Sorelline

di gattinanera5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


-Prologo-

Qualche tempo fa, due sorelle, Silvy ed Ary vennero lasciate davanti a una casa e venne detto che era tutta loro. Era una casa di dimensioni modeste con tutte le stanze al suo interno già arredate. Aprirono la porta ed entrarono. Le pareti erano dipinte  con un rosso non troppo scuro fiori di ogni tipo erano sparsi quà e là. La stanza dove stava il salotto era grande, al centro stava un tavolino di vetro basso con alcuni ornamenti di oro e di fronte stava un divano color panna con altrettanti ricami oro sui braccioli. Al soffitto era appeso un lampadario maestoso, sembrava fatto di cristalli. Ary e Silvy erano imbambolate davanti a tutta quella meraviglia. 
SILVY- Sembra di sognare! Si trovano solo nei film queste cose!-
ARY- Assomiglia di più una casa per ricchi...- 
SILVY- Che sia stata di qualcuno, precedentemente?-
ARY- Probabilmente-
SILVY- Beh, a me è venuta una certa fame! Andiamo a vedere in cucina se c'è qualcosa da mettere sotto i denti!-
ARY (sbuffando)- Sei sempre la solita! Pensi solo a mangiare tu.....e poi non credo che ci abbiano lasciato in eredità anche il pranzo!-
SILVY-Non si sa mai, sorellina!-
Silvy, tutta felice, trotterellò verso la cucina mentre Ary rimase a guardarsi ancora un pò attorno. Ancora non riusciva a crederci che erano capitate in una casa del genere...era tutto così lussuoso! Non era che per caso si erano sbagliati casa? Mentre pensava udì la voce di sua sorella che la chiamò.
SILVY- Aryyyy, presto vieni qui!!-
Ary raggiunse Silvy in cucina.
ARY- Che c'è ora??-
Silvy sembrava divertita e guardava sua sorella con gli occhi che quasi le brillavano dalla felicità.
SILVY- Non ci crederai mai, ma ho appena scoperto che i nostri ex-conquilini sono stati così gentili da lasciarci non solo il pranzo, ma un'intero ristorante ahaha!-
Ary non credeva ai suoi occhi, o per meglio dire, alle sue orecchie!
Silvy le mostrò una dispensa piena di cibo, poi un'altra, poi un'altra ancora e via così....in tutto erano dieci dispense!
ARY-Così sfameremo l'intero universo! Non ho mai visto niente di simile!-
SILVY- Beh, siamo fortunate, no?-
Silvy si addentò un bel panino con dentro l'inimmaginabile mentre Ary la osservava disgustata.
ARY- Sorellina, non mangiare troppo altrimenti ingrassi..-
SILVY- Pfff, proprio io!-
La sera calò presto e le due sorelle andarono nelle stanze da letto per dormire....La casa, mentre la esploravano sembrava così grande da come l'avevano vista all'esterno...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Le due sorelle arrivarono alla camera da letto e quindi Silvy si fece avanti per aprire la porta e accendere la luce. La stanza era grande con un letto matrimoniale al centro, anch'esso riportava i ricami d'oro sulla coperta. Le pareti erano a striscie verticali gialle e arancioni e terminavano sul soffitto con dei decori che avevano le sembianze di fiori. Il lampadario assomigliava a quello che c'era in salotto, solamente che era più piccolo. Sulla destra si sovrastava alto un' armadio color avorio con le maniglie a forma di gocce anch'esse d'oro. Tutto era dorato in quella casa. Dinanzi a loro c'era una porta-finestra con le tende bianche che ricadevano sofficemente a terra. Silvy andò ad aprirla e scoprì che era scorrevole.
SILVY- Wow, è fantastico!-
ARY- Già, tutto troppo PERFETTAMENTE fantastico.-
Silvy varcò la porta-finestra e uscì sulla terrazza che era pieno di piante e fiori. 
SILVY- Ary, vieni a vedere che panorama!-
Ary la raggiunse subito.
ARY- Uh, sembra davvero di essere in un sogno!-
Si sentii un fruscio e le due ragazze guardorono di sotto.
A Silvy per poco non le venne un colpo.
SILVY- Sotto c'è il mare!! Oh, mio dio ditemi che sto sognandooo!!-
Stava letteralmente urlando dalla gioia.
Ary era divertita a vedere sua sorella così felice, ma qualcosa non la convinceva. Come mai la casa era come se fosse stata abitata poco prima del loro arrivo? Perchè i fiori erano così freschi come se qualcuno si curasse di loro ogni giorno e perchè tutto quel cibo che avevano trovato in cucina?
SILVY- Beh, mi è scesa la stanchezza, mi butto a dormire! Vieni Ary?-
ARY- Uh? Si si, arrivo.-
Le due sorelle andarono a dormire ma Ary non chiuse occhio. Troppi pensieri le volavano in testa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


La mattina dopo Silvy si svegliò e vedendo Ary dormire decise di non disturbarla e andò a fare colazione. Rabbrividii nel pigiama leggero che portava e aprì una porta della dispensa per vedere cosa c'era di buono da mangiare. Biscotti al latte, cioccolata fondente, uova, pane, toast, marmellata, merendine varie e tanto altro. Scelse i biscotti al latte e andò in cerca del latte. Fece colazione stando nel silenzio più totale si sentiva solo qualche ronzio di qualcosa che Silvy non riuscì a decifrare. Un' altro brivido le percorse tutto il corpo, stava avendo freddo. Possibile? Era piena estate! Forse era lei ammalata ma era impossibile, si sentiva in perfetta forma! Decise, comunque, di andare a vestirsi e così andò in camera. Ary stava ancora dormendo quindi la sorella decise di far il meno rumore possibile. Aprì l'enorme armadio senza pensare che avevano portato con sè le valigie, e che dovevano ancora aprirle. Con suo grande stupore vide che era pieno di vestiti. Frugò un pò e trovò abiti, maglie di tutti i tipi, jeans, pantaloncini corti, canotte, gonne corte e lunghe, camicie, giacche, cappelli, sciarpe, guanti, calze, costumi da bagno.... Era incredibile! E la cosa più incredibile era che trovò anche qualcosa della sua taglia! Prese una canotta con le spalline fine color gialla e un paio di pantaloni corti verdini giusto per provare. Che c'era di male? Li indossò e si guardò allo specchio vicino al comò (che era enorme anche quello). Fece un paio di giravolte ammirandosi felice. Gli stavano divinamente. Ora gli 
servivano un paio di scarpe o meglio un paio di sandali quindi tornò all'armadio e cercò i sandali. C'erano sandali di tutti i tipi dei più svariati colori, ne trovò un paio leopardati che le piacquero subito e li indossò. 
Si voltò verso la sorellina che dormiva ancora. Aveva una gran voglia di svegliarla e di farle vedere tutta quella meraviglia ma si trattenne , infondo l'avrebbe vista anche dopo.  Guardò fuori dalla porta-finestra, il sole era già alto nel cielo e sentiva il calore dei raggi del sole entrare verso essa. Avrebbe deciso che sarebbe andata a fare un giro fuori, giusto per vedere come era lì attorno. Lasciò un bigliettino scritto alla sorella sul tavolo in cucina e si precipitò fuori respirando l'aria dolciastra che proveniva dal mare.










































