Heartbeat

di Richi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dammi amore ***
Capitolo 2: *** Palla di cannone ***
Capitolo 3: *** Guerriera ***
Capitolo 4: *** Portami a casa ***



Capitolo 1
*** Dammi amore ***


Capitolo 1
Dammi amore


Alessandro
Freddo.
Era tutto ciò che sentivo. Era tutto ciò che riuscivo a sentire ancora.
Forse mi ero convinto troppo bene che il mio cuore non fosse più in grado di provare sentimenti, che non fosse più in grado di battere per qualcuno.
Intanto la vita correva veloce. Forse troppo. Non mi ero neanche reso conto che erano già passati cinque mesi da quando avevo smesso di credere in quella grande cosa chiamata "amore".
Era ottobre. Un freddo ottobre.
L'inverno sembrava non aver aspettato altro che arrivare il prima possibile. E forse il freddo lo sentivo maggiormente io che lo tenevo anche dentro, congelato nelle ossa.
Non ero più capace di donare calore.
Entrai velocemente in un bar e mi sedetti vicino alla vetrata come piaceva a me. Amavo vedere le persone troppo concentrate coi loro problemi sfrecciare per le strade, ed ora che la neve stava cominciando a venir giù la mia voglia di osservare quel panorama aumentava.
Presi dalla tasca dell'impermeabile il mio taccuino e rilessi le ultime righe che avevo scritto di quella poesia che stava nascendo.
Amavo scrivere. Quando c'erano troppe cose da dover mettere a posto, scrivevo e tutto passava.
Mi sfogavo e allo stesso tempo riordinavo tutto nella mi testa. I pensieri li infilavo nei cassetti giusti.
Guardai ancora un po' fuori e cercai con lo sguardo qualcosa che mi ispirasse.
Ancora nulla. Avrei dovuto aspettare qualche giorno forse, o qualche mese, chissà. Non riuscivo più a scrivere come un tempo, forse perché la mia vita era diventata così vuota e priva di interesse che il mio cervello non riusciva ad elaborare nulla.
Guardai l'orologio e mi resi conto che si erano già fatte le cinque e mezza e dovevo muovermi per quell'incontro a scuola.
Tornai a casa, accesi il computer e intanto rovistavo tra i vecchi libri di mio padre. Amavo quella casa. Potevano essercene mille, diecimila di testi. Tutti diversi e tutti dannatamente avvincenti.
Amavo leggere, in un modo o nell'altro mi estraniavano da tutto ciò che mi circondava e mi rendevano una persona migliore. Mi rendevano felice.
Mi rendevano più me.
Partì la musica dal mio computer e intanto mi avvicinai e curiosai le notizie dei miei amici su internet.
La schermata era invasa da auguri per Francesco, quel tipo che mi fece le congratulazioni dopo il mio esame senza che manco ci conoscessimo. Era due anni più grande di me, lui frequentava già l'ultimo anno delle superiori e non riuscivo a capacitarmi del fatto che mi avesse rivolto la parola.
Era rappresentate d'istituto e a questo cose, io, ci facevo caso.
Non capivo il perché volle parlare con uno come.
Scrissi un semplice messaggio.
'Auguri. :)'
Eppure fu da lì che, dannatamente, iniziò tutto.
 
-
 
Erano passati più di quaranta minuti dall'orario che ci avevano imposto, ed io ero una di quelle persone che abitavano dietro l'angolo per cui alibi non ne avevano per fare tardi a scuola.
L'incontro era riservato alla nostra classe, volevamo discutere dei problemi affrontati in questi due anni e di come vivere al meglio gli ultimi tre. In fin dei conti a me non fregava nulla, la mia vita di certo non era incentrata in quella maledetta aula, ma mi sembrava maleducato non presentarmi all'incontro. O forse era un pensiero che mi era stato fin troppo inculcato da mia madre.
Mi sedetti furtivamente agli ultimi banchi e poggiai il telefono sul banco.
Parlarono degli atteggiamenti, dell’impegno scolastico, manco fossimo dei vecchietti in pensione.
Prendevano la scuola troppo seriamente mettendo da parte tutto il resto.
Guardai fuori dalla finestra e vidi il parco vicino scuola, tutto d’un tratto la mia concentrazione fu colta dall’illuminarsi improvviso dello schermo del mio telefono.
Era arrivato un messaggio.
 
