Sinceramente.. Non so cosa sono Jackson.

di lovemelikeiloveyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Già.. C'è anche questo rischio. ***
Capitolo 2: *** Quindi sei resistita al morso eh. ***
Capitolo 3: *** LA LUNA PIENA ***
Capitolo 4: *** "Hai cercato di uccidermi" ***
Capitolo 5: *** Quindi mi sono trasformata? ***
Capitolo 6: *** Jackson, come mai sei tornato. ***
Capitolo 7: *** Problemi da lupo. ***
Capitolo 8: *** Sinceramente.. Non so cosa sono Jackson. ***
Capitolo 9: *** Dobbiamo parlare. ***



Capitolo 1
*** Già.. C'è anche questo rischio. ***


"Già.. C'è anche questo rischio."

Prologo.



FLASHBACK

 “Non posso farlo Sarah. Come puoi chiedermi di fare una cosa del genere?”  Oh sempre il solito rompipalle di Jackson.
“Dai Jack, non capisco perché non vuoi.” Quando si comportava così arrivavo quasi a odiarlo.
“Potresti morire! Come fai a non capirlo! Come credi che starei se il tuo corpo dovesse rifiutare il morso eh?” Ecco una cosa a cui non avevo pensato.
“Già.. C’è anche questo rischio.” Dovevo cercare di sdrammatizzare, altrimenti non avrebbe mai accettato. Anche se non ero sicura che stesse funzionando.
“Morire lo chiami rischio? Mi sa che qualcuno qui deve rivedere le sue priorità.” Be non aveva tutti i torti. Se il mio corpo avesse rifiutato il morso sarei morta. E in qualche modo doveva essere giustificata, perché la gente normale non muore così, da un giorno ad un altro.
“Le rivedrò dopo che mi avrai morso. Al massimo ci prepariamo una scusa che userai se le cose dovessero andare male.” Sono pienamente consapevole che nemmeno con un miracolo l’avrei convinto, ma dovevo pur provare.
Da quando avevo scoperto che era un licantropo lo aiutavo quando doveva calmarsi perché quegli idioti della nostra scuola esageravano e a volte lo avevo aiutato anche durante la  luna piena. L’avevo aiutato a farsi un “branco”, se così poteva definirsi. Erano in tre, lui, Sam e Seth. Sam e Seth erano miei amici, e come me, erano degli sfigati. Dopo che avevo spiegato la loro situazione a Jackson, lui aveva accettato senza problemi.
“Io non capisco perché tu ci tenga tanto a diventare un mostro come me.”  Jackson si era sempre definito un “mostro”, ma per me non lo era. Per me, dopo aver saputo del suo segreto, era rimasto sempre il solito Jackson, quello che avevo conosciuto qualche anno fa durante quel progetto sul sistema solare che avevamo fatto insieme, o meglio avevo fatto, per il professor Heart.
“Primo, non sei un mostro. Secondo, speravo di non dirtelo, ma date le circostanze devo farlo. Soffro di cuore e l’unica soluzione per non far comprare più quei medicinali costosi a mia mamma è questa.“  Bugia. Dovevo convincerlo in qualche modo..
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Non l’hai mai chiesto.” Speravo non indagasse oltre.
“Ok.. Ti trasformerò, ma prima dobbiamo inventare qualcosa nel caso..” 

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Capitolo 2
*** Quindi sei resistita al morso eh. ***


“Quindi sei resistita al morso eh”

Era passata una settimana da quando Jackson mi aveva morso. La ferita si era già rimarginata da qualche giorno. Voleva dire che non ero morta. Bene. Voleva anche dire che Jackson avrebbe smesso di chiedermi ogni dieci minuti come mi sentivo, se stavo bene, se mi sentivo strana. Era snervante. Quasi peggio di quando iniziava a parlare di quanto gli mancasse Lydia.
“Quindi sei resistita al morso eh” Seth e le sue inutili informazioni.
“Nulla che tu non abbia già fatto Seth.” Lo zittii.
“Sarah puoi venire un secondo? Devo parlarti.” Jackson avevo smesso di guardare il calendario e si era girato verso di me.
“Dimmi.”
“Sei riuscita a trasformarti?” Da quando Jackson mi aveva morso non ero ancora riuscita a trasformarmi, avevo tutti i loro “poteri”, riuscivo a sentire cose che prima non sarei mai riuscita a sentire, gli odori ora erano tutti più chiari, la mia vista era tornata come prima e i miei riflessi erano perfetti, ma restava il problema che non riuscivo a trasformarmi.
“Non ancora.” Jackson era molto preoccupato per queste cosa, si vedeva, molto probabilmente non dormiva da notti cercando una ragione per cui non mi ero trasformata. Non sapeva cosa aspettarsi, soprattutto sapendo che domani ci sarebbe stata la luna piena.
“Non penso sia una buona cosa sai?”
“Già.. Forse il mio corpo ha solo bisogno di tempo per metabolizzare la cosa.” Sinceramente non sapevo cosa pensare neanche io.
“MA NOI NON ABBIAMO TEMPO!”
“Ok. Ma non urlare sono qui davanti a te e a quanto sembra  l’udito da licantropi funzioni meglio.”
“Scusa. Non volevo urlare. Sono solo stressato, non dormo da notti e l’idea di averti trasformata in qualcosa di orribile mi sta uccidendo dentro.”
“Ehi.. Tranquillo, una persona buona come te non può creare qualcosa di orribile.” Era il mio migliore amico e vederlo in quello stato faceva male.
“Non capisco come tu faccia a fidarti così ciecamente di me.”
“Quando una non ha fiducia in se stessa prova a cercarla negli altri e, io l’ho trovata in te e tutta la fiducia che ho in te un po’ la da anche a me stessa. È come una forma di autoconvincimento sai?”
“Grazie.”
 