 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ary molto lentamente si svegliò. Doveva aver dormito molto perchè aveva un gran mal di testa.
Si girò per vedere se anche sua sorella stava ancora dormendo ma constatò che nel letto non c'era. Dovrebbe essere giù in cucina, pensò tra se e decise di alzarsi. 
Non sentiva nessun rumore così si vestì e si incamminò verso la cucina scoprendo che la casa regnava nel più silenzio totale e che la faceva sembrare molto più grande di quello che era. Non sapeva esattamente perchè, ma quella casa le metteva come dei brividi. Non che non le piacesse, anzi era bellissima, ma aveva un non so che di sinistro. 
Dalla finestra della cucina entrava la luce del sole e sentiva anche che riscaldava. Nessuna traccia di sua sorella..ma dove era andata??
Mentre pensava a quello, il suo occhio cadde sul fogliettino che c'era sul tavolo, lo prese e lo lesse: "Io sono andata a fare un giro in spiaggia, ci vediamo dopo, Silvy."Ah, sua sorella era davvero imprevedibile. Non resisteva a certe cose, già il giorno prima era eccitattissima di essere lì. Gettò il biglietto nella spazzatura e guardò fuori dalla finestra. Doveva andare a cercare sua sorella sentiva che come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro. Andò velocemente in camera senza preouccuparsi di fare colazione, tanto erano già mezzogiorno passate, e si vestì per uscire. Si dette un veloce sguardo allo specchio e poi si precipitò fuori dimenticandosi di chiudere la porta dell'entrata. 
La luce del sole quasi l'acceccò, da che potente che era, e fu costretta a portarsi la mano sugli occhi per vedere meglio davanti a sè. Non vedeva altro che alberi e fiori e non c'era un filo di aria. 
Ary si guardò bene intorno per decidere dove andare perchè non ne aveva la benchè minima idea. Poi all'improvviso le venne un colpo: Dove era andata sua sorella che nemmeno lei conosceva il posto? Poteva dirglielo prima di uscire! O almeno poteva tornare...erano quasi le una di pomeriggio!
Ary cominciò ad agitarsi ma si disse di stare calma, che sua sorella era lì da qualche parte e che lìavrebbe trovata, bastava avere pazienza. 
Ma qualcosa era inquitante..... quel posto era completamente immerso nel più totale silenzio... 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 ARY
Camminai verso la spiaggia sperando di vedere mia sorella. Il silenzio sovrastava quel posto, non c'era anima viva. Dove mai poteva essere mia sorella?
"Silvyyy!!" chiamai a gran voce. Nessuna risposta. Stavo cominciando a preoccuparmi.
All'improvviso sentii un rumore dietro di me e mi voltai di scatto. Mia sorella stava avanzando verso la mia direzione, aveva lo sguardo perso nel vuoto e la cosa più strana era che indossava dei strani abiti. Ero sicura che non erano i suoi. Dove gli aveva trovati?
Corsi verso di lei ad abbracciarla "Oh, Silvy che spavento che mi hai fatto prendere! Si può sapere dove sei stata?!"
Lei mi guardò come se fosse la prima volta che mi vedesse e si liberò dal mio abbraccio. "Silvy?, Chi è Silvy? E tu chi sei?"
Io rimasi stupita: "C-come chi sono....Sono tua sorella, Silvy! Che ti succede?!"
"Io non ho nessuna sorella!" disse lei guardandomi senza espressione.
Io non riuscivo a crederci.. mia sorella non si ricordava più di me! Forse aveva preso qualche botta, o le era successo qualcosa e....Non sapevo cosa fare!
La presi per la mano: "Non ti preoccupare, sorellina, adesso ti riporto a casa e vedrai che passerà tutto"
La sua espressione cambiò, mi guardava con uno sguardo da mettere paura: "Lasciami, io non so chi sei e cosa vuoi! Sparisci!" e detto questo scappò via veloce da me. Io ero rimasta lì ferma incredula....non era possibile...stava davvero succedendo qualcosa....
Provai a correre per raggiungerla ma lei sembrava più veloce di me e ben presto la persi di vista così mi fermai. E adesso? Che potevo fare?
Mi misi le mani nei capelli, ero nella disperazione più totale! E in più ero anche da sola!

"Ehy, va tutto bene? Sembra che ti sia morto il gatto!"

Mi voltai di scatto sentendo quella voce apparire così all'improvviso. Non mi ero accorta che c'era qualcuno che mi stava guardando. Era un uomo. O meglio dire un ragazzo visto che era giovane. Aveva la pelle leggermente abbronzata, i capelli erano di un biondo-ramato che gli ricadevano fino alle spalle. Due occhi azzurrissimi che alla luce del sole li facevano apparire quasi trasparenti. 
"E tu chi sei? Cosa vuoi?" gli dissi bruscamente.
"Ehy, ehy calma baby! Non uccido nessuno io! Ti ho vista qui da sola quindi pensavo che avessi bisogno di aiuto." mi rispose lui tutto tranquillo.
"Non ho bisogno di nessuno!" gli dissi seccamente.
Lui si mise a ridere come se fosse divertito della situazione che nemmeno conosceva. "A me sembrava che tu avessi proprio bisogno di aiuto...O meglio dire di un'ambulanza" si mise a ridere a quella sua stupida battuta.
"Non sei per niente simpatico!" replicai io.
"Oh, qui mi ritengono tutti simpatico baby!" sorrise lui dando un calcio alla sabbia con un piede.
Io lo guardai cercando di stare calma: "Tutti chi?!"
A quella domanda lui si mise a ridere come un matto..sembrava che la cosa lo divertiva veramente! A me invece stava dando sui nervi!
"Alla gente che ci abita qui,magari, eh baby!"
"Ma tutti chi, se non c'è anima viva!!" urlai esasperata.
Il ragazzo non rispose ma si limitò a guardarmi con quel sorriso da idiota stampato sulla faccia.
"Io me ne vado, ho una cosa urgente da sbrigare!" gli dissi infine allontanandomi. 
Chi era? E da dove veniva? Non mi ero nemmeno accorta che mi stava osservando...forse avrei dovuto chiedere aiuto a lui o almeno chiedergli cosa stava succedendo perchè qui cominciava a essere tutto così strano....Che stava succedendo a mia sorella? Perchè si comportava così? Dovevo scoprirlo!

"Che sbadato, non mi sono presentato, il mio nome è Jonh!". 
Quasi mi venne un colpo sentendo la voce dietro di me, che per poco non caddi a terra.
"T-tu....." cercai di dire ma le parole non mi uscirono. Mi aveva seguita!
"Tu hai un nome vero, baby?" mi disse sempre con il sorriso.
Quel suo modo di fare mi metteva agitazione e soggezione. Dovevo stare calma.
Tirai un lungo sospiro: "Certo che ho un nome!"
"E qual'è?" mi chiese lui.
Lo guardai negli occhi per un momento: "Ary" risposi infine.
Jonh fece una faccia stupita "Ary? Che razza di nome è Ary? Sembra un nome da gatto!" E dagliela con sti gatti!
"Non è un nome da gatti!" risposi seccamente io. 
"Si che è un nome da gatti" continuò lui.
"No che non lo è!" m'arrabbiai io. "Ora smettila non sei per niente divertente! Sto cercando mia sorella, che non so dove sia e..."
"Tua sorella?" disse alzando un soppraciglio.
Occavolo me lo ero lasciato sfuggire.
"Si" dissi abbassando lo sguardo.
Lui non disse niente, si limitò a guardare verso il mare e anche io alzai lo  sguardo e lo osservai senza che se ne accorgesse. Era davvero un tipo bizzarro non avevo mai incontrato nessuno come lui. Teneva le mani nelle tasche dei jeans e il suo sguardo era perso nel blu del mare. Un leggero vento scompigliava i suoi capelli biondi che alla luce del sole sembravano quasi dorati...
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


"Dove abiti?" mi chiese John mentre eravamo ancora sulla spiaggia davanti al mare.
"Uh? Ah, io abito in questa casa qui" gli dissi voltandomi e indicando la casa dietro di noi.
John si voltò e gli si disegnò sul volto un'espressione strana...tra lo stupore e la perplessità: "Ah, tu abiti lì"
"Certo, perchè?" gli domandai io.
"No, no nulla" disse lui frettolosamente. Sembrava che mi stesse nascondendo qualcosa.
Così pensai che avrei potuto indagare su questa faccenda che si stava facendo davvero strana. E sinistra.

"Ci ha abitato qualcuno prima di adesso?" buttai giù la domanda così come se nulla fosse.
John rimase per qualche istante in silenzio mentre il suo sguardo era perso verso l'orizzonte del mare.
"No, non credo." mi disse infine.
Come? Nessuno? Era impossibile! 
Mi stavo innervosendo sempre di più in quella situazione che mi trovavo. Era sempre tutto più confuso! All'improvviso John si incamminò verso casa mia.
"Ehi, dove stai andando?!" gli gridai mentre lo seguivo.
"Voglio vedere la tua casa, deve essere accogliente!" Mi disse lui contento, come se fosse normale per lui entrare in casa degli altri.
"Ma sei impazzito?! Chi ti ha dato il permesso?!" gli dissi furiosa io.
"Nessuno" mi disse tranquillamente lui andando verso la porta e aprendola. No, l'avevo dimenticata aperta!
Come se lui avesse letto nei miei pensieri mi disse in tono divertito "Non si lasciano le porte aperte, non si sa mai chi potrebbe entrare!"
"Infatti, io ero sicurissima di averla chiusa!" replicai acidamente io. 
Non ero sicura di aver sentito John parlare mentre era entrato dentro casa ma mi parve di averlo sentito dire con un tono molto basso e serio "Tanto non servirebbe a niente".

