Di nuovo Potter e Weasley di Nom_Mic (/viewuser.php?uid=706252)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo Potter e Weasley ***
Capitolo 2: *** Lacrime e fiocchi di neve ***
Capitolo 3: *** Natale e Vischio ***
Capitolo 1 *** Di nuovo Potter e Weasley ***
Era una fresca mattinata di Agosto, quel giorno alla Tana. Era l'ultimo
giorno di vacanze estive, dopodichè lui, Scorpius e Rose, sarebbero tornati a Hogwarts per frequentare il loro quarto anno.
Dai racconti di papà, nel suo quarto anno a
Hogwarts partecipò al Torneo Tre Maghi, dove morì
un suo amico della casa di Tassorosso ma con il coraggio di chi
è puro di cuore: Cedric Diggory. Ma ormai Voldemort era
morto e i suoi seguaci, chiamati Mangiamorte, non erano più
in circolazione.
Il quarto anno del giovano Albus Severus Potter sarebbe stato
tranquillo come tutti gli altri, o quasi. Perchè a
disturbare la sua mente e il suo cuore era una ragazza della sua stessa
età, con degli indomabili capelli rossi e di un'intelligenza
straordinaria. Il suo nome era Rose Weasley. Già, proprio
Rose, la sua cuginetta, la sua compagna di avventure, la sua...amica.
Perché Albus sapeva che non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa
di più. Era un amore folle il suo, ma da rivelare. Doveva
dirle, una volta per tutte, cos'era che lo tormentava la sera e cos'era
che lo faceva svegliare la mattina, con quel sorriso a trentadue denti
e l'immagine di due meravigliosi occhi nocciola incastonata nella sua
mente. Era irrazionale ciò che provava per Rose Weasley, non
era possibile, eppure c'era. C'era quel brivido che lo percorreva
quando lei lo guardava negli occhi, quando gli sorrideva, quando
parlava con lui.
Ma lui non poteva farci niente, perchè quella
volta, Potter e Weasley sarebbero stati due cognomi che non potevano
essere associati come invece era successo ai suoi genitori: Harry
Potter e Ginny Weasley. Quella volta, Potter non poteva provare niente
per Weasley. Quella volta, Potter sarebbe dovuto rimanere al suo posto,
rimanere un amico.
Eppure quella mattina non passò tranquilla,
perchè Albus Severus Potter andò vicino a
quell'albero non molto lontano dal giardino infestato di gnomi, dove
sedeva una Rose Weasley con i suoi soliti capelli rossi, con le sue
solite lentiggini e con i suoi soliti, ma sempre belli, occhi nocciola.
''Ti amo Rose'' le sussurrò. Un sussurro quasi
impercettibile, ma che lei sentì come un urlo,
perchè si alzò, guardò Albus negli
occhi e piangendo gli disse ''Anche io''.
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Capitolo 2 *** Lacrime e fiocchi di neve ***
Rose guardava le stelle quella sera.
Faceva freddo, ma il
fuoco del camino della Sala Comune di Grifondoro riscaldava
l’atmosfera. Nelle
notti di dicembre faceva sempre molto freddo. Guardava i fiocchi di
neve cadere
fuori la finestra. Rose Weasley quella notte non riusciva a dormire e
sapeva
anche il perché.
“Ti amo Rose” le
aveva sussurrato quel giorno, “Anche io”
aveva risposto lei. Quella mattina di agosto Rose piangeva pronunciando
quelle
parole, così sbagliate ma al contempo così
giuste, perché come i fiocchi di
neve fuori dalla finestra, quelle parole sarebbero dovute cadere.
Piangeva anche quella notte Rose, ripensando alle parole del cugino.
Persino
lei si chiedeva se fossero lacrime di gioia per aver esternato i propri
sentimenti o di dolore; un dolore che nemmeno lei credeva potesse
essere
controllato, né quella sera né mai tutta la vita.
E lo sapeva bene che tutto
ciò era sbagliato, che era sbagliato
il modo in cui pensava ad Albus, che era sbagliato che il suo cuore
mancasse di
un battito quando lo vedeva. Era proprio vero: ‘Al cuor non
si comanda’. Chi
mai avrebbe potuto pensare ad un amore così…impensabile.
Rose piangeva ancora. Faceva freddo e le sue lacrime ricadevano calde
sulle
gote ricoperte di lentiggini.
“Rosie, perché
non sei a letto?” una voce così familiare,
così calda, così…dolce. Era la voce di
Albus, inconfondibile fra mille perché
era la voce che preferiva.
“Potrei farti la stessa domanda, Al. Io…non ho
tanto sonno…” Rose aveva ancora
gli occhi lucidi.
“Rosie…stai piangendo?” disse Albus
avvicinandosi “Io anche, non ho molto
sonno…”
Albus era sempre pronto a fare di tutto per la sua Rose…la
sua dolce Rosie…
Rose si aciugò in fretta le lacrime e fece per salire sul
nel dormitorio, ma
Albus la bloccò per un braccio e
l’avvicinò a sé.
“Al, tutto questo
è sbagliato…” Rose piangeva di nuovo,
la
sua testa appoggiata al petto del cugino.
“Lo so, Rosie, lo so…” strinse ancora
più a sé la ragazza “…ma
come l’inverno è
inverno solo con i suoi fiocchi di neve, io sono io e vivo solo con
te.” Piangeva
anche lui, Albus, che abbracciò quella ragazza come se non
ci fosse tesoro più
prezioso, come si stringe una cosa fragile, come si tiene sulla mano un
fiocco
di neve.
