Un amore tutto mio

di Tina_Legolas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

“Galion!” chiamò Legolas uscendo da palazzo.

“Eccomi mio principe!” rispose risoluto il guardiano di Bosco Atro.

“Le guardie sono al confine?”

“Si. Sono partite questa mattina come da voi richiesto” rispose il guardiano.

“Se dovessero cercarmi sto andando al fiume...”

Galion annuì riprendendo il suo posto all'ingresso del palazzo.

Legolas s'inoltrò nella foresta, tranquilla e silenziosa. L'anello era stato distrutto e Legolas era tornato a vivere a Bosco Atro, suo padre gli aveva accennato alla possibilità di donargli una parte del suo territorio nel quale avrebbe potuto costruire il suo regno, ma Legolas rifiutò l'offerta. Non aveva intenzione di fermarsi a Bosco Atro e meno ancora prendersi cura di un popolo, non ora al momento.

Aveva conosciuto il mondo, la guerra e tutte le battaglie che aveva affrontato gli avevano aperto gli occhi come nulla nell'arco dei suoi quasi tremila anni. Non aveva intenzione di prendersi sulle spalle quella responsabilità, non era pronto.

Sospirò raggiungendo il fiume nel quale, togliendosi i vestiti, si immerse lasciandosi cullare dall'acqua cristallina.

Sciolse i capelli e si immerse bagnandosi fino alla nuca.

Trascorse diverso tempo in acqua, solo quando vide il sole tramontare oltre le montagne decise che era ora di tornare a palazzo.

Risalì sulla riva e si asciugò stringendo i capelli in un nodo.

Poco dopo era di nuovo vestito, i capelli ancora umidi che gli bagnavano la schiena. Non se ne curò, piegò il mantello su un braccio e risalì verso il palazzo.

All'improvviso avvertì uno strano rumore. No, non era un rumore era più un lamento. Debole. Non molto lontano. Si bloccò nel mezzo della foresta, non c'era vento, ogni foglia immobile.

La sua mente gli aveva probabilmente giocato uno scherzo.

Riprese a camminare, ma dopo pochi passi avvertì ancora quel rumore.

A quel punto si bloccò guardingo voltandosi verso destra, da dove credeva provenisse il suono.

Avanzò lentamente, silenzioso. Fece scivolare un braccio oltre la spalla fino ad afferrare uno dei pugnali che portava sempre con se.

Ancora un lamento, più flebile dei precedenti.

Il principe si bloccò, il suono proveniva da dietro a un grande albero. Non scorgeva nessuno nelle vicinanze e se qualcuno si fosse nascosto dietro il maestoso tronco lo avrebbe visto. Avanzò titubante, non avvertiva alcuna minaccia eppure era come se sapesse che qualcosa non andava.

Prese coraggio e di colpo avanzò oltre l'albero.

Nulla.

Non c'era nessuno, solo l'aria immobile che assordava le orecchie del giovane elfo.

Ancora quel lamento.

Legolas di scattò guardò a terra, vicino al tronco, fra le radici, un bambino, avvolto alla bel e meglio in un sottile strato di stoffa, il petto ormai scoperto dal movimento delle braccine che avevano scostato la misera coperta.

Il giovane principe si abbassò di scatto non sapendo cosa fare.

Il bambino era piccolissimo, non dimostrava più di qualche giorno di vita e si muoveva poco, come se la vita lo stesse lentamente lasciando.

Da quanto tempo si trovava li?

Legolas allungò una mano cercando di coprirlo con la copertina, ma quando sfiorò la sua pelle un brivido lo scosse, era fredda quasi ghiacciata.

Solo in quel momento il giovane principe, veloce, si portò la creatura al petto avvolgendola nel suo mantello che ancora teneva piegato sul braccio.

Si accasciò contro al tronco portandosi le gambe al torace per quanto gli era possibile, circondando il bambino evitando che prendesse altro freddo.

“Forza piccolo...” disse passando la fine mano sulla piccola schiena del bambino cercando di scaldarlo.

Notò le orecchie a punta, ma qualcosa nel suo aspetto e nei suoi movimenti gli fecero dubitare che fosse un elfo. Un mezz'elfo era più probabile.

Ed era quasi sicuro che la madre non fosse del regno degli immortali. Un'elfa non avrebbe mai abbandonato il proprio bambino.

Lo cullò per quasi un'ora, solo una tenue luce illuminava le due figure, fino a quando il piccolo non aprì gli occhi.

Due occhi azzurri, profondi come il mare, come il cielo in tempesta, come il più profondo blu che avesse mai potuto vedere.

Fu li che si innamorò di quella creatura.

Legolas gli sorrise quando mosse un braccino afferrando con la manina un suo dito.

“Ciao...” disse accarezzandogli la testolina.

Il piccolo rispose in un vagito che fece sorridere l'elfo.

Lentamente aprì il mantello, quel poco che gli bastò per togliergli la sottile copertina in cui era avvolto quando lo aveva trovato. Nella foga di prendersi cura del piccolo non l'aveva più considerata ed ora era piegata solo sulle gambe del bambino. Era una stoffa fredda, non gli avrebbe tenuto caldo.

“Sei una bambina...” sorrise Legolas ricoprendo la piccola “Che cosa fai qui piccolina?”

La piccola riaprì gli occhi e se la prima volta sapeva di essersi innamorato, quella volta seppe che quella vita era diventata sua. Solo sua.

La piccola aveva pochissimi e fini capelli, ma quei pochi mostravano un intenso colore nero.

“Hai freddo piccola?” chiese Legolas “Ora ti porto via di qui...” disse alzandosi tenendosi stretto la bambina al petto.

Legolas non si era mai preso cura di un bambino, aveva quasi tremila anni, ma mai aveva tenuto fra le braccia un bambino per più di pochi minuti e meno ancora se ne era preso cura, ma con quella bambina era...diverso. Qualcosa di più profondo, non sarebbe riuscito a descriverlo.

Rientrò a palazzo avendo cura di nascondere la piccola il più possibile nel lungo mantello.

Era ormai sera, ma era convinto di poter trovar il padre ancora sul trono e così fu.

“Adar...” lo chiamò avanzando.

“Legolas! Ti cerchiamo da ore...” lo redarguì il sovrano.

“Galion sapeva dove ero diretto”

“Perchè questo ritardo? Sapevi che sarebbero arrivati i messaggeri da Lorien...”

“Ma vedo che ve la siete cavata anche senza di me...” rispose Legolas mordendosi la lingua poco dopo, non doveva dare motivo al padre di adirarsi “Adar...”

“Cosa tieni fra le braccia Legolas?” chiese il sovrano fissandolo in viso.

“L'ho trovata nel bosco...” disse.

Thranduil si alzò scendendo le scale che portavano al trono fino a trovarsi di fronte al figlio che con mano delicata scostò il mantello sul volto della piccola permettendo al padre di vederla.

Thranduil la fissò alzando poi lo sguardo sul figlio e di nuovo sulla bambina.

“Non può restare!” proferì alla fine voltandosi per uscire dalla sala.

“Come? Perchè?”

“Ti ho detto che non resterà Legolas...Dai quel bambino ai messaggeri per Imladris, sarà Elrond a decidere se occuparsene o no. Qui non c'è posto per lui...”

“Lei!” lo corresse Legolas “E' una bambina. E se c'è posto per me e tutti noi c'è anche posto per lei! Non lascerò che questa bambina venga sballottata fra un regno e l'altro in attesa di qualcuno che voglia prendersene cura!” disse alzando la voce.

“E' una mezz'elfa!”

“Anche lord Elrond lo è, ma se non sbaglio non lo trattate in questo modo!”

Legolas non vide la mano che pochi attimi dopo colpì il suo volto facendolo indietreggiare.

Il principe si aggrappò alla piccola proteggendola fra le sue braccia.

“Quella bambina domani sarà fuori dai nostri confini...”

“Me ne prenderò cura io! La crescerò io...” disse Legolas in un estremo tentativo di convincere il padre.

Thranduil lo fissò.

“Tu non diventerai padre di una mezz'elfa...” disse gelido Thranduil voltandosi e abbandonando la sala.

Legolas rimase sbigottito fissando di fronte a se il nulla, non si accorse delle lacrime che gli stavano bagnando le guance.

Non avrebbe mai potuto pensare ad una reazione simile da parte del padre, era una neonata che motivo c'era di esiliarla dal regno?

Solo il pianto della piccola lo riportò alla realtà.

“Ssshh..sono qui...” disse cullandola “Non ti lascerò andare...”

Non avrebbe eseguito l'ordine di suo padre, non avrebbe dato quella bambina ai messaggeri.

Non era la prima volta che disobbediva a qualche ordine, ma sapeva che questa volta il padre non l'avrebbe perdonato.

Lasciò il palazzo diretto alle abitazioni.

“Sssshhh brava piccola...hai fame?” sussurrò cercando di farla calmare.

Raggiunse poco dopo alcune abitazioni e bussò alla prima porta che incontrò sulla sua via.

Una giovane elfa, capelli lunghi e rossi, aprì la porta.

“Legolas!” esclamò vedendolo.

“Tauriel devi aiutarmi...” disse quasi in un sussurrò.

“Che succede?”

Legolas scostò il mantello, come poco prima aveva fatto con il padre, permettendo all'elfa di vedere la piccola.

Tauriel sussultò.

“Di chi è questa bambina?” l'elfa intuì subito che si trattasse di una femmina.

“Tauriel fammi entrare, ti spiegherò tutto...devi aiutarmi, devo fuggire da qui...”

Tauriel si scostò subito lasciando passare il principe.

“Dove sono i tuoi figli?” chiese Legolas.

“Fortunatamente staranno via qualche giorno con Calengol...pensavo di poter passare del tempo tranquilla, a quanto pare no...che succede Legolas, chi è lei?”

“L'ho trovata nel bosco. Tauriel ha fame e io non so cosa fare...”

“Trova una nutrice.” suggerì Tauriel.

“Non posso Tauriel, mio padre vuole che la dia ai messaggeri in partenza per Imladris...”

“E tu...non vuoi...” sussurrò lei sospirando “Aspettami qui...” disse uscendo rientrando qualche minuto dopo.

“Tieni questo, ora sorreggile la testa, così...” Tauriel l'aiutò a sistemare la piccola facendogli poi posare una piccola ampolla di vetro con un beccuccio alle labbra della bambina.

Tauriel sorrise notando l'espressione di Legolas.

“Va tutto bene, Legolas. Rilassati...” disse passandogli un mano sul braccio.

“Dove hai trovato il latte?”

“Devi ringraziare che non ho potuto allattare i miei figli. Ho dovuto trovare un modo...latte d'asina, ecco perchè tengo questi animali...”

Passarono alcuni minuti prima che Legolas alzasse il viso.

“Devo andarmene Tauriel. Mio padre non permetterà mai che io tenga questa bambina...”

“Perchè?”

“E' una mezz'elfa...” disse alzando lo sguardo sull'amica.

Tauriel sbuffò pensando a una soluzione.

“Lorien?”

“Assolutamente no! Non posso avvicinarmi nè a Lorien, nè a Imladris.”

“Perchè? Saresti al sicuro!”

“No. No, lord Elrond si schiererebbe dalla mia parte, non posso permettergli di scontrarsi con mio padre per una cosa simile e Galadriel farebbe lo stesso...”

“Dove andrai Legolas?”

“A Gondor...”

“Ma sono quattro giorni di cammino e tu porti anche una bambina!”

“Lo so, potrei metterci anche una settimana, ma devo andare a Gondor...”

Tauriel sospirò aspettando che la piccola finisse di mangiare.

Appena finì insegnò a Legolas come accudirla.

“Sai vero che tuo padre ti farà cercare?”

“Lo so...”

“Ti raggiungeranno prima che tu giunga a Gondor...”

“No se mi nasconderò bene...”

“Legolas...” disse avvicinandosi sedendosi al suo fianco “Saresti comunque da solo contro un intero gruppo di soldati pronti ad obbedire a qualsiasi ordine di tuo padre, anche se tu sei il principe, e poi la bambina di certo non smetterà di piangere a comando...”

Legolas prese un lungo respiro cercando di schiarirsi le idee.

“Allora partirò subito. I messaggeri partiranno domani all'alba, avrò una notte di vantaggio prima che si accorgano della mia scomparsa cercherò di allontanarmi il più possibile...”

“Hai già scelto un nome?” chiese teneramente “Sei suo padre no...” sorrise l'elfa.

“Fa strano essere chiamato così...” sorrise Legolas “Miriel...pensavo Miriel...” disse guardando la piccola.

“E' il primo nome che ti è venuto in mente quando l'hai vista?”

Legolas annuì.

“Allora è il nome che deve portare...” disse toccando una spalla del principe “Posso accompagnarti fino ai confini, poi tornerò qui.”

“Grazie...” le sorrise a labbra unite.

“Sai che farei qualsiasi cosa per te...” disse l'elfa “Ti preparo del latte per il viaggio...” disse alzandosi e scomparendo di nuovo.

 

**

 

“Ci siamo...” disse Tauriel quando giunsero al confine meridionale di Bosco Atro.

“Non sarai a casa per l'alba...” constatò Legolas.

Tauriel alzò le spalle.

“Non stanno cercando me, non baderanno al mio rientro...Legolas...” lo chiamò richiamando il suo sguardo sul proprio “Sta attento...”

Il principe annuì.

“Tienila al caldo, assicurati che non prenda freddo e falla mangiare...ogni due o tre ore ti dovrai fermare...”

Legolas annuì.

Notando che l'elfo aveva smesso di parlare Tauriel si preoccupò.

“Legolas...va tutto bene?”

“S..si...si va tutto bene...”

“Non è vero, ma farò finta di non aver sentito...”

Il principe alzò gli occhi incrociando quelli della giovane.

“Hai paura, lo vedo Legolas. Ti conosco troppo bene per non accorgermene...”

“Tauriel io...”

“Non saresti arrivato fino a qui se non provassi qualcosa per questa bambina...” disse alzando la copertina in cui era stata avvolta fin a coprirle la testolina addormentata contro il petto dell'elfo.

“Ti ho portato questo...l'ho usato per i miei figli, ti sarà utile...” disse porgendogli una fasciatura “Avvolgila attorno a te, terrai la piccola al caldo e allo stesso tempo potrai avere le mani libere...”

“Grazie...”

