I promise you.

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


“Quindi” iniziò Coulson, abbassando i fogli “il suo nome è Clint Barton”.
Clint inarcò un sopracciglio indicando il fascicolo sulla scrivania, incrociò le braccia.
“È tutto scritto lì” rispose.
Coulson lisciò la pila di fogli, guardò l'agente e poggiò la schiena contro la sedia.
“Sì, ho già letto il suo fascicolo nei dettagli. Vorrei ugualmente delle risposte da lei, agente”.
Clint roteò gli occhi.
“Sì. Mi chiamo Clint”.
Coulson annuì, sfogliò due pagine e si alzò tenendole in mano; girò attorno alla scrivania.
“Lei ha dichiarato di non avere famiglia. Non c'è nessuno da cui potrebbe tornare?”.
Clint inarcò un sopracciglio ghignando.
“Mi sta chiedendo se voglio scappare?”.
Coulson si poggiò alla scrivania, abbassò i fogli.
“Le sto chiedendo se ha qualcuno. Amici, famiglia, conoscenti molto disponibili”.
Clint incrociò le braccia muscolose al petto, scrollò le spalle.
“Avevo un paio di amici al circo, ma nessuno che abbia un posto in cui ospitarmi”.
Coulson poggiò i figli alle proprie spalle, strinse il bordo della scrivania con le mani e piegò il capo.
“Posso sapere i loro nomi?”.
Clint scosse la testa, indurì lo sguardo fissando il superiore negli occhi.
“Sono fuggiti dal circo, quindi immagino non volessero esattamente essere ritrovati”.
Coulson annuì, tese le labbra.
“Apprezzo la sua discrezione. È una dote preziosa in un'agenzia segreta”.
Clint aggrottò le sopracciglia corrucciando la fronte.
“È serio?”.
Coulson arricciò il labbro verso l'alto, si scostò dalla scrivania rizzando la schiena.
“Io non scherzo facilmente, agente” disse, incrociando le braccia, “lei verrà assegnato alla mi squadra. Si sente pronto?”.
Clint ghignò, allargò le braccia.
“Sono pronto ad eseguire gli ordini, signore” disse, sarcastico.
Coulson corrucciò le sopracciglia, gli si mise di fronte e lo fissò.
“Le prometto che non sarà un modo di dire”.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Personaggi: Liberi.
Prompt: Ghiaccio.
Lanciata da: Astra di Fluxopoli.

Clint rabbrividì, strofinò le mani tra loro e le avvicinò al fuoco.
“Non posso credere che questa sia la nostra prima missione” si lamentò.
Phil passò le mani sulle balle di fieno rendendole lisce, si rizzò e prese una caffettiera dal tavolino.
“Questa è la sua prima missione, agente. L'antartico è di routine”.
Clint gli prese la caffettiera di mano e la mise sul fornelletto.
“Sarà. Ho sentito dire che molti vengono lasciati nelle foreste. Sembra molto meglio”.
Phil si accovacciò accanto a lui, il volto affondava nelle due sciarpe che gli circondavano il collo fino alle guance e il cappuccio che gli copriva i capelli era sporco di neve.
“E perché?”.
Clint si voltò, inarcò un sopracciglio e allargò le braccia.
“Scherza? In una foresta c'è acqua, cibo, riparo e soprattutto il sole”.
Phil si alzò, prese due tazze e le portò fino al fornelletto.
“I migliori agenti SHIELD e non solo si sono sottoposti ad una visita tra i ghiacci, per la prima missione”.
Clint sbuffò roteando gli occhi, prese la caffettiera sentendo le dita bruciare e versò il contenuto nelle tazze.
“La smetta di parlare come un libro stampato. Non ci vuole un'autorizzazione di livello otto per sapere che il ghiaccio è più difficile della foresta”.
Phil accennò un sorriso, bevve due sordi di caffè bollente ed inspirò.
“Questo è molto relativo, Barton. Ha provato ad andare in missione senza saper cucinare?”.
Clint sgranò gli occhi, spalancò la bocca e scoppiò a ridere scuotendo il capo.
“Ecco perché tutte quel cibo energetico in scatola!”.
Rise più forte, si piegò in avanti stringendo al petto la propria tazza calda e sospirò.
“Non ci credo. Lei non sa cucinare”.
Phil assottigliò le labbra, socchiuse gli occhi chiari.
“Preferirei lei non lo urlasse così forte”.
Clint tossicchiò, annuì e sollevò la tazza.
“Facciamo così”, disse, sporgendosi “Lei mi chiama solo Clint, in cambio le prometto che non dovrà più mangiare cibo in scatola”.
Phil inarcò un sopracciglio.
“Vuol dire che lei ... che cucinerai per me?”.
Clint sorrise, annuì.
“È una promessa”.
Phil sospirò, si massaggiò la radice del naso arrossato e annuì.
“Vediamo cosa riesci a preparare in mezzo ai ghiacci, Clint”.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Prompt: Riordinare.
Lanciato da: Claudia Saini.