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Capitolo 3 *** Natale e Vischio ***
Era Natale e quel giorno alla Tana
c’era tutta la famiglia:
Harry e Ginny, Ron e Hermione, Bill e Fleur, George e Angelina e tutti
gli
altri Weasley.
La cucina quel giorno era piena: la signora Weasley trafficava con
piatti e
stoviglie, aiutata da Ginny, Hermione e Fleur; Harry, Ron e gli altri
Weasley
erano ancora seduti a tavola a chiacchierare e, poco lontano, Albus e
Rose
stavano finendo dei compiti di Trasfigurazione muniti di pergamena,
piume e
inchiostro.
In quel momento, Albus era tutt’altro che concentrato sulla
Trasfigurazione.
Stava guardando Rose, intenta a scrivere. Aveva una scrittura elegante,
come
quella di sua madre, i suoi capelli rosso fuoco raccolti in una treccia
e
l’aria di chi è poco interessato, in quel momento,
a fare i compiti.
Ad un certo punto…SBAM!
Una boccetta d’inchiostro rotolò dal tavolo e
cadde un po’ più in là, per
terra, sporcando il pavimento.
“Per le mutande di Merlino!” Rose era
già stufa marcia di quei compiti di
Trasfigurazione, ci mancava solo questo!
“Rose Weasley! Modera il linguaggio! E ora raccogli tu quella
boccetta
d’inchiostro!” Hermione era parecchio arrabbiata;
lanciò uno sguardo a suo
marito che stava ridendo di gusto per l’esclamazione di sua
figlia.
“Ti aiuto io, Rose” Albus era tornato alla
realtà e, sentendosi un po’
colpevole, decise di aiutare la cugina.
Presero degli strofinacci e andarono a pulire la macchia
d’inchiostro che si
trovava proprio al centro della stanza. Ma al centro della stanza
c’era anche…
Albus e Rose alzarono la testa.
“Vischio…” Rose era rossa in volto. I
loro parenti stavano guardando la scena;
nessuo si sarebbe mai aspettato che..
“Al diavolo” sussurrò Albus, prese fra
le mani il viso di Rose e la baciò. Era
uno di quei baci impacciati ma passionali.
Albus e Rose in quel momento si sentivano uniti, erano una cosa sola.
Il loro
amore si era incontrato e scontrato;
ora, in quel momento, loro erano l’infinito.
Ma i momenti belli, come tutti gli altri, finivano. Si staccarono dal
quel
bacio, inaspettato da entrambi, ma così tanto sognato.
Guardarono la loro famiglia, si guardarono negli occhi, guardarono di
nuovo la
loro famiglia.
“Cos’era?” Ronald non era arrabbiato,
né felice. Era, come il resto della
famiglia, solo confuso.
Rose aveva gli occhi lucidi. Uscì dalla stanza e
andò nel giardino pieno di
neve; si sedette nello
stesto posto dove
quell’estate Albus le aveva detto “Ti
amo”, sotto lo stesso albero, con le
stesse lacrime.
Intanto, in cucina, Harry si
alzò e portò con sé Albus in
giardino, lontanto da dove si trovava Rose.
“Papà…”
Albus aveva un’aria sconfitta.
Era successo, tutto ciò che c’era di sbagliato al
mondo era stato racchiuso in
un dolce bacio.
“Albus, ami Rose?” Harry era calmo, non
c’era un velo di rabbia o di stupore
nel suo volto.
“Si, papà, io..”
“La ami davvero?” Harry non aveva fatto finire di
far parlare suo figlio, lui
sapeva cosa fare.
“Si, papà.” Albus era deciso, ama Rose
con tutti il cuore e l’avrebbe amata
sempre.
“Albus, raccontami quello che mi devi raccontare”
Harry aveva un sorriso dolce
sul volto.
“Papà, tutti noi abbiamo fatto l’errore
più grande della nostra vita. Ma c’è
stato chi, facendo il suo errore, è riuscito a trovare la
felicità. Io ho già
fatto il mio grande errore ed è quello di amare Rose. Amo
lei, amo tutto di
lei…i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso. Mi sento
in colpa perché so
che tutto questo non può essere possibile sotto i vostri
occhi. Ma per me, come
per Rose, non conta il cognome o il legame di sangue, conta che i
nostri cuori
battano ogni giorno l’uno per l’altra.
Papà, io amo Rose e sono disposto anche
a fuggire con lei se nessuno di voi è
d’accordo.” La voce di Albus tremava, ma
aveva negli occhi verdi una luce di speranza perché stava
parlando a cuore
aperto della sua Rose.
Harry si avvicinò a suo figlio, gli mise una mano sulla
spalla e gli sussurrò:
“Parlerò io con tutti. Ma tu ora và da
lei.”
Albus aveva gli occhi sgranati ma pieni di gioia e gratitudine.
Abbracciò suo
padre e corse verso
quell’albero, perché
sapeva che lì avrebbe trovato la sua Rose.
Le lacrime calde di Rose, cadendo,
avevano sciolto un po’ di
neve. Si accorse della presenza del cugino e si alzò. Albus
la baciò di nuovo,
poi l’abbracciò.
“Al, tutti quanti…” Rose aveva una voce
rassegnata.
“Rosie, mio padre sta parlando con tutti loro.”
Albus era felice, aveva con sé
la sua Rose e questo significava che aveva tutto il suo mondo fra le
mani. Rose
si strinse ancorà di più ad Albus, si sentiva
persino più al sicuro fra le sue
braccia che fra le mura di Hogwarts.
“Ti amo Rose” le sussurrò Albus.
“Anche io” rispose lei.
Anche in quel momento piangevano, ma sapevano entrambi che erano
lacrime di
gioia.
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