“Vai ora...” disse porgendogli le redini del cavallo sul quale il principe salì facendosi passare la bambina che aveva prima adagiato sulle braccia di Tauriel “Devi mettere più strada possibile fra te e Bosco Atro prima che sorga il sole...”

Legolas annuì.

“Sta attento...”

“Me l'hai già detto Tauriel...”

“La prudenza non è mai troppa...” sorrise lei.

“Non sto ritornando in guerra.”

“Ne sei certo?...”

Legolas le lanciò un'occhiata prima di scrollare la testa.

“Vai, vai via di qui...” disse obbligandolo a muoversi.

 

**

 

Arrivò a Gondor cinque giorni dopo.

Rallentò la corsa del suo cavallo solo dopo che ebbe superato i suoi confini, sapeva che se anche suo padre l'avesse fatto seguire non avrebbero mai violato i confini di Gondor.

La piccola sembra dormire tranquillamente sprofondata nelle sue braccia.

Sorrise l'elfo quando la vide muovere le labbra nel sonno.

Solo quando scorse Minas Tirit spronò il cavallo nell'ultimo tratto di strada.

Era ormai nelle vicinanze dell'immenso palazzo quando Aragorn lo vide.

Riconobbe immediatamente la chioma bionda dell'elfo e corse all'ingresso.

Non era stato avvisato del suo arrivo, come era successo per le precedenti visite.

Era appena giunto al cancello quando l'elfo smontò da cavallo.

“Legolas!” lo chiamò “Cosa ci fai qui? Non sapevo che saresti arrivato...”

“Aragorn mi dispiace non aver avvisato, ho bisogno del tuo aiuto...”

“Cosa è successo?” chiese preoccupato notando che l'elfo nascondeva qualcosa fra le braccia.

Legolas si avvicinò permettendogli di vedere la piccola nascosta nelle coperte.

“Ho bisogno del tuo aiuto...” disse di nuovo Legolas.

“Vieni dentro...” sussurrò il sovrano di Gondor.

Legolas lo seguì fino all'interno del palazzo, attraversarono diversi corridoi fino allo studio di Aragorn.

“Non ti ho mai visto così preoccupato neanche nel bel mezzo di una battaglia...è tuo?”

“No...cioè si...”

Aragorn alzò le sopracciglia aggrottando la fronte.

L'elfo sospirò andandosi a sedere su una poltrona.

“Da quanto non risposi?” chiese Aragorn.

“Alcuni giorni..”

“Ci vogliono quattro giorni per arrivare qui da Bosco Atro e ne avrai impiegati di più con...”

“E' una bambina, Estel. Si chiama Miriel...”

“Spiegami tutto, perchè hai bisogno del mio aiuto?” chiese sedendosi di fronte a lui.

“L'ho trovata nel bosco, è stata abbandonata. Non...non posso spiegarti cosa ho provato quando ha aperto gli occhi io...Aragorn so solo che la devo proteggere, non posso separarmene...”

Aragorn annuì confuso cercando di assemblare ogni tassello.

“L'ho portata a palazzo, ma mio padre...”

“Chissà perchè credevo di averlo intuito...”

“Non vuole che cresca una mezz'elfa...”

“Imladris era molto più vicina di Gondor...”

“No, no Estel. Mio padre mi avrà sicuramente fatto cercare e sai come è fatto Elrond. Si sarebbe scontrato con lui pur di...”

“Lo so...” disse posandogli una mano sul braccio “Ora ti devi solo calmare. Non varcheranno questi confini...”

Legolas annuì abbassando il viso verso la bambina.

“Posso vederla?” chiese Aragorn. Legolas si avvicinò posandogliela fra le braccia.

“Quasi avevo dimenticato che fossero così piccoli...” sorrise Aragorn.

“Scusami. Non ti ho chiesto nulla di loro...come stanno Eldarion ed Arwen?”

“Eldarion? Fin troppo bene...” scherzò Aragorn. “Arwen è disperata, è già scappato tre volte questa settimana...”

“Da qualcuno ha preso e non da Arwen...” rise Legolas.

“Hey!!!” disse voltandosi verso l'elfo per poi tornare a guardare la piccola “E' bellissima...” sospirò ammirandola addormentata muovere le braccine cercando d'immaginare cosa stesse sognando.

“E' da quando siamo partiti che non dorme in un vero letto se non fra le mie braccia, non vorrei recarti disturbo, ma c'è un posto dove può riposare?”

“Stai scherzando vero? Non mi creerai mai disturbo e sai che qui è anche casa tua...”

La piccola iniziò a piangere e Legolas la prese subito fra le braccia.

“Ha fame...” disse l'elfo, era da alcune ore che la piccola non mangiava.

Aragorn stava per rispondere quando bussarono alla porta e un'elfa dai lunghi e folti capelli scuri entrò.

“Arwen...” salutò Legolas inclinando le labbra.

“Legolas!” disse stupita “Che..? Ho sentito un bambino piangere...”

“E' lei...” sorrise girandosi appena di spalle mostrando il faccino in lacrime della piccola “Ha fame, è da questa mattina che non mangia...”

Arwen, rimasta stupita nel vedere l'elfo con la piccola fra le braccia, si ridestò subito andando in suo soccorso.

“Come si chiama?”

“Miriel...” disse.

“E' tua?”

“E' una lunga storia, ma si..”

“Vieni con me...” disse Arwen passando una mano sulla spalla dell'elfo.

“Dove andate?” chiese Aragorn.

“La bambina ha fame e qualcosa mi dice che devo parlare con Legolas” spiegò guardando l'elfo che annuì “Aragorn...vai a cercare Eldarion...”

“Oh no...di nuovo? Che cosa...?”

“Le dinastie della terra di mezzo...”

“Ha fatto bene a scappare...” disse ridendo.

“Vai a cercare tuo figlio!” lo fulminò con lo sguardo prima di voltarsi e accompagnare un Legolas divertito verso la porta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

“Lei è Annael” disse Arwen presentando la nutrice “E' una mia ancella, ma da un paio di mesi ha avuto un figlio e per non separarmene vive qui a palazzo con la sua famiglia...” sorrise Arwen.

“Siete sempre troppo gentile con me, mia signora...” disse abbassando il capo.

“Annael, questo è il principe Legolas del reame boscoso...” li presentò Arwen.

“Mio signore..” s'inchinò la giovane ragazza. Legolas la fece alzare immediatamente, era un principe ma non amava essere idolatrato.

“Mia figlia ha fame, non vorrei obbligarti, ma...”

“Nessun obbligo, mio signore...” sorrise la giovane notando la difficoltà del principe.

“Grazie...”

“Venite...”

“Io forse...penso che dovrei attendere fuori” disse Legolas.

“No venite, non mi recate disturbo...” disse facendosi di lato permettendo al principe d'entrare “Se portate la bambina e chiedete aiuto vuol dire che non ha nessuno se non voi”

“E' esattamente così...” disse tristemente.

“Non c'è motivo per cui dobbiate attendere fuori...” cercò di tranquillizzarlo la giovane “Come si chiama?”

“Miriel...” sorrise porgendogliela.

La piccola non aveva ancora smesso di piangere ma si placò immediatamente quando Annael l'attaccò al suo seno.

Legolas fissò per qualche minuto gli occhietti della piccola aprirsi e chiudersi delicatamente come impegnati in una lenta danza.

“Non ho mai provato nulla di così intenso in tutta la mia lunga vita...” disse Legolas raggiungendo la stanza attigua, lasciando la nutrice con la piccola, sedendosi di fianco all'elfa che lo guardò sorridendogli.

“Come se non potessi più farne a meno...” completò il suo pensiero Arwen.

Legolas annuì guardando di fronte a se.

“Raccontami...” disse lei.

Legolas raccontò ogni cosa, ogni singolo particolare: il ritrovamento della bambina, la decisione di suo padre, l'aiuto di Tauriel e la fuga a Gondor.

“Non posso tornare Arwen...non con lei almeno e senza di lei non tornerei” sospirò “Non sarà mia figlia di sangue, ma io la crescerò come un padre...” disse abbassando lo sguardo.

“Non sai quanto nobile sia il tuo cuore...”

“Non so se riuscirò a crescerla, io...non ho idea di come si faccia ad essere padre, ma so che ci dovrò provare”

Arwen sorrise.

“Non c'è un modo per essere padre, basta solo che tu segua il tuo cuore...e non le regali delle armi per i primi cinque anni di vita almeno...”

“Aragorn ha...?”

Arwen annuì.

“Un intero arsenale per la precisione. Ovviamente glie l'ho rigorosamente vietato...”

Legolas rise.

“Sono stato io ad insegnargli a tirare con l'arco...” disse Legolas.

“Mi ricordo molto bene. E i miei fratelli ad addestrarlo con la spada...” sorrise Arwen “E' un ottimo padre e come te lui aveva il terrore di non esserne all'altezza...”

Legolas prese un lungo respiro.

“Ma lui non aveva contro la sua famiglia e poi aveva te...”

“Legolas...” disse prendendogli una mano “Lo sai che la tua famiglia è anche questa, che per qualsiasi cosa tu abbia bisogno noi ci siamo...”

Legolas annuì poco convinto, ma alzò comunque lo sguardo verso l'elfa.

“Vorrei solo che mio padre capisse...” disse trattenendo le lacrime. Arwen gli accarezzò il viso, odiava vederlo in quello stato.

“Legolas, su questo io non posso dirti nulla, sai come la penso su tuo padre...” disse Arwen. Secoli prima Arwen aveva conosciuto il signore di Bosco Atro e da allora la sua opinione non era cambiata.

“Lo so e hai ragione...non lo odio Arwen, ma a volte vorrei odiarlo. Vorrei esserne capace, così almeno mi limiterei tanto dolore...”

“Legolas io l'ho conosciuto in un epoca diversa, me lo hai detto tu che prima non era così...” disse stringendogli forte la mano “Prima che tua madre vi lasciasse...lo hai detto tu che non era così...”

“Avevo solo pochi anni e comunque non tornerà ad essere quello di un tempo quindi meglio che impari ad odiarlo...”

“No! E' tuo padre, non puoi odiarlo!”

“Arwen allora perché comportarsi così con questa bambina? E' sola, non ha nessuno. Gli ho solo riferito che l'avrei tenuta io e l'avrei cresciuta come mia figlia...”

“Io non lo so, Legolas...”

“Appunto. Non c'è un motivo valido. Solo che io sono suo figlio e secondo lui non posso avere una figlia mezz'elfa...” disse guardandola “Lei è come te Arwen...”

“L'avevo notato” sorrise l'elfa guardandolo.

“Mi dispiace io...non avrei dovuto dire quelle cose...”

“Legolas! Calmati...sappiamo benissimo che tuo padre tiene molto alla tua razza. Capiscilo...”

“Che siamo stati uccisi in guerra secoli fa e che siamo rimasti in pochi non vuol dire che lui possa decidere per me e per la mia vita...Arwen stai cercando di difendere mio padre? Se tu fossi stata presente è come se ti avesse offeso..”

“Legolas, basta! Non sto cercando di difendere tuo padre, sto cercando di non farti fare lo sbaglio più grande della tua vita. Tu vuoi avere una scusa per odiarlo, l'hai sempre cercata. Hai sempre voluto un valido motivo per abbandonarlo...”

“Io...”

“Legolas. So che è la verità...”

L'elfo sospirò.

“Non lo so...” disse alla fine.

“Si che lo sai...” gli rispose la dama facendogli alzare il viso “Legolas, l'ho sentito parlare con mio padre una volta, la mia idea su di lui non cambierà, ma...tu non sai quanto tuo padre stia soffrendo...”
“Cosa stai dicendo? Perchè mi dici queste cose?”

“Ti ricordi la vostra ultima visita ad Imladris? L'ultima in cui eravate assieme...” Legolas annuì “Stavo cercando mio padre, ma quando l'ho scorto ho notato che stava parlando con tuo padre, non li ho disturbati ovviamente, ma mi sono avvicinata tanto da non essere udita e poter ascoltare i loro discorsi. Legolas tuo padre stava piangendo...”

“Mio padre?” chiese stupito “No ti sbagli, dubito fortemente che mio padre sappia piangere, non credo che conosca neanche la parola...”

“Legolas...” disse Arwen accarezzandogli una guancia “Stava piangendo e lo faceva per te...”

Legolas scosse il capo incredulo.

“Era come se sapesse che un giorno lo avresti abbandonato anche tu...suo padre, sua moglie...non ha nessuno se non te, Legolas...”

All'elfo si fecero gli occhi lucidi, si alzò andando verso la finestra scrutando la linea dell'orizzonte.

“Ma io non sono come lui, non riesco a far finta di niente, non sono di...ghiaccio...” sussurrò l'ultima parola facendola sembrare ancora più fredda.

“Fa così perchè ne ha paura. Le persone che ha amato gli sono state portate via...”

“Quindi ha deciso di non considerarmi così da non soffrire se dovessi andarmene? Ottimo comportamento...”

“Legolas...” sospirò Arwen raggiungendolo alla finestra.

“Perdonami...” disse il principe voltandosi.

“Non c'è nulla da perdonare...” sorrise Arwen “Solo il tempo forse aggiusterà le cose. Per ora hai una bambina di cui prenderti cura...” sorrise voltandosi verso la porta quando Annael rientrò in sala.

“Si sta addormentando...” disse la giovane ancella porgendo la bambina a Legolas.

“Grazie, Annael...”

L'ancella annuì.

“Vieni ti mostro le tue stanze...” disse Arwen.

 

**

 

“Eldarion!” chiamò Aragorn attraversando l'ennesimo corridoio “Non ti porterò da tua madre! Lo prometto!”

“Non l'hai ancora trovato?” chiese Legolas uscendo dalle sue stanze fermandosi sulla porta.

“Scusa non sapevo fossi qui! Non avrei urlato...” disse Aragorn fermandosi.

“Non preoccuparti, abbiamo l'udito fino ma questi muri sono talmente spessi che nessuno disturberà il sonno della bambina...” gli sorrise Legolas.

“Hai visto Eldarion per caso? Dimmi che l'hai sentito...sono ore che lo cerco. Giuro che appena lo troverò lo legherò nella sua stanza” minacciò Aragorn massaggiandosi la fronte.

Legolas rise.

“Penso che tornerà per cena, nel caso non dovesse tornare controlla nelle cucine...”

“Mi stai dicendo che è nelle cucine vero?”

“Io non ho detto quello...” sorrise “Ma se fossi un bambino sarebbe il primo posto dove andrei...o almeno conosco dove si nascondeva suo padre...”

