«The chamber of secrets.»

di jacksonlover
(/viewuser.php?uid=488795)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***



Prologo.
Los Angeles California,1864.

«Quel ragazzo sta disonorando la nostra famiglia!»
Era una delle notti più scure e fredde con strade deserte, pioggia scrosciante accompagnata dal fruscio del vento.
L’uomo osservava, seduto nella sua comoda poltrona, le fiamme del fuoco danzare sotto i suoi occhi severi.
«Chissà se Janet l’ha trovato…».-Piagnucolò la moglie, sorseggiando il suo thè, ormai freddo.
Un rumore improvviso infranse il silenzio che alleggiava nella stanza.
«Non l’ho trovato da nessuna parte.».-Esordì la ragazza.
Il volto della madre si fece visibilmente più cupo e triste. Erano le 2.00 di notte passate e del ragazzo non ce n’era nemmeno l’ombra. Fuori era freddo, la pioggia si abbatteva sulla città, completamente avvolta dal buio.
«Ma vi calmate? Michael ha 23 anni ormai!».-Esclamò Janet togliendosi la giacca. Guardò fuori dalla finestra, vide un’ombra avanzare verso la suntuosa residenza dei Jackson.
«Arriva.».-Annunciò.
L’uomo balzò in piedi, attendendo che la porta d’ingresso si aprisse.
«Dove sei stato?».-Chiese in tutta calma, una volta avendo davanti il figlio.
«Credevo di averti detto che tornavo tardi, papà.».-Il ragazzo si liberò del suo cappotto fradicio, accomodandosi su una delle calde poltrone, accanto al fuoco.
L’uomo continuò a guardarlo, serio in volto.
«Non puoi continuare a frequentare bordelli o bere alcool Michael, hai 23 anni!»
Il ragazzo rise accendendosi un sigaro.
«E tu, dovresti smetterla di comandarmi Joseph.»
«Michael!».-Urlò la madre alzandosi dalla sedia. «Ti sembra il modo di rivolgerti a tuo padre?»
Il ragazzo si alzò, passeggiando per la stanza e passandosi una mano fra i capelli bagnati.
«Esistono altri modi, Katherine?».-Domandò ironico.
La donna non parlò, rimase sconvolta dal comportamento del figlio. Guardò suo marito che stringeva i pugni, la rabbia era dipinta sul suo viso.
«Dovrai cambiare atteggiamento signorino, se non vuoi che ti cacci fuori di casa.».-Lo avvertì il padre.
Michael poggiò la mano sulla sua spalla, sorridendo ironico.
«Ci penso da solo.»

***
Sembrava che la pioggia stesse aspettando il suo arrivo per abbattersi con più ferocia sulla città addormentata.
«Che cosa ci fa un giovane come te qui fuori, a quest’ora?»
Il ragazzo si fermò un istante, sentendo una vocina alle sue spalle. Si voltò, guardando divertito la donnina dal volto rugoso.
«Ha dimenticato la via di casa, signora?».-Chiese ironico.
La vecchia frugò nelle tasche dei suoi logori abiti, tirando fuori una rosa dai petali di un rosso acceso.
«Prendi questa rosa, ragazzo.»
Il ragazzo ridacchiò. «Scusi ma, lei sta flirtando con me?»
«Prendila avanti.».-Lo incitò.
«Ma ti prego.» .-Disse continuando a camminare. Improvvisamente, notò una luce provenire dalle sue spalle. Si voltò nuovamente, ma questa volta ammirò, un paio d’occhi azzurri ed un sorriso malizioso.
La vecchia si era trasformata in una ragazza dai capelli lunghi e neri. Il ragazzo la guardò con più interesse.
Lei gli riporse la rosa continuando a sorridere. «Ora la prendi la rosa?»
Michael allungò il braccio per prenderla ma la donna indietreggiò. Lui aggrottò la fronte.
«E’ troppo tardi caro.»
Il ragazzo cominciò a sentirsi strano, si piegò in avanti inginocchiandosi. I suoi occhi presero il colore dell’acciaio, un grigio intenso ed inquietante. Cominciò a sentire l’odore del sangue, stranamente ne era attratto.
Alzò lo sguardo. «Che cosa mi hai fatto?!» .-Urlò.
«Tu devi imparare ad amare le cose per come sono, non per il loro aspetto e finché non avrai imparato a farlo e ad amare veramente, sarai condannato a vivere nell’oscurità, nel sangue e nella solitudine. Se la rosa appassirà e tu non avrai ancora trovato l’amore, rimarrai così per sempre.»

