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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologue: Torn Into Pieces *** Capitolo 2: *** Chapter 1: Dreamers *** Capitolo 3: *** Chapter 2: Over & Over *** Capitolo 4: *** Chapter 3: Sei Arrivata Tu *** Capitolo 5: *** Chapter 4: Viva Così Come Sei *** Capitolo 6: *** Chapter 5: What I Am *** Capitolo 7: *** Chapter 6: Can't Stay Away *** Capitolo 8: *** Chapter 7: Stupido Hotel *** Capitolo 9: *** Epilogue: Forever Wild ***
Hello! Finalmente Sakurina
trova il tempo e l’ispirazione per pubblicare la sua prima KibaIno…
lo so, lo so che è una coppia un po’ strana ed inusuale, ma io mi sono
appassionata moltissimo a loro due, non so bene neanche io il perché! Forse perché
li trovo tanto simili? Belli e ribelli! XD
Non so come uscirà questa ficcy, e non so nemmeno se la continuerò o la lascerò
finire così… sarete voi a farmi sapere se ne vale la pena o no (e ovviamente
anche la mia ispirazione farà la sua parte! XD)… Per adesso vi lascio con questo “Prologo”
iniziale… fatemi sapere che ne pensate! ;-) Grazie! Un Bacione a tutti, Sakurina.
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Prologue:
"TornIntoPieces"
"Here
I Am
Once Again
I'm Torn Into Pieces..."
Kelly Clarkson, "Behind These Hazel Eyes"
Kiba uscì dal locale, portando gli occhi al cielo
stellato, sospirando.
Sorseggiò un paio di volte la bottiglia di sakè che aveva
arraffato al bancone, cominciando a camminare per il grande giardino della
discoteca.
Dentro la gente ballava e si divertiva, fuori le coppiette
pomiciavano, le coppiette litigavano, le coppiette si tradivano, le coppiette
si lasciavano; sempre il solito ed eterno tran-tran amoroso.
Alcuni collassavano sul prato, troppo ubriachi o troppo
drogati, altri ridevano e saltavano contenti... troppo ubriachi o troppo
drogati.
Kiba li fissava con un ghigno amaro sul volto: erano tutti
vuoti. Nessuno di loro si divertiva davvero. Riempivano il vuoto dentro di loro
ingerendo alcol e droga, altri si lasciavano andare a passioni lascive con
sconosciuti per attenuare un po' la solitudine che li opprimeva. Tutto
fantastico per una notte, perfetto se non fosse stato per l'alba del giorno
dopo che immancabilmente sorgeva per tutti. Con tanto di postumi della sbornia
e di solitudine moltiplicata per mille.
Il ragazzo decise di allontanarsi un po' da tutta quella
gente che gli pareva senz'anima, quella sera accompagnato solo dalla sua fedele
bottiglia di sakè: ad Akamaru non piacevano i posti
troppo rumorosi come quello. A dirla tutta, nemmeno lui sapeva bene cosa ci
facesse lì: si annoiava quella sera, nessuno dei suoi amici poteva uscire, e
così aveva messo su un paio di jeans e una camicia (a cui aveva strappato le
maniche perché le trovava troppo "ingombranti") e si era abbandonato
alla fiumana di persone che invadeva le strade di Konoha
il sabato sera, ed era finito lì. Non che quel locale gli piacesse
particolarmente, ma non poteva negare che vedere tutti quei poveracci gli
sollevava il morale: c'era qualcuno ridotto peggio di lui.
Kiba si diresse verso la sponda del laghetto, troppo
lontana per essere raggiunta da chiunque non fosse stato sobrio e troppo umido
per le coppiette appartate. Solitamente ci stava solo lui laggiù, lui e qualche
pescatore che arrivava intorno alle 5 del mattino.
Ma quella sera, qualcun altro aveva deciso di onorarlo
della sua presenza.
Non appena arrivò, l'Inuzuka
intravide la sagoma di una bellissima ragazza seduta sulla riva: vista da
dietro, poteva scorgerne solamente i lunghissimi capelli biondi e lisci, le
spalle nude per via di una canottiera scollata, le gambe snelle e perfette
vestite di una minigonna viola e di un paio di stivaletti lilla.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, perplesso: che diavolo
ci faceva quella ragazza lì, nel suo posto preferito? Gli sarebbe scocciato
fare il maleducato invitandola ad andarsene, visto che di posto ce n'era tanto
e che soprattutto non c'era scritto il suo nome, su quella spiaggetta.
Kiba sospirò rassegnato, girando intorno alla ragazza e
dirigendosi verso uno scoglietto poco lontano da lì,
con passo felpato per non disturbare i pensieri dell'unica donna che forse
possedeva un minimo di cervello in quella discoteca.
I suoi passi però vennero istintivamente fermati dal
singhiozzare disperato della biondina, che solo ora il chunin
riusciva a percepire. Rimase fermo per qualche secondo sul suo posto,
ascoltando dispiaciuto il pianto malinconico della ragazza, guardandosi
attorno, perplesso.
Sbuffò scocciato: se davvero quella aveva intenzione di
continuare a piangere, non avrebbe trovato pace nemmeno lì. Era già abbastanza
triste per i cavoli suoi, non aveva davvero bisogno delle lacrime di qualcun
altro.
Mentre si allontanava, Kiba percepì la figura della
ragazza accasciarsi al suolo, sofferente. La fissò per qualche secondo, sempre
più perplesso, non sapendo cosa fare. Sospirò, dovendo ammettere che il suo
istinto da crocerossino era più forte del suo
menefreghismo.
Sbuffando sonoramente, l'Inuzuka
si avvicinò alla bella biondina, inginocchiandosi di fianco a lei, dubbioso.
-"Ehi, tutto a posto?"- chiese, fintamente
interessato.
Trasalì non appena si accorse di aver davanti nient'altri
che InoYamanaka, una delle
ragazze più belle e popolari di Konoha.
La biondina aveva il volto inumidito dalle lacrime che
continuava a versare, dalle goccioline di sudore che, nonostante l'aria fredda,
le imperlavano numerose la fronte e dal trucco sbavato che le creava delle
insolite macchie nere intorno agli occhi e lungo le guance.
Sebbene Kiba la conoscesse poco o niente, sapeva quanto
quella ragazza ci tenesse al suo aspetto esteriore e vederla così devastata
era... sorprendente.
Il ragazzo si guardò attorno ancora una volta, esitante,
mentre Ino si agitava debolmente a terra, come se
fosse preda di incubi o di lievi fitte che la pervadevano.
-"Ehi, calmati..."- asserì l'Inuzuka,
inarcando un sopracciglio, cominciando a preoccuparsi notando che l'amica stava
veramente male.
-"...mmh... no... non...
non vo... mmh... più..."- mugugnò Ino, confusamente.
Kiba storse la bocca, percependo una forte puzza di alcol,
e poteva giurare di non essere lui; capì al volo che la Yamanaka
era ubriaca persa, così tanto che non riusciva nemmeno a stare seduta da sola.
Il ragazzo sospirò amaramente, constatando che anche lei
in fondo non era diversa da tutti gli altri. Non si sarebbe mai immaginato di
vedere un'allieva di Tsunade così apparentemente
perfetta crollare a causa di una sbornia. Ma questo lo fece riflettere. Le
ragazzine superficiali che avevano una vita tutta rosa e fiori non si
ubriacavano quasi fino al collasso senza una buona ragione. Kiba capiva che
forse... InoYamanaka non
era poi quella ragazza così perfetta e forte che tutti credevano.
E ora gemeva lì distesa al suolo, vittima di una tremenda
sbornia triste che le martellava la testa. Non poteva lasciarla così, la
poverina rischiava di collassare da un momento all'altro.
Prendendola facilmente in braccio, Kiba si avvicinò alla
riva del laghetto e s'inginocchiò insieme alla biondina. Stringendola a sé, il chunin immerse una mano nell'acqua limpida e fresca, poi la
passò gentilmente sul volto affaticato di Ino,
lavandole via il trucco colato e rinfrescandola un po'.
Ino
aprì lievemente i suoi occhi cristallini, puntando la sua vista offuscata
sull'immagine confusa dell'Inuzuka. Non capiva chi
fosse, ma sentiva che il suo abbraccio forte e sicuro emanava un tepore
rassicurante, che riusciva a calmarla. La testa le girava terribilmente mentre
il senso di nausea aumentava sempre di più. Come se non bastasse, la tremenda
tristezza che provava dall'inizio di quella serata, e che l'alcol era solo
riuscito a far aumentare, travagliava sempre di più la sua anima e la sua
mente, facendole vivere un terribile incubo ad occhi aperti.
-"...non è giusto... io non voglio..."-
singhiozzò la ragazza, stringendosi di più al petto dell'amico.
-"Sì, lo so... ma adesso cerca di calmarti..."-
cercò di tranquillizzarla Kiba, appoggiandole una mano sulla fronte e
portandole la testa indietro. In fondo, le faceva tanta tenerezza.
Ma subito la kunoichi si liberò
della presa, buttandosi in avanti di slancio e finendo con le mani nel lago,
cominciando a rimettere nell'acqua tutta la vodka, il rum e le mille altre cose
che aveva ingerito quella sera.
-"Brava brava... vomita tutto che poi stai
meglio..."- commentò con ghigno amaro l'Inuzuka,
che si sdraiò sul prato umido per evitare di assistere a quella scena fin
troppo familiare.
Con la coda dell'occhio, lo shinobi
poté scorgere il solito pescatore delle 5 giungere puntuale sul suo scoglietto, sistemare ben benino tutti i suoi attrezzi e
salutarlo sollevandosi il cappello. Kiba ricambiò con un cenno e un mezzo
sorrisino, mentre il pescatore scuoteva la testa perplesso osservando la povera
Ino vomitare l'anima nel lago.
"Vomiterà su tutti i pesci" pensò Kiba
sogghignando divertito, notando il volto contrariato dell'uomo.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'ennesimo barcollamento
della Yamanaka, che rischiava di cadere in acqua per
via della sua instabilità. Prontamente l'afferrò per la vita, trascinandola
indietro sul prato insieme a lui e adagiandola sull'erbetta umida.
Ino
rimase sdraiata in stato confusionale per parecchi minuti, ancora preda della
sua tremenda sbronza triste.
Sentiva brividi percorrerla un po' dovunque, visto che
quei vestiti lasciavano veramente poco all'immaginazione. Ma sentiva un buon
profumo, il profumo fresco e frizzante dei fiori al mattino presto, quando è la
natura la prima a svegliarsi, accesa dai raggi infuocati del primo sole.
Percepiva quella presenza rassicurante accanto a lei,
vegliarla silenziosamente, senza pretendere spiegazioni di alcun genere.
E Kiba non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Sebbene fosse in terribile stato, devastata e sconvolta da alcol e dispiaceri,
rimaneva... semplicemente bellissima. Gli era sempre sembrata tremendamente
bella, di quella bellezza sensuale che poche possedevano.
-"...non... non te ne andare..."- mugugnò Ino, aggrappandosi alla maglia del ragazzo.
L'Inuzuka non poté fare a meno
di arrossire lievemente, guardandosi intorno spaesato, mentre il pescatore
ficcanaso gli lanciava eloquenti occhiate maliziose.
-"...tranquilla... dove vuoi che vada..."-
rispose Kiba imbarazzato, cercando di scostare un po' la ragazza.
-"...non... non a Suna...
per favore..."- singhiozzò la Yamanaka, che
aveva ripreso a piangere, sempre più appiccicata al petto del chunin.
Finalmente, Kiba capì. Sentire il nome di quella città fu
per lui come un'illuminazione. Subito il suo cervello connetté delle semplici
parole, semplici fili logici che messi assieme e uniti avevano un senso: Ino-Shikamaru-Suna-Temari. Tutto tornava perfettamente. E
forse adesso capiva anche il motivo di quella sbronza.
-"Tranquilla, non ci va a Suna..."-
la calmò l'Inuzuka con tono secco, sciogliendo
bruscamente l'abbraccio in cui l'aveva stretto la biondina. Era stanco di
essere sempre usato come sostituto dalle donne: prima da Hinata
per Naruto, adesso da Ino
per Shikamaru. E no, eh.
Improvvisamente, Ino scoppiò in
un pianto ancora più disperato, buttandosi a peso morto nuovamente tra le
braccia di Kiba.
-"Ti prego... non andarteneee..."-
singhiozzò al limite della disperazione.
L'Inuzuka sospirò, rassegnato
all'idea che si dovesse sorbire tutta la sbronza di Ino
fino alla fine.
-"Okay Ino, okay... non me
ne vado..."- sbuffò sonoramente il ragazzo, fulminando il pescatore che
intanto se la rideva di gusto sotto i baffi.
Ci volle almeno un quarto d'ora prima che Ino si tranquillizzasse, smettendo di piangere e
addormentandosi tra le braccia di Kiba.
Il ragazzo sospirò, guardando la bella kunoichi
con sguardo perplesso: non poteva né lasciarla lì, né riportarla a casa in
quello stato. L'unica soluzione plausibile era portarsela a casa sua, sebbene
sapesse che il giorno dopo avrebbe dovuto dare un sacco d'inutili spiegazioni
sia a lei che alle donne Inuzuka. Ma non poteva mica
lasciarla al pescatore!
Così, storcendo il naso per quello strano imprevisto, Kiba
si caricò la bella e purtroppo semisconosciuta InoYamanaka sulle spalle, non sapendo che quello sarebbe stato
solo l'inizio di qualcosa che gli avrebbe sconvolto l'anima e la mente...
Okay,
ammetto di non sapere cosa cavolo è venuto fuori in questo capitolo! È un po’…
boh, drammatico? Sconclusionato? Non
so, mi sono lasciata prendere dal mio lato romantico-depresso, anche perché Ino e Kiba me li vedo molto povere anime dal cuore spezzato…
suppongo che questo fosse l’unico modo per farli entrare in contatto, per farli
avvicinare… due sognatori dal cuore spezzato, chissà cosa verrà fuori da questo
incontro… voluto dal destino? Spero di non aver scritto nulla di troppo
orripilante, perciò spero nelle vostre recensioni (che mi hanno convinta a
continuare la ficcy, e adesso scommetto che vi sarete
pentiti di avermela fatta continuare XD)e accetto anche insulti, tranquilli ^^,
in questo capitolo me li merito proprio! Giustificatemi perché sono in delusione amorosa, va bene? Un bacione
Sakurina
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Chapter
1: "Dreamers"
"Only The Good Guys Receive
What They Came Her For
And All Of You Dreamers
Will Live With A Broken Heart"
Aqua, "GoodGuys"
Kiba si era sempre chiesto la ragione per la quale
quell'ingombrante divanetto si trovasse dove si trovava, ovvero nel bel mezzo
della sua stanza. L'idea iniziale era stata quella di adibirlo a letto per Akamaru, ma il cagnolino non ne aveva mai voluto sapere: da
piccolo dormiva ai piedi del suo padrone, mentre ora che le sue proporzioni
erano "considerevoli" si era appropriato del tappeto a lato del
letto.
Ma finalmente, quella sera il mistero del divano fu
svelato: dopo anni a prenderlo a calci e a considerarlo solamente un vecchio
cimelio di guerra, Kiba capì che serviva perché lui, povera anima in pena,
trovasse un po' di riposo nella sua camera quando, per amor della
cavalleria, il suo letto era stato dato in prestito alla bella InoYamanaka, caduta in un sonno
che pareva una catalessi a causa della sua sbronza triste.
Dopo aver adagiato l'amica sul suo morbido e confortevole
letto, l'Inuzuka si ritrovò faccia a faccia col
fedele amico Akamaru, che uscì tranquillamente dalla
porta, abituato all'andirivieni di ragazze nella camera del padrone.
-"Akamaru, ma cos'hai
capito!!!"- cercò di protestare sottovoce Kiba, imbarazzato.
Ma il suo amico a quattro zampe lo ignorò, chiudendo
diligentemente la porta con la bocca e uscendo in cortile per non disturbare il
"lavoro" del compagno.
Sbuffando, Kiba si buttò a peso morto sul divano, che al
contrario del suo letto risultò essere terribilmente duro e scomodo. Forse in
quel momento gli venne un po' il rimorso per non aver lasciato Ino nelle mani del pescatore, ma presto quei pensieri
svanirono, cancellati dalla stanchezza e dal sonno.
La situazione più interessante avvenne due ore più tardi,
quando, allo scoccare delle 8, HanaInuzuka entrò come ogni mattina nella camera del
fratellino, per buttare giù dal letto quel pigrone.
La ragazza si stupì non poco di trovare Akamaru a dormire fuori in giardino e così accelerò il
passo, fiondandosi nella camera di Kiba con un po' d'ansia.
Sbarrò gli occhi incredula quando vide il fratello dormire
pesantemente sul divano, mai utilizzato in 16 anni della sua vita, e una bella
bionda nel suo letto.
Hana
guardò e riguardò la scena per almeno cinque volte, dopodiché fece dietrofront
richiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle.
-"Chi è quella, Akamaru...?"-
chiese la sorella, fissando il cagnolone davanti a
sé, sconvolta.
Il cane si limitò a guaire, scodinzolando felice, e quel
gesto fu interpretato da Hana come qualcosa di abbastanza
erroneo.
La chunin raggiunse di corsa il
salotto, dove la madre sorseggiava una tazza di tè mentre leggeva beatamente il
giornale.
-"Mamma, mamma!!!"- urlò Hana,
inginocchiandosi davanti a Tsume, con ghigno
malizioso.
-"Che succede? Dov'è quello scansafatiche di tuo
fratello?"- chiese la donna, scettica.
-"Sta dormendo in camera sua..."- sogghignò la
ragazza.
-"Beh? Che aspetti a svegliarlo, l'illuminazione
divina? Oppure è una di quelle mattine da padella e mestolo? Certo, quel
disgraziato sarà tornato alle 6 di mattina come tutti i sabati
sera...!!!"- sbottò la madre, afferrando padella e mestolo di ferro per
svegliare il figlio.
-"Ma no mamma, cos'hai capito... diciamo che Kiba non
è solo..."- sghignazzò la sorella.
-"E chi c'è? Sveglio anche Akamaru
col mestolo, tranquilla!"- commentò Tsume,
dirigendosi come una furia verso la camera.
-"Aspetta mamma!!!"- urlò Hana,
ma non fece in tempo a richiamarla che la madre si era già fiondata nella
stanza di Kiba.
La chunin aspettò la madre per
qualche minuto fuori dalla porta, dopodiché vide la donna fare dietrofront come
lei poco prima e richiudere la porta.
Le due si guardarono perplesse per qualche minuto, senza
saper cosa dire.
-"Non so cosa sia successo là dentro ma... almeno
sono sicura che non è gay!!!"- sospirò la madre, che non si era mai
accorta del viavai notturno di ragazze in casa sua.
-"Beh, che non fosse gay lo sapevo di già... insomma,
è sempre stato un po' innamorato di Hinata! Ma che
gli piacessero le belle biondine... questa non la sapevo proprio!"-
sogghignò la sorella.
-"Hinata? No, Hinata non va bene per Kiba... caratteri troppo diversi! Ci
vuole qualcuno che lo tenga sotto a questo scapestrato, sennò chi lo
calma?!"- sorrise la madre, tornando in salotto con la figlia.
Kiba si riprese verso le 4 di quel pomeriggio, quando,
preda di un incubo, si voltò di scatto cadendo dallo stretto divano.
-"Ahi ahi... cazzo che male..."- sibilò l'Inuzuka, massaggiandosi la testa dolorante, rimanendo
sdraiato su quel pavimento che era quasi più comodo del divano.
-"Tutto bene?"- chiese una voce flebile e un po'
roca dall'alto.
Quando il ragazzo riaprì gli occhi, vide che Ino si era svegliata e lo osservava perplessa dall'alto del
suo letto. I lunghi capelli biondi della kunoichi
cadevano giù fino a sfiorargli delicatamente il viso, e i suoi occhi azzurri lo
scrutavano intensamente, sebbene fossero ancora velati di malinconia.
Kiba percepì una vampata infiammargli il viso, perciò
decise di alzarsi di scatto, allontanandosi da Ino e
grattandosi il capo, imbarazzato. Che figura oscena che aveva appena fatto...
cadere dal divano!!!
Dopo qualche minuto di silenzio, l'Inuzuka
si voltò verso l'amica, che stava seduta insolitamente timida e silenziosa sul
suo letto. Quella davvero non era la InoYamanaka che conosceva lui, non era la ragazza rumorosa ed
egocentrica del Team 10. Evidentemente, era confusa e disorientata e non
ricordava assolutamente nulla della sera precedente. Probabilmente, non sapeva
nemmeno dove si trovasse.
-"Sei a casa mia..."- le spiegò Kiba,
avvicinandosi a lei, cercando di dissimulare il suo imbarazzo.
-"Ah, capisco... e io cosa ci faccio qui... cioè, nel
senso, noi non..."- cercò di chiedergli la biondina, abbastanza a disagio.
-"Chi?! Noi?! No nono, tranquilla, non abbiamo fatto niente!!! Solo che non
eri presentab... cioè... eri un po'... fuori di te...
e non stavi tanto bene, quindi non potevo di certo portarti a casa tua in quello
stato, ecco!"- spiegò l'Inuzuka, ridacchiando
divertito per smorzare la tensione.
-"Ah capisco..."- rispose Ino,
abbassando lo sguardo depressa.
Cadde un altro pesante silenzio, mentre gli occhi tristi
della Yamanaka si fissarono sul pavimento vuoto.
Kiba sospirò, capendo che forse l'amica aveva bisogno di
restare un po' da sola. Si diresse verso la porta con sguardo serio, ma prima
di uscire si voltò verso quella malinconica ninfa che fissava il vuoto seduta
seminuda sul suo letto. Se fosse stato in sé, non ci avrebbe pensato su due
secondi prima di saltarle addosso; ma quell'insolita aria di tristezza che
l'avvolgeva era come un'invalicabile barriera per lui e probabilmente dormire
su quel divano l'aveva provato più di qualsiasi missione che avesse mai
compiuto.
-"Ino... nel mio armadio
c'è qualche vestito pulito, puoi prendere quello che vuoi... i tuoi vestiti,
beh... erano bagnati perché eri caduta in acqua e... se te li lasciavo addosso
poi... però tranquilla, non ho visto niente, era buio e io..."- cercò di
dirlel'Inuzuka,
sempre più imbarazzato.
-"Ehm... te l'ho detto, perché eri bagnata
fradicia..."- ripeté lui, perplesso.
-"No, non quello... perché mi hai portata qui?
Avresti dovuto lasciarmi lì..."- asserì Ino, con
sguardo serio.
-"Ma... stavi collassando... stavi male... eri
ubriaca..."- spiegò dubbioso il chunin,
grattandosi il capo.
-"Appunto... IO stavo collassando... IO stavo male...
IO ero ubriaca... tu non dovevi prenderti questo peso a causa mia... avresti
dovuto mollarmi là... me lo meritavo..."- commentò con tono risentito la
biondina.
Kiba aggrottò le sopracciglia, fulminando l'amica con lo
sguardo.