“Ho capito...” sorrise il sovrano di Gondor “Va tutto bene?”

Legolas annuì.

“Ada o papà?” chiese Aragorn.

“Come?” Legolas lo guardò non capendo

“Come ti farai chiamare?” specificò Aragorn.

Legolas rise.

“Vai a cercare tuo figlio, muoviti” disse posandogli le mani sulle spalle e voltandolo verso il corridoio per poi rientrare in stanza e chiudere la porta.

Attese pochi attimini prima di uscire di nuovo controllando che Aragorn se ne fosse andato.

“Eldarion esci di li” lo chiamò.

L'anta di una cassapanca, che conteneva alcuni arredi del palazzo, si aprì, al suo interno era nascosto il bambino.

Stava visibilmente ridendo avendola fatta franca di nuovo.

“Non dirgli che sono qui...”

Legolas scosse la testa alzando gli occhi al cielo ridendo poco dopo.

“Vedo che non hai ancora perso questo vizio...”

“E' noioso! Io non voglio studiare!”

L'elfo si avvicinò aiutando il bambino ad uscire dal suo nascondiglio.

“Vieni qui, fatti abbracciare!” disse Legolas stringendosi al bambino. “Stai diventando grande, non dovresti comportarti così...” disse scompigliandogli i capelli.

Eldarion aveva quasi dieci anni e conosceva Legolas praticamente dalla sua nascita.

“Ti fermerai un po' questa volta?” chiese il bambino.

“Penso proprio di si...” disse non sapendo se esserne sollevato o meno.

Proprio in quel momento la bambina iniziò a piangere.

“Vieni, devo farti conoscere una persona...” disse Legolas prendendolo per mano “A meno che tu non voglia andare a studiare, non ti tratterrei mai...” disse scherzando. Sapeva che il bambino sarebbe andato a nascondersi di nuovo se lo avesse lasciato andare.

Eldarion si affrettò ad arpionarsi al braccio dell'elfo.

“No no no...ti prego...” disse con un sorriso smagliante a cui l'elfo non poté fare a meno di ridere.

Arwen...” la chiamò mentalmente.

Legolas...c'è qualche problema?” chiese preoccupata.

Nessuno...Eldarion è da me...

Vengo a prenderlo subito...

No, no non ti preoccupare. Penso che fra poco avrò qualcosa da chiederti...” sorrise al bambino che non si accorse della discussione fra sua madre e l'elfo.

 

**

 

“Ha i capelli neri!” disse Eldarion che guardava la bambina fra le braccia di Legolas.

“Non è mia figlia, Eldarion”

“Ma tu sei suo padre, no?”

“Certo...”

“E...”

Legolas rise.

“Eldarion, lei è stata abbandonata nel bosco. L'ho trovata io e ho intenzione di tenerla con me...”

Eldarion comprese subito le intenzioni dell'elfo.

“E' per lei che sei venuto qui?” chiese il bambino.

“Si...” disse sincerò Legolas.

“Posso aiutarti?” chiese il bambino.

“Calmati Eldarion. Sta dormendo...” sorrise guardando la piccola “Ma quando si sveglierà mi potrai aiutare...” disse guardando il bambino visibilmente contento “A proposito...vieni qui. Siediti vicino a me...” aspettò che il bambino si fosse seduto prima di parlargli “Visto che resterò qui per un po' dovrò pur far qualcosa no?...”

Eldarion non capiva dove l'elfo volesse andare a parare.

“Pensavo di chiedere ai tuoi genitori di poterti fare da precettore...”

“Si, si, si, si!!!”

Legolas rise calmando subito il bambino.

“Però non devi né scappare, né nasconderti. Primo perchè ti troverei...” disse guardando il bambino in volto “E secondo perchè non ti insegnerei più nulla!” disse in una falsa minaccia.

“Non lo farò...” disse il bambino.

“Se studierai bene ti insegnerò a tirare con l'arco...”

Eldarion sorrise visibilmente contento.

Arwen...potresti venire?” le parlò di nuovo nella mente.

Pochi minuti dopo la porta si aprì.

“C'è qualcosa che non va?” chiese.

“Va tutto bene...” sorrise Legolas “Volevo chiederti una cosa, anzi volevamo visto che tuo figlio ne è già al corrente...” disse scompigliando ancora i capelli al bambino.

“Hey!” rise il piccolo.

“Arwen se resterò qui...”

“Resterai qui, elimina pure il “se”...”

“Dovrò trovarmi qualcosa da fare, non posso venirvi a disturbare così. Pensavo che potrei fare da precettore ad Eldarion, ovviamente se a te va bene”

“Aragorn non è contemplato nella decisione?” chiese divertita Arwen.

“Aragorn direbbe di si” sorrise Legolas.

“Si, direbbe di si...”

“Ti prego!!!” disse Eldarion legando le braccia in vita alla madre e guardarla con occhi imploranti.

“Legolas non sai ancora in che guai ti stai cacciando!” sorrise Arwen.

 

**

 

“E poi cosa è successo?” chiese Eldarion.

“Siete ancora qui?” chiese Aragorn, stupito, entrando in biblioteca.

I due principi avevano passato tutta la mattinata a studiare accompagnati dalla bambina che dormiva tranquilla nella sua culla.

“Avevamo quasi finito...” gli sorrise Legolas “Vai Eldarion, continueremo domani...”

“Oggi mi insegni?” chiese il bambino.

“Te lo sei meritato. Vai a prepararti...” disse guardando il bambino correre veloce verso l'uscita.

“Come hai fatto?” chiese stupito Aragorn “E' una settimana che sei qua e non è scappato neanche una volta...”

“Credimi non ho fatto nulla, gli ho solo detto che gli avrei insegnato a tirare con l'arco” sorrise Legolas.

“Mi ricorda qualcosa...”

“L'ho fatto anche con te infatti...”

Aragorn rise sedendosi sulla sedia in cui, fino a poco prima, era seduto il figlio.

“Come va?” gli chiese il sovrano.

L'elfo sospirò richiudendo alcuni libri.

“Bene, non posso dirti altro. Solo che non mi sento tranquillo...” disse alzando lo sguardo su Aragorn “E' passata una settimana e mi sembra strano che mio padre non si sia ancora fatto sentire”

“Magari si è ricreduto...” disse Aragorn.

“Quanto ci credi veramente a questa tua frase?” chiese scettico Legolas.

“Meno ancora di “poco”?” rispose titubante.

“Tu l'hai conosciuto, sai che non si ricrederebbe mai...” disse l'elfo passandosi le mani sulle tempie.

“Infondo non hai fatto nulla di sbagliato...” disse Aragorn cercando di risollevargli il morale.

“Mia padre non è della stessa idea evidentemente” rispose alzando lo sguardo sulla bambina avvolta nella copertina.

“Non può punirti per una cosa simile. Legolas hai salvato una vita...”

“Ma non ho obbedito ai suoi ordini e come se non bastasse sono fuggito...se poi aggiungiamo che ho intenzione di tenerla...” sospirò l'elfo.

“Bhe, a Gondor non entrerà se questo ti può confortare e se mai dovessi dargli il permesso d'entrare devo essere sicuro che a voi due non succederà nulla...” disse sorridendogli.

“Grazie...” sorrise l'elfo “Ma facendo così avrai dei problemi e io non voglio che tu abbia dei problemi”

“Non avrò nessun problema, ne avrà molti di più tuo padre” disse alzandosi posandogli una mano sulla spalla “Prima o poi si farà sentire. Come hai detto tu lo conosco, no?” sorrise il sovrano di Gondor.

“Sto proprio aspettando quel momento...non riesco a capire cosa abbia in mente”

“Non pensarci...”

Eldarion ricomparve sulla porta, in mano teneva il suo arco.

“C'è qualcuno che ti sta aspettando...” rise vedendo il figlio quasi saltellare sulla soglia della porta.

“Eldarion non mangi?” chiese Legolas.

“Non ho fame!” disse il piccolo.

“Tuo figlio è un bugiardo!” rise Legolas rivolto ad Aragorn.

“Credo di averlo intuito...” sorrise Aragorn “Eldarion è ora di pranzo”

“Non ho fame! Andiamo?” sorrise il piccolo.

“Solo dopo che avrai mangiato qualcosa...” disse Legolas alzandosi avvicinandosi alla culla, Miriel si stava svegliando.

“Uffa...” disse abbattuto il bambino.

“Eldarion, non si discute!” disse Aragorn.

“Va bene...” disse il bambino mogio.

“Dopo che Miriel avrà mangiato andremo, te lo prometto...” gli sorrise Legolas prendendo fra le braccia la piccola “Vai a mangiare anche tu...”

Il bambino sorrise e uscì dalla sala.

“Sappi che se anche tuo padre si rimangiasse tutto quello che ti ha detto, che crescerà questa bambina come sua nipote...tu non te ne andrai di qui fino a quando Eldarion non sarà re e anche in quel caso non so se ti lasceremmo andare...”

Legolas rise.

“Perchè non mi ascolta?” si lamentò Aragorn.

“Perchè sei suo padre...” rispose Legolas come se la risposta fosse ovvia “Se avessi ascoltato mio padre sarei qui?”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

Era notte inoltrata ormai, Aragorn dormiva e non l'aveva sentita alzare.

Arwen visitò le camere del figlio, trovandolo addormentato nel suo letto, prima di lasciare le stanze e uscire per una passeggiata notturna.

Era solita uscire in piena notte quando il riposo non accennava a palesarsi.

Si lasciava cullare nella brezza della notte ammirando i sottili alberi che aveva fatto piantare pochi anni prima. Non avrebbe mai ammesso che le mancava Imladris, lei amava Minas Tirit e tutto il regno di Gondor, ma le sarebbe piaciuto rivedere la sua terra, le sue cascate, le sue montagne.

Quando arrivò all'ingresso principale scorse una longilinea figura voltata di spalle, lunghi capelli biondi gli incorniciavano le spalle.

Arwen sorrise.

“Non sono l'unica a non riposare questa notte..” disse Arwen avvicinandosi a Legolas.

“Arwen...non ti avevo sentita arrivare...” disse Legolas voltandosi “A quanto pare no...” disse sorridendo alla bambina che, cullata fra le braccia dell'elfo, muoveva le braccine e le gambine guardandosi attorno.

“Non sembra avere intenzione di riposare...” sorrise Legolas sedendosi su una panca.

“Tu invece ne avresti bisogno...” disse Arwen sedendosi al suo fianco.

“Non lo nego...” sorrise l'elfo “Mi sentivo meno stanco in battaglia...” rise.

“Sta crescendo...” sorrise Arwen prendendo in braccio la bambina.

“Non si direbbe che solo un mese fa l'ho trovata quasi in fin di vita...” disse toccandogli la testolina sospirando “Forse avrei dovuto cercare di convincere mio padre, fuggendo non ho fatto altro che aggravare la situazione” disse sconsolato.

“Sta parlando la stanchezza ora non il principe Legolas...”

“Sempre che sia ancora principe...” sospirò di nuovo.

“Legolas, lle ume quel.” (“Legolas, hai ben agito.”) disse accarezzandogli una guancia “Uuma dela” (“Non preoccuparti”) “Sen i vad fael...” (“Questa è la strada giusta...”) disse l'elfa sorridendogli.

Anche Legolas sorrise, ma solo le sue labbra, i suoi occhi erano tristi.

“Le tue parole riescono sempre a calmarmi Arwen...ma so che prima o poi qualcosa succederà...” disse coprendo la mano dell'elfa con la propria.

“Ora devi solo riposare qualche ora...” disse alzandosi “Baderò io a Miriel...”

“Arwen...”

“Non accetto obiezioni...” sorrise l'elfa “Anche gli elfi si stancano...e comunque passerei tutta la notte da sola visto che Aragorn e Eldarion dormono, avrò compagnia...vero piccola?” disse guardando la bambina.

“Grazie...” sorrise l'elfo.

“Vieni rientriamo, ti accompagno alle tue stanze...”

 

**

 

“Mio re! Alcuni messaggeri dal reame boscoso chiedono il permesso di poterla vedere” disse una guardia entrando nella sala del trono.

“Dove sono?” chiese agitato.

“Avevate detto di non farli entrare se non sotto vostro ordine, mi sto attenendo a quello. Devo..?”

“No. No, scenderò io...” disse Aragorn facendo segno alla guardia di allontanarsi.

“Eldarion...Eldarion vieni qui...” chiamò Aragorn avvicinandosi al figlio “Vai da tua madre e avvisate Legolas. Che non mi segua, lo farò chiamare quando sarà il momento. Vai, veloce...”

“Ada...?”

“Vai Eldarion! Corri!”

Il bambino si allontanò immediatamente.

Aragorn prese un lungo respiro prima di uscire dalla sala. Raggiunse in fretta le uscite verso la cittadella e in poco tempo si trovò all'ingresso principale.

“Re Elessar...” s'inchinò un elfo che Aragorn riconobbe come Calengol.

“Calengol!” lo salutò Aragorn.

“Gli elfi non sono più ammessi nel vostro regno?”

“Al contrario, Calengol. Tutti sono benvenuti a Gondor...sempre che abbiano buone intenzioni.”

“Sono qui solo per parlare per conto di Sire Thranduil” disse Calengol.

Aragorn gli fece segno di avanzare.

“Preferirei parlare con te in privato” disse Aragorn.

L'elfo si girò facendo segno agli elfi che lo seguivano di aspettarlo.

Calengol era un elfo silvano, lunghi capelli castani legati in una fine coda sulla nuca, vestiva una lunga veste color verde scuro e portava con se una spada fissata al fianco da una cintura finemente intrecciata.

Aragorn avanzò facendo strada all'elfo.

“Estel ci conosciamo da quando eri bambino, sai che ho dovuto comportarmi così di fronte a loro...” disse l'elfo.

“Lo so, per questo ti ho invitato ad entrare...” disse Aragorn voltandosi verso Calengol.

“E' qui non è vero?”

Aragorn lo guardò per alcuni secondi prima di rispondere.

“Calengol...non tornerà a Bosco Atro...”

L'elfo sospirò.

“Io sono qui solo per il volere del mio re, non posso far altro che riferire quello che mi ha detto. Non sono qui per costringere nessuno, men che meno giudicare...”

“Non c'è nulla da giudicare, Calengol...vieni andiamo nel mio studio, farò chiamare Legolas intanto...”

“Non c'è bisogno che mi faccia chiamare” disse il principe comparendo di fronte ai due.

