Sailing

di theinterruptedgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una strana sensazione... ***
Capitolo 2: *** Semplice ***
Capitolo 3: *** Un'occasione sprecata ***
Capitolo 4: *** Burning ***



Capitolo 1
*** Una strana sensazione... ***


Il paese in cui era nata e cresciuta Margaret era un paese che basava la sua esistenza e sussistenza sul mare. Pesca, Porto e Turismo erano i tre concetti cardine attorno alla quale ruotavano l’intero paese e i suoi abitanti. La maggioranza infatti, era a capo di piccole e grandi attività legate al turismo e alla pesca. Anche Margaret e la sua famiglia.

La villetta nella quale la giovane Margaret aveva trascorso i primi 14 anni della sua vita, infatti, da tre anni era stata ormai adibita dai genitori a Bed and Breakfast, pronto ad accogliere turisti e navigatori di passaggio. La famiglia di Margaret si era dunque sistemata in una villetta adiacente che aveva rilevato da un’anziana vedova senza figli.

Margaret era una ragazza ordinaria, che usava trascorrere il suo tempo libero al B&B, ad aiutare i genitori. Altrimenti, la cosa che preferiva fare era andare al molo ad osservare in silenzio religioso il suo amato mare.

- Margaret, tesoro, ti sei accertata che le camere siano tutte in ordine e pronte? –, domandò ansiosa la madre della giovane, intenta a cercare delle carte sul bancone d’accettazione.

- Sì mamma, gli inservienti hanno sistemato tutto…ma si può sapere cos’è tutta quest’agitazione? – brontolò dal divanetto della sala d’attesa su cui si era sbragata.

- Ma come, ancora non lo sai? Oggi arriva in paese un famoso armatore che ha deciso di far alloggiare il suo equipaggio proprio qui da noi! Dobbiamo fare in modo che tutto fili liscio…dobbiamo fargli assolutamente una buona impressione! – fremette.

Margaret sbuffò: dentro di lei sapeva che a quell’armatore poco sarebbe importato di come avrebbero trattato il suo senza dubbio zotico equipaggio. Che le camere fossero in ordine o meno, sicuramente nessuno l’avrebbe notato.

- Ad ogni modo…loro arriveranno per l’ora di pranzo. Fai in modo di trovarti qui – concluse la madre.

Assai controvoglia, la giovane ragazza ritornò alla pensione per l’una, e trovò i genitori dietro al banco d’accettazione, con indosso i loro abiti migliori. Lei, invece, non si era neppure cambiata: era convinta che la maglietta e gli shorts che aveva indosso dalla mattina andavano più che bene per un gruppo di marinai.

Alla fine, il pullmino che li aveva raccolti al molo parcheggiò davanti al bed & breakfast intorno alle 14.00.

Non appena i portelloni si aprirono, le voci profonde e sguaiate dell’equipaggio si diffusero nell’aria come un tuono, il tutto farcito da risate cavernose. Da dove si trovava, Margaret poteva intravedere che cinque energumeni abbronzatissimi, con indosso una maglietta a righe bianche e rosse e un pantalone alla pescatora rosso, stavano scaricando dal retro i loro bagagli. Senza alcun tipo di formalità o di rispetto, quindi, entrarono. Le risate e le chiacchiere si spensero solamente davanti al bancone, quando una ragazza che Margaret non aveva notato in mezzo a quelle montagne tuonanti abbronzate, si avvicinò ai genitori di Margaret. Aveva i capelli castani tagliati corti, che le facevano risaltare straordinariamente il viso. Gli occhi erano verdi, di una sfumatura che Margaret non aveva mai visto. Vicino a quei ragazzi così forti e muscolosi, il suo fisico asciutto non sfigurava per nulla.

- Salve! – salutò cordialmente, con un sorriso sincero – Siamo l’equipaggio del Signor…-

- Sì, sì! Lo sappiamo – sorrise la madre di Margaret. – Vi stavamo aspettando! Ci sono da sbrigare delle piccole formalità…cortesemente, potreste fornirci i vostri documenti per la registrazione? – chiese.

Durante la registrazione, le chiacchiere ripresero, sempre più forti. La ragazza, che era la più vicina a Margaret si voltò verso di lei con un sorriso. – Scusateli…non sono dei campioni di buone maniere, ma sono dei bravi ragazzi. Non vi daranno senz’altro fastidio -.