angolo delle scrittrici: salve! bene, a scrivere questa storia non sono solo io. siamo in due a scriverla. speriamo che questa possa coinvolgervi e piacervi. se volete,recensite. per noi è importante avere un vostro parere. LOVE YOU!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo Uno.

Los Angeles California,2002.

Nell’aria si percepiva soltanto l’infrangersi delle foglie, ormai secche e gialle, sotto i suoi pesanti scarponi neri. Avvolto dal freddo autunnale e dal più totale silenzio, il ragazzo passeggiava per il parco isolato, fumando. 
O forse, non del tutto isolato.
«Ciao!»
Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno, confuso. 
«Qua giù!»
Michael abbassò il capo, notando una piccola creatura dai capelli biondini e dagl’occhi azzurri, che continuava a dondolarsi sul posto con le mani dietro la schiena.
«Come ti chiami?».-Domandò la piccola, rivolgendogli un caldo sorriso. Michael sospirò, abbassandosi alla sua altezza.
«Tua madre non ti ha insegnato a non parlare con gli sconosciuti?».-Chiese lui.
«Se mi dici il tuo nome, non sarai più uno sconosciuto.»
Il ragazzo rise.
«Sono Michael, e tu?»
«Wendy. E quanti anni hai?».-Domandò ancora. 
«150… Cioè, 23. E tu quanti ne hai?»
La piccola allungò il braccio, mostrandogli le cinque dita.
«1,2,3,4,5. Ho 5 anni.».-Rispose sorridendo. «Ma perché sei triste?»
Michael si grattò il capo, gettando via la sua sigaretta.
«Non sono triste.»
«Fumi?».-Continuò lei. 
«Sì, ma tu non farlo.»
«Ce l’hai la fidanzata?»
Il ragazzo sbuffò, guardandola dritto negli occhi.
«No, non sono fidanzato.».-Replicò pacato. 
«Sei innamorato?»
Michael scosse il capo, ridacchiando. Non era esattamente il tipo da relazioni serie.
«Dove sono i tuoi genitori?».-Domandò ancora la piccola.
Lui scrollò le spalle.
«Che cos’è l’amore?»
Deglutì, guardandosi intorno nella vana speranza di trovare una risposta a quella domanda che più volte si era posto, ma alla quale non era mai riuscito a rispondere.
«Beh… L’amore… L’amore è quando tieni davvero ad una persona.».-Mormorò confuso.
«Noi due faremo mai l’amore?»
Il ragazzo rise ancora, scuotendo il capo divertito. «Ma chi te le insegna queste cose?»
«Ho detto qualcosa di sbagliato?».-Chiese la piccola, preoccupata.
Michael afferrò la sua piccola manina, chiudendola nella sua. Le sorrise.
«A questa domanda, ti risponderò tra un po’ di anni.»
***
Los Angeles California,2014.
«Ma perché non mi vuoi accompagnare?!»
La ragazza sbuffò, legandosi i capelli in uno chignon.
«Miranda, ne abbiamo già parlato, non mi sentirei a mio agio! Tutti bevono, si ubriacano e fanno sesso!»
«Facciamo così, se dovesse succede qualcosa, andremo subito via.»
La ragazza sospirò, notando gli occhi supplichevoli dell’amica. «Sei una stronza. E va bene, vengo.»