La casa sembrava molto luminosa  anche se di sole non ce n'era granchè. John guardava ogni minimo angolo più che sorpreso sembrava preoccupato come se sapesse qualcosa riguardo a questa casa. 
"Hai finito di ispezionare la mia casa?" gli dissi guardandolo in modo torvo.
"Mmh, no." disse soltanto lui mentre stava guardando degli oggetti sopra a un mobile a cui io non avevo più di tanto fatto caso.
"Che sono questi?" mi chiese indicandoli e poi ne prese uno in mano.
Guardai a cosa si riferisse e vidi che in mano teneva una specie di collana o ciondolo, non saprei dire. "Non lo so"
"Come sarebbe a dire che non lo sai?" mi disse esaminando attentamente quella specie di ciondolo.
"Che non ho idea di cosa sia, va bene? Non ho mai visto quella cosa, non ci ho mai fatto caso." sbuffai io. 
Il suo sguardo si fece più serio. Spostò lo sguardo verso di me. I suoi occhi non erano più dell'azzurro di come li avevo visti prima, erano leggermente più scuri, anche a causa della luce che non era così luminosa come fuori. Inarcò le soppraciglia sempre di più così che i suoi occhi diventarono due fessure. 
"Non toccare questi oggetti. Mai. Hai capito?" Mi disse in tono duro.
Io ero pietrificata aveva uno sguardo pauroso. Non sapevo cosa dire in quel momento. Accennai un sì con la testa e lui ripose l'oggetto dove l'aveva trovato. Poi andò verso la porta, stava per andarsene. 
"Aspetta!" lo richiamai raggiungendolo. "Dove stai andando ora? Che significa tutto questo?"
Lui mi fissò e avvicinò il viso al mio. Io non riuscivo a muovermi. "Niente. Non significa un bel niente." mi sussurrò quasi dolcemente. Aprì la porta e se ne andò lasciandomi con mille domande in testa e più confusa di prima.
Rimanei lì qualche secondo che mi parvero un'eternità poi all'improvviso mi ricordai che dovevo cercare mia sorella. Mi accorsi che ero sfinita e stanca e quindi mi buttai sul divano chiudendo gli occhi. Era come se tutte le mie forze mi stavano abbandonando e crollai in un sonno profondo.

"Ary, Ary!" sentii una voce cercai di aprire gli occhi.
"Ary, Ary!" sembrava molto lontana la sua voce... aprii leggermente gli occhi, sembrava come se qualcosa mi stesse schiacciando non riuscivo ad alzarmi.
"Ary! Ti prego aiutami!" ora la sentivo perfettamente, era la voce di mia sorella! Mi stava chiedendo aiuto!
Finalmente riuscii ad aprire completamente gli occhi e una profonda paura mi investì. 
Ero seduta sul divano e vedevo mia sorella davanti a me che agitava le braccia verso me. "Afferra la mia mano!" cercai di dirle ma era come se non mi sentisse. Allungai più che potei il braccio per afferrarla ma qualcosa mi teneva incollata al divano "Silvyyy!!!"Gridai più che potei. Il buoi piano piano stava divorando l'intera casa, non vedevo più nulla nemmeno mia sorella e precipitai nel buio più totale.
Mi svegliai di soprassalto e vidi che ero sul divano e le pareti ancora intatte, il buio non c'era più. Era solo stato un sogno! Un terribile sogno.
Mi alzai più stanca di prima e mi accorsi che fuori aveva fatto buio. Così tanto tempo avevo dormito?

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Dopo quel terribile incubo, non sapevo a cosa pensare. Volevo che mia sorella fosse qui, in questo momento, mi mancava da morire. 
Che le era successo? Perchè si comportava in quel modo assurdo? Qualcuno le aveva fatto del male? Stavo per uscire e andarla a cercare ma realizzai che se non sapevo dove era, sarebbe stato del tutto inutie. Sospirai tristemente e, senza volerlo mi avvicinai al mobile dove erano messi sopra gli oggetti che aveva guardato John. Vidi che c'era ancora quella specie di ciondolo e lo presi in mano ricordandomi subito dopo che John mi aveva avvertito di non toccarlo.
Ma che poteva succedere? E chi era lui da dirmi quello o non quello, che dovevo fare? Guardai il ciondolo che avevo tra le mani, prima non ci avevo mai prestato attenzione: era rotondo e a forma di goccia, di un colore giallo- ambrato che brillava alla luce. Era molto bello. Lo riposi e all'improvviso sentii la porta aprirsi con un rumore violento.
Sobbalzai presa alla sprovviasta e davanti mi ritrovai John che sembrava molto agitato.
"Via,via! Presto, dobbiamo andarcene di qui!" gridava mentre mi prese con forza per un braccio e mi trascinava via.
Io non stavo capendo cosa stesse succedendo, ero presa dal panico, in quel momento e cercai di liberarmi dalla sua stretta inultimente.
"C-cosa stai facendo?! Lasciami andare!" urlavo io opponendo resistenza.
Fu tutto inutile, mi spinse con sè fuori di casa e si mise a correre costringendo anche me a fare la stessa cosa se non volevo inciampare.
Io continuavo a gridare di fermarsi, cercavo con tutte le mie forze di liberare il mio braccio ma a ogni tentativo sembrava che lui stringesse di più la presa, facendomi quasi male. 
Corremmo non so per quanto tempo, sembrava interminabile. Alla fine io non ce la facevo più e rallentai il passo, cosicchè anche John rallentò.
Avevo il fiatone, mi faceva male la gola. "D-dove....dove mi stai portando.." cercai di dirgli.
"Siamo presto arrivati, resisti!" mi rispose continuando a camminare veloce.
Attraversammo quella che sembrava una foresta, alberi altissimi si inalzavano sulle nostre teste, i gufi scrutavano nell'oscurità della notte sui rami, e fruscii tra le foglie dei cespugli mi facevano sobbalzare ogni volta. Quel posto, sopratutto di notte, era spaventosissimo altro che libri per bambini!
"John, non ce la faccio più!" gli dissi ormai sfinita.
Lui si fermò e si voltò verso di me lasciandomi il braccio finalmente! Mi accasciai a terra e mi accorsi che la terra era molle e bagnata.
"Fossi in te starei attenta, potrebbero esserci sabbie mobili sotto ai tuoi piedi." 
Mi alzai di scatto nonostante la debolezza che sentivo nelle ginocchia.
"P.perchè mi hai portata qui?" gli chiesi massaggiandomi il braccio indolenzito.
"Per metterti in salvo."
Lo guardai sorpresa. "In salvo da che cosa?" gli chiesi leggermente irritata.
Lui si limitò a guardarmi e alzare le spalle. 
"John..." iniziai a dire, ma lui mi zittì  e mi spinse dietro a un cespuglio con le foglie marroni. 
"Ora ascoltami bene..." disse a voce bassa "Questo posto è pieno di pericoli. E tu starai al mio fianco finchè non saremo fuori di qui."
"John, perfavore! Non fare il bambino e dimmi cosa sta succedendo!" sbuffai io.
"Ora non è il momento per parlarne" mi disse con una voce un pò strana, poi cercò di prendermi di nuovo il braccio ma io riuscii a liberarmi.
Avevo paura. Cercai di correre con tutte le forze che avevo, volevo tornarmene a casa. Sentivo John dietro di me, che mi inseguiva ma io continuai a correre e correre...
Ma qualcosa si attorcigliò intorno alla caviglia e mi fece cadere a terra. Urlai e cercai di liberarmi ma qualcosa mi cadde addosso e persi i sensi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Mi svegliai e sentii come se mi girasse la testa, sbattei le palpebre più volte finchè non misi a fuoco la vista. Quando fui completamente cosciente, realizzai che ero legata ad un albero e John davanti a me che mi fissava.
"Come stai?" mi disse lui senza batter ciglio.
"Come sto?? Entri in casa mia rapendomi quasi, mi fai correre come una pazza per poi infine legarmi ad un albero! E mi chiedi come sto!!?" gli gridai frustrata.
"Scusami." fu tutto quello che riusii a dirmi.
"Ah, non ti serve che ti scusi, tanto peggio di così non poteva andare! E adesso perfavore slegami!"
Lui mi guardò con uno sguardo serio e si avvicinò di un passo verso me. "A una condizione."
"Quale sarebbe?" gli chiedo aggrottando le soppraciglia.
"Non provare a scappare di nuovo!" mi fissò per qualche istante. " Sto solo cercando di aiutarti."
Lo guardai sorpresa. Aiutarmi? Perchè mai dovrebbe aiutarmi dopo avermi portata qui e avermi legata ad un albero....tutto questo non aveva senso!
"A-aiutarmi tu?.." gli dissi a fatica, non riuscivo a credere che mi avrebbe aiutato davvero.
Lui si mosse di qualche passo e si allontanò da me. "Si."
"Non capisco....tutto questo." confessai. "Sei così strano...io... io non ti capisco davvero."
John si girò verso di me rivolgendomi un sorriso che se non fosse per le apparenze avrebbe davvero potuto essere gentile e dolce.
"Non ti devi preoccupare Ary. So che sei spaventata per quello che ho fatto ma ho dovuto." fece una pausa abbassando gli occhi "Se ti lasciavo tu saresti scappata, ma ti voglio solamente aiutare....ti aiuterò a trovare tua sorella!"
A quelle parole spalancai gli occhi, non ci potevo credere! John che voleva aiutare me! Avevo fatto male a giudicarlo, lui voleva soltanto aiutarmi e io non ho fatto altro che diffidare da lui. Che stupida che ero stata! Sentivo come se davvero potessi fidarmi di lui.
"John....davvero, grazie!" gli dissi sollevata.
Lui mi sorrise e mi slegò dall'albero. Ora lo vedevo sotto un'altra luce, sembrava davvero un bravo ragazzo anche se non capivo i suoi sbalzi d'umore. Ma lo capivo, ci conoscevamo solo da qualche giorno.
Ma un momento! Come faceva ad aiutarmi se nemmeno lui sapeva dove era mia sorella?!
"Dove andremo ora?"
"Non ti preoccupare, fidati di me" mi disse con un lieve tono divertito. 
Era come se avesse già tutto pianificato. Mi sembrava molto strana come cosa ma decisi comunque di seguirlo.
"Promettimi che ritroveremo mia sorella!" gli dissi mentre camminavamo veloci in quella foresta. Sembrava non finisse mai.
"Tranquilla, prima o poi la ritroveremo." 
Come faceva ad esserne così sicuro?
I suoi capelli si agitavano a ogni passo che faceva e brillavano alla luce del sole. Teneva le mani lungo i fianchi stringendoli a pugni e quando camminava sembrava che non tocasse terra, era come se i suoi passi erano leggerissimi. Sembrava un'angelo. Era bellissimo.
Arrossii facendo quei pensieri e li scacciai subito dalla mia mente. 
Camminavamo fianco a fianco, lui di un passo più avanti di me. Finalmente quel bosco infinito terminò e ci trovammo a camminare lungo a un fiume.
"Ho sete.." gli dissi fermandomi e guardando verso il fiume.
"No, non è buona quell'acqua lì." mi disse guardandomi con uno sguardo quasi cupo. Gli lanciai un'occhiata di sfida. "Io ho sete!"
"Tranquilla, presto arriveremo e potrai bere."
"Arrivare dove?" gli domandai mentre lo raggiungevo. 
"C'è una grotta poco distante da qui, ci fermeremo per un pò." mi disse lui tranquillamente.
"Una grotta?? Perchè mai ci dovremmo fermare in una grotta??" gli dissi sconcertata.
John rise e mi guardò negli occhi. "Non sei mai stata in una grotta?" i suoi occhi brillavano.
"N-no...perchè mai dovrei andare in una grotta?" gli dissi io abbassando lo sguardo consapevole di stare arrossendo. Ma che mi stava prendendo?
"Vedrai ti piacerà!" e mentre lo disse,  prese la mia mano e mi spinse in una leggera corsa. La sua mano era calda e morbida...mi piaceva la sensazione della pelle contro la mia.....Ma che stavo pensando dovevo smetterla con certe cose! Stavo cercando mia sorella, non soffermare i miei pensieri su di lui!
"Guarda, eccola laggiù!" mi disse liberando la mia mano. "Scommetto che una volta vista, non vorrai più uscirne!" mi fece un'ampio sorriso, le sue labbra erano bellissime quando sorrideva così. Abbassai immediantamente lo sguardo sulla grotta davanti a me anche se non mi importava tanto. John stava avendo uno strano effetto su di me.


