Online di Ink Heart (/viewuser.php?uid=721626)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Previously ***
Capitolo 2: *** Login ***
Capitolo 3: *** Welcome user 0002 ***
Capitolo 4: *** Search ***
Capitolo 1 *** Previously ***
“Questo racconto nasce da un piccolo patto, nato dall’innocenza di una scommessa ancora più banale: uno scambio di generi, mi devo impegnare a scrivere una storia (a capitoli)il cui genere sia fantascientifico. Le mie conoscenze in questo genere sono pari a quelle di un gatto che afferma di saper nuotare: inesistenti. Ma voglio impegnarmi lo stesso. Questa nota si limita a dire come è nato il racconto e non a esplicare la genesi dello stesso, per questo ho deciso di dedicare il primo capitolo al prologo, PREVIOUSLY, si dice così sul web, no? Detto questo vi lascio al prologo, al mio personale PREVIOUSLY”
-Con affetto, Ink Heart
Previously on Online
Sapete, io sono nato insieme ad una grande invenzione, la rete. Dagli anni ’90, una rete comune si è espansa nel mondo come un’enorme macchia d’olio indelebile, ci sei dentro anche se non vuoi, spesso da quando nasci, ma questa è solo una metafora, il web, la rete è un concetto relativo. In realtà non lo vediamo, chi può dire che esista, che ci sia realmente una rete.
WORLD WIDE WEB, WWW in sintesi, significa “la rete grande quanto il mondo”, non credo si potesse scegliere nome migliore. Una rete, una tela di un perfido ragno, che ci cattura e ci incastra al suo interno senza una via di fuga, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta per come morire, nella maggior parte dei casi, ci soffochiamo noi stessi, nessuno ci spinge a farlo, ma noi presi dal panico o per la così esaltante foga, ci soffochiamo all’interno della tela del regno, della rete, del web, tutto seduti comodamente a casa nostra, muovendo solo un paio di dita e cliccando qualche tasto, non ce ne accorgiamo nemmeno che ci stiamo soffocando, ma a noi sta bene così.
Ormai credo che chiunque, senza distinzioni, ci sia all’interno, pensate a qualcosa e provate a vedere se c’è della rete al suo interno, anche un minuscolo filamento, ne basta uno soltanto. Tutto è collegato, conti bancari, carte di credito, codici a barre, tutto, il vostro telefono, il vostro pc da dove leggete adesso, il vostro animale, ormai si ha una tecnologia a microchip per localizzarlo in caso si disperda o lo abbandoniate, la vostra auto e poi quello che preferisco: il GPS.
Quindici satelliti, che girano sopra le nostre teste, senza nemmeno chiederci la cortesia di farlo, possono trovarvi, in qualunque luogo, basta un comando, una stringa di dati per la richiesta di ricerca e prima che riusciate a dire “web”, sarete localizzati e sotto i riflettori di ignoti che osservano le vostre vite, un immenso grande fratello che non vi lascia nemmeno per un minuto.
Questo resti tra di noi, ma la gente sottovaluta quanto la loro vita sia controllata, quali spostamenti sono già stati localizzati e quali pagamenti sono stati effettuati, non pensano o forse semplicemente non sanno quello a cui vanno incontro.
Sarebbe stato un bene se nel 2000, sarebbe andato tutto in malora, se quel dannato “Millennium Bug” avesse funzionato davvero, saremmo di nuovo liberi e non ci vorrebbero centinaia, migliaia di trattati sulla privacy, ma non andò così, erano passati meno di dieci anni dal primo LOGIN sulla rete, che già si erano attrezzati per evitare il danno, ma alzare un polverone, piace a tutti, il 2012 vi ricorda qualcosa.
Nate Clare rimpiange ancora il 31 Dicembre 1999, era uno di quelle persone che si erano impegnate per mesi di evitare il “Millennium Bug”, ora invece avrebbe volentieri ucciso chiunque si sarebbe avvicinato a quella banale soluzione di un cambio del software, malediceva chiunque lo avesse aiutato e non fermato, avrebbe volentieri ascoltato quell’odioso del vicino che gli ripeteva:
-Ehi Clare! Non vali nulla ne come informatico ne come persona-
E quanto aveva ragione, ma ormai era troppo tardi cosa poteva farci, adesso che era…
ONLINE
Previously end
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Capitolo 2 *** Login ***
Online capitolo 1
Capitolo
1°
LOGIN
Erano le otto del
mattino, quando l’ancora assopito Nate, calò la mano sul suo cellulare, per
spegnere quell’odiosissima sveglia, un ring acuto che gli perforava i timpani,
come quell’inutile auto che si metteva a sbraitare nel cuore della notte,
perché qualcuno provava inutilmente ad aprirla.
