Leggenda di un amore

di alcyone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora a Narnia ***
Capitolo 2: *** Il sussurro di un bacio ***
Capitolo 3: *** Sentimento ***
Capitolo 4: *** In the wind ***



Capitolo 1
*** Ancora a Narnia ***


1. Ancora a Narnia

 

 

Allora… Questo è davvero un addio?” Peter volse lo sguardo malinconico sull'immensa, florida vallata dormiente di quel mondo così vicino, eppure già così lontano. Il portale dinnanzi ai suoi occhi, si apriva sulla loro solita vita, sui loro destini, ancora da scrivere.

I quattro fratelli Pevensie si apprestavano a lasciare Narnia, forse per sempre.

Il ruggito di Aslan accompagnava l'addio ai re e le regine di un tempo, mentre passavano il confine sottile che separa il sogno dalla realtà.

Lucy si voltò indietro un'ultima volta, appena in tempo perché i suoi occhi potessero scorgere le figure sfocate degli abitanti di Narnia dissolversi, strinse forte la mano della sorella.

Le creature incantate e gli uomini che un tempo avevano abitato le terre di Telmarin videro così il grosso tronco dell'albero serrarsi per sempre, ingoiando quelli che, in un tempo lontano, erano stati i loro sovrani.

Il fragore di un boato violento riecheggiò nell'aria. Un lampo quantomai inaspettato squarciò il limpido cielo, aprendo una crepa nella volta azzurrina.

 

Susan Pevensie atterrò con uno schianto secco su di un cespuglio di lauro, i rami dell'arbusto le graffiavano il viso mentre annaspava nel groviglio di fogliame. Poco lontano aveva udito il trambusto e le imprecazioni dei suoi fratelli, a cui evidentemente non era toccata sorte migliore.

Si trascinò con fatica tra i rami che la trattenevano per la veste. Toccò finalmente con i palmi la superficie di pietra grezza della pavimentazione, qualcosa non andava…

Peter ed Edmund stavano aiutando Lucy a rialzarsi, la bambina era ricoperta di graffi e foglie su tutto il corpo; quello che si levava dinanzi a loro era ancora il paesaggio di Narnia.

In lontananza giunse un vociare concitato, accompagnato dallo scalpitio frenetico di passi sul selciato. Caspian, seguito dal suo precettore Cornelius ed alcuni attendenti, era sopraggiunto in loro aiuto, Aslan li seguiva a breve distanza.

“Ma che diavolo è successo?!” Sbraitò Ed, massaggiandosi il fondoschiena.

“Aslan, perché siamo ancora qui?” Domandò Peter.

Il saggio leone sembrava non trovare una risposta soddisfacente alla domanda ch'egli stesso si stava ponendo. “Ahimè, mio giovane Peter. Temo di non essere a conoscenza del disegno arcano che vi ha impedito di lasciare le nostre terre.” Scosse la lunga criniera. “Il passaggio tra i nostri mondi si è bruscamente interrotto, con grande probabilità perché Narnia ha letto nei vostri cuori l'incertezza.”

Lucy sussultò, incontrando gli occhi ipnotici di Aslan. “Io…”

Il fratello maggiore si voltò bruscamente verso di lei. “Lucy! Sei stata tu!”

“Io pensavo…”

“Peter, calmati. Lucy non intedeva certo…” Intervenne Edmund.

“Come possiamo rimediare ora? Puoi riaprire il portale?” Peter lo interruppe, rivolgendosi ad Aslan.

Questi scosse il capo. “Purtroppo debbo nuovamente deluderti ragazzo mio. Il portale è chiuso, e per il momento mi è impossibile rimandarvi a casa. Ho bisogno di tempo per riflettere, ma vi prego di non dubitare che io faccia ogni cosa per aiutare i quattro re di Narnia.”

Susan aprì la bocca per replicare, ma Aslan accennò un gesto con il capo, invitandola delicatamente al silenzio. “Verrà il tempo per parlare mia cara, ma per ora vi prego di considerare tutto ciò che i vostri occhi vedono come un nido sicuro.” Così dicendo, il fiero leone si congedò.

“Beh, immagino non ci rimanga molta scelta…” Il più grande dei Pevensie si guardò attorno, un momento prima dava l'addio alla terra delle sue avventure, ed ora ne calpestava ancora il suolo. Nel suo cuore però non vi era sollievo, ma un'inspiegabile inquietudine.

Susan si ravviò una ciocca spettinata, lo sguardo basso. “Ti sei fatta male?” Sobbalzò, incontrando gli occhi scuri di Caspian, che la fissava indicando il suo vestito strappato.

La giovane si affrettò a coprire il lembo di pelle rosea della coscia rimasto scoperto, arrossendo.

“No, no! Sto bene.”

Cornelius si accostò al giovane re. “Suppongo che Vostra Maestà convenga con me nell'offrire ospitalità alle Loro Signorie per tutte il tempo necessario.”

“C…Certo! E' naturale, il mio regno è anche il vostro.” Così dicendo i suoi occhi s'incontrarono nuovamente con quelli di Susan.

 

Il sole era già calato da diverse ore e molte luci del palazzo svanivano una dopo l'altra, i cortigiani si apprestavano a concludere la lunga giornata dell'incoronazione del nuovo sovrano di Narnia.

Susan osservava il cortile illuminato dalle tenui luci dei lampioni, passando l'ennesimo colpo di spazzola fra i capelli ancora umidi.

Una serie di colpetti leggeri risuonò sulla sua porta. “Chi è?” Raccolse in fretta la vestaglia, coprendo la camicia da notte.

“Susan… posso entrare?”

Lucy se ne stava sulla soglia guardandola mestamente.

“Che ti succede?” Domandò, facendole segno di entrare.

Si sedettero entrambe sul bordo del letto. “Mi dispiace Susan…” Mormorò, tormentando un lembo della sua vestaglia. “Non volevo… causare questo.”

La sorella sospirò. “Lucy, non è stata colpa tua. Si è trattato di un incidente, non devi assumertene la responsabilità.”

“Ma Peter non la pensa così.”

“Gli passerà, vedrai.”

“Sembrava così arrabbiato…” Asciugò una timida lacrima.

“Peter ed io siamo diventati grandi, abbiamo delle responsabilità, soprattutto verso di voi. Responsabilità che Peter sente particolarmente sue. E… a volte può succedere che dimentichi cosa vuol dire essere bambini.” Le strinse una spalla teneramente. “Comunque sarebbe meglio se ciò che hai detto a me lo dicessi anche a lui.”

Lucy accennò un sorriso. “Lo farò.” Poi s'illuminò, come ricordando qualcosa d'importante.

“E poi in fondo potremmo sfruttare il tempo che ci rimane sistemare le cose lasciate in sospeso!”

Susan la fissò interrogativa. “E tu che cosa avresti lasciato in sospeso?”

“Oooh! Non io! Tutti abbiamo assistito al romantico “bocca a bocca” di quest'oggi!”

“Piccola impertinente!!” Balzò in piedi piantando le mani sui fianchi, il viso paonazzo. “Come ti permetti di fare queste insinuazioni su tua sorella maggiore?!”

Lucy si scansò ridacchiando. “Stavo solo scherzando, perché te la prendi tanto?” Si diresse verso la porta, aprendola. “Allora buonanotte…”

“Buonanotte.” Grugnì.

“Un'ultima cosa.” Si soffermò con la porta socchiusa. “Come è stato?”

