellie lo immaginò alzare gli occhi al cielo come faceva quando qualcosa non gli andava giù –E’ parecchio corto?- domandò scocciato.
Ellie ridacchiò –Oh beh, non l’ho ancora misurato-.
-Senti…devo dirti una cosa che forse non ti piacerà molto- si schiarì la voce mentre il ragazzo dall’altra parte sbuffava.
-Ti ricordi di Liam? Il ragazzo biondo dell’altra volta..-.
Il ragazzo pensò qualche secondo, rimanendo in silenzio –La checca snob che gioca a polo?- chiese col tono sprezzante.
Ellie sbuffò –E dai non è snob, è davvero gentile- lo riprese ovvia.
Davvero, quel ragazzo era la persona più garbata che avesse mai conosciuto.
Un vero e proprio principe azzurro.
-Liam Jim Pine, lieto di fare la tua conoscenza- lo scimmiottò con una voce molto femminile.
Ellie fece del suo meglio per trasformare la risata che le scappava in un lamento.
-Comunque…che vuoi da quello?- domandò a metà tra l’ ‘attenta a quello che stai per dire’ ed il ‘ti ucciderò lo stesso solo per avermelo ricordato’.
La ragazza si schiarì la voce e si costrinse a lasciare in pace il suo povero labbro –Beh, mia zia lo ha nominato mio ‘accompagnatore ufficiale’ e a quanto pare anche ‘partner di ballo ’- sbuffò stendendo le gambe sul tappeto di peluche bianco.
Dall’altro lato del telefono seguì un silenzio spaventoso che le fece trattenere il fiato per parecchio tempo.
-Z..Zayn?- lo richiamò incerta –D..dì qualcosa-.
Il ragazzo si mosse, ed Ellie lo immaginò alzarsi dal pavimento e iniziare a camminare per la stanza.
-Non starò qua a dirti ‘Sono felice, divertiti’- sputò tra i denti, e a spaventarla non furono le sue parole ma il suo tono tagliente.
Ellie sospirò, dopotutto immaginava già che non ne sarebbe stato felice.
Insomma non che lo conoscesse chissà quanto bene ma la sua immaginazione lo aveva classificato come un tipo abbastanza possessivo.
-Beh, lo so. Ma non devi preoccuparti perch- non ebbe il tempo di finire la frase perché il ragazzo la interruppe.
-Vaffanculo, Ellie ok? Vaffanculo- disse alzando la voce.
La ragazza rimase a bocca aperta, cercando le parole giuste per rispondergli.
Ma non dovette preoccuparsene a lungo perché Zayn riprese a parlare immediatamente –Non mi piace affatto condividerti. E se mi stai chiedendo il permesso è un no. Mentre se mi stai dicendo che tua zia ti costringe come fa con tutte le altre cose, beh, sappi che io non me ne starò ancora con le mani in mano a lasciarti fare cose che tu non vuoi e che mi fanno impazzire di rabbia-.
Ellie deglutì, quelle parole erano preoccupanti e non poco.
-Zayn..cosa…che..che hai intenzione di fare?- domandò con la bocca secca.
Il ragazzo sospirò –Ho abbastanza informazioni per imbucarmi- la informò minaccioso.
La ragazza sentì le mani tremarle –Zayn, che vuoi dire? Non dire stupidaggini ti prego- lo pregò in un lamento.
-E’ bene che tutti capiscano che tu sei esclusivamente mia, te compresa. E per quanto ci abbia provato adesso basta trattenermi. Ci saranno solo due conclusioni: o ti rovinerò la festa, o ti farò passare la serata più bella della tua vita- concluse col tono rauco e terribilmente serio.
Dalle labbra della ragazza uscì una sorta di basso lamento, e lei cercò di convincersi che fosse di paura.
Zayn ridacchiò malizioso –Buonanotte, dolcezza- la salutò prima di attaccare.
 
Bene, volevo solo scrivere velocemente qualche parolina perché devo scappare a studiare.
So benissimo che non aggiorno da più di un mese, ma davvero, davvero, davvero la scuola non mi lascia il tempo nemmeno per respirare e tra tutte le altre cose che ho da fare non mi rimane molto tempo per scrivere.
Questo capitolo è corto e non mi convince minimamente ma è di passaggio.
