The end with you.

di psychoE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Fight not to fail, not to fall. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Salve a tutti! Sono qui per avvertirvi che questa storia tratterà di tematiche delicate. La storia sarà molto malinconica ma con un finale felice. Lo prometto.
Ve lo sto scrivendo perché non sarà una delle solite fanfiction basate per la maggior parte sulla realtà, punto a qualcosa di più particolare.
Ho già tutte le idee pronte, sta a voi dirmi se continuare la pubblicazione o no.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.


 
 
 
 
Huntington Beach
March, 2004
 
Il mio nome è Rain.
Tutti lo trovano un nome strano, invece a me piace. E' particolare e rispecchia a pieno la mia personalità.
Sono sempre tormentata, come una tempesta. Scoppio quando meno lo si aspetta, come un temporale nelle giornate di sole.
Fino a poco tempo fa ero una ragazza come tante. Studiavo all'università e davo frequentemente i miei esami. Tornavo a casa dalla mia famiglia che poteva esser definita perfetta. Uscivo con i miei amici, mi divertivo più che mai.
E adesso, da tre mesi sono bloccata in questo dannato ospedale. Mi è stato diagnosticato un cancro al seno sei mesi fa e la situazione è migliorata di poco.
Ho provato fin troppi trattamenti, tanto che oramai ho perso il conto. I miei lunghi capelli neri sono destinati a cadere, ho iniziato il ciclo di chemio da quasi una settimana.
Ho anche passato il mio ultimo compleanno qui. Ventitré anni.
Nobody likes you when you're 23” dice il manifesto appeso nella mia camera dell'ospedale, che mi hanno portato i miei migliori amici citando una della nostre band preferite.
Adesso sono partiti per l'Europa, staranno via un paio di mesi. Per fortuna hanno promesso di portarmi un sacco di regali, altrimenti li avrei disconosciuti.
Beh, sperando di arrivare viva tra due mesi. Non so se ho paura di morire. Beh, certo, all'inizio ero terrorizzata, non che adesso sia tranquilla ma cerco di non pensarci. Se dovrà succedere, succederà. Intanto, ho imparato ad apprezzare tutto ciò che mi si pone davanti. Oramai vedo il lato positivo di ogni cosa.
Adesso, ad esempio, credo che non ci sia cosa migliore di avere le cuffiette del proprio ipod nelle orecchie e lo scrosciare della pioggia che sta battendo sulla finestra da ormai un'ora. Forse starei meglio senza questa flebo attaccata al braccio, ma mi accontento.
Mi guardo allo specchio che si trova di fronte al mio letto: i miei occhi verdi sono ormai di un colore spento, quasi grigi.
Mi volto e vedo un piccolo bambino biondo che mi guarda dalla porta, con delle margherite in mano. Mi tolgo le cuffie e gli sorrido.
Lui si nasconde dietro quella che credo sia sua madre e ridacchia stringendo quei fiorellini tra le piccole manine. Sorrido.
“Non vorrai dirmi che adesso ti vergogni!” esclama la donna facendomi l'occhiolino.
“Diglielo tu...” farfuglia il piccolo.
“Non fare il fifone!”
Il bambino gonfia il petto e cammina verso di me con fare goffo, porgendomi delicatamente il mazzolino.
“Sono per me?” chiedo sorridendogli.
“Sì! Da parte di Ji...un ammiratore segreto!” esclama ricambiandomi il sorriso.
Un ammiratore segreto? Ma cosa...
C'è anche un biglietto.
 
In my dreams it's me and you, it's there I saw it all come true.
 
Ma è una frase bellissima...
“Sicuro di non aver sbagliato?”
“No, no! Mi ha detto lui di portarli a te.”
“E tu come ti chiami?”
“Kevin.”
“Piacere, io sono Rain. Quanti anni hai?”
“Quasi otto!”
“E il mio ammiratore quanti ne ha?”
“Ventitré!”
Come me...
“Adesso devo andare. Ciao!” mi saluta uscendo dalla stanza.
“Aspett...”
Non faccio in tempo a parlare che il bambino è sparito. Volevo almeno ringraziarlo!
Metto i fiori in un vaso sul mio comodino e non so per quanto tempo rimango con il sorriso stampato in faccia.
Mi guardo intorno per cercare di scorgere qualcuno al di fuori della mia camera, ma niente da fare.
Chi potrebbe mai essere?