Susan arrossì ancor più violentemente. “Fuori di qui!!”

L'uscio si richiuse soffocando una risata argentina.

“Che piccola…”

Bellissimo, era stato bellissimo. Si avvicinò nuovamente alla finestra, le fronde degli alberi erano scosse da una brezza leggiadra. Aprì la vetrata appoggiandosi al balcone, cullata dal vento primaverile.

Sotto il chiaro di luna una figura passeggiava con incedere lento sul ciottolato.

Il cuore di Susan palpitò riconoscendone il bel viso, seppur oscurato dalle ombre della notte. “Ancora sveglio a quest'ora?”

Caspian sollevò il capo verso la finestra illuminata. “Potrei dire la stessa cosa.” Le sorrise.

“Sei re da poche ore. Bisogna essere in forze per reggere sulle spalle tutto questo.”

“Forse è proprio questo che mi ruba il sonno.”

“Beh, io credo che proverò a dormire…”

“In realtà…” Si passò una mano tra i capelli. “Non sono qui per caso.”

La giovane Pevensie si soffermò senza capire.

“Domani avrei una serie di impegni ufficiali, tutt'altro che emozionanti, e stavo pensando di disertare.”

“Come primo giorno da re non mi sembra un bell'inizio.” Lo canzonò.

“Era un invito. Intendevo chiederti se volevi disertare con me.”

Le mani le si fecero gelide come marmo, serrate sul cornicione di pietra. Un invito? Il cuore batteva follemente, mentre algide gocce di sudore correvano lungo la schiena. Il silenzio sospeso parve eterno.

“Sì.” Susan tamburellò ansiosamente i polpastrelli sulla pietra levigata. “Sì, voglio venire con te!”

Il ragazzo sorrise nuovamente. “Allora a domani. Buonanotte Susan.”

“Buo… buonanotte…” Così dicendo, sbarrò in fretta la finestra, allontanandosi maldestramente. Quasi avesse paura che un'ulteriore tentennamento dissolvesse l'inaspettata proposta. Non gettò neppure un'occhiata oltre i vetri della finestra, ma si catapultò sul letto, soffocando il viso, e con esso un'incontenibile gioia, nel cuscino di piume.

Quella notte avrebbe fatto sogni d'oro.

 

 

Ciao a tutti! Questo era solo un preludio a tutto ciò che potrebbe (o non potrebbe) avvenire in seguito. Spero vi piaccia e vi dia la curiosità di continuare la lettura anche prossimamente.

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Capitolo 2
*** Il sussurro di un bacio ***


2. Il sussurro di un bacio

 

 

Il primo sole del mattino irraggiava di tiepido calore il grande corridoio che conduceva agli alloggi degli ospiti. Le pesanti tende di velluto vermiglio erano state scostate per permettere alla luce mattutina di essere goduta appieno dagli abitanti del palazzo.

“Susan? Sei sveglia?” Edmund bussò ripetutamente alla porta di faggio, senza ottenere risposta. “Susan? Sto entrando.” Socchiuse la porta quel tanto che bastava per scorgere la luce del primo mattino filtrare attraverso le tende di broccato. Il letto era vuoto ed era stato accuratamente rifatto.

 

La verde, rigogliosa brughiera si estendeva a perdita d'occhio, ove lo sguardo non poteva raggiungerne le pianure in fiore od i suoi torrenti limpidi. Trasportati dal vento, candidi batuffoli di polline ed il profumo di ginestre e clematidi sbocciate. Il bianco stallone galoppava ebbro di selvaggia libertà sollevando terra ed erba al suo scalpitante passaggio.

Susan tirò dolcemente le redini per acquietare la splendida bestia, ridendo volse il capo indietro, laddove Caspian la distanziava di alcuni metri. “Ti ho battuto!”

Questi la raggiunse e scese dal proprio cavallo allentandogli le briglie. “E' vero. Ma avrò la rivincita.” Si avvicinò per aiutarla a fare altrettanto.

“Cosa? Maestà, mi offendete se credete che mi occorra il braccio di un uomo per smontare da cavallo.” Lo ammonì in tono serioso.

Caspian si ritrasse accennando una riverenza. “Perdonatemi se vi ho recato offesa mia signora!” Ciò nonostante badò bene che la fanciulla non incespicasse nel posare piede a terra.

Susan si guardò attorno incantata dal fulgido splendore che la natura regalava ai suoi occhi. Le querce secolari non scomponevano la loro regale grandiosità dinanzi al vento sbarazzino, seppure non negavano una danza alle maestose fronde. Uno specchio d'acqua rifletteva sulla sua piatta superficie ogni sfumatura di colore che un pittore potesse creare sulla sua tavolozza. Verdi cupi ed olivacei o tenui tinte pastello, macchie celesti punteggiate di bianco.

Un profumo dolce ed ammaliante riempiva i polmoni, stordendo il pensiero umano con capricciose voluttà.

“Qui è…”

“Bellissimo.” Suggerì il ragazzo guardandola negli occhi.

“Vieni a guardare il lago.” La esortò il suo accompagnatore, sfiorandole una spalla.

Caspian si sedette all'ombra di un tiglio selvatico, i cui fiori in boccio emanavano la loro sensuale fragranza. Susan fece altrettanto, dispiegando la lunga sottana del suo abito color menta sull'erba, osservò i loro riflessi baluginare sullo specchio d'acqua.

“Non pare vero che siano passati tanti anni, a guardare questo posto Narnia sembra sempre la stessa.” Avvertì una fitta di tristezza. “Mille anni, quante cose ci siamo persi.”

“Narnia vi ha aspettato. Ha avuto bisogno di voi, vi ha chiamato e voi avete risposto.” Fece una pausa, come in cerca delle parole. “L'avete salvata, ci avete salvati.”

“Già…” Susan raccolse le ginocchia al petto. “Ma è giunta una nuova era, Narnia ed i suoi abitanti hanno un nuovo eroe a difenderli.”

“Un eroe che vorrebbe sapere che cosa deve fare…”

“Lo imparerai. Ciò che è stato fino ad ora mi è sembrato uno splendido inizio.” Inclinò il capo ed una ciocca bruna sfuggì al gioco dei pettinini che fermavano la sua acconciatura, velandole un poco il viso. Susan sbuffò, cercando con la mano di risistemare la chioma ribelle, ma Caspian fu più rapido e le sottrasse dalle dita un pettinino d'avorio. Una cascata di soffici capelli castani le ricadde disordinatamente sul volto.

“Lo sai quanto ci vuole per fare un'acconciatura simile?” Scherzò la fanciulla.

Caspian rise rigirando fra le dita il pettine decorato finemente con piccole perle. “Chiedo perdono, non sia mai che si sparga la voce che vado in giro a spettinare le fanciulle!” Accostò la mano al volto della ragazza, scostandole dolcemente i capelli, sino a riportarli all'originaria posizione e con delicatezza vi fece scivolare il pettinino. “A posto?” Le sussurrò accostandosi a lei, senza sciogliere la mano dai suoi capelli.

“A post…” Le labbra del giovane soffocarono le sue parole. Un frammento di eternità, un secondo durato mille anni. La quiete del paradiso nel fragore del mondo. Ed ecco che gli uccelli s'acquietano, non il ronzio di un'ape, o batter d'ali, non s'ode un sospiro od un ramo spezzarsi nel silenzio dell'infinito. Nel sussurro di un bacio.

