Nothing to lose

di Therese
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Fast and furious ***
Capitolo 2: *** 2. Princeton Plainsboro Teaching Hospital ***
Capitolo 3: *** 3. Nothing to lose ***



Capitolo 1
*** 1. Fast and furious ***


1. Fast and furious

Tutte le mattine, quando si alzava dal letto, andava a controllare che lui stesse bene e tutte le mattine si sentiva in colpa. Perchè era stata colpa sua se lui ora si ritrovava in quella situazione: a camminare con un bastone per tutto il resto della vita. Non sarebbe più stato uno sweeper, non sarebbe più stato quello di prima, non avrebbe più rincorso le donne per strada e non sarebbe più andato nei locali con Mick. Non avrebbe più sorriso e non sarebbe più stato lo stesso Ryo. Ora non aveva più niente da perdere, perchè per salvare lei da una mina ci aveva rimesso la gamba destra. Era passato quasi un anno da quell'incidente, era passato quasi un anno dal matrimonio di Umi e Miki: le sue parole in quella radura... loro che tornavano a casa... qualcosa che si era smosso nel terreno... una leggera pressione del piede di lei... non aveva fatto in tempo ad allontanarli abbastanza... e questo era stato il risultato. Lei illesa: era riuscito a proteggerla con il suo corpo. Ma la sua (di Ryo) gamba destra era saltata per aria come i pop corn nel forno a microonde. Quella mina era stata messa apposta dal Generale Croiz, ed anche se lui ora marciva in prigione... Ryo era imploso dal dolore e dalla rabbia e Kaori dai sensi di colpa. Lui non aveva mai dato la colpa a lei per quello che era successo... perchè la colpa era soltanto sua (di Ryo) se si era lasciato andare ai sentimentalismi e dopo essersi abbracciati si erano diretti verso l'auto e gli altri prendendo la strada più lunga. In quel momento nel suo cervello esistevano solo loro due: sette anni di "muro di Berlino" cancellati con un solo gesto, con una sua sola frase. Sopravviverò per la persona che amo. E questo era stato il prezzo da pagare: disattenzione, testa fra le nuvole, cuore che pulsa, stelline sopra la testa, mano nella mano con lei... e gamba destra out. Dei minuti successivi all'esplosione non ne aveva ricordo perchè il dolore immenso per la lacerazione della sua gamba dal suo corpo l'aveva lasciato privo di sensi. I suoi occhi chiusi gli avevano impedito di vedere il volto trasfigurato dal dolore di Kaori che, dopo che forse l'aveva vegliato per momenti che ancora lui adesso si immaginava interminabili, si era mossa per cercare aiuto. Risultato: il Doc e Kazue avevano fatto un sentitissimo lavoro di taglio e cucito come due comari in un pomeriggio assolato di ricamo. Erano riusciti a rimettergli a posto la gamba dal bacino al ginocchio; ma dal ginocchio in giù, polpaccio caviglia e piede compresi, avevano dovuto tamponarne la mancanza con una protesi di plastica fuori e laminato dentro che tutte le notti doveva essere tolta e rimessa al mattino dopo. Da allora, "Madre Tecnologia" l'aveva fornito di una gamba in più di quelle tre che già aveva per sostenersi. Non si sarebbe mai abituato all'uso del bastone... e nemmeno agli sguardi compassionevoli della gente, degli amici e dei loro clienti. Mick aveva deciso di entrare a far parte della loro squadra City Hunter: ed ora mentre lui (Ryo) sbrigava il lavoro d'ufficio, Mick e Kaori andavano in missione e svolgevano operativamente gli incarichi. Da allora, invece che unirsi per la tragedia, lui e Kaori si erano separati sempre di più. Lui per la rabbia di non potere nè più proteggere lei nè più proteggere se stesso e di essere diventato una specie di "sweeper da archivio"... e lei per i sensi di colpa di aver involontariamente ed inconsciamente provocato quella situazione. Adesso aveva capito il perchè Ryo non si voleva mai lasciare andare o distrarre. Perchè la disgrazia poteva accadere in qualsiasi momento. E nonostante lui le avesse detto più volte di andarsene a fare una vita normale, lei non l'avrebbe mai e poi mai potuto abbandonare. I suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime calde copiose ed amare, mentre lo stava osservando dormire nel letto della sua stanza enorme.