Ho deciso che Zayn è stufo di trattenersi, e quindi, guai in arrivo?
O forse no. Dipende dai punti di vista.
Prometto che cercherò di essere il più veloce possibile ad aggiornare davvero, ma non so se ci riuscirò :c
Grazie a chi segue la storia, e fatemi sapere se secondo voi  Zayn fa bene a dare una svolta al rapporto, o se è ancora troppo presto.
Much love! x
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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


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Capitolo 18
 
La musica del pianista che provava al piano di sotto riempiva la stanza e la luna stava spuntando lentamente dietro alle nuvole bianche.
Ellie lisciò la gonna del suo vestito in un gesto nervoso, mentre lo specchio rifletteva la sua figura rigida.
Marì aveva appena terminato di acconciarle i capelli in una treccia complessa e i ciuffi della frangia le andavano d’avanti agli occhi, in più le scarpe col tacco  non erano mai state tanto scomode.
Sbuffò alla sua copia alla parete e lisciò ancora una volta la gonna azzurra, tentando di ignorare lo stomaco in subbuglio.
Un colpo alla porta la fece voltare –Avanti..- balbettò imbronciata.
Sua zia apparve sulla porta con a dosso un tailleur di stoffa bianca bordata di nero –Eloise, sei pronta?- domandò piegando le labbra tinte di rosso in un sorriso eccitato.
Ellie si limitò ad annuire.
Sua zia era una bella donna, che sapeva come vestire e con una grazia di movimenti che infondo lei aveva sempre sperato di acquistare dai suoi insegnamenti.
La donna le si avvicinò, scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte –Manca solo una cosa- mormorò compiaciuta porgendole un pacchetto di carta avorio che scartò con dita esitanti.
Conteneva una maschera a forma di mezza luna argento contornata da soffici piume bianche.
La ragazza sorrise –E’ bellissima zia, grazie- disse indossandola.
Zia Caroline piegò la testa per osservarla meglio e il suo elaborato chignon non si mosse neppure di un millimetro sulla nuca –Sei bellissima come sempre, cara- commentò.
La ragazza le rivolse un sorrisetto tirato, rimanendo in silenzio.
-Eloise ti vedo nervosa. Non devi preoccuparti cara, andrà tutto bene- la rassicurò facendosi da parte –Coraggio andiamo ad accogliere i primi ospiti- disse avviandosi verso le scale.
Ellie respirò profondamente, pregando ogni dio esistente di tenere a bada Zayn Malik per quella sera.
 
Il salotto era stato sgombrato dai divani e al suo posto troneggiava un tavolo lungo apparecchiato con tovaglie di lino avorio su cui erano sistemati vassoi d’argento pieni di stuzzichini colorati e bicchieri di champagne lunghi messi in fila.
La sala da pranzo era anch’essa vuota fatta eccezione per  il il pianoforte che suonava in un angolo.
Poche persone strette in vestiti lunghi e appariscenti e smoking gessati chiacchieravano allegramente.
-Vieni, Eloise. Quello è Cristopher Kaiser, è un pezzo grosso sia in Germania che qui. Annuisci e sorridi mi raccomando- la avvertì sua zia indossando la sua maschera nera.
Ellie trattenne uno sbuffo e la seguì per il salotto.
-Signor Kaiser, buonasera- sua zia porse la mano all’uomo robusto, che con un sorriso gliela baciò.
-Mrs Rogers, buona sera a lei. E’ una festa deliziosa, i miei complimenti- disse con un accento tedesco davvero marcato.
-La ringrazio, soprattutto per essere presente- rispose la donna con un sorriso, appoggiando le dita lunghe sulla sua spalla.
L’uomo la osservava intensamente dalla sua maschera blu, gli occhi di un grigio luminoso.
Ellie era sempre stata ammirata dal potere di sua zia Caroline di ammaliare gli uomini. Soprattutto quelli ricchi.
-Mi dia pure del lei, e non mi ringrazi- rispose l’imprenditore schiarendo la voce.
-Lei è mia nipote Eloise. Cara, lui è uno degli uomini tedeschi più talentuosi che io abbia mai incontrato- li presentò la donna sorridendo ad entrambi.
L’uomo le baciò la mano –Una ragazza deliziosa, proprio come sua zia- mormorò.