--

E' la prima ff che scrivo quindi se fa schifo è capibile. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, almeno capisco se vale la pena continuare o no. Detto questo.. vado a finire di vedere la 3x21. Ciao Ciao.

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Capitolo 3
*** LA LUNA PIENA ***


 "LA LUNA PIENA."

4:30 p.m.

“Quindi stasera devo venire a dormire da te?” Jackson era preoccupato per stasera, voleva avermi sottocchio per evitare che facessi danni irreparabili. Il problema è che non ne avevo assolutamente voglia di dormire da lui. Mi stava trattando come fossi un alieno. “ Lo faccio per te Sarah, dovresti capirlo. Non sai come ci si sente quando scopri di aver ucciso una persona.” Lui aveva ucciso? Comunque stavolta aveva ragione, dovevo dormire da lui. Nel caso le cose si fossero messe male, lui sarebbe potuto intervenire per fermarmi.
 “Ok. Ti chiedo solo un favore. Non farmi addormentare.”
“Va bene. Vado a chiamare un secondo Sam.”
In realtà ero spaventata anch'io per stanotte, ma non potevo dirlo a Jackson, altrimenti sarebbe andato nel panico ancora di più.

11:30 p.m.

“Sarah sta bene?”
“Si sì, tranquillo.” In realtà non stavo per niente bene, mi sentivo come rinchiusa, come se qualcosa volesse uscire dal mio corpo, ma non poteva.  “ Ti va di raccontarmi qualcosa su Bacon Hill?” Speravo capisse che non volevo sentire storie su Lydia.
“C’è stata una volta, qualche anno fa, dove un mio compagno di classe Scott Mccall da un giorno a un altro aveva imparato benissimo a giocare a lacrosse, ” Un altro per questo motivo Jackson non era diventato “famoso” nella mia scuola. Lui giocava a lacrosse, ma nella nostra scuola esistevano solo il football e cheerleaders, se non facevi parte, eri uno sfigato a vita. “ io pensavo prendesse qualche strano steroide. Dio, che stupido che ero. Volevo a tutti i costi scoprire cosa nascondeva, ora me ne pento, se non fossi stato così stupido ed egocentrico, ora sarei un ragazzo normale.”
“Si, ma non avresti mai conosciuto me. Pensa che perdita.”
“Già.. Come ti senti?”
“Bene, anche se ho sonno. Sai quanto amo dormire!”
“Le medicine! Le avevo chieste oggi a Sam! Cazzo, spero solo sia scordato di portarmele!”
Mentre Jackson cercava il telefono, io sentivo le mie palpebre sempre più pesanti, desideravo dormire così tanto.
“NO SARAH! NON DORMIRE!” L’ultimo ricordo che ho di quella notte è questo. Jackson che cerca disperatamente di farmi svegliare, ma ormai è troppo tardi.


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Oggi non sono andata a scuola, quindi ho scritto il capitolo e anche quello dopo è quasi finito. Fatemi sapere cosa ne pensate. :)
Volevo ringraziare le due che hanno messo nel seguite la storia.
 

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Capitolo 4
*** "Hai cercato di uccidermi" ***


"Hai cercato di uccidermi"


5:40 a.m.

Mi sveglio e penso di essere in camera di Jackson, ma faccio per alzarmi e vedo che sono.. non riconosco il posto, sembra un bosco, ma a Londra la cosa che si avvicina di più a un bosco a Londra è Hyde Park, e qui sembra tutto così nuovo, come se fossi la prima che è arrivata in questo posto e non penso di essere la prima che viene all'Hyde Park. Quindi non ho idea di dove sono, bene.
Inizio a camminare nella speranza di trovare qualcosa che mi faccia capire dove sono finita.

8:30 a.m.

Saranno ore che cammino, non ne posso più.
Sento vibrare il telefono nella tasca della felpa.  Mi sento stupida, con il telefono potevo capire dov’ero e sarei riuscita a tornare a casa già da un po’.
“Pronto?”
“Primo, stai bene? Secondo, dove cazzo sei?”
“Devo essere sincera? Non ne ho idea, sono nel bel mezzo del nulla e non so cosa è successo stanotte.”
“Se ti agiti è peggio, stai tranquilla. Seth sta rintracciando il tuo telefono, veniamo a prenderti e dopo ti spiego cosa è successo stanotte.” Seth è il nostro genio del computer, penso che potrebbe entrare nei sistemi della NASA senza problemi e, questa cosa mi piace e mi spaventa allo stesso tempo.
“Ok, fate presto per favore.”

9:45 a.m.