Si alzò dal letto,
Nettie si era già rigirata per provare a recuperare qualche altro minuto di
sonno, prima che anche la sua sveglia, presa da invidia per quella del consorte,
si mettesse a emettere acuti. Nate dopo essere stato in bagno, tornò in quella
che era la sua camera da letto matrimoniale, da sei mesi a questa parte, la
vita di coppia non è proprio quella che fa per un informatico, ma Nettie era la
sua anima gemella, la sua porta USB se vogliamo dirla in un eufemismo
informatico.
Prese il telefono
e schiacciò il tasto centrale, per notare quello che già conosceva, ma aveva
voluto controllare lo stesso sperando che quello che aveva visto la sera prima
al calendario, fosse solo un’allucinazione dettata da Morfeo. No, purtroppo,
era proprio il 31 Dicembre 2019, erano passati vent’anni da quel fatidico
problema che si era divertito a risolvere, il “Millennium Bug” l’avevano
chiamato, lo ricordava ancora, lo aveva risolto alla sua banca di fiducia, al
medico e a tutti i conoscenti che si erano da poco avvicinati allo splendido
mondo del web.
Era felice a
Capodanno, non quella volta però, era il primo anno che non lo passava con gli
amici, era sempre la stessa storia: cena e giochi innocenti fino allo scoccare
della mezzanotte dopo una sbronza da millennio, se vogliamo usare un secondo
eufemismo.
L’occhio gli cadde
sul modem, era a fibra ottica, ogni mese era il doppio di quello che pagava con
un normale modem, ma con la fibra ottica, poteva entrare in rete, con la
velocità di un falco che ghermisce il suo simpaticissimo topolino per usarlo
come spuntino. Nettie aveva detto che era una spesa inutile, non ne valeva la
pena di comprare un modem così costoso e spendere il doppio al mese, ma a lui
andava bene così e poi la bolletta fino a prova contraria era di sua
competenza. Non aveva mai dato problemi, anche perché si doveva solo permettere
visto quello che pagava, ma quella mattina, la linea andava e veniva, crollò quando
si interruppe durante l’invio di un e-mail ad un collega, uscì fuori a fumare e
notò delle scintille sul palo del telefono, doveva esserci un filo scoperto e
quei fulmini a pochi kilometri non giovavano a suo favore.
Aveva trovato la
fonte del problema, ma non poteva risolverlo, gli serviva un esperto, decise di
chiamare il municipio, che lo indirizzò al centralino della centrale elettrica
che a sua volta affermò fosse di competenza del comune avvisarla e non suo e
quindi si rifiutò di anche solo venire a controllare.
Quando rientrò in
casa, ormai innervosito dalla pessima burocrazia dove era costretto a vivere e
lavorare, Nettie si era alzata, aspettò che venisse in cucina a fare colazione
per informarla del problema, che ha detta personale a Nettie importava quanto
la notizia di un tizio investito a New York, cosa che per la cronaca succede
ogni mezz’ora circa.
-Non funziona la
linea!- proruppe
-Te l’avevo detto
che sarebbe stato inutile cambiare modem-
-Ah non dire
fesserie Nettie, sai bene che non è così-
-Puoi
aggiustarlo?-
-E’ un problema
della corrente elettrica, no che non posso-
Non ebbe risposta
questa volta, Nettie si limito a fissare, il caffe che usciva dal beccuccio in
plastica della sua caraffa e a vederlo scivolare, come un fiume in piena nella
tazza a fiori.
-Per oggi, non
entrerai in rete- Nettie si sbagliava, lo avrebbe fatto, eccome se sarebbe
“entrato”, avrebbe fatto il “login” della sua stessa vita. Dopo colazione,
Nettie uscì a fare la spesa per la loro ultima cena dell’anno, al solo pensiero
Nate doveva mandare giù un leggerissimo conato.
