Can you remember our lives?

di Lylawantsacracker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Lawrence, Kansas. Febbraio 2115.

Erano circa le sette di sera. Nella grande villa della famiglia Williams, Emily stava ordinando una cena da portar via da uno schermo  touch screen appeso al muro. 

Stava aspettando il rientro di suo marito Mark dal lavoro; intanto, loro figlio Daniel stava giocando nella sua stanza al piano di sopra. Aveva da poco compiuto quattro anni. L’avevano adottato tre anni prima, ed era la più grande gioia della loro vita.

Mark le telefonò, dicendole che avrebbe tardato di circa mezz’ora per colpa del traffico. Nell’attesa, Emily decise di andare a dare un’occhiata a quello che stava facendo Daniel.

Aprì la porta, e vide il figlio concentrato a disegnare. Gli si avvicinò. 

-Daniel, tesoro, cosa disegni di bello?

- Sto disegnando l’angelo Castiel, mamma. - rispose il bambino tranquillamente, porgendogli il disegno.
Ritraeva un buffo personaggio con un paio d'ali, una specie di impermeabile e degli occhi blu elettrico.
"Che strano angelo" pensò Emily " certo che mio figlio ne ha di fantasia!"
- E' molto bello, Daniel. - disse poi.
-Ma mamma, io mi chiamo Dean, non Daniel!
- Ehi, come mai all’improvviso non vuoi più farti chiamare col tuo nome? - chiese Emily, divertita.

- Castiel mi chiama così, quindi è il mio vero nome. - disse Daniel, mettendo il broncio

- Lo sogni ancora, quindi?

- Sì, ogni notte. Gli voglio tanto bene!

Daniel faceva sogni strani praticamente da sempre, e quell’angelo che ne faceva parte era diventato una sorta di amico immaginario. Infatti spesso il bambino parlava con lui anche durante il giorno, certo che potesse sentirlo.

- D’accordo Daniel.. - iniziò a dire Emily, ma venne interrotta dal figlio.

- Mi chiamo Dean!

- D’accordo Dean -disse Emily, alzando gli occhi al cielo -ora vai a lavarti le mani per la cena, papà sta per tornare.












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Premetto che questa è la prima storia che scrivo dopo quasi sei anni, quindi sono abbastanza convinta che sarà un po' una schifezza, soprattutto nello stile .-. Però ho deciso di pubblicarla comunque, mi piacerebbe vedere cosa ne pensate.
Tutte le critiche sono ben accette, visto che ho ancora tantissimo da imparare!
p.s: Lo so, il titolo è tremendo.


* Ho reinserito la parte in cui Dean mostra il disegno alla madre. Non so proprio perché l'abbia tolta, l'ansia della pubblicazione mi ha fatto fare una cavolata ç_ç Non farò più modifiche a testo pubblicato, I swear.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


New York, dodici febbraio 2145.

Dean Williams era appena rientrato a casa dopo aver festeggiato il compleanno con gli amici, in un pub.

Viveva ancora nel modesto, ma comodo, appartamento in cui era andato a vivere anni prima, dopo il divorzio da Elizabeth, sebbene potesse permettersi di meglio. Aveva infatti realizzato il suo sogno di sempre, quello di diventare uno scrittore.

Era arrivato al successo una decina di anni prima, con una saga di libri fantasy di grande popolarità.

In quell’epoca si era sposato da poco. Aveva conosciuto Elizabeth quando avevano entrambi vent’anni. Dean aveva avuto una vita difficile: i suoi genitori erano morti in un incidente quando lui aveva appena sette anni; e aveva vissuto in un orfanotrofio fino ai diciotto. Intanto, aveva avuto seri problemi con la droga; fino a non avere soldi nemmeno per una casa. Si era ridotto a vivere per strada, quando Eliza lo accolse. Dean inizò a riprendersi lentamente, e ricominciò a scrivere, cosa che aveva sempre amato fare. Poi si sposarono. 

Avevano anche avuto un figlio, cinque anni prima, poco prima del divorzio. Dean aveva scoperto che la moglie lo tradiva ormai da tempo, e che era rimasta con lui solo per la sua improvvisa ricchezza. Amareggiato, aveva chiesto il divorzio.
Tuttavia, in questo periodo, si sentiva alla grande. Il lavoro gli dava parecchie soddisfazioni; e i soldi che aveva guadagnato gli permettevano di fare quello che voleva senza problemi. Inoltre, stava scrivendo una nuova saga, Supernatural.* Aveva inserito molti particolari presenti nei suoi sogni ricorrenti. Sogni che faceva ormai da anni, come nel caso dell’angelo Castiel.

Lo sognava fin da quando aveva memoria. Non parlava quasi mai; la maggior parte delle volte si limitava a guardarlo negli occhi, infondendogli una sensazione di grande serenità. Il suo volto era sfocato, non si capiva bene come fosse; solo gli occhi erano perfettamente visibili, di un azzurro limpidissimo. 

Quei sogni erano stati sempre piacevoli per lui. Da piccolo ne aveva fatto una specie di amico immaginario, con cui giocava e parlava durante il giorno. Altre volte, però, faceva sogni meno piacevoli. Sogni molto confusi, con spargimenti di sangue e strane creature. Sognava di affrontarle, a volte, insieme ad un ragazzo molto alto, ma non riusciva mai a vederne il volto. Gli ricordava un suo vecchio amico.

Quella sera aveva un po’ esagerato con l’alcol, quindi decise di andare direttamente a dormire. Con la testa che gli girava, si addormentò subito, con il pensiero vago che il giorno dopo avrebbe scritto un nuovo capitolo.





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* Sam e Dean sono riusciti a sbarazzarsi dei libri che aveva scritto Chuck, quindi "questo" Dean non ne è a conoscenza.

Sì, lo so, un Dean scrittore è un po' improbabile.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Cimitero di Lawrence, Kansas.

Un uomo sedeva davanti ad una vecchia lapide che riportava il nome di Dean Winchester. Parlava tra sé e sé.

-… mi dispiace. Mi dispiace tanto, Dean. Per tutto quello che è successo.* Solo che… pensavo che saresti andato avanti. Che ti saresti ripreso alla fine, anche se dopo molto tempo. Invece dopo la morte di Sam, e la mia scomparsa, non ce l’hai fatta. E questo mi addolora profondamente.
Ma la cosa che più mi distrugge, è che sono stato rinchiuso in quel posto schifoso senza aver potuto dirti addio. E ormai è troppo tardi. 

Dio è finalmente tornato in Paradiso, sai? Nessuno sa dove si fosse cacciato fino a questo momento, e lui ovviamente non ha intenzione di dircelo. E’ stato lui a liberarmi. Inoltre, ha anche riportato in vita molti dei miei fratelli. 
Vi ho cercato. Te e Sam. Vi ho cercato in Paradiso, ma non sono riuscito a trovarvi. A quanto pare non ci siete mai stati. Mi hanno detto che siete stati mandati in Purgatorio, e non capisco chi e perché l’abbia fatto, ma lo scoprirò. Per fortuna siete riusciti ad uscirne. Non ho idea di dove siate, ma vi troverò, lo giuro. 

-Castiel, fratellino - disse un uomo alle sue spalle. - Anche a me mancano quei due figli di puttana, sai? Ma credo che sarà impossibile trovarli. Potrebbero essere ovunque. Comunque, vedo che non hai cambiato stile, eh? Sempre quel vecchio impermeabile. Non sei per niente fashion.

-Ciao, Gabriel. Mi dispiace, ma non sono d’accordo con te. Non è del tutto impossibile. Io riuscirò a trovarli, lo giuro su nostro padre. - rispose Castiel, voltandosi.

-Beh, come ti pare. Se li trovi, fammi un fischio.  Avrei un conto in sospeso con Sam.- disse Gabriel, dopodiché svanì.

Castiel rimase lì ancora un po’. Accarezzò con la punta delle dita la pietra fredda della tomba, senza dire una parola.

Poi si alzò, e svanì anche lui.

Tornò al vecchio bunker degli Uomini di Lettere. Aveva tirato tutto a lucido, vista la sporcizia dovuta all’assenza di esseri umani per circa un secolo.

C’erano ancora i vestiti di Sam e Dean; ogni tanto aprival’armadio del cacciatore più vecchio, nella stanza in cui ormai si era trasferito, e sfiorava ed annusava i suoi vestiti. Certo, l’odore di Dean era svanito ormai da tempo, sostituito ben presto da quello della polvere e dell’umidità; ma i suoi sensi sovrumani ne percepivano ancora una lieve traccia.

Un’unica, solitaria lacrima scese lungo la guancia dell’angelo. Il periodo che aveva passato come essere umano gli aveva lasciato tracce più profonde di quanto credesse; le sue emozioni e le sue sofferenze avevano un’intensità decisamente maggiore. 
Gli tornarono in mente tutte le cose non dette, e rimaste eternamente in sospeso. Il suo rapporto con Dean era stato sempre “speciale”. Col senno di poi, si era reso conto che lo amava con una passione talmente terrena, talmente umana che all’epoca non era riuscito a comprenderla chiaramente. Ora sì, ma era troppo tardi.

Restavano solo i ricordi e i rimpianti. Tirò fuori una foto dalla tasca interna dell’impermeabile. Era un po’ ingiallita, e ritraeva lui, Dean, Sam, Bobby, Ellen e Jo. Lui e la sua famiglia. L’accarezzò con la punta delle dita, e la mise in una cornice vuota sulla scrivania, vicino alla foto di Dean con sua madre.

Sospirando, Castiel scese in salotto. Accese la vecchia tv (che aveva fatto miracolosamente tornare in vita) e si gettò bruscamente sul divano. Piccole abitudini da umano che tornavano in superficie. In quel momento stava per andare in onda l’intervista con un certo scrittore di nome Dean Williams.

Annoiato, stava per spegnere la tv per andare a leggere un libro quando, improvvisamente, vide un volto familiare. Fin troppo familiare. Era Dean. Era il suo Dean.

Rimase sconvolto. L’aveva trovato. Era lui, doveva esserlo. Aveva esattamente lo stesso volto, la stessa voce di Dean Winchester.

Ma per esserne certo, doveva incontrarlo.
























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* Nella mia versione della storia, Dean, Sam e Cas sono riusciti a chiudere i cancelli infernali, anche se l'unico a sopravvivere è Dean (in teoria anche Castiel, ma lui rimane rinchiuso all'inferno). Dean, non sopportando la scomparsa di Sam e Castiel, ha quindi deciso di uccidersi. Sì, sono un po' melodrammatica :'D

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Dean Williams si alzò piuttosto tardi quella mattina. Verso le undici, scese a fare colazione al bar sotto casa.

Nonostante avesse molti soldi, aveva mantenuto le sue abitudini, non essendo del tutto interessato al lusso e alla ricchezza. Inoltre, lì facevano degli ottimi pancakes, e mettevano sempre buona musica. Quindi, oltre a farci colazione, ci si rilassava e scriveva. L’anziana proprietaria, Molly, lo trattava ormai da tempo come un figlio, e cercava sempre di offrirgli qualcosa gratuitamente. Anche il resto del personale ormai lo considerava uno di loro.

Quella mattina notò che avevano assunto un nuovo cameriere. Fatto curioso, visto che non assumevano nuovo personale da almeno un paio d’anni (il locale era perlopiù a gestione familiare). Iniziò ad osservarlo. Doveva avere tra i trentacinque e i quarant’anni. Aveva i capelli neri e folti. Aveva delle leggere occhiaie, che non peggioravano affatto il suo aspetto; piuttosto lo rendevano più affascinante. Non riusciva a vedere bene il colore degli occhi. Inoltre, aveva qualcosa di familiare.

Improvvisamente, il cameriere si rivolse a lui e gli disse

-Salve. Desidera qualcosa dal menù?

Dean rimase a fissarlo sbalordito. Era molto attraente. Ma la cosa che l’aveva colpito profondamente, è che gli occhi del cameriere erano identici a quelli che sognava ogni notte. Sì, molta gente aveva gli occhi blu, ma a lui ricordavano proprio quelli di Castiel. Anche il viso glielo ricordava vagamente, sebbene nei sogni non riuscisse a vederlo dettagliatamente.

-Tutto bene?

-..Eh, cosa? Ah sì..sì, tutto bene. Sono solo un po’ stanco, ho fatto le ore piccole la scorsa notte. Comunque, per me solo un frappè al cioccolato, grazie.

-Arriva subito- disse il cameriere, sorridendo, e se ne andò.

Dean accese il computer portatile, con l’intenzione di scrivere un nuovo capitolo. Aveva deciso di scrivere l’intera saga di Supernatural per poi pubblicarla. Era finalmente arrivato al quarto libro, dove aveva introdotto il personaggio di Castiel.

-Ecco il suo frappé- disse il cameriere.

-Ehm, grazie. 

Per qualche strano motivo, quello sconosciuto lo metteva in agitazione. Non era solo il fatto che assomigliasse ad  un angelo dei suoi sogni , ma quel cameriere aveva qualcosa di così familiare, e allo stesso tempo intrigante, che lo sconvolgeva.

Dopo un paio d’ore Dean si alzò, e andò via, seguito dallo sguardo di Castiel.


———-

Alcune ore più tardi, nel pomeriggio, Dean aveva appena riagganciato il telefono, quando quest'ultimo squillò nuovamente.

-Pronto?

-Dean, tesoro, sono Molly

-Ehi Molly, ciao! Dimmi tutto.

Molly esitò. - Hai presente il nuovo cameriere?

-…Sì. Perché?- chiese Dean.

-Beh, il ragazzo a quanto pare non ha un posto dove andare. Ha solo i soldi che ha guadagnato oggi, con sè… Io lo ospiterei, ma purtroppo il mio appartamento è troppo stretto per tre, e sai che mio marito non sta molto bene. Quindi avevo pensato… visto che il tuo appartamento è abbastanza spazioso.. - si schiarì la voce - magari… è simpatico, no?

-Mi stai chiedendo di ospitare un tipo che non ho mai visto in vita mia, quindi?

-Ehm, in sostanza sì. Almeno fino a quando non potrà permettersi un posto decente.

Dean restò in silenzio per qualche istante  -…beh, per me va bene, dai.

-Oh, bene! Lo avviso subito! - disse entusiasta, e attaccò.

Cinque minuti dopo, sentì bussare alla porta. Andò ad aprire, e si ritrovò davanti il cameriere di cui aveva parlato un attimo prima.  “Ha fatto in fretta” pensò.

-Eh.. ciao. Accomodati pure.- disse Dean, scortandolo in casa. -Comunque piacere, io sono Dean Williams.

-Piacere di conoscerti, Dean Williams. Io mi chiamo Ashton. - rispose l’altro, stringendogli la mano.

Dean lo accompagnò nella camera degli ospiti e disse: -Beh, ok Ashton, puoi sistemarti qui. Fai come se fossi a casa tua.-  dopodiché gli sorrise, e uscì.

 

Castiel iniziò a sistemare i vestiti nell’armadio. In effetti, erano i vestiti di Dean che aveva preso dal bunker.

Si sentiva decisamente felice. Ci era riuscito. Lo aveva ritrovato.

Certo, ovviamente Dean non ricordava nulla di tutto quello che avevano passato insieme. Ma comunque, era lui. E questo gli bastava.

Si chiese dove fosse Sam. Ma di lui se ne stava occupando Gabriel, sicuramente. Gli aveva detto che non avrebbe mosso un dito, perché sarebbe stato del tutto inutile; ma Castiel conosceva troppo bene suo fratello. Ed intuiva che provasse per Sam qualcosa di simile a quello che provava lui per Dean.

Sorrise, pensando alla cocciutaggine di Gabriel.

Decise di farsi una doccia. Essendo un angelo, non ne aveva bisogno, ma gli piaceva la sensazione di freschezza che gli lasciava sulla pelle. Quando ebbe finito, si vestì; indossò la camicia preferita del “vecchio” Dean, e un paio di jeans.

Andò in salotto, ma era vuoto. Poi sentì il rumore delle dita di Dean che colpivano i tasti del pc; seguendo il suo udito, Castiel entrò nella stanza più vicina. Dean stava scrivendo al computer, e appariva molto concentrato.
Cas rimase lì, immobile, ad osservarlo. Dean sollevò lo sguardo e sobbalzò.

-Cazz.. cavolo Ashton, mi hai fatto prendere un colpo!- disse, vagamente a disagio. Poi spense il computer.

-Scusami.- disse, ma continuò a guardarlo insistentemente.

Dean distolse lo sguardo.  -..Ehi, è quasi ora di cena. Vado ad ordinare una pizza, la vuoi? Certo, sempre se non hai nulla da fare..

-Non ho programmi per stasera, tranquillo. La pizza andrà benissimo. Comunque, posso chiederti cosa stai scrivendo?

-Ehm, la mia nuova saga. Si chiama Supernatural. E’ una storia un po’ buttata lì, che parla di due cacciatori di creature sovrannaturali… ci sono anche molti angeli e demoni in mezzo. No, non sono Dan Brown.

Castiel esitò. -…Sembra interessante.

-Già. Vado ad ordinare la pizza alla pizzeria qui vicino, torno subito.

Quindi Dean ricordava. Incosciamente, ma ricordava. Castiel decise di dare un’occhiata, e riaccese il computer. Dean non poteva aver letto la serie di libri di Chuck, perché i fratelli Winchester erano finalmente riusciti a eliminarne tutte le copie (con il suo aiuto), con loro grande sollievo.

Trovò i file dei libri della saga, e li lesse in circa mezz’ora. Tutto quello che era accaduto in quell’epoca, era scritto lì. Mentre spegneva il computer, Dean rientrò nella stanza.

Castiel gli chiese scusa per aver utilizzato il computer senza il suo permesso. -…la tua storia mi aveva incuriosito.

-Non devi chiedermi scusa, figurati. Piuttosto, sbrigati, perché ho appena preso la pizza - disse sorridendogli, come se lo conoscesse già da tempo.

Si sedettero a tavola ed iniziarono a  mangiare.

-Beh, quindi come ti sembra?- chiese Dean.

-Mi piace molto, è uno dei miei piatti preferiti.

Dean scoppiò a ridere. -Non intendevo la pizza, stavo parlando della storia!

-Oh, scusa. Comunque è molto originale, Castiel in particolare mi piace molto. - rispose l’altro, ridendo sotto i baffi.

-Oh sì, Cas è il mio personaggio preferito. E devo anche dire che non l’ho inventato sul momento; lo sogno quasi ogni notte da quando sono piccolo. L’ho anche disegnato tantissime volte. Ho ancora alcuni dei miei scarabocchi, da qualche parte.

A Castiel mancò il fiato. Era sorpreso.

-Cambiando discorso - disse Dean -ti andrebbe di guardare un film, dopo cena? Ti piacciono i film horror?

-Certo, va bene.

I due si sedettero sul divano, con una bottiglia di birra tra le mani, e iniziarono a guardare The Grudge.

"Lo conosco solo da stamattina, e già viviamo insieme e guardiamo film come una coppietta" pensò Dean.

- Ma cos’è che dovrebbe fare paura, esattamente? Questi fantasmi che alitano addosso alla gente?- chiese Castiel, sinceramente confuso.

Dean rise -In effetti hai ragione,  Ash, non è quel che si dice un film del terrore.

Una volta finito il film, ormai Dean dormiva da almeno mezz’ora, e si era inavvertitamente poggiato con la testa sulla spalla di Castiel, che iniziò ad accarezzargli i capelli.

-Dormi Dean.- sussurrò. -Veglierò su di te, come ho sempre fatto.

Dean sorrise nel sonno.

















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Ho fatto un capitolo un po' più lungo, stavolta,ma boh, mi sembra ancora troppo sintetico .-.
Non ho resistito, e ho citato the Grudge °-° quel film mi ha fatto morire dalle risate.
Bando alle ciance, questo capitolo non mi convince troppo, sinceramente... ma vabbé. Fatemi sapere cosa ne pensate! :)

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Erano passati circa sei mesi da quando Castiel e Dean avevano iniziato a vivere insieme.

Dean apprezzava molto la sua compagnia. La presenza di altre persone in casa gli era mancata davvero tanto. 

Comunque, la sua vita procedeva più o meno come al solito. Stava continuando a scrivere, usciva con gli amici, faceva le cose di sempre. Spesso cercava di trascinare Castiel nelle sue uscite, ma non era esattamente un tipo socievole, quando si trovava in gruppo. Continuava a vedere il figlio Jack, due volte a settimana. A lui Castiel piaceva molto, tanto che l’ultima volta che l’aveva visto gli aveva chiesto, tutto contento “Ma tu e papà siete fidanzati, vero?”.

Castiel, dal canto suo, ultimamente appariva abbastanza preoccupato, e passava molto tempo fuori casa. A volte stava anche un paio di giorni fuori. Inizialmente Dean pensava che non fossero affari suoi, ma poi un giorno in cui lo vide particolarmente stressato gli chiese cosa ci fosse che non andava.

-Niente di cui preoccuparsi, Dean. Solo qualche problema in famiglia.

In realtà, Castiel era molto più che preoccupato. I cancelli infernali erano stati riaperti, ed i demoni erano tornati più feroci che mai. E solo una creatura potente come un angelo avrebbe potuto riaprirli così facilmente. Quindi qualcuno dei suoi fratelli li aveva traditi.  Il problema era scoprire chi lo avesse fatto. Nel momento in cui Dio era tornato in Paradiso, aveva riportato in vita molti di loro, quindi c’erano diverse possibilità ma nessun indizio concreto.

