Online

di Ink Heart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Previously ***
Capitolo 2: *** Login ***
Capitolo 3: *** Welcome user 0002 ***
Capitolo 4: *** Search ***



Capitolo 1
*** Previously ***


“Questo racconto nasce da un piccolo patto, nato dall’innocenza di una scommessa ancora più banale: uno scambio di generi, mi devo impegnare a scrivere una storia (a capitoli)il cui genere sia fantascientifico. Le mie conoscenze in questo genere sono pari a quelle di un gatto che afferma di saper nuotare: inesistenti. Ma voglio impegnarmi lo stesso. Questa nota si limita a dire come è nato il racconto e non a esplicare la genesi dello stesso, per questo ho deciso di dedicare il primo capitolo al prologo, PREVIOUSLY, si dice così sul web, no? Detto questo vi lascio al prologo, al mio personale PREVIOUSLY”
 
-Con affetto, Ink Heart
Previously on Online
Sapete, io sono nato insieme ad una grande invenzione, la rete. Dagli anni ’90, una rete comune si è espansa nel mondo come un’enorme macchia d’olio indelebile, ci sei dentro anche se non vuoi, spesso da quando nasci, ma questa è solo una metafora, il web, la rete è un concetto relativo. In realtà non lo vediamo, chi può dire che esista, che ci sia realmente una rete.
WORLD WIDE WEB, WWW in sintesi, significa “la rete grande quanto il mondo”, non credo si potesse scegliere nome migliore. Una rete, una tela di un perfido ragno, che ci cattura e ci incastra al suo interno senza una via di fuga, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta per come morire, nella maggior parte dei casi, ci soffochiamo noi stessi, nessuno ci spinge a farlo, ma noi presi dal panico o per la così esaltante foga, ci soffochiamo all’interno della tela del regno, della rete, del web, tutto seduti comodamente a casa nostra, muovendo solo un paio di dita e cliccando qualche tasto, non ce ne accorgiamo nemmeno che ci stiamo soffocando, ma a noi sta bene così.
Ormai credo che chiunque, senza distinzioni, ci sia all’interno, pensate a qualcosa e provate a vedere se c’è della rete al suo interno, anche un minuscolo filamento, ne basta uno soltanto. Tutto è collegato, conti bancari, carte di credito, codici a barre, tutto, il vostro telefono, il vostro pc da dove leggete adesso, il vostro animale, ormai si ha una tecnologia a microchip per localizzarlo in caso si disperda o lo abbandoniate, la vostra auto e poi quello che preferisco: il GPS.
Quindici satelliti, che girano sopra le nostre teste, senza nemmeno chiederci la cortesia di farlo, possono trovarvi, in qualunque luogo, basta un comando, una stringa di dati per la richiesta di ricerca e prima che riusciate a dire “web”, sarete localizzati e sotto i riflettori di ignoti che osservano le vostre vite, un immenso grande fratello che non vi lascia nemmeno per un minuto.
Questo resti tra di noi, ma la gente sottovaluta quanto la loro vita sia controllata, quali spostamenti sono già stati localizzati e quali pagamenti sono stati effettuati, non pensano o forse semplicemente non sanno quello a cui vanno incontro.
Sarebbe stato un bene se nel 2000, sarebbe andato tutto in malora, se quel dannato “Millennium Bug” avesse funzionato davvero, saremmo di nuovo liberi e non ci vorrebbero centinaia, migliaia di trattati sulla privacy, ma non andò così, erano passati meno di dieci anni dal primo LOGIN sulla rete, che già si erano attrezzati per evitare il danno, ma alzare un polverone, piace a tutti, il 2012 vi ricorda qualcosa.
Nate Clare rimpiange ancora il 31 Dicembre 1999, era uno di quelle persone che si erano impegnate per mesi di evitare il “Millennium Bug”, ora invece avrebbe volentieri ucciso chiunque si sarebbe avvicinato a quella banale soluzione di un cambio del software, malediceva chiunque lo avesse aiutato e non fermato, avrebbe volentieri ascoltato quell’odioso del vicino che gli ripeteva:
-Ehi Clare! Non vali nulla ne come informatico ne come persona-
E quanto aveva ragione, ma ormai era troppo tardi cosa poteva farci, adesso che era…
ONLINE
Previously end

