What? really? My ...

di MiaBlack
(/viewuser.php?uid=41689)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2: i segreti non mi piacciono ***
Capitolo 3: *** capitolo 3: ricordi ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: non voglio.... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: l'amministratore delegato ***
Capitolo 6: *** capitolo 6: guai in vista ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: misteri svelati ***
Capitolo 8: *** capitolo 8: cedere o no al ricatto... ***
Capitolo 9: *** capitolo 9: un altro ricatto ***
Capitolo 10: *** capitolo 10: -_-_-_- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: il party a casa... ***
Capitolo 12: *** capitolo 12: meno due ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Camminando sulle orme del passato ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: una volta è uno sbaglio la seconda volta no... ***
Capitolo 15: *** capitolo 15: il tempo delle spiegazioni ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Tic Tac ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: problemi ***
Capitolo 18: *** capitolo 18: salvataggio ***
Capitolo 19: *** capitolo 19: Oliver e il suo subconscio intelligente ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: cosa? veramente? mie... ***
Capitolo 21: *** capitolo 21: se non mi ami lasciami libera ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: un nuovo arrivo in città ***
Capitolo 23: *** capitolo 23: restare o andare ***
Capitolo 24: *** capitolo 24: credimi che ti amo ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: frustrata non Frustata... 50 sfumature di Verde ***
Capitolo 26: *** capitolo 26: ti amo ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: farai sempre parte di questa famiglia ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: il segreto di Hope ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: altri problemi per i Queen ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: il ritorno di Stesy ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: come back ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32: La mossa di Slade... ***
Capitolo 33: *** capitolo 33: you are remarkable ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34: epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La storia che tutti stavate attendendo con ansia sta prendendo forma!
seguito di Carpe diem "tutto accade per una ragione" che vi consigli di leggere prima di leggere questa (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2491963&i=1) e' finalmente in fase di scrittura e qui davanti ai vostri occhi c'è il primo capitolo:
 

What? really? My ...


capitolo 1


Era notte fonda, tutta la città era ormai andata a dormire, anche i cattivi che cercavano in tutti i modi di rovinare la tranquillità di quella città quella sera avevano deciso di rimanere chiusi in casa, il freddo e la pioggia, che da quel pomeriggio si era abbattuta sulla città, era stata sicuramente uno dei motivi di tanta calma. Ma non tutti dormivano, c’era chi nonostante la pioggia battente, il freddo e l’ora tarda era ancora a giro per le strade desolate della città.
Una ragazza aveva appena parcheggiato la macchina nel garage del suo palazzo e rapidamente, per quanto i tacchi alti le permettevano, stava raggiungendo il portone dell’appartamento.
Silenziosamente aprì la porta di casa, all’interno non si sentiva nessun rumore, le luci erano spente, si sfilò i tacchi così da non produrre alcun suono mentre camminava sul parquet scuro. Chiuse la porta a chiave, posò la borsa e il cappotto su uno scatolone vicino alla porta d’ingresso, c’era talmente tanto caos in quel posto che nessuno avrebbe fatto caso se avesse abbandonato li la sua roba.
-Felicity Megan Smoak. – sentendosi chiamare la bionda si voltò, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando era solo una ragazzina e veniva colta a fare qualcosa che non doveva fare.
-Mamma!- esclamò la ragazza cercando di non urlare, la donna davanti a lei la guardava seria, gli occhi azzurri erano fissi nei suoi e poteva leggere chiaramente la disapprovazione del suo comportamento, sul suo viso.
-Ti sembra questa l’ora di tornare? – chiese, lei guardò il piccolo orologio che aveva al polso, le tre di notte, per essere stata una serata fiacca aveva fatto dannatamente tardi, forse più tardi del solito.
-Mamma sono grande non puoi aspettarmi alzata per farmi la predica. – esclamò cercando di ignorare la donna, aveva ventiquattro anni e aveva una sua vita che a sua madre piacesse o no, lei poteva tornare anche alle sei del mattino, erano problemi suoi.