Zia Caroline rise prima di accarezzargli il braccio –Vorrai scusarci, Cristopher. Il dovere mi chiama- si congedò la donna.
Il signor Kaiser annuì –Figurati Caroline, figurati. Ti chiedo soltanto di concedermi un ballo questa sera- la pregò bevendo un sorso dal suo bicchiere lungo.
La donna annuì –Sicuramente- disse prima di tirare via sua nipote verso l’entrata.
-Un dongiovanni, sicuramente. E’ risaputo che ha storie con altre donne nonostante la sua povera moglie continui ad ignorare queste voci- commentò sua zia regalando sorrisi a destra e manca –Ma abbiamo cose più importanti di cui occuparci ora, cara - la avvisò con un sorrisetto complice indicandole la porta.
I coniugi Payne avanzavano mano nella mano, Mr Payne portava una cravatta rossa che si intonava perfettamente al vestito vermiglio di sua moglie.
La più piccola della famiglia si stringeva alla gamba di suo padre, svolazzante in un adorabile vestitino rosa.
Liam entrò per ultimo, in un completo grigio e una camicia bianchissima che si addiceva alla sua carnagione chiara e ai capelli biondi, in una mano aveva una maschera avorio.
Le sorrise dall’ingresso mentre le andava incontro.
-Geoff, Karen, benvenuti- li accolse sua zia sorridente.
I due le sorrisero, togliendosi le maschere rosse –Caroline, buonasera- la salutò Karen baciandole una guancia.
-Liam, ti trovo benissimo- commentò zia Caroline sorridendo al ragazzo che arrossì.
-Anche lei lo è, miss Rogers- le sorrise riconoscente.
Zia Caroline poggiò una mano sulla schiena di Ellie, spingendola in avanti, e Liam non potè fare a meno che afferrarle i polsi per evitare che le cascasse addosso.
Ellie trattenne con tutta se stessa un urlo di rabbia –Scusa- si limitò a balbettare facendo un passo in dietro.
Il ragazzo le sorrise comprensivo –Stai benissimo anche tu, Ellie- la salutò baciandole la mano.
Lei sentì le guancie arrossarsi, principalmente a causa degli occhi di tutti puntati su loro due.
-Perché non andate a fare un giro, cari?- chiese Karen mentre sua zia annuiva.
Liam alzò le spalle, porgendole il braccio ed Ellie esitante lo strinse –Beviamo qualcosa?- domandò il ragazzo incamminandosi per il salone.
Ellie si schiarì la voce ed annuì.
Liam le sorrise mentre si avvicinavano al tavolo. Prese due bicchieri di champagne e gliene porse uno.
Le indicò una coppia che danzava in un angolo, l’uomo indossava un cilindro molto alto e la donna un vestito lungo a balze di tulle rosa shocking.
-Gusti molto singolari- scherzò il ragazzo nel tentativo di smorzare la tensione.
Ellie lo ringraziò mentalmente per aver cercato di metterla a suo agio e ridacchiò.
-Allora, come stai?- le domandò bevendo dal suo bicchiere.
Ellie lo imitò, trattenendo una smorfia per via del sapore forte dell’alcol che non la faceva impazzire ma che aveva accettato solo per educazione –Molto bene, grazie. E tu?-.
Liam le sorrise ancora, le guancie che si gonfiavano adorabilmente –Direi bene, a parte qualche problema con questa- disse allentando la cravatta color argento con un dito –Mia madre mi ha praticamente costretto ad indossare qualcosa di argento. Credo fosse d’accordo con tua zia- alzò gli occhi al cielo indicando la sua maschera dello stesso colore, tuttavia mantenendo un tono leggero e divertito.
Ellie abbassò lo sguardo, sentendosi così in colpa.
Era il ragazzo perfetto: gentile, divertente, educato, bello, sportivo ed adorabile.
Ma non era Zayn.
E lei doveva chiarire la situazione, era giusto così.
-Senti, Liam…a proposito di questo- cominciò schiarendosi la voce.
Ma non ebbe il tempo di continuare perché sua zia spuntò alle sue spalle tintinnando con una forchetta d’argento sul bicchiere.
-Signori e signore, vi ringrazio tutti per essere qui questa sera a festeggiare insieme a noi il nuovo anno. E’ per me un immenso piacere delegare il compito di aprire le danze a mia nipote Eloise ed al suo accompagnatore William Payne- sorrise orgogliosa e con un cenno diede il via al pianista che iniziò a suonare una melodia dolce.
