On His Father's Steps

di HaythamTacoKenway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Meeting Before The Chaos ***
Capitolo 2: *** A Little Talk ***
Capitolo 3: *** The Beginning Of A New Life ***
Capitolo 4: *** The Templar Order ***
Capitolo 5: *** Training Hard ***



Capitolo 1
*** A Meeting Before The Chaos ***


Buonsalve a tutti! Questa è la prima volta che pubblico una fanfiction, perciò sono una novizia in questo campo. Questa fanfic è stata ispirata da quelle poche fan art di Templar!Connor che ho visto in giro e ultimamente sono stata attratta dalla prospettiva dei Templari così...è nata questa idea che mi ha colpita in piena notte. Vi auguro una buona lettura e spero sia di vostro gradimento ^^
                                                                                                                                                                                                                                                                                            


Era il 5 Marzo 1770 e la popolazione di Boston si era radunata numerosa di fronte alla Old State House, inveendo contro un drappello di giubbe rosse. Ultimamente i cittadini erano di malumore e si sentivano pressati dalla presenza dei soldati di Giorgio III, dalle numerose tasse; la gente si stava stancando e il malcontento serpeggiava tra la folla, dunque, l'aria era carica di tensione. Un drappello di giubbe rosse stava cercando di contenere la folla benché fossero numericamente svantaggiati in modo schiacciante. 'Non riusciranno a contere la folla' penserete. Invece, ci riuscirebbero eccome.. In fondo, quanto potrebbero ricavarci dei cittadini disarmati contro delle giubbe rosse armate di moschetti pronte a far fuoco su chiunque avesse alzato troppo il gomito?
Al di fuori della folla, un ragazzo di quattordici anni era intento a scrutare verso la Old State House.
Stava cercando una persona ma non sapendo se quest'ultima ci fosse in quella piazza, decise di avventurarsi tra la folla e chiedere informazioni ad uno degli uomini che stavano parlando sulle scalinate dell'edificio.
Facendosi strada con qualche "Mi scusi" "Permesso" appena accennato, il giovane riuscì ad arrivare, più o meno, vicino alla postazione del gruppo di uomini, che visti da vicino parevano dei gentiluomini per via dei loro abiti, i quali parlavano tra loro su quei pochi gradini che c'erano.
Il ragazzo si fece coraggio e cominciò a parlare. "S-scusatemi signori, potrei chiedervi se conoscete il signor Haytham Kenway?"
Nel sentire la voce del giovane, il gruppo smise di parlare e uno di loro guardò l'adolescente dalla testa ai piedi con un aria di disprezzo mal celato "Cosa abbiamo qui, un indiano a quanto vedo. Perché vorresti sapere di questa informazione?". Il ragazzo indiano guardò l'uomo che gli aveva rivolto la parola, quest'ultimo era un uomo dai capelli nero corvino, occhi di ghiaccio e portava, inoltre, un paio i baffi ma il ragazzo notò una strana luce negli occhi dell'uomo che gli ispirava tutt'altro che fiducia e simpatia. Dove l'aveva già visto questo sguardo? Ma prima che potesse rispondere, l'uomo dagli occhi di ghiaccio gli aveva già messo le mani addosso "Rispondi piccolo pezzente, ti ho chiesto una cosa" sibilò l'adulto con voce minacciosa. Il ragazzo impallidì "Io... Io..." vide negli occhi dell'uomo davanti a sé il nervosismo che cresceva. "Se non mi dai una risposta valida, giuro che io-" l'uomo lo minacciò ulteriormente ma venne poi fermato da una voce proveniente da una figura alle sue spalle "Calma Charles, con la violenza verbale non credo che riuscirai a farlo parlare. Lascia che me ne occupi io" "Ma-" l'uomo che si chiamava Charles cercò di controbattere ma l'altra figura, che ora si era accostata a lui e al ragazzo, lo zittitì con un gesto e gli fece segno di farsi da parte.
Il ragazzo indiano si sentì grato nei confronti del suo salvatore che nel frattempo lo stava guardando incuriosito "Dimmi un po' ragazzo, come ti chiami?" il nativo lo guardò un attimo e rispose "Ratonhnhaké:on, signore". L'uomo cercò di ripetere il suo nome senza successo "Bene Ranhaké-... Ratonhnké-... volevo dire.. Bene ragazzo, come mai sei venuto a cercare il signor Haytham Kenway?"
Ratonhnhaké:ton lo guardò attentamente. Era un uomo sulla quarantina e guardando i suoi vestiti, capì che doveva essere un uomo molto importante. Sotto il tricorno portava i capelli legati in una coda di cavallo da un nastrino rosso. Guardando negli occhi di quell'uomo, Ratonhnhaké:ton non vi scorse una minaccia, bensì, fiducia. Sì, in quegli occhi vi scorse un sentimento di fiducia ma non sapeva spiegarne il motivo.
"Beh..sono stato mandato qui dall'anziana del mio villaggio per cercarlo, si dice sia un grande guerriero e che forse sia in grado di aiutarci, signore" rispose il nativo guardandolo negli occhi.
"Ancora una cosa, come mai avete bisogno dell'aiuto del signor Kenway?" chiese l'uomo "Ecco...il nostro villaggio è stato distrutto dieci anni fa un brutto incendio ed ora il nostro popolo ha chiesto del signor Kenway per poterci proteggere in qualche modo. Sapete per caso dove si trovi il signore in questo momento?" L'uomo accennò un sorriso "Si dia il caso che il signor Haytham Kenway sia proprio qui di fronte a te ragazzo." Ratonhnhaké:ton parve riprendersi improvvisamente "Oh! Io.. Io non avevo idea che foste voi, signore.." Haytham tranquillizzò il giovane "Ora dimmi, chi vi ha parlato di me?"
Prima che Ratonhnhaké:ton potesse rispondere, un uomo si avvicinò ad Haytham "Mi dispiace interromperla signore ma siamo pronti" Il Templare annuì.
Ratonhnhaké:ton parve confuso e quello che accadde dopo non contribuì a schiarirgli le idee.
Tutto accadde in fretta: si sentì uno sparo e le guardie si mossero, scrutando nella folla alla ricerca dell'uomo che ha sparato. Haytham si avvicinò ad un soldato, sussurrò qualcosa al suo orecchio e puntò il dito verso il tetto di un palazzo che si affacciava sulla piazza; nel frattempo, un soldato disse che lo sparo proveniva dalla folla e in poco tempo, si è scatenato il caos. Gente che fuggiva e soldati che facevano fuoco sui civili uccidendone tre sul posto e ferendo gravemente altri due cittadini.
Il tempo sembrò rallentare per un momento, Ratonhnhaké:ton si guardò attorno e la sua confusione si tramutò in una sensazione di spaesamento ma si riprese non appena una mano gli toccò la spalla, era quella di Haytham "Dobbiamo allontarci, questo non è il posto adatto per conversare"
 

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Capitolo 2
*** A Little Talk ***


Buuuonsalve! Eccomi qui con un altro capitolo preparato e sfornato in... 6 ore di lavoro no-stop woah! In questo capitolo Haytham e Connor avranno, finalmente, il tempo necessario per chiarire la situazione. ATTENZIONE: Nel caso non abbiate ancora letto Assassin's Creed: Forsaken, vi avverto che in questo capitolo ci sono dei ricordi, che ho dovuto mettere per forza per far funzionare la trama di questo capitolo, provenienti dal libro perciò vi consiglio di leggere a vostro rischio e pericolo *alza il cartello SPOILER ALERT!* Detto questo, vi auguruo una buona lettura e un sincero grazie a chi mette tra le preferite/seguite, a chi recensisce e a chi semplicemente legge ^ u ^
                                                                        