Il locale era molto affollato, e Wendy percepiva nell’aria l’acre gusto di fumo misto ad alcol. Accanto alla sua migliore amica, raggiunse a passo incerto il bancone gremito di gente, insicura nei suoi abiti attillati e su i suoi tacchi vertiginosi. Quell’aria, quella gente, quell’atmosfera che l’avvolgeva non contribuivano a farla sentire a suo agio. 
«Oh, ecco la secchiona!».-Esclamarono in coro un gruppo di ragazzi lì seduti. 
Wendy sospirò, sedendosi ad uno dei pochi posti liberi rimasti.
«Io non sono una secchiona.».-Replicò seccamente. Tutti risero.
«Sì, certo. Intanto non hai mai fumato o fatto nulla di trasgressivo. Non ti va nemmeno di giocare a verità o penitenza!»
«Invece sì! Dai, giochiamoci!».-Urlò la ragazza, cercando di sovrastare la musica con la sua misera voce. 
«Sì, ma per giocare dovrai pur bere qualcosa…»
Wendy osservò la lunga fila di alcolici che si apriva dietro il bancone affollato. Deglutì.
«Avanti Wen, solo un bicchiere!»
La ragazza si guardò intorno, leggermente allarmata. Notò lo sguardo di sfida dei presenti, e i ghigni divertiti su i loro visi.
Sospirò rumorosamente.
«D’accordo. Solo un bicchiere.»

Al decimo bicchiere tutto cominciava a girarle intorno. La musica risuonava altissima nelle sue orecchie, i visi dei suoi compagni diventarono macchie indistinte e le loro voci solo miseri ronzii. 
«Allora, vediamo che penitenza possiamo dare alla nostra piccola ed innocente Wendy…»
«Ce l’ho!».-Urlò uno dei presenti, alzandosi in piedi. «Lo vedi quel ragazzo laggiù?»
Wendy alzò faticosamente lo sguardo, scrutando più che poteva la gente ammassata nella sala. In un angolo di essa, nella penombra, sedeva un ragazzo. La ragazza non riuscì ad identificarlo.
«Sì, lo vedo.».-Mormorò.
«Bene, vai lì e divertiti, Wendy.»
La ragazza si alzò faticosamente, raggiungendo lo sconosciuto facendosi spazio tra la folla, barcollando. 
Lo sconosciuto sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi chiari e resi lucidi dall’alcol. La guardò avanzare verso di lui con passo incerto. 
«Hey.».-Esclamò la ragazza, sedendosi improvvisamente sulle sue gambe. 
«Oh, cazzo.»
«Me lo dai un bacino allora?».-Domandò lei, avvicinandosi al suo orecchio. 
Il ragazzo sospirò, posando le mani sul divanetto di pelle. «Lascio che sia tu a guidare i giochi.»
Le mani della ragazza raggiunsero decise il suo petto, accarezzandolo lentamente. Le sue labbra si posarono sulla pelle accaldata del suo collo, baciandola. Il ragazzo sospirò, tirando indietro il capo.
«Toccami.».-Sussurrò lei, stringendo il lobo del suo orecchio tra i denti.
Il ragazzo scosse il capo, ansimando leggermente.
«Voglio conoscere i tuoi limiti.»
«Ma quello è, ma, ma, ma, ma, ma, ma…»
«Madonna?».-Domandò un altro.
«Ma che cazzo dici?!Quello è Michael Joe Jackson!»
«E chi è?».-Domandò curiosa Miranda continuando a guardare come Wendy slacciava la cintura a quel tipo.
«L’amministratore delegato della MJJ STUDIOS!»
Miranda spalancò gli occhi. «Merda!»
«Okeey, Wen hai dato abbastanza spettacolo ora, è tardi!».-Esclamò prendendo l’amica per mano.
«Oh, Miranda, dai altri 5 minuti, mi stavo divertendo!»