Francesco
Mi divertivo a prendere in giro la gente. O forse avevo solo bisogno che qualcuno si ricordasse che il mio compleanno non era quel giorno. Sì, avevo impostato una data sbagliata solo per vedere in quanti si ricordassero quale fosse il vero giorno del mio compleanno.
Boop.
Un altro messaggio. Era un certo Alessandro Pistillo. Il cuore smise di battere per un istante.
Sì, era proprio il ragazzo che avevo incontrato quando aveva finito quei dannati esami e che la prima volta che vidi mi sembrò così timido e così dannatamente bello. Pensai ad altro, non potevo di certo provare attrazione per un maschio.
Risposi al messaggio con un semplice grazie.
Non pensai ad altro per tutta la serata, dovevo mandargli un messaggio.
Era l’unica opportunità che mi si parava davanti per conoscerlo.
‘Ciao. :)
Fu l’unica cosa che riuscii a scrivergli.
‘Ehi ciao.
‘In realtà oggi non è il compleanno, era un modo per vedere quanti si ricordassero la vera data, cosa che tu ovviamente non potevi sapere.
Scrissi il tutto d’un fiato, mi vergognavo da morire per ciò che avevo fatto e avevo paura che pensasse che avesse sbagliato, quando, in realtà, era stato carino da parte sua farmi gli auguri. Mi aveva sicuramente preso per un tipo strano.
‘Ah oddio che figura di merda.
Subito dopo mi mandò una faccina che rideva. Me lo immaginai in camera sua mentre sorrideva davanti al telefono. Per un attimo sorrisi anche io.
‘Ci si vede a scuola quindi, a domani.
 
Alessandro
Non so se era stato più assurdo il fatto che Francesco avesse messo una finta data del suo compleanno, o il fatto che avesse colto gli auguri che avevo fatto per conoscerci meglio.
Sì, senza dubbio la seconda mi lasciava scioccato.
Non avevo dormito la notte.
Francesco era uno di quei ragazzi a cui neanche nei miei più graditi sogni avrei mai immaginato di conoscere o di poterci parlare. Era troppo bello e soprattutto troppo popolare per uno come me.
Ma comunque per l’amore c’era bisogno di tempo. No, non era cosa per me. Non avrei dovuto illudermi. Avevo deciso di abbandonare quel campo di battaglia. Tanto sapevo che l’unico che si sarebbe fatto male sarebbe stato il sottoscritto.
Meglio evitare.
E così feci: spensi il telefono senza rispondere e mi addormentai non pensandoci, o facendo finta di non farlo.
Non dovevo farmi male.
Non ancora.
Non di nuovo.


Note d'Autore:

Se siete arrivati fin qui vorrà dire che il capitolo lo avete letto tutto e spero davvero con tutto il cuore vi sia piaciuto.
Questa è una sorta di “prova” per vedere se la storia può, o meno, interessare.
Diciamo che non mi è stato tanto difficile scriverla perché è ispirata a ciò che vivo, quindi sono sentimenti non molto distanti da ciò che provo ogni giorno.
Comunque, questo capitolo ci presenta i due protagonisti,  Alessandro e Francesco, di cui il primo è un ragazzo che ha paura. Paura di amare. Come avete potuto leggere si rifugia nei libri, si rifugia nella sua scrittura, si rifugia in sé stesso perché ha paura di questo mondo e ne ha paura per delusioni di vita passate.
Ed ora che nella sua vita si presenta Francesco lui non vuole neanche pensare ci possa essere qualcosa perché non vuole soffrire (e comunque è ancora troppo presto, eheh).
Francesco, invece, è il solito tipo popolare della scuola che però non sa cosa sia giusto fare: se rivalutare il suo orientamento, o lasciar perdere e accantonare il problema. Eppure in questa sua confusione cerca comunque di avvicinare Alessandro per cui prova qualcosa di indefinito, puo’ essere nulla come puo’ essere tutto, lo scopriremo più in là.
Diciamo che è un capitolo che ci presenta un po’ la situazione generale.
Non mi voglio dilungare troppo.
Fatemi sapere attraverso recensioni cosa ne pensate!
Un abbraccio,
Richi

