Di nuovo Potter e Weasley

di Nom_Mic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo Potter e Weasley ***
Capitolo 2: *** Lacrime e fiocchi di neve ***
Capitolo 3: *** Natale e Vischio ***



Capitolo 1
*** Di nuovo Potter e Weasley ***


Era una fresca mattinata di Agosto, quel giorno alla Tana. Era l'ultimo
giorno di vacanze estive, dopodichè lui, Scorpius e Rose, sarebbero tornati a Hogwarts per frequentare il loro quarto anno.

Dai racconti di papà, nel suo quarto anno a
Hogwarts partecipò al Torneo Tre Maghi, dove morì
un suo amico della casa di Tassorosso ma con il coraggio di chi
è puro di cuore: Cedric Diggory. Ma ormai Voldemort era
morto e i suoi seguaci, chiamati Mangiamorte, non erano più
in circolazione.

Il quarto anno del giovano Albus Severus Potter sarebbe stato
tranquillo come tutti gli altri, o quasi. Perchè a
disturbare la sua mente e il suo cuore era una ragazza della sua stessa
età, con degli indomabili capelli rossi e di un'intelligenza
straordinaria. Il suo nome era Rose Weasley. Già, proprio
Rose, la sua cuginetta, la sua compagna di avventure, la sua...amica.

Perché Albus sapeva che non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa
di più. Era un amore folle il suo, ma da rivelare. Doveva
dirle, una volta per tutte, cos'era che lo tormentava la sera e cos'era
che lo faceva svegliare la mattina, con quel sorriso a trentadue denti
e l'immagine di due meravigliosi occhi nocciola incastonata nella sua
mente. Era irrazionale ciò che provava per Rose Weasley, non
era possibile, eppure c'era. C'era quel brivido che lo percorreva
quando lei lo guardava negli occhi, quando gli sorrideva, quando
parlava con lui.

Ma lui non poteva farci niente, perchè quella
volta, Potter e Weasley sarebbero stati due cognomi che non potevano
essere associati come invece era successo ai suoi genitori: Harry
Potter e Ginny Weasley. Quella volta, Potter non poteva provare niente
per Weasley. Quella volta, Potter sarebbe dovuto rimanere al suo posto,
rimanere un amico.

Eppure quella mattina non passò tranquilla,
perchè Albus Severus Potter andò vicino a
quell'albero non molto lontano dal giardino infestato di gnomi, dove
sedeva una Rose Weasley con i suoi soliti capelli rossi, con le sue
solite lentiggini e con i suoi soliti, ma sempre belli, occhi nocciola.

''Ti amo Rose'' le sussurrò. Un sussurro quasi
impercettibile, ma che lei sentì come un urlo,
perchè si alzò, guardò Albus negli
occhi e piangendo gli disse ''Anche io''.

 

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Capitolo 2
*** Lacrime e fiocchi di neve ***


Rose guardava le stelle quella sera. Faceva freddo, ma il fuoco del camino della Sala Comune di Grifondoro riscaldava l’atmosfera. Nelle notti di dicembre faceva sempre molto freddo. Guardava i fiocchi di neve cadere fuori la finestra. Rose Weasley quella notte non riusciva a dormire e sapeva anche il perché.

“Ti amo Rose” le aveva sussurrato quel giorno, “Anche io” aveva risposto lei. Quella mattina di agosto Rose piangeva pronunciando quelle parole, così sbagliate ma al contempo così giuste, perché come i fiocchi di neve fuori dalla finestra, quelle parole sarebbero dovute cadere.
Piangeva anche quella notte Rose, ripensando alle parole del cugino. Persino lei si chiedeva se fossero lacrime di gioia per aver esternato i propri sentimenti o di dolore; un dolore che nemmeno lei credeva potesse essere controllato, né quella sera né mai tutta la vita.

E lo sapeva bene che tutto ciò era sbagliato, che era sbagliato il modo in cui pensava ad Albus, che era sbagliato che il suo cuore mancasse di un battito quando lo vedeva. Era proprio vero: ‘Al cuor non si comanda’. Chi mai avrebbe potuto pensare ad un amore così…impensabile. Rose piangeva ancora. Faceva freddo e le sue lacrime ricadevano calde sulle gote ricoperte di lentiggini.

“Rosie, perché non sei a letto?” una voce così familiare, così calda, così…dolce. Era la voce di Albus, inconfondibile fra mille perché era la voce che preferiva.
“Potrei farti la stessa domanda, Al. Io…non ho tanto sonno…” Rose aveva ancora gli occhi lucidi.
“Rosie…stai piangendo?” disse Albus avvicinandosi “Io anche, non ho molto sonno…” Albus era sempre pronto a fare di tutto per la sua Rose…la sua dolce Rosie…
Rose si aciugò in fretta le lacrime e fece per salire sul nel dormitorio, ma Albus la bloccò per un braccio e l’avvicinò a sé.

“Al, tutto questo è sbagliato…” Rose piangeva di nuovo, la sua testa appoggiata al petto del cugino.
“Lo so, Rosie, lo so…” strinse ancora più a sé la ragazza “…ma come l’inverno è inverno solo con i suoi fiocchi di neve, io sono io e vivo solo con te.” Piangeva anche lui, Albus, che abbracciò quella ragazza come se non ci fosse tesoro più prezioso, come si stringe una cosa fragile, come si tiene sulla mano un fiocco di neve.