 
"Dobbiamo allontarci dalla piazza, signore!" Urlò Charles cercando di sovrastare gli spari e le grida dei cittadini. "Arriviamo subito, Charles" rispose Haytham, poi si rivolse di nuovo a Ratonhnhaké:ton, il quale annuì e i due seguirono Charles.
I due uomini e il ragazzo indigeno percorsero le strade di Boston non proprio in completo anonimato: lungo il percorso che portava al Restless Ghost , la locanda che era diventata da un paio di anni la nuova base dell'Ordine, la presenza di Ratonhnhaké:ton attirò qualche sguardo incuriosito.
Dopo non molto tempo, le tre figure arrivarono alla locanda ed una volta entrati all'interno, Ratonhnhaké:ton si stupì di come l'atmosfera del locale fosse del tutto diversa rispetto alla tensione che si respirava al di fuori di quelle mura: mentre nel mondo esterno imperversava il malcontento, dentro alla locanda era come se quel malcontento dei bostoniani venisse cancellato dai fiumi di birra che circolavano tra i tavoli. Tutto un altro mondo insomma. Ratonhnhaké:ton aveva tutte le ragioni nell'essere così meravigliato, in fondo, le unica realtà che aveva conosciuto fin ora era quella della vita nel villaggio Mohawk. Era nel villagio che Ratonhnhaké:ton aveva vissuto i più bei momenti della sua infanzia, ore e ore passate a giocare con gli altri bambini, i giochi che faceva con il suo migliore amico Kanen'tó:kon e i ricordi legati a sua madre, Kaniehti:io. Erano tutti momenti spensierati...finché quel maledetto 2 Novembre 1760 gli fece crollare la terra da sotto i suoi piedi privandogli dei suoi gioiosi ricordi d'infanzia e della persona che per lui era il mondo: sua madre.
"Purtroppo devo congedarmi, Haytham. Alcuni impegni richiedono la mia presenza." Il suo flusso di pensieri venne interrotto da Charles, il quale disse ad Haytham che doveva allontanarsi. Haytham annuì "Bene, andate pure Charles. Ho una faccenda in sospeso con il ragazzo che vorrei chiarire in privato" Charles chinò la testa in segno di saluto ed uscì dalla locanda.
Dopo aver atteso che Charles uscisse dalla locanda, Haytham si rivolse a Ratonhnhaké:ton "Andiamo di sopra, là nessuno verrà a disturbarci" dopodiché comiciò ad avviarsi su per le scale seguito dal nativo. Una volta raggiunto il piano superiore, Haytham si accomodò ad un tavolo a cui ci sarebbero state sei persone e fece segno al ragazzo di accomodarsi di fronte a lui.
Appena Ratonhnhaké:ton si accomodó sulla sedia, Haytham iniziò a porgli le domande che vagavano irrequiete nella sua mente.
"Per prima cosa, riprendiamo da dove ci hanno interrotto" disse l'uomo con un tono pacato "Chi ti ha parlato di me?"
Ratonhnhaké:ton guardò Haytham per un momento e rispose "Mia madre, Kaniehti:io. Era questo il suo nome.." Parlando di sua madre si rabbuiò un po' e abbassò lo sguardo ponendo la sua attenzione alle venature del legno del tavolo. Dall'altra parte del tavolo, Haytham parve avere una rivelazione; nel sentire quel nome, fu come se la sua mente stesse frugando tra i ricordi alla ricerca di quel nome, di quel suono della voce di qualcuno che ha fatto parte dei ricordi legati ai primi anni trascorsi a Boston. Dove l'aveva già sentito quel nome? Kaniehti:io... All'improvviso ecco venirgli incontro quel ricordo che stava inconsciamente tentando di trovare nei meandri della sua mente. Si ricordò della frontiera innevata, di lui e Charles sulle tracce di una donna..ma non una donna qualsiasi, la donna che stavano cercando era la stessa che avevano liberato prima che finisse nelle mani di Silas, il mercante di schiavi. Qualcosa in quella donna colpì Haytham, la sua bellezza era una di quelle, certo, ma vi era anche qualcos'altro: prima di mettere in atto il piano per liberare gli schiavi indigeni, Haytham aveva osservato la carovana avvicinarsi alla trappola e notò che al fianco del conducente c'era una donna indigena. L'inglese notò il suo portamento fiero e dei segni che rivelavano chiaramente che aveva posto resistenza e combattuto per la sua gente prima di cedere. Alla vista di quei segni di colluttazione, Haytham si promise che le guardie della carovana dovevano subire le conseguenze delle loro azioni. E così fu. Ecco cosa lo colpì della donna indigena quel giorno: il suo spirito combattivo e fiero.
Comunque, dopo averla liberata, la donna Mohawk fuggì. "Ci farà scoprire!" gli disse Thomas che stava per correrle dietro ma Haytham lo fermò "No, non lo farà" sapeva che non li avrebbe smascherati, d'altronde c'era di mezzo la salvezza della sua gente.
Dopo l'uccisione di Silas non ebbe più notizie su di lei così decise di andare a cercarla nella frontiera. Charles, che a quei tempi lavorava per il generale Edward Braddock - una sua vecchia e sgradita conoscenza, si offrì di aiutarlo nelle ricerche. La trovarono nel bosco mentre stava controllando una trappola ma Charles calpestò un ramo rivelando alla donna la loro presenza facendola fuggire. Haytham preferì continuare le ricerche da solo, non sarebbe stato difficile per via delle orme lasciate da lei nella neve alta e soffice. Infatti dopo averla rincorsa, lei che saltava da ramo in ramo e lui che incespicava e affondava nella neve fresca, riuscì a raggiungerla per pura fortuna. Si può dire che la prima impressione di sé stesso che diede alla donna non era una delle migliori poiché lei gli chiese perché parlava così lento facendogli il verso. Magari ha pure pensato che fosse stupido. Però dopo essersi ricomposto Haytham si fece dire il nome dalla donna indiana "Kaniehti:io. Ma puoi chiamarmi Ziio."
Ecco. Kaniehti:io. Conosciuta da lui come Ziio.
Lui e Ziio qualche mese dopo lavorarono insieme per uccidere Braddock o come lo chiamava lei, il Bulldog.
Poi si ricordò dell'amuleto, della promessa di Ziio e della caverna in cui si baciarono per la prima volta. Per non parlare poi del breve periodo trascorso nella frontiera in compagnia di Ziio.
Haytham guardò il ragazzo di fronte a lui. Vi erano alcuni elementi nel suo viso che gli parvero familiari. Improvvisamente una domanda gli balenò nella mente. Potrebbe essere... No. Doveva chiarire questa faccenda ora e per farlo aveva bisogno di risposte certe
 "Parliamo un po' di te ragazzo. Hai detto che tua madre si chiamava Kaniehti:io, giusto?" fece fatica a pronunciare quel nome ma a distanza di anni ce la fece, anche se vorrebbe avercela fatta anni fa. "Sì, signore" gli rispose Ratonhnhaké:ton "E sai anche se qualche volta si faceva chiamare Ziio?" Haytham appoggiò i gomiti sul tavolo e le mani congiunte come se fosse stato in preghiera "Beh, sì.. Qualche volta sentivo qualcuno che la chiamava così... Ma voi come fate a sapere del suo soprannome? " chiese il giovane guardando confuso Haytham attendendo la sua risposta ma l'uomo gli chiese subito "Ragazzo, quando sei nato?" Ratonhnhaké:ton indugiò un attimo ma rispose infine "Sono nato il 4 Aprile 1756" a quella risposta Haytham non disse nulla ma nella sua mente si stava scatenando il chaos totale. Comiciò a fare un paio di conti. L'ultima volta che era stato con Ziio era il 4 Agosto 1755, ovvero, il giorno in cui Charles venne al loro accampamento consegnando ad Haytham una lettera proveniente da Holden n cui gli riferiva di aver trovato sua sorella Jenny e riferendogli che Braddock era morto in seguito alle ferite che Haytham gli ha inferto. Putroppo Ziio aveva sentito tutto e scacciò Haytham per avele mentito sulla morte di Braddock. Se i suoi calcoli sono esatti, dal 4 Agosto 1755 al 4 Aprile 1756 era passati esattamente... "Nove mesi." disse quelle due parole ad alta voce, Ratonhnhaké:ton se ne accorse e ora lo stava guardando con un'aria ancora più confusa di prima.
Haytham guardò di nuovo il ragazzo. Ecco quali erano gli elementi che gli sembravano familiari: gli occhi scuri più simili ai suoi che ad ogni altro indigeno, il naso dal profilo regolare e la bocca caratteristici...dei Kenway.
Era una cosa confermata ormai. Il ragazzo che gli stava seduto di fronte era suo figlio. Haytham impallidì a quella affermazione che si era chiarita come se fosse stata alla luce del Sole: 'È mio figlio.'
 