 

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Capitolo 2
*** Palla di cannone ***


Capitolo 2
Palla di cannone

 
Alessandro
La testa rimbombava. Aprii leggermente gli occhi e la luce mi accecò. La sveglia, intanto, continuava a farsi odiare a modo suo: risuonava un allarme che spaccava i timpani. La colpii per farla smettere.
07:14
Dovevo muovermi non potevo ricevere un ulteriore ritardo a scuola, eppure... Eppure tornare lì io non ce la facevo proprio. I professori, le ore, le interrogazioni, Francesco. Perché sì, anche lui faceva parte dei tanti motivi per il quale io lì non ci volevo andare. Anzi, forse, uno dei motivi più validi per me. Ritrovarmelo davanti non avrebbe di certo migliorato le cose. E se poi non mi avesse salutato perché io ero solo uno sfigato? E se non mi avesse degnato neanche di uno sguardo per ricordarmi che ogni cosa doveva rimanere al proprio posto? 'Ci si vede a scuola.' E se fosse stata tutta una bufala per concludere quella conversazione della sera prima così superflua e irrilevante?
Perché continuavo a farmi quei complessi, quei film mentali? Se non pensavo che tutto dovesse andare nei peggiori dei modi non ero contento.
Nonostante tutto mi alzai dal letto e cominciai a prepararmi.
Appena lasciate le coperte calde, il freddo mi imprigionò come a volermi ricordare come stessi. Come a volermi ricordare che togliermi quel gelo dentro non sarebbe stato facile.
Scesi da casa con le mie solite adorate cuffie e il volume alzato al massimo e mi preparai al peggio.
 
-
 
L'ora di matematica non passava mai. Interminabile come le urla del professore ormai così consuete e a volte anche prive di senso. Guardai la classe apparentemente attenta, anche se sapevo benissimo che realmente nessuno stava seguendo, e mi soffermai su Cristina.
Era una ragazzina biondastra, occhialoni quadrati e più grandi del suo viso e vestiti usati così da renderla ancora di più ciò con cui gli altri volevano chiamarla: disastrata.
Eppure sentivo, eppure sapevo che dietro tutto quel menefreghismo, dietro tutto quel 'pensare ad altro', ero certo che Cristina fosse davvero forte, anche se apparentemente così fragile. Sentivo che stava vivendo qualcosa di dannatamente doloroso ed eppure sentivo come lei facesse finta agli occhi degli altri che tutto andasse per il meglio.
Mi incuriosiva questo suo modo di fare, questa sua voglia di evadere dal mondo, questa sua voglia di rimanere sola.
Girò la testa di scatto e mi vide, mi sorrise impercettibilmente.
Perché lei faceva così, sapeva benissimo quando una persona la stava osservando e gli sorrideva come nulla fosse. Non si stupiva del fatto che gli altri fossero a volte anche scioccati dal suo abbigliamento o dai suoi modi di fare, a lei non fregava nulla. Lei stava pian piano morendo dentro.
I pensieri furono cacciati via dal suono della campanella e quasi nello stesso istante dalla vibrazione del telefono.
'Ci vediamo ora in aula 16?'
Sì, era Francesco e ciò mi fece dedurre che non si vergognava di me, e che probabilmente il mio cuore stava ricominciando a battere per un motivo.
 
