Siamo come piume attraverso stagioni ormai finite

di Nivees
(/viewuser.php?uid=212276)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** inverno; – passano i mesi e le tue guance continuano ad essere fredde ***
Capitolo 2: *** primavera; – i fiori ti sbocciano davanti ma tu continui a guardare me ***



Capitolo 1
*** inverno; – passano i mesi e le tue guance continuano ad essere fredde ***


 

Siamo come piume attraverso stagioni ormai finite

 

inverno; – passano i mesi e le tue guance continuano ad essere fredde

 

Piccole stelle candide e ghiacciate cadono dal cielo, si posano leggere sulle spalle e sui capelli striati d'oro. Sono umidi, un po' arricciati – non un bello spettacolo, si sente inguardabile e forse sporca, troppo fredda per poter avvicinarsi a qualcuno, a lui. L'ha guardato da lontano per molto tempo e ora che ha trovato un modo per potergli stare accanto sente la pelle rabbrividire, ma le guance scottare come tizzoni ardenti, così bollenti che sente la neve sciogliersi al contatto con la pelle. Che strano, non si è mai sentita così. Le è tutto così estraneo, tutto così nuovo. Ma non è una brutta sensazione: il cuore che batte forte nel petto non fa male, quindi nemmeno quel maestrale l'avrebbe tirata indietro. Lei sta continuando ad andare avanti, ad affondare i piedi nudi nella terra ricoperta di neve mentre da lontano, sente delle campane suonare – chissà che ore sono, il cielo è così coperto da nubi grigie che le è impossibile capirlo se porta le iridi cerulee in alto. Chissà se è ormai tardi, se lui sta già dormendo o forse lavora, mangia o forse è lontano da casa sua, unico punto di ritrovo che lei conosce e dove si sta dirigendo così in fretta.
        Perché vuole vederlo, e la neve che lenta continua a cadere non l'avrebbe di sicuro fermata. Anche se casa sua è ancora così lontana, anche se riesce a vedere solo un punto nero all'orizzonte, lei sa che ad ogni passo che fa, meno strada la separa da lui e al solo pensarci il cuore batte ancora così forte, senza sosta, senza fermarsi. Ha il fiatone, ma non demorde. Nel frattempo continua a pensare, pensa al momento esatto in cui lui aprirà la porta di casa e la vedrà: che faccia farà? La vorrà? Sarà contento? La riconoscerà? No, non vuole. Non vuole che si ricordi di lei, vuole soltanto che la sé attuale si prenda cura di lui – perché ha aspettato così tanto e tanta neve è caduta, prima che sia riuscita a stargli accanto.
        Manca così poco, manca ancora così poco. Quella casa circondata da alberi spogli e secchi è sempre più vicina e lei aumenta sempre di più il passo, volendo arrivare lì davvero presto, maledicendo un po' la sua lentezza e giurando a se stessa di diventare più veloce e più forte in futuro – per essere più degna di stargli accanto, per non essergli un peso inutile. Persa nei suoi pensieri, non si rende conto di essere ormai arrivata all'entrata e non si accorge dei piedi nudi che camminano su un legno freddo ma liscio, finché non poggia le dita che tremano un po' sulla porta.
        Si prende un momento per tirar su un respiro profondo, vuole darsi coraggio e vuole dare coraggio anche al suo cuore perché sente che a momenti sarebbe uscito fuori dal petto talmente che batte forte, tanto da insordirla e a farle girare un po' la testa. Che strane sensazioni... eppure continuavano a non essere brutte. Bussa, carezzando leggera il legno della porta con le nocche della mano – non vuole far troppo rumore, non vuole disturbarlo. Quando la porta si apre, il suo cuore perde un battito, per tornare a pompare più forte e veloce di prima, mentre le gote si imporporano e gli occhi sorridono lucidi, così come le sue labbra screpolate. Quegli squarci di cielo iniziano a fissarla un po' confusi, curiosi ma bellissimi, e lei si sente all'improvviso come la cosa più bella del mondo – prima di rivivere quella sensazione l'aveva quasi dimenticato, è così bello sentirsi osservata da quegli occhi. Cosa importa ora del resto? Cosa importa di come sono i suoi capelli, di cosa indossa, di cosa ha tra le mani e di cosa sta dicendo, di come tremante lei abbia avvicinato la mano alla sua guancia e di come l'abbia trovata terribilmente fredda; avrà tempo per poter guardare ogni sua sfaccettatura in futuro, adesso vuole soltanto godersi quello sguardo su di sé e nient'altro.
        «Rin» mormora lei, piano, impaurita che lui scappi o scompaia all'improvviso se solo alzasse un po' la voce. Lui continua a fissarla ancora interrogativo e lei sorride sempre più felice – oh, è la prima volta che prova la felicità, che strana sensazione. Ma non è affatto brutta. «Chiama il mio nome, ti prego! Chiama Rin!».