Liam le prese la mano e la trascinò al centro della sala, le appoggiò appena le mani sui fianchi e cominciò ad ondeggiare lentamente assieme a lei in modo incerto.
Non doveva essere un bravo ballerino.
Poco dopo le altre coppie li affiancarono, Ellie fu sicura di intravedere anche sua zia che ballare con quel certo signor Kaiser.
Liam le sorrideva imbarazzato, la sua presa sui suoi fianchi era delicata e il suo odore di caramello così dolce.
Ciuffi di capelli biondi gli cadevano sulla fronte, e il suo sguardo seppur imbarazzato era rassicurante.
Stava per dire qualcosa proprio nell’esatto momento in cui una mano si appoggiò sulla sua spalla.
Liam lasciò la presa sui suoi fianchi e si voltò sorridente verso il ragazzo che li aveva interrotti.
-Mi concedi un ballo con la tua dama?- chiese col tono terribilmente ironico di una persona che Ellie conosceva bene.
Liam annuì incerto e si diresse verso il tavolo per finire il suo champagne.
Il ragazzo prese il suo posto, ed Ellie quando intravide i suoi occhi scuri dalla maschera non ebbe alcun dubbio.
Zayn indossava uno smoking nero ed una camicia bianca, e una maschera nera merlettata.
Era così bello.
Mentre le note dolci di Gymnopèdie n.1 di Erik Satie si disperdevano per la stanza Zayn le appoggiò una mano al centro della schiena, stringendola al suo corpo.
Ellie percepì tutto dentro di lei infiammarsi e pregò che le ginocchia non le cedessero da un momento all’altro.
Presero a danzare dolcemente in mezzo alla sala. Ormai erano tutti impiegati nelle danze e per fortuna nessuno prestava attenzione a loro.
Era così diverso da Liam, due poli completamente opposti.
Il suo profumo maschile era così deciso in confronto a quello zuccherato dell’altro.
La sua presa sulla schiena, con la grande mano aperta che la teneva appiccicata al suo corpo, era così possessiva in confronto a quella delicata del biondo.
I capelli, i vestiti, gli occhi neri…era il suo cavaliere oscuro.
Aveva lasciato un angelo in bianco per un diavolo in nero.
-Sorpresa- la voce roca era così piacevole che Ellie si aggrappò al suo collo per non crollargli tra le braccia.
Rimase in silenzio perché nonostante ci provasse non le usciva neppure un filo di voce.
Ballava bene, sicuro ed elegante con i suoi modi da felino.
Una pantera dal manto nero.
-Zayn..ti prego- il tono di Ellie era uguale ad una supplica, una supplica che neppure lei sapeva per cosa.
-Hei, hei, piccola non mi sono tirato così a lucido per far si che tu non fossi contenta di vedermi- scherzò rivolgendole uno dei suoi sorrisi sghembi.
Ellie percepì la bocca diventarle secca nel sentire quel nuovo e piacevole appellativo.
Aveva lo sguardo intenso fisso nel suo e la sua mano scivolava sempre più verso il basso.
Quando la musica finì le sorrise, lasciandole un bacio sul collo prima di staccarsi da lei.
Lei che fino a quel momento si era sentita andare in fiamme sentì freddo all’improvviso.
Deglutì e scosse la testa con lo sguardo spaventato e confuso.
Non sapeva cosa le stava succedendo.
Zayn le sorrise rassicurante –Tranquilla, non ho ancora finito con te. Ma adesso devo andare a cercare il bellimbusto di prima- la avvisò.
La ragazza deglutì ancora, ma la gola era troppo secca.
Champagne, aveva bisogno di champagne.
Prima che Zayn si allontanasse da lei gli prese la mano e lo costrinse a voltarsi verso di lei –Per favore, non lo fare. Non rovinare la festa-.
Zayn sospirò, non poteva proprio resistere alle sue suppliche –Okay, ma andiamo via di qua. Ho bisogno di un luogo isolato per spiegarti alcune cose- intrecciò le loro dita e la guidò verso la scala che portava al piano di sopra.
Ellie non era sicura di riuscire ad arrivare fino in camera sua, aveva le gambe come gelatina.