Clint sgranò gli occhi facendo cadere in terra l'arco.
“Cos'è successo?” domandò.
Phil si rizzò tenendo stretta una pila di fogli, li poggiò nell'angolo a sinistra della scrivania e si voltò.
“Agente Barton”, salutò, “l'aspettavo quindici minuti fa”.
Clint si tolse la faretra dalle spalle, si guardò intorno e osservò altre due faretre vuote appese all'appendiabiti. 
“Ha”, deglutì, “ha riordinato il mio ufficio?” domandò, con tono tremante.
Phil afferrò l'arco da terra, aprì un mobile sulla destra e posò l'arma tra le sue gemelle.
“Lei era in ritardo. E il suo ufficio non era a norma”.
Clint poggiò la faretra su una poltrona.
“Avrebbe dovuto farmi rapporto, non mettere apposto” disse.
Phil strinse le labbra, afferrò la faretra e l'appese con le altre.
“Sono il tuo A.S., Barton. Se qualcuno ti fa rapporto per l'ufficio in disordine, Fury viene a chiamare me”.
Clint si tolse il giacchetto, lo tirò sulla scrivania e camminò per la stanza.
“Ok, ma così non troverò più niente!” si lamentò.
Phil afferrò il giacchetto, lo ripose nel secondo cassetto del mobile e corrucciò le sopracciglia.
“Sarebbe più facile se non mettesse disordine subito dopo che ho riordinato” disse, pacato.
Clint salì sulla scrivania, vi si accovacciò e poggiò il mento sulle ginocchia.
“Non mi dica che ha compilato anche tutti i moduli!”.
Ne afferrò uno, lo rigirò e fischiò.
“Deve essere il mio compleanno”.
Phil prese il modulo, lo ripose insieme agli altri e incrociò le braccia.
“Ho promesso che mi sarei preso cura di te. È quello che sto facendo”.
Clint sogghignò.
“Credo lei l'abbia presa un po' troppo sul personale, signore”.
Phil scosse il capo.
“Oh, non ancora”, disse, “quindi scendi dalla scrivania: abbiamo una missione da fare”.
Clint aggrottò la fronte, saltò giù e afferrò la faretra dall'appendiabiti.
“Subito?” chiese.
Phil annuì, raggiunse la porta e si voltò.
“E, Barton”, chiamò, “posa le armi: si tratta solo di riordinare la base”.
Arricciò il labbro.
“Oggi è il nostro turno: ordini di Fury”.
Clint sgranò gli occhi, osservò Phil uscire e sorrise.
“Agli ordini, signore” sussurrò.