***
«Wendy, svegliati!».-Urlò la voce grossa del suo capo.
La ragazza alzò subito la testa dal bancone, sfregandosi gli occhi.
«Ore piccole?».-Chiese.
Lei annuì aggiustandosi la divisa prima di avvicinarsi ad un tavolo.
«Ciao benvenuti al Sam’s Station, cosa ordinate?».-Domandò rivolgendo un dolce sorriso ai due ragazzi seduti al tavolo.
«Cosa c’è di buono oltre alla cameriera?»
Wendy lo guardò. Le sue guance si dipinsero di rosso, facendola sentire in imbarazzo.
«Ehm…Un cheesburger?»
Il ragazzo rise mordendosi il labbro.
«Prendiamo due frullati alla banana, grazie.».- Disse l’altro.
Wendy sorrise.
«Arrivano subito!»
La ragazza si voltò, raggiungendo rapidamente il bancone. Si mordicchiò il labbro, con le guance ancora arrossate.
«Scusi?».-Domandò una voce alle sue spalle. La ragazza si girò, guardando il ragazzo a lei dinanzi. Era di una bellezza quasi irraggiungibile, con una folta capigliatura scura e riccia e due occhi profondi. 
Wendy arrossì, grattandosi il braccio.
«Scusi se non mi sono presentato.».-Continuò lui, stringendole la mano e rivolgendole un caldo sorriso. «Io sono Michael. E lei?»
La sua mano era calda, e la sua stretta le trasmetteva sicurezza. Avvertì una strana scossa risalire lungo la sua schiena.
«Wendy. Mi chiamo Wendy.».-Mormorò imbarazzata.
«Sai Wendy, non sarebbe male vedersi.».-Disse lui, porgendole un biglietto scritto a mano. «Questo è il mio numero.»
Senza riuscire a proferire parola, Wendy lo guardò allontanarsi insieme al suo amico.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Due. ***


Capitolo Due.


«Ti ha chiesto di uscire?».-Domandò scossa Miranda. Wendy fece un piccolo cenno col capo, passandole il bigliettino col numero.
«Devi chiamarlo, ora.»
«Non se ne parla neanche! Praticamente non lo conosco ed è troppo presto.»
Miranda roteò gli occhi sbuffando. «Sei davvero una stupida. Io al posto tuo lo chiamerei subito.»
«Ma io non sono te Miranda.».-Ribatté Wendy scomparendo al piano di sopra.
Miranda guardò con sfida il cellulare dell’amica prendendolo fra le mani. Lo guardò per qualche secondo prima di accenderlo e comporre il numero sul display.
-Pronto? .-Rispose una voce calda e profonda.
Al suono di quella voce, la ragazza riattaccò subito, riponendo con cura il cellulare sul tavolo della cucina con un sorriso malizioso stampato sul viso.
«Miranda, è finita la carta igienica, domani devo andare a comprarla.» .-Esclamò Wendy scendendo rapidamente le scale.
L’amica annuì.
Ad un certo punto, una melodia ruppe il silenzio creatosi fra loro.
Wendy prese il cellulare in mano, rispondendo.
-Pronto?
-W-Wendy? Non pensavo mi avresti chiamato così presto…
La ragazza spalancò gli occhi sentendo quella voce che continuava a ronzarle in mente.
-M-Michael? Io non ti… 
Wendy guardò Miranda rossa di rabbia in volto.
-Ascolta, è stato un errore, la mia amica ti ha chiamato per sbaglio.
-Oh, capito. Ma già che ci siamo…Ti va di venire a prendere una pizza con me, stasera?
Miranda le fece segno di dire subito di si. «Dì di si, rincoglionita!»
-B-beh, va bene…
-Fantastico! Passo a prenderti alle 19.00.
Riattaccò.
«Non vorrai presentarti all’appuntamento con quella peluria, spero!».-Esclamò Miranda. Wendy scosse il capo, ancora scioccata.
«Bene, perché ho intenzione di riservarti un bel trattamento. Però ricordati una cosa: Non fidarti mai di un uomo che possiede l’Audi R8.»
***
La ragazza continuò a guardarsi allo specchio, ancora dolorante per il trattamento a cui Miranda l’aveva sottoposta quel pomeriggio.
«Guardati, sei bellissima!»
Wendy sorrise, le guance leggermente rosee. Nonostante non fosse mai stata sicura del suo aspetto, quella sera si sentiva bellissima.
Miranda si affacciò alla finestra.
«Wen, è forse lui Michael?».-Domandò indicando la sagoma di un uomo accanto alla porta. Wendy annuì, sospirando rumorosamente.
«Allora muoviti, cogliona!»
La ragazza sbuffò, precipitandosi al piano di sotto. Il cuore le batteva forte nel petto, e sapeva che non si sarebbe liberata facilmente del colorito roseo delle sue guance. Era il suo primo vero appuntamento, e mai in vita sua era mai stata tanto agitata.
Dopo un ultimo sospiro, aprì la porta, rimanendo abbagliata, ancora una volta, dalla bellezza di quel ragazzo. La luce sempre più soffusa del tramonto esaltava i suoi lineamenti, riflettendosi nei suoi occhi scuri.
Un ampio sorriso si aprì sul volto del ragazzo. Le sue guance si colorirono di un rosso ancor più acceso.
«Accidenti, sei bellissima.»
Wendy abbassò lo sguardo, sorridendo timidamente. «G-grazie.»