 

Le variopinte farfalle svolazzavano giulive, posandosi sul roseto che costeggiava i giardini reali. Lucy ne osservava rapita l'incessante sbatacchiar d'ali, libero da catene e vincoli. Si rigirò sull'erba tagliata di fresco, volgendo lo sguardo al cielo di un azzurro immacolato. Poco distante, Edmund giocherellava con un ramo secco, tentando di dargli la forma rudimentale di una fionda.

La bambina si mise seduta, fissando il fratello. “Ed, io mi annoio. Facciamo qualcosa?”

Questi, intento nella costruzione del suo arnese, non prestò attenzione alcuna alle lamentele rivoltegli, limitandosi ad alzare le spalle. “Se ti annoi fai una passeggiata, io non ho tempo adesso.”

“Sei anche tu arrabbiato con me? Come Peter?”

Quelle parole distrassero per un momento Edmund dal suo lavoro. “Senti Lucy.” Posò il legno ed il coltello in grembo. “Non mi importa se partiamo e non mi importa se restiamo. Ho imparato a non farmi illusioni, poiché ciò che è bello non può durare, percui mi rassegno a ciò che il destino mi riserva. E questo mi basta.”

Lucy mostrò la lingua, sdegnata, ma decise comunque di seguire il consiglio datole dal fratello e senza neppure voltarsi, s'incamminò verso i cancelli.

Al suo passaggio le guardie che proteggevano l'entrata al castello la salutarono rispettosamente. “Dove andate Maestà?”

“Credo che farò una passeggiata, è una giornata così bella. Non trovate?”

“Avete ragione Maestà, una giornata incantevole. Allora buona passeggiata, prestate attenzione però.”

“Non mancherò!” Con una riverenza Lucy si allontanò trotterellando, davanti a lei s'apriva la vastità verdeggiante dei boschi di Narnia. Una meta ce l'aveva.

 

Nell'attimo in cui le loro labbra si separarono il mondo riprese il suo corso ed il suo tempo.

“Dovevo restituirtelo.” Le mormorò d'un soffio.

Susan sorrise, mordendosi un labbro. “Già…” Debolmente si sottrasse all'abbraccio, levandosi in piedi.

“Dove vai?”

“Il lago.” Con passi lenti, senza distogliere lo sguardo si accostò all'immoto specchio d'acqua. “Voglio vederlo.” Si sfilò le scarpe e con il piede nudo sfiorò la superficie cristallina.

Caspian la raggiunse, guardandola con stupore. “Dev'essere gelida.”

“Vieni a provare.” Susan sollevò la veste avanzando di qualche passo, l'acqua fredda solleticava i polpacci facendola rabbrividire.

“No, grazie.” Alcune minuscole gocce lo colpirono in pieno viso.

Susan rise felice, porgendogli la mano. “Visto? Non è poi così fredda. Vieni, è bellissimo.”

Il giovane la strinse nella propria e si fece trascinare nel lago. “Oh mio Dio, è gelata!”

“Avanti Maestà, non avrai paura di un po' d'acqua?” Ed un'altra pioggia di schizzi si levò nell'aria, accompagnata dall'eco di risate argentine.

 

Le creature della foresta rumoreggiavano nella fitta vegetazione. Il cinguettio insistente dei passeri allietava il cammino di Lucy che avanzava con passo sicuro, senza nutrire nessun timore per alcuno degli esseri che popolavano Narnia. Poteva percepire il magico soffio di vita degli alberi sospirare al suo passaggio, le sue orecchie udivano il lieve riso delle silfidi, celate dalla vegetazione.

Quando i suoi occhi scorsero finalmente la sua meta, fu ripagata del lungo camminare che l'aveva condotta sino a quel posto. Ricordava, durante il viaggio alla ricerca di Aslan, di essere passati per un'altura dalla quale si scorgeva tutta Narnia ed in lontananza le vette diroccate di Cair Paravel, a ridosso del Grande Mare dell'Est. Ed eccola là, di fronte ai suoi occhi risplendere sotto il sole del mezzodì.

Lucy s'inerpicò faticosamente, aiutandosi con gli arbusti che spuntavano dal terreno. Davanti a lei si apriva il vastissimo orizzonte: le sconfinate terre di Narnia s'inginocchiavano dinnanzi alle acque sempiterne dell'oceano, affogando nella loro immensità. Le rovine di Cair Paravel, baciate dai raggi ambrati, si stagliavano maestose e lontane. Rifugio sicuro per il cuore di Lucy, che ancora sentiva di poterle chiamare “casa”. Dolce e struggente il ricordo che esse portavano, di un tempo lontanissimo eppure così vicino.

 

“Che disastro…” Mormorò Susan osservando mestamente le pozze d'acqua che i due giovani lasciavano al loro passaggio sul pregiato tappeto ricamato. “Qualcuno ce la farà pagare per questo.”

“O per meglio dire: qualcuno la farà pagare a me.”

Susan seguì lo sguardo di Caspian in direzione dello scalone centrale. In cima ad esso il vecchio Cornelius stringeva le braccia al petto, sul suo viso un'aria di severo rimprovero tutt'altro che rassicurante. L'anziano precettore scese le scale con passo lento ed inesorabile, quanto il castigo che si sarebbe presto abbattuto sui due disertori.

“Immagino che Sua Altezza Susan dovrà cambiarsi per cena.” Susan annuì senza soffermarsi troppo a lungo sul volto alterato dell'uomo che la scrutava da cima a fondo. “Pertanto ci scuserà se sua Maestà ed io andiamo a discutere di alcuni… affari.” Senza aggiungere altro si allontanò trascinando via Caspian, che non mancò di gettarle un'ultima occhiata sorridente.

Seppur sfinita, con un'inspiegabile gioia nel cuore Susan si trascinò lungo lo scalone di pietra, sino ai propri alloggi. Tanto era presa da pensieri felici che quasi non notò le figure di Edmund e Peter che parlottavano animatamente. Come i due ragazzi si accorsero della sua presenza smisero di discutere e senza una parola Ed si diresse verso la sua camera, lasciando soli i fratelli maggiori.

“Sei… caduta in uno stagno?”

“Qualcosa del genere.”

Peter non smetteva di fissarla con rimprovero, pur senza farle un'esplicita accusa.

“Dovrei cambiarmi per cena, se c'è qualcosa che vuoi dirmi perché non cominci?”

“Stamattina Edmund è venuto a svegliarti e non eri nella tua stanza.”

“Ero già a conoscenza di questa informazione.”

“A giudicare dalla condizione dei vestiti del nostro re posso immaginare che siate stati alla medesima battuta di pesca.”

Susan si spazientì per quel tono arrogante. “Dove vuoi arrivare?”

“Lo sai che stamattina Lucy si è allontanata dal castello ed ha fatto ritorno che era il tramonto?”

“Dov'è stata?”

“Non ha importanza. Il punto è che neppure tu eri dove avresti dovuto essere.”

La sorella lo fissò sbigottita da tanta superbia.

“Noi siamo i fratelli maggiori, dobbiamo dare il buon esempio ed Edmund e Lucy. Come posso aspettarmi che uno di loro si comporti come si deve se tu sei la prima a sparire per ore senza dare notizie?”

“Hai già rimproverato Ed, e sicuramente avrai dato anche a Lucy ciò che si meritava, vuoi forse punire anche me?”

“Le punizioni non c'entrano. Si tratta di rispetto.”

“Andiamo Peter, non sei nostro padre. E' vero, sei il fratello maggiore, ma smettila di atteggiarti a capofamiglia.”