                                                                        
DUN DUN DUUUUUNNNN
Termino questo capitolo con questa suspance. Cosa accadrà nel prossimo capitolo? La risposta è MISTERO. Un sincero grazie a chi legge, recensisce, mette tra i preferiti/seguite. Alla prossimaa!! 
Angolo dei ringraziamenti :
Ringrazio in modo speciale freewolf , Kiku28 e Dalia_ per aver recensito e per le vostre belle parole c:

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Capitolo 3
*** The Beginning Of A New Life ***


Buonsaaaaalve :D prima di tutto, chiedo venia per averci messo tanto a pubblicare ma la mia Musa ispiratrice ha deciso di prendersi qualche giorno libero. Dunque, in questo capitolo le vite di Haytham e Connor cambieranno per sempre e detto questo, buona letturaaa!! *ruba il Tricorno-Taco di Haytham ed esegue il Salto della Fede sparendo dalla vista*

                                                                     

 

Ratonhnhaké:ton notò che Haytham era improvvisamente impallidito "Signor Kenway, va.. va tutto bene? La vedo pallido, si sente bene?" Haytham annuì lentamente "Sì.. Sì, va tutto bene ragazzo" cercò di essere convincente. Purtroppo, Ratonhnhaké:ton non si fece convincere dalla risposta ed ora, era lui quello che doveva chiarire alcuni dettagli: come faceva il signor Kenway a conoscere il soprannome di sua madre? E perché aveva detto nove mesi di punto in bianco? Aveva bisogno di risposte. Si fece coraggio e decise di fare alcune domande. I ruoli si erano invertiti.

"Signor Kenway, potrei.. chiederle alcune cose?" chiese cautamente il ragazzo; Haytham parve pensarci un attimo, indeciso sul dire di sì o no. Nel profondo della sua mente si diede dello stupido, perché temere le domande di un quattordicenne? In fondo, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa e poi era curioso su cosa gli avrebbe chiesto. Finalmente, l'uomo annuì "Certo, cosa vorresti chiedermi?" Ratonhnhaké:ton si schiarì la voce e raddrizzò la schiena "Mi chiedevo.. come facesse lei a conoscere il soprannome di mia madre. Per caso era una votra conoscente? E mi chiedevo inoltre, il perché lei abbia detto, prima, nove mesi..sempre se posso saperlo, signore. Capirò nel casono voi non vogliate dirmelo." Haytham accennò un sorriso e prima di rspondere, si preparò mentalmente. Il momento era arrivato.

L'adulto si schiarirì la voce e cominciò a spiegare "Sì, conoscevo tua madre e.. non eravamo, per la precisione, semplici conoscenti.." comiciò a raccontargli di come si erano conosciuti, di come abbiano lavorato insieme per preparare l'agguato a Braddock, del loro primo bacio e di come trascorrevano insieme il tempo nella frontiera, tralasciando ovviamente dettagli che reputò non essere adatti al quattordicenne. "Ed ora.. Ti sei chiesto il perché io abbia detto nove mesi, giusto? Devi sapere che.. Beh.. Lo stesso giorno in cui io e tua madre ci siamo separati, fu anche il giorno in cui tu fosti concepito. Allora, né io né Ziio ne eravamo a conoscenza. Io dovetti poi ritornare in Europa a causa di alcuni impegni privati che mi hanno tenuto lontano per anni, perciò non potevo sapere ella tua esistenza.."

Ratonhnhaké:ton cercò di assimilare tutte le informazioni a cui era stato appena esposto.

Quante volte, da piccolo, aveva guardato gli altri bambini giocare con i loro padri, provando invidia nei loro confronti. A volte si chiedeva per lui era l'unico bimbo del villagio a non avere un padre e spesso poneva questa domanda alla madre, la quale non riusciva a dargli una risposta. Ora, invece, le cose erano cambiate. Ora sedeva davanti ad un uomo che aveva incontrato un paio d'ore fa e quell'uomo si rivelò essere suo padre. Una frase si era formulata nella sua mente: 'È mio padre'

"Perciò..voi siete..mio padre.." disse l'indiano con una voce fioca. La sua affermazione trovò presto una coferma dall'uomo che d'ora in poi conoscerà come padre "Sì." Haytham si alzò, poi dalla propria sedia per avvicinarsi a suo figlio, appoggiando, dopo un breve momento di esitazione, una mano sulla spalla del ragazzino. In cuor suo, sperava che il giovane non scrollasse via la sua mano "Inoltre.. Mi dispiace di non essere stato presente nella prima parte della tua giovane vita e..spero che tu mi permetterai di essere più presente nella tua vita d'ora in poi.."

Ratonhnhaké:ton sentì la presenza della mano del padre sualla sua spalla. Di solito lui era infastidito dal contatto fisico con estranei e di conseguenza, reagiva in malo modo scrollando via la mano o allontanando la persona. Ma in quel caso non poteva dire che Haytham sia un completo estraneo. Lui era suo padre.

Nella sua mente, la calma aveva rimpiazzato il caos dei pensiri che si sovrapponevano l'un altro e aveva accettato Haytham come padre. Ora era lui l'unica figura genitoriale che gli era rimasto e chissà, magari col tempo diventerà persino un modello da seguire, da ammirare.

Guardando verso Haytham, il ragazzo annuì e accennò un sorriso, nulla di più e ad Haytham bastava. In una vita costellata di perdite e tradimenti, ormai, si era rassegnato, pensò che il Fato avesse deciso per lui una vita senza sorpese ma solo perdite. Ma nessun uomo sulla Terra potrà mai prevedere le decisioni del Fato e così è stato per Haytham: infatti il destino ha deciso di fargli una sorpresa, un figlio.

Si chiese come si sarebbe dovuto comportare ora che era padre. Si disse che magari, passando un po' di tempo con il figlio avrebbe avuto l'opportunità di conoscerlo meglio e farsi conoscere meglio. Sfiorò persino l'idea di farlo diventare un Cavaliere Templare e ammise che quell'idea lo allettava parecchio. Per ora, doveva rallentare con i progetti, quando sarà il momento giusto gli spalancherà le porte dell'Ordine.

Haytham guardò fuori dalla finestra, notando che il cielo aveva cominciato ad assumere i colori del tramonto. La giornata era stata intensa e i compiti che riguardavano l'Ordine erano stati svolti; ne aveva abbastanza di Boston così decise che sarebbe tornato a casa. Posò il suo sguardo sul figlio ancora una volta. Prima di chiedergli se voleva venire con lui doveva prima sistemare un'ultima cosa: il nome del ragazzo. "Figliolo" gli faceva uno strano effetto quella parola, soprattutto se detta da lui "Dobbiamo risolvere una cosa adesso, ovvero, il tuo nome. Dobbiamo trovarti un nome che le persone potranno pronunciare facilmente e soprattutto che non s' insospettiscano quando lo sentiranno." continuò Haytham che nel frattempo si era accomodato sulla sedia a capotavola, di fianco a suo figlio. Ratonhnhaké:ton annuì all'idea di suo padre "Va bene, padre. Che nome proponete?" Haytham ci pensò per un momento, poi chiese "Prima una cosa, ti piacciono i cani e i lupi?" a questa domanda, gli occhi di Ratonhnhaké:ton brillarono "Immensamente. " "Bene allora. Ho il nome perfetto per te: Connor." continuò suo padre. Il giovane ci pensò un attimo "Mh.. Connor." poi provò ad unirlo al cognome del padre, daro che d'ora in poi sarebbe stato anche il suo "Connor Kenway. Sì, mi piace questo nome, padre" Connor pensò che suonava proprio bene. Haytham non si trattenne dal sorridere "Molto bene. Ora, un ultima cosa. Dubito che tu abbia un posto in cui passare la notte, non è così?" Connor scosse la testa "Beh no.." "Perfetto. Ti va allora di venire con me? Ne ho proprio abbastanza di Boston e vorrei tornare a casa." continuò il neopadre. Connor si stupì della proposta del padre "Davvero volete che io venga con voi padre?" "Certo che sì ragazzo mio, altrimenti dove vorresti stare?" disse l'adulto mentre si alzava in piedi "Forza Connor, dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare prima di notte fonda e la strada da fare è tanta." Il nativo si alzò e seguì il padre giù per la scale.

