Torna da me

di Angeluzzola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Lui ***
Capitolo 4: *** Ritorno alla realtà ***
Capitolo 5: *** Io non ti voglio bene | Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ringraziamenti

A Hororo che mi ha sostenuto durante la scrittura di questa storia...
A Kururu che mi è sempre accanto nei momenti più difficili...
A Summer che è mia amica da sempre..
A Etty a cui voglio un mondo di bene..
...e a una persona di cui non voglio fare il nome ma che senza saperlo sta ridonando alla mia vita un senso...

Torna da me

Fragili speranze racchiuse nel cristallo, indomabili desideri affidati alla scia di una stella....Ti prego, Amore, torna da me...sazia la mia irrefrenabile voglia delle tue labbra, il mio bisogno di calore, di sentire ancora una volta il battito del tuo cuore in sintonia col mio....
E guardo e riguardo il cielo in questa notte buia....puntinata di mille stelle, riflessi dorati rubati ai tuoi capelli; il mare intona pacato la sua canzone in questa spiaggia scura...onde di zaffiro rapite dai tuoi occhi....
Ed eccola, la stella cadente tanto attesa, attraversa la tenebra, e io mi aggrappo alle mie ennesime speranze di vetro:
-Torna da me..torna da me...- sussurro..e alla fine risuona leggero un nome, il tuo nome....ma ormai è tardi...il luccichio è già scomparso dietro a un'arguta montagna e chissà se avrà ascoltato le mie parole così sottilmente pronunciate....
Ancora ricordi di giorni passati si fanno spazio sicuri e dolorosi tra le mie memorie...impossibile scordare attimi d'amore vissuti con così febbrile felicità..felicità distrutta senza preavviso, come un tramonto così bello rovinato dall'improvvisa oscurità....
Lacrime...lacrime invisibili rimangono attaccate alle mie ciglia...lacrime che solamente gli angeli san portar via...e tu eri il mio angelo...

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Capitolo 2
*** Preparativi ***


- Dai, ti prego Matte...solo per una sera...!- una ragazzina dai lunghi e setosi capelli dorati guardava con ostinazione il ragazzo di fronte a lei, lo supplicava con la sua vocina da tenera ragazzina cresciuta.
Matteo era un po' più alto di lei, giusto pochi centimetri. I suoi occhi erano pallidi riflessi di zaffiro e la contemplavano, ascoltando attentamente ogni parola.
- Non lo so, Gin..-
- Ma hai la casa libera!Che ti costa??-continuò lei imperterrita.
- Se qualche genitore lo scopre non voglio essere responsabile...nè tantomeno se ti viene fatto del male...non potrei mai perdonarmelo...- nel suo tono si faceva presente un riflesso più adulto e maturo, non ben visibile di fronte ai capelli spettinati e il viso da fanciullo.
Ginevra sbuffò:- Del male...Matte, io mi fido di lui...- Il ragazzo sorrise. Gin l'ingenua, Gin la fiduciosa...era così dolce vederla dispersa nei suoi sogni ancora da bambina nonostante si avvicinasse vertiginosamente ai diciassette anni.
- Ti fidi di...- iniziò ma fu subito interrotto.
- E adesso non uscirtene con "..ti fidi di uno che neanche hai visto in faccia..".. perchè non centra!- mormorò un po' troppo sicura la ragazza scostando una ciocca di miele dagli occhi ambrati.
- Va bene va bene...anche se è la verità te la do vinta...potete venire a casa mia... però io non mi prendo la responsabilità di niente...-
Ci fu un silenzio sbarazzino in cui Ginevra sembrò soppesare la risposta mangiucchiandosi ostinata le unghie. Poi gli rivolse lo sguardo, uno sguardo talmente vivo e luminoso che Matteo stette lì per lì per arrossire.
- Grazie Matte!- lo abbracciò. Per un secondo tutto seppe di vaniglia, un profumo dolce ma allo stesso tempo fresco. Matteo le accarezzò i capelli.
- Non c'è di che, mia piccola principessa...- le sussurrò in un orecchio.
Lei si staccò un poco, con un sorriso radioso a pochi centimetri dalle sue labbra esclamò:- Sono contenta che tu sia il mio migliore amico!!- poi lo liberò dalle sue braccia sottili.
- Allora ci vediamo domani sera!- concluse lei scoccandogli un delicato bacio sulla guancia. Poi corse via sventolando ben alta la mano.
Il ragazzo simulò un leggero sorriso forzato:- Ok, Gin..divertiti...- le gridò dietro.
E poi in un sussurro appena percettibile :-...mia piccola principessa...-.