“Io sono il capofamiglia. Nostro padre l'ha voluto, ed anche la mamma si aspettava questo da me.”

“Abbiamo sempre preso le decisioni insieme, abbiamo sempre fatto le cose insieme…”

“Almeno prima che tu decidessi che qui c'è qualcosa di più importante che a casa tua…”

“Li perderai Peter. Lucy è solo una bambina ed Edmund è confuso. Hanno bisogno di qualcuno che li comprenda, non che dica loro quando dormire e quando mangiare.”

Il ragazzo sbattè forte il pugno contro la parete, facendo sobbalzare Susan. “E' questo posto. Li ha convinti di essere ormai adulti, di essere… dei re.” Inspirò forte. “Ma lontano da qui, lontano da centauri, streghe, fate, c'è un mondo vero dove la magia non esiste. Dove quando la situazione è disperata non arriva un leone con la sua criniera lucente a tiraci fuori dai guai.”

“Cosa ti è successo? Una volta credevi in Narnia, credevi in Aslan…”

“Siamo diventati grandi Susan. Sai benissimo che cosa ci ha detto, sai che cosa comporta.”

Il silenzio piombò su di loro, pesante come un insostenibile fardello.

Peter si voltò, dandole le spalle. “Ora vado, devi cambiarti.”

 

“Davvero inammissibile!” Il vecchio Cornelius gesticolava freneticamente, passeggiando in su ed in giù per la stanza padronale. “Darvi alla caccia alle anatre in una giornata come questa!”

“Anatre?”

“OOhhh!! Per l'amor del cielo! Non state a cavillare sui dettagli! Non mi pare proprio il momento adatto!” Sbottò afferrando indumenti fradici che gli venivano passati da dietro il paravento.

“Mi pare che le anatre le abbiate introdotte voi maestro.”

“Altezza, se il vostro umorismo abitualmente solletica il mio spirito, in questo momento è totalmente fuori luogo!” Una camicia zuppa piovve sulla testa del saggio precettore.

“Esattamente, a che cosa sarei mancato?”

Il viso di Cornelius ribollì del colore rubizzo del sangue. “Maestà!! Sapete benissimo che nei giorni successivi all'incoronazione del nuovo re i sudditi vengono a portare i loro omaggi a palazzo, sperando di avere udienza!! Immaginate il mio imbarazzo e cordoglio quando ho dovuto spiegare che Vostra Maestà era stato colto da un improvviso malore e non avrebbe ricevuto nessuno per oggi!”

Un braccio nudo si allungò oltre il paravento. “Mi pare che ve la siate cavata egregiamente.”

“Ohh, non burlatevi di me!” Sbraitò il vecchio, porgendo gli abiti puliti. “Le leggerezze che vi sono state perdonate da principe, non vi verranno concesse da re. Fareste bene a rammentarlo, poiché avete parecchi occhi puntati su di voi!”

“Sono pronto.” Caspian ricomparve rivestito da capo a piedi.

“Sarà meglio, ci sono ospiti alla vostra tavola.”

“Ospiti?”

“Sì, ospiti di cui sareste a conoscenza se oggi non foste mancato ai vostri oneri.” Rammentò il precettore sistemandogli il bavero. “Ricordate inoltre Maestà che, come da tradizione, i sudditi che vengono a porgere omaggi al nuovo re hanno diritto di chiedergli dei favori. E che il re ha il dovere di ascoltare tali richieste ed essere… accondiscendente?”

Caspian alzò un sopracciglio. “Dove volete arrivare?”

“Tra i sudditi venuti ad omaggiarvi vi è anche qualcuno venuto da lontano. Da Aasghard.”

“Da Aasghard? Ma non è la terra di…”

“Degli elfi.”

“E loro non sono…”

“Estranei ai confini di Narnia, sì.” Cornelius si schiarì la voce. “E' molto probabile che siano venuti sino a qui proprio per questa ragione.”

Caspian si diresse verso la porta.

“Maestà, vi invito a riflettere su quella che sarà la richiesta degli aasghardiani, poiché un alleato è sempre un alleato. Ed annettere le terre di Aasghard a Narnia, compito in cui nemmeno vostro padre e vostro nonno riuscirono, sarebbe uno splendido inizio per re Caspian.”

Il giovane osservò il maestro rimuginando su quelle parole, poi cambiò espressione. “Mi hanno già annunciato?”

“Tre volte Maestà.”

“Ah… Beh, la quarta sarà quella fortunata.”

 

 

 

 

Ben trovati! Parto subito ringraziando tutte le persone che hanno letto il primo capitolo e tutte quelle che hanno speso qualche minuto a lasciarmi un commento. Grazie davvero dei complimenti, che naturalmente mi fanno un immenso piacere e non possono che invogliarmi a dare il meglio per non deludervi! Continuiamo con una precisazione: Ho studiato una cartina di Narnia per dare nozioni geografiche che non fossero proprio “inventate”, ma a parte un fiume Telmar non ho trovato alcun riferimento su dove si trovi il regno di Caspian, percui ho inventato. Le terre di Aasghard sono naturalmente frutto dell'immaginazione (come del resto gli elfi), ma vi darò più avanti qualche informazione in più. Spero che mi concederete la licenza narrativa!

Fuffima: sono felice che leggere un finale alternativo ti faccia contenta! Ho letto anche la tua storia e l'ho trovata molto tenera. Leggendola mi sembrava finita, ma ho notato che non la dai ancora completa, dimmi ci sono ancora sorprese?

EllaYaYa: mi fa molto piacere che anche se il pairing non ti piace, apprezzi comunque il mio lavoro e che voglia leggerlo. La tua storia l'ho trovata molto struggente, brava!

Sora 89: ho fatto esattamente come te! Venendo a casa ho sperato di trovare un finale alternativo a questa storia troppo triste, contenta di averti dato almeno un po' di ciò che cercavi!

Frozen_whiteFox: grazie dei complimenti, davvero. Ho appena letto il tuo lavoro e devo dire che hai fatto benissimo a metterti anche tu a riscrivere il finale, mi piace molto. Riguardo alla formattazione, non me ne parlare, una vera tragedia!! Non è la prima volta che pubblico, ma tutte le volte combino uno sfacelo, vediamo se questa è la volta buona!!

Lady Snape: Che dire, anche se non è la tua coppia preferita, sono molto felice che tu voglia comunque leggere di loro e che sia rimasta piacevolmente impressionata dal mio modo di scrivere. Da parte mia posso solo dire che adoro i mori, percui ho trovato molto entusiasmante la scelta del protagonista!! Lo perdono anche se non è biondo!

Cerdric, Yunie The Black Angel, Marty94, Frulli, Miss Juls_giu, Enjio, Ragazzasilenziosa, Simba: siamo tutte rimaste mortalmente deluse dal finale un po' amarognolo del film, percui mi sembra doveroso porre rimedio! Sono felicissima che l'inizio vi sia piaciuto!! E grazie infinite di tutti i complimenti (anche de 10 con tripla lode di Enjio!!). Fatemi sapere ancora, a presto!!

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Capitolo 3
*** Sentimento ***


3 . Sentimento

 

Gli splendidi lampadari di pietre d'onice donavano al maestoso salone i colori e l'atmosfera di un salotto privato. Tuttavia Susan rimase incantata dagli incredibili arazzi che ornavano le pareti in pietra a vista e dalla fastosità della grande tavolata, imbandita d'ogni genere di leccornia. Certo, nulla a che vedere con il sontuoso banchetto dell'incoronazione, al cui tavolo avevano avuto accesso tutti i personaggi più illustri di Narnia, ma tra i quali Susan aveva riconosciuto ben pochi volti. La sala scelta per la cena era nettamente più piccola, ma non meno principesca, ed il pasto servito non meno sfarzoso.