Era stato Gabriel a metterlo al corrente di tutto ciò, circa un mese prima, apparendo improvvisamente nella sua stanza di notte (fortunatamente Dean era fuori).

 -…Sono contento che tu ti sia adattato alla vita domestica, e che abbia ritrovato quell’imbecille, fratellino, ma c’è un bel casino in giro. Qualche stronzo ha riaperto i cancelli infernali. Non mi piace andare in giro a giocare alla guerra insieme agli altri angeli, ma la situazione si sta facendo complicata. I demoni sono diventati più potenti che mai, e stanno facendo fuori chiunque gli capiti a tiro. Molti dei nostri sono già morti. Non è che potresti darmi una mano? Non mi va più di collaborare con gli altri, onestamente. Pensaci su, ok?

Stava per andarsene, quando aggiunse - Prima però vorrei che mi aiutassi a ritrovare Sam. Sono preoccupato per lui, chiunque sia adesso. Va bene, sai dove trovarmi. No, in realtà credo di no, ma basta che mi chiami. - e svanì.

Poi, un paio d’ore dopo, Dean era rientrato a casa piuttosto ubriaco, e ridendo aveva iniziato a dire sciocchezze a caso. - Eeehi, Ash. Lo sai che… con quell’impermeabile sei identico a Castiel? Ahahah, sei molto sexy, lo sai?

Cas aveva alzato gli occhi al cielo, e senza rispondergli si era limitato a prenderlo in braccio e a gettarlo sul letto. Ormai si era abituato ad avere a che fare con le sue sbronze.

"La passione per l’alcol gli è rimasta, a quanto pare" aveva pensato.

Ora, invece, Dean stava scrivendo, come al solito. Aveva appena iniziato il quinto libro della saga. Castiel lo stava osservando, seduto accanto a lui nello studio. Ormai lo scrittore si era abituato ad averlo spesso così vicino, e la cosa non gli dava affatto fastidio.

Dean guardò Castiel, poi spense il computer.

-Io e te dobbiamo parlare, Ash.

Castiel era confuso. -Cosa? Perché?

- In questo periodo ti vedo sempre molto stanco e stressato… Sono preoccupato per te. Lo so che non sono affari miei, ma se vuoi puoi parlarmi di cosa sta succedendo in famiglia. Sfogarti ti farebbe bene.

Castiel sospirò. Era esausto, in effetti. -Beh, diciamo che uno dei miei fratelli ha combinato un disastro, e ora tutta la famiglia sta cercando di ripararlo, senza successo. E ci ha messo nei guai.

-Capita, Ash… vedrai, si risolverà tutto per il meglio. Le famiglie sono un bel casino. - gli rispose Dean, abbracciandolo -Non che io ne sappia molto ma… vedrai, si risolverà tutto per il meglio. Cambiando discorso, ti va un tè?

L’altro annuì.  Dean si alzò, gli sfiorò i capelli con la mano, e andò in cucina.

***

Dopo essersi rilassati un po’, si separarono.

Dean doveva andare a trovare il figlio, e Castiel aveva intenzione di parlare con Gabriel.

Una volta solo in casa, Castiel chiamò il fratello. -Gabriel, fatti vedere. Ho delle cose da chiederti.

Gabriel apparì poco dopo.

-Ehilà Cassie. Hai intenzione di venire a cercare Sammy con me, e a prendere a calci in culo un po’ di demoni?- gli chiese, sorridendo.

-Beh, quello l’ho già fatto.

-Sì, tutto solo, senza seguire gli ordini degli altri. Vedo che non sei cambiato per niente, Cas.

-Se è per questo neanche tu, Gabriel. Comunque ho paura che se lasciassi Dean più spesso potrebbe correre dei rischi maggiori.

-Quelli li corre già, Castiel. La tua presenza è abbastanza evidente, sai? Non hanno preso ancora l’iniziativa perché ormai hai una reputazione degna di un arcangelo. Hanno ancora paura di te, sebbene ti abbiano tenuto prigioniero per anni. Devo dire che sono fiero di te, fratellino. 

-Sì, ma ora come ora sono poco più di un neonato con l’impermeabile.- sbuffò Castiel, ricordando quello che gli aveva detto Dean molto tempo prima. -Devo proteggere Dean a tutti i costi.. ma è anche mio dovere ritrovare Sam. Era mio amico, e la mia famiglia.

Gabriel intanto sogghignava.

-Cos’hai da ridere?- chiese Castiel, leggermente irritato.

-Beh fratellino, se avessi aspettato te per cercare il caro Sammy, a quest’ora sarebbe già morto. La mia era una domanda retorica. Ma la proposta di prendere a calci in culo quegli stronzi di demoni è ancora valida.

-… Davvero? L’hai ritrovato?

-Bravo Cas, capisci in fretta- lo prese in giro l’arcangelo. - Comunque, ora è un giocatore di basket di nome Sam Cooper. E (sorpresa!) pare che fosse un vecchio amico del nostro nuovo Dean intellettualoide, e hanno smesso di frequentarsi quando Sam si è trasferito in Canada. Ogni tanto si scrivono ancora su Facebook, a quanto pare.

-Come l’hai contattato?

Gabriel ridacchiò. -Beh Cas, essendo io leggermente più sveglio di te, l’ho semplicemente conquistato con il mio fascino da angioletto innocente (non molto innocente a dire il vero, ma ti risparmio i dettagli) ed ora siamo una coppietta che vive felice e contenta. Direi che sono di parecchi passi avanti rispetto a te, che dopo anni e anni di frustrazione sessuale verso quel cretino, stai ancora a fargli gli occhi dolci come un bambinetto delle elementari.

Castiel gli lanciò un’occhiataccia.

- E dai, Cas, quanto sei noioso. Comunque sto cercando di convincere Sam a trasferirsi qui vicino, così almeno quando siamo in giro quei due potrebbero pararsi il culo a vicenda, se ne hanno ancora l’istinto. Non voglio che ci rimetta la pelle, sai? Ci tengo, a quello lì.

- Gabriel, lo sai che Sam e Dean non sono più dei cacciatori. Non saprebbero più difendersi.

-Beh, allora mentre uno di noi è in giro a massacrare demoni, l’altro può badare ai nostri animaletti da compagnia. Che ne dici?- propose Gabriel.

- ..Va bene. Ma dovremo spiegargli la situazione.

-Cioè che sono la reincarnazione di due tizi che cacciavano demoni e li hanno rinchiusi per un secolo all’inferno, e ora i demoni sono tornati per fare il culo a tutti? Ci crederanno sicuramente. Però hai ragione, forse dovremmo accennargli qualcosa . 




















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Devo ammettere che mi sono divertita parecchio a scrivere di Gabriel, ahah :'D mi manca troppo quel pazzo.
Il bambino è un fan di Dean e Castiel, ohoh. Forse avrei dovuto chiamarlo Destiel.
Va be', fatemi sapere cosa ne pensate.

p.s: Volevo ringraziare di cuore tutti quelli che continuano a leggere questa storia. Sono davvero contenta che vi piaccia :3

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***




Dopo che Gabriel se ne fu andato, Castiel restò a casa ad aspettare il rientro di Dean. Erano circa le cinque di pomeriggio; Dean sarebbe tornato circa un’ora più tardi.

Non avendo nulla da fare, prese un volume dalla libreria, ed iniziò a leggerlo. Aveva imparato da poco ad amare davvero la lettura. Apprezzava soprattutto la fantasia degli umani, che considerava, come sempre, interessanti e pieni di sorprese.

Non si rese conto dello scorrere del tempo, e quando finì il terzo libro (essendo un angelo, leggeva piuttosto in fretta), si rese conto che erano passate le otto. Castiel iniziò a preoccuparsi. Sapeva che Dean sarebbe stato via col figlio solo per poche ore, e che quindi sarebbe rientrato per cena.

Forse non era il caso di allarmarsi. Magari aveva semplicemente deciso di passare una serata con gli amici, senza pensare di avvertirlo. In effetti, non era in dovere di comunicargli tutti i suoi spostamenti. “Dopotutto” pensò Castiel tristemente “non sono importante per lui come lo ero prima.”

Annoiato, decise di dare un’occhiata nella stanza di Dean. Era abbastanza in ordine, nonostante il letto sfatto. Vide un album sul comodino al lato destro del letto. Lo aprì, ed iniziò a sfogliarlo. C’erano diverse foto di lui da piccolo con i genitori adottivi, poi alcune all’orfanotrofio durante l’adolescenza. Con tristezza si accorse che nelle ultime appariva spento e depresso. Dean aveva avuto una vita difficile anche questa volta, come lui stesso gli aveva raccontato. Castiel era convinto che non se lo meritasse, dopo tutto quello che aveva passato. Ma, purtroppo, la vita non ragiona in questo modo.

Poi vide i disegni. Erano molti; dai primi, inesperti scarabocchi, ai ritratti dettagliati. Rappresentavano tutti la stessa figura, Castiel. 

Quest’ultimo sorrise, quasi felice. Da quei disegni traspariva una tale dedizione, che si chiese se in Dean ci fossero ancora, nascosti, gli stessi sentimenti di prima. Forse era ancora importante per lui, nonostante tutto.

Sicuramente, quelli di Castiel erano rimasti invariati. Avrebbe fatto qualunque cosa per Dean; la sua felicità era sempre al primo posto. 

Controllò l’ora. Sobbalzò, notando che erano quasi le dieci. Ripose l’album sul comodino, e decise di fare una telefonata a Dean, tanto per assicurarsi che stesse bene. Chiamò diverse volte, ma il telefono squillava a vuoto.

Decise infine di andare a controllare a casa dell’ex moglie di Dean, l’unico posto che gli venisse in mente al momento. Si teletrasportò lì all’istante.

Appena arrivò, notò che c’era qualcosa fuori posto. La porta era spalancata, e le luci erano spente. Castiel ebbe un brutto presentimento, e, titubante, entrò in casa. Si ritrovò davanti uno scenario piuttosto macabro. La moquette del soggiorno era intrisa del sangue dei due cadaveri poco più avanti. Osservandoli, si rese conto che erano il figlio e l’ex-moglie di Dean.

Angosciato, Castiel proseguì fino in cucina. Lì vi trovò Dean, anche lui accasciato a terra. Il cassetto delle posate era aperto; e accanto a lui c’era un coltello insanguinato. Probabilmente lo aveva preso da lì, nel tentativo di difendersi.

Si rese conto che era morto anche lui. Pieno di orrore, cercò di non perdere la ragione. Era uscito sempre vincitore dagli scontri con i demoni degli ultimi mesi; tuttavia, questi lo avevano indebolito di molto. Non sapeva se sarebbe riuscito a riportare in vita Dean.

Inspirò profondamente, e strinse la sua mano. Avrebbe cercato di salvarlo, anche al costo di rimetterci la pelle.

Poco dopo, Dean aprì gli occhi, si trascinò verso il muro lì vicino e vi appoggiò la schiena. Castiel, debole, gli si gettò letteralmente addosso, e gli prese il viso tra le mani. -Grazie a Dio- disse, guardandolo intensamente. -Grazie a Dio.- ripeté piano, baciandogli la fronte.

Dean iniziò a farfugliare qualcosa, confuso. -Ash, ho visto delle cose assurde… ci hanno aggredito… poi sono svenuto e ho fatto un sogno strano… c’erano Liz e Jack…in un grande giardino*… a proposito, non sono morti, vero? Forse era la mia immaginazione…forse sono ancora vivi…- disse Dean, tenendo stretta la mano dell’amico.

Castiel lo guardò addolorato. -Dean…

-No, non può essere…- sussurrò Dean, cercando di alzarsi. 

-Dean, mi dispiace…- rispose l’altro, stringendolo forte. Dean rimase in silenzio, in preda alla disperazione. 

Poi, debolmente, esclamò: -Ash, alle tue spalle!

Questi non fece in tempo a voltarsi, che il demone gli era già addosso.

-Ciao Castiel, ci si rivede! Attraente come al solito, vedo - disse il demone, che aveva occhi e capelli di un nero corvino. -anche se ti preferivo rinchiuso all’inferno, mentre venivi torturato. Era più eccitante.

-Ciao Seth. Sei sempre adorabile. Ora scusami, ma non ho proprio il tempo di giocare con te.

In un attimo, Castiel tirò fuori dall’impermeabile una lunga spada argentea, e la conficcò nell’addome del demone. Il corpo di Seth, o meglio dell’umano che questi aveva posseduto, cadde a terra con un tonfo.

Dean appariva molto confuso. -Ash… perché quel tipo ti ha chiamato Castiel? Era un…demone? Cosa sta succedendo?

 -Dean, le spiegazioni te le darò più tardi, qui non siamo al sicuro. Ora, vedi di reggerti forte a me. Stiamo per andarcene.

In un attimo, i due erano spariti.


*****

Si materializzarono nel bunker degli Uomini di Lettere.

-Ma come hai fatto? Dove ci troviamo?- iniziò a chiedere Dean, ma venne interrotto da Castiel. 

-Dean, giuro che dopo ti spiegherò tutto. Ma prima, per favore, raccontami esattamente quello che è successo. È molto importante.

L’altro iniziò a parlare, esitante. - Va bene. Allora… Ho passato la giornata fuori con Jack…L’ho portato al parco giochi… - Dean si interruppe ed inspirò profondamente, cercando di non piangere. Castiel gli accarezzò il volto con la mano, per confortarlo.

-Come dicevo - continuò. - Ho passato la giornata fuori con Jack. L’ho riportato a casa verso le sei e mezza. Elizabeth mi ha offerto un caffè e ci siamo messi a parlare del più e del meno, mentre Jack guardava la tv.

Poi le luci hanno iniziato ad andare e venire. Pensando che stesse per arrivare un blackout, mi sono offerto di andare a prendere le candele in cantina.

Le avevo appena trovate, quando ho sentito Elizabeth e Jack urlare. Sono corso in soggiorno, e li ho visti legati ad una sedia. Dietro di loro, c’era un ragazzo piuttosto giovane.

« Eeehi, Dean. Da quanto tempo. Ti ricordi di me?» mi ha chiesto sorridendo, mentre i suoi occhi diventavano completamente neri.

Io gli ho risposto che non avevo idea di chi fosse, ma che avrebbe fatto meglio ad andarsene, perché avevo intenzione di chiamare la polizia.

Come risposta, è scoppiato a ridere. Poi ha legato alla sedia anche me. Non sono riuscito a liberarmi dalla sua stretta; era incredibilmente forte.

«Certo che sei diventato proprio banale, eh Dean? Comunque è molto comodo non ricordarsi di me, visto che sono marcito secoli** all’inferno per colpa tua e del tuo adorabile fratellino. A quanto pare, io ero il fratello meno adorabile. Non ero uno Stark come voi, ero solo il miserabile bastardo Jon Snow***.» mi ha detto in tono lamentoso, mettendo ironicamente il broncio.  Mi ha dato una pacca sulla spalla. « Va be’ fratellone, ora goditi lo spettacolo.» Poi se ne è andato, fischiettando la sigla del Trono di Spade, una serie tv del secolo scorso.

All’improvviso, sono entrati un paio di…demoni? Da quello che ho capito è proprio così… eppure non riesco a crederci. Comunque, hanno iniziato a torturare Jack ed Elizabeth davanti ai miei occhi. Non puoi capire… è una cosa che non dimenticherò mai. Non potevo salvarli. Le loro urla mi risuonano ancora nelle orecchie. Ho pregato i due demoni di prendere me al posto loro, di torturare me per tutto il tempo che volevano. Mi hanno risposto che le istruzioni del “capo” erano quelle, e che dovevo stare zitto. Dopo quella che mi è parsa un’infinità di tempo, mi hanno liberato, dopo averli brutalmente uccisi. Probabilmente per divertirsi ancora un po’.

Sono corso in cucina, ed ho preso un coltello dal cassetto. 

«Senti Seth.» ha detto uno dei due demoni. «Sto iniziando ad annoiarmi. Lo facciamo fuori subito?»

« Ma sì, dai. Mi sto annoiando anch’io.»

Vedendo Seth che si avvicinava, gli sono piombato addosso e l’ho accoltellato. Ma il demone non ha fatto una piega, limitandosi a prendermi la testa e a sbatterla contro lo spigolo del bancone. Ho perso immediatamente conoscenza. Evidentemente non sono morto, perché ho fatto uno strano sogno, e poi sei arrivato tu a svegliarmi.

Ora, per favore, avrei bisogno di alcune spiegazioni. - disse Dean, terminando il discorso. Era distrutto.

-Non è possibile. - disse Castiel. - Non è possibile. 

- Cosa?

Castiel lo guardò a lungo. Poi gli disse, stringendogli forte la mano:  - Preparati, Dean. Perché quello che sto per dirti non è affatto facile da accettare.



















-----------------------------------------------
*Si trovavano in Paradiso.

**Come era stato detto nella quarta stagione, il tempo all'inferno scorre diversamente (nel caso non lo ricordaste. Io infatti me ne ero completamente dimenticata)
**Ok, scusate, non ho resistito, ho dovuto fare un riferimento al Trono di Spade, ci stava troppo :'D Inoltre ho letto solo i libri di George R.R Martin, ma il fatto che fischiettasse la sigla della serie mi divertiva parecchio.

Comunque, inizio col dire che sono un'idiota. Mi sono completamente scordata che magari qualcuno potesse non essere a conoscenza del bunker degli Uomini di Lettere, visto che non tutti guardano spn in inglese, e qui la nona stagione è ancora inedita.
Mi scuso con chiunque non l'avesse ancora vista. Ora metto una nota nell'introduzione.

Inoltre, mi chiedo se forse dovrei cambiare il rating della storia in arancione (per le scene che potrebbero risultare un po' cruente) <.< Non ci capisco niente, secondo voi dovrei cambiarlo? 
La prossima volta che pubblicherò una serie, farò in modo di averla prima finita di scrivere, così non farò più questi pasticci ç_ç

Ok, so che questo capitolo non è molto piacevole, infatti mi sono sentita taanto sadica ç_ç Mi rifarò nei prossimi.
Ancora un immenso grazie a tutti quelli che seguono la serie, spero di non essere caduta in basso con questo capitolo ç-ç 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


- Ora ti spiegherò tutto. Ti prego solo di non interrompermi, le domande potrai farmele dopo.- disse Castiel. Al cenno di Dean, proseguì. - Devi sapere, Dean, che c’è stato un tempo in cui combattevamo queste cose insieme. Tu, tuo fratello Sam, ed io, Castiel. Nella tua vita precedente. Ed è per questo che mi hai sempre sognato. Non ero il mero frutto della tua immaginazione; mi stavi semplicemente ricordando.

Come dicevo, vi ho conosciuto che eravate già cacciatori. Ero stato inviato sulla Terra da mio padre, per farti possedere da Michael, in modo da sconfiggere Lucifero e l’Apocalisse. Poi mi sono reso conto che eri troppo importante per farti usare così, come semplice tramite. È arrivato un momento in cui avrei preferito sacrificare l’intera umanità piuttosto che perderti. È sempre stato così, in fin dei conti. Ti ho sempre messo al primo posto. Mi sono ribellato, ho lottato, sono morto, per te. E sono ancora convinto che ne sia valsa la pena. Non potrai mai capire la gioia che ho provato nel ritrovarti.

Tu, in compenso, mi hai insegnato il valore del libero arbitrio. Dell’importanza di avere anche un proprio pensiero, e di non seguire semplicemente gli ordini altrui. 

In seguito, la storia dell’Apocalisse si risolse. Non proprio per il meglio, però. Sam finì nella gabbia insieme a Lucifero. Lui ne uscì quasi subito, ma la sua anima rimase lì per un anno. Quindi, visto che all’Inferno il tempo scorre in modo diverso, per un secolo. Inoltre, infuriati per il tuo rifiuto di farti possedere da Michael, gli angeli costrinsero all'obbedienza il vostro fratellastro Adam. Ed è lui che ha passato secoli e secoli nella gabbia con Lucifero, trasformandosi poi demone a sua volta. Se la mia ipotesi è corretta, era proprio uno dei demoni che hai visto a casa di Elizabeth. Dio sa quanto vorrei che non fosse così. Perché questo significherebbe che sono riusciti a liberare Lucifero.

Dopo l’Apocalisse, dicevo, tu andasti a vivere con Lisa. È stato difficile dover a fare meno di te per un intero anno. Ma io ero lì, alla fine. Ti osservavo, mentre vivevi sereno con lei e Ben. Vedendoti felice, lo ero anch’io. Come ho detto, la tua felicità è sempre stata al primo posto.

Successivamente, ci fu il periodo in cui mi sentivo Dio. Per sconfiggere Raphael, diventai peggio di lui. Morii, poi, come meritavo. Ma quello che mi stupì, in seguito, è che avete continuato a starmi accanto. Nonostante tutte le mie stronzate. Mi siete sempre rimasti vicini, qualsiasi cosa sia accaduta.

Dopo seguirono i Leviatani, il Purgatorio, le prove, Abbadon.

Anni in cui subiste altre perdite, altre sofferenze. Anni in cui i sensi di colpa continuarono ad aumentare. Soprattutto per te, Dean. Sono anche quelli che ti hanno ucciso, alla fine.

Ecco, la fine. Non mi va di parlarne… Ma devo.