Sento una macchina arrivare, spero solo sia Jackson.
Quando riesco a vedere la macchina noto che è la sua e mi sento sollevata nel vederlo scendere. Gli corro incontro abbracciandolo, non ero mai stata così felice di vederlo.
“Ti prego dammi una spiegazione valida al perché mi trovo qui.”
“Ci sei arrivata stanotte.” Sbuca Seth dalla macchina con una delle sue inutili affermazioni. Strano. Ne ero certa, prima o poi l’avrei ucciso.
“Grazie della tua esauriente risposta Seth. Jackson, tu sia come ci sono arrivata qui vero?” Non lo sapeva, lo vedevo dalla faccia, faceva di tutto per non guardarmi. Nel frattempo saliamo in macchina e Jackson inizia a guidare verso casa.
“In realtà… no. Non so come hai fatto ad arrivare qui.” Merda.  Non poteva sapere se avevo fatto qualche disastro. “Cosa ti ricordi di ieri notte?”
“Niente. Come se avessi preso la peggior sbronza della mia vita.”
“Io so solo una parte, dopo che hai cercato di uccidermi, ti ho seguito.” Avevo quasi ucciso Jackson. Mi sentivo in colpa.

--

Ecco qua un altro capitolo. Come sempre fatemi sapere se vi piace o no. Ciao ciao

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Capitolo 5
*** Quindi mi sono trasformata? ***


"Quindi mi sono trasformata?"


Avevo lasciato stare l’argomento “ieri notte” perché Jackson non voleva che Sam e Seth scoprissero che non riuscivo a trasformarmi.
Avevamo accompagnato a casa prima Seth in modo da poter parlare da soli.
“Quindi mi sono trasformata?”
“No. Non mi so spiegare come mai. Hanno cambiato colore gli occhi, ti sono diventati gialli, ma per il resto eri te.” Come era possibile una cosa del genere?  “Ti ho seguito fino a un certo punto, poi sei entrata in un posto pieno di gente e ti ho perso, ma fino a quel momento non hai fatto del male a nessuno.” Era il dopo che mi preoccupava, non ricordavo niente, avevo quasi ucciso il mio migliore amico e la cosa strana, che mi mandava fuori di testa, è che non riuscivo a trasformarmi.
“Allora come ho fatto ad attaccarti?”
“Dopo che ti sei addormentata, ti ho messo sul letto e poi ti portato una coperta, dopo sono sceso giù in cucina per prendere da mangiare e, quando sono tornato, non eri più sul letto e c’era la finestra aperta, ho pensato che eri scappata e mi sono affacciato per vedere se eri fuori, ma mi hai preso alle spalle e hai tentato di soffocarmi. Sono riuscito a liberarmi solo perché ti sei distratta dal telefono che stava squillando.”
“Mi dispiace Jackson.” Non sapevo cosa dire, ero nel panico.
“Non preoccuparti, ora sto bene. L’unica soluzione è andare a Bacon Hills. Tra due settimane, quando finisce la scuola, partiamo. Ci sono i miei vecchi amici, magri ne sanno qualcosa.” Aveva ragione, era l’unica soluzione.
“Ok. Va bene. Sei sicuro di volere ritornare a Bacon Hills?”
“Mi spaventa l’idea di dover rivedere tutti, dopo le ultime cose che sono successe.” Non mi aveva mai raccontato la verità su come mai aveva dovuto lasciare Bacon Hills, ma sembrava una cosa seria.
“Perché sei spaventato?”
“Storia lunga.”
“Ho tempo.”
“Dopo che te l’avrò raccontato, forse non ce la farai nemmeno a guardarmi negli occhi.” Doveva essere successo qualcosa di grave.
 

--
Ecco un altro capitolo, spero vi piaccia. 
Volevo ringraziare le persone che hanno messe nelle seguite e nelle preferite la storia. Ciao Ciao
 

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Capitolo 6
*** Jackson, come mai sei tornato. ***


Jackson, come mai sei tornato.


7:30 a.m

Mi sembrava ancora difficile credere che Jackson avesse ucciso delle persone, ma d'altronde non era colpa sua, era sotto il controllo di un ragazzo che si chiamava Matt, credo. Mi aveva anche detto che il ragazzo era stato ucciso dal nonno di una sua amica.
Stavo iniziando a pensare che non era una città, ma un ritrovo di psicopatici, speravo con tutta me stessa che qualcuno sano di mente ci fosse, anche se erano tutti lupi mannari quindi la cosa era abbastanza improbabile.
Ero comunque curiosa di conoscere gli amici di Jackson, in particolare Lydia. Jackson ne parlava continuamente, ti faceva quasi venire il diabete quando ne parlava. Doveva essere stata importante per lui.
“Sarah! Muoviti! Perderai l’aereo sennò!” Come al solito mia mamma stava urlando, solo che era dietro la porta, aprirla e dirlo con una voce da persone umane non era nel suo stile.
“Arrivo!”

6:30 p.m.