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Capitolo 4
*** 4. ***


“Hai visto Barton?”.
Phil strinse i fogli in mano avanzando nell'ufficio.
“È tornato dalla missione senza fare rapporto”.
Maria sfogliò un'altra pagina del tomo che aveva davanti.
“Lui fa così”.
Phil rizzò la schiena posizionandosi davanti la scrivania della donna.
“Capisco”, disse, “e sa anche dove posso trovarlo?”.
Maria scrollò le spalle, scrisse qualcosa su dei fogli ticchettando con la penna.
“Prova al poligono. Barton è sempre al poligono”.
Phil strinse le labbra, si voltò e uscì. Percorse i corridoi, si infilò nell'ascensore e scese fino all'ultimo piano. Raggiunse una porta di metallo, la aprì con il tesserino e alzò il capo.
“Ero sicuro le avrebbero detto che ero al poligono”.
Phil avanzò tra la serie di faretre piene di frecce, alzò il capo osservando Clint accovacciato sul piolo di una scala appesa ad una mensola di metallo.
“Infatti. Ma avevo già controllato”.
Clint sospirò, saltò giù e afferro una faretra.
“Farò rapporto direttamente a Fury entro le diciannove colme da protocollo” disse, atono.
Phil si spostò di lato, gli mise una mano sulla spalla e lo fece voltare.
“Parlami, Barton” ordinò.
Clint strinse un pugno, irrigidì le spalle e scosse il capo.
“È stata una pessima missione, ok?”.
Phil allargò le braccia, arricciò il labbro socchiudendo gli occhi azzurri.
“Ok. Possiamo metterci seduti nel tuo nido e discuterne”.
Clint sbuffò, prese un arco e afferrò una daga ricurva i filandola nella cintura.
“Quando le persone che uccidi sono più di quelle che salvi ...”.
Phil indurì l'espressione, poggiò i fogli su una mensola e si sedette su un piolo della scala.
“Ti chiedi se questo lavoro serva a qualcosa?”.
Clint aggrottò la fronte, corrucciò le labbra e grugnì.
“Più se io serva a qualcosa”.
Lo indicò.
“Insomma, guardi. Ho ridotto il miglior agente dello SHIELD a stare seduto in uno sgabuzzino”.
Phil accennò un sorriso.
“Sono sicuro che la Hill avrebbe da che ridire”.
Clint sbuffò, lasciò cadere la faretra con un tonfo.
“Si fotta la Hill. Lei non ha -”.
“Mai ucciso?”.
Phil si alzò, guardò Clint negli occhi.
“Ascoltami, Barton, perché non lo ripeterò di nuovo”, disse, “le vite che togliamo sono quelle di persone. Alle volte di brave persone. Ma una cosa posso promettertela”, continuò, “ogni volta che uccidi, stai proteggendo degli innocenti”.
Clint abbassò il capo, scosse la testa e sospirò.
“Come può dirlo?”.
Phil gli alzò il mento.
“Perché scegli di difendere, poi di uccidere. E io spesso non ho agito così”.
Afferrò i fascicoli, li premette contro il petto di Clint.
“E ora compilali. Non possiamo permetterci di perdere il nostro miglior agente per questioni burocratiche”.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Clint entrò nell'ufficio, si sfilò la faretra gettandola in terra e si sedette sulla sedia incrociando le braccia dietro la testa.
“Si può sapere cosa pensava di vedere?”.
Phil alzò il capo dallo schermo del computer, lo chiuse con un gesto secco e strinse le labbra.
“Ottimo lavoro con il signor Blake, Barton” disse.
Clint aggrottò la fronte sporgendosi in avanti, allargò le braccia e scosse il capo.
“Ottimo lavoro?”, chiese, “l'ho tenuto sotto mira per quasi mezz'ora!”.
Phil accennò un sorriso, si alzò raggiungendo l'attaccapanni e prese la giacca, se la infilò e voltò il capo.
“Avevo capito tifassi per lui”.
Clint sbuffò, scivolò sul sedile della sedia allungando le gambe e scrollò le spalle.
“È vero”, affermò, “ma non mi hai ancora risposto”.
Phil strinse le labbra socchiudendo gli occhi azzurri, si avvicinò e abbassò il capo.
“Per un momento, ho creduto potesse sollevare quello strano martello”.
Clint ridacchiò, scosse il capo e si alzò; gli batté la mano sulla spalla un paio di volte e gli girò attorno raccogliendo la faretra.
“Il prossimo vichingo che incontriamo devi lasciarmelo infilzare”.
Phil aggrottò la fronte, si voltò e storse il labbro.
“Vichingo?” chiese.
Clint piegò le braccia facendo sporgere i muscoli, gonfiò il petto ondeggiando sul posto.
“Grandi, grossi, biondi”, scrollò le spalle e sorrise, “vichinghi” 
Phil si leccò le labbra, ondeggiò il dito in aria e socchiuse gli occhi.
“Forse ho trovato un senso, Barton”.
Clint strinse le labbra, sistemò la faretra in spalla e toccò l'arco pieghevole alla vita.
“Vuol dire che non ci sarà bisogno di infilargli una freccia nell'occhio?”.
Phil sorrise, scosse il capo e raggiunse la porta.
“Non per questa volta”.

