mass Effect N3°: L'ultimo dei phantom

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corso N7 ***
Capitolo 2: *** Phantom ***
Capitolo 3: *** Noveria ***
Capitolo 4: *** La Guerra di Omega ***
Capitolo 5: *** La Dea ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti ***



Capitolo 1
*** Corso N7 ***


Olivia si svegliò nel letto della sua camera nell'appartamento sulla Cittadella, poteva sentire il respiro di Arturus che beatamente continuava a dormire accanto a lei.
Il turian era il figlio di Garrus Vakarian e di Tali'zorah vas Normandy e per questo le sue squame erano meno dure degli altri turian e più chiare. Una linea blu, un tatuaggio tipico delle tradizioni turian, gli passava in verticale sopra l’occhio sinistro.
Con le punta delle dita prese a seguire i contorni  delle scaglie della cresta e vide il volto di Arturus assumere un'espressione beata, come aveva imparato per i turian quel gesto aveva lo stesso valore di un massaggio sulla schiena per un umano. Continuò così per un po', alla fine sentendo i morsi della fame si alzò per fare colazione.
Aperta la porta sentì subito il profumo del caffé pronto, segno che il suo fratellino doveva già essersi alzato essendo i loro genitori al momento sulla Terra presso il QG dell'Alleanza di Mumbai.
«Giorno Steve.» Disse scendendo le scale.
«Ciao Olivia.» Gli rispose il fratello.
Vedendoli nessuno avrebbe pensato a qualche parentela. Lei con una capigliatura rosso fuoco, un viso lentigginoso e dei bellissimi occhi verdi. Lui dai tratti più comuni, con occhi e capelli castani.
Lei si servì e sedette vicino al fratello «Perché mi sembri stranamente serio già di prima mattina? Aspetti qualcosa?» Chiese mentre  Steve controllava la sua casella di posta già a quell'ora.
Lui si agitò un attimo a disagio sulla sgabello, aveva sempre odiato dare spiegazioni.
«Sto aspettando un messaggio dall'esercito.»
«Eh?» Ad Olivia le ci volle qualche secondo per capire di cosa parlava. Anche se le differenze erano minime nell'Alleanza esistevano due corpi distinti almeno dal punto di vista burocratico, l'esercito e la flotta, ma da tanto tempo erano stati uniti nell'Alleanza che le differenze tra il personale navale e quello di terra ("marine") erano davvero minime.
Le unità terrestri erano una sezione specializzata della flotta, proprio come le squadriglie di caccia di complemento. Per una questione di orgoglio, i marine continuavano a mantenere alcuni gradi della loro antica tradizione militare. Se detto per intero il grado di Steve sarebbe stato Primo Tenente dell'Esercito, mentre il suo era Primo Tenente della Flotta, ma si trattava di una dicitura anacronistica che nessuno usava più.
«Ti aspetti una risposta di mattino presto?»
«Sulla Terra siamo oltre meta mattinata.» Obiettò lui.
«Ok, ma cosa stai aspettando?» Insistette lei. Se Steve non glielo voleva dire glielo avrebbe estorto, era uno s.p.e.t.t.r.o. dopotutto.
«I-Io....» Steve si zittì non riuscendo a proferir parola. Questo destò la completa attenzione di Olivia, se il fratello si agitava tanto da balbettare con lei il messaggio per lui doveva essere davvero importante.
«Ho sostenuto l'esame per ottenere la licenza come capo istruttore di fanteria e specialista nell'uso della tuta da combattimento Distruttore N7.»
Olivia per poco non si soffocò con quello che aveva in gola a sentire quell'affermazione. Quando poté nuovamente respirare disse «Tu odi insegnare e dare spiegazioni! Inoltre come istruttore dovresti quasi sicuramente lasciare la SR3!»
«Vero, ma se devo spiegare lo faccio.» Questo era corretto, la dedizione al fratello al dovere era sorprendente. «Riguardo ad abbandonare la Normandy posso sempre rifiutare il nuovo incarico e rimanere dove sono ora, in ogni caso la licenza mi permette di occupare il ruolo di capo istruttore se faccio domanda al riguardo. Per adesso so solo che se ho superato l'esame dovrò recarmi a sostenere anche un test dimostrativo.»
«Pensi di farcela? Di avere buone possibilità.» Chiese lei
«Come ti ho detto cercano qualcuno con esperienza nel ruolo di Distruttore e in quella classifica sono tra i primi e so...grazie ad un piccolo aiuto di Asiria...che sono pochi quelli prima di me che si sono presentati.» Dopo questa informazione Olivia non poté fare a meno di chiedersi cos'altro poteva aver chiesto alla figlia dell'Ombra e di Javik. In quel momento un allarme acustico avviso Steve dell'arrivo di un messaggio che lesse subito.
Lui, furibondo, non gli riuscì a trattenersi e urlò « La domanda è stata respinta! Trovato personale qualificato! Che diavolo significa? C’era un test pratico da sostenere!» Continuò a leggere il messaggio e il suo viso passo dalla rabbia allo stupore e lesse ad alta voce «Le preghiamo di comunicare a sua sorella il Tenente Olivia Williams Shepard che è richiesta la presenza in una serie di dimostrazioni con l’armatura da Distruttore, a tal fine le viene conferito il titolo di capo istruttore di fanteria. Il comando desidera usare l'immagine del Tenente, ben nota al pubblico, per dare inizio a una campagna pubblicitaria per migliorare le relazioni tra i civili e l'Alleanza. Le chiediamo anche di accompagnare il Tenente Olivia Williams Shepard vista la sua esperienza pregressa nel ruolo di Distruttore e di istruirla al riguardo.»
Steve, finito di leggere, fissava sconcertato la sorella intenta nel frattempo a leggere e-mail che le arrivata assieme a quella del fratello che la informava del suo nuovo compito.
«Bene...» - disse Steve rabbioso - «…vengo messo da parte per la star della famiglia, sono certo che sarai un perfetto distruttore, come in tutto quello che fai.» Si alzò dirigendosi a grandi passi verso la porta dell'appartamento. Olivia lo seguiva per cercare di fermarlo e calmarlo.
«Steve! Cazzo...non so niente di questa storia....non so neanche come si usi la tuta da combattimento T8-V» Indifferente alle sue parole, Steve uscì.
Dietro di lei una voce assonnata chiese «È pronta la colazione?». Arturus si era alzato.
*****
Olivia si lavò abbondantemente la faccia, si asciugò e guardò nello specchio. Nell'immagine riflessa spiccava in bella vista un livido sopra l'occhio, l'unico segno rimastogli di quando aveva indossato un'armatura da Distruttore. Qualcuno ai piani alti, non sapeva chi, le aveva affidato un incarico e un ruolo sottraendoli a suo fratello, il risultato era stata una figura decisamente pessima in un test dimostrativo davanti ad alcuni alti ufficiali in cui aveva collaborato con gente esperta e aveva la sensazione che si fossero divertiti a prendersela con una novellina.
Il peggio era stato quando dagli altoparlanti le avevano comunicato che doveva uscire dall'area del test per inadeguatezza e i mormorii che ne erano seguiti, incrociando un paio di ufficiali aveva sentito dire da uno di questi «...solo perché è uno Shepard.» , dovette mordersi il labbro per evitare di rispondere.
Ma la cosa che gli dava più pensiero erano i suoi rapporti con Steve. Il fratello aveva fatto di tutto per evitarla, rifiutandosi perfino di aiutarla riguardo all'uso corretto di un'armatura T8-V e questo la feriva perché era stata la prima volta che gli negava un aiuto, ma ancor peggio era stato non venirla neanche a salutare quando era partita per il corso ad Alti Ufficiali Alleanza Terrestre da cui sarebbero usciti i futuri “alti papaveri” dell'Alleanza.
Il corso era stato ideato dopo la guerra e non aveva una durata precisa, vi si poteva partecipare una volta diventati almeno Secondo Tenente e vi si rimaneva formalmente iscritti fino al grado di Capitano.
Ogni tre mesi si veniva richiamati sulla Terra per un periodo di almeno due o tre settimane durante i quali gli ufficiali erano tenuti a corsi di formazione a aggiornamento, ma poteva capitare che fossero spediti anche a servire a bordo di altre navi per la durata di quel periodo o a svolgere altri incarichi, nel suo caso era stata costretta a servire come Distruttore al posto di Steve.
La cosa più difficile però per tutti era far coincidere i propri incarichi con quelli del corso, si diceva che i test e le prove non avevano nessuna importanza e che l'unica cosa valutata era l'abilità della persona di svolgere i propri doveri e quelli del corso senza venir meno a nessuno dei due, da parte sua riteneva che in questa frase ci fosse una buona dose di verità.
Ogni mesi infatti un certo numero di ufficiali si ritirava e una volta fuori dal corso era vietato ripresentarsi, per questo non aveva potuto rifiutarsi di rubare il posto al fratello, se lo avesse fatto poteva dire addio al suo sogno di essere un giorno Ammiraglio di Flotta. Questo non precludeva a priori ogni possibilità di carriera, ma le promozioni sarebbero andate sempre e per prime a chi  risultava ancora iscritto.
Fuori dal Bagno «Olivia Williams Shepard è attesa dalla direttrice.» disse l'altoparlante.
Lei lo fisso, interdetta, come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. Pensierosa s'incamminò.
Direttrice dell'accademia Hackett era “La Strega”, originaria del Texas, aveva una quarantina d'anni e sulla sua carriera c'erano solo voci, alcune dicevano che era un ex-operativo di Cerberus altre che avesse rifiutato una promozione ad ammiraglio. Decise di lasciar perdere le insinuazione per  concentrarsi su quello che sapeva. Alla Hackett la sua parola era legge, veniva considerata il regolamento dell'Alleanza fatto uomo, anzi donna. Le poche volte che l'aveva vista, sempre da lontano, emanava una sensazione di perfezione.
Da come portava addosso l'uniforme, al suo portamento, alla lunghezza delle unghie tutto sembrava renderla lo stereotipo dell'ufficiale perfetto. Al suo passaggio tutti si controllavano la divisa, le voci si facevano bisbigli, le schiene dritte e sembrava che la temperatura fosse scesa di dieci gradi. Le sue lezioni erano chiare e le spiegazioni non lasciavano dubbi, il suo giudizio però era sempre corretto e imparziale e più di una carriera era stato innalzata o affondata da questo.
Che fossi credente o no, l'accademia aveva un dio a cui niente sfuggiva di quello che accadeva. L'unica nota in quella immagine di perfetto ufficiale erano i capelli. Rossi. Olivia conosceva solo tre persone che li avevano di quel colore e tonalità: lei, sua nonna ed ex-ammiraglio di flotta Hannah Shepard e la “Strega”. Se non fosse stata sicura dell'impossibilità della cosa avrebbe pensato a quello come un indizio di qualche lontana a parentela.
Alla fine si arrestò davanti a una porta, era giunta all'ufficio. Su di essa campeggiava in bella vista una targa con la scritta “DIRETTRICE COM. VALENTINA  QUENNY”.
L'ufficio della direttrice era sorprendetemene austero, conteneva un divano, una scrivania e un paio di sedie e un opera d'arte appesa al muro che le sembrò una Cittadella stilizzata di colore viola. Seduta dietro alla scrivania c'era la direttrice.
Valentina, una donna dotata di una severa bellezza, vedeva il mondo con freddo realismo, aveva occhi castani penetranti e fra i più astuti che lei avesse mai visto. Esordì ad Olivia un sorriso e disse « Il suo rendimento è calato, strano trattandosi di una delle migliori cadette del corso. Qualcosa da dire?»  Domandò mentre la fissava con sguardo indagatore.
Stava per rispondere quando venne anticipata «Si è trovata in una situazione anomala dovendo vestire i panni della fanteria pesante, il suo curriculum è chiaro, sia per addestramento e capacità quello non è un ruolo adatto a lei. Ha provato a far notare la cosa a chi le ha impartito l'ordine?»
«Si...»
«...ma non ha risolto niente, si è solo scontrata contro un mucchio di sorrisi, frasi gentili e un’infinita burocrazia.»
Stavolta non provò neanche a rispondere, si limitò a far si con la testa
«Ogni ordine diretto agli ufficiali di questa accademia passa prima da me e io quell'ordine per lei non l'ho mai visto. Pare fossi l'unica all'oscuro. Lei sa il perché?»
«No.»
«Per cosa l'Alleanza è famosa e criticata più di ogni altra cosa da tutti, Turian esclusi?» Chiese d'un tratto.
«Per la severità del suo regolamento.» Rispose Olivia senza pensarci, era una vecchia battuta che tutti conoscevano.
«Esatto, secondo lei in che ottica sono visti gli s.p.e.t.t.r.i. Da quest'ultima?»
Olivia dovetti pensarci un po' su non essendosi mai posta la questione «Positiva.»
«Sbagliato...» - Affermò la direttrice, come se l'avesse appena corretta durante una lezione «...almeno in parte. L'idea di avere umani tra la fila degli s.p.e.t.t.r.i. è stata un idea del governo di allora, dei politici. L'ammiragliato si è limitato ad ubbidire, vi fu una richiesta ufficiale di cosa pensassero ma non la comunicarono mai, sapendo che la pressione politica era tale che una risposta negativa da parte loro non sarebbe mai stata accolta.»
Olivia aveva ascoltato con interesse questa vicenda storica, ma non capiva cosa centrasse.
Come avesse appena finito il capitolo di un libro e aperto un altro la “strega” chiese «Mi dia il suo significato di elite militare?»
«Un gruppo chiuso di persone che godono di alcuni vantaggi in ambiente militare.»
«Esatto, un gruppo che può significare anche una famiglia. Mi dica i nomi di alcune famiglie con una lunga tradizione militare nell'Alleanza e prima?»
Olivia dovette di nuovo pensarci un attimo, in quanto non era argomento di studio ma solo di pettegolezzo. Disse qualche nome.
«Esatto, ma ne ha dimenticato due: i Williams e gli Shepard.» Lei sorrise a quell'affermazione, non le aveva  dimenticate ma le sarebbe sembrato di essere presuntuosa a citare quei nomi.
«Gli Shepard sono senz'altro meno famosi o almeno lo erano, ma uno di loro è sempre stato presente nell'Alleanza fin dalla fondazione, ma il primo alto ufficiale fu Hannah Shepard. Possiamo dire lo stesso dei Williams che hanno saputo dare diversi ufficiali di alto rango, anche se il loro nome è decaduto dopo Shanxi.»
Olivia si sentì in diritto di precisare «Era decaduto.»
«Non commetto errori quando spiego Tenente....è decaduto, almeno per chi da importanza a queste cose.» -Vedendo che non capiva continuò a spiegare - «È innegabile che se i Williams sono risaliti è dovuto agli Shepard. Per i cosìddetti tradizionalisti militari si sono solo approfittati del fatto che sua madre si è infilata nel letto del suo comandante. Indipendentemente dai meriti di lei e i suoi sentimenti per John Shepard.»
Olivia adesso era decisamente offesa, ma non era ancora sicura di capire cosa significasse questa discussione
«Come se non bastasse non le manca la determinazione per fare di testa propria, la prima volta che ha comandato la Normandy SR2 lo ha fatto dopo averla rubata dal QG del C-sec.»
Olivia avrebbe voluto chiederle come faceva a saperlo, ma la “Strega” aggiunse «Ha inoltre collaborato con delle criminali, o meglio ex, per affrontare la recente crisi denominata “Oscurità” mantenendo quanto promesso invece di arrestarle...ammirevole, ma in molti non condividerebbero questa opinione.»
Olivia si alzò in piedi sull'attenti «Cosa significa tutto questo? Di cosa stiamo parlando?» - chiese spazientita e solo dopo ricordandosi  con chi parlava - «Signora» aggiunse sperando che quell'infrazione del protocollo fosse perdonata e immagino fosse così quando vide una piccola vena sulla fronte di lei prima gonfiarsi e dopo sparire.
«Si sieda, non ho finito di spiegare.» Ubbidì e come se nulla fosse la direttrice continuò «Ricapitolando abbiamo una famiglia decaduta, una che in tempi recenti è salita alla ribalta  e lei...il “frutto” di questa unione che diventato uno s.p.e.t.t.r.o. Tre delle cose che i “tradizionalisti” non sopportano riuniti in una sola persona...decisamente troppo per loro, per questo vogliono farle lasciare l'Alleanza.»
Olivia strabuzzò gli occhi a quelle parole, in quanto non pensava di aver fatto assolutamente niente per essere presa di mira da queste fantomatiche persone.
«Vi sono persone convinte che lei dovrebbe essere congedata per dare un esempio e mantenere l'Alleanza proprio come loro desiderano. Dovrebbe sapere che anche i suoi genitori s'imbatterono in simili problemi.» Olivia fece segno di si, sapeva bene come per diversi motivi che le erano sempre sembrativi ridicoli, il  padre non era stato preso in considerazione al rango di ammiraglio, ma molti ritenevano che il ruolo di s.p.e.t.t.r.o. non poteva andare di pari passo con quest'ultimo. Come ulteriore complicazione sua nonna, Hannah Shepard, all'epoca rivestiva già tale ruolo e questo avrebbe voluto dire avere madre e figlio entrambi ammiragli all'interno dell'Alleanza, qualcuno temeva che si potesse stabilire un qualche tipo di nepotismo.
Questi furono senz'altro i motivi dati alla stampa, ma ce ne furono anche altri come il fatto che i suoi genitori avessero una relazione. Il regolamento dell'Alleanza non ammette eccezioni e vieta ogni tipo di relazioni tra colleghi della stessa nave, questo era anche parte del motivo per cui Hackett trasferì ufficialmente la Normandy e il suo equipaggio al diretto comando del Consiglio. Nonostante questo alcuni ufficiali storsero il naso per il fatto che si chiudesse un occhio solo perché si trattava “dell'eroe della galassia”, così come molti politici temevano che una storia d'amore tra i primi due spettri umani potesse trasformarsi in una barzelletta per la galassia, arrivando a chiedere ai suoi genitori di separarsi anche solo per qualche anno oppure alla madre di non rimanere in cinta.
«Ora capisce da chi arrivava quell'ordine che le ha fatto guadagnare quel livido sopra l'occhio?»
Ora ad Olivia pareva tutto chiaro, ma riusciva ancora a stento a crederci.
«Si ricordi che gli eroi vanno bene nei momenti di crisi ma una volta passato diventano un peso per chi governa...se John Shepard fosse morto dopo aver distrutto i Razziatori alcuni avrebbero sorriso a quella notizia.»
Olivia non riusciva a credere a quello che le era appena stato detto, era questa l'Alleanza che tutta la sua famiglia serviva fedelmente. «Come tutto questo si ricollega a lei? Non possono semplicemente sbatterla fuori con qualche scusa, non col nome che porta...ma è molto più facile se affida alla persona dei compiti che non può svolgere, il risultato sarà lo stesso una carriera mediocre  sempre se l'interessata non decide di congedarsi.»
Molte cose furono improvvisamente chiare a Olivia “che dannato pasticcio e ci sono proprio in mezzo” pensò, preoccupata. Scosse il capo con sgomento.
«In pratica devo scegliere se rinunciare o meno al mio sogno di diventare ammiraglio un giorno?»
«Non solo questo, prima o poi perderà anche il comando della sua nave e forse molto di più.»
«Perché mi avverte? Perché dovrei fidarmi?» disse guardando la direttrice dritto negli occhi e tralasciando ogni formula.
Stavolta la direttrice parve evitare di accorgersene «Se alcuni avrebbero sorriso alla morte di suo padre, altri non l'avrebbero fatto. Avete alleati e sono tra questi, d'altronde non ho saputo tutto questo da sola. Bisogna salire molto in alto per queste informazioni e non lo sono abbastanza.»
«Non mi ha ancora detto perché dovrei fidarmi?»
«È un ufficiale, ha le capacità di giudizio per scegliere. Di sicuro non la terrò per mano, ma se si fiderà la aiuterò ad uscire da questa faccenda.»
Le due donne si scrutarono in silenzio, alla fine Olivia fece un cenno di assenso.
La direttrice aprì un cassetto della scrivania e lo porse al Tenente che ne lesse il contenuto «Ma questa è una domanda...»
«...per il corso N7 indirizzata a lei, firmata e approvata con la sua firma.»
«Come?»
«Non perdo tempo quando conosco le risposte o ha cambiato idea per una firma falsa?»
Olivia avrebbe voluto dirle diverse cose ma non voleva litigare con quello che, forse, era il suo unico alleato se la storia era vera. «No. Ma in ogni caso diventare un N7 come dovrebbe aiutarmi?»
«Dovrebbe aver capito che anche nell'Alleanza ci sono regole non scritte e a volte valgono più quelle del regolamento, a volte, e gli N7 beh...sono i nostri migliori soldati è nessuno potrebbe metterne in dubbio preparazione e competenze.»
Valentina, come se fosse stata punta, si alzò energicamente dicendole « Mi segua!» lei le andò dietro.
Fu condotta nel piano sotterraneo dell'accademia in alcune stanze che non venivano usate abitualmente, fermandosi davanti a una porta di queste «Lei però è solo meta del problema, l'altra parte è qui dentro.»
Entrandovi Olivia non aveva idea di cosa trovarci, di sicuro non quello che vide. Nella stanza illuminata da alcune luci vi erano due uomini con indosso la divisa e i gradi di sergente e ai loro piedi una figura imbavagliata, legata a mani e piedi.
«STEVE!» Esclamò lei. La rabbia che traspariva dal volto del fratello era spaventosa al punto da conferirgli un aspetto inumano e un rossore rabbioso gli pervadeva il volto.
«Problemi?» Chiese la direttrice, mentre per un secondo le sue pupille si dilatarono per la sorpresa. I due uomini apparivano doloranti e pieni di lividi.
«Non ha voluto sentire ragioni, abbiamo quasi distrutto un bettola di locale negli agglomerati della Cittadella e ha usato la testa di Browsky per rompere un tavolo in due.» Disse uno dei due sergenti e indicando poi il compagno, che ripeté la storia aggiungendo nuovi particolari.
La “Strega” si chinò su di lui «Tenente lei non corre pericolo, siamo tutti ufficiali, sua sorella è qui e dalle mia mostrine capisce che sono un comandante dell'Alleanza. Quindi adesso la libererò e le consiglio di controllarsi.»
Olivia era stata trattenuta indietro dalla stessa direttrice, solo per questo non si era precipitata a liberare il fratello, ma ora non poteva fare a meno di chiedersi se era una buona idea. Sapeva bene che quando Steve era furioso ragionarci era impossibile. La “Strega” gli tolse il bavaglio.
«Non so chi cazzo sei, ma sei sicuramente una bastarda senza spina dorsale, una testa di merda senza palle, fai la voce grossa ma scommetto che sei abituata a prenderlo in quel posto!» Gli urlò contro. Olivia desiderò di poter scomparire.
La direttrice si alzò in piedi, dicendo «Liberatelo.» e fece segno a Steve con la mano di farsi sotto.
Dieci minuti dopo lui era chino sulle ginocchia e teneva una mano sul fianco destro dolorante «Basta così Tenente, penso abbia capito l'importanza di rivolgersi nel modo opportuno a un superiore, mi aspetto per domani una lettera di scuse di cento parole in triplice copia e scritta a mano.» Affermò Valentina. La direttrice da parte sua non aveva ricevuto neanche un colpo, non dava segni di affaticamento e la divisa non era sgualcita. «Abbiamo cose di cui discutere. sempre se lei ha finito di comportasi in maniera infantile?»
Olivia desiderò che se ne fosse stata zitta, sapeva che era troppo furioso per ritirarsi, lo vide trarre un profondo respiro e rimettersi in piedi. Olivia si protese in avanti, pronta nel caso che Steve tentasse nuovamente di scagliarsi contro la direttrice e decisa a fermare uno scontro il cui vincitore era ormai certo «Adesso basta! Pensa a quello che fai e a chi dovresti renderne conto.» Gli urlò contro.
A quelle parole Steve esitò e lo sguardo perse un po' della sua ferocia,  le sue parole avevano aperto un varco. Senza dire niente lui si sedette a gambe incrociate esattamente dove si trovava, ma non proferì parola.
Gli spiegarono la situazione e alla fine la direttrice gli chiese «Sarebbero opportuno che anche lei entrasse nel corpo N7, dovrebbe essere facilitato in questo essendo già un N4.»
«Si, signore.» Gli rispose Steve ancora furente e sforzandosi appena di nasconderlo. Come per Olivia però i documenti erano già stati firmati, spediti e accettati ben prima della sua risposta.
Al momento di uscire dalla stanza Olivia gli disse «Pare che lavoreremo di nuovo assieme fratell-ino» e gli posò una mano sul braccio in un gesto di affetto, ma lui si liberò con uno strattone che non mostrava la minima simpatia.
*****
Il corso N7 pensato inizialmente solo per i candidati al programma N dell'Alleanza aveva subito negli anni diverse modifiche, sebbene quasi tutti i partecipanti provenissero dal programma N e avessero la qualifica di N6, adesso era aperto a tutti coloro che secondo gli istruttori N7 avessero le capacità per superarlo.
Essi contattavano l'interessato tramite un messaggio e doveva scegliere se accettare o no, consapevole che non ci sarebbe mai stata una seconda chiamata. Ma quello che rendeva particolare questo corso non erano le tecniche di combattimento, facilmente apprendibili in qualsiasi altro programma dell'Alleanza, ma che cercava di tirare fuori dagli uomini e donne che vi partecipavano tutto quello di cui erano capaci mettendoli di fronte a situazioni estreme. Gli altri corsi formavano le abilità dell'individuo, il corso N7 l'anima e la forza di volontà.
Il campo d'addestramento al quale erano destinati Olivia, Steve e altre centottantacinque persone era situato nella zona settentrionale delle montagne rocciose. Con loro sorpresa scoprirono che per Campo s'intendeva proprio campo, perché gli unici edifici in muratura servivano a proteggere l'equipaggiamento, oltre ad essere impossibile comunicare con qualcuno all'esterno tranne che con la trasmittente del centro di comando.
Avevano contatto i loro genitori prima di partire, ma non avevano fatto in tempo a ricevere una risposta. Mangiavano e dormivano in tenda, facevano vita all'aperto e scoprirono che il moto era il modo migliore per tenersi caldi e lo facevano abbondantemente.
Essendo tutti ufficiali nessuno fu sorpreso di cosa veniva loro richiesto, la differenza rispetto a qualsiasi altro corso non era il cosa ma la quantità. Vennero divisi per pattuglie formate da quattro membri ciascuno e con un capo-pattuglia nominato di giorno in giorno.
Essendo un gruppo misto di donne e uomini, si era provveduto che sotto una tenda ci fossero solo persone dello stesso sesso, ma li finiva ogni distinzione. Siccome in missione era difficile avere un po' d'intimità, fu pensato di chiarire fin da subito che questa non esisteva a cominciare dai bagni, termine generoso per definire dei gabbiotti in plastica, che erano unici per uomini e donne.
Il primo giorno, poco prima dell'alba un altoparlante trasmise la marcia militare, mentre un istruttore gridava «Tutti fuori! Scat-tare.»
In meno di un minuto i prescelti a diventare N7 furono perfettamente allineati all'esterno in pantaloni, maglietta e scarpe tutto fornite dall'Alleanza, per iniziare gli esercizi proprio mentre il sole si affacciava timidamente all'orizzonte.
Di fronte a loro un ufficiale donna, vestita alla stessa maniera, i calzoni con la piega impeccabile e scarpe lucide si presentava arzilla, ben sveglia, con i nervi distesi e l'aspetto riposato. Ma quello che catturò l'attenzione di Olivia e Steve fu una capigliatura rosso fuoco.
L'ufficiale disse « At-tenti! Sono il Comandante Quenny, vostro comandante di Compagnia. Quando vi rivolgerete a me dovete salutare e dire signore. Saluterete e direte signore a chiunque porti un bastone da istruttore.» Disse mentre teneva in mano una canna robusta che usò per indicare una decina di persone, uomini e donne, sull'attenti dietro di lei con addosso i gradi di caporale e sergente.« Qualsiasi fosse il vostro grado esso non ha importanza qui! Si è N7 o non si è niente.»
Lei si avvicinò alle nuove reclute « Ma guarda! Come ti chiami?»
«Tenente Steve Williams Shepard, Signore!»
«Tenente!» - il tono di Valentina era disgustato, sprezzante.- «Come se un ridicolo grado e un buon nome valessero qualcosa, inoltre  sto ancora aspettando una lettera da lei ma questa sarà di trecento parole e...» - puntò il bastone - « La vede quell'armeria laggiù?»  Come tutti, Olivia guardò nella direzione indicata e non vide niente, tranne il paesaggio sconfinato e un edificio che pareva sorgere lungo la linea dell'orizzonte «Fuori dai ranghi! Un giro attorno all'armeria. Olivia Williams Shepard!»
«Si signore?» Gridò scattando fuori dai ranghi.
«Ha il compito di farlo correre e vi consiglio di sfruttare il tempo che passerete assieme.»
«Signorsì, comandante!» e partì di corsa dietro a Steve. Lei tornò a rivolgersi a quanti erano rimasti.
Al loro ritorno si unirono agli altri in una serie di esercizi che li lasciarono grondare di sudore.  Valentina conduceva gli esercizi, eseguendoli con loro e urlando ordini.  A guardarla, non aveva una piega fuori posto, e quando terminarono neanche il fiatone e giunti al termine condusse la compagnia al trotto verso le tende. Olivia non poté fare a meno di notare che correre era l'attività più diffusa al campo, trottavano sempre e dappertutto.
Due settimane dopo tolsero a loro le brande. Le piegarono e a spalla le trasportarono fino a un magazzino distante sei chilometri, in salita. La terra nuda divenne il loro letto, ma la cosa non aveva molta importanza per dei soldati esperti, per molti era come fare un salto indietro nel tempo quando si erano arruolati. 
Avevano imparato i trucchi del mestiere, sapevano come approfittare di ogni momento disponibile per dormire e a svegliarsi all'istante appena veniva urlato un comando.
Gli unici momenti liberi, che era in alcune occasione possibile ritagliarsi, erano dopo cena dove ognuno poteva rilassarsi come preferiva. Le attività più diffuse erano scrivere, parlare dei problemi mentali degli istruttori, ma soprattutto delle proprie esperienze e prerogative degli scapoli delle loro colleghe al campo.
Fra questi non furono pochi quelli che ci provarono, non fu certo la timidezza da una parte o dall'altra a creare difficoltà, ma nessuno parlò mai di qualche “successo” perché da entrambi le parti vi erano soldati professionisti con un unico scopo: ottenere il titolo di N7 e non avrebbero permesso a qualcosa di distoglierli da questo obiettivo.
Un giorno si misero in marcia per un esercitazione normale, senza coperte in spalla e senza razioni e saltando la colazione. La cosa non sorprese nessuno, tutti si erano nascosti addosso zollette di zucchero e gallette rubate alla mensa. Continuarono a marciare tutto il pomeriggio e solo poco prima del buio fu ordinato l'alt e solo dopo il “rompere le righe la situazione fu chiara. Avrebbero passato la notte li dove si trovavano. Divisi per pattuglie misero assieme quello che ciascuno aveva preso alla mensa, non si poté definire un pasto ma ognuno riuscì a mettere qualcosa nello stomaco e anche se potevano tentare di cacciare qualcosa era un'attività non consigliabile da eseguire al buio in un territorio montuoso che non conoscevano.
Accantonato per qualche ora il problema del cibo rimaneva quello del freddo, la soluzione adotta fu quella più semplice, “fare le pecore”, ammassarsi gli uni sugli altri. Provarono anche a raccogliere della legna per accendere un fuoco ma ne trovarono troppo poca anche solo per giustificare la fatica di tentarci.
Le donne si ammassarono per conto loro, cosa che suscitò qualche battuta seguita dall'immediata risposta e un coro di fischi e insulti se qualche maschio provava a intrufolarsi, nonostante la situazione il morale era alto e sembrava più un campeggio che una esercitazione per quei soldati che andarono avanti a scherzare per un per po'. La soluzione però era tutt'altro che comoda, se si restava all'esterno si gelava e se si  era sotto il mucchio, gli altri ti soffocavano con il loro corpo e il loro tanfo.
« Breck me ne frego se hai il baffo seduttore, tieni le tue mani lontani del mio culo!» Echeggiò forte la voce di Olivia, nel buio di una notte in cui la luna piena brillava come un diamante, che si era allontanata per un bisogno e al ritorno trovò il soldato ad importunarla.
«Ma davvero?Non sapevo che gli Shepard l'avessero d'oro.» Gli rispose Breck un bestione dalla faccia da contadino più alto di Steve e più largo di spalle. Lui però non si mosse ma si piantò ben saldo con i piedi per terra mentre un sorrisino gli si faceva largo in volto, aveva la chiara intenzione di litigare. «Punto un paio di gallette che mi sono avanzate contro il tuo culo, mi pare equo.»
«Una razione da campo che ho rubato direttamente dalla cucina.» Rispose Olivia.
Breck la aggredì all'improvviso, lei allungo un calcio che lo raggiunse in pieno ventre. Il bestione resse il colpo pronto a continuare.
«Basta così!» - Ordinò il capo-pattuglia di giornata Okiyua Jumishu, aveva tratti asiatici e un viso che ricordava un furetto - «Finirete per farvi male realmente e non è questo che l'Alleanza vuole, come non desidera che il suo s.p.e.t.t.r.o. più recente sia umiliato.» Disse indirizzando ad Olivia un ghigno sprezzante
«Qualche parentela con l'ammiraglio Jumishu?» Chiese Olivia
«Sono suo figlio.» Lei annuì mentalmente, forse ora sapeva da chi guardarsi.
«Mi scuso per Breck è troppo orgoglioso della sua forza e di essere il campione della nostra base.» quindi si voltò per andarsene. Mentre lei annotò che i due dovevano essere senz'altro alleati fra loro.
Un sasso colpi a tradimento il “campione” in fronte, questi senza riflettere si lanciò sull'aggressore: Steve.
I due si misurarono in una prova di forza che rivelò a Steve che Breck era forte come sembrava, liberatosi della presa di quest'ultimo riuscì a mettere un minimo di distanza.
Breck sapeva quello che faceva e nulla tradì la sua mossa, eseguendo una finta afferrò Steve intorno alla vita per gettarlo a terra. Lui reagì tirando una poderosa testata all'indietro e la morsa si allentò quanto bastava a Steve per liberarsi e prendendo a sua volta l'avversario in una presa al polso e braccio che lo costrinse a terra.
«Fermatevi subito!» Ordinò Okiyua  ma senza convinzione, con la scusa di separare i due avversari gettò della terra che aveva raccolto in faccia a Steve che non riuscì a trattenersi dallo sfregarsi energicamente gli occhi e solo un disperato scatto con la testa gli permise di schivare un colpo che potenzialmente gli avrebbe cavato un occhio.
Passata l'occasione i due si scrutarono un momento prima di farsi nuovamente sotto.
La presa effettuata da Steve rimase ben salda e quando gli passò una gamba dietro quella avversaria Breck cade al suolo, ma era un lottatore esperto e nel cadere tentò di puntellarsi con le braccia sul suolo per rialzarsi ma Steve gliele spostò di scatto, facendolo crollare a faccia in avanti.
Breck tentò ancora di rialzarsi, ma Steve lo afferrò per i capelli e gli sbatté la faccia contro il suolo più volte, ripetendo la manovra l'avversario effettuò gemendo un ultimo tentativo di sollevarsi.
Una volta che fu sicuro che l'avversario non si sarebbe rialzato, si sollevò da lui desideroso di sistemare Okiyua per lo “scherzo” di prima. Nel cercalo tutto quello che vide fu un groviglio di gambe e braccia, Olivia e  Jumishu si stavano affrontando con diversi colpi di arti marziali. Distratto da quella nuova minaccia, Steve stava puntando su di lui, Okiyua  abbassò la guardia per un momento e il gomito di Olivia lo colpì al mento, dalla bocca gli colava un rivoletto di sangue, doveva essersi morso la lingua.
Le rivolse un saluto come nei tornei a sottolineare che lo scontro era finito e si allontanò, lei rispose allo stesso modo e si girò intercettando Steve che con passo deciso seguiva  Jumishu «Per stasera basta così Steve!»
Lui si fermò, ma non disse niente limitandosi a fare un verso di qualche tipo e dandole le spalle.
Olivia si sentiva furiosa, non era per colpa sua se aveva ricevuto quell'incarico, aveva spiegato la situazione a Steve, aspettando pazientemente che la rabbia gli passasse, ma lui rimaneva sordo e cocciuto.
Un momento più tardi lui si trovò con la faccia nella polvere e con la sorella seduta sulla schiena.
«Adesso parliamo!» Gli disse Olivia.
Steve aveva l'impressione di aver raggiunto il fondo dell'abisso. Si sentiva stanco sia per le esercitazioni che per la recente lotta e tra i vari dolori che avvertiva sentiva la spalla sinistra dolorante e infine a torturalo c'era Olivia sulla sua schiena.
Al momento aveva difficoltà a trovare qualcosa che gli interessasse, era più che pronto a dimettersi. Forse era tempo di ammettere con se stesso che aveva sbagliato ad accettare la proposta della direttrice Quenny. Diverse volte aveva pensato a cosa avesse fatto nel caso di una convocazione al N7 ma riflettendoci era sicuro che avrebbero sempre trovato qualcuno migliore di lui da reclutare. Quando aveva accettato l'offerta gli era sembrato di entrare dalla porta di servizio ma non gliene era importato, quando sei in una festa a nessuno importa da dove sei entrato.
«Dobbiamo rimanere così per tanto?» chiese avvilito alla sorella.
«Dimmelo tu...vorrei chiarire le cose tra noi, dovresti sapere che non ho mai voluto quell'incarico.»
«Si.»
«Allora, cosa c'è che non va?»
«Olivia...quel ruolo...quel posto nella squadra è l'unica cosa in cui sono certo di essere bravo, veramente bravo. Non dico di essere inadeguato agli altri compiti, ma in questo in qualche modo riesco a essere sopra la massa, ad eccellere e ad asserti veramente d'aiuto.  Se me lo togli non mi rimane molto di cui essere fiero per me stesso. Non so... ho avuto paura di trovarmi fuori posto a bordo della SR3, di essere lasciato indietro.»
Olivia ascoltò in silenzio e diede un pugno in testa al fratello che si lascio sfuggire solo un «Ahi!»
«Guarda che ti capisco, ma non potevi parlarne con qualcuno? Il tuo problema e che sei troppo serio e timido e così ti sei trovato in questa condizione. Scommetto che hai pensato di dare le dimissioni da questo corso e magari lasciare la SR3?»
«Si» e nuovamente sentì il pugno della sorella «Mettiti seduto.» gli disse e avverti il sollievo sulla schiena quando Olivia si alzo. Ubbidiente si mise a sedere «Quando eravamo piccoli ti piaceva se ti massaggiavo schiena e spalle» e senza aspettare risposte si mise all'opera mentre continuava a parlare a Steve che si faceva trascinare della discussione. Alle fine lui si alzò e stese più che poté braccia e gambe emettendo versi di soddisfazione nel sentire i muscoli che si tendevano.
«Fa freddo. Ritorniamo a dormine in mezzo gli altri,sorell-ina?»
Olivia si concesse un sorriso di soddisfazione. Pace era fatta. « Non è un idea attraente, ma non ci sono alternative...andiamo.»
Nonostante nessuno fosse un novellino continuava a diminuire il numero di coloro che andavano avanti nelle esercitazioni man mano che queste si facevano più difficili sulle montagne, sui ghiacci dell'Artico, sul deserto del Sahara, e ultimo sulla luna dove bisogna stare molto attenti perché danneggiare il respiratore poteva costare una vita.
Nel frattempo erano successe molte cose: addestramento di guerra, esercitazioni, manovre. Via via che i ranghi si assottigliavano, Valentina smise di occuparsi degli esercizi collettivi, dedicando più tempo al singolo individuo e completando l'opera dei caporali istruttori. Veniva insegnato cosa era possibile improvvisare con un bastone e del filo di ferro e come usare al meglio le armi più moderne: bombe incendiarie, dirompenti, lanciamissili. Queste armi venivano adoperate in un ambiente simulato e le granate emettevano una grande quantità di fumo o qualsiasi altro gas con cui gli istruttori, che andavano in giro nelle simulazioni con indosso una camicia bianca, le avevano volute riempire e soprattutto imparavano a dormire sempre di meno essendo oltre la metà degli esercizi fatta di notte.
Poco dopo colazione Olivia, assieme ad altre due persone, era entrata nell'ufficio del comandante Quenny, linda e impeccabile come sempre  nonostante supervisione e spesso partecipasse all'addestramento, mentre Olivia era tutta sporca, essendo la compagnia tornata da una esercitazione sul campo ma aveva anche un labbro spaccato, sangue sul mento e sulla camicia. Gli altri due erano Okiyua , la cui faccia doveva aver sbattuto contro qualcosa, e il caporale Leivy.
Lei parve sorpresa «Che succede caporale?»
«Mi metto a rapporto del comandante di Compagnia per motivi disciplinari. Mentre la pattuglia si trovava in combattimento simulato sono venuti meno all'osservanza delle regole e degli ordini tattici.»
Valentina era perplessa «Questi sono errori da reclute. Quali sarebbero le regole e l'ordine tattico trascurati?»
«Il cadetto Olivia ha abbandonato la sua unità per ricongiungersi con quella del cadetto Jumishu, suo secondo in questa esercitazione. Il motivo fornito dalla cadetta è che Jumishu si è rifiutato di obbedire a un ordine diretto. A prova di questo le registrazione delle comunicazioni durante l'esercitazione confermano quanto sostenuto.»
Quenny si fece gelida «Potete negare le accuse a vostro carico?»
«Signornò!» Risposero all'unisono
«Sentiamo le vostre campane?»
Fornirono le loro versioni. Okiyua si era rifiutato di ubbidire a un ordine diretto di Olivia perché lo considerava sbagliato, costringendola ad abbandonare la sua squadra che doveva tenere la pozione in cui si trovava ed era impossibilitata a muoversi. Per questo lei aveva commesso due errori, si era esposta a un pericolo inutile essendo l'ufficiale al comando e si era separata dai suoi uomini trovandosi in una situazione dove gli era impossibile essere di qualche utilità.
Il comandante Quenny si fece severissima «Benissimo Jumishu sarà privato di ogni privilegio per trenta giorni e condannato a restare in tenda durante le ore di riposo. Farà tre ore di servizio extra tutti i giorni agli ordini del caporale di guardia, un'ora prima della ritirata, un'ora prima della sveglia, e la terza durante l'ora di intervallo per il rancio di mezzogiorno. La sera starà a pane e acqua.»
Il comandante si volse a Olivia e indicò alcuni grossi libri « Quello è il codice militare troverai tutti gli accenni necessari al fatto che un superiore non può andare in giro da solo abbandonando la sua squadra, non importa il motivo, anche se la tua fosse stata un'idea lungimirante avresti sempre commesso uno sbaglio, non ha importanza da quale angolo guardi la cosa ed essendo un ufficiale esperto la cosa è ancora più grave. Del resto quello che penso io oppure tu, non ha nessuna importanza: quello che conta è il regolamento » - Valentina sospirò - «Vedi Olivia, ti ho spiegato queste cose perché è inutile punire qualcuno se lui non sa perché viene punito. Ma siccome penso ci sia possibilità di  fare di lei un ufficiale competente, tenteremo una punizione amministrativa. Dieci frustate. Caporale Leivy. »
«Signorsì.» Rigido come una statua, se ne era stato li senza aprir bocca.
«Portali fuori.»
Mezz'ora dopo era appena suonata l'adunata per la rivista e Olivia si trovava nella postazione di guardia quando Valentina vi entrò e avvicinandosi a lei le mise qualcosa in mano «Morsica questo, fa molto bene». Era un paradenti in gomma, di quelli usati nelle esercitazioni di corpo a corpo.
Lo mise in bocca e poco dopo venne ammanettata e portata via.
Le guardie, entrambe donne, fecero alzare le braccia a Olivia e assicurarono le manette a un grosso uncino che sporgeva da in cima a un palo, quindi le alzarono la camicia speciale usata in queste occasioni.
A seguire la sentenza in questi casi era un membro della compagnia, venne fatta passare una scatola che conteneva tanti sassi quanti erano i cadetti,  tutti bianchi tranne uno di colore nero. Steve sull'attenti al suo posto aspettava che la scatola arrivasse a lui, non sapendo se sperare o no di essere lui a prendere il nero. L'estrazione continuava fino a quando tutti i soldati non avevano estratto e la scolta rimaneva vuota a dimostrare che non vi erano imbrogli. Alla fine colui che aveva pescato il sasso nero si fece avanti. Breck.
Il “bestione” si fece avanti con la frusta in mano e il caporale di guardia cominciò a contare e a scandire il tempo che doveva esserci tra di esse. Breck diede le dieci frustate e fu chiaro dal rumore che fecero che non si limitò nell'usare la forza nelle sue braccia.
Tutta la disciplina del mondo non era sufficiente a celare l'espressione di odio sulla faccia di Steve, poteva accettare l'idea della punizione applicata ad Olivia ma non la forza e l'evidente piacere con cui Breck la stava eseguendo.
****