Eravamo appena atterrati in California, pensavo che sarei morta su quell’aereo.
Sinceramente avevo paura, ero spaventata da cosa potevo essere e soprattutto se gli amici di non avessero saputo dirci cos’ero.
“Vado a vedere se arrivano le valigie.” Chiunque avesse detto quella frase mi aveva distratto dalle mie paranoie.
Fuori dall’aereo porto c’era gli zii di Jackson, loro era rimasti a Beacon Hills, quando i loro genitori avevano deciso di trasferirsi, o meglio, quando Jackson aveva detto loro che non voleva più stare in quella città.
“Jackson! Aiutami con le valigie, ho comunque due mani sole!” Sam penso sia una delle persone più sfaticate che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Hai una forza sovrannaturale e non riesci a portare quattro valige. Pessimo.
“Sfaticato del cazzo.”
“Dai andiamo che ci aspettano fuori.”
Dopo dieci minuti riusciamo a uscire da quel posto e troviamo gli zii di Jackson ad aspettarci.
Da quanto sapevo dall’aereo porto alla città ci volevano più o meno trenta minuti.

7:00 p.m

Eravamo arrivati in città e sembrava assolutamente una città normale, ma in realtà, da quello che mi aveva raccontato Jackson, non lo era per niente.
Gli zii di Jackson ci avrebbero lasciato alla scuola e poi saremmo andati a piedi a casa sua, avevano detto che avevano un impegno e non potevano accompagnarci fino a casa sennò avrebbero fatto tardi.
Mentre stavamo andando avevo visto due ragazzi molto carini parlare in un parcheggio di un centro veterinario, così c’era scritto sull’insegna. Era impossibile non notarli, uno sembrava un po’ più grande dell’altro, erano tutti e due molto muscolosi e belli come nessun’altra persona io avessi mai visto.
Questa città iniziava a piacermi.
“Zio puoi lasciarci qui grazie.”
“Sei sicuro? È lontana casa tua da qui.”
“Si si. Tranquillo. Ho visto due persone che conosco volevo salutarle.”
“Ok. Non vi scordate nulla, e Jackson se hai bisogno non esitare a chiamare.”
“Grazie zio.”
Mentre Jackson e Sam scaricavano le valigie dalla macchina, io cercavo di capire di cosa stessero parlando.
“Derek non so se possiamo fidarci di Aiden e Ethan.”
“Scott come fai a non fidarti ancora di loro? Vorrei ricordarti che ti hanno aiutato molto nelle ultime vicende.”
“Lo so, forse hai ragione dovrei fidarmi.”
“Scott.”
“Si?”
“Quello là non è Jackson?”
“Quel Jackson? Che diamine ci fa lui qui?”
Mentre io ero li che guardavo e ascoltavo quei due, Jackson e Sam avevano finito di prendere le cose in macchina e avevano ringraziato gli zii da parte mia visto che io ero imbambolata.
“Tranquilla Sarah te li presento.” Stupido Jackson, mi aveva fatto prendere un colpo.
“Vaffanculo, primo mi hai fatto spaventare, secondo smetti di pensare male su ogni ragazzo che guardo.” Mi fece un sorrisino da persona soddisfatta e chiamò il ragazzo più piccolo tra i due.
“McCALL!” Perché doveva urlare anche lui, odiavo quando le persone urlavano.
Il ragazzo che aveva chiamato si girò, aveva una faccia sorpresa e preoccupata allo stesso tempo.
Jackson camminava verso di loro portando la mia e la sua valigia.
“Jackson, come mai sei tornato.” Non sembravano proprio felici di vederlo.

--
Ei! Scusate per il ritardo, ma non c'è l'ho fatta postarlo a causa della scuola e degli allenamenti. 
Fatemi sapere cosa ne pensate

 

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Capitolo 7
*** Problemi da lupo. ***


"Problemi da lupo."


