CINQUEMILA MINI MANI

di Il_Trio_Infernale
(/viewuser.php?uid=45847)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno: Dove si parla di gemelli, Ragazzi-Fiamma e strane Veggenti ***
Capitolo 2: *** Schifosi risvegli, strane predizioni e domande deprimenti ***
Capitolo 3: *** Freddo bestiale, Sogni erotici e Lezioni di chimica ***



Capitolo 1
*** Uno: Dove si parla di gemelli, Ragazzi-Fiamma e strane Veggenti ***


AkuRoku

CINQUEMILA MINI MANI

By Parochan

Roxas era sempre stato "bello" per definizione.

Prima bel neonato, che faceva coppia col gemellino Sora, poi bel bambino e infine, bel ragazzo.

E, per quanto ne sapesse, aveva avuto successo con le ragazze fin dai tempi della materna.

Quando diceva di essersi innamorato -quando convinceva se stesso, di essersi innamorato- si dedicava, anima e corpo,  all'oggetto delle sue attenzioni, dei suoi sentimenti.

Ma, man mano che cresceva, le ragazze di cui puntualmente s'innamorava tendevano a sfruttarlo. E lui si vendeva completamente, a coloro che lo avrebbero fatto soffrire senza alcun guadagno né divertimento.

[Pezzi di me venduti a lei

io non vorrei ma va così

c'è troppa gente qui.]

Resosi conto di questa sua generosità di sentimenti -se così si poteva chiamare-, alla soglia del suo primo anno delle superiori aveva deciso di emulare la forte personalità del fratello gemello, ma quest’ultimo si era iscritto in una sezione diversa dalla sua, che sapeva essere dall’altra parte della scuola rispetto a lui, insieme a Kairi e Riku.

Oro e cioccolato. Erano totalmente diversi, lui e Sora.

Sora… già, Sora. Quello che gli diceva sempre di lasciar perdere le ragazze e andare a divertirsi con lui al Luna Park.

Sora, cielo. Sì, mai nome fu più azzeccato. La sua stessa anima, così pura, era riflessa in quel cielo turchino che erano i suoi occhi. Roxas aveva gli stessi occhi ma non contrastavano con i capelli come nel gemello, ne assecondavano invece il colore, seguendo la sfumatura tipica del Principe Azzurro .

Ancora con questo azzurro… Roxas lo odiava. Era l’unica cosa che lo accomunava al fratello, togliendogli la sua unicità di individuo. Ma, da che mondo e mondo, la persona che il biondino amasse di più era Sora. Fin da quando era piccolo, il suo ruolo era sempre stato il Romeo Shakespeariano e Sora lo aiutava sempre nelle sue imprese amorose come Sancho Panza con Don Chishotte.

Crescendo lo aveva capito. I suoi non erano altro che amori platonici, la ricerca di un ideale di amore tratto dai libri e dai film che vedeva. Mai una volta aveva badato all’aspetto della ragazza. Era solo un caso, se si metteva sempre con le più carine. Bionde, more, rosse, tinte di viola… non importava, non a lui.

Fu alle medie, che iniziò a soffrire veramente per amore. La scuola che frequentava non era proprio un posto per bene, l’aveva capito. Perché crescendo lì, le ragazze diventavano più stronze, più facili, oche e non si facevano più incantare dai ragazzi per bene. Non se ne interessavano nemmeno.

Esclusi gli amici ed i “ragazzi per bene” che loro volevano cambiare.

E lui era sempre stato il secondo caso d’interessamento.

Non ricordava quante ne avesse portate a letto, in terza media. Si sforzava di piacere a quella di turno, di fare ciò che più le aggradava, dal portarle i libri, alle porcherie più impensabili.

Il suo ultimo amore platonico fu in seconda media, con una certa Naminè, amica di Kairi, a sua volta ragazza di Sora. Era stata la storia più lunga che avesse mai avuto. Circa un’anno scolastico intero. Poi, arrivate le vacanze estive, aveva conosciuto nuove ragazze e se ne era invaghito; solo dopo, consapevole del tradimento appena arrecato alla fidanzata, le aveva telefonato in preda alla disperazione confessandole il proprio torto.

Non sapeva cosa fosse successo poi, ma da allora Kairi non lo aveva guardato più in faccia.

Improvvisamente, come una mano tesa nel baratro in cui stava cadendo, conobbe Axel il primo giorno alle superiori all’entrata di scuola.

Anzi no, non lo conobbe, fu semplicemente salvato da lui.

Era uno dei soliti atti di bullismo riservati ai cosiddetti “primini”…

Stava entrando da solo –da quando aveva spezzato il cuore a Naminè aveva dovuto cambiare giro di amici (che però avevano tutti deciso di andare all’alberghiero, mentre lui  aveva preferito uno scientifico)- e un gruppo di ragazzi lo aveva fermato per prendergli cellulare e soldi. Insomma, le classiche cose che però si trasformano in faccende serie davanti ad un gruppo di armadi ingrugniti al posto di un gruppo di ragazzini alluppati.

All’improvviso una fiamma rossa, angelo divino sceso dal cielo, o diavolo infernale salito sulla terra (non sapeva proprio saputo come definirlo), aveva rotto il muro formato dai gorilla e, nel modo più idilliaco possibile, li aveva minacciati di dar loro fuoco mostrando con un sorriso furbo un accendino dai particolari disegni.

Forse fu grazie alla sua fama di piromane, che Roxas avrebbe scoperto più tardi, o forse fu grazie alla divisa nera che portava, simbolo di una certa organizzazione all’interno della scuola, di cui anch’essa Roxas avrebbe scoperto l’esistenza in seguito, ma dove prima c’erano le scimmie umane ora c’era il vuoto e davanti a lui il ragazzo-fiamma che mostrava dei denti bianchissimi, coi canini leggermente appuntiti, le labbra sottili distese in un sorriso sornione.

Ricordava ancora il loro primo dialogo, avvenuto subito dopo la sua “aggressione”.

Il rosso gli si era avvicinato, con una finta aria disinteressata e gli aveva chiesto come stava.

In tutta risposta, lui aveva raccolto quella poca dignità che gli rimaneva e, raddrizzando la schiena aveva risposto con un “Bene” secco e deciso, anche se aveva rivolto la faccia verso un punto impreciso alla sua sinistra, che vanificava il tutto.

La colpa era tutta del ragazzo-fiamma. Visto da vicino, la sua bellezza era quasi eterea, con gli occhi verdi leggermente allungati e tatuate sotto gli occhi due lacrime al contrario che risaltavano sulla pelle chiara.

A quella sua affermazione, che aveva messo in disaccordo corpo e mente, l’altro aveva aggrottato la fronte, resa ampia dai capelli tirati all’indietro e sparati proprio come gli aculei di un porcospino.

“Ne sei sicuro? Mica sarai arrabbiato con me?” il rosso aveva sostituito la sua espressione sicura con quella incerta e innocente di un bambino, cosa che gli ricordò molto Sora, che sicuramente si stava godendo coi suoi amici il primo giorno al liceo. E la cosa non gli fece piacere.