«Cosa fai nella vita?».-Chiese lei finendo il suo antipasto.
Michael si pulì gli angoli della bocca. «Lavoro in una piccola fabbrica di elettrodomestici. E’ tutto ciò che ho potuto trovare in tempi come questi.»
La ragazza sorrise. «Come si chiama la fabbrica?»
«Ehm, è un nome tedesco, non so pronunciarlo. Tu ti occupi di qualcos’altro?».-Domandò lui sorseggiando il vino bianco.
«Nulla in particolare. Non sono un tipo molto estroverso…» .-Ammise lei.
«Quindi non hai mai fatto nulla di trasgressivo?».-Chiese lui guardandola con una strana luce negli occhi.
«Beh, in realtà l’altra sera sono andata ad una di quelle feste dove si beve, ci si ubriaca…Non so se ti è mai capitato di andarci.»
«No, preferisco rimanere a casa a leggere.»
«Comunque, un mio ‘amico’ se si può definire così, continuava a chiamarmi ‘secchiona’ così ho deciso di bere qualche bicchiere di troppo e di dare il mio primo bacio ad uno sconosciuto.»
Al proferire di quelle parole, a Michael andò di traverso il vino. «Era il tuo primo bacio?! Cioè…Hai dato il tuo primo bacio a un tipo che non conosci?»
«La mia amica mi ha riferito che si trattava di uno dei maggiori esponenti della moda. Probabilmente era l’amministratore delegato dell’ MJJ STUDIOS.»
«Ahh si, lo conosco, abbiamo anche lo stesso nome. Dicono sia un bel tipo, si.» .-Disse lui accarezzandosi il mento.
Wendy alzò le spalle. «Di certo non può battere un ragazzo come te, che legge invece di andare a scopare in giro.»
Michael sorrise. «No, sono troppo timido. E’ difficile che mi apra con una ragazza ma Wendy, con te è diverso.»
La ragazza arrossì abbassando lo sguardo. 
«Hey, non abbassare lo sguardo, mi piace guardarti.».-Sussurrò lui accarezzandole la guancia.
A fine serata Michael la riaccompagnò a casa a bordo della sua Fiat/Stilo. 
«Beh, allora grazie di tutto Michael, sono stata davvero bene.» .-Mormorò lei rivolgendogli un sincero sorriso.
Michael ricambiò. «Anche io.»
Wendy fece per andarsene quando lui le afferrò il polso, trattenendola.
«Ti rivedrò?».-Domandò lui baciandole la mano.
La ragazza annuì, arrossendo appena. «Domani è il mio giorno libero.»
«Passo a prenderti allo stesso orario.».-Mormorò lui posando le labbra sull’angolo della sua bocca.
La ragazza sorrise prima di scendere dall’auto. «Buonanotte, Michael.»
«Buonanotte, Wendy.»
Lei aprì la porta di casa sorridendo tra se. Una melodia partì dalla sua borsa. Afferrò il cellulare notando sullo schermo illuminato: ‘Numero privato.’
Decise comunque di rispondere.
-Pronto?
Silenzio.
-Pronto? Ma chi è?
Lo sconosciuto/a dall’altra parte dell’apparecchio riattaccò lasciando Wendy perplessa.