Decideste di chiudere i cancelli infernali, per sconfiggere Abbadon in modo definitivo. Io ovviamente vi ho aiutato. Ci siete riusciti; li avete chiusi e l’avete sconfitta. Tuttavia, quel demone era incredibilmente forte. Mentre i cancelli si stavano chiudendo, mi trascinò giù con lei. Non dimenticherò mai il tuo sguardo, Dean. Come non dimenticherò mai quello che ho provato io, all’idea di non rivederti mai più.

Quello che è successo dopo mi è stato solo riferito. Ma non per questo mi ha fatto meno male. Sam, non reggendo lo sforzo, morì. Tu piombasti nella disperazione, e lo seguisti pochi mesi dopo. Ti suicidasti, mandando giù un intero flacone di sonniferi con una bottiglia del tuo tanto amato rum.

Ora, Dean, so che stai scrivendo di tutto questo. So che ti ricordi della tua vita. So che ti ricordi delle nostre vite. Devi solo sforzarti, per tirarle fuori dal tuo inconscio. - concluse Castiel. 

Dean era incredulo. Era perfettamente immobile, da almeno cinque minuti, sul divano su cui si erano accomodati.

Guardò Castiel dritto negli occhi, e disse, con voce roca: -Cas, non dire più che non potrò mai capire la gioia che hai provato nel ritrovarmi. Non farlo mai più. Perché credo di aver compreso cosa ho sentito nel momento in cui ti ho visto per la prima volta… o almeno, per la prima volta in questa vita.

Si strinse a Castiel, quasi aggrappandosi a lui. L’angelo gli sfiorò teneramente la guancia. Poi, improvvisamente, Dean lo baciò. Era un bacio disperato, travolgente. Era come se stesse cercando di dimenticare tutto il resto. Esistevano solo lui e Castiel, in quel momento.

Castiel ricambiò il suo bacio con altrettanto impeto. - Sai Dean, - sussurrò dopo. - ho vissuto milioni di anni. Ma non ho mai incontrato nessuno che avesse la tua stessa importanza.

Dean poggiò la testa sulla sua spalla.

- Beh, Cas, io non ho vissuto milioni di anni, ma vale la stessa cosa per me.- disse, e fece una risata forzata.- Non sono molto romantico… ma hai capito, ecco.

Castiel gli baciò la fronte, piano, chiudendo gli occhi.

- Sai,- continuò Dean, stringendogli forte la mano - il tuo discorso mi sta facendo tornare in mente immagini che non hanno nulla a che fare con la mia vita di adesso. Io che consolo Sam il primo giorno di scuola elementare. Lui che mi regala un ciondolo per proteggermi. Noi due che cacciamo un poltergeist da casa di Bobby.

Sorrise, ricordandosene. - La cosa strana è che Sam  lo conosco… cioè, lo conosco attualmente. Eravamo amici alle superiori. E ora scopro che nella mia vita passata era mio fratello. Per non parlare del fatto che tu sia reale. -sospirò.- Sono così fottutamente confuso, Cas. 

- Lo so, Dean.- rispose l’altro. Poi si alzò, e si diresse verso la vecchia camera di Dean, tenendo stretta la sua mano. - Seguimi, devo farti vedere una cosa.

Entrarono nella stanza. Castiel gli fece segno di avvicinarsi al comodino, sopra il cui si trovavano due foto incorniciate.

Dean le osservò, sfiorandone con le dita la superficie impolverata. - Mamma…- mormorò, guardando la foto che ritraeva lui da piccolo, e una giovane donna che gli somigliava molto. Poi si soffermò sulla seconda, con le lacrime agli occhi. -Sam… Bobby… Ellen… Jo…

Distolse lo sguardo dalle fotografie, e si stese sul letto, con lo sguardo fisso sul soffitto. 

- Cristo, Cas. - disse, stringendo i pugni.  -Non credo di voler ricordare. Oltre al dolore che quei figli di puttana mi hanno causato torturando… facendo quello che hanno fatto a Liz e Jack, ora sta iniziando a venire fuori quello che avevo dimenticato ormai da tempo… non credo di poterlo sopportare. Tutte quelle persone a cui volevo bene, morte per colpa mia…

Castiel gli si sdraiò accanto. - Devi smetterla di colpevolizzarti, Dean. L’hai fatto per una vita intera. - disse, passandogli una mano tra i capelli. - Vorrei che non fosse necessario raccontarti tutto questo. Ma nella situazione attuale, è meglio che tu sia a conoscenza della tua identità. Per poterti difendere dai demoni, e per capire quale sia la ragione del loro accanimento nei tuoi confronti.

- Lo so. Ma voglio solo che questo dolore finisca. - rispose Dean con voce spezzata. Chiuse gli occhi. Si sentiva stanco. Così stanco da volersi addormentare senza più svegliarsi.

 - Non passerà subito, temo. Ma farò di tutto per infonderti un po’ di sollievo. Ti sarò sempre accanto, Dean.

Castiel lo strinse a sé, e continuò ad accarezzargli i capelli finché non si addormentò.

"Padre, ti imploro." pregò l’angelo mentalmente. "Fa che Dean, questa volta, raggiunga finalmente la serenità. Se la merita. Se la merita tutta."






















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Aah, spero di non aver descritto la scena in modo troppo sdolcinato ._. non sono brava a descrivere queste cose ahah.
Comunque, Sam sta per arrivare, ve lo giuro <.<
Fatemi sapere cosa ne pensate, e ancora un enorme grazie a tutti quelli che seguono questa storia!

p.s: Buona Pasqua :)


 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Castiel si alzò dal letto qualche ora più tardi, mentre Dean continuava a dormire. Decise di chiamare Gabriel. Sicuramente anche Sam era in pericolo, quindi sarebbe stato meglio farlo venire al bunker il più presto possibile.

Gabriel si materializzò qualche minuto dopo, a torso nudo, con un paio di baffi finti e dei pantaloni da torero.

- Devi scusarmi, fratellino. Ma sai, nel momento in cui mi hai chiamato ero parecchio... impegnato con Sam. - rispose allo sguardo interrogativo di Castiel, strizzandogli l’occhio. - Stavamo proprio iniziando a divertirci sul serio, quindi devi avere una buona scusa per avermi chiamato con tanta urgenza.

Castiel ignorò le parole dell'arcangelo. - Gabriel, devi portare Sam qui al bunker immediatamente. È in pericolo, come Dean.- disse. - Ieri, dopo aver riportato Jack a casa, si è fermato a prendere un caffè. Poi sono comparsi alcuni demoni, hanno ucciso Dean, suo figlio e l'ex moglie, dopo averli torturati. Fortunatamente, nonostante i miei poteri fossero indeboliti, sono riuscito a riportare in vita Dean.

Ma la cosa che mi preoccupa di più, è che uno di quei demoni era probabilmente Adam, il fratellastro di Sam e Dean. E questo significa solo una cosa... che i demoni sono riusciti a riaprire la gabbia di Lucifero.

Gabriel assunse improvvisamente un'aria seria. - Cazzo! - esclamò. - Devo correre da Sam. Lo porto qui appena posso, prima devo spiegargli un po' di cose.

- Non gli hai detto ancora niente?

- Eh no… però sa che sono un angelo. Devo solo approfondire qualche dettaglio… - rispose Gabriel, sparendo un istante dopo.

Castiel tornò in camera , dove Dean stava ancora dormendo. Si sdraiò nuovamente sul letto, e lo osservò. Aveva il volto sereno. L’angelo aveva utilizzato i suoi poteri indeboliti per infondere a Dean un po’ di tranquillità durante il sonno.

Purtroppo, non poteva fare altrettanto nelle sue ore di veglia. Gli aspettavano altri giorni di dolore, rimpianti e rimorsi. Castiel si sentì stringere il cuore. Dean non meritava una vita del genere, non di nuovo.

Gli si avvicinò, e lo cinse a sé, affondando le labbra tra i suoi capelli.

- Cas? - mormorò Dean, svegliandosi.

- Scusa Dean, non avevo intenzione di svegliarti.

Dean si voltò, con un debole sorriso. - Non fa niente Cas. Piuttosto, dimmi che ieri non è successo niente e che ho avuto solo un incubo.

Castiel lo guardò tristemente.

- Ehi, Cas, lo so che non è così, purtroppo. Ma almeno ci sei tu, adesso. Sono contento di averti ritrovato, vecchio figlio di puttana.

Castiel rise, ed intrecciò la sua mano con quella di Dean. - Vado a preparare la colazione, va bene? - chiese, alzandosi poi dal letto.

Dean guardò l’ora. - Cas, sono solo le sei di mattina. - rispose, e batté una mano sul posto vuoto accanto a sé. - Ora rimettiamoci a dormire, vieni.

Castiel obbedì, e Dean si accoccolò nuovamente tra le sue braccia, in silenzio. Poi, poco prima di addormentarsi, sussurrò: - Grazie, Cas, per esserci sempre stato. Spero che non ti stancherai di farlo.

-Te l'ho già detto, Dean. Sarò sempre vicino a te, sempre. Non potrei mai stancarmi di te, lo sai bene. Ora riposa.


 

Dean si svegliò qualche ora dopo, verso le dieci e mezza. Appena si alzò, Castiel gli chiese: - Ora posso prepararti la colazione?

Dean rise, intenerito da tanta premura. - No, Cas, non ho fame, grazie. Mangia tu, se vuoi.

Castiel scosse la testa. - No, non ne ho bisogno. Ho perso tutto il gusto di farlo da quando sono tornato ad essere un angelo. Solo nel mio periodo da umano ho gustato appieno del cibo, ma adesso non riuscirei a farlo. Ne avverto ogni singola molecola, e non è una cosa particolarmente gustosa. *

- Immagino. Mi dispiace di non poter condividere la mia passione per la crostata con te. - rispose l'altro scherzosamente.

All'improvviso, davanti a loro si materializzarono Gabriel e Sam.

-Cristo! - esclamò Dean. - Cristo, ma non potreste bussare come le persone normali?

-Ciao anche a te, Dean. - disse Sam. Poi lo abbracciò. - Ne è passato di tempo. Comunque mi dispiace molto per la tua perdita...

Dean lo abbracciò di rimando. - Grazie, Sam. - poi guardò Gabriel, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. - Gabriel, ma tu non eri morto?

Gabriel sbuffò. - Ma che carino che sei, Dean. Non ci vediamo da più di un secolo ed è la prima cosa che mi dici?

Castiel esitò. - Gabriel, ma quindi gli hai detto..?

Sam lo interruppe. - Sì, Cas, mi ha raccontato tutto. È stato abbastanza scioccante, perché io, a differenza di Dean, non avevo il minimo ricordo delle nostre vecchie vite. In effetti ha dovuto “stimolare” i miei ricordi con i suoi poteri.

In ogni caso, sono contento di avervi ritrovato, davvero. Siamo di nuovo insieme.

- Certe volte sei proprio dolce, tesoro – scherzò Gabriel. - Ora, ragazzi, che ne dite di farci una bella colazione?

- Ma voi angeli non avvertite ogni molecola dei vari cibi? È quello che stava dicendo Cas poco fa.

- Naah, se ti ci impegni puoi gustarti tutto il cibo che ti pare. Cas, non ti impegni abbastanza.

Poi i quattro si diressero in cucina. Castiel stava per mettersi ai fornelli, ma Gabriel lo fermò.

-Ehi, Cassie, non c'è bisogno che cucini. A cosa serve avere un trickster come fratello, se no? -disse, facendo apparire sul tavolo numerosi dolci e leccornie con uno schiocco di dita.

-Wow, Sam. Sei fortunato - esclamò Dean divertito. - Hai visto, Cas? Impara da lui.

Castiel lo guardò offeso. Dean, per farsi perdonare, lo abbracciò da dietro le spalle.

-Ehi, non ti offendere, Cas. Non ti cambierei per nulla al mondo.

Gabriel alzò gli occhi al cielo, mentre Sam disse: - Cavoli, Dean, non ti ricordavo così sdolcinato.

- Sammy, stai diventando troppo simile al tuo ragazzo. Dovrei vietarti di vederlo?

Risero tutti; l'atmosfera era un po' più leggera. Si sedettero a tavola ed iniziarono a mangiare.

- Insomma, Sam – disse Dean, mentre prendeva una porzione di pancakes – Come ti va la vita?

- Beh, fino a ieri andava tutto per il meglio. Giocavo per una squadra importante, uscivo con gli amici, mi ero trovato un ragazzo (con cui sto ancora, ma che si è casualmente rivelato un angelo) e poi all'improvviso mi sono ritrovato qui, in questo vecchio bunker, da cui a quanto pare non posso uscire. - rispose Sam, fulminando Gabriel con lo sguardo.

- Lo sai che è per il tuo bene, idiota. E poi non lamentarti della mia “angelicità”; mi ha permesso di essere molto più fantasioso quando siamo da soli. - replicò l'arcangelo, lanciando a Sam uno sguardo bollente.

Sam tossicchiò imbarazzato, senza dire nulla. Dean scoppiò a ridere.

-Sei un po' esplicito, Gabriel. - intervenne Castiel.

Gabriel alzò gli occhi al cielo. - Lasciamo perdere questo discorso, visto che tu dopo un secolo ancora non sei riuscito a farti la tua principessina. - disse, guardando Dean eloquentemente.

Fu il suo turno ad essere imbarazzato. - Ehm, quindi cos'è questa storia di non poter uscire dal bunker? - chiese, cambiando discorso.

-Sì, Dean, è meglio così per adesso. I demoni li affrontiamo noi. - rispose Castiel tranquillamente.

-Ma... quei bastardi hanno sgozzato mia moglie e mio figlio davanti ai miei occhi – si scaldò Dean – non posso starmene così, con le mani in mano!

Castiel gli mise una mano sulla spalla, con affetto. - Mi dispiace, Dean. Devi starne fuori. Ti ho già perso una volta. Vi ho già perso una volta. Non posso permettermi di farvi uscire di qui, per il momento.

Dean scansò la mano di Castiel, irritato. L'angelo sembrò ferito.

-Ehi, piccioncini, smettetela di litigare, su. - si intromise Gabriel. - Pensate a cose belle. Per esempio oggi è una fantastica giornata; pensate al sole che non potete godervi.

Dean e Sam lo fulminarono con lo sguardo, all'unisono.

Gabriel fischiettava innocentemente. Poi fece un segno a Castiel. - Va bene, ragazzi, noi dovremmo sbrigare alcune faccende.

Poi schioccò le dita, e sparì.

-Senti Cas, prima che te ne vada anche tu – esordì Sam, - avete veramente intenzione di lasciarci qui rinchius...

Si fermò, perché Castiel era svanito proprio nel mezzo della frase.

Sam assunse un'espressione irritata. - Mi sono appena ricordato dell'abitudine del caro vecchio Cas di sparire nel bel mezzo della conversazione.

Dean fece una risata forzata, ancora scuro in volto. - Già, è abbastanza irritante.

-Sai, Dean, è tutto così strano. Prima che Gab mi raccontasse tutto, non ricordavo niente della mia vita, al contrario di te che la sognavi. Tuttavia, sebbene quella che ho vissuto finora la senta veramente mia, come in effetti è, mi sento ancora Sam Winchester, e non riesco a conciliare le due cose.

-È così anche per me, Sam, ed è strano. Mi sento malissimo per la morte di Elizabeth e di mio figlio, che era praticamente l'unica famiglia che mi era rimasta. Ma allo stesso tempo, mi mancano persone che tecnicamente non ho mai conosciuto. Ed è una mancanza che mi fa stare male, e che mi riporta in mente tanti sensi di colpa. Dio, non ci capisco più niente. - sospirò Dean, affondando il viso tra le mani.

Sam gli diede leggere pacche sulla schiena, come per consolarlo. - Ehi, Dean. So che questo è un momento terribile per te... quindi, per qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, non esitare a chiedere.

Dean sollevò il volto, e gli sorrise stancamente. - Grazie, Sam. Lo apprezzo molto.






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*come ha detto Cas stesso in First Born


Allora, so che in questo capitolo non succede praticamente nulla. Spero che non vi abbia annoiato è.è

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Castiel e Gabriel si diressero in Paradiso. Volevano vedere come si fossero organizzati gli altri angeli.
Non ne furono soddisfatti. A quanto pareva, Dio era sparito di nuovo. Inoltre, molti di loro non volevano intervenire nella battaglia contro i demoni.
-Come sarebbe a dire che Dio è andato via di nuovo???
-Calmati, Castiel. Lo sai che nostro padre opera per vie misteriose. - disse un angelo dai folti capelli rossi.
-NO, Ambriel, mi dispiace. Capisco la tua buona fede, ma il comportamento di nostro padre è inaccettabile. Fugge ogni volta che ci troviamo in difficoltà! - gridò, frustrato.
-Zitto, Castiel, stai rasentando la blasfemia! Stai diventando come Gabriel! - replicò Ambriel, indignata.
- Forse l'eternità che ho passato all'inferno mi ha reso un po' miscredente, chissà. - rispose Castiel sarcastico.
- Un po' di blasfemia ogni tanto va più che bene, sorellina cara. - intervenne Gabriel. - Soprattutto quando papà si comporta da cazzone e non affronta le sue responsabilità.
Ambriel lo guardò scioccata. - Sei un pazzo bestemmiatore, Gabriel! A volte fatico a credere che tu sia un arcangelo! E poi, non capisco perché lo dici come se fossi colpa sua!
- Beh, per tirare fuori Cas dall'inferno avrà pur dovuto aprire uno spiraglio, no? Non dico che sia colpa sua, ma...
-Smettetela di discutere, miei cari fratelli. - lo interruppe un angelo dall'aria pacifica. - Discutere non serve a nulla. In ogni caso, bisogna solo trovare colui che ci ha tradito, senza colpevolizzare nostro padre. Lui tornerà quando vorrà, non sta a noi giudicare le sue scelte.
Gabriel sbuffò. - Ah, ecco Muriel, l'hippie drogato. - sussurrò all'orecchio di Castiel. Poi disse, ad alta voce: - Ehi, Muriel, vecchio mio. Mio caro pacifista. So che non c'entra nulla, ma potresti consigliarmi un buon spacciatore? L'erba che si trova sulla terra, negli ultimi tempi, è proprio robaccia.
Muriel lo guardò, confuso. - Scusa Gabriel, credo di non comprendere.
- Ah, capisco, ti fai di roba più pesante. Va be', non fa niente.
- Gabriel, è meglio che andiamo. Tanto i nostri fratelli non sono cambiati per niente. - disse Castiel stancamente. Poi si rivolse agli altri. - Mi dispiace, avevo quasi l'intenzione di collaborare con voi per risolvere la situazione. Ma a questo punto penso che procederemo da soli.
- Cassie, io te l'avevo detto. Sono ancora un branco di pecorelle senza pensieri propri. - gli disse Gabriel. - Comunque, che ne dici di farci una passeggiatina qui intorno? Anzi, credo di sapere proprio dove andare.
Castiel annuì, e svanì con Gabriel, mentre Ambriel e Muriel continuavano a borbottare.
I due angeli si ritrovarono in un pub. Qualcuno aveva messo “Higway to Hell” degli AC/DC a palla.
- Qualcuno qui ha senso dell'umorismo, a quanto pare. - commentò Gabriel, ironico.
- CASTIEL! RAZZA DI IDIOTA CON L'IMPERMEABILE! - disse una voce alle loro spalle. Si voltarono, e videro Bobby correre incontro a Castiel. Lo abbracciò.
- Allora? Che notizie porti? Hai ritrovato quei due idioti? Che cosa è successo? Come sono morti? - chiese, ancora commosso.
- Beh, è un po' lunga da raccontare, Bobby. - si intromise Gabriel.
- Beh, se c'è una cosa che non manca qui, è il tempo. - disse Jo, che si era alzata dal tavolo per andare da loro, insieme ad Ellen, Ash, Kevin, e Charlie e Dorothy che si tenevano per mano.*
- Che bello rivedervi tutti, ragazzi. - disse Castiel, abbracciando goffamente uno alla volta.
- Ah, che allegra rimpatriata. - esclamò l'arcangelo, fingendo commozione.
- Allora, angioletto, ci vuoi dire come è andata sì o no? - intervenne Ellen bruscamente, ma sorridendo.
Castiel sospirò. - Va bene. Vi farò un breve riassunto. Sam e Dean riuscirono a sconfiggere Abbadon, ma per farlo furono costretti a chiudere i cancelli infernali, con le prove e tutto il resto.
Lo sforzo uccise Sam. Dean, non potendo sopportare la mia perdita e quella di Sam (intanto io ero rinchiuso all'inferno), si suicidò. Evito di descriverne i dettagli.
In ogni caso, qualcuno impedì loro di venire in Paradiso, e li inviò in Purgatorio.
Probabilmente è stato uno dei nostri fratelli, e sospetto che sia lo stesso che ha riaperto i cancelli infernali.
In qualche modo, dopo molto tempo, riuscirono ad uscire dal Purgatorio, assumendo nuove identità.
Dopo molte ricerche, siamo riusciti a ritrovarli, e far loro recuperare i ricordi.
Adesso vivono nel vecchio bunker.
- Cavoli, che roba! - esclamò Ash. - Va bene, ragazzi, che ne dite di un bel giro di birra per tutti? Qui non finisce mai.
- Io ci sto alla grande. - rispose Gabriel, ridacchiando.
-Allora – esordì Kevin. - Come sono adesso i due ex Winchester? Sam è alto come prima e Dean è ancora un ubriacone?
Ash scoppiò a ridere, mentre Castiel rispondeva: - A dire il vero, hanno esattamente lo stesso aspetto di prima. Anche i loro caratteri sono simili a quelli precedenti, anche se non del tutto identici, visto che hanno avuto percorsi di vita differenti.
Bobby assunse un'aria pensosa. - Ma non è strano che siano uguali a come erano prima?
- In effetti sì.
Dorothy intervenne. - A dire il vero, ci sono molti elementi strani in tutta la vicenda. Per esempio, chi è che li ha tirati fuori dal Purgatorio? Perché hanno mantenuto lo stesso aspetto?
- Per non parlare di chi ha aperto i cancelli dell'Inferno e di come ci sia riuscito. - continuò Bobby. - La faccenda è molto strana, ragazzi.
Gabriel si grattò il mento, assorto nei suoi pensieri. - In effetti avete ragione. Cassie, perché non ci abbiamo mai riflettuto?
Anche Castiel era piuttosto stranito. - Non lo so, sono altre cose su cui dobbiamo indagare.
- Ragazzi! - esclamò Ash da dietro il bancone, mentre versava la birra nei bicchieri. - Smettetela di fare i seri, e beveteci su.
- Questo è esattamente lo spirito giusto. - disse Gabriel tranquillamente.
Ognuno prese il proprio boccale, e si accomodarono nuovamente al tavolo, sistemando altre due sedie per Castiel e Gabriel.
- Ehi, Cas. - esordì Charlie in tono malizioso, sorseggiando la birra. - Ma qual è la situazione tra te e Dean, adesso?
Sorrisero tutti sotto i baffi, tranne Jo, che si guardò intorno imbarazzata.
Castiel inclinò leggermente la testa di lato, come era solito fare. - Non capisco, in che senso?
Gabriel sospirò, roteando gli occhi. - In senso biblico. - disse.
Kevin scoppiò a ridere, sputacchiando la birra.
Bobby, impietosito e divertito allo stesso tempo, corse in soccorso di Castiel. - Quello che tutti vorremmo sapere, Cas, è se tu e Dean state finalmente insieme.
 Sono proprio necessarie queste domande? - chiese Castiel, vagamente infastidito. - Va bene... Insomma, ci siamo baciati, ma non abbiamo parlato apertamente di diventare una coppia. Comunque sì, credo che in un certo senso stiamo insieme.
Charlie e Kevin iniziarono ad intonare un alleluia, mentre gli altri ridevano.
Bobby strofinò la testa di Castiel affettuosamente. - Era l'ora, cavolo! Ci avete messo un secolo, siete degli idioti!
- In ogni caso, – disse Castiel per sviare l'attenzione da sé, cercando intanto di sfuggire alle grinfie di Bobby. - anche Sam e Gabriel stanno insieme.
- Questa non me l'aspettavo proprio. - intervenne Ash, mentre si scolava l'ottavo boccale di birra.
- Beh, noi che stiamo insieme. Almeno io con Sam ci scopo, e pure tanto, mentre tu continui a fare il santarellino.
- Dio, Gabriel, puoi evitare certe espressioni? È come se fosse mio figlio. - disse Bobby, contrariato.
Gabriel fischiettava innocentemente. - Certo Bobby, scusa. Comunque ama da morire il sadomaso.
Bobby assunse un'aria disgustata, mentre gli altri erano sempre più divertiti.
- Cambiando discorso, Castiel. - intervenne Jo con aria seria. - Puoi dirmi come sta Dean? Ha una vita felice? Se la meriterebbe, dopo tutto quello che ha passato. Cazzo, mi manca quello stronzo.
Castiel distolse lo sguardo. - Vorrei poterti dire di sì, ma purtroppo non posso. Dean ha sempre avuto una vita difficile. Non ha idea di chi siano i suoi veri genitori, e quelli che lo hanno amato come se fosse stato loro sono morti in un incidente, quando era molto piccolo. Ha vissuto in un orfanotrofio fino al compimento della maggiore età, perché non nessuno ha mai voluto adottarlo. Era un bambino difficile. Ha iniziato anche a drogarsi, e ha continuato per anni. Poi ha sposato Elizabeth, con cui ha avuto un figlio, Jack, e da cui dopo ha divorziato.
Ieri Dean è stato attaccato da alcuni demoni, compreso Adam, probabilmente. Hanno torturato e massacrato il figlio e l'ex moglie davanti ai suoi occhi; poi sono passati a lui. I miei poteri erano indeboliti, come lo sono adesso, e ho potuto riportare in vita solo Dean. - concluse, in tono cupo.
Erano tutti molto seri, adesso. Bobby aveva gli occhi lucidi.
- Beh, prenditi cura di lui, okay? - disse Ellen. - Stagli sempre vicino.
- Assolutamente. Farei di tutto per lui.
- Lo sappiamo. - replicò Jo, con un sorriso triste.
L'atmosfera era malinconica.
- Ragazzi, noi dovremmo tornare da Dean e Sam. - si congedò Castiel, alzandosi. - Sono contento di avervi rivisto.
- Va bene, Cas. - rispose Kevin, in tono triste. - Salutateci quegli imbecilli dei Winchester.
Gabriel e Castiel fecero loro un cenno di saluto, e svanirono. Gli altri continuarono a parlare, riuniti intorno al tavolo.