“Legolas...” disse contrariato Aragorn.

Legolas lo guardò lasciandogli intuire che andava tutto bene...per il momento.

 

**

 

“Calengol sono quasi due mesi che sono qui, perchè adesso venite a cercarmi?”

“Tuo padre ti ha lasciato del tempo, credeva che saresti tornato...”

“Lo sapeva benissimo che non l'avrei fatto, doveva aspettarselo” disse secco Legolas.

“Legolas è tuo padre io...”

“Sai il motivo per cui sono qui?”

“Vagamente...mi ha parlato di una bambina trovata nel bosco.”

“Ti ha detto che voglio crescerla io?”

“No, questo non me l'ha detto...” disse Calengol non capendo dove l'elfo volesse andare a parare.

“Calengol io non posso tornare a Bosco Atro semplicemente perchè mio padre non vuole che cresca quella bambina come mia figlia...”

“Legolas cosa dovrei dire al re?” chiese esasperato l'elfo.

“La verità! Che io non tornerò a Bosco Atro fino a quando non garantirà che io potrò tenerla e soprattutto che non le succerà nulla, che verrà protetta...”

Calengol si massaggiò la fronte cercando di raccapezzarsi.

“Calengol, so che ti sto chiedendo molto...”

“Non vorresti parlarci? Questo è un discorso che va affrontato fra voi due”

“Non posso venire a Bosco Atro, non metterò piede fuori da Gondor...” disse tristemente il principe.

“Potrebbe venire qui..” propose Aragorn.

“Mio padre?” per poco Legolas non scoppiò a ridere “A meno che tu non voglia far scoppiare una guerra dubito che verrà...si muove solo per quello...”

“Legolas...” disse Aragorn sedendosi di fronte all'amico “E' pur sempre un modo. Possiamo proporlo...”

Legolas prese un lungo respiro.

“Va bene. Calengol digli che non verrò, ma se vuole raggiungermi qui sarò ben felice di parlargli...”

“Legolas sai che lui sperava in un altro epilogo.”

“Digli che è un grande sforzo per me anche solo incontrarlo, riferiscigli queste parole...”

“Legolas...” cercò di fermarlo Aragorn.

“Digli che se fa fatica ad accettare che suo figlio faccia certe scelte posso anche far finta che lui non sia mio padre...” disse l'elfo alzandosi e abbandonando la stanza.

Aragorn prima abbassò lo sguardo verso il tavolo che aveva di fronte poi alzò gli occhi verso Calengol.

“Calengol...”

“Quella bambina deve essere veramente speciale se Legolas è disposto a rinunciare a qualsiasi cosa per lei” constatò l'elfo.

“Credimi, non l'ho mai visto più sereno di quando ha fra le braccia quella piccola...”

Calengol abbassò lo sguardo.

“Sono alle dipendenze di sire Thranduil, ma questo non vuol dire che possa dissentire dalle sue idee e decisioni...”

“Sei con Legolas?”

Calengol annuì.

“Farò tutto quello che mi è possibile fare perchè non vengano divisi...”

“Grazie, Calengol...” disse Aragorn rivolto all'elfo.

“Ripartirò subito per Bosco Atro...”

“Non vi fermate almeno una notte?” chiese Aragorn.

“No, no. Ho visto la diffidenza di Legolas, se restassimo questa notte non avrebbe un attimo di pace..” sorrise l'elfo “Meglio metterci in viaggio subito...poi il sole è ancora alto, al tramonto saremo già lontani.”

Aragorn annuì accompagnando l'elfo all'ingresso.

 

**

 

“Legolas puoi calmarti e sederti con noi?” chiese Aragorn.

L'elfo era in piedi vicino a una delle grandi finestre della sala da pranzo dove Aragorn, Eldarion ed Arwen stavano cenando.

“Legolas...non verrà questa notte e comunque non entrerà a palazzo senza annunciarsi a meno che non voglia scatenare una guerra” disse alzandosi e avvicinandosi all'elfo “Vieni a sederti...” lo prese per le spalle e lo convinse a seguirlo.

Poco lontana dal tavolo, in cui la famiglia era riunita, Miriel era nella sua culla e vispa voltava il faccino attenta a cogliere ogni singolo particolare.

Legolas si avvicinò prendendola in braccio prima di sedersi al tavolo.

“Mangia qualcosa...” disse Arwen cercando di agganciare il suo sguardo.

“Grazie, ma non ho fame...” rispose in poco più di un sussurrò l'elfo.

“Legolas sono giorni che non mangi...”

A quell'affermazione non rispose.

“Basta così...” disse Aragorn alzandosi in piedi e prendendo la bambina in braccio per posarla delicatamente nella culla “Si può sapere che hai? Non ti sei mai lasciato abbattere da nulla”

“Aragorn è...diverso questa volta. Le altre volte non avevo nessuno da proteggere...”

“Eravamo in guerra e ci proteggevamo a vicenda quindi non è che non avessi nessuno da proteggere...”

“Aragorn tu eri armato non è lo stesso confronto. Lei non ha nessuno se non me...”

“E noi. Sai che hai noi...” disse Arwen sporgendosi verso l'elfo prendendo una sua mano “Hai noi, Legolas...avete noi...”

“Grazie...” disse l'elfo piegando le labbra in un flebile sorriso.

Eldarion scese dalla sua sedia passando sotto al tavolo andando ad abbracciare l'elfo che rise stringendolo a se.

 

**

 

“Legolas...”

L'elfo sobbalzò.

“Sei talmente agitato da non sentirmi arrivare?” chiese Aragorn stupito.

“No, perdonami. Stavo pensando a cosa potrebbe accadere...a ogni scenario possibile...”

“Smettila di pensarci...”

Legolas sospirò voltandosi verso Aragorn.

“Non è facile...”

“Lo so, ma ci devi provare...” disse il sovrano di Gondor posandogli una mano sulla spalla.

Legolas annui prendendo un lungo respiro.

“Vuoi crescerla qui?”

“Come?” chiese l'elfo non capendo.

“Ti sto chiedendo se ti andrebbe di crescerla qui...”

Legolas sorrise.

“Sai che è anche casa tua...”

“Accetterei con immenso piacere, ma so che un giorno sentirà il richiamo della sua terra. Come lo sento io...” disse triste.

“C'è Imladris, Elrond sarà ben felice di accettarla. C'è Lorien...” disse Aragorn cercando di convincerlo.

“Aragorn magari si risolverà tutto prima di arrivare a quella conclusione...”

“Hai ragione...” sorrise “Dov'è Miriel?” chiese Aragorn.

“Con Arwen...sostiene che io non riposi abbastanza...”

“E ha ragione!” disse Aragorn.

“Anche se credo sia una scusa per passare del tempo con la bambina...” sorrise Legolas.

“Quando parli di quella bambina sei...diverso. E' come se ti si illuminasse lo sguardo...” disse Aragorn guardandolo.

“Aragorn...penso che sia la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita e non voglio perderla” disse sincero l'elfo.

“E non la perderai. Ci saremo noi ad aiutarti...” disse il sovrano di Gondor stringendo forte la spalla dell'elfo.

“Grazie. Io non so come farò mai a ringraziarvi...” disse abbassando lo sguardo.

“Credimi quello che stai facendo con Eldarion vale molto di più di qualsiasi cosa...” sorrise Aragorn “E non ho più dovuto cercarlo in ogni angolo del palazzo...” rise “Forza, rientriamo...” disse Aragorn.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

“Legolas...”

“Dimmi Eldarion?” disse l'elfo avvicinandosi alla sedia dove era seduto il ragazzo intento a trascrivere una frase in elfico.

“Cosa c'è scritto qui?” chiese non capendo una parola, indicandola con un dito.

“Prato dorato...”

“Sei sicuro?”

“Eldarion!!!” disse Legolas ridendo.

Alche il ragazzo rise.

“Stavo scherzando...Ovviamente sapevo cosa c'era scritto...”

“Certo. Continua Eldarion” disse Legolas sedendosi vicino al ragazzo.

Da alcuni mesi la bambina aveva preso a gattonare e Legolas la lasciava libera di muoversi per la stanza, prima ovviamente di aver controllato e spostato ogni cosa che potesse arrivare fra le sue mani. Aveva ormai dieci mesi ed era in ottima salute.

Legolas la teneva continuamente d'occhio.

“Legolas...”

L'elfo si spostò verso il bambino.

“Questo può essere scritto anche così vero?” disse segnando su un foglio di carta delle lettere in elfico.

“Si, anche così è corretto...” disse prendendo in mano la piuma per scrivere “Ma anche questo è giusto...” disse segnando un altro modo per poter scrivere la parola.

“E io come faccio a sapere cosa devo scrivere?” chiese dubbioso il principe di Gondor.

“Guarda, questo serve per parlare, come stiamo facendo io e te adesso. Mentre questo...”

“Legolas...”

“Aspetta Eldarion, fammi finire..”

“No, Legolas...guarda” disse il bambino indicando di fronte a se.

L'elfo si voltò immediatamente e nel giro di pochi attimi si trovò di fronte alla bambina che si sorreggeva alla poltrona. Le gambine incerte che la reggevano in piedi.

Legolas sorrise guardando la piccola, pronto ad afferrarla se fosse caduta.

Anche Eldarion si avvicinò inginocchiandosi vicino a loro.

“Cammina?” chiese sorridendo.

“Non ancora...” sorrise Legolas estasiato guardando la bambina “Ma non ci impiegherà molto ad imparare...” disse afferrandola quando Miriel accennò a lasciarsi andare.

“Ciao piccola mia...” sorrise Legolas abbracciandola baciandogli una guanciotta ricevendo un vagito divertito.

Era cresciuta parecchio in quei mesi, quasi non poteva credere che fosse la stessa bambina che aveva trovato nel bosco.

Lei aveva fame, freddo ed era sola.

Miriel era felice, in salute e non l'avrebbe mai abbandonata.

Era vispa, molto furba, i profondi occhi blu sempre vigili. Fissava Legolas sorridendo cercando di portarsi un pugnetto alle labbra intercettando però una treccina di capelli dell'elfo e iniziando a giocarci.

Legolas rise.

“Cosa avranno mai i miei capelli...?” chiese sorridendo sistemando i capelli della piccola, erano cresciuti e una folta chioma nera ormai le ricopriva il capo.

“Ho dimenticato una cosa!!!” disse, quasi urlando, Eldarion alzandosi di corsa correndo verso una borsa sul tavolo in cui si mise a frugare dentro. Cercò qualche secondo prima di tornare di corsa a sedersi vicino ai due elfi.

“Questo è per lei!” disse sorridendo il bambino “Era il mio, ma ormai sono grande!”

Un statuetta intagliata in legno di un cavallo, completamente colorata e ornata.

“Questo non è perchè ti ho promesso di portarti a cavallo, vero?” chiese divertito Legolas.

“Hem...no...” disse il bambino dubbioso.

Legolas lo guardò alzando le sopracciglia.

“Va bene anche!” sorrise il ragazzo alzando gli angoli della bocca fin a mostrare del tutto il sorriso “Però questo è suo per davvero!” disse porgendo la statuetta all'elfo “L'ho anche sistemata io...c'erano dei graffi nel colore...” disse il bambino.

“Grazie Eldarion...” sorrise Legolas tenendo il cavallino di legno di fronte alla piccola che iniziò a rigirarselo fra le mani.

“Ti piace?” chiese Eldarion alla piccola che continuava a giocare con il cavallino.

Legolas sorrise.

“Forza, la stiamo viziando troppo. Torniamo al lavoro, abbiamo quasi finito...” disse lasciando una pacca sulla spalla del ragazzino e alzandosi tenendo fra le braccia la bambina.

 

**

 

“Te lo dico di nuovo, tu di qui non te ne vai!” sorrise Aragorn “Cosa gli hai promesso questa volta?”

“Lo porto a cavallo...” disse sorridendo Legolas sistemando la piccola, ormai addormentata, nella culla “Estel chiedimi la stessa cosa quando avrò finito le promesse e avrai una risposta, per ora è troppo semplice convincerlo...”

“Certo. Un elfo che finisce le idee...non sei credibile...”

“Anche noi finiamo le idee...”

Aragorn alzò le sopracciglia.

“Ci sono notizie?” chiese Legolas con voce quasi spaventata.

“Nessuna. Ma Elrond sarà qui domani, sicuramente è molto più informato di noi...” sospirò Aragorn.

“Ti avevo avvisato che non sarebbe venuto” disse Legolas voltandosi.

“Era sempre qualcosa da proporre a tuo padre”

“Bene. L'abbiamo fatto, ora posso tornare ad ignorarlo?” chiese l'elfo.

“Prima o poi la situazione andrà comunque chiarita...”

“Lo so...e sinceramente l'idea di affrontarlo mi terrorizza. So già quello che mi dirà, non ha mai cambiato idea, non lo farà per me e di certo non per questa situazione” disse sedendosi in una poltrona appoggiando poi le braccia sulle gambe e tenendosi la testa fra le mani.

“Hey...” disse Aragorn inginocchiandosi di fronte all'amico “Questo non sei tu, il Legolas che conosco io non si fa fermare da nulla...” disse alzandogli il viso con una mano “Non ti devi preoccupare, sai che qui siete al sicuro...”

“E' quest'attesa che mi uccide. Da un lato vorrei che non arrivasse mai, dall'altro vorrei correre a Bosco Atro e sistemare ogni cosa, ma dovrei lasciarla qui e probabilmente mio padre mi farebbe rinchiudere per cui non lo farò...” disse sospirando “E tuo figlio sta tornando...” disse alzandosi in piedi prima che la porta venisse aperta.

“Non finisce qui questo discorso...” sussurrò Aragorn sapendo che l'elfo l'aveva udito.

Come se non lo sapessi...” sorrise Legolas parlandogli nella mente.

 

**

 

Lord Elrond giunse a Minas Tirit la mattina seguente.

“Arwen...” disse abbracciando la figlia che si era precipitata all'ingresso del palazzo. Non si vedevano da diversi mesi.

“Ada...”

“State bene?”

La giovane annuì.

“Nonno!!!” urlò Eldarion scendendo le scale di corsa.

“Non correre!” disse andandogli incontro “Non scapperò” sorrise abbracciando il nipote.