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Capitolo 2
*** Login ***


Online capitolo 1

Capitolo 1°

LOGIN

 

 

Erano le otto del mattino, quando l’ancora assopito Nate, calò la mano sul suo cellulare, per spegnere quell’odiosissima sveglia, un ring acuto che gli perforava i timpani, come quell’inutile auto che si metteva a sbraitare nel cuore della notte, perché qualcuno provava inutilmente ad aprirla.
Si alzò dal letto, Nettie si era già rigirata per provare a recuperare qualche altro minuto di sonno, prima che anche la sua sveglia, presa da invidia per quella del consorte, si mettesse a emettere acuti. Nate dopo essere stato in bagno, tornò in quella che era la sua camera da letto matrimoniale, da sei mesi a questa parte, la vita di coppia non è proprio quella che fa per un informatico, ma Nettie era la sua anima gemella, la sua porta USB se vogliamo dirla in un eufemismo informatico.
Prese il telefono e schiacciò il tasto centrale, per notare quello che già conosceva, ma aveva voluto controllare lo stesso sperando che quello che aveva visto la sera prima al calendario, fosse solo un’allucinazione dettata da Morfeo. No, purtroppo, era proprio il 31 Dicembre 2019, erano passati vent’anni da quel fatidico problema che si era divertito a risolvere, il “Millennium Bug” l’avevano chiamato, lo ricordava ancora, lo aveva risolto alla sua banca di fiducia, al medico e a tutti i conoscenti che si erano da poco avvicinati allo splendido mondo del web.
Era felice a Capodanno, non quella volta però, era il primo anno che non lo passava con gli amici, era sempre la stessa storia: cena e giochi innocenti fino allo scoccare della mezzanotte dopo una sbronza da millennio, se vogliamo usare un secondo eufemismo.
L’occhio gli cadde sul modem, era a fibra ottica, ogni mese era il doppio di quello che pagava con un normale modem, ma con la fibra ottica, poteva entrare in rete, con la velocità di un falco che ghermisce il suo simpaticissimo topolino per usarlo come spuntino. Nettie aveva detto che era una spesa inutile, non ne valeva la pena di comprare un modem così costoso e spendere il doppio al mese, ma a lui andava bene così e poi la bolletta fino a prova contraria era di sua competenza. Non aveva mai dato problemi, anche perché si doveva solo permettere visto quello che pagava, ma quella mattina, la linea andava e veniva, crollò quando si interruppe durante l’invio di un e-mail ad un collega, uscì fuori a fumare e notò delle scintille sul palo del telefono, doveva esserci un filo scoperto e quei fulmini a pochi kilometri non giovavano a suo favore.
Aveva trovato la fonte del problema, ma non poteva risolverlo, gli serviva un esperto, decise di chiamare il municipio, che lo indirizzò al centralino della centrale elettrica che a sua volta affermò fosse di competenza del comune avvisarla e non suo e quindi si rifiutò di anche solo venire a controllare.
Quando rientrò in casa, ormai innervosito dalla pessima burocrazia dove era costretto a vivere e lavorare, Nettie si era alzata, aspettò che venisse in cucina a fare colazione per informarla del problema, che ha detta personale a Nettie importava quanto la notizia di un tizio investito a New York, cosa che per la cronaca succede ogni mezz’ora circa.
-Non funziona la linea!- proruppe
-Te l’avevo detto che sarebbe stato inutile cambiare modem-
-Ah non dire fesserie Nettie, sai bene che non è così-
-Puoi aggiustarlo?-
-E’ un problema della corrente elettrica, no che non posso-
Non ebbe risposta questa volta, Nettie si limito a fissare, il caffe che usciva dal beccuccio in plastica della sua caraffa e a vederlo scivolare, come un fiume in piena nella tazza a fiori.
-Per oggi, non entrerai in rete- Nettie si sbagliava, lo avrebbe fatto, eccome se sarebbe “entrato”, avrebbe fatto il “login” della sua stessa vita. Dopo colazione, Nettie uscì a fare la spesa per la loro ultima cena dell’anno, al solo pensiero Nate doveva mandare giù un leggerissimo conato.
Erano circa le nove e trenta quando un idea passò nella sua mente, poteva far funzionare la rete internet, poteva riuscire a collegarsi e lo avrebbe fatto. Suo padre era un elettricista, conosceva le basi, certo, ma non era un esperto, taglio a metà il cavo della fibra, inizio a sfilare dalla guaina i sottili filamenti vetrosi, con una mano ferma e delicata, li attorcigliò creando un unico filamento, ripeté il procedimento dall’altro capo del cavo per poi effettuare il:
-Contatto- urlacchiò istericamente collegando il cavo ad un vecchio trasformatore recuperato in soffitta. La fortuna (o sfortuna) volle che in quell’istante, un fulmine che si era allontanato dal gruppo, scagliò la sua portata sul cavo scoperto del palo della luce, un millesimo prima dell’urletto di Nate. Niente di grave se non che, come detto era fibra ottica, veloce come un falco, con la stessa velocità, partendo dalle dita, Nate fu trasportato all’interno di quei filamenti vetrosi, diventava sempre più simile al prodotto di una stampante  3D, fino ad avere due dimensioni  e infine a smaterializzarsi in minuscoli pixel, come una qualsiasi immagine.  