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Capitolo 2
*** Fight not to fail, not to fall. ***


Sono passati quattro giorni e continuano ad arrivarmi fiori bellissimi di ogni genere.
“Allora, tesoro, questo ammiratore ancora non si è fatto vedere?” mi chiede mia madre sorridendomi dolcemente.
“No, anche se mi piacerebbe tanto sapere chi sia...guarda questi fiori, non sono bellissimi?” le mostro gli ibischi appena arrivati.
“Certo, sono i tuoi preferiti, no?”
“Già...”
Ancora mi ripeto quella frase, non so da dove provenga ma mi ha toccato il cuore. Come con una carezza.
Qualcuno bussa alla porta, ma sfortunatamente apre una delle infermiere. Da quando quel bambino si è presentato, non faccio altro che sperare che quell'ammiratore si faccia vedere. Per ora lo chiamo solo J.
Quando mi volto, noto un enorme pacco tra le mani della donna, c'è addirittura un infermiere a sorreggerlo da sotto.
“Che cos'è?” chiedo curiosa.
“E' appena arrivato in posta, è indirizzato a questa camera al tuo nome. E' anonimo” mi informa l'infermiera.
Oh, ancora J! Ma che mi ha mandato?
Posano il pacco sul pavimento e aiutano mia madre ad aprirlo, è imballato decisamente bene. Porca puttana!
E' un lettore per vinili! E ce n'è anche uno già su. Avenged Sevenfold...City of Evil?
Sembra uno di quegli impianti stile anni '70. Eccitata, chiedo all'infermiere di attaccarlo alla corrente e cercare di farlo funzionare.
“Questo ragazzo dev'essere davvero preso da te...”
“Ma se neanche mi conosce! Però non nego che, pur non avendolo mai visto, potrei interessarmi anche io a lui. Spero non sia il solito tutto muscoli e niente cervello.”
“Beh, dei muscoli non lo so, ma sicuro il cervello lo ha!”
“Hai ragione.”
Improvvisamente l'impianto inizia a funzionare e il disco a girare, inizia una canzone con un bel riff di chitarra e sembra essere proprio il mio genere di musica.
Il cantante inizia a cantare e quasi non mi prende un colpo quando sento il secondo verso della canzone.
E' quella frase! E il testo che la sussegue è decisamente bello. Lo ascolto attentamente. Quelle parole si ripetono e finisco con le lacrime agli occhi, è fantastico.
“Tesoro, non ti senti bene?” si preoccupa mia madre.
“Cosa? Sono lacrime di gioia, mamma.”
“Oh...non te lo sentivo dire da un sacco. Non c'è proprio modo di sapere da chi proviene?” si riferisce all'infermiera.
“Purtroppo no, mi spiace. Forse c'è qualcosa che può aiutarti. Da un po' di giorni, forse settimane, c'è un ragazzo che viene spesso a chiedere come stai. So che prima era qui per sua mamma, ha avuto una broncopolmonite acuta ed è stata da noi per quasi un mese. Ovviamente ci possiamo limitare a dire che stai bene, non possiamo andare nei dettagli perché non è un parente stretto. ”
“Sai descrivermelo?” chiedo speranzosa.
Mi ricordo solo il colore dei suoi occhi. Sono azzurri come il cielo, davvero particolari.
Bene, oggi abbiamo fatto passi avanti. Adesso so da dove proviene quella frase e che il mio J ha degli occhi bellissimi.
Ringrazio la donna e la vedo uscire dalla stanza, mentre chiedo a mia mamma di far ripartire il vinile da capo e mi immergo nel mondo della musica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, trovo un vassoio con un ibisco, del succo di frutta e un croissant. C'è anche un biglietto.
 
 
March, 24th
 
Avrei voluto portarti qualcosa di più nutriente ma non me l'hanno permesso. Piaciuta la canzone? Spero di sì. Spero anche che tu abbia dormito bene, sembravi un angioletto. Un bellissimo angioletto, direi.
Dovresti togliere quel manifesto. Anche se hai ventitré anni, a me piaci. Fin troppo.
Buona giornata, bellezza. -J

 
Oh mio Dio. Da quanto non mi sento così felice?
Ha una calligrafia stupenda. Non posso credere che stia facendo tutto questo per me. Vorrei davvero incontrarlo, magari potrei scriverglielo.
Non prima di aver mangiato questo croissant, è ancora caldo. Dev'essere stato qui da poco.
Metto il vassoio ai piedi del mio letto, incrociando le gambe e buttando indietro i capelli, controllando se ne ho perso qualcuno. Non ancora, meglio così.
Do un morso alla pasta e noto con piacere che è ripiena alla crema. Nel mentre, bevo anche qualche sorso di un buonissimo succo d'arancia.
Finita la colazione, sento il fantastico odore dell'ibisco e lo metto nel vaso.
Mi alzo, visto che sono libera dalla flebo. So che tra poco arriverà la dottoressa con la dose giornaliera di chemio, perciò mi affretto ad andare in bagno ed a lavarmi quanto possibile. Non vedo l'ora di poter tornare a casa, mi manca la mia camera.
Purtroppo abito a San Diego e i miei genitori non possono portarmi ogni volta a Los Angeles per la chemio, così mi hanno lasciata qui. Loro vengono a trovarmi appena possono, fanno il possibile per me.
Mi metto sulla poltrona, prendendo carta e penna.
 