- Perfetto…- proruppe la madre nuovamente – ecco le vostre chiavi. Margaret ora vi accompagnerà alle stanze e vi dirà gli orari della colazione -.

Tutti raccolsero le proprie borse e si incamminarono chiassosamente dietro alla giovane Margaret. La ragazza dell’equipaggio la raggiunse in fretta, mentre salivano le scale, poiché nessun altro sembrava interessato a conoscere gli orari.

- La colazione va dalle 07:00 alle 08.30…se vi serve la mattina mia madre o mio padre possono passare a svegliarvi…-

- Oh no…finalmente abbiamo la possibilità di riposare! Ti ringrazio …anche a nome loro…io sono Michelle, comunque. Ma loro mi chiamano Miky – disse, tendendole la mano con un sorriso. Margaret gliela strinse, presentandosi. Per un secondo la fissò negli occhi, ma non riuscì a sostenere l’intensità di quello sguardo e di quel verde così intenso.

- Non pensavo che ci fossero donne negli equipaggi… - osservò scioccamente Margaret, percorrendo il corridoio, mentre i ragazzi pian piano si disperdevano nelle camere assegnategli.

- Oh bé, sono molto rare, ma ci sono. Diciamo che l’emancipazione della donna non ha ancora raggiunto a pieno il settore nautico…a scuola siamo in cinque in tutto l’istituto! -.

- Ecco, questa è la tua camera. – disse Margaret, indicando una porta – Ah…io pensavo che tu lavorassi abitualmente per questo tipo di cui tutti parlano! -.

Michelle si mise a ridere. – No, no…per fortuna direi! Il mio capo è stronzo almeno quanto è famoso! No, io studio l’inverno. Quest’estate però sono riuscita ad essere ammessa a questo stage e allora sarò in mare per tre mesi. Ho 17 anni io! Lasciami godere ancora per un po’ lo studio! Va bene…allora ci vediamo in giro? Anzi: perché ‘sta sera non ci accompagni a fare un giro del paese? O meglio…mi accompagni. Loro probabilmente si rintaneranno nel primo pub che vedono ad ubriacarsi! – disse, appoggiandosi allo stipite della porta.

- D’accordo, non c’è problema. A che ora? –

- 7.30? Va bene per te? – chiese gentilmente.

- Ma certo! Non c’è problema. Allora…a più tardi! – salutò.

- Ok…ciao…- sorrise Miky.

“Che strano”, pensò Margaret, ripercorrendo il corridoio. Non le era mai capitato di sentirsi così. Per tutta la durata di quella conversazione un’agitazione mai provata l’aveva pervasa. Eppure Miky era stata così gentile! Non si può dire che la sua presenza la mettesse a disagio. Era stata estremamente disponibile ed educata. Tuttavia…c’era qualcosa di strano. Quegli occhi, ad esempio: Margaret non riusciva a fissare Miky negli occhi per più di un paio d’istanti. Timidezza? Margaret non si era mai sentita così prima d’ora: impossibile fosse timidezza. L’unica possibilità per capire quella strana sensazione era attendere e vedere come si sarebbe sviluppata quella sera.

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Capitolo 2
*** Semplice ***


Ecco il secondo capitolo di questa sciocca ff. Devo ammettere che non so bene per quale motivo abbia iniziato a scriverla. Forse semplicemente per riempire le mie tristi e vuote giornate...o forse perché avevo voglia di rimettere "le dita sulla tastiera", dopo mesi e mesi di astinenza. E' quindi forse un bene che abbia ricominciato con qualcosa di leggero.


*

Alle 7.20 Margaret si presentò già nella hall dell’edificio. Sapeva di essere in anticipo, ma non riusciva più a tollerare l’attesa che aveva patito fino ad allora nella sua camera. Tra le altre cose, erano mesi e mesi che non usciva la sera con qualche amico, e ciò la rendeva ancor più ansiosa. Aveva passato ben tre quarti d’ora davanti allo specchio o a rovistare nell’armadio in cerca di qualcosa di carino da indossare. Alla fine aveva optato per un semplice paio di jeans e un’altrettanto banale t-shirt nera.

