Menzogne

di HarryMacy2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eureka ***
Capitolo 2: *** esca? ***
Capitolo 3: *** Pessimo piano ***
Capitolo 4: *** In incognito ***
Capitolo 5: *** Cosa? ***
Capitolo 6: *** Paure ***
Capitolo 7: *** Verità ***



Capitolo 1
*** Eureka ***


Eureka

 

L'ennesimo rapimento. Sei donne scomparse in altrettante settimane e la polizia di Starling City brancolava nel buio.

Il detective Lance aveva di fatto accettato l'aiuto di Arrow dopo la guerriglia messa in atto da Slade Wilson e anche questa volta non poteva esimersi dal chiamarlo. La vita di troppe persone era in gioco e con i loro soli mezzi e le loro limitazioni non sarebbero riusciti a trovare il colpevole.

Oliver entrò nel nuovo covo dopo l'ennesimo pattugliamento e cercò con lo sguardo i suoi compagni.

Quando era ormai stato chiaro che il vecchio rifugio sotto al Verdant fosse stato compromesso, Felicity si era preoccupata di sistemare quello nuovo, trasportando ogni materiale ancora utilizzabile con l'aiuto di Roy.

Quel ragazzo, incredibilmente forte e tenace, ora si era ridotto all'ombra di se stesso. La partenza di Thea, le sue motivazioni lo avevano distrutto e, per quanto John e Felicity tentassero di distrarlo, in lui ormai qualcosa si era rotto.

Ma anche Felicity aveva i suoi problemi. Quel TI AMO avevo destabilizzato il suo equilibrio e l'aveva portata a farsi molte domande, troppe forse.

L'arrivo di Laurell nel team non aveva aiutato poi.

Seppur in cuor suo sapesse che lei era lì per aiutare e che ne Oliver ne la stessa Laurell avessero fatto passi in tal senso, qualcosa la disturbava, molto più della presenza di Sara in precedenza.

Felicity si voltò all'ingresso di Arrow e lo salutò con uno dei suoi sorrisi, tornando poi a concentrarsi sul suo lavoro al computer.

-Allora, niente di nuovo?-chiese John avvicinandosi all'amico intento a liberarsi delle armi.

-Niente.-fu la sua secca e stanca risposta.-Scusa John, ma non capisco. Deve esserci un modo per rintracciare quest'uomo! Felicity...-si rivolse alla sua partner con tono più basso e speranzoso-...trovato qualcosa?

La giovane staccò gli occhi dai monitor e lo fissò desolata.- Mi spiace, Oliver, niente di nuovo. E' come se questo tizio si dileguasse con la sua...vittima?-chiese incerta-Ma non è una vittima, giusto?-stavolta rivolta a John-Cioè, insomma...se non c'è un corpo all'ora non può essere una vittima, no? Oddio, scusate, sto di nuovo farneticando.-agitò il capo come a scacciare dei pensieri e prese un profondo respiro.

Entrambi ignorarono la donna e si guardarono pensierosi.

-Qualcuno non può semplicemente sparire...così?urlò Roy schioccando le dita, dal tappeto degli allenamenti.

-Ci basterebbe capire come sceglie le sue..qualsiasi cosa siano.-riprese Felicity, riprendendo posto davanti ai monitor.

Non era passata inosservata l'allusione a Thea ma la ragazza sapeva che avrebbero dovuto parlarne più in là, ora avevano del lavoro da fare.

Laurell fece il suo ingresso in quel momento e calamitò l'attenzione di Oliver, stringendolo in un abbraccio e baciandolo sulla guancia.

Felicity sospirò e continuò la sua ricerca cercando di non permettere alla cosa di disturbarla troppo. Facile a dirsi.

Come puoi dire al tuo cuore di non amare qualcuno? Come puoi essere così forte da guardare la persona che ami stare con un'altra?

Cercò di concentrarsi sul lavoro. Dovevano trovare quell'uomo o un'altra donna sarebbe scomparsa. Ma come?

-Sono entrata nel nostro database per reperire ogni possibile riferimento a persone accusate di rapimento negli ultimi 2 anni e mio padre sta controllando la lista delle persone comparse della città. Troveremo un punto da cui partire, Oliver.-Laurell pronunciò il suo nome con un tono dolce e premuroso, come a volergli fare forza.-Troveremo quell'individuo.-lo rassicurò.

Ma Oliver non la stava ascoltando, continuava a riflettere sulla soluzione dell' enigma, alla possibilità di trovare la vittima prima del suo aggressore. Ma come?

-Un'esca!-la giovane it girl si voltò di scatto alzandosi in piedi e puntando gli occhi sull'arciere.- Abbiamo bisogno di un'esca!

-Sarebbe utile sapere che tipo di persona cerca il nostro uomo, non credi?-le rispose l'altra donna con tono umoristico.

Felicity ricadde sulla sedia e mise il broncio. Cavoli!

-Non hai trovato affinità tra le donne scomparse finora?-domandò John alleggerendo l'atmosfera.

-Niente di particolare. Sono tutte donne bianche, giovani e belle. Un po' troppo generico come identikit, no? Insomma, ragazzi, mi serve...aspettate... -La giovane riprese posto al pc e digitò qualcosa in modo frenetico.-Eureka!-esclamò con enfasi.

-Cosa?-le chiesero tutti perplessi. Persino Roy sembrava interessato ora.

-Ho ricontrollato le foto nei rapporti che il detective Lance mi ha gentilmente procurato-sorrise con fare sornione-e forse c'è qualcosa che accomuna tutte le donne. Come ho fatto a non capirlo prima, maledizione!

-Ok, Felicity, di che stai parlando?

-John, un legame c'è, non l'avevo considerato importante ma ora, forse-aveva lo sguardo di tutti puntato addosso-...tutte quelle ragazze erano single...

-Bell'affare Felicity. E cosa dovremmo cercare? Considerando che 2/3 della popolazione femminile di questa schifosa città è single.

Roy aveva urlato la sua domanda facendo sobbalzare i presenti.

Felicity cercò di comprendere il suo stato, era arrabbiato e soffriva per la donna amata, poteva non capirlo? Dovevano parlare, presto.

-Le donne sono, in un modo o nell'altro, collegate ad un'agenzia per cuori solitari. Jennifer Write, la prima scomparsa, era iscritta e anche Susan Clock, ma non risultava alcuna Priscilla Stone o Paula Mendez per questo non ho fatto i collegamenti.

-Continua Felicity.-la incalzò Oliver.

Prese un profondo respiro e mise le foto delle giovani sul tavolo di fronte a lei indicandole man mano.

-Hai detto che alcune non risultano, quindi....?-John sembrava perplesso.-Non capisco.

-Ci sto arrivando. La Stone e la Mendez hanno cancellato la loro iscrizione meno di 2 mesi fa e Cristall Price...beh, lei ha usato un nome fittizio, non chiedetemi perché. Cioè lo so, chi vorrebbe far sapere in giro che è così disperata da aver bisogno di un'agenzia per trovarsi un uomo?-si bloccò esasperata. Quando avrebbe imparato a tacere.