-Invece sembra che te la debba fare, mi spieghi cosa fai tutte le sere fino a quest’ora? Capisco che tu debba lavorare, ma ogni dannata sera? Felicity! Spiegami! – chiese la donna preoccupata, sua figlia era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, poi alla fine del liceo un incontro sbagliato le aveva quasi rovinato la vita, ma nonostante quell’intoppo, la vita che si era costruita era quella che aveva sempre sognato, ci aveva messo più impegno e fatica, ma aveva ottenuto ciò che fin da piccola desiderava e lei non poteva che essere orgogliosa e felice per sua figlia, ma da un anno a quella parte il comportamento era cambiato, qualcuno era entrato nella sua vita e la stava portando sulla cattiva strada.
-Mamma! Avevamo fatto un accordo, tornavamo a vivere insieme, ma non ti impicciavi della mia vita.-esclamò decisa superando la donna ed entrando nel corridoio scansando altri scatoloni che erano posati nel mezzo bloccandone il passaggio.
-Dovrei stare zitta? Felicity, mi spieghi cosa stai facendo? Ti ricordo che hai delle responsabilità, hai fatto determinate scelte, non puoi fingere che non esistano. – chiuse gli occhi e accusò il colpo che sua madre le aveva rifilato, nemmeno se le avessero tirato un cazzotto nella bocca dello stomaco avrebbe sentito tanto male; sua madre era una vera esperta nel far male con le parole, arte che ovviamente lei non aveva ereditato.
-Non fingo che non esistano! – rispose lentamente pesando con cura le parole, come poteva dire una cosa del genere, ogni momento della sua giornata lei lo passava pensandoci, si chiedeva costantemente cosa stessero facendo e se stessero bene era un pensiero costante che non poteva allontanare dalla sua mente, nemmeno mentre guarda Oliver mezzo nudo allenarsi al covo.
-Mi pare di si, in questo ultimo anno, sei cambiata, non ci sei mai a casa sei sempre a lavoro, sei strana se suona il telefono vai via di corsa. – insistette la donna.
-Mamma basta. E’ semplicemente lavoro. – rispose esasperata, quello non era certo il primo agguato che la donna le faceva e tutte le volte si dicevano sempre le stesse cose.
-Lavoro non pagato ovviamente. – roteò gli occhi, come poteva spiegare che non poteva essere pagata per il lavoro che svolgeva per Arrow al covo, se solo avesse saputo che aiutava il giustiziere le sarebbe venuto un infarto e sarebbe morta, quello era un segreto che le avrebbe impedito di rimane orfana.
-Mamma non essere sciocca. Ci sono stati problemi? – chiese cercando di cambiare discorso, ormai era diventata una conversazione noiosa e monotona.
-Nessuno. –
-Bene, buona notte! – Felicity aprì la porta di camera sua e fece per entrare, voleva cambiarsi, mettersi qualcosa di caldo e asciutto, per poi infilarsi sotto le coperte per dormire almeno cinque ore, prima che la sveglia suonasse e lei si dovesse alzare per un'altra giornata di lavoro.
-Felicity, ti sei già fatta rovinare la vita, perché dai a quel ragazzo così tanto potere su di te? – ovviamente sua madre non era completamente stupida, anche se aveva provato a tenere segreto quel dettaglio lei lo aveva capito e ora che era tornato nella sua vita sua madre non aveva certo evitato di evidenziare come la sua vita fosse stata nuovamente stravolta da lui.
-Non gli do nessun potere mamma, è solo lavoro. – rispose lei lapidaria, poi entrò e si chiuse la porta alle spalle, inutile cercare di nascondere la verità a quella donna, lei sapeva tutto, anche quello che ancora non era chiaro a te, lei già lo sapeva.
Rimasta sola in camera Felicity si cambiò e si avvicinò alla porta, aveva sentito la porta di sua madre chiudersi segno che finalmente era andata a letto, se ne andò in cucina a prendersi un bicchiere d’acqua, anche li c’erano scatoloni ovunque e gli oggetti erano ancora per metà imballati, le sarebbe servito un clone per finire di sistemare casa, era uno tre mesi che si erano trasferiti in quell’appartamento e ancora la maggior parte della roba era imballata e riposta nelle scatole.