“Jackson, come mai sei tornato.” Non sembravano proprio felici di vederlo.
“Oh ciao, si sto bene, grazie per averlo chiesto.”
“Jackson, seriamente come mai sei tornato?”
“Diciamo che ho un problema.”
“Che tipo di problema?”
“Problemi da lupo. Ci date un passaggio a casa?”
“Montate in macchina.” Non avevo associato ancora i nomi alle facce di quei due, ma quello che parlava con Jackson doveva essere Scott, credo.
“Grazie McCall.” E Jackson chiamandolo per cognome non aiutava a farmeli ricordare.
“Quindi adesso sei un’Alfa..”
“Così sembra.”
“Quindi a Londra c’era un altro branco.”
“In realtà era solo l’Alfa. Mi voleva nel suo branco, ma niente.” Non sapevo come Jackson aveva fatto a diventare un’Alfa, ma non ero nemmeno interessata a saperlo.
Era calato il silenzio più totale, era quasi imbarazzante, speravo che Seth se ne uscisse con una delle sue stupide frasi, ma l’unica volta che speravo parlasse non disse nulla.
Amavo il silenzio, non ero il tipo da feste e cose così, preferivo stare in casa con il mio fantastico pigiama e la musica a palla nelle orecchie, ma ultimamente lo odiavo. Pensavo. Decisamente troppo.
“Arrivati!” Quella non era una casa normale, come l’aveva definita Jackson, quella era una villa gigante!
In confronto, casa mia, era una topaia.
“Normale casa eh Jackson? Ci prendi per il culo per caso?” Seth, potevi farmi il favore si stare zitto un altro po’.
“Sta zitto. Entriamo. Ah McCall!” il ragazzo si girò verso di noi. “Grazie del passaggio.”
“Di nulla Jackson.”
Appena entrata mi accorsi che la casa era su due piani, al primo c’era a destra la cucina, mentre a sinistra un mega salone con una mega televisione.
“Ci sono due camere, quindi Seth e Sam, voi dormite in camera mia, e tu, Sarah dormi in camera dei miei, con me.” Avevamo già dormito insieme, quindi non mi dava noia e non mi sentivo in imbarazzo a dormire con lui.                          
“Ok. Dov’è la nostra stanza?” Sam sembrava davvero stanco, aveva delle occhiaie sotto gli occhi enormi.
“Sali le scale, seconda porta a destra.”
“Ok, grazie. Seth muoviti.”
“Che facciamo ora? Andiamo a cercare McCall o come si chiama e l’altro suo amico?”
“Si.. Perché lo chiami McCall?”
“Non mi ricordo come si chiama, e in più qualcuno aveva detto che mi li presentava, ma non è successo.” Aveva promesso che me li avrebbe presentati, dopo avermi spaventata a morte e scoperta a fissarli.
“Rimedio subito. Andiamo a trovarli. Vado a dirlo agli altri due.”
Dopo poco scese dalle scale con un paio di chiavi in mano, credo fossero di una macchina. Lo guardai con aria confusa.
“Che c’è?”
“Come mai hai una macchina qui? Pensavo che le aveste portate tutte a Londra.”
“Non questa. Sai, quando sono partito per Londra, avevo chiesto ai miei di non vedere la casa. Avevo intenzione di tornare per le vacanze estive, ma poi non sono tornato. Avevo paura di tornare, sapevo che Lydia mi odiava, Scott e gli altri pure, insomma non sarei stato di certo accolto a braccia aperte.” mi dispiaceva, “Ma ora andiamo.”
“Sai se tu fossi partito quell’estate, non mi avresti mai incontrata.” In quell’estate lo avevo conosciuto, all’inizio pensavo che mi avrebbe uccisa se avessi continuato a fargli domande sul perché si fosse trasferito e cose simili.
“Già, forse era meglio se partivo. Ahahah!” Avevo sempre trovato la sua risata contagiosa.
“Già, forse era meglio.” Feci la finta arrabbiata.
“Dai andiamo! Sto scherzando!”             
“Sarà il anche il caso che tu scherzi!” Iniziai a ridere.      
Appena entrati nel garage, notai la sua macchina, credo di averla guardata con una faccia a ebete per  un po’, era la prima volta che vedevo una Porche da così vicino.
“Ehi Sarah vuoi entrare o devo aspettare ancora? Sarah! Sarah! Ehi Terra chiama Sarah!!”
“Eh?” Era letteralmente imbambolata a guardare la macchina che non mi ero accorta che Jackson era già entrato in macchina.
“Datti una mossa!”
“Si. Scusa, andiamo!”
Odiavo la macchina, tutte le volte che ci salivo mi sembrava di dover aspettare un’infinità per arrivare.
Dopo circa 10 minuti di macchina eravamo arrivati.
“Carina come casa.” Dissi.
Jackson suonò il campanello, ci venne ad aprire una donna, penso fosse la mamma di Scott.
“Jackson! Cosa ci fai da queste parti?” Anche lei sembrava stupita da questo ritorno di Jackson
“Devo risolvere dei problemi.” Tagliò corto, “C’è Scott in casa? Devo parlargli.”
“Si, è con Stiles. Sono in camera sua. Prego entra.”
“Grazie.”
La casa era molto carina, arredata in maniera semplice.
“Sarah! Andiamo.” Jackson mi fece segno di seguirlo su per le scale.
“Eccomi.” Lo seguì.
Fuori dalla porta sentivamo Stiles e Scott parlare.
“Non può essere tornato, dai Scott. Non prendermi in giro su queste cose!”
“Stiles per l’ennesima volta, Jackson è tornato. Non so perché e non lo voglio sapere.”
Mi girai verso Jackson ma lui aveva già aperto la porta.
“Ciao Stiles. È un piacere rivederti anche per me.” Avevo raggiunto Jackson sulla porta.
Il mio amore verso questa città stava salendo molto velocemente. Ero lì che guardavo, o meglio fissavo, il ragazzo accanto a Scott. Era bello. Anche se forse bello era un aggettivo riduttivo per uno come lui. Era diverso fisicamente da Scott e l’altro che avevamo incontrato prima. Era molto meno muscoloso, ma rimaneva comunque bello. Era bello da togliere il fiato. Ecco forse questa era la descrizione che più gli si avvicinava.
“Tutto bene Sarah?” Ok, forse mi ero incantata un po’ troppo. Vai così, figuretta davanti a due fighi pazzeschi mi mancava dalla lista.
“Si si, ero un attimo con la testa tra le nuvole.”
“L’abbiamo visto.” Disse Stiles, arrossii.
“ Ok, parliamo di cose serie.” Intervenne Jackson “ Ho un problema, che è anche abbastanza grave.” Si fece serio.
“ Lei si chiama Sarah, è mia amica, mi ha aiutato molto in questi ultimi quando ne avevo bisogno e mi aiutato a formare il branco che ho adesso. Qualche mese fa mi ha chiesto di far parte del mio branco ed io inizialmente avevo detto no, ma ci sono state delle cose che mi ha detto che mi hanno fatto cambiare idea.” Fece una pausa e quando stava per riparlare Stiles lo interruppe “Non vedo nessun problema.” Doveva essergli difficile stare zitto.
Jackson lo ignorò completamente e continuò il suo discorso “ La ferita del morso si è rimarginata dopo qualche giorno, ma da quando è diventata come noi,” disse guardando Scott “ non è riuscita a trasformarsi, ma ha tutte i poteri che abbiamo noi. Io non sapevo cosa fare e l’unica soluzione possibile mi sembrava quella di venire qua a chiedere aiuto a voi.”
“Forse è meglio se chiamo Derek e gli dico di venire con Peter. Forse è meglio anche chiamare gli Argent e Deaton.” Sembravano preoccupati. 