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Entrai insieme a John nella grotta e rimasi a bocca aperta. Davanti a me ermegeva un mondo tutto azzurro-bianco, di cristallo. Ogni minima parte, ogni minima parete di quella grotta era ricoperta di ghiaccio. Non riuscivo a staccare gli occhi da tutta quella meraviglia, anche il terreno era tutto di ghiaccio. Sembrava come se una luce facesse brillare ogni singolo cristallo che a sua volta emetteve dei colori stupendi. Non avevo mai visto nulla del genere.
Avanzai piano per non scivolare e John rise. "Non è scivoloso, sta tranquilla."
Infatti era vero. Si camminava normalmente su quella lastra di ghiaccio anche se sembrava assurdo. Mi avvicinai alla parete e rimasi sorpresa nel scoprire che non era gelida ma bensì calda. "E'...è calda." dissi a John.
Lui mi guardò con un sorriso sulle labbra. "Sì! Allora ti piace?"
Non sapevo cosa dire, ero rapita in mezzo a quel mondo di ghiaccio....finto.
Come se John mi leggesse nella mente mi disse. "Non è ghiaccio finto ma bensì un ghiaccio speciale. E' raro trovarne."
Ghiaccio speciale?? Mai sentito una cosa del genere...
"Seguimi, ti porto in un posto dove potrai bere." mi ordinò con la voce seria.
Lo seguii, ancora ero incapace di parlare e continuavo a guardarmi attorno. Attraversammo dei cunicoli abbastanza grandi e arrivammo in uno spazio grande dove c'era un ruscello che cadeva dalla parete e formava una specie di lago sotto. L'acqua era limpidissima come non ne avevo mai viste.
"John io..Non ho mai visto niente di simile!"
Lui si avvicinò al laghetto e ci guardò dentro. Mi avvicinai anche io, al suo fianco ed entrambi ora fissavamo la nostra immagine riflessa in quell'acqua che sembrava magica. Quanto avrei voluto che questo momento fosse durato per sempre e aver portato qui anche mia sorella se solo ora ci fosse stata. Negli occhi di John scorsi un velo di tristezza e io accenai un sorriso senza accorgermi che stavo per appoggiare la testa sul suo braccio ma lui si allontanò. 
"Bevi pure, Ary, ti sentirai meglio." mi disse con un tono serio. Non guardava me, era girato di spalle come a voler nascondermi qualcosa.
"Io...io non ho più sete." dissi passandomi una ciocca dietro l'orecchio. Con la coda dell'occhio vidi che si avvicinò a me e io sussultai leggermente. Era dietro di me ora, il suo viso vicino al mio orecchio potevo sentire il suo respiro caldo....Un brivido mi percorse la schiena e io trattenni il fiato.
"Devi bere. Sei stanca e non puoi stare senza bere." sussurò dolcemente nel mio orecchio.
Accennai un si con la testa meccanicamente, non sapevo per quale motivo gli stavo prestando ascolto. Si allontanò da me di qualche passo, io mi inginocchia e presi l'acqua con le mani e bevvi. Era buonissima.
Mi apparve che dietro di me John fece un sorriso che pareva un ghigno quasi trionfante...No, stavo per avere le allucinazioni, mi autoconvincei.
"John, ora mi sento meglio...possiamo ripartire in marcia." dissi asciugandomi la bocca con la manica della maglietta che indossavo.
Lui mi guardò con uno sguardo che sembrava preoccupato. "Oh, sei sicura? Non è che per caso ti senti...stanca?"
"Io...no sto bene davvero." sbattei più volte gli occhi e poco dopo sbadigliai.
Lui rise divertito e buttò la testa all'indietro. "Certo, guarda come sbadigli!"
Sbuffai incrociando le braccia sul petto. "John, per tua informazione sono venuta a cercare mia sorella ricordi?"
"Certo, certo..." disse lui continuando a ridere come se la cosa lo divertisse.
"Cosa hai da ridere?" scattai.
"Niente, niente.." si sistemo un ciuffo di capelli dorati, che dentro a quel posto li facevano più brillanti del solito.
"Ora vorrei farti un paio di domende, se non ti dispiace." gli dissi tenendo l'espressione dura.
"Oh, certo dimmi tutto Ary. Ma non fare quella faccia, ti prego!" disse supplicandomi scherzosamente mentre si sedeva a terra.
"Perchè ti siedi?" gli chiesi sciogliendo le braccia dal mio petto.
"Beh, se dovrai farmi delle domande meglio che mi metto comodo no?" disse guardandomi negli occhi. Quello sguardo mi fece rabbrividire e cercai di non sorridere per l'imbarazzo.
Mi sedetti anche io dato che ero stufa di stare in piedi e mi rilassai. John mi guardava profondmente e le mie guance andarono in fiamme.
"Vorrei che mi spiegassi dall'inizio cosa sta succedendo. perchè non ci sto capendo più nulla." sbadigliai e cominciarono a lacrimarmi gli occhi per la stanchezza improvvisa.
"Ary, beh vedi....è molto complicato spiegartelo. Esattamente non lo so neppure io." 
Lo guardai cercando di prestare attenzione a ciò che diceva. le palpebre mi si facevano sempre più pesanti..
"Quando ti ho vista alla spiaggia, quel giorno là mi sembravi tanto triste e indifesa....mi hai fatto pena. Quindi mi sembrava giusto aiutarti." sorrise ma non ero sicura perchè la stanchezza stava avendo la meglio su di me. Non ero nemmeno sicura che John stesse continuando a parlarmi.
Poi vidi come tutto sfocato e poi buio.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


La ragazza....Si, è qui.... No, ci rivedremo presto...