....tutto sembrava così perfetto, magico, delizioso....ma si sa, le fiabe non esistono...nascosta dietro un telo di sogni c'è una terribile realtà....

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Capitolo 3
*** Lui ***


- Attenzione, treno in arrivo al binario 7...- ed eccolo, finalmente il momento tanto atteso era giunto.
Mesi di attesa, intrepida ansia che tutto questo non sarebbe mai avvenuto...e ora era lì, seduta su una panchina in pietra, al binario sette, mentre in lontananza il fischio di un treno anticipava la sua venuta.
Quando il mezzo si intravide dopo una galleria allora Ginevra s'alzò. Le mani sudate trafficavano con un laccetto del suo top, le gambe non riuscivano a star ferme, tremavano appena. Sentiva freddo a tutto il corpo nonostante fosse una bella giornata estiva, il sudore colava gelido, i denti morsicchiavano le labbra che sapevano di dolce lucidalabbra ai frutti di bosco. Con uno stridio il treno si fermò, aprì le sue porte automatiche riversando la gente alla stazione. Gente di fretta, tranquilla, o semplicemente agitata forse quanto lei, per il dover incontrare qualcuno di speciale. Un altro brivido lungo le costole, la brezza calda le buttava un ciuffo ribelle sfuggito al laccetto dei codini sul viso. Questo non faceva altro che metterle ancora più ansia, il movimento continuo e ormai automatico del suo braccio per scostare i suoi fili di seta.
Dopo adulti e diversi bambini, gruppetti di ragazzi allegri e spiritosi, e anche di alcuni che le mandavano fischi e occhiatine, scese un ragazzo solitario. Il cellulare stretto in mano, i capelli di un castano così chiaro e lucido da essere quasi biondo, la pelle non abbronzata ma scura di suo, questo alzò il viso e incontrò il suo sguardo, uno sguardo di perla, e poi un sorriso. S'avvicinò a piccoli passi a lei. Ginevra non si mosse. Immobilizzata, rapita in un sogno, non smise di guardarlo. - Ehi, tu devi essere Gin, giusto?- le chiese il ragazzo sceso dal treno.
Lei annuì.
- E tu...-continuò poi:- ..devi essere Stefano...-. Non ci sarebbe stato neppure il bisogno di chiederlo.
Quell'accento chiaramente estraneo a quella cittadina ligure si faceva sentire fin troppo bene.
Lui le sorrise:- Direi di si...piccola...-
Il cuore di Gin iniziò a battere forte di fronte a quell'ultima parola così dolcemente pronunciata, pronunciata per la prima volta mentre la scrutava attentamente negli occhi.
Per non mostrare il suo volto visibilmente arrossito si voltò:- Beh, andiamo allora..-.
Il ragazzo la prese in parola e la seguì. I loro passi risuonavano leggeri contro il cemento delle scale, unico suono in quel silenzio tranquillo.
La loro prima tappa era un piccolo self service dove poter mangiare. L'odore di fritto e ketchup dominava la sala, seguito da risolini di ragazzini un po' vivaci e da genitori infastiditi. Si accomodarono in un tavolo abbastanza isolato per poter sfuggire al chiacchiericcio insistente, e per attimi interminabile stettero senza proferire alcuna parola, intenti a contemplare il duro e macchiato legno del banco o, nel caso di Gin, a studiarsi le dita mangiucchiate.
Quando finalmente venne loro portato ciò che avevano ordinato, riportarono un pochino l'attenzione l'uno sull'altro.
- Beh, buon appetito...-mormorò lei.
- Grazie..anche a te...- le rispose lui.
