The other side of you

di Fairy21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flame ***
Capitolo 2: *** Il "Party" ***
Capitolo 3: *** La troveremo, te lo prometto ***
Capitolo 4: *** Hawaii, stiamo arrivando! ***
Capitolo 5: *** Un ciclone? ***



Capitolo 1
*** Flame ***


Flame

<< Il postino? >> chiede scherzoso.

<< Mi dispiace ma non mi è venuto in mente niente di meglio >> rispondo.

<< Cos’è hai cancellato dalla tua memoria il tuo vecchio migliore amico d’infanzia? >> chiede scherzoso.

Mi guarda dritto negli occhi, non distoglie i suoi occhi neri dai miei. Che sguardo profondo, quasi inquietante.

<< Justin Harris, come dimenticarti >> dico mentre in me si accende la famosa lampadina.

<< In persona >> risponde contento.

<< Non mi fai entrare? >> continua.

Ecco Derek raggiungerci.

<< Buongiorno >> dice Derek porgendogli la mano.

<< Salve >> risponde Justin.

<< Derek lui è il mio vecchio amico Justin e lui è il mio fidanzato Derek >> dico presentandoli.

Andiamo in giardino.

<< Non mi avevi mai parlato di lui >> mi sussurra Derek all’orecchio quando Justin è lontano.

<< Non lo ricordavo nemmeno >> rispondo.

<< E perché è venuto? >> chiede.

Già, perché è qui? Non me lo ero ancora chiesto, perché dopo così tanti anni si fa vivo adesso?

<< Non so, non glielo ho ancora chiesto >> rispondo.

<< Be strano, perché dopo tutto questo tempo adesso viene a cercarti e poi lui… >> dice Der.

<< Ehi Lila >> ci interrompe Justin avvicinandosi.

<< Justin >> rispondo zittendo Der pestandogli il piede.

<< Allora che fai qui a New York, non mi dire che sei tornata a vivere qui? >> chiede Justin come se conoscesse già la risposta.

<< Sì, ci siamo trasferiti da poco, siamo tornati a essere newyorkesi! >> rispondo sarcastica.

<< Non sai che piacere mi fa sapere che sei di nuovo qui, come ai vecchi tempi >> dice contento.

<< E tu vivi qui a New York? >> gli chiede Der.

<< Sì, abito qui, di fronte casa di Lila >> risponde Justin.

<< Ah, quindi vi conoscete da molto tempo? >> dice Der.

<< Sì, in pratica siamo cresciuti insieme, eravamo nella stessa classe alle elementari, ti ricordi Lila? >> risponde Justin.

<< Ehm… sì, quanto sei cambiato, non ti avrei mai riconosciuto >> dico.

Lo ricordavo più… più in carne ecco.

<< Tu invece no, sei sempre la stessa >> risponde sarcastico.

Non so se mi faccia piacere sapere che non sono cambiata. Il cambiamento fa parte della vita, io credo di essere cambiata molto invece, soprattutto nell’anno appena trascorso. È stato un anno pieno di emozioni, ricco di sorprese e imprevisti, ma non c’è da sorprendersi con me! Ero la balenotta dai capelli rossi, quella che tutti prendevano in giro, di cui tutti ridevano, soprattutto per le mie forme un po’ più accentuate. Ma sono riuscita a combatterle, grazie all’aiuto delle mia fantastiche amiche Alice e Cathy. Come farei senza di loro! E in fin dei conti anche grazie all’aiuto di Luck. Lui mi ha dato la forza di cambiare e migliorarmi, nonostante tutto il male che mi abbia fatto non posso cancellarlo dalla mia vita, resterà sempre il suo ricordo con me. E poi c’è lui, la ragione della mia vita, Derek. La persona migliore al mondo che non credo di meritare, cosa avrò mai fatto per meritare una persona così dolce e speciale al mio fianco? Nonostante tutto il dolore che ha potuto provare nella sua infanzia poco felice, lui è riuscito ad accendere in me il sentimento per cui tutti gli uomini sulla Terra lottano ogni giorno: l’amore. Perché sì, cosa sarebbe la vita senza l’amore? E cosa sarebbe la mia vita senza Derek? Non riesco più ad immaginarlo. Ultima ma non meno importante è la mia famiglia. Quante ne abbiamo passate nell’ultimo anno, il cambiamento di Sam, la disintossicazione dall’alcool della mamma, il mio rapporto con papà e poi loro, i nonni. Non li conoscevo affatto, li ho sempre considerati freddi e distaccati, ma si sono rivelati tutto il contrario grazie alla mia esperienza newyorkese. New York, come farei senza di te? Grazie a te oggi sono quella che sono e ho vicino le persone che più amo al mondo. New York e le sue sorprese, New York e i suoi profumi, le sue luci, i suoi suoni. New York.

 

 

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<< Ti dico di no >> dico.

<< E invece sì, perché mai questo Justin dovrebbe essersi fatto vivo proprio adesso dopo tutti questi anni? >> chiede Alice.

<< Non so, magari ha visto qualcuno entrare e uscire da casa, visto che abita difronte casa dei miei genitori? >> rispondo ironica.

<< E perché non l’ha fatto prima? È da un mese che vivi qui ormai… >> risponde Alice.

<< Beh, magari si vergognava… non so, non posso mica entrare nella sua testa! >> dico ironica.

<< Un ragazzo si avvicina a te dopo undici anni e ti dice ti ricordi di me? A cosa vuoi che aspiri? >> dice Alice come se conoscesse già la risposta.

<< A niente, è solo un vecchio amico d’infanzia che dopo tanto tempo vuole rivedere una sua cara amica; lui sa che sono fidanzata con Derek, l’ho detto non appena li ho presentati >> rispondo.

<< Sì, ma fino a che tu non li presentassi non lo sapeva >> dice Alice maliziosa.

<< Sì ma questo non cambia niente, Justin è solo un amico niente di più e adesso continuiamo a studiare che è meglio >> rispondo.

<< Non so, c’è qualcosa in questo ragazzo di… strano, non riesco a decifrarlo >> dice Alice.

<< Alice, vuoi smetterla di giocare all’investigatrice? >> rispondo ironica.

<< Forse è un serial killer… >> dice sarcastica.

<< Va bene continua pure a fantasticare, io torno allo studio >> dico sarcastica mettendo le cuffie dell’ipod.

<< O forse… >> dice ma non sento altro, ho già fatto partire la musica.

Vedo che torna a sfogliare il libro, ha finito di indagare su Justin!

È stato strano rivederlo, ci siamo lasciati che eravamo poco più alti di un metro e adesso siamo cresciuti. È cambiato molto, è diventato un uomo, alto e muscoloso, con quei capelli scuri come la pece e gli occhi se si può ancora più scuri dei capelli. Il suo sguardo profondo mi ha permesso di riconoscerlo, quegli occhi così particolari mi hanno permesso di ricordare quanto fossero belli i pomeriggi a giocare a nascondino o ai soldatini, perché si ero un po’ maschiaccio da piccola. Justin, come ho fatto a non ricordarmi di lui quando sono arrivata a New York? Perché credevo di conoscere solo Cloe? È come se una parte di me lo avesse involontariamente rimosso, cancellato, come una spugna cancella la lavagna, il mio cervello aveva cancellato lui.

Trema il letto che succede? Il terremoto?

Ah no è il telefono che vibra sotto il libro.

<< Pronto? >> dico.

<< Ehi sei libera stasera? >> risponde Der.

<< Anche se non lo fossi, troverei il tempo per te >> dico.

<< Perfetto perché devo portarti in un posto >> risponde.

<< Posto? Che genere di posto? >> chiedo curiosa.

<< Passo a prenderti alle otto >> risponde.

<< Der? Non hai risposto alla mia domanda? >> dico sarcastica.

<< A dopo piccola >> termina riattaccando.

Riesce sempre a stupirmi, cosa avrà in mente?

 

 

<< Conosco bene questo posto >> dico entrando.

<< Anch’io e forse più di te >> risponde Der.

<< Sì ma non capisco perché siamo qui, ho finito di lavorare meno di due ore fa e sono di nuovo qua, a teatro, perché hai voluto portarmi qui? >> chiedo.

<< Credi di conoscere a fondo il teatro? >> chiede.

<< Sì certo ci sono cresciuta perché? >> rispondo.

<< Penso che il posto dove ti sto per portare non l’hai mai visto >> dice contento.