-Quindi abbiamo una pista?

Roy sembrava rinato, pronto a combattere.

-Sì, abbiamo una pista e ora ci serve soltanto un'esca.-rispose compiaciuta la ragazza.

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Capitolo 2
*** esca? ***


-Quella di usare un'esca non è una buona idea.

Oliver liquidò la sua proposta con un gesto del capo. Si voltò e prese a ripulire le armi.

-Hai altre proposte? No, perché sono aperta ad ogni tuo suggerimento, sai che farei qualsiasi cosa mi chiedessi...-non di nuovo-...tre due uno. Dicevamo...-sospirò.

Oliver fu catturato dalle sue parole. Quella ragazza era incredibile, riusciva di dire cose senza senso o con troppi sensi...

-Intendevo dire che se hai altre idee, siamo tutt'orecchi.-finì cercando di rimediare alla gaf. Avrebbe dovuto imparare a contare fino a 10 prima di parlare, magari anche 100 visto le cose bizzarre che le uscivano di bocca ultimamente.

Gli altri sembravano non percepire la tensione o erano davvero bravi a non darlo a vedere e Felicity fu particolarmente grata a John quando questi prese la parola.

-Felicity ha ragione...

-Grazie Dig!-esultò beccandosi uno di quei sguardi assassini di Oliver.

-...Oliver, sarebbe protetta e controllata e non sarebbe la prima volta che entra in campo.

-Aspetta...-cominciò confusa Laurell-...parli di lei? Credo che se qualcuno debba fare da esca sarebbe meglio che sapesse almeno difendersi.-altro sguardo assassino di Oliver.

A Felicity non era sfuggito il tono di Laurell. Proprio non si sopportavano ma perché poi,

Dico io, cosa le ho fatto. Insomma io ne ho di motivi per non sopportarla ma lei...riprendi il filo del discorso!

In quel momento di stasi, nessuno osava guardare Oliver.

-Come credi che trovi le sue vittime?-chiese d'un tratto.

Le sue parole erano dure ma sapeva cosa c'era in ballo. Non voleva rischiare la vita di nessuno, ne tanto meno quella di Felicity. Doveva esserci un'altra soluzione.

Felicity tornò alla sua postazione e controllò dei file prima di rispondergli.

-E' probabile si inserisca nel database dell'agenzia e le trovi così, perché?

Un pensiero gli balenò in mente. Più semplice e sicuro dell'altro piano.

-Pensi di riuscire ad inserirti nel suo computer ed estrapolare delle informazioni?

-Si, credo di sì...

-Ma...-la incalzò lui irritato.

-Ma se non so chi è come posso sapere quale computer acherare?

Oliver incrociò le braccia e riprese a parlare.

-Puoi restringere il campo controllando chi è entrato nel database?

-Sì, ma potremmo parlare di...

-Fallo!

Il tono della sua voce non ammetteva repliche. Digitando sulla sua tastiera, la giovane impiegò pochi minuti per avere dei risultati.

-4 persone hanno tentato di entrare nei file in modo non convenzionale. Sempre troppi, no?-cosa voleva fare?

-Entra nei loro computer.-ordinò.

Ok, era stanca di quell'atteggiamento da tiranno. Non avrebbe tollerato ancora per molto quel suo fare. Qualsiasi problema avesse, che lo risolvesse e in fretta.

-Non è così facile! Credi che basti digitare qualcosa e il computer risponde? Devo avvicinarmi a loro e tentare di hacherarli senza essere scoperta o addio piano.-assurdo anche solo pensare di fare una cosa del genere.

Le cose non si stavano mettendo bene, maledizione. Non poteva metterla di nuovo in pericolo dopo quello che era successo con Slade.

Si sentiva frustrato e stanco. Perché continuava a sperare che tutto dovesse tornare a posto, a prima di quel maledetto giorno. Per quanto lei si sforzasse di nasconderlo, sapeva che le cose erano cambiate tra loro. Avevano mentito, entrambi. Questo aveva detto, ma sapeva di mentire proprio in quel momento perché qualsiasi cosa provasse per Felicity stava diventando più forte e prepotente e stava offuscando il suo giudizio.

Non c'era persona al mondo di cui si fidasse di più e che più di lei meritasse il suo supporto eppure...

-Troveremo un modo per farti avvicinare a quei computer.-assicurò.-E io verrò con te per assicurarmi che non ti succeda niente.

Detto questo uscì dalla stanza senza dire altro lasciando tutti attoniti e confusi.

Laurell decise di tornare al suo lavoro e quando rimasero soltanto loro tre, Roy prese la parola.-Che diavolo significa questo teatrino? Che gli prende?

Felicity fissò John negli occhi in una muta richiesta di spiegazioni ma l'uomo scrollò le spalle.

-E' ora di andare a casa. Domani organizzeremo tutto, riposatevi ragazzi.-dicendo questo passò accanto alla ragazza e le strinse gentilmente il braccio donandole uno dei suoi sorrisi eloquenti.

Dig sembrava stanco, non ci aveva pensato ma anche lui aveva il suo da fare con la gravidanza di Layla e l'Argus da “controllare”, eppure era sempre lì per lei. Non sarebbe mai riuscita a ringraziarlo per il suo supporto. Lui sapeva la verità, sapeva dei suoi sentimenti per Oliver...oddio, tutti lo sapevano, di certo...e aveva sempre cercato di starle accanto. E lei non si era preoccupata di chiedergli nulla.

John sembrò comprendere il filo dei suoi pensieri.

-Layla sta bene, la gravidanza procede nella norma.

-E tu come stai?-non riusciva a non essere preoccupata.

-Non lo so-sospirò, sorridendole-Ma starò sicuramente meglio quando questo mostro sarà catturato.

Sapeva che stava cercando di tranquillizzarla, di minimizzare il problema.

-Ok, allora a nanna, ci vediamo domani. Tu che fai Roy? Non vieni?-prese le sue cose e con l'amico si avviò all'uscita.

-Resto un altro po' ad allenarmi.-rispose senza neppure voltarsi a guardarli.

Si, dovevano proprio parlare. E dopo sarebbe toccato a Oliver sorbirsi le sue ramanzine.


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Capitolo 3
*** Pessimo piano ***


Il giorno seguente, Felicity si affrettò a tornare al covo per trovare una soluzione al caso e con sua sorpresa, oltre la sua postazione, disteso sul materassino per gli allenamenti, scovò un Roy ancora addormentato.

Cielo! Non sembrava una situazione occasionale; accanto a lui, acqua e della pizza fredda e una delle loro vecchie coperte riusciva a malapena a coprirgli metà gamba.

Ditemi che non è qui che passa le notti...perché?

Roy sembrò percepire la sua presenza e, in modo scomposto, si mise a sedere.