E fu allora che iniziarono a chiacchierare, senza timidezza, trasportati dalle loro parole, arrischiando sguardi intensi e vivi. La tensione si era allentata e ad un tratto fu come se si conoscessero da una vita, come se tutte le volte che si erano sentiti in chat o al telefono si fossero d'improvviso trasformati in incontri dal vivo. Mangiarono i loro panini e le loro patatine fritte, poi si diressero alla cassa.
Ginevra aveva preparato minuziosamente giusti i suoi soldi, ma Stefano la precedette e pagò per entrambi.
- Ma no dai...ti sei fatto anche tutto il viaggio...non..- ma lui la zittì con un dito sulle labbra.
- Tranquilla...ora andiamo..-
Gin avrebbe voluto ribattere ma lo seguì in silenzio fuori dal luogo. Un'ondata di aria afosa li travolse, abituati ormai alla deliziosa aria condizionata, e senza pensarci due volte decisero di andare al mare.
La spiaggia era stracolma, prevedibile essendo una delle giornate più calde di agosto. I due si posizionarono in un luogo ombreggiato, lontano da bambini urlanti e ragazzi che si buttavano con foga una palla. Vicino alle barche l'aria era tiepida ma già più fresca che in altri luoghi, e loro si poterono godere la giornata senza neppure bagnarsi, arrischiandosi sempre un po' troppo vicini ma senza incrociare le loro labbra.
Verso fine giornata s'avvicinarono alle dolci onde azzurre per rinfrescarsi i piedi. L'acqua solleticava loro le dita, frizzante e vivace. Nel frattempo Gin si mise a contemplare l'orizzonte. Le nuvole si rincorrevano dietro le montagne, i raggi del sole creavano giochi di luce sulla superficie del mare.
Abbagliata da tanta beatitudine, quasi non si accorse del contatto che le era venuto da dietro. Nel giro di pochi secondi una fitta gelida la trafisse. Era in acqua ma non era sola. Era tra le braccia di Stefano e ne percepiva il profumo mischiato al sapore di salsedine.
Gin scoppiò a ridere:- Tu sei pazzo...-.
- Già, piccola..pazzo di te..-. Il rumore delle onde sulla spiaggia, il grido dei gabbiani nel cielo...questo era l'unico suono che dominava quell'istante, un istante magico, delicato, innaturale... Erano lì, a pochi centimetri..solo qualche granello di sale li separava, catturati nei loro sguardi, nei loro sogni...nei loro respiri...
- Gin!!!- una voce ruppe quel momento. Ginevra si voltò. Sulla spiaggia una ragazza dai capelli scuri la salutava. - Oh..cia.o Marina...-mostrò un leggero sorriso forzato. -Ho saputo che stasera ci sei anche tu!- le urlò quella dalla spiaggia per non avvicinarsi troppo all'acqua. Gin annuì:- Con chi vieni?-le chiese interessata. Marina sorrise:- Non ci crederai mai...ma vengo con Alessia!-
Una bomba tiratole dritta dritta nel cuore, un'anima spezzata di colpo...
- C'è..c'è anche lei stasera..?- balbettò sentendosi sprofondare.
-Eh si...ora devo andare Gin!Ci vediamo stasera!- poi lanciò un'occhiata a Stefano e fece l'occhiolino all'amica allontanandosi veloce.
Non si era neppure accorta della reazione della ragazza che ora si trovava in acqua al sentire il nome di Alessia. Alessia, amica da sempre, la sua migliore amica fino a quel litigio...
-Ehi..piccola..che hai?- una voce proveniente come da un'altra dimensione le si rivolse.
Lei si voltò e incontrò lo sguardo di perla di Stefano. - Nulla..è tutto a posto..- mormorò.
Il campanile battè le 6.
- è tardi...-disse d'un tratto. Senza accorgersene stava tremando. Cercò di non farci troppo caso e prese Stefano per un braccio trascinandolo piano fuori dall'acqua che ora le appariva gelida e pesante contro il suo peso morto. Per asciugarsi dovettero spostare gli asciugamani al sole. Passarono quegli ultimi minuti in silenzio, ad osservare l'acqua sui loro corpi evaporare a poco a poco.