<< Tu credi? Lavoro qui cinque ore al giorno, conosco ogni singolo angolo >> rispondo sarcastica.

<< Allora te ne sarà sfuggito uno >> risponde scherzoso.

Mi prende per mano e mi conduce dietro il palco, nel backstage. Scosta una tenda rossa e dietro c’è una porta blindata. Cosa? Possibile che non me ne sia mai accorta?

<< Ma cosa… >> dico sorpresa.

<< Shh… o vuoi che ci scoprano >> risponde sottovoce.

Prende la chiave da sopra la porta e la apre lentamente cercando di non fare rumore.

Entriamo e la richiude alle nostre spalle. Cominciamo a salire una rampa di scale dopo l’altra, saranno almeno un centinaio. Un ascensore no?

Arriviamo sul pianerottolo dell’ultima rampa di scale e c’è un’altra porta a vetri da cui filtrano delle luci. La apre e difronte a me si presenta più bella che mai New York. I grattacieli. Una splendida terrazza illuminata da delle candele profumate che creano un sentiero che conduce a un tavolo pieno di prelibatezze. Una cenetta romantica.

<< Wow… >> dico senza parole.

<< Non te lo saresti mai aspettato eh? >> risponde come se conoscesse già la risposta.

<< Ma come sapevi di questo posto? >> chiedo sbalordita.

<< Quando ero piccolo giocavo sempre dietro le quinte del teatro, mi travestivo, giocavo ad impersonare ogni cosa, dai draghi ai principi… poi un giorno sono scivolato e per evitare di cadere mi sono aggrappato alla tenda rossa e… >> risponde.

<< Hai scoperto questa porta >> lo interrompo.

<< Proprio così, quindi curioso più che mai l’ho aperta e sono arrivato qui, in questa splendida terrazza con una vista mozzafiato su New York >> risponde.

<< E perché non me l’hai mai mostrata prima? >> chiedo un po’ dispiaciuta.

<< Mi sono ripromesso che questo posto sarebbe stato solo mio, il mio angolo di mondo segreto, a cui nessuno poteva accedere, dove avrei potuto rilassarmi, piangere e fare tutto ciò che volevo. Ho giurato che qui non ci avrei mai portato nessuno perché le altre persone ne sarebbero rimaste colpite e mi avrebbero “rubato” il mio angolo segreto >> risponde.

<< Ma tu avevi già un posto speciale dove mi hai sempre portata >> dico.

<< Quel posto l’ho scoperto più avanti, anche quello per caso, ne sono rimasto affascinato e ho cominciato ad andarci spesso, ma non è del tutto mio, in fin dei conti è una zona verde di un piccolo parco coperta dagli alberi, ma aperta a tutti, quindi non è proprio segreto >> risponde ironico.

<< Ma allora perché oggi mi hai voluto mostrare questo splendido posto se avevi giurato che qui non ci avresti mai portato nessuno? >> chiedo.

<< Perché tu sei tu, con te non ho segreti e anche questo posto che fino ad oggi è stato solo mio voglio condividerlo con te >> risponde.

<< Grazie, è un gesto bellissimo, so quanto sia importante per te il tuo spazio e sapere che vuoi condividerlo con me mi riempie di gioia >> dico contenta.

Mi avvicino a lui e mi stringo tra le sue braccia. Il suo calore, il suo respiro su di me è tutto come la prima volta all’Empire State Building. Anche lì avevamo praticamente New York ai nostri piedi, ma qui è diverso, siamo soli, in un angolo di mondo sconosciuto da tutti e da tutto, che da adesso è anche mio. Grazie Der.

<< Dobbiamo dargli un nome >> dico d’un tratto.

<< A cosa? >> chiede.

<< A questo posto >> rispondo.

<< E che nome vorresti dargli? >> chiede sarcastico.

<< Non so… così su due piedi… >> rispondo.

<< Cosa ti ha colpito di questo posto appena siamo arrivati? >> chiede.

<< La fiamma di queste candele >> rispondo prontamente.

<< Flame >> dice.

<< Flame… fiamma, sì è questo il nome giusto >> rispondo esultando.

<< Abbiamo appena battezzato il nostro posto segreto >> dice sarcastico.

<< Allora dobbiamo brindare >> rispondo.

Mi prende per mano e mi conduce verso il tavolo ricco di deliziosi piatti. Ha fatto tutto questo per me.

<< A Flame >> dice alzando il calice.

<< All’inizio di una nuova avventura >> rispondo.

Tin.

 

 

Buongiorno a tutti! Eccomi di ritorno con il sequel di Sheila! È una storia nuova e indipendente dalla precedente, ci sono degli agganci ovviamente ma per chi non volesse leggere la prima storia può benissimo comprendere questa, magari io ogni tanto vi darò qualche spunto. Per i curiosi, invece, che volessero sapere le vicende dei nostri protagonisti potete andare su “Sheila” e dare un’occhiata!

 

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Capitolo 2
*** Il "Party" ***


Il “Party”

<< Tranquilli bado io alla casa, divertitevi e fate buon viaggio >> dico.

<< Lila tesoro mi raccomando fate attenzione, spegnete il metano, controllate la posta… >> risponde mamma preoccupata.

<< Eleanor non esagerare, sono grandi ormai e poi non staremo via mica un anno! >> la interrompe papà.

<< Ecco, dai mamma non preoccuparti e adesso andate prima che perdiate l’aereo >> rispondo.

<< Dov’è tua sorella? >> mi chiede mamma.

<< Non so, sarà ancora in casa >> rispondo.

<< Sam >> urlo dal giardino verso l’interno della casa.

<< Eccomi, scusate il ritardo >> dice con l’affanno per la corsa.

<< Sam tesoro, sei sicura che non vuoi venire con noi? >> chiede apprensiva mamma.

<< No mamma, stà tranquilla e poi c’è Lila qui con me, giusto? >> risponde guardandomi complice.

<< Certo, non avete niente di cui preoccuparvi, andate tranquilli >> dico.

<< Allora andiamo, se avete bisogno chiamate pure, ciao tesoro >> dice mamma abbracciandomi.

<< Non c’è ne sarà bisogno e salutatemi zia Helen >> rispondo.

Li salutiamo e li vediamo andare via in macchina. Vanno a trovare i parenti di papà in Germania, non li vedo da circa sette anni ormai! Papà ha origini tedesche, per questo è così preciso! Zia Helen non sta molto bene, così i miei genitori vanno a fargli visita e staranno lì per un po’, non so di preciso quanto tempo si fermeranno.

<< Adesso che si fa? >> chiede Sam.

<< Cosa vorresti fare? >> rispondo.

<< Non so, abbiamo un’intera casa a disposizione, tutta per noi, nella città che non dorme mai e pensavo che… >> dice Sam.

<< Che niente, non voglio guai Sam, mamma e papà sono andati via da meno di cinque minuti e tu sei sotto la mia responsabilità >> la interrompo.

<< Adesso non fare la madre apprensiva che già c’è l’ho, non sono più una bambina posso benissimo badare a me stessa senza il tuo aiuto >> risponde.

<< Non voglio farti da madre, voglio solo che non combini guai, perché la colpa ricadrebbe tutta su di me >> dico.

<< Ma cosa vuoi che succeda se organizziamo un party? >> chiede come se conoscesse già la risposta.

<< No Sam, non se ne parla >> rispondo.

<< Dai, non fare la vecchia di ottanta anni, hai dice nove anni Lila, divertiti e fai qualche pazzia, in fin dei conti quando ti ricapita un’occasione del genere? >> dice sarcastica.

<< Almeno lo riconosci che è una pazzia! >> rispondo ironica.

<< Questo è un sì? >> chiede speranzosa.

<< No >> rispondo.

<< Ehi Lila >> sento urlare dall’altro capo della strada.

Mi volto e… Justin!

<< Ciao Justin >> lo saluto.

Si avvicina a noi.

<< Ciao tu sei aspetta… fammi pensare… Sam >> dice vedendola.

<< Esatto e tu sei… Justin >> risponde ironica Sam.

L’ho appena detto io!

<< Come stai? >> chiedo.

<< Bene, indaffarato con il lavoro e voi? >> risponde.

<< Ben… >> dico ma vengo interrotta da Sam che come un fiume in piena comincia a parlare ininterrottamente.

<< I nostri genitori sono appena partiti per una breve vacanza >> m’interrompe Sam.

Cos’è vuoi mettere i manifesti?

<< Ah e presumo ne siate contente vero? >> chiede scherzoso.