-"Vado in cucina a fare qualcosa da mangiare... tu
vestiti e vieni di là quando ti sarai ripresa e avrai meno cazzate da
dire."- asserì secco il ragazzo, senza peli sulla lingua.
La Yamanaka rimase sbalordita
dalle parole dell'amico, che se ne andò sbattendo la porta: forse aveva detto qualche
stupidaggine di troppo. Ma soprattutto... si era lamentata senza nemmeno
ringraziarlo.
Ino
entrò timidamente nel salotto degli Inuzuka,
guardandosi attorno curiosamente: non era mai stata a casa di Kiba. In realtà,
non ricordava nemmeno di averci mai parlato. Erano conoscenti, sapevano chi
erano ma... non si erano mai parlati, almeno mai seriamente.
E ora si trovava a casa sua, con addosso una sua adorabile
felpa rossa con sopra disegnato un cagnolino bianco che bastava a coprirla
tanto da renderla, a suo avviso, decente.
Intrufolò la testolina bionda in cucina, sorridendo
dolcemente a Kiba, che si voltò verso di lei distogliendo lo sguardo dai
fornelli, sorridente. Il suo sorriso svanì quando vide la felpa che indossava
la ragazza.
-"Ehm... me l'ha regalata mia nonna, giuro!"-
sbottò imbarazzato il ragazzo, arrossendo ancora di più notando che Ino aveva indosso solo quella.
-"Beh, è carina!"- sorrise lei, avvicinandosi
all'amico.
-"Tienila pure se vuoi, tanto sai che me ne faccio
io..."- sorrise l'Inuzuka, assaggiando uno
spaghetto.
-"Mmh. Grazie Kiba-kun."- sorrise Ino,
ghignando con la ritrovata malizia e con occhi brillanti.
Kiba rimase un po' perplesso, non aspettandosi una ripresa
così rapida. Sembrava che la Ino depressa e triste
fosse solo un lontano ricordo, fortunatamente.
-"Figurati, per una vecchia felpa con un cagnolino
bianco..."- rispose lui, grattandosi il naso, imbarazzato.
-"Non è solo per la felpa."- sorrise la Yamanaka, prendendo i piatti e dirigendosi verso il salotto
per apparecchiare.
L'Inuzuka si morse il labbro
inferiore, studiando bene la figura snella della biondina (e soprattutto quella
delle sue gambe) mentre si allontanava, ghignando compiaciuto.
-"Scusami Kiba, non riesco a trovare le posate! Dove
sono?"- chiese Ino, mentre l'amico portava in
tavola la colazione/pranzo/merenda.
-"Mmh, sì, sono lagg... ma tranquilla, le prendo io!!! Ah ah ah!!!"- ridacchiò nervosamente il ragazzo, dirigendosi
come un fulmine verso il comodino in fondo.
La Yamanaka inarcò un
sopracciglio, sbalordita dallo strano atteggiamento dell'amico.
Lo scatto di Kiba era dovuto al fatto che il chunin avesse scorto un bigliettino lasciatogli dalla madre
in bellavista sul comodino, dove stava scritto a grandi lettere:
Bravo figliolo mio, non sbagli un
colpo!
Mi raccomando non lasciarti sfuggire
quel gran pezzo di ragazza!
Non sapevo ti piacessero le biondine,
marpione!
Sempre più uguale a tuo padre!
Un bacio, la tua mammina
Kiba inarcò un sopracciglio, fra lo schifato e il
rassegnato. Perché doveva avere una madre così fuori di testa?
-"Che c'è scritto?"- chiese Ino,
appoggiando inaspettatamente la testa sulla spalla del ragazzo.
L'Inuzuka tirò un urlo per lo
spavento, scattando in avanti e imboscandosi il biglietto in tasca.
-"Ma va, niente, niente! Andiamo a mangiare che sennò
si fredda tutto!!!"- ridacchiò nervosamente il ragazzo, trascinando la Yamanaka a tavola.
-"E' un po' strano, non trovi?"- chiese Ino, sorridendo maliziosa.
-"Che cosa?"- chiese Kiba, fissandola perplesso
dall'altro capo della tavola.
-"Questa situazione... sembra quasi che io e
te..."- insinuò la biondina, con espressione sorniona.
L'Inuzuka ghignò debolmente,
alzandosi e cominciando a sparecchiare.
-"Ti piacerebbe, eh Yamanaka?"-
commentò divertito, dirigendosi verso il lavandino.
-"A me non dispiacerebbe di certo!"- scherzò
lei, allegramente.
-"Se per questo nemmeno a me, cara!"- stette al
gioco lui.
-"Non fare il marpione, Inuzuka!"-
lo riprese Ino, scherzosamente seria.
-"Dai, basta con questa storia del marpione! Davvero do
questa impressione?!"- sbottò il ragazzo, perplesso.
-"Beh, sì, in realtà sì... hai una faccia e un
atteggiamento da latin lover provetto!"- scoppiò a ridere la biondina,
divertita a più non posso.
Kiba sorrise appena, contento di vederla nuovamente
felice. Ma presto il suo sorriso svanì per lasciar posto ad un'espressione un
po' malinconica: per quanto Ino potesse essersi
ripresa, non riusciva a dimenticare le sue lacrime e lo stato di devasto totale
in cui l'aveva vista il giorno prima.
Il ragazzo cominciò a lavare i piatti, sempre con
espressione pensierosa, mentre sentiva la risata di Ino
affievolirsi, trasformandosi nello stesso pesante silenzio di quella mattina.
-"Ino... va meglio
adesso?"- chiese Kiba, con tono estremamente serio, continuando a darle le
spalle.
-"Scusami Kiba per ieri sera... o stamattina che
fosse... ecco io..."- s'interruppe lei, in evidente difficoltà
-"Scusami, non so proprio cosa mi fosse preso!"- ridacchiò poi,
cercando di smorzare la tensione e probabilmente di evitare l'argomento.
L'Inuzuka sospirò, voltandosi
verso di lei e fissandola con espressione scettica e particolarmente sexy, così
tanto che Ino non poté fare a meno di arrossire.
-"Senti un po' InoYamanaka... io e te non ci conosciamo molto, solo di vista
e a dire il vero... non è che me ne freghi poi molto di quello che la gente
dice sul tuo conto, quindi direi che caratterialmente non ti conosco affatto...
se devo essere sincero, mi sei sempre sembrata un po' insulsa, proprio come
Sakura..."- cominciò a spiegare con voce leggermente roca.
Ino
non poté nascondere un certo disagio nell'udire le parole dell'Inuzuka. Insomma, quel ragazzo era davvero incoerente:
prima faceva il simpatico, poi sputava giudizi schietti e senza il minimo
riguardo. La ragazza non capiva se odiasse quel lato del suo carattere oppure
se ne fosse affascinata.
-"Beh, scommetto che dopo ieri sera ti sembrerò anche
una cretina..."- commentò la biondina, amaramente.
-"No, in realtà non è per niente così, anzi... sono
io il primo ad ubriacarmi di tanto in tanto per dimenticare i vari dispiaceri
della vita, quindi so che dietro a quel gesto non c'è una motivazione
stupida... diciamo che magari mi ha fatto riflettere e mi ha permesso di
rivalutarti."- spiegò senza troppi giri di parole il ragazzo, sedendosi di
fronte alla kunoichi, che lo fissava nervosamente.
-"Io non ho bevuto per dimenticare i dispiaceri della
vita, volevo solo divertirmi un po'."- commentò Ino,
acida.
-"Sono balle, Yamanaka...
tu non sei quel tipo di persona, l'ho capito..."- ribatté lui, con
espressione di sfida.
-"Ah sì? Beh, non sapevo fossi un così bravo
psicologo, Inuzuka... e comunque non vali niente come
tale, indi per cui ti conviene cambiare mestiere. Non hai capito proprio niente
di me. Io non ho nessun dispiacere da dimenticare."- ghignò Ino, malignamente.
-"Ah no? E allora perché ieri mi imploravi tra le
lacrime di non partire per Suna?"- la provocò
Kiba, lasciandosi guidare dal suo lato cattivello.
Ino
sbarrò gli occhi, profondamente ferita dall'insinuazione sparata così a
bruciapelo dal ragazzo. Si guardò attorno confusa, cercando di dissimulare la
sofferenza, dopodiché si alzò senza dire nulla, allontanandosi dal tavolo e
dandogli le spalle.
-"Dove sono i miei vestiti?"- chiese poi, con
tono insofferente.
-"Ino, scusami, non volevo
offenderti..."- sospirò Kiba, grattandosi il capo distrattamente e
maledicendosi per aver parlato a sproposito come sempre.
-"I miei vestiti, Kiba."- ripeté lei,
perentoria.
-"In bagno."- rispose lui con uno sbuffo
scocciato.
Dopo circa mezzora, Ino uscì
silenziosamente fuori dal bagno con addosso i suoi vestiti, dirigendosi verso
la porta d'uscita dove già l'attendeva il ragazzo.
-"Grazie di tutto, Kiba, e scusa il disturbo."-
lo salutò velocemente e senza nemmeno guardarlo negli occhi.
La Yamanaka aprì la porta, ma
spingendola con forza con la mano l'Inuzuka la
richiuse, impedendole l'uscita.
Ino
sollevò di scatto lo sguardo, sconcertata, incontrando gli occhi severi e
intransigenti di Kiba.
-"Che c'è?!"- sbottò lei, un po' in ansia.
-"Ino... se scappi da qui
non vuol dire che scapperai dalla verità. Non volevo offenderti dicendo quelle
cose."- asserì Kiba, serio.
-"Beh, ci sei riuscito però. Ora lasciami andare."-
sbottò Ino, fulminandolo con sguardo provocatorio.
-"Ino... è assurdo
distruggersi così per colpa sua. Accetta che lui stia con Temari
e finiscila."- la rimproverò, con ghigno indefinito.
-"Lasciami uscire Kiba... questi non sono affari
tuoi!!!"- protestò lei, perdendo il suo autocontrollo.
-"Finiscila tu di fare la bambina, Ino... scommetto che vali molto di più di questo. Non devi
ridurti così per colpa di quell'idiota."- insistette il ragazzo, sempre
più convinto.
-"Piantala... piantala, piantala Kiba!!! Lasciami
andare!!! Che cosa vuoi da me?! Mi hai salvata e te ne ringrazio, ma..."-
crollò la Yamanaka, esausta.
-"No, non ti ho salvata. Però vorrei tanto farlo, Ino..."- sospirò lui, dispiaciuto.
-"Perché?! Qual è il motivo?!"- chiese lei,
fortemente confusa.
-"...perché tu... sei proprio come me. Siamo uguali, Ino. Non so come ho fatto, ma l’ho capito subito. Siamo due
sognatori, viviamo nella speranza d'incontrare l'amore perfetto, ma non
riusciamo a far altro che collezionare una delusione dietro l'altra... io ero
nella tua stessa situazione, Ino, e ne sono uscito
distrutto, ma ne sono uscito... non voglio che tu debba patire quello che ho
patito io... quindi smettila di torturarti per un amore impossibile, perché non
è colpa tua se anche questa è andata male... non ti meriti questo..."- sospirò
Kiba, demoralizzato e malinconico, con occhi lucidi.
All'udire quelle parole, Ino
scoppiò a piangere, sebbene si fosse trattenuta con forza per tutto quel tempo.
Si appoggiò alla porta, singhiozzando disperata, mentre un forte dolore le
opprimeva il petto: il dolore del suo cuore, spezzato per l'ennesima volta.
-"...l'amore... l'amore quello vero... non esiste...
vero Kiba?"- domandò singhiozzando la ragazza.
-"L'amore quello vero è un concetto molto relativo, Ino... esiste solo per chi lo trova, è eterno finché non
finisce, è vero solo finché non ci si stanca... l'amore è una cosa per quelli
che si sanno accontentare, per i bravi ragazzi... non per quelli come noi, che
vivono di sogni, che non accettano compromessi, e che sono condannati a vivere
col cuore spezzato..."- asserì Kiba, con voce tremante e terribilmente
triste.
-"...perché non esiste nulla che possa...
accontentare i nostri sogni?"- singhiozzò la Yamanaka,
fissandolo depressa.
-"Già..."- rispose lui, quasi con un sussurro.
Ino
si lasciò scappare un gemito sofferto, aprendo inaspettatamente la porta e
scappando via di corsa.
Nello stato emotivamente sconvolto in cui si trovava, Kiba
non riuscì a reagire, non trovò la forza per correrle dietro. Vide soltanto la
figura snella e minuta di InoYamanaka
allontanarsi di corsa da lui, dopo che i loro cuori erano stati tremendamente
ed inaspettatamente vicini.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Waaah chi si sarebbe aspettata tante
recensioni per una KibaIno? XD me contentissima!!! Grazie
a tutti quelli che hanno commentato:
Ciao a tutti! Rieccomi
qui, scusate tanto l’attesa ma sono molto presa con lo studio ^^. Minacciata da
Mimi18 ho finalmente trovato il momento per scrivere e aggiornare… certo che
però do il meglio del mio lato melodrammatico in questa ficcy!
Mi vengono sempre più depressi… okay okay, non vi
anticipo nient’altro… solo che ci saranno dei faccia a faccia con persone molto
importanti per i nostri protagonisti! Leggete e commentate, sapete quanto mi
rendete felice! ^^ bacione Sakurina
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter
2: "Over & Over"
"So Many Thoughts That I Can't Get Out Of My Head
I Try To Live Without You, Every Time I Do I Feel Dead
I Know What's Best For Me
But I Want You Instead
I'll Keep On Wasting All My Time
Over And Over, Over And Over
I Fall For You
Over And Over, Over And Over
I Try Not To
Over And Over, Over And Over
You Make Me Fall For You
Over And Over, Over And Over
You Don't Even Try To"
Three Days Grace, "Over And Over"
Con grande fatica, Kiba trovò la forza di varcare quella
porta di vetro davanti alla quale aveva passato almeno mezzora. Non pensava ci
sarebbe mai riuscito. Non la vedeva da quasi una settimana, e ritrovarsela
davanti così bella e sorridente gli fece un effetto del tutto inaspettato.
Percependo il sussulto dell'amico, Akamaru gli guaì qualcosa, nel loro
linguaggio canino incomprensibile. E di tutta risposta, l'Inuzuka lo fulminò
con lo sguardo, arrossendo lievemente infastidito. Il cagnolone uscì scodinzolando
felice e soddisfatto, abbandonando il padrone in balia dei suoi atroci dubbi di
gioventù.
Quando Ino finì di parlare con il cliente, si voltò per
accompagnarlo verso l'uscita, ma rimase come paralizzata nel ritrovarsi davanti
il ragazzo. Il brillante sorriso di cortesia che aveva stampato sul volto svanì
immediatamente per lasciar spazio a un'espressione piuttosto infastidita,
mentre l'Inuzuka piegò le labbra in un ghigno amaro e rassegnato.
La Yamanaka non perse la sua professionalità e accompagnò
il cliente fino alla porta, mentre Kiba si appoggiò rudemente al bancone, quasi
svaccandosi su di esso. La biondina lo fulminò nuovamente, sempre più irritata
dall'esagerata spavalderia del ragazzo. Attraversò a grandi falcate il
negozietto, raggiungendo il bancone e sbattendovi sopra le mani con forza. Fra
i due intercorsero diversi secondi di pesante silenzio, durante i quali non si
staccarono gli occhi di dosso, intenti a portare avanti una lunga guerra di
sguardi furenti.
-"Yamanaka..."- disse improvvisamente Kiba, con
ghigno divertito.
-"Che c'è da ridere, Inuzuka? Spiegamelo, che magari
rido anch'io..."- commentò Ino, acida.
-"No, nulla... è che hai un faccino troppo angelico
per incutere terrore, anche se ti impegni a lanciarmi sguardi omicida, non mi fai
nient'altro che tenerezza!"- sogghignò il ragazzo, punzecchiandola.
-"Se sei venuto qui solo per prendermi ancora
in giro, puoi anche andartene..."- proruppe la kunoichi, voltandogli le
spalle e sollevando alcuni pesanti vasi, allontanandosi verso uno scaffale lì
vicino. Proprio non riusciva a sopportarlo, quella sua aria perennemente
beffarda le dava il nervoso.
Ad un tratto, la ragazza percepì il peso dei vasi
diminuire, ritrovandosi davanti l'Inuzuka che l'aiutava con sguardo basso e
vagamente pentito.
Ino si lasciò assistere senza dire nulla, rimanendo
nuovamente in religioso silenzio. Una volta terminato il duro lavoro, Kiba
sospirò profondamente, portandosi le mani in tasca e fissando la biondina con
ghigno quasi imbarazzato.
-"Devo... comprare dei cosi..."- cercò di
spiegarsi, grattandosi il capo, arrossendo.
-"Come prego?"- chiese Ino perplessa, storcendo
le labbra.
-"Dei così lì... dei fiori per mia sorella... fa gli
anni oggi..."- chiarì in seguito, sbuffando.
-"Ah... okay... infatti non mi sembravi il tipo da
visite di cortesia!"- commentò la biondina, con sorriso malizioso
-"Beh, allora, che fiori vuoi?"- sospirò infine, indicandogli con la
mano la vasta scelta.
-"E che ne so, io! Tu sei l'allegra fioraia! Io non
ho mai regalato un fiore ad una donna, e, oltre ad oggi, non penso che lo farò
mai più!"- ghignò il ragazzo, beffardo.
-"Male, molto male, Inuzuka... non sai cos'è il
romanticismo!"- ironizzò la Yamanaka, cominciando a raccogliere
determinati fiori in giro per il negozio, facendo scivolare delicatamente ma in
modo deciso le mani su quei gracili steli.
Inizialmente, lo sguardo attento di Kiba fu rapito dal
movimento fluido delle delicate mani di Ino, ma ci mise poco ad interessarsi di
più all'intrigante ondeggiare delle pieghe della gonna un po' troppo corta
della ragazza...
-"Certo che tu hai proprio un occhio critico per i
fiori, eh, Kiba?"- chiese improvvisamente una languente voce maschile alle
sue spalle.
Il ragazzo si voltò di scatto, incontrando gli occhi
apatici di Shikamaru, in quel momento velati di un insolito fastidio.
Kiba arrossì, cominciando a ridere e a grattarsi il capo,
imbarazzato.
-"No, niente, niente..."- ribatté Shikamaru,
storcendo la bocca in direzione dell'Inuzuka.
La biondina fece spallucce, allontanandosi e lasciando i
due a confabulare.
-"Sempre il solito maniaco..."- sospirò il Nara, avvicinandosi all'amico.
-"E beh... se non si guarda quando c'è qualcosa d'interessante
da guardare..."- commentò Kiba, ridacchiando. Ma subito gli tornò in mente
la disperazione che l'amico aveva causato a Ino quella famosa notte e non poté
fare a meno di trattenere un ghigno ricolmo di amarezza. Kiba capiva bene che
non sarebbe più riuscito a guardare l'amico con gli stessi occhi di una volta:
il grande rispetto che provava per lui era stato macchiato da delle lacrime
versate da un angelo innocente, le cui ali erano state ferite
dall'insensibilità sentimentale di Shikamaru.
-"Beh, che ci fai da queste parti?"- chiese poi
il Nara, perplesso.
-"Eh?"- borbottò Kiba, risvegliandosi dal mondo
dei suoi pensieri. In realtà, non riusciva a capire come Ino potesse essere
così calma in presenza di Shikamaru...
-"Non mi sembri esattamente il tipo che compra dei
fiorellini per passione... sei qui solo per guardare il culo di Ino o c'è
qualcos'altro?"- specificò il Nara, tradendo una
vena d'irritazione.
-"Beh, e ti sembra poco?"- commentò beffardo
l'Inuzuka, dirigendosi verso la biondina e cingendole la vita con un braccio.
Inutile dire che il volto della kunoichi passò attraverso
tutte le gradazioni del rosso, mentre si preparava a sferrargli un gancio più
potente di tutti quelli mai tirati da Sakura.
Vedendo il tremore minaccioso della mano di Ino, Kiba le
strinse con forza il polso, attirandola ancora di più a sé.
-"Calmati Ino... stai al gioco..."- le sussurrò
con tono suadente il ragazzo, attento a non farsi sentire da Shikamaru, che
intanto gli lanciava delle occhiate di fuoco.
-"K-Kiba..."- balbettò
la biondina, presa da un imprevisto batticuore. Che carino che era. Si
prodigava di far ingelosire Shikamaru, sebbene non gli costasse poi questa gran
fatica... ma per uno come lui, era un gesto fin troppo dolce.
-"Comunque è bellissimo..."- asserì l'Inuzuka,
sorridendo appena.
-"C-che cosa?!"-
sussultò la Yamanaka, emozionata.
Ino lo fulminò furente, ancora rossa in volto, liberandosi
dalla presa del ragazzo e dirigendosi verso il bancone per incartare i fiori.
Kiba la seguì, mentre se la rideva di gusto.
-"Ecco qui!"- sbottò la biondina, porgendo
bruscamente il mazzo di fiori all'amico.
-"Ah, grazie!"- ridacchiò il ragazzo, divertito
-"Ah, e comunque... il tuo fisichino è meglio
del mazzo di fiori!"- le ammiccò lui, dirigendosi verso l'uscita.
-"I-INUZUKA KIBAAAA!!!"- ringhiò Ino, fuori di
sé.
Kiba scoppiò a ridere, dando una pacca sulla spalla a
Shikamaru.
-"Ehi Shika... andiamo a mangiare qualcosa insieme?"-
gli chiese poi l'Inuzuka, non volendolo lasciare da solo con Ino.
-"No, grazie... devo parlare con Ino."- rispose
secco il Nara, salutandolo con un cenno.
Kiba annuì, forzando un sorrisino di cortesia, e uscì dal
negozio con nonchalance, sebbene in fondo gli rodesse terribilmente, senza una
particolare ragione.
Ino sbuffò, sistemandosi bene il ciuffo dietro l'orecchio,
ma non poté trattenere un mezzo sorrisino divertito ripensando alle espressioni
buffe di Kiba. Un'ombra di preoccupazione calò su di lei: era quella di
Shikamaru che ora le sostava di fronte, con aria impaziente.
-"Ino, dobbiamo parlare..."- asserì il Nara, sicuro di sé.
-"No, sono stanca dei nostri discorsi..."-
protestò Ino, fulminandolo.
-"...tanto lo sai che lo farai..."- commentò Shikamaru,
afferrandola con forza per lo stesso polso che Kiba aveva stretto poco prima e
trascinandola dentro il ripostiglio con lui.
-"Oh, grazie Kiba, che bel pensiero!"- lo
ringraziò Hana, sorridente.
Il ragazzo, però, non rispose. Si limitava a fissare il
nulla fuori dalla finestra, immerso nel suo mondo di pensieri. Non capiva
perché, ma non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine di Shikamaru e Ino
soli nel negozio. Sapeva bene, fin troppo bene, che non avrebbero parlato.