Era ormai notte fonda. La stanza era completamente avvolta dal buio e dal più totale silenzio. L’uomo percepiva solo il regolare respiro della ragazza, persa nel suo sonno profondo.
Un fascio di luce bianca proveniente dalla finestra socchiusa illuminava il suo volto rilassato, circondato dai suoi lunghi capelli sparsi sul cuscino. L’uomo continuò ad osservarla, al sicuro nel suo angolo buio dove nulla può spaventarlo.
I suoi passi riecheggiarono nel silenzio in cui era immersa la stanza. Ormai vicino al corpo addormentato, si abbassò alla sua altezza, osservandola. Un sorriso perverso si fece spazio sul suo viso.
L’uomo allungò la mano, lasciando che le sue dita assaporassero la morbidezza della sua pelle. Queste scesero lungo il suo collo, sfiorandole la stoffa lucida della sua vestaglia da notte. 
L’uomo si avvicinò al suo viso, baciandolo con dolcezza. La ragazza sorrise nel sonno.
Le sua labbra scesero lungo il suo collo, premendo con più pressione sulla sua pelle. Questa cominciò a colorirsi di viola.
La ragazza sussultò nel sonno. Si guardò intorno, ma tutto ciò che vide fu solo buio. Si accorse di avere il respiro corto.
Si massaggiò istintivamente il collo, prima di afferrare il cellulare.
-Pronto? .-Mormorò la voce dall’altro capo del telefono. 
-Michael! Stavi dormendo?
-Oh, nono. Stavo leggendo ‘I Promessi Sposi’… E’ successo qualcosa?
Wendy sospirò, rabbrividendo appena.
-Nulla, avevo solo voglia di sentirti.
La sua voce, infatti, bastò per tranquillizzarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3. ***


Chapter 3.

«Ho davvero paura di rimanere sola a casa, Michael.»
Il ragazzo si stiracchiò strizzando gli occhi, annoiato dal film che quella sera avevano deciso di vedere. Il ‘Central Park’ era gremito di gente, intenta a piangere o a coccolarsi davanti ad un film d’amore. Michael si voltò, guardandola.
«Forse è solo la tua impressione.».-Mormorò stringendosi nelle spalle. «La mente fa brutti scherzi, a volte.»
La ragazza scosse il capo, scoprendo leggermente il collo. C’era una grossa macchia violacea sulla pelle. 
«Non penso che la mia mente sia capace di farmi questo, accidenti.»
Michael spalancò la bocca, leggermente scosso. «La cosa si fa seria, allora.»
Wendy sospirò, coprendosi nuovamente il collo.
«Inoltre, poco dopo che tu andassi via, ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto.».-Continuò. 
Michael la guardò, leccandosi il labbro. «Oh, davvero?»
La ragazza annuì.
«Dall’altro capo del telefono non si sentiva nulla. Poco dopo ha riattaccato.».-Mormorò abbassando lo sguardo. «Ho tanta paura, Michael.»
Il ragazzo fu sorpreso di sentire le sue braccia cingerlo fortemente, come se cercassero protezione e sicurezza. Non potendo far altro, la strinse a sé, sospirando rumorosamente.
«Ora ci sono io, Wen.».-Sussurrò al suo orecchio. «Non hai nulla di cui temere.»