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Capitolo 3
*** Natale e Vischio ***


Era Natale e quel giorno alla Tana c’era tutta la famiglia: Harry e Ginny, Ron e Hermione, Bill e Fleur, George e Angelina e tutti gli altri Weasley.
La cucina quel giorno era piena: la signora Weasley trafficava con piatti e stoviglie, aiutata da Ginny, Hermione e Fleur; Harry, Ron e gli altri Weasley erano ancora seduti a tavola a chiacchierare e, poco lontano, Albus e Rose stavano finendo dei compiti di Trasfigurazione muniti di pergamena, piume e inchiostro.
In quel momento, Albus era tutt’altro che concentrato sulla Trasfigurazione. Stava guardando Rose, intenta a scrivere. Aveva una scrittura elegante, come quella di sua madre, i suoi capelli rosso fuoco raccolti in una treccia e l’aria di chi è poco interessato, in quel momento, a fare i compiti.

Ad un certo punto…SBAM!
Una boccetta d’inchiostro rotolò dal tavolo e cadde un po’ più in là, per terra, sporcando il pavimento.
“Per le mutande di Merlino!” Rose era già stufa marcia di quei compiti di Trasfigurazione, ci mancava solo questo!
“Rose Weasley! Modera il linguaggio! E ora raccogli tu quella boccetta d’inchiostro!” Hermione era parecchio arrabbiata; lanciò uno sguardo a suo marito che stava ridendo di gusto per l’esclamazione di sua figlia.

“Ti aiuto io, Rose” Albus era tornato alla realtà e, sentendosi un po’ colpevole, decise di aiutare la cugina.
Presero degli strofinacci e andarono a pulire la macchia d’inchiostro che si trovava proprio al centro della stanza. Ma al centro della stanza c’era anche…
Albus e Rose alzarono la testa.
“Vischio…” Rose era rossa in volto. I loro parenti stavano guardando la scena; nessuo si sarebbe mai aspettato che..

“Al diavolo” sussurrò Albus, prese fra le mani il viso di Rose e la baciò. Era uno di quei baci impacciati ma passionali.
Albus e Rose in quel momento si sentivano uniti, erano una cosa sola. Il loro amore si era incontrato e scontrato;  ora, in quel momento, loro erano l’infinito.
Ma i momenti belli, come tutti gli altri, finivano. Si staccarono dal quel bacio, inaspettato da entrambi, ma così tanto sognato.
Guardarono la loro famiglia, si guardarono negli occhi, guardarono di nuovo la loro famiglia.
“Cos’era?” Ronald non era arrabbiato, né felice. Era, come il resto della famiglia, solo confuso.
Rose aveva gli occhi lucidi. Uscì dalla stanza e andò nel giardino pieno di neve; si sedette  nello stesto posto dove quell’estate Albus le aveva detto “Ti amo”, sotto lo stesso albero, con le stesse lacrime.

Intanto, in cucina, Harry si alzò e portò con sé Albus in giardino, lontanto da dove si trovava Rose.
“Papà…”  Albus aveva un’aria sconfitta. Era successo, tutto ciò che c’era di sbagliato al mondo era stato racchiuso in un dolce bacio.
“Albus, ami Rose?” Harry era calmo, non c’era un velo di rabbia o di stupore nel suo volto.
“Si, papà, io..”
“La ami davvero?” Harry non aveva fatto finire di far parlare suo figlio, lui sapeva cosa fare.
“Si, papà.” Albus era deciso, ama Rose con tutti il cuore e l’avrebbe amata sempre.
“Albus, raccontami quello che mi devi raccontare” Harry aveva un sorriso dolce sul volto.
“Papà, tutti noi abbiamo fatto l’errore più grande della nostra vita. Ma c’è stato chi, facendo il suo errore, è riuscito a trovare la felicità. Io ho già fatto il mio grande errore ed è quello di amare Rose. Amo lei, amo tutto di lei…i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso. Mi sento in colpa perché so che tutto questo non può essere possibile sotto i vostri occhi. Ma per me, come per Rose, non conta il cognome o il legame di sangue, conta che i nostri cuori battano ogni giorno l’uno per l’altra. Papà, io amo Rose e sono disposto anche a fuggire con lei se nessuno di voi è d’accordo.” La voce di Albus tremava, ma aveva negli occhi verdi una luce di speranza perché stava parlando a cuore aperto della sua Rose.
Harry si avvicinò a suo figlio, gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò: “Parlerò io con tutti. Ma tu ora và da lei.”
Albus aveva gli occhi sgranati ma pieni di gioia e gratitudine. Abbracciò suo padre  e corse verso quell’albero, perché sapeva che lì avrebbe trovato la sua Rose.

Le lacrime calde di Rose, cadendo, avevano sciolto un po’ di neve. Si accorse della presenza del cugino e si alzò. Albus la baciò di nuovo, poi l’abbracciò.
“Al, tutti quanti…” Rose aveva una voce rassegnata.
“Rosie, mio padre sta parlando con tutti loro.” Albus era felice, aveva con sé la sua Rose e questo significava che aveva tutto il suo mondo fra le mani. Rose si strinse ancorà di più ad Albus, si sentiva persino più al sicuro fra le sue braccia che fra le mura di Hogwarts.

“Ti amo Rose” le sussurrò Albus.
“Anche io” rispose lei.
Anche in quel momento piangevano, ma sapevano entrambi che erano lacrime di gioia.

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