In infermeria, vi fu portata subito dopo la punizione, Olivia dovette ammettere di non aver mai sofferto tanto e scoprì che le pause tra un colpo e l'altro erano peggiori delle frustate stesse e che il paradenti fu di grande aiuto, non era sicura che sarebbe riuscita a sopportare tutto senza urlare se ne fosse stata priva. Un rumore concitato, proveniente da fuori attirò la sua attenzione, facendo attenzione a come si muoveva uscì a vedere.
In un quadrato formato da tutti i cadetti  Steve e Breck si stavano per affrontare, il regolamento non proibiva questi eventi a patto che fossero presieduti da qualcuno con i galloni come arbitro. Il caporale Leivy ricopriva quel ruolo e stava riassumendo le regole stabilite «Sono permessi tutti i colpi, tranne quelli mortali o che possono causare gravi lesioni. L'incontro avrà fine quando lo deciderò io. Volete inserire altre regole?» i due fecero di no con la testa.
I due uomini si affrontarono nuovamente colpo su colpo, Breck era decisamente più forte. A Steve piaceva stare su Tuckanka e da Grunt e dalla compagnia Aralakh aveva imparato molte delle loro mosse. Con forza si buttò verso Breck, abbassandosi all'ultimo colpendolo sulle ginocchia e trascinandolo con tutto il suo peso a terra, prima che potesse reagire gli afferrò il braccio sinistro con una mossa krogan ideata per rompere un braccio di un loro simile. Nonostante il frastuono e l'incitamento della folla, il rumore del braccio di Breck che si spezzava fu ben udibile come il suo urlo.
Solo allora Steve lo lasciò andare mentre il caporale chiamava una squadra medica e gli ordinava di presentarsi a rapporto all'istante dal comandante. Breck venne portato via in barella, la diagnosi risultò essere lussazione della spalla e frattura multipla scomposta in tre punti. Il giorno dopo arrivò una navetta adibita ad ambulanza a prelevarlo, per lui il corso N7 era finito.
Olivia scattò sull'attenti quando il Comandante Quenny entrò nel proprio ufficio dove lei era in attesa e le domandò «Voi Shepard non mi state facilitando il lavoro. Di questo se ne rende conto?»
«Signornò, signore.» Rispose Olivia e un attimo dopo temette che la sua risposta fosse interpretata come comica.
«Se vuole saperlo ho dato a Steve una punizione che ricorderà, oltre le solite cose avrà il compito di leggere le notizie e gli ordini alla mattina e sera negli altoparlanti per un mese.» Olivia deglutì di fronte alla perfidia di quella donna.
«Fortunatamente ciò che accade al corso qui rimane, qualsiasi punizione verrà cancellata dagli atti una volta terminato e voi resterete senza macchia, ma spero abbiate imparato qualcosa da esse.» e indirizzò un occhiataccia ad Olivia
«Signorsì, signore!» Rispose lei non sapendo cos'altro dire.
«Dubito avrete altri problemi con Jumishu e potrete completare il corso in tranquillità. Sapeva che  Okiyua Jumishu rientrava nella rosa di candidati che l'Alleanza voleva al comando della SR3, l'idea che la nuova Nomandy restasse sempre a uno Shepard non piaceva a molti. Da quello che so e visto è  molto orgoglioso e si deve essere legato al dito il modo in cui lei ha ottenuto il comando.»
«Signorsì, signore» Disse mentre ripensava a come aveva ottenuto il comando. La SR3 era stata rubata da Dasha e Isabella mentre Steve e Ilary erano saliti di nascosto a bordo per un momento d'intimità. Lei per seguirli aveva rubato la Normandy SR2 con l'aiuto di Kasumi e così facendo aveva fatto fallire il piano del signor Woods, il mandate di Dasha e Isabella che però si era visto tradito da loro e che avevano tentato di portare avanti il piano per conto proprio. Suo padre, assieme agli altri eroi della SR2 , a cui era stato dato il compito di selezionare l'equipaggio nella nuova nave scelsero lei per comandarla.
«Almeno una cosa positiva l'abbiamo ottenuta» - mostrò in mano un foglio - «Suo fratello si è finalmente deciso a consegnarmi la lettera di scusa che avevo chiesto, ovviamente per il ritardo ha avuto un'altra punizione. Dovrà consegnarmi una di queste lettere ogni giorno per le prossime due settimane e chiaramente diverse tra loro, sarebbe troppo facile imparare a memoria il testo e scriverlo in poco tempo. Mi pare voglia chiedermi qualcosa cadetto?»
«Signorsì, perché lei è qui essendo la direttrice della Hackett? Non penso sia qui solo per me e Steve, anche fosse non vedo come avrebbe potuto farsi assegnare a questo campo.»
Valentina trasse qualcosa da una tasca e glielo lancio. Olivia prese al volo l'oggetto e quando lo guardò sgranò gli occhi, si trattava di una mostrina di riconoscimento N7 e il nome riportato sopra era :Valentina Quenny. «Sono la direttrice dell'accademia Hackett ma ho anche il compito di individuare e selezionare i possibile N7 che si presentano alla mia scuola, di norma il mio dovere con voi si conclude quando salite su una delle navette per i campi di addestramento, ma non mi è proibito spingermi oltre se lo desidero. Ora ho un lavoro da fare, se non c'è altro..» Olivia salutò ed uscì. Valentina si mise al lavoro ma non prima di aver mandato un messaggio tramite extranet, nello spazio del destinatario scrisse Amm. H. Shepard.
Incominciò quindi la seconda parte dell'addestramento vero e proprio. Una squadrone alla volta veniva trasportato  su altro pianeta o base dove avrebbero affrontato corsi di combattimento in assenza di gravità, caduta libera, volo con jetpack, tecniche di combattimento acquatico, leadership, linguistica e medicina da campo per esseri umani e alieni.
Il corso alla fine terminò. Dei centoottantasette iniziali solo trentaquattro l'avevano superato.  Il comandante Quenny tenne un breve discorso, ognuno dei presenti ebbe  il suo attestato, furono passati in rivista per l'ultima volta, poi la compagnia venne sciolta. Olivia e Steve erano N7.
Lui guardò il suo certificato con un'espressione strana «Mmmh...Adesso che siamo N7 e abbiamo ricevuto la meritata ricompensa potremo stare in pace e tranquilli?»
«Non nel mondo reale, a un guaio ne segue sempre un altro. Definiamolo piuttosto un buon inizio.» Suggerì e Steve non la contraddisse.