-Prima o poi metterò tutto a posto, lo giuro. – disse Felicity mentre batteva contro una scatola lasciata in mezzo alla stanza.
Prima di tornare in nella sua stanza attraversò nuovamente il corridoio e aprì la porta in fondo per controllare che tutto fosse tranquillo.
 

Il sole era sorto troppo presto, un raggio dispettoso era filtrato attraverso le tende scure non perfettamente tirate colpendo il viso della giovane ragazza che stava dormendo, quando la tenue luce si fece più forte, la ragazza si mosse infastidita, si portò una mano sul viso e si girò cercando di evitare il raggio. Ancora addormentata allungò la mano verso il comodino dove la sua radiosveglia era posata, l’infernale oggetto segnava le sei e cinquantacinque del mattino, tra meno di cinque minuti l’apparecchio avrebbe iniziato a produrre l’irritante suono che l’avrebbe costretta ad alzarsi, lanciò l’oggetto poco delicatamente sul letto accanto a lei, voleva dormire, possibilmente per due giorni di fila. Voleva che quel coso non suonasse, che il sole tornasse dall’altra parte del mondo e che la realtà non fosse così dannatamente vogliosa di abbattersi su di lei, ma ovviamente i desideri sono solo sogni che non sempre si avverano. La sveglia non aveva ancora suonato che la porta di camera si aprì lentamente, sentì dei passi leggeri percorrere la distanza tra la porta e il letto e poi qualcuno lanciarsi sopra.
-MAMMA! SVEGLIAAA!!! – l’urlo non la colse di sorpresa, allungò le braccia e tirò a se l’essere pestifero che era saltato sul suo letto per svegliarla.
-Ma allora sei sveglia!?- chiese stupido il nuovo arrivato, Felicity sorrise con gli occhi ancora chiusi.
-Si amore, sono sveglia, ma tu non devi fare questi urli, mi farai morire d’infarto. – lo prese in giro lei mentre lo stringeva a se, quello era uno dei momenti che amava di più, quei cinque, dieci minuti che si concedeva tutte le mattina per abbracciare suo figlio, sapeva di essere una pessima madre e se solo se ne dimenticava per un secondo, sua madre glielo ricordava, non c’era mai a casa, aveva pochissimo tempo da dedicargli e la maggior parte delle volte che era in casa aveva un sacco di cose da fare, ma ogni giorno, ogni dannatissimo giorno lei faceva di tutto per ritagliarsi quei minuti la mattina e un po’ di tempo la sera.
-Pronto per andare a scuola Robert? – gli chiese, il bambino si era infilato sotto le coperte e abbracciava la madre mentre si lasciava coccolare e ricoprire di baci.
-NO! Voglio stare a casa con te! – rispose lui mettendo il broncio. Felicity rise e si costrinse ad aprire gli occhi, il suo amore era li tra le sue braccia che la guardava, gli passò la mano tra i capelli biondi, gli occhi azzurri la fissavano speranzosi di ricevere quel regalo, niente scuola, ma un giornata intera con lei.
-Non si può, tu vai a scuola io vado a lavoro. – rispose sorridente.
-Uffy! Mi vieni a prendere te a scuola? – ancora una speranza che la donna avrebbe dovuto infrangere.
-No amore, viene la nonna, poi tornate a casa e io arrivo! –
-Prima però venivi sempre a prendermi… Non è giusto. –
-Robert, lo sai che sono stata promossa a lavoro ora ho molte più responsabilità e faccio più tardi. – era una cosa che gli aveva spiegato molte volte, ma sapeva che era un concetto difficile da far capire ad un bambino di cinque anni.