“N-no, ma figurati, anzi, te ne sono proprio grato! Cosa posso fare per… per renderti il favore?” chiese, cercando di mantenere l’espressione che ogni comune mortale avrebbe avuto al suo posto e cercando di non mostrarsi nervoso.

“Uh?” il rosso pareva sorpreso “Beh… non c’è che dire, certo che sei strano, tu. Mi chiedi cosa io possa volere in cambio? Vediamo un po’…” assunse un’espressione pensierosa “Ma certo! Piccolo, se vuoi davvero rendermi il favore, dovrai darmi un bacio.” 

U-un bacio? Il biondo non solo non sapeva capacitarsi della richiesta -mica era gay, lui- , ma rimase alquanto sorpreso quando si accorse che la cosa non gli dispiaceva.

“Cos…? Io non sono omosessuale!” esclamò con disappunto e disgusto finti che parevano molto veritieri. Lui? Baciare il ragazzo-fiamma? Impossibile. Era come cercare di chiudere il Sole in un pugno.

“Beh, neanch’io! O almeno per metà.” La Fiamma sembrava delusa dalla sua reazione disgustata.

“Non sono neanche bisex, se è per questo.” Commentò Roxas seccato. “E poi mica bacio gli sconosciuti!”

Ma sapeva che quella frase non doveva dirla. Il ragazzo-fiamma allungò la mano e strinse quella del biondo presentandosi come “Axel Uley” e costringendo per forza di cose l’altro a presentarsi.

Dopodichè fece forza sul braccio e l’attrasse a sé, arrivando fino a quasi baciarlo.

Quasi. Perché Roxas impuntò le gambe appena un attimo prima che le loro labbra si unissero.

“Ti ho detto che non bacio gli sconosciuti.” Gli sibilò a fior di labbra. E, detto questo, si liberò dalla sua presa ed entrò a scuola, con lo zaino che gli ciondolava scialbamente da una spalla, mentre un altro ragazzo dai capelli nocciola chiamava a sé Axel, che, piagnucolando come un bambino, lo raggiunse.

Roxas era di sicuro solo di una cosa: quell’anno avrebbe fatto meglio a trovarsi una ragazza il prima possibile.

[Non dormo più mi mangi tu

mi bacia lei, ma tu non puoi

perché non so chi sei, perche non so chi sei.]

Entrò in classe e occupò da subito un banco in terza fila accanto alla finestra, in modo da poter guardare fuori. Non si degnò neanche di guardare chi fossero i suoi compagni. In fondo, erano dati inutili da sapere.

I suoi pensieri in quel momento erano tutti concentrati su una persona.

Quella persona.

Axel Uley.

La sua pelle così chiara, i suoi occhi così accesi di vita, la sua voce calda e rassicurante, che ti avvolgeva come una sciarpa d’inverno. Il calore che dava era lo stesso, se non di più.

No… non poteva essersi innamorato! Non un’altra volta e non di un ragazzo, per di più!

Si strofinò le mani sudate sui pantaloni, cercando di asciugarsele e scoprendole piuttosto appiccicose.

Non si rese conto che qualche metro più in là c’era già un gruppo di ragazze che parlavano di lui.

[Cinquemila mini mani di ragazze mai uguali

tentazione che corre più forte di me (corre più forte di me).

Cinquemila mini mani come fossero tamburi

vibrazione che sulla pelle già c'è (che sulla pelle già c'è), sulla pelle di te.]

Sicuramente, se ci sono giorni scolastici migliori di altri, questi sono il primo, la gita scolastica e l’ultimo. Nel corretto ordine: il più leggero e facile da sopportare, quello più rilassante e quello più divertente.

A questa lista di certezze, Roxas stava seriamente riconsiderando la posizione del primo.

Non aveva mai avuto un attimo di respiro né a ricreazione, dove non solo le ragazze gli si erano appiccicate addosso come ventose, ma Axel era venuto anche a salutare i primini della sezione sfruttando il fatto che sua sorella fosse lì. In un primo momento aveva pensato che fosse una bugia, ma quando lo vide passargli davanti e proseguire verso un angolo dell’aula fuori dalla sua visuale dovette ricredersi; né all’uscita, dove il gruppo di ragazze che lo aveva circondato la mattina a ricreazione lo seguì ridacchiando e cercando di conquistarsi la sua attenzione.

Lo seguirono sull’autobus e perfino sul tram che lo avrebbe portato a casa sua, soffocandolo di domande frivole e chiacchiere inutili. Un tempo avrebbe intrattenuto con loro una piacevole chiacchierata, ma in quel momento la cosa lo irritava molto.

[Scappo su e giù dal tram al bus

sono un peluche per tutte voi

che non mollate mai.]

Iniziò a non poterne più sei fermate prima della sua e cominciò a rispondere sempre meno, e ad osservare la gente in piedi sul tram. C’era un giovane uomo che indossava un completo:  “Probabilmente di Armani” osservò mentalmente e ringraziò la sua defunta zia Marilyn che da piccolo lo portava con sé nei negozi di alta moda, insegnandogli a riconoscere gli stili diversi e -ovviamente- la cosa si stava rivelando utile.

Tinn, fermata numero 3.

 

Tornando all'uomo, che adesso osservava nervosamente l’orologio da polso (un Panerai vecchio stile, il cui valore superava sicuramente il milione) e stringeva applicando una forza quasi esagerata sulla presa del manico della valigetta ventiquattrore (“Tinn” fermata numero 4), Roxas capì dal suo eccessivo nervosismo che la fermata dell’uomo era vicina e che era in ritardo (perché non prendere un taxi allora?), mentre quella a cui il biondo doveva scendere era più avanti.

 

Tinn, fermata numero 5.

 

Spostò lo sguardo su una vecchia anziana che osservava serena gli edifici che le scorrevano accanto. No, troppo rilassata per essere la prossima a dover scendere, senza contare che distava molto dall’uscita.

Ma allora chi?

Il sesto “Tinn”  dell’uscita prenotata lo riscosse dai suoi pensieri, assicurandogli la salvezza verso casa.

Si voltò lentamente e vide che a salvarlo dal branco di sfitinzie era stata una ragazza bella, slanciata, per niente formosa dai capelli corvini. Era ancora lì, voltata rispetto a lui e con una mano sul pulsante di chiamata. Le sue mani curate erano graziose e lo smalto color melanzana risaltava sulla pelle diafana. Chiara più di quella di Axel.

Avrebbe voluto raggiungerla per ringraziarla, ma era bloccato.

Mancavano pochi metri e l’autobus stava già rallentando, quando un attimo prima che le porte si aprissero, Roxas fece finta di cadere e, sfruttando un piccolo varco che si era creato tra due ragazze , schizzò fuori dall’autobus un attimo prima che le porte si richiudessero e continuò a correre anche dopo essersi messo in salvo.

Ad un tratto al rumore dei suoi passi se ne aggiunse un altro, più veloce che si avvicinava.

Poi si sentì afferrare per una spalla e, dove un attimo prima c’era il vuoto, ora c’era la ragazza del tram che lo fissava con le sopracciglia aggrottate.