Rimasero fermi a guardarsi negli occhi, senza proferir parola, per un tempo infinito. Poi il ragazzo cominciò a riordinare le sue cose e in silenzio riprese gli allenamenti.

Non aveva idea di cose fosse giusto fare. Fingere di non sapere o iniziare quel famoso discorso?

-Perché?-pessimo modo d'iniziare ragazza, puoi fare di meglio.-Intendo dire...da quanto? No, ok, anche così non va bene.-iniziò a farfugliare, avvicinandosi al ragazzo che ancora le dava le spalle.

Arrivata alle sue spalle, poggiò una mano sulla sua spalla facendolo scattare e allontanare istantaneamente.

-Roy, parlami, ti prego. Siamo amici e so quello che stai provando ma...

-Tu sai quello che sto provando? Davvero Felicity?-gli ringhiò incredulo, facendosi avanti.-E dimmi come mi sentirei? Eh? Come?

La ragazza si sentì sopraffatta da tanta rabbia e non riuscì a rispondergli.

-Forza! Hai detto che lo sai...come ci si sente quando la persona che ami non sceglie te? Quando senti che niente ha più senso senza di lei? Come?-prese un respiro e la fissò con sguardo di fuoco.-Quando scopri che i tuoi amici ti hanno mentito?

Felicity gelò. Roy sapeva...in qualche modo aveva scoperto che negli ultimi 4 mesi, dopo la cattura di Slade, loro avevano nascosto la verità su ciò che era successo, su ciò che lui aveva fatto.

Il ragazzo aveva ragione ad essere arrabbiato. Doveva aver accumulato tanta di quella rabbia per la storia di Thea e per la verità sulle sue azioni che era un miracolo non avesse spaccato qualcosa.

Troppo presa ai suoi problemi, i suoi dubbi, aveva lasciato che il resto le scorresse addosso e non si era resa conto di quanto i suoi amici, la sua famiglia avesse bisogno di lei.

Tornò ad avvicinarsi al giovane, allungando una mano verso di lui, cercando di creare un contatto.

-Mi dispiace...-solo un sussurro-...mi dispiace così tanto Roy.-ancora una pausa per dargli il tempo di assimilare il significato delle sue parole.-Quello non eri tu, non pensarlo, mai!-impotente, lasciò che calde lacrime le solcassero il viso.

Roy continuava a fissarla, teso . Azzardò un passo nella sua direzione, fermandosi, come se avesse paura. Infine, colmò la distanza tra loro e strinse a sé l'amica.

Felicity lo accolse e lasciò che versasse tutte le sue lacrime cullandolo tra le sue braccia.

Fu così che John li trovò più tardi, ancora uniti e in silenzio. Li guardò, imbarazzato, e si stupì di quanto geloso fosse di quel momento tra loro. Anche lui aveva bisogno di parlare di ciò che lo stava logorando con qualcuno.

Oliver non tardò a fare il suo ingresso ma, ormai, quel momento era finito. John aveva lasciato del tempo ai due e ora stava aiutando Roy con gli allenamenti mentre Felicity lavorava al computer.

Nell'aria aleggiava una strana carita elettrica e l'arciere non poté non notarlo.

Cercò conferma nei presenti ma nessuno lo degnò di uno sguardo.

-Sei riuscita a restringere il campo dei sospetti?

Felicity si poggiò sullo schienale della sedia e si voltò per aggiornarlo.

I suoi occhi erano gonfi e rossi? Perché? Cosa diavolo stava succedendo? Aprì bocca per cercare una risposta ma la ragazza lo batté sul tempo.

-Uno dei sospetti si è rivelato un ragazzino in cerca di siti porno. Non commenterò la cosa visto che stiamo parlando di un tredicenne e mi fa pena. Aspetta, il commento l'ho fatto?-scosse la testa-Comunque, sto cercando di trovare gli altri 3 ma è difficile, sono bravi a nascondersi e non so se riuscirò ad hackerare i loro sistemi senza collegarmi direttamente.

John si avvicinò ai due partecipando alla discussione.-Hai bisogno di collegarti direttamente ai loro pc, come quella volta con Merlin?-il tono era preoccupato.

La it girl lo guardò distrattamente, lasciando vagare lo sguardo oltre la sua figura in direzione di Roy. Quel ragazzo la preoccupava. Riusciva ad estraniarsi dal resto del mondo così facilmente... Ma doveva pensare all'aggressore, un problema alla volta.

Tornò a rivolgersi ad Oliver.-No, il nuovo giocattolo che l'Argus mi ha regalato mi aiuterrà...-sorrise soddisfatta.-Questo piccolo chip...-cominciò mostrando ai presenti uno dei congegni che aveva poggiato accanto a sé-...è in grado di abbattere qualsiasi blocco, dalla giusta distanza, e potrà permettermi di controllare i singoli apparecchi ed individuare quello del nostro uomo.

Oliver tentò di concentrarsi sul piano da elaborare senza soffermarsi sulle possibili conseguenze. Qualcuno avrebbe potuto farsi male. Lei avrebbe potuto farsi male. Maledizione!

-Ok, se la teoria della polizia è valida, abbiamo quattro giorni per trovare la prossima donna.

-Il detective Lance è convinto che la cadenza delle aggressioni sia precisa, una donna ogni settimana?

-Si, John, e stando ai rapporti, sembrerebbe abbia ragione. Quindi, se ci attiviamo subito potremmo evitare un'altra scomparsa. Hai localizzato i sospetti, Felicity?

-Si, questo è stato relativamente facile....cioè, lo è stato perché ho a disposizione una tecnologia all'avanguardia-voltatasi verso Dig-Te l'ho detto quanto sono contenta che tua moglie lavori per l'Argus?

L'uomo tentò di restituirle un sorriso sincero ma non era facile.

-Va bene. Dove sono?-tagliò corto Arrow.

-Il primo soggetto è in un hotel di lusso in centro, il secondo nei pressi della zona industriale.

-Il terzo?-Roy era di nuovo dei nostri.

-Nelle Glades, in un mini appartamento nella parte meno colpita dal terremoto.

Ai presenti non sfuggì il sospiro di Roy.

-Pensi di riuscire ad aiutarci?-il tono dell'arciere era pacato e speranzoso.

-Non dubitarne. Ho bisogno di tenere la mente occupata, capo. Sono dei vostri, sempre.

Oliver gli sorrise cercando di infondergli un po' della sua forza, anche se in quel momento sentiva di non essere al massimo, almeno in quanto a concentrazione.-Il piano è questo: ci dividiamo in tre squadre, ognuna delle quali posizionerà il chip ad una distanza di sicurezza dal sospettato e lasceremo che Felicity si colleghi e ci informi dei risultati.

-Sembra un piano perfetto...

-Ma....perchè c'è un ma, vero, Felicity?-iniziava ad essere stanco di questa situazione, della tensione che aleggiava nell'aria. Perché le cose non potevano essere facili per una volta?