L'aveva intuito dall'aria sospesa che aleggiava tra i due. Chissà se aveva
fatto bene a mollarla lì da sola. Forse sarebbe dovuto rimanere e... ma poi che
gliene fregava a lui? Avrebbe dovuto vivere la sua vita, facendosi gli affaracci suoi. Che gliene importava di quella stupida ochetta
bionda?!
-"Ehi Kiba, tutto okay?"- gli chiese la sorella,
scrutandolo perplessa.
-"Eh? Chi, io? Io sì, alla grande! Io sto
benissimo!"- commentò poi un po' spazientito, uscendo fuori
dall'ambulatorio come una furia.
L'Inuzuka camminava velocemente per le vie di Konoha, seguito a fatica dal suo fedele Akamaru, che non
poteva fare a meno di preoccuparsi per lo strano comportamento del padrone.
Kiba non sapeva dove stesse andando, né perché provasse
quel senso di preoccupazione verso Ino: forse proprio perché era molto simile a
lui, e lo infastidiva sapere che avrebbe sofferto al suo stesso modo; o forse
perché odiava le ragazze che continuavano a ripetere le stesse sciocchezze
sapendo che avrebbero continuato ad affliggersi.
Senza sapere come, l'Inuzuka si ritrovò davanti a casa di Hinata: era da un sacco di tempo che non andava a trovarla,
da quando aveva finalmente realizzato di non avere possibilità di conquistare
il suo cuore.
Un ghigno amaro gli si spaziò sul volto, mentre decideva
di fare dietrofront per tornarsene a casa.
-"Kiba-kun?"- lo
richiamò improvvisamente una fragile vocina alle sue spalle.
Kiba sospirò impercettibilmente: sapeva che sarebbe andata
a finire così.
Si ricompose, voltandosi verso Hinata,
sfoderando il suo solito sorriso amichevole.
-"Ehilà, Hinata! Come
va?"- le chiese il ragazzo, sorridendo.
-"Tutto bene, Kiba-kun...
cosa ci fai da queste parti?"- gli chiese dolcemente la ragazza.
-"Ehm, beh in realtà... facevo un giro con Akamaru,
niente di che!"- spiegò Kiba, un po' in difficoltà.
-"Ah, capisco... è da tanto che andiamo da qualche
parte tutti insieme! Sei sempre molto impegnato..."- asserì la Hyuga, con voce dispiaciuta.
Vedendo quell'espressione triste sul volto della compagna,
l'Inuzuka non poté fare a meno di sentirsi in colpa: ammetteva che ultimamente
aveva evitato di proposito gli appuntamenti ai quali partecipava anche l'amica
e questo lo faceva sentire un terribile codardo. Forse Hinata
non si meritava poi tutta quella freddezza che gli dimostrava ultimamente.
Forse era ancora possibile riallacciare un rapporto bello come ai vecchi
tempi...
-"Beh, se ti va, possiamo andarci a fare un giro
adesso, tanto sono libero..."- le propose l'Inuzuka, facendosi coraggio.
Hinata
abbassò il volto, mostrandogli un'espressione triste.
-"Mi dispiace Kiba-kun, ma
adesso stavo andando ad assistere... N-Naruto-kun...
nei suoi allenamenti... quindi..."- cercò di spiegargli la compagna, in
evidente difficoltà.
All'udire quel nome pronunciato così timidamente, un
sentimento amaro come la fiele pervase il ragazzo in ogni sua cellula,
riportandolo con la mente a quella realtà della quale si era quasi scordato: Hinata era innamorata di Naruto e
non di lui. Che stupido. Forse, per un attimo, aveva creduto davvero di avere
un'altra possibilità, un'altra chance per riprovarci. Era bastata la presenza
della Hyuga per fargli perdere la lucidità in un
momento. E improvvisamente, gli balenò nella mente anche il perché del
comportamento di Ino. La povera ragazza non era in grado di fare nulla, non era
in grado di ribellarsi al suo cuore quando aveva davanti Shikamaru. Adesso,
Kiba capiva che lui e Ino erano addirittura più simili di quanto immaginasse:
entrambi sognatori che vivevano nella disperata speranza di dimenticare chi gli
aveva rubato il cuore.
Lo shinobi sospirò,
profondamente atterrito, abbattuto dalla terribile scoperta della sua triste
condizione.
-"...ci vediamo, Hinata..."-
sbiascicò con indicibile amarezza, allontanandosi velocemente senza aggiungere
nient'altro.
-"Kiba-kun..."- ripeté
tra sé e sé la Hyuga, dispiaciuta nel vedere l'amico
in quello terribile stato da ormai troppo tempo, senza sapere che era lei la
causa del suo male...
Shikamaru si sistemò la maglia nera, tirando su da terra
il giubbotto da chunin, indossandolo nuovamente.
Seduta a terra, seminuda, ginocchia al petto, Ino fissava
il suolo, con sguardo vacuo. Ecco, era successo ancora. E ancora una volta,
come una stupida, non aveva fatto nulla per fermarlo. Shikamaru le aveva
strappato un altro pezzo di anima, che noncurante si sarebbe portato a Suna.
-"...non tornare più... vattene a Suna...
e non tornare più..."- sibilò Ino, tremante e piena di rabbia come non
mai.
-"...domattina prima di partire passo a salutarti...
tieni la finestra aperta."- asserì il Nara,
uscendo dallo stanzino in cui si era abbandonato per l'ennesima volta a lunghe
ore di passione tra le braccia della compagna senza neanche sapere il perché.
Non appena Shikamaru uscì dal negozio, Ino non resistette
più, e il suo orgoglio infangato crollò nuovamente sotto il peso insostenibile
delle sue lacrime di disperazione. Ancora una volta, si era fatta usare senza
protestare, senza reagire.
Di fronte a lei stava un alto specchio, che rifletteva
l'immagine di una ragazza fragile e debole, i cui lunghi capelli sciolti
ricadevano scompigliati su un corpo seminudo vittima di una passione estrema,
ma tremante per la mancanza d'amore: eppure per quanto le somigliasse, Ino non
riusciva a vedere in quell'immagine se stessa. Non accettava che quel
riflesso stanco e spaurito fosse lei, la bella, fiera e orgogliosa Ino
Yamanaka.
Kiba entrò nel locale con sguardo basso e stanco. Che
giornata terribilmente schifosa era stata, quella. E il ragazzo, per quanto giovane
potesse essere, sapeva bene che l'unica soluzione per giornate come quella, era
l'alcol. Donne e alcol, alcol e donne: ogni giorno che passava, assomigliava
sempre di più al perverso Eremita dei Rospi.
Si diresse lentamente verso il bancone, dove non fu
stupito di intravedere una bellissima ed elegante ragazza dai lunghi capelli
dorati sciolti lungo la schiena seduta.
La sedia accanto a quella di Ino fu occupata da qualcuno,
ma la ragazza non sollevò lo sguardo, intenta com'era a commiserare il suo riflesso
nel fondo del bicchiere vuoto.
-"Due vodka on the rocks
per me e la signorina..."- ordinò una voce maschile al suo fianco.
La Yamanaka sollevò gli occhi stanchi scocciata, convinta
di aver accanto il solito attaccabrighe: si stupì non poco di ritrovarsi
davanti il bel Kiba, anche lui con espressione parecchio provata.
-"Questo te lo offro io... te lo devo."-
commentò l'Inuzuka, desolato.
-"Grazie... ne ho proprio bisogno."- sospirò
Ino, con sguardo basso. Nessuno dei due aveva voglia di lottare per affermare
la proprio superiorità, quella sera. Non erano più gli stessi di quel
pomeriggio, ed era bastata una rapida occhiata reciproca per capirlo.
I due fissarono i brillanti bicchieri malinconicamente,
considerandosi patetici: affogare i dispiaceri nell'alcol era l'ultima spiaggia
per tutti.
-"Sai Ino... solo i bravi ragazzi ottengono ciò che
vogliono... noi sognatori, invece, dobbiamo vivere con il cuore
spezzato."- ribadì il ragazzo, afferrando il bicchiere tra le mani.
Ino non rispose, si limitò ad abbassare il volto, con
occhi lucidi. Sapeva che Kiba aveva ragione. Anche lei sollevò il bicchiere,
invitando Kiba a brindare.
-"Ai sognatori, allora."- propose Ino.
-"...nessuno brinda ai sognatori..."- commentò
il ragazzo con ghigno amaro, fissando il ghiaccio brillare dall'interno del
bicchiere.
-"...è proprio per questo che lo siamo, no? I
sognatori non sono forse coloro che credono nelle cose che non si avvereranno
mai, che credono in ciò che è un fallimento fin dall'inizio? ... se non
brindiamo da soli a noi stessi, allora nessuno brinderà mai per noi..."-
concluse la biondina, mostrando il sorriso più malinconico che l'amico avesse
mai visto.
-"Credo che ci siamo persi in questo mondo,
Ino..."- sospirò Kiba, con atteggiamento filosofico.
-"Già, hai ragione... che cos'abbiamo di diverso
dagli altri? Perché gli altri non si perdono e noi sì?"- si domandò la
ragazza, con voce quasi spezzata.
-"...la maledetta speranza di raggiungere i sogni
irraggiungibili, suppongo..."- ridacchiò lievemente lo shinobi,
con rassegnazione. -"...è il desiderio di realizzare i sogni
irrealizzabili che ci fa perdere la strada che gli altri, invece, hanno chiara
davanti agli occhi..."- aggiunse poi, con un sospiro.
-"...e allora brindiamo a noi sognatori perduti,
nella speranza che non ce ne siano altri, dopo di noi..."- sorrise
amaramente Ino, sorseggiando finalmente il suo drink.
Kiba annuì lievemente, mordendosi il labbra inferiore e
partecipando al brindisi della sognatrice seduta al suo fianco. Davanti a loro,
un'altra infinita e tristissima notte ad attenderli.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Grazie
mille per le continue e preziose recensioni! Un big thank you a:
InoYamanaka89 (grazie
per il continuo sostegno ^^), lilithkyubi (sono emozionata, davvero te le sei appese in
camera le parole di Kiba *.*?!), Ely 91 (sono lieta che ti siano giunte le parole di Kiba-kun ^^), Talpina
Pensierosa (Grazie per le varie
recensioni che mi lasci! Me molto felice! *.*), nicichan
(ma ti chiami Nico o Jessica?! Cmq scrivi
molto bene xp), SangoChan88 (oh, un’altra amante delle KibaIno! Me super
happy ^^), e Mimi18 (A cui dedico
questo capitolo! Grazie per aver sclerato con me in
compagnia questo pomeriggio, senza di te non avrei mai pubblicato ^^).
HelloEverybody! ThisisSakurina
e… ha appena finito la tesina d’inglese, quindi è totalmente in Inghilterra con
la testa! Ma ho fatto un saltino a Konoha prima di
ritornare in Italia e così ce l’ho fatta ad aggiornare la mia KibaIno a cui voglio tanto tanto
bene! Che bella la canzone di questo capitolo, la sento molto KibaIno, non so perché *.* !!!
Un bacione KibaInoso a
tutti voi che leggete con assiduità! Graccieee ^^,
leggete e fatemi sapere se vi ha fatto tanto schifo! Bacione Sakurina
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter 3:
"Sei Arrivata Tu"
"E poi all’improvviso
Sei arrivata tu
Non so chi l’ha deciso
Mi hai preso sempre più
Una quotidiana guerra
Con la razionalità
Ma va bene pur che serva
Per farmi uscire"
883, “Come Mai"
Era strano. Non gli pareva che in camera sua ci fosse mai
stato quel buon profumo. Non capiva bene di cosa si trattasse, ma era dolce e
piacevole.
Si rigirò lentamente nelle morbide coperte, profumate
anch'esse, e finalmente aprì gli occhi pesanti.
Si guardò attorno confuso e quando intuì di non trovarsi
nella sua stanza, Kiba si alzò di scatto, ma una dolorosa fitta alla testa lo
obbligò a sdraiarsi nuovamente.
Mugugnò di dolore, premendosi con forza le mani sulle
tempie: ah, buoni e vecchi sintomi del dopo sbornia!
-"Ben svegliato!"- cinguettò l'acuta voce della
Yamanaka, richiamando la sua attenzione.
L'Inuzuka sollevò lievemente il
capo, lo stretto necessario per catturare con la coda dell'occhio l'immagine
snella della biondina che, davanti allo specchio, si legava con cura i capelli.
-"Che... che è successo?"- chiese il ragazzo,
con la solita voce roca mattutina.
-"Potrebbe averti investito un tram, ma così non è...
ci siamo sbronzati da schifo ieri sera e sei rimasto a casa mia perché non ti
ricordavi dove fosse la tua. Tutto qui."- spiegò Ino, con voce seria e
diretta.
-"Ah, okay..."- si limitò a mugugnare Kiba,
scrutandola perplesso.
-"Adesso devo scappare... fai pure come se fossi a
casa tua, tanto i miei sono in negozio a lavorare. Ora vado a lezione... ciao ciao!"- lo salutò la biondina, uscendo di corsa dalla
camera.
Era ovvio che la ragazza fosse in evidente imbarazzo. Non
l'aveva guardato nemmeno per un secondo, era fuggita dalla stanza come se
provasse ribrezzo per lui. Kiba si tirò su a sedere, grattandosi il capo,
sempre più confuso dallo strano comportamento di quella ragazza che gli era
piombata nella vita da un momento all'altro: non poteva negare che... lo tirava
scemo. E quel dolore alla testa... lo stava uccidendo. Rimase seduto per un
po', fissando il parquet rosino della cameretta,
cercando di riprendere lucidità e di ricordare vagamente cosa fosse accaduto il
giorno prima. Tentativo inutile, visto che ricordava solo il suo bicchiere di
vodka perennemente pieno.
L'Inuzuka gironzolò un po' per
la camera di Ino, curiosando fra i suoi sopramobili molto femminili e i suoi
teneri peluche: era divertente scoprire il lato più dolce di quella ragazza
all'apparenza così maliziosa e irascibile.
L'attenzione dello shinobi fu
catturata dalla moltitudine di foto che tappezzavano il pezzo di parete sopra
la scrivania della giovane: la maggior la parte la ritraevano con i suoi
compagni Shikamaru e Choji, col loro defunto maestro e con le sue amiche. Kiba
non si stupì di trovarne molte anche insieme alla sua insegnante Kurenai, visto che era la compagna di Asuma e la madre di
suo figlio. Che piccolo che era il mondo. Chissà cosa avrebbe pensato Kurenai-sensei a sapere che il suo allievo aveva dormito per
due notti con la pupilla di Asuma? Ne sarebbe stata felice o sarebbe rimasta
senza parole?
Il ragazzo stava per allontanarsi con un mezzo sorrisino
beffardo stampato sulle labbra, ma indugiò per qualche minuto su una foto che
lo colpì particolarmente. Era seminascosta sotto un portapenne della scrivania:
Ino l'aveva nascosta per levarsela dalla vista, ma probabilmente guardava più
quella che non tutte le altre. Kiba ne era certo, perché curiosamente anche lui
lo faceva spesso. Lentamente, il ragazzo estrasse la foto e stette per qualche
minuto ad osservarla, con espressione assorta e amara. Ino sorrideva, felice
come non mai, mentre stringeva con forza il braccio di Shikamaru, che invece
sbuffava come sempre, sebbene si capisse che quell'espressione non era di
scocciatura assoluta, bensì di felicità camuffata da seccatura. Forse per un
periodo erano stati davvero bene insieme... ma la felicità non è duratura per i
sognatori. E Ino era una sognatrice. Perché solo i sognatori tenevano diari e
diari pieni zeppi di poesie, solo i sognatori appendevano le foto dei giorni
passati più felici nella speranza di vederli ripetersi, solo i sognatori
mettevano il letto sotto la finestra per addormentarsi guardando le stelle.
E dopo aver constatato tutto questo, dopo aver visto che
lui e Ino ascoltavano la stessa musica e guardavano gli stessi film, che
entrambi si atteggiavano da duri e superficiali alla vista degli altri per
difendersi, Kiba se ne andò da quella stanza, sentendosi stranamente...
completo e sollevato, senza una buona ragione apparente.
-"Buongiorno Kurenai-sensei!
Mi scusi se la disturbo al mattino presto!"- sorrise il ragazzo, entrando
nell'appartamento della donna mentre Akamaru lo
seguiva.
-"Ma figurati... a proposito, cosa ci fai in piedi
così presto di sabato mattina?"- gli domandò la mora, scrutandolo
perplessa. -"Non avrai fatto qualcuna delle tue solite notti brave,
eh?"- aggiunse poi, ironica.
-"Eh eh... diciamo di sì, in un certo senso..."-
arrossì l'Inuzuka, avvicinandosi al box dove il
figlio di Kurenai giocava allegramente. -"Ehilà Takeshi, come va?"- sorrise, prendendolo in braccio.
-"Ti va un po' di the, Kiba?"- gli chiese la
donna, sorridendogli dolcemente.
-"Sì, grazie!"- assentì il ragazzo, continuando
a giocare col piccolo sul divano.
-"Senti un po', Kiba... cosa combini tutte le sere?
Mi sembri sempre stravolto..."- asserì la jonin,
servendo il the al ragazzo e prendendo posto di fronte a lui.
-"L'ha detto prima, sensei...
mi dedico alle notti brave!"- sghignazzò il chunin,
mettendo a sedere il bambino nel box e accomodandosi sul divano.
-"Da solo?"- chiese Kurenai,
nascondendo dietro la tazza di the un sorrisino malizioso.
-"In che senso, sensei?!"-
arrossì Kiba, iniziando a sorseggiare con foga il the, cercando di nascondere
l'imbarazzo.
-"Hai capito benissimo, Kiba... qualche bella ragazza
ti ha rapito il cuore oppure cambi donna tutte le sere?"- specificò la
maestra, diretta e senza giri di parole.
-"Ehm... ehm... mava... Kurenai-sensei! Per
chi mi ha preso?! Io mica sono tipo da storie serie!"- commentò ironico l'Inuzuka, tramutando l'imbarazzo in spavalderia.
In quel momento, Akamaru abbaiò
con forza in direzione della jonin, comunicandole
qualcosa con la sola forza del guaito.
-"Ah-ah, Akamaru ha appena confessato... spara, chi è lei?"-
domandò Kurenai, con sorriso sempre più malizioso.
-"L-lei?! Non c'è nessuna lei!
Sono solo, io! Akamaru, che stronzate vai abbaiando
in giro?!"- sbottò Kiba, fulminando l'animale con sguardo di rimprovero.
Per tutta risposta, il cane abbaiò con più forza,
suggerendo al padrone il nome di qualcuno di sua conoscienza...
Kiba arrossì, incrociando le braccia offeso e imbarazzato.
-"Lei?! Con lei non c'ho mica fatto
niente, baka di un cane! E poi sei proprio un
impiccione, Akamaru! Figurati poi, con una come lei!"-
sbottò il suo padrone, ammonendolo offeso.
-"E questa lei chi sarebbe?"- sorrise Kurenai, sempre più curiosa.
-"Nessuno!"- arrossì l'Inuzuka,
allontanandosi mentre la sensei gli si avvicinava
sempre di più.
-"Avanti... arrossisci sempre quando c'è di mezzo una
ragazza seria... chi è? La conosco? E' carina? E' mora oppure bionda?"-
chiese la jonin, iniziando un vero e proprio
interrogatorio.
All'udire quel bionda, Kiba arrossì di più mentre
rivedeva davanti a sé il volto angelico della Yamanaka sorridergli tristemente,
senza capirne bene la ragione.
L'Inuzuka cadde giù dal divano,
sbattendo la testa contro il comodino, mentre l'insegnante scoppiò in una
risata divertita.
-"Allora ho fatto c'entro dicendo che era bionda! Oh
Kiba, vedo che hai cambiato gusti..."- commentò infine, con tono
leggermente amaro, ripensando ai suoi sentimenti senza speranza per Hinata.
Kiba afferrò al volo la leggera allusione, e si alzò di scatto,
ritornando padrone di se stesso.
-"Non c'è nessuna bionda, Kurenai-sensei."-
asserì freddo il chunin, avvicinandosi al box per
salutare il bambino.
-"Mmh, capisco. Beh, se anche ci fosse, sarebbe solo
un bene per te, Kiba. Hai più parlato con..."- cercò di chiedergli la
donna, ma venne fermata da uno sguardo insolitamente troppo freddo dell'Inuzuka.
-"Kurenai-sensei... non c'è
più bisogno di parlare di quella cosa. Ormai è tutto finito. Io sto bene."-
asserì Kiba, voltandosi e dirigendosi verso la porta.
-"Oh, a proposito, Kiba... dove sono Hinata e Shino?"- chiese la jonin, accompagnandolo all'uscita.
-"...in missione..."- brontolò l'Inuzuka, scrutando la maestra con sguardo ricolmo di
fastidio.
-"Hokage, lei è una
ruffiana, lo sa?"- sbottò Kiba, scrutandola irritato.
Tsunade
ridacchiò imbarazzata, non sapendo che rispondere: del resto, il ragazzo
davanti a lei non aveva tutti i torti.
-"Avanti Kiba, non è come pensi tu..."- cercò di
giustificarsi la donna, in difficoltà.
Kiba era davvero furioso: era stato escluso dall'ultima
missione dei compagni senza motivo apparente. La motivazione era semplice: i
soldi scarseggiavano, e bisognava fare economia risparmiando più shinobi possibili. Kiba in quella missione era superfluo e
perciò Tsunade aveva preferito mollarlo a casa. Ma
come fare a spiegarglielo? Del resto, era uno dei pochissimi chunin rimasti a casa. Già, lui e...
In quel momento, Ino entrò nell'ufficio, guardando stupita
l'amico di fronte alla maestra.
-"Ciao Inuzuka."- lo salutò
la Yamanaka, abbassando il volto imbarazzata e avvicinandosi all'Hokage.
-"Ciao... Ino."- ricambiò Kiba, un po'
dispiaciuto dalla freddezza dell'amica, ma arrossendo anche lui ripensando al
discorso avuto con Kurenai. -"Beh, comunque non
ci andrò."- riprese il discorso poi, assumendo un'aria estremamente
seccata.
-"Kiba, è un ordine quello che ti ho dato."-
sbottò la Godaime, sempre più infastidita.
-"Che succede?"- chiese Ino, incuriosita dalla
reazione dell'amico.
-"Beh, ho proposto a Kiba una missione d'oro: tre
giorni ad Okaneshi, con alloggio in una suite in un
albergo a cinque stelle, vitto incluso, missione di livello C quindi neanche
troppo complicata... e lui si rifiuta categoricamente!"- sbuffò Tsunade, sbattendo i pugni sul tavolo.
-"Okaneshi...?"-
ripeté sottovoce la Yamanaka, con voce incredula -"Kiba! Come fai a
rifiutare una missione ad Okaneshi?! E' la capitale
della moda, del benessere, della ricchezza, del status symbol...
è un paradiso! E tu rifiuti una missione di livello C con alloggio in un hotel
con sauna e Jacuzzi, servito e riverito? Tu sei fuori, Inuzuka..."-
ridacchiò infine la biondina, allibita.