Ai suoi occhi apparve una scritta, che aveva letto e usato migliaia di volte:

LOGIN

To be Continued

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Capitolo 3
*** Welcome user 0002 ***


Welcome user 0002

NB: Le parti scritte in corsivo indicano i pensieri del protagonista, non li ho inseriti tra i trattini per differenziarli dal normale dialogo e quindi li ho messi tra le virgolette (“esempio”).
Un'altra piccola informazione, la rappresentazione che darò alla rete è puramente personale, quindi è un concetto soggettivo, astratto e finto. La rete non ha un luogo fisico, ho solo voluto dargliene uno io!

-Buona lettura, Ink Heart

Capitolo 2°
Welcome user 0002 

La sua percezione dell’essere era, similmente a quella di un sogno in fase di dormiveglia, solamente mentale e non fisica, era proprio come la rete, solo un concetto relativo, chi poteva dire che esistesse realmente un Nate.
“Devo essere svenuto per via della scossa, quello che leggo (scritta “login”) è solo nella mia mente che per la frequenza con cui la vedo è ormai entrata nel mio subconscio” pensava mentre, lentamente, il suo corpo si andava ricreando sotto forma di migliaia di pixel, dalla traccia color platino che era un insieme polveroso di codici binari. La sua nuova materializzazione virtuale fu portata a compimento in pochi secondi “veloce come un falco” pensò quando finalmente percepì le braccia, un secondo immediatamente dopo la materializzazione dell’ultimo pixel, aprì gli occhi.
Un unico, immenso, luminoso e neutro colore si stagliava per non si sa quanto, nessuna dimensione era relativamente presente in quel sistema, tutto era bianco, tutto nessuna differenza, solo egli era rimasto negli stessi abiti con cui era vestito nel mondo “reale”, il pigiama color smog e le pantofole blu con una scritta gialla ormai sbiadita, che un tempo era “Good” nella pantofola sinistra e “Night” in quella di destra.
Abbasso il capo, per osservarsi, sì, era totalmente identico a come era in precedenza, non una cellula (pixel) in meno, c’era comunque qualcosa di strano, era come dire, troppo liscio, non aveva calletti o graffi, in nessuna parte del corpo, nemmeno le rughe, l’unica appendice esterna erano i peli. Sfiorò il braccio sinistro, ma al tocco, senti come se toccasse del vetro, era totalmente glabro, i peli era come disegnati, ma la cosa più sconcertante era che, al suo tocco per qualche secondo, rimaneva una traccia binaria di colore verde lime, come la stringa del prompt dei comandi di qualsiasi vecchio pc, cercò di leggerla ma senza successo, era sì, le solite cifre 0 e 1, ma sembravano indecifrabili ai suoi occhi, come se non le avesse mai viste prima di allora.
Sollevò il volto, ma niente da fare tutto bianco, non capiva se si trovava in una zona vasta quanto l’Asia o in una quanto egli stesso e quindi impossibilitato a muoversi, sfatò quest’ultima quando fece un passetto in avanti, notò nel terreno una traccia binaria come quando si era sfiorato, ma niente neanche stavolta riuscì a leggerla.
Cercava di capire, senza successo, cosa era accaduto, quali eventi lo avevano fatto finire lì, ma soprattutto che cosa poteva definire per “lì”, non era svenuto e di questo ne era certo, poi pensò a quello che la sua retina aveva letto prima di materializzarsi nuovamente: “Login”.