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Capitolo 2
*** Phantom ***


L'asari camminava lungo le strade dei bassifondi di Omega, guardandosi attorno per accertarsi che nessuno la stesse riservando troppo attenzione.
Le asari erano una razza di biotiche naturali di aspetto femminile, mono-sesso potevano accoppiarsi con qualsiasi altre specie ma davano alla luce sempre un asari. Loro e gli umani erano le sole razze con cinque dita per mano, al posto dei capelli le asari possedevano delle creste rigide cutanee di cartilagine semi-flessibili. La loro pelle poteva essere blu, verde-acqua o viola.
Dopo aver cercato per un po', trovò il locale chiamato “Il krogan ubriaco”, che si trovava in un quartiere poco raccomandabile perfino per Omega. All'interno la sala era buia, piena di fumo e affollata. La gente le rivolse un'occhiata distratta. «Cosa vuoi?» Domandò l'oste, un turian a cui mancava un occhio.
«Un blu Maro.» Rispose l'asari
L'oste la fissò, poi annuì lentamente. Dopo avergli dato quanto aveva chiesto, il turian disse «Perché non ti trasferisci a quel tavolo? Vi sono sedute già due asari e c'è posto almeno per un'altra.»
«D'accordo, farò come dici.» Replicò lei. Le asari sedute a quel tavolo non avevano un'aria diversa dagli altri avventori presenti nel locale. Tutte e tre erano del comune colore blu.
Una delle due sedute aveva gli occhi argentati e disse «Siamo tutte finalmente. Mythra, pensavo non saresti riuscita a venire.»
«Non sarei mai mancata.»
«Sei sicura di poter mantenere quello che hai promesso?» Chiese l'altra asari, con pitture colore oro sul viso.
«Si!» - Affermò Mythra in tono sicuro - «Le mie ragazze sono sulle sue tracce a Stazalo e con loro diverse cacciatrici asari.»
«Anche così potrebbero fallire. Parliamo del biotico, forse, più potente della galassia.»
Mythra stava per rispondere quando un nutrito gruppo di persone fece irruzione nel locale, a guidarle un salarian. Era chiaro che non erano normali clienti.
L'asari con le pitture dorate gli scagliò contro una violenta onda d'urto e il salarian cadde a terra con un grido, portandosi le mani al volto ferito. Un attimo dopo, altri attacchi biotici seguirono il primo. Questo diede il via a una rissa generale
I poteri biotici non sarebbero bastati a fermarli. «Via di qui!» era la voce dell'asari con gli occhi argentati. Veniva dalla direzione del bancone del locale. Mynthra si fece largo verso di esso, seguita dall'altra asari.
Giunte dietro al bancone l'asari disse «Avanti, conosco un'uscita sul retro.»
«Bene» Commentò Mynthra, sperava anche che gli uomini di Aria non avessero deciso di sorvegliarla per catturare i nemici fuggitivi.
Il vicolo sembrava deserto. Lei guardò a destra e sinistra disse «Ora ci separiamo.»
«Infatti. Stavamo per dirti la stessa cosa Mynthra» - rispose l'asari con le pitture dorate - «Che la dea ti protegga.»
«Ricambio l'augurio» Rispose Mynthra. Le due asari non erano rimaste ad aspettare una risposta, ma stavano passeggiando lungo il vicolo con aria tranquilla e spensierata.
Mynthra s'incamminò nella direzione opposta, cercando di assumere un atteggiamento innocente. Si sentì più a sua agio dopo che ebbe svoltato in un buon numero di vicoli. Quando alla fine sbucò in una strada vera e propria, si trovava a diversi isolati di distanza dal locale. Indisturbata e inosservata si mischiò alla folla per strada.
****
Stazalo era una colonia come tante nella fascia di Attica, un concentrato di mediocrità dove per chiunque sarebbe stato facile sparire. Da una nave cargo appena attraccata cominciarono a scendere persone e merci. Sulla fiancata il logo della compagnia a cui apparteneva: Noveria Corps.
Sul logo erano ben distinguibile la sigla della compagnia all'interno del profilo di una montagna. Il colore verde era segno di prosperità, le stelle per segnalare i traffici interstellari della compagnia. La sagoma del monte rappresentava la vetta più alta del complesso montuoso di Caninea presente sul pianeta Noveria, all'interno del quale sorge il possente QG della Compagnia che prende il nome da esso. Situato in profondità nella montagna è uno degli impianti industriali più grandi della galassia.
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Tra coloro che scesero vi era una giovane donne umana con lunghi capelli dorati raccolti in una coda di cavallo, questa giungeva fino alle scapole toccandole appena, occhi di un azzurro incredibile e grandi, dalla forma rotonda, labbra carnose ben evidenziate, un viso dalla forma regolare e dai lineamenti delicati, così perfetti da rassomigliare un diamante, un mento appena accennato e collo esile.
Nessuno le prestò più attenzione di quella che avrebbero dato a qualsiasi altra donna di bell'aspetto né lo fecero gli ufficiali della dogana.
Quando in un luogo sperduto come quello si presentava colei che stando alle carte era la vice della Noveria Corp. la più grande compagnia dello spazio della Cittadella e della galassia nessuno faceva domande, soprattutto se l'intera economia del luogo dipendeva da loro.
La donna non perse tempo a guardarsi attorno, non vi era motivo  per farlo e si diresse alle cave situate appena fuori dalla città. Queste erano un ricordo di vecchie miniere da tempo esaurite e abbandonate. Ma una figura appostata all'ingresso sembrava smentire questo fatto. Al suo arrivo il batarian si fece più attento, lei gli diede un tesserino che la guardia controllò al volo. «Tutto in regola, può passare. Il torneo sta per iniziare.»
Le ante vennero aperte e Isabella emerse dall'oscurità del corridoio in cui si trovava e si diresse lentamente verso il centro esatto dell'arena. Attorno a lei le decine di spettatori battevano i piedi e gridavano impazienti che l'incontro incominciasse.
Al boato che aveva seguito il suo ingresso prese posto, lentamente, il silenzio dell'attesa per vedere chi sarebbe stato il suo avversario. Isabella girò su se stessa. Posava lo sguardo sulla folla riuscendo a cogliere su tutti le facce lo stesso ghigno feroce e sulla struttura che ospitava i giochi, un gigantesco spazio sotterraneo illuminato da luci appese al soffitto e con spalti costruiti lungo tutto il suo perimetro che permettevano a centinaia di spettatori di assistere al sicuro e comodi.
Un altro batarian si fece avanti al limite di quello che era il palco d'onore, dove risiedevano gli ospiti veramente importanti e l'organizzatore dei giochi biotici clandestini.
Esistevano molte versioni di questi giochi, in base anche a quello che uno era disposto a rischiare e a guadagnare. Isabella aveva interesse solo per una tipologia di questi scontri clandestini: quelli combattuti fino alla morte. Erano i giochi dove si poteva guadagnare di più scommettendo sul vincitore o se si era nell'arena vincendo l'incontro. Ma non era il denaro a spingere Isabella, quello ne aveva a sufficienza e lo amministrava Dasha.
Lei era li per il piacere di uccidere, quello di vedere la preda mentre capiva che sarebbe morta perché i suoi poteri l'avrebbero tradita, perché era cosi che andavano le cose. Lei era un predatore di biotici e loro le sue prede.
Non li odiava, semplicemente li uccideva perché era divertente. Mentre aspettava il suo avversario, non poté evitare di sorridere all'idea che dava per scontato lo scontro, ma d'altronde anche se fosse stata disarmata sarebbe sempre stata in vantaggio.
Le avevano spiegato che l'eezo dentro di lei era diverso, possedeva un isotopo raro di questo elemento denominato eezo 19. Questo le permetteva di emettere molto più energia biotica, inoltre il suo potere annullava quello avversario nel caso che due attacchi biotici si scontrassero il suo avrebbe disperso l'altro e l'energia rimasta, solitamente sufficiente, avrebbe continuato la sua corsa verso il bersaglio.
Dalla folla giunse un mormorio che strappò Isabella ai suoi pensieri, fu il segnale che da una direzione opposta alla sua stava arrivando il suo avversario. Le ante si aprirono e ne emerse un krogan. Alto, massiccio, possente. Rise avanzando verso la sua avversaria.
«Gentili spettatori.» - Annunciò il batarian che si era alzato sul palco d'onore - «I primi avversari di questo scontro mortale sono Isabella, la furia umana che ha ucciso tutti i suoi avversari su tre pianeti diversi, e Xoref ,il più implacabile krogan biotico che avete visto in azione molte volte in questa arena. Ma questo non sarà un semplice duello dove una volta stabilito chi ha vinto è tutto finito. Dietro nostra proposta Isabella ha accettato di combattere tre incontri in fila, senza pause.» - dalla folla giunse un grido d'eccitazione - «Vi ricordo le uniche regole di questi incontri: è vietato l'uso di armi da fuoco, di scudi e di qualsiasi vestito che si possa definire una corazza. Fate le vostre scommesse finché potete!» Annunciò l'organizzatore dei giochi terminando il suo discorso.
Isabella si mise in guardia al centro dell'arena. Xoref strappò l'enorme martello biotico dalle mani degli inservienti che glielo portavano e si lanciò correndo contro l'avversario. Il pubblico accolse quella partenza repentina con un'ovazione.
Isabella si mosse compiendo solo i gesti indispensabili per evitare di farsi colpire.
Lasciò avvicinare il krogan che col martello puntava dritto contro la sua testa. Quando erano ormai prossimi alla collisione, Isabella flette un poco le gambe, chino il capo e lasciò che il martello passasse sopra di lei. Distrattamente averti i peli delle parti del corpo più prossimi all'arma drizzarsi per la grande quantità di energia biotica posseduta da questa. Poi ruotò a destra e mantenne le distanza dall'avversario e cominciò a ruotargli intorno. Tentò un secondo affondo alla testa di Isabella, ma lei si limitò a schivare.
Xerof stava perdendo la pazienza. Isabella si stava divertendo. Quando il krogan, cominciò a fintare per poi cambiare all'ultimo la traiettoria della pesante arma, lei cominciò ad arretrare, sottraendosi agli attacchi.
Il pubblico si levò in piedi furibondo. Voleva ferite, sangue e morte. Lui, eccitato dagli spettatori, scattò nuovamente in avanti lanciando una serie di colpi più veloci che potenti. Ma venendo da un krogan sempre abbastanza forti da uccidere un umano. Ringhiando, Xoref fece un balzo e col martello si preparava a schiacciare Isabella come un insetto, mentre una luce blu avvolgeva la sua arma. Lo schianto fu terribile, i posti più vicini all'arena tremarono quando il martello colpì il suolo. Isabella, intanto, aveva compiuto un salto in aria prima che il maglio calasse su di lei, usando i suoi poteri per rallentare la propria caduta fino a quando il colpo non venne scaricato al suolo, dopodiché si lasciò cadere.
Xoref fece solo in tempo ad alzare lo sguardo verso l'alto, la direzione verso cui aveva visto sparire Isabella, quando la spada gli sferrò un colpo violento alla faccia. Con un rumore sordo, l'affilata lama aprì il cranio del krogan.
Lui rimase in piedi. Dalla squarcio che partiva dalla fronte e gli attraversa la faccia fino al naso, il sangue affiorava poco a poco. Isabella incontrò con piacere lo sguardo attonito e già morente dell'avversario che aveva sconfitto e sorrise nel vedere, prima che si accasciasse al suolo, la disperazione di chi aveva compreso il proprio fato.
Quando la folla vide Xoref cadere esanime nessuno applaudì tanta era la sorpresa. Poi come una cascata gli applausi scrosciarono per lei. Indifferente a quelle acclamazioni, solo un complimento da parte di Dasha l’avrebbe resa felice.
Un suono attraversò l'aria segnalando l'entrata del secondo avversario. Un asari. Isabella si passò la lingua sulle labbra per la gioia e l'impazienza di vedere la sua disperazione. Le asari combattenti erano tutte biotiche naturali, finalmente le davano qualcosa che valeva la pena di uccidere.
Dagli spalti il pubblico incominciò con forza a scandire un nome «Ne-tha! Ne-tha! Ne-tha!»
Netha avanzò ghignando verso di lei, da esso traspariva la sua certezza che l'avrebbe uccisa, armata di spada come Isabella.
L'asari cominciò a muoversi rapidamente intorno a lei con dei salti biotici corti, veloci e precisi. Tanti giri concentrici che si stringevano su Isabella e obbligandola a girare su se stessa.
All'improvviso, Netha strinse ancora di più il cerchio, puntando dritto sull'avversario. Isabella la lasciò fare, a meta del salto dell'ultimo mezzo giro l'asari sparì dalla sua visuale. L'avversaria aveva eseguito un salto quando quello precedente non era ancora terminato. Isabella intuì di avere l'avversario al suo fianco appena in tempo a scattare a sinistra. La lama  dell'asari riuscì a colpirla di striscio a quel al fianco.
Netha però non aveva perso tempo ed era scattata dalla parte opposta. La donna umana sentì la lama ferirgli il fianco destro.
Isabella mise una mano sulla ferita, portandosela poi alla bocca e assaggiò il proprio sangue. Sorrise all'idea di aver trovato qualcuno capace di farla divertire.
Adesso che aveva ferito l’avversaria la sicurezza dell’asari era aumentata, Isabella lo capiva da come si muoveva.
Sentiva che il suo corpo stava cominciando ad eccitarsi all'idea che presto tutta quella sicurezza sarebbe diventata disperazione.
Le ferite erano molto dolore, se pur non profonde, tendevano ad aprirsi ogni volta che alzava le braccia e il sudore scendeva facendole bruciare ancora di più.
Isabella si drizzò, spalancò le braccia e si incamminò decisa verso l'asari.
Quest'ultima rimase interdetta. Intuì che l'umana  aveva in mente qualcosa, il suo sguardo la inquietava. Arretrò.
Netha ricominciò a saltare in circolo, ma inaspettatamente Isabella eseguì un salto biotico ma in direzione opposta, a diversi metri dall'avversaria che la guardò stupita.
Ma non lo fu per molto ed eseguì un salto, in direzione dell'umana, che non sarebbe potuto essere corto se voleva raggiungerla. Isabella eseguì un secondo salto ponendosi sulla traiettoria dell'avversaria. Sorpresa, non poté evitare il pugno di Isabella. Accecata dal colpo e dalla sorpresa, cercò di rialzarsi. Fu in quel momento che con le sue spade, cariche di potere biotico, Isabella le amputarono le gambe. L'asari urlò di dolore, un grido incredibile e incontrollabile come quello di un animale. Isabella le allontanò l''arma con un calcio, quindi si chino su di lei guardandola sempre fissa negli occhi, non volendo perdersi niente di quel volto ormai deformato dalla paura.
Le mise la mani intorno al collo e incominciò a piegarglielo in modo che fosse una cosa abbastanza lenta da permettere alla sua preda di accorgersi di ogni dettaglio. Netha si dibatteva ma alla fine si udì distintamente il suono di un osso che si spezzava e smise di muoversi.
Lo stesso segnale suonò nuovamente a indicare l'ingresso del prossimo avversario. Due uomini entrarono nell'arena, le loro facce esprimevano la sicurezza di chi anche domani avrebbe visto il sole sorgere.
Isabella si concesse il lusso di un profondo respiro e di inarcare un sopracciglio. Era stanca, ferita ma incuriosita dal fatto di dover combattere contro due avversari e dal loro aspetto. Chiaramente non erano novellini e entrambi combattevano a petto nudo. Uno teneva in ciascuna mano qualcosa di simile a dei cilindri vuoti di metallo e lei non capiva cosa fossero, l'altro portava invece un paio di guanti batarian.
Un boato accolse il loro ingresso e il batarian di prima si alzò nuovamente per parlare «Con piacere signori vi offriamo questo incontro unico. Il duo assassino, da tempo campione di questa arena e di altri quattro sistemi proverà ad uccidere l'astro nascente di questi giochi, la silenziosa Isabella.»
A vedere la sua avversaria l'uomo con i guanti esclamò «È proprio una bellezza Daniele. Se non la uccidiamo subito potremmo divertirci, magari mentre è svenuta e finirla dopo.»
« È un idea che non mi dispiace Jacopo. Quei capezzoli che si intravedono sotto la tutta me lo stanno facendo tirare. Faremo finta di ucciderla per il piacere del pubblico e corromperemmo gli inservienti perché c'è la lascino portare via, magari la vorranno anche loro.»
Daniele grugnì il proprio assenso.
Fu quest'ultimo a scattare in avanti compiendo un balzo e portando le braccia più indietro che poteva. Delle lingue di luce fuoriuscirono dai due cilindri e colpirono violentemente il suolo sotto di loro.
Solo allora capì cos'erano, fruste biotiche. L'onda d'urto generata dal colpo si diresse su di lei colmando rapidamente la distanza. Isabella scartò a destra evitandola senza problemi. Il pugno la raggiunse al volto senza che se ne fosse accorta, non oppose resistenza ma si lascio accompagnare dalla potenza del colpo rotolando per terra diverse volte, ma riuscendo a fermarsi in posizione supina e ritornando subito in piedi.
Jacopo aveva eseguito un salto biotico mentre Isabella scartava a destra con tale tempismo, frutto della lunga esperienza che aveva maturato con il suo compagno di squadra, da coglierla impreparata e aveva affondato il colpo. Il suolo tremò nuovamente quando Daniele eseguì lo stesso attacco di prima. Isabella sorrise nel comprendere la loro tattica. Appena un attacco terminava partiva quello del compagno dando l'opportunità  all'altro di raccogliere con calma l'energia biotica necessaria. Isabella sorrise.
Si buttò di lato facendo una capriola e scattò in avanti facendo appena in tempo ad eseguirne una seconda che mandò a vuoto il colpo di Jacopo. Eseguì un salto biotico prendendo le distanze dagli avversari. I due uomini avanzarono con calma su di lei. Isabella li attendeva immobile, le spade rivolte verso il basso brillavano per l'energia biotica che le attraversava.
Una nuova onda d'urto venne lanciata. Lei eseguì il suo attacco più potente, il doppio fendente. Un biotico normale aveva energia per un singolo fendente biotico alla volta, ma non Isabella. Era in grado di far partire un fendente da ciascuna delle sue lame, in contemporanea. Con piacere vide l'energia dei suoi due attacchi fondersi e diventarne uno solo. I fronti dei due attacchi si scontrarono. L'onda d'urto fu come tagliata in due parti che deviarono dal loro percorso per disperdersi subito dopo, mentre il colpo di Isabella leggermente ridotto per l'energia spesa nel sopraffare quello avversario continuava il suo percorso. Fu come se un coltello gigantesco avesse colpito Daniele di traverso, all'altezza di gomiti senza affondare del tutto il colpo.
La carne della braccia era stata tagliata fino all'osso che risultava visibile, mentre una larga ferita percorreva il suo ventre per tutta la sua larghezza. Da essa il sangue colava copioso e le viscere stavano cominciando a sporgere pericolosamente, quando il ferito si accasciò al suolo. Jacopo aveva assistito alla scena incredulo e quando poso lo sguardo su Isabella vedeva che lo sfidava con un sorriso di scherno.
Nell'istante in cui l'uomo si lanciava su di lei con un altro salto biotico, Isabella si abbassò e il colpo dell'avversario andò a vuoto. Senza il compagno non aveva a disposizione il tempo necessario per raccogliere l'energia necessaria per un secondo salto e continuò quindi a incalzarla come se fosse un pugile. Lei evitava facilmente gli attacchi, senza neanche il bisogno di portarsi a una distanza di sicurezza, i guanti batarian facevano male quando colpivano ma erano anche terribilmente pesanti. Troppo per effettuare attacchi veloci e Isabella schivava tranquilla ogni pugno. In Jacopo cresceva la speranza di usare nuovamente un salto biotico, a quella distanza non avrebbe potuto evitarlo. Isabella decise di colpire quando vide un sorriso affiorare sul volto dell'avversario, segno che sperava di farcela. Lascio cadere una spada. Ebbe un attimo di rimorso, adorava le sue spade. Jacopo strabuzzò gli occhi  quando la mano di Isabella gli afferro la gola e gliela strinse con forza tale da  impedirgli di respirare o anche solo di muoversi. Alzò le braccia al cielo unendo i pugni per calarli e fendente quel braccio che lo tratteneva, ma prima che potesse farlo sentì la mano aumentare la stretta. Una fontana di sangue si originò quando le dita di Isabella affondarono nel collo nell'avversario come denti di un leone. Jacopo cadde sul dorso, braccia e gli occhi all'indietro e la gola devastata.
La folla esplose in un frastuono assordante di grida mentre un segnale indicava la fine dell'incontro.
Isabella indugiò in qualche istante di beatitudine mentre si crogiolava nel piacere di aver distrutto le speranze del suo avversario. Le piaceva uccidere, ma non quanto distruggere le speranze delle persone che affrontava. Quello per lei era vero piacere, per questo cercava di finirle mentre le loro speranze erano al massimo o dopo essere crollate tornava a risalire.
Ma, improvvisamente, Isabella scattò raccogliendo la spada a terra mettendosi in guardia e in allerta. Aveva avvertito la presenza di qualcuno o meglio il suo istinto l'aveva avvisata di qualcosa. Vide la lama soltanto quando scartò di lato per evitare di farsi colpire, intravedendo per un attimo la sagoma del suo avversario ma niente di più. Il nemico, chiunque fosse, era occultato.
Sinuosa e rapida come un serpente Isabella calò la spada quando vide di sfuggita la figura celata. Una lama intercettò la sua.
Stupore e smarrito si alternarono in Isabella quando finalmente il suo nemico si mostrò, non meno se avesse visto un fantasma. Perché di questo di trattava, davanti a lei vi era un phantom.
Avvertì appena in tempo un rumore alle spalle e uno spostamento d'aria, voltandosi per affrontare la minaccia con l'altra spada. Fermò l'attacco nemico in un clangore di metallo, mentre dal pubblico e dal palco d'onore qualcuno incominciava ad accorgersi che qualcosa non andava.
Sempre più confusa ora aveva di fronte un altro phantom. Senza concedergli un momento di respiro i due nemici la attaccarono mulinando le loro spade. Isabella rispondeva con la stessa formidabile destrezza. Le spade di ambedue le parte volteggiarono sempre più velocemente finché il sibilo divenne una specie di rombo sordo.
Isabella si batteva energicamente, ma era ferita e stanca per gli incontri precedenti. I phantom coordinavano i loro movimenti fulminei come se avessero un'unica mente. Nuove ferite si aprivano nella tuta di lei. Spiccò un balzo all'indietro riuscendo a distanziare i nemici di mezzo metro, raccolse la propria energia biotica  nella mano come aveva fatto prima, quando aveva schiacciato la gola a Jacopo,  e la rivolse verso il suolo ma senza colpirlo. L'energia biotica fuoriuscì dalla mano  come se fosse fumo, si mischio alla sabbia dell'arena  facendola alzare e accecando i nemici in una nuvola di polvere. Essere un'assassina le aveva insegnato a guardare in faccia le cose. Si voltò e si diede alla fuga per guadagnare l'uscita, si era già trovata in situazioni di svantaggio senza scappare. Questa volta però era diverso, percepiva il pericolo da questi nemici.
Sapeva di non essere in grado di affrontare questi avversari con solo le sue spade, doveva cercare di raggiungere il cargo con cui era arrivata dove teneva la sua armatura che stupidamente aveva deciso di non portare con se. Vi erano inoltre le guardie a protezione della nave e Dasha non prendeva mai incompetenti a lavorare con lei, indipendentemente da quale ruolo avessero.
All'imboccatura da dov'era entrata nell'arena fu costretta a buttarsi di lato quando un raggio di energia biotica per poco non la colpì. Un terzo phantom le sbarrava la strada. 
Un fendente biotico si liberò dalla spada di Isabella, mentre lei correva dietro al suo stesso attacco. Il phantom non riuscì a impedirle il passaggio e venne oltrepassato, mentre l'attacco biotico lo respingeva indietro. Lei non poté fare a mano di notare come la barriera biotica che proteggeva il nemico non avesse ceduto, ma anzi aveva resistito proteggendolo.
Da quello che sapeva non sarebbe dovuto essere possibile, ma non aveva tempo per porsi delle domande e uscì sperando di non incontrare altri phantom, tre erano decisamente troppi per lei nelle sue attuali condizioni.
Le fiamme si levavano alte nel cielo, rischiarando anche il volto di Isabella in cima a un palazzo non distante dallo spazio porto. Dall'alto dell'edificio guardava bruciare il cargo con cui era arrivata e i corpi delle guardie della nave e degli agenti della dogana distesi al suolo, mentre una squadra di cacciatrici asari presiedeva la zona. Chiunque fosse responsabile della sicurezza doveva essere morto o scappato visto che nessuno si occupava di rimettere a posto la situazione.
Isabella si sedette sulla fredda paratia di metallo che formava il tetto dell'edifico cercando di riflettere sul da farsi. Per quello che ne sapeva lei doveva essere l'ultimo dei phantom eppure coloro che l'avevano attaccata indossavano sicuramente delle armature ideate da Cerberus più di trent'anni fa, non una loro variante o altro, in più non capiva perché il suo fendente biotico per quanto frettolosamente lo avesse scagliato fosse stato fermato dalla barriera biotica del nemico che non era caduta ma al massimo indebolita.
Trasse un profondo respiro. Aveva sete ma niente con cui alleviarla, passandosi una mano sulla fronte notò una della ferite che gli erano state inferte sul braccio. L’angolazione della ferita, le loro tecniche, movimento e postura avevano qualcosa di familiare e non solo perché erano phantom, condividevano quindi i medesimi attacchi di base se come lei avevano un programma di indottrinamento nella mente.
Vi era qualcosa di molto più intimo che non riusciva a decifrare, era certa di poter uccidere le cacciatrici asari. Era spinta ad attaccarle dalla sua indole. Eppure quella sicurezza le veniva a mancare pensando a quei phantom, erano biotiche come lei eppure il suo istinto non era di cacciarle.
Il suo eezo non reagiva come al solito percependo il loro, il suo istinto la spingeva ad evitarle.
Non capiva il perché, decise che si sarebbe limitata ad aspettare.
Presto Dasha avrebbe saputo che qualcosa non andava e avrebbe mandato una squadra di sicurezza e lei sarebbe stata sicuramente con loro, non l'avrebbe mai abbandonata.
Le tre figure apparvero all'altra estremità del tetto, lei si voltò con calma. Isabella capì che nascondersi non era possibile. In un mulinello d'acciaio rispondeva a ogni singolo colpo degli avversari, incalzandoli per impedirgli di colpirla da distante con i raggi di energia biotica. Nonostante la situazione cercava di rimanere concentrata e di soffocare il senso di soddisfazione che provava nell'impegnarsi in un simile duello anche se la vedeva svantaggiata. Fu durante un breve istante di pausa in cui il trio nemico si preparava per un nuovo attacco coordinato che notò che i nemici erano più bassi di lei.
Guardando meglio le sembrò che non avessero un fisico da adulti, aveva la sensazione che fossero più giovani di lei anche se era impossibile dirlo con sicurezza senza vederne il volto. Il trio parti all'attacco.
Una ferita alla gamba le fece perdere equilibrio, se fosse caduta a terra sarebbe finita e lo sapeva bene. Fece quello che non avrebbe mai dovuto fare. Isabella trasse un profondo respiro riempiendo i polmoni di quanta più aria poteva e quindi esegui uno spostamento di fase, il teletrasporto, sparendo nel nulla.
Tre piani più sotto riapparve a mezz'aria precipitando di schiena contro il pavimento.  Avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva, si sentiva come se del piombo fuso fosse colato nei suoi polmoni. Più volte le era stato detto di non eseguire mai uno spostamento di fase senza un casco con la dotazione necessaria perché i polmoni umani altrimenti sarebbero collassati all'istante, di sicuro ora avrebbe preferito morire che ripetere l'esperienza.
Gli ci volle un minuto buono per rimettersi in piedi e nel farlo fu colta da violenti colpi di tosse, portandosi la mano alla bocca vide del sangue. Sputava sangue ogni volta che tossiva, no, i suoi polmoni non stavano bene. Era diretta verso l'uscita del palazzo quando una figura le sbarrò il cammino. L'avevano trovata. Mosse qualche passo avanti, ma venne colpita alla spalle.
Dalla sensazione di bruciare che avvertiva sulla schiena mentre cadeva fu certa che si trattasse di un raggio. L'ultima cosa che vide mentre perdeva i sensi furono tre figure che si chinavano su di lei.
*****
Quando si svegliò vide un ambiente ben illuminato, ma aveva la vista sfocata e le sembrava che tutto intorno a lei vorticasse incessantemente.  Le ci volle qualche minuto per riprendersi e capire dove si trovava.
A prima vista sembrava un'infermeria e sotto di se sentiva qualcosa di morbido, girando la testa vide che era appunto un lettino. Ma quando provò a muovere il resto del corpo scoprì di non poterlo fare. Delle morse di metallo la imprigionavano al letto, bloccandole braccia e gambe. Avrebbe voluto risposte, ma al momento aveva altre priorità.
Con fatica cercò di concentrarsi e usare i suoi poteri biotici ma scopri che questi non gli  rispondevano, in compenso avvertiva una sensazione di nausea che aveva qualcosa di famigliare, ma al momento non era in grado di ricordare. Fu allora che la porta si aprì e un asari fece il suo ingresso.
«Quindi ti sei svegliata veramente. Non lo credevo quando gli strumenti me l'hanno segnalato.» Si avvicino mettendosi di fianco al lettino su cui giaceva Isabella. «Sei in grado di capirmi? Capisci quello che ti dico?» Isabella fece si con la testa.
«Bene.» - l'asari sorrise compiaciuta - «Sono Mythra Zon, vediamo di chiarire la situazione. Chi ti ha attaccato lo ha fatto per ordine mio.» Isabella la fissò con sguardo glaciale mantenendo la calma almeno esteriormente. «Ti spiegherò perché ti ho portata qui viva, ma è una storia che risale ad almeno vent'anni fa, pochi per un asari molti per un'umana. Tu fosti rapita da Cerburus, sottoposta a un indottrinamento per diventare un phantom, ma una squadra dell'Alleanza arrivò fermandoli prima che il processo su di te...e anche su Dasha fosse completato. Da allora avete entrambe perso ogni ricordo antecedente a quel episodio. Dopo che sei scappata dalla struttura dove l'Alleanza vi aveva portato seguendo Dasha, hai deciso di rimanere con lei per motivi tutt'ora oscuri. C'è però una parte della storia che non conosci e che giustifica la tua presenza qui.
Il dott. Gaz Al-Asad, scienziato di Cerberus e convinto fautore della supremazia umana sulla galassia aveva condotto, anche dopo la distruzione dell'organizzazione, studi per migliore il progetto Phoenix per il potenziamento della razza umana.
In particolare si era votato anima e corpo a un modo per potenziare i biotici umani. Riuscendoci alla fine. Scoprì un modo per sintetizzare eezo 19 in piccolissime quantità, troppo infinitesimali per essere utili, ma quella scoperta portò ad altro. Eezo 19 in presenza di eezo normale poteva agire su di esso convertendolo nell'isotopo 19, ma questo era un processo che richiedeva oltre un ventennio di attesa e in più eezo 19 produce un tipo di radiazioni che per la lunga e cronica esposizione possono portare alla morte del soggetto umano in massimo cinque mesi. Il dott. Al-Asad incominciò cosi una ricerca alla fine di trovare soggetti in grado di sopravvivere e superare questo ostacolo. Niente di più che cavie da laboratorio da cui ottenere informazioni preziose. Per questo chi voleva rifondare Cerberus acquistò da gruppi di criminali o rapì una cinquantina di bambini umani con nuclei di eezo con un'età non superiore ai dieci anni, perché un fisico giovane e in fase di sviluppo avrebbe resistito meglio alle radiazioni. Tra quei bambini vi eri tu Isabella e in ognuno di voi venne inoculato dell'eezo 19. Tu fosti l'unica a non morire in quell'esperimento. Sei una sopravvissuta e il buon dottore riversò su di te tutte le sue speranze per i prossimi cinque anni, decidendo di farti indottrinare come phantom quando ritenne che stavi diventando troppo irrequieta e per essere sicuro che la sua preziosa cavia non tentasse qualche colpo di testa, ma anche per testare la tua forza in combattimenti veri. Fu in quel periodo che arrivò un nuovo carico di umani destinato ad essere indottrinato e tra quelli vi era Dasha. All'epoca, secondo i dati che ho recuperato dovevate avere entrambe più di una quindicina d'anni. Ma l'Alleanza si mise di mezzo e durante l'irruzione il dottore rimase ucciso.» - Fissò con attenzione Isabella - «Hai capito la storia fino a questo punto?» - Isabella fece segno di si, anche se cercava di scappare non poteva evitare di trovare interessante quello che ascoltava. - « Da allora tu hai sempre seguito Dasha nella sua scalata al potere, cosa che non mi ha mai permesso di avvicinarti fino al momento attuale che la vede presidente della Noveria Corp. Una società talmente grande da aver addirittura acquistato un pianeta e anche la prima volta che Dasha ha abbassato la guardia mostrandosi in pubblico in diverse conferenze. Questo mi ha dato un punto di partenza da dove iniziare a cercarti. Devi anche sapere che il dottore non era il tipo di persona da potersi definire soddisfatto di qualcosa, per lui c'erano sempre margini di miglioramento. Prelevò campioni del tuo DNA e li manipolò per ottenere tramite clonazione qualcuno che fosse migliore di te nello sfruttare i poteri che l'eezo 19 concedeva. Ma l'esperimento non fece neanche in tempo a vedere la luce, che tutto il materiale venne requisito dall'Alleanza e messo sotto chiave.» Premette un pulsante che emise un segnale di chiamata e dopo qualche istante tre figure entrarono nella stanza. Isabella riconobbe i tre phantom che aveva affrontato. «Toglietevi il casco.» Ordinò l'asari.
Le tre figure ubbidirono e davanti a Isabella comparvero i volti di tre ragazze. Come aveva immaginato erano più giovani di lei. Le tre ragazze erano identiche fra loro e lei non poté negare che avessero anche un'aria familiare, anche se era sicura di non averle mai viste prima. Ma quello che la colpì più di tutto furono i loro occhi vacui, che non esprimevano niente. Mythra riprese a parlare «Qualche decennio fa venni a conoscenza di questa storia, decisi di indagare spinta da un forte desiderio di vendetta e dopo numerose ricerche entrai in possesso del materiale del dottore e ne portai avanti la ricerca. Cosi mentre Dasha creava il suo impero criminale e mi rendeva impossibile avvicinarmi a te, io mi dedicai a questo e a partire dai campioni di DNA modificati clonai queste ...persone. Purtroppo ho dovuto clonarle in un'età infantile per gli umani per permettere all'eezo 19 di agire, ma non prima di averle esposte all'eezo in modo che durante il processo si formassero spontaneamente noduli di eezo nei loro tessuti nervosi. Per assicurarmi questi tre splendidi soggetti sono passata per numerosi fallimenti e per garantirmi una fedeltà come quella che tu riservi a Dasha le ho sottoposte a un indottrinamento da phantom, privandole di personalità e capacità decisionale. Ora sono dei docili servitori. Le potresti definire le tue...sorelline.»
Isabella non sapeva bene di cosa pensare di tutta quella storia, la notizia di avere dei cloni l’aveva stupita abbastanza da farle innalzare le sopracciglia ma l’ultima affermazione le dava sui nervi senza sapere bene il perché.
Quei pensieri complicati le fecero venire mal di testa. Il programma phantom nella sua mente la colpiva con scariche di dolore, pur nella sua incompletezza, rilevando tracce di pensiero autonomo. Ormai quel dolore giornaliero era per lei diventato talmente abituale, da renderlo spesso trascurabile.
Quello che voleva era uccidere quell’asari, il suo istinto glielo imponeva alimentato dal programma phantom. Il resto poteva aspettare. Mythra se ne accorse e sorrise «Vorresti usare i tuoi poteri vero? Mi spiace è impossibile, hai in corpo del nium.»
A Isabella parve tutto subito chiaro, ecco cos'era quella sensazione di nausea. Già una volta era stata contaminata con il nium. Un minerale che annullava le proprietà elettromagnetiche dell'eezo, che se messo in circolo in un biotico ne annullava i poteri e tanto più forti erano questi tanto maggiori sarebbero stati gli effetti collaterali, come la nausea, che si verificavano ogni volta che si cercava di farne ricorso.
«Veniamo ad oggi. Ti ho voluta qui per due motivi: il primo è che i tuoi noduli di eezo 19 sono ormai liberi di ogni radiazione e i tuoi poteri sono completamente sviluppati segno che la conversione ad eezo 19 deve essere terminata o sul punto di esserlo. In pratica sono come dei frutti maturi in attesa di essere colti e sarò io a farlo.  Se l'eezo 19 rende cosi potente te, cosa potrebbe fare a me che sono una biotica naturale? Il secondo motivo è perché mi servi per scatenare una guerra tra Aria e Dasha e per ucciderle entrambe. Potresti scoprire che posso anche essere più generosa di Dasha.» Lo sputo di saliva colpì l'asari appena sotto l'occhio sinistro.
Lo schiaffo fece voltare violentemente la testa a Isabella «Stupida!» - le gridò contro Mythra - «Sapevo che non avresti mai tradito Dasha, ma valevo lo stesso fare un tentativo. Gli indottrinati sono fedeli ma a volte lasciano insoddisfatti nei lavori più delicati.» Premette un altro pulsante su un lato del muro, vicino ad Isabella. Un pannello del soffitto si aprì e ne scese un casco. L'asari sorrise compiaciuta « È ora di completare il tuo indottrinamento, ci vorranno alcune ore ma quando ci rivedremo tu sarai un mio fedele servitore proprio come loro» - indicò le tre ragazze phantom - « Non ricorderai più niente, ne il tuo nome, l'unica ricordo rimasto della tua vecchia vita, ne Dasha, ne tutto quello che è successo negli ultimi trent'anni. Risponderai a me con il nome in codice che ti aveva dato il dottore, Alpha, soggetto Alpha.» e uscì dalla stanza, seguita dai tre phantom, non prima d'indugiare sulla soglia e dire «Ci vediamo tra qualche ora, Alpha.»
Isabella si agitava più che poteva nel lettino, per quello che le morse glielo permettevano. Quel casco le ricordava un'emozione del passato, il terrore. Incominciò a piangere a dirotto non riuscendo a trattenersi. Chiamo il nome di Dasha un paio di volte con lo stesso tono che avrebbe fatto un bambino nel chiamare la propria madre in aiuto. Ma non venne nessuno.
Quando il casco fu su di lei cominciò a ripetere in maniera forsennata il proprio nome, non voleva dimenticare chi era.
«Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,...»
Il casco incominciò a emettere un ronzio e alcuni luci si illuminarono. Lei urlò di dolore mentre tutto il suo corpo si dibatteva furiosamente e ferendosi dove i ganci la trattenevano. Isabella cercava di resistere mentre sentiva qualcosa di lei che veniva risucchiato e continuava a mormorare il proprio nome tra un urlo e l'altro»
«AAHH..Isabella,...AAAHH..Isabe..AAHH...AAAHH....AAAAHHHHH..Isabella....AAAHH..»
Alla fine l'unica cosa udibile fu un lungo e costante urlo di agonia.
*****
Mythra Zon si sedette sulla sedia del proprio ufficio soddisfatta di come procedevano le cose. Ora che aveva Isabella avrebbe ottenuto tramite Dasha Weaver la sua vendetta su Aria T’Loak.
La regina di Omega e Cerberus avevano distrutto il suo Movimento Segreto dei Biotici, il cui scopo era di sostituire il Consiglio con esponenti biotici che condividessero la sua convinzione: che i biotici fossero superiori e per questo il diritto di decidere e governare sarebbe dovuto aspettare solo a loro. Si sarebbe vendicata di Cerberus usando le loro tecnologie per i suoi scopi.
Sapeva che Aria aveva un conto in sospeso con Dasha quando anni fa, in vicende che non era riuscita a chiarire, quest'ultima aveva attaccato il locale di Aria a colpi di Mc Cain causando la morte di buona parte di clienti e Isabella si era misurata con Aria in persona.
In seguito Dasha si era dimostrata abile a nascondersi, a celare ad Aria il nome di chi aveva osato tanto contro di lei. Ma quando Weaver fondò un impero criminale abbastanza vasto da rivaleggiare con quello di Aria rimanere nascosti alla regina di Omega non era fattibile, soprattutto quando l'ultimo phantom della galassia ti accompagna. Ma per qualche motivo l'umana e l'asari non si scontrarono mai, quasi cercassero un modo di coesistere.
Aveva pensato che Aria potesse non sapere di Isabella, prova vivente che era stata Dasha a guidare l'attacco di allora ma non le sembrava credibile. Se lei era stato in grado di scoprirlo, allora anche Aria doveva essere giunta alla stessa conclusione.
Certo, una possibilità era che Aria pur essendo la regina di Omega non avesse tutta la forza necessaria per sconfiggere Dasha fuori da essa. Anche così le sembrava strano che non avesse mai fatto un atto di rappresaglia. In ogni caso presto sarebbe tutto finito.
Isabella avrebbe cercato di uccidere Aria, fallendo e dietro suo ordine avrebbe confessato che la Weaver le aveva ordinato di uccidere la regina di Omega, di questo nessuno avrebbe dubitato. Doveva solo fare attenzione che Aria non uccidesse Isabella, avrebbe ancora avuto bisogno di lei e per questo aveva un paio di persone fidate vicino alla regina pirata.
Aria avrebbe reagito per vendetta e Dasha per difendersi e liberare Isabella. Lei e coloro che la seguivano avrebbero agito dall'interno di Omega per facilitare la vittoria di Dasha. Morta Aria avrebbe usato Isabella per uccidere Dasha e allora l'intera Noveria Corp. sarebbe andata alla prima, ma sarebbe stata lei a comandare all'ombra di Isabella e a usare le immense risorse dell'azienda per avere Omega ai suoi piedi.
Con la Noveria Corp. e Omega sotto il suo dominio, avrebbe controllato più della meta di tutti i traffici legali e illegali che avvenivano nella galassia. Un fiume di crediti impossibili da immaginare.
Solo allora avrebbe potuto realizzare il suo sogno e creare un Consiglio formato da soli biotici, in cui le asari facevano la parte dominante.
Aveva abbandonato la suo ideale infantile di una parità fra biotici, con gli anni aveva maturato la convinzione che come i biotici erano superiori alle persone normali, così le asari erano superiori ai biotici delle altre specie.
*****
Il Consiglio si era riunito anche se al momento era incompleto. Erano assenti la consigliere krogan Bakara che era dovuta tornare sul suo pianeta per motivi religiosi, e la quarian Xen che si era presa dei giorni di riposo. Non essendo un'emergenza si preferì non usare i relativi canali di comunicazione.
Jerod Wizard il consigliere salarian era decisamente sorpreso, non si sarebbe mai aspettato una richiesta così ragionevole e rispettosa da parte di quell'umana. Tra se, dovette ammettere a malincuore che acquistava qualche punto a suo favore ai suoi occhi. Per sicurezza chiese «È davvero sicura di volersi dimettere dall'incarico di comandare la Normandy SR3 Tenente Shepard?»
«Si Consigliere. Ho avuto modo di appurare che secondo molti la mia nomina non è avvenuta in maniera legittima o che ci sono state delle pressioni per farmi ottenere il comando.» Rispose Olivia
Il consigliere salarian meditò tra se. Quando la SR3 era stata recuperata il capitano John Shepard si era presentato al Consiglio esibendo i nomi, in base all'incarico che gli era stato dato di selezionare l'equipaggio per la nave, della propria figlia e di coloro che l'avevano seguita nel suo piano di salvare il fratello rimasto sulla SR3 quando era stata rubata insieme ad un'altra umana.
Il capitano non aveva fatto pressioni, ma aveva chiesto al Consiglio di fidarsi della sua opinione. Poteva però capire perché ad alcuni non sembrasse così.
Fu Volanti Deos, il consigliere turian, a prendere la parola «Cosa farebbe se dessimo il comando a un altro?»
«Lo accetterei.»
Il turian parve un attimo sorpreso, non si aspettava una resa così spontanea ma aggiunse «Se invece dovessimo confermarla al comando?»
«Accetterei. Desiderio rimanere al comando della Normandy SR3 ma solo se le mie capacità vengono ritenute all'altezza.» Il turian non poté evitare di fare un segno di approvazione con la testa a quella risposta e voltò lievemente in direzione del consigliere umano Chloe De Falco, donna energica rimasta in silenzio fino a quel momento.
Volanti la capiva, vista la richiesta del Tenente Shepard non poteva farsi avanti o dire qualcosa senza che sembrasse di favorirla per via della parentela con l'eroe della galassia invece che come umana, alimentando cosi ulteriori voci quando il tenente voleva invece eliminare quelle esistenti.
Ma non aveva dubbi che De Falco avrebbe fatto sentire la propria voce a porte chiuse. Spostò quindi la sua attenzione sul Consigliere asari Tevos, che con poche e eleganti parole stava rivolgendo all'umana un commiato e termino al dicendo
«Per questo ha voluto incontrarci chiedendo espressamente che il Capitano Shepard non fosse presente?»
«Si, signora.»
«Apprezziamo la sua decisione e il Consiglio terrò conto dell'aiuto da lei fornito nella crisi conosciuta come “Oscurità”. Le prometto una decisione in tempi brevi, tra cinque giorni avrà una risposta. Il tempo perché il Consiglio sia riunito.»
«Vi ringrazio Consiglieri.» Rispose Olivia che si voltò per andarsene, davanti a lei l'attendeva la sua intera squadra. Vi erano tutti. Mordin, Arturus, Steve, Asiria, Ilary, Pars vas Lippi.
«È fatta, ora non ci resta che affidarci agli spiriti.» Commentò Arturus posandogli una mano sulle spalle con delicatezza. Sapeva infatti delle ferite di Olivia sulla schiena dovute alla fustigazione. Quando una navetta aveva riportato lei e Steve al porto di Seattle dove li attendeva un passaggio fino alla Cittadella, scoprirono ad attenderli la Normandy SR3 con Arturus e Ilary a bordo.
La nave in quei due mesi era stata sotto il comando del turian che aveva svolto il suo ruolo egregiamente come sempre. Gli raccontarono che avevano ricevuto un messaggio che gli diceva dove e quando venirli a prendere.
Dopo essersi raccontati a vicenda cos'era accaduto durante la loro assenza, al momento di ripartire Ilary trascinò Steve in cabina di pilotaggio con la scusa che dopo due mesi senza notizia doveva almeno tenerle compagnia per tutto il viaggio di ritorno.
Olivia non poté evitare di inarcare un sopracciglio, quando la porta della cabina non solo si chiuse ma venne sigillata dall'interno. «Tanto vale che metta un cartello “Non disturbare”» Commentò lei.
«Sono sicuro che Ilary è in grado di gestire due cloche di comando.» Disse Arturus con uno strano sorriso.
Ad Olivia sfuggì una risatina per la battuta sporca di Arturus, nel frattempo aveva allungato una mano sulla schiena di lei in un gesto d'intimità che conosceva bene. Rimase quindi sorpreso quando la vide sussultare dal dolore. Messa alle strette fu obbligata a mostrare le ferite e a raccontare l'accaduto.
Arturus, come per tutti i turian, dava per scontate le punizioni corporali in caso di grave errore e non rimase sorpreso o turbato nel vedere quei segni su Olivia né ci rimase male del fatto che lei non volesse parlagliene, aveva visto molto commilitoni comportarsi nello stesso modo, ma era sicuro che ci fosse dell'altro. Olivia gli aveva solo detto che aveva sbagliato e per questo era stata punita.
Il giorno dopo aveva convinto Steve a farsi raccontare tutto. Berck e Okiyua erano i due nomi che si era segnato a mente e che sperava d'incontrare. Era contento di ciò che Steve aveva fatto a Berck, ma lui non sarebbe stato soddisfatto se non avesse dato una lezione anche all'altro o a entrambi. Quando alla fine arrivarono sulla Cittadella trovarono con soddisfazione tutti quanti ad attenderli. I loro amici aspettarono che ricevettero i saluti da parte dei loro genitori per poi farsi avanti. Passarono per la prima volta dopo due mesi una tranquilla e squisita serata in famiglia e vi fu anche una sorpresa inaspettata, quando un piccolo pacco arrivato per Steve qualche giorno prima gli fu portato.
Al suo interno trovo la tanto agognata licenza come capo istruttore di fanteria e specialista nell'uso della tuta da combattimento Distruttore N7. Nonostante le domande sul perché l'avesse voluta non vi fu modo di fargli confessare niente, si limitò a dire «Nel caso che debba usarla.»
In effetti Steve era più interessato a sapere come avesse fatto a riceverla, che al perché visto che da quello che sapeva tutta la prova era stata annullata.
Olivia guardò la busta che l'aveva contenuta, non aveva niente di strano ma l'indirizzo da dov'era stata spedita gli era più che famigliare. Era quello dell'accademia Hackett e a quel punto fu sicura che ci fosse la “Strega” dietro a tutto.
Qualche giorno dopo, parlò del fatto di volere cedere il comando della Normandy SR3.
*****
La sede ufficiale della Noveria Corps, sul pianeta Noveria, era il gigantesco complesso sotterraneo amministrativo e industriale di Caninea. Quasi tutte le strutture su Noveria erano in gran parte sotterranee per ottenere una protezione aggiuntiva dal clima. La sede principale, nel massiccio roccioso di Caninea da cui prendeva il nome, non sfuggiva a questa regola.
Da fuori, la più visibile di esso erano delle gigantesche porte corazzate su cui campeggiava il loro della compagnia. 
Attraverso di esse passavano navi cargo, che al suo interno trovavano banchine riparate.
Ufficialmente la sua costruzione era iniziata due anni fa, in realtà era iniziata in segreto ben prima. Quando una donna sconosciuta, costretta a rimanere nell'ombra, era riuscita a imporsi all'interno della Corporazione per lo Sviluppo di Noveria: Dasha Weaver, una donna umana con folti e corti capelli corvini che giungevano fino alle guance sfiorandole appena, sopracciglia ben delineate, dal tratto sottile e lungo, occhi di un nero intenso e grandi, dalla forma allungata, labbra molto sottili, appena visibili, un viso ovale, con mento e collo prominente.
Noveria era un piccolo pianeta di classe terrestre roccioso e ghiacciato considerato abitabile, anche se estremamente inospitale. Un giorno aveva 52 ore terrestri e l’anno durava 9 mesi terrestri, aveva una massa e una gravità di poco inferiori a quelle della Terra. Colonizzato ed esplorato da spedizioni private, Noveria era stato posseduto ufficialmente dalla Corporazione per lo Sviluppo di Noveria. La CSN era finanziata dai capitali di una ventina di compagnie di ricerca ad alta tecnologia, e amministrata da una Commissione Esecutiva che rappresentava gli interessi degli investitori.
Le compagnie membri della CSN avevano costruito remoti laboratori di massima sicurezza in posizioni isolate, sparse sull'intera superficie del pianeta. Queste strutture venivano utilizzate per svolgere ricerche particolarmente pericolose o controverse, dato che Noveria non faceva parte dello Spazio della Cittadella e non era quindi sotto la giurisdizione del Consiglio.
Dasha Weaver aveva trattato, minacciato, ricattato e ucciso con e contro la CSN, in quell'occasione lei diede per la prima volta prova delle sue abilità.
I miliardi ottenuti quando tradì Woods e da attività criminali furono il suo capitale iniziale che le permise di trattare con la CSN, al termine di quel confronto nacque la Noveria Corps anche se rimaneva il problema della sua ufficializzazione. Gli accordi presi violavano qualsiasi legge sulle fusioni industriali, per non parlare di altri aspetti legali e etici.
Fu costretta ad aspettare, poi il destino le venne incontro. Per risolvere la crisi “Oscurità” avevano avuto bisogno di Isabella, quindi di lei, in cambio del suo aiuto aveva ottenuto dal Consiglio  le autorizzazioni di cui aveva bisogno e come extra un'amnistia per i crimini commessi da lei e da chi la seguiva. La Noveria Corps era nata, possedeva ogni impianto industriale di Noveria oltre a decine di altri sparsi nella galassia.
La CSN smise di esistere, Dasha Weaver aveva vinto, dominando con il proprio carattere e ambizioni quegli individui da subito più potenti e ricchi di lei. Vi era riuscita grazie a un incredibile senso di equilibrio del potere, capiva come esso si distribuiva e questo le permise di inserirsi in posizioni chiavi, allo stesso modo intuiva cosa spingesse una persona ad agire e quali desideri si annidassero nel suo animo.
Diede ad ognuno ciò che più desiderava o scoperto cosa fosse minacciò di toglierla.  Questa filosofia fu uno dei fondamenti della Noveria Corps, su come gestire i dipendenti.
Ma quello che davvero le permise di vincere fu l’assenza di ogni paura davanti alla possibilità di fallire. Per un ricco la povertà era un incubo, lei gettò i suoi miliardi in faccia alla CSN pronta a perderli, spiazzando chi ancora non si era schierato con lei con una aggressività negli affari che non lasciva scampo.
Parte della CSN divenne il suo Consiglio di Amministrazione, i rimanenti furono privati di ogni vero potere e si stabilirono nella capitale di Noveria: Port Hanshan.
Avrebbero avuto i mezzi per uno stile di vita quanto mai sostanzioso, salvando le apparenza davanti a tutti. Potevano continuare a presentarsi come individui estremamente influenti, quando in realtà non lo erano.
In cambio, lei si sarebbe tenuta nel lontana dalla capitale. Felice di stabilirsi in un posto dove lei sarebbe stata l’indiscussa padrona: Caninea.
 
Senza peccare di falsa modestia, Dasha sapeva di essere una delle persone più influenti della galassia. Però, evitando nello stesso tempo una pericolosa auto-celebrazione, sapeva di non essere intoccabile.
A ricordargli questa semplice e importante realtà erano i documenti sulla sua scrivania, in quello che era l'ufficio del presidente e amministratore delegato della Noveria Corp.
Questi riguardavano tutti una serie di inchieste che il Consiglio aveva intenzione di portare avanti, per accertarsi della legalità degli accordi stretti dalla sua società. Sorrise sapendo bene cosa c'era dietro quegli educati comunicati.
Non potevano andare contro qualcosa che loro stessi avevano autorizzato, senza perde la faccia davanti all'opinione pubblica, si limitavano a mandare continue ispezioni che erano come zanzare sul corpo di un gigante. Un gigante con i piedi di fango come Dasha sapeva bene. Soverchiare lo status quo non era mai stata la sua intenzione, solo unirsi a chi comandava.
Quando era stata fondata la Noveria Corps aveva completamente spiazzato l'economia galattica e aveva avuto occasioni di rafforzarsi e di far valere i propri numeri, ma consolidare una società come quella richiedeva tempo e tranquillità.
Due anni erano passati dal giorno in cui in un'intervista si era presentata alla galassia, lei aveva previsto che sarebbero serviti almeno cinque anni. Scoprì che le sue previsioni non erano lontane dal vero.
Non c’erano crisi in vista, la Noveria Corps era un “gigante” con cui pochi si sarebbero scontrati, ma proprio per le sue dimensioni rischiava di inciampare sui suoi piedi.
Tranquillità chiedevano i mercati, lei era felice di accontentarli.
La segretaria di turno in quel momento, un’umana dai capelli castani, sporse la testa nell'ufficio. «Signora, l'ambasciatore volus Bardin Paan è arrivato.»
«Molto bene Gillian fallo entrare.» Rispose Dasha.
Dopo la fine della guerra contro i razziatori l'economia galattica era stata sul punto di crollare, se questo non era successo il merito era interamente dei Volus. Avevano inoltre aiutato i turian a rimettere in sesto la propria economia e questo aveva completamente alterato gli equilibri di potere esistente tra le due specie. Se i turian rimanevano militarmente più forti e Irune era un loro protettorato, i volus possedevano buona parte dell'economia di Palaven ed erano in grado di far pesare le proprie ragioni più di prima anche al Consiglio, tramite il consigliere turian Deos che si rendeva ben conto che quando l'ambasciatore volus gli chiedeva qualcosa  non aveva la stessa libertà d'azione o la possibilità di calcare la mano come l'avevano avuta i suoi predecessori. Questo li rendeva utili per Dasha, nel caso il Consiglio fosse diventato troppo aggressivo.
Bardin entrò nell'ufficio « Buongiorno Dasha Weaver.»
«Buongiorno anche a te Bardin.» Le rispose e indicò la poltrona dall'altro lato della scrivania «Siediti.» Come convenevoli potevano bastare.
Bardin andò dritto al problema, un tratto del suo carattere che Dasha aveva sempre apprezzato «C'è qualche cambiamento nella vostra posizione riguardo il complesso di elio-3 su Sherk Sa?»
«No, non credo» - replicò Dasha - «Noi continueremo con l'estrazione di elio-3 come previsto. Quell'impianto è di proprietà della Noveri Corp.»
«Quell'impianto era di proprietà di una compagnia volus che la Noveria Corp. ha assimilato e in cui il Protettorato ha investito parecchio per la sua realizzazione e di cui possedeva il trenta per cento.»
« Non è quello che risulta dai nostri contratti. Quando la Noveria Corp ha acquistato la compagnia ...» Dasha dovette fare uno sforzo per non sorridere, più che acquistata la compagnia volus era stata fagocitata come un topo da un serpente « …Ha ceduto per intero la gestione dell'impianto. »
Bardin emise una serie di respiri profondi, segno che era irritato e disse«Questo è intollerabile. Il Protettorato se sarà costretto non si farà problemi ad effettuare un espropriazione o a chiudere a tempo indefinito l'impianto. A quel punto a voi renderebbe come a noi. Niente!»
Dasha si era aspettata questa minaccia e sapeva come rispondere «Mi domando che ruolo riveste la Noveria Corp nell'economia di Irune nel suo complesso? Se i rapporti tra noi peggiorassero, il consiglio d'amministrazione potrebbe decidere di spostare altrove le proprie industrie.»
Era però sicura che il volus non fosse rimasto sorpreso o impressionato, avevano già fatto questo discorso almeno un paio di volte per altri motivi. Ma non era una dichiarazione neanche da prendere alla leggera. Su tutti i pianeti più importanti, la Noveria Corps era la seconda se non la prima realtà economia locale e rivestiva un ruolo troppo importante nella stabilità economica per poterla ignorare, lo stesso valeva per le decine di colonie che dipendevano da lei per mandare avanti i propri affari. Se di colpo i suoi stabilimenti su un pianeta avessero chiuso, milioni di crediti sarebbero andati perduti e l'economia dell'intero sistema sarebbe andata in contro a una grave recessione. I volus, con una cultura interamente rivolta al commercio, lo sapevano bene.
«Forse…» - disse il volus-«...possiamo venirci incontro.»
«Forse...» Annuì Dasha.
*****
Qualche ora dopo Dasha si stava concedendo un riposante bagno nelle sue stanze private. La vasca  era posizionata davanti a un finestrone di notevole dimensioni, dal quale poteva osservare il clima di Noveria dare il meglio di se.
La neve batteva violentemente sui vetri sospinta da un vento ancora più violente, mentre lei si godeva il caldo tepore dell'acqua in cui era immersa. L'incontro con Bardin era andato bene, il Protettorato avrebbe ottenuto parte dell'impianto ma avrebbe aumentato le scorte di elio-3 che acquistava dalla Noveria a discapito dei suoi concorrenti in quel settore. Questo avrebbe portato a una riduzione del loro valore nella borsa galattica, permettendo alla sua società di acquistarle o almeno d'infilarsi direttamente nei loro affari. Si concentrò quindi sull'altra idea che aveva a in mente.
Sul Noveria erano presenti un gran numero di persone, che però non avevano modo di spendere a favore della compagnia quello che guadagnavano da essa.
A breve avrebbe fatto costruire centri abitativi per i dipendenti e per le loro famiglie. La gente si sarebbe trasferita, così anche il potere avrebbe abbandonato i vecchi centri abitativi per i nuovi. Dove sarebbe stato possibile trovare in commercio solo prodotti della Noveria Corps, a un costo notevolmente inferiore. I suoi dipendenti su Noveria, sarebbero diventati un bacino a uso personale della compagnia.
Si poteva rimanere su Noveria solo se si lavorava per la sua compagnia o se si arrivava per svolgere altri incarichi terminati i quali si era gentilmente invitati a partire. Gli stranieri non erano i ben venuti e non lo erano mai stati neanche prima che arrivasse lei. Voleva fare in modo che il denaro guadagnato sul pianeta li rimanesse, almeno la maggior parte.
Ripensando alla situazione su Noveria poteva dire che era migliore di tante altre parti. Non esisteva povertà o disoccupazione perché era possibile arrivare e rimanere sul pianeta solo se si aveva un lavoro, non c'era criminalità per il semplice fatto che tutti erano troppo impegnati a lavorare per fare altro e fintanto che vi era lei al comando era sicura che non ci sarebbero stati casi di corruzione, perché la conoscevano e sapevano che si sarebbe adoperata per rovinare chiunque tentasse di fregarla.
Questo pensiero fece affiorare alcuni ricordi di un passato recente. Quando venne il momento di disfarsi del suo impero criminale, per recuperare ulteriori fondi necessari, come per le grandi aziende vendette a tocchi le varie parti delle attività criminali che gestiva sempre al miglior offerente.
Una volta che ebbe venduto tutto il possibile, passò le informazioni che possedeva su un gruppo criminale a un altro rivale, avvisando poi il primo delle intenzioni dell’altro. Tutto quanto dietro un lauto compenso. Alla fine aveva venduto tutti alle forze dell'ordine, sempre dopo essere stata pagata e facendo attenzione a rimanere anonima. Aveva perso il conto di quante volte avesse fatto il doppio-gioco.
Dopotutto, da capo di una grande azienda perfettamente legale sapeva quanto il crimine organizzato potesse costituire un problema per gli affari. Si era però portata dietro gli elementi più validi che aveva incontrato durante la sua vita da criminale, oltre che la sua squadra sulla Atlantic Codex. Isabella era stata nominata vice della Noveria Corps e occupava il ruolo più alto subito sotto di lei. Non avrebbe potuto chiedere niente di meglio di un vice-presidente totalmente fedele che le avrebbe lasciato fare qualsiasi cosa avesse voluto. Per motivi burocratici le avevano anche fornito un cognome, falso, secondo la prassi in questi casi era il nome del pianeta dove si risiedeva: Noveria.
All’anagrafe risultava: Isabella Noveria.
Tetrius Bellitus, l'ex-generale turian, era a capo della sicurezza con sua enorme gioia. Dasha gli aveva fornito duemila uomini con cui garantire la protezione e la sicurezza degli stabilimenti sparsi su tutto il pianeta e alcune squadriglie di caccia che avevano la loro base in una vecchia struttura di Cerberus chiamata durante la guerra “Artiglieria Bianca”, senza contare tutti gli uomini della sicurezza impiegati negli altri pianeti e sulle navi. Un autentico esercito nominato Divisione N, con un totale di diecimila effettivi sparsi nella galassia..
Sunt Quis il volus hacker si occupava della cyber-sicurezza e di spionaggio verso chiunque lei lo indirizzasse. Gestiva l’intero sistema informatico della compagnia. Aveva progettato lui l’intero struttura informatica della Noveria Corps e di Caninea.
Naomi Takara,umana, ex-soldato N7 dell'Alleanza e originaria del Giappone. Aveva capelli mori e corti, alcune frange le scendevano verso l’occhio sinistro. Nel complesso un aspetto giovanile, un atteggiamento calmo e un sorriso pigro. Si era messa volontariamente agli ordini di Tetrius come vice. Cosa che il generale aveva apprezzato, avendo bisogno di sottoposti capaci per gestire la sicurezza di un intero pianeta e oltre. Era la seconda in comando di Divisione N.
Mores Quod, scienziato krogan, era impiegato nella sezione ricerca e sviluppo armamenti della Noveria Corps. Si divertiva a sperimentare le sue armi nelle regioni più inospitali del pianeta. Insieme a Sunt aveva avuto un ruolo di primo piano nella progettazione di Caninea.  
Tenus Etiam, assassino drell, aveva un viso ovale e come tutti quelli della sua specie un aspetto rettiliforme, la pelle verdastra e i grandi occhi neri. Non rivestiva nessun ruolo nella società avendo preferito rimanere nell'ombra da dove poteva eseguire quegli incarichi che Dasha gli passava quando qualcuno risultava troppo ostinato per capire quando era meglio cedere.
Multan Neque il pilota batarian della Atlantic Codex, la nave personale della Weaver. Rivestiva ancora lo stesso ruolo, essere pilota di una buona nave lo rendeva felice e quando a questo era legato un ottimo stipendio non poteva chiedere di meglio.
Dasha alzò una mano e guardò la pelle raggrinzita sui polpastrelli delle dita. Doveva essere rimasta a mollo troppo, ma il bagno era così confortevole che dovette uscire controvoglia dalla vasca. Distrattamente pensò che se Isabella fosse stata sul pianeta si sarebbe sicuramente unita a lei a fare il bagno, allora questo non sarebbe stato solo caldo ma rovente e non per la temperatura.
Fu allora che un messaggio acustico la avvisò di una chiamata in arriva sul suo terminale privato.