«Smettila di guardarmi come se fossi un derelitto!» Le urlò furioso senza muoversi da quella posizione e senza nemmeno girarsi per guardarla in volto.

«Ryo... io non...»

«Tu che cosa, Kaori?! Da quando sono ridotto così mi curi come se fossi un malato su una sedia a rotelle! Non ho bisogno della tua pietà. Ed ora, esci dalla mia stanza.»

«Ryo... senti...» Cominciò a prenderlo per le buone lei, ma in quel periodo sembrava davvero insopportabile.

«Ryo, un corno. Esci!!!!!» Ruggì tanto da spaventarla e farla cadere in uno stato di paura e di disperazione. Di pianto e di insicurezza.

Quando Kaori uscì dalla sua stanza sbattendone la porta, Ryo si girò su un fianco sempre restando sul letto ed estrasse da sotto il suo letto una piccola bacinella e ci vomitò dentro anche l'anima.

Non avrebbe voluto che Kaori lo avesse visto in quello stato. Il Doc glielo aveva preannunciato... il primo ciclo di chemioterapia non sarebbe stato una passeggiata.

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Capitolo 2
*** 2. Princeton Plainsboro Teaching Hospital ***


2. Princeton Plainsboro Teaching Hospital

Dopo una buona decina di minuti riuscì a ritornare in sè e tolto il suo muso da sopra quella schifezza, si mise a pancia in sù sul letto ed allungò la mano sopra la mensola dietro alla testata dove c'era una bottiglietta d'acqua da mezzo litro. La bevve e si calmò un poco il suo spirito riprendendo un respiro regolare. Si passò una mano tra i capelli... e con suo grande orrore non potè fare a meno di constatare che un pugno gli era rimasto nel palmo della mano. Il Doc aveva previsto anche questo. Sperava solo che gli accadesse in un lasso di tempo futuro bel lontano ed indeterminato, come se fosse protetto da uno scudo fotonico di energia cosmica che gli impedisse di sottoporsi alle torture psicologiche subite dalle stesse persone con i suoi stessi problemi. Piccolo effimero e semplice illuso. Si disse fra sè. Nell'arco di un anno aveva perso tutto quello che si era guadagnato in una vita intera: l'amore per Kaori, per il suo lavoro, la stima di se stesso e delle sue capacità sessuali, fisiche e psicologiche. Sospirò pensando che avrebbe chiesto a Mick di occuparsi di Kaori dopo che lui sarebbe dipartito per la tangenziale del "non-ritorno". Un altro conato di vomito. Stavolta era per aver pensato di lasciare la sua Kaori nelle grinfie del Biondino. Beh, sapeva che Mick l'avrebbe amata... ma Mick non era Ryo Saeba e non lo sarebbe mai stato. Ma il punto era che il Doc non gli aveva dato molte speranze. Molte volte il tumore al cervello non lasciava molto scampo. E lui, per Dio, avrebbe voluto vivere! Ora che aveva una ragione per farlo, voleva vivere! Sopravviverò per la persona che amo. Invece ancora una volta l'avrebbe delusa. Glielo aveva promesso... sarebbe stato in grado di mantenere la parola data fino alla fine? Non c'erano rimaste molte speranze... di sopravvivere. Ma ancora una carta da giocare. Si chiamava Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Lì ci lavorava la figlia di un vecchio amico del Doc che faceva il Primario di Chirurgia. Il Doc gli aveva detto che se fosse andato là a curarsi, si sarebbe trovato dinnanzi ad un altra testa calda come lui. Un dottore. Che dal lato umano era un disastro, ma dal lato professionale, una autorità nel suo campo. Forse avrebbe dovuto chiamare il Doc per farsi ricoverare là. Ma come fare senza farlo sapere a Kaori ed agli altri? Fuggire di notte come un ladro dalla finestra, infilarsi su un taxi e partire verso l'aeroporto???

Poteva essere una soluzione.

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Capitolo 3
*** 3. Nothing to lose ***


3. Nothing to lose

«La ringrazio di avermi salvato la vita, Dottor House.»

«Non deve ringraziare me, Signor Saeba. Ma la sua voglia di vivere. Io ho fatto solo il mio lavoro.»

«Ho promesso ad una persona che sarei sopravvissuto per amarla.»