<< Beh in realtà… >> dico.

<< Ovviamente e pensavamo di fare un party domani >> m’interrompe Sam.

Mi vuoi fare parlare almeno un po’ o vuoi interrompermi sempre?

Aspetta cosa ha appena detto? Un party? Qui?

Lancio uno sguardo fulminante a Sam che accenna un sorriso per poi riprendere a parlare.

<< E naturalmente sei invitato >> dice con un sorriso a trentadue denti.

<< Grazie, verrò volentieri, avete già organizzato tutto? >> chiede Justin.

<< In realtà non avevamo neanche parlato di fare una festa… >> dico sottovoce quasi tra me e me.

<< Cosa? >> mi chiede Justin.

<< Eh? Ehm... no no niente >> rispondo.

<< Lila intende che non abbiamo ancora fatto niente, vuoi aiutarci? >> dice Sam lanciandomi a sua volta uno sguardo fulminante.

<< Certamente, da cosa comincio? >> risponde entusiasto.

<< Entriamo dentro casa intanto, ci penseremo dopo >> dico facendogli strada.

Sam prende un’agenda e comincia a segnare cosa serve per la “festa” di domani. Possibile che debba vincere sempre lei? Spero che non debba pentirmi di quello che sto facendo.

Sam, come se fosse una party planner, comincia a dividere i compiti tra me e Justin. Mentre lei si occuperà solo degli addobbi e Justin degli inviti, io devo fare tutto il lavoro “sporco”, cioè tutto il resto… la spesa, la musica, le bevande… le tipiche cose delle feste. Tutto io.

 

 

<< Ehi Lila >> mi dice Sam smuovendomi mentre tento di dormire in piena notte.

<< Lasciami dormire Sam >> rispondo affondando la testa sotto il cuscino.

<< Dai è importante, apri gli occhi >> dice.

<< Sam sono le tre del mattino cosa… >> rispondo ma qualcosa mi acceca.

<< Ti piace? >> dice mostrandomi un vestito tutto paillettato.

<< Non è il momento Sam, ci penseremo domattina >> rispondo.

<< Dimmi solo sì o no, almeno so se continuare le ricerche del vestito perfetto o fermarmi >> dice come se fosse una questione di vita o di morte.

<< Sì >> dico sottovoce.

<< È un sì? Perché se non ti piace… >> risponde.

<< Sì Sam sì mi piace, ma perché tutto questo interesse alle tre del mattino a trovare il vestito perfetto per domani? >> la interrompo un po’ più sveglia.

<< Beh così, non avevo sonno e… >> risponde facendo finta di niente.

<< Non me la dai a bere, dai dimmi il motivo >> dico decisa.

<< E va bene, dato che insisti tanto ti dirò il motivo, domani alla festa ci sarà qualcuno di speciale e voglio farmi bella per lui >> risponde arrossendo.

<< Ma non è mica la prima festa della tua vita e neanche questo ragazzo, chi è lo conosco? >> chiedo curiosa.

<< Ehm… no, cioè sì… >> risponde impappinandosi.

<< Sam dimmi chi è >> dico interrompendola.

<< Justin >> dice di getto.

<< Justin? Cioè Justin Justin? >> chiedo sbalordita.

<< Sì che c’è di male, è un bel ragazzo, è tuo per caso? >> risponde.

<< No no, dicevo perché mi sembra strano che a te possa piacere uno come lui >> dico sinceramente.

<< Le cose cambiano sorella >> risponde mettendosi a letto.

Già, mia sorella e Justin? Cioè Sam e Justin?

<< Buonanotte sorellona >> dice dopo un po’.

<< Notte Sam >> rispondo.

Beh notte è quasi mattina ormai!

 

_______________________________

 

 

<< Ciao che piacere vedervi >> dico vedendo arrivare Alice e William.

<< Ehi come va? >> dico vedendo Cloe e Cathy.

E così continua per tutto la festa con gli ospiti, saluto tutti, scambiamo due parole, scherziamo, balliamo ma la festa è cominciata da più di due ore e Derek non è ancora arrivato. Strano, lui è sempre puntuale. Cosa sarà successo?

<< Sam hai visto Derek? >> le chiedo quasi urlando a causa del volume troppo alto della musica.

<< No, non mi pare >> risponde continuando a ballare come se non gli avessi chiesto niente.

Grazie sorellina, sei davvero di grande aiuto.

La casa è piena di ragazzi, stracolma di gente, in soggiorno, in cucina, persino in giardino, non c’è neanche un po’ di spazio per camminare. Come avrà fatto Sam a stringere tutte queste amicizie nel giro di pochi mesi? Cerco di raggiungere la mia borsa per prendere il cellulare e mandare un messaggio a Der, facendomi strada tra le persone guardo avanti, decisa finché… non mi ritrovo per terra. Devo essere inciampata sul piede di qualcuno…

<< Tutto bene? >> mi chiede qualcuno dall’alto.

<< Sì credo… >> rispondo.

Alzo lo sguardo e noto chi mi sta rivolgendo queste parole.

Justin.

Allunga un braccio e mi aiuta ad alzarmi.

<< Grazie >> dico una volta in piedi.

<< Sicura di stare bene? >> mi chiede.

<< Sì, sta tranquillo Justin, credo di non essermi fatta niente di grave >> rispondo.

<< Ti ricordi il mio nome? >> risponde.

Che domanda è? Justin? Non è che sei caduto tu e hai battuto la testa?

<< Cert… >> rispondo ma m’interrompo da un improvviso blackout.

Cos’è successo?

<< Tranquilli state calmi deve esser andata via la corrente, solo due minuti e sistemeremo tutto >> urlo tra i ragazzi.

Non si vede niente, è buio pesto, cerco di arrivare all’interruttore generale per riattaccare la corrente attraverso le luci che riflettono i cellulari dei ragazzi che cercano di creare un sentiero per farmi passare.

Ecco fatto.

Riaccendo le luci e noto che l’interruttore era staccato, come se qualcuno lo avesse spento volontariamente. Che scherzo è mai questo…. Certo che i ragazzi di oggi hanno una fantasia! Che senso ha staccare l’interruttore della luce, è davvero divertente?

<< Ehi Lila >> sento urlare dalle mie spalle.

<< Justin, ti stai divertendo? >> rispondo dopo essermi voltata.

Ha qualcosa di strano, di diverso, ma cosa…

<< Sì, credo che sia riuscita bene questa festa >> dice soddisfatto.

Continuo a fissarlo per capire cosa abbia di diverso, deve pur esserci qualcosa, prima non era così…

<< Perché mi guardi in quel modo? >> mi chiede.

<< Hai cambiato qualcosa rispetto a prima? >> chiedo.

<< Prima? >> risponde.

<< Sì, non avevi una maglietta blu? >> chiedo.

<< Ehm… ah sì, ho dovuto cambiarla perché un ragazzo mi ha vomitato addosso, troppi alcolici… >> risponde ironico.

<< Ecco, perché notavo qualcosa di diverso ma non capivo cosa >> dico scherzosa.

<< Ah sì, non potevo restare con quella maglietta tutta la serata >> risponde ridendo.

Inizio a ridere anche io e cominciamo a scherzare, a divertirci come ai vecchi tempi, quanto mi sono mancati questi momenti! La mia infanzia qui a New York è stata davvero bella, ero una bambina molto felice, non che rimpianga Millville perché mi ha permesso di conoscere le mie migliori amiche Alice e Cathy, ma New York è New York!

<< Lila >> sento urlare all’improvviso.

Sembrava la voce di Alice.

Mi volto verso la fonte del suono che mi fa cenno con la testa di andare fuori in giardino. Perché? Che succede?

Seguo il suo consiglio e mi reco in giardino, ma non c’è nessuno. Cos’è anche lei si mette a fare scherzi? Mi guardo intorno, ma niente, non si vede nessuno. Sarà meglio rientrare, c’è un po’ di freddo stasera. Mi incammino verso l’interno della casa ma il rombo di una moto mi blocca. Derek. Conosco questo rumore, conosco la sua moto, deve essere lui. Mi volto e vedo dei fari accesi sulla strada, è talmente buio che non mi ero accorta di lui. Eppure percepisco sempre la sua presenza, so quando si trova vicino a me, è una sensazione strana che solo lui riesce a suscitare in me. Il mio Der.

<< Derek >> urlo dirigendomi verso di lui.

Indossa il casco e fa per andarsene.