Alzandosi in piedi, prese posto di fronte ad Oliver, incrociando le braccia al petto, cercando di non farlo arrabbiare oltre.

-Mi spiace ma...anche se vi avvicinate al portatile non c'è modo per me di infiltrarmi se non sono lì vicino.-perchè sembrava si stesse scusando, non era certo colpa sua.

-Hai detto che non sarebbe stato come con Malcom!-le urlò contro facendola trasalire.

John si frappose tra i due notando il volto pallido dell'amica.-Sono certo che Felicity stia facendo del suo meglio, Oliver, e urlarle contro non aiuterà a risolvere il problema.

Ok, ora basta, davvero! Con chi credeva di avere a che fare? Non gli avrebbe permesso di aggredirla come per la storia di Barry.

-Ho detto che non devo collegarmi direttamente, Oliver! Ma devo essere abbastanza vicina perché, nel caso in cui qualcosa andasse storto, dovrò pensare e agire in fretta.-anche lei stava urlando ora.

Oliver si prese il volto tra le mani e respirò profondamente. Lasciò che i minuti passassero, sperando che con essi sparisse un po' della sua rabbia.-Tu vieni con me, controlli il primo pc e se non è quello andiamo oltre.

Quell'uomo adorava dare ordini, incredibile.

-Ok, capo.-rispose lei con tono strafottente, riprendendo posto ai computer.

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Capitolo 4
*** In incognito ***


In incognito


Il piano era semplice. John si sarebbe diretto verso l'hotel in centro, Roy a The Glades e Felicity, insieme con Oliver, avrebbero controllato nella zona industriale.

Erano le 22 quando fu chiaro alla giovane che il tipo appostato presso le industrie era soltanto un uomo disperato in cerca della donna perfetta.

-Come se esistesse la donna perfetta...-sussurò Felicity mentre, in sella alla moto di Oliver, si allontanava con l'amico in direzione di The Glades.-Insomma, non che voi uomini abbiate esattamente una donna ideale, no? Belle gambe, bel viso...poco cervello...-prese un attimo-...questo naturalmente non è riferito a te...anche se, considerando la pazza, la detective e...l'altra pazza con cui sei...-davvero stava parlando di donne con lui? Cosa c'era di sbagliato in lei?-Non sto dicendo che scegli le tue donne solo in base all'aspetto fisico..anche se...Laurell e Sara sono...

-Felicity!

-Scusa...fingi non abbia detto niente..-sospirò incredula.

Oliver aveva ascoltato il suo monologo con un sorrisino beffardo sul viso, che ora aveva lasciato spazio ad uno sguardo triste e forse offeso. Era questo quello che pensava di lui? Credeva fosse così superficiale? Ma, in fondo, come darle torto, col suo comportamento aveva dato prova di non saper scegliere la donna giusta. Di essere in grado di farsi abbindolare facilmente, per quanto cercasse di negarlo anche a se stesso.

Se solo avesse immaginato quali erano stati i suoi pensieri quella sera a Mosca...ma non lo avrebbe mai saputo, avrebbe continuato a fingere, a mentire...per proteggersi e proteggere la donna che amava.

Trovarono Roy appostato oltre l'edificio in cui si trovava il secondo sospetto, intento a guardare nel vuoto.

-Roy..?-la it girl cercò di catturare la sua attenzione parlando a bassa voce.

Il ragazzo sembrò risvegliarsi e voltandosi verso i nuovi arrivati sospirò profondamente.-Il tipo è una tipa, in realtà. Non credo sia il nostro “uomo”.-disse l'ultima parola mimando le virgolette con le dita.

Un sorriso

-Una donna non sarebbe stata in grado di narcotizzare e trasportare da sola un'altra donna...-confermò Oliver serio.

-Perfetto! Cioè...non è perfetto perchè ancora non abbiamo scoperto i piani del...-passò lo sguardo dall'uno all'altro e sopsirò-...andiamo da John.

L'hotel era davvero di lusso, in centro, uno di quelli che Oliver aveva spesso usato, prima dell'isola, per appartarsi con la ragazza di turno.

-Questo non è l'hotel in cui tu e Sara..?

Lo sguardo contrario dell'arciere la trafisse e ammutolì. Davvero doveva imparare a stare zitta.

John li aggiornò. Era rimasto di vedetta davanti alla porta di servizio, nascosto dall'oscurità.

Glia altri lo raggiunsero ma Roy sembrava più irrequieto ora.

-Il nostro sospetto ha affittato una camera al terzo piano, la 235. Dobbiamo trovare il modo di avvicinarci il più possibile senza destare sospetti.

Per Arrow non sarebbe stato difficile ma Felicity non era decisamente preparata a scalare un palazzo.

-Quindi...?-chiese sperando in un miracolo.

-Avevo detto che era una pessima idea...-

-Sul serio, Oliver? Siamo arrivati alla fine...quasi, di questa storia e tu ora te ne esci così?

-Trova tu una soluzione, visto che certo non possiamo entrare dalla porta principale.

La mente della donna formulò un'idea nello stesso momento in cui il suo cervello lo relegò come assurdo.

-Potrebbe funzionare...

-Cosa, Felicity? Cosa potrebbe funzionare?

John fissò l'amica e sorrise complice.-Potrebbe funzionare...

-Cosa?-gli altri due urlarono all'unisono.

-Oliver Queen che affitta una camera per stare con una donna...

-State scherzando?-spostò lo sguardo da John a Felicity incredulo.

La donna gli si parò davanti e prendendo un profondo respiro prese parola.-Non devono per forza sapere chi sono io..cioè chi è la donna con cui vuoi...farai...hai capito. Ti presenti alla reception, prendi una camera e io ti seguo. Facile...

-Stai scherzando?

-Hai il disco rotto? No, non stò scherzando...maledizione, non infangherò la tua reputazione, tranquillo, nessuno saprà che sono io.

-Infang...che stai dicendo?

-Non sia mai che il magnifico Oliver Queen si faccia vedere interessato a una come me...

Ok, ora davvero era arrabbiata. Un conto era non provare gli stessi sentimenti, un altro era insultarla così apertamente.

Voltandosi, cercando di riprendere il controllo della propria mente, Arrow riflettè a mente lucida. Non era preoccupato per la sua di reputazione ma per quella della donna, come poteva non capirlo? Alla Queen Consolidated circolavano già troppe voci, se qualcuno li avesse visti...

-Funzionerà, Oliver.-lo rassicurò nuovamente l'amico.

-E non abbiamo altra scelta...a meno che tu non voglia portarmi i in spalla mentre ti arrampichi...

Ancora voltato, cercò di prendere atto delle possibili alternative. Non ce n'erano. In più, a detta di John, l'uomo non era in camera e questo avrebbe significato meno pericolo per tutti.

-Ok.

-Fantastico...sono pronta a farlo....dio, questa suona male, vero?

Gli altri presero a ridere.