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* Amo la coppia Charlie/Dorothy. Ma tipo tanto tanto. Ma tanto tanto TANTO. Anche se appaiono insieme solo in un episodio.
Non fa niente, le shippo lo stesso.


Bando alle ciance, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che sia riuscita a farmi perdonare per quello precedente ç_ç
Ho voluto fare una cosa più leggera e quasi comica, perché ci sono tante cose brutte e malvage in arrivo *risata malefica*
In ogni caso, ditemi cosa ne pensate, anche se non vi piace :3

ps: Aggiornerò direttamente la prossima settimana, se non di più, perché devo studiare un sacco di roba, e ci tengo a fare le cose per bene con questa fic ç_ç
I capitoli successivi, come anche questo, li avevo già scritti, ma rivisitandoli mi sono resa conto che erano solo abbozzi. Quindi li devo riscrivere praticamente da capo z.z

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Castiel e Gabriel tornarono al bunker. Ormai era notte fonda.
- Bene, fratellino. Io vado a riprendere da dove avevamo lasciato, io e Sam. Tu continua pure a fare da balia alla tua principessa. - disse l'arcangelo strizzando l'occhio.

Castiel sorrise, poi notò Dean steso sul divano. Era addormentato, con la mano che sfiorava il pavimento. Vicino c'erano quattro bottiglie di birra vuote.
Sbuffò. Si inginocchiò accanto a lui e si mise ad osservarlo, con la testa leggermente inclinata di lato. Sembrava così sereno quando dormiva.
Con delicatezza, lo prese in braccio e si avviò verso la sua camera.
Intanto Dean si svegliò.
- Cristo, Cas, non sono mica la tua sposina! - esclamò ridacchiando.
- Direi che per oggi hai bevuto abbastanza, Dean. - rispose Castiel mentre lo metteva a letto. Stava per uscire dalla stanza, quando Dean esclamò: - Ehi, non provare ad andartene. Ormai mi hai svegliato. Ora mi racconti un po' di cose.
L'angelo si stese di lato accanto a lui, appoggiato su un gomito. - Va bene. - rispose sorridendo.
- Insomma, - disse Dean stiracchiandosi. - non ti sei fatto vedere tutto il giorno. Sentiamo, dov'è che avresti portato il tuo culo angelico?
- Ho portato il mio culo angelico in Paradiso, se proprio vuoi saperlo. Giusto per controllare la situazione tra i miei fratelli e sorelle, e la loro organizzazione. Invece ho scoperto che Dio se n'è andato di nuovo, e loro sono solo delle pecorelle, troppo spaventate per agire senza un supervisore.
- Ah, sì, continua a parlare in questo modo aggressivo. Sei così eccitante. - disse Dean ammiccando e inumidendosi le labbra.
- Ma smettila, Dean. Sei ubriaco.
- Sono solo un po' brillo, Cas. In ogni caso, essere un angelo è una bella rottura di coglioni, vero?
Castiel sospirò. - Già. Ma anche essere umani non è proprio facile, sai? Me lo ricordo bene.
- Lo ricordo anch'io. Lavoravi in un fottutissimo supermercato e sembrava che stessi finalmente per scopare con la proprietaria, mentre invece dovevi solo fare da babysitter alla figlia! - disse Dean, ridendo di cuore. - È stato memorabile. E devo anche ammettere che non mi è affatto dispiaciuto.
L'angelo gli lanciò un'occhiataccia. - Grazie Dean, molto gentile da parte tua. Fu decisamente imbarazzante.
Dean gli passò una mano tra i capelli, e avvicinò il suo volto a quello di Castiel. - Lo so. - sussurrò. - Ma non ero pronto a condividerti con nessun'altro.
Castiel rimase un momento a guardarlo. Poi lo baciò con dolcezza.
Sapeva di alcol, ma non gli importava.
- Dean, ora dormi. Devi riprenderti dalla sbornia. Io resterò accanto a te.
Dean lo baciò all'angolo della bocca, lentamente. - Quanto sei gay, Cas. Ti adoro. - disse ridacchiando. Poi si addormentò tra le braccia dell'angelo.


Un paio d'ore più tardi Castiel era ancora sul letto, nella stessa posizione.
- Cas, sei sveglio? - disse Dean, con voce assonnata.
- Certo che sono sveglio, Dean. Non mi serve dormire, sono un angelo. Piuttosto, perché tu sei sveglio?
- Quindi mi stavi guardando mentre dormivo? - chiese Dean, ignorando la domanda di Castiel. - È un po' inquietante. Dovrei chiamarti Edward Cullen?
- Non sono una specie di parodia luccicante di un vampiro, Dean. In ogni caso, non avevo molto altro da fare. - disse. - Comunque dovresti tornare a dormire, sembri ancora brillo.
- Non ho sonno, Cas. Anzi, mi annoio.
- Ed io cosa dovrei farci? - chiese Castiel esasperato.

Dean rimase in silenzio. Iniziò a squadrarlo con un'intensità quasi famelica.- Fanculo Cas, devo prenderla per forza io l'iniziativa, eh? - disse. Poi lo afferrò quasi con violenza, e lo baciò. Cominciò a mordergli il collo, mentre gli sbottonava i pantaloni.

Dopo un momento di sorpresa, Castiel ricambiò il bacio con lo stesso ardore. Fremente, si mise a cavalcioni su di lui, e iniziò a strappargli i vestiti di dosso.
Dean stringeva le dita sull'impermeabile di Castiel. - Ehi, vacci piano tigre! - esclamò.
La bocca dell'angelo si fece presto largo sul collo e sul petto di Dean. Il suo impermeabile scivolò a terra, seguito dalla camicia che indossava sotto.
- Ti stai ancora annoiando, Dean? - gli sussurrò Castiel all'orecchio, divertito.
- No, Cas. - mormorò Dean in risposta, sospirando. Poi sorrise. - Ora chiudi quella cazzo di bocca e mostrami le tue capacità angeliche.
Castiel scoppiò in una delle sue rare risate. Una di quelle che riservava solo a Dean. - Volentieri. - gli rispose, mentre si liberavano degli ultimi indumenti che li separavano.


Il mattino dopo Dean dormiva, mentre Castiel si beava di ogni suo lineamento, illuminato dalla luce del sole. Sfiorò il suo volto con le dita, delicatamente, e con dolcezza lo baciò dietro l'orecchio.
- Ehi, Cas... - mugolò Dean assonnato, mentre si svegliava.
Castiel gli sorrise. - Buongiorno, Dean. Come ti senti?
Dean si stiracchiò. - Ho un gran mal di testa e ho sonno, ma sto da Dio. Grazie a te, Cas. - disse strizzandogli l'occhio. - In ogni caso... Posso farti una domanda?
- Certo.
- Perché non l'abbiamo mai fatto prima?
- Perché siamo degli idioti. - rispose l'angelo con aria seria. Poi sorrise. - Per fortuna abbiamo tutto il tempo di recuperare.
Poi strinse Dean a sé, baciandolo teneramente.
- Ti amo, Dean.
Dean distolse lo sguardo, leggermente imbarazzato. Ma sorrideva. - Maledizione, Cas. Mi fai sentire come un ragazzino alle prime armi. Comunque... sappi che provo la stessa cosa, ecco. Non sono bravo con le parole, lo sai.
Castiel rise. - Dean, sei uno scrittore!
- Sì, ma quando si tratta di parlare dei miei sentimenti è un'altra faccenda, razza di idiota. Soprattutto con te.
Castiel lo osservò in silenzio. C'era talmente tanto amore, talmente tanta dedizione nei suoi occhi, da far rabbrividire Dean.
- Cas, io... - inziò a dire, emozionato, ma fu interrotto dai rumorosi tonfi che venivano dal salone.

I due vi si diressero, allarmati, e videro il soggiorno completamente a soqquadro. Intanto, Gabriel e Sam amoreggiavano sul divano.
- Insomma, cosa diamine è successo? - chiese Dean irritato. - Ci avete fatto prendere un colpo.
Gabriel si alzò. - Stavo semplicemente lottando contro tuo fratello per allenarlo un po', visto che è un secolo che non muovete il culo per cacciare, poi, guarda un po', è capitato che la mia mano sia finita nei pantaloni di Sam. È stato un incidente, lo giuro.
Sam gli diede un pugno scherzosamente. - Gab, smettila di fare il cretino.
- Mai. - rispose Gabriel mordendogli giocosamente le labbra. Poi osservò Castiel e Dean. - Wow, ragazzi. A giudicare dai segni rossi che avete su tutto il corpo, e dal fatto che siete usciti dalla stanza di Dean in mutande, credo di aver capito cosa fosse tutto quel casino di stanotte. Vi siete dati da fare anche voi, a quanto pare. Congratulazioni Cassie, sei finalmente riuscito a farti la tua principessina!
Sam scoppiò a ridere.
- Non chiamarmi principessina, Cristo. E poi non sono affari tuoi. - grugnì Dean in imbarazzo, mentre andava in cucina.
Gabriel gli fece la linguaccia alle spalle. - Cavoli, Cassie, quell'imbecille del tuo ragazzo è un po' scontroso.
Castiel intanto lo seguì in cucina, ignorando Gabriel. Dean era seduto con la testa appoggiata al tavolo.
- Dean, rilassati. Ti preparo qualcosa. - disse con premura, dirigendosi ai fornelli.
Dean gli sorrise. - Grazie, Cas, ma a dire il vero non ho affatto fame. Ho solo un gran mal di testa; maledetto me e quando bevo così tanto. Vado a prendermi un'aspirina.
- Non dovresti mangiare qualcosa prima di prenderla? Dai, ti preparo un tè. - insistette Castiel, mettendo il bollitore sul fuoco.
Dean alzò gli occhi al cielo, ma sorridendo. - E va bene.
Dopo qualche minuto, il tè fu pronto. Castiel glielo porse e si sedette di fronte a lui.
- Grazie, Cas.
Dean si mise a bere il tè fumante in silenzio, mentre Castiel lo osservava.
Poi questi si alzò dalla sedia e lo strinse da dietro, baciandogli la nuca.
- Ehi Cas. - commentò Dean tenendogli stretta la mano. - Oggi siamo in vena di coccole, eh?
- Sembra proprio di sì. Voglio recuperare tutto il tempo perso.
Dean si voltò sorridendo, e lo abbracciò, con la testa contro il suo petto.
- Cas, oggi non andare da nessuna parte, okay? Voglio averti tutto per me.
- Va bene. Oggi sarò a tua completa disposizione. - sussurrò Castiel, baciandogli piano la fronte.
















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Rieccomi qui.
Questo capitolo è tremendo, lo so .-.
È stato un po' una sfida contro me stessa, visto che mi imbarazza da morire scrivere di momenti un po'... hot.
Infatti ci ho messo una vita a finirlo, spero che non vi dispiaccia troppo ç_ç
Anche se vi fa schifo, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)

p.s: Un altro immenso grazie a tutti quelli che seguono la storia. *abbraccia*
p.s2: Ho pubblicato "Madness", una one shot sugli eventi riguardanti la chiusura dei cancelli infernali, ambientata prima dell'inizio di questa storia.
Se volete datele un'occhiata ^^
p.s3: niente, volevo solo mettere un terzo punto a casaccio.

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Man mano che il tempo passava, i due ex Winchester diventavano sempre più abili nel maneggiare coltelli e pistole; trascorrevano intere ore ad esercitarsi. Erano piuttosto avanti anche nello studio delle creature mitologiche più diffuse. Volevano imparare a difendersi; si erano stancati di starsene rintanati nel vecchio bunker senza poter uscire.

Castiel e Gabriel, intanto, si assentavano sempre più spesso, poiché la situazione si stava aggravando ulteriormente.
Una volta tornarono in piena notte, dopo essere stati fuori tutto il giorno. Castiel si materializzò subito in camera di Dean.
- Dean. - disse, scuotendolo lievemente per svegliarlo.
- Ehi Cas. Sei tornato. - rispose con voce assonnata, allargando le braccia per accoglierlo. - Vieni qui, mettiti a dormire.
L'angelo si sedette sul bordo del letto, accarezzando lentamente il braccio di Dean.
- Non posso, Dean. - sussurrò, assumendo un'espressione contrita. - Abbiamo ricevuto delle informazioni riguardanti il posto in cui si trova Lucifero. Ormai è certo; è fuori dalla gabbia. Non possiamo perdere quest'occasione. C'è il pericolo di incappare di nuovo nell'Apocalisse, ed io non voglio correrlo.
Dean sollevò il busto di scatto, preoccupato. - Cas, mi sembra troppo pericoloso. Non metterti nei casini, per favore. - disse, stringendolo forte. - Non voglio perdere anche te, capito?
Castiel affondò il viso tra i capelli di Dean, pieno di tristezza, mentre ne aspirava il profumo ad occhi chiusi. - Mi dispiace, Dean. Ma è mio dovere 
proteggerti. Come è mio dovere proteggere Sam. Ed il resto del mondo, ovviamente. - gli rispose con una risata ricca di amarezza. - Voi siete sempre stati la cosa più vicina ad una famiglia che abbia mai avuto. Voglio eliminare tutto ciò che vi minaccia.
Dean sorrise intenerito. Iniziò a dargli tanti lievi baci sul volto, mentre Castiel sospirava e lo stringeva a sé. - Dean, devo andare...
Dean si allontanò da lui, a malincuore. Rimase un momento in silenzio, poi disse con fermezza: - Ok, Sammy resta qui, ma io vengo con voi.
Fece per alzarsi, ma l'angelo lo fermò. - No, Dean. Non posso permettermi di farti correre questo rischio. Sei un umano, ricordatelo.
L'altro si scaldò. - Ed io non posso permettermi che tu vada a zonzo a cercare Satana senza di me! Hai una vaga idea di che angoscia proverei se non mi lasciassi venire? - disse, distogliendo lo sguardo.
- Mi farò sentire, Dean. Per favore, non ti preoccupare. Ce la faremo.

Dean rimase in un silenzio irritato, evitando di guardarlo. Castiel gli prese una mano, portandosela alla bocca. La baciò con infinita tenerezza.
- Okay. - mormorò poi Dean all'orecchio di Castiel, rassegnato, mentre lo abbracciava nuovamente. - Promettimi solo di non morire, va bene?
Castiel prese il volto di Dean tra le mani, e lo osservò con attenzione, indugiando sui suoi occhi verdi che lo guardavano con ansia. Poi lo baciò con dolcezza, lentamente.
- Mi farò sentire. - ripeté. Diede un ultimo, leggero bacio all'angolo della bocca di Dean. - Ti amo, Dean.
- ...Ti amo anch'io, Cas. - rispose Dean, ma l'angelo era svanito prima che potesse udire la sua risposta.

Dean si alzò dal letto, sospirando. Il contatto dei suoi piedi nudi col pavimento gelido lo fece rabbrividire, ma non gli importava. Si sentiva intorpidito e confuso. Aveva una brutta sensazione.
Dei terribili, indesiderati ricordi si fecero largo tra i suoi pensieri. Castiel che veniva trascinato all'Inferno da Abbadon, mentre i cancelli si richiudevano. Dean che perdeva la presa su di lui, rimanendo solo col suo impermeabile tra le mani. Dean che moriva stretto ad esso, aspirandone il profumo un'ultima volta, quasi per compensare la mancanza di Castiel.
Sentì una fitta allo stomaco. Non voleva perderlo, non di nuovo.
Scese in cucina, dove prese una birra dal frigo. Poi si diresse nel salone. Vide che sul divano vicino ad una delle numerose librerie c'era Sam, che sorseggiava una birra con aria provata.
Andò a sistemarsi accanto a lui, stappando la bottiglia coi denti. - Brutta nottata, eh?
Sam si passò una mano tra i capelli, sospirando. - Lasciamo perdere. Cas ti ha raccontato tutto, vero?
- Già. - rispose Dean, dopo aver bevuto una lunga sorsata di birra. - Immagino che Gabriel abbia fatto lo stesso.
L'altro annuì in silenzio.
- Credi che riusciranno a sopravvivere?
Sam gli lanciò uno sguardo colmo di tristezza. - Non lo so, Dean. Non lo so proprio.
Dean si prese il volto tra le mani, stanco. Poi si alzò dal divano. - Beh, io vado a prendere il computer, così scrivo qualcosa. Magari riesco a distrarmi.
- Buona idea.
Andò a prendere il pc portatile nella sua stanza, dopodiché tornò in salone, dove si mise seduto al grande tavolo centrale. Intanto Sam aveva iniziato a leggere un libro sul divano, Il Mago di Oz.