Sfortunatamente per loro, i cavalli della locanda se n'erano già andati con i clenti che li avevano chiesti in prestito ma la dea bendata ha voluto graziarli infatti, poco dopo, notarono che c'era una carrozza pronta per partire non molto lontano da loro. Haytham pagò più del dovuto il conducente per convincerlo ad andare al galoppo.

Circa una mezz'oretta dopo, padre e figlio erano nella frontiera, a bordo di una carrozza in corsa diretta in Virginia.

Connor, che prima stava guardando il paesaggio della frontiera scorrere velocemente, pensò di chiedere a suo padre perché gli abbia chiesto se gli piacevano i cani e i lupi "Padre, posso chiedervi una cosa? Perché mi avete chiesto se mi piacciono i cani e i lupi prima di dirmi il nome che avete scelto per me?" Haytham fece un mezzo sorriso "Vedi.. Connor è un nome che ha un suo significato e vuol dire 'amante dei cani'. Ecco perché ti ho fatto quella domanda." "Ah" "E ora, se permetti, vorrei farti io una domanda. È stata Ziio ad insegnarti l'inglese, vero?" Connor annuì "Sì è stata lei" "Capisco.."

Connor riprese a guardare fuori dal finestrino entre Haytham si immerse nei suoi pensieri e uno scomodo silenzio calava nuovamente nella carrozza. Haytham si chiese come avrebbe dovuto comportarsi ora che era padre, era come se stesse naufragando nei suoi stessi pensieri. L'unica cosa di cui era certo era che gli avrebbe insegnato i valori della vita come suo padre fece con lui.

Dall'altra parte, Connor non sapeva come comportarsi e sapeva che la sua vita sarebbe cambiata, d'ora in poi avrebbe vissuto con suo padre.

Un'ora dopo erano giunti a destinazione.

Il custode che venne ad accoglierli si stupì della presenza di Connor "Buonasera signor Kenway, avete passato una buona giornata? Vedo che avete un ospite con voi" disse l'uomo mentre camminava al fianco di Haytham. "È stata una giornata come le altre, James e potresti preparare una stanza per il giovane?" disse il Templare mentre entrava in casa "Con piacere, signore."

Per tutto il tempo, Connor aveva camminato dietro i due adulti ed indugiò un po' prima di mettere piede in casa "Questa, Connor, a partire da adesso sarà anche la tua casa. Tutto ciò che è mio è anche tuo, ad eccezione però, di alcuni miei effetti personali. Ho già detto al custode di preparare una stanza per te e se desideri sistemarti prima di cenare basta che glielo dici, va bene?" esordì suo padre che nel frattempo si era tolto il tricorno da sopra la testa "Va bene, padre. Vi rivedrò per l'ora di cena, allora?" chiese il ragazzo, chiudendo la porta dietro di sé. Haytham annuì "Ora ho alcune faccende da sbrigare nel mio studio. A tra poco Connor" dopodiché si diresse verso lo studio. Connor, invece si diresse su per le scale fino al primo piano. Su questo piano c'erano quattro stanze, due delle quali suppose fossero una la stanza di Haytham e l'altra la sua. Il ragazzo camminò verso la l'unica stanza con la porta aperta e dentro trovò il custode di prima che aveva appena finito di sistemare il letto. Non appena l'uomo si accorse della presenza del giovane, gli sorrise "Oh lei dev'essere l'ospite del signor Kenway, prego entri pure, ho preparato tutto meticolosamente e nel caso che lei volesse sistemarsi, il bagno è pronto." Connor ringraziò l'uomo e si meravigliò della prontezza di quell'uomo. Gli stava già simpatico. Pensando che Connor volesse stare da solo, il custode si congedò dicendo che doveva andare a preparare la cena ed uscì dalla stanza. Una volta solo, Connor si guardò attorno: stanza non era né troppo grande né troppo piccola, aveva due finestre che si affacciavano sulla parte frontale della casa e altre tre finestre laterali che offrivano la vista di una piccola parte del terreno del padre; c'era, inoltre, una portafinestra che dava accesso alla balconata che circondava tutto il primo piano. Nella stanza c'era un tavolo, un comodino, un armadio e un letto enorme. Connor pensò che un letto del genere era davvero troppo per una persona sola. Decise di dare un'occhiata in bagno, non vi era molto: trovò nel mezzo del bagno la vasca piena d'acqua calda e non poco lontano, sistemato su di un mobiletto, c'era una brocca d'acqua e un catino con il suo apposito sostegno; appeso al muro, inoltre, c'era uno specchio.

Pensò che un bel bagno non sarebbe stata una cattiva idea, dopotutto, ha attraversato mezza frontiera a piedi, lungo la strada ha persino affrontato un puma che gli si era avvicinato silenziosamente alle spalle ed è fuggito nel bel mezzo del caos con suo padre. Un momento dedicato al relax se lo meritava davvero, così si liberò degli indumenti ed entrò nella vasca, rilassandosi al contatto con l'acqua calda.

Intanto, al piano sottostante, James si stava dando da fare per apparecchiare il tavolo mentre la moglie, aiutata della figlia, preparava la cena; Haytham, che nel frattempo aveva svolto alcune faccende dell'Ordine nel suo studio, salì le scale diretto verso la sua stanza. Passando davanti alla stanza di Connor notò che il figlio aveva lasciato la porta aperta. L'uomo sorrise e chiuse la porta per lui.

Quando raggiunse a sua stanza, l'uomo si sbarazzò del peso del mantello e della redingote, dopodiché si diresse in bagno, versò l'acqua contenuta nella brocca nel catino e si lavò la faccia. Si chiese se introdurre Connor ai valori Templari fosse la cosa giusta o no. Certo, l'idea di avere suo figlio al suo fianco come membro effettivo dell'Ordine lo allettava molto ma non doveva pensare solo a sé stesso, doveva pensare anche a Connor ora. Sapeva che non poteva tenerlo sempre nella proprietà mentre lui andava a svolgere i compiti del Gran Maestro che è, in giro per le Colonie. In questo modo non avrebbe mai il tempo di legare con suo figlio. Non poteva e non voleva lasciarlo di nuovo da solo..non di nuovo.

La soluzione si mostrò, poi, chiara alla luce del Sole: avrebbe aperto le porte dell'Ordine a Connor, lo avrebbe addestrato nel combattimento, gli avrebbe fatto da precettore e gli avrebbe insegnato a ragionare con la sua testa..come suo padre fece con lui. Come a rispondere ai suoi etessi pensieri, l'uomo si disse "Calma Haytham. Prima parlane con Connor e se lui lo vorrà, solo allora potrai addestrarlo." annuì, si ricompose e scese per la cena.