Alla fine, il tanto atteso equipaggio si presentò all’appuntamento con dieci minuti di ritardo, anticipato dal consueto chiasso dei ragazzi. A chiudere la fila, Miky. Ancora una volta Margaret sentì qualcosa di strano quando la vide comparire sulle scale con indosso un paio di jeans stretti e una camicia a righe a maniche corte.

Margaret prese coraggio e, dall’angolo in cui si era rifugiata, intimidita, si avvicinò al gruppo di giovani ragazzi.

Miky si fece strada e la raggiunse, accogliendola con un sorriso dei suoi. Poi si rivolse verso i ragazzi: - Ragazzi, questa sera Margaret -, si voltò nuovamente verso di lei, regalandole un altro sorriso – molto gentilmente ci farà fare un giro del posto…quindi, vi prego, evitiamo figuracce delle solite! –

- Signor sì! – scherzò un ragazzo lì vicino, mettendosi sull’attenti, suscitando ilarità nei compagni.

Come previsto, dopo soli cinque minuti di rumoroso cammino, alla vista di un pub, i ragazzi si dileguarono.

- Uff…grazie al cielo. Stavo realmente iniziando a non sopportarli più! Sono peggio del solito! Il che è tutto dire! – sbottò Miky, mentre il gruppo di ragazzi faceva il suo ingresso nel locale.

- Infatti mi stavo iniziando a chiedere come tu faccia a sopportarli, quando siete chiusi su una barca in mezzo al mare…-

- Te l’ho detto: sono bravi ragazzi…presi singolarmente. Quando sono in gruppo, diventano insopportabili. Alla fine ti ci abitui e non ci fai nemmeno più caso. E poi…io amo quello che faccio; amo il mare. Ripensandoci, è esattamente come vivere una relazione: quando sei innamorata te ne infischi degli altri, o dei lati negativi del tuo amore. Lo stesso vale per me: io sono innamorata…e quindi…Del mare, intendo, ovviamente! – si affrettò a precisare, arrossendo per la sciocca gaffe appena commessa. Da i suoi occhi traspariva veramente questo suo sentimento fortissimo per il mare e per il suo futuro mestiere.

Margaret annuì, totalmente catturata da quelle parole: non aveva mai sentito nessuno parlare in quella maniera del proprio mestiere, o del mare, anche per lei una vera e propria passione.

- Vuoi che ti porti in qualche posto in particolare? – chiese improvvisamente, per rompere il silenzio calato dopo le intense parole di Miky.

- Oh, no…fai pure tu. Tieni presente che non ho voglia di spendere una tombola. Scegli tu…mi fido! – disse, fermandosi e guardandola negli occhi. Come al solito, Margaret distolse improvvisamente lo sguardo, sorridendo imbarazzata. Nemmeno la notte riusciva a mascherare la bellezza degli occhi di Miky, che sembravano intenzionati a catturare tutte le luci presenti in paese e a rifletterle con un’intensità ben superiore alla norma.

- D’accordo…allora ti porto nel posto che preferisco. Ti avverto…non è un ristorante a cinque stelle! –

- Sono sicura che andrà più che bene. Te l’ho detto…mi fido di te! -.

Detto questo, si incamminarono, allontanandosi dal caos del centro cittadino, popolato da turisti alla ricerca dei locali più costosi del paese, o delle discoteche più rumorose e alla moda. In breve si ritrovarono sul lungomare e, costeggiando la spiaggia rischiarata dalla luna, si avviarono nella direzione opposta dalla quale erano giunte. La strada iniziò a salire, in dirittura delle montagne.

- Ci siamo quasi…- la rassicurò Margaret.

- Tranquilla…camminare non mi spaventa -.

Improvvisamente il marciapiede si allargò in uno spiazzo a piccò sulla spiaggia. Parcheggiato al centro di esso, un piccolo pullmino-ristoro.

- Te l’avevo detto che non era il massimo…ma a me più di cosa mangio importa dove lo mangio…e ti assicuro che questo è uno dei posti migliori…Se vuoi andare da qualche altra parte, però, non c’è problema! – disse, prima di avvicinarsi al pullmino.