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Capitolo 3
*** Noveria ***


Tetrius, in attesa nell'ufficio di Dasha, sapeva che avrebbe dovuto fornire un quadro completo e conciso, fornendo nei limiti della situazione una soluzione appena lei fosse arrivata.
Una piccola porta laterale si aprì e il presidente della Noveria Corps. fece il suo ingresso. Il turian scattò sull'attenti.
Dasha, nel vedere Tetrius che indugiava in simili formalità, sentì la propria preoccupazione raddoppiare di colpo.
«Generale.» Lei aveva sempre chiamato il turian con il grado che occupava nella Gerarchia e lui aveva dato prova di apprezzarlo « Ha detto che voleva subito un incontro per un'emergenza. Quanto è grave?» Chiese con un sospiro.
«Abbiamo perso i contatti con un nostro mercantile: il numero 4388, destinazione Stazalo. Era quello che trasportava Isabella e la colonia non risponde. Al momento non sappiamo cosa sia successo.»
Il colorito di Dasha, solitamente bruno, si scurì fino a raggiungere una tonalità rosso sangue. Prima di poter dire qualcosa Tetrius aggiunse « Ma abbiano un colpo di fortuna. Un nostro mercantile con un grosso carico, per questo con una scorta numerosa, sta passando non lontano. Ho ordinato a due squadre della scorta di recarsi sul posto e accertarsi della situazione.»
Dasha sospirò ancora, questa volta di soddisfazione. In quel momento, su un terminale nell'ufficio arrivò il segnale di una chiamata e vide apparire il volto di un turian. «Qui Tenente Gakin, mi ricevete Noveria?»
«La riceviamo sergente. Qual è la situazione?» Chiese Tetrius, mentre lei a malavoglia si faceva da parte rendendosi conto che avrebbe solo interferito con le normali procedure a cui quegli uomini erano addestrati.
«Il mercantile è distrutto e l'intero equipaggio è morto, insieme a diverse guardie locali. La zona è deserta, non vedo civili Signore.» A quelle parole Gakin vide Tetrius cedere il posto a una donna umana.
«Sono Dasha Weaver colei che vi paga lo stipendio.» A quelle parole il tenente si fece più attento, non solo per la questione dello stipendio, che sicuramente gli interessava, quanto per il fatto che non si era aspettato di parlare con il gran capo. «Adesso che ho la sua attenzione, mi ascolti attentamente. Su quella nave c'era il vicepresidente Isabella Noveria. TROVATELA! Questo ha la massima priorità e cercate di capire cosa è successo. Nel caso la individuiate dovrete subito identificarvi come dipendenti della Noveria Corps e fare il mio nome, oltre che mettervi subito in contatto con me. Per nessun motivo, le dovrete puntare un’arma contro o costringerla a fare qualcosa che non vuole. Questi ordini sono tassativi!»
«Sissignora. Sembra quasi che saremo noi ad essere in pericolo sé trovassimo il vicepresidente.»
Dasha non rispose e proseguì «Isabella era diretta a Stazalo per partecipare a dei giochi clandestini biotici che si svolgono in alcune miniere abbandonate, iniziate da lì. Vi mando le coordinate. Contattatemi appena avete novità.» Senza aspettare risposta chiuse il collegamento.
«Ci possiamo fidare delle capacità del “caro” tenente Gakin, Generale?» Domandò lei
«Come richiesto non ho assunto novellini, solo gente con esperienza e le giuste capacità in cerca di un buon impiego. Proprio come ho fatto per la squadra della Atlantic Codex.» Spiegò Tetrius.
Dasha non era soddisfatta, ma riconosceva che il generale non poteva dare una risposta migliore.
Mezz'ora dopo Gakin ripristinò il contatto e mostrò sullo schermo un batarian, dalla faccia molto preoccupata. «Signora questo è Oruk, l'organizzatore dei giochi e mi ha riferito alcune cose interessanti. Ripetile.»
«Isabella è venuta ed ha partecipato ai giochi, vincendo l'incontro» - l'ovvietà della notizia lasciò Dasha indifferente - « Una volta terminato...nell'arena qualcuno l'ha attaccata ma non so chi....si sono sentiti i colpi di alcune armi da fuoco provenire dall'esterno e una forte esplosione...non so altro.»
Lei era propensa a credergli, non era possibile simulare certi livelli di paura. Ma chiese «Cosa sa dirmi di chi l'ha attaccata? Deve aver visto qualcosa. Parli!»
«Io...non so cosa ho visto...erano occultati...erano...» e prese a descrivere cosa aveva visto. Dasha non poté trattenersi da scattare verso il monitor, troppo infuriata per controllarsi «Mi prende per stupida?! Sono sicura che sa con chi sta parlando, come del fatto che al mio ordine il mio uomo le farà saltare la testa, non prima di averle cavato tutti è quattro gli occhi per essere sicuro che lei abbia detto tutto.»
«È vero! Tutto vero!» Gridò il batarian buttandosi a terra, in maniera supplichevole. Questo fece solo infuriane di più Dasha, perché ora era sicura che non stava mentendo.
«Signora...» Fece Gakin e riferendo altre notizie. Nessuno aveva più visto Isabella dopo l'incontro, ma chi era allo spazioporto riferiva di diverse squadre di cacciatrici asari che avevano attaccato la struttura e distrutto le diverse navi atterrate.
«Ottimo lavoro Tenente si è guadagnato un premio in busta paga, per ora rimanga in zona e continui a investigare.»
«Sissignora!» Rispose Gakin con un tono decisamente più allegro e chiuse la comunicazione.
«Generale, pareri sulla descrizione di chi ha attaccato Isabella?»
«Per quanto improbabile direi che sono...»
«...phantom.» - concluse per lui Dasha - «Dovrebbe essere impossibile, a meno che qualcuno non si sia rimesso a giocare con l'indottrinamento di Cerberus...ma dei comando asari? Cosa centrano?»
Tetrius rimase in silenzio non avendo risposte sensate da fornire.
«Generale, prepari tutto l'occorrente. È ora di far vedere di cosa è capace un colosso come la Noveria Corps.»
«Prepararci per cosa?»
«Guerra. Io sono un capo di stato, lei il mio capo di stato maggiore e gli uomini della sicurezza l'esercito. Non ho risparmiato sui costi per Divisione N, è l’occasione per vedere se sono stati soldi ben spesi. Chiunque ha aggredito Isabella ha i numeri e il fegato per sfidarci e voglio farmi trovare pronta. Sono sicura che la sezione armi saprà fornire qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno.»
Tetrius non riuscì ad evitare di sorridere a quelle parole. Le armi erano uno dei commerci maggiori della Noveria Corps e gli impianti sul pianeta producevano ogni giorno un numero elevato di qualsiasi tipo di armamento, dalla pistola carnifex fino ai mech pesanti Ymir di nuova generazione. In effetti, sul pianeta aveva a disposizione tutto quello che serviva per allestire un esercito.
Eseguì un perfetto saluto militare turian e rispose « Guerra...saremo pronti.» - uscì mormorando fra se - «Guerra, guerra». Gli occhi gli brillavano dall'emozione.
Dasha però sapeva che non sarebbe bastato e contattò Sunt, con lo scopo di fargli cercare nella rete informatica galattica qualsiasi cosa che potesse costituire un indizio. Il volus si mise subito al lavoro, d'altronde non avrebbe potuto fare diversamente neanche se l'avesse voluto. Dasha pagava bene e quando chiedeva una cosa la esigeva.
*****
Olivia era preoccupata, non si era aspettata di essere convocata dalla consigliera Chloe De Falco nel suo ufficio privato invece che nella sala del Consiglio. La consigliera era una donna di mezza età, più giovane che anziana, aveva occhi azzurri e capelli castani che le incorniciano il viso fino al mento, una frangia le cadeva sul davanti.
Temeva avesse cattive notizie sulla sua nomina per il comando della SR3.
Quando varcò la soglia della porta vide la consigliera seduta alla scrivania, mentre parlava con un uomo in divisa di cui vedeva solo le spalle. Stava salutando quando s'interruppe per lo stupore, nel riconoscere Jumishu che gli rispose con un cordiale saluto.
«Benvenuto Tenente Shepard. Vediamo di andare al punto, il Consiglio ha deciso di affidarle il comando della Normandy SR3. Sempre se lo vuole ancora?» - De Falco si era fatta fama di donna decisa e pareva intenzionata a mantenerla - « Sissignore. È un onore.»
«Bene, ora le cattive notizie.» Continuò la consigliera che si mosse a disagio sulla sedia. Olivia non si era fatta illusioni che non ve ne fossero, visto chi c'era nella stanza.
«L'ammiragliato dell'Alleanza ha deciso di affiancarvi come primo ufficiale il Secondo Tenente Okiyua Jumishu. Da quello che mi ha raccontato il sottotenente vi siete conosciuti al corso N7?»
«Sissignora.» Rispose Olivia svelando con la voce la rabbia che cercava di celare in corpo, quel ruolo era in genere ricoperto da Arturus.
«Credevo, che come comandante della Normandy SR3 potessi scegliere da me i miei ufficiali?»
«In teoria è così, ma non sempre si ha questo privilegio e questo è uno di quei casi. Però non è tutto, il sottotenente non è qui per unirsi alla sua squadra ma per prendere il posto di uno dei suoi membri.» - Olivia fu troppo sorpresa per rispondere subito, dando occasione alla consigliera di proseguire - «Secondo qualcuno in alto è stata violata la regola che vieta a persone strettamente imparentate di servire sulla stessa nave. Il sottotenente Jumishu prenderà il posto del Tenente Steve Williams Shepard che sarà destinato altrove.»
«Cosa significa? La SR3 è una nave del Consiglio non dell'Alleanza e Steve ha dimostrato più volte il proprio valore.» Chiese Olivia stupefatta.
De Falco si sporse in avanti sulla scrivania «Creda, non piace neanche a me. Questa è un'idea tutta dei militari e la questione è un'altra. Lei è uno s.p.e.t.t.r.o. del Consiglio, sarebbe libera di ignorare questi ordini senza che venga preso nessun provvedimento contro di lei, ma sono sicura che qualcuno in alto si ricorderebbe di questa disubbidienza.»
Fu Okiyua a intervenire mostrando un ampio sorriso «Tenente, questa non è una punizione o altro, è solo un trasferimento come ce ne sono tanti. Sia lei che suo fratello siete N7, questa è una prova sufficiente delle vostre abilità e meriti. Inoltre il regolamento dell'Alleanza non può fare distinzioni.»
Olivia aveva ascoltato bene e sapeva che da un punto di vista aveva ragione ma dall'altro... «Riconosco una vipera quando ne vedo una. So che volevate e ancora volete il comando della SR3, di sicuro non lo avrete mai da me. Quante volte, essere il figlio di un ammiraglio vi ha aiutato nei vostri giochetti e nella vostra carriera?»
«Quante volte, avere il cognome Shepard le ha permesso di cavarsela quando la punizione sarebbe stata il congedato con disonore? So tutto di lei. Il furto della SR2 dal QG del C-sec, la detonazione di un brucia pianeti, l'accordo con dei criminali e altre infrazioni come tenere con voi persone a cui siete legata sia sentimentalmente che da vincoli di parentela. Ha imparato molto dai suoi genitori, forse però avrebbe dovuto imparare di meno sul loro modo di seguire il regolamento e piegarlo alle proprie convenienze.»
Quello fu troppo, Olivia alzò un pugno e Okiyua si preparava a fare altrettanto. «ORA BASTA! SIETE UFFICIALI DELL'ALLEANZA, NON RAGAZZINI!» - Ruggì De Falco sbattendo violentemente una mano sulla scrivania - «Inoltre ci sono altri problemi. È successo qualcosa alla colonia di Stazalo, ma non sappiamo ancora cosa. Ci sono degli agenti dell'agenzia N7 che stanno cercando di capire cosa sia accaduto. Vogliamo che lei e la sua squadra vi rechiate li e chiariate la faccenda. ADESSO FUORI!»
Olivia salutò la consigliera e uscì ignorando apertamente il sottotenente. Quale che fosse la sua decisione sapeva bene come contattarlo e ritornò a casa. Non voleva decidere niente prima di averne parlato con il fratello e i suoi genitori. Evitò però di riportare la sua lite con il sottotenente Jumishu e le motivazioni.
A casa spiegò rapidamente tutta la vicenda. Ashley e John si guardarono, erano chiaramente arrabbiati più che altro perché simili motivazioni apparivano più che mai puerili.
«Mi dispiace. Olivia, Steve è colpa mia, so bene che molti dei nuovi ufficiali e alcuni della vecchia guardia dalla mentalità più ristretta non vedono bene il mio modo di agire,  il tentativo di far cooperare fra loro specie diverse. Alcuni ritengono addirittura che l'Agenzia N7 andrebbe sciolta...ma prendersela con i miei figli. Mi fa una rabbia.» Disse John
Ashley gli fu accanto e gli posò una mano sulla spalla. «Ehi, capitano...noi tutti siamo con te. Lo sai vero?» Lui le prese la mano e dopo averla tenuta un attimo gliela baciò
«Grazie Ash.» Le disse sorridendo
«Questa situazione...queste intromissioni da parte dell'Alleanza, sono a causa mia? So di non essere stata d'aiuto a calmare le acque» - domandò Olivia - « A causa della mia decisione di collaborare con Dasha e usare un brucia pianeti per distruggere la base dei Grigi. Wrex me ne ha parlato su Tuchanka, quando ha capito che sospettavo che c'era qualcosa che non andava.»
Tutti la fissarono sbigottiti, i suoi genitori perché non pensavano che ne fosse al corrente e suo fratello che invece non ne sapeva niente, anche se era certo che allora Olivia gli aveva tenuto nascosto qualcosa da Tuchanka.
«È inutile nasconderti la verità.» - disse John alla figlia - « Molti ritengono discutibile la tua decisione, non solo perché hai usato un'arma proibita da qualunque trattato ma anche perché hai permesso a criminali pericolosi che avevano già accesso a informazioni sensibili di andarsene, dopo che uno di loro ha dimostrato di avere le competenze per costruire un brucia pianeti. Criminali che dietro alla facciata della Noveria Corps. e sotto i riflettori della stampa hanno trovato protezione dal Consiglio e dai suoi s.p.e.t.t.r.i. . Questo è quello che credono i più...io credo....e con me tutti quelli della SR2...che hai agito nell'unico modo possibile per ottenere la vittoria...tu c'eri, noi no e possiamo solo fidarci del tuo giudizio e non perché sei mia...nostra figlia...ma perché sappiamo quanto vali come ufficiale.»
Lei era commossa ma un colpo di tosse la fece voltare verso Steve, la guardava con aria accigliata «Lo so, avrei dovuto dirtelo ma avevo promesso di non dire niente.» Spiegò la sorella.
Lui la guardò un attimo senza dire niente «Mi era parso che su Tuchanka avessi qualcosa che ti rodeva il fegato...oh beh...anche a saperlo non avrei potuto farci niente. Per questo sono contento che i problemi del comando siano tutti tuoi.»  Commentò sorridendo.
Olivia sbuffò ma tornata seria chiese al fratello «Cosa pensi di fare per il nostro problema attuale?»
«Essere trasferiti è normale nel nostro lavoro, ma mi fa rabbia il modo.» - quindi trasse un profondo respiro - «Devi accettare, sai bene che non puoi fare altro almeno per ora. Mi puoi concedere un paio d'ore prima di partire? Voglio sistemare alcune cose ma ho bisogno che la nave sia qui.»
«Si, certo.» Rispose la sorella.
«Esco!» Disse rivolto a tutti i presenti e senza aggiungere altro andò via.
*****
Arturus fissò ancora un attimo il mirino del suo fucile di precisione e decise che andava bene.
Concentrarsi sul lavoro, gli permetteva di ignorare la rabbia che sentiva dentro di se. Doveva ancora decidere se ringraziare o meno gli spiriti.
Gli aveva pregati di fargli incontrare Jumishu ma non avrebbe immaginato che per farlo il suo miglior amico avrebbe dovuto lasciare la SR3, né tanto meno che se lo sarebbe ritrovato come primo ufficiale della Normandy SR3.
Aver perso quel ruolo era il minore dei mali, l’aveva ricoperto perché lo esigeva l’organigramma della nave e non per ambizione. Di fatto chiunque dei suoi amici aveva la preparazione per quel compito.
Come se non bastasse, Olivia gli aveva fatto capire che avrebbero dovuto rinunciare per un po' ai loro momenti di intimità. Quando si recò in sala mensa trovò Mordin, Pars e Asiria che seduti a un tavolo discutevano
«Unisciti a noi Arturus.» Chiamò Asiria, la sua pelle era color verde acqua al contrario del blu tipico delle asari.
«Prendi un po' di destro bevanda artigianale.» Propose Pars versandone un poco da una tozza caraffa, essendo una quarian consumava gli stessi amminoacidi dei turian «Vecchia ricetta quarian di famiglia, ti tirerà su il morale.»
Arturus sorseggiò cortesemente la destro-bevanda
«Allora…» esordì brusco Mordin, strappando un morso al pezzo di carne che aveva nel piatto « Che ne pensate del nuovo?» Domandò il krogan, nel suo tipico stile diretto.
«Non lo conosciamo» - replicò Pars - « Potrebbe rivelarsi un buon ufficiale, anche se di certo non si è presentato nel modo giusto.» La quarian era l'acquisto più recente alla squadra di Olivia, era quindi meno legata ai singoli membri di quanto non fossero questi fra loro essendo amici da sempre.
«Ah! Ben detto.»-  Approvò Asiria, scoprendo i denti in una smorfia - « Si è preso il ruolo di primo ufficiale, ha costretto Steve ad abbandonare la nave ed è responsabile della fustigazione di Olivia al corso N7. Perché dovrei dar retta a un simile ufficiale?»
«Perché lo stabilisce il regolamento.» Affermò, cauto, Arturus sorprendendo se stesso per la calma con cui aveva dato la riposta e domandandosi quando in fondo ci credesse.
Si chiese anche come faceva l'amica a sapere della fustigazione, ma parlando della figlia dell'Ombra forse non c'era molto da chiedersi o forse i pettegolezzi a bordo di una nave rimanevano la miglior fonte d'informazione.
«Io sputo in faccia a Okiyua Jumishu e al regolamento. Quando un krogan vuole il posto di un altro lo affronta con onore in un combattimento...e lo uccide» Dichiarò Mordin, sputando effettivamente.
«Dovremmo riprenderci Steve.» Osservò Asiria.
«In quale modo?» Chiese Arturus che meglio di altri sapeva quanto poteva essere inflessibile un regolamento militare. «Detto da te sembra semplice.» - Commentò asciutto - «Cosa vi proponete di fare? Aprire un portellone e buttarci il primo ufficiale?»
Il suo sarcasmo andò completamente sprecato, facendo cadere tutti in un tetro silenzio.
Pars fu la prima a riprendere la parola.
«Non trovate che Ilary si sia comportata stranamente alla partenza? Era dispiaciuta di non avere a bordo Steve, ma non mi sembrava distrutta dalla cosa come mi aspettavo.»
«Questo è vero.» Commentò Asiria e le due donne incominciarono a chiacchiere fra loro, quando una voce venne a interromperle.
«Buongiorno signori.» Disse Okiyua .
Senza dire niente tre di loro si alzarono andandosene. Pars, l'ultima rimasta gli disse «Caspita, peggio di un quarian ammalato ai tempi della flotta.» e anche lei andò via.
*****
Mythra passeggiava avanti e indietro leggendo i risultati ottenuti esaminando un nodulo di eezo prelevato da Isab...si corresse, dal Alpha. Isabella era stata cancellata.
Davanti, in un contenitore trasparente il nodulo rimosso fluttuava emettendo una debole luce blu scuro. Lei fissò l'oggetto del suo desiderio, finalmente aveva tutto ciò che le serviva.
Quel nodulo era pieno di eezo 19, l'elemento che avrebbe portato le asari a un passo avanti nell'evoluzione dei biotici rispetto a tutte le altre specie. Uscì dal laboratorio, per raggiungere in fretta una stanza strettamente sorvegliata.
«Alpha!» Disse appena vi entrò. La donna umana distesa su un lettino girò la testa verso di lei.
«Alzati!» Ubbidiente fece quanto detto. Mythra le si accostò guardando quegli occhi vacui che fissavano il nulla di fronte a loro, sorrise soddisfatta del proprio operato.
Chiamò sull'interfono e un asari entrò subito dopo «Siamo pronti per l'intervento?» Chiese
«Si» - le rispose - «Installeremo un dosatore da dieci dosi di sabbia rossa concentrata dietro il collo, appena sotto la cute, dove nessuno dovrebbe notarlo.»
«Bene» - disse Mythra annuendo e si rivolse a all'umana - « Alpha fa tutto quello che ti diranno.» La testa si mosse in segno affermativo. Lei sentì un fremito d'eccitazione, nel vedere una delle assassine più pericolosa della galassia ridotta a una marionetta.
Uscì mentre il suo burattino faceva quanto le era stato detto. Si sentiva impaziente ma sapeva che avrebbe sbagliato se si fosse fatta guidare dalla fretta, doveva aspettare che il dosatore fosse applicato su Alpha, questo le avrebbe permesso di controllarla anche da distante oltre che rafforzare i fili che legavano la marionetta al burattinaio.
Quando aveva testato la sabbia rossa sui soggetti da lei clonati gli effetti erano stato sorprenditi, i loro poteri erano aumentati mentre erano sotto gli effetti della droga.
Aveva trovato quello che era sfuggito al dott. Gaz Al-Asad, un accelerante. Alle giuste dosi quella droga accelerava il processo di conversione dell'eezo all'isotopo 19 potenziando l'energia biotica liberata e una singola dose concentrata aveva la potenza di dieci dose normali, avendo inoltre il vantaggio, come ogni droga, di indebolire la volontà di chi l'usava anche se non credeva che gli sarebbe mai servita, era lo stesso contenta di avere un ulteriore mezzo che rafforzava l'indottrinamento in caso di problemi non previsti.
*****
Aria T'Loak, un asari dalla cute viola, dall'alto del suo palco privato vedeva gli avventori dell'Afterlife e i dipendenti del locale andare avanti come ogni giorno. Tutto era come doveva essere su Omega, esattamente come voleva la sua regina.
Per ogni credito guadagnato dai traffici sulla stazione un altro finiva a lei e tutti erano liberi di uccidere tutti, a patto di rispettare l'unica regola. Non fregare Aria.
Aveva però la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto. Non aveva niente di concreto per pensare di avere ragione, tranne il suo istinto e la sua esperienza.
«Ripetimi nuovamente cosa è successo?» Disse rivolgendosi a un salarian, i cui occhi si muovevano nervosamente.
« Certo Aria....siamo entrati nel locale con l’intenzione di catturare tutti i presenti, in modo da individuare comportamenti sospetti.»
«Comportamenti sospetti?» gli fece eco l'asari e il salarian annuì « Direi che l'hai provocato visto che qualcuno ti ha fatto volare con un attacco biotico come questo...» l'interessato non fece in tempo a rendersi conto di cosa succedeva che sbatté violentante contro la parete dietro di lui, crollando a terra stordito. «....e come se non bastasse hai passato i giorni successivi a cercare e non hai trovato niente. SPARISCI DALLA MIA VISTA!»
In verità il suo sottoposto le era stato almeno in parte utile, solo per questo non gli aveva fato qualcosa di peggio. Quella sfuriata le aveva schiarito le idee, ora sapeva cosa non la convinceva. Chiunque fosse era abbastanza in gamba da nascondersi da lei su Omega, sulla sua stazione, non doveva essere un dilettante. Si chinò in avanti per prendere il suo drink dal tavolino, quando un’ombra comparve su di esso.
«TU?!» Esclamò Aria, alzando la testa verso la figura apparsa dal nulla che teneva due spade in mano.
L'asari lanciò un urlo e si avventò decisa su Isabella già in guardia, mentre avvolta dai suoi poteri sembrava stesse bruciando. Fintò l'attacco alla testa, per poi cambiare repentinamente e vibrò decisa un calcio alla tibia di Isabella che intuì la finta. Accennò la difesa al volto ma non appena alzò la gamba, verso di lei, intercetto il calcio con il piatto delle spade. Per il contraccolpo Aria arretrò barcollando.
Isabella sfruttò a propri vantaggio la situazione e si buttò in avanti, poi con un gesto breve e inatteso affondò fulminea la lama in direzione di Aria che osservò la punta della spada sfiorargli la guancia.
Finalmente gli uomini e le guardie attorno alla regina pirata parvero riprendersi dalla sorpresa e intervenirono nello scontro. L'umana flette e caricò le gambe per poi scattare fulminea in un balzo fuori dal separé di Aria.
L'asari pervasa da una sorta di fredda ira gridò a chiunque la sentisse «Trovatela e portatemela! Viva o morta!». I suoi uomini si precipitano all'inseguimento mentre altri davano l'allarme e chiamavano rinforzi.
Una voce nella testa di Isabella le disse dove andare, una volta sul luogo rimase in attesa alcuni minuti.
«Ben fatto, Alpha.» Disse un asari che si stava avvicinando. Aveva gli occhi del colore dell'argento. Estrasse una pistola e fece fuoco ferendola di striscio alla testa, quindi l’attaccò con il calcio dell’arma tramortendola.

Aria, come ipnotizzata, fissava il rivolo di sangue che dall'attaccatura dei capelli scendeva rigando il volto di Isabella che appesa per le braccia, in un'angusta cella, non era in grado di muoversi. Alla fine si fece avanti e la colpi violentemente al volto. Lei non reagì in nessun modo, come se non lo avesse nemmeno ricevuto. L'unica traccia era un livido sulla guancia destra.
«Dasha ha deciso di farmi fuori? Dimmi tutto.» Le ringhiò contro l'asari.
«Dasha Weaver mi ha ordinato di uccidere Aria T'Loak.» Fu la risposta.
«Perché adesso?»
«Dasha Weaver mi ha ordinato di uccidere Aria T'Loak.» Ripeté nuovamente. Aria la colpì brutalmente allo stomaco e uscì dalla cella che si chiuse dietro di lei. Scontenta.
Non avrebbe saputo dire se l’affermazione di Isabella fosse veritiera o no, era difficile dare il giusto peso alle parole di un’assassina pazza.
«Pezzara, mi hanno riferito che sei stata tu a catturarla.» Disse rivolgendosi a un asari che aveva aspettato fuori dalla cella per tutto il tempo e che ora le era a fianco. Aria non aveva l'espressione di chi era soddisfatto «Come? Da sola per giunta. Ho affrontato Isabella in passato e ora si fa battere da una singola biotica.»
«Ho avuto fortuna e non ho usato i miei poteri. Isabella è famosa in certi ambienti e pare che i poteri biotici non funzionano con lei, così all'ultimo ho sparato a brucia pelo con la pistola e sono riuscita a ferirla, questo mi ha dato l’istante necessario per tramortirla. Ho pensato che ti sarebbe stata più utile da viva che da morta.»
«Si.» Rispose Aria e si allontanò con passo deciso. Sapeva bene cosa fare ora, ma aveva di nuovo la sgradita sensazione che qualcosa non fosse come doveva essere.
*****
In pochi secondi l'immagine di un asari di materializzò al centro del dispositivo per le trasmissioni olografiche.
«Aria T'Loak, a cosa devo il dispiacere di una tua chiamata?» Disse Dasha Weaver con assoluta sincerità.
«Stupida ingenua, piccola bastarda arrivista » - Ringhiò la regina di Omega - « Conosco poche persone che sarei più contenta di vedere morte.»
«Cosa vuoi? Siamo donne d'affari e penso che abbiamo di meglio da fare che insultarci a vicenda.»
«Va' all'inferno, tu e le tue belle parole.» - ribatté Aria - «Ti aveva preso per una donna più intelligente, una che sapeva scegliersi i nemici.»
Lei non disse nulla ma un sopracciglio si contrasse leggermente, un segnale che Aria aveva colto al volo.
«Cosa vuoi?» Chiese Dasha.
«Informarti solo di questo» - Rispose la regina pirata, in tono pesante - «La tua preziosa Isabella ha cercato di farmi fuori. Ora è mia ospite.»
A Dasha parve che gelide dita le percorressero la schiena.
«Non so di che parli.» Si limitò a dire, non sapendo fino a che punto fosse coinvolta la regina di Omega con l'incidente di Stazalo non osava dire altro.
L'Immagine dell'asari scomparve sostituita da quella di un'umana che risultò essere una registrazione, Dasha dovette lottare con se stessa per continuare a celare i suoi veri sentimenti e non esclamare ISABELLA! La sorpresa fu ancora maggiore quando udì la voce fuori di Aria chiedere «Perché sei qui?» e Isabella rispondere «Per uccidere Aria T'Loak su ordine di Dasha Weaver.»
L'immagine cambiò nuovamente facendo apparire Aria «Scoprirai che non è tanto facile liberarsi di me o astuta idiota, ti assicuro che quando avrò finito con te, tu e la tua preziosa Isabella sarete solamente nomi che la gente mormorerà come esempio di cosa accadde a sfidarmi.»
Con le labbra bianche per l'ira Dasha disse«Prega la tua Dea che Isabella sia viva quando verrò a prenderla, quando ti avrò buttato nella polvere tu sarai il suo giocattolo.»  Chiusero il canale nello stesso istante.
Dasha rifletté che almeno ora sapeva dove si trovava Isabella, ma in compenso ci aveva guadagnato un'infinità di domande e uno scontro con Aria T'Loak.
Dieci minuti dopo stava discutendo con Tetrius, voleva attaccare Omega e il generale turian avrebbe fatto meglio a dimostrasi collaborativo nonostante la portata dell’obbiettivo e l'assenza di preavviso.
Con sua sorpresa lo fu veramente, affermando di essere pronto « Con la giusta quantità di crediti non è stato un problema e mi sono preparato per il peggio, anche se non mi sarei aspettato Omega e Aria.» - la sua voce tradiva una certa eccitazione e aggiunse - «Mi preoccupa che Aria sappia che stiamo arrivando. Sarebbe più facile se la costringessimo ad uscire.»
Dasha scrollò le spalle, era d'accordo con Tetrius ma sapeva di non poterci fare niente e disse «Ho un’altra idea». Qualche minuto dopo la stava spiegando a Tenus, l'assassino drell al suo servizio che si dimostrò entusiasta dell'idea.
*****
Olivia non era sicura di cosa avrebbe trovato a Stazalo quando vi giunse, di certo non una lotta di fazioni. Vi erano gli abitanti locali che erano apertamente astiosi sia verso gli agenti N7 che con gli uomini della Noveria Corps, come verso qualsiasi straniero che si impicci dei loro affari.
Ma siccome non potevo esserlo troppo con quelli della compagnia, dato che l'economia locale dipendevano da loro, riversavano tutta la loro bravura nell'inventare nuovi insulti sugli uomini della Forza N7.
Mentre le guardie di Divisione N della Noveria Corps se ne stavano felicemente in disparte, con l'aria sorniona di chi sapeva qualcosa ma dando l'impressione di essere pronti a litigare in qualsiasi momento.
Avevano occupato alcune piste dello spazioporto, quelle dove erano atterrate le loro navette e una con una nave cargo della compagnia che doveva essere stata distrutta recentemente come si poteva capire non solo osservandola ma anche dall'odore di fumo che aleggiava nell'aria.
Costoro rappresentavano anche il motivo maggiore del malumore di Olivia, che sperava veramente di non doverci parlare. Per ultimi gli uomini dell'Agenzia multi-specie N7 o come chiamata da molti Forza N7. Tutti soldati esperti proveniente dalle forze militari dei propri popoli, avevano deciso ognuno per i propri motivi di arruolarsi nell'agenzia che suo padre con i membri della SR2 aveva fondato per garantire la sicurezza nella galassia. Quando li incontrò ebbe la sensazione che qualcuno avesse rovinato loro la giornata.
«Tenente Williams Shepard è un piacere conoscerla, sono Jafin Vinrun, sono a capo delle Forza N7 che è arrivata su questo pianeta dopo la richiesta di aiuto.» Disse un salarian.
«Piacere mio. Mi hanno mandato qui parlando di una situazione da chiarire...ma nessuno mi ha avvertita che avrei trovato i mercenari della Noveria Corps. Che succede?»
«Sappiamo l'ovvio...qualcuno è arrivato, ha distrutto la nave della loro compagnia, ucciso equipaggio e guardie locali ed è sparito, presumibilmente dopo aver ottenuto ciò che voleva. Il problema è un altro. La popolazione ci è ostile e non vogliono parlare o fornire nessuna informazione. Pare che l'ufficiale, un turian, che comanda i mercenari della compagnia abbia intimato a tutti di non fornirci nessun indizio.»
«Capisco...o meglio no. Proverò a chiedere in giro e a guardarmi attorno, magari troverò qualcosa.»
«Le auguro buona fortuna.» Rispose Jafin.
Mezz'ora dopo il suo malumore era aumentato, non tanto perché pensava che sarebbe stata costretta a parlare con le guardie di Divisione N e questo avrebbe significato ficcare il naso negli affari di Dasha, ma anche perché il suo nuovo primo ufficiale in un'armatura da assassino N7 continuava a dire cosa, secondo lui, avrebbe fatto un ufficiale modello dell'Alleanza.
Quando si diresse verso i mercenari, ed era nei pressi della nave distrutta, qualcosa in un mucchio di rottami della nave attirò la sua attenzione. Estrasse l'oggetto in questione che si rilevò essere un casco. Chi era nelle circostanze si voltò di scatto quando una donna di bell'aspetto, dai capelli rosso fuoco si lasciò scappare una serie di insulti.
Il casco era fornito di quattro led rossi visivi, messi per traverso rispetto al viso, leggermente inclinati e disposti due per lato e servivano per vedere nonostante non ci fossero visiere o fessure. Passò il casco ad Asiria «Dimmi che mi sbaglio, che non è quello che penso o almeno che vi sono sicuramente altre persone ad usare questo design.»
La figlia dell'Ombra e Javik ci rifletté un istante ma sapeva anche lei la risposta «Conosco solo una persona che usa un casco da phantom...Isabella.»
Olivia aveva pronunciato il nome nello stesso istante. Afferrando il casco si diresse verso gli uomini della Noveria Corps. con passo molto più deciso di prima, seguita dai suoi due compagni «Chi comanda qui?» Chiese.
«Io» - rispose un turian facendosi avanti - «Tenente Gakin. Cosa vuoi umana?»
Gli mostrò il casco è disse «State cercando una donna umana, bionda, biotica estremamente potente, armata di spade e che risponde al nome di Isabella. Sono sicura che il vostro capo Dasha Weaver la vuole indietro sana e salva.»
Il turian non rispose, ma lo stupore davanti alle affermazione di Olivia era evidente. Lei si voltò dandogli le spalle e facendo un verso di disapprovazione.
«Che succede?» Chiese Okiyua . Lei non aveva voglia di spiegargli un bel niente ma immaginava che lui non avrebbe aspettato niente di meglio, per fare un rapporto in cui descriveva le sue lacune di comandante all'Alleanza.
«Cosa le dicono i nomi Dasha Weaver e Isabella?»
«Attuale capo della Noveria Corps ed ex-criminale che ha ottenuto un'amnistia per i crimini commessi tramite un accordo che ha stretto con il Consiglio, grazie a lei. Fare patti con criminali e terroristi non è un comportamento degno di chi indossa la divisa dell'Alleanza, se vuole saperlo. Ma siccome suo padre in passato ha fatto accordi con criminali come Aria T'Loak e Balak...» Olivia lo fulminò con lo sguardo «Ha fatto quello che era necessario per vincere la guerra e mantenere la pace dopo. Sembra che molti lo hanno dimenticato.»
«Io so dove risiede il mio onore di ufficiale.» Olivia riprese a camminare verso la propria nave decisa a ignorarlo il più possibile. «Isabella invece era una biotica al sevizio di Dasha e sembra che le due donne abbiano una relazione. Non mi pare ci sia altro da dire.» Concluse Jumishu.
Nonostante fosse seccata Olivia decise lo stesso di colmare le lacune del suo ufficiale «Non c'è altro perché la maggior parte dei file sono secretati. Isabella è un'assassina biotica, pazza, estremamente potente, l'unica che ascolta è Dasha Weaver, se incontrollata è una minaccia per chiunque la circondi.» - e si voltò nuovamente verso  Jumishu - « Non ho ancora avuto modo di leggere il suo fascicolo. Quindi mi risponda, è veramente un biotico e sa usare quella spada?»
«Si a entrambe, se mi chiede perché non ho mai usato i miei poteri contro di lei è perché non sarebbe stato onesto.»
«Onesto? Come buttare terra negli occhi di Steve mentre affrontava Breck?»
«L'ho fatto per le mie ragioni, Steve Williams Shepard è chiaramente inadatto a servire nell'Alleanza e....» Olivia lo colpì buttandolo a terra. Quando lui si rialzò nei suoi occhi c'era un odio mortale «Immagino non si dovrebbe parlare male di chi non è presente.» Si limitò a dire.
«Lei non mi piace e tenga per se le sue opinioni sulla mia famiglia, se vuole fare rapporto su questo incidente allora ci può mettere dentro anche questo.» Disse Olivia mostrando il dito medio.
Okiyua sputò a terra prima di parlare « Non farò niente di simile, non ho bisogno di difendermi dietro il regolamento e neanche lei mi piace “signore”. Troppe volte l'Alleanza ha chiuso un occhio per l'eroe della Galassia, io so che come soldato le mie uniche preoccupazioni devono essere gli interessi dell'umanità e solo dopo...se ho tempo e risorse...viene il Consiglio.»
Olivia, senza dire altro si diressero alla SR3, a bordo comunicò a Ilary la nuova destinazione «Portaci su Noveria, il prima possibile.»
«Sissignora.» Rispose il pilota.
*****
L'asari correva a perdifiato per le strade notturne di Thessia, svoltando più volte in vicoli senza nome e sperando che il buio della notte la celasse. Non poteva fare altro o chiedere aiuto a qualcuno visto chi la stava inseguendo.
Una justicar, non avrebbe mai pensato che un giorno ne avrebbe avuta una sulle sue tracce e non poteva rivolgersi a nessuno, perché il semplice fatto che una di loro la stesse rincorrendo era la prova che aveva commesso dei crimini.
Nessuna asari avrebbe mai messo in discussione il giudizio di una justicar, soprattutto se voleva continuare a vivere. In questo caso avrebbe avuto perfettamente ragione ma ancora si chiedeva come aveva fatto a scoprirla.
Alla fine, stremata, dovette fermarsi per prendere fiato e si guardò intorno. Era in un vicolo leggermente più largo di altri, le luci piazzate sopra ad alcune porte di servizio erano l'unica fonte d'illuminazione e contribuivano a dare al luogo un aspetto ancora più tetro e desolante tenendo tutto in una costante penombra. Le luci e il sudore fecero brillare le pitture dorate sul volto dell'asari.
«Auriana Denari non puoi scappare, dovresti saperlo.» Disse una voce che proveniva dalla direzione in cui era arrivata. L'oscurità non fece altro che accentuare i contorni bluastri della figura che si avvicinava.
«Justicar Samara, dovrei sentirmi onorata che ti sia interessata a un umile persona come me. Leggendaria Justicar della SR2.» Disse cercando di sorridere ma ottenendo solo una smorfia.
«Il fatto che un ufficiale della tua levatura, abbia aiutato un gruppo estremista passandogli informazioni e mezzi è uno dei crimini più gravi che potevi compiere. Se confesserai sarò misericordiosa.»
«Non è qualcosa per cui le Justicar sono famose.» - disse facendo qualche passo indietro - «Glorioso retaggio di un passato dimenticato che non ha più valore in quest'epoca. Pezzi da museo che sopravvivete solo grazie alla visione idealistica che le persone si sono fatte di voi...ma noi porteremo le asari verso il futuro, facendole ricominciare da zero.» e lanciò una attacco biotico.
Samara lo contrastò senza problemi, ma prima che potesse fare qualcosa Auriana estrasse la propria arma e si sparò in testa.
*****
Il bicchiere si frantumò contro lo stipite della porta a pochi centimetri dalla testa di Olivia, quando aveva appena varcato la soglia dell'elegante ufficio del presidente della Noveria Corps.
«Dannazione, non ho bevuto abbastanza. Olivia Williams Shepard vattene da un’altra parte a complicare la vita delle persone! La mia lo è già abbastanza.» Dichiarò Dasha da dietro la scrivania. Una bottiglia di whisky mezza vuota faceva bella mostra di se sul mobile.
«Cosa significa Dasha?» Chiese Olivia che si dirigeva con passo deciso verso di lei accompagnata da Arturus e Jumishu. Il suo primo ufficiale, purtroppo per lei aveva insistito per venire, desideroso di vedere di persona la presidente della Noveria Corps.
«Il bicchiere? Era una prova per vedere se ero ubriaca. Purtroppo è andato esattamente dove avevo mirato, se ti avessi beccato voleva dire che lo ero e avrei unito l'utile al dilettevole. Tranquilla, avrei pagato e fatto rimettere a posto il tuo bel faccino.»
La bottiglia traballò pericolosamente quando Olivia batte con forza le mani sulla scrivania e si protese oltre, verso Dasha.
«Sappiano che è successo qualcosa a Isabella su Stazalo e farai meglio a spigarti o vuoi forse dirmi che questo può appartenere ad altri?» Posò il casco trovato sul pianeta accanto alla bottiglia. Dasha si limitò a un grugnito, prese un altro bicchiere, si verso bere e lo svuotò in una singola volta.
Olivia insisté «Per quello che ne so Isabella potrebbe essere la fuori a massacrare persone, totalmente fuori controllo e se questo non bastasse l'eezo 19 dentro di lei la rende potenzialmente più pericolosa di chiunque. Cosa sta succedendo?»
«È su Omega.» Rispose Dasha.
«Come?» Borbottò incredula Olivia.
«Gode dell'ospitalità di Aria T'Loak su Omega. Pare abbia tentato di ucciderla.»
Olivia trasalì a quelle parole. Le ci volle una attimo per ritrovare il filo del discorso e con tono gelido chiese «Non l'avrai mandata davvero a farla fuori?»
A quelle parole il pessimo umore di Dasha esplose «Noo!» Gli urlò contro e come Olivia sporgendosi oltre il bordo della scrivania. I loro volti si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro, parevano così furiose da essere disposte a prendersi a morsi.
«Pare sia quello che pensano tutti ma NO! Non so neanche perché sia li né come ci sia arrivata, non dopo che la nave che la portata a Stazalo è stata attaccata e distrutta.»
«Perché non ci calmiamo e parliamo? Mi pare ci sia una certa confusione.» Propose Arturus con un tono di voce più calmo possibile. Non aveva mai pensato che gli occhi verdi della sua ragazza potessero essere in grado di perforargli l'animo come fossero spade, non che quelli neri di Dasha fossero più sereni e tranquillizzanti.
Le due donne sbuffarono all'unisono, Olivia senza essere invitata prese la bottiglia e beve un sorso abbondante del suo contenuto, sospirando subito dopo mentre sentiva l'alcool scendergli in corpo.
Dasha gliela strappò di mano e si servì alla stessa maniera.
«Parliamo!» Dichiarò il capo della Noveria Corps.
«Parliamo!» Asserì lo s.p.e.t.t.r.o.
Al termine del racconto Olivia era ancora più confusa di prima ma era sicura che le fosse stata raccontata la verità. «Altri phantom? È possibile?» Chiese
«Non chiederlo a me, io mi occupo solo della mia “umile” azienda ma da quello che so, tutta quella roba dovrebbe essere tenuta sotto chiave dall'Alleanza e dal Consiglio.»
«Cosa farai per Isabella? Sono sicura che tu voglia riprendertela.»
«L'unica cosa ovvia…attaccherò Omega, ucciderò Aria e libererò Isabella.»
«Sei impazzita? Sono sicura che hai le risorse necessarie per farlo ma se attaccherai Omega nessuno te la farà passare liscia e in particolare il Consiglio. Non solo perché ti odiano per i fatti di due anni fa, ma perché con questo attacco destabilizzeresti l'intero settore, per non parlare dei rapporti tra i Sistemi Terminus e lo Spazio della Cittadella e non inventarti scuse col fatto che Noveria è fuori da quest'ultimo.»
«Signore!» - intervenne Okiyua - «Dovremo avvertire il Consiglio e l'Alleanza, manderanno delle navi per bloccare il traffico intorno al pianeta e porre in stato di fermo la signora Weaver, fino a quando non saranno avviate le dovute indagini. Sono sicuro che manderanno anche qualcuno su Omega per esigere la consegna di questa Isabella, da quello che mi avete detto è colpevole di numerosi omicidi.»
Tutti lo fissarono con tale intensità che alla fine domandò «Cosa c'è?»
Olivia adesso era sicura che il suo primo ufficiale non capiva qual era il vero scopo di Olivia in quanto s.p.e.t.t.r.o., né della Normandy SR3, una nave fatta per non farsi notare.
«Sottotenente…» Disse Olivia in quanto Jumishu era un Secondo Tenente, mentre lei come il fratello era Primo Tenente «Il motivo per cui esiste la classe di navi SR (Stealth Record) e quello per cui mandano gli s.p.e.t.t.r.i., è quello che dobbiamo risolvere certe cose da soli, senza bisogno di fare rapporti o altro.»
«Questo è il genere di cose che fa marcire l'Alleanza da dentro, così come gli ufficiali che le accettano. Entrambe andrebbero sradicate.»
Dasha fino al momento non gli aveva dedicato la minima attenzione «Chi è l'idiota che ti sei preso dietro Olivia?»
«Secondo Tenente Okiyua Jumishu, primo ufficiale della Normandy SR3. Ha preso il posto di Steve sulla nave.» Spiegò in tono insofferente.
Una delle sopracciglia di Dasha si aggrottò a quell'affermazione «Ci hai rimesso, questo è sicuro.» -poi chiese - « Jumishu...Parente dell'Ammiraglio Toraru Jumishu? Uomo dall'aspetto severo, che sembra che la faccia gli possa andare in frantumi se sorride e che gira con una spada al fianco come se fosse un samurai.»
«Si.»
«Gran testa di cazzo, talmente rigido da far sembrare che qualcuno gli abbia infilato la spada nel culo di punta e senza custodia.»
Okiyua mise mano alla spada ma si fermò, quando sulla schiena sentì premere quella che senza dubbio era la punta di una lama. Dietro di lui era apparsa una figura.
«Olivia, è da un po' che non ci si vede.» Disse Naomi, l'ex N7 al soldo di Dasha che aveva servito l'Alleanza come ombra quando ne faceva parte e tale era il suo equipaggiamento al momento.
Si rivolse al sottotenente Jumishu «Allontana la mano dalla spada.»Quando lo fece sentì la pressione sulla schiena sparire.
Per Olivia, Naomi non era uno dei soggetti peggiori al seguito di Dasha, a volte dimostrava ancora di avere una coscienza o dei rimorsi. «Mi pareva di aver capito che non ti reputavi degna di indossare un'armatura N7 e usare una spada o qualcosa di simile?» Le chiese.
Il secondo in comando di Divisione N sorrise «Vero, ma questa non è un N7 anche se l'armatura vi è ispirata. Vista la situazione ho deciso che era meglio tornare a fare la cosa che mi viene meglio. Omega non sarà facile da prendere e dovresti ringraziare che c'ero io, se il tuo caro primo ufficiale avesse fatto quello che ha fatto con Isabella..»
«...mi sarei dovuta cercare un nuovo primo ufficiale e dare parecchie spiegazioni. Grazie.»
«Io ti conosco!» - esclamò all'improvviso Okiyua  riferendosi a Naomi - « sei stata coinvolta...» ma non proseguì quando la stessa punta che prima sentiva sulla schiena gli si parò dritto in faccia e Naomi portandosi il dito indice sulla labbra disse «Meglio non pronunciare certi fatti del passato.»
Lui fece cenno con la testa di aver capito.
Olivia tornò a rivolgersi a Dasha «Se ti riporterò Isabella, fermerai il tuo attacco?»
«Si» - rispose ma dopo aggiunse - «Solo se lo farà anche Aria, non voglio dovermi preoccupare costantemente di se e quando la regina di Omega deciderà di chiudere i conti in sospeso. Piuttosto meglio farla finita subito. Sappi che anche se mi aiuti non cambierò il mio piano per te, ne avrai più tempo.»
«Esattamente quanto tempo avrei?»
«Non penserai che te lo dica, col rischio che Aria lo venga a sapere!»
Certa di aver fatto un pessimo affare a farsi coinvolgere da questa faccenda Olivia e la sua squadra uscirono dall'ufficio. Destinazione Omega.
*****
Nel laboratorio, circondata da un equipe scientifica Mythra guardava la siringa che aveva in mano come fosse qualcosa di mitologico. Anni di lavoro avevano dato i suoi frutti. Quella siringa conteneva l'eezo 19 di Alpha e l'accelerante ricavato dalla sabbia rossa.
I dati non erano ancora completi ma non se la sentiva più di aspettare per questo aveva bruciato i tempi dell'esperimento, dopo aver fatto ogni controllo possibile che il contenuto della siringa non fosse pericolo per la fisiologia asari. Avrebbe preferito usarlo prima su una cavia che su se stessa ma sapeva che non poteva farlo, se i dati erano corretti voleva essere le prima asari ad avere accesso a quel potere.
Si iniettò il contenuto della siringa e attese di avvertirne i sintomi, quando arrivarono i capogiri si sedette sul lettino del laboratorio per poi cadere in un profondo sonno.