Era terrorizzata ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di seguirlo.
Era attratta da lui come una falena dalla luce.
Ma a giudicare dai suoi occhi ardenti mentre la trascinava per le scale forse anche per lui doveva essere così.
Forse erano la luce l’uno per l’altra, in tutti i sensi.
Il piano superiore era deserto e silenzioso.
Zayn non ebbe problemi a ricordarsi quale fosse camera sua, ricordava troppo bene quella mattina.
-Prima le signore- si fece da parte aprendole la porta ed Ellie la oltrepassò come un condannato a morte pronto al suo destino, o forse nel profondo come un bambino che scarta il regalo del suo compleanno.
La stanza era in penombra, Zayn tolse velocemente la giacca e la maschera, alzandosi la camicia sugli avambracci.
Cosa diavolo aveva intenzione di fare?
Sembrava furioso e divertito allo stesso tempo.
Ellie era sicura che stesse esagerando, soprattutto perché lei non aveva fatto nulla.
Ma le piaceva così tanto vederlo così, per lei.
-Bene- iniziò avvicinandosi di un passo –Ti sei divertita mentre io non c’ero?- domandò ironico.
Ellie scosse la testa –Lo sai che io non volevo, Zayn- balbettò preoccupata.
Il ragazzo le sorrise dolcemente, avvicinandosi di un altro passo –Lo so, piccola. Ma sono arrabbiato lo stesso- allungò le dita fino alla sua fronte e le spostò un ciuffo di capelli dagli occhi.
Il suo tocco ardeva sulla sua pelle.
-Beh dovresti risolvere i tuoi problemi senza fare scenate del genere- Ellie non riusciva a capire se fosse serio o se stesse scherzando.
Lo sguardo era ardente ma il sorriso divertito e rilassato.
-Io non la considererei una scenata, ma più il tentativo di rivendicare ciò che è mio- un altro passo ed ormai le era appiccicato.
Ellie sospirò quando sentì le sue mani appoggiarsi su di lei.
La spinse fino al muro e prese a baciarla voracemente.
Nonostante tutto riusciva a non essere violento, ma piacevolmente delicato.
Le sciolse la treccia e fece scorrere le dita tra i suoi capelli mentre continuava a schiacciarla tra lui e il muro.
Ellie appoggiò i palmi sul suo petto ma Zayn le prese una mano e la portò ai bottoni della sua camicia.
La ragazza spalancò gli occhi, spaventata interrompendo il bacio e spostando immediatamente le mani dai bottoni.
Lui scosse la testa, ridacchiando –Non voglio quello Ellie, non ancora almeno- la rassicurò divertito
riportandole le mani sulla camicia –E’ solo un assaggio, per ricordarti che sei mia- la aiutò a sbottonare i bottoni uno dopo l’altro lentamente.
Ellie era imbarazzata più che mai, non sapeva assolutamente come comportarsi ma non aveva intenzione di smettere.
Erano sensazioni travolgenti a cui non avrebbe saputo rinunciare.
Zayn tolse la camicia, era una visione paradisiaca.
Riprese a baciarla più dolcemente sulle labbra, sulla gola e sul petto.
Le mani delicate raggiunsero la cerniera del vestito e prima che Ellie potesse dire qualunque cosa interruppe la sua scia di baci –Non spaventarti piccola, so già che sarai bellissima- il fiato corto le accarezzò il collo e lentamente tirò giù la zip.
La prese per mano e la aiutò ad uscire dall’abito costoso.
Il suo sguardo le accarezzò il corpo e mentre lui la osservava la ragazza sentì le guance arderle.
Zayn fissò lo sguardo nel suo, era terribilmente serio –Mi sbagliavo, sei perfetta- le disse prendendole entrambe le mani –Vieni-.
La guidò fino al letto e la fece stendere, mentre lui si sedeva all’estremità.
Il ragazzo le accarezzò i capelli per tranquillizzarla –Tutto bene?- si informò facendo vagare gli occhi scuri su tutto il viso.
Ellie annuì, posando la mano su quella di lui che le accarezzava la guancia.
Le sorrise, facendo scivolare le loro mani lungo il suo corpo fino ai seni.
Ellie spalancò gli occhi dalla sorpresa e tirò via la mano mentre Zayn sorrideva divertito.