Era da tempo che Arwen non vedeva il padre così sereno, ne aveva passate parecchie nella sua lunga vita che spesso era stata costellata da drammi: prima il suo rapimento con il fratello Elros, la partenza di sua madre per Valinor, quando sembrava tutto tranquillo, dopo il suo matrimonio con Celebrian, la madre di Arwen e dei gemelli, il rapimento della moglie da parte di un'orda di orchi, il suo salvataggio, ma poco dopo essere guarita partì per Valinor e infine, quello che Arwen credeva il dolore più grande anche se il padre non lo dava a vedere, la sua scelta di sposare Aragorn e diventare mortale negandosi l'accesso a Valinor. Sperava solo che anche i gemelli non avessero in mente di abbracciare la mortalità.

Sospirò avvicinandosi al padre.

“Spero che il viaggio sia andato bene, sei solo?” chiese Arwen.

“Nessun problema, no non sono solo, dovrebbero arrivare fra poco...”

“Ada...” disse abbassando il tono della voce.

“Le terre sono sicure e certamente Lindir conosce la strada, comunque con lui c'è Glorfinderl...” disse voltandosi verso la pianura.

Arwen scosse la testa sorridendo, quando Elrond era giunto nelle vicinanze di Gondor aveva spronato il cavallo in un lunga corsa verso il cancello perdendo di vista i due compagni.

“Elladan ed Elrhoir stanno bene?”

“Mai stati meglio...e non sembra che abbiano intenzione di accasarsi...” scherzò Elrond.

“Sai come sono fatti...” sorrise Arwen.

“Credo di aver bisogno di alcune spiegazioni, dov'è Estel?”

“Scusalo, stava venendo ad accoglierti, ma un litigio nelle scuderie l'ha trattenuto. Penso si trovi ancora li...”

“Nonno!...”

“Dimmi Eldarion...”

“Dopo devo farti vedere una cosa...” disse il ragazzino.

“Certo...” sorrise al nipote “Ti va prima di accompagnarmi da tuo padre?” chiese.

Eldarion annuì.

“Vi attenderò a palazzo...” disse Arwen.

 

**

 

“Lord Elrond...” sorrise Aragorn andandogli incontro.

Elrond abbracciò l'uomo che aveva cresciuto come un figlio.

“Sono contento che sia arrivato...”

“Sono molto più felice io di essere qui con voi...” sorrise “Ma prima ho bisogno di sapere una cosa...”

“Qualsiasi cosa...” disse Aragorn avendo però già intuito di cosa il signore di Imladris voleva parlare.

“Perchè una piccola guarnigione di elfi di Bosco Atro si è fermata a Imladris qualche mese orsono?”

“Avevo capito fosse per questo...”

“Non mi hanno detto nulla se non che giungevano da Gondor...”

“Penso che debba vederlo con i suoi occhi. Venga...”

Il sovrano di Gondor lo precedette per le vie della città fino a giungere al palazzo.

“Non so che cosa abbiate combinato, ma attirarsi contro le ire di Thranduil non è mai una buona soluzione”

“Vi giuro che non ci siamo attirati contro le ire di nessuno, non ora che l'intera terra di mezzo è in pace...”

“Quelli però non erano messaggeri...”

“Si...diciamo che...le spiegheremo tutto...” disse fermandosi di fronte a una stanza dei piani nobili bussando alla porta.

“Legolas? Sei in stanza?”

Il principe elfico rispose immediatamente.

“Legolas?” chiese stupito Elrond alzando le sopracciglia.

Pochi secondi dopo la porta si aprì.

“Lord Elrond...” disse il principe di Bosco Atro abbassando il capo in segno di saluto “Penso che non si aspettasse di trovarmi qui...” disse ingenuamente il principe.

“No. Non mi aspettavo di trovarti qui, ma sono felice di vederti...” disse sorridendo appena “Anche se credo ci sia dietro qualcosa a tutto questo...”

“E' così...”

“Disturbiamo?” chiese Aragorn.

“No, ma fate piano...” disse aprendo la porta.

Elrond guardò Aragorn non capendo il motivo di tutta questa cautela, ma ricevette solo un gesto con la mano di avanzare all'interno della stanza.

Solo allora Elrond scorse la piccola, nascosta all'ombra di una finestra, vicino a una tenda, addormentata nella sua culla.

“Ma...” disse Elrond sotto foce “E' tua?”

“Si...e no...” disse sorridendo al signore di Imladris notando la sua espressione “L'ho trovata nel bosco....” solo allora gli raccontò l'intera storia.

Elrond si sedette su una poltrona libera.

“Fatemi capire...come pensate che io possa convincere tuo padre?”

“Sinceramente...” disse Aragorn venendo subito interrotto da Legolas.

“Non ne abbiamo idea, ma vi prego voi avete sempre risolto tutto...”

Elrond abbassò lo sguardo verso il pregiato pavimento di marmo bianco.

“Al momento avrei sperato in una guerra, ma...” disse alzando lo sguardo “Troverò un modo e parlerò con tuo padre. Non chiedermi come, non ne ho ancora idea...”

“Io non...non so come ringraziarla...” disse Legolas abbracciando il signore di Imladris.

“Come se fosse la prima volta che chiedi il mio aiuto...” sorrise Elrond.

“Ma?” chiese Aragorn.

“Sicuramente ricordi alcune volte che giunsi a Imladris non atteso...” disse voltandosi verso Aragorn “Non erano visite di cortesia” sorrise Legolas.

In quell'attimo la piccola si sveglio iniziando a piangere.

Legolas la prese subito fra le braccia.

“Si chiama Miriel...” sorrise sistemandole con una mano i capelli appena dietro le orecchie a punta.

Elrond fissò per qualche secondo la piccola prima di parlare.

“Così è lei che ha rapito il tuo cuore” disse con un leggero sorriso.

“Si...” rispose trasognato l'elfo sorridendo alla piccola che alzò le braccine toccando il viso del principe facendolo ridere.

“So che non è mia figlia, ma...è come se lo fosse...” disse socchiudendo gli occhi sistemandosi la piccola fra le braccia.

“Sono stato cresciuto da un padre che non era il mio, posso solo dirti che non avrebbe potuto chiedere di meglio” sussurrò Elrond “Posso?” chiese.

Legolas sorrise porgendogli la bambina.

“E' molto vivace...” sorrise Elrond.

“Quando l'ho trovata stava per morire, a volte stento a riconoscere che sia esattamente quella bambina...” sorrise Legolas.

“E' forte e tenace. Come suo padre...” disse alzando gli occhi su Legolas “...ed in piena salute...” sorrise “Prima di fare rientro a Imladris andrò a Bosco Atro, cercherò di far ragionare tuo padre” disse guardando la piccola che aveva chiuso nei pugnetti una ciocca dei lunghi capelli di Elrond.

“Ha una predilezione per i capelli, non fa altro che tirarli...” sorrise Legolas.

Aragorn poteva quasi giurare di non averlo mai visto più felice.

Elrond si sedette con in braccio la bambina e parlò con Legolas fino a quando Miriel non accennò ad addormentarsi di nuovo. Elrond la restituì a Legolas che la cullò fino a quando non la posò nella culla coprendola con una fine copertina.

“Ho promesso a Eldarion che sarei andato da lui...” disse Elrond.

“Vi accompagno...” disse Aragorn salutando Legolas.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 

Passarono altri due mesi, Miriel stava per compiere un anno di vita e Legolas era sempre più felice di vederla camminare, non lasciava mai che camminasse da sola, per quando la figlia volesse liberarsi della mano del padre per allontanarsi e spesso finiva in lacrime per questo motivo e Legolas sorrideva prendendola in braccio e cullandola per farla calmare.

Arwen sorrideva quando lo vedeva nel giardino privato che lei stessa aveva voluto per potersi immergere nella natura che a Minas Tirit stava crescendo in questi anni sopraffacendo la spessa pietra bianca dell'intera città.

“Proprio ora inizia il bello, amico mio...” disse sorridendo quando Legolas le si sedette accanto tenendo fra le braccia una Miriel stanchissima dopo la lunga passeggiata in cui aveva trascinato il padre “E non ha ancora iniziato a parlare...”

Legolas sorrise.

“Esattamente oggi, un anno fa la trovai nel bosco...” disse guardando il visino della piccola che era appoggiato al suo petto. I capelli le erano cresciuti moltissimo e ormai Legolas aveva preso l'abitudine di legarli come i suoi anche se spesso le fini treccine ai lati delle tempie fallivano miseramente perchè Miriel non accennava mai a stare ferma.

“Quindi dobbiamo festeggiare!” sorrise Arwen.

“Avrà molti compleanni, non è necessario che vi disturbiate...” disse Legolas.

“Stai scherzando? E' il suo primo compleanno! I nostri ormai non si contano più, ma il suo si!”

“Grazie...” sorrise Legolas con gli occhi lucidi.

“Ed è anche una tua festa, è un anno che sei diventato suo padre e non mi sembra che tu te la sia cavata male” sorrise.

“Ero spaventato invece!” scherzò Legolas.

“Non avresti potuto essere più perfetto di così, questa bambina non sa ancora che tesoro ha trovato...” sussurrò accarezzando una guancia alla piccola.

“Non è lei che ha trovato un tesoro, sono io che l'ho trovato...” sorrise Legolas.

“Andrò a organizzare qualcosa per questa sera...”

“Arwen davvero non voglio disturbarvi...”

“Ma io farò qualcosa comunque quindi puoi anche metterti comodo” sorrise l'elfa.

Legolas si limitò a sorride abbassando lo sguardo sulla figlia che gli si era addormentata fra le braccia.

 

**

 

“Eldarion dov'è tua madre?” chiese Aragorn che stringeva fra le mani una missiva.

“Non ne ho idea...” rispose il bambino cercando di allontanarsi, stava rientrando dalle scuderie portando in mano un arco, sapeva di doversi allenare in presenza di adulti e non avrebbe dovuto cavalcare senza qualcuno di loro, ma il padre era troppo preoccupato per accorgersi di quei particolari.

“Se la vedi dille di venire da me subito!” disse continuando a cercare la moglie.

“Certo...” sussurrò il figlio sgattaiolando in camera.

“Estel! E' successo qualcosa?” Elrond stava attraversando il lungo corridoio che portava alle camere private e aveva notato la nota preoccupata della voce del sovrano di Gondor.

“Una missiva da Bosco Atro” disse porgendogli la lettera.

Elrond la lesse rimanendo in silenzio, la scostò lentamente alzando lo sguardo su Aragorn.

“E' ancora qui il messaggero?”

“No...veramente io non lo neanche visto, se ne è andato subito dopo aver consegnato la lettera ad un mio consigliere...”

“Legolas lo sa?” chiese.

“No, l'ho appena ricevuta...” disse.

“Non dirgli nulla, lascia che sia io a parlare con suo padre...”

“Suo padre verrà qui, deve saperlo”

“Andrò io a ricevere Thranduil prima ancora che giunga a Gondor”

Aragorn annuì pensieroso.

“Andrà tutto bene Estel, cercherò di convincerlo...” disse posando una mano sulla spalla del giovane re.

“Non voglio che Legolas soffra e ha chiesto il mio aiuto, non posso deluderlo. Lui mi è stato vicino quando durante la guerra credevo che non ci fosse più speranza, quando stavo per mollare ogni cosa lui mi ha dato la forza di continuare. Ora ha bisogno di me e io non so cosa fare...” disse guardandosi attorno.

“Ti dirò solo una cosa: Legolas non verrà separato da quella bambina, Thranduil può decidere quello che vuole, è suo figlio, le decisioni non spettano a noi, non spettano nè a te, né a me, né ad Arwen. Ma ti assicuro che vivranno insieme fino a quando lo vorranno e ad Imladris ci sarà sempre posto per loro. Può decidere quello che vuole, ma anche se è un re non potrà rovinare la vita di suo figlio. Questo non lo permetterò mai...” disse guardandolo negli occhi.

“Grazie...”

Elrond sorrise a labbra strette.

“Arwen è nelle cucine, oggi Miriel compie un anno. Sta organizzando qualcosa per la bambina” disse poi allontanandosi salutando Aragorn.

Il sovrano di Gondor sorrise appena, rasserenato dalle parole dell'unica persona che aveva mai ricordato come un padre e si diresse verso le scale raggiungendo le cucine.

 

**

 

Miriel aveva riposato tutto il pomeriggio e a cena era più sveglia che mai tanto che Legolas fu costretto a tenerla sulle proprie gambe per tutta la serata sorridendo quando la bimba cercava di afferrare le posate che spuntavano dal bordo del tavolo o infastidiva il padre mentre mangiava qualche boccone.

“Piccola peste...” scherzava con lei l'elfo solleticandola facendola ridere per poi posargli un tenero bacio sul capo.

Legolas le tagliò un piccolo pezzetto della sua cena e lo fece assaggiare alla piccola che mostrò la lingua.

“Ma come? Non ti piace?” rise Legolas guardandola masticare chiudendo gli occhi come se avesse morso del limone.

“Ma cosa ti fa ada?” le chiese Arwen avvicinandosi alla sedia di Legolas rientrando in sala da pranzo da cui si era congedata pochi minuti prima “Ora vieni con me...” disse prendendo la bambina “Abbiamo una bella sorpresa per te e sono convinta che ti piacerà” sorrise avvicinandosi al suo posto.

Aragorn, suo figlio ed Elrond se ne stavano in silenzio guardando la piccola.

Arwen era stata impegnata tutto il pomeriggio in cucina, voleva che tutto fosse perfetto e lei stessa aveva dato un tocco speciale al dolce che avevano preparato per la bambina e che ora un'ancella stava portando in tavola.

Arwen le sorrise annuendo con il capo mentre la donna posava il dolce sulla tavola.

Sul dolce, una torta alta quasi una spanna con gli spicchi perfettamente disegnati dai vari tipi di frutta ricoperti da un sottile strato di zucchero fuso.

Sul bordo il nome di Miriel scritto in elfico con un sottile filo di quelle che sembravano mandorle tritate.

“E' per questo che sei stata rinchiusa in cucina tutto il giorno?” sorrise Aragorn.

“Non sapevo il gusto preferito della piccola!” rispose subito Arwen ridendo.

“Ma ora penso che lo scopriremo...” sorrise Legolas prendendo il coltello e tagliando la prima fetta.

“Ottima scelta...” disse Arwen sorridendogli quando posò la fetta di fronte alla piccola avvicinandosi con la sedia “Avrei scelto anch'io le fragole per prima...” sorrise.

“Noi ci serviamo da soli abbiamo capito...” disse Eldarion.