Nonostante cercasse di sembrare tranquilla, la verità era che aveva paura...aveva paura di ritrovarsi in una situazione simile a quella di 4 mesi prima...non era ancora riuscita a elaborare quelle parole e sapeva che anche lui ne era rimasto colpito.

Avrebbe affrontato il problema se si fosse presentato ma, era sicura, niente sarebbe potuto andare storto.

Niente.



Note: So che è breve, come sempre, ma è breve ma intenso, no?

Spero vi piaccia e possiate perdonarmi per la lunga assenza.

Siamo quasi giunte al momento...beh...mi direte voi che momento è.

Per il momento, grazie a tutte :*

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Capitolo 5
*** Cosa? ***


Cosa?


Oliver entrò nella hall dell'hotel con passo deciso.

Si era cambiato d'abito e ora indossava dei semplici jeans e una maglietta per cercare di dare nell'occhio il meno possibile e aveva chiesto a Felicity di attendere un suo segnale per entrare a sua volta; avrebbe preso la stanza cercando di far comprendere al receptionist di non voler creare troppo rumore al riguardo e poi sarebbero saliti al terzo piano.

Aveva con se una ventiquattrore dove aveva riposto il computer della sua it girl.

L'uomo consegnò a Oliver la chiave della stanza ammiccando sornione beccandosi un'occhiata glaciale.

In che guaio mi sto cacciando, maledizione. I suoi pensieri ancora vorticavano frenetici nella speranza di trovare alternative, ma niente.

Ciò che lo spaventata maggiormente era la reazione della sua partner se qualcuno li avesse scoperti. Lui era conosciuto per essere un playboy ma lei...lei era così...così sbagliata per uno come lui. Felicity era quel tipo di donna che non accetta compromessi, per cui un uomo avrebbe messo la testa a posto. Non potevi prenderti gioco di una donna come lei...amare Felicity avrebbe significato amarla per sempre, totalmente e incondizionatamente, qualcosa a cui non era ancora pronto.

Riscuotendosi da questi pensieri, prese la chiave e si voltò verso la porta scorrevole, indicandole di entrare.

Felicity s'incamminò domandandosi come le era potuta venire un'idea così stupida e come mai Oliver le aveva dato ascolto, di nuovo.

Prese un profondo respiro e si fece avanti pregando che la sciarpa e il cappello che aveva calcato sulla testa riuscissero a mascherare la sua identità.

Quando si ritrovarono entrambi nell'ascensore, Felicity riprese a respirare.

-Forse non è stata una buona idea.

Oliver le scoccò uno sguardo perplesso.-E' una tua idea...di nuovo.

-Lo so ma...

-Non dire che non credevi ti avrei ascoltato perché lo abbiamo già fatto questo discorso.-sembrava esasperato.

-Vero ma...oddio, immagini se dovessero vederci insieme?-si voltò di scatto, fissandolo con aria sconvolta.-Cosa penseranno di me? Ecco, diranno che la povera e sfigata segretaria si è fatta fregare dall'affascinante e sexy datore di lavoro ed è finita per...oddio, non ci voglio pensare...anche perché tecnicamente io non lavoro più per te, giusto?-davvero cercava aiuto da lui? che se ne stava imbambolato con le braccia conserte appoggiato alla parete.-Insomma ho lavorato sodo per arrivare dove sono e la mia reputazione sarebbe distrutta se nascessero certe voci nell'ambiente, non credi?-Senza lasciarlo rispondere, riprese il suo frenetico monologo.-Ma dai, chi crederebbe mai che uno come te voglia fare...insomma si...hai capito...

Il colore del suo volto ora era bordeaux. Qualcuno davvero doveva fermarla quando iniziava a straparlare.

Dall'auricolare al suo orecchio destro sentì distintamente Roy farneticare un -Troppo tardi-

Sistemò meglio la borsa in cui teneva il dispositivo e lanciò uno sguardo perplesso al compagno.

-Che significa?

Oliver aveva ascoltato tutto in silenzio, pregando che smettesse di parlare per non peggiorare la situazione già abbastanza imbarazzante. Ma ovviamente le cose non potevano andare bene, no, ora ci si metteva anche Roy.

-Roy, cosa intendevi quando hai detto troppo tardi?

La tensione era palpabile, qualcuno avrebbe dovuto parlare o Felicity si sarebbe nuovamente prsa in uno dei suoi sproloqui.

-Roy?-fissando Oliver negli occhi-Oliver? Qualcuno può gentilmente dirmi...

-Alla QC giravano delle voci...-non sapeva davvero come affrontare il problema. A Mosca aveva cercato di depistare la Rochev con il suo atteggiamento ma, evidentemente, alla fine la cosa era arrivata alle sue orecchie. Maledizione.

-Quali voci, Oliver?

Felicity vide il volto dell'arciere cambiare espressione e capì, inorridendo.-Stai scherzando, vero? Cosa?

John prese in mano la situazione.-Ragazzi siete arrivati, dovete scendere. Avete del lavoro da fare, potrete discutere dopo di ogni cosa.

Le porte dell'ascensore si aprirono e la donna si catapultò fuori lanciandogli poi uno sguardo eloquente.-Puoi giurarci che ne discuteremo.

Detto ciò si avviò verso la loro stanza.

Lui la seguì, in silenzio, consapevole di avere un problema molto più grande da risolvere: trovare un modo per evitare di rispondere alle sue domande, perché davvero non aveva idea di come gestire la cosa. Non poteva dirle che aveva cercato di arginare il problema andando a letto con Isabel, non avrebbe aiutato. Né poteva ammettere che era stato distratto tutto il tempo dal volto di un'altra donna.

Avrebbe cercato una soluzione più tardi, ora avevano un criminale da acciuffare.

Una volta entrati in camera, Felicity prese dalla sua borsa il congegno e lasciò che Arrow le passasse il suo computer, riuscendo a collegarsi immediatamente al pc dell'uomo e iniziando la sua ricerca per confermare le loro ipotesi. Doveva essere lui il loro uomo e se avesse trovato le prove avrebbero potuto chiamare il detective Lance e lasciare a lui il resto del lavoro.

-Sono dentro.-confermò non distogliendo gli occhi dal suo portatile.

Oliver era fermo davanti alla finestra ad osservare la bellezza della sua città di notte.

-Maledizione, si sta muovendo.

-Felcity riesci a mantenere il collegamento.-John era apprensivo dall'altra parte dell'apparecchio.

-Se non si allontana troppo si ma...ci sono, ho trovato i file...oh mio dio...

Ridestato dai suoi pensieri, si affiancò alla donna, avvicinando il volto al suo.

Lei sentì crescere l'imbarazzo e si scostò leggermente, riprendendo a battere le dita frenetiche sulla tastiera.

Oliver percepì il suo disagio e se ne rammaricò, era colpa sua in fondo...era lui quello che mentiva e creava certe situazioni.

-No..no...no...

-Che succede Felicity?-chiesero all'unisono i suoi amici.