Dean sorrise tra sé e sé , ricordandosi dell'allegra, testarda Charlie. Ma il sorriso fu subito offuscato dal senso di colpa che lo colpì improvvisamente. Gli mancava, come gli mancavano Bobby, Jo, Ellen, Kevin e tutti gli altri. Come loro, era morta per colpa sua. Il disgusto verso di sé, che non lo aveva mai abbandonato, neanche prima che quei demoni piombassero nella sua vita per rovinargliela, lo travolse.
Castiel era l'unico ad essere riuscito a portare un po' luce nel buio del suo dolore, come un tenue raggio di sole.*
L'angoscia andò ad aggiungersi al senso di colpa. Aveva paura che potesse capitargli qualcosa di brutto. L'unica cosa di cui era certo, era che non avrebbe potuto affrontare la sua perdita una seconda volta.

Intanto la pagina sul computer rimaneva bianca. Non riusciva a scrivere nemmeno una parola.
Dean osservò Sam. Era assorto nella lettura; la sua espressione era meno tesa rispetto a prima, sebbene non del tutto rilassata. Anche lui stava provando le stessa angoscia, le stesse paure.
Sam sorrise, probabilmente per qualcosa che aveva appena letto, e Dean lo guardò con tenerezza.
- Sam. - esordì Dean all'improvviso, con una certa tristezza. Sam alzò lo sguardo con aria interrogativa. - Senti... Volevo solo dirti che mi dispiace. Per quello che è successo allora. Ero tuo fratello, e non sono riuscito a salvarti. Sono stato completamente inutile, e continuo ad esserlo, probabilmente.
Sam si alzò immediatamente dal divano, e andò a sedersi accanto a Dean. Gli strinse una spalla affettuosamente. - Dean, non è colpa tua. La responsabilità era solo mia; sono stato io a prendere quella decisione. Inoltre, non puoi salvare tutti. Dovrò ripeterlo un altro centinaio di volte anche in questa vita? - disse sorridendo. - Non importa più, Dean. È passato. Siamo qui, e siamo vivi, cos'altro importa? Devi smetterla di tormentarti. Ma soprattutto devi smetterla di disprezzarti. L'hai fatto per una vita intera.
Dean abbassò lo sguardo, avvilito. - Non è facile, Sammy. Non è facile quando ti senti continuamente uno schifo, un inutile scarto umano.
Sam si scaldò. - Ma non ti sforzi nemmeno, Dean! È questo che devi fare, sforzarti! Sei una grande persona, devi solo rendertene conto. - disse in tono acceso. Poi cambiò espressione. - Mi sono appena ricordato di una cosa. Aspettami qui, torno subito.
Andò di corsa nella sua camera, mentre Dean lo guardava perplesso. Tornò un istante dopo con qualcosa tra le mani.
- Forse è ora che ti restituisca questo. - disse sorridendo, porgendogli un ciondolo. Era leggermente arrugginito, e raffigurava una strana maschera color oro.
Dean lo prese con la mano tremante. Se lo rigirò tra le dita, emozionato. Guardò Sam con gli occhi lucidi.
- Non ci posso credere. - disse, indossandolo. - È... È proprio quell'amuleto? Quello che mi hai regalato da piccolo?
Sam annuì con un gran sorriso.
- Come te lo sei procurato? Se non sbaglio me n'ero sbarazzato... Non ricordo neanche il perché. Scusami, Sam.
- Non fa niente, Dean. È solo un ciondolo. Ma ho pensato che potesse farti piacere riaverlo. - rispose continuando a sorridere. - In ogni caso, non lo so. Era in un cassetto del comodino accanto al mio letto.
- No, non è vero. Non è solo un ciondolo. - disse Dean, stringendo il pendente. - È il mio portafortuna. Comunque, grazie mille, Sammy.

- Stai un po' meglio adesso? - gli chiese l'altro con premura.
- Sono ancora molto preoccupato, ma sì, sto meglio, grazie. Tu come ti senti?
Sam sospirò. - Anch'io sono preoccupato. Ma si tratta di Gab e Cas, no? In qualche modo riusciranno a cavarsela, come hanno sempre fatto, quei due stronzi.
Dean rise. - Già, hai ragione. Comunque... come siete finiti insieme? Devo dire che non me lo sarei mai aspettato.

- Beh, in effetti è stato inaspettato. Nella nostra vita precedente non eravamo proprio grandi amici, ricordi? Anche se, in un modo completamente privo di gusto, aveva dimostrato che un po' ci teneva a me. Ti ricordi quel martedì che ho vissuto migliaia di volte? Ti uccise definitivamente, in modo da farmi affrontare il fatto che non potevo salvarti in alcun modo dall'Inferno, e che sarei dovuto andare avanti. Poi cedette, e ti riportò in vita. No, non eravamo affatto grandi amici in quell'epoca.
In ogni caso, tornando al presente, fino a qualche mese fa avevo una ragazza, Katy. Non era una cosa seria, ma ci stavo bene. Poi è arrivato Gabriel, fingendosi il nuovo allenatore della squadra di basket. Non perdeva mai l'occasione di mettermi le mani addosso. - disse, ridendo al ricordo. - Poi un giorno ero nello spogliatoio, mentre mi rivestivo dopo gli allenamenti, ed all'improvviso è arrivato lui e mi ha baciato, così, senza tante cerimonie. Ci abbiamo passato le ore, in quello spogliatoio.

Sam arrossì, facendo ridere Dean. - In ogni caso. - continuò, ignorandolo - Il nostro legame è diventato sempre più profondo. Non potrei stare con nessun altro all'infuori di lui.
- Ti capisco benissimo. - commentò Dean, che stava iniziando a sentirsi stanco. - Sembrate molto affiatati.
Poi guardò l'ora. Erano le quattro e mezza di mattina. - Va bene, Sammy. - continuò alzandosi. - Io sono esausto. Provo a mettermi a letto, sperando di riuscire a dormire.
- Credo che seguirò il tuo esempio. - rispose Sam, mentre si alzava anche lui. Poi lo abbracciò. - Buonanotte, Dean.

Dean sorrise con tenerezza, dandogli leggere pacche affettuose sulla schiena. - 'Notte, Sammy.





















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* frase banalissima, giuro che non ci provo più

Allora. Sentivo il bisogno di aggiungere qualche momento tra Sammy e Dean (anche perché mi manca tanto il rapporto che avevano nelle prime stagioni, ma non ne parliamo perché potrei piangere *scappa via lacrimando*).
Ancora mi dispiace perché Dean ha buttato quel cavolo di amuleto, ho dovuto inserirlo per forza è.è

Vaaa bene, spero che questo capitolo non vi dispiaccia troppo. Alla prossima, ancora un grazie enorme a tutti quelli che seguono questa storia!



 

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Passarono circa due settimane, e i due angeli non erano ancora tornati. Come se non bastasse, non rispondevano neanche al cellulare.
L'ansia cresceva sempre di più, nei due ex Winchester.
Continuavano ad esercitarsi, ma con meno impegno di prima; non riuscivano a concentrarsi del tutto.
- Ascolta, Sam. - esordì Dean un giorno in cui erano particolarmente nervosi. - È inutile stare qui a torcerci le mani dall'ansia. Sai cosa dovremmo fare?
- Cosa?
- Ricominciare a cacciare, come ai vecchi tempi.
Sam ci pensò su un attimo, grattandosi la testa. - Hai ragione, penso sia una buona idea.

I due iniziarono a cercare qualche caso interessante, sui loro rispettivi computer.
- Senti questa. - esordì Sam dopo un po'. - “Brutale duplice omicidio sconvolge Rome City, nell' Indiana.
Johanna Smith e la figlia Maggie sono state ritrovate morte alla riva della palude di Limberlost, completamente irriconoscibili. Sono state trovate entrambe senza braccia né mani, con il volto sfigurato. Mark Smith e i parenti di Johanna sono distrutti dal dolore.”
- Forse è opera di qualche normale, umano psicopatico, Sam. - lo interruppe Dean.
Sam gli lanciò un'occhiataccia. - Fammi finire. - disse. - “Ad entrambe le vittime è stato esportato lo stomaco. Sembrerebbe l'opera di un animale.“
Dean sospirò. - Sì, forse è un lavoro per noi. - disse, alzandosi dalla sedia. - Prepariamo le borse, sarà un lungo viaggio.


Dopo essersi preparati, salirono sulla moderna auto di Dean.
- Non te la prendere, Dean, ma credo che mi manchi la vecchia Impala.
Dean assunse un'aria nostalgica. - Manca anche a me. Appena quei due imbecilli tornano, dovremmo fargliela recuperare in qualche modo. - disse. Poi selezionò immediatamente il canale radio da ascoltare.
<< Here I am, on the road again...>> cantava la voce di James Hetfield*. Dean, ovviamente, non cambiò canale.
- Giusto in tempo, eh, Sammy? - disse sorridendo.
Sam rise. - I tuoi gusti sono rimasti gli stessi da un secolo, a quanto pare.
Dean alzò gli occhi al cielo. - Immagino che i tuoi siano moderni e aggiornati, come al solito. - disse sorridendo. - Comunque, si parte, Sammy! Se incontriamo qualche demone, gli ficchiamo un bel coltello nella pancia, e adios!

Partirono sfrecciando. Nel ventunesimo secolo ci avrebbero messo circa dodici ore da Lebanon** a Rome City, ma ora solo poco più di sei ore, grazie alla velocità delle nuove auto.
I due chiacchierarono del più e del meno, ma ben presto rimasero in silenzio. L'ansia che provavano per i loro compagni aveva preso il sopravvento.
Dopo sei ore e mezza ed un paio di soste, arrivarono finalmente a Rome City, verso le nove di sera. Parcheggiarono nel motel più vicino.
- Sam, non so tu, ma io sono stanco morto. Io mi farei una bella dormita.
Sam fece un gran sbadiglio. - Non potrei essere più d'accordo.
Ordinarono subito una stanza, e si sistemarono sui loro letti.
Dean compose il numero di Castiel per l'ennesima volta, senza ottenere risultati. - Tu sei riuscito a metterti in contatto con Gabriel? - disse con voce agitata.
L'espressione di Sam era piuttosto eloquente. - No, Dean.
Dean si sfilò la t-shirt, e si stese sul letto. Sospirò. - Notte, Sam.


Il mattino seguente si alzarono verso le nove. Si vestirono di fretta, indossando due completi uguali e prendendo i distintivi falsi. Poi uscirono dal motel.
Salirono in macchina e si diressero verso casa Smith. Era una grande villa a due piani.
Suonarono più volte, ma non venne ad aprire nessuno.
Una donna dai folti capelli rossi e ricci li notò, mentre curava il giardino della casa accanto. - Scusate. - si schiarì la voce. - Mark è chiuso in casa e non risponde al telefono, né apre alla porta. Non si può dargli torto, con quello che è successo...
Sam e Dean le se avvicinarono, mostrandole i distintivi.
- Siamo gli agenti Ackles e Padalecki, potremmo farle qualche domanda? - chiese Dean con aria formale.
La donna alzò le spalle. - Certamente, ma non ne so molto.
Poi li fece accomodare in casa, offrendo loro due bicchieri di whisky. Era una casa piuttosto moderna; il televisore occupava tutto il muro davanti a loro.
- Innanzitutto mi presento. Sono Sinead MacKenzie, molto piacere. - disse, stringendo loro la mano da dietro il tavolo del salotto, intorno al quale si erano accomodati.
- Ci sa dire se in questi giorni ha notato qualcosa di particolare? Un atteggiamento strano da parte delle vittime, odore di zolfo... - chiese Sam sorseggiando il suo whisky.
Sinead lo guardò perplessa. - Odore di zolfo? E perché mai? No, in questi giorni era tutto normale. Johanna accompagnava la figlia a scuola, andava a lavoro, e tornava a casa, come al solito.
Poi all'improvviso, sono sparite, una decina di giorni fa. Mi ricordo che ero appena rientrata da una gita in montagna con la mia compagna Ingrid, quando Mark è corso in casa nostra.
Sinead, Sinead, Johanna e Maggie sono sparite, non so cosa fare” diceva tutto agitato, come se potessi fare qualcosa. Gli ho fatto chiamare la polizia da qui, per fargli denunciare la scomparsa.
Non ho idea di chi abbia potuto fare una cosa del genere a quelle due poveracce. - disse in tono contrito. - Spero riusciate a trovare il colpevole. Johanna era mia amica; siamo cresciute insieme, come due sorelle.
- Faremo il possibile, Sinead. Ci dispiace per la sua amica. - disse Dean congedandosi.
Sinead fece loro un sorriso di circostanza, e li accompagnò all'uscio.


- Niente di niente. - disse Dean irritato.
- Dobbiamo assolutamente interrogare Mark, magari ne sa qualcosa di più.
Tornarono alla casa degli Smith, suonando nuovamente.
Insistettero per mezz'ora, poi Mark venne loro ad aprire. Aveva profonde borse sotto gli occhi, il volto scavato e la barba incolta.
- Cosa diamine volete? Ho già risposto a tutte le domande della polizia, e non sono ancora riusciti a trovare il colpevole. - disse burbero. - E neanche mi hanno creduto del tutto.
Stava per chiudere la porta, quando Dean vi mise un piede in mezzo. - Signor Smith, noi siamo più... disposti a credere a quello che ha da dire, ci creda.
Mark, a malincuore, li fece accomodare in casa. Anche quella era piuttosto moderna, ma era tutto in disordine. Le mosche svolazzavano intorno al cibo putrido ancora nei piatti.
Sam e Dean si accomodarono sul divano, cercando di ignorare il fetore.
-
 Allora, cari agenti ficcanaso. - cominciò a dire Mark, irritato. - Il giorno della scomparsa era tutto normale, ma quando sono rientrato a casa, ho notato che il pavimento era completamente bagnato, e che c'erano delle scie di muschio ed alghe verso le camere di Johanna e Maggie. Sono sparite da sole un paio d'ore dopo.
Sam sgranò gli occhi. - Mark, le crediamo. Ci faremo sentire presto. - disse interrompendolo, alzandosi di scatto.
Dean e Mark lo guardarono perplessi. Dean lo seguì. - Ci faremo sentire, signor Smith. - ripeté.


- Sam, cosa ti prende? - gli chiese una volta fuori.
- Ti ricordi il nostro studio sulle creature mitologiche? Bene, la banshee è una delle ultime di cui ho letto. Ricordo solo che è una creatura che abita nelle paludi, e che uccide le sue vittime sventrandole e mangiandone lo stomaco. Devo rileggere le informazioni sul suo conto.
Dean assunse un'espressione disgustata. - E guarda caso, le vittime sono state ritrovate nella palude di Limberlost.

Tornarono al motel, e Sam accese immediatamente il pc che si era portato dietro.

- “ La banshee è una creatura leggendaria dei miti irlandesi e scozzesi. È uno spirito femminile, descritto generalmente come una bella donna con indosso un vestito verde ed un mantello grigio.

Appare spesso con gli occhi resi rossi dal pianto. Nella mitologia più recente, la banshee è uno spirito maligno che uccide con le sue urla. Spesso, dopo la morte delle vittime, le fa a pezzi e ne mangia lo stomaco. Secondo le leggende può venire uccisa solo con un coltello bagnato del sangue di un membro della famiglia a cui è legata. È legata alle famiglie il cui cognome inizia per Mac- o O'- e può venire evocata solo da loro, in lingua gaelica.” ***

Sam si interruppe. Guardò Dean. - Sinead! - esclamarono all'unisono.
Tornarono in fretta a casa della signora MacKenzie. Suonarono più volte il campanello.
Lei aprì, irritata. - Ah, siete di nuovo vo.. - iniziò a dire, ma venne interrotta da Sam che le mise una mano sulla bocca. La misero di forza sulla sedia, e la legarono.
- Se urli, ti spariamo all'istante. - disse Dean, gelido.
Quando Sam le tolse la mano dalla bocca, lei rimase in silenzio.
- Ora parlaci della banshee e delle due innocenti che hai fatto ammazzare.
Sinead rimase a bocca aperta. - Non so di cosa stiate parlando.
- Apri quella cazzo di bocca o ti spariamo. - eclamò Dean.

- E va bene, stronzo. - replicò Sinead con freddezza. - Kyme è legata alla mia famiglia da più di un secolo, ormai. L'abbiamo sempre sfruttata per togliere di mezzo gente che ci dava fastidio. Poi mia nonna decise di nascondere la sua esistenza a tutti, in modo da non poter più nuocere a nessuno. Io, per fortuna, scoprii tutto, e la evocai immediatamente. È stata obbediente fin da subito.

All'inizio non ho fatto nulla. In quell'epoca stavo con Mark. Sì, con Mark Smith. Dopo poco tempo mi ha lasciata perché non potevo dargli dei figli, essendo sterile. Si mise insieme a Johanna, la mia “migliore amica” con cui mi tradiva già da tempo. Ho aspettato che si sistemassero, che creassero una famiglia. Poi, poco prima di farla uccidere, lei mi ha rivelato che era rimasta incinta di nuovo, e che erano tutti al colmo della gioia. Mi sembrava un'occasione perfetta.

Dean, senza commentare, prese un coltello e le graffiò l'avambraccio, facendola gemere. Lo bagnò bene del suo sangue.
 - Ora evocala. - disse Sam.
Sinead obbedì, sapendo di non avere scelta. Iniziò ad intonare una bellissima canzone in gaelico. L'unica cosa che i due riuscirono a comprendere era il nome della banshee, Kyme.

Dopo qualche minuto apparve una ragazza piuttosto attraente, con un vestito verde che pareva composto da alghe e muschio. I suoi capelli, di un verde leggermente più chiaro di quello del vestito, erano avviluppati in ninfee ed altre piante acquatiche. La sua pelle era di un pallore spettrale.

Era rivolta verso la padrona. Vide che era imprigionata, e il suo splendido volto si trasformò in una maschera grottesca. Si voltò verso Sam e Dean, pronta ad urlare, ma Dean la precedette infilandole il coltello nell'addome.

La sua bocca si aprì, ormai muta, e lei cadde a terra. Svanì, lasciando l'impronta della sua sagoma.
Sam slegò Sinead, che aveva gli occhi spalancati dall'orrore.
- Bene, Sinead. Purtroppo non possiamo denunciarti alle autorità, visto che non ci crederebbero. - disse Dean, tranquillamente. - Ma se te ne esci di nuovo con qualcosa del genere, ti ammazziamo.
Uscirono di casa, e montarono in macchina.
- È stato piuttosto veloce, eh? Non abbiamo neanche avuto il bisogno di consultare la polizia. - commentò Sam.
- Già. Devo dire che uccidere quella banshee è stato un po' troppo facile, mi aspettavo di peggio.
Sam rise. - Comunque, tre minacce di morte in cinque minuti!  Sei proprio il vecchio Dean Winchester.
- Ma smettila.

Dopo essere tornati al motel a prendere le proprie cose, rimontarono in macchina e partirono.
Sam provò a chiamare prima Gabriel, e poi Castiel, ma non c'era nulla da fare.
Rimasero in silenzio per il resto del viaggio, in preda all'angoscia.
Era successo loro qualcosa, e non potevano scoprirlo in alcun modo.







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* Cantante dei Metallica. La canzone è Turn the Page, è di Bob Seger, ma loro ne hanno fatto una cover.
**Lebanon in Kansas è il luogo in cui si trova il bunker, ho controllato. Ho letto anche la durata del tragitto da lì a Rome City.
*** Ho mischiato tradizione e invenzione è.è
Con questo capitolo si ha un po' un ritorno alle origini! Ahah :'D Spero non vi annoi troppo. In ogni caso, vi anticipo che nel prossimo c'è un colpo di scena (piccolo? grande? non so, dipende da come la prendete).

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Dopo circa tre ore di viaggio, Sam e Dean si fermarono in una piccola locanda vecchio stile, che si affacciava sull'autostrada. Entrarono, notando che era arredata secondo lo stile del ventunesimo secolo. Era vuota. Una vecchia tv a schermo piatto trasmetteva concerti di rock classico. Si sedettero al primo tavolo vicino la finestra ornata da tendine bianche, l'uno di fronte all'altro.
Dean guardò il televisore. I Beatles cantavano Twist & Shout*. Sorrise tristemente.

- Ah, i Beatles. Nostra madre me li cantava sempre, prima di andare a dormire. Soprattutto Hey Jude. Ricordo ancora il tono della sua voce.
Sam lo guardò comprensivo. - Già. Io non me la ricordo affatto, purtroppo. Come non ricordo la mia vera madre in questa vita. - disse. Rise amaramente. - Non sono molto fortunato, in quanto a famiglia. Ma non posso lamentarmi. I miei vecchi mi hanno trattato sempre benissimo.
- Non mi hai mai detto che sei stato adottato anche tu. - replicò Dean con stupore.
Sam scrollò le spalle. - Non ci ho mai pensato. - disse. Sorrise. - E poi non me l'hai mai chiesto.