<< Derek aspetta che è successo? >> dico piazzandomi difronte alla sua moto.

<< Lila spostati, lasciami andare via >> risponde con il tono di voce che odio sentire in lui.

È arrabbiato.

<< Der ti prego, spiegami cosa è successo, perché sei arrabbiato? >> chiedo stupita.

Più che stupita direi sconvolta, perché è arrabbiato? E perché non mi parla? Ho fatto qualcosa di sbagliato?

<< Non mi va di parlare adesso, lasciami andare >> risponde duramente.

<< Der per favore, scendi da questa moto e parliamo, ho bisogno di capire cosa è successo >> dico.

<< Non c’è niente da capire, ti sarai divertita questa sera con quel tuo nuovo amico no? >> dice infuriato.

<< Justin? Cosa centra Justin adesso? E poi no, se vuoi saperlo non mi sono divertita affatto, tutta la serata a cercare di evitare danni alla casa e tenere tutto sotto controllo. Stavo solo scherzando un po’ con Justin, che c’è di male? >> rispondo cominciando ad alterarmi.

<< Invece di stare con me, te ne stavi lì a scherzare con Justin non è così? >> dice guardandomi dritto negli occhi.

<< Sarei stata volentieri con te, ma se tu non sei venuto con chi sarei dovuta restare per tutta la serata? >> rispondo.

<< Io non sono venuto? Tu non mi hai invitato >> dice togliendosi il casco.

<< Io? Certo che ti ho invitato ho scritto tutti i nomi nella lista degli invitati, sono sicura che c’era anche il tuo, non potevo mica scordarmi di te >> rispondo.

<< Così sembra, forse mi hai inserito nella lista ma non me lo hai fatto sapere >> dice un po’ più calmo.

<< Non mi sono occupata io degli inviti, era un compito di… >> rispondo.

<< Justin? >> m’interrompe.

Ops…

<< Adesso ho capito, non mi ha invitato per avere campo libero con te, quel… >> dice scendendo dalla moto e dirigendosi verso l’interno della casa.

 << Der, Der fermati, non fare pazzie, forse l’ha solo dimenticato… >> dico cercando di calmarlo.

Niente da fare, sembra un treno diretto senza fermate.

 

 

Buongiorno a tutti! Ho cercato di velocizzarmi per pubblicare in fretta il secondo capitolo e spero di riuscire a mantenere questo ritmo! Spero anche di sapere cosa ne pensiate, accetto critiche, consigli e… insomma tutto quello che vi passa per la testaa! A prestissimo baci fairy21 :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** La troveremo, te lo prometto ***


La troveremo, te lo prometto

<< Derek ti prego fermati >> dico rincorrendolo.

Non si ferma, non mi ascolta. Prosegue dritto e niente e nessuno può fermarlo.

Spalanca la porta d’ingresso facendo risaltare il ragazzo che per poco non finiva spiaccicato contro il muro. Si fa strada tra i ragazzi per cercare la causa di tutta questa sua rabbia: Justin.

<< Der ti prego >> insisto.

<< Ehi cugino >> lo saluta William vedendolo.

<< Will non posso adesso >> risponde senza fermarsi.

<< Ma cosa…? >> mi chiede stupito William.

<< Cerca di fermarlo >> rispondo con il fiatone per la corsa.

William comincia a stargli dietro cercando di raggiungerlo e afferrarlo per la maglietta pur di farlo fermare.

C’è la fa.

<< Will non immischiarti >> dice duramente Der.

<< Derek cosa è successo? >> risponde Will.

Der riprende a camminare e William lo segue. Vedo in fondo Justin, la sua “preda”.

Der si scaraventa su Justin sbattendolo contro il muro, stringendo nei suoi pugni il colletto della sua maglietta.

<< Pensavi di avere campo libero con la mia ragazza non è così? >> gli dice Der furente.

<< Ma che ti prende amico? >> risponde Justin.

<< Io non sono tuo amico >> dice Der duramente prima di sferrargli un pugno.

Interviene William per dividerli e altri due ragazzi che vedendo questa scena cercano di aiutare. Che bella festa….

<< Stai alla larga da Lila hai capito? >> urla Der venendo in pratica trascinato via da William.

<< Ragazzi la festa è finita, scusate per questo piccolo inconveniente… >> urlo cercando di farmi ascoltare da tutti.

Vorrei sprofondare adesso dalla vergogna. Non vedevo Der così furioso da quando eravamo in Pennsylvania, quando si è scaraventato addosso a Luck. In quel momento aveva ragione, ma adesso no. Perché è così geloso di Justin? Gli ho per caso mai dato motivo di esserlo? Non può Justin semplicemente aver dimenticato di invitarlo alla festa?

Alice, Cathy e Cloe fanno uscire tutti da casa, mentre io vado con Der e Sam con Justin.

<< Grazie di essere venute ragazze >> dico salutandole.

<< Grazie a te di averci invitato >> risponde Cathy.

Non torniamo sull’argomento degli inviti.

<< Ah e grazie anche a te Will di essere intervenuto >> dico.

<< Tranquilla, non devi nemmeno ringraziarmi >> risponde.

Saluto tutti e restiamo soli finalmente, così avrò modo di parlare tranquillamente con Der.

<< Ti sei calmato adesso? >> dico sedendomi accanto a lui su un gradino in giardino.

È immerso nei suoi pensieri.

<< Mi spieghi cosa ti è preso? >> chiedo dolcemente.

<< Non lo so nemmeno io >>risponde.

<< Ti ho visto così arrabbiato solo una volta e speravo di non doverlo rivedere più >> dico.

<< Non ci ho visto più dalla rabbia >> risponde sinceramente.

<< Sì ma perché? Non capisco il motivo >> dico.

<< Perché non posso perderti >> risponde.

<< Der tu non mi perderesti nemmeno se lo volessi >> dico prendendogli la mano.

<< Io invece ho paura di sì, ho paura che ti possa piacere qualcun altro e ti scordassi di me >> risponde.

Cosa può passare nella testa di un ragazzo quando vede la sua ragazza scherzare con un altro? È questo quello che mi chiedo io, cosa? Der non è mai stato eccessivamente geloso, un po’ possessivo questo sì, ma è anche normale dopo tutto quello che ha passato. Un’infanzia infelice, senza affetti e persone accanto; quanto deve aver sofferto il mio Der. È normale quindi che si sia legato a me, il nostro legame è duro come la roccia, è riuscito a resistere a molti ostacoli e riusciremo a superare anche questo.

<< Sembri un bambino adesso >> dico scherzosa.

<< Perché? >> chiede serio.

<< Perché quanto puoi essere stupido se pensi che io mi possa scordare di te? >> rispondo sarcastica.

Mi stringe tra le sue braccia e mi sento di nuovo felice. Quanto può mancarti una sensazione che sembra così naturale? Per qualche istante ho creduto di non poterla rivivere più. Ho temuto di perderlo, di perderlo definitivamente.

<< Non credi che adesso che ti sei calmato tu debba almeno una spiegazione a Justin? >> chiedo.

<< Sì, forse hai ragione >> risponde.

<< Dai su entriamo a cercarlo >> dico alzandomi in piedi.

Entriamo dentro casa che sembra sia stata infestata dai banditi. Prima con la confusione non sembrava così “sporca”. Ci sono bicchieri ovunque, cuscini per terra… il vaso della nonna in mille pezzi. Questo mi costerà caro, mamma ci teneva molto.

<< Justin >> dico vedendolo andar via.

Si  volta verso di noi e…ha ancora una volta qualcosa di diverso, ma adesso gli manca qualcosa.

Adesso ho capito, la guancia rossa. Il pugno di Der gli aveva lasciato il segno, possibile che sia svanito del tutto?

Der non dice nulla, gli pesto il piede come per invitarlo a dire qualcosa.

<< Mi dispiace per come ho reagito prima >> dice deciso.

Forse. So che lo sta facendo solo per me.

<< Reagito prima? >> risponde Justin.

<< Per il pugno, non avrei dovuto reagire così solo che non potevo accettare che tu avessi avuto campo libero con Lila >> dice Der senza molti giri di parole.

<< Ti sbagli di grosso, tra me e Lila non c’è niente, per me è una cara amica ma niente di più, neanche sapevo che si ricordasse di me >> dice Justin.

Ecco, infatti, la pensiamo allo stesso modo.

Boom.

Che è stato?

<< Sembrava una finestra che sbatte >> dice Der.