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Capitolo 4
*** La Guerra di Omega ***


Omega era un rifugio per criminali, terroristi e dissidenti da migliaia di anni.
Costruita nel guscio di un asteroide ricco di eezo, su cui si precipitarono privati e corporazioni in cerca di ricchezza e presto seguiti da ladri e fuorilegge, era un enorme stazione mineraria.
Nel tempo, la struttura originale aveva subito un'espansione caotica per mano di fazioni appartenenti a ogni specie della galassia. Rendendola una bizzarra accozzaglia di architettura e tecnologia. Questo le dava la forma di un fungo atomico.
Da sempre priva di un governo centrale era uno dei centri principali per la produzione e il traffico di droga, armi ed eezo. Su di essa vivevano circa otto milioni di individui che solitamente non seguono nessuna legge.
Solo le bande mercenarie erano riuscite a stabilirvi un certo ordine, tra queste la più temuta e potente era il consorzio asari gestito dalla famosa regina pirata Aria T’Loak. Leader “de facto” della stazione.

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Foto della stazione di Omega. Presa dal gioco.

Quando erano arrivati su Omega avevano avvertito qualcosa di diverso nell'aria, sebbene sulla stazione spaziale la violenza fosse cosa normale, tutti sembravano più agitati del solito anche se tutto andava avanti come sempre.
Anche Aria T'Loak non riuscì a nascondere una certa eccitazione o forse irritazione, Olivia non avrebbe saputo dirlo.
« Lo sapevo che prima o poi uno Shepard avrebbe ficcato il naso su Omega. Mi offende però che non sia il tuo “vecchio” oppure considera Omega una faccenda abbastanza trascurabile da poterla affidare a te? Spero che la N7 non voglia infastidirmi?»
« Sta benissimo. » - rispose Olivia - « Sono qui per fare in modo che tutta questa storia finisca il prima possibile e magari senza morti.»
« Allora hai fatto un viaggio a vuoto. Omega e Io siamo pronte e sono sicura che tra non molto anche Dasha lo sarà. Inoltre io voglio i cadaveri suo e di Isabella.»
Rendendosi contro che non avrebbe ottenuto niente Olivia chiese « In che modo Isabella avrebbe cercato di ucciderti e come hai fatto a catturarla? Mi è difficile credere che qualcuno dei tuoi sia stato abbastanza abile da riuscirci.»
Aria glielo raccontò. « Davvero la regina di Omega ha creduto a questa storia? Una biotica, da sola, batte Isabella e tu ci credi! Mi piacerebbe incontrarla » Esclamò Olivia.
«Non mi piace il tuo tono ragazzina! Si, credo a questa storia perché ho fatto i miei controlli e non ho trovato niente di strano.»
«Ma hai dei dubbi, te lo leggo in faccia.» Aria indirizzò a Olivia uno strano sguardo e lei raccontò alla regina pirata quello che sapeva dell'incidente di Stazalo.
«Non puoi negare che ci sia qualcuno dietro a tutto questo e sono sicura che anche tu l'abbia pensato. Chiama Dasha, libera Isabella e trovate un accordo.»
«Potrebbe essere...come potrebbe anche essere un trucco di quella Nemesis per ingannarci entrambe e magari farti prendere le sue parti. Se è come dici, perché Isabella avrebbe cercato di uccidermi? Una sua iniziativa o esiste un'altra persona a cui lei dà retta?»
«No.» Le rispose Olivia, sapendo bene come entrambe le possibilità fossero dà escludere. – Ma cosa rimane allora?-- pensò
« In ogni caso se c'è veramente qualcuno dietro a tutto questo, dovrei quasi ringrazialo. La farò finita con Dasha e dopo, se esistono, li troverò e li eliminerò non prima di averli ricompensati.» Disse Aria terminando il loro incontro.

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Foto di Aria presa dal videogioco.

Accompagnata da Asiria, Pars e dal geth Chrome installato nella tutta della quarian, Olivia pedinava Pezzara, l'asari che aveva catturato e consegnato Isabella ad Aria, grazie a Jumishu che dall'alto ne seguiva i movimenti sfruttando il proprio addestramento da assassino N7.
Avere accesso alla rete informativa dell'Ombra era sempre di grande aiuto, aveva permesso di scoprire chi tra gli uomini di Aria aveva catturato il phantom.
Per prudenza decise di lasciare Arturus e Mordin davanti all'entrata dell'Afterlife, per tenere d'occhio la situazione.
L'asari si infilò in una fenditura nella roccia dell'asteroide che costituiva Omega. Con una risata priva di allegria, più simile a un lamento, Olivia fece lo stesso, seguita dal resto della squadra, con riluttanza.
La luce esterna alle loro spalle diminuì sempre di più per poi svanire bruscamente quando la galleria curvò verso destra, tutt'intorno all'area ristretta rischiarata dalle torce delle armi si stendeva adesso un buio impenetrabile.
Olivia procedeva per prima, con il fucile d'assalto puntato avanti, dietro di lei in fila indiana, non potendo fare diversamente per la scarsa larghezza del passaggio, Asiria, Jumishu e Pars. 
Ad un certo punto sentì un brusco ronzio nel casco e poi più niente. La comunicazione era caduta. Davanti a loro il tunnel terminava rivelando uno spazio più grande.
*****
Davanti all'Afterlife Mordin diede un colpetto sulla spalla di Arturus richiamando l'attenzione dell'amico « Quello non è il drell agli ordini di Dasha?» Chiese il krogan indicando una direzione. Il turian guardò dove indicato « È lui.» Affermò sicuro.
Si chiese cosa fare, doveva sorvegliare l'Afterlife ma non riusciva a contattare Olivia e quel drell sicuramente non era li per divertirsi.
Era anzi sorpreso di come camminasse tranquillamente per strada, senza preoccuparsi di essere riconosciuto.
*****
Nascosta dietro a uno spezzone di roccia Olivia sparava contro dei commando asari, il resto della squadra era nella stessa situazione e dovevano ringraziare gli scudi e la fortuna se finora avevano resistito ai loro attacchi biotici ma non poteva durare per sempre. Non era rimasta stupita della trappola, ma di sicuro non si era aspettata un nemico così dannatamente numeroso.
Davanti a loro i comandi asari tenevano bloccati lei e la sua squadra e se l'erano cavata all'uscita dal tunnel grazie a Jumishu, sfruttando il trasferimento di fase (teletrasporto) e salto biotico aveva sorpreso il nemico concedendo a loro l'occasione di mettersi al riparo – Che io sia dannata-- disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare – Vale qualcosa dopo tutto. — Quel pensiero la irritò.
« Complimenti per essere arrivata fino a qui tenente Shepard.» Disse una voce che proveniva da più in alto, rispetto a dove si trovavano.
Olivia si sporse a guardare e vide un asari su una sporgenza rocciosa e riconobbe Pezzara, occhi color argento erano più unici che rari. « Volete queste posto? Tenetevelo, non ci serve più. » Annunciò imbracciando un lanciarazzi e facendo fuoco contro l'apertura da dove erano entrati. Un violento crollo sigillò il passaggio.
«Tutte con me, dobbiamo procedere con il piano. Abbiamo perso fin troppo tempo con questo faccenda.» Ordinò Pezzara.
Il nemico davanti a loro si ritirò, Olivia e la sua squadra scattarono in avanti nel tentativo di guadagnare il passaggio, ma prima che potesse accadere ci fu un'altra violenta esplosione che li fece ricadere indietro. Erano imprigionati tra le pareti di roccia dell'asteroide.
Una decina di minuti dopo, tutto attorno a loro la pietra incominciò a vibrare per qualche secondo e dopo un attimo il fenomeno si ripeté.
« Olivia, che sta succedendo? » Chiese Pars dopo l'ennesima scossa.
« Dasha è arrivata. La guerra di Omega è appena incominciata.»
*****
Il brivido che correva lungo la schiena di Tetrius non aveva niente a che fare con l'ambiente. No, era l'eccitazione del combattente, l'eccitazione che provava qualunque guerriero degno di questo nome nell'essere consapevole che la battaglia si approssimava.
Quando Dasha l'aveva liberato dalla prigione su Palaven era certo che non avrebbe più avuto l'occasione di comandare un esercito, ora invece stava conducendo una flotta a conquistare Omega.
La Noveria Corps si occupava della costruzione e della demolizione di numerose navi civili e militari, queste erano quelle che formavano la flotta improvvisata al suo comando. Vecchie navi di ogni tipo, in disarmo, erano state riarmate con armi più moderne e le corazze potenziate.
 – “Il potere del denaro, Dasha dovrà pagare un buon numero di ore straordinarie agli ingegneri per il loro lavoro e il loro silenzio” – Pensò compiaciuto mentre sedeva al suo posto di comando, in plancia, sulla nave ammiraglia Nakkirin, una corazzata turian.
Era anche contento che Dasha avesse deciso di prendere la Atlantic Codex, invece che venire con lui sulla sua ammiraglia. Sapeva bene chi comandava, ma questo era il suo momento ed era felice di poter agire come meglio credeva.
Guardò la mappa tattica sul pannello davanti a lui, attorno alla flotta volavano numerosi caccia, mentre le navi più pesanti come incrociatori e corazzate erano disposte a formare un guscio che proteggeva il centro della formazione, costituito dalla navi civili che trasportavano le truppe di terra.
« Preparatevi!» Gridò quando altri segnali apparvero sullo schermo.
Ora c'erano altre navi nello spazio, proveniente da Omega. Aria non avrebbe ignorato la sfida, i suoi uomini rispondevano immediatamente e in modo durissimo, sopperendo alla mancanza di addestramento e navi adeguate con una buona dose di coraggio e follia.
Le navi di Omega erano di ogni tipo e dimensioni, per lo più navi civili, veloci ma povere di armi, solo in seguito armate da qualche gruppo di mercenari, si lanciarono all'attacco sulle navi della Noveria Corps. Contro di loro sfrecciavano i colpi dei cannoni dalle navi. Una nave, con un motore in fiamme, precipitò a spirale nel vuoto dello spazio fino a quando non esplose in una luce bianca.
Altre navi attaccarono la flotta da una direzione diversa e altre stavano lasciando gli ormeggi della stazione, superando almeno in numero gli assalitori che però non rinunciarono. Anzi, si lanciarono verso il nemico mantenendo la formazione e arrivando abbastanza vicini da poter cominciare a bombardare la stazione.
Da quando Aria aveva ripreso la stazione a Cerberus, non aveva mai smesso di potenziare e tenere in ordine i cannoni di Omega. Questi fecero fuoco.

Tetrius in plancia ammirava l'aggressività con la quale quei mercenari difendevano la loro stazione. Diversi colpi esplosero tutt'intorno alle navi di Noveria, colpendone diverse. Un incrociatore quarian venne colpito, da uno squarcio frammenti dello scafo e corpi dell'equipaggio finirono nello spazio.
Da Omega altre navi stavano salpando.
Sulla Nakkarin, Tetrius studiava la situazione. La flotta era circondata su tre lati con le navi nemiche disposte principalmente sui fianchi, mentre i cannoni di Omega e le rimanenti navi li affrontavano frontalmente.
Nonostante la situazione il generale turian era soddisfatto, le navi nemiche non erano eccessivamente pericolose. Un loro colpo veniva facilmente respinto dalla corazza delle navi da guerra anche se in gran numero riuscivano lo stesso a far danni, inoltre mancavano di qualsiasi disciplina.
La sua flotta invece continuava ad avanzare e le navi trasporto non avevano subito danni rilevanti, il morale era ancora alto e la disciplina assoluta. Rimaneva il problema dei cannoni.
« Sunt, che notizie da Tenus?» Chiese rivolgendosi al hacker volus, anche lui in plancia. Seduto a una postazione.
« [hhhhhh] Nessuna ma sarà meglio che il piano funzioni [hhhhhhh] » (Nota: hhhhh indica il respiro affannoso tipico dei volus)
Tetrius lo sperò anche lui, in caso contrario avrebbe dovuto affrontare a distanza ravvicinata le difese della stazione e le perdite sarebbero potute essere eccessive.
*****
Mulre era un batarian soddisfatto per via di come precedevano le cose, da quello che poteva vedere dalla sala di controllo dei cannoni. Con lui vi era un’altra decina di persone che formavano la sua squadra di tecnici addetti alle difese. Aria sarebbe stata contenta del loro operato e di chi li comandava ovviamente, la regina pirata premiava sempre bene un lavoro ben fatto. Incominciò a fantasticare su come spendere i crediti di un eventuale premio, quando la luce della stanza si spense rimanendo illuminata solo dalla luci dei monitor delle postazioni.
Udì un tonfo all'esterno, appena fuori dalla porta e subito dopo sentì la serratura elettrica, priva di energia, aprirsi. Estrasse la pistola e fece fuoco, chiunque stava entrando era sicuro che non fosse autorizzato a farlo. Poi sentì l'arma che gli veniva tolta di mano, il braccio spezzarsi e l'equilibrio mancargli mentre finiva a terra.
L'oscurità diede al piccolo, violento scontro un aspetto da incubo, Mulre vide il nemico soltanto come un'ombra in movimento.
« Aria!» Gridò per farsi riconoscere dai propri uomini, rimettendosi in piedi e sentì in bocca l'amaro della paura quando nessuno rispose.
« Non sei ancora morto, adesso rimediamo.» Disse qualcuno con un'aspra risata. Mulre sentì una mano tirargli violentemente la testa indietro. Fece male, ma non per molto.
Il drell estrasse una piccola scatola argentata e la collegò a uno dei terminali, una luce intermittente prese a brillare. « Sono Tenus, missione compita, cominciò la ricerca di Isabella . Un paio degli amici di Olivia hanno provato a seguirmi, il turian e il krogan.»
*****
« Ci siamo ...hhhh .» Annunciò Sunt mentre le sue piccole e tozze dita si muovevano velocemente sulla tastiera. « hhhh...Morite miserabili insetti hhh.»
Tetrius non riuscì a trattenere un sorriso e ordinò alla flotta di avanzare mentre davanti a loro le navi di Omega erano in preda al caos colpite dal davanti dalle navi nemiche e da dietro dai cannoni della stazione –Un soldato conosce la disciplina, un mercenario no-- pensò guardando le navi nemiche che si disperdevano o esplodevano.
« Truppe d'assalto pronte al lancio, preparare i pugnali!» Ordinò.
*****
Insieme ai suoi commilitoni, Laudat marciò verso le speciali capsule d'assalto create per questa battaglia. Con la punta come quella di un pugnale, sarebbero stata sparate contro la stazione perforando la parete esterna grazie alla punta corazzata e atterrando direttamente all'interno di essa. La punta si sarebbe quindi separata di netto dalla capsula, permettendo alla squadra di cinque uomini che poteva contenere di uscire senza problemi.
Questo almeno era il piano sulla carta, ma poteva benissimo succedere che la punta non facesse il suo dovere, che la capsula si schiantasse contro la stazione causando la morte di tutti i suoi occupanti oppure potevano atterrare in una zona piena di nemici o di altre spiacevoli sorprese.
Nonostante il rischio nessuno protestava, tutti i soldati presenti avevano esperienza di guerra e in più erano troppo ben pagati perché qualcuno si tirasse indietro, oltre ad altri benefit di diverso tipo. La Noveria Corps. forniva il miglior equipaggiamento possibile ma sopratutto un vitalizio ai parenti diretti dei soldati morti, quello era il motivo principale per cui aveva deciso di lavorare come guardia di sicurezza per la compagnia arruolandosi in Divisione N. Aveva una moglie e una figlia e sperava di rivederle, ma se così non fosse stato sapeva che non avrebbero avuto difficoltà economiche.
« Non mi sembra però un lavoro da “guardie” assaltare Omega.» Commentò da sopra la spalla rivolto a Satrone, un batarian che marciava accanto a lui.
« Hai ragione ma neanche i premi che ci sono stati promessi, sia in caso di vittoria o sconfitta » Confermò l'amico.
« Silenzio laggiù!» - urlò il tenente Gakkin -« Preparatevi, penso che tra poco entreremo in ballo noi.»
Mentre entrava nella sua capsula vide un’umana fermarsi a discutere con il tenente e quindi prendere posto, con sua sorpresa, in una della capsule.
Sapeva che il comando dell'operazione era affidato al secondo in comando di Divisione N, Naomi Takara ma non si sarebbe aspettato che sarebbe scesa insieme a loro. Questo lo fece sentire decisamente più al sicuro.
*****
Il lancio era andato come previsto, appena la punta si staccò « Fuori! Fuori! Fuori!» Urlò Gakkin.
La squadra corse all'esterno accolta da un’aria che odorava di marcio, Laudat non sapeva dove si trovavano e forse era meglio così.
« Bisogna fare in fretta, dobbiamo impadronirci dei moli.» Ordinò l'ufficiale.
Gli abitanti di Omega iniziarono a reagire, sparando contro gli invasori dagli edifici che si ergevano nel percorso verso gli attracchi. Nel tragitto altre squadre si unirono a loro, tutte dirette allo stesso obiettivo.
« Continuate a correre » - li incitò Gakkin - « Non permette loro di organizzarsi, dobbiamo continuare a confonderli!»
Man mano che si avvicinavano agli attracchi la resistenza aumentava e il suo gruppo dovette arrestare la corsa quando un buon numero di nemici li colsero di sorpresa. Omega era la loro casa e la conoscenza del territorio dava dei vantaggi.
Gakkin come ogni buon ufficiale era in testa, il modo migliore per trascinare i propri uomini, ma ora giaceva a terra con un foro in testa.
Laudat era al riparo dietro un mucchio di macerie, rispondendo al fuoco nemico quando poteva. Si chiese come stesero andando le cose alle altre squadre. Sperava meglio che qui e sperare era l'unica cosa che poteva fare al riguardo.
Qualcuno lo affiancò, nascondendosi dietro al suo stesso riparo « Come ti sembra la situazione, soldato?» Chiese nel tono secco da ufficiale.
« Non proprio pessima, ma meglio se ci sbrighiamo a trovare una soluzione.» Rispose lui, voltandosi a guardare il nuovo arrivato. Di sicuro non si era aspettato di vedere una bella donna dai tratti asiatici. Lui sbarrò gli occhi, sapeva bene chi era. « Possiamo ancora cavarcela, vice-comandante Takara. »
Guardandosi intorno, Laudat vide Takara lanciare una serie di ordini. Chi se non il comandante in capo dell’operazione, poteva essere in collegamento con tutte le squadre. Poi non la vide più, si era occultata.
Una serie di granate esplosero, questa volta tra i difensori di Omega. Altre squadre stavano giungendo sulla loro posizione.
Vide nuovamente Takara che apparsa dal nulla, in mezzo ai nemici li eliminava con pochi colpi precisi ed entrava combattendo all'interno di un edificio.
Laudat si scagliò avanti gridando, come se fosse stato un segnale convenuto gli altri soldati si alzarono seguendolo. Entrò nel medesimo edificio dove aveva visto sparire il vice-comandante, dietro di lui sentì Satrone che lo seguiva. Arrivano presto sul tetto dell'edificio che risultò avere tre piani.
« Ah! Sei tu. » - disse Naomi voltandosi per sparare sentendo qualcuno arrivare - « Al momento giusto. Prendete quei lanciamissili e usateli sull'edificio davanti a noi, centrate le finestre al secondo piano.» Ordinò indicando un paio di quelle armi accanto ai cadaveri dei loro precedenti proprietari.
Senza farselo ripetere fecero fuoco contro l'obiettivo indicato, dalle cui finestre i nemici si sporgevano per sparare.
L'esplosione amplificata dall'ambiente chiuso fece saltare tutte le finestre dell'edificio, almeno quelle che ancora esistevano e dopo si sentì una serie di esplosioni minori, mentre del fumo incominciava a salire.
« Ben fatto! » - gli disse Naomi - « La tua squadra ha bisogno di un nuovo ufficiale. È tua. » Prima che lui potesse rispondere lei salto dal tetto.
Con gli occhi spalancati dal terrore l'umano e il batarian si sporsero a guardare, ma videro soltanto il resto dei loro compagni che avanzavano nella strada.
Quando finalmente arrivarono ai moli li trovarono nel caos più totale con attaccanti e difensori che si battevano in ogni dove. Fu allora che vide le porte degli ormeggi aprirsi e lui esultò. I rinforzi stavano sbarcando, altri soldati ma anche mech di combattimento pesanti e leggeri e quelli che sapeva essere uno dei progetti segreti della compagnia.
Dei mech dotati di pilota, simili ai vecchi Atlas, stavano facendo il loro ingresso e tra questi un'unità spiccava tra le altre sia per le dimensioni che per il numero di armi che portava. Sulle braccia artigliate era disegnato un bambino armato all'inverosimile, ed era guidata da un krogan. Sotto la spinta dei rinforzi nemici i difensori batterono in ritirata appostandosi appena trovavano un riparo, per niente disposti a cedere più terreno del necessario.
Mentre i rinforzi si davano da fare, il krogan in armatura da guerra scese dal mech.
« Ti ho portato “Bambino” Naomi, è stato divertente uccidere usandolo ma uccidere il nemico di persona è molto meglio.» Disse riferendosi al mech che lei e Tenus avevano recuperato in una missione per Dasha, quando erano ancora dei criminali e che il Consiglio aveva deciso di demolire perché troppo pericoloso.
Ignorando quello che gli aveva detto gli domando « Che mi dici di questi nuovi mech ottenuti sul modello di “Bambino”? Non li abbiamo nemmeno mai testati. »
« Funzioneranno, li ho progettati io. » Rispose Mores che era un esperto in fatto di armamenti e ricercatore capo all'interno della Noveria. « Ma sono decisamente meno potenti, altrimenti il Consiglio non ci avrebbe mai autorizzato al loro commercio.»
Detto questo il krogan la salutò con un cenno della testa e si tuffò nella battaglia.
Con l'arrivo dei rinforzi fu possibile conquistare la testa di ponte, riducendo in macerie tutti gli edifici più vicini e creando una terra di nessuno. Naomi  fuori dalla cabina stava valutando la situazione quando si sentì chiamare dal basso.
« Come procediamo?» Chiese Dasha, nella sua armatura da nemesis, Tetrius era accanto a lei.
Naomi scese agilmente dal mezzo prima di rispondere « Sono sicura che riprenderanno ad attaccarci a momenti, appena avranno abbastanza uomini. Com'è la fuori?» Indicò in direzioni dei portelloni.
« Senza i cannoni di Omega quelle navi sono trascurabili anche se hanno il vantaggio del numero. Ma sono sicuro che il capitano Oosvel saprà affrontare la situazione. Io sono qui, per dirigere le operazioni di terra, non avrei mai perso la vera battaglia di questa guerra.» Rispose Tetrius e prese a dare ordini. « Truppe con i lanciafiamme sui lati e incenerite ogni edificio. Il nemico conosce il posto noi no, non lasciamo niente che possa usare per sorprenderci. Gli altri usino granate incendiarie.»
« Sembra che il vecchio generale si diverta. Spero che l'Atlantic Codex sia intatta?» Domando Naomi alla Weaver.
« Si » - le rispose la nemesis - « Nequet si è divertito un mondo a distruggere tutte le navi che aveva sotto tiro, senza che queste potessero rispondere perché non potevano rivelare la nave grazie all'occultamento.»
« Ok, ma che ci fa lui qui?» Chiese indicando una figura trasandata, in quella che doveva essere una divisa da medico.
Galba il medico fallito a causa dei suoi innumerevoli vizi che serviva sull'Atlantic Codex, non si prese neanche il fastidio di rispondere limitandosi a sputare a terra.
Naomi si era servita di rado dei suoi servizi, se avesse avuto necessita che le mettesse le mani in certi parti più intimi della sua persona non era sicura che l'avrebbe lasciato fare. La lussuria non era l'ultimo dei vizi di quel medico. Fortunatamente non era l'unico ad accompagnare gli uomini della Noveria, che avevano a disposizione anche una nave ospedale in mezzo alla flotta.
« Sa quello che fa e non so in che condizioni sarà Isabella quando la troveremo. Inoltre non si comporterebbe mai male con una paziente che potrebbe ucciderlo quando vuole.» Spiegò Dasha
Il medico sputò di nuovo a terra.
*****
« Cosa ci fai qui Steve e perché Samara è con te insieme a una decina di agenti N7?» Domandò Olivia in quella che era stata la base dei nemici che ora avevano abbandonato. Una piccola struttura di moduli collegati fra loro, tutto accuratamente nascosto dentro alla roccia. In uno spazio vuoto dentro all’asteroide. Mentre cercavano qualcosa di utile per uscire, suo fratello fece la sua comparsa salutandola con un «Ciao! »
« Direi che ti ho salvato il culo so-rel-li-na » Le rispose.
Olivia lo afferrò per il collo dell'armatura da distruttore e bruscamente lo fece inchinare alla sua altezza « Spiega!» Disse quasi ringhiandogli in faccia.
« Ok, ero sulla Cittadella quando Samara è arrivata. Aveva delle informazioni su un ufficiale asari corrotto che pareva interessata a Isabella, siccome sapeva dei nostri trascorsi con lei voleva conoscere le nostre opinioni al riguardo. Ho chiesto alcuni favori e mi hanno fatto accedere all'ufficio spettri, mamma e papà con la Normandy erano diretti ad un incontro diplomatico tra hanar e batarian per fornire un luogo d'incontro neutro. Una volta saputo che eri diretta ad Omega e su cosa lavoravi abbiamo chiesto un aiuto all'agenzia N7, che ci ha gentilmente messo a disposizione una nave con equipaggio e qualche rinforzo. Samara aveva trovato indicazioni su questo posto ed entrando da una direzione diversa dalla vostra abbiamo sorpreso alcuni comando asari di guardia all'esterno, l'ingresso era sigillato da un crollo della parete di roccia attraverso cui siamo riusciti ad aprire un varco. Fortunatamente siamo riusciti ad attraccare a un molo dei livelli inferiori prima che la battaglia la fuori entrasse nel vivo.»
« Quelle che dice Steve corrisponde al vero.» Intervenne Samara con la solita calma che la contraddistingueva, Olivia poté vedere un sorriso di auto compiacimento sul volto del fratello.
Senza dire niente lasciò andare Steve che sbilanciato dal peso dell'armatura ruzzolò a terra.
« Ti ringrazio per essere qui Samara e per l'aiuto che ci hai dato e un grazie anche agli agenti N7 »
« Ehi!E io?» Chiese Steve.
« Che ne dici di alzarti. » e accettò la mano della sorella per rimettersi piedi.
« Gente! Qui! Ho trovato qualcosa.» Gridò Pars. Con l'aiuto di Chrome era riuscita a bypassare la protezione di un terminale.
*****
Aria, all'interno del bunker che costituiva il suo centro di comando, guardava la mappa della situazione. Il nemico aveva i moli, se li tenessero, a lei non servivano. Conosceva Omega, loro no e rivolgendosi ai capi dei principali gruppi di mercenari dietro di lei disse « Preparatevi a muovervi con tutti i vostri uomini! Perché lo sappiate condurrò questo attacco di persona, sarò io e nessun altra a staccare la testa di Dasha dal suo collo.»
« Ne sei sicura?» Chiese un salarian.
« Possiamo prenderli di sorpresa mentre avanzano. » - dichiarò Aria con espressione convinta - « Inoltre Dasha è con i propri uomini. Eliminiamola e avremmo vinto.» Quindi prese a indicare sulla mappa il suo piano.
« Noi siamo qui! » Indicò Aria, battendoci un dito sopra. I presenti nella sala annuirono. La regina pirata continuò « Qui abbiamo gli Eclipse con i loro mech corazzati assieme ai mercenari del Branco Sanguinario. E quassù...» - il suo dito si sposto a ovest - « Abbiamo i sole blu che in questo momento stanno camminando nei corridoio di manutenzione di Omega. Al momento opportuno salteranno fuori non visti e attaccheranno il nemico mettendolo nel caos. Ora tutto quello che stiamo aspettando e che raggiungano questa zona. Il punto migliore per il nostro attacco.» e concedendosi un sorriso disse « Se va bene imprigioneremo le forze di Dasha in ogni direzione.»
 