Erano circa le nove
e trenta quando un idea passò nella sua mente, poteva far funzionare la rete
internet, poteva riuscire a collegarsi e lo avrebbe fatto. Suo padre era un
elettricista, conosceva le basi, certo, ma non era un esperto, taglio a metà il
cavo della fibra, inizio a sfilare dalla guaina i sottili filamenti vetrosi,
con una mano ferma e delicata, li attorcigliò creando un unico filamento,
ripeté il procedimento dall’altro capo del cavo per poi effettuare il:
-Contatto-
urlacchiò istericamente collegando il cavo ad un vecchio trasformatore
recuperato in soffitta. La fortuna (o sfortuna) volle che in quell’istante, un
fulmine che si era allontanato dal gruppo, scagliò la sua portata sul cavo
scoperto del palo della luce, un millesimo prima dell’urletto di Nate. Niente
di grave se non che, come detto era fibra ottica, veloce come un falco, con la
stessa velocità, partendo dalle dita, Nate fu trasportato all’interno di quei
filamenti vetrosi, diventava sempre più simile al prodotto di una stampante 3D, fino ad avere due dimensioni e infine a smaterializzarsi in minuscoli
pixel, come una qualsiasi immagine.
Ai suoi occhi
apparve una scritta, che aveva letto e usato migliaia di volte:
LOGIN
To be Continued
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Capitolo 3 *** Welcome user 0002 ***
Welcome user 0002
NB: Le parti scritte in corsivo
indicano i pensieri del protagonista, non li ho inseriti tra i trattini per differenziarli
dal normale dialogo e quindi li ho messi tra le virgolette (“esempio”).
Un'altra piccola informazione,
la rappresentazione che darò alla rete è puramente personale, quindi è un
concetto soggettivo, astratto e finto. La rete non ha un luogo fisico, ho solo
voluto dargliene uno io!
-Buona lettura, Ink Heart
Capitolo
2°
Welcome
user 0002
La sua percezione
dell’essere era, similmente a quella di un sogno in fase di dormiveglia,
solamente mentale e non fisica, era proprio come la rete, solo un concetto
relativo, chi poteva dire che esistesse realmente un Nate.
“Devo essere svenuto per via della scossa, quello che leggo (scritta “login”) è solo nella mia mente che per la frequenza
con cui la vedo è ormai entrata nel mio subconscio” pensava mentre,
lentamente, il suo corpo si andava ricreando sotto forma di migliaia di pixel,
dalla traccia color platino che era un insieme polveroso di codici binari. La
sua nuova materializzazione virtuale fu portata a compimento in pochi secondi “veloce come un falco” pensò quando
finalmente percepì le braccia, un secondo immediatamente dopo la
materializzazione dell’ultimo pixel, aprì gli occhi.
Un unico, immenso,
luminoso e neutro colore si stagliava per non si sa quanto, nessuna dimensione
era relativamente presente in quel sistema, tutto era bianco, tutto nessuna
differenza, solo egli era rimasto negli stessi abiti con cui era vestito nel
mondo “reale”, il pigiama color smog e le pantofole blu con una scritta gialla
ormai sbiadita, che un tempo era “Good” nella pantofola sinistra e “Night” in
quella di destra.
Abbasso il capo,
per osservarsi, sì, era totalmente identico a come era in precedenza, non una
cellula (pixel) in meno, c’era comunque qualcosa di strano, era come dire,
troppo liscio, non aveva calletti o graffi, in nessuna parte del corpo, nemmeno
le rughe, l’unica appendice esterna erano i peli. Sfiorò il braccio sinistro,
ma al tocco, senti come se toccasse del vetro, era totalmente glabro, i peli era
come disegnati, ma la cosa più sconcertante era che, al suo tocco per qualche
secondo, rimaneva una traccia binaria di colore verde lime, come la stringa del
prompt dei comandi di qualsiasi vecchio pc, cercò di leggerla ma senza
successo, era sì, le solite cifre 0 e 1, ma sembravano indecifrabili ai suoi
occhi, come se non le avesse mai viste prima di allora.
Sollevò il volto,
ma niente da fare tutto bianco, non capiva se si trovava in una zona vasta
quanto l’Asia o in una quanto egli stesso e quindi impossibilitato a muoversi,
sfatò quest’ultima quando fece un passetto in avanti, notò nel terreno una
traccia binaria come quando si era sfiorato, ma niente neanche stavolta riuscì
a leggerla.
Cercava di capire,
senza successo, cosa era accaduto, quali eventi lo avevano fatto finire lì, ma
soprattutto che cosa poteva definire per “lì”, non era svenuto e di questo ne
era certo, poi pensò a quello che la sua retina aveva letto prima di
materializzarsi nuovamente: “Login”.