<< Viene dal piano superiore >> dico.

Salgo a controllare e Der viene con me.

Apro tutte le porte del piano ma tutto sembra apposto se non per la confusione della festa. Apro la porta della stanza di Sam e vedo la finestra aperta. Dov’è Sam?

<< Dov’è Sam? >> chiede Der.

<< Me lo stavo chiedendo anch’io >> rispondo.

<< Sam, Sam >> comincio ad urlare girovagando per la casa.

Comincio a preoccuparmi, Sam non si trova.

<< Non c’è >> dice Der.

<< Neanche qui >> dice Justin entrando dal giardino.

<< Comincio a preoccuparmi, Sam non è mai uscita senza dirlo a nessuno e poi è notte fonda cosa le potrà essere successo? >> dico preoccupata.

<< Quando è stata l’ultima volta che l’hai vista? >> mi chiede Der.

<< Non so, io poi sono venuta con te >> rispondo.

Deve esserle successo qualcosa.

Non può sparire adesso, non ora che sono sola ed è sotto la mia responsabilità. È tutta colpa mia, dovevo impedirle di organizzare questa maledetta festa.

<< Tranquilla, non preoccuparti, vedrai che la troveremo >> mi rassicura Der.

<< Dividiamoci, io vado verso il centro e tu verso la periferia >> propone Justin.

<< Ed io? >> chiedo.

<< Tu resta a casa, magari dovesse tornare >> risponde Justin.

<< No, non posso restare qui, portatemi con voi >> dico.

<< Ha ragione Justin, devi restare qui >> mi dice Der.

<< Trovatela vi prego >> dico quasi anzi del tutto disperata.

Escono di casa e ognuno si attiene al proprio piano.

Resto sola in casa ad aspettare.

Un’ora.

Due ore.

Adesso sono davvero spaventata. Ho bisogno di sapere qualcosa, qualsiasi cosa.

Toc toc.

Ecco la risposta che aspettavo.

<< Sam >> urlo dalla felicità.

Apro la porta e… non è Sam.

<< Ditemi che l’avete trovata >> dico a Der.

Non dice niente, ma il suo sguardo dice tutto.

No.

Mi invita tra le sue braccia e comincio a dare sfogo alle lacrime, ho bisogno di liberarmi, sfogare tutte le preoccupazioni che adesso mi assillano.

<< Dove sarà finita? >> chiedo piangendo.

<< Non lo so, ma la troveremo te lo prometto >> risponde Der dolcemente.

 

 

___________________________

 

 

Che fine ha fatto Sam? Sembra sia stata inghiottita dalla Terra. Non ho sue notizie da due giorni ormai, abbiamo esposto denuncia alla polizia, ma ancora niente. In quale guaio si sarà cacciata questa volta? Possibile che debba stargli dietro come una bambina di due anni? E ovviamente la colpa di tutta questa storia è solo mia. I miei genitori me l’hanno affidata ed io sono riuscita a perderla di vista. Se non riusciamo a trovarla prima del loro ritorno sono nei guai, in grossissimi guai.

<< Novità? >> chiede Alice al telefono.

<< No, ancora niente, non so più dove cercarla ormai, abbiamo girato per tutta New York nella speranza di trovarla, da Brooklyn a Manhattan, ma niente, neanche l’ombra di Sam >> rispondo dispiaciuta.

<< Hai avvisato i tuoi? >> chiede.

<< No, non vorrei farli preoccupare, spero di trovare Sam prima del loro rientro >> rispondo.

<< Hai una vaga idea dei posti che frequenta di solito, dei suoi amici… >> dice Alice.

<< Siamo a New York da meno di due mesi, non la conosce ancora bene e oltre alla scuola non so dove andasse di solito >> rispondo.

<< E per quanto riguarda le amicizie? Conosci qualcuno? >> chiede.

<< No, mi ha parlato di una nuova amica Julia mi sembra che si chiami, ma non so altro >> rispondo.

<< E che tipo è questa Julia? >> chiede.

<< Non so, l’ho vista una sola volta dall’interno della sua macchina ma sembrava una tipa un po’ strana >> rispondo.

<< In che senso? >> chiede.

<< Non so, sai quei tipi alternativi, un po’ metal, non so come spiegarti meglio… >> rispondo.

<< Credo di aver capito il genere e hai provato a chiederle di Sam? >> continua a chiedermi Alice.

<< No, in realtà non ci avevo pensato, potrei chiederle se sa qualcosa di Sam >> rispondo.

Uno spiraglio si è acceso in me.

<< Tentar non nuoce >> dice.

<< Grazie Alice sei stata davvero d’aiuto >> rispondo.

<< Di niente, tienimi aggiornata >> dice.

<< Lo farò >> termino riattaccando.

Come ho potuto non pensare agli amici di Sam? O perlomeno a questa Julia? Sam non parlava molto di questa ragazza, l’ho vista sì e no un paio di volte accompagnare Sam a casa dopo la scuola. Magari può aiutarmi a trovare Sam.

Mi riverso sui social alla ricerca di Julia. Vado tra gli amici di Sam e… eccola.

Julia Smart, è lei ne sono sicura. Segno il suo indirizzo su un post-it prima di chiamare Der per accompagnarmi a casa di questa ragazza.

 

 

Eccoci. È un quartiere non molto accogliente, bambini per la strada, scarpe appese ai fili elettrici delle strade, un’altra faccia di New York a me estranea fino a questo momento.

Ci dirigiamo verso l’indirizzo dove credo abiti questa Julia. Una casa… che non sembra proprio una casa.

Toc toc.

<< Salve >> dico cordialmente appena una signora con in braccio un bambino piccolo apre la porta.

<< Chi siete? >> risponde con tono duro.

<< Io sono Lila e lui è Derek, cercavamo Julia >> dico un po’ spaventata dalla presenza di questa donna.

<< Julia non è in casa >> risponde freddamente.

<< Ah e sa quando rientra? >> chiedo.

<< Non rientra, è tornata al suo paese natale. Ma cosa volete da lei? >> risponde secca.

<< Cercavo mia sorella Sam, sono diventate amiche e… >> dico.

<< E ha detto che era qui >> m’interrompe Der.

Mi volto verso di lui con sguardo indagatorio…

<< Qui non c’è nessuna Sam >> risponde la donna.

<< Ma era con Julia fino a poco fa >> dice Der.

<< Non è possibile perché mia figlia è partita due giorni fa >> risponde la donna.

Due giorni fa? Quando è scomparsa Sam.

<< E dove è andata? >> chiedo.

<< Alle Hawaii >> risponde.

Alle Hawaii?

 

 

Salve a tutti! Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo come promesso! Tornando alla storia… dove sarà Sam? Ancora è presto per capirlo ma se avete qualche idea ditemi la vostra, ne sarei molto contenta!! A presto J

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Hawaii, stiamo arrivando! ***


Hawaii, stiamo arrivando!

<< Der, Sam potrebbe essere alle Hawaii? >> dico allibita.

<< Non credo, ma tu non preoccuparti adesso, hai provato a chiamarla? >> chiede.

<< Un centinaio di volte almeno >> rispondo.

<< Cosa hai intenzione di fare adesso? >> chiede.

<< Non lo so, non ne ho la minima idea >> rispondo.

<< Lo hai già detto ai tuoi? >> insiste Der.

<< No, non voglio farli preoccupare, vorrei risolvere questa situazione da sola prima del loro rientro >> rispondo.

<< Tu non sei sola, ci sono io con te e qualsiasi cosa succederà io ti starò accanto >> dice dolcemente.

Mi avvicino a lui e mi stringo in un suo caloroso abbraccio. Ne ho bisogno adesso.

Torniamo a casa e Der trascorrerà la notte da me, non voglio restare sola.

<< Allora tu dormirai nel letto di Sam >> dico entrando nella mia ormai ex stanza che in fondo è anche di Sam.

<< Va bene, non c’è problema >> risponde.

<< Grazie Der per tutto quello che stai facendo per me >> dico.

<< Tu mi hai aiutato quando ne avevo bisogno ed io lo farò per te, adesso e sempre >> risponde.

Gli do il bacio della buonanotte prima di infilarmi sotto le coperte.

<< Notte Der >> dico spegnendo la luce.

<< Notte piccola >> risponde.

Due minuti dopo.

<< Der spegni la luce >> dico un po’ assonata.

<< Lila, Lila guarda >> dice.

Mi volto verso di lui e lo vedo tenere in mano un foglio di carta.