“Eldarion!” lo richiamò subito Aragorn facendo sorridere Elrond.

“Allora rimiriamo la torta fino a domani...” disse sedendosi, incrociando le braccia e fissando la torta.

“Tu di sicuro no! So che di notte t'intrufoli nelle cucine!” ribattè Aragorn.

“Non è vero!” biascicò il bambino.

“Ah no?” chiese dubbioso Aragorn alzando un sopracciglio “Allora...”

“Basta voi due! Anche tu sparisci per andare nelle cucine di notte quindi lascia stare Eldarion!” disse Arwen facendo finta di essere arrabbiata, anche se in realtà stava trattenendo le risate.

Legolas rideva guardando la scena.

“Se volete vi servo io...” disse ridendo il giovane elfo.

“Hanno due mani a testa, credimi possono farcela!” scherzò Arwen.

Eldarion fece sparire le mani dentro le maniche tirando queste in modo che cadessero in avanti.

“Non posso! Io non le ho!!! Come faccio???” disse imitando una voce lamentosa.

Arwen si limitò a guardarlo scuotendo il capo.

“Vuol dire che non potrai neanche mangiarla senza mani...” rispose.

“E no, ho la bocca!” ribatté Eldarion stampandosi un sorriso in faccia.

“Ada portatelo a Imladris per un po'!!!” disse scherzando Arwen.

“Posso?” chiese il bambino.

“No! Non prima dei prossimi dieci anni e non da solo, saresti capace di qualsiasi cosa...” disse la madre inclinando le labbra in un sorriso simile a quello del figlio.

“Uffa!!!” sbuffò il bambino.

“E' un bambino, cosa vuoi che combini che non abbia già fatto suo padre?” chiese Elrond.

“Cosa avrei fatto?” chiese Aragorn.

“Credimi, se non vuoi che Elladan ed Elrohir ce lo riportino pochi giorni dopo è meglio di no...”

“Perchè dovrebbero portarmi qui? Non farò nulla!!!”

Legolas si limitava a far mangiare la piccola sorridendo durante la discussione, aveva imparato a conoscere il bambino, Eldarion era un bravissimo bambino, ma a volte un po' avventato e spesso agiva di testa propria.

“Basta! Questo è il giorno di Miriel...” disse Elrond.

“E abbiamo scoperto che le piacciono le fragole” disse Aragorn e tutti risero guardando la piccola con le labbra appena macchiate del succo rossastro del dolce frutto.

“E' già ora?” chiese Aragorn.

“Appena tramonterà il sole. Mancano ancora alcuni minuti...” disse Legolas riprendendo la bambina fra le braccia.

Attesero che il sole sparisse oltre la linea dell'orizzonte.

“Bhe quindi è ora...” disse Elrond avvicinandosi alla piccola “Auguri e che i Valar costellino la tua vita solo di gioie...” disse accarezzandole la nuca mentre la piccola lanciava un piccolo urletto che fece sorride tutti.

“E anche a te...” disse guardando Legolas.

“E' la sua festa, non la mia...” rispose il principe sempre sorridente.

“E' anche la tua. Anzi dire di più la vostra...” disse Arwen avvicinandosi al padre “Vedi...noi sapevamo che fosse oggi prima che tu lo dicessi questa mattina...” disse spiegandosi “E Eldarion non ha avuto un improvviso attacco di voglia di studiare...” il bambino sorrise e salutò Legolas con una mano dall'altra parte del tavolo “Diciamo che doveva tenerti lontano il più possibile...”

“Arwen...cosa avete fatto?” chiese Legolas sorridendo.

“Non sapevamo deciderci su cosa era più giusto per te e Miriel e...” Aragorn si avvicinò aprendo un piccolo sacchetto di velluto “Apri la mano...” l'elfo ubbidì e Aragorn ruotò il sacchettino da cui uscirono due piccoli ciondoli legati a una fine catena in argento.

“Non dovevate...” sussurrò Legolas guardando i due ciondoli non avendo il coraggio di muovere un solo muscolo.

Arwen ne prese uno legandolo al collo dell'elfo.

“Forza, mettiglielo!” sorrise l'elfa porgendogli il secondo.

Legolas slacciò il sottile gancetto e passò la catenina attorno al collo della bambina. I due ciondoli erano identici, un albero su un lato e una mezza luna dall'altra, in mezzo una piccola ampollina con dell'acqua.

“Il vetro arriva da Imladris, non si romperà...” sorrise Elrond.

“Avete ricreato la sera in cui la trovai?” chiese con le lacrime agli occhi.

“Hai visto piccola? Abbiamo fatto piangere il tuo ada...” sorrise Arwen solleticando la piccola.

Legolas rise appena.

“Grazie...” disse con gli occhi rossi e un bellissimo sorriso sul volto.

Aragorn ed Elrond l'abbracciarono ed Arwen gli lasciò un casto bacio sulla guancia.

“E tu non viene ad abbracciarmi?” sorrise guardando Eldarion.

“Solo se da domani mi fai uscire prima ad allenarmi...” ribatté il bambino stringendo forte l'elfo.

“Se non mi soffochi, forse....” scherzò l'elfo.

“Come avete fatto a sapere che era oggi?” chiese Legolas guardando i presenti.

“Bhe...quando sei arrivato hai detto che avevi viaggiato per cinque giorni...e che eri partito di notte...” disse Aragorn.

Legolas sospirò alzando poi lo sguardo su tutti i presenti.

“Non vi scordate proprio nulla, vero?”

Tutti risero.

La piccola si teneva fra le manine il ciondolo e lo stava rigirando guardandolo incuriosita.

“Ti piace?” chiese Legolas e Miriel appena sentì la sua voce dell'elfo alzò il visino puntando sul padre quegli occhioni così azzurri e profondi che ogni volta facevano perdere un colpo al cuore a Legolas che non credeva di aver mai visto nulla di più bello.

“Non passerà ancora molto prima che inizi a parlare...” disse Elrond.

“Ma prima deve dormire!” disse alzandosi vedendo la piccola chiudere gli occhietti e appoggiandosi lentamente al petto di Legolas “Io veramente... come posso ringraziarvi per tutto questo?” chiese.

“Continuando a sorridere stando con tua figlia...” rispose Arwen “E portandola a dormire...” sorrise facendolo voltare verso la porta non accettando altre risposte “Vai!” disse spingendolo delicatamente fuori dalla sala.

Solo quando Legolas fu lontano Elrond parlò.

“Partirò questa notte...” disse rivolto ad Aragorn che annuì.

“Cosa? Perchè?” chiese Arwen.

“Thranduil sta venendo qui, giungerà ai confini di Gondor domani al tramonto. Spero che mi dia ascolto...” disse abbassando il capo.

“Hai avuto una delle tue visioni?” chiese la figlia.

Il padre si limitò ad annuire.

“Come reagirà?” chiese Aragorn.

“Questo non l'ho visto purtroppo. Ma devo andare, non posso indugiare oltre” disse prendendo il suo lungo mantello adagiato su una poltrona della sala.

“Non dite nulla a Legolas, cercherò di convincerlo a lasciare il suo seguito ed a venire a Gondor da solo in modo che possa vederlo senza che lui lo sappia...”

“Se Legolas vi scoprirà...” sussurrò Aragorn interrompendo la frase.

“L'unico modo di convincere Thranduil è che veda la felicità di suo figlio...”

Solo in quel momento Eldarion si avvicinò abbracciando Elrond che gli cinse le spalle con le braccia.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 

“Fuori, ora...” disse Aragorn entrando in biblioteca.

Legolas sorrise quando Eldarion non perse tempo a chiudere i libri.

“Come hai fatto a sopravvivere settimana scorsa?”

“Papà mi ha minacciato!” disse il bambino.

“Hey!” si avvicinò Aragorn “Cosa avrei fatto io?” disse solleticando il figlio prima che questo riuscisse ad alzarsi.

“No...no...no...ti prego...” riuscì a dire il bambino fra le risate prima che il padre la smettesse e scompigliasse i capelli di Eldarion.

Sentendo ridere anche la piccola Miriel, che stava seduta in braccio a Legolas, Aragorn non riuscì a trattenersi dal ridere.

“E' da questa mattina che siete chiusi qui, un po' d'aria non vi farà male...e parlo anche con te...” disse il sovrano rivolgendosi a Legolas.

“Hai ragione...” sorrise l'elfo.

“Andiamo ad allenarci?” chiese Eldarion.

“Lasciali riposare Eldarion! Ci andrete più tardi...”

“Ma ti prego!!!” disse cercando di sfoderare il miglior sguardo da cucciolo che sapesse dipingersi in viso cercando di far leva sulla pietà dell'elfo, ma il padre non lo lasciò continuare.

“Eldarion!”

“Uffa!”

“Tua madre ti cerca, ci sono i sarti per...”

“No no! Io me ne vado...” disse raccattando tutti i libri e correndo alla porta.

“Eldarion, vieni subito qui!”

“Non ci voglio andare dai sarti! Mi pungono!”

“Ho notato come tutte le volte ne esci massacrato...” scherzò il padre e il bambino s'imbronciò.

“Mi tengono ore in piedi su una sedia...”

“Quando crescerai non avrai più bisogno della sedia!” sorrise il padre.

“Ma io non voglio andare dai sarti!” ed Eldarion sparì oltre la porta.

“Eldarion!!!” lo chiamò Aragorn, ma questo si era già nascosto.

Legolas rise quando Aragorn si voltò sconfortato.

“Cosa devo fare con lui? Ho promesso ad Arwen che glie l'avrei portato in pochi minuti...”

“Se intendi mantenere la promessa ti consiglio d'iniziare a cercarlo, è bravo a nascondersi” disse Legolas.

“Non me ne ero accorto...” sorrise Aragorn “Tu, tutto bene?”

“Si...si, va tutto bene...”

“Davvero esci un po', vai a fare una passeggiata con tua figlia. Dubito che oggi pomeriggio Eldarion sarà di buon umore per continuare la lezione...” scherzò il padre.

“E' una bella giornata...si, penso che seguirò il tuo consiglio...” disse l'elfo.

“Vieni andiamo, ti accompagno fino ai giardini, intanto che cerco Eldarion...” disse.

Legolas e Aragorn si avviarono verso i giardini con Miriel che, in braccio al padre, scalciava per poter scendere a terra.

“Vado a cercare Eldarion...hai il giardino solo per te oggi...” sorrise.

“Vai prima che tenti di uscire da palazzo...” disse Legolas guardando Aragorn allontanarsi.

Il sovrano di Gondor fece finta di cercare il figlio fino a quando seppe di essere sparito dalla vista di Legolas che, intento a controllare la bambina che camminava al suo fianco, non lo ascoltava muoversi indisturbato per il palazzo.

In realtà Eldarion non era scappato, ma era nascosto in camera dei genitori.

Aragorn raggiunse le loro stanze e Arwen era adagiata al bordo di una finestra, affacciata verso la valle.

“Tuo figlio è un ricattatore...” disse facendo ridere Aragorn.

“E' anche tuo figlio per la cronaca. Sei stato bravissimo...” sorrise il padre.

“Lo so...”

“Come lo so?” chiese Arwen.

“Mi avevi promesso un cavallo per me...”

“Eldarion...” sussurrò il padre.

“Allora vado da Legolas!” disse alzandosi.

“No no no, fermo dove sei! Va bene, un cavallo. Ma scelgo io!”

“Come un cavallo? Ha undici anni!” chiese Arwen.

“So cavalcare!”

“Non ho dubbi!” disse la madre “Estel...no...”

“Arwen sceglierò io, va bene Eldarion...”

“Grazie!” disse alzandosi sorridente e uscendo.

“Dove vai?”

“Nella mia stanza!” e sparì chiudendosi la porta alle spalle.

“...perchè mi guardi? E' andata bene, avrebbe potuto rispondere che andava nelle scuderie!” disse avvicinandosi alla moglie.

“Secondo te mio padre riuscirà a convincere sire Thranduil?”

“C'è qualcosa che tuo padre non è mai riuscito a fare?” chiese Aragorn disse abbracciandola facendole posare la schiena al suo petto cingendole poi la vita con le braccia.

“E' che...ho paura per loro. Non sopporterei di vederli divisi...”

“Non saranno mai divisi, hai sentito tuo padre. Se Thranduil non dovesse accettare a Imladris ci sarà sempre posto per loro, così come qui a Gondor, non si divideranno”

“Speriamo...” sospirò Arwen.

 

**

 

“Thranduil!” esclamò Elrond uscendo dalla fitta boscaglia.

“Elrond! Abbassate gli archi” ordinò il sovrano di Bosco Atro al suo seguito “Hai deciso di farti uccidere? Sei solo?”

“Si, sono solo. E no, non ho deciso di farmi uccidere, se mai spiegami perchè al tuo seguito hai un esercito. Le terre sono al sicuro, non c'è nessun pericolo...”

“Meglio andarci cauti e comunque non è un esercito, sono solo pochi elfi...”

“Che fanno parte del tuo esercito...”

“Su questo non posso che darti ragione amico mio”

“Posso parlarti qualche istante? Fai riposare i tuoi...” disse Elrond.

Thranduil diede alcuni ordini al gruppo di elfi e poi seguì il signore di Imladris allontanandosi fino a quando non furono sicuri di non essere più uditi.

“E' per Legolas tutto questo non è vero?” chiese Thranduil.

“Lo sai già...” sussurrò Elrond.

“Allora sai che il suo posto è a Bosco Atro come principe”

“Ed è quello che farà se gli permetterai di crescere quella bambina”

“Non posso...”

“Perchè? Che cosa ti impedisce di poter dare questa gioia a tuo figlio?”

“Non è pronto per questo passo”

“Ne sei certo? Da mesi vivo a Minas Tirit e ho visto il legame che ha con quella creatura...”

“Elrond...” disse sospirando il sovrano di Bosco Atro voltandosi guardando l'orizzonte “Non posso permettere che mio figlio faccia questa scelta. Si sposerà, avrà degli eredi...”

“E' già padre Thranduil! Da un anno a questa parte!” disse Elrond prendendolo per le spalle e voltandolo verso di se “Non puoi separarlo ora...”

“Si che posso e lo obbligherò se necessario” disse deciso Thranduil.

“Thranduil, ragiona! Legolas non ti ascolterà, non ora...quella bambina è diventata per lui l'unica ragione di vita, ti rifiuterà per stare con lei. Tu non l'avresti fatto per tuo figlio? Io si!” disse schietto.