I suoi fratelli già sedevano ai loro posti, ma tacevano tutti. All'altro capo del tavolo Susan notò tre personaggi assai insoliti, che non riuscì a riconoscere come abitanti di Narnia. Una donna e due uomini dalle fattezze pressoché umane, fatta eccezione per delle vistose orecchie a punta. Nel vederla entrare i due cavalieri si levarono in piedi, accennando un inchino, mentre la donna le concesse un impercettibile cenno del capo. A guardarli bene, si assomigliavano parecchio fra loro. Alti e slanciati, possedevano tutti e tre lunghi e lucenti capelli, quelli della donna però erano corvini, mentre i due uomini avevano lisce chiome dai riflessi dorati.

Susan si accomodò nel posto vuoto accanto ad Edmund, notando l'espressione scura sul volto del fratello minore. Anche Peter non sembrava di umore migliore, solo Lucy le si rivolse sorridendo: “Oh sorellina, sei bellissima!” In effetti l'abito color glicine di seta ricamata si era rivelato un'ottima scelta, Susan stessa si era stupita di quanto quella sfumatura le donasse.

L'entrata di un impettito ciambellano la distrasse, costringendola a distogliere lo sguardo dai curiosi forestieri. “Sua Maestà il re, Caspian x.”

I commensali si alzarono in piedi e s'inchinarono all'entrata in sala del giovane re, scortato dal fidato Cornelius.

Susan non potè impedirsi di sbirciare di sottecchi l'eleganza e la regalità del suo incedere sicuro, né mancò di notare quanto fosse incredibilmente bello in abiti formali.

Caspian invitò i suoi ospiti ad accomodarsi e si sedette al suo posto, poi rivolgendosi ai tre stranieri: “Benvenuti nel mio regno, considerate la vostra permanenza a Narnia come un privilegio ed un onore per il mio popolo.”

La giovane donna dai capelli bruni si schiarì la voce sommessamente. “Vostra Maestà, vi ringraziamo dell'ospitalità che ci avete accordato. Sono lieta di constatare che vi siate riavuto dal vostro malore e che ora godete ottima salute.” A quelle parole Susan si mosse inquieta ed imbarazzata sulla sedia, cercando una posizione più comoda. La voce della giovane era suadente e melliflua, un bizzarro accento rendeva la sua cadenza particolarmente musicale.

“Il mio nome è Eruanna di Aasghard, e loro sono Elros ed Elessar, miei sottoposti. Abbiamo attraversato il Grande Mare dell'Est e le vaste terre di Narnia per portare i nostri ossequi al nuovo sovrano. Come ben sapete Maestà, il nostro paese non fa parte dei confini narniani.” La giovane guardò i due uomini che sedevano alla sua destra ed alla sua sinistra, scrutandoli con i suoi occhi violacei. “Ma il mio popolo sarebbe ben lieto di unificare i nostri domini sotto la guida di un unico sovrano.”

Caspian la guardò incuriosito. “Per quello che so, Aasghard ha sempre desiderato mantenere la propria indipendenza. Cosa vi spinge ora a cambiare idea?” Cornelius assestò un colpetto al fianco del sovrano, indirizzandogli un'occhiata assai poco benevola.

Eruanna tuttavia non sembrò scomporsi minimamente. “Comprendo pienamente le vostre perplessità mio re, e sarei estremamente lieta di poter discutere con voi di quella che è la situazione di Aasghard e la ragione che ci spinge sino a voi solo adesso. Tuttavia io ed i miei uomini abbiamo affrontato un lungo viaggio, necessitiamo di un adeguato riposo; pertanto faccio appello alla vostra magnanimità chiedendovi di rimandare a domani tali onerose discussioni.”

Il re tacque per un momento. “Vi prego di perdonarmi se sono stato indiscreto. Godete di questa cena e del riposo di cui necessitate, domani avremo tutto il tempo per parlare.” Poi scelse di cambiare argomento. “Permettetemi di presentarvi gli altri ospiti che vedete a questa tavola. Essi sono gli antichi re di Narnia…”

“Oh, ma noi conosciamo molto bene i sovrani di un tempo. Re Peter il Magnifico, la regina Susan, il re Edmund e la regina Lucy.” I quattro Pevensie non poterono fare a meno di manifestare un indubbio stupore davanti alle parole della donna, che non sembrava minimamente impressionata dalla loro presenza a Narnia.

“La loro storia è ben conosciuta alla mia gente, ed anche le voci circa il loro ritorno per portare aiuto a Vostra Maestà erano giunte sino a noi.”

Poi la donna si rivolse direttamente a Peter. “Siamo profondamente onorati di fare la conoscenza di coloro grazie ai quali la storia del nostro mondo è cambiata per sempre.” Le sue labbra sottili si contrassero in un sorriso composto ed elegante, che scatenò un brivido gelido lungo la schiena del giovane Pevensie.

 

Lucy afferrò prontamente l'ultimo chicco d'uva prima che il servitore le sottraesse il piatto. “Siete ancora affamata regina Lucy?” Le domandò il satiro.

“No, è solo golosa.” Rispose Peter dietro le sue spalle, le braccia posate sull'alto schienale imbottito della sedia. “Ed è ora che vada a letto.”

Lucy brontolò sottovoce, malgrado ciò si alzò dal suo posto spazzolandosi il vestito color porpora. “Andiamo Edmund? Mi accompagni?”

Il fratello con evidente malavoglia scostò la propria sedia, cercando si soffocare uno sbadiglio.

Peter li guardò soddisfatto, dare a tutti la buonanotte e lasciare la sala. Cominciava anche lui ad avvertire una certa stanchezza, dopo una lunga giornata desiderava solo coricarsi.

Un sottile frusciare gli sfiorò le gambe. Quando abbassò lo sguardo in cerca dell'origine di ciò, i suoi occhi s'incontrarono con quelli violacei di un gigantesco felino dalla lucente pelliccia ebano. Peter non potè fare a meno di notare come la sfumatura di quegli occhi somigliasse in modo impressionante al baluginio nello sguardo della donna di nome Eruanna.

L'elegante pantera si mosse sinuosamente sino a strusciarsi nelle vesti dell'elfa, che conversava con Caspian. “Questa è Elbereth, la mia compagna e guardia del corpo.” Disse carezzandole la testa.

“E' splendida.” Il re protese una mano per incontrare la maestosa bestia, che ricambiò il gesto con uno sguardo diffidente.

“Ora se volete scusarci.” La donna accennò una riverenza e seguita dal felino si allontanò verso i propri alloggi.

“Curiosa scelta per una guardia del corpo.” Commentò Peter. Si rivolse poi alla sorella, che affacciata alla balconata, non aveva degnato d'uno sguardo la scena. “Andiamo anche noi?”

“Precedimi, vengo tra un momento.”

“Come vuoi.” Si voltò bruscamente, nel farlo incontrò lo sguardo di Caspian che lo fissava. Senza dire una parola si ritirò.