<< Cos’è? >> chiedo avvicinandomi.

<< Non so, l’ho trovata sotto il cuscino >> risponde Der.

Me lo consegna e inizio a leggere: “Ho bisogno di te Ju…”.

<< Der Sam ha bisogno di me >> dico urlando.

<< Fa vedere >> dice prendendo in mano il bigliettino.

<< Sarà in pericolo, non so… >> dico agitata.

<< Sta calma, non farti prendere dal panico >> dice cercando di tranquillizzarmi.

<< Se solo avessi visto prima sotto il cuscino di Sam magari… >> dico in lacrime.

Si avvicina a me e mi stringe tra le sue braccia.

<< Dobbiamo trovarla Der >> sussurro.

<< La troveremo, te l’ho promesso e sai che mantengo sempre le mie promesse >> risponde.

Riprendo in mano il bigliettino e lo leggo attentamente. Ho bisogno di te Ju…

Ju…?

<< Cosa vorrà dire Ju…? >> dico.

<< Non so sembra qualcosa in codice >> risponde.

Odio gli enigmi, perché Sam non ha scritto a chiare lettere cosa vuol dire Ju…?

<< Ju…, Sam non l’ha mai usato >> dico girovagando per la stanza sforzandomi di pensare.

<< Sembra che non abbia avuto il tempo di concludere la frase >> dice Der.

<< Sarà stata impedita da qualcosa, da qualcuno >> rispondo.

<< Domattina andremo alla polizia a spiegargli tutto. Adesso cerca di riposare >> dice Der.

<< Non posso dormire Der, non con questo peso addosso >> rispondo agitata.

<< Adesso non possiamo fare niente, non mi serve una Lila senza forze, riposati e domani ti apparirà tutto più chiaro >> dice dolcemente Der.

<< Tanto non mi lasceresti altra scelta >> rispondo mettendomi a letto.

<< Brava piccola, sogni d’oro >> dice spegnendo la luce.

Tanto so già che non dormirò affatto. Devo capire cosa significano quelle lettere: Ju.

Ju…

Ju…

Ju…

Due ore dopo.

Julia.

Mi sveglio di botto, forse non ho nemmeno dormito ma sono arrivata alla soluzione.

<< Dobbiamo partire per le Hawaii >> dico nel mezzo della notte.

<< Cos’è successo? >> urla Der spaventato.

<< Der Sam è alle Hawaii con Julia, Ju sta per Julia >> dico senza credere che possa essere arrivata alla soluzione.

<< Ma certo, Julia >> dice ancora assonnato.

<< Dai prepara le valige partiamo subito >> dico prendendo i bagagli.

<< Mi è quasi preso un infarto, ma almeno siamo arrivati alla soluzione >> dice sarcastico.

<< Non fare lo sciocco, dai sbrigati >> dico tirandogli un cuscino addosso.

<< Vado a casa a fare le valige e passo a prenderti prima possibile >> dice.

<< Non c’è tempo da perdere >> dico indaffarata.

 

 

Eccolo.

<< Ce l’hai fatta finalmente >> dico con le valige pronte già in giardino ad aspettarlo.

<< Ho fatto il prima possibile >> risponde aiutandomi a caricare le valige in macchina.

<< Uomini… >> dico sarcastica.

<< Direzione aeroporto >> dice Der non appena sale in macchina.

<< Dobbiamo fare una sosta prima >> rispondo.

 

 

<< Salve signora >> dico dopo che ha aperto la porta.

<< Di nuovo voi, cosa volete ancora, Julia non è in casa >> risponde scortese la donna.

<< Lo sappiamo e ci ha detto di raggiungerla alle Hawaii per portargli una cosa >> dico.

<< E cosa di preciso? >> chiede curiosa.

<< Ehm… ehm… >> rispondo.

<< Signora conosce Julia, è molto riservata non vuole che nessuno venga a saperlo… >> m’interrompe Der.

<< Allora non capisco cosa volete da me >> risponde la donna.

<< Sapere il suo indirizzo >> dico.

<< E non poteva dirvelo lei? Inventatevi una scusa migliore >> dice chiudendoci la porta in faccia.

<< Signora la prego mia sorella Sam è con lei >> dico bloccandole la porta.

<< Non è affar mio >> dice freddamente.

<< Signora anche lei è madre, non farebbe di tutto se sua figlia fosse in pericolo? >> dico mentre una lacrima mi riga il volto.

Non dice niente, almeno non chiude la porta. Resta ad ascoltare.

<< Non ho notizie di mia sorella da due giorni, la prego mi dia l’indirizzo di Julia >> continuo.

Chiude la porta.

<< Signora la prego >> urlo dopo che ha chiuso la porta.

Mi volto verso Der e mi stringo tra le sue braccia. Come può essere così egoista?

<< Lila un biglietto >> esclama Der all’improvviso.

<< Cosa… >> dico voltandomi.

Esce un biglietto da sotto la porta.

“ Honululu, 34 S. King Street “

<< Grazie, grazie davvero >> urlo verso l’interno della casa.

Mi butto tra le braccia di Der esultante per la felicità.

<< Abbiamo l’indirizzo >> dico svolazzando il bigliettino per aria come fosse un trofeo.

<< Adesso non ci resta che partire >> dice Der.

<< Hawaii stiamo arrivando! >> dico esultante.

Sam resisti sto arrivando.

 

 

___________________________________

 

 

Sicuri che siamo alle Hawaii? Quell’isola paradisiaca tutta mare e relax? Per me no, almeno non adesso. Da quando abbiamo lasciato New York, ho un peso sullo stomaco, come un brutto presentimento; non so cosa sia ma c’è qualcosa… meglio non pensarci.

<< Dobbiamo capire dove si trova Julia >> dice Der.

Dove sarà Sam? Voglio trovarla al più presto, devo trovarla subito prima che sia troppo tardi.

<< Ehi mi stai ascoltando? >> insiste Der.

<< Eh? Ehm… sì sì certo è stato un comodo volo >> rispondo.

Ride, ma perché ride? Adoro vedergli il sorriso sul volto.

<< Perché ridi? >> insisto.

<< Perché non ti ho chiesto come è andato il volo >> risponde ridendo.

Ops…

Rido anch’io, sono pochi i momenti in cui ho riso negli ultimi giorni. Non vedo l’ora che tutto questo finisca e Sam torni a casa con me.

<< Dove credi possa vivere Julia? >> chiedo.

<< Era questa la mia domanda! >> risponde Der sarcastico.

Meno male che ho Der accanto. Come farei senza di lui?

<< Compriamo una cartina dell’isola così che possiamo trovarla subito >> dice Der.

<< Der esistono i telefoni con il GPS ormai! >> rispondo scherzosa mostrandogli il mio super tecnologico.

<< Non mi fido di quegli affari, meglio i metodi tradizionali >> risponde scherzoso.

Entra in una edicola e compra la famosa cartina dell’isola hawaiana.

<< Ecco fatto >> dice soddisfatto.

<< Adesso non ci resta che trovare l’indirizzo di Julia >> rispondo.

Ci mettiamo alla ricerca della via dove dovrebbe abitare, almeno spero, Julia.

Le nostre dite scorrono invano su questa cartina piena zeppa di vie e strade che s’intrecciano, ma non si trova la via che ci interessa.

<< S. King Street >> esclama d’un tratto Der indicando un punto sulla mappa.

<< Eh bravo il mio esploratore! >> dico dandogli un bacio.

<< Andiamo non c’è tempo da perdere >> dice convinto Der.

 

 

<< Ecco, siamo arrivati >> dice Der.

<< Qui è dove vivrebbe Julia? >> chiedo stupefatta.

<< Già, così sembra >> risponde.

Una villa hawaiana con sfondo sull’oceano? Non mi spiego allora perché a New York viva in uno dei quartieri più malfamati della città…

<< Proviamo a suonare il citofono >> dice Der.

Non risponde nessuno.

<< Guarda sta entrando una macchina dal cancello >> dice Der.

<< Proviamo a chiedere di Julia >> rispondo.

<< Salve >> urlo da lontano.

La macchina si ferma.

<< Salve cercavamo Julia >> dico avvicinandomi.

<< Julia? >> chiede l’uomo da dentro la macchina.

<< Sì Julia Smart >> rispondo.

<< Qui non vive nessuna Julia >> dice l’uomo.

Entra nella casa lasciandoci davanti al cancello.

Julia non vive qui?