Poi quando si ritennero abbastanza asciutti, si prepararono per dirigersi verso la casa che li avrebbe ospitati per quella notte.
Quando suonarono a casa Cole, l'aprirsi della porta sulla soglia fu seguito da un intenso rumore di musica da discoteca, dall'odore di stuzzichini e dalle risate allegre degli invitati. Erano arrivati nel bel mezzo della festa.
Alla loro entrata diversi ragazzi si voltarono a guardarli, così diversamente vestiti con il costume e i capelli umidi.
Matteo salutò Ginevra con un cenno della testa, poi la raggiunse.
- Senti la festa finisce per l'una all'incirca..poi qualcuno rimane a dormire..- le disse in un orecchio per cercare di farsi sentire sopra al rimbombo della musica. Gin annuì:- Ok, grazie Matte..- poi la vide, Alessia, accanto a Marina, rideva spensierata.
Sicuramente l'aveva vista, ma non si era presa la briga di salutarla. Era un'amica di seconda mano ormai...per lei l'amicizia era divertimento, lasciarsi consolare...e poi sostituzione quando ormai il giocattolo era diventato vecchio, quando aveva anch'esso i suoi problemi, problemi che lei, Alessia, non aveva alcuna intenzione di affrontare, problemi che non erano suoi.
Quando la festa si concluse e la maggior parte degli invitati si inabissò verso casa, Ginevra e Stefano vennero condotti nella camera che avrebbero dovuto condividere, quella dei genitori del padrone di casa.
La luna regnava pallida attraverso le tende in cotone, le stelle sembravano frammenti d'oro in un mare di velluto nero. Il materasso era fin troppo morbido, sprofondava lentamente sotto il loro peso.
Gin era rimasta in silenzio come in spiaggia, assorta in mille pensieri, in mille ansie, in mille inquietudini e Stefano se ne accorse nuovamente.
- Piccola..ora però mi spieghi cosa c'è che non va..- il suo sguardo non lasciava trasparire obiezioni.
- Ma nulla...-mormorò lei abbracciando il lenzuolo tra le ginocchia:- Ho solo rivisto la mia ex migliore amica...-. E allora lui l'abbracciò, non volle sapere altro. Rimasero così per attimi interminabili, mentre i loro profumi, i loro respiri si mescolavano in uno solo, mentre i loro cuori all'unisono battevano, nessuno avrebbe potuto capire quale era di uno e quale dell'altro.
Questo bastò a Gin per dimenticare ogni cosa, per lasciar volare via nella notte, rubato dalle stelle, ogni triste pensiero, ogni ricordo futile. Ad un tratto s'accorse che non aveva bisogno di un'amica, ma solo di lui, Stefano, il suo angelo, il suo salvatore. Le bastava, per sempre.
non ebbe neppure bisogno di versare alcuna lacrima, ogni frammento di lei si era liberato, la sua anima era al sicuro.
- Grazie...-gli sussurrò sorridendo. Lui le ricambiò con il sorriso più dolce e bello che ella avesse mai visto nella sua esistenza.
- Di nulla, piccola...- e così vicini, a pochi millimetri, senza alcun rimpianto, senza alcun impedimento finalmente accadde. La baciò. E le loro labbra non vollero staccarsi per un tempo indefinito, ancora gustose di salsedine e di mare.
Qualcuno in un'altra stanza, mentre i ragazzi rimasti non mancavano di chiacchierare e stuzzicarsi divertiti, se ne stava un po' in disparte, sotto le coperte, fingendo di dormire. Un'anima si salvava, un'altra forse moriva...