Thranduil non rispose, ma continuò a fissare negli occhi il signore di Imladris.

“Vieni con me, lascia qui il tuo seguito. Legolas non sa del tuo arrivo, entreremo senza essere visti, Aragorn ne è informato. Vieni a vedere tuo figlio, guardalo con i tuoi stessi occhi e solo dopo deciderai...”

“Elrond...io...”

“Insisto. Vieni a Minas Tirith con me...”

Thranduil annuì.

“Va bene, ma non ti posso promettere nulla”

“E' già qualcosa...” sorrise Elrond convinto di potercela fare.

Il signore di Imladris fischiò e il suo cavallo lo raggiunse immediatamente.

“Fammi prendere le mie cose...” disse Thranduil che si voltò verso il suo seguito impartendo qualche ordine.

 

**

 

“Vieni qui, Miriel...” disse Legolas inginocchiandosi a pochi metri dalla bambina che, con passi incerti, lo raggiunse. Quando la piccola arrivò fra le sue braccia Legolas la strinse a se alzandosi in piedi alzando poi le braccia facendola volteggiare. Miriel rise muovendo le braccine nell'aria.

L'elfo faceva quasi fatica a capire che tutta quella felicità potesse capitare a lui, era abituato a non averne, abituato a piangere di nascosto e a diventare di ghiaccio di fronte al suo esercito. Abituato ad immaginarsi il suono delle risate, il tocco delle semplici carezze.

Aveva imparato a farne a meno, si era illuso che a lui non sarebbero mai servite, meno ancora mancate.

Non era vero.

Ci aveva pensato un piccolo bambino che chiamavano Estel molti anni prima a fargli cambiare idea e poi era arrivata Miriel che gli aveva rubato il cuore per sempre e nulla da un anno a quella parte gli avrebbe più fatto cambiare idea, non ora che aveva compreso di cosa aveva perso in tutta la sua vita, in quei quasi tremila anni in cui era semplicemente sopravvissuto, ma non aveva vissuto davvero.

Si era riportato la bambina fra le braccia, la boccuccia aperta in un sorriso talmente bello che Legolas non ne ricordava uno simile.

“Ti piace?” chiese alla piccola che sentendo la sua voce lanciò un piccolo urletto.

Legolas rise baciandole il naso facendola ridere di nuovo.

Ogni giorno era una scoperta nuova, la vedeva crescere sotto ai suoi occhi, la vedeva sorridergli, quei sorrisi che gli scaldavano il cuore, sorrisi sinceri e veri. Una bambina non avrebbe mai potuto mentire.

La lasciò scendere tenendola per la manina fino a raggiungere una bassa fontana che adornava il giardino reale e nel quale riconosceva la mano di Arwen.

“Non puoi entrare qui...” sorrise abbassandosi tenendo la piccola per la vita in modo per potesse sporgersi verso l'acqua. All'interno dei piccoli pesciolini colorati attirava la sua attenzione e Miriel cercava di afferrarli, ma senza successo perchè questi era molto veloci.

Allora Legolas prese dei piccoli sacchettini che, riempiti di briciole, lasciava Eldarion nascosti sotto il bordo della fontana per dar da mangiare ai pesci, ne lasciò un po' nell'acqua e la piccola rise quando i pesci formarono una piccola sfera attorno al cibo.

Ne lanciò ancora un po' facendo ridere ancora la piccola.

La piccola sbattè ancora i piedi sul bordo a significare di rifarlo di nuovo.

“Ancora una volta o mangeranno troppo...” sorrise l'elfo buttando altre briciole.

 

**

 

“Li stai guardando non è vero?” chiese Elrond, ma il sovrano di Bosco Atro non rispose.

Il signore di Imladris era abituato ai suoi lunghi silenzi, per questo attese alcuni minuti nascosto nell'ombra di una lunga e spessa tenda. Thranduil fissava da questa il figlio, nel giardino privato di Minas Tirith, giocare con la bambina che un anno prima era stata abbandonata nel suo reame.

“Prima o poi dovrai parlare comunque...” disse Elrond.

“Elrond...potresti stare zitto ogni tanto?” chiese non distogliendo lo sguardo.

Elrond sorrise appena e si voltò ammirando la stanza adibita a piccolo studio.

“Cosa dovrei fare ora?” chiese Thranduil.

“Sapevo che dopo che li avessi visti mi avresti posto questa domanda...” sussurrò Elrond posando una mano sulla spalla del re “Vai da lui...aspetta che sia lui a dirti di avvicinarti. Quest'anno è stato difficile per entrambi, ma Legolas ha ancora bisogno di suo padre, ne avrà sempre bisogno...” sorrise Elrond.

“Elrond la bambina io...”

“Cosa? Hai visto con i tuoi occhi. Non avrà lo stesso vostro sangue, ma non sarà del liquido rosso a fermare il loro legame è qualcosa di più profondo, più ancora della vita stessa...”

Thranduil sospirò.

“Ho bisogno di pensare...non posso. Mi dispiace Elrond...” disse il re allontanandosi.

“Thranduil!” ma il re era già uscito ed Elrond si limitò ad accasciarsi su una poltrona.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 

“Posso conoscere mia nipote?” chiese una voce che Legolas immediatamente riconobbe e che gli fece perdere un colpo al cuore sentendo quelle parole. Non poteva credere di aver sentito quella domanda.

Lentamente si voltò alzando lo sguardo sul padre.

“Adar...” sussurrò appena stringendosi la piccola al fianco.

“Posso...io...” disse il re sussurrando non sapendo come affrontare la situazione, era sicuro di se fino a pochi attimi prima d'incrociare di nuove il suo sguardo con quello del figlio.

Ma non finì la frase che Legolas si lanciò fra le sue braccia, Thranduil colto alla sprovvista rimase spiazzato.

“Oh figlio mio” disse stringendolo a se “Sono stato uno sciocco...perdonami...” sussurrò al suo orecchio passandogli una mano fra i lunghi capelli biondi così simili ai suoi.

Legolas si scostò appena sorridendo alla bambina, aveva gli occhi lucidi, ma cercò di scacciare le lacrime.

“Come si chiama?” chiese il re.

“Miriel...” sussurrò sistemando alcune ciocche nere dietro le orecchie a punta della piccola.

“Posso?” disse alzando le braccia.

Legolas non poteva ancora crederci, ma gli porse la bimba. Aveva scorto in lontananza lord Elrond e questo gli aveva sorriso tranquillizzandolo.

Thranduil la prese fra le braccia, ma la piccola si irrigidì un po' guardando il sovrano come spaventata.

Legolas le accarezzò la piccola schiena sorridendole.

“Così sei scappato per lei....” sussurrò.

“Si...non potevo permettere che...Ada l'ho salvata da morte certa, sono legato a lei più di qualsiasi altro legame...”

“Più del nostro?” chiese il padre.

“Come il nostro” precisò il figlio.

Thranduil abbassò il viso verso la piccola e le accarezzò una guancia.

“Imparerà a conoscerti...” sussurrò Legolas sorridendo.

“Lo spero se vorrà essere principessa...” sorrise Thranduil “Potrai tenerla, ion e potrai tornare a Bosco Atro quando vorrai”

Delle sottili lacrime gli bagnavano le guance, ma Legolas non se ne curò riprendendo fra le braccia la piccola.

“Perchè questo cambiamento?” chiese prendendo un po' di coraggio.

“Perchè qualcuno mi ha aperto gli occhi su quanto ti avrei ferito separandoti da questa bambina e non mi interessa più se è una mezz'elfa, se non avrà il nostro sangue...” disse prendendo un lungo respiro “Mi interessa solo che tu stia bene.....e mi mancavi terribilmente...” sorrise alla fine.

“Lei sarà mia figlia a tutti gli effetti, vero?”

“Si, ion...” disse guardandolo negli occhi.

“Ma non sono ancora sicuro di poter tornare a casa”

“Posso capirlo...” disse il padre abbattuto abbassando lo sguardo.

“Ho bisogno di più tempo...”

“E non credo che a noi questo manchi...”

“No, non credo...”

 

**

 

“Quando parti?” chiese Aragorn.

Stavano camminando per i corridoi del palazzo da quasi mezz'ora seguendo la piccola correre di fronte a loro quando il sovrano trovò il coraggio di porre la domanda.

“Tu non vuoi che parta” sorrise Legolas avendo già capito cosa stava pensando l'amico.

“No, l'ammetto...”

“Non lo so, non so se voglio tornare a casa...non...non riesco...”

“A fare cosa?”

“A fidarmi di mio padre...” sospirò.

“Credi che ti abbia mentito?”

“Credo? Mi ha mentito per quasi tremila anni, Estel...Fingere di voler quella bambina e poi una volta a Bosco Atro strapparmela sarebbe da lui”

“E allora rimani!”

“Non posso approfittarmene così...”

“Non ti stai approfittando di nulla! E lo sai...e poi solo quello che stai facendo con Eldarion equivale a un miracolo...”

Legolas sorrise.

“Miriel non correre!” le disse raggiungendola in pochi e veloci passi sorridendo quando la prese fra le braccia.

“Sono suo figlio Estel dovrei fidarmi di lui, ma non ci riesco...” sussurrò diventando improvvisamente triste.

“Tuo padre è ancora qui, probabilmente aspetta una tua risposta...”

“Lo so...ho bisogno di schiarirmi le idee, ancora per un po'...” disse guardandolo negli occhi mentre la piccola si sistemava fra le sue braccia chiudendo gli occhi.

“Su di morale, questa è anche casa tua e tuo padre non può decidere nulla in un regno non suo”

“Oh Estel non sfidarlo, scateneresti una guerra” Legolas sorrise all'amico.

“No, non lo farà...”

“Sicuro? Penso di conoscerlo meglio di te...”

“Non lo farà...”

“Ma si arrabbierà oltre ogni modo se mai dovessi dirgli che non tornerò nel nostro regno con lui...”

“E tu lascialo arrabbiare. Non mi risulta che sia la prima volta”

“No, ma non è mai piacevole...”

“Sta dormendo...” sorrise Aragorn guardando la piccola.

“Si...forse dovremmo tornare...”

“Portala nelle vostre stanze, ci vediamo più tardi...”

 

**

 

“Legolas...” Eldarion bussò delicatamente alla porta del principe ben sapendo che probabilmente l'aveva già udito camminare per il corridoio “Stiamo scendendo a cena”

“Eldarion...entra...” lo chiamò l'elfo.

Il figlio di Aragorn ed Arwen aprì la porta sorridendo all'elfo.

“Non hai fame?”

“No, ma non ne ho mai per cui” sorrise Legolas sistemando i capelli alla piccola che continuava a muoversi non permettendogli di finire il lavoro “Eldarion...mio padre...”

“Si c'è anche lui...ma è normale che faccia paura?”

“In che senso?”

“Non lo so...mi fa paura...”

“Non sei il primo che me lo dice...” sorrise Legolas.

“Mi guarda male...”

“No, guarda chiunque così, non guarda male te...” sospirò l'elfo “Ma è anche probabile che ti guardi male...non farci caso...”

“Ah bhe, se la metti così...”

Legolas scoppiò a ridere guardando il ragazzino sulla porta.

“Senti, ma...non vorresti mangiare in stanza? Ti faccio compagnia?”

“Eldarion...”

“Era una proposta...” disse non curante, non aveva molta voglia di presenziare alla cena.

“No, ora scendiamo...” sorrise il principe prendendo in braccio la bambina “E non è ancora detto che io parta, magari entro domani mio padre sarà in viaggio per far rientro al regno e io resterò qui...”
“Davvero?” chiese Eldarion con occhioni talmente sgranati che sembravano supplicarlo, lo stesso sguardo che aveva Estel quando era piccolo, a Gran Burrone.

“Si...è molto probabile, ma tu non farne parola...” sorrise avvicinandosi al ragazzo posandogli una mano sulla spalla “Non ho ancora deciso, ma è molto probabile che mi fermi...”

Eldarion l'abbracciò subito stando attento alla piccolina fra le sue braccia alla quale diede un piccolo bacio sulla guancia.

“Eldarion anche se rientrassi nel mio regno tornerei poco dopo, non sto partendo per Valinor!” rise Legolas accarezzandogli la nuca con la mano libera.

“Ma io non voglio...”

“Eldarion...” sorrise Legolas “Non vado da nessuna parte ora, hai paura che scappi da qui alla sala da pranzo?” gli disse baciandogli la nuca “Su, scendiamo...guardami Eldarion”

Il giovane alzò lo sguardo sul principe asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

“Primo, non piangere. Secondo, non scapperò di qui. Terzo, ho saputo che in cucina stanno preparando alcuni dolci. Questa notte scendiamo...ti va?”

“Si...”

“E allora andiamo, forza...”

 

**

 

“Devo ringraziarvi per la vostra accoglienza” disse Thranduil rivolto ai due sovrani.

“Non fatelo, ci avete colto alla sprovvista, non è nulla di che...anzi perdonateci per aver saputo all'ultimo della vostra presenza, avremmo fatto un banchetto in vostro onore” rispose il sovrano di Gondor. Legolas, seduto alla sinistra del padre, non poteva essere visto in viso da questo per cui si era limitato ad alzare le sopracciglia e lanciargli un'occhiata, sapeva che Aragorn probabilmente era a conoscenza dell'arrivo di suo padre, ma era anche molto bravo a mentire quando voleva. Elrond sorrise appena al principe quando lo vide fissare Aragorn.

“Sire, quanto vi fermate? Spero che restiate a Gondor qualche tempo...” chiese Arwen.

A Legolas si bloccò il cuore, qualche tempo non era contemplato nella sua mente.

“Mi dispiace, ma penso che partirò a breve. Purtroppo devo rientrare nel mio regno...e spero che Legolas venga con me”

“Io non ho ancora deciso ada, ne abbiamo già discusso...”

“Lo so, ma ciò non toglie che io lo speri. Sono tuo padre...”

Legolas teneva in braccio la piccola Miriel e la imboccava facendola mangiare.

“Non dovresti tenerla in braccio mentre mangia, si abituerà a questo e non riuscirai più a farla mangiare seduta su una sedia”

“Ada...quando crescerà ci penserò, ora per me va bene così...” disse Legolas non alzando lo sguardo dalla bambina.

Il padre si ammutolì tornando a guardare il suo piatto, non aveva ancora toccato cibo, ma era normale per gli elfi non mangiare come mangiavano gli umani e spesso presenziavano alle cene senza mettere in bocca nulla.