Salve salvino, fandom che avevo ormai quasi dimenticato. Già, era da tantissimo che non pubblicavo qualcosa qui (un anno?!!??!) però eheheh mica sono morta! La Niv torna sempre, a rompere le palle soprattutto, con una nuova raccolta! Devo ancora finire quella vecchia ma shhh sh sssh. Btw, ho amato questa canzone e sinceramente le parole per questo capitolo sono uscite fuori come semplice acqua - l'ho finita in mezza giornata, tanto per farvi capire - ma ho pubblicato comunque tardi perchééé mi avevano staccato internet sobs, ma nemmeno questo mi ha fermato eheh.
Non so perché sto scrivendo queste inutilità, so solo che loro sono troppo otp e li amo tanto, e che quindi tornerò presto, anche se non so quando, per il prossimo capitolo okay bye. Niv.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** primavera; – i fiori ti sbocciano davanti ma tu continui a guardare me ***


 

 

 

 

primavera; – i fiori ti sbocciano davanti ma tu continui a guardare me

 

Canti di usignoli passeggeri riempiono l'aria fresca e i raggi del sole danzano per superare l'ostacolo delle foglie e dei fiori nascenti, illuminando il sentiero e il giardino dimora di margherite ed api. Rin chiude gli occhi, sente le fronde degli alberi intonare una melodia astratta che è diventata la sua preferita; sente il calore di un leggero vento come una carezza sulla pelle; sente dei passi alle sue spalle e non può evitare di sorridere – è più forte di lei, basta la sua unica presenza per renderla felice e a farle venir voglia di cantare come quegli uccelli che volano e si placano sui rami.
        Non guarda dietro di sé, quando socchiude le labbra e lascia scivolare via note appena inventate. Se solo incontrasse i suoi occhi, non riuscirebbe a far uscire alcun suono dalla sua gola perché al sol vederlo, il sangue fluisce sulle guance incontrollato e farfalle nello stomaco le impediscono di non imbarazzarsi. Preferisce guardare, come ogni giorno, quella natura che brulica vita in ogni piccolo angolo verde e terriccio smosso – desiderando per un attimo di poter tornare a far parte di quel mondo che adesso sembra così lontano. Il suo canto è pari a quello dell'usignolo che si è appoggiato fiducioso sulle nocche della sua mano, creando un duetto di suoni armoniosi, nati da chi canta solo per il puro piacere di farlo.
         «Hai una voce bellissima, Rin».
        La sua voce è appena un sussurro, ma sembra scavalcare ogni singolo suono della natura nascente intorno a loro. Rin si gira, lo guarda con lo stomaco in subbuglio e le guance come due boccioli di rosa. Vede i suoi occhi buoni e gentili sorriderle, seduto al suo fianco; anche lui si gode quella pace che regna e che hanno conquistato dopo mesi insieme, ma ciò che più lo rapisce sembra essere solo Rin – Rin e la sua voce, Rin e la sua grazia e la sua bellezza, Rin e i suoi movimenti che sembrano ali di un cigno.
        Sotto il suo sguardo azzurro più del cielo, Rin non fa altro che arrossire ed è così sempre, forse così sarà per sempre perché ancora non sa come calmare il cuore nel suo petto ogni volta che la sfiora, ogni volta che le sussurra qualcosa o che semplicemente la guarda, la contempla come se fosse il fiore più bello di tutta quella distesa di verde che si estende di fronte a loro.
        Muove qualche passo, continua a cantare mimetizzandosi in quel prato in fiore. I piedi sono nudi – Rin odia non averli liberi, vuole sentire sempre la terra sotto di sé come una prova che quello che sta facendo, di quel che sta vivendo e la strada che sta percorrendo sia reale e non ancora quel sogno che per anni l'ha accompagnata nei suoi giorni e che non sembrava avverarsi mai. Sente l'erba accarezzarle la pelle esposta delle caviglie, calpesta la rugiada fresca del mattino e sorride chiudendo gli occhi, intonando quelle note dedicate solo a lui e che solo lui poteva ascoltare, accompagnata dal fischio del vento e il canto dell'usignolo. Danza in punta di piedi, la stoffa leggera le scivola di dosso come fosse acqua, muove le vesti come ali e sembra quasi possa volare. Si sente un po' malinconica, immagina di nuovo di poter ritoccare quelle nuvole inconsistenti, sogna di poter risentire l'aria sferzarle il viso – o sentire come gocce bagnate le scivolano sul viso nei giorni di pioggia, o i raggi del sole che le scaldano la schiena in quei giorni di calura, quando lei ha osato volare così in alto da sembrare che potesse toccare il cielo con un dito.
        