Francesco
Quella mattina avevo avuto voglia di vederlo, avevo avuto voglia di conoscerlo, avevo avuto voglia di ascoltare la sua voce.
Lo vidi entrare impacciato, presi la situazione in mano.
- Ciao. –
- Ehi. –
Lo vidi arrossire, sorrisi di rimando, non riusciva proprio a coprire l’imbarazzo che si celava dentro di sé.
- Come va? –
- Nulla di nuovo, ora di matematica noiosa come al solito. –
Rise e stavolta lo vidi dal vivo. Mamma mia cosa era quel ragazzo. No, dovevo smetterla. Lui doveva essere solo un amico. Non ero gay. No, non lo sarei stato.
- Ritieniti fortunato, alla prossima ora ho interrogazione di scienze su tutto il programma del quarto anno. –
- Cosa pensi di fare dopo la scuola? –
- Non so, non mi piace pensare al futuro. Voglio godermi il presente. –
I miei occhi automaticamente guardarono fuori dalla finestra tristi.
- Hai paura di qualcosa in particolare? –
Alessandro si stava già preoccupando per me, era così bello vedere la sua faccia in questo stato.
- Sai, quando non sai cosa ti aspetta lì fuori un po’ la realtà ti fa paura. Ho sempre visto la scuola come una cosa che mi rovinasse la vita, quando in realtà solo quest’anno mi sono reso conto di quanto mi facesse sentire sicuro, protetto. Ed ora? Ora che succederà? –
- Sono sicuro che ci sarà un posto nel mondo per tutti. –
Mi sorrise cercando di farmi stare meglio. Quel ragazzo mi faceva impazzire.
- Ehi, allora io vado. Ci vediamo. –
Se ne doveva andare, l’avrei voluto stringere forte e farlo rimanere lì insieme a me, ma non si poteva.
- Ci si vede Ale. –
Mi sorrise e andò via.
Presi il telefono e guardai la mia faccia riflessa sullo schermo.
Ero felice. Davvero felice.
 
Alessandro
Il cuore batteva troppo forte e veloce per il mio corpo. Mi sentivo stranamente allegro. Eppure anche timoroso. Sì, avevo paura. Non doveva nascere nulla, e tra l’altro non sapevo neanche se mi stessi illudendo per niente. Quegli sguardi, quella voglia di conoscersi potevano benissimo essere una presa in giro.
Preso dai miei pensieri andai a sbattere contro Cristina.
- Oh, scusa. –
Dissi dispiaciuto.
- Non ti preoccupare, davvero. –
La sua voce era così lieve che senza leggere ciò che dicesse dalle labbra non avrei capito.
- Come stai? Non parli mai con nessuno. –
Fu una frase azzardata, ma volevo provare ad aiutarla.
- E’ una cosa molto gentile da parte tua chiedermelo. –
- Non hai ancora risposto Cristina. Cosa succede? –
- Non succede proprio nulla. Non sono né felice né triste, né serena né irritata. Non sento più niente. –
E se andò via per il corridoio.
Rimasi sbalordito.
Quella ragazzina aveva bisogno di aiuto, e l’unica soluzione sarebbe stata diventare suo amico, e per fare ciò ci sarebbe stato bisogno di tempo, ed io, avrei avuto la pazienza di aspettare.
 
Note d’Autore:
Ed eccoci al secondo capitolo!
Premettendo che i capitoli non usciranno così frequentemente come la distanza di tempo tra il primo e il secondo.
Comunque oggi scopriamo un nuovo personaggio: Cristina.
Lei è insicurezza, lei è paura, lei è una ragazza che sta lottando per sopravvivere ed ora Alessandro sente il bisogno di aiutarla, anche se in futuro sarà lei ad aiutare lui (piccolo spoiler!! ahahah).
Cristina l’ho voluta aggiungere nella storia perché sono sicuro che tante ragazze, e anche tanti ragazzi, si ritrovano purtroppo in lei. E presto ci sarà anche un pov su Cristina che ha questa personalità molto complessa.
Intanto abbiamo il primo vero incontro tra Alessandro e Francesco, e Alessandro continuava ad aver paura, paura che sia tutta una presa in giro. In fondo lui si vede come lo sfigato di turno preso di mira da una delle persone più popolari della scuola. Sarà veramente così?
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere tutto ciò che volete tramite le recensioni.
A presto!
Richi 

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Capitolo 3
*** Guerriera ***