-Stò scaricando i file ma lui se ne stà andando...John, hai detto che non era in stanza...

-Mi dispiace, non so come possa essermi sfuggito...

-Ok, datemi solo 2 min...no! Cavoli! Segnale perso.

-Ma hai trovato i file, no?

-Si, Oliver ma non sono riuscita a scaricarli e questo significa che non abbiamo le prove.-detto questo si alzò in fretta e prendendo le sue cose si avviò alla porta.

-Dove vai?

-Lo seguo...

-Scusa? Sei impazzita?

-No, ma se non riesco a caricarli ora potremmo non avevre un'altra opportunità. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere diretto verso la sua prossima vittima.

Senza ascoltarlo neppure, si catapultò nel corridoio, appiattendosi contro la parete quando vide il loro uomo voltare verso l'ascensore.

-Ora blocco gli ascensori così sarà costretto a prendere le scale...

-Felicity...

-Non ti sto minimamente ascoltando, ho del lavoro da fare e tu puoi criticarmi o darmi una mano, Oliver, scegli.

Il tono della sua voce era imperioso eppure Oliver non riuscì a nascondere un sorriso e un moto d'orgoglio per la sua donna...partner.

Arrivati all'angolo, sentirono l'uomo imprecare per gli ascensori e dirigersi verso le scale di servizio.

-Seguiamolo...

-Va bene, ma resta dietro di me. Ti voglio al sicuro.

-Questa l'ho già sentita...e non mi pare sia finita bene.

Cercando di non cogliere la frecciatina della ragazza, le si parò davanti, seguendo il sospetto. Lasciarono passare diversi minuti.

-Dobbiamo seguirlo o perderò...

-Non dobbiamo farci vedere o saremo morti.

Aveva ragione e lo sapeva ma non voleva dargliela vinta, era troppo arrabbiata. Le aveva davvero nascosto delle voci su di loro? E chi gliene aveva parlato? Non poteva lasciarsi il lusso di perdersi nei suoi pensieri, aveva un cattivo da arrestare.

Oliver le fece segno di seguirlo e, senza far rumore, aprì la porta e si accinse a scendere le scale.

Sotto di loro il rumore dei passi dell'uomo.

Quando lo sentirono aprire una porta, allungarono il passo cercando di essere cauti alla stesso tempo.

Ora erano al primo piano, vicino alla sala congressi.

Felicity nel frattempo continuava a digitare all'impazzata mentre tentava di stare al passo dei due uomini.

-Sì!

Lo aveva detto ad alta voce? Notando lo sguardo di disapprovazione del suo partner la risposta doveva essere sì. Ancora.

Oliver la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui, appiattendola contro il muro, cercando di nascondere all'altro quello che aveva in mano la donna.

Si fissarono negli occhi, constatando che i passi si stavano avvicinando a loro ora.

Felicity cercò di scusarsi con lo sguardo addolorato, non ne combinava una giusta.

-Che succede, ragazzi?

-John, si sta avvicinando, abbiamo bisogno di un diversivo.-sussurrò all'amico, facendosi sempre più vicino alla ragazza, come a volerla proteggere con suo stesso corpo.

Se si fosse avvicinato abbastanza avrebbe mangiato la foglia e lui non poteva combattere lì, circondato da telecamere.

Ormai era ad una manciata di passi da loro.

-Dobbiamo distrarlo.

-Non so come aiutarvi, mi spiace.-John non aveva idea di come ne sarebbero usciti stavolta.

-Idee Oliver?

Nell'istante stesso in cui lei pronunciava quelle parole, Oliver le si avvicinò fino a sfiorarla.

La guardò intensamente e calò su di lei, lasciando che le loro labbra si unissero in un casto bacio.

Non di nuovo....perché mi fai questo, di nuovo? Fu l'unico pensiero coerente di Felicity prima che Oliver rendesse il bacio più caldo, schiudendole le labbra e prendendo possesso della sua bocca.

Il tutto durò pochi istanti nella realtà, il tempo necessario affinché il rapitore si sentisse in imbarazzo e si voltasse riprendendo la sua strada.

Ma per loro fu un'eternità.

Il primo ad allontanarsi fu lui, lasciando vagare lo sguardo sulle sue labbra rosse e umide.

I loro occhi si cercarono imbarazzati.

-Ma che diavolo?

Entrambi si voltarono sentendo una voce famigliare.

Laurell era a pochi passi da loro e li fissava sbigottita.




Nota dell'autrice: :3 Che ne dite, sis? Biricchini i nostri ragazzi... Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e anche se non vi è piaciuto, fatemelo sapere, ok? Scusate, come sempre, se ci sono errori, di qualsiasi tipo :P. A presto. :*


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Capitolo 6
*** Paure ***


Paure


L'imbarazzo calò tra loro, lasciandoli incapaci di proferir parola.

Laurell continuava a guardarli con un'espressione allibita e incredula mentre Felicity cercava di riprendere a respirare e Oliver emetteva uno dei suoi sospiri eloquenti.

La prima a ridestarsi da quel momento di stasi fu Felicity che, assicurando John della riuscita del piano, si allontanò leggermente lanciando ad Oliver un'occhiata indagatoria e forse di accusa e prendendo a digitare qualcosa sul suo pc.

-Sto inviando al Detective Lance le informazioni che abbiamo ottenuto e le coordinate che John mi sta mandando...lo sta seguendo...così potranno catturarlo prima che rapisca qualcun altro.-con quelle parole stava forse cercando di scusarsi con Laurell? E perchè poi? A malapena riusciva a dare un senso lei a quello che era appena capitato...no, un senso proprio no. Perchè lo aveva fatto? Perchè l'aveva baciata nuovamente? Perchè le stava facendo questo di nuovo, maledizione? Eppure lui conosceva la verità sui suoi sentimenti, sapeva cosa...

-Felicity?

La ragazza fu presa alla sprovvista dal tono preoccupato del giovane all'auricolare.-Dimmi Roy.

-Tutto ok? Come avete fatto a cavarvela?

Bella domanda. Naturalmente anche Oliver aveva ascoltato, essendo collegato al covo, e ora la guardava in quel modo...come se volesse dirle qualcosa ma non riuscisse a trovare le parole...o forse non volesse.

Odiava quando lo faceva.

Senza riuscire a parlare, si voltò ad osservare Laurell che se ne stava ancora eretta nella sua incredulità spostando lo sguardo dall'uno all'altra.

-Io non capisco...cosa...?

-Dobbiamo andare, Felicity...? Dobbiamo tornare al covo e accertarci che il Detective riesca a catturare il nostro uomo. Laurell...-si congedò in tono asettico.

Detto questo, prese Felicity per un braccio e si catapultò verso le scale.

Non sapeva davvero come interpretare le cose...il bacio, decisamente non una messinscena...e la reazione alla presenza della sua ex. Ma quando mai lui si comportava in modo normale? Quando mai era riuscita a capirlo in quel frangente?