- No, smettila! Va benissimo per me! Mi piace molto questo posto! Andiamo, dai! – disse Miky sorridendo. Improvvisamente, prese per mano Margaret – cogliendola alla sprovvista -, e la trascinò in fila.

Ritirati i panini, Margaret chiese: - Preferisci mangiare qui, o vuoi scendere in spiaggia? –

- Spiaggia! Senza ombra di dubbio! -.

Margaret fece quindi strada, per una piccola scaletta arrugginita che conduceva giù alla spiaggia, già costellata di imponenti scogli.

- Ti va di salire sugli scogli? – chiese Miky.

- Sì, certo…non c’è problema! -.

Si arrampicarono quindi per gli scogli, qualche volta reggendo il panino con la bocca, per aiutarsi nella scalata con entrambi le mani.

Raggiunsero lo scoglio più esterno ed esposto, e si sedettero.

- Tu vieni sempre qui? – chiese Miky, scartandosi il panino.

- Oh…no…non sempre. Qualche volta. Altrimenti diverrebbe un’abitudine, e perderebbe tutto il suo fascino! -.

- Bé, io ci verrei anche tutti i giorni con una persona amata. E’ veramente stupendo! – disse, addentando il panino.

Margaret ci mise un po’ di più a scartare il suo: non aveva molta fame. Lo stomaco le si era chiuso sin da quando Miky era discesa dalle scale. E vista la situazione, non accennava proprio a riaprirsi. Le faceva un effetto strano quella ragazza, un effetto che non aveva mai provato in vita sua. Un effetto di cui aveva sempre sentito parlare, ma che non aveva mai provato sulla sua pelle – e che mai avrebbe pensato di poter provare per…una ragazza. Si stupiva per non aver capito prima una cosa così semplice e naturale: Miky le piaceva. Lo aveva capito poco prima di scendere agli scogli, quando l’aveva presa per mano. Aveva provato una sensazione stranissima al contatto con la sua pelle: si era sentita come se le si fosse acceso un fuoco dentro il corpo. Non era in grado di dire se fosse innamorata di Miky…credeva di no. Credeva fosse troppo presto per dire una cosa del genere. E non era per via del fatto che si trattava di una ragazza: l’idea non la disturbava minimamente. Aveva riflettuto su questo aspetto, che però si era rivelato del tutto irrilevante.

- Hey? Mi stai ascoltando? – chiese improvvisamente Miky, riportandola alla realtà.

- Sì…scusami…dicevi? -.

- Non mi stavi ascoltando…ok. Ti ho chiesto se vieni qui di solito con i tuoi amici o con il tuo…ragazzo -. Esitò un secondo nel pronunciare quest’ultima parola, Margaret se ne accorse subito.

- Ah…no, no. Non ci vengo se non da sola. Ho sempre voluto tenerlo per me…e comunque…non ho il ragazzo – precisò, arrossendo.

- Bé, allora grazie per averlo condiviso con me! Non avevo per nulla voglia di rinchiudermi in qualche locale iper-affollato e rumoroso. Qui è semplicemente…perfetto! –

- Già…- mormorò Margaret, costringendosi ad addentare il panino.

*

Ho interrotto così il capitolo perché la parte successiva che ho già scritto – il prossimo capitolo, quindi – differisce di molto da questa. Ho preferito quindi spezzare.

Ringrazio nicolevaidisova per la recensione =)

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Capitolo 3
*** Un'occasione sprecata ***


Continuarono a parlare del più e del meno, scoprendo di avere diverse cose in comune. Anche una volta terminato il loro magro pasto, non accennarono minimamente a tornare indietro. Non si accorsero nemmeno che mano a mano le poche persone sulla spiaggia se ne andarono; non si accorsero nemmeno che il piccolo pullmino aveva chiuso.

- Quando ripartite? – chiese Margaret.

- Dopodomani mattina presto… - sussurrò Miky, abbassando gli occhi. Era la prima volta da quando si erano conosciute che a distogliere lo sguardo non era Margaret.

- Di già!!! – esclamò ferita Margaret. Le sembrava assurdo; non aveva mai pensato nemmeno per un istante che Miky potesse ripartire nel giro di o. Dentro di sé sapeva che era qualcosa a cui non voleva pensare.