Aria, da in cima un edificio, vedeva le truppe della Noveria avanzare velocemente con i mech pesanti in testa e dietro gli uomini in una formazione d'attacco da manuale, mentre incendiavano ogni edificio che sorpassavano.
Non conoscevano il luogo e non potevano rischiare, quindi lasciavano che il fuoco distruggesse qualsiasi cosa potesse rappresentare un pericolo che lo fosse o meno.
Quando ritenne che il nemico fosse arrivato esattamente dove voleva diede il segnale. Ogni bocca da fuoco presente su Omega, dalle pistole alle armi più pesanti fece fuoco sul nemico in contemporanea.
Sbucando da passaggi che gli invasori non potevano conoscere i suoi uomini li sorprendevano per ritirarsi subito dopo, mantenendo sul nemico una pressione costante sebbene non riuscissero del tutto a fermarne l'avanzata.
Nell'atmosfera di Omega passarono le cannoniere, tenute da parte con cura fino a quel fatidico momento. Dasha poteva permettersi di far entrare truppe di terra ma era impossibile che riuscisse far passare navette o qualsiasi altra cosa volasse dai moli che aveva conquistato.
All'inizio le cose andarono come Aria aveva previsto riuscendo davvero a sorprendere le truppe della Noveria colpendoli duramente. Poi, ad un tratto, non fu più facile.
I mech assicurarono un perimetro mentre con la loro potenza di fuoco sopperivano egregiamente allo svantaggio numerico in cui si trovavano, mentre dietro di loro i fanti dimostravano di conoscere il proprio mestiere. Le cannoniere seminarono la morte nello schieramento nemico al loro passaggio, ma i lanciamissili della fanteria e quelli dei mech rendevano difficile il compito e un paio di loro caddero al suolo, mentre le altre tornavano all'attacco. Entrambe le parti combattevano col massimo impegno possibile.
« Che tu sia dannata Dasha.» Disse mentre davanti a lei il livello di Omega dove si trovavano veniva consumato della battaglia e sempre più incendi si levavano attorno. Scese, per andare ad affrontare di persona il nemico.
*****
Purtroppo per Olivia l'unico modo per uscire era quello di fare a ritroso il percorso da dove erano arrivati Samara e Steve, il solo attraverso cui la justicar era riuscita ad aprire un'apertura usando i propri poteri. I nemici avevano deciso di sigillare la base abbandonata e di lasciare qualche guardia per sicurezza. Per trovarlo loro due avevano dovuto controllare un altro paio di passaggi, li la frana era stata troppo ingente per pensare di passare, segnati sulla mappa che Samara aveva recuperato tra le cose della defunta Aurianna.
Il tunnel in cui camminavano si diramava ogni cento metri circa e pareva essere una vecchia galleria, usato in passato per estrarre e trasportare l'eezo ma da tempo immemore abbandonata.
Mentre procedevano lungo il tunnel, Olivia raccontò quello che già sapeva aggiungendovi le informazioni trovate nel laboratorio del gruppo estremista di asari da Pars.
« Per quanto sembri incredibile questa Mythra ha portato avanti gli esperimenti di quello scienziato folle di Cerberus, ha clonato dei cloni modificati di Isabella per fare esperimenti e usarli per catturarla con lo scopo finale d’indottrinarla per farle uccidere Dasha e Aria. Sempre se non si uccidono a vicenda.»
« Pensi che potrebbe farlo? Isabella che attacca Dasha.» Chiese Steve.
« Non lo so. Vorrei che la comunicazione funzionasse di nuovo per contattare Arturus o Mordin, per sapere che diavolo sta succedendo li fuori.» - Olivia si rivolse alla Justicar - « Pensi che il suo progetto sul “Potenziamento e miglioramento dei poteri biotici delle asari” possa funzione?»
« Onestamente non lo so Olivia, tranne che sono sicura che il risultato, qualunque esso sia, non sarà nulla di buono.» Rispose Samara.
Olivia era dello stesso parere. Innestare nelle asari dell'eezo 19, usando una formula concentrata della sabbia rossa per accelerarne la reazione le pareva folle. Quella droga concedeva a chi non era un biotico dei poteri per una breve durata e piuttosto scarsi, se la usava un biotico le sue capacità erano potenziati fintanto che la droga rimaneva in circolo. Non aveva idea di quello che avrebbe potuto fare la nuova formula in combinazione con l'eezo 19. Seguendo questo filo di pensieri, si chiese se aveva fato e bene a permettere a  Jumishu di prendere una decina di siringhe con la nuova droga come prova.
Se avrà l'occasione di usarle per crearmi problemi lo farà di certo, speriamo di fermare Aria e Dasha prima che sia troppo tardi – pensò. Le venne un dubbio e chiese a Samara « Ritieni possibile liberare Isabella dall'indottrinamento? Sarebbe un altro modo per far fallire i piani del nemico.»
«Ti preoccupi per un'assassina Olivia?» Ripose la Justicar
«No, ma quello che sta succedendo non è colpa loro. Isabella in questo caso è una delle vittime, per quanto sembri strano.»
L'asari rifletté un attimo « Mi ricordi tuo padre e forse c'è un modo...»
*****
« Sei sicura di aver fatto bene a farti quell'iniezione?» Chiese Pezzara.
« Si, è solo il corpo che deve trovare un nuovo equilibrio con i miei poteri biotici » Rispose Mythra « Quando l'avrà trovato i miei poteri diventeranno unici.»
Da una postazione sicura osservavano la battaglia che stava sconvolgendo Omega « Sei certa che sia una buona idea che non sia vicino ad Aria in questo momento?» Domandò Pezzara
« Si, alla fine di oggi Aria sarà morta e ho bisogno che qualcuno guidi i comandi asari che Auriana ci ha fornito. Mi preoccupa di più non avere sue notizie.»
Un messaggio arrivò sul factoutom di Pezzara « Dannazione! Qualcuno ha liberato Isabella. Una squadra con me dobbiamo....»
«...fare niente.» Disse Mythra concludendo per lei la frase « Ricorda, Isabella non esiste più e Alpha è solo una marionetta che ascolta la voce del suo padrone esattamente come loro tre.» e indico i tre phantom che in silenzio aspettavano in piedi un ordine.
Trasse da una tasca un comunicatore e vi parlò. Il dosatore di sabbia rossa nel collo di Isabella rilasciò il proprio contenuto.
La droga si riversò veloce dentro lei.
 
Arturus si stava maledicendo per aver permesso al drell di seminarlo ma era molto più preoccupato di non riuscire a contattare Olivia, nel caos che regnava su Omega. Mordin si stava divertendo più di lui con quello che stava accadendo tutto attorno a loro.
Era stato costretto ad ordinare a Ilary di andarsene con la SR3. La nave attraccata costituiva un bersaglio troppo facile, oltre la possibilità che fosse colpita da un colpo sparato a caso.
Era più al sicuro libera di muoversi nello spazio, con il sistema di occultamento attivato e con essa il suo equipaggio. Aveva anche promesso a Steve che avrebbe badato a Ilary, nel limite del possibile era intenzionato a farlo.
*****
Tenus voltato di spalle aspettava che Isabella si rivestisse, aveva portato una nuova armatura da phantom insieme a una coppia di spade. Non sapeva se questa gentilezza fosse necessaria, con Isabella era sempre difficile decidere come comportarsi.
Ma c'era qualcosa che non lo faceva stare tranquillo, aveva sempre avvertito una sensazione di pericolo quando le era vicino, tanto da essere diventata quasi una normalità a cui non fare più caso. Adesso era sparita e lei sembrava avere la mente persa nel vuoto, sapeva che già in passato Cerberus aveva giocato con il suo cervello e pensò che qualsiasi cosa avesse fatto Aria poteva aver completato l'opera. Se questo fosse stato vero, Dasha si sarebbe vendicata come non mai.
Voltandosi vide che Isabella era pronta – C'è sicuramente qualcosa che non va. Forse quando sarà sul campo di battaglia e avrà ucciso qualcuno starà meglio-- pensò. Fece qualche passo in avanti e si fermò incerto, quella sensazione famigliare era tornata.
Si volto di scattò estraendo l'arma. La spada di Isabella fu più veloce, in un tempo che i suoi sensi dilatanti gli facevano vedere come al rallentatore, vide il suo braccio che si staccava. Stupidamente si trovò ad ammirare il taglio netto e pulito della spada, ad esserne anche contento perché così sarebbe stato più facile riattaccarlo.
Poi il tempo prese a scorrere con la sua solita velocità e la spada continuò la sua corsa, tagliando in profondità dalla spalla destra in una linea continua fino al ventre.
A terra vide il suo sangue formare una macchia sempre più larga e Isabella che lo scavalcava con un passo. Stava morendo e lo sapeva, l'unica cosa a cui riusciva a pensare e che non aveva mai fatto sesso con Naomi, anche se avevano sempre fatto squadra da quando avevano accettato di lavorare per Dasha.
Mentre il suo cuore rallentava, ebbe l'impressione di sentire dei passi in avvicinamento e di vedere delle ombre che si chinavano su di lui.
*****
Il fuoco, ormai fuori controllo, procedeva nella sua avanzata diventando più potente, alimentandosi con tutto ciò che poteva divorare. Sempre più edifici collassavano, spesso abbattendosi su quelli vicini e trascinando anch'essi al suolo sollevando nubi di detriti e cenere alte fino alla cupola di pietra dell'asteroide di Omega. Le vibrazioni facevano tremare l'intero livello e quelli vicini. L'odore di bruciato rendeva l'aria irrespirabile e tuttavia la battaglia continuava.
Un assalto dei mercenari di Omega aveva penetrato il perimetro degli uomini della Noveria.
A guidare l'attacco Aria in persona. La regina pirata balzò contro lo schieramento nemico, aprendosi un varco attraverso tre file di nemici a colpi di arma da fuoco e biotici. Abbatté un nemico e si liberò di due con i suoi poteri.
Mores si mosse per intercettarla cercando di colpirla con il suo martello da signore della guerra, ma l'asari si abbassò per schivare il colpo, sferrando gli ultimi colpi della sua arma alle gambe del krogan e colpendolo con i suoi poteri quando lo vide vacillare.
Lui cadde a terra soffocando un'imprecazione, le ferite non era gravi ma non poteva più fermare l'asari.
Aria, anche se disarmata, si precipitò verso il centro della formazione nemica, ben conscia di chi avrebbe dovuto cercare e uccidere per ottenere la vittoria.
Senza che lo volesse Dasha si trovò a combattere in un corpo a corpo con la regina di Omega, che approfittando della confusione e del fumo l'aveva colta di sorpresa.
Sacrificando il suo fucile di precisione era riuscita con una difesa improvvisata a fermarne l'attacco l'iniziale e ora armata con paio di pugnali da lancio, li portava sempre nascosti con se, si stava misurando con la sua diretta rivale.
« Prima sistemerò te, poi i tuoi uomini, Isabella, e la Noveria con lei!» Esclamò l'asari.
Dasha si abbassò, lasciando che il pugno di Aria si schiantasse contro delle macerie riducendole in ulteriori frammenti e ribatté «Risparmia queste frasi altisonanti per chi ti teme. Vediamocela solo io e te.» e segnalò ad alcuni dei suoni uomini che sopraggiungevano di ritirarsi. Era una cosa stupida, una parte del suo cervello stava cercando di far giungere quel messaggio alla parte cosciente, ma la rabbia aveva accecato Dasha Weaver. Stava rischiando tutto quello che aveva ottenuto per colpa di quell’asari. L’avrebbe uccisa personalmente a qualsiasi costo, quella sarebbe stata la sua vendetta.
Sul volto dei Aria apparve un sorriso a quella proposta. La sua rabbia non era inferiore a quella della Weaver.

La stanchezza cominciava a farsi sentire per entrambe e per di più il calore, il fumo e le fiamme rendevano l'aria irrespirabile.
Continuando ad affrontarsi si erano spostate in una vasta area di ruderi di recente formazione, sentivano sotto i piedi il colore che quelle macerie ancora emanavano.
L'asari era scatenata. Ringhiando, tentò un nuovo colpo nell'altra direzione per poi fintare l'attacco.
Dasha andò a sbattere di spalle contro quello che tempo doveva essere stato un bancale di pietra, e vi rotolò sopra con la schiena. Aria vi balzò sopra agilmente e calò il suo pugno su di lei. Dasha riuscì a schivarlo all'ultimo spostando di lato la testa, mentre il punto del bancale colpito dall'attacco andava in frantumi e si gettò a terra.
Da li vide che Aria aveva un attimo di esitazione, si guardava intorno con aspetto severo come se solo ora vedesse gli edifici distrutti. Altri crollarono alle loro spalle. Il suolo tremò e poche rovine ancora in piedi vicine a loro si abbatterono al suolo. Una di queste cadde producendo un rumore secco e formando alcune crepe tra le lastre di metallo che formavano la base del livello in cui combattevano.
A quella vista, Aria urlò di rabbia e balzò giù dal bancale. Cominciò a incalzare Dasha con colpi sempre più serrati.
Uno dei pugnali di Dasha volò dalla sua mano verso Aria ma i poteri biotici lo fecero deviare dal percorso e si perse in mezzo alle macerie.
Aria caricò un colpo micidiale.
Dasha saltò e puntando il piede contro un muro si spinse in alto, evitando per un pelo l'onda d'urto lanciata dall'asari. Da in alto ricadde addosso a Aria, avvinghiandola per le spalle e trascinandola al suolo, mentre con il pugnale che le rimaneva cercava di mirare alla gola di lei.
Ed entrambe rotolarono tra le macerie, lasciandosi sfuggire l'una la presa sull'altra.
Dasha si puntellò sulle mani, pronta a scattare in piedi ma prima che potesse farlo, Aria, la colpì al volto con un sinistro biotico formidabile.
Dasha sentì la testa scricchiolare, perse la presa sul terreno e ricadde su un lato, completamente intontita per qualche secondo e priva del pugnale.
Senza smettere di fissare Dasha con odio e sarcasmo, Aria la tirò in piedi e gli urlò in faccia «Combatti!» e colpendola nuovamente al volto quando la lascio andare.
Dasha sentì il lato del casco colpito andare in frantumi e quest'ultimo saltare lontano trovandosi a viso scoperto, l'interno della guancia che si tagliava contro i denti e alcuni di questi saltare, sputò sangue e denti. Un secondo colpo le centrò lo stomaco, e un terzo e un quarto la presero di nuovo al volto. L'ultimo la sbilanciò facendola finire cadere di schiena, la testa le girava e la vista le dava una visione sdoppiata.
Da una distanza imprecisata udiva ruggire l'incendio che stava divorando Omega, le urla dei soldati e il rumore delle esplosioni. I crolli degli edifici continuavano, facendo tremare l'intero livello.
Aria preparò l'ultimo colpo calando con forza il pugno su Dasha che grazie ad una improvvisa torsione del busto lo evitò ma che mando in frantumi il suolo sottostante.
Entrambe erano di nuovo in piedi ma Dasha si reggeva a malapena.
Si udì il rumore di qualcosa che cedeva. Sotto di loro il pavimento cedette a partire da dove Aria aveva sferrato il colpo formando una voragine.
La regina di Omega vi cadde dentro urlando e dimenandosi.
Dasha con uno slancio disperato riuscì ad aggrapparsi a una sporgenza.  Le dita scivolavano non trovando una presa sicura ma all'ultimo due mani enormi la issarono oltre il bordo del crepaccio ed usò i piedi per spingersi fuori, buttandosi di schiena a terra.
Riprese fiato solo per qualche istante, osservando il suo salvatore « Grazie Mores »
« Sei una stronza Dasha, ma sai combattere e probabilmente sei il miglior capo che posso trovare.»
Solo allora la Weaver iniziò a notare l'improvviso silenzio che era calato.
Privati della loro guida i mercenari di Omega avevano perso il loro spirito combattivo e si ritiravano senza opporre di resistenza.
Solo in quel momento si accorse di un grido che si stava levando intorno a lei « Urrà per Dasha! »
Gridavano i suoi uomini. Mai prima di allora le era capitato di essere acclamata, non poté evitare un certo disagio.
« Una sensazione inebriante.» Commentò Tetrius che si era avvicinato e che nonostante la vittoria non permetteva che la disciplina venisse meno.
« Si, ma non sono venuta qui per questo. Dov'è Isabella? Tenus affermava che l'aveva trovata e liberata al suo ultimo contatto.»
« Probabilmente starà cercando di condurre qui Isabella, mentre lei si ferma ad uccidere chiunque incontri suppongo » Affermò divertita Naomi scendendo dal suo mech.
Mentre si guardava intorno tra il fumo e le macerie a Dasha parve di scorgere qualcosa di famigliare che si avvicinava.
« Quella non è la testa rossa di Olivia?» Chiese aguzzando la vista.
« Mi sembra di si.» Rispose Naomi.
« Beh...che le prende per agitarsi e urlare in quel modo. Non riesco neanche a capire cosa dice con il rumore che fanno gli uomini.»
In quell'istante avvertì una sensazione di fastidio e solo dopo un dolore acuto all'altezza della bocca dello stomaco. Le sue sopracciglia si sollevarono per la sorpresa quando vide qualcosa sporgere dal suo corpo. La prima cosa che penso fu a un pezzo di metallo di qualche maceria, ma solo dopo che lo mise a fuoco si accorse che era troppo elaborato.
Sentì le forze mancargli, le gambe cedergli ma prima di cadere riuscì a guardare dietro di lei e per la prima volta in vita sua sentì il bisogno di piangere.
Cadde al suolo afferrando la spada sul davanti che le tagliava le mani e mormorando « Isabella, perché?» Chiese al phantom dietro di lei.
*****
Mythra ignorava quello che stava accadendo e il trionfo del suo piano. Distesa al suolo il suo corpo era percorso da violenti crampi e aveva la sensazione che le sue ossa cercassero di proprio volere distaccarsi da lei, facendosi largo tra la più morbida carne.
Accanto a lei Pezzala era terrorizzata non sapendo cosa fare.
Seguì un accecante esplosione di luce blu.
Sopra a tutti i contendenti, l'asteroide Omega inglobato da secoli nella stazione incominciò a tremare violentemente.

 

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Capitolo 5
*** La Dea ***


Isabella scattò all'indietro lasciando andare la spada conficcata in Dasha e da lei trattenuta, mentre il braccio artigliato di un mech colpiva il suolo dove si era trovata un attimo prima.
Ebbe appena il tempo di vedere con la coda dell'occhio un’ombra enorme incombere su di lei, per buttarsi a terra e rotolare di lato, mentre un martello krogan percuoteva il terreno.
Alpha, il nome dato a Isabella da Mythra dopo il suo indottrinamento, aveva ricevuto l'ordine di uccidere Aria T'Loak e Dasha Weaver e solo dopo di provvedere alla propria sicurezza e fuggire per questo non si era ritirata dovendo confermare la morte del suo bersaglio, incapace di prendere qualsiasi altra decisione.
Intanto la droga liberata dal dosatore che portava nel collo, faceva il suo effetto, potenziandone forza e poteri.
Non si accorse della figura fino a quando non la colpì alle spalle.
Si allontanò barcollando, gli scudi avevano assorbito la maggior parte dell'attacco, voltandosi poi verso il suo aggressore. Afferrò saldamente la spada e si chinò sulle ginocchia, con le braccia allargate e saltò in avanti.
Naomi aveva affrontato diverse volte Isabella e mai di propria iniziativa, da quando il phantom aveva appreso che la ex N7 sapeva usare una spada, in quanto aveva servito come Ombra, si era divertita ad affrontarla usando una singola spada e senza poteri biotici. Ben conscia che Isabella giocava con lei, come un gatto avrebbe fatto con un topo, mentre duellavano.
Ma ora affrontandola dopo essersi precipitata dal suo mech furiosa per quello che aveva appena fatto, Dasha aveva allestito un esercito e trascinato tutti loro su Omega solo per salvarla, non riusciva a credere che quella di fronte a lei fosse veramente Isabella.
Non tanto perché lei non avrebbe mai colpito Dasha, era difficile dire cosa passasse per la mente del phantom, ma da esperta dell'arte della spada poteva capire molto sulla sua avversaria avendola già affrontata.
Era sicura che fosse Isabella, nonostante il casco ne celasse il viso, dalla postura, dal modo in cui impugnava la spada, inoltre l'armatura era chiaramente quella che Tenus aveva portato con se per Isabella nel caso fosse riuscita a liberarla.
Ma il modo di combattere di lei era diverso da quello che conosceva, gli attacchi erano eseguiti alla perfezioni e ogni colpo calava con una potenza che pensava che le avrebbe fatto scappare di mano la spada oppure l'avrebbe spezzata. Una forza che il phantom non aveva mai posseduto e gli attacchi si ripetevano sempre con le stessa sequenza di colpi e gesti.
Che fine avevano fatto l'imprevedibilità di Isabella che tanto la rendeva pericolosa? Dov’era quel senso di pericolo che proveniva da lei e che quasi saturava l'aria quando uccideva o era impegnata con un avversario capace di costringerla a fare sul serio?
Confusa, alla fine decise di provocarla.
 « Avanti, vuoi il sangue » - ruggì Naomi - « Ti è sempre piaciuto ferire, mutilare e uccidere! Provaci con me! »
Incominciò a tempestare in modo furioso Isabella di colpi costringendola a indietreggiare, cosa che non le era mai riuscita in precedenza.
Il piede destro di Naomi sprofondò nelle macerie che ricoprivano il terreno e barcollò cadde a terra.
Isabella alzò la spada per colpire.
D'un tratto Samara balzò sopra a Isabella atterrandola, le strappò l'elmo e afferrandole il volto con le mani le dice: « Abbraccia l'eternità!»
*****

La fusione mentale delle asari con il partner permetteva di condividere memorie, pensieri e sentimenti.
Oltre a essere usata nella riproduzione permetteva anche il trasferimento di informazioni tra soggetti.
Chi però aveva avuto secoli per imparare questa tecnica e sondare gli angoli nascosti della propria mente come Samara poteva fare ben altro.
Sapeva perfettamente che niente di quello che vedeva era reale, ma solo una ricostruzione della mente di Isabella.
Guardando in basso vide un pavimento lucente, sembrava fatto di vetro o ghiaccio nero e dava l'idea di essere spesso. Si guardò intorno, vide l'oscurità più impenetrabile appena dove finiva il suo sguardo e qualcosa, circondato da un bagliore, ergersi in lontananza in quella superficie piatta.
Si diresse verso quel punto luminoso.
Una luce improvvisa e breve proveniente dal pavimento attirò la sua attenzione. Nel punto dove era apparsa non vi era niente ma innumerevoli bagliori cominciarono ad apparire in maniera caotica su tutta quella superficie.
Si chinò, mettendosi in ginocchio. Quando una luce comparì vicina a lei scattò avanti riuscendo a toccarla prima che potesse svanire.
Samara vide, sentì e provò quello che aveva visto Isabella tanti anni fa quando era prigioniera di Cerberus e del suo scienziato.
Anni fatti di solitudine in cui una persona che non era ancora una donna ma solo una ragazza veniva picchiata brutalmente ogni volta che sbagliava, altre volte per allenarla al dolore, sottoposta ad esperimenti, isolata da ogni contatto umano.
Vedeva i suoi sorveglianti che le impartivano ordini come se fosse un animale addomesticato, sottoponendola ad ogni tipo di allenamento.
La vide uccidere, dietro loro commando, innumerevoli persone prigioniere come lei. La prima volta che lo fece vomitò disgustata dalla vista e dall'odore della sua vittima crollando in ginocchio e cominciando a singhiozzare.
Un suo carceriere le si avvicinò, aveva in volto un'espressione seccata come se qualcosa non avesse funzionato. Tirò uno schiaffo a Isabella, afferrandola per un braccio l’alzò brutalmente dicendole « Sei ancora troppo umana Alpha. Bisognerà provvedere.»
Samara vide molti altri ricordi come quello, ma quello che più la sconvolse e che vide solo eventi violenti. Ogni criminale da lei affrontato aveva avuto episodi brutali ma questi ogni tanto erano intervallati da qualche evento piacevole.
Se quella superficie lucida rappresentava il primo indottrinamento parziale a cui Isabella era stata sottoposta, quelle luci erano i suoi ricordi che imprigionati riuscivano a sopravvivere e forse ad affiorare alla sua mente. Una quantità di ricordi di quasi un decennio di vita fino al suo indottrinamento, dal primo all'ultimo di solo violenza e abusi.
Samara si rialzò dirigendosi a passo deciso versò ciò che aveva attirato la sua attenzione. Quando fu vicina riconobbe una sfera ferma a mezz'aria, al suo interno pulsava la luce di un ricordo.
Dopo un attimo di esitazione allungò la mano e la toccò.
Vide Isabella con spada e corazza da phantom, subito dopo l'indottrinamento tremante per il procedimento che aveva subito. Davanti a lei a qualche metro di distanza stava il suo prossimo avversario, la sua prossima prova da superare, una nemesis armata di fucile.
Isabella non si muoveva, si sentiva troppo male per fare qualsiasi cosa.
Arrivò uno dei carcerieri e incominciò a urlarle contro, una voce che non era la sua né quella dell'istruttore ma che proveniva da dentro di lei le diceva di ubbidire.
Venne colpita. Cadde a terra mettendosi in posizione fetale mentre sentiva il suo corpo percorso da violenti spasmi.
Poi qualcosa di caldo e appiccicoso le bagnò il viso. Lei con lo sguardo impietrito vide il sangue che colava di lato, dalla fronte dell'uomo.
Vide il suo sguardo spegnersi rendendosi conto di cosa gli stava capitando, stava morendo.
Isabella non gli staccava gli occhi di dosso, troppo affascinata per farlo e perché le piaceva quello che vedeva. Per la prima volta in vita sua sorrise e i suoi occhi ebbero una scintilla di vitalità.
Una nuova figura entrò nel suo campo visivo.
Era la nemesis, la sua avversaria, che ora le tendeva una mano per aiutarla ad alzarsi.
Isabella la guardava stupefatta mai nessuno l'aveva aiutata, neanche in qualcosa di semplice come alzarsi. Non aveva nemmeno mai pensato fosse possibile un gesto simile.
Quando lei toccava una persona era per ucciderla, quando una persona toccava lei era per cercare di ucciderla o per picchiarla.
Nella sala suonò l'allarme, altro personale di Cerberus entrò nella sala questa volta armato.
La nemesis lasciò cadere il fucile, resasi conto che lottare era inutile.
Isabella venne portata via ma non smise di tenere lo sguardo fisso su quella che avrebbe dovuto essere la sua avversaria, ora circondata da uomini armati di manganelli elettrici.
Una voce risuonò nella sala dagli altoparlanti « La solita ribelle Dasha, hai bisogno d'imparare. »
Gli uomini che la circondavano cominciarono a picchiarla e continuarono anche quando cadde a terra, stavano proseguendo nello loro opera quando la porta si chiuse nascondendo a Isabella la vista di cosa accadeva quando lei era ormai fuori dalla stanza, trascinata da altre guardie.
A voce troppo bassa perché le guardie se ne accorgessero incominciò a mormorare un nome « Dasha...Dasha...Dasha..»
Samara si staccò dalla sfera, dunque era quello che legava Isabella a Dasha. Un ricordo che per lei valeva più di tutto, quello in cui per la prima volta una persona l'aveva aiutata.
Si chiese dove fossero i ricordi che seguivano, quelli che avrebbe dovuto liberare dal più recente indottrinamento e che sperava potesse essere ancora spezzato perché non ancora in profondità nella mente.
Guardò davanti a se nella tenebra che avvolgeva quel luogo e sentì un rantolo, feroce, profondo e rauco che subito esplose in un ululato lacerante.
Samarà sussultò a quell'urlo bestiale e fece qualche passo indietro. Cercò con lo sguardo di scrutare quello che le tenebre nascondevano ma non vide niente.
Un suono metallico attirò la sua attenzione. Rivolse lo sguardo in alto, da dove pareva giungere e vide innumerevoli catene nascoste nell'oscurità dirette verso il punto da dov'era giunto quel latrato.
Era sicura che avrebbe dovuto spezzarle per liberare Isabella dall'indottrinamento, concentrò la propria mente più che poté su quella singola azione.
Le catene presero ad agitarsi come scosse da un vento impetuoso, sempre più violentemente ad ogni momento.
Rompendosi al fine e sparendo nel nulla.
Samara si voltò di scatto, quando nel medesimo istante avvertì un ruggito ancora più forte e vide una sagoma scura, enorme, priva di contorni che avanzava lentamente emettendo un ringhio sordo, un rantolo profondo che si dirigeva verso di lei. Tra loro solo la sfera sospesa a mezz'aria.
Arretrò ancora, avrebbe voluto andarsene ma prima doveva essere sicura di essere riuscita nel suo scopo.
La luce della sfera illuminò dal basso e di traverso la figura senza forma, conferendole un aspetto ancora più terrificante.
Vide un essere enorme, capace di schiacciare una persona con una singola zampa, che avanzava  lentamente, quasi saggiando il terreno. Scopriva le zanne enormi, rizzando sulla schiena un pelo nero e ispido.
Arrivato vicino alla sfera abbassò il capo e le orecchie, emettendo una specie di uggiolio lamentoso. Infine si mise a terra, con la sfera tra le enormi zampe anteriori. L'intenzione di proteggerla era evidente. Sul pelo della creatura presero a brillare molteplici luci, uguali a quelle dei ricordi imprigionati nel pavimento.
Adesso era sicura che quell'essere fosse la rappresentazione dei ricordi e della volontà che era venuta a liberare.
Gli occhi della bestia la fissarono, era chiaro che non era la benvenuta.
*****
Samara e Isabella si riebbero nello stesso momento.
Isabella era di nuovo in sé e tornò anche la consapevolezza di tutto quello che aveva visto e sentito e gridò per disperazione.
Si sollevò in piedi, inebetita da quello che sapeva di aver fatto e avanzò come un automa verso il corpo esanime di Dasha, guardò con orrore la punta  della sua spada che le usciva dal petto. Su di lei Galba, il medico stava cercando di fare l'impossibile.
Piangendo sommessamente s'inginocchiò vicino a lei, le sollevò il capo e accarezzò i capelli, poi la strinse a se e la bacio sul viso.
« Isabella ? » Chiese una voce che sembrava provenire dall'oltre tomba.
Isabella spalancò gli occhi per la sorpresa.
Dasha la stava guardando. Lei fece segno di si con la testa piangendo più di prima.
La Weaver sorrise alla risposta e con voce flebile si rivolse al medico « Galba, meglio che rimetti a posto le mie interiora o Isabella penserà che sono morta per la tua incapacità. »
« Dovresti esserlo o meglio lo saresti di sicuro se non avessi avuto i riflessi abbastanza pronti per tenere la spada in modo che non venisse estratta. Ha fatto da tappo rallentando l'emorragia, solo per questo sei ancora viva. In ogni caso non sei fuori pericolo, qui posso fare poco ma se ti porto sulla nave ospedale potresti anche cavartela. »
Si volse quindi ad un’altra figura che era al limite dal suo campo visivo.
« Olivia...l'avevo detto che mi avresti complicato questa guerra, ma immagino che dovrei ringraziare te se Isabella è di nuovo con me »
« Dovresti ringraziare Samara, è stata lei a liberare Isabella dall'indottrinamento a cui è stata sottoposta » Spiegò lo s.p.e.t.t.r.o.
« Indottrinamento? »
« Si...ma ci sarà tempo per spiegare...sappi solo che tu a Aria siete state manovrate in modo che vi scagliaste una contro l'altra. L'idea era di sbarazzarsi di quella che sopravviveva con Isabella e di prendere il controllo della Noveria Corps e di Omega. »
« Direi che sono andati vicino a realizzare il loro piano. Chi è stato? O meglio sono morti? »
« Dopo, ho bisogno che richiami i tuoi uomini, che ti ritiri e poni fine a questa follia. Dov'è Aria? Devo convincere anche lei. »
Dasha indicò con gli occhi una voragine.
« Oh no. » Commentò Olivia.
Alcune macerie esplosero schizzando in aria e ricadendo ad alcuni metri di distanza e come una figura uscita dall'inferno, sporca del proprio sangue e di quello nei nemici uccisi Aria T'Loak si presentava nuovamente davanti a loro.
Il desiderio di continuare la lotta era evidente ma si parò un istante quando vide Dasha a terra. Olivia comprese quello che stava passando per la mente dell'asari, un solo rapido colpo finale e......
probabilmente l'avrebbe fatto se un rumore di un grilletto dietro di lei non l'avesse fatta arrestare.
« Perché non ascolti cosa ha da dire Olivia o vogliamo vedere se posso mancare un bersaglio così vicino? » Disse Arturus appena a qualche metro di distanza.
Un krogan superò lui e Aria depositando un drell vicino a Dasha, che troppo debole si limitò a guardare senza avere dubbi su chi avesse conciato in quel modo il suo assassino drell.
« Ah! Ti consiglio di riflettere bene su cosa fare. Potresti rimanere sorpreso su cosa potrei fare per ribaltare questa situazione. Tuo padre potrebbe confermartelo. » Rispose Aria al turian.
Olivia scelse quel momento per mettersi in mezzo e ripetere ciò che aveva già detto a Dasha, che ambedue erano state ingannate e aveva tutte le prove necessarie e che mettessero fine all'istante al loro scontro, aggiungendo il nome delle responsabili: Pezzara e Mythra Zon.
La regina di Omega parve però convinta ad accettare solo dopo l'intervento di Samara, era chiaro che non apprezzava le Justicar ma come ogni asari sapeva che non avrebbe mai mentito.
« Dasha non pensare di andartene da Omega fino a quando non mi avrai risarcito. » Esclamò Aria
« Ti riderei in faccia, se non pensassi che farlo mi ucciderebbe. » Le rispose l'umana. Accanto a lei Galba si stava preparando per trasportarla.
« Avrei una domanda. Queste vibrazioni sono normali? » Chiese Steve.
Le vibrazioni erano continuate ininterrotte ma fino a quel momento ognuno aveva avuto troppi problemi per badarci.
Fu allora che udirono alcuni soldati intimare “Alt” e pochi istanti dopo li videro compiere un volo incredibile colpiti da un onda d'urto di potenza inaudita. Tutti si volsero in direzione dell'attacco con l'arma puntata.
Davanti a loro stavano due asari « Pezzala! Pagherai per avermi tradita e Mythra Zon…mi ricordo di te e del tuo stupido movimento a favore dei biotici, di come rapinaste la mia banca su Omega. Allora mi sfuggisti, anche se distrussi con piacere quel povero gruppo di idioti che avevi messo assieme, ora sono felice di concludere l'opera eliminandoti. » Le minacciò Aria.
Olivia scorse dei movimenti in mezzo alle macerie e non fu la sola. Vide i soldati intorno a lei tornare a farsi guardinghi, invece di continuare ad assestarsi pacche sulle spalle e di scambiarsi commenti sulla battaglia. I nemici erano numerosi, almeno un centinaio e vide solo asari, ma sempre in netta minoranza rispetto all'esercito della Noveria.
Si chiese se Tetrius si fosse accorto che il nemico prendeva posizione intorno a loro. Fu sollevata quando sentì il turian mormorare dei comandi sottovoce facendo finta di niente.
Non le piaceva l’ex-generale, l'aveva sempre trovato inquietante ma non era finito in prigione per incompetenza.
Mythra rispose alle minacce di Aria con una risata beffarda, solo allora si accorse di Isabella china su Dasha e la sua faccia assunse un'espressione sorpresa « Non so come ti sia liberata dall'indottrinamento, ma non importa. Con i poteri di una dea posso mirare a ben altro che controllare la Noveria tramite te. Ma se fai la brava e torni da me potrei fare di te la mia favorita. »
La sguardo di Isabella fu di puro odio, ma non si mosse non volendo lasciare Dasha.
« Pare che avrò il piacere di eliminare di persona tutti voi, oltre che a degli ospiti d'eccezione come i figli di John Shepard e addirittura la famosa Justicar Samara. Incominciò a intuire perché Aurianna non ha data sue notizie. »
« Aurianna è andata incontro al destino che vanno tutti i malvagi. » Rispose Samara.
« Non ho niente contro di voi. Inchinatevi a me e potrei decidere di risparmiarvi.» Annunciò Miythra
« È pazza! » Esordì Aria.
« Inchinarci! Perché dovremmo? Non penserai di vincere solo con un centinaio di asari. Gli uomini della Noveria sono molto più numerosi, lo stesso per vale per i mercenari di Omega. Arrenditi e consegnati a me, sarai presa in custodia e consegnata al Consiglio. » Concluse la Justicar.
Mythra non rispose ma chiuse gli occhi a concentrarsi, sopra di loro l'asteroide tremò nuovamente e tutto il piano fu invaso da una tenue luce azzurra.
Alzando lo sguardo tutti videro le vene di eezo che percorreranno la pietra illuminarsi e l'energia fluire direttamente dalla pietra all'asari, che ora stava letteralmente brillando per la quantità di potere che stava accumulando. Quando aprì gli occhi questi emanavano una luce abbagliante.
« Perché è una Dea ad ordinarlo! » - allargò le braccio nel dirlo - « Dimmi Aria, ora chi è Omega? »
Aria le si scagliò contro. Mythra eseguì un singolo gesto della mano e una sfera di energia biotica scaturì dalle sue dita colpendo la regina pirata.
Aria sussultò e si contorse quando venne colpita e fu avvolta da una specie di fuoco biotico, questo si estinse quando rilasciò un’ondata del proprio potere biotico abbastanza potente da soffocare le fiamme che la circondavano.
Olivia le fu vicina e la aiutò a rialzarsi « Cos'è successo? »
« Al diavolo se lo so, è un trucco che non conosco. Ho pensato che se erano fiamme biotiche una scarica di potere biotiche poteva spegnerle, se non avesse funzionato ora forse non sarei più qui. » Aria aveva nuove ferite, ma sembrava decisa più che mai a combattere.
« Adesso che avete avuto una dimostrazione del mio potere, cosa decidete poveri sciocchi?» Domandò Mythra.
« Noveria!» Gridarono gli uomini ed incominciarono ad esplodere i primi colpi contro i nemici lo stesso fecero Olivia, la sua squadra, gli agenti N7 e Samara.
Pezzara urlò un ordine, i commando asari avanzarono in fretta impiegando inizialmente i nemici in un combattimento di poteri biotici e solo in parte di armi da fuoco.
Nel caos iniziale Olivia sparò brevi e precise raffiche contro il nemico in avvicinamento, da dov'era poteva vedere Asiria, Samara e  Jumishu che contrastavano gli attacchi biotici con i propri e lo stesso facevano i biotici a servizio della Noveria, con sua sorpresa scorse in un punto in cui l'attacco era particolarmente violento Pars.
La quarian aveva una ferita vistosa su un fianco e perdeva sangue ma sembrava intenzionata a resistere ad oltranza. Alcuni soldati della Noveria, ricacciati indietro quando aveva provato ad assaltare le postazioni avversarie, si raccolsero intorno a lei per cercare di trattenere il nemico.
Olivia vide Arturus eliminare un asari con un colpo in fronte, mentre questa si era esposta troppo
« Uno per uno non la finiamo più » Commentò Steve, impegnato a tenere sotto tiro diverse nemici con scariche di typhoon, facendo saltare altri quando usò le granate multiple in dotazione alla sua armatura.
Un asari cercò di eliminare Mordin che schivò il colpo con un’agilità insospettabile nel suo corpo enorme da krogan, la finì senza problemi con la propria arma.
Altri colpi esplodevano di continuò alla sinistra della sua squadra, dove le asari nemiche stavano attaccando con il supporto di numerose armi pesanti e facendo largo uso di poteri biotici.
« Aiutiamoli! » Gridò Olivia e guidò gli agenti N7 verso sinistra, anche se non prendeva ordini da nessuno Aria si unì allo s.p.e.t.t.r.o.
Avrebbe preferito affrontare Mythra ma dopo la lezione che aveva subito aveva dei dubbi di poterla eliminare da sola, ma se avesse prima eliminato tutti i suoi uomini forse avrebbe potuto farcela.
Un asari cercò di colpirla, Aria schivò buttandosi dietro un riparo e facendo fuoco con un'arma raccolta da terra. Sentì un urlo ma non poteva dire se l’aveva uccisa o solo ferita.
Anche se in minoranza, le asari al commando di Mythra erano coraggiose e tentarono un nuovo assalto da un’altra direzione.
Olivia stava quasi tornado indietro per dare man forte, quando vide Tetrius guidare di persona un contingente di soldati in supporto mentre Mores seminava il caos tra le file nemiche, uccidendo chi  non era abbastanza veloce da evitare i martelli del signore della guerra.
« Naomi! » - Ruggì il generale turian  nel comunicatore- « Qui mi servono un paio di mech! »
Nel momento stesso in cui gridava, due asari sbucarono da dietro un riparo. Il turian si gettò a terra con una capriola e colpì un asari con pochi colpi precisi alle gambe, questa cadde verso la compagna, seguì un attimo di esitazione di cui approfitto il generale per tirare una granata infernale.
Le due asari si contorsero ancora per alcuni istanti, prima che Tetrius le finisce con un colpo a testa. Di loro rimanevano solo i corpi carbonizzati e anneriti.
Trovandosi nel centro della mischia, Olivia si accorse che stavano perdendo terreno ma non riusciva a capirne il perché. Distratta da quelle riflessioni, per poco non venne abbattuta da un asari se Aria
non avesse eliminata per prima il nemico.
« Non è il momento di dormire! » Le disse Aria in tono di rimprovero.
In quel momento la vide, come una leggera membrana tra lo schieramento nemico e il proprio. Prese il suo fucile di precisione e fece fuoco, concentrando la propria attenzione non sul bersaglio ma sul colpo e ne vide l'energia esaurirsi molto prima di raggiungere il bersaglio senza riuscire a superare quella strana cupola biotica che gli avvolgeva. In qualche modo, la potenza delle loro armi era indebolita.
Olivia evitò un paio di colpi e al sicuro dietro alcune macerie raggiunse Tetrius, quando gli ebbe finito di dire cosa aveva visto, il generale inarcò quello che per un umano sarebbe stato un sopracciglio e chiese « Qualche idea? »
« Se dobbiamo distruggere un potere biotico ci serve Isabella. »
« Dannazione, penso che tu abbia ragione. Cercherò di trattenere i nemici e limitare le perdite ma tu muoviti e speriamo che funzioni. »
Mythra serrò i denti nel guardare i nemici che resistevano, nonostante il vantaggio che avevano dato alle sue asari non vedeva ancora niente che somigliasse ad una vittoria.
 