 

 

Salve a tutti! Rieccomi un po’ in ritardo con un nuovo capitolo…grazie in anticipo a chi vorrà dirmi la sua ma grazie anche ai lettori silenziosi che passano a dare un’occhiata! A presto J

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Un ciclone? ***


Un ciclone?

Il nostro viaggio alle Hawaii si è rivelato un buco nell’acqua. Non abbiamo trovato Julia ma soprattutto non abbiamo trovato Sam.

Dove sei Sam? Possibile che non ci siano tracce di mia sorella? È come se l’avesse inghiottita la Terra.

<< Non ci resta altro che tornare a New York >> dice Derek.

<< No Der non possiamo arrenderci così, Sam ha bisogno di noi, è qui lo sento >> rispondo convinta.

Il sesto senso femminile non si sbaglia mai, figuriamoci quello di una sorella! Sam è qui, non so dove ma si trova qui vicino.

<< Dove possiamo cercarla, non abbiamo nessun indizio >> dice Der.

O quella donna ci ha dato l’indirizzo sbagliato per ingannarci oppure crede davvero che Julia si trovi lì. Perché deve essere sempre così complicato, non possiamo semplicemente trovare Sam e tornare a casa? E se le fosse successo qualcosa di grave, se Sam…

<< Lila mi stai ascoltando? >> chiede Der interrompendo i miei pensieri.

<< Eh? Sì certo >> rispondo mentendo.

<< Non preoccuparti la troveremo >> dice prendendomi la mano.

Annuisco, non riesco a dire altro, trattengo a fatica le lacrime.

Mi squilla il telefono.

<< Pronto? >> dico.

<< Sono Justin, come stai? >> chiede.

<< Chi è? >> chiede Der sottovoce.

Non posso dirgli di Justin…

<< Ehm… sono stata meglio >> rispondo.

<< Che fine hai fatto non sei più a New York? >> chiede.

<< No, in questo momento sono in viaggio >> rispondo.

<< Sei in vacanza? Scusa non volevo disturbarti solo assicurarmi che stessi bene >> dice.

<< Non mi disturbi, grazie di avermi pensato >> rispondo.

<< E dove sei andata di bello? >> chiede sarcastico.

Cosa rispondo… non so inventare bugie così su due piedi…

<< Ehm… in un’isola paradisiaca >> rispondo.

<< Bello, alle Hawaii? >> chiede come se conoscesse già la risposta.

<< Sì proprio lì >> rispondo.

Mi legge nella mente?

<< E perché sei stata di meglio va tutto bene? >> chiede.

Posso dirglielo? Posso fidarmi di lui?

<< Perché sto cercando mia sorella >> rispondo di getto.

Ecco l’ho detto.

<< Sam? Hai perso Sam? >> chiede come se fosse un oggetto.

<< Justin tu stesso ci hai aiutato a cercarla, che ti prende? >> chiedo.

<< Ah sì, scusa pensavo l’avreste già trovata >> risponde.

<< No purtroppo >> dico dispiaciuta.

<< E perché sei alle Hawaii? >> continua a chiedere.

<< È una lunga storia te la racconterò un giorno >> rispondo.

<< Ma sei da sola? >> chiede.

<< No c’è Derek con me >> rispondo.

<< Vuoi che venga a darti una mano? >> chiede apprensivo.

<< No non preoccuparti >> rispondo.

Certo più siamo meglio è, ma loro due insieme dopo quello che è successo la volta scorsa non credo sia una buona idea.

<< Dalla tua voce capisco che in realtà vorresti la mia presenza, arrivo il prima possibile. Dove ti trovi di preciso? >> chiede.

<< No sta tranquillo, non è il caso… >> rispondo.

<< Lila dimmi dove sei, non fare troppe storie >> dice convinto.

<< Ehm… Honululu >> rispondo.

<< Parto immediatamente a presto >> conclude riattaccando.

<< No aspetta Jus… >> dico ma ha già attaccato.

Adesso sono nei guai. Come lo dico a Der?

<< Chi ci raggiunge? >> mi chiede Der dopo aver attaccato.

So che non ne sarà contento ma devo dirglielo tanto prima o poi lo scoprirà da solo.

<< Ehm… >> rispondo.

<< Alice e Will? O non so Cathy… >> dice.

<< Justin >> dico interrompendolo.

Blocca il suo discorso di colpo, come se l’avesse colpito un fulmine.

<< Cosa? >> chiede incredulo.

Lo guardo negli occhi, quegli occhi che adesso riflettono il colore del fuoco. È davvero arrabbiato.

<< Hai chiesto a lui di raggiungerci? >> insiste con un tono di voce che odio sentire in lui.

Annuisco, non so cosa altro dire.

<< Cos’è non ti basto io? Certo Justin è Justin hai bisogno di lui >> dice prendendo il giubbotto e facendo per andarsene dalla camera d’albergo che abbiamo trovato per la notte.

<< Der non è così, ti sbagli io… >> rispondo dispiaciuta.

Esce dalla stanza sbattendo dietro di se la porta con forza.

 

_________________________

 

 

Non è stato piacevole trascorrere la notte tutta sola in una camera d’albergo in un posto sconosciuto. Ma non mi preoccupa questo, piuttosto dove abbia potuto trascorrere la notte Derek. Non conosce la città, potrebbe essergli successo qualcosa di grave…. No Lila non pensare questo, Derek varcherà la soglia della porta da un momento all’altro e tutto andrà per il verso giusto.

Toc toc.

Eccolo, il mio istinto aveva ragione.

Mi precipito alla porta e la apro decisa.

<< Der… >> dico ma m’interrompo alla visione della persona che ha bussato.

<< Aspettavi qualcun altro? >> risponde.

<< Ehm… no, no Justin vieni accomodati >> dico invitandolo dentro.

<< Sei sola? >> chiede dopo aver dato uno sguardo veloce alla stanza.

<< Sì >> rispondo.

<< E Derek? >> chiede.

<< Derek è… è uscito a prendere una boccata d’aria >> rispondo.

<< Bene allora se non ti dispiace vado a fare una doccia dopo un’intera nottata trascorsa su un aereo ne ho proprio bisogno >> dice.

<< Sì certo, il bagno è di là >> rispondo indicandogli la porta.

<< Grazie e poi potremo metterci al lavoro per cercare tua sorella >> dice.

<< Mi sembra perfetto >> rispondo.

Si dirige verso il bagno lasciandomi sola nella stanza.

Cerco di mettere un po’ a posto, sembra sia passato un ciclone qui. E poi sono ancora in tenuta da notte, dovrei vestirmi, sistemarmi i capelli che sono tutti scombinati…

Toc toc.

Hanno bussato?

Mi dirigo verso la porta.

<< Ehi >> dice dopo che ho aperto.

<< Der meno male che sei qui ero in pensiero per te >> dico saltandogli addosso.

<< Mi dispiace non avrei dovuto reagire così e soprattutto non avrei dovuto lasciarti sola questa notte >> risponde.

Si spalanca una porta.

Mi giro di scatto.

Justin.

<< Ehi Derek! >> dice Justin uscendo dal bagno con i pettorali in bella vista e solo un asciugamano addosso.

<< Vedo che non eri sola questa notte >> dice Der infuriato.

Ma cosa ha capito?

<< No Der non è come pensi Justin è appena arrivato >> mi affretto a dire.

<< Amico hai frainteso tra me e Lila non è successo niente stanotte >> dice Justin avvicinandosi a noi.

<< Ah no? E cosa dovrei pensare se vedo te mezzo nudo che esci dal bagno di una camera d’albergo dove la mia ragazza ha trascorso la notte? >> dice Der davvero infuriato.

<< No Der credimi non è successo niente, te lo giuro, tu devi credermi io ho bisogno di te >> rispondo.

<< Adesso non più >> dice uscendo dalla stanza.

Sembra un déjà-vu, neanche dodici ore fa si è svolta la stessa scena. Ma adesso sento come se tra noi si fosse spento qualcosa: la fiducia.

Derek non si fida di me e se in un rapporto manca questo elemento fondamentale manca poco alla fine.

<< Der fermati ti prego >> dico rincorrendolo per il corridoio.

Lo afferro per il braccio e lo faccio voltare verso di me.

<< Der guardami negli occhi, guardami ho detto >> dico prendendo il suo viso tra le mani.

<< Io ti amo più della mia vita, non potrei mai fare una cosa del genere a te, a noi >>> continuo a dire.