Era molto bella, con gli occhi verdi che risaltavano sulla pelle semi-trasparente e il viso incoriciato dai capelli corvini e lisci.

Per un attimo temette le sue intenzioni, ma poi, quasi a previsione dei suoi pensieri, la ragazza gli disse -con la sua voce fredda e distaccata- che poteva star tranquillo perché lei non aveva certo intenzione di fargli del male.

Non che ne fosse capace, eh. Quella ragazza era riuscita a superarlo nella corsa, cosa che non era mai successa in vita sua. Sicuramente quel corpicino gracile gracile non nascondeva un potenziale nascosto.

Quella ragazza non era pericolosa, o almeno, non avvertiva nessun pericolo immediato provenire da lei. Quantomeno aveva intenzioni pacifiche.

Provò a chiederle perché quella l’avesse inseguito e lei rispose, con un alzata di spalle, che almeno lui, Roxas, avrebbe potuto ringraziare.

“Come?”

“Mi hai sentita. Non mi piace ripetermi.” Fredda, glaciale. Gli voltò la schiena e cominciò ad andarsene.

“Aspetta come hai fatto? Chi sei?” Provò a chiedere il biondo.

La sua voce giungeva lontana, un sussurro del vento. “Sono una veggente.” E dopo questo scomparve.

No. Stava bluffando.

Non esistevano, le veggenti! E men che meno i ragazzi-fiamma. Sì. Anche Axel doveva essere un’illusione.

Una persona non può essere così bella.

[Corro ma tu corri di più

mi prenderai, mi spoglierai;

l'inizio dei miei guai, l'inizio dei miei guai... ]

 

 

[Cinquemila mini mani di ragazze mai uguali

tentazione che corre più forte di me(corre più forte di me).

Cinquemila mini mani come fossero tamburi

vibrazione che sulla pelle già c'è(che sulla pelle già c'è), sulla pelle di te. ]

Roxas rientrò a casa e non si stupì di trovare il proprio gemello, Sora, davanti alla Playstation a sfidare il suo migliore amico Riku in un duello all’ultimo sangue, mentre Kairi e Naminè li guardavano.

Il biondo attraversò il salotto cercando di apparire invisibile e -soprattutto- cercando di non guardare Naminè. Era una ferita ancora aperta ed era meglio evitare di deprimersi. Era quasi sulla porta della stanza, quando un urlo disperato raggiunse le sue orecchie.

Sora aveva perso.

Ridendo sotto i baffi, attraversò il pianerottolo delle scale che conducevano alla zona notte e salì le scale di corsa, per andare a buttarsi sul letto a pancia in giù, con lo zaino ancora in spalla.

Con uno strattone si liberò anche di quello e agguantò a tentoni l’iPod situato sul comodino. Infilò le cuffie e scoprì con suo dispiacere che era rimasto acceso per tutta la giornata, cosicché adesso, sebbene la batteria fossero dimezzate, stava andando una canzone nuova, che doveva avergli messo suo fratello, visto che l’ultima volta gli aveva detto che aggiungeva al suo iPod delle canzoni “Davvero carine!”.

Chiuse gli occhi e si concentrò sulla musica, sul ritmo e alla fine sulle parole.

Cinquemila mini mani, occhi scuri occhi chiari

le ragazze che porterò via con me (porterò via con me)...

Cinquemila mini mani, cinquemila cuori soli

urlano più forte, più forte di me, più forte di te,

più forte di me...

Continua…

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ed eccomi con la prima fanfiction in cui le frasi hanno un senso compiuto XD

Beh, devo ringraziare la mia super beta Caith_Rikku! >-<9

Inutile dire che Roxas sfiora i livelli emo di Zexion in questa fic… O.o’ xD

Comunque ci tengo a specificare che la canzone (Cinquemila mini mani, da cui è preso il titolo, canzone edita dei Sonohra) da me ritenuta una delle poche canzoni veramente cool dei pischellini (vorrebbero essere bravi come i Sonata Artica, in linea melodica, eh! XD [il genere è del tutto diverso… NdTutti] vabbè xD *sempliciotta*) non fa di me una loro fan sfegatata… (manco so come si chiamano i figlioli… ò.ò)

Ma non divaghiamo… Avevo promesso di mia iniziativa di far pubblicità a Caith e la farò. è__é

È grazie a lei che Roxas dice una frase senza negarla immediatamente dopo (che casini ci ho fatto con ‘sta fic… la grammatica non è il mio forte… ò.ò specialmente d’estate XD)

 

Comunque il raiting è temporaneo… mica lo so che cosa succedrà… Vi assicuro che nelle mie mani le storie prendono sempre strade buie che si perdono nel nulla… quindi cercherò di essere coerente… *sisi*

 

 

Lovvosi Baci Da Parochan, Figlia Di MArluxia&Demyx (nn m interesso di marudemyx però…), Della Decima Dinastia Dei Cretini Indecisi… <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Schifosi risvegli, strane predizioni e domande deprimenti ***


CINQUEMILA MINI MANI

By Parochan

Un raggio di luce li svegliò verso le sei di mattina.

Roxas si ritrovò bloccato da suo fratello Sora che nel sonno aveva assunto una posa molto equivoca, buttandosi addosso all’altro.

Il biondo riuscì a liberarsi dal moro solo dopo il quinto tentativo. Si era attaccato proprio come una piovra.

Si alzò e, con indosso il pigiama, andò ad aprire la finestra, facendo entrare una leggera brezza settembrina. Il sole splendeva come se fosse ancora estate, ma il fresco della notte che ancora aleggiava nell’aria lo fece pentire di essersi tenuto il pigiama estivo sbracciato. Si girò e, lasciando la finestra ancora aperta, si avviò in cucina.

Axel era effettivamente bloccato da più di un corpo.

Cercò di liberarsi senza tanti convenevoli del frugoletto dai capelli ramati con alcuni ciuffi rosso acceso, ma si rese conto di essere bloccato anche da una leonessa i cui capelli gli andavano nelle narici facendogli il solletico.

Eccoli lì, i piccoli della tribù Uley.

Abbracciati al loro fratello maggiore, il loro mito, il loro eroe, dormivano come angeli, sebbene di giorno fossero il perfetto contrario.

Anche lui si alzò e aprì la finestra e anche lui rimpianse di non essersi messo qualcosa addosso.

Così anche lui andò in cucina, ma lì vi trovò già qualcuno.

Un’ombra della notte, i cui lunghi capelli scuri ricadevano sulla camicia da notte di seta nera.

Stava suonando una melodia straziante e al contempo inquietante. Nemmeno la sua presenza la fece smettere di suonare; al contrario, vi aggiunse la voce in un lamento tristissimo di cui il rosso non capì nulla, ma afferrò che si trattava di quel requiem che da giorni diceva di stare imparando.

Lacrimosa.

“Lacrimosa?”

Sì. La ragazza aveva annuito, mentre cantava la sua ninnananna alla notte morente.

La sua sorella minore aveva un suo fascino, non costituito dall’aspetto fisico, ma dall’alone di mistero che lei stessa si ricreava attorno a sé con i suoi tarocchi.