- Sì… - disse Miky, afferrando un piccolo sassolino lì vicino, per giustificare lo sguardo abbassato. Iniziò quindi a giocherellarci.

- E…dove andrete poi? – chiese mestamente Margaret. L’umore di entrambe era sostanzialmente cambiato, affrontando questa questione.

- Non ne ho idea…il capo ci dice dove attraccheremo il giorno stesso…te l’ho detto…è un animale…- disse, guardandola per un istante negli occhi. A Margaret sembrò di intravedere delle lacrime.

- Bé, dai…non manca tanto alla fine dell’estate. Presto sarai di nuovo a casa… - cercò di consolarla. In realtà quella frase non aveva sortito alcun effetto positivo né in Miky, né tanto meno in lei stessa.

- Sai…sembrerà una frase sciocca da dire…anche perché ci conosciamo da poco…- incominciò Miky. Improvvisamente, il fuoco dentro Margaret si riaccese, pervadendola e facendole dimenticare il dispiacere. Dove voleva andare a parare Miky? – Ma…è la prima volta da quando sono imbarcata che preferirei non ripartire. Di solito non vedo l’ora di tornare in mare! Eppure…questa volta…non so…preferirei rimanere qui. Forse perché finora non ho mai…incontrato…nessuno che mi facesse sentire così a mio…agio…così…bene – sussurrò appena quest’ultima parola, colpendo nel profondo Margaret, che rimase nuovamente senza parole. Cosa rispondere?

Un silenzio imbarazzato calò tra le due. Quanto meno, alla fine esso venne bruscamente interrotto dal suono del cellulare di Margaret, che, prepotente, si fece largo in quel momento così denso di parole lasciate in sospeso.

- Scusami…- disse a Miky, aprendo il messaggio appena arrivatole. Si chiese chi mai potesse essere, a quell’ora.

- Accidenti! – esclamò – E’ mia madre…è incazzata nera…abbiamo fatto un po’ tardi…- disse.

- Che ore sono? –

- Le due passate! –

- Bé, ha ragione tua madre allora. Andiamo, forza. Se ti dovesse dire qualcosa, mi prendo io tutte le colpe, tranquilla… - asserì Miky, con un tono funereo.

- Scherzi?! No, non ti preoccupare. Tu raggiungi gli altri o torni in camera? – chiese Margaret, prima di avviarsi, in bilico sugli scogli accarezzati dalla spuma delle onde.

- No, preferisco tornare su. Non saprei cosa fare lì con loro… - sussurrò, abbassando lo sguardo. Poi riprese coraggio e, guardando Margaret negli occhi – Comunque ti ringrazio per la bella serata. E’ veramente volato il tempo… -.

Un ennesimo silenzio si abbatté sulle due ragazze. Dentro di sé, Margaret sapeva che quello era il momento migliore per mettere a nudo i suoi sentimenti, ma di fatto aveva una gran paura che qualcosa potesse andare storto, rovinando così definitivamente quella meravigliosa serata e quella che sarebbe comunque potuta rimanere un’ottima amicizia. Prima di compiere qualcosa di stupido, si disse che era meglio rimettersi in cammino verso casa. Senza dire nulla, quindi, lasciando Miky in evidente attesa di qualcosa, Margaret voltò le spalle e si incamminò.

Nessuna delle due proferì parola durante il tragitto. Margaret era arrabbiata con sé stessa: una parte di lei le aveva sussurrato nell’orecchio per tutta la serata che anche Miky provava qualcosa di più che una semplice amicizia per lei. Eppure, l’altra sua metà, la metà fifona, la metà che aveva paura di rimanere tremendamente ferita, aveva avuto la meglio, riuscendo a zittire la sua antagonista e permettendo che Margaret reagisse – o meglio: non reagisse – alle parole di Michelle.

Infine, dopo dieci minuti di cammino, giunsero davanti all’ingresso del bed & breakfast.

Miky si voltò verso Margaret che, ancora una volta - con una motivazione in più però -, non osava guardarla negli occhi.

- Allora…sei sicura di volertela cavare da sola con tua madre? Non voglio metterti nei guai… -

- Tranquilla. Si tratterà sicuramente di una sfuriata momentanea…-

- Non è che poi magari ti impedirà di frequentarci? Insomma…per quelle poche ore che mi rimangono, mi piacerebbe continuare a vederti – disse, fermamente convinta delle sue parole.