Fece scivolare la mano sotto alla stoffa di pizzo del suo reggiseno e prese a muovere le dita in una carezza lenta ed esperta.
Era la tortura più bella che le fosse mai stata inflitta.
-Basta così- aveva la voce così bassa, così intima, il suono più bello che avesse mai sentito.
La lasciò per un attimo e un secondo dopo si stese su di lei, reggendosi con i gomiti per non pesarle.
-Credi che qualcun altro possa vederti così, Ellie?- le domandò facendole scorrere l’indice dal mento alle gambe nude.
-E credi che qualcun altro abbia il diritto di farti questo? Mmh?- domandò baciandole la pancia e risalendo fino ai seni –Rispondimi, piccola- mormorò, la voce ovattata dal suo corpo.
-N…no, no- balbettò lei con il respiro corto.
Zayn sorrise sulla sua pelle, salendo fino alla bocca –Bene- le lasciò un veloce bacio a stampo prima di ritornare sul suo collo.
A metà tra la clavicola e la gola prese a succhiarle la pelle, mentre Ellie si costringeva a rimanere in silenzio per pudore.
Quando si staccò le passò l’indice sulla macchia rossa che si era formata sulla pelle chiara.
La ragazza socchiuse gli occhi, intrecciando le braccia dietro la sua schiena e nascondendosi nell’incavo del suo collo.
-Che succede piccola?- le domandò preoccupato.
-Io…io..- lei balbettò, la voce incrinata.
-Ehi, non va bene? Non ti è piaciuto?- le chiese mortificato stringendola a se –Eppure mi sembrava stesse andando bene-.
Ellie scosse la testa –A…Andava benissimo Zayn, ma io….beh, non sono abituata a questo genere di cose- spiegò imbarazzata.
Zayn annuì comprensivo ed  incollò il suo sguardo soddisfatto in quello della ragazza ancora una volta –So che queste cose sono nuove per te, ed ho tutte le intenzioni di fartele scoprire. Ma  solo io posso mostrartele e solo se lo vorrai tu portai smettere di appartenermi. Lo vuoi, Ellie? Vuoi che sia qualcun altro?- domandò sfiorandole il naso con il suo.
La ragazza sentì il cuore stringersi in una morsa. Lui Era così….deliziosamente possessivo.
Ellie mugolò, stringendosi di più al suo corpo -No, Zayn. Dio, no- ammise sospirando.
Lui le sorrise accarezzandole i capelli ancora una volta –Bene piccola, perché sei solo mia- la avvisò prima di alzarsi.
Recuperò la camicia dal pavimento e la indossò senza abbottonarla prima di ritornare di nuovo vicino a lei.
-Non voglio ritornare giù e vedere tutta quella gente- confessò la ragazza nascondendo la testa sotto al cuscino.
Zayn si sedette sul letto –Soprattutto quello lì?- domandò con la fronte corrucciata.
Ellie sorrise –Soprattutto quello lì- annuì sbuffando.
Zayn sorrise dolcemente, stendendosi al suo fianco e tirandosela sul suo petto ancora nudo –Allora starò qui fino a quando non ti addormenti e poi scapperò dall’entrata della cucina da cui mi sono imbucato- le baciò la fronte prendendo ad accarezzarle i capelli sciolti.
Ellie ridacchiò, appoggiandosi ai suoi addominali –Buonanotte allora- lo salutò chiudendo gli occhi.
-Sogni d’oro piccola- le sussurrò lui nell’orecchio, stringendola tra le braccia.
 
 
Ai,ai,ai,ai.
Zayn arrabbiato signore e signori, e ho detto tutto.
Mai far arrabbiare un bad boy come lui.
Beh forse per una reazione del genere io lo farei spesso cwc
Davvero, spero di non aver esagerato.
Anche perché non avevo minimamente idea di come scrivere scene del genere, soprattutto perché è la prima storia a rating arancione che scrivo.
Probabilmente non sono riuscita a spiegare come volevo e come immaginavo la scena e quindi non si capirà un cazzo, ma credetemi, ci ho provato con tutta me stessa!
Anyway fatemi sapere cosa ve ne pare, e non siate delicate!
Grazie ovviamente a chi segue e recensisce la storia, vi voglio bene ragazze *freehug*
A presto, spero x
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