                                                              

E si conclude qui questo terzo capitolo [ wahaaauuuu ] Spero che lo abbiate gradito ^ ^ Cosa succederà nel prossimo capitolo? E dato che Haytham ha preso una decisione definitiva, come reagirà Connor? MISTERO. Alle prossima e ringrazio chi segue o chi mette tra i preferiti o chi legge soltanto ^ ^

Angolo dei ringraziamenti : Ringrazio in modo speciale freewolf, Kiku28 e Dalia_ per aver recensito e per avermi fatto notare alcuni accorgimenti c:

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Capitolo 4
*** The Templar Order ***


Ahoy lads! Tehehe pensavate che vi avessi abbandonato eh? E INVECE NO eheh dicono che sia veloce nell'aggiornare (seh come no) lol XD comunque chiedo venia per questo enorme ritardo è che la stesura del quarto capitolo ha messo a dura prova la mia pazienza e in più la mia Musa ispiratrice mi ha bidonato..non poche volte ma ora è tornata alla carica e mi ha colpita con il Mjöllnir di Thor EHEHEHEHE comunque, ora vi lascio a capitolo e spero sia di vostro gradimento! Un grazie in anticipo (più dei biscotti e dei pupazzetti di baby Connor) a chi mette tra le preferite/seguite, a chi recensisce o a chi legge soltanto! Ci vediamo in fondo al capitolo! *esegue il Salto della Fede atterrando sul dorso di un aquila e vola via lasciandosi dietro un arcobaleno*
                                                    

 
Finalmente arrivò l'ora di cena, Haytham e Connor si riunirono a tavola.
Mentre stavano mangiando, Haytham chiese "Connor, vorrei chiederti una cosa."
Connor alzò lo sguardo dal suo piatto "Cosa vorreste chiedermi, padre?"
Haytham congiunse le sue mani a mo' di preghiera "Ziio.. Ti ha mai detto cosa sono?"
L'indigeno si incuriosì "E cosa..sareste, padre?"
Haytham si sistemò meglio sulla sedia "Vedi, Connor..io sono un Templare"
Connor assunse un'aria confusa "Un Templare...? Non capisco padre"
Haytham, allora, si alzò e fece segno a Connor di seguirlo "Vieni Connor, dobbiamo parlare di un paio di cose" Il ragazzo si alzò e seguì il padre nel suo studio.
Appena furono dentro, Haytham si accomodò dietro alla scrivania e Connor si sistemò su di una poltrona di fronte al padre.
"Ecco, io sono un membro dell'Ordine dei Templari nelle Colonie Britanniche e per la precisione, sono il Gran Maestro. Noi Templari agiamo per portare ordine e libertà mantenendo, comunque, il pugno saldo sul controllo. La storia dell'Ordine ha radici lontane ed esistiamo da tempi immemorabili. Siamo da sempre sulle tracce dei Precursori, una civiltà venuta prima della nostra che possedeva tecnologie avanzate e conoscenze superiori alle nostre ma nonostante tutto, sono scomparsi nel nulla. Fortunatamente non ci hanno lasciati a mani vuote, infatti, hanno lasciato dei manufatti che testimoniano la loro esistenza, i Frutti dell'Eden. Questi oggetti hanno dei poteri enormi, Connor. Poteri che permettono al possessore di controllare menti, curare e diventare invincibile. Sono manufatti straordinari."
"Da come ne parlate, padre, questi manufatti devono interessarvi molto" mentre faceva quest'osservazione, Connor notò il tono della voce del padre.
La bocca di Haytham si piegò in un mezzo sorriso "Devo confessarti una cosa Connor. All'inizio, quando ero giovane, le storie sui Precursori non mi interessavano neanche. Ero scettico su queste cose. Poi, mentre ero in viaggio per raggiungere Boston, ho letto e riletto un libro su Coloro che Erano Venuti Prima di Noi. Credimi, Connor, quel libro ha cambiato le mie opinioni su di loro."
Connor annuì, sempre più curioso ed interessato "Ci sono altri uomini che collaborano con voi, padre?"
"Intendi altri Templari? Certo, Connor e li conoscerai presto." Haytham si appoggiò allo schienale della poltrona "Solo nel caso in cui tu voglia aderire alla nostra causa, ovviamente. Sappi, figliolo, che io non ti obbligherò.. certo, sarebbe bello vederti al mio fianco come membro dell'Ordine ma dipende tutto da te, dunque, lascerò che sia tu a scegliere quello che ti sembra giusto per il tuo futuro. Dormici sopra, va bene?"
"Certamente padre" Il ragazzo annuì ma sapeva già cosa era giusto per il suo futuro.
Dopo aver parlato con Connor, Haytham si sentiva più rilassato. L'aveva fatto per il bene del figlio e non voleva avere segreti con lui.
Haytham e Connor lasciarono lo studio e si diressero al piano superiore dove il padre congedò il figlio con un "Buonanotte, figliolo e rifletti su quello che ti ho detto"
"Lo farò di sicuro, padre. Buonanotte." rispose Connor.
Successivamente, il ragazzo fece una cosa che colse Haytham impreparato: lo abbracciò.
Da una parte, Connor voleva sentirsi al sicuro, voleva colmare l'assenza della figura materna con quella paterna e con quell'abbraccio voleva assicurarsi che tutto quello che stava vivendo non fosse solo un sogno. All'inizio, percepiva che il padre non stava ricambiando l'abbraccio e cominciò a pensare che forse quel gesto l'aveva irritato.
Dall'altra parte, Haytham non sapeva cosa fare. Quella dimostrazione d'affetto lo aveva colto impreparato e sorpreso. Sul suo volto vi era un velo di confusione che si tramutò in un caldo sorriso non appena l'uomo abbassò lo sguardo sul figlio. Ben presto, l'uomo si rilassò e ricambiò l'abbraccio.
Anche Connor si rilassò, sentendo che il padre aveva ricambiato l'abbraccio. Si disse che i suoi timori erano infondati.
"Sono contento di essere qui con voi, padre" disse poi il nativo.
Questa frase riscaldò un po' il cuore dell'inglese "Non sarai più solo d'ora in poi figliolo perché farò in modo che tu non ti senta più in quel modo. Te lo prometto."
Dopo questo breve momento padre e figlio, i due si ritirarono nelle proprie stanze. Entrambi parevano soddisfatti della piega che aveva preso la giornata.
Haytham non riuscì ad addormentarsi subito. Troppi pensieri affollavano la sua mente, si chiedeva quale sarà la decisione del figlio. Era curioso e agitato allo stesso tempo.
Nella stanza affianco, Connor stava guardando il soffitto. Sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta, avrebbe voluto stare al fianco di suo padre e la causa dell'Ordine l'aveva incuriosito. Sapeva che con la sua risposta, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.