Voci che sembravano lontane....quasi impercettibili come in un sogno.

"Ary?....Ary svegliati dobbiamo andare." John mi svegliò dolcemente scuotendomi la spalla.
Aprii gli occhi e li sbattei più volte alzandomi.
"Dormito bene?" mi chiese lui sorridendo.
"Uh....si si..." risposi io con voce assonnata.
Mi alzai in piedi e mi stiracchiai. Avevo le ossa indolenzite dal fatto che avevo dormito a terra.
John era girato di spalle a fare un qualcosa che non riuscivo a vedere.
"Scommetto che avrai una fame da lupi!" ridacchiò lui.
"Mmh...non so.." dissi io e sentii il mio stomaco brontolare. Mannaggia!
"Ti ho preparato qualcosa da mettere sotto i denti." disse lui rivolgendomi un sorriso. Ma era sempre così felice?
"Che cos'è?" gli chiesi io vedendo un mucchio di carne in una ciotola quando lui si spostò.
"Coniglio arrosto!" rise lui. "Avanti assaggia!"
Storsi il naso. Coniglio? A colazione? Avrei preferito una bella brioches calda con la marmellata e una bella tazza di latte. L'idea di mangiare quella roba a colazione mi faceva venire la nausea. Povero coniglio.
"Veramente io..." cercai di dire.
"Ti consiglierei di mangiare se non vuoi rimanere a stomaco vuoto per l'intera giornata." 
Guardai quell'ammasso di carne e ne assaggiai un pezzo. Con mia sospresa non era male e senza accorgemene spazzolai l'intero coniglio.
John ridacchiò alle mie spalle e io mi voltai a lanciargli un'occhiataccia.
"Forza, ora dobbiamo andare."
Seguii a malavoglia John, un pò mi dispiaceva lasciare quella meraviglia ma mi sarei promessa di ritornarci insieme a mia sorella. Sospirai. Chissà dov'era ora.
Fuori il sole era già alto e mi coprii gli occhi con la mano dato che la luce mi dava fastidio. Non sapevo che giorno era ne tanto meno che ore fossero, ormai avevo perso l'orientamento del tempo.
Camminammo per un bel pò, io a fianco a John. 
Ad un tratto lui si fermò di colpo. 
"Che cos.." dissi, ma non feci in tempo a finire la frase perchè mi tirò per un braccio dietro a un masso.
"Shh...ho sentito dei rumori." mi disse piano.
Ascoltai attentamente e infatti sentii dei zoccoli di cavalli avvicinarsi.
Guardai John per vedere che intenzione avesse di fare ma lui si limitò a guardarmi e fare segno di stare zitta.
"Bene, per stanotte ci fermeremo qui!" disse una voce maschile dal timbro abbastanza profondo. Erano vicini a noi ora, e riuscii a sentire anche il pesante respiro dei quadrupedi.
"Ma Signore qui ci sono pericoli ovunque e..." rispose un'altra voce maschile me meno irruenta della prima.
"Silenzo! Qui comando io!" disse l'uomo e un cavallo nitrì.
Io e John ascoltavamo immobili trattenendo il respiro.
"Dopo che avremo trovato la ragazza e consegnata alla Regina saremo finalmente liberi!" tuonò il primo uomo che quasi mi fece trasalire.
"Ma Signore..." disse l'altro uomo.
"Ho detto silenzio Jamir!!" urlò l'uomo con la voce possente.
I cavalli scalpitavano e nitrivano nervosi. Avevo paura che ci scoprissero.
"Leghiamo i cavalli all'albero e diamoci da fare." 
"Sissignore!" disse prontamente quello che sembrava che si chiamasse Jamir.
Chi era questa ragazza che dovevano catturare? E la Regina? Avevo mille domande che volevo fare a John ma non potevo parlare.
Lo guardai con uno sguardo preoccupato, come per dirgli cosa potevamo fare ora.
Sentii che si allontanarono un pò dal nosto nascondiglio.
"E ora?" dissi sottovoce a John.
John si guardò attorno in cerca di una via di fuga poi guardò me." Siamo in trappola."
Ah, bene perfetto. 
Mossi la gamba per cambiare posizione ma urtò contro qualcosa che fece rumore. John mi guardò infuriato e non aveva tutti i torti. 
"Chi c'è??" urlò l'uomo girandosi dalla nostra parte.
Si stava avvicinando.
Io e John trattenemmo il respiro...