Persa nelle sue riflessioni, notò a malapena dove si trovavano. Erano scesi al piano terra e ora si trovavano a pochi passi dalla reception. Inchiodò e strattonò Oliver cercando di non far troppo rumore.

-Oliver...-tentò di catturare la sua attenzione senza alzare la voce ma l'uomo sembrava deciso a non ascoltarla, camminava spedito lasciando trapelare ...rabbia? Perchè era arrabbiato? Lei doveva esserlo. Le aveva mentito riguardo ai pettegolezzi, l'aveva baciata in quel modo...davvero un bel modo...Smettila! Segui il filo del discorso, Fel!...e ora rischiava di dare un fondamento a quelle stesse chiacchiere. Se qualcuno li avesse visti uscire dall'hotel, avrebbe sicuramente fatto 2 + 2 .

-Oliver, Fermati! Non possiamo farci vedere.-il suo tono ora era più una supplica.

Sembrò finalmente sentirla e, fermandosi di colpo, Felicity gli andò a sbattere contro.

Sentì i muscoli della sua schiena contrarsi, così come tutto il corpo sembrò divenire un fascio di nervi.

Si voltò a fissarla. Per un istante si soffermò sulle sue labbra, ancora tumide, e sembrò deglutire.

-Oliver...hai capito cosa ho detto?-era davvero preoccupata. Dov'era finito il suo sangue freddo? Che diavolo gli succedeva?

Ponendogli dolcemente una mano sul braccio, ricambiò lo sguardo.-Cos'hai? Se così duro..rigido...volevo dire teso, si...teso, sei teso. Oddio,Oliver, parlami.-3-2-1- respira ragazza e conta fino a 10 la prossima volta.

-Non possono vederci uscire insieme.

-Ma dai? E io che ho detto?-Ok, era davvero strano.

Preso il coraggio a due mani, lo trascinò nuovamente verso le scale, si sistemò sciarpa e cappello e lo strattonò, indicandogli la porta principale.-Io vado per prima stavolta, tu aspetta qualche minuto e poi seguimi. Ti aspetto dietro l'angolo, ok?

Lui annuì distrattamente e lei si allontanò.

La mente annebbiata da troppi pensieri incoerenti. L'aveva baciata ed era stato...bello. Le sue labbra erano state invitanti e calde e...che diavolo gli era preso? Doveva allontanarla non baciarla in quel modo. E poi Laurell...non aveva voglia di trovare una soluzione a tutto questo, non ora.

Il suo cellulare squillò e sul display comparve il nome della sua partner e un messaggio: Tocca a te. Prendendo un profondo respiro, uscì nella fredda notte.

Era nei guai, lo sapeva. Dovevano parlare. Presto ma non era sicuro di cosa fosse giusto dire: un'altra menzogna? Per tenerla al sicuro. O la verità? Rischiando tutto.


Rientrarono al covo in silenzio e Felicity prese subito posto ai computer.

-Siete stati grandi. Ma come avete fatto a cavarvela alla fine? Il tizio era proprio davanti a voi e poi...silenzio radio.

Nessuno dei due rispose lasciando Roy e John confusi.

-Tutto ok? Che succede?-John cercò di interrogare l'amico, fermo poco lontano dalla postazione della loro it girl. L'aria era satura di elettricità. Quei due ne avevano combinata un'altra delle loro, o meglio...Oliver ne aveva combinata un'altra delle sue e ora la tensione si poteva tagliare con un coltello.

-Il detective mi ha confermato la cattura del rapitore. Sono riusciti a farsi dire dove sono le altre donne.

-Cosa hai trovato nei files che ti ha tanto sconvolta?-cambiare discorso sembrava una buona alternativa al silenzio.

-Quel tipo stava organizzando una tratta delle schiave...prostituzione. Avrebbe venduto quelle povere donne al mercato nero...

-Ma noi lo abbiamo fermato.

-Si, Roy, lo abbiamo fermato, grazie a Dio.-il suo sguardo vagò per un istante verso Oliver e i loro occhi rimasero incollati per un istante.

Tirando un sospiro, la giovane si alzò dalla sedia e, a braccia conserte, si parò davanti a lui.

-Allora?

L'inquisizione probabilmente avrebbe fatto meno paura. Il suo tono era glaciale.

Oliver alzò lo sguardo su di lei senza riuscire però a rispondere.

-Voglio una risposta, Oliver...ora! Cos'è questa storia dei pettegolezzi?

-E del bacio?-Laurell aveva fatto il suo ingresso al covo e neppure lei sembrava molto incline a lasciar correre.

John e Roy si scambiarono uno sguardo confuso.-Bacio?-chiesero all'unisono, beccandosi uno sguardo glaciale da parte degli altri.

Roy alzò le mani in segno di resa e John sorrise nascondendo il gesto dietro la mano.

Cercando di elaborare un piano, Oliver si avvicinò a Laurell e le prese la mano invitandola a seguirlo.

La donna non se lo fece ripetere e sorridendo gli andò dietro, verso la parte più appartata del covo.

Colpita dal gesto, Felicity trattenne a stento le lacrime e con quel poco di dignità che le era rimasta, prese le sue cose intenzionata ad andarsene.

John la fermò per un braccio e le sorrise dolcemente, tentando di infonderle un po' di sicurezza.-Dovete chiarire...qualsiasi cosa sia successa in quell'hotel...

-Mi ha baciata! Di nuovo.-sospirò voltandosi a guardarli parlare sommessamente.-Sono stanca, John. Me ne vado a casa. Buonanotte.

-Felicity, aspetta. Ascolta non pretendo di essere nella sua mente e, onestamente, ha talmente tanti problemi che non mi piacerebbe proprio, ma so cosa prova...

-John, no, ti prego...Mi sono illusa già una volta. Quella sera, quel ti amo e quel bacio sono stati una menzogna lo so...insomma, non era neppure un vero bacio. Ma stavolta...stavolta lui mi ha baciata, capisci? E ora sta cercando di spiegare alla donna che ama che era un piano, di nuovo. Cosa vuoi che faccia? Cosa dovrei aspettare, dimmelo?

Roy si avvicinò a loro.-Lui ti ama. E' un'idiota e forse non te lo dirà mai, ma ti ama. E dovresti cercare di lottare per questo. Fidati, te lo dice uno che non lo ha fatto, non abbastanza, e ora si sente morire.

Felicity cercò di sorridere e di credere alle sue parole ma davvero non sapeva cosa fare.

Doveva aver significato qualcosa...voleva crederci ma aveva così paura di soffrire nuovamente.

Percepirono l'istante preciso in cui Laurell trattenne il respiro e, girando sui tacchi, si incamminava verso l'uscita. Nel suo passaggio, lanciò un sorriso amaro verso di lei e riprese la sua strada.

Felicity intercettò i suoi occhi rivolti verso di lei e il suo sorriso spento. Sembrava stanco.

Gli si avvicinò, pronta a combattere per avere le sue risposte.