Capitolo 3
Guerriera

 
Cristina
Lottare.
Era questo tutto ciò che era rimasto nella mia vita.
Lottare per sopravvivere.
Lottare contro le proprie emozioni, contro i propri dolori, contro le proprie paure.
Lottare, e poi?
Cosa sarebbe rimasto nel mentre?
Era passata una settimana da quando quel ragazzo mi aveva rivolto la parola. Era strano, non ci ero abituata.
Una persona che era sembrata davvero preoccupata per me, avrei dovuto crederci?
Odiavo illudermi. Odiavo la sensazione di aver creato un muro formato da mattoni ricchi di speranze e sogni che ben presto si sarebbero frantumati in mille pezzi, e alla fine chi si sarebbe fatta male? La sottoscritta.
Come sempre.
Le urla dei miei genitori che litigavano mi raggiunsero alla mente, nella nostra palazzina erano ormai consuete e gli appartamenti vicini non ci facevano più caso da anni.
Guardai fuori dal finestrino dell’autobus e vidi il cielo ormai scuro.
A differenza di come la potevano pensare gli altri io amavo il buio. Mi piaceva perché nessuno poteva vederti in quella circostanza, nessuno poteva giudicarti non sapendo chi tu fossi, non potendoti vedere. Quando non c'era luce mi sentivo a mio agio perché era come se non ci fossi. Amavo quella sensazione.
Aprii un vecchio foglio che portavo sempre in tasca, lì c'erano disegnati un papà e una mamma mano nella mano e vicini una ragazza e una bambina sorridenti, il tutto circondato da tanti cuoricini.
Mi spezzava il cuore vedere come immaginavo da piccola il mio futuro. Non speravo in grandi cose, a me sarebbe bastato stare con la mia famiglia e sarei stata una delle bambine più felici al mondo. E sapevo che vedere i miei genitori amarsi sarebbe stato uno dei regali più belli. E difatti a nove anni feci una lettera a Babbo Natale dove chiedevo di esaudire ciò, e che sarei stata disposta ad avere come unico regalo solo quello.
E invece mi ritrovavo sola.
Mia sorella che quattro anni prima era scappata via e i miei genitori che a mesi si sarebbero divorziati.
Sola.
I miei genitori erano troppo impegnati, troppo egoisti per chiedermi come stessi o come avrei potuto prendere la cosa. 'Non sono affari che ti riguardano Cristina!' era l'unica cosa che mi sentivo dire.
A scuola non aprivo bocca con nessuno, oltre al fatto che mi sembrava stupido e da egoista affliggere le altre persone dei miei problemi e oltretutto avevo anche paura.
Paura di espormi così tanto con una persona raccontando cose che per me erano davvero intime.
Eppure sin dal primo giorno di liceo avevo notato Alessandro, a quanto dietro tutta quella sicurezza si celasse la timidezza, la paura. Mi era da subito piaciuto. Come amico ovvio, meglio essere chiari.
Si vedeva da lontano un miglio che fosse gay, e a queste cose ci facevo caso, mentre sembrava che gli altri non si accorgessero di nulla.
Per un momento, due anni fa, avevo anche pensato di parlarci, mi sembrava un tipo che, non so come, ma avrebbe trovato il modo di aiutarmi ad andare avanti, ma poi scacciai l’idea per le stesse paure che mi affliggevano da ormai anni.
Molti ricordi, intanto, erano ormai sbiaditi nella mia mente perché così facevano meno male.
Eppure da piccola ero una di quelle bambine che amavano sorridere, che amavano i prati e che amavano le orchidee.
Ero una di quelle bambine che, sopratutto, amava i colori.
I colori della vita, i colori della natura.
Rosso era amore, blu era mare, giallo era il sole, celeste era il cielo e potevo andare avanti all'infinito.
La mia vita invece in quel momento si era trasformata in bianco e nero.
Era diventata un unico miscuglio grigiastro.
Nulla aveva più colore.
E la sfumatura che mi mancava di più era il verde.
Il verde speranza.
 
Alessandro
Era passata una settimana da quando avevamo cominciato a sentirci io e Francesco, il che era meraviglioso. Non c’era stato un giorno in cui non ci eravamo parlati. Dialogare con lui rendeva anche le cose più stupide interessanti.
La cosa più bella era che quel nostro rapporto era nel periodo del ‘me ne frego degli altri perché al momento voglio conoscere te e voglio stare solo con te. Non so quanto sarebbe durato ma amavo quella sensazione.
Eppure avevo ancora paura. Non dovevo crederci. Non dovevo espormi così tanto.
Lui non avrebbe mai potuto provare nulla, stiamo scherzando? Francesco Zagaria non avrebbe mai potuto provare attrazione per un maschio. Mai. Dovevo inculcarmelo nella testa.
 