-Lo…gin- ripeté lentamente, nemmeno un secondo passò da quando aveva sillabato quel vocabolo, che una voce metallica, ma estremamente familiare, come ad esempio una voce di una segreteria telefonica ramificata, chiese un’altra parola che usava e leggeva (e trovava) spesso:
-Password-
Aveva chiesto una password, ma quale, ne aveva a decine, tutte diverse, una per ogni sito che la richiedeva, aveva buona memoria certo, ma non sapeva quale scegliere, provò con quella che forse era la più banale, ma la prima che aveva usato per l’accesso ad un gioco online che faceva all’età di 10 anni, il suo nome, tutti ne avevano uno e tutti lo avevano usato almeno una volta in una password
-Nate Clare- disse lentamente e scandendo ogni lettera
-Password errata, numero tentativi rimasti 2-
-Che significa! Ehi! Che significa 2 tentativi! Che succede se li termino? Rispondete!- urlò allarmato, proprio come quando per il pesce d’aprile del 2000 gli avevano detto che una cellula hacker era riuscita a infiltrare un piccolo “Millennium Bug” nel computer della sua banca, e quindi i suoi soldi e i dati del suo conto corrente erano andati in mani sbagliate, era pure svenuto, al risveglio aveva regalato, al suo simpatico amico, un gancio alla mascella.
-Password errata, numero tentativi rimasti 1-
Aspetta ha preso quelle parole come una password, sono nei guai ho una sola possib..” il suo pensiero fu rotto dalla sua bocca che spontaneamente, inizio a dire cifre binarie, che non comprendeva, ma che allo stesso tempo riteneva gli fossero famigliari:
-001010011010111001001001101000101-
Arrivato a metà della stringa ricordò, era il codice con cui aveva risolto il suo “Millenium Bug”, lo ricordava benissimo, aveva trovato il codice in poche ore e ne era stato più che fiero.
-Password corretta-
Cadde sul posto, per lo shock, non sapeva come ci fosse riuscito, non sapeva nemmeno quali forze e conoscenze avevano permesso che quelle parole, o meglio cifre, uscissero dalle sue labbra, ma ci era riuscito ed era corretto, tutto qui.
-Loading 1%-
Un caricamento? Per cosa?”  pensò mentre una barra davanti ai suoi occhi progrediva, come un treno in corsa.
-Loading 35%-
-Loading 50%-
-Loading 75%-
-Loading 99%-
Ci siamo” trattenne il respiro e chiuse gli occhi, non avrebbe sopportato la scritta “100%” che apparve un secondo dopo, ma ad occhi chiusi vide solo un misero riflesso sulle sue palpebre.
-Caricamento completato-
Aprì gli occhi rilassato, per vedere invece un numero che gli ribollì nel sangue, gli annodò la gola e gli diede un tuffo al cuore, peggiore della vista del “100%”:

WELCOME USER 0002
“2?!”
To be Continued

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Capitolo 4
*** Search ***


search

Esiste una condizione medica chiamata: coma relativo. In un normale coma il paziente non ha attività celebrale e per tale motivo non si sveglia, in un coma relativo il paziente ha un attività celebrale, ma non si riesce a svegliare comunque. Perché? Molto semplice, la mente del  paziente crede di vivere normalmente, non si rende conto che sta solo sognando, per tale motivo non si sveglia, perché crede di esserlo già. Sono rari i casi di questo coma e ancor più rari i casi in cui il paziente si è svegliato. Per quale motivo racconto ciò? Perché è proprio cosi che si sente Nate, non percepisce il suo essere fisicamente, anche se comunque ha il libero arbitrio sulle sue azioni. Quanto tempo ci metterà a capire che quello che sta vivendo è reale, magari capendolo riuscirà pure a tirarsene fuori, chi può dirlo.