Sapeva tutto ciò che succedeva prima degli altri.

La mattina dell’incidente, l’aveva trovata disperata in camera sua, mentre distruggeva le corde del suo violino suonando le più lugubri melodie.

Axel non aveva saputo prendere in mano la situazione. Aveva lasciato che si accasciasse tra le sue braccia e facesse la sua terribile predizione. La sua prima. E due ore più tardi i loro genitori erano morti in un incidente d’auto, lasciando un’intera tribù di piccoli da crescere in mano ad un quindicenne spaventato.

Fu riscosso dai suoi pensieri quando il violino smise di suonare e la voce della sorella sfumò in un’unica nota lunga e si spense.

“Oggi renderanno il compito a Jèrémy.” Eccola, la predizione del giorno, fatta la mattina presto, per tutta la giornata.

“Come è andato?” e Axel si lasciò prendere dalla solita curiosità di sbirciare nel futuro.

“Male.” Lapidaria, la sua voce era ghiaccio. Improvvisamente si addolcì e aggiunse in un sussurro “…ma non glielo dire.”

Il rosso sbuffò. “Sì, sì, le so le regole! Non cercare di cambiare gli avvenimenti, quindi se oggi la giornata del Piccolo sarà di schifo, non bisogna dirglielo. Non sono io a dovergliela sciupare.” Cantilenò come se fosse una di quelle orribili filastrocche imparate alle elementari.

L’altra distese le labbra in un sorriso gelido. “Impeccabile.”

“Piuttosto… what about me? Nulla di fresco?”

“ Lo sai… Non posso.” Stavolta sembrava davvero dispiaciuta, quasi tentata di spifferargli il futuro.

“Non importa.” Sospirò. “In fondo non m’importava davvero. Il mio destino me lo costruisco da solo”

Camminando per strada con suo fratello, Roxas aveva imparato che lui non aveva mai fretta di arrivare, anzi, si fermava ora qui, ora là e ben presto l’altro si era stancato di aspettarlo e, visto che lui aveva sempre paura di arrivare tardi a scuola, partiva molto prima.

Magari quel giorno avrebbe incontrato la Fata Turchina e il Cappellaio Matto…

Rise tra sé e sé, mentre camminava a testa bassa osservando bene il cemento del marciapiede.

Quella mattina era deciso ad andare a scuola a piedi, magari rischiava di salire su un autobus stregato che lo portava ad una scuola di magia!

Col cuore leggero affrettò il passo, fino a quasi correre con la cartella che gli sballottava sulla schiena.

Axel tirò un sospiro di sollievo, quando riuscì finalmente a far uscire tutti di casa.

Avrebbe avuto bisogno di un guinzaglio per tenerli tutti. Già era stata un’impresa far vestire Jèrémy con vestiti un po’ meno da gentiluomo dark, il che significava niente matita (che se ne faceva poi, un quindicenne di andare fuori conciato così?), niente braccialetti borchiati, niente anfibi e niente catene. Ma, nonostante tutto, riusciva sempre a mostrare il suo lato oscuro. Anche se oggi sembrava appena uscito dal film Funny Games che aveva giusto visto qualche giorno prima e il che significava un leggero miglioramento. Niente seguace di Zexion, per ora. Solo un Punk/EMO/Dark novello. Giusto quello di cui aveva bisogno il mondo.

Anche far mettere meno in mostra il seno a  Claire era stata un’impresa, visto che amava particolarmente mettere in evidenza i suoi siluri, oltre ai capelli tirati indietro come una criniera che le formavano un’aureola ramata.

In quel momento i due stavano avendo il loro momento di “affetto giornaliero”, che consisteva nel picchiarsi più forte possibile, cosicché lui stesso dovette intervenire per far tornare l’ordine. E poi, cavolo, erano in strada! Lo sapevano loro, che non voleva dare spettacolo alle malelingue che qualche anno prima avevano messo in dubbio la sua capacità di tutore per il suo fratellino e le sue sorelline.

E poi la domanda di Jèrémy, a freddo, dal nulla. “Pensi che la zia Roxanne tornerà?”

Axel si fermò di botto, colto a sorpresa dalla domanda.

Roxanne, la sua Roxanne, l’unica ragazza che avesse mai amato.

Il suo angelo moldavo. Colei che era scomparsa nel nulla, giustificando la sua partenza con una lunga lettera che, condita con tante belle parole, gli diceva che tra loro due era finita. Così. Da un giorno all’altro. Mollato per un altro.

Tu ci credi al colpo di fulmine Axel?

Era così che aveva concluso la lettera.

No, Roxanne, mia bella Roxanne, non lo conosco. Io mi sono innamorato di te perché c’eri sempre, perché l’averti accanto mi faceva amare la condizione in cui ero. E i bambini? Hai pensato a loro? Si erano affezionati a te.

Per loro eri già zia, mamma e sorella.

Ti amavano quasi quanto ti ho amata io. Ero totalmente dipendente da te, e tu ne hai approfittato.

Giocato.

 

“No, non tornerà più.”

 

 

Spazio dell’autrice:

 

Awwwww! Povero Axel… ç.ç giuro che lui sarà più idiota a partire dai prossimi capitoli... *sisi* del genere “povero cretino *patpat*” xD Scherzo! Però un po’ più felice sì, sennò poi lui, Roxas e Zexy diventano amici per la lametta! X°DD

 

Red Robin: eeeh! Mia/o caaaaVo/a! (continuo a mantenere l’incognita  del sesso…zizi)  Quanti complimenti *^* *non se li merita*… secondo me nn avresti detto lo stesso se non ci fosse stata Caith… *sisi* *yee!!* x°D eppoi mica è yaoi questa… ò.ò m pare che lo shonen ai sia praticabile, per uno/a che nn gradisce particolarmente lo yaoi (eeeh!)

 

Falcediluna: eeeh! *^* grazie per la recensione… -O- comunque Zeku è emo *sisi* (nel videogioco fa finta di non esserlo XD) ma io manco c’ho la play2 e la play in generale, perciò mi sono rifatta con i filmati di Giul e Fed… u.ù quindi Zexion è emo. xD Comunque tu un tempo ti presentasti sul mio forum *zizi* °O° (nn è ke Save Point ti interessa ancora? xD xkè la iniziamo proprio ora… yee!!)