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


L'uomo si avvicinò sempre di più....
"Oh bene bene! Abbiamo visite!" disse scoprendoci dal nostro nascondiglio.
Io e John alzammo la testa verso di lui e lo guardammo terrorizzati. Almeno io.
John mi prese la mano e scattò di lato per riuscire a fuggire ma l'uomo fu più veloce di lui e lo bloccò.
"Dove credete di scappare eh?" disse con un ghigno sulle labbra. Afferrò John e me per il braccio e ci condusse dove stava l'altro uomo, Jamir.
"Guarda Jamir, abbiamo visite!" rise e ci buttò a terra malamente.
"Legali, in modo che non possano scappare."
"Sissignore." disse velocemente Jamir e prendendo una corda. 
John si alzò e sferrò un pugno a Jamir prima che lui ebbe il tempo di accorgesene e si mise in guardia davanti all'altro uomo.
"Chi siete voi?" disse John spostando il peso da un piede all'altro e tenendo i pugni in caso dovesse colpirlo.
L'uomo aveva una folta barba nera come i capelli, gli occhi neri che trasmettevano terrore e portava dei abiti come quelli dei cavalieri.
Emise una risata che mi fece accapponare la pelle.
"Non ha importanza chi siamo noi, ha importanza che voi non fuggirete da qui." disse e sferrò un pugno in faccia a John che cadde a terra.
"John!!" urlai io cercando di soccorerlo.
"Non ti azzardare ad avvicinarti a lui o lo ammazzerò!" urlò.
Ero terrorizzata non sapevo cosa fare. Delle mani mi presero e mi sollevarono portandomi vicino ad un albero mentre io scalpitavo come una furia.
"Sta ferma!" esordì Jamir mentre cercava di legarmi. Si era ripreso a quanto pare.
"Lasciami andare!" gli dissi più arrabbiata che potevo.
Mi bloccò le mani e me le strinse in modo che mi fecero male e poi soddisfatto mi legò lasciandomi appoggiata all'albero.
"Signore, ho legato la ragazza." gli disse mentre tornava da lui.
"Bene, io ho legato il ragazzo ora non dovrebbero più essere un problema." rise guardandomi.
I due ceffi si allontanarono da noi ma riuscii comunque a vederli. Stavano trafficando con qualcosa, avevano un foglio in mano e parlavano animamente.
Chissà cosa volevano fare. Cercai di muovere le mani ma constatai che la corda era troppo stretta. Guardai per vedere John. Non lo vedevo bene ma riuscii a capire che era disteso a terra legato e svenuto. E adesso che potevo fare?
Sospirai pensando a tutto quello che era successo fino a qui. Mia sorella scomparsa, l'arrivo di John, questo posto desolato e tanto misterioso e ora eccomi qui legata ad un dannato albero! Volevo piangere per la frustazione ma le lacrime non uscirono.
Calò la notte e alcuni lupi ulularono nella notte facendomi rabbrividire.
Sentii dei passi avvicinarsi a me e trattenni il respiro. Cosa volevano adesso?
Vidi il ragazzo quello più magro con i capelli castani che gli ricadevano sulle spalle. Sussultai appena mi si avvinò.
"Sshh, non parlare. Ti ho portato da bere." mi disse tenendo tra le mani una ciotola con dell'acqua. Assomigliava tanto a quella del laghetto nella grotta.
Lo guardai cercando di spostare il più possibile la testa. Non mi fidavo. 
"Non ho sete." gli dissi duramente.
Mi fece un mezzo sorriso. "Non voglio farti del male. Mi dispiace che sia successo tutto questo."
Rimasi per un'attimo in silenzio a fissarlo.
"Perchè allora ci avete aggrediti? Non stavamo facendo nulla di male." dissi senza pensare.
Lui chiuse gli occhi e poi li riaprì. "Stavate spiando ecco. E non è corretto."
"Ma noi..." cercai di dire ma lui mi fece segno di tacere.
"Bevi adesso." mi ordinò e mi portò la ciotola alla bocca dato che non potevo usare le mani. Dovetti bere a forza per non venire soffoccata dall'acqua.
Si alzò e senza dire una parola si allontanò.
Lo guardai andare via e mi sentivo la testa più confusa di prima....perchè mi costringevano a bere? Non capivo.. anche John l'aveva fatto.....sentii come se mi mancasse la terra sotto i piedi e poi vidi tutto buio.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Quando riaprii gli occhi sentivo la testa che mi girava e le ossa a pezzi. Mi avevano messa legata ad un palo all'interno di una tenda che assomigliava molto a quelle indiane e fuori si sentivano voci gridare e cavalli nitrire. La tenda era un pò aperta quindi riuscii a vedere all'esterno. Gente che correva di qua e di là, che urlava, che rideva. Sembrava un villaggio e riuscii a scorgere altre tende. Ma dov'ero finita? Perchè ero qui? Da quanto tempo? Era giorno quindi dedussi che mi avevano portato qui durante la notte. Mi guardai attorno e mi accorsi che John non c'era. Cercai di non farmi prendere dal panico....da qualche parte sarà, ma come facevo a liberarmi ora?
La corda era troppo stretta sui miei polsi, quindi inutile fare tentativi di fuga.
Sentii dei passi avvicinarsi alla tenda e un uomo entrò facendomi il segno di stare in silenzio. Lo riconobbi, era Jamir.
"So che ti starai chiedendo mille cose, ma per il momento dovrai stare qui." disse lui appoggiando delle ciottole di ceramica vicino a me. "Ti ho portato del cibo."
Io lo guardai e davvero avevo voglia di fargli mille domande, anche perchè ormai non ci capivo più nulla.
"Perchè mi avete rapita? Anzi no, ci avete rapito! Cos'è tutta questa storia, e cosa centriamo noi?" gli urlai più frustrata che mai.
"Il tuo amico è fuggito quindi non so dove sia. Tu al momento sei un'ostaggio."
Spalancai gli occhi. "Coosaa?? E perchè mai?"
Jamir si alzò e rise. Ma una risata da mettere paura. "Ragazza, qui niente può soppravvivere, il male combatte contro il bene, e questa volta noi vinceremo!"
"V-vincere contro chi?!" chiesi quasi spaventata e confusa.
Lui mi guardò alzando un soppracciglio divertito. "Presto te ne accorgerai!" disse uscendo dalla tenda lasciandomi lì ancora più confusa.
"Aspetta! Come faccio a mangiare se sono legata!" strillai, ma lui era già lontano.
Perfetto. Non poteva andare meglio, ora ero pure un'ostaggio! E John? Dov'era? Come aveva fatto a liberarsi e perchè non aveva liberato anche me?
Ero stanca di tutta questa storia avrei tanto voluto piangere e scappare di qui. 
Il tempo sembrava non passare mai, guardavo fuori dalla tenda vedendo gambe correre a destra e a sinistra. 
"Porta qui la ragazza, tra poco la gara inizierà!" 
I miei occhi studiavano attentamente fuori per vedere chi sarebbe venuto a prendermi ora. Volevo uscire di lì.
Un uomo alto e robusto venne dentro e mi slegò dal palo ma mi teneva bene ferme le mani in modo che io non potevo scappare. Accidenti!
"Forza andiamo!" disse e mi strattonò fuori.
Una volta usciti vidi che c'erano altre tende, come pensavo, ed erano di varie misure. Era proprio un villaggio.
L'uomo camminava veloce, non riuscivo a stargli al passo, inciampavo sui miei stessi passi e mi facevano male i polsi.
Mi condusse in una struttura di legno molto grande, dove c'era una specie di campo e sopra una specie di palco stavano alcune persone tra le quali c'era anche Jamir e il suo Signore. Mi guardarono molto freddamente e io ricambiai disprezzante i loro sguardi. 
"Metti la ragazza lì." ordinò l'uomo che era seduto al centro.
L'uomo che mi teneva mi sbattè su una pietra e mi rilegò le mani. 
"Stai ferma e non azzardarti a fuggire." mi disse crudelmente e si spostò u npò in disparte ma era lì vigile su di me.
Delle trombe suonarono come se stesse per iniziare qualcosa. Guardai Jamir ma lui aveva lo sguardo fisso in avanti su non so che cosa.
"Si può sapere cosa volete da me?!" urlai ormai avendo perso la pazienza. 
"Silenzio ragazza!" tuonò l'uomo alzandosi a venendo verso di me.
Mi fulminò con lo sguardo ma io non abbassai il mio.
"Mi spiegate cosa sta succedendo?" dissi stringendo i denti.
"Presto lo scoprirai!" mi rispose portando le mani sui fianchi. "E vedrai che bel spettacolo!" ridacchiò.
Si voltò e fece alcuni passi avanti alzando le mani al cielo. "Terra e cielo, aria e fuoco che il destino decida sulla nostra sorte!"
Il cielo si rannuvolò all'improvviso  e dei cavalli cominciarono ad agitarsi.
"Ora conoscerai la Dea dei cieli." disse Jamir rivolto a me.
"Dea? E chi sarebbe questa Dea?" gli chiesi a raffica io.
Lui scosse la testa liberandosi di un ciuffo di capelli che gli era caduto sulla fronte. "Presto, ma molto presto lo saprai." mi rispose con un ghigno sul viso.
Guardai verso quel campo e l'uomo che aveva gridato al cielo era ora in mezzo e dei cavalli gli trotterellavano attorno.
"Che significa tutto questo? E' un rito?" domandai.
"Specie." si limitò a dire lui per poi concentrarsi su quello he stava accadendo.
I cavalli giravano sempre più veloce e una nuvola di polvere si alzò nel cielo mentre un lampò squarciò il cielo sopra di noi.
"Bentornata tra noi, Dea." 
Quando la polvere, si dissolse l'uomo era in ginocchio e i cavalli erano fermi un pò sparpagliati in giro.
Una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi color ghiaccio era al centro del campo davanti all'uomo. Il suo vestito era di un'azzurro-bianco, sembrava un'angelo da quanto era bella.
"Ho portato la mia Reeh" disse con una voce melodiosa.
"Cos'è una Reeh'?" chiesi a Jamir.
"E' una ragazza al servizio della sua Dea. Le Reeh sono importanti per loro perchè così quelle donne possono diventare Dee."
"Cosa?? Diventano Dee grazie a una Reeh?" dissi incredula.
"Già!" disse lui serio. "Ma sono anche molto pericolose, per questo dobbiamo batterle."
Ero stupita da quelle parole, non riuscivo a crederci.
I miei occhi puntarono su quella "Reeh" che venne allo scoperto e mi mancò il fiato quando la vidi.


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Silvy....
La Reeh affianco alla donna era mia sorella.
Non poteva essere vero, lei qui ed era la Reeh.
"Silvy!" urlai cercando di raggiungerla al centro del campo ma l' uomo mi bloccò.

"Lasciami! Lasciami andare!" continuai a urlare liberandomi dalla sua presa. 
Corsi al centro del campo e le guardie cercarono di fermarmi bloccandomi il passaggio con i loro cavalli enormi ma io riuscii comunque ad avvicinarmi quanto bastava per vedere mia sorella.

Come era cambiata... Portava gli abiti quelli che ero sicura che non erano i suoi e alla spalle un mantello di seta nero. In cima al capo portava una coroncina dorata.

Il suo sguardo era spento e quando mi avvicinai si mese in guardia.