-"Non la rifiuterei, se non fosse nient'altro che una
scusa per sentirsi meno in colpa..."- ghignò beffardo Kiba, fulminando la sennin -"Non è vero, Godaime-sama?"-
aggiunse infine.
Tsunade
non rispose, ma non riuscì nemmeno a trattenere un lieve rossore dovuto
all'imbarazzo, confermando tutte le tesi del chunin.
-"Sai, Ino, siamo rimasti solo io e te a Konoha... tutti gli altri sono già in missione. E
sinceramente io ci sono rimasto un po' male per essere stato escluso così senza
motivo, e sinceramente penso dovresti esserlo anche tu... così la nostra cara Tsunade-sama ha deciso di corrompermi offrendomi una
missione allettante, non è così?"- la istigò nuovamente l'Inuzuka, inarcando un sopracciglio.
-"Beh, se questa è una corruzione... io mi sarei
lasciata corrompere volentieri!"- sogghignò Ino, divertita.
-"Bene, allora, Yamanaka... se ti va possiamo farci
corrompere insieme..."- asserì Kiba, con istintiva malizia -"Tsunade-sama, accetterò la
missione solo se Ino verrà con me e Akamaru."-
affermò inaspettatamente il ragazzo, fissandola con aria di sfida.
-"Non se ne parla, Kiba... Ino mi serve qui!"-
protestò la bionda, sbattendo le mani sul tavolo.
-"Va bene, e allora... vada lei a Okaneshi,
sa a me che me ne frega..."- rispose il chunin
con aria strafottente.
-"...però è anche vero che la suite è doppia e che
sarebbe un peccato sprecarla così..."- sbuffò la donna, imbarazzata: non
poteva assolutamente andare lei a Okaneshi, rischiava
troppo. -"...e d'accordo, andatevene a Okaneshi
e sparite dalla mia vista, razza di parassiti che non siete altro!"-
cedette l'Hokage, allontanandoli con un gesto della
mano.
-"Bene!"- sorrise soddisfatto Kiba, afferrando
la Yamanaka per il polso e trascinandola fuori con sé.
La ragazza era a dir poco senza parole per quello che era
appena accaduto, tutto troppo velocemente per i suoi gusti; si era ritrovata
incastrata in una missione in un paradiso esotico insieme a Kiba Inuzuka!
-"Inuzuka, che diavolo ti
sei messo in testa?!"- sbottò Ino, fuori di sé, riprendendosi con uno
strattone il polso.
-"Uffa Ino, che noiosa che sei... sei tu quella che
non vedeva l'ora di andare ad Okaneshi, io ti ho
solamente fatto un favore e mi ringrazi così? Bell'amica..."- sbuffò il
ragazzo, con fare deluso ma provocatorio allo stesso tempo.
-"Non prendermi in giro, Inuzuka!
Quali sono le tue vere intenzioni?! Non ci credo che hai deciso di venire in
missione con me con i più innocenti propositi... li conosco i tipi come
te!"- sbraitò la biondina, fuori di sé.
-"Come fai a dire che io appartengo ad una certa
categoria se mi conosci appena?"- la istigò nuovamente lo shinobi, ghignando malizioso.
-"Kiba..."- si avvicinò con aria minacciosa la
ragazza, fermandosi a pochissimi centimetri dal suo volto -"...se in
missione ti azzardi a toccarmi con un mignolo... passerai molti guai,
credimi..."- sibilò sprezzante, suscitando nient'altro che un sorrisino
beffardo sul volto dell'Inuzuka, per niente
intimorito.
-"Tranquilla Yamanaka... sono sicuro che ci
divertiremo un mondo, insieme..."- ghignò il chunin,
ammiccandole spavaldo.
Ino si limitò a scrutarlo scettica, dopodiché si
allontanò, senza aggiungere una parola.
-"A domattina, principessa!"-
la salutò Kiba, ridacchiando divertito, ricevendo una bella linguaccia come
risposta.
Kiba sorrise: perché l’aveva fatto? Sinceramente,
non lo sapeva bene nemmeno lui. Ma aveva capito che c’era qualche strana
connessione fra lui e quella ragazza, forse troppo bella e irraggiungibile per
lui. Non poteva negare che qualcosa era cambiato dentro di lui da quando era
arrivata lei. D’altronde, lui credeva nel filo rosso del destino: si erano
incontrati per caso troppe volte, erano troppo simili e oltretutto erano gli
unici chunin rimasti a Konoha
per quella missione. Semplici sogni ad occhi aperti? Possibile, anzi,
probabile. Ma del resto lui era un sognatore e se non si concedeva il lusso di
sognare, chi poteva farlo?
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Daiiii sono stata veloce stavolta, no? Non ne
sarei tanto sicura per la prossima, ma la speranza è l’ultima a morire! Devo prima
pensare cosa far fare a questi due bellini in missione insieme! Eh eheh… Sakurina
fantastica già troppo!
Come
sempre, un grazie speciale alle mie amate recensitrici!
Mimi18 (CaVa, vedi di aggiornare la TUA di KibaIno -.-…
lo sai che ti adoVo!), Talpina
Pensierosa (Graccie per recensire la mia KibaInoT.T beh, se Shika non lo facevo bastardo, non avevo
scuse per mandare Ino con Kiba ^///^), nicichan (dai, io direi che Nico spacca di più… mi
dispiace, con le Jessiche ho brutta esperienza… T.T…e cmq Shika stronzo è ok in una KibaIno
XD), InoYamanaka89 (Hai ragione, ho trpficcy in giro e una maturità
che mi aspetta all’angolo… T.T cercherò di finire
qualcosa! Visto che ce l’ho fatta ad aggiornare la KibaIno
miracolosamente? Leggerò al più presto anche la tua nuova ficcy!),
binky (Kibucciolopucciolo e Ino sono proprio teneri insieme, secondo me più
di Hinata e Kiba… boh non so, secondo me hanno trp il carattere diverso per stare insieme, nnzò -.- e poi sono una NaruHina convinta, il che spiega tutto U///U), SangoChan88
(dai penso che Shika stronzo ci stia
tutto nelle KibaIno ^^ e poi sono fortemente
combattuta fra il KibaIno e lo ShikaIno,
sai? Mah… che questione ambigua! XD),Nejisfan 94
(Francy, oh Francy… se
non fossi così ritardatario non ti adorerei così tanto! Fai sempre le sorprese
dell’ultimo minuto! Grazie 1000 per leggere anche questa mia ultima schifezza,
le tue recensioni sono sempre bellissime *.* oltretutto ho trovato un’altra
sognatrice da arruolare nell’esercito!Tvb!).
Ecco il nuovo
capitolo della mia KibaIno, grazie a tutti per
seguirla così numerosi! Dunque dunque… Kiba e Ino
adesso partono e se ne vanno in missione, e che missione ragazzi! Soggiorno
gratuito ad Okaneshi, una delle città più “in” e chic
della Terra del Fuoco, ma soprattutto… che viaggio per raggiungerla! Spero vi
piaccia! Bacione Sakurina
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter 4:
"Viva Così Come Sei"
"Questa qua è per te
Che non ti puoi spegnere
Non hai mai avuto tempo
Devi troppo vivere
E' per te questa qua
Per la tua golosità
Ti strofini contro il mondo
Tanto il mondo non ti avrà!
Perché sei viva viva
così come sei
Quanta vita hai contagiato
Quanta vita brucerai...
Questa qua è per te e non è niente
facile
Dire quello che non riesco
Mentre tu vuoi ridere..."
Ligabue, "Viva!"
-"Ehi, buongiorno principessa!"- sbiascicò una
voce ironica e alquanto seccata.
Ino sospirò, portando gli occhi al cielo: perché voltarsi,
tanto sapeva chi era il rompiscatole.
-"Ciao Kiba..."- sospirò la biondina, mentre
veniva affiancata dall'amico.
-"Sei pronta oppure devi passare dall'estetista a
farti la manicure?!"- brontolò l'Inuzuka, per
sottolineare il ritardo estremo della ragazza.
-"Non dovevamo incontrarci alle porte di Konoha, scusa?"- lo fulminò lei col suo sguardo
cristallino.
-"Beh, sai com'è, dopo un quarto d'ora che ti
aspettavo... ho cominciato a preoccuparmi!"- sbottò Kiba, furioso.
-"Oh, ti sei preoccupato? Che cavaliere!"- lo
sbeffeggiò Ino, passando avanti.
-"Certo che mi sono preoccupato! Che ne so io che ci
metti 40 minuti per prepararti alla mattina?!"- si lamentò l'Inuzuka, affiancandola nuovamente insieme al fedele Akamaru.
-"Sono una donna, è normale essere in ritardo."-
si giustificò la ragazza, con ghigno beffardo.
-"No, Hinata non lo è quasi
mai."- protestò Kiba, ma subito si morse il labbro inferiore pensando a
ciò che aveva detto.
-"Scusa tanto se non sono perfetta come Hinata..."- sbottò la biondina, fulminando il ragazzo
ancora una volta.
Questa volta Kiba abbassò il capo, mettendosi le mani in
tasca: forse era meglio stare zitto. Non era carino paragonare due ragazze così
diverse.
Calò un pesante silenzio fra i due e per un quarto d'ora
nessuno parlò.
Kiba si guardava attorno perplesso, sperando di trovare un
qualsiasi pretesto per attaccare bottone con la biondina. Quel silenzio lo
opprimeva, e soprattutto stare in silenzio con lei che parlava sempre
era preoccupante.
-"Dov'è Akamaru?"-
chiese improvvisamente Ino, distogliendolo dai suoi pensieri.
L'Inuzuka si guardò attorno perplesso,
notando che il fedele compagno era sparito.
-"Non lo so... ehi Akamaru,
dove cavolo sei finito?!"- lo richiamò a gran voce il padrone, e presto
ricevette un guaito di risposta da oltre gli alberi.
-"Maledetto cagnaccio, vattene, mollami!"- urlò una
voce roca e sgradevole.
Ino e Kiba si nascosero dietro dei cespugli, e notarono
con disappunto che Akamaru aveva attaccato
apparentemente senza ragione un uomo grande e grosso, all'apparenza rude e
volgare. L'energumeno cercava di scostarsi di dosso Akamaru
dandogli potenti scossoni, ma inutilmente.
-"Ma cosa sarà successo ad Ak---
KIBA!"- lo richiamò Ino, ma inutilmente.
L'Inuzuka scattò fuori dai
cespugli e, senza pensarci troppo, tirò un potente pugno all'omone che stava
attaccando Akamaru.
Ino sospirò, tappandosi gli occhi con le mani,
rifiutandosi di vedere la scena, visto che le sembrava alquanto patetica.
-"Ahia Yamanaka, fai piano!"- brontolò Kiba, ma
subito si zittì, fulminato dallo sguardo severo della compagna.
Ino gli stava curando la mano ferita durante la
colluttazione, tutta crucciata: non erano partiti da nemmeno un'ora e già Kiba
era finito nelle grane.
-"Kiba, il tuo problema è che sei troppo impulsivo!
Se solo tu pensassi prima di agire non finiresti in tutti questi guai!"-
lo rimproverò Ino, finendo di medicarlo.
-"Scusa tanto se non sono perfetto come
Shikamaru."- protestò Kiba, aggrottando le sopracciglia, colto da una
punta d'invidia.
La Yamanaka sbarrò gli occhi, fissandolo perplessa,
dopodiché abbassò il volto, stranamente dispiaciuta.
-"Non intendevo dire questo, Kiba."- asserì Ino,
stranamente calma, mordendosi il labbro inferiore -"Volevo dire... che tu
ti preoccupi molto per le persone a cui tieni, e agisci spinto dalla
preoccupazione, senza pensare... così salvi sicuramente gli altri, ma rischi di
farti del male tu. Se soltanto fossi un po' più calmo e riflettessi..."-
cercò di spiegargli la biondina, ma ci rinunciò, vedendo il sorriso beffardo
sul volto di Kiba.
-"Io sono fatto così Yamanaka, prendere o lasciare.
Non ho intenzione di cambiare per il piacere di nessuno, anche perché cambiare
me stesso... è una cosa che non riesco nemmeno a contemplare. Anche se questo
significa farmi male!"- spiegò l'Inuzuka,
sorridendole con ghigno accattivante.
Dapprima Ino lo guardò perplessa, poi però non poté fare a
meno di sciogliersi in un sorrisino rassegnato: era davvero un testardo, un
testardo terribilmente affascinante.
-"Mi ridai la mano, per favore?"- chiese poi
Kiba, ghignando malizioso.
La biondina notò che stringeva ancora la mano dell'amico
fra le sue, sebbene avesse smesso di curarlo da un pezzo.
Arrossendo di botto, la ragazza lasciò andare velocemente
la presa,
-"Ma non capisco perché Akamaru
abbia attaccato quell'uomo!"- cambiò improvvisamente argomento Ino,
ricordando gli avvenimenti di poco prima.
-"Già, questo non lo capisco neanche io... Akamaru!!!"- lo richiamò il padrone, piuttosto
infuriato.
I due chunin videro il cane sbucare fuori da un cespuglio
mentre teneva in bocca un animaletto per la collottola.
Akamaru
si avvicinò a loro e poggiò il batuffolo di pelo arancione sulle ginocchia di
Ino. La biondina si illuminò non appena notò due lunghe orecchiette e un ponpon bianco, un musino simpatico e due occhioni neri
grandi e spaventati guardarsi attorno disorientati.
-"Un coniglietto!"- si esaltò Ino,
accarezzandolo.
-"Un coniglio? Che cavolo ci porti, eh, Akamaru? Mica possiamo mangiarcelo così!"- protestò
Kiba, scrutando l'animaletto.
-"I-NU-ZU-KAAAAAAA!!!"- ringhiò la biondina,
tirando un potente pugno al compagno, così potente da spedirlo dall'altra parte
del prato.
-"...st-stavo
scherzando..."- piagnucolò il ragazzo, steso a terra senza riuscire ad
alzarsi per via della botta.
-"Povero coniglietto... scommetto che quel cattivone voleva ucciderlo e tu l'hai salvato, vero Akamaru-kun?"- sorrise Ino, accarezzando
affettuosamente il cagnolone che abbaiava contento.
-"Ah sì eh... a lui i nomignoli e le carezze... e a
me le critiche e i ceffoni..."- piagnucolò Kiba, perplesso.
-"Perché ci dobbiamo fermare di già , Yamanaka? Non
dovrai andare al trucco, spero!"- la schernì Kiba.
-"No, razza di baka!
Non vedi che Ichi è ferito alla zampina? Ho bisogno
di un po' d'acqua per curarlo!"- lo fulminò Ino con lo sguardo.
-"Ma... ma... Ichi? Pure il
nome gli hai dato?! Oh, che cosa mi tocca sentire..."- sospirò l'Inuzuka, seguendola verso un parchetto.
-"Beh, anche Akamaru ha un
nome, no? Perché non dovrebbe averlo un coniglio?"- protestò la Yamanaka,
offesa.
-"Perché un cane e un coniglio sono animali molto
diversi, Ino... va beh, fai come ti pare, tanto lo fai sempre!"- borbottò
il ragazzo, sedendosi su una panca vicina ad una fontanella.
Ino gli si sedette accanto, curando affettuosamente e con
delicatezza il piccolo coniglietto. Kiba la osservava di sottecchi, affascinato
dalla sua delicatezza effimera e da quella bellezza talmente perfetta da
sembrare irreale. Era troppo bella, decisamente troppo bella. Ed era pure
affascinante. Non tutte le belle hanno pure fascino. Ino Yamanaka, invece,
aveva entrambi. E non solo quello. Kiba stava scoprendo che Ino aveva grazia e
forza, oltre ad un grande carisma. Insomma, gli piaceva, e lo ammetteva
tranquillamente.
Si svaccò comodamente sulla panchina, allungando le
braccia lungo lo schienale. Portò gli occhi all'albero verdeggiante sopra di
loro, le cui foglie venivano mosse melodiosamente dal vento, dopodiché lo
sguardo gli cadde sulle spalle nude e vellutate di Ino, che tutta intenta a
curare l'animaletto non si era resa conto del braccio di Kiba dietro di lei.
Un sopracciglio dell'Inuzuka guizzò
improvvisamente, mentre l'idea di provare ad abbracciare la Yamanaka si andava
lentamente formando nella sua testolina perversa.
"Beh, un bacino ci sta tutto..." pensò Kiba,
mentre avvicinava lentamente la mano alle spalle della ragazza, ma subito si arrestò,
imbarazzato. "Ma che cavolo faccio?! Devo essere impazzito... è solo che
Ino mi fa venire i bollori... cazzo, perché deve essere così sexy?!"
sospirò l'Inuzuka, ritraendo il braccio al suo posto.
Improvvisamente, una palla da basket cadde ai suoi piedi,
attirandone l'attenzione.
-"Ehi shinobi, ripassaci la
palla!"- gridò la voce di un ragazzo proveniente dal campo da basket.
Kiba afferrò la palla, facendola girare abilmente su di un
dito.
-"Ehi ragazzi, vi serve un giocatore in più?"-
gli chiese, ghignando spavaldo.
I ragazzi si guardarono fra di loro, complici e divertiti.
-"Dai, facci vedere come gioca uno shinobi di Konoha!"-
sorrisero, invitandolo a giocare con loro.
-"Ehi Ino-hime*, io torno subito!"- urlò Kiba,
levandosi cappotto e maglietta retinata e lanciandoli alla compagna.
Ino arrossì di botto, rimanendo senza parole mentre vedeva
l'Inuzuka correre a giocare a pallacanestro mezzo
nudo. Rimase imbambolata a fissarlo tutto il tempo: i suoi pettorali
perfettamente scolpiti, la sua risata spontanea e divertita, l'espressione
impegnata, i capelli spettinati e imperlati da goccioline di sudore che
brillavano al sole... insomma, ad un certo punto dovette persino asciugarsi una
gocciolina di bava che le stava per scendere furtiva dall'angolo della bocca.
"Oh, avanti Ino, riprenditi!" si disse fra sé e
sé, ancora sconvolta in anima e corpo. "E' solo Kiba Inuzuka,
Kiba Inuzuka, capisci?! Non c'è nulla su cui
fantasticare, proprio nulla! ...sì, però... che figo!"
sospirò infine la biondina, accarezzando il coniglietto.
-"Ehi Ino-hime, grazie per
avermi curato la roba!"- disse Kiba, tornando da lei col fiatone.
Ino gli lanciò addosso i vestiti bruscamente, voltandosi
per non far notare il volto arrossato dall'imbarazzo.
-"Dai, muoviti, che siamo in ritardo
allucinante!"- borbottò la Yamanaka, allontanandosi velocemente, vagamente
irritata.
Kiba ghignò fra sé e sé, divertito, scrutando con
attenzione le curve della compagna mentre si allontanava.
-"Beh, tu che dici, Akamaru?"-
gli chiese, compiaciuto.
Akamaru
abbaiò contento, esternando tutta la propria approvazione per Ino.
-"Eh sì, il solito buon gustaio!"-
ridacchiò Kiba, seguendo la compagna.
Finalmente, la tensione che c'era nell'aria si era
spezzata. Ino e Kiba avevano cominciato a parlare, non si sapeva bene come, di
tutti i loro compagni. E che risate che si facevano. Sfottere un po' i loro
amici, nel senso buono della parola, era uno spasso totale per entrambi: Kiba
perché era un po' cattivello, Ino perché era una portinaia.
Dai lucidi e perfetti capelli di Neji fino al misterioso
sguardo di Shino, passando per la schizofrenia di
Sakura e la stupidità di Naruto, gli unici che non
vennero nemmeno nominati furono Hinata e Shikamaru. E
non c'era bisogno di perché.
Entrambi erano molto svegli per certe cose e sapevano
bene, sebbene non si fossero quasi mai parlati, delle loro reciproche cotte.
In realtà Ino aveva capito da sola della cotta dell'amico
per Hinata, d'altronde lei era un'esperta, queste
cose le capiva al volo. Kiba invece pensava ad Ino come la solita ochetta che
andava dietro ai bellocci quali Sasuke e Sai, ma si
era ricreduto scoprendo con sorpresa la sua cotta per Shikamaru, la sera in cui
si erano parlati per la prima volta.
"Hinata è molto graziosa, è
naturale che Kiba sia innamorato di lei." pensava fra sé e sé Ino, un po'
invidiosa dell'amica.
"Shikamaru è un cretino totale, mister apatia in
persona, com'è possibile che Ino gli vada dietro?! Lei dovrebbe stare con
mister perfezione Sai, mica smaniare per un cazzeggiatore
del calibro di Shikamaru! Mah, che mondo storto..." pensava invece Kiba,
che non vedeva per niente di buon occhio la cotta della compagna. Sì, in realtà
era geloso marcio.
-"Ehi, hai visto che partita, eh? Sono un mito anche
a pallacanestro!"- ridacchiò soddisfatto fra sé e sé l'Inuzuka.
-"Sì guarda, un campione!"- lo sbeffeggiò Ino,
ironica.
-"Ma se non mi hai staccato un attimo gli occhi di
dosso!"- la provocò Kiba, malizioso.
-"N-non è vero! Che cavolo
dici?! E poi non hai mai guardato verso di me, come fai a saperlo?!"-
protestò la Yamanaka, arrossendo lievemente.
-"Beh, e tu come fai ad essere certa che io non abbia
mai guardato verso di te?"- sorrise Kiba, sornione, facendo arrossire di
brutto la compagna -"Ah! Vedi che mi guardavi? Del resto è normale Ino-hime, il mio fascino è letale!"- scoppiò a ridere
il ragazzo, dando un buffetto in testa all'amica per smorzare l'imbarazzo.
-"Ehi Kiba, guarda là!"- disse Ino, correndo
esaltata verso l'orizzonte, tintosi improvvisamente di blu.
I due ragazzi fissarono senza fiato l'enorme distesa del
mare davanti a loro, mentre il sole tramontava su di lui, tingendolo di un bel
rosso fuoco.
-"Okaneshi è vicina, Kiba-kun..."- sospirò Ino, chiamandolo con quel
nomignolo quasi senza pensarci.
Il ragazzo la guardò sorridendo, affascinato dal riflesso
rosso che si specchiava sui suoi capelli e nei suoi occhi azzurri, rendendoli
quasi violetti.
-"Ino..."- sussurrò Kiba, senza saper bene cosa
gli volesse dire.
-"Andiamo a fare il bagno, Kiba-kun!"-
sorrise Ino, con occhi brillanti, mentre appoggiava il coniglietto al suolo.
-"...eh?!"- rimase interdetto il ragazzo, mentre
vedeva la compagna levarsi top viola e gonna davanti ai suoi occhi gioiosi e
increduli. Purtroppo la sua gioia finì presto, visto che Ino rimase in
pantaloncini neri e con un microscopico top nero.
-"Io vado!"- rise la biondina, buttandosi in
acqua senza pensarci troppo.
Kiba rimase perplesso qualche attimo, dopodiché si levò
tutti gli indumenti, restando in boxer e buttandosi in acqua.
Strano, la compagna era sparita.
-"Ehi Ino... dove cavolo sei?!"- si allarmò l'Inuzuka, non trovandola da nessuna parte.