 

Honeysenpai: Ommioddio! Ma lo sai che io adoVo “By the way”??? *non ha ancora recensito* >< Sorramiiiiii! >^< Cmq sn onoratissima di essere recensita da te u.u Riguardo a Roxas… povero cucciolo, è decisamente depresso <.< xDDDDD Akuchan ho deciso di farlo piuttosto maturo, anche perché ha sulle spalle un’intera famiglia, ma farà abbastanza il fighetto in presenza di Roxas (perché, quando non c’è non lo è??? *ççç*) Riguardo a Nami devo dire che proprio la odio… mi pare un essere inanimato senza volontà propria <.< *e con questo si conquistò l’odio di tutti i fan di nami* Oh, cribbio! xD

 

Fofolina:  Oh, faxy-chan!!! >///< Hai ragione, in questa storia Rokuchan è un po’ OOC (un po’??? NdTitus) si, un po’… e poi tu che ci fai qui?! Torna su Holic! xD (ma certo che no… NdTitus) in questa fic sora ha un ruolo secondario, ma sarà determinante in certi momenti della storia xDDD In quanto alla mia beta… Sì, lei è leggenda xD davvero, mi ha corretto così tanta roba che se diventasse di dominio pubblico sembrerei più minorata di Roxas .____. xD In quanto alla misteriosa veggente… vedrai che accidente farò prendere a Roxas!!! xDDDDD Diventerà ancora più minorato di prima >*<

 

Ringrazio anche quelli che hanno solamente letto (167 visualizzazioni!!!) e anche quelli che hanno messo la mia storia tra quelle preferite… molti di loro hanno fatto e hanno attualmente in cantiere storie magnifiche che io adoro e seguo >///< (ma senpre senza recensire u.u NdTitus)

 

Ah… a proposito… Titus è un mio personaggio su un videogioco online chiamato “Holic” (fofolina può confermare xD) ed è un figo! *^* (Warrior level 20, modestamente u.u NdTitus) e mi aiuterà nello spazio dell’autrice (perché una minorata come lei non riesce a gestirlo NdTitus)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Freddo bestiale, Sogni erotici e Lezioni di chimica ***


CINQUEMILA MINI MANI

By Parochan

 

 

Il freddo arrivò come un’improvvisa ondata e colse tutti alla sprovvista.

L’estate, che era stata calda e afosa, si ritirò del tutto, lasciando posto all’autunno, con le sue giornate grigie, le sue piogge e i suoi colori.

Anche la scuola ne risentì, registrando un alto numero di assenze, tra alunni assenti per malattia e per alunni che si fingevano malati.

Roxas quella mattina, dopo aver passato molto tempo davanti all’armadio per scegliere cosa indossare, optò per una felpa sul verde oliva e col bordo del cappuccio di pelo e sotto vi abbinò un paio di pantaloni jeans stinti.

Aveva finalmente indossato il giubbotto -sempre dietro ardua scelta- e imbracciato lo zaino, che Sora gli balzò sulla schiena, facendogli perdere l’equilibrio e rovinare a terra.

-Ciao, fratello!- gli urlò nell’orecchio, stordendolo.

Infastidito, il biondo si rialzò e dopo essersi scrollato di dosso il moro, si avviò verso la porta, accompagnato dagli sghignazzi del fratello che si era messo in testa di seguirlo.

Una volta fuori Roxas si fermò e si voltò a guardare il gemello.

-Ma si può sapere che ti prende?- gli chiese, alzando un sopracciglio e assumendo un’espressione infastidita.

-Io… volevo stare un po’ con te. Sai, ultimamente stai sempre solo e mi rattrista vederti così solo…- piagnucolò Sora, con una faccia che forse Kairi avrebbe potuto definire «kawaii», facendo come sempre un uso inutile e fastidioso della lingua giapponese, tipico di qualunque ragazza della sua età leggesse in modo eccessivo manga e compagnia brutta.

Il gemello biondo squadrò l’altro.

-No, Sora. Tu fai la strada con Riku, Kairi e Naminè, no? Vai da loro, io sto bene anche da solo.- detto questo si avviò verso la strada di scuola, lasciando il moro indietro, che lo guardava allontanarsi. Dopo che Roxas si allontanò un po’, il ragazzino prese aria e con quanto più fiato aveva in gola urlò.

- A DIRE IL VERO HO PROMESSO A NAMINÉ CHE AVRESTI FATTO LA STRADA INSIEME A NOI!-

Roxas si bloccò seduta stante. Si voltò lentamente con una faccia che non prometteva nulla di buono e fissò Sora nei suoi grandi occhi azzurri.

-Tu cosa…?-

-Ehm…-

Il biondo sospirò. Era mai possibile che suo fratello non si facesse mai gli affari suoi?

Mentre il castano si torceva le mani nell’attesa della risposta del fratello, Roxas faceva i suoi calcoli.

Se fosse andato con Sora e i suoi amici, Kairi gli avrebbe fatto pesare come sempre l’aver mollato Nami, ma se rifiutava, rischiava di imbattersi in Axel e la cosa non gli piacque per niente. Non solo, ma per un quarto d’ora avrebbe finalmente parlato con persone veramente intelligenti –magari escludendo il gemello- ma pur sempre migliori di quelle con cui aveva avuto a che fare nei primi giorni scolastici.

Quindi si stampò in faccia il migliore dei suoi sorrisi e raggiunse il fratello che, stanco dell’attesa di era già avviato per la sua strada.

Roxas seguì Sora fino alla piazza centrale, dove di fronte ad una graziosa caffetteria sedevano Riku e Naminè, accomodatisi su delle panchine.

Entrambi facevano gli affari loro: Riku sfogliava le pagine di un libro che sembrava anche piuttosto pesante sia di lettura che di peso, con finta aria disinteressata, mentre Naminè era china sul suo blocco da disegno a spirale, disegnando con tanta concentrazione da non accorgersi dei nuovi arrivati, al contrario di Riku che, dopo aver gettato una rapida occhiata al di sopra delle pagine, chiuse il libro con un tonfo sordo, facendo sobbalzare l’esile ragazzina seduta accanto a lui.

-Sora, che sorpresa! Come mai tanto in orario?- ironizzò l’albino, non avendo ancora focalizzato che Sora non era solo. Quando se ne accorse un sorriso si distese sulla sua faccia. – Oh, ecco qual’era la causa dell’arrivo in perfetto orario dell’impiastro… Ciao Roxas.-

In quel momento «l’impiastro» Sora prese e senza dire una parola entrò nella caffetteria, dalla quale uscì pochi attimi dopo in compagnia di Kairi.

Ad un tratto Roxas sentì una presenza vicino a lui e quasi sobbalzò quando scoprì che Naminè lo aveva affiancato, attirando gli sguardi furenti della ragazza di suo fratello.

-Ciao Rox.- disse con la sua solita aria dolce, scrutando negli occhi del biondo con i suoi occhi color zaffiro e sorridendo timidamente.

Roxas sentì una morsa attanagliargli lo stomaco. Improvvisamente tutti i sensi di colpa che aveva tentato di reprimere fino ad allora tornarono a galla come l’olio sull’acqua, facendolo arrossire e balbettare qualche frase di saluto.

Si sentiva impacciato, come se all’improvviso le cinghie dello zaino reggessero una tonnellata di piombo.

Riuscì a sciogliere gran parte della tensione quando Sora si mise a fare lo stupido per la strada, ricevendo su di sé le occhiate di rimprovero di Riku e le risatine di Kairi.

Naminè d’altro canto camminava di fianco a lui, in uno stato d’animo che pareva al settimo cielo.

 

Una volta fatta uscire la famiglia, il più era fatto. Quantomeno la lotta per la spazzola si era conclusa. E non solo. Se avessero camminato di buona lena, sarebbero arrivati a scuola in anticipo, giusto il tempo di organizzare qualche scherzo idiota a scapito dei professori insieme a Demyx.