-Lo…gin- ripeté
lentamente, nemmeno un secondo passò da quando aveva sillabato quel vocabolo,
che una voce metallica, ma estremamente familiare, come ad esempio una voce di
una segreteria telefonica ramificata, chiese un’altra parola che usava e
leggeva (e trovava) spesso:
-Password-
Aveva chiesto una
password, ma quale, ne aveva a decine, tutte diverse, una per ogni sito che la
richiedeva, aveva buona memoria certo, ma non sapeva quale scegliere, provò con
quella che forse era la più banale, ma la prima che aveva usato per l’accesso
ad un gioco online che faceva all’età di 10 anni, il suo nome, tutti ne avevano
uno e tutti lo avevano usato almeno una volta in una password
-Nate Clare- disse
lentamente e scandendo ogni lettera
-Password errata,
numero tentativi rimasti 2-
-Che significa!
Ehi! Che significa 2 tentativi! Che succede se li termino? Rispondete!- urlò
allarmato, proprio come quando per il pesce d’aprile del 2000 gli avevano detto
che una cellula hacker era riuscita a infiltrare un piccolo “Millennium Bug”
nel computer della sua banca, e quindi i suoi soldi e i dati del suo conto
corrente erano andati in mani sbagliate, era pure svenuto, al risveglio aveva
regalato, al suo simpatico amico, un gancio alla mascella.
-Password errata,
numero tentativi rimasti 1-
“Aspetta ha preso quelle parole come una
password, sono nei guai ho una sola possib..” il suo pensiero fu rotto
dalla sua bocca che spontaneamente, inizio a dire cifre binarie, che non
comprendeva, ma che allo stesso tempo riteneva gli fossero famigliari:
-001010011010111001001001101000101-
Arrivato a metà
della stringa ricordò, era il codice con cui aveva risolto il suo “Millenium
Bug”, lo ricordava benissimo, aveva trovato il codice in poche ore e ne era
stato più che fiero.
-Password
corretta-
Cadde sul posto,
per lo shock, non sapeva come ci fosse riuscito, non sapeva nemmeno quali forze
e conoscenze avevano permesso che quelle parole, o meglio cifre, uscissero
dalle sue labbra, ma ci era riuscito ed era corretto, tutto qui.
-Loading 1%-
“Un caricamento? Per cosa?” pensò mentre una barra davanti ai suoi occhi
progrediva, come un treno in corsa.
-Loading 35%-
-Loading 50%-
-Loading 75%-
-Loading 99%-
“Ci siamo” trattenne il respiro e chiuse
gli occhi, non avrebbe sopportato la scritta “100%” che apparve un secondo
dopo, ma ad occhi chiusi vide solo un misero riflesso sulle sue palpebre.
-Caricamento
completato-
Aprì gli occhi
rilassato, per vedere invece un numero che gli ribollì nel sangue, gli annodò
la gola e gli diede un tuffo al cuore, peggiore della vista del “100%”:
WELCOME USER 0002
“2?!”
To be Continued
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Capitolo 4 *** Search ***
search
Esiste una condizione medica
chiamata: coma relativo. In un normale coma il paziente non ha attività
celebrale e per tale motivo non si sveglia, in un coma relativo il paziente ha
un attività celebrale, ma non si riesce a svegliare comunque. Perché? Molto semplice,
la mente del paziente crede di vivere normalmente,
non si rende conto che sta solo sognando, per tale motivo non si sveglia,
perché crede di esserlo già. Sono rari i casi di questo coma e ancor più rari i
casi in cui il paziente si è svegliato. Per quale motivo racconto ciò? Perché è
proprio cosi che si sente Nate, non percepisce il suo essere fisicamente, anche
se comunque ha il libero arbitrio sulle sue azioni. Quanto tempo ci metterà a
capire che quello che sta vivendo è reale, magari capendolo riuscirà pure a
tirarsene fuori, chi può dirlo.
-Con
affetto, Ink Heart
Capitolo
3°
Search
Un numero, una
cifra, rimbombava al suo interno, un eco interminabile che è solo dentro le sue
membra, Nate è una camera insonorizzata che permette l’afflusso di un
monosillabo di tre lettere: DUE.