Improvvisamente, Ino saltò fuori dall'acqua, aggrappandosi
al collo dell'amico ridendo.
-"Ti preoccupi troppo, Kiba-kun..."-
gli sussurrò suadentemente, per poi spingerlo sott'acqua, iniziando a giocare
con lui.
Ino si sdraiò a terra esausta, mentre le stelle erano
ormai le padrone incontrastate del cielo sopra di loro.
Kiba le si affiancò, porgendole una delle coperte che
aveva nello zaino per asciugarsi.
-"Cavolo, mi avrai fatto bere come minimo 5 litri
d'acqua stanotte, Ino-hime!"- sbottò l'Inuzuka, ancora col fiatone.
-"Ah, ah, ah! Sì, perché tu no invece?"- scoppiò
a ridere di gusto la biondina.
I due rimasero in silenzio, a contemplare le bellissime e
numerosissime stelle sopra di loro.
-"Ormai Okaneshi è vicina,
no?"- chiese Ino, smaniosa.
-"Sì, se ci alziamo presto domani la raggiungiamo in
mattinata..."- spiegò Kiba, osservando le goccioline che imperlavano il
volto pallido di Ino, brillando alla luce delle stelle.
Era così bella che se la osservava troppo a lungo
rischiava di perdere il controllo delle sue azioni...
-"Ino..."- la richiamò nuovamente sottovoce, ma
ancora una volta la ragazza non lo sentì.
-"Io vado a vedere cosa combinano Ichi
e Akamaru laggiù!"- cinguettò la biondina,
alzandosi da terra e raggiungendo i due animaletti.
-"...sei bellissima..."- mormorò fra sé e sé
Kiba con un sospiro, mentre osservava Ino allontanarsi.
*-hime: suffisso giapponese che significa
"principessa".
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Un
grande grazie a tutti i fantastici recensitori! Non
mancate di farmi sapere che ne pensate anche di questo chappy,
sapete che Sakurina vi adora tanto per questo!
Grazie
speciale a:Talpina Pensierosa,
SangoChan88, stezietta, nicichan,
InoYamanaka89, Nejisfan 94, crilli,
Mimi18, CrazyRikku92 e Andreatorinista!
Okay…
scusate il ritardo estremo… ma sono qui col nuovo capitolo, è questo che conta,
no? XD Meglio tardi che mai!
Bene bene… no, in realtà ringrazio la nee-chan,
perché senza la sua insistenza, non avrei mai aggiornato. È tutto dedicato a te
questo cappy, nee-chan! Tvb!
Spero vi
piaccia e… buona lettura! Commentate che mi fa sempre piacere!
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter 5:
"What I Am"
"Choke me in the shallow water
Before I get too deep
What I am is what I am
Are you what you are or what?”
Emma Bunton, "What I Am"
I palazzi bianchi ed eleganti, le vetrine lucenti e le
strade scintillanti, la gente vestita impeccabilmente che cammina su un di un
marciapiede come se fosse una passerella, la perfezione estrema che permea ogni
angolo della città di giorno. Di notte, invece, un girotondo di luci
psichedeliche, di urla divertite e di musica rimbombanteper le vie, mentre la gente dimentica la sua
perfezione per abbandonarsi ai lascivi piaceri della notte.
Questa era Okaneshi.
-"Waaaaah! Waaaaah!"- urlava una voce stridula, riecheggiando per
le strade della così chiamata “Città della Perfezione”.
La gente si voltava incuriosita verso quella bellissima
ragazza dai lunghi capelli biondi che saltellava da una vetrina all'altra,
gridando ogni volta che i suoi occhioni azzurri intravedevano qualche
meraviglioso abito di alta moda o qualche negozio di gioielli.
Dietro di lei, un affascinante
ragazzo con indosso un chiodo nero e con dei bizzarri segni sulle guance la
seguiva con sguardo basso ed imbarazzato, mentre accanto a lui un enorme cane
con in groppa un coniglietto arancione gli facevano compagnia.
-“Kiba-kuuun!
Guarda qui! Questo è… questo è… sai chi è questo, vero?”- lo fulminò Ino,
indicandogli un elegante abito rosso in una lussuosa vetrina.
-“Ino. È già tanto se so come ti
chiami tu… sai che me ne frega del nome di quel manichino!”- sbuffò Kiba,
ghignando schifato.
-“Non il manichino, idiota! Il
vestito! È un costoso vestito del grande stilista Shinnosuke!
Oh, santa ignoranza!”- sospirò Ino, portandosi una mano sul petto, dolorante
per ciò che aveva sentito dire da Kiba. –“E guarda quest’altro! Che meraviglia!
Lo portano tutte le ragazze più chic di Okaneshi!”-
aggiunse lei.
Kiba inarcò un sopracciglio,
perplesso alla vista dell’abito viola in vetrina. Era un completo a due pezzi:
il top aveva doppie spalline, un paio a canottiera e un altro paio che scendevano
sulle spalle; la gonnellina aveva doppio spacco, uno su ogni gamba, ma per il
resto era molto simile a quella di Ino.
-“Dove starebbe la differenza con
quello che indossi tu, scusa?”- domandò Kiba, sempre più confuso.
-“Ma come, non capisci?! Quello è un
completo di Shinnosuke! Perché non capisci?! Lo
portano solo le più fashion di Okaneshi!”- sospirò
Ino, esasperata. –“E guarda quell’altro… quello è di… non posso crederci,
quello è un autentico Shinnomaru!”- esultò la
biondina, catapultandosi verso un’altra vetrina.
-“E basta!”- sbottò Kiba,
terribilmente seccato, rincorrendo la Yamanaka.
Con uno scatto, l’Inuzuka
si posizionò davanti alla ragazza e piegandosi se la caricò di forza sulla
spalla, contrariato.
-“INUZUKA, CHE FAIIII?!”- urlò Ino,
arrossendo imbarazzata e riempiendo la sua schiena di pugni per convincerlo a
farsi lasciare giù.
-“Cerco di darti una regolata, miss
Ugola d’Oro! Non sono disposto a lasciarti scorazzare per tutti i negozi di Okaneshi! Siamo qui in missione, non per i tuoi capricci!”-
protestò Kiba, dirigendosi verso il punto nella quale si trovava il loro hotel
con sguardo adirato.
-“Wow…”- sospirarono i due chunin
all’unisono, quando si trovarono davanti quell’enorme palazzo bianco in stile
liberty occidentale, insomma, un edificio che non si sarebbero mai potuti
immaginare.
Quelle decorazioni floreali, quei
fronzoli minuziosamente lavorati, li avevano lasciati senza parole.
-“Ma… è reale?”- domandò Ino, con un
filo di voce.
-“…a quanto pare…”- borbottò Kiba,
avvicinandosi con diffidenza al grande portone dalle vetrate colorate.
-“Sembra il palazzo delle fate!”-
sospirò la Yamanaka, avvicinandosi al compagno, con occhi brillanti.
-“Già…”-bofonchiò l’Inuzuka,
che non si trovava molto a suo agio in quell’ambiente, troppo raffinato per
lui.
Il ragazzo stava per aprire la porta
con una spinta, ma qualcuno da dentro la aprì per primo, lasciando cadere il povero
chunin in avanti.
Ino scoppiò a ridere divertita, con
le lacrime agli occhi, mentre Kiba si rialzava massaggiandosi il naso
dolorante.
-“…stronza…”- sibilò l’Inuzuka, contrariato dalle beffe che la compagna si faceva
di lui.
-“Scemo!”- gli fece la linguaccia
lei, compiaciuta.
-“Strega!”- sbraitò lui, rialzandosi
in piedi e fulminandola con occhi minacciosi.
-“Baaaaaka!”-
continuò lei, sempre più indispettita.
-“Eh-ehm…
scusatemi signori…”- richiamò la loro attenzione l’uomo che aveva aperto la
porta, un signore alto e distinto, con due grandi baffi grigi e con indosso un
elegante completo.
-“Beh, che vuoi, pinguino?”- chiese
Kiba, acidamente.
-“Ehm… Kiba… credo che sia il
responsabile dell’albergo…”- lo interruppe Ino, ricomponendosi e sorridendo
graziosamente all’uomo.
-“Che fai, prima mi pesti e poi fai
la signorina aggraziata?”- la sfotté l’Inuzuka, con
ghigno ironico.
Per tutta risposta, il chunin
ricevette una potente gomitata in pieno stomaco dalla compagna, così forte che
il dolore lo indusse ad inginocchiarsi a terra, piegato a metà.
Il responsabile, deliziato
dall’intervento forse un po’ troppo manesco di Ino, le sorrise gentilmente,
fingendo di non aver visto nulla per ringraziarla.
-“I gentili chunin di Konoha, suppongo.”- sorrise l’uomo, baciando con un lieve
inchino la mano della Yamanaka.
-“Bene, vi stavamo aspettando.”-
aggiunse l’uomo, porgendo la mano al neo-alzato Inuzuka.
–“In quanti siete, esattamente?”-.
-“Io, questa qui e il mio fedele
cane.”- asserì Kiba, borbottando ancora irritato.
-“Eh-ehm.”-
lo riprese la biondina, con due colpetti di tosse infastiditi.
-“Eh? Ah, già… c’è pure un
coniglio!”- aggiunse il ragazzo, sbuffando imbarazzato.
-“Un… cane e un… coniglio?”- ripeté
l’uomo, incredulo.
-“Già, un cane, ha presente
quell’animale che fa “bau bau” e che è considerato il
migliore amico dell’uomo? E il coniglio, quella specie di topo troppo cresciuto
con due orecchie lunghe lunghe che mangia carote?”-
ironizzò Kiba, che proprio non poteva sopportare i damerini di quella specie.
-“Lo so cosa sono i cani e i conigli,
signore.”- affermò il responsabile, offeso. –“Solo che mi sembrava singolare
ricevere queste due specie di animali nel mio albergo”-.
-“Oh, ci scusi tanto, ma sa, è stata
un’emergenza!”- spiegò Ino, facendogli gli occhi da cerbiatta.
-“Già, la principessa si è data alla
veterinaria!”- commentò l’Inuzuka, ironico, parandosi
anticipatamente da un possibile pugno della compagna che però non arrivò.
La ragazza si limitò a fulminarlo con
sguardo furente, piuttosto irritata.
-“Capisco signori. Quindi deduco che
dovrò preparare un’altra stanza… siate così gentili da attendere qualche
minuto, vi prego. Sarò di ritorno immediatamente.”- si congedò l’uomo, svanendo
in un lungo corridoio dalla sfarzosa carta da parati.
-“Sicuramente stare con Akamaru sarà molto più rilassante che non avere te che mi
salti da una parte all’altra della stanza!”- borbottò Kiba, ironico.
-“Lo stesso vale per me e Ichi. Meglio un coniglio che un esaltato come te!”- si
offese Ino, prendendo fra le braccia il coniglietto.
-“Vediamo di finire presto questa
missione così non se ne parla più!”- brontolò l’Inuzuka.
-“Veramente sei stato tu a volermi
portare con te, idiota!”- protestò la Yamanaka.
-“E’ vero, ma io riconosco sempre i
miei sbagli!”- sogghignò lui, divertito.
Ino era già pronta a rispondergli per
le rime, ma l’arrivo del responsabile li interruppe. L’uomo li invitò a
seguirli in un elegante ascensore adornato di specchi, col quale raggiunsero il
quarto piano di quell’enorme edificio.
La suite che raggiunsero deluse un
po’ Ino: era certamente molto lussuosa, ma non aveva nessuna Jacuzzi ed il
letto era parecchio strano, in quanto sembrava più un grosso materasso rotondo
che non un letto di una suite di un hotel a cinque stelle.
-“Ma non c’è nemmeno l’armadio per
mettere via la roba…”- brontolò Kiba, come se le avesse letto nel pensiero.
-“Già, e la Jacuzzi dov’è?”- si
lamentò Ino, contrariata.
Il responsabile dell’albergo guardò i
due giovani esterrefatto, prima di scoppiare a ridere di gusto. I chunin si
scambiarono un’occhiata perplessa, sentendosi estremamente stupidi ed umiliati
dalla risate dell’uomo.
-“Scusatemi signori, ma ci deve
essere stato un equivoco… le suite sono due, ma non una a testa. Questa è la
suite degli animali, la vostra è al piano superiore!”- spiegò il signore,
ricomponendosi.
-“Ah, capisco…”- sospirò Ino,
sollevata.
-“Accidenti, tutto ‘sto appartamento
è solo per Akamaru?! Ehi amico mio, che bella vita
che ti fai!”- esultò Kiba, dando una pacca sulla schiena dell’animale, che
abbaiò contento di tutta risposta.
-“Per Akamaru
e per Ichi.”- puntualizzò la biondina, lasciando il
coniglietto ferito sul letto.
-“Il nostro personale è altamente
specializzato nella cura di qualsiasi animale, quindi lasciateli pure qui
tranquillamente.”- spiegò l’uomo, invitandoli a seguirlo nuovamente verso
l’ascensore.
-“Wow, ma questo è… il paradiso!”-
sospirò Ino, fiondandosi all’interno dell’enorme suite di lusso che gli aveva
assegnato il responsabile dell’albergo.
Un’immensa ed elegante sala, adornata
da delle colonne di marmo rosa in tinta con le lenzuola del grande e
comodissimo letto a baldacchino, dotata di maxischermo, frigobar, pianoforte,
una grande libreria e qualsiasi altro comfort immaginabile. Una porta di
cristallo dipinto con motivi astratti blu portava alla tanto bramata Jacuzzi,
che Ino abbracciò e baciò come se fosse una divinità.
Kiba si fiondò sul balcone, dove una
ampia terrazza con tanto di sdraio ed un altro minibar lo attendevano
impazienti, invitandolo a rilassarsi e a godersi fino in fondo la tintarella
estiva.
-“E chi esce da qui per andare in
missione?”- ridacchiò Kiba, buttandosi a peso morto sul morbido letto ad acqua.
-“Puoi dirlo forte!”- esultò Ino,
raggiungendolo.
-“Sono contento che sia di vostro
gradimento. Per i pasti non dovete fare altro che chiamare giù in portineria e
vi sarà servito il servizio in camera. Per qualsiasi altro desiderio,
rivolgetevi sempre al telefono.”- spiegò l’uomo, sorridente.
-“Mi scusi un momento…”- iniziò Ino,
dubbiosa –“…ma… perché c’è solo un letto?”-.
-“Beh, perché le suite possiedono
solo un letto matrimoniale, signorina.”- scrollò le spalle il signore.
-“Sì, ma… noi siamo in due. Cioè, non
so se ha capito cosa intendo…”- sforzò un sorrisino Ino, perplessa.
-“Spiacente signorina, ma Tsunade-sama ha prenotato solamente una suite. È già tanto
che avessimo un’ultima suite per gli animali libera. Purtroppo le altre camere
dell’albergo sono tutte occupate.”- fece spallucce il responsabile, dispiaciuto.
-“Ma sì, non si preoccupi signore, ci
arrangiamo da soli!”- ghignò Kiba, compiaciuto.
All’udire quelle parole, Ino fulminò
il compagno con occhi sbarrati e infuocati, del tutto fuori di sé.
-“Bene, allora vi lascio al vostro
momento di relax, signori. A presto!”- si congedò velocemente l’uomo, evitando
di assistere al cataclisma che sarebbe derivato dall’ira funesta della
biondina.
-“INUZUKA KIBA, CHE DIAVOLO STAI
PENSANDO?!”- sbottò Ino, fuori di sé.
-“Nulla, perché, che dovrei
pensare?”- fece spallucce lui, levandosi chiodo e maglietta retinata e restando
a petto nudo.
-“KIBAAAAAAAAAAAAAA!!!
RICOMPONITI!!!”- sbraitò la Yamanaka, sentendo la temperatura della stanza
aumentare di minuto in minuto.
-“Ah, abituati cara, io giro sempre
così quando sto a casa. È già tanto che non rimango in mutande, quindi non
lamentarti.”- ghignò Kiba, divertito dalle reazione esagerate dell’amica.
-“NO. NO. NO. Tu hai capito male, Inuzuka Kiba. Primo, non ho intenzione di vivere qua dentro
mentre tu giri comodamente mezzo nudo per la suite. Secondo, non ho intenzione
di condividere questo letto con te. Terzo… no, non si può. Davvero non si
può.”- trasalì Ino, presa dal panico più totale.
-“Allora, Yamanaka Ino. Primo, io
vivo sempre mezzo nudo nel mio ambiente domestico, quindi non ho intenzione di
cambiare per te. Secondo, non vedo altri letti in questa suite e, per quanto
cavaliere io sia, non ho intenzione di dormire per terra. Terzo… adeguati,
principessa!”- ghignò il ragazzo, prendendo una bibita fresca dal minifrigo e
uscendo sul balcone a berla.
Kiba dovette chiudere la
porta-finestra, per non sentire le grida isteriche della compagna provenire da
dentro la stanza. Il venticello fresco che sferzava al quinto piano di
quell’hotel di lusso gli scompigliava i capelli e lo rinfrescava, dopo due
giorni di cammino e di pazzia assoluta. Senza il suo Akamaru
a fianco, un po’ si sentiva spaesato, ma solo no, quello no. Le urla di Ino e
sentirla sbraitare perché non capiva come si accendesse la Jacuzzi lo fecero
scoppiare a ridere di gusto.
-“INUZUKA NON RIDERE CHE TI
SENTO!!!”- urlò improvvisamente Ino da dentro, facendolo sussultare e per poco
soffocare con la bibita.
Ino si lasciò scivolare delicatamente
dentro l’acqua dell’enorme vasca idromassaggio, riempita così tanto di sapone
da essere strapiena di schiuma, straripante da ogni bordo. Sospirò
profondamente, rassegnata da quella strana situazione: fino ad una settimana
prima nemmeno sapeva chi fosse Kiba Inuzuka, mentre
adesso si trovava a dover condividere con lui non solo l’abitazione, ma anche
il letto!
Per quanto riguardava l’amicizia, non
poteva dire di conoscerlo a pieno: quel ragazzo per lei rimaneva un
incomprensibile mistero. Erano così simili, eppure così diversi: lui era così
rozzo, insensibile, non cercava di venirle incontro, mentre a volte diventava
improvvisamente gentile e dolce. E poi…non poteva negare di sentirsi attratta
da lui. Le sue maniere un po’ burbere, il fisico perfetto, il ghigno
accattivante… ma non si sarebbe mai lasciata andare, non lei, non con lui.
Anche se sapeva che erano molto simili caratterialmente, non poteva di certo
cedere a Kiba Inuzuka. Era il suo orgoglio ad
impedirglielo.
Mentre pensava questo, la porta di
cristallo della stanza dell’idromassaggio si aprì con un colpo, facendo persino
tremare il vetro.
-“Come si fa a fare le porte di
vetro?!”- sbottò Kiba, guardando male il cristallo.
-“K-KIBA?!”- trasalì Ino, arrossendo
e affondando di più fra la schiuma.
-“Oh, principessa, che cavolo vuoi da
mangiare che ordino il servizio in camera?”- chiese l’Inuzuka,
appoggiandosi alla porta a braccia conserte con nonchalance.
-“…Kiba… io… sto… facendo… il b…
bagno… sai?”- disse Ino, parlando a scatti per via dell’imbarazzo.
-“E allora? Tanto sei piena di
schiuma, non si vede niente!”- fece spallucce Kiba, come se fosse una cosa
ovvia.
-“…E SE NON AVESSI MESSO LA
SCHIUMA?!”- sbraitò la Yamanaka, affondando ancora di più fra le bolle bianche.
-“Eh… se non avessi messo la schiuma…
eh… mica male l’idea!”- ghignò maliziosamente l’Inuzuka,
figurandosi la scena nella mente.
-“PERVERTITO, ESCI SUBITO DI QUI!!!”- urlò Ino, più rossa che mai.
-“Va bene, va bene, che permalosa…
sei sicura che non vuoi compagnia?”- domandò ancora, sornione.
-“NO!!!”- gridò la biondina, nervosa.
-“Okay, okay… allora ordino io da
mangiare?”- chiese Kiba, lanciandole un ultimo sguardo bramoso.
-“FAI QUELLO CHE VUOI!”- concluse
lei, tirandogli dietro la spazzola, che lui però schivò abilmente chiudendo la
porta di scatto.
Il ragazzo si avviò languidamente
verso il telefono, con espressione delusa.
-“…maledetta schiuma…”- sbuffò,
atterrito.
-“Okay, cos’è ‘sta roba?”- domandò
Ino, mentre un sopracciglio si sollevava pericolosamente verso l’alto,
contrariato.
Il tavolino del balcone era invaso di
dolci, patatine, e qualsiasi altra schifezza altamente calorica poco
digeribile.
-“No. Io questa roba non la mangio.”-
si rifiutò la biondina, incrociando le braccia, offesa.
-“Oh, ti prego, non iniziare di nuovo
con la scenata della schizzinosa…”- sbuffò Kiba, esaurito dai capricci della
compagna.
-“Senti carino… hai mai sentito
parlare di peso forma? Direi proprio di no, visto che sembra di essere ad un
banchetto di Choji!”- brontolò la ragazza, con voce acida.
-“Beh, io ti avevo chiesto cosa
volevi da mangiare e tu non ti sei degnata neanche di rispondermi!”- sbottò
lui, irritato.
-“Stavo facendo il bagno, cazzo!”-
sbottò la kunoichi, fuori di sé.
-“Non è una buona ragione per non
rispondermi!”- ringhiò il ragazzo, che non era disposto a farsi mettere i piedi
in testa.
-“….basta! BASTA BASTABASTA! NON NE POSSO PIU’!!!”- urlò Ino fuori di sé,
chiudendosi in camera, sbattendo violentemente la porta.
-“Ma che cazzo… non la sopporto
più…”- sbuffò Kiba, appoggiandosi alla ringhiera per prendere aria.
Respirò a fondo, mentre sentiva una
morsa chiudergli lo stomaco: non capiva perché, ma gli faceva male vederla
arrabbiata, farla soffrire. Non voleva farlo, eppure gli veniva naturale. Era
così testarda, così diversa da Hinata; Ino doveva
sempre rispondergli per le rime, sempre dimostrarsi superiore in qualche modo,
e questo lo mandava in bestia. Sì, sembrava facesse a posta a fargli saltare i
nervi.
Improvvisamente, un odore familiare
cominciò a stuzzicargli il naso, invitandolo a voltare il capo verso il balcone
adiacente al suo. Lì, bellamente svaccato sulla ringhiera, se ne stava un rasta
con indosso una camicia hawaiana, che tranquillamente si fumava una canna.
Kiba si guardò attorno senza parole,
poi riportò gli occhi sul ragazzo, che aveva iniziato a parlargli.
-“Eh… queste donne…”- sospirò il
rasta, inspirando il fumo della sua adorata cannabis.
-“Eh… già…”- annuì l’Inuzuka, ancora perplesso.
Insomma, cosa ci faceva uno sfattosissimo rasta nel balcone di una suite di lusso di un
hotel a cinque stelle?!