Rimasero in silenzio; Sam guardava le macchine correre sull'autostrada, mentre Dean leggeva il menù. Evitavano l'argomento “Cas e Gab” per il momento. A cosa sarebbe servito, in fin dei conti? Mancavano da più di due settimane, ormai, e i due cacciatori provavano le stesse angosce e lo stesso terrore cieco. Le probabilità che fossero ancora vivi erano ben poche.

- Salve, volete ordinare? - disse una cameriera in tono squillante, mettendo una bottiglia d'acqua sul tavolo.
Dean stava continuando a scrutare il menù con attenzione. - Per me un caffé ed una crostata di mele, grazie. - disse. Poi guardò Sam. - E tu, Sammy?
- Io un caffè e un insalata, per favore. - rispose, continuando a guardare fuori.
- Arrivano subito. - disse la cameriera. Poi esitò un istante, fissando insistentemente Sam. - Scusami... Ma tu non sei il giocatore Sam Cooper? Il giocatore dei Kansas Lions? Ho seguito tutte le tue partite!
Dean e Sam sollevarono lo sguardo nello stesso istante, e rimasero a bocca aperta. Sam per poco non si strozzò con l'acqua che stava bevendo. - Cosa? - disse, tossendo leggermente. - Cosa ci fai tu qui, adesso?
La ragazza si alterò, gli occhi scuri ridotti a fessure. - Se non vuoi essere disturbato basta dirlo, non c'è bisogno di essere così sgarbati.
Dean fissava la scena sbalordito, mentre Sam rimase in silenzio.
La ragazza, indignata, si girò e andò verso la cucina, i lunghi capelli corvini che disegnavano linee sinuose sulla schiena.
- Questa poi! - esclamò Dean.
 - Ruby?! - sussurrò Sam, gli occhi sgranati.
La ragazza tornò al tavolo poco dopo, servendo loro i piatti che avevano ordinato. Stava per andarsene, quando Sam la trattenne delicatamente per un polso. Gli lanciò un occhiata letale. - Ed ora cosa vuoi?
Sam le fece un sorriso gentile. - Perdonami, ti ho scambiata per una persona che conoscevo e che non vedo da tempo. Non era mia intenzione offenderti.
Il volto di Ruby si addolcì. - Ah, scusami tu allora. Sono stata scorretta. In ogni caso, io sono Ruby.
- Ma figurati, sono io che ho esagerato. In ogni caso, stavi dicendo che segui le mie partite.
Ruby sorrise. - Già. Ti ammiro molto, sei un ottimo atleta. Anch'io faccio basket, anche se solo come hobby. Ti andrebbe di farmi un autografo? - chiese. Poi si rivolse a Dean, continuando a sorridere. - Potresti farmelo anche tu? Ho notato che sei il famoso scrittore Dean Williams, mia sorella va pazza per i tuoi libri.

Dean, perplesso, annuì, e Sam si mise a cercare una penna nelle tasche dei pantaloni.
In quel momento due ragazzi entrarono nel locale. Uno diede un calcio al bancone lì vicino, con espressione divertita.

- Ehi! - esclamò Ruby indignata. Con un gesto della mano, il ragazzo la mandò a sbattere contro il muro, facendole perdere i sensi.
Dean e Sam si alzarono di scatto e le loro mani andarono subito ai coltelli che avevano in tasca. Notarono il ragazzo in prossimità dell'uscio della porta e impallidirono. Era Adam.
- Ben fatto, Sal. Ora che abbiamo visto che sono effettivamente i miei cari fratelloni, puoi lasciarci soli.
Il demone fece un cenno col capo e svanì.
- Allora. - esordì Adam avvicinandosi ai due cacciatori. - Avete ripreso le vostre vecchie attività, a quanto pare. Vi ho fatto seguire, sapete? I miei cari cagnolini mi hanno riferito tutte le vostre mosse.
Dean si scagliò contro di lui, ma Adam lo bloccò muovendo la mano pigramente.
- Ehi, calmati. Non voglio mica uccidervi, almeno non adesso. Voglio solo divertirmi un po'.
- Cosa intendi? - chiese Sam guardandolo furente.
Adam prese a fischiettare innocentemente. - Se non sbaglio, non sentite i vostri compagni da parecchio tempo, giusto? - disse in tono falsamente preoccupato.
I due impallidirono. - E tu cosa sai in proposito? - chiese Dean, aggressivo.
- Beh, non molto. Solo che i vostri due innamorati se ne stanno incatenati tutto il giorno da un paio di settimane, mentre io e il mio compare Michael ce li giochiamo a carte.
Dean iniziò a tremare. - Figlio di puttana.
Adam fece un sorriso crudele. - Non è una cosa carina da dire al tuo fratello bastardo, non trovi?
Comunque, dovresti sentire Castiel, ogni volta che lo infilziamo con i nostri tecnologici strumenti di tortura. Urla il tuo nome, come se servisse a qualcosa.

Dean si sentì le gambe molli, e si sedette di nuovo. Adam scoppiò a ridere. - Dean, non ti agitare per così poco. Siamo solo all'inizio. - disse divertito. Poi si rivolse a Sam. - In quanto a Gabriel, lui oppone molta resistenza. Dice che se ti torciamo un solo capello ci massacra di botte. Che carino. Come se avesse una possibilità contro di noi. Comunque se fossi in voi andrei ad aiutare la vostra amica.
Schioccò le dita, incendiando improvvisamente tutto ciò che li circondava. - E inoltre, mi sbrigherei, prima di finire arrosto come la vostra cara mammina. - disse ridendo. Poi svanì.
Sam corse verso Ruby e la prese tra le braccia. Intanto la ragazza aveva ripreso i sensi e si guardava intorno terrorizzata, mentre Sam la portava fuori, seguito da Dean.
Ruby urlò inorridita, cercando di divincolarsi dalla stretta di Sam. - Dobbiamo salire al piano di sopra! Ci sono mia nonna e mia sorella lì!
Appena furono fuori, l'edificio esplose, spingendoli via, quasi sul bordo dell'autostrada. A quanto pareva, Adam aveva utilizzato qualche effetto speciale.
Ruby si rialzò, iniziando a singhiozzare in preda al panico. - Cosa faccio adesso? Erano l'unica famiglia che mi era rimasta.
Sam la raggiunse e la strinse a sé per consolarla. - Mi dispiace, Ruby. Vieni con noi, va bene?
Dean intanto si diresse alla macchina. - Dobbiamo sbrigarci, prima che qualcuno si fermi e faccia troppe domande. Dobbiamo trovare Castiel e Gabriel.
S
alirono tutti a bordo dell'automobile, e sfrecciarono via, lasciandosi alle spalle le macerie fumanti.


 


 


 


 


 

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*Volete sapere perché ho citato proprio questa canzone? Perché ho letto la fanfiction Destiel omonima e volevo farmi del male. Pubblicità occulta: leggetela, ne vale la pena (e piangete con me, thanks).

Sì, il colpo di scena era la ricomparsa di Ruby. Più o meno.

E sì, questo capitolo fa un po' schifetto, è un po' un capitolo “filler”. Tranquilli, tra un po' si passa all'azione.

Lo so, la sto tirando troppo per le lunghe. Spero non stia iniziando ad annoiarvi ç_ç


 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


L'urlo di Castiel rimbombò nell'ampia cripta per l'ennesima volta, mentre Michael affondava la spada argentea nella sua carne. Non era una ferita letale; non voleva ucciderlo, non ancora. Voleva estorcergli le informazioni che si ostinava a tenere per sé, divertirsi ancora un po', e poi ammazzarlo. Così come Gabriel, che in quel momento aveva perso i sensi.

Michael e Adam avevano incatenato i due angeli a due scomode sedie, infliggendo loro torture per scoprire informazioni sulla situazione in Paradiso e tra gli altri angeli. Michael voleva scatenare quello che era destinato ad accadere un secolo prima, l'Apocalisse, solo che in ruoli diversi. Non aveva intenzione di aiutare quei piccoli, patetici umani che avevano reso imperfetto il mondo creato da suo padre. Dopo secoli di convivenza con Lucifero, aveva iniziato ad avere un differente modo di pensare, e non voleva più combatterlo. Suo fratello, invece, sembrava aver perso l'entusiasmo iniziale. Appena avevano catturato i due angeli, un paio di settimane prima, si era rifiutato di torturarli.
- No, lascio il divertimento a voi due. A dire il vero, non ho più tanta voglia di torturare i miei stessi fratelli. - aveva detto, poi era andato fuori a prendere una boccata d'aria.
Michael aveva pensato che fosse un po' fuori di testa, ma poi aveva scrollato le spalle. Lucifero era stato imprigionato per molto più tempo di lui, non poteva biasimare il suo strano comportamento. Forse era solo esausto.

- Cazzo, fratellino. Perché devi essere così testardo? - disse a Castiel, mentre gli passava la spada sul petto, graffiandoglielo. Michael osservò il sangue scorrere dal suo petto verso il suo addome, per poi sporcargli i pantaloni laceri. Pensò che se Castiel fosse stato umano a quell'ora sarebbe già morto, completamente prosciugato del suo sangue. - Non vuoi rivedere il tuo amato Dean Winchester?

Castiel lo guardò con ferocia. Il nuovo tramite del fratello aveva un aspetto così innocente. Riusciva a vederne il tormento, imprigionato dentro il suo stesso corpo. Raccolse la saliva che gli era rimasta in bocca, e gliela sputò in faccia, insieme ad un bel po' di sangue. - Non nominare Dean con quella bocca impura, razza di abominio. - disse con voce roca e tremante dalla rabbia, tanto diversa da quella che aveva di solito. - Credi che io sia talmente stupido da credere che se vi do le informazioni lasciate vivere Dean? Credete che non sappia quello che volete fare? Scatenare l'Apocalisse di nuovo, che cosa ridicola.
Michael gli diede un pugno con tutta la forza che aveva, facendogli saltare un paio di denti. - Porta rispetto al tuo fratello maggiore, Castiel.
Lucifero si avvicinò a Castiel, dopo essere comparso all'improvviso. Aveva un'aria apatica e stanca.
- Castiel, da' a Michael quelle informazioni. Provo un certo rispetto per te, davvero, mi sono giunte delle voci pazzesche giù alla gabbia, ma devi capire che questa è un'occasione in cui non puoi vincere. - disse piano.
Castiel rise. Era una risata amara, priva di vita. - Il Diavolo mi rispetta, ma che grande onore. - disse sarcastico. - Il tuo rispetto puoi ficcartelo nel culo, Lucifero.
Questi alzò un sopracciglio. - E questa chi te l'ha insegnata, il tuo ragazzo o Gabriel? - chiese. Poi diede un'occhiata all'angelo svenuto lì accanto, e fece una smorfia contrita. - Ok. Ero venuto solo per vedere cosa stavi combinando, Michael. Adam cosa sta facendo?
Michael sorrise. - È andato a fare un salutino ai suoi due fratelloni.
Lucifero alzò le spalle e svanì.
- Cosa? - esclamò Castiel allarmato, impallidendo visibilmente sotto il sangue che gli ricopriva la faccia.
- Tranquillo, non credo che li ammazzerà subito. Lo farà davanti ai vostri occhi, o forse uccideremo prima voi, facendoli assistere. Non so, è una decisione che dobbiamo ancora prendere. - rispose l'arcangelo con un ghigno folle. - Forse dovremmo informare anche Gabe caro, che ne dici?
Michael diede un calcio allo stomaco dell'arcangelo, facendolo sussultare. - Buongiorno, principessa! Hai dormito bene?
- Fottiti, Michael. - borbottò Gabriel, acido.
- Oh, ci siamo alzati col piede sbagliato, eh? - rispose l'altro in tono mellifluo, corrucciando la bocca. - Ma che peccato. Comunque stavo dicendo al nostro caro fratellino che Adam è andato a trovare i vostri fidanzati mentre andavano a caccia come vecchi amici! Molto gentile da parte sua, non trovi?
Gabriel spalancò gli occhi. - Cosa cazzo hai detto?
- Tranquillo. Come ho già detto a Cassie, si vuole solo divertire un po'. Che gusto ci sarebbe a farli fuori subito? - replicò. Poi gli diede un pugno sul naso.
- E questo per cos'era? - chiese l'altro arcangelo con astio.
- Così, per farti cominciare bene la giornata. - disse Michael con calma. Poi affondò la lama nel suo braccio. - Bene, ora tocca a te. Ti va di fare una chiacchierata?
- Fottiti, coglione.
Michael alzò gli occhi al cielo. - Bene, vediamo se oggi riusciamo a convincerti.
Stava per ferirlo nuovamente con la spada, quando Adam apparì all'improvviso. Aveva un ghigno crudele stampato in faccia.
Michael gli sorrise. - Allora, Ad? Cosa ci racconti di bello? I miei fratellini qui sono così impazienti di ascoltarti.

Adam si stiracchiò, appoggiandosi al muro grigio della cripta. - Mah, i due coglioni si sono fermati ad una locanda per mangiare, li ho intrattenuti un po' parlando del trattamento speciale che stiamo riservando ai loro ragazzi, e ho dato fuoco al locale. Giusto per inserire qualche effetto speciale. - disse allegro. Quando notò gli sguardi allarmati dei due angeli in catene scoppiò a ridere. - Tranquilli, coglioni piumati. Non li ho fatti fuori, è ancora presto. Sono morte solo un paio di persone, credo, e quei due hanno anche salvato una troietta che lavorava lì. A quanto vedo, il solito spirito eroico gli è rimasto.
- Come... come stanno? - chiese Castiel istintivamente, pentendosi un istante dopo.
Adam lo guardò con commiserazione. - Ma non farmi ridere, Castiel. Come vuoi che stiano? Hanno paura per voi, poveri piccoli. Ho detto a Dean che quando giochiamo con te urli spesso il suo nome, non ne è stato molto contento, sai? Strano, però. A me sembrava piuttosto divertente.
Castiel emise un verso furioso, quasi animalesco, mentre Gabriel si limitava a fissare Adam con odio. - Sei solo un coglione frustrato. - disse con aria di sfida. - Cos'è, ti dà fastidio il fatto di non essere stato il cocco di paparino? Povero bimbo. Dean e Sam hanno lasciato all'Inferno, così come il tuo adorato papà ti ha abbandonato da bambino.
L'aria allegra di Adam sfumò, trasformandosi in un'e
spressione piena di rabbia. - Cosa cazzo hai detto, figlio di puttana? - sibilò, dandogli un calcio sul naso. Iniziò a colpirlo più e più volte con la spada. - Essere un arcangelo non ti dà il diritto di sparare sentenze a caso, è chiaro?
Continuò a colpirlo con violenza, trasformandolo in un ammasso sanguinolento. - Ti ho fatto una domanda. - continuò Adam pieno d'odio. - Ti ho chiesto se ti è chiaro.
Gabriel annuì debolmente. – È chiaro. - mormorò quasi balbettando, la bocca piena di sangue.
- Bene. - disse Adam, secco, gettando la spada a terra. Inspirò profondamente, poi lanciò un'occhiata a Michael. - Senti, che ne dici di andare a perlustrare la situazione in giro? Ho alcune informazioni riguardanti un paio di angeli abbastanza importanti.
Michael annuì. - D'accordo. Stavo giusto iniziando ad annoiarmi.
I due svanirono nel nulla.

Castiel guardò Gabriel preoccupato. - Fratello, stai bene?
- Sono stato meglio, direi. - rispose l'altro, funereo.
Castiel inclinò la testa all'indietro, ad occhi chiusi, quasi per cercare una posizione più comoda. - Li avevamo appena ritrovati, Gabriel. Non possiamo perderli di nuovo. - mormorò con voce tremante.
Gabriel gli lanciò un'occhiata piena di dolore. - Lo so, Castiel, lo so. Sam mi manca già da morire. - rispose. Rise con amarezza. - Dovresti vederlo al mattino appena sveglio, rannicchiato contro il mio petto come un cucciolo nonostante abbia le stesse dimensioni di un alce canadese.
Mi manca anche Dean, chi l'avrebbe mai detto? Quel vecchio imbecille. Spero che riusciremo a tornare da loro, Cas. Sam e Dean sono la nostra vera famiglia.
Castiel strinse gli occhi. - Lo spero anch'io. Vorrei solo che fossimo felici tutti insieme, senza dover affrontare tutto questo. Ma in fondo non possiamo fare finta di niente. Stiamo combattendo anche per loro. - disse piano, sospirando. - È così dura ascoltare le preghiere di Dean ogni giorno. C'è così tanta disperazione.Non riesco più ad affrontarle, Gabriel, sto cadendo a pezzi.
- È la stessa cosa anche per me.  Sam mi prega in continuazione, e muoio dentro perché non posso fargli sapere nulla.

I due angeli rimasero così, immobili e incatenati alle loro sedie, aspettando il ritorno dei loro aguzzini. Non vedevano alcuna via di uscita da quella situazione, e si chiedevano se avrebbero mai rivisto le persone che amavano più di ogni altra cosa.































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Scusatemi, ho postato con tre giorni di ritardo. Un po' è la stanchezza di fine anno scolastico, un po' è il rimbambimento post-brociatura al mare di questi giorni.
Mi perdonate? çwç

Questo capitolo è uscito una schifezza, spero che la storia non stia iniziando ad annoiarvi.
In ogni caso grazie mille a tutti quella che continuano a seguirla :)
 

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Dean, Sam e Ruby, intanto, erano tornati al bunker. Erano ancora piuttosto scossi.
Dean camminava avanti e indietro nella sala da pranzo, mentre Sam serviva da bere a una Ruby ancora in lacrime.
- Cristo, Cristo, Cristo. Non ci posso credere. VAFFANCULO! - sbottò Dean, dando un calcio alla sedia e rivoltandola.
Sam lo guardò, la faccia stanca e tirata. - Dean, calmati. Siediti e bevi qualcosa anche tu. - disse mentre porgeva un bicchiere pieno di liquido ambrato alla ragazza e si sistemava accanto a lei.
Dean obbedì sospirando, sedendosi di fronte a Sam e afferrando direttamente la bottiglia di whisky. La svuotò in poche sorsate, stringendo gli occhi per il sapore forte. Sam lo guardava angosciato.
- Scusate, quindi quell'incendio è stato provocato da... dei demoni? - chiese Ruby con voce incerta.
Sam le aveva spiegato alcune cose mentre tornavano a casa, eppure Ruby era ancora piuttosto incredula. Era del tutto normale, però. Inoltre le avevano fatto i soliti test per controllare che non fosse anche lei una di loro, ma a quanto pareva era umana.
Ovviamente avevano taciuto il fatto che lo era stata in passato. Perché era quella Ruby, non c'era dubbio.
- Già. Mi dispiace davvero per quello che è successo. Non sapevamo ci stessero seguendo, e ci avete rimesso anche voi.
Ruby sorrise tristemente, posandogli una mano sul braccio con delicatezza. - E a me dispiace per i vostri compagni. Spero tutto si risolva per il meglio.
Dean, intanto, si fissava le mani tremanti in silenzio. - È molto improbabile. Sicuramente li faranno fuori il prima possibile. - borbottò cupamente.


 

I giorni passavano e l'aria si faceva sempre più tetra. Ruby alloggiava lì con loro, visto che la sua casa era bruciata. Lei e Sam cercavano di distrarsi il più possibile, guardavano film, parlavano del più e del meno, sebbene il tutto fosse molto forzato. Dean, invece, stava sprofondando sempre più nell'apatia. Spesso non si alzava nemmeno dal letto, nonostante le suppliche di Sam.
Sam era l'unica cosa che gli rimaneva. Aveva perso tutto, suo figlio, i suoi genitori, Castiel. Spesso si chiedeva perché non la facesse finita e basta. D'altronde l'aveva già fatto, no?
Ma Sam insisteva sempre. Cercava di farlo reagire in qualche modo.
Ben presto iniziò a trascinarlo letteralmente fuori dal letto, e ad obbligarlo a fare quello che lui e Ruby facevano per distrarsi. Lui però continuava a deprimersi, e non faceva altro che irritarsi per ogni minimo problema.
Si sentiva completamente vuoto. La cosa che lo tormentava di più era che Castiel probabilmente era ancora vivo, e ancora sotto tortura. Si sentiva completamente impotente, inutile, e non riusciva a sopportarlo.
Lo pregava ad ogni ora del giorno, lo supplicava di resistere.
- Cas, ti prego. Cercate di combattere quei figli di puttana. Io non... Non posso andare avanti senza di te, capisci? C'eravamo appena ritrovati, cazzo. Il tempo che abbiamo passato insieme è stato troppo breve. Voglio trascorrere il resto della mia vita con te, va bene? Voglio stringerti ogni volta che mi va, voglio che tu sia la prima cosa che i miei occhi vedano quando mi sveglio. Voglio comprare una grande casa in campagna dove possiamo comportarci come una stupida coppietta del cazzo da telefilm.
Cas, per favore. Non te l'ho mai detto di persona, ma ti amo. Ti amo, testa di cazzo. Vedi di non morire, va bene? Perché non potrei mai, mai perdonartelo.
Ma né lui né Gabriel si facevano sentire, e la speranza diminuiva ogni giorno.