Il mattino seguente, Haytham si svegliò all'alba. Lo aspettava una cavalcata intorno alla sua proprietà e un'allenamento con la spada. Quando gli capitava di tornare a casa, Haytham andava a cavallo e si allenava ogni mattina. Anche se aveva già superato la quarantina, cercava di mantenersi in forma e si esercitava con la spada. In questi tempi non si è mai troppo cauti, soprattutto dopo aver visto una figura incappucciata sul tetto di un edificio durante il trambusto di Boston. Haytham la conosceva bene quella figura e per lui, venir colto fuori allenamento, poteva essere fatale.
Il Templare indossò una camicia, il solito panciotto rosso, un paio di pantaloni bianchi e il solito paio di stivali. Legò i capelli con un nastrino rosso ed uscì di casa per dirigersi alle stalle dove sellò uno dei cavalli, montò in sella e partì al trotto.
Mentre cavalcava, Haytham si riempì i polmoni con l'aria frizzante ed osservò rilassato le nuvolette di condensa che si formarono mentre respirava.
Il paesaggio attorno a lui era ancora avvolto da una leggera nebbiolina e si stava lentamente schiarendo. Non ci volle molto prima che i primi raggi del sole lambissero la sua faccia. Nonostante la sua età, Haytham era ancora un uomo affascinante; certo non mostrava più lo stesso fascino di quando giunse a Boston. A quei tempi era solo un ventottenne. Ora aveva quarantaquattro anni e li portava alla grande. Terminata la cavalcata, l'inglese lasciò il cavallo nelle stalle, rientrò in casa dove tramite un passaggio segreto nel suo studio, scese lungo una scala e si ritrovò nello scantinato della casa.
In verità, quello era il posto in cui si allenava e custodiva la maggior parte delle sue armi.
Al centro del locale vi era un manichino di legno e paglia che Haytham usava come bersaglio. L'uomo si tolse il panciotto, prese una spada e cominciò a volteggiare intorno al bersagio, colpendolo in punti strategici come le braccia o le ginocchia e affondando la spada nel sacco da farina pieno di paglia che doveva funzionare da ventre del manichino.
Continuò ad allenarsi finché non sentì una porta chiudersi: doveva essere la governante, la signora Botts, che rientrava dal suo unico giorno libero. Così, Haytham ripose la sua arma, si asciugò la fronte, si rimise il panciotto e salì al piano di sopra.
Una volta entrato in cucina salutò la governante. "Buongiorno, signora Botts."
"Buongiorno, signor Kenway. Noto con piacere che è di buon umore 'sta mattina." disse la donna mentre stava preparando la colazione.
"Lo sono, signora Botts. Inoltre, terrei informarvi che abbiamo un ospite in casa. Un ospite molto importante." disse Haytham mentre si accomodava su di una sedia.
La donna stava preparando una crostata di mele e dopo aver infornato il dolce, si voltò verso Haytham "Per caso è venuto a far visita il signor Lee?" chiese la donna incuriosita.
L'inglese scosse la testa "No, non è Charles. Vede signora Botts, vorrei raccontarle di ieri ed è una storia piuttosto lunga perciò, le consiglierei di accomodarsi"
La signora Botts si accomodò su di una sedia accanto ad Haytham, sistemandosi il grembiule. Haytham cominciò a parlarle delle cose accadute a Boston, dell'incontro con il ragazzo e di quello che ne seguì.
Come aveva detto Haytham, la storia era lunga ma fortunatamente, la signora Botts era una brava ascoltatrice.
Intanto al piano di sopra, Connor si stava svegliando.
Aprì gli occhi lentamente e si guardò attorno. All'inizio non riconosceva la stanza ma quando mise a fuoco la vista annebbiata dal sonno, si ricordò di dov'era.
Il giovane nativo si alzò dal letto, andò a lavarsi la faccia e si rimise gli stessi indumenti di ieri; uscì dalla stanza e scese le scale dirigendosi in cucina dove pensava di trovare il padre.
"Buongiorno padre, vorrei risp-" esordì il ragazzo varcando la soglia della cucina ma s' interruppe subito notando che oltre a suo padre c'era un'altra persona a lui sconosciuta.
"Ah, eccoti qua Connor. Stavamo giusto parlando di te. Vieni ti presento la signora Botts, la governante della casa. Normalmente è lei che si occupa di tutto in casa ma ieri non era presente perché era il suo giorno libero" disse il padre facendogli segno di avvicinarsi. "Signora Botts, ecco l'ospite di cui le parlavo. Lui è Connor, mio figlio." continuò poi, rivolgendosi alla donna.
La governante si alzò dalla sedia ed andò ad abbracciare il ragazzo "È un piacere conoscerti, Connor. Come ha detto tuo padre, io sono la governante di questa casa. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere, va bene?"
Connor si era irrigidito quando la signora lo aveva abbracciato, in fondo non la conosceva. Guardò bene la signora.
La signora Botts era una donna sulla..cinquantina. Aveva una corporatura robusta ma non in modo eccessivo, gli occhi chiari contrastavano i capelli castani e il suo sorriso era caldo, rassicurante.
"Piacere di conoscerla...signora Botts..." Il ragazzo esitò nel rispondere e Haytham se ne accorse.
"È piuttosto timido con le persone che non conosce ancora bene ma sono sicuro che avrete il tempo per conoscervi meglio" disse l'uomo alzandosi dalla sedia "Ora la lasceremo lavorare signora Botts. Vieni Connor, andiamo nel mio studio"
La signora Botts annuì sorridendo "Troverete la colazione pronta al vostro ritorno"
Haytham uscì dalla cucina e fece segno a Connor di seguirlo.
Una volta arrivati nello studio del padre, Connor non diede neanche il tempo a Haytham di accomodarsi dietro alla scrivania che annunciò di voler dare la sua risposta riguardo alla proposta di ieri. "Padre, vorrei comunicarvi la mia decisione riguardo alla vostra proposta"
Il momento era arrivato e Haytham era ansioso si scoprire quale sarebbe stata la decisione del figlio.
"Ecco io.. Sì, padre. Vorrei aderire alla vostra causa ed agire per il bene dell'Ordine al vostro fianco" esordì il nativo. Nella sua voce si percepiva sicurezza e grinta.
Haytham sorrise. Era davvero felice della scelta del ragazzo e decise che lo avrebbe addestrato lui stesso. Lo avrebbe addestrato nel combattimento con la spada, lo avrebbe educato come suo padre aveva fatto con lui.
"Sono lieto che tu abbia deciso di unirti a noi, figliolo. Sappi, però, che prima di entrare a far parte dell'Ordine in modo effettivo dovrai prima svolgere delle commissioni per nostro conto. È per vedere se sei davvero fedele alla causa. Sarò io stesso ad addestrarti e se vuoi, possiamo cominciare già da oggi"
Connor annuì "Vorrei cominciare oggi stesso, padre" poi la sua pancia cominciò a brontolare e il ragazzo arrosì.
Il padre rise lievemente "Meglio fare colazione prima di iniziare. Forza, andiamo."
I due uscirono dallo studio ed andarono in cucina dove trovarono la signora Botts impegnata ad impiattare due fette di crostata.
Haytham si accomodò sulla stessa sedia di prima e si versò il tè nella tazza mentre Connor si sedeva accanto a lui. Il ragazzo guardò la sua fetta di crostata e venne travolto dal suo buon profumo; quel misto di mele e cannella era una festa per il naso.
"Assaggiala Connor, l'ho preparata io stessa" disse la governante con un sorriso stampato sul volto.
Connor prese la forchetta, tagliò un pezzo della fetta e lo mangiò. Oltre ad essere una festa per il naso, era una festa anche per il palato. Il giovane parve illuminarsi e continuò a mangiare la crostata con gusto. Alla signora Botts fece piacere il fatto che a Connor piacesse la sua crostata.
Intanto Haytham aveva assaggiato anche lui la crostata e fece i complimenti alla donna "È davvero ottima, signora Botts. La prego, si unisca a noi per la colazione." Il Gran Maestro era davvero di buon umore
"La ringrazio signor Kenway." la signora Botts si accomodò e prese anche lei una fetta di crostata mentre Haytham le versava il tè nella tazza.
Haytham rivolse, poi, l'attenzione sul figlio e notò che Connor portava ancora gli stessi indumenti del giorno precedente.
"Signora Botts?"
"Si, signor Kenway?" rispose la signora prima di sorseggiare dalla sua tazza di tè.
"Le dispiacerebbe procurare al ragazzo dei vestiti nuovi? Conservi, però, i vestiti che indossa ora."
La governante annuì "Certamente signor Haytham. Più tardi provvederò a prendergli le misure" poi finì in fretta di fare colazione e si congedò "Mi dispiace non potermi trattenere a lungo con voi, signor Kenway ma ho alcuni impegni"
"Capisco. Stia tranquilla signora Botts, le auguro buona giornata" Haytham sorrise cortesemente alla signora che si alzò ed augurò una buona giornata a Connor e a Haytham prima di uscire dalla cucina. I due Kenway continuarono a fare colazione in silenzio.
"Allora. Che ne pensi della signora Botts?" fu Haytham il primo che ruppe il silenzio.
Connor mandò giù il boccone di crostata prima di rispondere "Non saprei...dovrei conoscerla meglio prima di esprimere le mie impressioni sulla signora Botts, padre."
Il Templare sorrise compiaciuto "Molto bene"
La colazione proseguì in religioso silenzio e ben presto, i due finirono di mangiare.
Haytham si alzò per primo "Allora, Connor. Sei pronto per l'addestramento?"
Il giovane scattò in piedi "Sono pronto padre"
"Bene allora seguimi. Dobbiamo recuperare alcune cose nello studio" detto questo, Haytham uscì dalla cucina e camminò verso lo studio, seguito a ruota da Connor.
Una volta giunti nello studio, Haytham si avvicinò alla libreria e prendendo un libro di storia medioevale, azionò un meccanismo che fece spostare a lato l'intera struttura della libreria, rivelando delle scale che portavano nello scantinato.
Haytham scese giu per le scale mentre Connor esitò un momento prima di seguire il padre. Si chiedeva cosa ci poteva essere là sotto.
Una volta arrivato, la prima cosa che Connor notò fu il manichino per gli allenamenti.
"Cos' è questo posto, padre?" chiese il giovane guardandosi attorno. C'era un tavolo su cui vi erano sparse diverse mappe e altre scartoffie.
"Questo, figliolo, è l'armeria. Qui custodisco tutte le mie armi e ogni mattina vengo qui ad allenarmi con la spada. Inoltre, qui custodisco i documenti più importanti. Lo studio non è il posto più adatto per custodirli perché sarebbero, poi, alla mercé di tutti." spiegò Haytham indicando il tavolo con le mappe e i documenti.
"Capisco" Connor annuì.
Il padre sorrise e di diresse verso un'altra stanzetta dove teneva le armi. "Forza Connor, vieni a scegliere la tua spada"
Il volto di Connor si illuminò e si avvicinò rapidamente a suo padre "Davvero posso cominciare con le spade, padre?"
Haytham sorrise "Vedi Connor, sono sicuro che tu sia abbastanza prudente e poi dopo una certa età si deve imparare ad allenarsi con una vera spada, no?"
Il ragazzo annuì.
"Bene, ora scegli una spada. Corta o lunga?" Haytham prese due spade, in una mano, stava reggendo una spada corta mentre nell'altra, una lunga.
Connor le osservò per un momento poi scelse la spada lunga.
"Ora che hai la tua spada, andiamo ad allenarci su quel manichino, che ne dici?" Haytham indicò il manichino al centro della stanza.
"Certamente, padre!" Connor non vedeva l'ora di cominciare il suo addestramento. Non vedeva l'ora di apprendere, di diventare un Templare e di lavorare al fianco di suo padre. In quel momento, sapeva che stava per aprirsi una nuova porta solo per lui.
Haytham era molto contento nel vedere suo figlio così entusiasta e volenteroso. Non vedeva l'ora di comiciare a plasmarlo, di addestrarlo per farlo diventare un Templare abile e astuto. Stava per aprire una grande porta che arrecava una croce rossa su di essa solo per suo figlio.