«Tsè, l'amore è una cosa effimera. E' una invenzione degli uomini per opporsi alla guerra.»

«Lei lo pensa davvero?»

«Io dico sempre quello che penso. Soprattutto le stronzate.»

«Lo sa cosa le dico, Greg?»

«Per lei sono il Dottor House. Abbia la cortesia di chiamarmi col mio nome.»

«Senta, stronzo misogino maledetto... così va meglio?»

«Decisamente.»

«Forse io e lei siamo più simili di quanto lei possa pensare.»

«Lei dice, Saeba?»

«Fino a due settimane fa, pensavo di non aver niente da perdere: una gamba artificiale ed un tumore al cervello che mi avrebbe portato sicuramente alla morte. Niente per cui la permanenza della mia inutile vita su questa Terra avrebbe acquistato un senso.»

«Dicono sempre così i malati. Vuole tenerla lunga come i sermoni di Camden oppure vuole arrivare subito al dunque?!?»

«Anche lei può trovare ancora la felicità, se lo vuole...»

«Saeba, non mi faccia ridere?! A me non me ne frega un cazzo della felicità, io voglio solo curare le malattie. Anche perchè la felicità non esiste. Quella vera. A volte alcuni uomini la scambiano per la durata dell'orgasmo... ma anche queste sono solo credenze di popolo.»

«La sua felicità consiste nel sentirsi utile in questo mondo...? Nel modo in cui fa lei? Salvare le vite degli altri?»

«Non lo faccio per gli altri, Saeba. Lo faccio per me. Anche se non ne conosco davvero il motivo. Ma comunque sia non ho niente da perdere. Trascorro più tempo qui in questo ospedale che a casa mia o con i miei amici.»

«Non sia patetico, House!? Lei non ama restare da solo in casa e non ha amici. E l'unico motivo per cui rimane qui in questo posto, per cui ama di più il suo lavoro che la sua vita privata... è solo per il fatto che queste due attività coincidono.»

«...»

«Vuole che glielo spieghi meglio... o vuole andarlo a vedere coi suoi occhi nel suo studio?!»

«Non è come pensa. Io e la Cuddy... lei è fuori strada se pensa che io e la Dottoressa Cuddy...»

«Già... ha ripetuto "io e la Cuddy" due volte nella stessa frase!»

«E' perchè quello è il suo cognome!»

«O molto più semplicemente il nome della donna che ama dai tempi del College?!?»

«Lei, Ryo Saeba, è una persona troppo intelligente per stare con me in questa stessa stanza. Di solito sono io "il re della foresta"?!»

«Già. Allora le sconsiglio di mettere piede in Giappone perchè quello è il mio pollaio!»

«Me ne ricorderò, Saeba. Addio.»

«Un'ultima cosa, House...»

«Che c'è?!!?»

«Non pensi di non avere nulla da perdere, tutti abbiamo qualcosa da salvare che ci dà la forza di lottare per ciò che amiamo. Vada nel suo studio e le dica che non ha mai smesso di amarla.»

«Sayonara, Saeba.»

Un sorriso malizioso di chi sa di aver colpito nel segno e la consapevolezza che qualcosa si può ancora costruire. Saeba si diresse zoppicando con il suo bastone verso l'uscita del Plainsboro al di fuori del quale l'avrebbe aspettato un taxi diretto in aeroporto e poi dritto verso casa a riabbracciare Kaori. House con passo lento e titubante bussò allo studio della Cuddy.

(Sotto copyright di chi detiene i diritti per questo dialogo)

«Senti, tu mi hai assunto perchè...»

«Perche' sei un buon dottore che non riusciva a farsi assumere nemmeno in una banca del sangue. Cosi' io ti ho assunto a buon prezzo.»

«Tu mi hai dato tutto quello che volevo perche' una notte io ti ho dato tutto...»

«Piantala di guardarmi il culo quando pensi che io non ti veda. Di piombare in un ristorante nel quale guarda caso io sto avendo un appuntamento. E di fare fantasie su di me sotto la doccia. Quella nave e' salpata molto tempo fa, House. Fattene una ragione.»

Detto questo, uscì dal suo studio senza batter ciglio. Forse Saeba ce l'avrebbe fatta... ma in quanto a lui... beh, no... ora non aveva più niente da perdere.

- FINE -

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