Allontana le mie mani dal suo viso e va via, lasciandomi nuovamente sola. Sento le forze venire meno e la testa comincia a girare come un vortice. Poi il buio mi avvolge e s’impossessa di me.

 

______________________

 

 

Dove sono?

Mi guardo intorno ma non riesco a capire dove mi trovo.

<< Lila >> dice una voce che conosco bene.

Si precipita vicino a me e mi prende la mano.

<< Non farmi più prendere questi spaventi intesi? >> dice dolcemente.

<< C-cosa è successo? >> chiedo con un filo di voce.

<< Sei svenuta dopo il nostro litigio >> risponde.

<< Der mi dispiace io non… >> dico sforzandomi di scandire ogni singola parola.

<< Shhh… non sforzarti adesso sei debole devi riposare >> risponde apprensivo.

Entra nella stanza d’albergo un medico con al seguito Justin.

<< Lei è? >> chiede il medico a Der.

<< Il fidanzato >> risponde Der.

<< Questo non è possibile, il ragazzo è il fidanzato della paziente >> dice il medico indicando Justin.

Cosa?

<< No, non è vero io sono il suo ragazzo… >> risponde prontamente Der.

<< La prego di uscire adesso >> gli dice il medico.

<< Si sta sbagliando di grosso, io… >> risponde Der ma viene allontanato dalla stanza.

Non sono riuscita a dire una sola parola, non ne ho le forze, a fatica riesco a pensare.

Il medico termina la visita e poi si avvicina a Justin e cominciano a parlare.

Perché Justin si è spacciato per il mio fidanzato?

<< Grazie di essere venuto >> gli dice Justin prima che il medico uscisse.

<< Justin cosa… >> dico a fatica.

<< Non sforzarti, ho dovuto dire che ero il tuo ragazzo altrimenti mi avrebbero cacciato fuori >> risponde.

<< M-ma questo è successo a Derek >> dico lentamente.

<< Lo so e mi dispiace, vado subito a parlargli >> risponde.

<< Allora cosa ha detto? >> chiedo.

<< Il troppo stress ti ha causato questa perdita dei sensi, quindi devi riprenderti completamente per evitare una ricaduta >> risponde.

<< Ma io sto bene, noi dobbiamo trovare Sam… >> dico.

<< Adesso non pensarci, riposati e riprenditi in fretta >> risponde uscendo dalla stanza.

Cosa altro può succedere?

Sam non si trova, di Julia neanche l’ombra, io in questo stato, Der e Justin in contrasto. Cosa può capitarmi di peggio?

 

 

Due giorni dopo.

<< Finalmente libera >> dico uscendo dall’albergo.

<< Già adesso non ci resta altro che tornare a New York >> dice Der.

<< No Der non possiamo, dobbiamo trovare Sam >> rispondo.

<< Hai sentito cosa ha detto il medico, riposo assoluto ed evitare i dispiaceri >> dice Der.

<< Non potrò ritornare a essere tranquilla se prima non troveremo Sam >> rispondo.

<< Abbiamo informato la polizia locale, ci penseranno loro a trovarla >> dice Der.

<< In fin dei conti è il loro mestiere >> interviene Justin.

<< Il nostro volo parte stasera >> dice Der.

<< Così presto? Come mai tutta questa fretta? >> chiedo.

<< Prima finirà questa storia meglio sarà per tutti >> risponde Der.

<< No Der non per Sam, lei deve tornare a casa con noi >> dico con convinzione.

<< Adesso non agitarti, non serve a nulla, dai retta a Derek sarà meglio per tutti >> interviene Justin.

<< No non posso lasciare Sam qui, non me lo perdonerei mai… >> dico.

Derek comincia a camminare e Justin lo segue. Cos’è mi lasciano qui?

<< Dove state andando adesso? >> chiedo venendogli dietro.

Non mi rispondono, proseguono dritti per la loro strada.

 

Arriviamo in albergo e preparano le valige.

Stiamo tornando a casa.

<< Der io non posso tornare a New York >> dico.

<< Non serve a niente restare qui, non abbiamo nemmeno un indizio e poi a New York possiamo parlarne con i tuoi nonni, loro sono molto influenti, metteranno a disposizione tutti i loro mezzi per ritrovare Sam >> dice Der.

Forse ha ragione, restare qui non serve a niente.

<< Credi che stasera il volo partirà? Le condizioni meteo dicono che sta per arrivare un ciclone tropicale >> dice Justin controllando il suo telefono.

Come un ciclone? Qui? Adesso?

Der si affaccia alla finestra della nostra camera d’albergo e si guarda intorno.

<< Un ciclone? Ma se nel cielo non c’è neanche una nuvola >> risponde Der rassicurandomi.

Meno male!

<< È ora di andare adesso >> dice Der.

Prendiamo le valige e ci dirigiamo verso l’aeroporto.

 

 

Eccoci arrivati.

Aspettiamo di fare i controlli per imbarcarci quando nel grande tabellone degli orari appare una scritta:

“ New York 18.30 Cancellato

Cosa?

<< Hanno cancellato il volo >> esclamo d’un tratto.

Andiamo a chiedere informazioni e ci dicono che l’unico volo per New York parte alle 20.30 dall’aeroporto dell’altra isola delle Hawaii.

Come facciamo a raggiungerla in meno di due ore?

<< C’è un battello che porta all’altra isola, dobbiamo prenderlo immediatamente >> dice Justin.

<< Andiamo allora, non c’è tempo da perdere >> interviene Der.

 

 

<< Der guarda là, ecco il battello >> dico vedendolo da lontano.

Ci avviciniamo ma c’è una confusione pazzesca. Devono andare tutti a New York?

Ci mettiamo in fila e arriva un altro battello. Almeno sono due, penso che basteranno per tutti.

<< Prego signorina >> dice un ragazzo che penso sia colui che guida invitandomi ad entrare nel battello.

<< No siamo insieme, siamo tre >> dico indicandogli anche Der e Justin.

<< Non ci sono posti per tutti, entrate voi due e lei sarà il primo del prossimo battello >> risponde il ragazzo indicando Der.

<< No, non separiamoci aspettiamo tutti l’altro >> dico.

<< Andate voi vi raggiungo dopo sull’altra isola >> dice Der.

<< Ma Der… >> rispondo.

<< Tranquilla piccola, sarò il primo del prossimo battello, non ci perderemo mica >> mi rassicura Der con un bacio.

<< Va bene allora a dopo >> dico entrando nel battello.

Justin mi segue e prendiamo posto. Perché dobbiamo dividerci proprio noi?

Justin è concentrato sul suo telefono, cosa starà facendo di così importante?

<< Va tutto bene? >> chiedo.

<< Sta per arrivare il ciclone, segnala che tra meno di un’ora si abbatterà sull’isola >> risponde preoccupato.

<< Non crederai mica a queste sciocchezze, sta tranquillo non arriverà nessun ciclone >> dico.

E se arrivasse davvero?

No no meglio non pensarci.

Partiti. Il battello ha appena lasciato il porto, non amo l’acqua, si è vero non amo neanche l’aereo ma l’acqua in particolare. Non so ha un non so che di spaventoso…

Justin non dice nulla è troppo preoccupato per l’arrivo di questo ciclone. Tutte sciocchezze, perché fa preoccupare la gente con queste fesserie?

Mezz’ora dopo.

Il mare comincia ad agitarsi, il battello non segue più una traiettoria retta, ma si lascia trasportare dalla forza delle onde.

Ho il volta stomaco, soffro anche il mal di mare, una nuova scoperta che fino ad ora mi mancava!

<< Vado un attimo in bagno >> dico a Justin.

<< Va bene >> risponde.

Mi allontano cercando di riuscire a raggiungere il bagno, impresa quasi impossibile da come si muove il battello. Questo non fa che aumentare la mia nausea…

Mi avvicino al bagno e sento delle urla dalla cabina di comando del battello.

Parlano nella loro lingua quindi non riesco a capire cosa dicono. Discutono animatamente, cosa potranno mai dirsi?

<< Torre di controllo, qui IN385, un ciclone si sta sollevando dal mare, stiamo tentando di avvicinarci all’isola più vicina >> dice una voce maschile.

Un ciclone?

 

 

Buongiorno a tutti!! Scusate il ritardo nel pubblicare… piccoli problemi tecnici! Comunque spero come sempre di sapere cosa ne pensate e… alla prossima!! :)

 

 

 

 

 

 

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