"Ehi, tu!" la voce potente dell'uomo indicò me, ma io non l'ascoltai "Togliti di mezzo!"

Alcuni cavalieri vennero verso di me ma Dea li fermò con un cenno della mano.

"Tu chi saresti, ragazzina?" mi chiese la Dea. Il suono della sua voce che metteva i brividi.

Era dolce e al tempo stesso letale.

"Sono la sorella di lei." dissi indicando Silvy.

"Vattene." Era Silvy. Il suo viso era contorto in una smorfia "Io non ho sorelle."

La meravigliosa Dea rivolse un sorriso a mia sorella, come se loro due si intendessero.

"Hai sentito, devi andartene. Lei ora appartiene a me." a ogni sua parola mi si gelava il sangue.

"No!" urlai frustrata più che mai. Rivolevo mia sorella ad ogni costo.

"Adesso basta!" la Dea alzò le mani al cielo e una scarica elettrica squarciò il cielo scuro facendo agitare i cavalli che si misero a correre confusi e spaventati. 

Corsi di lato per non essere colpita da uno di loro e  vidi che la Dea letale stava lanciando una sfera di ghiaccio contro di me. Corsi freneticamente dietro a una roccia abbastanza grande e sentii che la sfera si scagliò contro di essa facendo mille scheggie.

Ora sembrava una vera battaglia, tutti erano contro la bellissima donna che cercavano di abbatterla ma lei vinceva su tutti lasciando molti feriti e morti.

Mi nascosi dietro a una parete di legno solido mentre pensavo che  dovevo scappare da lì.

Chissà dove era John, era da molto che non lo vedevo.

"Preparati a morire."

Mi girai di scatto e vidi mia sorella davanti a me con un braccio teso nella mia direzione, pronta per scagliare qualcosa su di me.

"No! Silvy!" urlai cercando di fermarla.

"Ti ho già detto che io non mi chiamo Silvy." disse lei con un tono piatto.

"Si, tu..." stavo quasi mettendomi a piangere "Tu sei mia sorella, non ti ricordi di me? Eravamo sempre insieme, passavamo il tempo a ridere e a scherzare."

Feci una pausa abbasando gli occhi. "A te piaceva farmi ridere. Mi volevi bene."

Alzai piano lo sguardo su di lei e vidi per un momento che la sua espressione era leggermente stupita. Forse stava assorbendo le parole che la colpirono nel profondo.

Poi scosse velocemente il capo. "No. Tu devi morire."

Vidi in un lampo il suo sguardo cambiare e un bagliore mi acceccò la vista. Allo stesso tempo sentii che qualcuno mi sollevò e mi portò via da lì.

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Capitolo 14
*** Capitolo13 ***


Mia sorella voleva uccidermi.

Non avevo parole.

Mi mancava da morire.

John era arrivato in mio soccorso giusto prima che avrei potuto fare una brutta fine. Mi chiedevo perchè mia sorella si era trasformata così.

"Stai bene?" mi chiese John mentre mi conduceva lontano dal luogo dove si era scatenata una guerra.

"Sto bene, ma vorrei che mia sorella fosse qui con me." sospirai.

John non disse nulla per un pò continuando a camminare.

"Ti stava per ammazzare." disse con voce calma.

"Lo so, ma solo perchè non è più lei!" volevo piangere, "Le hanno fatto qualcosa."

John corrucciò la fronte "Beh, in ogni caso non saresti uscita viva da lì."

"Lei non mi ucciderebbe mai! E' mia sorella, anche se è diventata cattiva" dissi stringendo i pugni.

"D'accordo basta. Andiamocene da qui." disse infine prendendomi per un braccio e iniziando a correre.

"John, aspetta! Dove andiamo?!" gli urlai cercando di frenarlo.

Lui non rispose ma continuò a correre facendomi inciampare più di una volta.

Dopo un pò ci fermammo, davanti a noi alberi, alberi e alberi. 

"Dove siamo?" la mia voce roca a causa del fiatone.

"Lontano dai guai." esordì John, senza guardarmi.

Mi sedetti a terra, non avevo più le forze per reggermi in piedi. Ero esausta di tutta questa storia, il mio cervello non ci capiva più niente. 

John camminò di qualche passo via da me e si avvicinò ad un albero. Prese qualcosa, una specie di lama piccola e sottile, e fece un'incisione sull'albero.

"Che stai facendo?" gli chiesi incuriosita mentre lo osservavo.

Lui non mi rispose. Alzò il braccio e con un colpo secco tagliò via un pezzo di corteccia. Prese la corteccia e la spezzò in due parti poi ritornò da me.

Si chinò davanti a me e prese un mucchietto di terriccio che mise sopra entrambi i pezzi. Poi mormorò qualcosa che non riuscìì a decifrare e infine sotterrò le corteccie e ci pestò sopra col piede.

Io avevo guardato la scena ad occhi spalancati non capendo cosa significasse tutto ciò.

"Che hai fatto?" riuscii a chiedergli ancora stupita.

Lui mi guardò e fece un mezzo sorriso "Non puoi capire."

Aprii la bocca ma non emisi suono. Era assurdo!

"Forza, alzati dobbiamo andare." mi disse come se nulla fosse.

"No, prima voglio sapere che hai fatto!" eslamai come una bambina capricciosa.

"Ary, dobbiamo andare." mi intimò.

Io rimasi seduta e incociai le braccia. Era proprio strano questo John. Potevo fidarmi di lui?

"Allora?" mi guardò alzando un soppraciglio.

Sbuffai infastidita e tentai per l'ultima volta "John, voglio sapere che hai fatto. Perchè?"

"Non ti devi preoccupare." disse lui voltandomi le spalle e incamminandosi.

"D'accordo allora resterò qui!" gli dissi a voce abbastanza alta perchè le mie parole potessero raggiungerlo.

"Fa come vuoi. Quandò calerà la notte, questo posto è infestato da lupi e animali selvaggi." mi disse con voce tranquilla.

Un brivido mi percorse l'intero corpo e mi alzai di scatto raggiungendo John alla velocità della luce.

John rise divertito "Paura eh?" 

Gli lanciai un'occhiata di fuoco e lui si mise a correre sempre ridendo.

"Ehi John, ma che fai!?" esclamai  mentre mi affrettai a raggiungerlo. "Aspettami!"

Corremmo mentre la sera piano piano calò e in lontananza si cominciarono a udire i primi ululati.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Era notte fonda ormai e noi stavamo ancora camminando. Mi facevano male i piedi e quindi mi fermai.

"Perchè ti sei fermata?" mi chiese Johon.

"Sono  stanca." gli dissi sistemandomi i capelli.

"Abbiamo ancora molta strada da fare." disse lui tranquillamente come se la cosa fosse ovvia.

Lui non sembrava avere l'aria stanca. Come faceva?

Perchè avevo tante domande e nessuna risposta?

"Dove dobbiamo andare? Sono stanca di tutto questo!" sbuffai appoggiandomi a un alberello.

John portò lo sguardo perso lontano e si mise una mano tra i capelli scompigliandoli.

Mi avvicinai al suo fianco guardando dove stava guardando lui.

All'orizzonte si intravedevano delle montagne e poco distante c'era un laghetto.

John si incamminò verso quella direzione e io non potei fare altro che seguirlo scocciata e irritata dal suo comportamento.

"John, mi rispondi!" gli dissi esasperata agitando le braccia.

"Shh, fa silenzio" disse portandosi un dito alla bocca per zittirmi "Non dobbiamo disturbare i Gatrix."

"Cosa sono i.." stavo per dire ma John mi lanciò un'occhiataccia severa.

Ci avvicinammo lentamente al laghetto e John si fermò sulla sponda, mentre io restai di qualche passo indietro. 

Vidi che una specie di animale che assomigliava a un gatto con le ali da libellula era sulla superficie dell'acqua. Era tutto bianco e sembrava che volava anche se le ali erano immobili. 

Johh fece una specie di fischio e tese l'orecchio. 

"Senti anche tu?" mi chiese facendomi segno di avvicinarmi.

Provai ad ascoltare ma non sentii nulla.

"I Gatrix sono specie di animali che vivono qui, o meglio nel laghetto. Hanno poteri sovrannaturali come ad esempio far addormentare chi osa disturbarlo."

Lo guardai senza parole. Era la prima volta che sentivo una cosa del genere.

"Emettono una melodia, che se l'ascolti ti addormenti di botto e..." si fermò.

"E?" chiesi alzando un soppraciglio.

"Beh, vengono a prenderti per mangiarti." concluse guardando divertito la mia faccia inorridita.