Passarono tre lunghi mesi. Mesi in cui Sam e Dean andarono a caccia sempre più spesso, in cerca di demoni che potessero dargli informazioni sul luogo in cui risiedevano i loro padroni. Tre mesi in cui recuperarono la loro vecchia forza di cacciatori, e in cui quelle creature infernali ricominciarono nuovamente a temerli. Non avevano tuttavia ricavato abbastanza informazioni da poter raggiungere Castiel e Gabriel, ma si stavano avvicinando. Troppo lentamente, però.
Ruby si era offerta di dare loro una mano, ma entrambi si erano categoricamente rifiutati. Quindi aveva iniziato a lavorare in una libreria in città, continuando a vivere con loro.
Era diventata una presenza di conforto. Li distraeva. Era distrutta dal dolore per la perdita della sua famiglia, ma riusciva comunque a infondere coraggio nei due ragazzi ormai privi di speranza. Aveva una forza straordinaria. Anche Dean si stava affezionando a lei, sebbene all'inizio fosse piuttosto scettico per via di quello che era accaduto in passato. Tuttavia, Ruby non sembrava ricordarsene e loro non avevano intenzione di dirglielo.


 

Ormai era l'inizio di dicembre, una domenica mattina.
Dean e Sam stavano tornando a casa da una caccia rivelatasi infruttuosa. Avevano torturato per ore un demone che si vantava di essere uno dei più vicini a Lucifero e Michael, ma erano state solo parole al vento. Alla fine l'avevano ucciso, delusi e amareggiati. I due cacciatori erano esausti.
Sam guardava malinconicamente fuori dal finestrino, mentre la neve cadeva leggera. Pensava al calore di Gabriel, a come sarebbe stato bello averlo ancora accanto. Il suo letto era gelido senza di lui, e Sam aveva ormai quasi smesso di dormire. Gli mancavano i suoi abbracci la mattina, i suoi baci, quella dolcezza che riservava solo a lui. Gli mancava anche la strafottenza che aveva quando litigavano.
Sospirò ed osservò Dean. Il più grande aveva la stessa aria stanca che doveva avere lui in quel momento.
Accese la radio, tanto per fare qualcosa. La voce di Bono degli U2 prese a cantare in tono struggente.
<< …Nothing to win and nothing left to lose
And you give yourself away
and you give yourself away
and you give
and you give yourself away
With or without you
with or without you
I can't live with or without you* >>

Dean gli lanciò un'occhiataccia, dopo un istante di silenzio. Poi spense la radio. - Facciamo di no, okay?
Sam lo guardò come per chiedere scusa, alzando le spalle.
- Ma dai, Scoiattolo, non sei per niente romantico. - disse una voce suadente alle loro spalle.
Per poco l'automobile non sbandò. I due si voltarono e videro Crowley alle loro spalle con la solita espressione sarcastica.
Il demone sorrise. - Ciao, ragazzi.
- E tu da dove diamine sei uscito fuori? - chiese Sam allibito.
- Sempre contento di vedermi, eh Alce? - replicò Crowley con ironia. - In ogni caso, sono venuto qui per aiutarvi.
Dean sbuffò, alzando gli occhi al cielo. - Come no. Il Re degli Inferi che vuole aiutarci. Ma dai.
Crowley tossicchiò. - Scoiattolo, si dà il caso che non sono più il Re ora che Lucifero è tornato... Forse la tua brillante mente non ci è arrivata, ma è così. Ora sono un semplice uomo d'affari come ai vecchi tempi, e sapete? Non mi sta affatto bene. Per questo sono disposto a perdonarvi per la vostra piccola insolenza di aver chiuso le porte d'accesso al mio regno. Abbiamo un interesse comune, adesso
Dean e Sam si scambiarono un'occhiata, come per valutare la proposta.
- Mh, si potrebbe fare. Ora torniamo al bunker e ne parliamo. - borbottò Dean burbero.
I tre rimasero in silenzio per il resto del viaggio.

Arrivati a destinazione, scesero velocemente dalla macchina ed entrarono nell'edificio.
Ruby era seduta al tavolo, intenta a leggere un libro sulla difesa contro i demoni. In quei mesi di convivenza con i ragazzi stava cercando di informarsi e allenarsi il più possibile, nonostante non partecipasse alla caccia. Alzò lo sguardo quando sentì la porta aprirsi, e assunse un'espressione incuriosita alla vista dello sconosciuto che entrava con Sam e Dean.
- Ehi, Ruby, questo è Crowley. È un demone, ma è completamente innocuo, non preoccuparti. - disse Dean quasi seccato, mentre lei guardava il demone allarmata.
Crowley, intanto, fissava la ragazza con perplessità. Stava per fare una domanda, ma Sam lo interruppe. - Questa è Ruby, Crowley. L'abbiamo conosciuta qualche mese fa, ed è umana. - disse scandendo bene le parole, mentre gli lanciava uno sguardo eloquente.
Ruby sollevò un sopracciglio perplessa, ma non disse nulla. Gli altri si accomodarono tutti intorno al tavolo. Sam spiegò la situazione a Ruby, che annuì in silenzio.
- Bene, Crowley. - esordì Dean, serio. - Qual è il tuo piano?
- Innanzitutto credo di sapere qual è la loro base, e quindi dove sono imprigionati i vostri angioletti. - rispose il demone, sorseggiando tranquillo un bicchiere di liquore che aveva fatto apparire dal nulla.
- Cosa? - esclamarono Dean e Sam all'unisono. - Dobbiamo andarci subito!
- Ehi, ehi, calma. Dobbiamo prepararci. Lo sapete che stiamo parlando di quello psicopatico di Michael e del buon vecchio Satana, giusto?
Dean sbuffò. - Bene. Cosa dobbiamo fare?
- Ci servono delle spade angeliche. Io ne ho una, al momento, ma ce ne servono altre. Non è facile trovarle all'Inferno ora come ora, visto che Lucy e i suoi compari sono molto attenti alle nostre mosse.
– Ok, come facciamo a procurarcele? - chiese Sam impaziente.
- Con la fede. - rispose il demone ridacchiando. Osservò l'espressione seria dei presenti e sospirò. - Con le preghiere, teste di rapa. So benissimo che gli angeli sono troppo spaventati per intervenire direttamente, ma spiegategli la situazione e ditegli che siete disposti ad occuparvene.
Bene, spero che quei coglioni piumati vi diano ascolto. Io vado.
- Ehi, ehi! - lo trattenne Dean. - Non ci hai nemmeno detto quale sarebbe questa loro base.
Crowley lo guardò seccato. - Scoiattolo, ho detto che credo di saperlo, quindi non ne sono sicuro. È lì che vado adesso, devo accertarmene. Voi pregate, mi raccomando, uomini di poca fede. - rispose in tono teatrale, poi svanì in un secondo.
Dean sospirò. - Bene, mettiamoci al lavoro. - disse unendo le mani.
Sam e Ruby lo imitarono. - Prego anch'io, d'accordo? Forse tre preghiere sono meglio di una, per quanto possa valere la mia. - intervenne la ragazza.
I tre rimasero così, seduti al tavolo a mani giunte, sperando che qualcuno li stesse ascoltando.


 














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* With or Without you degli U2. Sdolcinatezza mode ON :'D

Mi scuso nuovamente per il ritardo. 
Ho un sacco di pensieri per la testa, e ultimamente ho avuto un po' un blocco, ecco.
Sto riflettendo seriamente sulla cretinata che ho fatto, cioè di pubblicare quattro storie in corso contemporaneamente çwç *applauso ironico*
Non ho neanche più la testa per dedicarmi alla storia che sto scrivendo, aah, sono un'idiota.

Comunque non so se vi piace la piega che sta prendendo la storia, perché boh, è un po'... boh. No, non mi sto spiegando troppo bene,
In ogni caso ringrazio di cuore tutte le persone che continuano a seguirla, al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***



 

Sam, Dean e Ruby passarono intere ore a pregare e ad implorare, senza ottenere risposta. Stanchi e amareggiati, quella sera erano pronti per andare a letto senza cena, quando qualcosa si materializzò al centro della stanza. Era una donna matura dall'aspetto severo, con vaporosi capelli candidi che le ricadevano in voluminose ciocche sulla schiena. Aveva un'aria forte e determinata.
- Salve. Il mio nome è Aliyah. Ho udito le vostre preghiere, e dopo un'attenta riflessione ho deciso di aiutarvi. - disse in tono duro come la pietra. Estrasse cinque spade dalle tasche del pesante trench nero che indossava. Le poggiò sul tavolo delicatamente.
- Un po' lunga questa riflessione, eh? Neanche ti stessimo chiedendo di aiutarci direttamente. Volevamo solo quelle fottute spade. Lo sappiamo bene che non avete intenzione di muovere il culo per i vostri amati fratelli. - la aggredì Dean immediatamente.
Aliyah dilatò le narici e le sue labbra si ridussero ad una linea sottile. Guardò Dean con furore. - La tua insolenza è totalmente fuori luogo, ragazzo. Sono disposta a passarci sopra solo perché comprendo il dolore per ciò che state passando.- disse piano, cercando di controllare la rabbia. - Tuttavia, non abbiamo intenzione di intervenire perché abbiamo già subito inutili perdite. Lo faremo quando riterremo necessario.
Dean sbuffò con un sorriso ironico, mentre Sam la osservava con astio. - E quando lo riterrete necessario, sentiamo? Lo farete solo quando Castiel e Gabriel saranno ormai morti e sepolti, e con loro gran parte dell'umanità, magari? Non so se ve ne rendete conto, ma vogliono scatenare di nuovo l'Apocalisse. Forse è ora che vi diate una cazzo di mossa. - disse il più grande con disprezzo.
Aliyah si gettò su di lui, stringendogli la gola con la mano e sbattendolo contro il muro. - Senti, inutile scimmia senza cervello. - gli sussurrò all'orecchio con ferocia. - Stai esaurendo la mia pazienza, e se mi conoscessi sapresti che non è una buona cosa. Ho insistito affinché i miei fratelli mi concedessero le loro armi per la causa, ed è così che mi ringrazi? Forse ti ci dovrei infilzare, con quelle spade.
Ruby prese una delle armi in questione, allarmata, pronta a colpirla alle spalle, ma ll'angelo si scansò in fretta.
- Bene, piccoli ingrati. Me ne vado subito, prima che vi faccia a pezzi tutti quanti. Non mi pare il caso, magari riuscite davvero a sconfiggere Michael e Lucifero. Staremo a vedere. - disse adirata, svanendo subito dopo.
Dean si massaggiò il collo con espressione irritata, mentre Sam lanciava un'occhiataccia a Ruby e le sfilava la spada dalle mani. - Ruby, non prendere più alcuna iniziativa, hai capito? - esclamò in tono acceso.
- Ehi, stavo solo cercando di evitare che quella stronza facesse a fettine Dean. - rispose lei sulle difensive.
- Non dovevi, ti saresti messa in pericolo. Comunque grazie. - disse Dean con la voce resa roca dalla ferrea stretta dell'angelo.
Sam annuì. - Già. Non vogliamo che ti accada nulla di male.
Ruby incrociò le braccia, sbuffando, e si diresse verso gli scaffali pieni di libri per sceglierne uno e porre fine alla discussione.
- Ragazzi, io avrei una certa fame. Vi va di mangiare qualcosa? Cucino io. - chiese Dean.
Sam annuì, mentre osservava Ruby con la coda nell'occhio.
Dean andò in cucina.
- Senti, Ruby, mi dispiace se ti ho offesa. È solo che teniamo a te, davvero, e non vogliamo coinvolgerti in questa brutta storia.
Ruby alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e fulminò Sam. - Sam, si dà il caso che io sia già coinvolta in questa storia. Hanno fatto arrosto mia nonna e mia sorella, te ne sei scordato? Quindi se posso aiutarvi in qualche modo e spaccare il culo a quegli stronzi, beh, lo faccio senza rendere conto a nessuno.
Sam tenne gli occhi bassi, a disagio. - Lo so, Ruby, e mi dispiace moltissimo. Se non ci fossimo trovati lì probabilmente sarebbero ancora vive.
L'aria indispettita della ragazza si dissolse in un istante. Gli prese la mano e gliela strinse con tenerezza. - Sam, non intendevo dire che è colpa vostra, perché non lo è. Voglio solo aiutarvi. Stare con voi in questi mesi mi ha aiutato ad andare avanti, non so cosa avrei fatto altrimenti.
- Non quanto ha aiutato noi, fidati. Stavamo letteralmente impazzendo, la tua presenza ci è stata di grande conforto. Ti vogliamo bene, ormai sei parte della nostra famiglia, e non vogliamo che ti accada niente di male. Per questo non posso permettermi che tu ci segua, quando arriverà il momento. - replicò Sam tristemente.
Ruby gli sorrise. - Sam, non ho tre anni, sono adulta e vaccinata. Posso decidere quello che voglio fare o no?
Sam scosse la testa. - Ne parliamo un'altra volta, va bene?
Lei ritrasse la mano irritata e rimase in silenzio.
Dean tornò in cucina con tre sandwich in mano. Li passò a Sam e Ruby, ma quest'ultima si alzò.
- Dean, scusami, ora non ho proprio fame. Lo mangerò domani, al massimo.
Poi andò in camera sua.
Dean guardò Sam con aria interrogativa, mentre si sedeva.
- Se l'è presa per il fatto che non vogliamo farla venire con noi per far fuori Satana e compagnia bella. - rispose l'altro.
- Deve restare a casa, Sam, lo sai. Non possiamo metterla in pericolo. - commentò Dean dopo aver dato un morso al suo panino.
- Lo so, è quello che le ho detto! Ma lei vuole aiutare a tutti i costi. Evidentemente rimarrà arrabbiata con noi, non posso farci niente.
Dean alzò le spalle. - Pazienza. Comunque spero che Crowley si faccia sentire presto, sono piuttosto stanco di aspettare.
Sam finì il sandwich e si pulì le mani con un tovagliolo. - Bene. Io direi di andare a letto, magari si farà vivo domani.
Dean annuì, e si diressero entrambi nelle loro stanze.
Dean posò la testa sul cuscino, osservando le foto sul comodino. Foto di persone che aveva ormai perso per sempre. Sperava che non accadesse lo stesso con Castiel, questa volta.

Il mattino dopo Sam e Dean si svegliarono molto presto, dopo una notte quasi insonne. Scesero in cucina per fare colazione, dove Ruby stava già preparando il caffé.
- Sono piuttosto mattiniera. - rispose secca agli sguardi interrogativi dei due ragazzi.
Porse loro un paio di tazze e vi versò il caffè all'interno, poi prese la sua ed insieme andarono nell'ampio salone. Le spade erano ancora sul tavolo, lucide come l'argento puro.
Sam si accomodò vicino a Ruby, ma questa scansò la sedia. - Sono ancora arrabbiata con te.
Dean scosse la testa e prese una lunga sorsata di caffé. - Dovremmo chiamare Crowley. Speriamo che qui al bunker ci siano tutti gli ingredienti necessari per evocarlo.
- Non ce n'è bisogno. - intervenne Sam. - Ho il suo numero.
- E perché hai il suo numero?
Sam gli lanciò uno sguardo esasperato. - Perché magari sarebbe stato più comodo chiamarlo al cellulare.
Dopodiché si alzò e andò a prendere il telefonino in camera sua. Si sedette nuovamente, digitando freneticamente. - Gli mando un sms.
Dopo una decina di minuti, l'ex re infernale apparì vicino a Sam. - Ciao ragazzi. - disse con la solita voce bassa. Diede un'occhiata alle spade sul tavolo. - E quindi ci siete riusciti. I miei complimenti.
Si accomodò accanto a Dean. - Bene. Forse è ora che discutiamo del luogo in cui si trovano Lucifero e gli altri, e i modi per poterli combattere. - continuo il demone con espressione seria.
Sam lo guardò scettico. - Stai dicendo che ci aiuterai? Non ti limiterai a guardarci combattere? Che buon cuore.
Crowley alzò gli occhi al cielo. - Prima ascolta quello che ho da dire, Alce. I tre stronzi e i vostri angioletti si trovano in una delle cripte di Lucifero. Quella in cui era conservata la tavoletta sugli angeli, vi ricordate?
Dean rabbrividì, ricordando come secoli prima Castiel avesse quasi cercato di ucciderlo, lì dentro. - Sei sicuro?
- Sì, sono andato a controllare. Comunque ci sono un paio di demoni disposti a combattere con noi. I miei seguaci sono un po' più numerosi, in realtà, ma hanno troppa paura per intervenire direttamente. Quelle cinque spade sono giuste per noi, considerando che io ho già la mia. In ogni caso, quando mi sono appostato presso la cripta, all'interno c'erano solo Michael e Adam. Da quello che ho colto dai loro discorsi, Lucifero è spesso assente e si è stancato di torturare Castiel e Gabriel. - commentò, ridacchiando all'ultima frase. - Ve lo immaginate? Satana con i sensi di colpa.
Dean gli lanciò uno sguardo gelido. - Non sparare stronzate, limitati a comunicarci il tuo piano, e basta.
- Con calma, Scoiattolo. - replicò Crowley seccato. Il demone iniziò a spiegare, mentre loro pendevano dalle sue labbra.
Speravano di uscire vivi da quell'impresa, sebbene fosse quasi impossibile. Avevano già fermato l'Apocalisse tanto tempo prima; ci sarebbero riusciti una seconda volta?




















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Spero di non avervi annoiati troppo con questo capitolo. L'azione arriverà col prossimo, lo giuro uwu
Comunque grazie mille a tutti quelli che continuano a seguire questa roba, grazie di cuore davvero :)

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Sam e Dean camminavano avanti e indietro nel salone, mentre Ruby tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo.
- Allora, sei sicura che vuoi venire con noi? - le chiese Sam agitato. - Non ce n'è bisogno, sai?
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. - Sam, chiudi quella bocca, è la millesima volta che me lo chiedi. Ho detto di sì.
Dean scosse la testa sospirando. - Quando accidenti arriva Crowley?
- Non ne ho idea. Dovrebbe essere qui a momenti, comunque.
Sam non fece in tempo a terminare la frase che l'ex re infernale si materializzò al centro della stanza. Sembrava piuttosto adirato.
- Non c'è da fidarsi di quegli stupidi demoni di basso rango, diamine. - sibilò a denti stretti. - Ieri vi ho detto che c'erano un paio di demoni disposti a combattere con me. Bene, hanno cambiato idea. Sono troppo spaventati.
Sam e Dean si scambiarono uno sguardo preoccupato. - E adesso? - dissero all'unisono.
Il demone sospirò. - E adesso partiamo per questa missione suicida in quattro.
- Il piano rimane lo stesso? - chiese Ruby, seria.
- Ovviamente. - confermò Crowley. - Siete pronti?
Sam e Dean strinsero le spade angeliche all'interno delle loro giacche di pelle, mentre Ruby si alzava con aria determinata. - Siamo pronti.
- Bene, tenetevi stretto l'uno all'altro. - disse il demone. Afferrò il polso di Sam e svanirono nel nulla in una frazione di secondo.