...e attimi infiniti, racchiusi in un'anima forse guarita, da mille ferite rimarginate....ma basta poco per riaprire squarci indissolubilmente da sempre aperti e ricuciti un po' troppo in fretta....

Nota dell'autrice:è una storiella piuttosto corta, ma ho deciso di postarla a capitoli per creare un po' di suspanse. L'avevo scritta tempo fa per un concorso e ho deciso di pubblicarla perchè aveva riscosso un discreto successo. Ditemi cosa ne pensate ;)

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Capitolo 4
*** Ritorno alla realtà ***


Alla stessa stazione del giorno prima, due figure si guardavano, quel silenzio valeva mille parole, parole mai dette, celate tra le labbra, non lasciate scaturire forse per paura, forse per non versare lacrime indiscrete.
- Prometto che ci sentiremo sempre, piccola, te lo prometto...- parole lasciate andare col vento, insieme agli sbuffi di vapore di un treno in arrivo.
Poi un abbraccio, percosso da mille amarezze, da lacrime mai versate. Ginevra strinse forte a sè Stefano, si lasciò accarezzare i capelli, ricercò il suo calore. Ma non lo trovò. Solo un incolmabile gelo dominava quelle braccia abbronzate, solo ghiaccio quel cuore che solo la sera prima batteva all'unisono con il suo.
Il treno si fermò col suo stridio.
- Ora devo andare, piccola..-le sussurrò in un orecchio.
Le sorrise mentre si staccava da quella tenera unione. Tenera, ma solo all'apparenza.
Nessuna tristezza nell'andare via, nessun rimorso nel lasciarla lì, ora sola, perduta.
Gin lo osservò sparire dietro alle porte, porte automatiche che si richiusero senza troppi problemi, lo vide attraverso il finestrino, appannato dagli sbuffi insistenti del vapore, lo guardò nella sua bellezza intoccabile, lontana, lo scrutò ancora mentre il mezzo si metteva in moto, mentre prendeva piano velocità, mentre scompariva dietro alla curva, lo ammirò un'ultima volta prima di perderlo.

...quante lacrime, quanta dolente attesa...voler rivedere i suoi occhi di perla,sentire di nuovo il suo frizzante profumo, sfiorare le sue morbide labbra...ma sarebbe stato più facile rubare la luna al suo cielo...

- Ehi, Gin, come va con Ste?- alcuni giorni dopo, insieme alla compagnia, Matteo aveva fatto la domanda fatale.
-Non l'ho più sentito..- un borbottio quasi indecifrabile, da labbra consumate, senza un filo di rossetto.
Matteo subito non disse nulla, ma in fondo se lo aspettava.
- Io te l'ho detto che era un idiota, Gin...il solito...-ma venne interrotto come ogni volta che le veniva insultato il suo angelo.
-Stai zitto!chiaro??tu non sai niente!- la voce le uscì fuori a fiotti violenta ma anche debole. I suoi occhi di zaffiro ora parevano grigi, avevano perso il loro consueto colore del cielo. Le sue ciglia erano umide, ma non fecero scendere alcuna lacrima.
Tutti stettero in silenzio, Matteo per primo, sconvolto da quella reazione improvvisa.
-Gin, io..-riuscì poi a borbottare.
- Tu non puoi capire!Nessuno mi capisce!!- stepitò infine.
Nel frattempo, il cielo già nuvoloso si scurì, quasi in sintonia con il suo stato d'animo, e piccole goccie cristalline iniziarono a scendere, prima lente e scarse, poi di colpo rapide e abbondanti.
Gin si voltò e scappò via, voleva solo correre e correre, fuggire da persone che non capivano, da persone che si ritenevano amici ma che sapevano solo criticare, che quando non erano loro ad avere problemi ma gli altri cercavano di togliersene di mezzo. E ora si accorgeva che in quella sua folle corsa era sola, non aveva più Stefano che la teneva tra le braccia e le faceva dimenticare ogni affanno, non aveva nessuno...solo le goccie mischiate alle lacrime che le scendavano giù per le guance.

- Gin!Su vieni..è tardi!- una voce mi distolse dai miei cruenti ricordi, la stessa voce che tempo fa mi aveva distolto da un bacio. Marina si stava avvicinando lentamente alla mia postazione, un po' spazientita, mentre io continuavo ad ammirare il cielo notturno.
Quando mi accorsi che non potevo farla aspettare oltre mi alzai.
- Ho visto una stella cadente..- mormorai, il mio tono che sembrava quasi fuoriuscito da un sogno.
Lei sospirò, ma poi sorrise: - Gin , Gin...cresci una buona volta invece di credere a fiabe e stelle cadenti..-.
Abbassai lo sguardo arrossendo, poi la seguii lasciando in quella spiaggia i miei sogni e i miei desideri...magari le stelle li avrebbero rubati...