Quello che cerca di fare anche in questo momento, socchiude gli occhi e vede il sole filtrare tra le dita della sua mano rivolta verso l'alto, intonando le ultime note e facendo tornare in silenzio tutto intorno a sé, tranne per le foglie che ancora mormorano qualcosa in sottofondo. Si guarda di nuovo le spalle e lui è lì, dove lo ha lasciato prima di perdersi nei suoi ricordi e nelle sue memorie passate, con gli stessi occhi gentili che non l'hanno mai lasciata – mai da quel giorno. Le gambe si muovono da sole, forse corrono cercando di arrivare da lui, per togliere dalla sua mente quel pensiero malvagio che le parla e le dice che anche lui è soltanto un ricordo. Quando le sue dita toccano la sua pelle ancora, sempre fredda, il cuore batte veloce ma la sua paura si placa.
        
Perché lui è lì, lo vede e lo sente ed è tutto ciò che vuole e desidera avere.


*sbuca come se niente fosse, come se non fosse passato quasi un anno dalla sua ultima apparizione e da quando aveva promesso che il capitolo sarebbe arrivato in fretta* SALVE! Vi ricordate di me, o popolo dei Vocaloid? Sì? Sono quella delle raccolte Kagaminecest mai finite nonostante le promesse (sono una brutta persona in poche parole) ma btw, alla fine sono qui! Ho passato un anno un po' meh, dove avevo perso la voglia di vivere causa pigrizia e troppe troppissime cose da fare. Ma ultimamente (anche grazie all'arrivo dell'estate) mi sono rimessa all'opera e arrancando (?) un pochinino sono riuscita a finire questo capitolino. Perché non so, questa raccolta è molto importante per me per via della canzone e della Kagaminecest - quindi probabilmente la finirò tra tre anni. Poi magari magari ripiglio in mano anche l'altra fanfic che ho in sospeso (so che voi tutti aspettati da due anni il capitolo, prima o poi...!). Okay okay, smetto di blaterare e dico solo a presto? Forse? Con il prossimo capitolo? Chissà. Bye bye! Niv.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2729942