 

La luna piena effondeva la sua spettrale opalescenza, irraggiando di pallido candore ogni superficie sulla quale i suoi fasci solevano posarsi. Ogni pianta o fiore appariva più pura, baciata dalla sua limpida evanescenza. Un delicato frinire di grilli, celati dal verde lussureggiante, allietava l'orecchio di chi ne ascoltava il flebile canto.

Susan, il viso raccolto fra le mani, inspirò l'aria frizzante. Un impercettibile movimento al suo fianco ed un dolce e familiare profumo le invase i polmoni. Il suo profumo. “Un'altra notte insonne?” La sua voce.

La giovane si girò sorridendo, trovandosi a sfiorare la mano di Caspian, posata sul cornicione. “In realtà ieri notte ho dormito bene.” Fece per sottrarsi a quel dolce e doloroso contatto, ma il re fu più rapido, imprigionando le dita sottili fra le proprie. “Vuoi andare via?”

“Devo. Oppure a mezzanotte mi trasformerò in una zucca.”

Caspian la guardò sgranando gli occhi. “Zucca?! Che vuoi dire?”

Guardando il tenero stupore dipinto sul suo viso, Susan non potè fare a meno di scoppiare a ridere. “E' solo un modo di dire.”

“Quando ridi…” Il ragazzo lasciò scivolare le sue dita l'una con l'altra incontrando ed intrecciando quelle di Susan in una delicata danza. “…Mi piace quando lo fai.”

Si portò la mano alla bocca, e con le labbra sfiorò la punta delle sue dita.

“Buonanotte Susan la “Dolce”.” Nel suo sorriso incantevole, Susan si sentiva perduta, in balia della corrente. Naufraga in un mare sconosciuto, trasportata da onde travolgenti ed incontenibili. Preda di un'ignota forza che faceva di lei una creatura inerme, davanti a tanto potere. Soffocata da un sentimento che la nutriva ed insieme la distruggeva.

 

Non molto distanti, dalla camera della più giovane dei Pevensie giungevano voci concitate.

“Questa è follia.” Sentenziò Edmund, serrando le braccia al petto.

“Dai Ed…” Lucy enfatizzò il broncio stampato sul suo visino, nel tentativo d'intenerire il fratello. “Non ti chiedo mai nulla…”

“Per causa tua mi sono già preso un rimprovero con i fiocchi, per questo decennio credo di essere a posto.”

“Non vuoi rivederla un'ultima volta?”

Il ragazzino si fissò le punte dei piedi pensieroso. “Se Peter venisse a sapere una cosa del genere mi darebbe in pasto al “micetto” di quella tizia con le orecchie a punta…”

“Non lo verrà a sapere! Dobbiamo solo essere d'accordo sulla versione da dare.”

Edmund le diede le spalle, le mani nelle tasche, passeggiando nervosamente lungo il perimetro della stanza.

“Mi mancherà tutto questo Ed. Non voglio andarmene senza avere detto “arrivederci”.” La bimba insistette, sperando di fare una crepa nella diffidenza del fratello. “Siamo stati lontani per così poco e non è rimasto quasi nulla. Cosa troveremo al nostro ritorno?”

Le dita del fratello maggiore si strinsero attorno a qualcosa di freddo e liscio. Che cosa avrebbero trovato al loro ritorno? “E va bene.”

“Fantastico!”

“Ma come faremo a raggiungerle? Non mi sembra affatto che siano a cinque minuti da qui.”

“Questo non è un problema! Vedrai, ti sorprenderò!”

“Sì… Sperando che non sia Peter a fare una sorpresa a noi. Hai visto le sue orecchie? Con quelle potrebbe sentire una formica starnutire.”

Lucy ridacchiò. “Domani?”

Un sospiro. “Domani.”

 

 

 

 

Ed ecco la terza fatica completata! Ed una prima apparizione di alcuni nuovi personaggi, in quale modo coinvolgeranno le storie dei nostri protagonisti? Mah! Per chi avrà il desiderio di seguirmi fino alla conclusione sto cercando di realizzare una piccolissima sorpresa, che spero vivamente mi riesca. Ma non anticipo nulla!

Frozen_WhiteFox: la descrizione del bacio è venuta dal cuore, sono contenta che ti abbia toccata. Per quanto riguarda Cornelius, poverino fa il suo lavoro! E chissà che fatica! Me lo immagino a correre dietro ad un Caspian di sei, sette anni, davvero una faticaccia!!

Misa chan: contentissima di avere una nuova fan! Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!

Carillon: Davvero lieta che dopo tanto tempo dalla tua ultima recensione l'onore sia toccato a me. E ancor più contenta di sapere che la storia t'incuriosisce, spero davvero tu voglia seguirla fino alla fine. Chissà cosa tramano gli elfi…. Sento puzza…

Marty 94: Eh sì, Peter è preoccupante, non si sa bene cos'abbia per la testa. Ma sento che presto o tardi lo scopriremo!

Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto ai preferiti questa storia, la cosa mi riempie d'orgoglio!

Grazie a Fuffima, Yunie The Black Angel, Ragazzasilenziosa, Fefy 88, Enjio, Ella YaYa, lady Snape, Miss_Juls_giu che mi hanno fatto un sacco di complimenti e che molto hanno apprezzato la scena al lago.

A Prestissimo!

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Capitolo 4
*** In the wind ***


4. In the wind

 

 

Camminava in un'evanescente atmosfera di colori, che parevano dipinti da un pittore astrattista. Forme indefinite lo circondavano, scostandosi solo per consentirgli il passaggio.

Una voce, anch'essa senza forma, sembrava richiamarlo, guidarlo attraverso quell'illusione dalle tinte vivaci. Non sapeva chi fosse, ma non riusciva a distogliere l'attenzione dal richiamo, ed il suo corpo pareva muoversi di volontà propria.

La voce suadente lo attirava con prepotenza laddove i colori sembravano sbiadire e fondersi in un'unica tinta cinerea, un turbinio di sfumature dell'ebano si contorcevano in una sottile danza inesplicabile, qualcuno invocava il suo nome.

“Svegliati Peter.”

Spalancò gli occhi. Madido di sudore, la camicia incollata alla schiena, Peter si guardò attorno riconoscendo quella che era la sua camera da letto. Si fregò energicamente il viso fra le mani, come a voler scacciare gli stralci di quello strano sogno.

Aslan. La voce di Aslan lo aveva svegliato.

Perché mai gli era apparso in sogno?

 

Il tintinnio di piatti e bicchieri accolse la sua entrata nella luminosa sala da pranzo, nell'aria un delicato profumo di biscotti e l'aroma esotico del tè caldo. Susan, Edmund e Lucy erano ai loro posti, intenti in un'abbondante colazione conversavano amabilmente. Nel vederlo entrare interruppero per un momento il loro chiacchiericcio, salutandolo.

Al ragazzo non sfuggì l'inaspettata assenza del re e del suo consigliere. “Dov'è Caspian?”

“Dormito parecchio eh?” Lo rimbeccò Edmund.

“Non lo abbiamo visto. Quando siamo scesi aveva già fatto colazione, ora è a consiglio con l'ambasciatrice di Aasghard.” Rispose Susan sorseggiando il suo tè.

Peter occupò il suo posto abituale. “Perché nessuno mi ha svegliato?”

“Ci ho provato. Non ne volevi sapere e mi hai supplicato di lasciarti dormire ancora.” La sorella scostò con noncuranza una ciocca di capelli, sistemando il nastro di raso celeste e bianco che li teneva raccolti. “Ho pensato che fossi stanco.”