Olivia trovò Isabella ancora con Dasha, viva ma svenuta e mortalmente pallida. Il medico era riuscito a togliere la spada e ad adagiarla su una barella e continuava a monitorarla.
Lei raggiunse Isabella e le disse esattamente cosa volesse che facesse, di norma non si sarebbe mai avvicinata al phantom in maniera tanto sconsiderata ma aveva ben altri problemi e anche Isabella.
Lei però rispose di no alle richieste di Olivia, era chiaro che non voleva abbandonare Dasha e aggiunse« No sicura, Mythra ha mio eezo. »
La proverbiale sicurezza del phantom sembrava sparita, tra quello che aveva fatto a Dasha e quello che aveva subito la sua mente si sentiva al limite.
Galba le urlò contro dicendo « Dasha morirà se non verrà portata subito sulla nave ospedale e non posso farlo finché i combattimenti continuano. »
Isabella si alzò rimettendosi il casco, entrambe la mani sull'impugnatura dell'unica spade rimastale. Incominciò a correre verso la barriera trasparente, verso Mythra ad ogni passo la sua lama brillava di luce più intensa man mano che il suo potere si accumulava.
Dietro di lei Olivia che la copriva dagli attacchi nemici, a lei si aggiunsero gli altri per dargli man forte, fu così che senza accorgersene si trovo affiancata da  Arturus, Steve, Mordin, Aria, Samara, Mores, Pars e Jumishu .
Isabella lanciò il suo attacco quando sentì che era al massimo. Veloce e letale il fendente liberò una linea di luce dall'alto in basso che divorò le distanze procedendo in una perfetta linea retta e lasciando al terra un solco al suo passaggio.
La barriera parve resistere ma alla fine cedette e il suo effetto annullato, mentre Pezzara si tuffava di lato nel vedere il potente attacco arrivare su di loro.
Mythra lo fermò afferrando la lama di luce con le mani e schiacciando quel potere con il proprio. Con sua sorpresa questo aveva permesso a quel piccolo gruppo di avvicinarsi abbastanza a lei per attaccarla. Diversi colpi esplosero contro di lei, Isabella e un assassino N7 mirarono la prima al volto e il secondo al fianco destro.
Le speranze di quell'attacco svanirono all'istante quando tutti i colpi sparati e le spade di Isabella e Jumishu si infransero contro la sua barriera biotica.
Come fu vano l'intervento di Naomi che sfruttò le armi pesanti di “Bambino” che però non sortirono esito migliore.
Mythra fece scattare in dietro la testa in una violenta risata contro gli avversari.
« Ora proverete la collera di una dea. La mia! »
Ondate su ondate di potere biotico vennero liberate, mentre lei squarciava l'aria con un grido acuto e agghiacciante. La violenza dell'attacco fu tale che colpì tutti senza distinzione, sia alleati che nemici.
Olivia si ritrovò a terra dopo aver ruzzolato per diversi metri, una ferita sulla fronte le impediva di vedere bene dall’occhio destro. Guardandosi attorno vide che anche gli altri erano finiti non distante da lei, in quello che doveva essere il perimetro degli uomini della Noveria.
Ma vide anche diverse asari che erano state spinte e ferite dalla violenza dell'attacco.
« Contemplate il potere a cui avete pensato di opporvi. » Dichiarò Mythra.
I contorni di un'ombra sfiorarono Olivia e con essa arrivò il terrore.
Una distorsione grande quanto una piazza d'armi era apparsa sul campo di battaglia. Lo s.p.e.t.t.r.o. si senti sollevare e urlò « Aggrappatevi! ».
Ma era già troppo tardi, gli uomini urlavano mentre venivano presi e sollevati e non servivano scudi o altre a protezione, perfino i pesanti mech vennero catturati insieme a molte macerie.
Finirono tutti assieme a roteare pericolosamente intorno alla gigantesca anomalia, mentre i corpi più grossi come mech o pietre erano diventati un’arma mortale che si schiantava sugli uomini imprigionati da quel poteri schiacciandoli all'impatto, come un insetto su un parabrezza oppure più semplicemente cadevano sotto il fuoco nemico, senza potersi difendere.
Apparvero numerose cupole biotiche all'interno delle quali i più fortunati trovarono riparo ma non sempre. Lo sforzo per tenerle era enorme e non di rado un biotico esauriva il potere trascinando lui e chi si era rifugiato nella sua cupola nel mortale vortice.
Olivia trasse un sospiro di sollievo quando Samara innalzò una cupola che la avvolse proteggendo lei e altri della sua squadra, lo stesso aveva fatto Asiria.
Ma si pietrificò dall'orrore nel vedere Pars presa da quel potere e Steve non lontana da lei, avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non osava farlo. Vide il fratello raggiungere Pars e stringerla a lui in un disperato tentativo di proteggerla usando la più robusta corazza da distruttore.
Poi li perse di vista trascinati, dalla potenza dell'anomalia.
« Cadano coloro che cercano di opporsi a me! » Gridò Mythra e come era apparsa l'anomalia scomparve, tutti coloro che erano imprigionati precipitarono a terra da diversi metri di altezza.
Isabella non si era mai sentita così insicura prima d'ora. Dei biotici avevano formato una cupola attorno a loro e vi trovarono posto oltre a loro due Tenus, Galba e Tetrius. Avrebbe voluto essere lei a proteggere Dasha ma non poteva, una cupola era un’abilità biotica che non aveva mai acquisito.  Quando l'anomalia cessò e sembrò che l'intera Omega crollasse su di loro coprì Dasha con il proprio corpo, in attesa dell'inevitabile che però non accadde. Non erano stati travolti da nessuno dei grossi detriti che l'anomalia aveva sollevato, ma altri non erano stati così fortunati.
« Spicciatevi, dannati ! » - Gridò, rivolto ai propri uomini Tetrius - « Fronte difensivo...muovetevi lanciafiamme! Fucilieri andate con loro, lanciarazzi copriteli e tenete lontano da noi quelle bastarde. »
Il generale turian si guardò intorno per vedere di cosa rimaneva del suo esercito e quello che vide non gli piacque, non per le perdite subite ma perché i propri uomini avevano perso la sicurezza. Erano tutti veterani ma nessuno pensava più di vincere, continuavano a combattere ma si guardavano sempre di più alle spalle per sapere dove scappare quando fosse venuto il momento.
Isabella vide nuovamente Olivia e accanto a se Aria che disse «Farai bene ad ascoltarci, se vuoi che la tua Dasha abbia possibilità di cavarsela.»
Tetrius abbatté un soldato che prima di altri aveva tentato la fuga.
Il sorriso compiaciuto di Mythra divenne un sospiro di frustrazione, quando vide qualcuno che ancora osava opporsi a lei. Un gruppo di una decina di individui che riusciva ancora a trascinare gli altri nella lotta, in essi riconobbe che erano quasi tutti quelli che avevano diretto l'assalto precedente alla sua persona.
« Stolti, vedo che vi mancano un paio di compagni. La sorte che hanno subito non vi ha ancora convinto? »
Isabella mosse dei passi verso dell'asari, dietro di lei venivano Olivia, Arturus, Aria Mordin,Tetrius, Mores, Asiria, Naomi ormai appiedata per i danni che il suo mech aveva subito e Jumishu.
« Allora mi farete divertire. Ragazze! », i tre phantom apparve accanto a lei.
« Non mi servi più Alpha e uccidere gli Shepard insegnerà a tutti a non sfidare una dea. »
« Io sono ISABELLA! » - gridò il phantom - « Loro mie. » Disse rivolgendosi agli altri.
Quando aveva affrontato i suoi cloni modificati aveva imparato qualcosa su di loro, come anche qualcosa sull'indottrinamento dopo averlo subito.
Per quanto fossero abili si limitavano a eseguire sempre gli stessi schemi d'attacco, per elaborarne di nuovi bisogna pensare e l'indottrinamento non lo permetteva. Mentre lei aveva vissuto una vita, aveva sofferto e fatto soffrire. Imparando ogni volta.
Anche se disarmata perché priva di spade si precipitò all'attacco, senza neanche raccogliere un’arma da terra.
Evitò un attacco indovinando perfettamente da dove sarebbe avvenuto il primo, con un movimento inaspettato afferrò un phantom nemico per il casco, strappandoglielo e sparirono.
Riapparvero appena qualche metro più in là, il clone si contorse a terra in preda a spasmi dolorosi, agitandosi furiosamente le mani infine inspiro profondamente, per poi incominciare a sputare sangue mentre tossiva.
Isabella sapeva perfettamente cosa le era successo, la stessa cosa che era capitato a lei su Stazalo quando l'avevano obbligata a eseguire un trasferimento di fase senza casco biotico.
Il suo clone rimase a terra impossibilitato a combattere, trovandosi con i polmoni danneggiati.
Le prese la spada da phantom, molto più corta rispetto a quelle che usava ultimamente ma non aveva importanza. Una volta, anche lei aveva usato una spada come quella e sapeva ancora come utilizzarla.
Con la stessa facilità mostrata in precedenza evitò un paio di attacchi degli altri due phantom, aveva capito la sequenza d’attacco, li sconfisse usando la stessa tecnica di prima, trascinandole con lei in un trasferimento di fase dopo averle private del casco.
Raccolse la spada anche del secondo phantom, stava per prendere anche la terza quando questa levitò in aria e schizzò tra le mani di Mythra.
« Complimenti Isabella, sei davvero micidiale come tutti dicono. Purtroppo per te io non ho bisogno di un cane che non mi ubbidisce. » - disse divertita Mythra. - « Sarai un buon test per le mie capacità. »
« Il lupo non si cura del numero delle pecore, Virgilio, Bucoliche 7,52. » Rispose Isabella
Tutt'intorno, la lotta venne progressivamente a cessare a mano amano che, per tacito consenso, entrambi i gruppi abbassavano le armi per assistere al duello dei loro campioni.
Olivia avrebbe voluto fare qualcosa di più che stare ferma dietro a un riparo a guardare Isabella, che senza successo si misurava con Mythra per distrarla e guadagnare tempo. Aveva convinto Aria a rivelare uno dei passaggi sotterranei di Omega e squadre di uomini sciamavano in esso, facendo attenzione a non farsi scoprire e trasportando i feriti. Spiegando poi il piano a Isabella.
Sperava che Dasha che arrivasse in tempo sulla nave ospedale ma aveva anche altri motivi personali per essere preoccupata, Steve e Pars non erano stati ritrovati e non poteva permettersi di andare a cercarli.
Le abilità di Isabella erano superiori a quelle di Mythra ma la potenza dei suoi poteri annullava qualsiasi vantaggio, per questo l'asari aveva deciso di usare proprio una spada, arma che mai aveva impugnato prima per affrontarla. Voleva eliminare Isabella al suo stesso gioco, per dimostrare una volta per tutte la potenza dei propri poteri a se stessa e a chiunque le si opponesse.
Isabella evitava senza problemi i colpi goffi che Mythra portava con la spada, ma non riusciva ad eliminarla protetta com'era da una sfera blu trasparente.
Il phantom concentrava i propri poteri nelle spade e colpiva di punta ma l'energia racchiusa in quella barriera che avvolgeva l'asari era tale che non riusciva a inciderla e il fatto che l'avversario fosse dotata dell'energia dell'eezo 19, usando quello sottratto a Isabella, toglieva qualsiasi vantaggio che quest'ultimo avrebbe potuto darle.
Isabella continuava a muoversi velocemente saltando e schivando i frammenti di macerie di varie dimensioni che Mythra le scagliava addosso con i poteri, cercando di attaccare il nemico da un angolo cieco sfruttando il proprio occultamento e facendo attenzione particolare ai frammenti più piccoli, che difficili da vedere avrebbero potuto lo stesso causarle un gran danno.
Stava già combattendo al massimo delle proprie forze, la sua armatura da phantom ideata da Mores evitava inutili sprechi di energia sotto dorma di luce bluastra o altro e le permetteva di usare per intero la forza dei suoi poteri, se avesse avuto anche le sue spade avrebbe potuto far fluire più facilmente l'energia alle spade ma dubitava sarebbe servito qualcosa.
Un potente colpo spinse indietro Isabella che andò a scontrarsi violentemente con Jumishu, facendo cadere entrambi a terra.
Tristemente sapeva di non fare nessun progresso, qualunque suo attacco veniva contrastato dal nemico o annullato dalla sua barriera biotica. In più non riusciva a combattere al meglio, il corpo c’è la faceva ma sentiva che non esercitava sui suoi poteri lo stesso controllo mentale di sempre.
La sua mente era indebolita ed essi con lei.
Sapeva però che una parte di lei era eccitata per lo scontro che stava affrontando, se non fosse stato per le condizioni in cui versava Dasha avrebbe trovato la situazione divertente.
Qualcuno le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, era Olivia.
« Al diavolo! Tentiamo ancora un ultimo assalto tutti insieme, non so cosa potrà servire ma non sopporto più di stare ferma e vederti fare il lavoro tutto da sola. »
Stava per alzarsi quando l'occhio le cadde su qualcosa caduto vicino a lei. Guardandolo meglio vide che erano una decina di siringhe tenute insieme, ne riconobbe il contenuto. Polvere rossa concentrata e ricordava che poteva potenziare un biotico.
Per quella persona, per la prima volta che qualcuno le aveva rivolto il medesimo gesto tentò il tutto per tutto.
Senza pensarci prese le siringhe, buttò via il casco per scoprire il collo e se le iniettò tutte insieme. Senti Olivia gridare « NO! »
Mentre Mythra divertita dalla scena diceva « Stupida! Quella dose è letale per chiunque, ma sono lo stesso curiosa di vedere quali saranno gli effetti sul tuo corpo prima di ucciderti »
Per alcuni istanti non successe niente.
Isabella fu avvolta d'un tratto, sotto gli occhi increduli di tutti, in un turbine di fiamme rosse ma non era fuoco quello che l'avvolgeva ma i suoi poteri biotici che avevano inspiegabilmente virato di colore, era come se qualcuno le avesse gettato addosso del liquido infiammabile e le avesse dato fuoco e che questo si rifiutasse di consumarla. Quando si alzò con in mano le spade anche queste assunsero un color carminio come se fossero incandescenti, avvolte a loro volta dalle fiamme biotiche.
Mythra guardò la scena troppo sorpresa per dire qualcosa, non era così che sarebbe dovuta andare, alla fine ridestandosi gridò a Pezzala « Uccidila! Uccidi tutti quei miserabili »
Lei diedi gli ordini, i commando asari si mossero all'attacco, Olivia sperò che gli uomini della Noveria avrebbe retto a quest'ultimo assalto evitando di trasformare la ritirata in corso in una fuga vera e propria.
Le fiamme attorno a Isabella continuarono a crescere di intensità e da esse incominciò a giungere udibile un mugolio sordo, questo divenne un ringhio cupo e gorgogliante come il verso bestiale di una creatura che si preparava all'attacco.
Samara sussultò a quel verso, aveva già sentito qualcosa di simile, quando con la fusione mentale era entrata nella mente di Isabella e aveva visto quella creatura da incubo.
Pezzara sobbalzò quando quel grido lacerò l'aria, un attimo dopo vide la figura fiammeggiante balzare verso i suoi commando, verso di lei.
Il terrore la immobilizzò dove si trovava, mentre con gli occhi sbarrati vedeva i suoi commando urlare di paura quando il corpo di una di loro andò in pezzi come se una bestia lo avesse maciullato e il sangue schizzo tutto intorno. Lo stesso accadde al successivo, al prossimo e a chiunque si trovasse sulla strada di Isabella.
« Per la dea, cosa sei? » Fece appena in tempo a mormorare Pezzala, ebbe solo una fugace visione di ciò che aveva aiutato a scatenare. Quello che rimase del suo corpo non avrebbe riempito una scatola di scarpe.
« Non ti sarà così facile con me! » Le gridò Mythra. Scariche di energia scaturirono dalla vene di eezo dell'asteroide, ad avvolsero l'asari e la sua barriera biotica crebbe e si gonfiò sprigionando una luce accecante.
Isabella calò dall'alto con forza le sue spade, l'asari alzò la sua per parare l'attacco. Quando i loro poteri si scontrarono, un rombo più forte di un tuono pervase l'aria.
I soldati di entrambi gli schieramenti si coprirono gli occhi quando una cupola di luce avvolse le due nemiche.
« Attaccatele adesso, attaccatele! » - urlò Olivia all'apparire della cupola - « Senza quella dannata asari che le supportava, non potranno resistere. » Andò all'attacco dei commando asari seguita sia dalla propria squadra e che da quelli di Dasha, aiutata anche da Aria e tutti stavano cercando d'incoraggiare gli uomini dell'esercito della Noveria.
In un primo momento, questi si mossero con esitazione, come se non avessero neppure pensato di poter combattere, ma il comportamento di quel gruppo ristretto di individui e il fatto che i nemici fossero davvero privi dell'aiuto di quella asari che si definiva una dea li esortò a ritornare all'attacco.
*****
All'interno della cupola Mythra sentiva il suo potere che veniva consumato dalle fiamme della sua avversaria, ne aveva ancora molto ma percepiva che tutto quello che metteva veniva consumato quasi servisse ad alimentare quelle fiamme che cercavano di travolgerla.
« Non puoi fare questo! Io sono una dea! »
A quelle parole le sembrò che le fiamme sul volto di Isabella si muovessero a formare un'immagine, come se la donna indossasse un elmo a forma di qualche bestia feroce.
« Io sono il predatore, voi le prede! Ridami, ciò che mi hai tolto! » Proferì Isabella con voce deformata, sembrava non essere la sua.
Mythra urlò di dolore quando delle piccoline ustioni di appena qualche millimetro le si formarono in gran parte del corpo e vide, come fossero dei minuscoli proiettili, dei puntini luminosi passare da lei a Isabella.
Non aveva bisogno di conferme o altro per sapere la natura di quelle luci, l'aveva capito nel momento stesso in cui aveva avvertito il proprio potere svanire.
Le particelle di eezo 19 che aveva preso da Isabella e che si era iniettata nel proprio corpo stavano ritornando dalla loro proprietaria originaria.
« Ora fuggi e scappa per il piacere della caccia, quando ti troverò sarai mia. » Le disse Isabella.
Mythra sentì un'incredibile energia che la sospingeva indietro, come una foglia sollevata dal vento.
Quando la cupola svanì apparve solo Isabella, a quella vista i commando asari ancora in vita si arresero definitivamente.
Le fiamme erano scomparse, Isabella mosse qualche passo in direzione degli altri, sentiva il suo corpo pesante come una pietra, la testa le doleva e in bocca aveva un sapore orribile, passo accanto a uno dei phantom e lo guardò senza cambiare espressione.
« Tetrius...» Disse.
Il generale si stupì di sentirsi chiamare. Era la prima volta in anni che Isabella gli rivolgeva la parola, l'unica con cui a volte parlava era Dasha sempre poco e sempre usando citazioni e aforismi famosi.
« ...prenda in custodia queste tre phantom e le faccia curare. Fallisca e la ucciderò. »
Isabella fece appena in tempo a sentire il « Sissignore. » del turian prima di svenire e cadere al suolo.

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Capitolo 6
*** Cambiamenti ***


Isabella si destò all'improvviso e si mise a sedere, troppo in fretta, lo stomaco protestò e l'ambiente circostante parve sobbalzare improvvisamente. Si guardò intorno e giudicò il posto un’infermeria, ipotesi rafforzata dalla camicetta da ospedale che indossava e si trovava nello spazio, in una nave. Le ampie vetrate della stanza non lasciavano dubbi, così come le navi che riusciva a vedere. Su di esse, in bella vista, il logo della Noveria Corps.
Saltò giù dal letto, il fatto di non essersi svegliata legata era già qualcosa, doveva trovare Dasha sapere e....
« Isabella! » Disse una voce, lei si girò di scatto notando solo adesso una tendina che faceva da separè e i suoi occhi si illuminarono quando una mano la scostò.
Un attimo dopo si stava lanciando sul letto accanto al suo, abbracciando Dasha « Piano...mi hai infilzata come un pollo, solo qualche ore fa. » Borbottò la Weaver dopo che con un tonfo le cadde nel letto.
« Scusa…scusa...scusa » - mormorava Isabella senza smettere e alla fine chiese - « Restare con Dasha? »
Lei la guardò con aria strana, poi comprese la sua domanda « Sempre.» e premette il pulsante dell'interfono. Dopo pochi istanti Galba fece il suo ingresso.
« Ho faccende da sbrigare e non posso risolverle rimanendo a letto. » Disse Dasha
« Preferirei che ci rimanessi invece, non sei in pericolo di vita ma sarai dannatamente debole per i prossimi giorni e lo stesso vale per Isabella. Abbiamo eliminato tutta la droga che aveva in circolo, non so come abbia evitato di andare in overdose ma il suo fisico è stremato se so leggere i risultati dei test. » Commentò il medico.
« È sufficiente. Se va bene, questa volta non ci sarà bisogno di uccidere nessuno. » Affermò lei.

Olivia si trovava sulla nave ospedale della Noveria per varie ragioni, non ultima per accertasi delle condizioni del fratello.
Avevano trovato Steve e Pars sotto un mucchio di detriti. La quarian se l'era cavata con solo qualche graffio, lui aveva il fianco sinistro, quello rivolto verso le macerie, con numerose ossa rotte.
Se l'erano cavata grazie a Pars, mentre Steve la stringeva a se per proteggerla usando come scudo la sua ben più solida armatura da distruttore, aveva collegato fra loro le rispettive fonte energiche potenziando gli scudi. Questo li aveva salvati.
Olivia era rimasta stupita dalla prontezza della quarian, sapeva che era un buon elemento ma aveva avuto davvero una mente gelida per fare tutto quello mentre attorno a loro regnava il caos.
La porta si aprì e Steve uscì su una sedia a levitazione. Gamba e braccio sinistro erano ingessati e aveva un collarino intorno al collo. Fortunatamente la medicina moderna gli avrebbe permesso di guarire in appena due settimane da quelle fratture.
« Non fare commenti. » Ammonì il fratello chiaramente di pessimo umore. Odiava stare fermo troppo a lungo e ora lo sarebbe stato per due settimane su una sedia.
« Gli altri come stanno? » Chiese lui.
« Bene, ci siamo guadagnati solo qualche nuova ferita da mostrare a casa. Tu eri quello messo peggio.» - spiegò Olivia e aggiunse ridendo - « Il mio povero fratellino che si è fatto la bua. » e allungo la mano a scompigliargli i capelli.
Steve alzò la testa nel gesto di volergli mordere la mano, giusto per fargli cosa pensava del suo umorismo.
« Ti lascio con qualcuno che si occuperà di te. La tua sorella maggiore deve andare a mediare la pace tra Dasha e Aria. »
« Davvero? Aspetta, con chi mi lasci? » Prima che potesse avere risposta, una figura arrivatagli di spalle gli si piazzò davanti, due braccia gli cinsero il collo e un paio di labbra si posarono sulle sue.
« Ciao bellezza. » Disse Steve.
« Ciao tesoro. » Rispose Ilary.
« Pare che non abbiate  bisogno di me. Ilary, ritornate sulla Normandy, io vi raggiungerò con Dasha e Aria. » Ordinò Olivia.
« Ti incontri con loro sulla SR3? » Domando Steve sbigottito.
« Avevano bisogno di un luogo neutrale, non hanno molta fiducia l'una verso l'altra. »
Prima che Steve potesse aggiungere altro, Ilary abbasso due pedane sul lato posteriore della sedia e ci salì sopra « Non ho mai pilotato una di queste.»
« È una sedia per invalidi, non un'astronave. » Commentò Steve.
« Ha un motore e vola, è la stessa cosa. » Affermò lei e prima che il suo ragazzo potesse dire altro, la sedia fece un'improvvisa inversione a U e schizzo via.
Steve maledisse il fatto che non avesse cinture.

*****

« Voglio sapere se Myhtra Zon è viva, se è così non permetterò che lo rimanga. » Dichiarò Aria.
Olivia e Dasha parvero incerte ma Isabella annuì con fermezza.
« Cosa?...Oh, capisco » Il cipiglio di Dasha a questa notizia si distese, pareva aver intuito qualcosa.
« Aria, se non ti secca avere indirettamente la vendetta che desideri credo che l'avrai. Isabella è a caccia, glielo visto fare un paio di volte quando si vuole divertire. Fa scappare la sua preda concedendogli alcuni giorni di vantaggio e poi la insegue. Se tu riuscirai a trovarla per prima nessun problema, sarà sempre meno di quello che le farà Isabella. »
Aria contemplò con una certa dose di divertimento l'idea di Mythra nella mani di Isabella. Lei e Dasha è uccidevano per affari, Isabella per piacere.
« Anch'io ho intenzione di arrestare Mythra possibilmente viva e preferirei che voi due non interferiste. È una criminale ricercata dal Consiglio. » Affermò Olivia.
« Allora è una gara. » Commentò Aria. Finalmente poté incominciare la trattativa vera e propria.
Dasha ruggiva e gridava contro Aria.
Aria batté un pugno sul tavolo con tale vigore da rovesciare una caraffa d'acqua. Si insultarono a vicenda chiamandosi con i peggiori insulti che conoscevano, imprecarono e Olivia ebbe la sua prima dimostrazione di bestemmie Asari. Dovette trattenersi dal ridere.
Per due volte si tirarono a vicenda i bicchieri che Olivia aveva messo a loro a disposizione, dopo la prima volta aveva fatto sostituire i bicchieri in vetro con altri di plastica.
Isabella, anche lei nella stanza, aspettava sbadigliando dondolandosi su una sedia come se si trovasse davanti a uno spettacolo che aveva visto molte volte.
Olivia le lasciò sfogare e non alzò mai la voce né rispose con minacce alle minacce, alla fine riuscì a strappare un accordo da entrambe.
« Alla fine siamo d'accordo. Per quanto la cosa mi disgusti. » Commentò Aria.
Dasha strinse la mano che le veniva tesa « Crediti in cambio degli appalti sulla ricostruzioni e di una buona pubblicità. » Rispose.
La versione ufficiale sarebbe stata che la Noveria Corps aveva usato vecchie navi in disarmo per allestire una missione umanitaria su Omega, quando aveva saputo che un disastro era scoppiato sulla stazione. Dasha si dimostrava sicura che gli addetti stampa del Consiglio e il Consiglio stesso non avrebbero fatto obiezioni.
Olivia avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere se stava facendo la cosa giusta a mantenere la pace tra loro due. Se Dasha e Aria avessero trovato il modo di collaborare fra loro, se la Noveria Corps e Omega avessero fatti affari insieme cosa sarebbe potuto succedere?
Fu allora che nella stanza si udì dall'interfono la voce di Ilary « Scusi tenente...» il fatto che Ilary la chiamasse per grado e lo facesse nonostante avesse detto di non voler essere disturbata, le fece capire che doveva trattarsi di qualcosa di grave «...una nave civile umana è appena arrivata, ha un codice di identificazione di livello cinque. »
Olivia sussultò a quelle parole, la presenza di quel codice indicava che la nave trasportava un ammiraglio ma era assurdo che uno di loro si presentasse lì, proprio adesso, ad anni luce dal confine dello spazio umano e su una nave civile.
« Signore, chiedono il permesso di salire a bordo e vogliono parlare con Dasha Weaver. Cosa devo rispondere? » L'interpellata fece spallucce, quando lei la guardò con aria interrogativa.
« Permesso accordato. » - rispose e all'ultimo chiese - « Qual è il nome dell'ufficiale? »
Ilary non rispose subito, evidentemente lo stava chiedendo e quando lo disse il suo tono non sarebbe potuto essere più stupefatto « Amm. Hannah Shepard »
« Nonna! » Esclamò stordita Olivia -- Non può essere è in pensione – pensò

Come aveva dimostrato più volte nel corso della vita, Hannah Shepard amava smentire quello che le altre persone pensavano.
Anche se aveva superato gli ottant'anni la figura che avanzava dal portellone di attracco era magra e dritta come un chiodo, gli occhi verdi, come quelli della nipote, attenti indicavano una mente ancora pronta e manteneva un ciuffo di capelli rossi che testardamente si rifiutava di cedere al grigio che dominava il resto della capigliatura.
Olivia, con tutti quelli della sua squadra e chi dell'equipaggio era sul ponte, scattò sull'attenti in un perfetto saluto militare. Steve si limito al saluto, immobilizzato com'era sulla sedia levitante.
« Olivia, ho saputo che ti sei tenuta impegnata. Dasha Weaver è qui? » Chiese Hannah, con un sorriso
« Sissignore, vi è anche Aria T 'Loak. Quando siete arrivata avevano appena raggiunto un accordo, ma c'erano ancora alcuni dettagli di sistemare. » Spiegò Olivia e alla fine travolta dalla propria curiosità « Perché siete qui? »
« Noi siamo qui in maniera non ufficiale perché l'Alleanza vorrebbe, anche il Consiglio, assicurarsi che un simile pasticcio non capiti più e per fare in modo che Dasha Weaver accetti le nostre richieste che lo voglia o meno. »
« Noi? » Domandò Olivia.
Un rumori di passi risuonò sul ponte e Hannah si mise di lato per permettere a chi arrivava di presentarsi.
« Piacere di rivederla Tenente. » Disse il nuovo venuto
« Felice di averla bordo signore. » Rispose Olivia eseguendo un altro saluto, mentre gli occhi tradivano la sua emozione. Cosa diavolo ci faceva Valentina Quenny, la direttrice della Hackett, con sua nonna, sulla sua nave?
La donna dovette leggerle quella domanda in faccia, perché disse « Ho avuto l'onore di servire sotto sua nonna per diversi anni quando ricoprì i ruoli come Ammiraglio e Ammiraglio di Flotta. Anche dopo essere assegnata a incarichi diversi, ho avuto il piacere di aiutarla in diversi compiti. »
« Signora, non siamo parenti ?» Domandò Olivia. Questa volta fu Valentina a mostrarsi stupefatta e cogliendo nuovamente di sorpresa Olivia, scoppiò a ridere in una risata cristallina.
« Capisco i suoi dubbi Tenente. Si riferisce a questi vero? » Disse indicando i propri capelli di un rosso accesso, lo stesso colore di quelli di Olivia e di sua nonna quando era più giovane. Un colore più unico che raro. « Le dico la verità, la prima volta che incontrai sua nonna pensai la stessa cosa e quando vidi lei per la prima volta all'accademia Hackett quel dubbio mi assalì di nuovo. A meno che non abbiamo qualche oscuro antenato in comune, la risposta è no, non siamo parenti. »
Olivia tirò un sospiro di sollievo, avrebbe trovato complicato una simile parentela e poi Valentina aggiunse « Quando avremo finito farò un ispezione della nave, eventuale mancanze saranno segnalate. » Olivia in teoria avrebbe potuto dire di no.
« Sissignora » rispose, la pratica era tutt'altra cosa.
Hannah salutò brevemente gli altri componenti della squadra Arturus, Mordin, Asiria. Aveva avuto occasione di fare da balia ad ognuno di loro mentre era in pensione.
« Steve, cosa hai combinato? » Domandò quando fu di fronte al nipote sulla sedia levitante e con addosso i gessi.
« Eh!...Un muro mi è venuto addosso, non sto scherzando. » Rispose il nipote. Pars si fece coraggio si presentò e raccontò come Steve l'aveva salvata.
« Mi farai venire un crepacuore un giorno nipote. » Commentò Hannah. Steve sorrise a quelle parole.
« So anche che ti sei dimostrato testardo come al solito con Valentina, al corso N7. » il sorriso era scomparso « Come Olivia a preso molto da vostro padre, tu hai preso molto da tua madre...e da me. Nipoti parlerò con voi dopo, con più calma. Olivia conducimi da Dasha. »
Una figura si parò davanti all'ex Ammiraglio.
« Sottotenente Okiyua  Jumishu è un onore conoscerla di persona ammiraglio. Perdoni l'insolenza, è qui per arrestare Dasha Weaver e Isabella? Ho proposta l'idea a sua nipote e ha rifiutato. Ho mandato un rapporto, ma non ho ancora avuto risposta. »
Olivia grugnì di frustrazione, non l'aveva avvisata di nessun rapporto e aveva spiegato i motivi che per lei erano evidente sul perché non si poteva arrestare Dasha, sebbene lo meritasse. Però il suo primo ufficiale ragionava solo tramite i propri valori, rifiutando di scendere a compromessi o valutare come le cose funzionavano nel mondo reale.
Hannah lo guardò dritto negli occhi e gli puntò contro un dito rinsecchito e appuntito « Ho letto il suo rapporto ma soprattutto ho parlato con vostro padre, l'Ammiraglio  Jumishu. So perfettamente qual è l'idea che ha in testa il vostro genitore dell'Alleanza e quella di tutte quelle vecchie cariatidi che lo seguono ma che come me sono pronti per la pensioni anche se morirebbero piuttosto che ammetterlo. Un’Alleanza dove chi agisce per proprio conto è visto più come un problema e dove anche solo pensare di piegare al bisogno il regolamento è sufficiente per subire una punizione e una collaborazione tra specie non è vista di buon occhio. Noi Shepard potremmo rappresentare un problema all'affermarsi di questa idea “ortodossa”. Dopo il mio discorsetto sono sicura che suo padre abbia imparato la lezione e anche chi lo appoggiava, ora figliolo le consiglio primo di svegliarsi e secondo di spostarsi. Mi sta facendo perdere tempo. »
Okiyua Jumishu ubbidì e rimase impassibile quando Olivia passandogli davanti gli sorrise.