Nota dell'autrice: Il prossimo è l'ultimo capitolo. Eh sì, è già finita...ma non sarà l'ultima ^^ spero seguirete altre mie storie! Bacini

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Capitolo 5
*** Io non ti voglio bene | Epilogo ***


Una giornata di placido settembre, mentre le nuvole si nascondevano dietro ai monti e altre si spargevano nel cielo, una ragazza dai lunghi capelli color miele se ne stava seduta su una panchina, le gambe trattenute al petto da una goffa stretta, gli occhi sospesi a fissare il nulla. La solitudine le faceva male ma non avrebbe potuto sopportare la presenza di nessuno, ogni parola, ogni persona che le avesse accennato un sorriso le avrebbe fatto solo che male. Era dominata dall'egoismo, odiava chi stava bene, chi era contornato da gente che ricambiava il suo affetto. Avrebbe messo fine al mondo solo perchè lei soffriva e gli altri no. E si disprezzava per tutte queste sue meschine e distorte riflessioni.
I suoi capelli setosi le ricadevano lungo la schiena, racchiusi nei suoi soliti codini, ma più arruffati e spettinati del solito, la matita era da parecchi giorni sbavata sotto gli occhi, ma non se ne era mai curata, sembrava come una profuga in mezzo al parco mentre bambini sorridenti e spensierati si rincorrevano, mentre ragazzi le lanciavano occhiatine confuse.
Indifferente al resto del mondo, racchiusa in una bolla di vetro, una bolla di solitudine impossibile da scalfire e forse pericolosa per chi ci avesse anche solo tentato. Ma qualcuno più intrepido e coraggioso di altri non perse la fiducia e ci provò, andando contro ogni pericolo.
- Ciao Gin...- un ragazzo dai capelli scuri le si sedette accanto, trattenendo il respiro.
La ragazza si voltò e lo fissò con estremo disdegno:- Sparisci..sei l'ultima person..-.
Ma per la prima volta fu lui a interromperla. Matteo, il suo ex migliore amico, la persona che più l'aveva delusa ma l'unica che l'aveva cercata.
- Ti devo parlare...eri l'ultima persona con cui avrei voluto litigare...- le mormorò bloccandole le labbra con un dito.
Gin stette allora in silenzio, in attesa delle parole che Matteo le voleva tanto dire.
- Mi dispiace per quello che è successo, per non avere avuto nemmeno un po' di tatto..ma io...- si fermò spostando lo sguardo a terra.
Ginevra ne approfittò immediatamente:- Ti dispiace dici?!Ma allora perchè tutti si scusano ma poi non mi dimostrano di volermi bene?? perchè? perchè nel momento del bisogno non ci sono?- senza accorgersene si era alzata in piedi e si era messa ad urlare. Non tanto un urlo di accusa, o di rabbia ..un urlo di sfogo, allo stato puro, parole mai dette ora le uscivano a fiotti, senza nessuna volontà, le sfuggivano semplicemente dalle labbra, come un fiume in piena abbondato dalla pioggia.
- Sei come tutti gli altri..-borbottò poi calmandosi e tormentandosi insistente i capelli dorati.
- Non mi vuoi bene e..non puoi fingere di volermelo..-concluse guardandolo negli occhi con circospezione come volendo trovare all'interno di quelle iridi prigione del cielo una traccia di menzogna.
E lui le rispose l'ultima cosa che mai si sarebbe aspettata..
- Hai ragione, Gin..io non ti voglio bene..- sguardo attento, senza ostinazione, voce ferma e decisa. Ginevra ne rimase scioccata. Sperava in una negazione, in una bugia piuttosto..e invece quella triste verità l'aveva travolta come una tempesta.
Lui di fronte alla sua espressione sorrise, un sorriso tanto amaro quanto stupendo:- Gin, io non ti voglio bene..io ti amo..-.
E allora fu come risvegliarsi da un sogno. Matteo l'affettuoso, Matteo il maturo, Matteo il prudente..tutti i suoi ricordi le passarono di fronte come un flash, assiduamente senza fermarsi...e se ne accorse. Era stata solo cieca fino a quel momento, cieca di fronte alla realtà anche più banale, lei rinchiusa nei suoi sogni di cristallo, lei che lo vedeva come il suo migliore amico, lei che gli voleva solo un'infinità di bene e credeva che non avrebbe potuto esserci nient'altro...eppure era così scontato... Matteo che le dava i consigli, Matteo che la consolava e la teneva abbracciata forte a sè...
Fu così che tutte le amarezze, le tristezze, le delusioni che si teneva dentro fuoriuscirono inevitabilmente fuori, sottoforma di lacrime cristalline. Si mise a piangere senza badare al fatto che sembrava una ragazzina un po' troppo viziata, una bambina neppure cresciuta. Non le importava, ne aveva bisogno.
Matteo le si avvicinò e la abbracciò dolcemente.
- S..scusami..-balbettò la ragazza tra i singhiozzi.
- Gin, non importa davvero...- le spiegò lui accarezzandole piano i capelli.
Rimasero per infiniti attimi in silenzio, abbracciati, mentre le lacrime ancora le solcavano intrepide le guance, mentre tiepidi sospiri le uscivano lenti dalle labbra, respirando piano.
- Gin..- le disse ad un tratto lui.
-S..sì.?- chiese lei, gli occhi chiusi.
- Non posso fare a meno di te..mi basta la tua amicizia...-.
Gin dopo tanti giorni riuscì finalmente a sorridere, un sorriso che a chi era molto attento poteva apparire anche malizioso.
- e se a me non bastasse?- gli sussurrò.
Non ci fu neppure bisogno di una risposta. Nel giro di pochi secondi le loro labbra si erano incontrate in un bacio, un bacio stupendo che nascondeva dietro di sè ogni improbabile emozione, emozioni tenute dentro fino a quel momento. Un bacio umido di lacrime poco prima versate, dolce di profumo alla vaniglia, sincero perchè dominato da un sentimento puro e vivo.
Si staccarono dopo quelle che sembrarono ore, incontrando i loro sguardi sbarazzini e ridenti.
- Che fai stasera?- le chiese lui senza staccarle gli occhi di dosso.
- Uhm..direi che non ho impegni..-mormorò lei fingendo indifferenza.
- Ti porto a mangiar fuori allora..e pago io..-non si trattava neppure di una domanda, non accettava semplicemente alcuna obiezione.
I due si allontanarono per mano, più spensierati dei bambini che giocavano gioiosi sull'erba ancora fresca di rugiada. Se fino a poco prima la loro anima si era spezzata,ora si era ricucita. Gin guardò beata il rosso tramonto della sera. Se per tutti quei giorni si era ritenuta sola e abbandonata si era accorta che mai lo era stata per davvero...