Ti ringrazio di cuore per la buonissima colazione. Ho apprezzato davvero tanto. Se mi è piaciuta la canzone? Dannazione, quella band è fantastica.
Sei davvero tanto carino a fare tutto questo per me e neanche mi conosci...però credo che anche tu inizi a piacermi, sai? Insomma, ogni volta che fai qualcosa per me sento le così dette farfalle nello stomaco. Vorrei passare una giornata con te. Voglio vedere i tuoi occhi azzurri. E' possibile?
Sono sempre sola, a parte il weekend quando i miei possono venirmi a trovare.
Ti aspetto.
Rain x
 
Chiamo l'infermiera di ieri, si chiama Carla.
“Dimmi tesoro.”
“Potresti dare questo biglietto al ragazzo che mi ha portato la colazione?”
“Certo. Com'era?”
“Tutto buonissimo.”
“Sono contenta.”
Esce di nuovo dalla camera ed io decido di alzarmi per andare a fare una passeggiata nel giardino dell'ospedale.
L'aria aperta mi travolge in un attimo, mi sdraio sul prato verde e mentre sto per mettere le cuffiette del mio iPod, un ragazzo sconosciuto si siede al mio fianco.
“Hey” mi dice.
“Ci...ci conosciamo?”
“No. Piacere, Brian” mi stringe la mano.
I suoi occhi nocciola mi scrutano attentamente e le sue labbra si aprono in un sorriso.
“Emh...Rain”
“Ti ho vista sola, vengo qui spesso a trovare mia nonna. Pensavo ti facesse piacere un po' di compagnia.”
“Effettivamente non mi farebbe male.”
“E poi, ho visto che in camera hai un vinile degli Avenged Sevenfold. Li ascolti?”
“E' un regalo. Devo ammettere che non sono male.”
“Cosa ne pensi del chitarrista solista?”
“Molto bravo. Ma il batterista è decisamente meglio, lo adoro.”
“Che cosa?! No, ascolta, non puoi dirlo.”
Sembra quasi offeso.
“Non fraintendere, sono entrambi fantastici. In realtà, quella band è una figata!”
“Ma io sono meglio di Rev!”
“Rev?”
“Il batterista della mia cazzo di band che tu adori!”
Spalanco gli occhi per la sorpresa.
“Sei tu il chitarrista solista?”
“Oh, sì. Synyster Gates, ladies and gentlemen.”
“Non ti chiamavi Brian?”
“E' il mio nome d'arte. Figo almeno quanto me.”
“Modesto il ragazzo, eh?” scoppio a ridere.
Anche lui ride ed iniziamo a parlare. Mi racconta della sua band, dei concerti a cui è stato e della ragazza che gli piace. Io gli confido dell'ammiratore. Sembra che ci conosciamo da una vita.
Non mi ha ancora chiesto perché sono qui, sono felice, perché non ne avrei voluto parlare.
 
 
Nei tre giorni seguenti, Brian viene a trovarmi ogni giorno ed io continuo a ricevere regali da parte del misterioso J. Dai vinili dei Pantera a quelli dei blink-182, da quelli dei Pink Floyd a quelli dei Rolling Stones.
Siamo al fine settimana e tra poco dovrebbero arrivare i miei genitori.
“Rain, l'infermiera mi ha detto di darti questa”
Ecco che è arrivata mia madre, che mi consegna una busta. Le mie aspettative sono giuste, è lui!
 
 
March, 27th
Scusa se ti rispondo solo ora. Ho avuto degli impegni e non sono riuscito a tornare qui.
Credo di star sorridendo come un'ebete da quando ho letto il tuo messaggio. Tuttavia, suppongo di poter esaudire il tuo desiderio. Dipende da quanto tu lo voglia veramente.
Come fai a sapere che ho gli occhi azzurri? Qualcuno ha fatto la spia?
In ogni caso, i tuoi occhi verdi sono decisamente meglio. Li sogno ogni notte.
Mi farò vedere quando meno te l'aspetterai...
 