-
 
Era ormai calato il sole e guardavo dalla mia stanza il tramonto mentre tenevo i libri ancora aperti sulla mia scrivania. I compiti non volevano proprio finire. Quel giorno Francesco non mi aveva  inviato ancora alcun messaggio, ero preoccupato. O forse no, che sciocchezze non avrei dovuto esserlo. ‘Francesco è un semplice amico continuai a ripetermi tra me e me.
Quando mia madre urlò.
- Ale un certo Francesco ti aspetta all’ingresso! Mi ha avvertito che lui ti aiuterà a matematica, scendi puoi andare. –
Cosa? Francesco aveva detto a mia madre che mi avrebbe aiutato a matematica come scusa per farmi andare a casa sua?
Dovevo collegare.
Dovevo capacitarmi che da lì a poco sarei stato nella sua stanza.
Avrei sentito ancor più forte il suo odore.
Sarei stato del tempo con lui, e il tutto finalmente soli.
La prima cosa che pensai fu solo una: aiuto.
 
Note d’Autore:
Prima di cominciare volevo dire che chi volesse commentare i capitoli di questa FanFiction ora può farlo anche su Twitter con l’hashtag #HeartbeatFF.
…E siamo arrivati al terzo! J
Questo capitolo è stato pensato più che altro per presentarvi meglio Cristina, per farvela conoscere più approfonditamente e per farvi capire anche un po’ la situazione che sta vivendo (anche se verrà poi svelata maggiormente più in là nella storia).
Cristina ha paura delle persone fondamentalmente perché troppe volte le hanno fatto del male.
Lei da essere una bambina che amava sorridere e i colori, ora si ritrova ad amare il buio, l’oscurità.
Poi alla fine del capitolo ho voluto aggiungervi un pov di Alessandro giusto per farvi fantasticare un po’ sulla coppia Alessandro-Francesco (dobbiamo scegliere il nome della coppia eheh).
E’ un capitolo di passaggio ma che credo che fosse essenziale per la storia.
Grazie per tutte le recensioni che avete fatto!
Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo!
A  presto,
Richi

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Capitolo 4
*** Portami a casa ***


Capitolo 4
Portami a casa

 
Francesco
Casa mia era dall’altra parte della città. Riuscivo a percepire l’imbarazzo e la tensione che si celava tra me e lui.
Detto sinceramente non avevo ancora ben chiaro perché avessi voluto invitarlo a casa, ne sentivo semplicemente l’esigenza senza però un valido motivo. E tra l’altro mi ero ripromesso, in quei giorni, che avrei dovuto allontanarlo per non combinare casini eppure sembrava così difficile.
Difficile guardarlo come si guarda un amico.
Difficile non avvicinarmi a lui per baciarlo e sentire cosa si provasse.
Difficile riuscire a controllare tutte queste emozioni.
In amore combinavo sempre casini, e gli avrei fatto solo del male, ma comunque non volevo mettere neanche per assurdo nella mia testa l’ipotesi di me e lui insieme. No, dovevo davvero smetterla.
 
 
-
 
 
Entrammo in camera mia e vidi Alessandro prendere i libri di matematica e mentre cominciava a disporli sulla scrivania mi sedetti accanto a lui.
- Comunque gli esercizi di matematica li avrei già finiti a casa per cui ci sarebbe da ripetere solo la teoria … - stava dicendo Alessandro quando io lo fermai subito.
- Credi davvero che ti abbia fatto venire qui per i compiti? –
Arrossì improvvisamente.
- Io … Bè … No, però pensavo che … -
- Ale calmati. –
Risi al suo imbarazzo così evidente. Dopo di che gli toccai una mano e ci guardammo intensamente negli occhi. In quegli attimi persi la testa.
 