- Non ti preoccupare. Quello che dice mia madre vale ben poco. Non è certo un suo divieto a fermarmi. E poi…non è detta l’ultima…non è detto che mi metta in punizione -.

- D’accordo. Però, finita la sfuriata, mandami un messaggio. Altrimenti mi sentirò in colpa per tutta la notte e non chiuderò occhio… -, disse, arrossendo.

- Va bene. Ma ti ripeto che non hai motivo di sentirti in colpa! – esclamò, cercando il suo sguardo. Quanto desiderava ora di ritornare indietro di pochi minuti, su quella scogliera e di…

- Allora ci vediamo domani mattina? Madre permettendo? Ci sei a colazione? – chiese ansiosa Michelle.

- Sì, farò in modo di esserci. A domani – disse, congedandosi con un fugace sorriso imbarazzato.

Si chiuse quindi il cancello di casa alle spalle e si preparò ad affrontare la fossa dei leoni. Trovò la madre ancora vestita, seduta in tinello con la luce accesa e uno sguardo furente. Appena la vide varcare la soglia di casa, scattò in piedi come una molla.

- Ti rendi conto di che ore sono?! – la aggredì, indicando l’orologio.

- Mamma…ti ricordo che fra quattro mesi compirò diciotto anni… - replicò con noncuranza. Non aveva proprio voglia di litigare con la madre. L’occasione persa agli scogli l’aveva mandata totalmente fuori di testa e ora non aspettava altro che distendersi nel suo letto per riversare all’esterno tutte le lacrime di cui era capace.

- Non mi interessa! Fin quando vivrai sotto il mio stesso tetto, seguirai le mie regole. Io non posso passare la vita a preoccuparmi per te, a chiedermi continuamente dove sei finita, se sei in pericolo o meno! Lo capisci questo?! -.

- Sì mamma. Ora, per favore, posso andare a dormire? -.

- NO! Non ho finito! Oltre tutto, non mi sta bene che tu te ne vada in giro con quegli zotici!!! Immagino che abbiate passato tutta la sera ad ubriacarvi da qualche parte. E non voglio andare oltre con il pensiero! –

- Immagini male. Ho passato tutta la sera con Michelle, la ragazza dell’equipaggio, e non abbiamo toccato alcol. Siamo state tutta la sera in spiaggia. Marios, il tipo del chiosco, te lo può confermare se non mi credi -. Prima di poter dar modo alla madre di replicare, imboccò le scale e sparì in camera sua. Non accese la luce, come ogni volta che si sentiva oppressa dalla tristezza, e si avvicinò alla finestra, dalla quale poteva vedere la sua vecchia casa. Una camera al primo piano era illuminata; Margaret rifletté un secondo prima di ricordare che quella era la camera di Miky. Furente con sé stessa si voltò di scatto, diretta a letto. Proprio in quel mentre, il cellulare annunciò l’arrivo di un messaggio con la stessa suoneria che aveva fatto irruzione poco prima in spiaggia. Era Miky. “Allora? Tutto bene? Sicura di non volere che ci parli io con tua madre? Risp.”.

Non aveva nemmeno atteso che lei si facesse viva. Questo piccolo-grande gesto riempì il cuore di Margaret di speranza. Si sedette notevolmente alleggerita sul letto, mentre rispondeva a Miky.

“Sì, tutto a posto. Le solite cose tipiche di una madre. Non la sopporto più con queste sue sfuriate, però. Ti ringrazio, comunque. Ora potrai dormire senza pensieri :)”. Cliccò su “Invio” e posò il cellulare sul letto, mentre, sempre al buio, si iniziò a svestire. Improvvisamente, il cellulare squillò nuovamente. Margaret non credeva che sarebbe seguita qualche risposta al suo messaggio.

“Dormire senza pensieri... Magari. Ne ho da tenermi sveglia per almeno un altro anno! Comunque, veramente, grazie per la splendida serata. Non potevo trascorrerla in modo migliore. Sei una persona speciale. Vorrei aver potuto trascorrere tutta la notte lì…”. Il cuore fece una capriola nel petto di Margaret e la gola le si seccò improvvisamente. Era solo lei a intravedere qualcos’altro tra le righe, o effettivamente Miky aveva voluto far intendere più del dovuto? Come in un film, riudì nelle proprie orecchie la voce di Miky: “Dopo domani mattina…”. Prese coraggio, dunque, e riprese il cellulare in mano.