Elrond guardò l'amico sospirando, aveva notato che Thranduil stava cercando di parlare col figlio, ma questo, credendo che lo correggesse o recriminasse, continuava a rispondergli in modo scortese. Thranduil non voleva essere scortese ovviamente, era il suo modo di fare, non voleva dirgli che quella bambina sarebbe stata viziata, ma non conosceva parole d'amore o dolci.

Lo vedeva ferito, forse l'unica volta nella sua vita aveva visto il vero animo di Thranduil. Il suo punto debole era il figlio e solo il figlio poteva ferirlo come non mai solo con semplici parole. Spesso era arrabbiato con lui, ma non riusciva a mantenere quella rabbia a lungo senza pensare alla moglie che troppo giovane li aveva lasciati entrambi lasciando un padre inesperto e un figlio troppo piccolo per capire.

“Legolas, forse potresti mostrare a tuo padre la stanza di Miriel...” provò a proporre Elrond, il principe si fidava di lui e aveva l'impressione che lo considerasse come un padre.

“Forse...domani...” rispose il principe.

“Mi farebbe piacere” sorrise appena Thranduil.

Eldarion, seduto al fianco di Elrond, non osava alzare lo sguardo intimorito dal re elfico.

“Se...se vuoi posso aiutarti...” propose il padre.

“A fare cosa?” Legolas alzò subito lo sguardo fulminando il padre “A fare cosa ada? Tu cosa hai fatto per me? Dove mi hai aiutato? Mi hai fatto istruire da chiunque, tu non ti sei minimamente interessato di me e di cosa io stessi facendo, mi hai fatto addestrare, mi hai voluto capitano delle guardie anche se io non lo volevo, ma ho acconsentito...”

“Legolas!”

“Mi hai vietato di tenere questa bambina, avresti potuto riconquistare la mia fiducia, ma non l'hai fatto...” disse ringhiamo con la bambina stretta al petto scattando abbandonando la stanza.

Tutti i presenti si immobilizzarono e per poco si permettevano di respirare.

Arwen, senza scusarsi, abbandonò la stanza seguendo Legolas. Eldarion silenzioso seguì la madre lasciando Elrond ed Aragorn con il sovrano elfico.

“Mio signore...”

“Mio figlio ha ragione è inutile che cerchiate di dirmi qualsiasi cosa...” disse abbattuto.

“Tuo figlio è solo ferito, Thranduil...ti ricordi quando tu eri così con tuo padre?” chiese Elrond, lui lo conosceva sicuramente meglio di Aragorn.

“Si, ma io...non ho mai avuto il coraggio di ribellarmi a lui, quello che non manca a Legolas”

“Legolas è ancora più motivato a muoversi contro di lei per via della bambina...è normale che si comporti così...” chiarì Aragorn.

“Se tu avessi avuto Legolas molto prima e tuo padre ti avesse impedito di crescerlo come avresti reagito Thranduil?” chiese Elrond “Esattamente come lui...per cui non crucciarti. Ci vorrà del tempo, ma tuo figlio ha bisogno di te e per tutto questo tempo ha sentito la tua mancanza...”

Il sovrano sospirò passandosi una mano sulla fronte.

“Speriamo...”

“Pensavi di aver finito di combattere?” sorrise Elrond.

“Sinceramente lo speravo, ho combattuto diverse guerre nella mia vita...l'anello distrutto...credevo di poter passare qualche anno di pace...” Thranduil sorrise.

 

**

 

“Legolas...” Arwen lo seguì bloccando la porta dei suoi appartamenti prima che questa venisse chiusa sbattendo.

“Ti prego Arwen lasciami solo...”

“No! Tuo padre vuole davvero aiutarti...”

“Aiutarmi? Arwen non l'ha mai fatto in vita sua! Era solo il suo ego che parlava, io ero e sono un modo come un altro per accrescere il suo potere. Mi vede come se fossi uno dei suoi gioielli, solo che a differenza di quelli io cammino e respiro, ma ai suoi occhi sono uguale!”

“Smettila! Non è vero! Tu l'hai ferito adesso e lo sai...”

“Lui ha ferito ancora di più me”

“Legolas, tuo padre forse non è nato per essere genitore, ma ci ha provato!”

“Provato? Obbligarmi a combattere in tenera età è provare? E' provare farmi addestrare con l'esercito prima che io compissi cento anni? Gli altri ragazzi non avevano idea di cosa fosse una spada, io già combattevo contro dei soldati. Non ho mai conosciuto il gioco, non ho mai conosciuto cosa volesse dire passeggiare con mio padre, sorridere con lui...nulla di tutto questo...perchè dovrei farmi aiutare da lui?” disse guardando la sovrana negli occhi. Sospirò poco dopo andando a posare la piccola a terra vicino a dove teneva tutti i suoi giochi.

“Legolas...”

“Eldarion torna in sala” la madre lo richiamò subito, ma il ragazzo andò incontro all'elfo abbracciandolo.

“Ciao Eldarion...” Legolas stava dimostrando un'incredibile dolcezza con i ragazzi, al contrario del padre, o forse proprio perchè era l'unica cosa che gli era sempre mancata.

“Legolas...dai a tuo padre un'opportunità” Arwen si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.

“Non so se riesco...”

“Si, ce la fai...”

L'elfo sospirò accarezzando la nuca del ragazzo che lo stava abbracciando così stretto da fargli quasi male. A stento Eldarion gli arrivava al petto.

“Non vai via vero?” chiese innocentemente il ragazzino.

“No, Eldarion...” sorrise Legolas a scoprire quanto gli era affezionato.

“Eldarion torniamo in sala...lasciamo Legolas da solo, ha bisogno di stare con Miriel...”

“Va bene...sicuro che non te ne vai?”

“Eldarion, guardami bene...” disse prendendogli il viso fra le mani “Ti ho mai promesso qualcosa che poi non ho mantenuto?”

“No...” rispose Eldarion.

Legolas sorrise abbracciando ancora una volta il ragazzino.

“Vai con tua madre...” gli sorrise prima di lasciarlo andare.

 

**

 

“Vai da tuo figlio” Elrond aveva trascinato il sovrano di Bosco Atro nelle sue stanze con l'intento di parlargli.

“No, non mi aprirebbe neanche la porta...” sospirò il re.

Elrond rise appena sedendosi sulla poltrona di fronte alla sua offrendogli prima un calice di vino.

“Cosa c'è?” chiese il sovrano iniziando ad alterarsi.

“Perdonami, ma è abbastanza ironico vederti perdere ogni speranza sapendo che se quello non fosse Legolas probabilmente l'avresti già fatto trascinare a Bosco Atro e buttato la chiave della prigione...”

“Si, ma quello è Legolas e io l'ho già allontanato abbastanza”

“Appunto per questo devi andare a parlare con tuo figlio, solo tu e lui...”

“Oggi pomeriggio era così...”

“Tranquillo? Felice?...E lo è ancora! Ha solo paura...”

“E di cosa?” chiese arrabbiato.

“Non ti alterare, è inutile. Ha paura che se ti seguisse a Bosco Atro, una volta varcato il confine, gli toglieresti la bambina...”

“Cosa? Ho promesso di prendermene cura come una nipote! Non cancello così facilmente le promesse”

“A quanto pare Legolas non è del parere per questo devi andarci a parlare”

“Valar!” sospirò centellinando il vino che teneva in mano “Chi ti ha detto questa cosa? Legolas?”

“No, Estel...ha parlato con lui oggi pomeriggio, sono parole di Legolas. Probabilmente non hai mantenuto delle promesse fatte a lui...”

“Non è vero!”

“Evidentemente si, se non si fida di te...”

“Valar ma era un bambino! Gli avevo promesso che sarei tornato dalla guerra in breve tempo...”

“.....E quanto sei stato via?”

“Due anni...”

“Appunto...”

“E' successo quasi tremila anni fa!” disse allibito.

“E' tuo figlio, non centra quanto tempo fa è accaduto tutto questo, basta poco per perdere la fiducia e sicuramente la tua reazione con la bambina non ha fatto altro che rafforzare la sua idea. Toglimi una curiosità...”

“Come se non ci fossero abbastanza problemi” sussurrò.

“E' vero che non volevi fargli tenere la bambina perchè mezz'elfa?” chiese serio sapendo che se avesse confermato era come se avesse offeso anche lui.

“No! Sarei impazzito a dire una cosa simile! Non mi guardare così, sarei qui a parlare con te se così fosse? Valar, non avrò usato le parole esatte. Sono stato un idiota, va bene? Sei contento di sentirmi dire questo?”

“No, non sono contento perchè non sei un idiota”

“Lo sono invece...avevo detto di darla ai messaggeri che la mattina dopo sarebbero partiti per Imladris. Ai miei occhi Legolas era ancora troppo giovane per occuparsi di una neonata e ad ogni modo sarebbe stata molto meglio con te, che sai cosa vuol dire essere mezz'elfi, che da noi...evidentemente mi sbagliavo, oltre ad aver usato un tono non conoscono alla situazione. Si è sentito attaccato ed è fuggito qui...e non avrei dovuto dargli quello schiaffo...” disse chiudendo gli occhi.

“Cosa hai fatto?” chiese allibito il signore di Imladris.

“Non te l'ha detto? Mi meraviglio, ormai è come se fosse tuo figlio più che il mio...”

“Sentimi bene ora. Legolas ha bisogno di un padre, non hai ancora perso tutto. Legolas è l'elfo più nobile che io abbia mai conosciuto, dimostrati degno della sua fiducia, cerca di convincerlo che cambierai. Non ti negherebbe mai nulla di simile...”

“Lo farà...con me si”

“No! Neanche con te! Ha pensato a te ogni singolo giorno da quando è qui...”

“Dimentichi che Legolas non è più un elfing da diverso tempo, ora è adulto e ha una figlia di cui occuparsi. Se prima provava timore per me adesso non impiegherebbe più di pochi minuti a far valere le sue ragioni...”

“Non ti urlerà contro, Arwen è andata a parlarci e credimi conosco mia figlia e cosa possa avergli detto...”

“Tu sei fortunato Elrond, tre figli e nessuno che ti ha mai dato problemi” sospirò il sovrano.

“Nessuno che mi ha mai dato problemi? Scusa se ti contraddico, ma ti devo ricordare di Arwen? Senza contare che i gemelli hanno rischiato la vita per anni, non hanno mai ascoltato quello che dicevo, sono stati feriti, gli ho urlato contro e ascoltami un po'....l'hanno rifatto...quindi non dire che non mi hanno mai dato problemi perchè è il compito dei figli dare problemi ai genitori” sorrise Elrond “E Legolas non ti sta dando problemi, vuole solo tenere la bambina. Thranduil a te cosa cambia? Nulla e ci guadagnerai una nipote avendo al fianco tuo figlio. Lasciagli tenere quella bambina...”

“Ho già detto che lo farò!”

“E allora vai da lui e diglielo!”

“Più tardi...”

“Cosa fai? Il sovrano di Bosco Atro esita?” disse prendendolo in giro.

“Elrond...se non la smetti di deridermi giuro che chiuderò te in una prigione buttando la chiave!” sorrise Thranduil.

“E' l'unico modo per farti reagire!” sorrise Elrond “Hai paura?”

“Ho capito vado...” disse posando il bicchiere su un tavolinetto al suo fianco ed alzandosi sistemandosi la lunga veste.

“Se succede qualcosa sappi che sarai tu a dover sistemare il disastro” lo minacciò puntandogli un dito contro che il signore di Imladris gli fece abbassare posando una mano su quella dell'amico.

“Non succederà nessun problema e se posso consigliarti non urlare, la bambina si spaventa e piange...sai quello si che farebbe arrabbiare Legolas”

“Oh Valar...” sorrise.

“Vai a parlare con tuo figlio ora!”

“Non origliare...”

“Sai che non lo farei mai” disse offeso Elrond.

“Certo...e casualmente tu sai sempre tutto”

“Vai da Legolas!”

 

**

 

Legolas stava seduto a gambe incrociate sul tappeto nella sala principale delle sue stanze, Miriel gli camminava di fronte portandogli ogni genere di gioco e sorridendo quando il padre lo prendeva nelle sue mani.

“Ti piace?” sorrise Legolas muovendo un piccolo cavallino in legno alle cui giunture erano state inserite delle viti così che potessero far muovere le zampe. Ricevette una risata di risposta, Elrond gli aveva detto che ormai era tempo che iniziasse a parlare e che probabilmente avrebbe iniziato a breve per cui ogni tanto, quando la bambina si sedeva a giocare cercava di attirare la sua attenzione parlandole dicendo spesso la parola “ada”. Non voleva perdersi la prima volta che l'avrebbe chiamato così.

Bussarono alla porta e anche la piccola si fermò sentendo il rumore.

L'elfo si alzò avvicinandosi alla porta e aprendola.

“Ada...” sussurrò quando si trovò di fronte il padre, si aspettava fosse Aragorn.

“Posso...entrare?” chiese Thranduil.

Legolas lo lasciò passare facendosi di lato, in cuor suo Thranduil sorrise considerandolo un buon passo.

“Mi...mi devo scusare per prima e per tutto, Legolas. Ho sbagliato. Ho sbagliato sempre e...”

“Zitto ti prego, non voglio le tue scuse” sibilò Legolas.

Thranduil si ammutolì avendo perso ogni parola.

“Io...credo di dover andare...” disse muovendo qualche passo verso la porta.

“Ada aspetta...” Legolas si voltò a guardarlo “Resta ti prego”

“Sei sicuro?”

“Si....” sussurrò.

Miriel si avvicinò a Thranduil con in mano un altro cavallino in legno e lo porse al sovrano.

Thanduil la guardò per un po', al suo confronto era veramente piccola, gli arrivava poco sopra al ginocchio.

“Vuole che tu lo prenda...” sorrise Legolas guardando la piccola.

Fu come se quelle parole lo ridestassero, si abbassò di fronte la piccola prendendo la statuetta che teneva in mano e questa rise.

Thranduil non sapeva come reagire, era stata sua moglie a occuparsi di Legolas così piccolo.

Il figlio si accorse che il padre non aveva la minima idea di cosa fare e andò ad accucciarsi vicino a loro.

“Miriel...vuoi che giochi con te?” sorrise Legolas accarezzandole il visino.

“Come fai? Io...” ma venne fermato dal figlio.

“Ssshh...vieni con noi...” disse coprendo la spalla del padre con una mano.

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