«Ti va di entrare?».-Domandò Wendy, aprendo la porta di casa. Michael annuì, entrando.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle, raggiungendolo in salotto. Lui si tolse la giacca, poggiandola sul divano.
«E’ carino qui.»
Wendy sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. 
«Mi vergogno a chiedertelo, ma…»
Un largo sorriso si fece spazio sul volto curioso di Michael. «Dirmi cosa, Wendy?»
La ragazza si avvicinò, prendendogli le mani. Lui continuò a guardarla, con una strana luce negli occhi.
«Potresti fermarti qui, questa notte? Ho paura di rimanere sola.»
Il largo sorriso di Michael si spense d’improvviso. Wendy indietreggiò, rossa in viso e troppo imbarazzata per poter parlare.
«Beh…».-Mormorò Michael, grattandosi il braccio. «Se ciò può renderti più sicura, rimarrò qui.»
La ragazza sorrise, abbracciandolo. Le piaceva stare stretta al suo petto.
«Allora… Cosa ti va di fare?».-Chiese Michael, passeggiando per la stanza con le mani dietro la schiena e un strano ghigno sul volto. 
Wendy alzò le spalle.
«Potremmo confidarci qualcosa, così da conoscerci meglio.»
Il ragazzo si fermò al centro della stanza, guardandola attentamente negli occhi. Per un attimo, Wendy rimase paralizzata dal suo sguardo, e si chiese quanti segreti quegli occhi potessero nascondere. C’era qualcosa in quel ragazzo che tendeva ad intimorirla, ma le sue premure la facevano sentire al sicuro ed amata. 
«Comincia tu.».-Mormorò lui, stringendosi il labbro inferiore tra i denti. Wendy si grattò il capo.
«Vediamo… Sono vergine, non ho mai avuto una relazione seria, e sono innamorata.»
Non ebbe il tempo di rimangiarsi quelle ultime parole. Le sue guance si colorirono di un rosso acceso.
«Innamorata?».-Esclamò il ragazzo, avvicinandosi a lei. «E chi è il fortunato?»
«Non voglio annoiarti con le stupide chiacchere di una diciassettenne.»
«Sono molto interessato, invece.».-Ribatté lui. 
Wendy sospirò, guardandosi intorno in cerca di una risposta a quella domanda.
«E’ un ragazzo che ho conosciuto a lavoro.».-Mormorò, avviandosi verso la cucina. «Piuttosto, ti va di aiutarmi con la cena?»
Si appoggiò al bancone della cucina, cercando di controllare il respiro divenuto a un tratto più convulso. Quel ragazzo le trasmetteva emozioni contrastanti, e aveva l’impressione che dietro quel viso armonioso e dolce si nascondesse un’anima più cupa. 
Sorseggiò dell’acqua appena versata, calmandosi. Michael, intanto, entrò in cucina.
«Non sono molto bravo ai fornelli.»
La ragazza accennò un sorriso, voltandosi.
«Tu taglia qualche verdura. Al resto ci penso io.».-Replicò passandogli un coltello da cucina e dei pomodori da affettare. Michael si sistemò sul bancone della cucina, cominciando a tagliare la verdura datagli con molta lentezza e imprecisione. Wendy lo osservava, nonostante tutto ammaliata dalla sua bellezza quasi divina e dal mistero che sembrava avvolgerlo. Si sentiva come Icaro, sempre più vicina al sole, pronto a bruciarle le ali.
Un gemito interruppe il filo dei suoi pensieri. Wendy guardò Michael tenersi una mano insanguinata, mentre si voltava nervoso.
C’era qualcosa di strano nel suo volto, un qualcosa che la spaventò e intrigò al tempo stesso. Si avvicinò.
«Fammi vedere.»
Gli poggiò una mano sulla spalla. Lo sentì tremare.
«Sto bene.».-Farfugliò lui, afferrando prontamente uno straccio bianco, nel quale avvolse la mano ferita. Si voltò, mostrando un colorito più pallido.
«E’ solo uno stupido taglietto.».-Sorrise.
Wendy gli afferrò la mano, scoprendola. Sul palmo era rimasto solo un segno roseo.
Ma del sangue non vi era traccia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2734616