“Già…” Anche Peter era assai stupito. Non gli era mai capitato di non svegliarsi, e poi quello strano sogno, per di più non ricordava di aver chiesto a Susan di lasciarlo dormire.

Lucy assestò un colpetto gentile all'indirizzo di Edmund. “Ho capito, ho capito.”

“Peter, io e Lucy pensavamo di andare a fare una scampagnata, con il tuo permesso.”

Il fratello sollevò un sopracciglio. “Dopo quello che è successo ieri…”

Edmund non perse l'occasione. “Proprio per questo abbiamo pensato di venire a chiedertelo. Da un momento all'altro potremmo dover tornare a casa, non vogliamo partire senza… aver detto “arrivederci”.”

“Oh, per favore Peter!” Lucy gli piazzò addosso i suoi grandi occhi imploranti.

“Non farti pregare.” Susan gli rivolse la parola per la prima volta di propria iniziativa, dal loro litigio. “Edmund ormai è adulto. Se desideri che si responsabilizzi devi dargliene la possibilità, quale miglior occasione se non quella di affidargli Lucy?”

“Tu lo sapevi già vero?”

“Ne hanno parlato prima con me, perché temevano che ti saresti arrabbiato.” Abbassò il tono, rendendolo quasi impercettibile. “Dimostragli che si sbagliano.”

Peter guardò prima Edmund, poi Lucy, soppesando le parole della sorella. “Va bene, potete andare.”

La più piccola dei Pevensie balzò in piedi. “Grazie, grazie, Grazie!” Girò attorno al tavolo e si gettò al collo del fratello, abbracciandolo. “Grazie Peter!” Questi non potè fare a meno di ricambiare il gesto affettuoso, ma lo sguardo che incrociava quello di Edmund lasciava trasparire una certa preoccupazione.

 

La biblioteca reale era senz'ombra di dubbio il fiore all'occhiello di tutta la reggia. I pregiati pavimenti di marmo, l'incantevole meraviglia del soffitto finemente dipinto, gli splendidi arazzi che l'adornavano, ma ancor prima di tutto ciò, spiccava la sconfinata vastità della collezione di volumi che le sue mura racchiudevano. La storia di Narnia, dei suoi abitanti, gli inconfessati segreti di quelle magiche terre venivano custoditi fra quegli scaffali, che tanto avrebbero potuto raccontare di quanto avevano veduto nei secoli del dominio umano. Ogni racconto, ogni gesta d'amore o di guerra, qualsiasi libro fosse mai stato scritto si trovava in quella stanza.

Nei suoi diciassette anni, Caspian aveva occupato parecchio del proprio tempo rinchiuso in quella stanza, ma non era giunto nemmeno alla metà dei libri che aveva a disposizione. Nonostante suo zio Miraz fosse riuscito a bandire, come blasfemi, buona parte dei volumi che narravano del popolo magico di Narnia, Cornelius era stato in grado di salvarne qualcuno, permettendo al giovane principe di apprendere quanto più poteva dal mondo che un giorno sarebbe stato sotto la sua guida.

Lo sguardo del giovane re vagò senza meta, posandosi in qua ed in là, ora sul volto pensieroso di Cornelius,ora sulla figura della donna dai capelli bruni che gli volgeva le spalle, rivolta alla finestra. Gli occhi fissi all'orizzonte, assorta in lontani pensieri accarezzava il capo del suo nero felino che, al pari di un cucciolo mite, godeva delle generose attenzioni.

Dacché Caspian aveva fatto il suo ingresso nella sala, Eruanna non aveva proferito parola, preferendo il silenzio alla difficoltosa ricerca delle parole adeguate.

“Maestà.” La suadente voce dell'elfa ruppe il silenzio, come il frangersi di un cristallo. “Quanto devo dire è per me assai gravoso.” Ella si voltò, incrociando lo sguardo con quello del re.

“Nei secoli del dominio umano il mio popolo ha sempre difeso la propria indipendenza con onore e fermezza.” La postura altera, il viso teso ma impassibile, le mani giunte in grembo, le conferivano una composta freddezza, velata solo dalla musicalità della sua voce. “Rifiutammo l'alleanza proposta da Caspian I, nonostante l'inferiorità numerica resistemmo stoicamente all'invasione di Miraz e delle sue milizie.”

Caspian guardò il suo maestro senza capire. Di che cosa parlava quella donna?

Il vecchio Cornelius si schiarì la voce. “Subito dopo l'assassinio di vostro padre, Miraz guidò un'invasione per soggiogare Aasghard, che aveva rifiutato di annettersi durante il mandato di suo fratello. Si svolse in gran segreto, poiché Miraz non aveva ancora potere decisionale; il generale Glozelle condusse uno squadrone di duecento uomini in una spedizione fallimentare, dalla quale rientrarono solo in settanta.”

“La battaglia durò sei giorni. Perdemmo parecchie vite, ma le perdite di Miraz furono incalcolabili. Non tutto si trova sui libri di storia, Maestà.” Commentò Eruanna.

“Allora è venuto il momento di scriverne di nuovi.” Replicò Caspian risoluto.

L'elfa incontrò il suo sguardo, un moto di ammirazione attraversò l'imperturbabile volto marmoreo. “Da allora però, le cose sono molto cambiate. Il nostro mondo è cambiato. Ed ora io vengo da voi, in nome del mio popolo, spogliata del mio orgoglio e di ogni remora, ad implorare aiuto.” La sua voce tradì un lieve tremito.

“Maestà, il mio popolo sta morendo.”

 

“Aspettami Lucy!” Edmund, le mani alle ginocchia, respirava affannosamente, nel tentativo di recuperare il fiato perduto, ma la sorella era già corsa avanti. Ne scorgeva i lunghi capelli castani svolazzare, mentre la bambina attraversava la radura.

“Sbrigati! Sbrigati Ed! Non ci aspetteranno per sempre!”

Il giovanotto la raggiunse facendo appello alle ultime, scarse energie. Come si erano accomiatati, Lucy aveva raccolto rapidamente le sue cose trascinandolo fuori dalle mura del castello, verso una non ben precisata meta. Nemmeno per un solo istante aveva smesso di correre, preda di un'eccitazione palpabile che, per quanto il ragazzo tentasse di dissimulare, stava travolgendo anch'egli.

“Allora? Io non vedo niente…” Ansimò.

Lucy gli regalò un sorriso compiaciuto. “Adesso li vedrai.” Un fischio leggero uscì dalle sue labbra dischiuse.

Le fronde degli alberi si scossero, come a voler rispondere al richiamo, in un turbinio di foglie.

Un fruscio lontano si fece via via più vicino, ed un altro fischio in lontananza rispose a quello di Lucy. Edmund riconobbe chiaramente quel suono.

Tra energiche folate di vento, due grifoni dal dorato piumaggio si posarono docilmente nella radura, a pochi passi dai due fratelli. “Queste saranno le nostre ali.”

 

 

“Come è cominciata non lo sappiamo, nessuno lo sa.” Eruanna soppesava le parole, modulando il tono, confondendone il tremito fra i sospiri. “I cavalli si sono ammalati. Erano deboli, stanchi, emaciati, ad ogni calar del sole diventavano sempre più debilitati. Non mangiavano e non si muovevano; perdevano ingenti quantità di sangue per continue quanto inspiegabili emorragie. Consumati da un male oscuro, morivano dopo lunghi giorni di agonia.”

Caspian fissava l'elfa senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo minuto chinato a terra, dalla mano che ritmicamente carezzava la sua Elbereth.