EHIIIIIIIIIII!
Allora mi scuso per avrci messo così tanto tempo ad aggiornare, ma ho avuto dei problemi con l'ultimo periodo di scuola e i miei mi hanno tolto il computer, l'ho ripreso verso fine aprile, ma ovviamente il computer ha deciso di abbandonarmi, poi è estate quindi sono andata al mare e altre cose. Ma finalmente ho aggiornato! E eccovi il capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate e niente.. molto probilmente questa settimana non potrò postare il capitolo dopo perchè sarò impegnata e cosa più importate tra una settimana ho il concerto dei One Direction! 
Domani esce la puntata nuova di Teen Wolf e sto abbastanza in ansia! Ahahaha lol.
Ciao Ciao :)

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Capitolo 8
*** Sinceramente.. Non so cosa sono Jackson. ***


"Sinceramente.. Non so cosa sono Jackson."


DEREK’S POV.
Scott era andato via con la macchina di sua mamma accompagnando Jackson e i suoi tre amici a casa. Io ero rimasto ancora un po’ fuori dalla clinica di Deaton. Avevo avuto l’ennesima discussione con Scott, non voleva ancora fidarsi di Aiden e Ethan e non riuscivo a capire il perché.
Ripensai a Jackson che era tornato e alla ragazza insieme a lui che stava fissando me e Scott. Era come se l’avessi già vista da qualche parte, ma era impossibile, insomma era di Londra. Eppure i suoi occhi mi ricordavano qualcuno.
*DRINNN DRIINNN*
Chi è che rompeva ora?
“Pronto?” risposi scocciato.
“Derek sono Scott. Abbiamo un problema bello grosso. Vieni a casa mia subito. Chiama anche Peter.” Santo cielo in questa città non si può mai stare tranquilli, tra Alfa impazziti e zie psicopatiche non c’è mai pace. L’idea di trasferirmi da Cora non era poi così male.
“Arrivo subito. Sei serio sul fatto che devo chiamare Peter?” Non si era mai fidato di lui e adesso vuole il suo aiuto, veramente strano quel ragazzo.
“Mai stato così serio. Muoviti.” Non mi aveva neanche dato il tempo di rispondere che aveva buttato giù.
Adesso dovevo chiamare anche Peter.
“Pronto?” capivo perché eravamo parenti da tutte le volte che lo chiamavo, stesso modo di rispondere.
“Emergenza. Ti passo a prendere tra 10 minuti.” Riattaccai velocemente perché sapevo che se gli lasciavo il tempo di elaborare la cosa avrebbe detto no.

SARAH’S POV.
Eravamo a casa di Scott da qualche ore, stavano iniziando ad arrivare tutte le persone che aveva nominato prima Scott. Stavo sempre vicina a Jackson, avevo paura di tutta questa gente, lo so è strano, ma avevo paura e basta. Credo fossero già arrivati il veterinario, che a quanto pare era un druido, e, altre due persone, che penso fossero gli Argent, padre e figlia, vecchia fiamma di Scott, non ero un fenomeno con i nomi quindi non ricordavo i loro.
“Sarah vado un attimo a prendere da bere in cucina, aspettami qui ok?” Annuii. Speravo tanto che non mi lasciasse da sola, però lì nessuno mi avrebbe fatto del male, spero.
“Stai tranquilla, sono tutti qui per aiutarti.” Mi girai di scatto dalla paura. Era Stiles. Ok Sarah, respira, non è niente.
“Speriamo trovino una soluzione.” Mi girai guardandolo negli occhi. Dio se era bello. Forse è giunto il momento di darsi un contegno.
“Troviamo sempre una soluzione, a volte riusciamo anche a non uccidere nessuno.”
“Questa cosa doveva farmi stare più tranquilla?!”
“A regola. Però in mia difesa dico che nella mia testa suonava meglio.” Risi.
Suonarono alla porta e lui si alzò per andare ad aprire.
Erano l’amico di Scott che avevamo visto alla clinica veterinaria e un altro uomo, più grande anche dell’amico di Scott, quando entrò nella stanza dove ero io, sgranò gli occhi, come se avesse visto un fantasma. Guardai dietro di me per vedere se c’era qualcosa di strano, sinceramente non capivo che aveva da guardare in quella maniera. Ero vestita decente e truccata, ok avevo affrontato un volo lungo e non avevo ancora dormito, ero rincoglionita dal jetleg, ma non ero un mostro. Perché continuava a guardarmi in quel modo. Seriamente doveva smetterla.
“Peter stai bene? Sembri aver visto un fantasma!” Apparve Scott dalla cucina.
“Si sto bene. Allora qual è questo grande problema? Sapete ho una vita e voi teenagers non potete rompermi tutte le volte che avete qualche problema.”
“Ok Jackson, spiega il problema.”
Jackson spiegò loro che non riuscivo a trasformarmi insomma le solite cose che aveva detto prima Scott. Quando finì di spiegare, il veterinario, credo si chiamasse Deaton, ma non ne sono sicura, parlò.
“Ok, torno nel mio ufficio e cerco qualcosa.” Rincuorante insomma, non sapevano neanche da dove partire.
“Già, anche noi andiamo a cercare qualcosa.” Peter e Derek, forse.
Uscirono tutti da casa di Scott, e io ero ancora più agitata di prima. Nessuno sapeva cosa ero.
“Sarah andiamo a casa anche noi, sono stanco morto, ho bisogno di dormire assolutamente.”
“Ok, andiamo.”  Ero stanca anche io, ma in quel momento ero più confusa e spaventata da cosa potevo essere.
Dopo aver salutato sia Scott sia Stiles, tornammo a casa.  
“Cos’hai?” La cosa che odiavo di Jackson è che mi conosceva talmente bene che poteva capire cosa c’era che non andava e non potevo mentirgli.
“Sinceramente..” feci una pausa per rendermi conto di quello che stavo per dire, “Non so cosa sono Jackson. Nessuno dei presenti in quella casa sa cosa diamine sono. Ho paura.”