Senza contare che quel giorno Xemnas voleva reclutare novellini del primo anno per «la giusta causa», cioè spodestare il preside, dal momento che aveva notato dei nuovi arrivi molto interessanti.

Ma purtroppo quella mattina sembrava che anche Thèrése avesse voglia di fargli fare tardi.

Sospirò, mentre guidava la tribù Uley verso la sua dose di cultura quotidiana.

Sentiva dietro di sé Jérèmy parlottare concitato con Claire riguardo al compito svolto l’anno precedente che non avevano fatto in tempo a riportare prima delle vacanze estive.

A quanto pare era convinto di aver preso un  bel voto. Axel si ricordava molto bene di quanto aveva studiato il minore della famiglia per quel compito, anche perché  avevano fatto insieme mezzanotte per ripassare.

Lo capiva benissimo che gli importasse di essere andato bene sopra ogni cosa, sebbene non servisse più per il voto i pagella.

Il ricordo di ciò che gli aveva detto poco prima Thèrése riaffiorò, prima che lui lo scacciasse come una fastidiosa mosca.

  Erano quasi a metà strada quando si sentì chiamare da lontano. Si voltò e riconobbe la chioma color nocciola di Demyx aggirarsi tra la gente che sciamava per andare chi a scuola chi a lavoro, cercando di farsi strada per raggiungerlo.

Quando riuscì finalmente a raggiungere il rosso aveva tutti i vestiti stropicciati addosso ed il gel dei capelli era schiacciato.

-Oh, no! Guarda Akuchan! Mi si è rovinato tutto…- piagnucolò il castano cercando di risistemarsi l’acconciatura, ottenendo scarsi risultati.

Axel lo fissò divertito, mentre la famiglia andava avanti e lo lasciava indietro insieme all’amico. Poi si sfilò lo zaino e da una tasca tirò fuori una confezione di gel extraforte.

-Ecco, questo ti dovrebbe bastare, ma non si sa mai.- disse con un sorriso ironico.

Alla vista di ciò che Axel aveva in mano, gli occhi di Demyx s’illuminarono e con un gridolino di gioia quasi lo strappò dalle mani dell’amico, per poi mettersi una noce di quella sostanza appiccicosa in mano e tentare di rifarsi la sua acconciatura truzza senza l’aiuto di uno specchio.

All’ennesimo tentativo fallito il rosso se ne mise a sua volta un po’ sul palmo della mano sinistra e dopo esserselo distribuito su entrambe le mani aiutò l’amico a risistemarsi, passando le mani nei capelli oramai unticci di gel di Demyx con destrezza, fino a riuscire a farli stare ritti in testa, lasciando che qualche ciuffo gli ricadesse sul viso.

-Ecco fatto, pezzo d’idiota.- disse Axel, con un sorriso comprensivo. L’altro emise un urletto ancora peggio di quello precedente e gli saltò al collo stampandogli un bel bacio sulla guancia.

-Ti voglio bene Akuchan!- cinguettò.

-Chiamami un’altra volta Akuchan e ti strappo i capelli uno ad uno.- minacciò il rosso. Si guardò intorno, notando con dispiacere che la tribù aveva abbandonato il proprio capo mentre questi «soccorreva» un amico. Ad un tratto, mentre si girava in direzione della via di scuola, trascinato da Demyx intravide un ciuffo biondo.

Si voltò nuovamente e lo vide: Roxas si era bloccato a cinquecento metri da lui, pallido in viso. Lo vide riscuotersi da quello che sembrava uno stato di trance quando una ragazzina bionda al suo fianco gli chiese se c’era qualcosa che non andava. Lui si scusò, poi riprese a camminare al fianco della biondina prendendola per mano.

Axel si sentì attorcigliare lo stomaco. Brutta, brutta cosa. E dire che aveva pure un credito presso quel primino.

Avrebbe potuto, se avesse voluto, prendersi quel bacio in ogni momento, perfino ora che lui camminava mano nella mano con quella ragazzina. Ma il solo pensiero lo fece sentire un schifo. Perché mai avrebbe dovuto comportarsi in quel modo?

Quando al loro primo incontro aveva affermato di essere bisex, aveva mentito spudoratamente.

In quel momento pensava a Roxanne, la Sua Roxanne, dai capelli biondo cenere e gli occhi cerulei.

In quel momento aveva desiderato che lui fosse lei.

E in quel momento Roxas gli stava passando accanto, senza considerarlo minimamente, mentre chiacchierava insieme alla sua «amica». Lo superò e scomparve, seguito da altri tre personaggi, tra i quali una felice coppietta formata da un moro e una rossa e un albino che leggeva un libro mentre camminava.

E va bene… voleva la guerra? E che guerra sia, pensò.

All’ennesima sollecitazione di Demyx lui gli prestò attenzione e si avviò verso scuola con lui cingendogli le spalle con un braccio, dal quale il castano si liberò pochi istanti dopo, dicendogli di non farlo mai più, dal momento che lui stava con Xaldin.

Axel borbottò una scusa, prontamente ignorata da Demyx, il quale si mise a cantare a squarciagola per la strada.

- Cause everytime we touch, I get this feeling and everytime we kiss I swear I can fly...Can't you feel my heart beat fast, I want this to last, need you by my side.- il rosso si tappò le orecchie con un gesto di stizza.

- Demyx! Vuoi chiudere quella boccaccia?!-

- Cause everytime we touch, I feel this static, and everytime we kiss, I reach for the sky…Can't you hear my heart beat so I can't let you go, want you in my life…-

-Almeno mi faresti la cortesia di cambiare canzone? Questa qui è fin troppo melensa!- gli urlò, attirando a sua volta l’attenzione dei passanti, forse anche di più di quanta ne avesse attirata il truzzetto.

-E va bene, e va beneI can see it in your eyes, No more tears, no alibis, I'm still in love with you, There's so much I gotta show, I will never let you go, But still I know for sure, Come take me by the hand, This summer never ends.-  ricominciò a cantare Demyx, ma si vide costretto a cambiare canzone quando il rosso gli dette un’occhiata eloquente. - I'll be your dream I'll be your wish I'll be your fantasy I'll be your hope I'll be your love

Be everything that you need. I love you more with every breath. Truly, madly, deeply, do…-

Axel rinunciò a sentire delle canzoni meno romantiche uscire dalla bocca di Demyx, fingendo di lasicarlo indietro, ottenendo l’effetto di far cucire la bocca al morettino, che lo seguì in silenzio, arrivando al punto di prendere la mano di Axel nella sua, pur di non perderlo.

-E Xaldin cosa dirà?- ironizzò il rosso.

-Tu fregatene, tanto è il mio ragazzo, mica il tuo…- borbottò l’altro.

Peccato che fin da quando l’ho visto il primo giorno, lui abbia un avolgia matta di pestarmi, si disse il rosso.

Arrivarono così a scuola, mentre tutti si voltavano alla vista dei due ragazzi mano nella mano.

Ok, forse il suo miglior truzzo-amico aveva esagerato un po’ con quella faccenda del prendersi per mano…

 

Un bacio. Sulla guancia. Roxas continuava a rivedere quella scena come al rallentatore nel suo videoproiettore mentale, mentre chiacchierava con Nami.