P.S. Gates ha detto che mi adori. Beh, grazie per i complimenti, bellezza.
-J (o Rev, come preferisci)
 

Cosa?!
Qui iniziano a scoprirsi un sacco di cose! Non posso crederci. Appena vedo Brian, lo prendo per le orecchie! Possibile che non sappia niente? Accidenti!
Attacco la lettera dietro il mio letto di ospedale.
Sto attaccando tutto ciò che mi manda per formare una J. Biglietti, custodie di vinili.
“Ancora J?” chiede mia mamma sorridendomi.
“Sì.”
“Deve essere proprio un rubacuori. Non smetti di sorridere.”
Neanche mi sono accorta di star sorridendo. Fantastico.
Riprendo carta e penna, buttando giù una risposta.
 
 
Se vuoi farmi aspettare, almeno dimmi qualcosa di te...sono curiosa.
Anche io sogno i tuoi occhi. Ma vorrei sognarti per intero.
Quindi tu sei il batterista degli Avenged Sevenfold, eh? Ho un altro motivo per avere una cotta per te, ragazzo misterioso.
Anche mia mamma sa di te. Quando mi mandi questi messaggi, non faccio altro che sorridere come un'ebete.
Voglio davvero vederti. Per favore.
Rain xxx
 
 
Chiamo di nuovo Carla e senza dire nulla, prende la lettera ed esce.
“Non si è fatto ancora vedere?”
“No, mamma...papà quando arriva?”
“Presto. Appena finisce di lavorare.”
Annuisco e mi sdraio, fissando il soffitto. Non ho voglia di ascoltare nulla, né di scrivere o parlare.
Oggi, terzo round di chemioterapia. Ho sempre paura, perché ogni volta finisco per sentirmi stremata e odio questa sensazione.
Per fortuna, i miei genitori restano sempre con me dopo una dose, così posso stare tranquilla. Invece, durante la settimana c'è Carla.
Mi sdraio su un fianco, chiudendo gli occhi. Sono stanca.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rain, tesoro...” è mia mamma a svegliarmi.
“Mmmh” mugugno assonnata.
Apro gli occhi e mia madre è davanti a me, con la borsa in spalla. Mi guardo intorno e di mio padre non c'è traccia.
“Dov'è papà?”
“C'è stato un problema in ospedale a San Diego. Devo rientrare anche io...chiamerò l'infermiera che ti farà compagnia, va bene?”
No, cazzo, no. Non va bene.
“Okay” dico sospirando.
“Mi dispiace tesoro...”
Non dico nulla, le do un bacio sulla guancia e la guardo mentre esce dalla stanza, lasciandomi sola.
Non posso lamentarmi, d'altronde le cure costano molto e i miei genitori devono fare di tutto per pagare.
La dottoressa Gilbert arriva con la flebo di quel liquido che tanto odio e, dopo una visita veloce, mi infila l'ago nel braccio.
Quando sta per uscire, la chiamo.
“Dottoressa! Carla potrà venire quando avrò finito?”
“L'infermiera è impegnata, il pronto soccorso è pieno. Se ti serve qualcosa basta che tu schiacci il solito tasto di fianco al tuo letto, no?”
Annuisco, sentendomi vuota. Ho bisogno di compagnia...mi sento debole. Ho paura.
Prendo il cellulare e chiamo Brian, che mi risponde dopo pochi squilli.

“Hey Rain! Come stai?”
Io...beh, potrebbe andare meglio. Oggi non vieni?”
“Purtroppo la mia macchina si è rotta e non faccio in tempo a venire fino a Los Angeles. Perché?”
“Nulla...così, per sapere...” la mia voce trema, le lacrime stanno pungendo i miei occhi.
Rain, va tutto bene?”
No Brian...niente va bene”
 
Riattacco e spengo il cellulare, iniziando a piangere. Sono questi i momenti che odio, i momenti di piena solitudine che mi portano a pensare a quello che mi succederà. Dove sarò tra tre mesi? E tra un anno, invece?
Non sento più la forza che avevo all'inizio, sono stanca e non riesco a combattere...è tutto così brutto. E' come essere in un deserto, senz'acqua.
Dopo due ore, mi viene tolta la flebo e sono già le undici di sera. 'Dormi' mi ha detto la dottoressa. Ma come faccio a prendere sonno? Provo, intanto, spengnendo la luce.
Le lacrime non si fermano, così mi metto a leggere i messaggi di J, prendo il primo che mi ha mandato.
Mi tocca presto rimetterlo apposto per evitare di bagnarlo e stringo forte il cuscino facendo finta che sia lui.
Vorrei che fossi qui, J.” mormoro ad alta voce.
Sono qui.” la voce di qualcuno che non conosco risuona nella stanza, una figura mi si avvicina e riesco a notare i suoi occhi azzurri grazie al chiarore della luna.
E' lui.

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