“Nessuno ci impedisce di ritornarci. Lascia che i miei si addormentino…ci vediamo fuori tra una mezz’ora”. Rimase stupita di sé stessa per esser riuscita a scrivere tali parole e per aver avuto il fegato di premere “Invio”. Ormai era andata: non si poteva più tirare indietro. E soprattutto, questa volta avrebbe dovuto fare quello di cui non era stata capace in precedenza.


*

Eccoci qua con il terzo capitolo, un po' più lungo dei precedenti.
Ringrazio Kina89 per la recensione. Consigli? Guarda...l'unica cosa che sono riuscita a capire è che quando ti capitano questi momenti "neri", è inutile sforzarsi. Devi dare tempo al tempo. Quando sarà il momento ti verrà naturale riprendere la penna/ tastiera in mano. Almeno per me è così! ;)

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Capitolo 4
*** Burning ***


Ci volle più del previsto prima che le voci dei genitori di Margaret si spegnessero nella loro camera, assieme alla luce filtrante dalla fessura sotto la porta della figlia. Per tutto il tempo che attese, Margaret rimase distesa immobile nel buio, con il cellulare ben stretto nella mano, in fremente attesa. Dal momento in cui la luce filtrante che rischiarava una parete della sua camera si spense, attese altri quindici minuti esatti, certa che dopo i suoi non avrebbero percepito alcun rumore.

Venne poi il tempo di entrare in azione. Non era mai scappata di casa di notte prima d’ora, ma non per questo aveva esitazioni. Ben determinata, si tolse le scarpe e le prese in mano, mentre con l’altra, trattenendo il respiro, aprì la porta della sua camera, sperando che facesse il meno rumore possibile. Successivamente, con una fretta ben controllata, in punta di piedi discese le scale e poi, con altrettanta azione, aprì la porta di casa. Era fuori. Si rimise al volo le scarpe e si trattenne dal correre.

Trovò Miky seduta su un muretto nella penombra di fronte all’edificio. Appena la vide, la giovane ragazza scattò in piedi, lasciando che la luce, seppur artificiale e fioca, illuminasse il suo grazioso viso.

- Eccoti! Ce l’hai fatta! – disse piano, raggiungendola.

- Sì, scusami…ci ho messo più del previsto, ma i miei ci han messo tanto ad andare a letto – si scusò Margaret.

- Allora? Andiamo? – chiese precipitosa Miky.

Margaret annuì. Quindi iniziarono a camminare.

- Spero di non metterti nei pasticci…- affermò Miky dopo qualche passo.

Margaret si voltò di lei, e poi scosse la testa decisa. – Non mi farò beccare. E poi…ho sempre fatto quello che volevano. Per una volta voglio essere io a muovere i fili della mia vita! – esclamò.

Miky sorrise.

- Che c’è? Perché ridi? – chiese perplessa Margaret.

- No…bé…che frase. Non ti aspetti questa reattività dalla gente a quest’ora della notte! -.

Le strade del paese si erano finalmente svuotate. Erano poche le anime ancora in circolazione e talvolta non si trattava delle migliori possibili. Come ogni paese, anche quello di Margaret di notte mostrava un altro volto, il peggiore. Ma tutto questo a Margaret non importava…e neppure a Miky. Il loro piccolo angolo di spiaggia, incorniciato tra gli scogli e l’acqua, era qualcosa che nulla aveva a che fare con il resto del posto e con la gente che lo frequentava. Per la seconda volta quella sera, Miky afferrò istintivamente la mano di Margaret, mentre passavano davanti ad un bar ormai popolato solo da pescatori in là con l’età piuttosto brilli; la puzza d’alcol era nell’aria.

- Sbrighiamoci per favore – sussurrò a labbra strette. Accelerarono quindi il passo, vedendo sfilare davanti ai loro occhi scene tristi di degrado. Nulla però poteva scalfire quella piccola bolla di felicità che le accoglieva all’interno.