Certo, forse si era sentito in imbarazzo, impacciato e stupido quando l’aveva presa per mano suscitando il suo stupore, ma adesso si sentiva tranquillizzato dalla sua presenza.

 

 

//

 

Roxas aprì gli occhi lentamente, avvertendo un leggero fastidio alle orecchie da fargli sentire ovattato perfino il proprio respiro, lento e regolare.

Era steso su qualcosa di morbido –un letto- e l’unico elemento riconoscibile della stanza era una sveglia digitale, i cui numeri color rosso fuoco segnavano le sette in punto, giusto in tempo per prepararsi per la scuola e fare la cartella.

Tentò di riordinare le idee e il proprio senso dell’orientamento, in quella stanza monocromatica, talmente bianca che sembrava di galleggiare nel vuoto. Anche il letto era tutto bianco, a parte il piumone color cremisi.

Con un sospiro si arrischiò ad alzarsi, o almeno provarci, dal momento che venne trattenuto da qualcosa incrociato sul suo petto nudo e provocandogli un leggero senso di soffocamento.

Ad un’analisi più accurata Roxas notò che ad arrestarlo erano due braccia bianche come il latte intrecciate sul suo torace e solo allora percepì la presenza silenziosa che stava alle sue spalle.

Tutto taceva. L’unico suono udibile era quello del respiro della persona sconosciuta alle sue spalle, leggermente più veloce del suo.

Con una mossa un po’ azzardata il biondino si rigirò, facendo anche scoperta di essere nudo

-nudo-, senza uno straccio di vestito addosso.

Ma la cosa che lo fece più avvampare fu vedere chi riposava alle sue spalle.

Capelli rosso fuoco erano sparpagliati sul cuscino, nascondendo a tratti il viso dormiente sotto i ciuffi ribelli, mentre alcuni ricadevano sul suo petto nudo.

A…Axel?!

Cosa diavolo ci faceva lui lì e soprattutto cosa ci faceva Roxas nudo in un letto insieme a lui?

La testa del più piccolo si riempì di immagini, fotogrammi magari mai accaduti, ma forse sì che lo fecero allontanare seduta stante dall’altro, liberandosi delle sue braccia.

Una volta ripreso fiato e fatta mente locale il biondino allungò una mano e liberò il volto di Axel dalle ciocche di capelli che vi ricadevano, liberandogli il viso.

Roxas sorrise, quando notò che il rosso non si era struccato né gli occhi né le guancie, sebbene quelle «lacrime al contrario» che al loro primo incontro gli erano parse tatuate, ora si rendeva conto che era solo trucco, dal momento che dormendo si era stropicciato.

Con le mani tremanti, Roxas si abbassò e prese il volto di Axel tra le proprie mani e lo baciò lievemente, sperando di non svegliarlo, per non disturbarlo.

Piano piano ci prese gusto e lo baciò sempre meno cautamente, non preoccupandosi che il rosso si potesse svegliare. Ad un certo punto però sentì che il più grande rispondeva al bacio e spalancò gli occhi, che li aveva istintivamente chiusi, trovandosi gli iridi verdi di Axel puntate nei suoi azzurri.

Sentì che le braccia del rosso lo cingevano, portandolo lentamente sotto di lui, mentre tutto diventava oblio. Ogni azione che faceva diventava sempre più lontana dal filo della propria coscienza. Cosa stava facendo? E Axel? Non capiva più nulla, tutto era sfocato.

Poi, piano piano quella realtà svanì, lasciando posto ad una voce femminile che lo chiamava, risoluta.

- Roxas? Mi senti? Ehi, ma ti vuoi svegliare?! – sbottò la ragazza.

Roxas aprì prima un occhio, poi un altro e infine li richiuse entrambi, strizzandoli.

…Da quando in qua Axel poteva cambiare il proprio timbro vocale? Oppure aveva qualche strano potere che lo faceva diventare da maschio a femmina e viceversa? O magari era qualcosa tipo Ranma! Magari se avesse avuto una bottiglietta di acqua calda dietro… No, non poteva essere possibile.

Riaprì gli occhi e si trovò davanti una ragazza dai capelli color fiamma e gli occhi verde pallido che lo fissava con insistenza, con la faccia contorta in un’espressione d’impazienza che storpiava la naturale carnosità delle labbra perfette che aveva. Non c’era che dire, proprio un bambolina. I capelli che in un primo momento aveva scambiato per quelli di Axel le incorniciavano solo ai bordi il viso ovale, mentre la fronte era resa più ampia dai capelli tirati indietro e fissati da un cerchietto semi invisibile. Gli occhi, poi erano più chiari di quelli smeraldini del rosso e le labbra Axel le aveva sottili, seppure rosse come quelle della ragazza.

-ROXAS!- esclamò, pur mantenendo un tono di voce tale da non attirare l’attenzione dei compagni e del professore.

-Ci sono, sto bene.- mugolò Roxas, in un vano tentativo di non far sentire la propria voce assonnata.

-Bene…- la rossa si guardò intorno e poi tornò a concentrare la propria attenzione verso Roxas, in particolare verso il suo astuccio, puntando al bianchetto che gli requisì. –Sai… la scusa ufficiale è che ti chiedevo in prestito il bianchetto.- mormorò imbarazzata- quella non ufficiale è che te la stavi dormendo alla grande.- completò ridacchiando prima di tornare al suo posto due file dopo la sua.

Per tutta risposta Roxas fece cadere la testa sul banco, ricominciando di nuovo a dormire, stavolta facendo sogni meno disturbati.

All’intervallo fu nuovamente svegliato da delle voci, che sembravano ignorarlo, parlando per i fatti loro, talvolta soffermandosi per brevi istanti su di lui.

Quando aprì gli occhi si ritrovò circondato da studenti più grandi, tra cui vide un rosso ed una rossa, uno di fianco all’altra. Riconobbe subito la ragazza del bianchetto –il quale era graziosamente poggiato davanti a lui- e di fianco a lei c’era Uley. Il suo cuore perse un battito, mentre lo osservava chiacchierare normalmente con le persone lì riunite.

A poca distanza da lui c’era –e lì si meravigliò- la ragazza dell’autobus, che conduceva una conversazione a parte con una persona del cerchio, facilmente riconoscibile come il professor Vexen. Ma cosa ci faceva uno come lui in un gruppo come quello? Si domandò quando a maggior ragione riconobbe il ragazzo che quella mattina aveva visto insieme ad Axel in braccio ad un metallaro.

Accanto ancora c’erano un strano tipo (o era una tipa?) dai capelli rosa ed una ragazza bionda con due strani codini che gli ricordarono particolarmente Pikachu, affiancata da un tipo tutto ossigenato, il classico tipo figo pieno di piercing e con una barbetta ossigenata anch’essa.

Si stiracchiò, attirando involontariamente l’attenzione di tutti.

-Ehi, buon giorno principino!-esclamò la rossa, con un sorrisetto malizioso contraendo le labbra carnose, in un’espressione simile a quella di quando lo aveva svegliato –Lo sai che è l’intevallo? Hai dormito per due ore di fila, dovresti ringraziare Hayner che ha fatto finta che tu fossi sveglio recitando la tua parte!- esclamò.