« Hannah sei vecchia. » Commentò Aria quando la vide entrare.
« Hai ragione e non ho neanche tutto il tuo tempo a disposizione Aria e...quella deve essere Isabella. Ragazzina non ti hanno insegnato ad alzarti in piedi a salutare. » Disse rivolgendosi direttamente a Isabella che stava seduta su una sedia messa all'incontrario e che fino a quel momento pareva annoiata. Lei si limitò ad inarcare un sopracciglio e ad assumere un'aria perplessa.
Olivia si chiese come facessero sua nonna e Aria a conoscersi, quella era una storia di famiglia che ancora nessuno le aveva raccontato.
All'entrata di Valentina, Isabella si fece più attenta ad Olivia ricordò un gatto in agguato.
« Ho bisogno di parlare in privato con Dasha e Isabella, quindi a parte Valentina gli altri sono pregati di uscire e lasciare questa sezione della nave. »
Olivia rimase fuori a vedere, anche se aveva fatto uscire tutti lei era rimasta, chiedendosi se sua nonna e Valentina fossero al sicuro.
Da dov'era non poteva sentire cosa veniva detto ma poteva vedere.
Sua nonna stava parlando, Quenny era immobile accanto a lei come una statua di marmo.
Dasha camminò per la stanza, puntandole più volte contro il dito.
Isabella si era alzata dalla sedia, come un cane che percepiva la rabbia del proprio padrone. Non le piaceva.
Poi parve che gli animi si calmassero allora sua nonna si rivolse direttamente a Isabella, lei però guardò Dasha e si limitò ad annuire un paio di volte. Poi si scatenò l'inferno.
Vide Isabella balzare avanti ed estrarre una spada, troppo veloce e vicina a sua nonna perché Dasha potesse fermarla.
Quenny l’afferrò per un polso, il phantom riuscì a compiere un mezzo movimento in aria appoggiando un piede su un tavolo e l'altro sulle pareti a vetro.
Quando ricadde al suolo si trovò, con suo stupore, priva di una delle sua spade e sotto un attacco così rapido che incalzata da Valentina, fu costretta a indietreggiare per non esserne travolta.
Poi Olivia non riuscì a dire cosa accadde, vide una luce accecante e quando riaprì gli occhi c'era un buco nella parete a pochi centimetri dalla testa di Isabella, parte della sua spada era fusa.
La divisa di Quenny sembrava attraversata da piccole scariche elettriche.
Dasha e Hannah che per quei brevi ma intensi istanti non si erano mosse scambiarono alcune parole, lo sguardo del presidente della Noveria Corps. sembrava tutto tranne che soddisfatto ma era evidente che aveva accettato qualche forma d'accordo.
Sua nonna e Valentina uscirono pochi istanti dopo, precedute da Isabella che uscì di corsa piangendo seguita da Dasha.
« Cosa diavolo è successo? »
« Sbaglio o non dovresti essere qui. Ora non importa, abbiamo trovato un accordo e quella piccola dimostrazione è servita a smorzare l'entusiasmo eccessivo di Isabella. » Spiegò Hannah.
« Accordo? Accordo su cosa? Voglio sapere tutto. »
« In ogni caso verresti a saperlo. Questa storia è nata perché Isabella è un punto debole per Dasha, troppo grande e lei lo è per Isabella e adesso che ha altre tre come Isabella...»
« Ti riferisci ai cloni? Volevo discuterne con Dasha dopo aver sistemato le cose con Aria ma tu sei arrivata prima che potessimo farlo. Come fai a sapere dei cloni?»
« Brava ragazza, hai sempre avuto cervello...so dei cloni grazie al tuo primo ufficiale che ne parla nel rapporto che ha inviato...pare che Isabella stessa non sapesse bene cosa farne, così gli ho offerto un'alternativa. Libereremo quelle ragazze dall'indottrinamento, se sarai così gentile da convincere Samara ad aiutarci te ne sarei grata anche se abbiamo altri metodi e le manderemo in una struttura sicura dell'Alleanza. Sono ancora giovani e se si riprenderanno potranno vivere normalmente la maggior parte della loro vita e portando dentro di se eezo 19 rappresentano una risorsa non trascurabile, in un campo dove si sa praticamente nulla e le manderemo in una struttura adatto alla scopo e il Consiglio potrà mandare proprio personale. Quando ho detto che però volevo che anche Isabella le seguisse...»
« Aspetta, hai proposto di separare Isabella da Dasha! Non mi sorprendo che abbia reagito in quel modo e da quello che ho visto non è grazie alla fortuna se sei ancora viva. Cos'era quel fulmine? » Olivia pose la domanda guardando verso Valentina.
Nonostante quello che era appena successo la figura della direttrice della Haccket rimaneva impeccabile ma fu su nonna a rispondere
« Qualcosa che non dovevi vedere! Anche l'Alleanza ha i suoi segreti,  ammetto di essere rimasta sorpresa dalla violenza della reazione, sapevo che non l'avrebbe accolta bene ma non mi aspettavo in questa misura. Ho chiesto a Valentina di accompagnarmi proprio per una simile eventualità. »
Olivia non poté evitare di guardarla con ammirazione, non solo tenere testa ma mettere in posizione d'inferiorità Isabella non era qualcosa che un soldato qualsiasi poteva fare per quanto ben addestrato.
« In ogni caso sono riuscita a fargli accettare la proposta. Isabella sarà dei nostri. »
« Cosa ? Come hai fatto? » Chiese stupefatta la nipote.
« Le ho fatto notare una cosa ovvia, il tempo non risparmia nessuno e cosa accadrà a Isabella quando sarà vecchia come me, dubito potrà fare le sue mosse senza rompersi qualche osso oppure se lei dovesse morire? Le ho detto chiaramente che non ci penseremo due volte ad abbatterla come un cane rabbioso se perdesse il controllo o al massimo la useremo come cavia nei nostri laboratori. Dopo la sfuriata di Isabella ha capito che avevo ragione, ha accetto ma ha voluto alcune garanzie che non mi aspettavo e ha chiesto un mese di tempo. Pare che Isabella sia impegnata in una “caccia” ma non ha specificato di cosa si trattasse. »
Olivia si mosse a disagio talloni « Sai qualcosa ? » Domandò Hannah
Lei spiegò che la “caccia” a cui si riferiva Isabella era quella in cui la preda era Mythra Zon ma non sapeva in che modo il phantom intendesse procedere. « Anch'io ho intenzioni di arrestare al più presto Mythra, se ne avrò occasione. »
« Dubito che potrai arrivarci per prima, quell'asari si è mossa per più di trent'anni in clandestinità e se anche ci riuscissi non penso che una prigione la proteggerebbe. Ascolta le mie parole, risparmiati questa fatica e un giorno avrai la sua testa senza faticare. » Dichiarò sua nonna assolutamente seria. Poi il viso si addolcì e comparve un sorriso.
« Adesso che abbiamo svolto quest'incarico lasciamo da parte i gradi e raccontami come stai Olivia e chiama anche gli altri, è da molto che non ci vediamo e voglio sapere tutto quello che avete combinato...ah…si... Valentina di alla nave di rientrare alla base, se vuoi puoi andare con lei, io tornerò indietro con Olivia. »
« La ringrazio Ammiraglio ma tornerò anch'io sulla Normandy SR3, ho detto che avrei ispezionato la nave e il suo equipaggio. » Quelle parole furono una vera doccia fredda per Olivia.
Durante il viaggio di ritorno alla Cittadella sua nonna fornì altri particolari. Il governo asari declinava ogni responsabilità, pareva che il supporto che Mythra aveva ricevuto provenisse da solo una delle repubbliche che costellavano il panorama politico di Thessia, Questa rendeva la questione puramente interna e vietava al Consiglio di intromettersi.
Olivia chiese ulteriori dettaglia a sua nonna sulla sua presenza. Il Consiglio, appena ricevuto il rapporto di Olivia sulla cessazione delle ostilità e quello di Jumishu, voleva mettere la mani sui cloni.
Il fatto che Dasha avesse Isabella era già considerato con preoccupazione, non avrebbero permesso che avesse il controllo di altri biotici con eezo 19. Una risorsa energetica a cui molti guardavano con desiderio.
Tuttavia l'Alleanza aveva fatto notare che essendo umani rientravano sotto la loro giurisdizione e non avrebbero permesso che fossero tenuti prigionieri, alla fine si erano accordati che sarebbero state ospitate in una struttura dell'Alleanza ma solo scienziati del Consiglio avrebbero potuto esaminarle.
Rimaneva da stabilire solo chi inviare, John e Ash non andavano bene perché troppo conosciuti e i giornalisti sempre pronti a seguirli, in casi come questo era un problema non trascurabile. Si voleva infatti tenere nascosta la vera identità dei cloni e negare che il Consiglio e Alleanza fossero a conoscenza della loro esistenza. Così si era offerta lei dopo che, per “caso”, un rapporto in cui i suoi nipoti venivano citati le era stato recapitato. Si era quindi imbarcata su una nave dell'Alleanza senza ricevere nessun tipo di ordine, almeno ufficialmente

*****

La flotta di Noveria era sulla rotta di ritorno.
Isabella era ferma davanti a una delle camere della nave infermeria, era ancora offesa con Dasha perché aveva accettato che anche lei sarebbe stata mandata via, appena l'aveva saputo era corsa via piangendo. Aveva avuto paura che Dasha la odiasse per quello che le aveva fatto, anche se le aveva detto “Per sempre.”  e lei aveva capito che non mentiva dal suo linguaggio del corpo. Non che le servisse quella dote per fidarsi di Dasha.
Alla fine l'aveva rassicurata che quello che faceva era per il suo bene, sarebbe stata libera di contattarla sempre e non sarebbe mai stata in un laboratorio. Si erano già divertiti troppo con le loro menti sia Cerberus che altri, nessun altro l'avrebbe fatto.
Le credeva ma non era contenta della sua decisione.
Ora però aveva altri problemi. Dalla vetrata in corridoio poteva vedere le tre giovani phantom suoi cloni che aveva deciso di salvare ma non sapeva neanche lei perché. Il giorno prima la stessa asari che l'aveva liberata, aveva fatto il possibile con loro ma proprio come per lei il loro indottrinamento era troppo vecchio perché lo si potesse rimuoverlo del tutto ma aveva comunque ottenuto dei risultati.
Quelle ragazze avevano almeno riacquistato il libero arbitrio, non sarebbero più state marionette ma come per lei e Dasha parte della loro mente sarebbe stata per sempre “inaccessibile”, non trovava un termine migliore per descrivere quello che provava.
Il quel momento le ragazze, non avevano neanche un nome, erano semplicemente ferme nel letto. Erano state indottrinate appena possibile, non avevano idea di cosa volesse vivere o anche pensare con la propria testa.
Isabella guardò la mano stretta attorno a tre spade e sospirò, anche lei era un phantom e forse poteva capirle inoltre non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Mythra che le aveva definite sue “sorelle”, non si era mai sentita così insicura in vita sua. Qualsiasi decisione volesse prendere le sembrava quella sbagliata. Alla fine decise di entrare. Tre teste molto assomigliate fra loro e a lei la fissarono mute e immobili.
« Prendete. » Disse e porgendo tre spade, quelle che lei aveva sottratto a loro dopo averle sconfitte su Omega. Si mossero verso di lei, si chiese se di loro libera scelta o per un impulso incondizionato.
Chiaramente intimidite si fermarono, non osavano andare oltre. Lei si inginocchiò e nuovamente gliele porse, accennando un sorriso.
Alla fine una di loro si fece avanti, con un movimento fulmineo prese una spada e la strinse a se quasi avesse paura che qualcuno gliela potesse portare via.
Isabella le fece cenno di togliere le bende di carta attorno all'impugnatura, la ragazza capì e fece quanto le venne detto. Man mano che le bende venivano tolte delle linee comparvero sulla spada, queste ne incrociarono delle altre e formarono una lettera e le lettere una parola.
La ragazza seguì con il dito in solco di ogni lettera e alla fine provò a pronunciarla 
« A...A.. Ale...Alexya » e guardò Isabella con sguardo interrogativo.
«  Alexya, nome, tu » Spiegò Isabella. Lei la guardò con aria interrogativa e puntando un dito verso se stessa ripeté «  Alexya? »
« Si » disse Isabella. Alla ragazza gli occhi brillarono, quando intuì di avere un nome.
Le altre due ormai capito che non c'era da temere ripeterono il gesto e lessero i propri nomi incisi sulle spade: Diana e Trish.
Poi con sorpresa di Isabella tutte e tre assieme dissero « Nome? » e la indicarono. Solo allora lei si rese conto che non avevano motivo per conoscerla o ricordarsi di lei mentre erano indottrinate, quel ricordo poteva semplicemente essere andato perso come molti altri.
« Isabella » Disse rimettendosi in piedi, estrasse una delle sue spade e fece un breve gesto, veloce ma semplice. Le ragazze si guardarono fra loro e imitarono il suo gesto alla perfezione.
Forse non avevano niente ma erano phantom e avevano una spada, lei sapeva cosa volesse dire esserne privi ma serviva altro.
« Mythra, caccia, morte.» Disse e di nuovo le ragazze si guardarono fra loro e nuovamente ripeterono all'unisono « Mythra, caccia, morte.» mentre un sorriso di ghiaccio appariva sui loro volti.
Isabella rispose con lo stesso identico sorriso. Erano phantom, erano parte di lei, avevano una spada e una preda da cacciare.
Aprì la porta e le condusse fuori, sulla nave c'era una palestra dove avrebbero potuto usare le spade, tenendosi per mano la seguirono ma solamente quando Isabella prese per mano la prima delle ragazze, lei avvertì una strana sensazione mai provata prima.

*****

Mythra era scappata da Omega o per meglio dire Isabella l'aveva lasciata andare ma come lei stessa aveva detto “per il piacere delle caccia”, si era nascosta, aveva usato tutti i suoi contatti ma più volte aveva visto ombre muoversi dove non vi era nessuno, anche all'interno di quelli che sarebbero dovuti essere rifugi sicuri ed era sola o udiva improvvisamente qualcosa fendere l'aria.
Alla fine era stata presa o si erano decisi a prenderla, una parte di lei ne era sollevata perché sarebbe tutto finito.
Quando si riebbe si trovò in quella che doveva essere una grotta naturale, ma che persone aveva dotato di porte e luci ed era legata a una sedia.
Di fronte a lei, in piedi, vi erano Isabella e i suoi cloni in armatura da phantom. Un aspetto che era rimasto inalterato nonostante le migliorie genetiche erano i loro occhi , come quelli di Isabella erano di un azzurro difficile da descrivere quasi celeste.
Occhi di ghiaccio che fissavano, occhi da predatori.
Isabella le indicò una a una dicendo ogni volta un nome « Diana, Alexya, Trish »
Loro sorrisero a sentire i propri nomi. - No, anche il sorriso è lo stesso - pensò Mythra guardando la scena.
« Liberatemi è un ordine! » Ordinò l'asari, anche se intuiva che in qualche modo il suo indottrinamento era stato annullato. Invece con sua sorpresa venne slegata e la porta che dava all'esterno aperta.
Lei guardò verso di loro e vide Isabella che le faceva segno di andare, corse fuori non avendo niente da perdere. Le sue speranze svanirono quando sentì l'aria gelida e la sua gamba destra sprofondò nel primo metro di neve.
Noveria, era su Noveria. Il pianeta di Dasha, la casa di Isabella, una trappola perfetta, mosse ancora qualche passo davanti a se e trovò una cassa al suo interno armi clips e provviste.
Non sapeva cosa volesse Isabella, ma avrebbe fatto di tutto per salvarsi la vita e corse nella neve.
Un’ora dopo stava urlando dal dolore china a terra, con la mano attorno alla ferita dove prima aveva avuto un dito.
« Brava Alexya. » Commentò Isabella rivolgendosi al phantom che con piacere le mostrava il dito che aveva amputato.
« Cosa vuoi ? » Gridò Mythra.
« Caccia, insegnare, allieve. » Spiegò Isabella che le si era avvicinata e le disse « Un'ora » e se andò seguita dalle sue allieve.
Lei riprese a fuggire, usando del medigel del kit d'emergenza per medicare le ferite, se aveva interpretato bene le parole aveva un’ora di tempo.
Quando venne riportata alla grotta era viva, il giorno dopo, perdeva sangue da innumerevoli ferite su tutto il corpo e aveva un principio di ipotermia. La medicarono e per un giorno la lasciarono riposare.
Quando si riebbe scoprì di essere incatenata al centro di una stanza e nuda, le braccia immobilizzate da catene e tremò quando la porta si aprì.
Isabella, Diana, Alexya e Trish erano tornate.
I cloni si misero dietro di lei, Isabella le si avvicinò e le iniettò qualcosa nel collo dicendo « No dolore, no svenire, no morte » Disse con l'idea di divertirsi.
Il farmaco fece subito effetto e lei senti diminuire il suo senso del tatto, riuscì a malapena a percepire i cloni avvicinarsi da dietro e qualcosa pungerla al centro della nuca, poi urlò sentendo un dolore sordo che le correva lungo tutta la schiena, abbassando la testa vide le proprie gambe e il pavimento macchiati dal suo sangue e urlò di nuovo.
Si chiese cosa avrebbe provato senza farmaco, se anche così aveva difficoltà a resistere.
Una seconda sensazione come quella di prima ma questa volta da spalla a spalla, la fece urlare di nuovo.
Udì un rumore di qualcosa che veniva tagliato e altre urla riempirono la stanza, mentre avvertiva un dolore atroce ma non abbastanza da svenire.
Quando smisero, stremata abbasso la testa verso il pavimento, vide qualcosa sporgerle dai fianchi e si chiese cosa fosse quella stoffa blu. Poi comprese, era la sua pelle.
« NNNoooooo, NNNooooo, ti prego uccidimi...uccidimi. » Disse con la voce sconvolta dal terrore.
« Vendetta. » Le rispose sorridendo Isabella, che si era messa comodamente seduta.
I cloni cominciarono a occuparsi delle gambe lavorando con calma, apparentemente incuranti delle urla della loro ex-padrona, finché ebbero staccato tutta la pelle della parte posteriore dell'asari: busto, braccia e gambe. A quel punto si spostarono davanti. Una di loro fece un taglio intorno alle caviglie, un'altra ai polsi e l'ultima staccò la cute in modo da farla pendere dalle spalle e dai fianchi della vittima. Ben presto non ci fu altra cute attaccata al corpo se non quella della testa.
Mythra respirava ancora, ma la mente era ormai distrutta.
Fecero una serie di incisioni tutt'intorno al collo e tutte e tre assieme afferrarono la pelle di Mythra e diedero un improvviso strattone verso l'alto. La faccia e lo scalpo furono le cole cose a rimanere attaccate alla testa.
Sollevarono in alto la pelle come se fosse un trofeo di caccia, Isabella applaudì ma non si mosse, quello era solo l'inizio, poco per volta il farmaco avrebbe cessato il suo effetto e il dolore avrebbe travolto l'asari. Era uno spettacolo che non avrebbe mai voluto perdersi.
Davanti a lei il corpo di Mythra, incapace di svenire, era preda di violenti spasmi.

*****

Steve non riusciva a capire per quale motivo avesse ricevuto l'ordine tassativo di presentarsi per quel giorno a quell'ora alla Grissom e addirittura dall'Ammiraglio di flotta Francesco Duncan, il che significava che l'unica alternativa per dissentire quegli ordini era abbandonare l'Alleanza o andare incontro a un processo militare.
Nessuna delle due idee lo entusiasmava, per questo si era presentato come chiesto, non che la cosa gli dispiacesse in fondo. Conosceva diverse persone alla Grissom come Jack, Taiga figlia di lei e di James, i gemelli Henry e William Coats figli di Miranda Lawson e Martyn Coats, due autentici geni che non davano retta a nessuno.
« Grazie del passaggio Olivia.» Disse rivolto alla sorella.
« Figurati, mi spiace solo che come ha detto nonna non puoi tornare sulla SR3 e poi non potevo non essere presente, quando al mio fratellino veniva affidato un nuovo incarico senza preoccuparmi che gli diano una fregatura.» Spiegò Olivia.
Purtroppo il regolamento parlava chiaro sul fatto che persone imparentate fra loro servissero sulla stessa nave, era risultato impossibile riottenere l'assegnazione di Steve alla SR3.
« Ah,ah,ah...divertente » Commentò lui e si mise a scrutare tra i presenti, certo era commosso che tutti i suoi amici e compagni di squadra della SR3 fossero con lui, per vedere quale nuovo incarico avrebbe ricevuto ed era stato contento dei saluti ricevuti da Jack e Taiga e si chiese dove fossero finiti i gemelli. Ma sapeva già la riposta, dove potevano causare più scompiglio possibile.
Quello che veramente si domandava era perché ci fosse anche Miranda, ma soprattutto sua sorella Orianna con Kelly Chambers.
Dalla fine della guerra le due donne avevano fondato, usando le risorse economiche del padre di Miranda e Oriana, un organizzazione che aiutava i meno fortunati e in particolare gli orfani e avevano da tempo una relazione stabile fra loro.
L'ultima volta che avevano visto Kelly, era stato quando avrebbe dovuto aiutare a tracciare un rapporto psicologico di coloro che partecipavano per essere scelti come nuovo equipaggio della Normandy SR3. Poi la nave era stata rubata da Dasha e la storia aveva preso tutta un'altra piega.
Anche se sapeva che era sbagliato pensarlo, una parte di lui riteneva che stesse per ricevere una fregatura per il fatto che lei era presente. Come se non bastasse anche Jack non aveva fornito indizi, anche se come direttrice della Grissom doveva saperne qualcosa ma pareva chiaro che non poteva o voleva parlarne.
Alla fine come previsto una nave attraccò all'accademia e come ordinato lui si presentò al personale che scendeva.
La bocca gli si spalancò dallo stupore quando due donne, una mora e una bionda, assieme a tre ragazzine e un piccolo cane scesero dalla nave. Tutti gli altri della SR3 erano altrettanto sorpresi.
« Che diavolo succede? » - esclamò lui - « Dasha, Isabella! Che ci fate qui ? » La sua voce che normalmente si sentiva sui campi di battaglia, risuonò ancora più forte nel silenzioso attracco della Grissom abbastanza da spaventare le ragazze al seguito di Dasha e Isabella che si nascosero dietro di loro. Dasha rise, Isabella lo guardò male. Sia Isabella e le ragazze erano in tenuta sportiva ma mentre la prima aveva al suo fianco due katane, le ragazze avevano la classica spada corta da phantom. Dietro di loro degli uomini stavano scaricando delle valigie.
« Bene, adesso che sono qui posso spiegarti tutto Steve. » Annunciò Jack.
« L’Alleanza ha ottenuto che Isabella e quelle ragazze passino del tempo in una struttura. È stato deciso che dovesse essere la Grissom, si è pensato che in una struttura non militare si sarebbero adattate meglio, anche perché vi sono persone della loro età. Kelly è qui per aiutarle nel reinserimento nella società, con il suo lavoro da psicologa. »
« Si, Olivia e nonna mi hanno detto qualcosa e capisco la presenza di Kelly. Io che centro? » Chiese lui ancora sbigottito.
« Tu sei qui come condizione stabilita da me. » Spiegò Dasha.
« Parlando con Olivia ho saputo che eri alla ricerca di un nuovo incarico e quando tua nonna ha avanzato la sua richiesta, ho chiesto espressamente di te come capo della sicurezza. »
« Prego? »
« Hai affrontato Isabella in passato e sei vivo, non sembra che tu le sia antipatico e non hai poteri biotici. Non riesco a pensare a nessuno migliore di te come capo della sicurezza della Grissom se dovessero insorgere problemi. »
« Insorgere problemi? Un bel eufemismo per indicare cosa accadrebbe se Isabella decide di fare tutti a fette. »
« Le ho detto chiaramente di non farlo e mi ha promesso di ubbidirmi, lo steso faranno Diana, Alexya, Trish. Mi danno retta anche se ascoltano di più Isabella. »- spiegò indicando le tre ragazze -« Inoltre, non ci sono biotici sulla stazione così forti da far venire voglia ad Isabella di divertirsi a ucciderli. »
Per tutta risposta Steve puntò il dito contro Jack e Miranda.
« Ehi, con chi credi di parlare! Non è ancora giunto il momento che un poppante come te debba proteggermi. » Rispose la prima.
« Esatto, un'assassina biotica non è una novità per noi. » Disse la seconda.
Un’idea attraversò la mente di Steve e si rivolse di nuovo verso Dasha « È per questo che non ho ricevuto altri incarichi, tranne questo? »
La donna gli fece segno di si con la testa.
--- Bene...magnifico....posso scegliere se disubbidire agli ordini e subirne le conseguenze oppure fare da guardia a Isabella e...e... “sorelle” --- pensò, ma in quel momento si accorse di avere anche un altro problema. Si guardò indietro e vide Ilary che lo fissava con sguardo torvo.  L'ultima volta che Isabella era stata alla Grissom per la crisi dei Grigi, la phantom si era infilata nella sua camera e se anche non aveva fatto sesso e lui si era trovato immobilizzato con una mano attorno alla gola, Isabella aveva dato tutta l'impressione di essere rimasta appagata e lui non aveva potuto evitare certi comportamenti del suo corpo, quando a separare i loro sessi c'erano solamente i boxer di lui e gli attillati pantaloncini d'allenamento di lei.
Proprio in quel momento due figure arrivarono di gran corsa gettandosi ai piedi di Isabella e porgendole due mazzi di fiori. Su di loro spiccava l'alta uniforme della Grissom.
I gemelli avevano fatto il loro ingresso.
Concentrati solo su Isabella, si erano inginocchiati davanti a lei e le porgevano i loro mazzi di fiori mentre declamavano la sua bellezza.
Lei dava l'idea di non capire cosa stesse succedendo, Dasha sembrava divertita dalla scena. Diana, Alexya e Trish spaventate dalla loro entrata in scena, si erano nascoste dietro le due donne e guardavo incuriosite. Jack e Miranda  avevano il volto paonazzo e sembravano pronto a esplodere contro i propri allievi l'una e i propri figli l'altra.
Gli altri stavano assistendo alla scena, curiosi di cosa sarebbe successo.
Veloce, netto, freddo un rumore metallico riempi la sala per un secondo.
I fiori dei mazzi caddero recisi e si udì un “click” quando Isabella rinfoderò la spada.
Due mani presero i ragazzi da dietro e li sollevarono « Non avete idea della punizione che vi aspetti. » Disse gelida Miranda.
« Questa volta vi assicuro che ve la ricorderete! » Li minacciò Jack, mentre una vena sul collo sembrava pulsare di vita propria.
« Ma...ecco...volevamo solo dare il benvenuto a Isabella... non capita sempre di ricevere qualcuno così sexy alla Grissom e sappiamo di cosa parliamo dopo che l'abbiamo vista nuda sul lettino. » Rispose Henry dando di gomito al fratello che si dimostrò d'accordo.
« No...aspetta...Cosa? Quando sarebbe successo? » Domandò Miranda.
« Quando ci siamo intrufolati nella nave di Dasha, nella crisi dei Grigi, siamo stati portati in infermeria e li c'era Isabella mezza nuda sdraiata su un lettino. Certe cose non si possono dimenticare. » E stavolta fu William a cercare la conferma del fratello alle proprie parole, che giunse immancabilmente.
Miranda però stava guardando Dasha.
« Non è un mio problema, se hanno visto un bel paio di tette. » Rispose lei.
Ma fu Jack, come direttrice della Grissom aveva sopportato le trovate geniale dei gemelli molto di più di Miranda, a notare dell'altro.
« Piccole pesti...avete intercettato nuovamente le comunicazione dell'accademia, ecco perché vi siete presentati agghindati in questa maniera. »
Questa volta però i gemelli rimasero in silenzio, sapevano bene di non avere una scusa adeguata. Non che la presenza di Isabella e delle altre ragazze dovesse rimanere celata agli altri studenti, anche se lo era la loro identità ma almeno la data del loro arrivo avrebbe dovuto esserlo.
Loro erano però abituati a sgridate e punizioni, sembrava anzi che le consideravano un premio per ogni loro idea che portavano a termine.
Fu così che William alzò un braccio di scatto interrompendo sua madre e chiedendo « Chi sono? » Riferendosi a tre giovani ragazze le cui teste spuntavano da dietro Isabella e Dasha.
« Possiamo dire che sono le sorelle minori di Isabella » Rispose Jack, era la scusa più credibile e semplice che l'Alleanza si era saputa inventare, per spiegare alcune cose come la loro somiglianza e altri tratti che avevano in comune --- Definirle le sue figlie forse sarebbe più esatto. --- pensò Jack ma rendeva la spiegazione molto più difficile.
« Staranno anche loro alla Grissom? Dove ? » Domandò Henry.
« Hanno una stanza la blocco C...e smettetela di interrompervi quando vi parlano. Ragazzini malefici. » Ma prima che potesse fare altro i gemelli erano nuovamente partiti alla carica.
« Sono Henry Coats, piacere » « Io, invece William Coats. » Dissero presentandosi e senza aspettare risposte Henry prese Alexya per una mano e lo stesse fece Williams con Diana e Trish.
« Vi facciamo vedere la stazione e la vostra stanza. » Dichiararono, senza indugi e attendere risposta le strapparono dal loro rifugio dietro la schiena della due donne, intenzionati a mettere in atto quanto avevano detto.
Fu allora che successe il primo incidente. Non erano neanche cinque metri quelli per cui erano state trascinate che Trish incominciò a piagnucolare, estrasse di scatto la spada menando fendenti davanti a se senza mirare a nessuno. Sembrava stesse scacciando delle mosche tanto teneva la spada alta e mentre lo faceva scintille bluastre cominciarono a scoppiettare intorno a lei.
Alexya e Diana cominciarono ad agitarsi, una luce bluastra le avvolse e strinsero l'elsa delle loro spade.
Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, una figura colpì con un diretto in faccia sia William e Henry che caddero doloranti a terra.
« Idioti! Le avete spaventate con i vostri modi di fare. » Urlò Taiga. La figlia di Jack e James Vega aveva ereditato il carattere di entrambe i genitori, nonostante d'aspetto apparisse delicata. Aveva un viso che ricordava quello della madre, la pelle scura del padre e dei bei capelli color corvino.
La più giovane tra quelli che erano i figli degli eroi della Normandy, veniva quasi sempre coinvolta nei piani dei gemelli ed era l'unica che a volte li frenava.
Essere figlia della direttrice le concedeva alcuni privilegi, come prendere a pugni Henry e William senza che ci fossero problemi disciplinari.
Taiga guardò Trish continuare ad agitare la sua spada contro l'invisibile esercito di insetti nemici, a giudicare dalla sua faccia stava avendo la peggio.
« Abbassa immediatamente quella spada. » - ordinò, marciando verso la ragazza - « Potresti fare del male a qualcuno. »
Trish la fissò immobile per un momento, la spada puntata verso l'alto le faceva assumere una posizione leggermente idiota, con i suoi occhioni lucidi e tirò su rumorosamente con il naso.
Taiga le porse la mano « Metti via quell'affare e andiamo a vedere dove vi hanno sistemate.. » e disse « e scusa questi due idioti. Sono inoffensivi, solo stupidi. »
Trish le prese la mano. Vedendola calmarsi anche Diana e Alexya fecero altrettanto.
« Voi due! Scusatevi e aiutatele o vi darà un altro paio di schiaffi, altro che le punizioni dei nostri genitori. » Gridò Taiga contro i gemelli.
Miranda aveva fatto in modo che i suoi figli conoscessero tutto quello che c'era da sapere sulla buona educazione, che però decidessero di usarla era un altro paio di maniche.
Tuttavia i ragazzi si lanciarono nei gesti e nei modi più educati, quasi fossero ad una serata di gala e da perfetti accompagnatori scortarono Alexya e Diana, con Taiga in testa seguita da Trish al blocco C.
A distanza, un paio di agenti della sicurezza li seguirono su invito di Jack.
Superata la piccola crisi Jack rivolta a Dasha e Isabella chiese « Quale problema aveva ? »
« È inutile rendere l'uomo libero, se prima non si insegna all'uomo cos'è la libertà. » Rispose Isabella, stupendola perché le aveva rivolto la parola, esponendo un concetto filosofico risalente all'antica Grecia.
Dasha si affrettò a spiegare « Quelle tre finora non hanno mostrato molto spirito d'iniziativa, saranno libere dall'indottrinamento ma non sanno che fare di loro stesse. Una volta le abbiamo osservate per un giorno intero attraverso le telecamere della sicurezza mentre erano sole nella loro stanze, non si sono mai mosse dai loro letti o si sono parlate. Se però gli dici di fare qualcosa la fanno e hanno l'idea di divertirsi con Isabella mentre si allenano con lei con la spada o le coinvolge in altra attività. »
« Davvero ? Di che tipo? » Chiese Olivia alle loro spalle
« Ieri, noi cinque ci siamo viste un film. »
« Ok, aspetta … ho difficoltà a immaginarmi la scena... »
« Non che io passo tutto il mio tempo a cospirare o Isabella a uccidere. Tutti hanno bisogno di momenti di relax. Ti posso assicurare che il detto “ nessuno è il cattivo della propria storia” vale anche per noi. »
« È questo il motivo per cui le abbiamo volute qui e quello della mia presenza » - affermò Kelly - « Speriamo che stare in un ambiente come quello della Grissom le possa in qualche modo scuoterle, io avrò il compito di aiutarle in questo passaggio. Ed è anche parte del motivo per cui abbiamo chiesto di Isabella, la presenza di una figura a cui loro tengono renderà tutto più semplice oltre a sperare che anche lei decida di aprirsi vero gli altri. »
In tutto quel discorso Isabella si era limitata a una veloce occhiata a Kelly, senza dimostrare che niente di quello che le era stato detto potesse interessarla.
« Questo ci riporta al perché ci serve un buon cane da guardia, nel caso che questo “scuoterle” possa avere effetti imprevisti come quello di prima. » Rispose Jack voltandosi verso Steve.
Sentendosi lo sguardo di tutti su di se lui sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
« Il problema è che anch'io mi ero fatto dei progetti e non li posso semplicemente accantonare, perché non riguardano solo me. »
Ilary si mise di fianco a lui e gli strinse la mano e parlarono a così bassa voce che gli altri non sentirono. « Mi sa che dobbiamo dirlo... » continuò lui traendo un profondo respiro mentre si rivolgeva tutti i presenti. « Abbiamo deciso che saremo andati a convivere, appena avessimo trovato entrambi un pianeta dove Ilary avesse potuto servire come pilota e io come istruttore di fanteria specializzato nel ruolo di Distruttore. »
Seguirono istanti si silenzio, la prima riprendersi dalla sorpresa fu Olivia « Perché? Quando? e... » e dopo un istante aggiunse « Mi stai rubando il pilota! »
« Hai presente la licenza da istruttore che volevo? Quella di cui non capivi il perché? » Chiese Steve. Olivia annuì « Girare per sempre su una nave non mi attira, pensavo che forse fare l'istruttore non sarebbe stato così male, avessi voluto sistemarmi un giorno. Nel frattempo avrei girato sulla nave migliore della galassia guidata dalla mia ragazza, comandata da mia sorella e come compagni di squadra gli amici. Dopo però che sono stato costretto a lasciare la SR3 ho deciso di accelerare i tempi, sono andato da Ilary e abbiamo parlato. »
« Io mi sono subito detta d'accordo. » Rispose il pilota dalla Normandy SR3
« Scommetto che era questo quello che dovevi sistemare quando mi avevi chiesto un po' di tempo, quando ti dissi che eri stato lasciato a terra. Ilary ecco perché eri sempre allegra anche senza Steve a bordo. Bella amica a non dirmi niente e io che mi preoccupavo per te. Anzi, per voi visto che mi chiedevo dove avrebbero mandato il mio fratell-ino. » Affermò Olivia.
« Scusa. » Dissero all'unisono.
Miranda si fece avanti, lei aveva subito colto qual era il problema e la sua possibile soluzione. « Sono contenta per voi e lo sono anche gli altri, presumo che a Joker avrà un infarto quando verrà a sapere che la sua “bambina” voleva andare a convivere. John e Ash, lei in particolare, non ci perdonerebbero se vi costringessimo a rivedere i vostri piani per i nostri interessi. Ma  stare alla Grissom presenterebbe alcuni vantaggi. Non è distante dalla Terra né dalla Cittadella, penso che tu e Ilary non avreste difficoltà a incontravi, inoltre lei rimarrebbe pilota della Normandy SR3. Ho difficoltà a credere che non le dispiaccia cedere i comandi della nave ad altri. No, se è la degna figlia di Joker. »
Ilary si mosse con un certo imbarazzo « Be...ecco... sarei contenta di continuare a pilotarla. »
« Quindi problema risolto. » Asserì Miranda alzando la voce, ormai sicura della vittoria.
Lui ci pensò un attimo. Un incarico alla Grissom era di tutto rispetto, Ilary era chiaramente contenta di rimanere pilota della Normandy SR3, tutti sarebbero stato soddisfatti ma lui si sarebbe beccato il problema di mantenere Isabella e le altre tre ragazze calme o di intervenire se avessero perso il controllo.
Dasha poteva dare tutte le raccomandazioni che voleva ma per quello che ne sapeva lui solo Isabella le dava retta ciecamente, non le altre tre. Alla fine si accorse che tutto dipendeva da Isabella, poteva gestire Diana, Alexya e Trish e se lei non gli dava problemi avrebbe potuto aiutarla a mantenere calma la situazione ma se lei avesse perso il controllo... --- Avrò un problema tra le mani --- pensò.
« Accetto! » Disse a voce chiara e forte.
Tutti sorrisero alla sua risposta « Molto bene! Ora perché non raggiungiamo i ragazzi e non facciamo vedere la stazione tutti insieme alle nuove arrivate.» Propose Kelly.
Mentre il gruppo si avviava Ilary disse parlando in un orecchio a Steve « Ti adoro, perché così potrò continuare a pilotare la SR3. » e aggiunse « Siccome ripartiremo senza di te, penso che meriti un premio per la tua decisione e magari qualcosa che ci faccia ricordare a vicenda l'uno dell'altra. » disse con occhi che non lasciavano dubbi sulle sue parole.
Olivia si era avvicinata a Dasha mentre il gruppo procedeva « Circa una settimana fa è stata recapitata la testa di Mythra in condizioni orribili. Era scuoiata e Aria, invece, ha ricevuto la sua pelle conciata. Ne sai qualcosa ? » Chiese
« Come potrei sapere qualcosa di questi fatti terribili. Il presidente della Noveria Corps ha un'immagine da difendere. » Rispose lei in tono indifferente.
Olivia era sicura che mentiva, ma non aveva prove.
« Come te la sei cavata con il Consiglio, dopo la tua piccola guerra? Ti odiavano prima e ora non dovevano essere troppo contenti che un privato cittadino avesse allestito un esercito privato. »
« Qualche sanzione e controlli a tappeto in tutta la compagnia, i contratti riguardanti il disarmo di vecchie navi sono stati annullati e ho dovuto pagare una grossa penale. I loro ispettori avranno accesso a qualsiasi locale o informazioni. So che potevo cavarmela con peggio, ma nessuno vuole vedere l'economia galattica in recessione perché non abbiamo raggiunto un accordo. » Rispose Dasha.
C'era un'altra cosa di cui Olivia voleva informarla « Ho saputo un dettaglio interessante dai dati recuperati da Mythra sul lavoro di Cerberus. Riteneva che il dottor. Gaz Al-Asad avesse denominato Isabella Alpha perché era il suo primo esemplare. Non era esatto, il termine si riferiva al suo uso in zoologia, che serve per indicare quel predatore che si trova in cima alla catena alimentare nel suo ambiente naturale. Vengono chiamati predatori alpha o superpredatori. »
Dasha si fermò « Penso avesse ragione, ma vorrei che la gente smettesse di considerare Isabella un'arma...per questo ho accettato. » Spiegò lasciando stupefatta Olivia.
Prima che potesse rispondere, un rumore allegro proveniente da una stanza le interruppe, al suo interno Diana, Alexya, Trish e perfino Isabella stavano ridendo. Henry e William erano riusciti a farle ridere, dopotutto si meritavano veramente l'appellativo di geni.

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