DEREK’S POV.
Da quando eravamo usciti da casa di Scott, io e Peter non avevamo parlato, nessuno dei due diceva nulla. Ero sicuro che anche lui avesse l’impressione di aver già visto Sarah, glielo dovevo chiedere almeno.
“Peter anche tu hai la sensazione di averla già vista?”
“Non ho la sensazione, ne sono sicuro.”

EHIIIIIIIIIII!
SORPRESA SORPRESA! Ce l'ho fatta ad aggiornare! YEEEEEEEEEE! Se volete fatemi sapere cosa ne pensate.. e niente! Ciao Ciao :)

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Capitolo 9
*** Dobbiamo parlare. ***


"Dobbiamo parlare."

DEREK’S POV.

Da quando eravamo al loft Peter cercava una vecchia foto.
“Cosa c’è di preciso in questa foto?” Non capivo perché voleva trovarla per forza. Che aveva di tanto speciale questa foto?
“TI ricordi quando avevi 12 anni? Un giorno si fece una foto fuori casa nostra, tutta la nostra famiglia, più un altro Alfa, veniva da Londra. Era venuto a trovare tua madre perché aveva bisogno di aiuto, non ricordo il motivo. Quell’Alfa era venuto con sua moglie e sua figlia. La figlia aveva sette o otto al massimo. Ecco Sarah assomiglia molto a quella bambina ha gli stessi occhi. Se riesco a trovare questa foto sapremo se è lei o no.” Mentre raccontava continuava a cercare.
In realtà ricordavo molto bene quella giornata, non una delle migliori della mia adolescenza, capiamoci ne avevo passate di peggio, però anche fare da babysitter a una mocciosa che non sta mai ferma di 7 anni non era proprio tra le mie priorità in quel periodo. Mi ricordo questa bambina che correva ovunque intorno casa nostra, correva, cascava, piangeva venti secondi e ricominciava. Suo padre era un licantropo quindi anche lei stava iniziando a trasformarsi, le sbucciature di quando cascava si richiudevano in poco tempo, quindi diciamo che era infermabile, non potevi dargli le bambole o pupazzi, cose che a quell’età tutti i bambini amano, che lei le distruggeva.
“ECCOLAAAA!!!” urlò mio zio, mi porse la foto. Quella bambina era per forza Sarah. Più guardavo la foto più me ne convincevo.
“È lei. Per forza.” Dissi, “Perché allora non riesce a trasformarsi se è come noi?”

SARAH’S POV.