"Che cosa meravigliosa." dissi sarcastica non staccando gli occhi da quel coso in mezzo al laghetto.

John sorrise leggermente e lanciò un sassolino nell'acqua distraendo l'animaletto che si tuffò e non lo vidi più.

"Andiamo." mi disse prendendomi la mano e conducendomi via da lì.

Mi girai un'ultima volta verso il laghetto e vidi una luce scintillante  dove prima c'era quella specie di gatto alato.

Sentii i miei piedi sempre più pesanti e sbadigliai vigorosamente molte volte finchè non mi reggevo quasi più in piedi e mi accasciai a terra.

"Ary?" senti la voce lontana di John e le sue braccia che mi sollevarono dolcemente da terra.

"Dormi pure Ary, domani sarà un' altro giorno." sussurrò.

Un'altro lungo giorno.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Mi svegliai e mi ritrovai distesa su una superfice dura. Constatai che ero in una stanza dalle pareti bianche con qualche rovinatura e appoggiato al muro c'era un picolo tavolo.

Avevo dormito su un pavimento. Mi tirai su a sedere e mi stiracchiai.

Chissà dove ero questa volta e sopratutto chissà dove era John. Spariva sempre.

Non feci in tempo a dirlo che sentii delle voci provenire dalla stanza accanto e stetti ad ascoltare attentamente.

....Ti ripeto che non è così...

....si, invece....

....Non dobbiamo far trapelare nulla....

Mi alzai ed andai vicino al muro, accostando l'orecchio per sentire meglio.

.....Dobbiamo eliminare la Dea e la sua Reeh e ...

..Sei impazzito? Cosa ti salta in mente, lo sai che loro sono solo delle apparizioni!..

Apparizioni? Avevo le idee confuse..

..La Reeh non è un'apparizione dobbiamo solo far uscire il suo spirito e rimandarlo nell'antica villa...

Villa? Di che villa parlavano?

..La restuiremo all'altra ragazza e...

Non sentii più nulla e dopo unp pò udii dei passi quindi mi affrettai a mettermi dove ero stesa all'inizio.

La porta si spalancò ed un John furioso apparve giusto in tempo in cui mi ero messa seduta sul pavimento.

Lo guardai confusa alzando un soppracciglio. "Va tutto bene?"

John si avvicinò a me e si chinò davanti a me. Con un dito mi alzò il mento così i suoi occhi incrociavano perfettamente con i miei. 

"Ary, lo sai che tua sorella è stata presa da un'altra?" disse con la voce lenta e profonda.

Io inclinai la testa di lato e lo scrutai prima di dire: "John, io non ci sto capendo più niente!"

Lui emise un suono divertito e si alzò girandomi le spalle. 

Mi alzai anche io aspettando impaziente che lui disse qualcosa.

"La storia è molto complicata..." iniziò a dire " Da quando voi avete messo piede in quella casa, dove adesso abitate, sono successe molte cose. Una soprattutto, che non doveva accadere." 

"Che cosa doveva succedere? Rigurda Silvy?" domandai lasciando ch l'agitazione mi pervarse.

Era qualcosa che riguardava lei? Sì, ne ero sicura.

"Non so cosa sia successo esattamente mentre voi eravate lì, ma avete risvegliato un'antica leggenda." continò John. La sua voce sembrava diversa, più profonda e inquietante.

"U-na leggenda?" dissi stupita "Che tipo di leggenda?" domandai.

John si girò verso di me e mi fissò. "Una leggenda che narra che molto tempo fa, prima di voi umani, esistevano degli angeli, ma non come li intedete voi. Sono una cosa simile ma un pò diversi. Comunque sia, in quella casa ci abitavano questi angeli ed un giorno uno di loro si innamorò di un non- angelo".

"Un non-angelo?" chiesi sbalordita.

"Un non-angelo è diverso dall'angelo. La sua bellezza è molto caratterizzante in questi, solamente che il suo corpo è adattato per vivere nell'acqua."

"Come le sirene.." pensai ad alta voce.

"Una specie, solo che non avevano la coda di un pesce." disse John passandosi una mano tra i capelli dorati.

Che strana storia pensai tra me mentre John continuava a raccontare.

"Questo non-angelo era un bellissimo uomo e quindi la ragazza angelo se ne innamorò follemente. Così espresse il desiderio di andare da lui ma non poteva essere visto da quest'ultimo." 

"Perchè non poteva essere visto?" lo interruppi.

"Perchè angeli con non-angeli non si possono  vedere."

Ero confusa e John se ne accorse.

"Solo una volta capita che entrambi le parti si possano vedere l'uno con l'altro e cade proprio a mezzanotte in fase di luna piena." continuò serio John.

"Quindi l'angelo quando capitò che c'era la luna piena, vide il non-angelo..- dissi riflettendo.

"Esatto." confermò John " I due, come detto prima, si innamorarono ma non potevano avere questa relazione impossibile." fece una pausa e per un momento si era assorto nei suoi pensieri.

"Cosa successe?" lo incitai perchè continuasse.

"La ragazza angelo espresse un desiderio dove chiedeva di essere vista da lui e così da poter vivere il loro amore. Così gli fu dato un'armadio pieno di abiti che lei potette indossare e così fece."

Mi venne in mente l'armadio che avevamo io e Silvy nella casa e ricordai che avevo visto degli abiti strani a cui a lei piacevano tanto...

Abiti....armadio...Silvy....

Era tutto così strano.

Mi fermo qua con il capitolo perchè vorrei sapere cosa ne pensate, quindi se non vi dispiace lasciate qualche commento;) A presto!;)

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Tutte le idee e pensieri erano così confusi che a malapena mi ricordavo il mio nome.

Cercai nella mia mente qualcosa che potesse ricordarmi Silvy prima che diventasse ciò che era adesso e subito mi tornò in mente qualcosa.

Quando eravamo in quella casa ricordo che ero stanca perciò andai a dormire. Poi ricordo che Silvy mi disse che usciva e quando l'ho vista aveva dei vestiti strani che non erano suoi.

John mi stava scrutando in silenzio, in attesa che riordinassi le idee.

"Mia sorella, credo che per sbaglio, abbia indossato quei vestiti." dissi a John. 

Non disse nulla e continuai a parlare.

"Quando l'ho vista non aveva i suoi soliti abiti e quindi presumo che li abbia presi da quell'armadio."

Lui chiuse gli occhi e strinse le labbra. Chissà a cosa stava pensando.

"Non doveva." disse alla fine in un soffio.

"Eh?" ero confusa.

"Se tua sorella ha addosso quei vestiti, vuol dire che ha risvegliato l'antica leggenda." disse fissandomi con due occhi che minacciavano rabbia e preoccupazione.

Mi si gelò il sangue. Non poteva essere. Mia sorella aveva risvegliato qualcosa che era addormantato da anni pensai. 

Avrei voluto piangere per la disperazione o per lo meno non essere venuta in quella casa.

"Perchè siete venute proprio in quella casa?" la voce di John era priva di ogni emozione.

Mille pensieri mi turbinavano nella testa e non volevo ripensareal mio passato. Al nostro passato.

Mi coprii il viso con le mani nascondendo le lacrime che poco a poco rigavano il mio viso.

Credo che John ne rimase colpito perchè sentii le sue mani che mi prendevano delicatamente i polsi e me li spostava.

"Non piangere, Ary. Va tutto bene." mi disse piano.

"No!" urlai al'improvviso. "Non va tutto bene! Ancora prima di trasferirci qui, la nostra vita era un'inferno. Ora che siamo qui" mi bloccai per i singhiozzi "Mia sorella è stata presa da un non so cosa e non mi riconosce più! Non so più se potrò rivederla!" 

Cercai di liberarmi dalla presa di John ma lui non mi lasciò.

"Ary, ascoltami. Libereremo dal sortilegio tua sorella e tutto tornerà come prima." disse deciso.

Lo guardai negli occhi e sembrava essere sincero.

"Devi promettermi una cosa però." disse serio e aspettò una mia reazione.

"Cosa?" chiesi esitante.

"Quando sarà tutto finito tu e tua sorella dovete andarvene da qui. Da quella casa." disse soppesando ogni singola parola perchè mi entrasse bene in testa.

...Dovete andarvene...

"I-io..." non riuscivo a trovare le parole.

E adesso che avremmo fatto... non avevamo più un posto dove andare...

John si alzò e senza dire una parola uscì dalla stanza lascindomi sola con la mia coscienza perduta.

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