Hayner… Hayner… Roxas scavò nella memoria, riconoscendo in quel nome il proprio compagno di banco.

Poi la voce di Axel incrinò il filo dei suoi pensieri.

-E dai, Claire! Lascialo in pace!- replicò, scompigliandole i capelli- e poi sai quante volte ci saremo addormentati noi- aggiunse con falsa modestia, alludendo a tutto il gruppo riunito intorno al banco.

-Appunto per questo non gli conviene imboccare la vostra stessa strada.- s’intromise la voce eterea della ragazza dell’autobus.

-Oh, dai Thèrése!- gemette Axel, poco prima del suono della campanella.

-Beh noi torniamo in classe- disse il tizio coi capelli rosa, alludendo a chissà cosa con un occhiolino ed allontanandosi con La Pikachu e sollevando un polverone di finti colpi di tosse e “ci si vede dopo allora”, lasciando in classe solo Claire, lui ed il professor Vexen, con il quale avevano l’ora successiva nel laboratorio di chimica. Roxas prese i libri e si avviò vero la stanza, quando sulla porta l’uomo lo bloccò.

-Roxas Hayes, vedi di non addormentarti nella mia ora.- lo freddò il professore, con uno sguardo minaccioso.

Il freddo accademico, così veniva chiamato e ne capiva il motivo. Con un cenno di assenso entrò nel laboratorio, nel quale vi erano già sistemati altri alunni di un’altra classe, mentre alla lavagna una scritta a caratteri cubitali diceva che in quell’ora una classe dell’ultimo anno avrebbe affiancato una del primo.

Roxas si sedette e se ne pentì, quando sentì la voce calda di Axel venire da molto vicino. Si votò e vide il rosso accanto a lui.

-Facciamo coppia nell’ora di chimica?- gli domandò il più grande.

Sentendosi interpellato, il biondino arrossì leggermente e annuì timidamente, mentre l’altro si sistemava al suo fianco.

In quel momento il professor Vexen entrò e tutti gli studenti si alzarono in segno di rispetto.

Tutti meno Axel, che se ne stava in prima fila accanto al biondino, guardandolo con insofferenza.

Appena l’uomo se ne accorse storse la bocca in una smorfia di superiorità, mentre dall’ultima fila si sentiva la voce di Demyx parlottare a bassa voce, come per spezzare quella cortina di ghiaccio formatasi nell’aria dagli studenti che assistevano chi più chi meno sconcertati alla scena partasi davanti ai loro occhi.

-Buongiorno, Uley.- lo riprese il professore.

-Anche a te, Vexen.- rispose l’altro con finta aria disinteressata, mentre si portò una mano ai capelli rosso fuoco come per risistemarseli.

 

 

Spazio dell’autrice:

 

Pensavate forse che fossi una depravata che non manda avanti i capitoli?!

Tutti: Sì. u__ù

Ah, bene. ==

 

 

Comunque non sono per niente felice, davvero. Soprattutto per colpa di questo capitolo, che –lasciatemelo dire- fa schifo.

La Beta è scomparsa, quindi il capitolo non è betato. Ma non mi dispiace più che altro per il capitolo, quanto per il fatto che non la senta più .___. Mi sta parecchio simpatica.

Ricordo come mi divertivo a leggere i commenti che inseriva talvolta insieme alle correzioni… *lo sguardo si fa vacuo e la Paro si perde nei ricordi dei “vecchi tempi”*

Titus: Ma questa è tutta andata! <___<

Zitto tu, che se si traduce il tuo nome dal Latino viene fuori Tito! Tito, Titoooooo!

Comunque ultimamente ho avuto modo di fare incontri del trezo tipo con l’akudemy e devo dire che non è così male. Diciamo che ho imparato a “sopportarlo” grazie a due cosplayer americane, quali KellyJane e tealpirate (credo si scriva così). Quest’ultima sul suo canale di You Tube ha una serie di episodi in cosplay chiamato “Demyx Time”. Seriamente, ve lo consiglio, sebbene sia interamente in inglese…

 

Stop! Recensioni Time! I love my sitar, I play the Sitar wherever I go, ooooh![Demyx’s Time © Tealpirate]

 

@ Il_Trio_Infernale: Hummm… il Trio che recensisce il Trio che risponde alla recensione del Trio? Uau. Comunque ho da obiettare vostro onore. Axel in mezzo ai bambini è dolce, ci sta molto bene. E poi tu ce lo vedresti con un padre e una madre ordinari o con un tutore al posto dei genitori? No!

Soprattutto è importante specificare una cosa: questa fic, come già sa la Beta, è ispirata ai libri di Daniel Pennac e se si leggono si potrà notare la tribù Malaussène, Julie dal seno prorompente, Thèrése la veggente, Jèremy che incendia la scuola e Benjamin Malaussène a capo di questo bordello. Io ho preso questi personaggi, li ho mischiati, li aggiunti a Kingdom Hearts ed è veuta questa schifezza. Daniel Pennac verrà dalla Francia per picchiarmi…

 

@Xemnas89: Grazie mille! Spero che il chap ti sia piaciuto (sempre nei limiti del possibile ==)

 

@ falcediluna: Ti quoto in pieno :Q____________________

 

@CrAzYtEn: E qui mi sbizzarrisco. MWAHAHAHAHAHA! Allora, visto che ce l’ho fatta a postarlo? Vabbè, come sempre tu l’hai già letto… Ma che ci posso fare? La CrAzYtEn chiede/ordina di pubblicare e LaParo le invia il capitolo via msn, salvo poi sclerare insieme sull’Akuroku, vero? Comunque cara stai tranquilla, sto già dannando per trovarti il regalino di Natale :3 Anche se ci sto pensando un po’ tardi… diciamo che confido nella posta. (Scherzo, dovrei andare al negozio che ho in mente, solo che è un po’ fuori mano…)

Allora a che punto sei con Breaking Dawn? Spero che tu l’abbia finito, così quando ti connetti a messenger ti posso malleare le suddette “palle” in santa pace senza il rimorso di interromperti dalla lettura, anche se l’ho fatto per una buona causa –tu sai cosa- :D

Anyway io tifo RenesmeeXJacob °_°/

 

@Sashy: Sei stata la prima  recensire il secondo capitolo, complimentoni! :D

Ti ringrazio per i complimenti, ma il primo capitolo non sarebbe stato leggibile, se la Santa Caith non fosse intervenuta a redimerlo del peccato originale. Spero che questo capitolo ti sia piacuito, sebbene sia non-betato. (Se vuoi rigettare di brutto ti posso passare la prima stesura del primo capitolo, ma ti assicuro che non è una bella visione. L’ho scritta in un momento d’ispirazione e mi sono ritrovata a leggerlo col senno di poi e dire “Ma che ca**o volevo scrivere in questa frase?” Difatti molte frasi carine sono state cancellate prima ancora di andare dalla Beta… ==)

 

 

 

Alla prossima! :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=272939