“Poi il contagio si è trasmesso ad un giovane mercante di cavalli, ed il decorso della malattia è stato il medesimo. Purtroppo il suo caso non è stato l'unico.” Eruanna si alzò scostandosi i capelli bruni dal viso.

“Molti sono gli abitanti di Aasghard caduti malati, molti pochi sino ad ora sono sopravvissuti.”

La donna avanzò di qualche passo, ponendosi dinnanzi alla poltrona dove sedeva Caspian, e lì s'inginocchiò.

“Maestà, io vengo in nome della mia gente. Sono qui ad implorare l'aiuto di Narnia e del suo re.”

 

Il legno consunto della vecchia scala a chiocciola gemeva pericolosamente ad ogni passo. Susan avanzava cautamente, gli occhi sugli scalini dismessi, la mano stretta in quella di Caspian, che la guidava. “Si può sapere dove mi stai portando?”

“Vedrai. Mancano solo…” Diede un'occhiata sopra le loro teste seguendo l'andamento elicoidale delle rampe proseguire senza fine. “Beh, non manca molto. Tu però non guardare su.”

“Stai cercando di sfinirmi, per poi gettare il mio corpo morente dalla torre più alta del castello?”

Caspian si girò a guardarla, in volto un'espressione estremamente seria. “In effetti l'ho pensato, come hai fatto a scoprirmi?”

La giovane rise, stringendosi di più alla sua mano. “Oh beh, spero che mi permetterai di esprimere almeno un ultimo desiderio.”

“Ne riparliamo quando siamo in cima. Nel frattempo, non guardare nemmeno giù, è piuttosto ripido.”

“E allora che cosa dovrei guardare?” La domanda restò priva della sua implicita risposta.

Quando il pianerottolo di legno era ormai prossimo, Caspian lasciò la mano di Susan invitandola ad accostarsi al muro, e con l'aiuto di entrambe le mani spinse con forza la botola sopra la sua testa, che si aprì cigolando in uno sbuffo di polvere. Il ragazzo le sorrise, poi s'issò oltre l'apertura quadrata da cui proveniva un'intensa luce, sparendo dalla visuale di Susan.

Pochi istanti dopo si affacciò protendendo una mano. “Andiamo?” La giovane vi si aggrappò, lasciandosi aiutare a salire sul ballatoio. “Chiudi gli occhi però.”

Obbedì, sentendosi afferrare per i fianchi posò i piedi sulla pavimentazione di legno. Una luce violenta filtrava attraverso le palpebre chiuse, il forte odore della polvere le riempiva i polmoni.

“Stai davvero cercando di gettarmi dalla torre?”

“Ssshh…” Le sussurrò. Una scarica di brividi la scosse, pungendola come minuscoli ed aguzzi spilli, mentre le labbra del ragazzo sfioravano il suo orecchio. Si lasciò guidare alla cieca, finchè la brezza frizzante dell'aria primaverile le carezzò il viso come una mano gentile.

“Adesso guarda.” Susan aprì gli occhi, investita dallo scintillio della luce del giorno, per alcuni istanti non riuscì a distinguere forme e colori tra i corpuscoli evanescenti che saettavano, abbagliandola.

Ciò che i suoi occhi ancora annebbiati distinsero all'orizzonte era quanto di più bello la natura potesse creare. Sconfinate, lussureggianti pianure giacevano infinite e pacifiche, le acque del fiume Telmar scintillavano baciate dal sole come diamanti, ma ancor più sfolgoranti. Tutta Narnia, bella e sconfinata si godeva da quell'altezza che pareva elevarli sopra al mondo.

Lo sterminato cielo turchese si estendeva ad un soffio dai loro viso quasi che sembrava possibile sfiorarlo con le dita, mentre il vento sferzava scompigliando loro i capelli Susan ebbe quasi l'impressione di librarsi nella sua vastità.

“Ti piace?” Caspian, dietro di lei, ancora le cingeva la vita.

“Sì…” La sola sillaba che uscì dalle sue labbra, nella quale custodiva tutta l'infantile emozione che gonfiava il suo cuore.

“Tutto questo… è tuo.” Stringendola a sé.

Susan tremò voltandosi, nell'incontrare gli occhi dell'uomo che la guardava. L'uomo che si piegò su di lei, sulle sue labbra schiuse, accogliendole con le proprie. Carezzandole, sfiorandole, baciandole con tenera passione. Le sue mani le avevano coccolato la schiena, le sue dita erano corse rapide fra i suoi capelli, intrecciandosi sulla nuca, in una piacevole costrizione che le impediva di scostarsi da quella bocca meravigliosamente avida di lei.

E di nuovo il mondo, con i suoi dubbi, le paure, l'incertezza dell'avvenire, sembrò lontano anni luce da quel piccolo angolo di paradiso, mirabilmente isolato da qualsiasi dolore.

 

 

 

 

 

 

 

Sono tornata! Che dire, sono senza parole per l'immensa approvazione che mi avete dato, per tutti i complimenti e l'entusiasmo con cui mi avete recensita. Non posso che dire grazie a tutti.

Ma veniamo a noi. Caspian e Susan sono sempre più coinvolti l'uno dall'altra e stavolta hanno lasciato trasparire una certa passione… chissà che combineranno. Eruanna finalmente ha vuotato il sacco, ma sarà tutto qui? E chissà cosa combineranno Lucy ed Ed, mi sa che si cacceranno nei guai.

Floraeco: davvero felice di averti soddisfatta e che tu mi abbia aggiunta ai preferiti!

Pink Lela: Ti ringrazio di aver rettificato la “critica” dopo una più attenta lettura, comunque sono felice che tu l'abbia fatta. Ognuno ha la propria opinione e la mia Susan può giustamente non convincerti. Ma ancor più felice mi fa sapere che rileggendo ora ti convinca di più, recensisci ancora ti prego!

Miss_juls_giu: Perdonami se ti ho fatto trepidare! Spero che il capitolo ti piaccia e ti consenta di scusarmi. Sapere che la mia storia ti piace tanto e che è proprio ciò che cercavi è davvero bello.

Alice Hale: Se la mia storia ti ha fatto passare il malumore per la “delusione” data dal film non posso che esserne felice!

Temperance_Booth: non posso che darti ragione. Trovo che in un racconto sia fondamentale non solo narrare le avventure dei protagonisti, ma anche e specialmente caratterizzare i coprimari. E' proprio grazie a questi personaggi spesso esclusi o trascurati che i nostri eroi vivono le loro avventure. Certo, parlerei per ore di Caspian e Susan, però a lungo andare diventerei noiosa e ripetitiva. Tutti i personaggi di contorno aiutano la storia a concederci anche delle sorprese inaspettate! Grazie dei complimenti.

Frozen_whiteFox: Sempre contenta che i miei paesaggi ti sembrino belli e ti coinvolgano. Caspian sa essere molto romantico, che tenerezza, hai visto che carino in questa puntata? Ma sì, riempiamo di baci le guanciotte del piccolo Caspian!

Misa_chan: Eh già, povero Ed, viene sempre coinvolto in qualche pasticcio! Chissà cosa sta tramando Lucy e se gli farà prendere un'altra strigliata!

Grazie anche a bulmettina, Lucia Lair, Marty 94 (di cui spero di leggere presto il lavoro), Yunie The Black Angel, Water Alch, Vale_Luna4e (sapete già per cosa) e anche a chi non ha recensito, a presto!!

 

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