Erano passati due giorni e ancora nessuno sapeva che diamine ero. Per ora mi consideravo un essere non indentificato.
Ero sul divano di casa Jackson che mangiavo patatine guardando stupidi film. Fortunatamente in casa c’era l’aria condizionata, altrimenti mi sarei già squagliata.
Jackson, Seth e Sam erano usciti a fare la spesa, credo.
Presi il telefono e entrai su Twitter, tanto per rimanere aggiornata su quello che facevano le persone famose, ma trovai solo ragazze che speravano che i loro idoli le seguissero.
Dopo poco tempo suonarono alla porta. Mi alzai per vedere chi era. Trovai fuori dalla porta Stiles e Scott con Derek e Peter. Si, in questi giorni ho imparato in nomi e li associo anche alle facce, faccio progressi con la mia memoria da pesce rosso.
“Ciao Sarah.” Stiles fu il primo a salutarmi. “Possiamo entrare?”
“Ciao, entrate pure. Jackson non c’è, è uscito prima con Sam e Seth.”
“Ok, non importa dobbiamo parlare con te tanto.” Derek mi metteva ansia, non so come mai, forse era quell’espressione che aveva, come se fosse sempre arrabbiato.
“Ah… Di cosa?” Sembrava mia mamma quando andavo male a scuola, veniva da me e faceva “Sarah dobbiamo parlare”, in certe situazione mi prendeva il panico.
“Di questa.” Mi porsero una foto. Non capivo. Una foto? Che cosa dovevo farci con una foto? “Guardala molto attentamente.” Guardai tutti i presenti nella foto, c’era Derek adolescente, Peter, che per la cronaca gran figo anche da giovane, e poi le ultime tre persone, avevano un aspetto così familiare, erano un uomo e una donna, credo fossero marito e moglie, con questa bambina in  braccio. Guardai la foto per 5 minuti buoni prima di rendermene conto.
“Non… Possono essere loro…” Quella era mia mamma con me in braccio e quello, quello era mio papà. Mia mamma mi aveva sempre detto che era morto quando avevo poco più di due anni, ma in quella foto ne avevo chiaramente di più. Avevo bisogno d’aria. Lasciai la foto sul tavolo. “Scusate ho bisogno d’aria.” Mi alzai dal divano e andai sul retro della casa. Mi appoggiai ad un albero nel giardino. Non poteva essere la mia famiglia, non poteva essere mio padre, lui era morto. Io mi ricordavo sempre delle vacanze che facevamo, ma quella no. Avevo voglia di urlare, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu piangere. Mi capitava spesso di piangere quando ero nervosa o agitata.
La testa mi stava iniziando a girare, respiravo sempre peggio. Bene, mi stava per venire un attacco di panico. Cercai di calmarmi, ma nella mia testa c’era quella foto. Provai ad alzarmi, ma cascai, non riuscivo a stare in piedi, mi girava troppo la testa. Chiusi gli occhi e rimasi  li, aspettando che qualcuno dei presenti nella casa uscisse per vedere se ero viva, cosa che in questo momento non ero tanto.
Continuavo a non capire il senso di quella foto, del perché la mia famiglia fosse li, l’unica cosa che avevo capito era il perché Peter mi aveva fissato a casa di Scott, e quello era l’ultimo dei miei problemi in quel momento.
Sentii qualcuno tirarmi su da terra, ma non avevo neanche la forza per aprire gli occhi, ormai le lacrime mi continuavano a scendere.

JACKSON’S POV.

Stavamo tornando a casa dopo aver fatto la spesa e sinceramente stavo iniziando a non sopportare più Seth e Sam. Parlavano solo di videogiochi e di quanto volessero tornare a casa loro perché tanto qua loro non servivano a niente. Erano snervanti, ma ormai non gli prestavo neanche attenzione.
In questi tre giorni non ero ancora riuscito a vedere Lydia. Avevo incontrato Allison diverse volte, ma mai Lydia. Avevo passato molte giornate a pensare a cosa le avrei detto, ma nulla mi sembrava abbastanza da giustificare come mai fossi sparito così dal nulla. Sapeva che era in città perché ne parlano tutti, ma non mi aveva cercato, quindi significava che non ci teneva a vedermi, ma io speravo comunque di vederla e di spiegagli, o almeno provare a spiegargli perché mi sono comportato così.
Parcheggiai la macchina in garage, mentre uscivo notai che la porta sul retro della cucina era aperta.
“Voi andate io vi raggiungo.” Dissi a Sam e Seth. Andai sul retro e mi spaventai a morte. C’era Sarah sdraiata per terra, mi avvicinai a lei. Piangeva e respirava male, aveva avuto un attacco di panico, sapevo riconoscere quando li aveva, era già successo parecchie volte quando eravamo insieme, la maggior parte delle volte le succedeva a scuola quando avevamo dei compiti e lei non si sentiva sicura, andava nel panico e io mi ritrovavo a doverla portare in infermeria.
La presi e la portai in casa. Mi sorpresi vedendo Stiles e Scott con Derek e Peter nel mio salotto. Li fulminai con lo sguardo e portai Sarah in camera, le misi la musica e dopo un poco si addormento.
Tornai giù.
“Ora qualcuno mi spieghi che cazzo è successo!” urlai quasi, ero arrabbiato con loro.
“Eh calmiamoci per favore!” disse Stiles, giuro che prima o poi io lui lo ammazzo.
“Non mi calmo proprio per niente Stiles. Sarah ha avuto un attacco di  panico e nessuno di voi se n’è accorto, ma che ci fate voi a casa mia!”
“Visto che qui la situazione sta iniziando a scaldarsi io penso che andrò di sopra a vedere come sta Sarah. Niente poteri da licantropo, potrei morire molto presto.”
“Siamo venuti per parlare con Sarah. Dovevamo fargli vedere questa.” Derek mi porse una foto.
La guardai, era una foto di famiglia, riconoscevo Derek e Peter da giovani, ma poi mi soffermai su un uomo, era l’Alfa che avevo ucciso, non capivo che ci faceva in quella foto, guardai la donna accanto a lui, assomigliava molto alla mamma di Sarah. La guardai meglio. Quella non assomigliava alla mamma di Sarah, quella era la mamma di Sarah e quella in braccio a lei era Sarah.
Avevo ucciso il padre di Sarah.

EHIIIIIIIIIII
Scusate se non ce l'ho fatta ad aggionare prima ma ho avuto probelimi con la conessione. Spero vi piaccia il capitolo.
Ciao Ciao. :)

 

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