-Perchè non me lo hai detto?

Gli altri due uomini colsero l'occasione per lasciare il covo. Roy continuava ad avere uno sguardo triste e sconsolato ma John...lui non riusciva a smettere di sorridere.

Quei due lo avrebbero ucciso, erano in grado di fargli dimenticare anche i suoi problemi, le sue paure. E li amava per questo. Sarebbe tornato a casa, dove Layla lo aspettava tutte le sere, e insieme avrebbero trovato un modo per affrontare tutti i cambiamenti che il destino aveva riservato loro e per godersi l'arrivo del loro bambino, come era giusto che fosse. Perchè è questo che fanno le persone che si amano: affrontano tutto insieme perchè niente è troppo complicato o difficile o pericoloso quando ami qualcuno.

Rimasti soli, Oliver e Felicity si permisero il lusso di rimanere immobili, l'uno di fronte all'altra, pronti a risolvere il loro di problemi.

-Cosa...-prese un profondo respiro, chiuse gli occhi e poi li incatenò a quelli dell'uomo che amava.-Dimmi la verità, Oliver, ti prego...-lo supplicò.



Note dell'autrice: Mi fermo sempre sul più bello, vero? :p Scusate.

Spero cmq vi piaccia anche questo capitolo che, con tutto il cuore, dedico alla mia piccola sis Michy :*

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Capitolo 7
*** Verità ***


Verità


Oliver le voltò le spalle tentando di acquistare una sicurezza che non gli apparteneva.

Sapeva di doverle dire la verità, non potevano continuare con tutte queste menzogne, non era giusto per nessuno dei due....ma sapeva anche che una volta superato quel confine non sarebbe più stato possibile tornare indietro. E forse era proprio questo che lo spaventava.

Cosa sarebbe accaduto se avesse ammesso i suoi sentimenti? Come sarebbero cambiate le cose tra di loro? Sarebbe riuscito a gestire la sua ansia, la sua paura di perderla...di farle del male?

Abbassò le spalle esausto. Chiuse gli occhi e cercò di prendere coraggio.

Felicity intanto lo osservava in silenzio, terrorizzata.

Come le era venuto in mente di dargli un ultimatum? Lo aveva appena visto parlare con Laurell e non poteva sapere ciò che le aveva detto,. Lei se ne era andata irritata ma, quella donna era strana...e se lui le avesse detto che tra loro non c'era niente e mai ci sarebbe stato? Se avesse solo immaginato di sentire in lui una reazione a quel bacio. Se...

Oliver le puntò gli occhi addosso, indugiando sulle labbra.

Le sembrò di vederlo deglutire ma...

-Felicity, io...-cominciò avvicinandosi e posandole istintivamente una mano sulla guancia.

La ragazza assimilò il suo calore mugugnando a quel gesto così intimo che tanto le era mancato e, preso coraggio, lo fissò a sua volta, coprendo la mano con la sua.

Può il tempo rallentare tanto da fermarsi? Si. Stava accadendo proprio in quel momento.

-Oliver...

Entrambi avevano paura di rompere quell'incantesimo ma sapevano, allo stesso tempo, di non aver scelta.

Il primo a riacquistare l'uso delle parola fu Oliver.

-Non riesco ad immaginare cosa farei se dovesse accaderti qualcosa...-la sua voce era un sussurro, una carezza leggera colma di tristezza.

-Ogni giorno in cui scelgo di essere al tuo fianco, come tua partner, rischio di farmi male. E' già accaduto, Oliver, e accadrà ancora. Sono stata rapita, interrogata e quasi uccisa non so più quante volte eppure non ho rimpianti. Non c'è altro luogo in cui vorrei essere se non qui con te, per aiutarti ad essere quell'eroe che so puoi diventare. Il mio posto è questo...qualsiasi cosa...comunque vada. Se tu resti, io resto e se tu combatti, io combatto. Questo no cambierà mai, lo capisci, Oliver? E non voglio che tu tu senta in colpa se o quando mi capiterà qualcosa perchè è la mia vita, ricordi? Ed è una mia scelta.

Oliver l'ascoltò incredulo. Quella donna così forte e coraggiosa...come poteva meritare lei e il suo amore?

-Io ti amo, Oliver Queen e questo non cambierà mai.

-Perchè?-riuscì a chiedere senza spezzare il legame fisico tra loro.

Felicity lo guardò perplessa, sorridendogli poi.

-Non lo so. Perchè...perchè si Non c'è una risposta giusta. Non si sceglie chi amare, credo sia qualcosa che accade e basta. E' il tuo cuore a scegliere non la tua testa, per questo credo sia difficile. Ma io sono pronta a provarci. Quando ci siamo baciati...ed intendo all'hotel perchè quello a casa tua....-sospirò-è un'altra storia....sò, credo che anche tu abbia provato qualcosa, non so cosa ma...non puoi dirmi di non aver provato niente, Oliver. Non dirmelo. O starei facendo la figura dell'idiota con tutto questo discorso e, nonostante sia abituata a fare figuracce, non è che ne vada proprio fiera. Oddio, sto perdendo il filo del discorso, vero?

Oliver rise di gusto alla sua loquacità disarmante, zittendola però con lo sguardo.

-Ho provato qualcosa. E anche l'altra volta ma...non volevo concedermi il lusso di credere di poter avere una vita normale, come tutti gli altri. Guarda come sono finite le mie relazioni passate, Felicity?

-Preferirei evitare di pensarci, se non ti spiace, ma vorrei ricordarti che io non sono loro. Io ti conosco meglio di chiunque altro, so chi sei davvero, con me non dovresti mai mentire o giustificarti.

-E se ti usassero per arrivare a me?-il terrore era ancora radicato in lui.

-Tu verresti a salvarmi, come fai sempre.-fu la sua semplice risposta.-Io credo in te, mi fido di te e poi...quale posto sarebbe più sicuro di quello accanto a te?

Entrambi risero, finalmente liberi da un peso.

Felicity gli si avvicinò e, in punta di piedi, si aggrappò alla sua camicia sfiorandogli le labbra con le proprie.

-Non ti libererai di me facilmente.-gli sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, con sguardo sognante.

A quel punto, lui prese possesso delle sue labbra, mordendole quello inferiore e inducendola a dischiuderle per approfondire il contatto.

Qualcosa in lui si sciolse, ci fu come un click nella sua testa mentre come un assetato si beava del suo dolce sapore e finalmente capì la verità.

L'amava e uniti avrebbero affrontato ogni cosa perchè lei non era mai stata e mai sarebbe stata una sua debolezza ma la sua più grande forza, senza la quale non avrebbe potuto vivere.


Nota dell'autrice: Diciamo che è finita...però chissà...

Spero comunque che vi sia piaciuta, almeno quanto è piaciuto a me scriverla :)

Grazie a tutte le persone che mi hanno seguito in questa storia e che mi hanno recensito :*

Alla prossima...


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