In fine, sempre per mano, raggiunsero lo spiazzo con il chioschetto di Marios. Ora però le luci erano tutte spente e non vi era nessuno nei paraggi. Rapidamente scesero le scalette dissestate in ferro; i loro passi risuonavano nell’aria.

Una volta scese in spiaggia, si accorsero però che la marea aveva ormai ricoperto gli scoperti dove poco tempo prima si erano sedute. Miky si mostrò un po’ amareggiata, lasciando di scatto la mano di Margaret che finora aveva stretto con decisione, sbuffando.

- Non fa nulla…vieni con me – disse Margaret con tranquillità.

In pochissimo, si inerpicarono su per una nuova fila di scogli costeggiante il muro. Sopra le loro teste potevano udire qualche macchina solitaria sfrecciare nella notte. Trovarono un punto abbastanza riparato dagli schizzi ed abbastanza sicuro e si sedettero.

- Qui è ancora meglio di prima…- sentenziò Miky, sedendosi con lo sguardo perso all’orizzonte, nel riflesso del cielo stellato e della luna nell’acqua leggermente increspata. Margaret raggiunse con lo sguardo lo stesso punto indefinito fissato dall’altra. Stettero così un po’, in silenzio, appoggiate con la schiena al muro umido e freddo; come sottofondo solo l’infrangersi delle onde contro gli scogli.

- Dove abito io…non ce ne sono di posti così. Ci sono solo spiagge sabbiose affollatissime l’estate e deserte l’inverno. La spiaggia poi è inavvicinabile…ci sono stabilimenti ad ogni passo che fai. Io ho bucato la rete di recinzione di uno di questi mostri di cemento quest’inverno, per andare in spiaggia ogni volta che volevo…-

- Cerca di non farti beccare…-

- Non c’è pericolo, credimi – disse, con aria maliziosa. – Vorrei poter venire qui tutte le volte che voglio, d’estate e d’inverno, e perdermi in questo spettacolo… - sussurrò, nuovamente persa con lo sguardo. Poi si voltò verso Margaret. Lei aveva capito che quella frase era stata lasciata in sospeso e, per ascoltare il proseguo, si voltò istintivamente anche lei verso Miky. Rimasero così qualche istante, in silenzio, vicinissime. Infine, Miky scelse di terminare quella frase. – Con te…-. Fu un attimo, qualcosa scattò dentro Margaret: il fuocherello che le riscaldava da tempo il cuore sembrò esplodere improvvisamente con tutta la sua forza, annientando ogni resistenza ed esitazione presente nella ragazza. Margaret socchiuse le labbra e avvicinò la testa a quella di Miky per quei pochi centimetri che le separavano, trovando le sue labbra pronte ad accogliere quel bacio intenso. Il fuoco la riscaldava a aveva momentaneamente messo a tacere qualsiasi voce pettegola nella mente di Margaret, qualsiasi voce che la invitava a lasciar perdere tutto, che la invitava a riflettere sulle conseguenze di tutta quella situazione. Per una volta, finalmente, Margaret seguì il cuore e non la me mente. Quel bacio, tanto atteso, sembrava voler unire a vita le labbra delle due ragazze. Nella scomodissima posizione in cui si trovavano, Miky riuscì a far passare un braccio attorno alla vita di Margaret e a portarla ancora più vicino a lei. Finalmente le loro labbra si separavano. Miky si morse il labbro inferiore, guardando negli occhi Margaret. Quest’ultima si sentiva ora perfettamente in grado di sostenere il meraviglioso sguardo della ragazza fautrice di quella intensa fiamma in lei. Miky le sorrise, vicinissima, ed abbassò il capo.

- Ti amo – bisbigliò Margaret nell’orecchio di Miky, senza quasi rendersi conto delle parole che le uscivano dalla bocca.

Miky alzò improvvisamente il capo, stupita. Margaret la rassicurò con un nuovo bacio. – Anche io – affermò infine anche Miky. I loro corpi, stretti vicini, ardevano ormai di passione.

- Vieni! – sbottò improvvisamente Miky, balzando in piedi e tendendole la mano. Senza dire una parola, Margaret la afferrò. Raggiunsero un posto più riparato, sullo stesso livello del mare, dove lasciarono che fosse il sentimento a guidare i loro gesti e movimenti.

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