-“Eh… queste donne…”- ripeté, con
aria assorta –“…bisogna essere pazienti con loro, bisogna capirle, rispettarle,
andargli incontro… senza canne, non le sopporterei!”- spiegò, porgendogli la
canna.
-“Ecco perché Shikamaru fuma…”- borbottò
Kiba, grattandosi la nuca perplesso e dando un tiro alla sigaretta, perplesso.
Ino affondò ancora di più il volto
nel cuscino quando percepì la porta-finestra aprirsi. Sentì Kiba salire sul
letto e scivolarle vicino. La sua pelle era fredda a causa del vento che
sferzava sul balcone, sul quale il ragazzo era stato per parecchie ore, ma il
suo fiato era caldo, così caldo che la fece rabbrividire non appena entrò in
contatto con la sua pelle.
-“Dai, mangia qualcosa, baka…”- le mormorò sensualmente l’Inuzuka
ad un orecchio, obbligandola a sollevarsi di forza.
Ino scoccò un’occhiata perplessa
attraverso l’oscurità all’amico, insolitamente calmo. Sospirò, guardando
l’incredibile quantità di porcherie appoggiate sul letto.
-“Questa roba mi fa ingrassare.”-
spiegò nuovamente la ragazza, scocciata.
-“Stronzate… dai Yamanaka, mangia e
non fare storie… non saranno queste due schifezze a farti ingrassare…”- sbuffò
l’Inuzuka, lasciandosi scivolare di peso sul letto e
appoggiando la testa sulle gambe della biondina.
-“Kiba, ma… hai fumato? Sai di
marijuana!”- si lamentò Ino, perplessa, azzannando una tavoletta al cioccolato.
-“Ah, ah, ah… e dove le trovo le
canne? Dai, mangia Yamanaka e non fare storie…”- sbiascicò languidamente il
ragazzo, chiudendo gli occhi.
-“Non cambi mai, eh, Inuzuka?”- sospirò Ino, rassegnata.
-“Beh, nemmeno tu cambi, se per
questo…”- borbottò lui, sbadigliando.
Finito di mangiare, Ino si accomodò
sotto le lenzuola, coprendo parzialmente anche l’ormai addormentato Kiba.
Sorrise dolcemente, notando quanto
fosse tenero il ragazzo nel sonno.
-“Buonanotte Kiba-kun.”-
sussurrò dolcemente Ino, dandogli le spalle.
-“Mh… mh… ‘notte, Ino…”- mugugnò Kiba, rigirandosi tra le
coperte, mezzo addormentato.
-“Kiba…”- lo richiamò leggermente la
ragazza, con tono incerto.
-“Mh?”-
domandò lui, perplesso.
-“La mano.”- asserì lei, decisa.
-“Mano? Quale mano?”- ripeté il
ragazzo, titubante.
-“La tua mano. Quella che è sulla mia gamba.”- precisò la biondina,
infastidita.
-“Ah… quella mano… e va beh, almeno ci ho provato. Buonanotte Ino-hime!”- ridacchiò divertito Kiba, nascondendosi sotto
le lenzuola.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Bene,
nel suo angolino Sakurina ne approfitta per
ringraziare…
La
sua adorata nee-chanMimi18 (senza di te, come farei? *_*), il mio fedelissimo (vero?
*w*) Andrea (ebbene sì, quel Ichi è proprio il mio Ichiu.u), Talpina Pensierosa
(grazie per commentare! Me onorata!), la Nejisfan 94 (che mi abbandoni mentre ti diverti in vacanza, eh? Mi manchi
assistente!), Ely 91 (beh, se Ino è hime
bisogna riconoscerlo, no? *w* ah,voglio il tuo contatto msnù_ù), Ayumi (dove sei??? Dopo la mia email
minatoria sei sparita! Non sei arrabbiata con me, vero? ç_ç)
e la jess_elric
(mia Nico-chan… anche tu appari e scompari come le
nuvole XD).
Grazie
per commentare e non mancate di farmi sapere se vi è piaciuto l’ennesimo schifo
capitolo!
Mh… okay, sì. Immagino dovrei accampare qualche penosissima
scusa per farmi perdonare questo ritardo straziante e logorante…
Ebbene,
incolpiamo l’università, la mancanza d’ispirazione, i troppi contest, il mio
spirito di mosca bianca che prevale sul mio spirito da KibaInosta
per hobby… però alla fine ho aggiornato, ed è questo che conta, no? ò_ò
Spero
almeno che vi piaccia! (sennò siete autorizzati ad uccidermi, oh sì. ù_ù)
Dedicato
specialmente a Rory,
che lo ha letto in anteprima, e che è una delle poche a capire lo spirito da KibaInosta Part-time! *O*
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter
6: "Can’t Stay Away"
"I'm
conflicted
I inhale now I'm addicted
To this place
To you babe
I can't stay away
Can't stay away
We get up, we go down
Then we go one more round
It's wrong, they say
I can't stay away
No I can't stay away
I wish I could
Leave and never return
Baby, I know I should
But for you I'd burn”
The Veronicas, " I Can’t Stay Away"
Era sorprendente, ma non del tutto inaspettato. Del resto,
presto o tardi, sarebbe ceduta anche lei. O sarebbe comunque ceduto lui, a
lungo andare.
Che fosse stato lui o fosse stata lei ad iniziare, non
importava. Sia Ino che Kiba sapevano benissimo che quell’attrazione -
basicamente fisica - che provavano a vicenda, sarebbe dovuto essere soddisfatta
prima o dopo.
Certo, Kiba non si immaginava che la compagna sarebbe
ceduta immediatamente la prima notte, ma non se ne fece poi un gran problema.
Quelle labbra - le più vellutate che avesse mai baciato –
lo cercavano con passione, lo accarezzavano con impeto, lo mordicchiavano con
gentilezza. Così come quelle mani, così delicate e minuziose nel lavoro da medic-ninja, che adesso parevano dotate di artigli, dalla
forza con cui gli graffiavano la schiena, preda del piacere estremo ed
inaspettato di quella notte.
La mente era spenta, assopita, sopraffatta dal dominio
totale dei sensi e degli istinti. Nelle tenebre era possibile vedere ciò che
alla luce del sole bisognava nascondere, e Kiba e Ino stavano approfittando di
quel momento di oscurità per godere di qualcosa che non avrebbero mai potuto
ammettere guardandosi negli occhi sotto la luce del giorno.
Perché?
Perché era meglio così. Era più facile stare vicini e
godere del calore dell’altro senza dover dare necessariamente un perché a
quella voglia di affetto, a quella necessità di avere vicino qualcuno senza
l’obbligo di provare qualcosa di sincero e profondo.
Ogni movimento lento, intenso, caldo, ardeva con forza per
poi spegnersi quasi subito, sostituito da un altro contatto di fuoco, che
presto sarebbe svanito nella memoria, cancellato dalla stanchezza e dal sonno…
sonno?
Improvvisamente, le labbra di Ino si allontanarono con
delicata lentezza, così come la sua pelle morbida e calda si staccò dal petto
nudo del ragazzo.
Con uno scatto, Kiba cercò di afferrarla, ma tutto finì
nel buio e con un forte dolore alla schiena.
-“Kiba! Ma cosa combini?!”-
La voce stridula e preoccupata di Ino gli risuonò nella
testa, spingendolo ad aprire gli occhi, con un gemito nauseato.
La fievole luce che filtrava dalle tende illuminava leggermente
la stanza, il giusto necessario per fargli scorgere la figura perfetta della
compagna che, nascosta nella semioscurità, lo fissava perplessa e allibita.
Il ragazzo si guardò attorno, accorgendosi di essere
caduto dal letto con la schiena, rimanendo però intrappolato con le gambe fra
le coperte.
-“Cazzo…”- sibilò irritato, passandosi una mano sul volto
per nascondere l’imbarazzo.
-“Ma cadere dal letto è un’abitudine oppure soffri di
perdite acute dell’equilibrio?”- domandò Ino, ridacchiando divertita.
-“Taci…”- ringhiò Kiba, alzandosi e grattandosi la nuca,
imbarazzato e adirato. –“E’ che… no, niente.”-
-“Dai, che cosa?”- domandò la Yamanaka, incuriosita.
-“Stavo sognando.”- bofonchiò l’Inuzuka,
con tono contrariato e dispiaciuto.
-“Ah sì? E che cosa?”-
-“Eh… sognavo che io e te… insomma…”- insinuò il ragazzo,
ghignando maliziosamente e scoccandole un’occhiata più che eloquente.
Ino però non reagì come si sarebbe aspettato – ovvero con
uno scatto di ira improvvisa. La ragazza lo fissò smarrita per qualche secondo,
gli occhi vacui, persi, disorientati.
Kiba la osservò a sua volta sorpreso, inarcando un
sopracciglio, perplesso da tale reazione.
-“Tutto bene?”- le domandò, confuso.
-“Sì… sì, tutto okay.”- asserì Ino, scostando lo sguardo
dal suo e dirigendosi verso il tavolino, dandogli le spalle come per
nascondergli l’espressione del viso. –“Rivestiti, Kiba! È arrivato un messaggio
da parte del nostro collaboratore qui a Okaneshi.
Dobbiamo incontrarlo fra due ore.”- aggiunse poi, seria.
-“Ah, okay. Vado a farmi una doccia allora.”- fece
spallucce Kiba, deciso a non interrogarsi troppo a lungo sui cambi d’umore
incomprensibili della compagna. Ma soprattutto, urgeva una doccia ghiacciata
per placare i bollenti spiriti che i suoi sogni avevano istigato.
Quando Kiba uscì dalla doccia, trovò Ino seduta sul
rientro della finestra, che mestamente fissava la pioggia scrosciare veloce e
abbondante dal cielo plumbeo che quel giorno rendeva Okaneshi
spenta e malinconicamente bella.
La luce fioca illuminava il volto di Ino, che pareva fatto
di una porcellana preziosa e terribilmente fragile.
-“Ehi Ino.”- la richiamò Kiba, indossando maglietta
retinata e copri fronte –“Per quanto riguarda il sogno… è che mi sembrava così
reale, che per un minuto avevo creduto…”- ma non fece in tempo a finire, che
qualcuno bussò con forza alla porta della suite.
Ino si alzò con grazia dal davanzale, ignorando Kiba e le
sue parole, saltellando leggiadra verso la porta e aprendola con diffidenza.
Un uomo con indosso l’uniforme dell’albergo le sorrideva
affabilmente, mostrando un sorriso smagliante a trentadue denti da far invidia
a Gai.
Ma qualcosa nel suo aspetto la fece rabbrividire: i
capelli argentati, minuziosamente impomatati all’indietro, il viso magro e dai
lineamenti decisi e severi, il sorriso dall’aria malignamente divertita… per un
attimo, ebbe la sensazione di trovarsi davanti proprio l’uomo che spesso e
volentieri tormentava i suoi incubi, l’assassino del suo amato sensei: Hidan.
Ma era solo un’impressione dettata a prima vista dal suo
aspetto così simile all’assassino: guardandolo bene, con maggior attenzione e
più da vicino, effettivamente non gli assomigliava poi così tanto. Gli occhi,
grigi come il ghiaccio, erano assai diversi da quelli di Hidan,
ma non per questo meno inquietanti o agghiaccianti.
-“Servizio in camera.”- sorrise l’uomo, divertito.
Ino rimase un po’ titubante di fronte al ragazzo, e
dovette intervenire Kiba al suo fianco per aiutarla nell’interazione con
l’altro.
-“Ci scusi, ma noi non abbiamo ordinato nulla.”- si
intromise l’Inuzuka, diffidente, portando un braccio
davanti a Ino per allontanarla gentilmente.
-“Oh sì, invece. Tè verde alla foglia, signore…”- insinuò il cameriere, accentuando con tono e
sguardo convinto la parola-indizio.
Ino e Kiba si scambiarono uno sguardo d’intesa, lasciando
entrare l’uomo col carrellino nella suite, senza abbassare la guardia.
Il chunin, per sicurezza, si era piazzato davanti alla
biondina, a mo di scudo protettivo, nel caso il cameriere non fosse chi dava ad
intendere di essere.
-“Tsunade-sama mi ha mandato a
parlare col chunin di Konoha in missione. Devo
dedurre sia tu. Come vedo, hai già scoperto i piaceri di Okaneshi…”-
ghignò l’uomo, indicando con un cenno la Yamanaka, dietro le spalle dell’Inuzuka.
-“Ehi, guarda che hai capito male, amico. Tsunade-sama ha deciso di mandare due chunin per sicurezza.
Lei è la mia compagna… di squadra.”- gli spiegò Kiba, infastidito
dall’insinuazione poco raffinata che lo sconosciuto aveva fatto dell’amica.
-“Ah… due chunin, davvero? Mi dispiace, non ne ero al
corrente! Sono mortificato per l’errore. Ma permettetemi di presentarmi. Il mio
nome è KazuyaHimura e sarò
il vostro collaboratore in questa missione. Dovete sapere che ci troviamo nel
bel mezzo di una situazione abbastanza delicata, in quanto degli shinobi del Villaggio della Pioggia sono riusciti a
sottrarre al nostro villaggio due rotoli preziosi per smerciarli a prezzi
piuttosto elevati a dei criminali di Okaneshi. Ora,
il vostro compito sarà recuperare i rotoli ai criminali. Un’operazione
piuttosto semplice, tutto sommato.”- spiegò l’uomo, con tono professionale.
-“Mh, capisco. E dove si trova
la base di questo gruppo di criminali?”- domandò Kiba, seriamente.
-“Ecco, vi ho portato una cartina per spiegarvi meglio.”-
sorrise Kazuya, estraendo alcuni fogli dalla tasca.
Il collaboratore posizionò le cartine sul tavolo,
spiegando con cura ogni particolare a Kiba, che lo ascoltava attento e
interessato.
Di fianco a lui, Ino degnava di superficiali attenzioni le
parole del nuovo arrivato. Era più catturata dall’espressione insolitamente
seria e concentrata dipinta sul volto dell’Inuzuka,
che le pareva così inconsueta quanto… intrigante.
-“Di quanto avete bisogno?”- domandò Kazuya,
dirigendosi verso la porta.
-“Un paio di giorni penso che saranno più che
sufficienti.”- proclamò Kiba, mantenendosi serio.
-“Bene, ora mi congedo. Buona fortuna.”- sorrise l’uomo
svanendo col suo carrellino per i corridoi dell’hotel.
Il chunin non lo salutò nemmeno, si limitò a sbattergli la
porta in faccia con poca grazia.
A grandi passi, ritornò al tavolo, dove Ino scrutava le
cartine interessata.
-“Allora?”- domandò la biondina, curiosa di sapere le sue
impressioni.
-“Certo, io non saprò distinguere i sogni dalla realtà,
eh… ma il mio sesto senso non fallisce mai.”- asserì Kiba, avvicinandosi alla
compagna con espressione perplessa.
-“In che senso?”-
-“Nel senso che quello non mi piace proprio per niente.”-
affermò lui, scoccandole un’occhiata perplessa ma eloquente.
-“Già… non piace tanto neppure a me.”- sospirò Ino,
sistemandosi il ciuffo.
Un edificio alto e maestoso, inquietantemente ricoperto da
lastre nere e lucide, spezzate solo dalle piccole finestrelle claustrofobiche.
In una piccola sala estremamente elegante del decimo
piano, tre uomini in smoking discutevano cordialmente con tre shinobi: ciascuno aveva, chi sul capo, chi intorno al
braccio e chi intorno alla vita, il copri fronte della Pioggia. E non era un
caso che uno di loro, quello col copri fronte sul braccio, avesse dei lucenti
capelli argentati impomatati all’indietro.
Kazuya
sfoderò il suo smagliante sorriso, mentre porgeva i due rotoli segreti con
sopra inciso il simbolo della Foglia all’uomo in smoking più basso e tarchiato,
gli occhi e i capelli scuri, e un’espressione tutt’altro che gradevole.
-“Bene, bene… sono proprio i rotoli che mancavano alla mia
collezione. Un ottimo lavoro, cari shinobi della
Pioggia. E come promesso, ecco a voi la vostra ricompensa…”- asserì il signore
basso, porgendo una valigetta a Kazuya e mostrandogli
le mazzette di soldi che la riempivano.
Il ragazzo dai capelli argentati sorrise soddisfatto,
prendendo immediatamente la valigia in custodia e congedandosi senza troppi
convenevoli dal criminale, che ora stringeva con gioia i rotoli segreti.
Kazuya
lanciò un’occhiata infastidita alla finestra, dove un piccolo uccellino fissava
il loro colloquio apparentemente troppo interessato per un essere un semplice
pennuto.
Fulminato da quello sguardo di ghiaccio, il passerotto
prese il volo, mentre dall’altra parte della città, in un piccolo e ombreggiato
giardinetto pubblico, Ino riacquistava i sensi, rimanendo confusa per qualche
secondo.
Kiba, che la teneva fra le braccia, notando il sussulto
della ragazza, si risvegliò anche lui dalla specie di trance in cui era caduto
mentre la fissava. Era terribile guardare Ino Yamanaka nel sonno: la sua
bellezza addormentata suscitava sia una tremenda tenerezza che un intollerabile
desiderio.
Quando Kiba la vide aprire gli occhi, non poté fare a meno
di tirare un sospiro di sollievo: finalmente, la sua lotta interiore era
finita.
-“Allora, com’è andata?”- domandò il ragazzo, con un
sospiro.
-“Fa il doppiogioco.”- asserì Ino, massaggiandosi le
tempie. Lo sforzo per traslare il suo spirito nel corpo dell’uccellino non era
stato eccessivo, però ne era rimasta un po’ confusa, visto che era da tempo che
non usava quella tecnica.
-“Chi?!”-
-“Kazuya. Portava il copri
fronte della Pioggia e girava con gli shinobi di Ame. Erano in tre, e hanno consegnato i rotoli ai criminali
di Okaneshi, che in cambio gli hanno dato una valigia
piena di soldi.”- spiegò Ino, corrucciata.
-“Capisco. Quindi Kazuya è una
spia di Konoha presso Ame.”-
intuì l’Inuzuka, pensieroso.
-“Sì, ma… se loro avevano in mano i rotoli, perché non
sottrarglieli direttamente, senza consegnarli ai malavitosi?”- domandò la
biondina, perplessa.
-“Evidentemente non poteva rischiare di farsi saltare la
copertura con gli shinobi di Ame.
E poi sinceramente… credo che sia anche per i soldi. Il mondo è mosso dai
soldi, accidenti.”- affermò il ragazzo, rassegnato –“Beh, quindi, dove sono i
rotoli?”-
-“Decimo piano del palazzo a pannelli neri.”- disse Ino,
indicando l’alto edificio che si vedeva persino da quella distanza.
-“Mh. Bel casino.”-
-“Già.”-
-“Servizio in camera”-.
La solita voce servizievole richiamò l’attenzione dei due
chunin, che si fiondarono verso la porta senza esitare.
Kazuya
entrò portando con sé il suo carrellino, che questa volta pareva veramente ben
fornito.
-“Questa volta abbiamo veramente ordinato qualcosa.”- ghignò
Kiba, assecondato dal collaboratore che sollevò soddisfatto il telo bianco sul
carrellino, mostrando loro degli abiti perfettamente piegati.
-“Ecco a voi gli abiti eleganti che mi avete chiesto. Un
vestito nero aderente e sexy per Miss Yamanaka, con tanto di decolleté in
tinta, e un completo giacca e cravatta nero per Mister Inuzuka.
La parrucca che mi avete chiesto e… ah sì, ho pensato di procurarvi queste.”-
disse il ragazzo, porgendo due documenti d’identità falsi ai chunin, sui quali
risultavano più che maggiorenni. –“Non si sa mai, potrebbero tornarvi utili.
Sapete, i minorenni non se la passano bene ad Okaneshi.
Ma volete dirmi cos’avete in mente?”- concluse, con ghigno malizioso.
-“Adesso lascia a fare a noi la nostra parte di lavoro e
non ti intromettere.”- commentò Kiba, porgendo l’abito nero alla compagna e
lanciando uno sguardo contrariato a Kazuya.
Una ciocca di capelli portata dietro l’orecchio
delicatamente, le dolci ciglia allungate dal mascara che accendevano ancora di
più i suoi occhi color del cielo, le labbra infuocate da un bel rossetto scuro,
le gambe accavallate con provocante grazia, lasciate scoperte da quel vestito
troppo corto.
Ino rideva divertita, seduta al tavolo di quel pub insieme
al grosso malavitoso in possesso dei rotoli.
Da lontano, Kiba se ne stava seduto al bancone con
nonchalance, senza però mai staccare gli occhi di dosso dalla compagna,
continuando a rifiutare le frotte di corteggiatrici che gli si avvicinavano
invaghite.
Quel tizio aveva ceduto praticamente subito alle
attenzioni di Ino che, dopo aver finto una teatrale litigata con Kiba, era
stata invitata a bere un bicchierino di consolazione dal super criminale di Okaneshi, conosciuto come Saito.
E il ciccione aveva cominciato a provarci senza troppi complimenti, raccontando
probabilmente volgarissimi aneddoti ai quali la bionda rispondeva con risate
così cristalline da parere sincere, adempiendo a meraviglia al suo ruolo di kunoichi infiltrata.
Non ci volle molto tempo prima che Saito,
ubriaco perso, invitasse Ino a seguirlo nella sua suite poco lontano da lì,
sita esattamente al decimo piano del palazzo a pannelli neri.
E a quel punto, l’ansia prese a farsi sentire,
stringendosi come un nodo nella gola di Kiba. Il ragazzo prese a tamburellare
nervosamente le dita sul balcone, studiando con estrema attenzione l’uomo
uscire dal locale con Ino, seguito da due guardie del corpo niente affatto
robuste.
L’istinto di corrergli dietro e di spaccare la faccia ai
tre criminali era talmente intenso che per resistere, Kiba dovette mandare giù
in una botta sola un bicchierino di vodka ghiacciato. E quando lo ebbe finito…
ne mandò giù un altro.
Aveva bisogno di un deterrente. Perché il piano stava
filando perfettamente e rischiava di saltare solo per via della sua impazienza
e della sua apprensione nei confronti di Ino. Quella strategia non gli era
piaciuta nemmeno un po’ fin dall’inizio, a fare da esca da sola la Yamanaka
rischiava troppo…
-“Bene, brindiamo a questa serata, allora!”- sorrise Ino, porgendo
con cura un bicchiere di vino a Saito, seduto sul
divanetto di fronte.
L’uomo sogghignò, afferrando il bicchiere con sguardo
scetticamente divertito. Scrutò il liquido rosso attraverso il vetro, facendolo
oscillare avanti e indietro, ben lungi dal volerlo bere.
La Yamanaka intuì al volo che qualcosa era cambiato,
allarmata da un’improvvisa inquietudine che il suo sesto senso aveva innescato
in lei. Si appiattì contro lo schienale del divano in pelle, cercando di
rimanere in qualche modo il più lontana possibile dall’uomo.
Saito
porse il proprio bicchiere alla bionda, sogghignando sempre più compiaciuto.
-“Facciamo cambio di bicchiere?”- le domandò, con punta di
malizia.