Alessandro
Sentivo i suoi occhi verdi attraversarmi, erano così belli.
Tutto era così bello di lui.
Quando sentii che la sua mano aveva sfiorato la mia andai in crisi.
Era così dannatamente perfetto.
E se quella cosa continuava la situazione sarebbe degenerata e ciò non doveva assolutamente succedere. Avevo già sofferto abbastanza.
Rimanemmo così non so per quanti secondi o minuti ancora. Francesco si stava pericolosamente avvicinando, sentivo il suo respiro caldo che mi accarezzava il viso.
- Cosa stai provando in questo momento? –
Una domanda. Una semplice domanda che mi aveva posto in maniera forse anche fin troppo seria Francesco. Cosa stava a significare?
- Io … Io non lo so. –
Dovevo riprendere il controllo della situazione ma non ci riuscii, i suoi occhi verdi mi stavano letteralmente facendo perdere la ragione.
- Dimmi la verità. –
Eravamo troppo vicini. Davvero troppo.
- I tuoi occhi, ecco. I tuoi occhi mi stanno facendo impazzire. –
Cosa diamine avevo detto? Finii subito la frase senza continuare e mi morsi le labbra.
Le sue labbra sfiorarono le mie per qualche secondo.
Sentii per qualche secondo il calore del suo corpo attraversarmi.
- Quindi ti piaccio? -
Disse con aria innocua.
Mi mancò il fiato per qualche secondo.
Mi allontanai improvvisamente, presi i libri e uscii fuori da quella stanza.
Scappai fuori da quella casa e continuai a correre senza meta.
Non so per quanto corsi e per quanto tempo, sapevo solo che cominciavo a sentire dolore alle gambe.
In quegli istanti non sapevo neanche più dove fossi perché le lacrime mi impedivano di guardare.
Ad un certo punto però persi le forze e caddi.
Sentivo dolore dappertutto.
Con un grande sforzo mi girai in modo da avere il viso rivolto verso il cielo e guardai le stelle. Il freddo, come sempre, stava invadendo il mio corpo e stavolta mi geló anche il cuore.
Non ero pronto ad amare, questo già lo sapevo.
Ma avevo paura, in quegli istanti, che non ci sarei più riuscito.
 
 
Francesco
La sveglia rimbombò nella stanza.
Mal di testa.
Ecco ciò che sentivo. Non avevo dormito per tutta la notte. Non riuscivo ancora a capire cosa mi avesse preso il giorno prima e mi dispiaceva davvero tanto che Alessandro fosse scappato. Avrei voluto fermarlo ma avevo capito che la cosa migliore era lasciarlo da solo, almeno per quella sera e poi avrei dovuto obbligatoriamente parlarci.
Il punto è che sentivo l'infrenabile bisogno di baciarlo per mettere ordine a ciò che sentivo, o perlomeno così ormai erano collegate le cose nella mia testa. Non sapevo se sarebbe stata una cosa giusta o meno ma sentivo che dovevo farla.
Mi alzai dal letto senza troppi sforzi perché il pensiero di vedere Alessandro a scuola mi aveva fatto aspettare l'ora per andare a scuola con attesa.
 
-
 
La terza ora stava concludendosi e durante l'intervallo avevo intenzione di andare nella sua classe a parlargli perché per telefono non mi rispondeva.
Mi avvicinai all'aula 9 ed entrai con l'ansia che cominciava a farsi sentire.
Entrai e dietro tutti quei ragazzini vidi lì all'ultima fila in un angolo con le braccia a coprirgli il viso Alessandro.
Mi si spezzò il cuore vederlo in quelle condizioni.
Mi sedetti accanto a lui e fregandomi di tutte le persone intorno lo abbracciai, sentii che cominciò a piangere e poi dopo qualche secondo si divincolò e uscii dall'aula senza dire neanche una parola.
Fu in quel momento che mi sentii perso.
Forse cominciavo a capire ciò che stavo smarrendo.
Aldilà di amicizia o amore io ci tenevo a lui e avrei combattuto pur di averlo ancora accanto a me.
 
Note d’Autore:
Eccoci qui, dopo 2 settimane ritorno con un capitolo forse un po’ breve ma l’altra sera ho delineato finalmente la storia ed ora so ogni capitolo dove deve andare a parare.
La situazione è questa: Francesco comincia a sentire il bisogno di baciare Alessandro per capire, per sapere cosa può provare in quegli istanti senza però fare i conti col fatto che Alessandro non è un oggetto e non può baciarlo come mezzo per i suoi sentimenti.
Nel prossimo capitolo scopriremo la vera storia di Alessandro così da capire anche questa sua reazione, per alcuni forse anche esagerata.
Prima di salutarvi volevo anticiparvi che ho deciso di far sì che la storia durasse 15 capitoli in modo tale da decidere poi in base a quante persone seguono la storia o quanto sia piaciuta, se fosse il caso di continuare o meno.
Per cui a presto,
Kiao a tutti (?) ahahah
Richi
 

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