-Con affetto, Ink Heart

Capitolo 3°
Search

 

Un numero, una cifra, rimbombava al suo interno, un eco interminabile che è solo dentro le sue membra, Nate è una camera insonorizzata che permette l’afflusso di un monosillabo di tre lettere: DUE.
Se ha detto 2 c’è un motivo, non sono solo, non ci vuole un genio per capirlo. Ci sono comunque due possibilità (che coincidenza):

-O il n.1 mi aiuta a uscire o altrimenti a restare qui e a capire come viverci
-O non vuole nessun numero dopo il suo e io finisco nel cesso, come un qualsiasi insulso bug dei server. Io non rischierei”
pensava.
Come se fosse stata la cosa più normale di tutte, dalle dita percepì la sensazione di qualcosa di freddo e metallico, abbassò lo sguardo, e con lo stesso stupore che aveva avuto quando si era accorto che aveva risolto il Millennium Bug, si accorse che tra le dita reggeva una lente di ingrandimento.
-Che significa?- chiese al nulla, sorridendo. Non era preoccupato, solo era stranito, come era possibile che una lente d’ingrandimento, ma sarebbe potuto essere un qualsiasi altro oggetto, era finito nella sua mano senza che lui lo avesse preso, o senza che comunque ne avesse percepito l’arrivo sul suo palmo. Una seconda domanda, varcò la soglia del suo cervello: quella cosa era reale come lui? C’era solo un modo per scoprirlo: picchiettò un paio di volte sul vetro della lente, un tintinnio sordo, arrivò alle sue orecchie, peccato non ci facesse caso in quel momento…
Decine, centinaia, migliaia, infinite immagini e voci che si stagliavano a perdita d’occhio davanti a se. Confusione fuori e dentro sé, non capiva che cosa fossero né cosa fosse successo, ma sentiva solo tante voci e vedeva solo tante immagini di cui non trovava né il nesso tra loro (sempre se ci fosse) né il significato (mettendo in dubbio che esistesse persino questo) delle stesse. Poi riuscì a sentire qualcosa, che richiamò al silenzio il resto: era la voce senza età né volto, che gli aveva chiesto la password:
-Search- eccolo un buon modo per trovare (e capire), lo dice pure il detto “Chi cerca, trova” ed era proprio quello che doveva fare. Stette zitto, l’esperienza della password, gli era stata da lezione: ogni cosa che avrebbe detto sarebbe stata interpretata come ricerca. “Cosa posso cercare? Cosa? Pensa Nate, hai risolto i bug del millennio, e non riesci a fare una ricerca” si scervellava, ma nulla gli sembrava la cosa corretta da cercare, tutto futile, in quel momento, poi un idea, fuori posto o no, lo disse:
-Nate Clare- aveva detto il suo nome, senza un vero motivo, ma gli sarebbe comunque servito per testare con quale criterio cercasse il web.
-Nate Clare, nato a St. Louise, Texas, lunedì  18 Ottobre 1982 alle 10.42 a.m., figlio di Caterine Holley e Robert Clare- disse l’asessuata voce.
-Sono io!- non si trattenne
-Esattamente- rispose il nulla
-Puoi rispondere alle mie domande?- Nate era ancora più sconvolto, anche se un po’ più sollevato, quella “cosa” non solo poteva sentirlo, ma poteva anche rispondergli ed esaudire le sue richieste.
-Come vuoi procedere:
Abitazione
Lavoro
Conto bancario
Pagamenti
Amministrativo- Chiese impassibile la voce.
Come faceva a sapere quelle cose, erano informazione del tutto private e personali, non poteva averle, forse era stato hackerato il suo sistema bancario e anche quello del comune, bastava chiedere:
-Come sai queste cose?-
-Io so tutto, tutto è nella rete-
-Quale rete?-
-Il web, Nate-
Eccola la frase che lo riportò alla vita, eccola la frase che serviva a svegliarlo dal quel suo finto coma relativo. Era nel web, nel suo mondo, sapeva cosa poteva fare, non aveva bisogno di nient’altro. Bastavano poche parole:
-Portami a casa- chiese insistente
-Home, loading…-
Stava tornando non c’era più nulla da temere.
Si ritrovò, qualche secondo dopo sdraiato sul suo letto, aveva addosso il suo pigiama grigio e sentiva il candore delle lenzuola appena stirate. Si girò sul suo fianco sinistro, la luce penetrava dalla finestra, tutto come prima, tutto normale.
-Sono a casa, Nettie!- non ebbe la risposta che però si aspettava:

-SEARCH-
“Non può essere, sono ancora dentro”
To be continued

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