-“Perché dovremmo?”- chiese la ragazza, nascondendo a
meraviglia la tensione.
-“Perché come kunoichi sei molto
bella e brava, ma piuttosto prevedibile.”- sorrise l’uomo, alzandosi in piedi e
versando il vino su una pianta posta sul comodino di fianco a Ino.
La Yamanaka deglutì nervosamente, dovendo ammettere a se
stessa che ora… era veramente nei guai. Aveva rassicurato Kiba nel successo del
piano A, e come sempre, fidandosi troppo ciecamente delle proprie abilità,
nessuno dei due aveva pensato ad un eventuale piano B.
-“Cos’era, veleno o sonnifero?”- domandò Saito, posizionandosi di fronte alla ragazza.
-“Sonnifero…”- sibilò Ino, guardandosi attorno alla
ricerca della via di fuga più vicina.
-“Oh, ma che buona anima. Solo addormentarmi per qualche
ora nella speranza di trovare i rotoli… non credi di avermi sottovalutato un
po’ troppo?”- continuò l’uomo, stringendo con forza il mento della giovane con
una mano, obbligandola a guardarlo.
Scuotendo con forza la testa, Ino riuscì a divincolarsi
dalla presa, ma con un potente strattone Saito la
tirò per i capelli, obbligando a restare sul divano.
Per placare le urla spaventate della Yamanaka, l’uomo
l’afferrò con forza per la gola, schiacciandola col peso del proprio corpo
contro il divano, impedendole ogni movimento.
-“Parla carina, di che villaggio sei, eh? Foglia? Pioggia?
O di qualche altro paesello interessato ai rotoli?”- le domandò il malavitoso,
ben conscio che la sua presa soffocante alla gola della ragazza le impedisse di
rispondergli. –“Ma sai… io non sono così comprensivo, però sono generoso. Prima
di ucciderti… che ne dici di divertirci un po’? Kunoichi
belle come te non capitano mica tutti i giorni!”-.
Ino avrebbe potuto liberarsi di lui in molti modi, a ben
pensarci. Ma la stretta alla sua gola era talmente forte, che l’aria cominciava
a mancarle terribilmente; la vista si appannava velocemente, così come le idee
nella sua mente, che divenivano sempre più confuse. Cercò di agitare le braccia in
tutti i modi, nella speranza di colpire il criminale, inutilmente. Del resto la
forza bruta dell’uomo lo metteva palesemente in vantaggio in quella situazione.
La ragazza percepiva già il respiro dell’aggressore
avvicinarsi al suo viso, facendole desiderare l’asfissia piuttosto che un
abuso.
Ma improvvisamente, tutto divenne confuso e rumoroso;
l’aria riprese a riempirle i polmoni in un attimo troppo veloce e inaspettato,
così tanto da farle male.
Ino percepì l’uomo sollevarsi dal divano, e, ancora
stordita, poté scorgerne solo la sagoma in piedi, fissare stupita la porta
della sala. Ora capiva che quel forte rumore era stato provocato
dall’infrangersi della porta a vetri della stanza, anche se da sdraiata non
poteva capire chi avesse osato tanto.
La ragazza dovette chiudere gli occhi, per via della vista
sfuocata che la confondeva, mentre riprendeva a respirare velocemente e
irregolarmente.
Il dolore alla gola e al petto però non le impedì di
sentire quella voce che ormai conosceva così bene, e di cui doveva ammettere di
aver sentito tanto la mancanza.
-“Se la tocchi muori.”- fu tutto ciò che la voce roca e
divertita di Kiba Inuzuka disse, suonando come un
misto fra beffa e minaccia.
Con sforzo immenso, Ino cercò di sollevarsi, ma la fitta
al petto glielo impedì, imponendole di rimanere ancora sdraiata. Aprì gli
occhi, focalizzando l’immagine di Kiba che insolitamente lento e serio si
avvicinava a Saito. Il ghigno divertito di poco prima
era svanito, lasciando spazio ad uno sguardo freddo e minaccioso.
I loro occhi si incrociarono per qualche veloce secondo,
facendo sussultare il cuore della ragazza per l’emozione: Kiba le lanciò un’occhiata
ricolma di rancore mista a preoccupazione, che svanirono per lasciare il posto
ad uno sguardo cupo e violento, così folle da non parere nemmeno umano. Ino mai
si sarebbe aspettata una simile occhiata da parte dell’Inuzuka.
Kiba si voltò immediatamente verso il nemico, svanendo in
batter d’occhio dalla visuale della compagna e avventandosi con violenza
inaudita verso Saito.
Ino si inginocchiò sul divano per controllare meglio il
duello fra i due, trasalendo ogni qualvolta che il compagno affondava un
potente pugno sul volto del criminale, facendolo sanguinare in modo inaudito.
Improvvisamente, fu richiamata dall’abbaiare del grosso Akamaru alle sue spalle, che dopo averle leccato il dorso
della mano in segno di incoraggiamento, prese a tirarle il vestito, invitandola
a seguirlo nella stanza adiacente. Sebbene fosse ancora confusa, la Yamanaka lo
seguì senza fare storie, lanciando delle occhiate ansiose verso Kiba che, fuori
di sé, continuava a sfogarsi sul volto del tizio.
Akamaru
condusse Ino nella camera da letto del criminale, prendendo ad annusare in giro
concentrato, e finalmente la ragazza intuì cosa stesse cercando l’animale: i
rotoli!
Nel panico e nel caos degli ultimi minuti, se ne era
totalmente dimenticata. Prese a cercare pure lei follemente dentro ogni
armadio, finché non fu Akamaru a richiamarla poco
dopo, annusando con interesse un punto indefinito sotto il tappeto persiano sul
pavimento.
Ino sollevò il tessuto, tastando con interesse il parquet
di legno e notando che in un punto scricchiolava, come se sotto fosse vuoto. Un
lieve colpo e l’asse si sollevò, mostrando un piccolo buco nel suolo, dove ben
nascosti in una coperta di velluto, stavano i rotoli.
La biondina stava per raccoglierli, quando un potente
infrangersi di vetri richiamò la sua attenzione verso la porta. Vide
chiaramente Kiba schiantarsi contro una credenza, il vetro e tutto il suo
contenuto infrangersi sul suo corpo accasciato a terra dolorante. Un uomo molto
più grosso di Saito, apparentemente sbucato dal
nulla, gli si avvicinò, afferrandolo per il bavero e prendendo a sbattere con
forza il ragazzo contro il muro, ripetutamente, facendogli sanguinare
abbondantemente la fronte.
Un urlo acuto e terrorizzato sfuggì dalle labbra di Ino,
mentre sconvolta fissava Akamaru precipitarsi in
aiuto del padrone. Cercò di riprendere il controllo di se stessa e con uno
scatto si alzò, pronta a raggiungerlo nuovamente.
Ma una forte presa la trattenne all’indietro, facendole
incontrare la grossa sagoma di un uomo simile all’aggressore di Kiba: gli
scagnozzi di Saito le sembravano tutti uguali.
L’uomo non ebbe pietà per il gentil sesso, e affondando un
potente destro nello stomaco della ragazza, la lasciò svenire per il dolore a
terra.
La vista della Yamanaka si fece nuovamente sfuocata,
mentre il mondo intorno a lei svaniva nelle tenebre, lasciando spazio solo per
l’urlo sofferente e contrariato di Kiba.
-“INO!”-
-“…Kiba…”-
Quando Ino riprese conoscenza, sentiva la testa
stranamente pesante. Affondò il volto nel soffice cuscino, confusa, e
muovendosi appena percepì una potente fitta allo stomaco, che la fece piegare
in due e sfuggire un gemito di dolore.
Gli occhi cerulei si persero nella stanza buia, attirati
dalla fievole luce che giungeva dalla porta-finestra semichiusa che conduceva
sul balcone.
Capì di essere tornata nella camera d’albergo, e ad
accertarlo ci fu pure il dolce ondeggiare dell’inconfondibile materasso ad
acqua sotto di sé, con cui la notte precedente aveva fatto amicizia.
Sospirò confusa, accarezzandosi i capelli spettinati,
quando la porta-finestra si aprì repentinamente, lasciandovi sbucare la testa
di un Kiba perplesso e visibilmente spento.
-“Ehi, ciao…”- sforzò un sorriso il ragazzo, entrando
nella stanza zoppicando lievemente.
Si accomodò sul letto di fianco alla compagna, che lo
scrutò allibita, ormai abituata a vedere nell’oscurità.
Il volto del ragazzo era pieno di cerotti sistemati
malamente, così come le braccia, che erano bendate da cima a fondo.
-“Ma… cosa…”- sussultò Ino, prendendo a levargli bende e
cerotti per poterlo curare col proprio chakra.
-“Quando quel tizio ti ha colpita beh… sono un po’ sclerato.”- ammise l’Inuzuka,
facendo spallucce, mentre fissava la ragazza prendersi cura di lui. –“Ho
reagito, e non so come li ho stesi. Akamaru mi ha
dato una mano. Saito è scappato, però siamo riusciti
a recuperare i rotoli.”- spiegò Kiba telegraficamente.
Era strano, non era loquace come al solito, anzi, sembrava
turbato persino dal dover dare spiegazioni. O forse non era quello. No, era la
vicinanza con Ino a provocargli quell’effetto, e la ragazza sembrava averlo
intuito.
-“Akamaru come sta?”- domandò
Ino, cercando di levarsi di dosso lo strano disagio che si era creato tra di
loro.
-“Bene. Sono solo io ad essere un po’ conciato… ahi!”-
protestò Kiba per una presa un po’ troppo rude della ragazza.
-“Levati la maglia.”- tuonò la Yamanaka, imperante.
Un sorriso sghembo si spaziò sul volto dell’Inuzuka e, dopo un attimo di esitazione, si levò la maglia
retinata, volgendo la schiena piena di graffi e tagli verso la compagna.
D’istinto, Ino lasciò scivolare una mano sulla pelle nuda
del ragazzo, percependo lediverse
lacerazioni sulla pelle. Alcune erano fresche mentre altre, più sottili e fini,
sembravano già rimarginate.
La biondina percepì il compagno rabbrividire al suo tocco
piacevole, affondando le mani nelle materasso nella vana speranza di
trattenersi.
-“Alcuni graffi sembrano vecchi… di qualche tempo fa.”-
commentò Ino, percorrendo col polpastrello la linea sulla schiena dell’Inuzuka.
-“Stanotte ti sembra qualche
tempo fa?”- si lasciò sfuggire un ghigno Kiba, divertito.
All’udire quel commento, la ragazza balzò in piedi,
allontanandosi da lui, allarmata. Anche attraverso le tenebre, Kiba poteva
percepire chiaramente lo sguardo turbato della compagna, e non poteva fare a
meno di sogghignare divertito.
-“Davvero pensavi che fossi così scemo?!”- ridacchiò l’Inuzuka, alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte alla
bionda, il viso a pochi centimetri dal suo. –“All’inizio ci ho creduto
veramente, Yamanaka… ma il tempo di fare una doccia e notare i graffi sulla
schiena, e ho collegato tutto. Non so se considerarti una brava attrice o
un’astuta ipocrita!”- schioccò la lingua sul palato, rassegnato.
-“Stronzo!”- sbottò Ino, piazzandogli uno schiaffo in
pieno volto nonostante l’oscurità.
La ragazza si chiuse nella stanza della Jacuzzi,
portandosi una mano sulla bocca, mentre il volto acquistava un colorito porpora
e le gote bollivano dall’imbarazzo.
Ebbene sì, ci aveva provato a fare fesso Kiba Inuzuka, giocando l’arma dell’indifferenza per non dare peso
al comportamento lascivo a cui si era abbandonata la scorsa notte.
Eppure, ora che ci pensava, sentiva ancora le mani di Kiba
stringerla con veemenza, poteva ancora percepire il piacere che provava ad
affondare il volto nell’incavo del suo collo, e la passione travolgente con cui
l’aveva posseduta per poche ore non era ancora svanita del tutto dai suoi
pensieri.
Non capiva come avesse fatto ad abbandonarsi così
liberamente ad una notte di passione con un suo amico col quale aveva avuto
così poca confidenza fino ad allora. Eppure, in quei momenti, potevano sembrare
tutto meno che sconosciuti… anzi, le pareva di conoscerlo da una vita.
E adesso, cos’avrebbe fatto? Si avvicinò allo specchio,
osservando il suo riflesso appena accennato nel vetro per via dell’oscurità
della quale non voleva liberarsi.
Era sbagliato, era dannatamente sbagliato. Perché non si
conoscevano, perché erano in missione, perché… perché erano Kiba Inuzuka e Ino Yamanaka, e nessuno avrebbe mai scommesso un
centesimo su di loro. Nemmeno loro due erano disposti a scommettere né
sull’altro né su se stessi. E per questo erano così simili. Sì, così
dannatamente simili.
Erano vittime delle proprie passioni incontrollabili, ed
erano estremamente soli e feriti. Ino capiva che il loro non era nient’altro
che un patetico leccarsi le ferite a vicenda, eppure… eppure sapeva lei, così
come sapeva benissimo anche lui, che nel giro di un’ora si sarebbero incontrati
nuovamente sotto le coperte.
Perché era come una droga, per loro. La consumavano con
avidità e di nascosto, ne erano completamente dipendenti, non riuscivano più a
controllare quel bisogno. Cosa fosse, nemmeno loro lo sapevano. Ma cercare di
capire se fosse solo sesso oppure qualcosa di più… era decisamente troppo
doloroso e senza senso. Inutile soffrire per qualcosa che viveva solo di notte,
per qualcosa che era unicamente loro e che nessuno avrebbe mai visto alla luce
del sole.
La porta di cristallo si aprì con un leggero scricchiolio
e Ino rientrò nella camera da letto, a testa bassa, sconfitta.
Kiba, che si era sdraiato sul letto a guardare il
soffitto, balzò in piedi, dirigendosi verso di lei con nonchalance. Le prese il
volto fra le mani, accarezzandoglielo con una dolcezza innaturale, che risultò
anche un po’ goffa.
-“E’ sbagliato, Kiba.”-
-“No, che non lo è. Non farti tutti questi problemi, Ino-hime. Prendilo come… come se fosse solo un sogno. Si fa
di notte, si ricorda poco al mattino e si dimentica durante il giorno. E se non
lo racconti, nessuno lo saprà mai. E poi si sa, svelare i sogni porta male.”-
ghignò l’Inuzuka, cingendole un braccio intorno alla
vita e attirandola verso di sé, stringendola in un intenso abbraccio.
Con un gesto rapido, Kiba le sciolse la coda, lasciandole
cadere quella cascata dorata di capelli sulla schiena, mentre le sue mani
scivolavano impertinenti sotto la maglietta della ragazza, facendola ansimare
di piacere al minimo tocco, non perdendosi neanche un dettaglio di quel corpo
troppo perfetto per essere vero.
La mano di Kiba scivolò poi veloce e decisa lungo
l’interno coscia di Ino, ma presto incontrò l’ostacolo della mano della
ragazza, che cercava di trattenerlo.
-“No, Kiba, no… non ancora…”- ansimò la Yamanaka, non
riuscendo a nascondere il piacere che le provocava quel contatto.
-“Avanti Ino… è solo un sogno… un sogno che si perderà con
la luce del sole…”- le sussurrò lui suadente, affondando il volto fra i suoi
capelli dorati.
Ino non gli rispose, ma tutto ciò che Kiba percepì fu la
mano della Yamanaka allontanarsi dalla sua, permettendogli di proseguire il suo
percorso per sfilarle la gonna, troppo ingombrante in quel momento.
Le loro labbra si rincontrarono quasi con naturalezza,
mentre le mani della ragazza tornavano ad impossessarsi della schiena dell’Inuzuka, seguendo il segno dei graffi e dei tagli sparsi un
po’ dovunque.
E la passione perfetta che li legava tornò padrona di
quella stanza, quella stanza dalla quale non riuscivano stare lontani,
silenziosa spettatrice di un sogno perduto.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Grazie
a tutti coloro che hanno fiduciosamente commentato (qualcosa come 3000 anni
siderali fa, però fa nulla, l’importa è aggiornare, il quando è relativo. ù_ù). E per tutti quelli che (Mimi) mi rompono
costantemente le balle per farmi aggiornare. Eccomi qui. <3
Il mio
ritardo è così osceno che non so cosa dire… ò_ò
Gomenasai. ç__ç
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter
7: "Stupido Hotel"
"Credi che sia facile
Credi che sia semplice
Vai a farti fottere
Credi che sia
Una storia semplice
Cielo senza nuvole
Un amore utile
Sempre alla ricerca dov’è?
Dov’è? Fin là!!
Dov'è?
Questa felicità!”
Vasco Rossi, " Stupido Hotel"
Un frastuono di vetri interruppe il suo sonno ristoratore,
o meglio, la sua catalessi.
Kiba si stiracchiò di gusto, sbadigliando rozzamente,
mentre l'acqua del materasso traballava lentamente, in una sottospecie di
massaggio rilassante.
Non aprì gli occhi, affidando le prime sensazioni del
risveglio al suo olfatto, inalando a fondo il profumo sensuale di lavanda e
sesso che aleggiava nell'aria.
Si accomodò contro il cuscino,
incrociando le braccia dietro la nuca mentre sul volto gli si spaziava un
ghigno sornione e soddisfatto. Ed in effetti, lo era: svegliarsi al mattino
completamente nudi, il corpo e il letto impregnati di profumo di donna, i
muscoli indolenziti dal troppo lavoro
notturno, con la consapevolezza di averlo fatto bene… non poteva chiedere di meglio da se stesso.
Udì la porta del bagno spalancarsi
con un cigolio lieve, e il ragazzo aprì gli occhi, desideroso di trovarsi
davanti una Ino fresca di doccia e ancora imbarazzata dalla notte di fuoco
trascorsa con lui, pronta a lanciarsi fra le sue braccia e farsi coccolare
teneramente; ed invece si trovò davanti la compagna sì fresca di doccia, ma perfettamente
vestita e pettinata, un volto perplesso che lo scrutava con aria di
sufficienza.
-“Buongiorno…”- mormorò Kiba con voce
roca, mettendosi a sedere a fatica e coprendosi a malapena con il lenzuolo. Si
grattò i capelli scompigliati, scrutando confuso la Yamanaka.
-“Ah, ben svegliato. Io vado a fare
shopping, ci vediamo più tardi.”- commentò Ino rapidamente, degnandolo solo di
un breve sguardo, prima di afferrare la borsetta e dirigersi in fretta verso la
porta.
Kiba stava per protestare, ma lo
sbattere della porta d’entrata troncò ogni sua intenzione sul nascere.
Il ragazzo storse le labbra, irritato
e anche – doveva ammetterlo – decisamente deluso. Le effusioni al mattino dopo
una notte di fuoco erano una parte decisamente piacevole del sesso, quella
forse più intima e dolce, e il rifiuto della Yamanaka di condividere con lui
quel momento gli trasmetteva un sentimento di freddezza e di distacco che lo
ferivano profondamente. Oltre a sentirsi rifiutato e disprezzato, non poteva
fare a meno di sentirsi anche un po’ “usato”.
Per la prima volta, era una donna a
usare lui anziché il contrario? Ma soprattutto, perché se la prendeva per Ino
Yamanaka?! Con una ragazza del genere, cosa doveva aspettarsi? Insomma, aveva
avuto tutto ciò a cui potesse aspirare: sesso gratuito e facile con una delle
donne più apprezzate e belle di Konoha. Cosa voleva di più? Ma soprattutto, perché ne voleva di più? Da lei poi?
Kiba scosse con violenza il capo,
balzando giù dal letto con un grugnito di disappunto. Si diresse in bagno,
fissando il suo volto stravolto e contratto in un’espressione angustiata allo
specchio.
Sbuffò con forza, infilando la testa
sotto l’acqua del rubinetto, per darsi una svegliata e far calmare la rabbia
che gli era nata dall’atteggiamento supponente di Ino.
E poi gli capitò sott’occhio la
spazzola di Ino, intrisa del suo odore e dei suoi capelli dorati e, mosso da un
impeto di rabbia, l’Inuzuka le diede una manata, facendola volare dall’altra
parte del bagno.
Se ne pentì quasi subito.
Perché si arrabbiava per lei? Perché
la sua indifferenza lo feriva così tanto? Non si stava per caso facendo
coinvolgere troppo in quella relazione?
-“Cazzo…”- sibilò irritato, filando
in balcone a respirare una boccata di aria fresca.
Ovvero un’utopia, visto che l’aria
era pervasa da un profumino decisamente “noto” all’Inuzuka.
Il ragazzo si sporse dal balcone, notando
che il suo amico cannaiolo era appostato ancora una
volta lì, fumandosi bellamente la sua canna mattutina.
-“Ehi amico… vuoi un tiro?”- gli
propose il ragazzo, porgendogli lo spinello.
-“No, grazie, non sono dell’umore
adatto.”- sbuffò Kiba, grattandosi la nuca, seccato.
-“Come no? Ma se ieri notte avete
fatto scintille! Io sarei al settimo cielo fossi in te.”- sogghignò flebilmente
l’altro, tirando la sigaretta.
-“Eh, tu… senti, se dovessi
nascondere qualcosa d’importante, dove la nasconderesti?”- domandò
improvvisamente l’Inuzuka, crucciato.
-“Ehi… non vorrai mica fregarmi il
fumo, vero?”-
-“Ma ti pare?”-
-“Beh comunque… sotto il letto, fra
le doghe e il materasso…”- spiegò l’uomo, sbadigliando ampiamente e spegnendo
il mozzicone contro il posacenere.
-“Mh.
Interessante… grazie, vicino.”- annuì Kiba, rientrando nella camera con aria
pensierosa e prendendo a vestirsi rapidamente.
Ino sospirò per l’ennesima volta,
lanciando uno sguardo trasognato al di là della vetrina del bar in cui si era
rifugiata.
Quella mattinata all’insegna dello
shopping si era rivelata un fallimento totale: sarebbe dovuta servire a
svuotarle la testa dai pensieri legati a quella notte senza senso, e invece si
era persa in sospiri, in nodi alla gola a causa dei ricordi e in sussulti
dovuti ai prezzi degli abiti. Semplicemente, un fallimento.
Pagò il conto – salato – di quel
misero caffè macchiato al bancone, e poi uscì dal locale, riavviandosi verso
l’hotel col cuore in gola: un po’ per l’ansia di rivedere Kiba, un po’ per
l’angoscia di tornare senza nemmeno un maglioncino nuovo firmato Okaneshi.
Non appena l’hotel rientrò nel suo
campo visivo, però, l’amarezza per lo shopping a vuoto svanì in un istante,
lasciando interamente lo spazio dei suoi pensieri all’ansia che provava nel
voler rivedere Kiba e alla repulsione che provava e che la spingeva a stargli
lontana.
Quei sentimenti contrastanti che
combattevano nel suo petto la confondevano, occupandole interamente la mente:
sapeva che era stato solo sesso, niente di più, ma più il suo intuito femminile
le suggeriva di mettere la parola “fine” a quegli incontri fini a se stessi, più
sentiva la voglia – il desiderio – di
farsi stringere dalle possenti braccia dell’Inuzuka e di farsi portare via da
quella passione senza senso.