“Se ha detto 2 c’è un motivo, non sono solo,
non ci vuole un genio per capirlo. Ci sono comunque due possibilità (che
coincidenza):
-O il n.1 mi aiuta a uscire o altrimenti a restare qui e a
capire come viverci
-O non vuole nessun numero dopo il suo e io finisco nel
cesso, come un qualsiasi insulso bug dei server. Io non rischierei” pensava.
Come se fosse
stata la cosa più normale di tutte, dalle dita percepì la sensazione di
qualcosa di freddo e metallico, abbassò lo sguardo, e con lo stesso stupore che
aveva avuto quando si era accorto che aveva risolto il Millennium Bug, si
accorse che tra le dita reggeva una lente di ingrandimento.
-Che significa?-
chiese al nulla, sorridendo. Non era preoccupato, solo era stranito, come era
possibile che una lente d’ingrandimento, ma sarebbe potuto essere un qualsiasi
altro oggetto, era finito nella sua mano senza che lui lo avesse preso, o senza
che comunque ne avesse percepito l’arrivo sul suo palmo. Una seconda domanda,
varcò la soglia del suo cervello: quella cosa era reale come lui? C’era solo un
modo per scoprirlo: picchiettò un paio di volte sul vetro della lente, un
tintinnio sordo, arrivò alle sue orecchie, peccato non ci facesse caso in quel
momento…
Decine, centinaia,
migliaia, infinite immagini e voci che si stagliavano a perdita d’occhio
davanti a se. Confusione fuori e dentro sé, non capiva che cosa fossero né cosa
fosse successo, ma sentiva solo tante voci e vedeva solo tante immagini di cui
non trovava né il nesso tra loro (sempre se ci fosse) né il significato
(mettendo in dubbio che esistesse persino questo) delle stesse. Poi riuscì a
sentire qualcosa, che richiamò al silenzio il resto: era la voce senza età né
volto, che gli aveva chiesto la password:
-Search- eccolo un
buon modo per trovare (e capire), lo dice pure il detto “Chi cerca, trova” ed
era proprio quello che doveva fare. Stette zitto, l’esperienza della password,
gli era stata da lezione: ogni cosa che avrebbe detto sarebbe stata
interpretata come ricerca. “Cosa posso
cercare? Cosa? Pensa Nate, hai risolto i bug del millennio, e non riesci a fare
una ricerca” si scervellava, ma nulla gli sembrava la cosa corretta da
cercare, tutto futile, in quel momento, poi un idea, fuori posto o no, lo
disse:
-Nate Clare- aveva
detto il suo nome, senza un vero motivo, ma gli sarebbe comunque servito per
testare con quale criterio cercasse il web.
-Nate Clare, nato
a St. Louise, Texas, lunedì 18 Ottobre
1982 alle 10.42 a.m., figlio di Caterine Holley e Robert Clare- disse l’asessuata
voce.
-Sono io!- non si
trattenne
-Esattamente-
rispose il nulla
-Puoi rispondere
alle mie domande?- Nate era ancora più sconvolto, anche se un po’ più
sollevato, quella “cosa” non solo poteva sentirlo, ma poteva anche rispondergli
ed esaudire le sue richieste.
-Come vuoi
procedere:
Abitazione
Lavoro
Conto bancario
Pagamenti
Amministrativo-
Chiese impassibile la voce.
Come faceva a
sapere quelle cose, erano informazione del tutto private e personali, non
poteva averle, forse era stato hackerato il suo sistema bancario e anche quello
del comune, bastava chiedere:
-Come sai queste
cose?-
-Io so tutto,
tutto è nella rete-
-Quale rete?-
-Il web, Nate-
Eccola la frase
che lo riportò alla vita, eccola la frase che serviva a svegliarlo dal quel suo
finto coma relativo. Era nel web, nel suo mondo, sapeva cosa poteva fare, non
aveva bisogno di nient’altro. Bastavano poche parole:
-Portami a casa-
chiese insistente
-Home, loading…-
Stava tornando non
c’era più nulla da temere.
Si ritrovò,
qualche secondo dopo sdraiato sul suo letto, aveva addosso il suo pigiama
grigio e sentiva il candore delle lenzuola appena stirate. Si girò sul suo
fianco sinistro, la luce penetrava dalla finestra, tutto come prima, tutto
normale.
-Sono a casa,
Nettie!- non ebbe la risposta che però si aspettava:
-SEARCH-
“Non
può essere, sono ancora dentro”
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