 
                                             


Tadaaaaaan eccoci qua *musichetta allegra* che ne pensate? La crostata di mele mi ha fatto venir fame *badum tss* Ora volgo la domanda del nostro Mr. Haytham "My hat is a taco" Kenway a voi miei cari Assassini e Templari (inutile negarlo, ci dev'essere qualche Templare tra di voi teheheh~ ) che ne pensate di questa signora Botts? Ammetto che all'inizio volevo farla sembrare a Jessica Fletcher HAHAHA poi ho detto nah meglio di no lol. Comunque spero vi sia piaciuto questo capitolo ^^ Un sincero grazie (più biscotti e pupazzetti di baby Connor) a chi mette tra le seguite/preferite/recensisce/legge. ALLA PROSSIMA!

Angolo Random Time: Come sapete, la Ubisoft ha rilasciato da pochi giorni un video grazie al quale abbiamo potuto sbirciare l'ambientazione di Assassin's Creed: Unity , cominciare a sbavare per poi essere trafitti dalla cruda verità: sarà disponibile solo per ps4 e xbox one. Da qi le cose sono precipitate nel fandom ed entrando su tumblr noterete tutto va a fuoco proprio come il villaggio di Connor (che bel paragone). Voi che ne pensate? Io sto giusto andando dalla Ubisoft con un lanciafiamme (o 3 o)/

Angolo dei ringraziamenti: Ringrazio di cuore freewolf, Kiku28,  Dalia_ e Talin per aver recensito ^^ ps.spero di non avervi delusi, a presto! (^□^)/
 
 

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Capitolo 5
*** Training Hard ***


La leggenda dice che Soul sia moooolto veloce nell'aggiornare HAHAHA ma chi prendo in giro :') no sul serio chiedo venia per essere sparita dalla circolazione per circa tre mesi WOAH! MA sono tornata con il quinto capitolo ajdkvhd Cooomunque, perdonatemi se questo capitolo è piuttosto breve ma un certo Aiden ha deciso di portarmi a Chicago per un po' di sano "hackering the hell out of everyone" eheheh EHM sì. Detto questo, vi lascio alla lettura del quinto capitolo WAZAAAUWN (?) Un grazie in anticipo e taaaanto ammoreH a chi recensisce/mette tra le preferite/seguite o a chi legge soltanto! \(^o^)/
                                                                 

 
"Rilassa le spalle e cerca di stare più basso" disse Haytham mentre osservava Connor allenarsi.
Connor rilassò le spalle, si abbassò ulteriormente in posizione di difesa ma le sue gambe cedettero e finì con il fondoschiena a terra. In fondo, si stava allenando senza sosta da tre ore.
Haytham vide il figlio a terra e gli offrì la mano per aiutarlo ad alzarsi "Ti sei allenato abbastanza per oggi. Vai su dalla signora Botts, deve prenderti le misure per i vestiti nuovi" disse con un mezzo sorriso.
Connor prese la mano del padre, si tirò su e lo guardò confuso "..Vestiti nuovi?"
"Non vorrai mica portare gli stessi indumenti per tutta la vita, ragazzo mio" Haytham gli diede una leggera pacca sulle spalle "Avanti, metti via la spada ed andiamo su, abbiamo fatto aspettare fin troppo la signora Botts"
Il ragazzo annuì, andò a riporre la spada e salì le scale con il padre.
Trovarono la signora Botts in salotto dove stava ricamando tranquillamente. Notarono che stava sorridendo lievemente, il ricamo doveva renderla proprio felice.
L'inglese richiamò la sua attenzione su di loro schiarendosi la voce, la governante si girò e sorrise caldamente.
"Signor Kenway, pensavo avreste mandato solo il ragazzo" disse alzandosi e andando a prendere il metro per le misure.
"Non avevo nulla in programma e allora ho pensato di venire anch'io o rischiavo di annoiarmi" disse l'uomo incrociando le braccia dietro la schiena.
La signora Botts rise lievemente "Peggio per voi, vi annoierete lo stesso. Vieni pure, Connor. Devo prenderti le misure"
Connor annuì e si sistemò in mezzo alla stanza, accanto alla signora Botts. "Protresti allargare le braccia, per favore?" gli chiese la governante tuttofare che da abile cuoca era diventata una sarta.
Connor allargò le braccia e la donna cominciò a prendergli le misure.
Mentre osservava la scena, Haytham annunciò il programma di allenamento del giorno seguente "Domani ti aspetta una giornata ancora più dura di oggi Connor, spero tu sappia come si va a cavallo perché dovrai stare sulla sella per un bel po' "
Il ragazzo annuì mentre la signora Botts gli misurava il petto "Sì, ma posso chiedervi il perché?"
"Ho intenzione di presentarti agli altri Cavalieri Templari. Questa sera stessa invierò loro una lettera per far sì che si riuniscano tutti a Boston" disse il Gran Maestro mentre passeggiava avanti e indietro nel salotto. La signora Botts aveva ragione: stava cominciando ad annoiarsi.
Il volto di Connor si illuminò "Conoscerò tutti i vostri collaboratori? Domani?"
Haytham annuì soltanto. Intanto, la signora Botts aveva segnato tutte le misure su di un foglio "Signor Kenway io avrei finito. Non resta che andare a prendere la stoffa e spero che James possa accompagnarmi a New York in calesse"
"Molto bene, signora Botts." l'inglese annuì sorridendo "In quanto a te Connor, vieni con me, andiamo a fare una passeggiata a cavallo" disse facendo segno al figlio di seguirlo.