 

In un istante Crowley, Sam, Dean e Ruby si ritrovarono nei dintorni della cripta. Il demone fece un cenno ai due cacciatori, che si avvicinarono lentamente. Lui e Ruby li avrebbero raggiunti poco dopo, come prevedeva il piano.
Dean spinse con delicatezza la porta di metallo, che era socchiusa, facendo attenzione a non fare rumore. Entrò poi nell'edificio, seguito da Sam.
L'interno della cripta era tetro e poco illuminato. Vi regnava un silenzio assoluto; sperarono di non trovarvi Lucifero, Michael e Adam. In quel caso avrebbero liberato i due angeli e se ne sarebbero andati, elaborando poi un piano insieme a loro. Sarebbe stato perfetto. Nessun combattimento, nessun pericolo.
Ma i due cacciatori non si sentivano troppo ottimisti.
Furono finalmente nella zona centrale della cripta. I loro occhi si posarono immediatamente sulle due sedie di ferro a cui erano legati Castiel e Gabriel, in quel momento privi di sensi.
La prudenza li abbandonò all'istante. Corsero da loro, ansiosi di riabbracciarli dopo quasi un mese di attesa e di ansia.
- Cas, Cas, svegliati. Sono qui, sono Dean. - disse Dean stringendo il volto di Castiel con delicatezza.
Castiel spalancò gli occhi azzurri, che si riempirono subito di meraviglia.
- Dean. - disse con voce flebile.
Sam, intanto, teneva Gabriel tra le braccia.
- Crowley ora arriva e vi libera, capito? Dio, non ci credo che sei vivo. Siamo di nuovo insieme. - gli disse con le lacrime agli occhi.
Gabriel gli baciò una tempia. - Sam, quei tre saranno qui a momenti. Dobbiamo sbrigarci. Non puoi chiamare quel demone in qualche modo? - disse con stanchezza.
- Troppo tardi. - disse una voce gelida alle loro spalle.
I due cacciatori si voltarono lentamente, inorriditi.
Si trovarono davanti proprio chi avevano temuto di più; Adam, un uomo biondo ed un altro tipo dai capelli scuri. Riuscivano più o meno a distinguerli; i loro tramiti erano simili a quelli che avevano usato in precedenza. Forse avevano delle preferenze, chissà.
- Ditemi, pensavate davvero di farla franca così facilmente? - disse Adam con un sorriso crudele.
Dean gli lanciò un'occhiata piena di astio. - No. Abbiamo sentito che volete scatenare di nuovo l'Apocalisse. Bene, fatelo pure. Siamo pronti ad offrire i nostri corpi.
Si sentì un “no” soffocato provenire da Castiel e Gabriel, subito azzittiti da un pigro gesto della mano di Michael.
Lucifero guardò Dean con curiosità, mentre un lampo di malignità lampeggiava negli occhi del fratello.
- Oh là là. La cosa si fa interessante. - disse Michael incrociando le braccia.
- Vogliamo qualcosa in cambio, però. - intervenne Sam in tono secco.
Adam roteò gli occhi. - Ti pareva.
- E chi vi dice che ci interessa la vostra proposta? - disse Michael acidamente.
Dean rise sprezzante. - Ma dai. Sapete bene che noi siamo i vostri tramiti perfetti, non potete dire di no. Era il nostro destino in fondo, no? Dovete solo liberare Castiel e Gabriel e noi saremo i vostri burattini preferiti. Che ne dite?
Castiel e Gabriel, intanto, rimanevano in silenzio.
Riuscivano a intravedere Crowley dall'ingresso principale.
- Sembra un'ottima idea. Preparatevi, allora. - replicò Michael sorridendo.
- Prima dovete liberarli. - aggiunse Sam.
- Non se ne parla nean- iniziò a dire Michael, ma si interruppe vedendo Lucifero sciogliere le catene che trattenevano i due angeli con un battito di mani.
- Lucifero, ma cosa? - esclamò Michael infuriato. - Sei fuori di testa?
In quel momento Crowley e Ruby piombarono nella cripta, con le lunghe spade argentee in mano.
Ruby, imprudente, saltò al collo di Adam cogliendolo di sorpresa. Stava per affondargli l'arma nella schiena, quando questi la prese per i capelli e la mandò a sbattere contro il muro.
Sam urlò il suo nome, ma non osò allontanarsi dalla sedia su cui era ancora poggiato Gabriel.
Intanto Michael respingeva Crowley allo stesso modo.
Il demone si rimise subito in piedi, pulendosi il sangue che gli colava dal naso, mentre la ragazza rimase a terra priva di sensi. Crowley corse verso di Adam, cercando di infilzarlo con la sua spada. Tuttavia Adam riusciva a parare tutti i colpi, nonostante l'impegno che l'altro demone ci stava mettendo.
- Credevate davvero di riuscirci a mettere fuori gioco in questo modo? - disse Michael. - Ora siete proprio nei guai, lo sapete?
Sam e Dean tirarono fuori le armi, mentre Gabriel e Castiel ri rialzavano a fatica.
Michael afferrò Dean per il collo e lo sollevò in alto. - Che piccole, patetiche scimmie siete. Tutta questa fatica solo per farvi massacrare, eh?
Dean cercava invano di liberarsi dalla stretta, mentre l'aria iniziava a mancargli. Scalciò con tutta la forza che aveva, non riuscendo però neanche a sfiorare l'arcangelo. Sam stava per raggiungerlo e aiutarlo, ma Michael lo spinse via senza neanche guardarlo.
Castiel, sanguinante e dolorante, arrancò verso il fratello e gli diede un calcio sulla schiena. Michael lasciò andare Dean privo di sensi e si girò verso Castiel, pronto a finirlo.
Adam, intanto, aveva completamente messo Crowley fuori gioco, ed ora stava combattendo Sam.
- Lo sai che stai per fare una fine tremenda, Sammy caro? - disse mentre lo atterrava con un gesto della mano. - Siete proprio ridicoli voi tutti. Credete di batterci così facilmente?
Sam aveva ancora stretta la spada tra le mani, ma Adam la attirò a sé. - Non si gioca con gli oggetti pericolosi, Sammy. - continuò imperterrito.
- Non chiamarmi Sammy, figlio di puttana! - gli gridò contro Sam, cercando di rimettersi in piedi.
- Ok, sto iniziando ad annoiarmi. Forse è meglio finirla qui. - sospirò alzando la spada, pronto ad affondarla nella carne di quello che una volta era suo fratello maggiore.
Ma la spada cadde a terra con un tonfo, mentre Adam spalancava gli occhi dal dolore. Un'altra spada l'aveva trafitto prima che potesse nuocere a Sam.
- Non provare più a toccarlo, ragazzino da strapazzo. - disse Gabriel con voce roca e aggressiva, mentre estraeva l'arma intrisa di sangue e il demone cadeva a terra come un giocattolo rotto.
Andò da Sam e lo strinse a sé. - Stai bene, principessa?
- Sì. - Sam rise tra i capelli scompigliati e sporchi dell'arcangelo all'udire quel ridicolo nomignolo che sopportava a stento, che Gabriel ogni tanto usava per irritarlo. - Stavolta passi per quello stupido soprannome, ma solo perché ci troviamo in circostanze speciali.
Lo baciò piano, tenendogli il volto tra le mani con delicatezza. Era il momento meno appropriato, certo, ma voleva approfittarne. Non sapeva se sarebbero mai usciti vivi da lì.
Michael stava ancora combattendo con Castiel, che nonostante la debolezza riusciva a restistere.
- Diamine, fratello, sei davvero forte. - gli disse, cercando di affondargli la spada nella spalla. Lo sfiorò appena, quanto bastava per fargli emettere un gemito di dolore. - Quasi ti chiederei di unirti a noi.
- Mai. - mormorò Castiel a denti stretti, puntandogli l'arma contro l'addome.
Michael finse sorpresa, e alzò le mani facendo cadere la sua spada angelica con teatralità. In un gesto fulmineo diede un pugno in pieno volto all'altro angelo, facendolo cadere a terra.
Gabriel corse in aiuto del fratello, facendo cenno a Sam di rimanere indietro.
Si parò davanti a Michael, pronto a colpirlo in qualsiasi momento.
- Gabriel, fatti da parte, sei messo anche peggio di Castiel, fai pena. Devo finire il lavoro. C'è troppa gente viva, qui dentro.
L'altro lo guardò con aria di sfida. - Prima dovrai passare sul mio cadavere.
Michael alzò le spalle. - D'accordo.
Fu talmente veloce che sembrava non essersi mosso nemmeno. In un'istante la sua spada trapassò da parte a parte Gabriel, le cui ginocchia cedettero facendolo cadere in una posizione implorante.
I suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Sam. Il cacciatore rimase immobile, mentre un urlo muto gli esplodeva in tutto il corpo. L'urlo si espanse alla gola, un suono disperato e angosciato.
Ma non era l'unico che stava urlando, in quel momento.
Lucifero era rimasto tutto il tempo in disparte, non prendendo parte al combattimento.
Era semplicemente stanco. Stanco di torturare, stanco di uccidere, stanco di tutto.
Voleva solo un po' di libertà e pace, nulla di più.
Aveva assecondato suo fratello e Adam non sapendo cos'altro fare. Era pur sempre Satana, il Diavolo, il Male in terra. Chi mai l'avrebbe accettato, se non quei due con cui aveva passato un'eternità rinchiuso in gabbia?
Ma in quel momento non gli importava più nulla né di Adam, che giaceva a terra privo di vita, né di Michael.
Gabriel stava morendo davanti ai suoi occhi proprio per colpa sua.

Il suo grido rimbombò in tutta la cripta insieme a quello di Sam.
Corse immediatamente verso Michael. Quest'ultimo non fece nemmeno in tempo a pronunciare una parola davanti all'espressione piena di odio di Lucifero, che questi lo colpì più e più volte all'addome, gettandolo a terra.
Si voltò verso Gabriel, che ormai era disteso supino, con Sam al suo capezzale.
- No, Gabriel. No. No. Non morire. Ce la puoi fare, tesoro, ok? Ce la puoi fare, te lo prometto. - gli stava dicendo per rassicurarlo, ma soprattutto per rassicurare se stesso.
Gli occhi ambrati di Gabriel lo scrutavano con una tristezza che non gli era propria. - Sam, non dire stronzate. Sto morendo, lo sai. Ma va bene. Dio, il destino, il caso o chiunque sia stato mi ha concesso un po' di mesi. Mesi bellissimi, e indimenticabili con te. - sussurrò sollevando la mano con tutta la forza che gli rimaneva per accarezzare il volto di Sam, bagnato da lacrime che non smettevano di scendere.
Sam posò la mano su quella dell'angelo, tremando violentemente. Una sensazione di buio, profondo vuoto stava iniziando a riempirlo. - Come posso andare avanti senza di te? Ti amo Gabriel, cazzo. Ti amo da morire.
- Dai Sammich. Forse un giorno ci ritroveremo. In un'altra vita. È già successo una volta, magari può accadere di nuovo, no? Speriamo che la prossima volta la situazione sia un po' meno complicata. - disse cercando di sorridere. Tossì ed un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca. Guardò Sam negli occhi un'ultima volta. - Ti amo, Sam.
Gli occhi dell'angelo rimasero poi fissi nel vuoto, mentre la mano abbandonava la stretta di Sam.

Il cacciatore urlò nuovamente con tutto il fiato che aveva in corpo, stringendosi a quello di Gabriel un'ultima volta. Al corpo che l'aveva avvolto tante volte con il calore del suo abbraccio, del suo tocco.
Qualcuno lo prese per le spalle e lo rimise in piedi. Sam non protestò, sentendosi come intorpidito.
Si girò e vide il volto di Lucifero che lo guardava addolorato.
- Puoi... puoi riportarlo in vita? - chiese tra le lacrime. L'aveva visto uccidere Michael. Sentiva che qualcosa in lui era cambiata profondamente.
Lucifero scosse la testa mortificato. - No, mi dispiace, Sam. Sono un angelo in disgrazia, non ho più certi poteri.
Strinse Sam tra le braccia, sorprendendolo. Dopo qualche istante il cacciatore ricambiò l'abbraccio.
Lucifero era l'unico che poteva dargli un po' di conforto, in quel momento, e Sam lo accettò.
All'improvviso, però, una forza misteriosa attirò l'angelo caduto lontano da lui.
Sam si guardò intorno, e vide Aliyah con un'espressione feroce in volto e una spada angelica tra le mani. Lucifero era a terra, mentre lei lo tratteneva con una mano sul suo collo.
- Sorella, cosa stai facendo?
Aliyah gli sputò in faccia. - Non chiamarmi sorella, razza di abominio rinnegato da Dio. Sono venuta qui per aiutarli. - disse gelida, passandogli la lama sulla gola e lasciandolo andare, facendolo affogare nel suo stesso sangue.
Sam osservava la scena disgustato. - Aiutarci? Sei arrivata un po' in ritardo, mi sa. - urlò avvelenato. - E poi, lui mi stava consolando, sei cieca per caso? Non era un pericolo, cagna piumata!
L'angelo lo guardò con odio, avvicinandosi lentamente. - Wow, molto gentile da parte tua ringraziarmi in questo modo. - sibilò furiosa. - Non difendere Satana, stupido idiota. Non sai di cosa parli.
Ormai era ad un passo da lui, e gli puntò la spada sporca del sangue di Lucifero alla gola, come aveva fatto con l'angelo stesso.
- Forse dovrei ucciderti, la tua ingratitudine mi fa davvero arrabbiare, sai? - disse piano guardandolo dritto negli occhi. Sam sostenne il suo sguardo, mentre la lama lo graffiava leggermente e alcune gocce di sangue gli scorrevano lungo il collo. Aliyah affondò la lama ancora un po', non tanto da ucciderlo ma abbastanza per strappargli un gemito di dolore.
Sam chiuse gli occhi. Stava per morire, ma non gli importava.
Forse avrebbe rivisto Gabriel. Era tutto quello che sperò in quel momento, mentre l'angelo infuriato stava per dargli il colpo di grazia.


 



















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Scusate il ritardo, ma scrivere la morte di Gabriel mi ha messo un po' in crisi.
Sì, lo so ragazzi, mi odio anch'io.
Argh.
 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***



 

- Ehi, troia! - esclamò una voce alle spalle di Aliya, che si voltò all'istante. - Non ti azzardare a toccarlo.
Ruby la trapassò da parte a parte con la spada angelica.
Aliya cadde a terra agonizzante, mentre Ruby gettava la spada e si precipitava tra le braccia di Sam.
- Appena mi sono ripresa ti ho visto con la spada puntata alla gola e sono corsa da te. - disse agitata. - Stai bene adesso?
Sam non poteva dire di stare bene. Pensò che sarebbe stato meglio se Ruby non avesse fermato Aliyah. Forse in quel momento sarebbe stato di nuovo con Gabriel. Ma ovviamente non fu quello che le disse, mentre la stringeva leggermente.
- Sì, sto bene. - mormorò.
Ruby si sciolse dal suo abbraccio. - Dobbiamo andarcene di qui il prima possibile, svegliamo gli altri. - disse. Poi lo guardò dritto negli occhi con tristezza. - Sam, mi dispiace davvero per quello che è successo al tuo compagno.
Sam prese un respiro profondo. - Grazie, Ruby, ma preferisco non parlarne. Andiamocene di qui il prima possibile.


 


 

Gabriel fu seppellito nel cimitero locale di Lebanon, vicino al bunker.
Sam si era rifiutato categoricamente di dargli il tipico funerale del cacciatore, di bruciarlo.
Aveva intenzione di riportarlo indietro in un modo o nell'altro, e gli altri erano rimasti in silenzio sebbene sapessero che non c'era alcuna probabilità di riuscirci.
Naturalmente aveva chiesto a Castiel di farlo, ma l'angelo aveva scosso la testa addolorato. Non era in possesso di tali poteri da resuscitare un angelo così potente, un arcangelo.
Dio avrebbe potuto farcela, d'altronde l'aveva già fatto, ma com'era noto era nuovamente sparito con la ferma intenzione di non farsi ritrovare.
Quindi Sam aveva deciso di fare un funerale normale, uno uguale a quello di qualsiasi umano. Non sapeva bene il perché. Forse voleva sentirsi una persona normale, come qualcuno che non aveva dovuto affrontare tutto quello che lui aveva affrontato. Pensava che forse l'avrebbe fatto stare meglio.
Ma mentre la bara calava nella fossa, non si sentì affatto meglio. Gabriel, il suo Gabriel, era scomparso per sempre dalla sua vita, e lui non aveva idea di come sarebbe riuscito a sopravvivere.


 


 

Dean e Castiel erano stati estremamente felici di potersi baciare, toccare, amare di nuovo senza la paura di perdersi per sempre, ma il peso della morte di Gabriel e della depressione di Sam gravava su tutti loro.
Sam, infatti, dopo il funerale si era chiuso a chiave in camera sua e da quel momento passava intere giornate lì dentro, alzandosi solo per lavarsi, mangiare, e prendere bottiglie di alcol quando quelle che aveva già in camera terminavano.
Si sentiva preso di mira. Aveva già subito così tanto nella sua vita precedente; perché le sue pene dovevano proseguire anche in quella attuale?
Gabriel l'aveva reso felice come non era mai stato in vita sua, gli era sembrato un dono divino. Adesso che l'aveva perso, però, capiva che Dio non c'entrava niente, e anzi, lo detestava.
Quale padre ignora in questo modo i propri figli così a lungo, per poi rispuntare fuori e sparire di nuovo dopo poco tempo?


 

- Cas, non so cosa fare. Non so cosa fare per far star meglio Sam. - disse Dean una notte in cui non riusciva a prendere sonno, mentre accarezzava con dolcezza la schiena di Castiel.
Questi si girò verso di lui, gli prese la mano e incrociò le dita con le sue.
- Devi solo avere pazienza, Dean. Sam e Gabriel si stavano legando moltissimo, ed il fatto che sia morto è stato un duro colpo. Capisco come si possa sentire, gli volevo bene anch'io. - mormorò.
Dean lo guardò mortificato, poi gli baciò la fronte delicatamente.
- Scusa, Cas. Ti sto assillando con Sam ultimamente, ma non devo dimenticare che era anche tuo fratello. Come ti senti ora?
Castiel fece un sorriso triste. - Non ti preoccupare. Passerà, sono abituato a vedere i miei fratelli morire, in fondo. - disse abbassando lo sguardo. - In ogni caso, Sam andrà avanti, vedrai. Ha il nostro aiuto. Ci tengo quanto te a vederlo stare bene di nuovo.
Dean annuì. - Lo so. Ma voglio che anche tu stia bene, okay?
- Va bene. - disse l'angelo dopo avergli dato un veloce bacio sulla bocca. - Ora dormi, però.


 


 


 


 


 


 


 

 

***

Due anni dopo.


 

Castiel indossò la sua giacca di pelle sopra la camicia di flanella, dopo essersi fatto la doccia ed infilato i jeans. Prese la pistola caricata a proiettili di sale, scese al piano di sotto e uscì dal bunker, montando sopra l'Impala del 1967. Un regalo di Crowley per aver fatto fuori Satana e compari.
- Ehi, principessa, ce l'hai fatta a vestirti. - esclamò Dean divertito. - Sono salito sulla piccola già da dieci minuti.
Castiel lo guardò male.
Dean scoppiò a ridere, poi lo osservò attentamente. - Diamine Cas, ormai dovrei esserci abituato, ma con i miei vestiti sei proprio sexy.
La sua mano si diresse al cavallo dei pantaloni di Castiel, che la fermò con uno schiaffo.
- No, Dean, non adesso. Abbiamo del lavoro da fare.
Dean alzò gli occhi al cielo sospirando, poi premette il pulsante sull'acceleratore e sfrecciarono via.
- Speriamo di finire presto, Sam e Ruby ci hanno invitato a casa loro. Magari se facciamo in tempo passiamo in città a comprare qualcosa per il bambino, che dici?
Castiel gli lanciò un'occhiata intenerita. - Dean, non si sa nemmeno ancora di che sesso sia.
- Beh, prenderemo qualcosa di generico. - rispose il compagno alzando le spalle.


Le cose in quegli ultimi due anni erano cambiate per il meglio, o almeno così si poteva dire.
Sam si era messo con Ruby un anno prima, ed ora aspettavano un figlio da qualche mese.
Ruby gli era sempre stata accanto, sollevandolo notevolmente dalla sua sofferenza per Gabriel.
Alla fine lui si era innamorato di lei, come aveva già fatto un secolo prima. Questa volta, però, la loro relazione era meno complicata.
Lei, ovviamente, non sapeva del suo passato e Sam e Dean non avevano intenzione di rivelarglielo, almeno per il momento.
Dean invece, aveva deciso di prendersi una pausa dalla sua carriera di scrittore per dedicarsi alla caccia. Era una vita dura, certo, ma salvare vite umane lo faceva sentire meglio. La sua fama rendeva le cose un po' difficili, ma riusciva sempre a cavarsela, tra una scusa e un'altra.
Era cosciente, però, che non avrebbe proseguito per sempre. Non voleva far correre troppi rischi Castiel.
Castiel aveva spontaneamente rinunciato alla sua grazia per poter vivere una vita normale accanto a Dean. All'inizio il compagno si era infuriato, spaventato dal fatto che la sua umanità l'avesse reso più vulnerabile. Ma poi l'ex angelo si era dimostrato molto abile e forte, dopo un po' di allenamento, e i due erano diventati anche compagni di caccia oltre che compagni di vita.


 


Dean tagliò la testa all'ultimo vampiro, e cercò di ripulirsi il sangue come meglio poteva.
All'improvviso un beep beep dalla sua tasca segnalò l'arrivo di un messaggio, quindi Dean prese il cellulare e lesse. Era Sam.
Castiel, intanto, stava spargendo la benzina per tutto il covo di vampiri, in modo da poterlo bruciare e non lasciare alcuna traccia.
- Ehi, Cas.
Castiel alzò lo sguardo.
- Sam mi ha detto di che sesso è il bambino. È un maschietto, lo chiameranno Gabriel.
L'ex angelo sorrise con le lacrime agli occhi, dimenticandosi per un attimo di ciò che lo circondava. Raggiunse Dean e lo strinse a sé, ripensando al fratello ormai scomparso per sempre.

Dopo che Castiel aveva raccontato dell'incontro con Bobby, Charlie e gli altri in Paradiso, Sam e Dean sapevano che loro erano lì ad aspettarli, e che un giorno si sarebbero finalmente riuniti. Un giorno molto lontano, o almeno così speravano.
Nonostante tutto c'erano ancora molte difficoltà e tormenti da affrontare. C'erano ancora tanti interrogativi lasciati irrisolti. Ma quei piccoli momenti di speranza e gioia li facevano sentire vivi, felici.

Sam, Dean e Castiel non sapevano cosa il futuro riservasse loro, ma vi si avviavano tranquilli e sereni come non lo erano mai stati prima.





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Prima di tutto mi scuso per il notevole ritardo.
È da più di una settimana che non scrivo nulla di nulla, ero un po' bloccata.
In più mi sono distaccata un po' da Supernatural in generale, perché sono delusa e amareggiata dal comportamento di alcuni produttori e scrittori della serie, quindi non sono riuscita a scrivere nemmeno una riga di fanfiction. 
Ma questa è un'altra storia, comunque, continuerò ad adorare i personaggi e scrivere di loro, sicuramente.

A parte questa breve parentesi, siamo giunti alla fine, woah.
Sono contentissima del seguito che questa storia ha ricevuto, e tengo davvero a ringraziare a tutti quelli che l'hanno seguita fino alla fine, anche quelli più "silenziosi" ahah :3
Questa era praticamente la mia prima fanfiction su questo sito, quindi sono un po' commossa (?) *aria melodrammatica*
In futuro credo che pubblicherò una one shot basata su eventi successivi, ci sto pensando su.
Spero di non avervi deluso troppo con questo finale (in teoria questo era il penultimo capitolo, ma ho capito che lo stavo rendendo davvero troppo noioso e lungo e ho tagliato).

 

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