Semplicemente doveva smettere di
andarci a letto, o almeno trovare una motivazione valida per continuare a
farlo.
Purtroppo, voleva continuare a farci
sesso senza ragione, perché interrogarsi significava aprire la porta dei
sentimenti – una porta molto pericolosa,
che per adesso preferiva tenere chiusa, visti i recenti avvenimenti sgradevoli.
Ino si appoggiò alla parete a vetri
dell’ascensore dell’hotel, fissando con aria assente i numerini
che indicavano i piani illuminarsi uno alla volta, fino a fermarsi al suo.
La porta scorrevole si aprì
lentamente e, senza avere il tempo di realizzare, un’ombra si scaraventò su
Ino, mandandola a sbattere contro lo specchio dell’ascensore.
-“Ma che diavolo?!”- sbottò la
biondina, ma non ebbe nemmeno il tempo di riaversi, che l’individuo l’aveva già
bloccata contro la parete, stringendola con forza per la gola.
-“Ino-chan,
le brave kunoichi non dovrebbero avere la testa fra
le nuvole…”- sibilò la voce dell’uomo, infida.
-“Tu…”- sussultò Ino, sofferente per
la pressione al collo e al ventre esercitata dalle mani delmisterioso figuro.
-“Già, proprio io.”- sogghignò,
mentre la luce dell’ascensore che ripartiva verso il piano terra illuminava il
suo coprifronte di Ame.
-“Kazuya,
che diavolo… ci fai… qui?”- sibilò la Yamanaka, annaspando priva di fiato
mentre lo shinobi che avrebbe dovuto essere suo
alleato la bloccava al muro con fare minaccioso.
-“Chissà chissà… una passeggiata,
forse. E tu perché non sei col tuo amichetto? Un uccellino mi ha detto che di
notte sapete come divertirvi…”- le mormorò Kazuya,
con un fischio di sprezzo.
-“Fatti… i cazzi… tuoi…”- ringhiò Ino
indignata, per poi gemere di dolore per la soffocante stretta dello shinobi.
In quel momento, l’ascensore giunse
al piano terra, e non appena la porta si aprì, Kazuya
lasciò andare la presa sulla biondina, dandole un pesante spintone indietro e
allontanandosi di fretta.
-“Ehi!”- sbraitò una voce roca e
violenta dal fondo della hall, seguita da un potente ringhio infastidito.
Lo shinobi
dai capelli argentei imprecò sottovoce, poi fuggì filato fuori dall’hotel,
inseguito da Akamaru, mentre Kiba si lanciò
preoccupato verso Ino, all’interno dell’ascensore.
Le porte scorrevoli si richiusero
dietro di loro, mentre la Yamanaka pigiava il pulsante del loro piano, quasi a
voler fuggire da lì, ancora intensamente scossa.
Ino respirava velocemente e a fatica,
massaggiandosi la gola con la mano, intanto il volto pallido ricominciava a
prendere colore.
-“Ehi Ino, che diavolo è successo?!”-
sbottò Kiba, afferrandola per le spalle e scuotendola lievemente, visibilmente
allarmato.
-“Non… non lo so… stavo tornando… e
lui mi ha aggredita prima che potessi uscire dall’ascensore… io non me
l’aspettavo!”- sbottò Ino, ancora spaventata.
-“Eh immagino! Ti ha fatto male?”- le
domandò l’Inuzuka, con tono basso e roco, carico di apprensione.
Il ragazzo lasciò scivolare una mano
sulla guancia della compagna, cercando di volgerle il volto verso di sé, ma Ino
scostò lo sguardo, d’istinto.
Offeso, Kiba ritrasse immediatamente
la mano, riponendola in tasca con sguardo scuro.
-“Sì, sto bene, grazie…”- sussurrò la
kunoichi, evitando i suoi occhi, sentendosi a
disagio. –“Piuttosto, cosa ci faceva Kazuya qui? E
perché mi ha attaccata?”-
-“Che vuoi che ne sappia io?!”-
sbottò l’Inuzuka, fuggendo dall’ascensore non appena le porte si aprirono.
-“Avanti Kiba, non fare il bambino! È
una questione seria!”- sbuffò Ino, correndo dietro al compagno e fermandolo,
tirandolo per la manica. –“Ti pare il caso di fare l’offeso?!”-
-“No, non faccio l’offeso! Tu mi usi
per scopare di notte ed è normale che di giorno tu mi tratti come un normale
sconosciuto!”- ironizzò Kiba, con tono sarcastico.
-“L’hai detto tu di far finta che
fosse solo un sogno, no? Si fa di notte e si dimentica di giorno… parole tue.”-
cinguettò Ino, scoccandogli un’occhiata pesantemente ironica e provocatoria.
-“Giusto.”- assentì l’Inuzuka,
fulminandola con sguardo freddo che fece rabbrividire la ragazza.
-“Comunque non so come, ma Kazuya era a conoscenza dei nostri interessanti incontri
notturni. Tu ne sai nulla?”- domandò la biondina, accigliata.
-“Come sarebbe a dire…?”-
-“Non capisco. E poi cosa cavolo ci
facevi sul nostro pianerottolo?”-
-“Aspetta… il suo odore arriva fino
alla nostra camera!”- ringhiò Kiba, fiondandosi nell’appartamento con foga,
quasi sfondando la porta.
Ino lo raggiunse, notando che il
compagno stava perlustrando sotto il loro materasso.
-“Se cerchi il mio reggiseno sappi
che non l’ho ancora trovato, chissà dove l’hai ficcato! Ne ho dovuto comprare
uno nuovo!”- protestò Ino, con punta di malizia.
-“Oh beh, spero che perlomeno tu
l’abbia comprato con un pizzo sexy… e poi com’è che te lo ricordi, mica è
notte!”- rispose a tono l’Inuzuka, per nulla turbato.
-“…ad ogni modo scherzavo, cretino.”-
sbottò la Yamanaka, mettendo il muso.
-“Ad ogni modo siamo fottuti. I
rotoli non ci sono più.”- constatò Kiba, grattandosi la nuca, seccato.
-“COME PREGO?!”- domandò Ino, con
voce stridula.
-“Come ti ho appena detto. Prima di
andarmene li ho nascosti sotto il letto e… oh merda. Stai a vedere che erano
alleati.”- sbottò il ragazzo, volando in balcone per notare con costernazione
la donna delle pulizie che rassettava la terrazza dell’appartamento accanto,
visibilmente abbandonato. –“Merda… hai capito l’amico cannaiolo?”-
imprecò infine.
-“Ma che diavolo stai facendo
Kiba?!”- sbottò la compagna, visibilmente irritata.
-“Il nostro vicino di appartamento
era alleato di Kazuya, merda. Come facevano a sapere
delle nostre interessanti nottate,
sennò? Ovvio, pure il nascondiglio dei rotoli, lui sapeva perfettamente dove
fossero, tutto torna… avevi ragione, quei due hanno fatto il doppiogioco fin
dall’inizio. Ora si sono fregati sia i soldi dei malavitosi che i rotoli
segreti… elementare, i conti tornano.”- appurò Kiba, compiaciuto.
-“Ehm… signor Sherlock, quindi? Sarà il caso di corrergli dietro?”- domandò
Ino, fulminandolo furiosa.
-“Mh sì,
direi decisamente di sì.”- sorrise l’Inuzuka, sornione.
Ino cadde a terra, ruzzolando per
qualche metro, ma puntellandosi col piede riuscì a bloccarsi e a balzare
nuovamente in piedi.
Si asciugò un rivolo di sangue che le
colava dal labbro inferiore col dorso della mano, senza staccare gli occhi di dosso
dal suo avversario che, braccia conserte e ghigno strafottente, si avvicinava a
lei, con la vittoria in tasca.
La ragazza indietreggiò fino ad un
albero, appoggiandovisi, respirando affannosamente.
Quanto tempo ci metteva Kiba a
raggiungerla?!
Era rimasto indietro per dare una
lezione al suo “amico cannaiolo” – così l’aveva
chiamato lui –, che gli aveva teso un agguato nella foresta, e l’aveva mandata
all’inseguimento di Kazuya, promettendole di
raggiungerla al più presto. Ma quel “presto” si stava rivelando decisamente
troppo lungo.
E se qualcosa fosse andato storto? Se
Kiba avesse fatto lo sborone come suo solito,
sottovalutando il suo avversario, e se le fosse fatte dare di santa ragione?
Forse era ferito, e aveva bisogno di aiuto!
Ino scosse violentemente la testa,
dandosi mentalmente della stupida: come poteva preoccuparsi per lui nel momento in cui quella brutta
copia di Hidan si stava avvicinando pericolosamente a
lei?
-“Avete ficcanasato troppo, miei cari
shinobi di Konoha… dovevate farvi gli affari vostri e
non preoccuparvi troppo per i rotoli…”- sogghignò Kazuya,
impugnando una katana e sollevando il mento di Ino con la lama.
-“Cosa ci avete guadagnato a
prendervi gioco così sia di Konoha che di Ame?”-
sibilò la Yamanaka, fulminando quell’uomo che le dava i brividi solo a
guardarlo.
-“Beh, un bel malloppo di soldi e due
rotoli da rivendere a prezzo piuttosto interessante… e tu che ci hai guadagnato
a venire in questa missione, ragazzina? Un paio di scopate a gratis e nemmeno
un vestitino di marca? Nah, che delusione…”- la
sbeffeggiò Kazuya, maneggiando velocemente la spada e
conficcandola con gesto rapido e preciso al di sopra della spalla di Ino,
ferendola a fior di pelle e strappandole la manica del top viola.
Presto il sangue scarlatto prese a
colare abbondante, macchiando il top della ragazza e facendola gemere di
dolore.
-“Ah ah ah… ti fa male, tesoro? Certo
che una chunin come te avrebbe potuto schivarlo un colpo del genere!”- rise Kazuya, di gusto.
-“Ehi Kazuya…”-
lo richiamò Ino, aggrappandosi alla lama della katana con sguardo implorante,
tenendola saldamente ferma.
-“Sì?”-
-“Vaffanculo!”-
urlò la voce della ragazza, all’unisono con una maschile più profonda
proveniente dalle spalle dello shinobi traditore.
-“Che cos-?!”- sbottò Kazuya, ma non ebbe il tempo di protestare che qualcosa di
affilato e freddo affondò nella carne del suo collo…
Ino si voltò di scatto, per evitare
di vedere quello spettacolo raccapricciante, e un pensiero le sorse,
istantaneo: anche Shikamaru aveva tagliato la testa a Hidan
per cercare di farlo fuori.
Un groppo in gola soffocò la
Yamanaka, facendola rabbrividire in ogni cellula del suo essere, nauseandola.
Rivedere quella scena… era davvero troppo.
Sentì un’imprecazione seccata di
Kiba, seguita da un sospiro di sollievo, mentre il ragazzo rovistava nella
giacca della vittima, poco lontana da lei, alla ricerca dei rotoli segreti.
Ino si alzò in piedi, premendosi la
mano contro la spalla sanguinante, e si diresse rapidamente verso la città,
senza voltarsi indietro per valutare la situazione.
Che Kazuya
fosse stecchito, ne era certa; che Kiba stesse bene un po’ di meno, visto che
gli era apparso come una flash dietro al nemico per poi svanire in uno schizzo
di sangue.
Si fermò improvvisamente, scuotendo
la testa con forza, insultandosi: come poteva abbandonare il suo compagno da
solo? Come poteva essere così egoista da cadere in uno stato di shock proprio
in quel momento? Il suo credo di ninja medico doveva impedirle di fuggire dal
campo di battaglia senza assicurarsi della salute del suo compagno!
Eppure quella scena raccapricciate e
quel ricordo lontano e vago si fondevano nella sua mente, ripetendosi
all’infinito: Hidan e Kazuya,
Kazuya e Hidan, Shikamaru e
Kiba, Kiba e Shikamaru…
Un braccio le avvolse improvvisamente
il collo, attirandola all’indietro, in un gesto rozzo ma carico di apprensione
e affetto.
-“Ehi Ino, stai bene?! Accidenti,
stai tremando…”- le domandò l’Inuzuka, sussurrandole ad un orecchio,
preoccupato.
E quell’abbraccio, quello che avrebbe
voluto sentire anche dopo la morte di Hidan,
finalmente arrivò. Non dalla persona che si aspettava, ma che importava? Il
sentimento che le infondeva Kiba era caldo e rassicurante, la cullava e la
rasserenava solo con la sua presenza.
Confusa e barcollante, Ino si voltò
verso di lui, allacciandogli le braccia al collo e affondando il viso nel suo
petto, tremante come una foglia.
Percepì Kiba slacciarle delicatamente
i primi bottoni del top, in modo da farle scivolare giù la spallina strappata e
liberarle la ferita dalla stoffa.
Le sue labbra calde si posarono sul
taglio, leccando via il sangue con gesto lento e deciso, che fece gemere Ino
sia di dolore che di un morboso piacere.
-“Non è profondo…”- sussurrò Kiba,
leccandosi via il sangue dalle labbra e tornando a guardare il viso pallido
della compagna fra le sue braccia.
-“Voglio tornare in quello stupido
hotel…”- mormorò Ino, con tono esausto.
-“D’accordo, Ino-hime.”-
sogghignò fra sé e sé il ragazzo, prima di prendere la ragazza in braccio
all’improvviso.
Lei non protestò, si lasciò andare a
quell’abbraccio, appoggiando la testa sulla larga spalla del compagno e
lasciandosi riportare a casa, sentendosi davvero una principessa, al sicuro col
suo valoroso cavaliere.
-“Cosa vuole fare la mia principessa
una volta tornata alla sua reggia?”- le domandò Kiba, con risata divertita.
-“L’amore.”- gli sussurrò Ino,
nascondendo ancora di più il volto nell’incavo del suo collo.
-“Sesso o amore?”- chiese l’Inuzuka,
accigliandosi lievemente, ansioso e curioso.
-“Quello che ho detto.”-
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Ragazzi,
ci credete che ho aggiornato? *__*
*tutti
le puntano i mitra*
Eh
va beh, suvvia, l’importante è aggiornare, lo dico sempre io. ù_ù
E
poi lo sapete che sono biancaH, e shippo
il KibaIno a ore perse, quindi l’ispirazione è sempre
altalenante.
Questo
capitolo è un po’ più di azione, semplicemente perché dovevo levarmi dalle
scatole sta cavolo di missione. Dai prossimi, finalmente, potrò dedicarmi alla
mia parte preferita della storia: Kiba e Ino che folleggiano in giro per la
città. N’awww, spero di scriverla presto. <3
Una
carrellata veloce di ringraziamenti a coloro che recensiscono! *O*
vAndrearomanista
[accidenti, hai ragione, mi sono dimenticata del coniglio °__°]
vTalpina
Pensierosa [la brava ragazzuola aggiorna a ore perse,
ma aggiorna ù_ù]
vKisa_chan
[grazie mille per recensire, sono felice che ti piaccia! *__*]
vMimi18 [carissima, so che ultimamente
disprezzi il KibaIno perciò mi sorprendo a trovare
sempre una tua recensione! *O* che ovviamente sono sempre assai gradite <3]
vMiroku90 [visto che ho aggiornato,
alla fine? grazie mille per il messaggio personale e per aver scritto sul forum
KibaIno, che spero di riuscire a sistemare, prima o
poi! <3]
vChi_lo_sa [sai che la tua recensione
è stata quella che mi ha ricordato di aggiornare? a te va un grazie speciale!
<3]
Ahem… un piccolo appello: chiunque ami il
KibaIno e capisca qualcosa di forum, può contattarmi
per aiutare me e Mala Mela nel sistemare il KibaInoFanForum.
Siamo un attimino impedite, sapete? ù_ù
Perché
è da quando avevi 17 anni e ancora non ci
conoscevamo che aspetti di sapere come finisce.
Meglio
tardi che mai.
Ti
voglio bene.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Epilogue:
"Forever Wild"
"Hot
summer nights,
Mid
July
When
you and
I were forever wild
The
crazy
days
City
lights
The
way you'd
play with me like a child..."
Lana Del Rey, "Young And Beautiful"
La
notte avvolgeva quel luogo,
tramutandolo in un regno di ombre incredibilmente diverso dal magico
palazzo
splendente che era di giorno: i suoi infissi dorati e le pareti
candide, i
pavimenti lucenti e i lampadari sfavillanti, tutto era inghiottito
dall’oscurità
che rendeva quell’hotel un posto misterioso e cupo.
Ma
il silenzio imperioso solitamente
dettato da Morfeo non accompagnava quella notte, perché le
risate cristalline
della ragazza riempivano gli atri bui e i corridoi scuri del lussuoso
hotel.
Se
ci si avvicinava alla piscina
all’aperto che si trovava sulla terrazza del quinto piano
dell’hotel, oltre
alla risate, si potevano udire il rumore dell’acqua
disturbata dai movimenti di
due giovani amanti che, nuotando, sospiravano abbracciati fra un bacio
e
l’altro; le loro mani scorrevano bramose sui loro corpi
seminudi – in realtà il
pezzo superiore del bikini viola di Ino era durato molto poco
– e le loro
labbra indugiavano a vicenda su colli, braccia e spalle.
L’idea
di passare l’ultima notte
nella piscina dell’hotel era stata di Ino – voleva
fare qualcosa di memorabile
per salutare quella missione che le aveva sconvolto la vita –
ma non immaginava
che Kiba avrebbe approfittato delle tenebre delle 4 del mattino per
fare quello
che in quei giorni avevano abbondantemente fatto in camera (un
po’ ovunque, a
dire il vero). Del resto fare cose pazze e sconsiderate insieme a Kiba
cominciava a venirle naturale.
Avevano
passato quegli ultimi giorni
a Okaneshi crogiolandosi in quel legame sconvolgente che si era
instaurato fra
di loro, comunicando più con i baci che con le parole, con
gli sguardi e con i
sorrisi complici piuttosto che con i chiarimenti; finché
erano lì, in quel
mondo estraneo, avvolti in quella bolla di sapone, non c’era
davvero bisogno di
sprecare fiato per parlare di cose che non avevano senso
finché non fossero
tornati a Konoha. Alla vita reale e noiosa di tutti i giorni. Alla Ino
Yamanaka
e al Kiba Inuzuka che si conoscevano ma nemmeno così tanto.
In
quegli ultimi giorni avevano fatto
di tutto: avevano frequentato locali eleganti vestiti di tutto punto
bevendo,
champagne alla salute di Tsunade-sama (e a quella del suo conto), per
la gioia
di Ino; avevano fatto lunghe passeggiate per le spiagge di Okaneshi e
per le
verdi colline intorno ad essa per accontentare Kiba; avevano fatto
l’amore sia
nei bagni dei ristoranti, che sulle spiagge, che fra i verdi prati
delle
colline, per far contenti un po’ tutti e due.
E
dopo aver finito di averlo fatto
anche nella piscina dell’hotel, lasciando che le loro
risatine soffuse e i loro
sospiri languidi risvegliassero strane idee negli ospiti
dell’albergo o li
inducessero a fare sogni molto intensi, Ino e Kiba stettero seduti
abbracciati
e coperti da un morbido asciugamano ad osservare l’alba che
risvegliava la
città e la colorava di meravigliosi colori violacei e
rosati. Ino teneva la
testa appoggiata nell’incavo della spalla di Kiba, mentre lui
le baciava
lentamente la testolina, accarezzandole con una mano i capelli.
-“È
l’alba.”- Disse lui, con un
sospiro amaro.
-“Già.”-
Sussurrò Ino,
impercettibilmente.
-“Sei
sicura che qualcuno non se lo
farà arrosto?”- esordì Kiba, non appena
intravvide le porte di Konoha apparire
all’orizzonte.
Da
quando erano partiti da Okaneshi,
non si erano rivolti la parola. Si erano soltanto tenuti per mano per
tutto il
tragitto, silenziosamente. Avevano poi lasciato Ichi, ormai
completamente
guarito, vicino al luogo in cui l’avevano trovato, un vasto
prato pieno di
coniglietti saltellanti. Ino lo aveva salutato con le lacrime agli
occhi, rendendosi
davvero conto solo in quel preciso istante che tutto ciò che
aveva amato in
quei giorni stava per finire. Da quel momento, non aveva più
ripreso la mano di
Kiba, limitandosi a camminare leggermente davanti a lui per non
avvertire la sua
presenza di fianco.
Avvistare
le mura al tramonto di
Konoha e contemporaneamente sentire la voce di Kiba, la fece sussultare.
-“No,
sono sicura che starà bene...
almeno sarà libero di fare ciò che vuole e non
sarà costretto a starsene chiuso
in gabbia... anche se il mondo là fuori è pieno
di pericoli, sono convinta che
per lui sarà meglio vivere così.”-
sospirò Ino, con tono amaro.
-“E
per noi? Per noi vale lo
stesso?”- le chiese Kiba, affiancandola e fissandola con
sguardo cupo.
-“Direi
di no, visto che stiamo per
rientrare nella gabbia.”- asserì lei, senza
guardarlo, riprendendo a camminare
spedita verso le mura di Konoha.
Un
leggero sorrisino amaro si spaziò
sulle labbra di Kiba, mentre Akamaru mugugnava dispiaciuto,
strusciandosi sotto
la sua mano.
-“Non
preoccuparti Akamaru... lo
sapevo che sarebbe finita così...”-
sussurrò Kiba, con voce sottile e carica di
amarezza.
La
vita a Konoha riprese a scorrere
normalmente.
Il
lavoro al negozio di fiori, gli
allenamenti, i corsi di Tsunade-sama, il ristorante con Choji e
Shikamaru.
I
giri di perlustrazione con Akamaru,
gli allenamenti, gli addestramenti dei nuovi cuccioli, le passeggiate
con Shino
e Hinata.
Per
una settimana, Sakura aveva
notato che Ino era terribilmente giù di morale e cupa, forse
perché Shikamaru
era ancora a Suna? In effetti, dopo il suo ritorno una settimana dopo,
l’umore
di Ino tornò a essere raggiante.
Anche
Kiba per una settimana era stato
corrucciato e rabbioso, rinchiuso nel suo silenzio che solo Akamaru
poteva
capire. Aveva evitato la compagnia di tutti finché, passati
sette giorni, dopo
aver incontrato Hinata durante una passeggiata, il buonumore gli era
tornato.
Tutto
era tornato come prima.
O
quasi tutto.
Quando
Shikamaru tentò di infiltrarsi
nella camera di Ino una notte, trovò la finestra
perfettamente chiusa e
rinforzata, e dovette andarsene insoddisfatto da quel balcone che
profumava di
fiori.
Quando
Hinata andò a cercare Kiba una
sera per chiedergli di accompagnarla al festival di quella sera, lo
trovò fuori
casa.
Forse
perché era trincerato dietro a
una finestra perfettamente chiusa e rinforzata, su quel balcone che
profumava
di fiori.
Del
resto era notte e la notte, si
sa, è fatta per i sognatori.