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Capitolo 6
*** 6. ***


NdA: Questo capitolo è stato scritto per la Drabble WeekEnd indetta sul gruppo Facebook “We are out for prompt”. È ambientata in un ipotetico momento in cui Clint scopre che Phil è di nuovo vivo.

Clint si scostò dalle sue labbra, stringendogli i bordi della camicia.
"Non provare a morire di nuovo senza il permesso, chiaro?" sibilò.
Phil aprì la bocca, alzando le mani, e Clint lo baciò di nuovo spingendolo contro la parete; gli infilò il ginocchio tra le gambe premendo contro il suo inguine. Phil ansimò nelle sue labbra, si scostò e gli tenne le spalle.
"A mia discolpa", disse, ansante, "non l'ho fatto di proposito".
Clint sogghignò, aderì con il basso ventre a quello dell'altro facendo sfregare le loro erezioni e socchiuse gli occhi.
"Questo non ti basterà" sussurrò.

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Capitolo 7
*** 7. ***


Clint spalancò la porta dell'ufficio, buttò la faretra in terra e sogghignò divertito indicando fuori.
“Ha visto che roba?”.
Phil alzò lo sguardo dal fascicolo, accennò un sorriso e abbassò nuovamente lo sguardo scribacchiando qualcosa con la penna d'epoca.
“Il numero di carte che dovrò compilare per spigarlo spegne molto il mio entusiasmo” disse.
Clint si sedette sull'angolo della scrivania e poggiò il capo sulla spalla di Phil guardandolo di traverso.
“Pensava davvero che quell'affare fosse di Stark?”.
Phil girò appena il capo trovandosi il naso di Clint a due palmi dal viso, fece scivolare la sedia di lato scostandosi e tossicchiò.
“Si chiamava Distruttore”, specificò, “e siamo fortunati non fosse di Stark. Difficilmente le sue cose vanno a pezzi”.
Clint saltò giù dalla scrivania e incrociò le braccia.
“Anche contro un Dio?”.
Phil afferrò la serie di fascicoli e si alzò stringendoli in mano, li sfogliò girando intorno alla scrivania.
“Si chiamano asgardiani”, spiegò, “almeno da quel che dicono la dottoressa Foster e il dottor Selving”.
Clint sbuffò, strappò i fascicoli dalle mani di Phil e li nascose dietro la schiena.
“Andiamo, capo! Hai appena visto gli alieni, un po' di entusiasmo”.
Phil roteò gli occhi e accennò un sorriso avvicinandosi a Clint.
“Il prossimo alieno ti permetterò di colpirlo”, promise, “va meglio?”.
Clint avvicinò il viso al capo di Phil, sogghignò e gli sfiorò le labbra.
“Molto meglio”.

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