Ed ecco come la storia fra me e Matteo è iniziata e non è ancora finita. Mille giorni stupendi insieme, uniti e mai lasciati, una cosa sola, come le parti eguali di una stessa mela.
E involontariamente il mio desiderio si era avverato. Torna da me.
Ed è accaduto. Perchè in fondo, senza saperlo, era quello che veramente volevo, la vera persona che doveva tornare era tornata e amicizia si era fusa con amore, in una cosa sola. Come noi.
Stefano era sparito dalla mia vita come un soffio di vento, ma perchè doveva sparire. Il destino aveva tessuto indissolubile la sua tela, come si era ricucita la mia anima.
Mi dispiace, Marina, ma io credo ancora ai miei sogni, alle mie fiabe. E alle stelle cadenti.
Sono una bambina e voglio rimanerlo. E ancora guardo il cielo, non più sola, non lo sarò mai più. Immersa nei miei castelli ora più veri. Gin l'ingenua, Gin la fiduciosa...Gin..la tua piccola principessa....

Nota dell'autrice: E qui si conclude il primo racconto che decido di pubblicare qui. Primo, ma non ultimo! Ho diverse storie in archivio, e forse ancor più per la testa (anche se non mi decido a scriverle..!). Se vi interessano controllate ogni tanto il mio nick e le storie pubblicate :P Ah....commentate eh u.u

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