I due uscirono dalla casa, dirigendosi alle stalle dove Haytham aiutò Connor a sellare un cavallo, dopodiché montarono in sella e partirono al trotto.
Deciserono di fare un giro attorno alla proprietà.
Mentre trottavano nei boschi al limitare della proprietà, nessuno dei due osò aprire bocca finché Connor pensò fosse meglio sollevare quel pesante velo di silenzio che si era calato su di loro.
"Padre, posso chiedervi di come siete giunto qua?" chiese Connor voltandosi verso il padre.
Haytham guardò il figlio e sorrise "Ero in missione. Mi era stato affidato il compito di cercare il Tempio dei Precursori che si trovava nella frontiera. Ma come ti avevo detto, quando l'ho trovato grazie a tua madre, ho trovato solo una caverna con dipinti raffiguranti leggende Mohawk. Nulla di più. Devo ammettere che ero piuttosto deluso." l'uomo mantenne il sorriso nel ricordare quel giorno.
Connor continuò a fare domande sperando che non stesse diventando troppo pesante ma per Haytham non lo era. Anzi gli faceva piacere che il figlio voleva conoscerlo meglio.
Ad un certo punto Connor propose di fare una gara.
"Vi propongo una gara, padre. Vince chi arriva per primo alle stalle." disse il giovane tirando le redini del cavallo.
Haytham tirò anche lui le redini del suo cavallo e ci pensò un momento "Una gara... Va bene, figliolo. Ma dubito che...riuscirai a sconfiggermi!" detto questo, spronò il cavallo e partì al galoppo sul sentiero tra gli alberi.
Connor si sorprese "Padre!" dopodiché, spronò il cavallo e partì all'inseguimento di suo padre.
Haytham si guardò alle spalle e vide che il figlio lo stava per raggiungere così spronò ulteriormente il suo destriero.
Connor, si sentì libero come il vento e la sensazione gli piaceva parecchio. Scosse la testa, doveva restare concentrato sulla corsa e cercò di ricoprire la breve distanza che lo separava dal padre. In poco tempo, lo affiancò.
"Niente male ragazzo ma hai ancora molto da imparare" si sentì dire dal padre che poi lo lasciò indietro con una risata. Forse questa era la prima volta che lo sentiva ridere di gusto.
Haytham riuscì a vincere la corsa ed arrivò alle stalle per primo, seguito poco dopo dal figlio.
"Non è valido, padre! Siete partito per primo!" disse il ragazzo non appena smontò dalla sella.
Haytham sorrise "Dovresti imparare da questa tua sconfitta, Connor. È come in uno scontro con il nemico, ragazzo mio. Non aspettarti che ti chieda il permesso per attaccarti, farà di tutto pur di coglierti di sorpresa ed indebolirti" disse l'uomo, mentre ritornavano in casa.
"Ma..." Connor cercò di controbattere.
"Niente ma, figliolo. Devi sempre essere pronto a reagire e a rispondere. Il nemico non aspetta." disse Haytham mentre si toglieva il tricorno.
Connor non potè far altro che annuire ed accettare la sconfitta, interiorizzando questa lezione di vita.


La giornata proseguì tranquillamente.
Per il pranzo venne la moglie del custode James, la signora Catherine. Fu lei a preparare il pranzo. Il pomeriggio, Connor lo passò sui libri sotto lo sguardo vigile del padre mentre gli insegnava la Storia.
La signora Botts tornò da New York poco prima dell'ora di cena. A cena, Haytham la invitò nuovamente ad unirsi al loro ma la signora Botts disse che aveva già mangiato qualcosa in una locanda nella frontiera e che voleva cominciare a lavorare sui vestiti per Connor.
Dopo la cena, Connor si congedò da tavola e diede la buonanotte al padre e alla signora Botts che si era messa a lavorare in salotto alla luce del camino.
Salì le scale e si diresse nella sua camera, chiudendosi poi in bagno per concedersi un bagno caldo dopo un estenuante giornata.
Al piano di sotto, Haytham si chiuse nel suo studio dove scrisse le lettere da consegnare agli altri membri dell'Ordine. Dopo aver scritto le lettere, annotò gli avvenimenti sul suo diario ed uscì dalla stanza.
"Signora Botts?" chiese l'inglese fermandosi nel mezzo del salotto, illuminato da poche lanterne e dal camino acceso.
"Sì, signor Kenway?" disse la signora Botts, interrompendo il suo lavoro.
"Per caso sa se James deve dirigersi nuovamente a Boston? Avrei alcune lettere da far consegnare" disse sventolando leggermente le cinque lettere che aveva in mano.
"Mh.. Mi sembra di sì. Oggi mi disse che aveva alcune faccende da sistemare a Boston e che sarebbe partito sta sera per poi tornare domani mattina" rispose la governante sorridendo leggermente.
Haytham annuì "Perfetto. La ringrazio signora Botts" dopodiché uscì di casa.


Andò alla casa del custode e trovò James fuori che stava caricando dei sacchi sul calesse.
Haytham si avvicinò a lui "Buonasera James"
Il custode appoggiò a terra il sacco che stava caricando "Oh buonasera signor Kenway, qual buon vento vi porta qua?"
L'inglese gli porse le lettere "Vedi avrei bisogno che tu consegni queste lettere da parte mia. Dovrai consegnarle ai signori Lee, Johnson, Hickey, Pitcairn e Church. Li troverai sicuramente a Boston."
James annuì "Sarà fatto, signor Kenway" mise, poi, le lettere in un borsello.
"Molte bene, James. Ti auguro un buon viaggio" disse il Templare prima di congedarsi.
"La ringrazio signor Kenway" disse il custode prima di caricare l'ultimo sacco e partire alla volta di Boston.


Haytham osservò il calesse allontanarsi nel crepuscolo e una volta che fu sparito dalla vista, tornò in casa e salì al piano superiore.
Prima di andare nella sua stanza, l'uomo decise di dare un'occhiata al figlio così si diresse verso la sua porta e bussò lievemente. Non ricevette risposta.
"Connor?" chiese a bassa voce aprendo la porta della stanza del ragazzo.
La stanza si stava oscurando lentamente mentre gli ultimi raggi del sole cercavano di infiltrarsi nel locale attraverso le finestre. Connor stava già dormendo profondamente. Vedendo il ragazzo dormire, Haytham non potè trattenersi dal sorridere; si avvicinò al letto, rimboccò le coperte al figlio e comiciò a parlare impercettibilmente.
"Sei così simile a lei... Avrei voluto vederti crescere, mi dispiace per non esserci stato figliolo. Tua madre mi manca tanto, sai?" L'inglese sospirò, si diresse verso la porta e prima di uscire disse "Sono fiero di te, Connor."

 
                                                          
 
awawawww che tenerello Haytham asjincjd cooomuque Connor sta per incontrare I colleghi di papà! Yay! Anche se, per lui e Charles non ci sarebbe bisogno di acuna presentazione ma quelli sono dettali hahaha haha ha. Purtroppo devo ancora iniziare il sesto capitolo MA state tranquilli perché mi farò viva io con qualche one shot molto random tehehheeh. Alla prossima puntaaataaaa~
Un enorme scatola di amore, té e Kitten!Assassini e Kitten!Templari a chi recensisce/mette tra le seguite/preferite/legge soltanto (state tranquilli lettori ninja, non mordo! ^u^)

Angolo Random Time: Ultimamente ho tanta tanta voglia di esplorare sì e anche tanta ma tanta voglia di partire sigh ç_ç spero sappiate cosa sia il "WANDERLUST" se sì, 1. Evviva qualcuno mi capisce. 2. Mi dispiace, soffriamo insieme.
parlando di voglia di esplorare. Stavo pensando di avventurarmi un po' in altri territori tipo..la musica? Sì? O anche le storie originali che non sarebbe niente male. Che ne dite? YAY or NAH?

Angolo dei ringraziamenti: Ringrazio di cuore freewolf, Kiku28 e veget4e per aver recensito il capitolo precedente e per le lore belle parole :3 alla prossima puntataaa (^u^)/

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