-Non puoi tornare a fare il lavoro di prima? – quando era solo una tecnica informatica il suo orario era diverso, alle cinque faceva festa e poteva tranquillamente andare a prendere suo figlio a scuola e passare con lui il resto del pomeriggio, ma da quando era diventata l’assistente di Oliver i suoi orari si erano allungati, certe sere rimaneva in ufficio fino alle sette, tornava a casa e aveva appena il tempo di preparare la cena prima di uscire nuovamente per andare al Verdant, dove il lavoro per il vigilante l’aspettava.
-Amore mio, il nuovo lavoro ci ha permesso di cambiare casa, non ti piace? – lui scosse la testa, l’appartamento dove vivevano prima era leggermente più vicino a the Glades, non tanto da essere danneggiato dal terremoto, ma abbastanza per aver percepito la scossa e aver fatto capire alla donna che era più sicuro spostarsi verso il centro di Starlyng City. Il nuovo appartamento era molto più grande, aveva due camere in più e un salotto molto più spazioso, certo oltre alla casa più spaziosa avevano anche ottenuto sua madre, ma era stupido pagare due affitti quando la donna era praticamente sempre a casa sua.
-Ti prometto che appena ci sarà il bel tempo ti porterò ai giardini e staremo insieme tutto il giorno. – gli promise.
-Prometti?- chiese lui scostandosi un po’ dal corpo caldo per poterla guardare negli occhi.
-Promesso. –
-OKAY! Vado a vestirmi! – il bambino scivolò giù dal letto e corse fuori dalla stanza.
-PRIMA PERO’ LAVATI! – gli urlò dietro lei mettendosi seduta sul letto, con un colpo spense la sveglia che aveva iniziato a suonare in quel momento, si sarebbe volentieri ributtata sul letto e seppellita sotto le coperte, ma non poteva farlo, aveva la colazione da preparare, la doccia da farsi, accompagnare il piccolo uragano a scuola e poi iniziare la sua giornata lavorativa, chiuse gli occhi pregando silenziosamente che Isabel non decidesse di stressarla anche quel giorno, anche se dal viaggio in Russia si era decisamente calmata, forse il fatto che Oliver se la fosse sbattuta l’aveva tranquillizzata, non c’era nessuna relazione tra lei e il capo, certo però faceva male.
-Dannatamente male. – sbuffò lasciandosi cadere sul letto e fissando il soffitto.
-MAMMA! IO HO FAME! – sorrise e scese dal letto, la sua vita la stava reclamando.
-Arrivo amore! Ti sei lavato e vestito? – chiese mentre usciva dalla stanza. Se ne andò in cucina e mise su il caffè, mentre iniziava a preparare la colazione al figlio.
-Giorno Felicity. –
-Buongiorno mamma. – la madre di Felicity entrò in cucina sorridendole, la rabbia del giorno prima era già scomparsa, quella donna era veramente lunatica.
-Amore? Che fine hai fatto? – chiese Felicity mentre metteva sul tavolo un bicchiere di succo e tutto l’occorrente per fare colazione.
-Eccomi! – Robert comparve tutto sorridente e nudo come un verme in cucina.
-Amore!? –
-Non trovo i pantaloni neri . – si lamentò lui rubando dal tavolo un biscotto e iniziando a sgranocchiarlo.
-Metti questo e mangia! – Felicity si tolse la vestaglia e la passò al bambino che se la infilò e si accomodò. Felicity se ne andò in camera del figlio, anche li c’era il caos, forse tra tutte le stanze quella era quella più caotica di tutte. Iniziò a cercare nell’armadio i pantaloni che il figlio voleva, tutti i giorni era la stessa storia, voleva quei pantaloni, ma non saltavano mai fuori, chissà che fine avevano fatto, magari erano addirittura andati perso nel trasloco. Dopo dieci minuti in cui aveva aumentato il caos, Felicity buttò una maglia e un paio di pantaloni della tuta sul letto, al diavolo mandarlo a scuola figo, tanto sarebbero andati in giardino e lui sarebbe tornato a casa ricoperto di fango.
-Robert, non li ho trovati, prometto che salteranno fuori! Ma per oggi mettiti quello che ti ho posato sul letto… -
-Me lo dici tutti i giorni! – come dargli torto ogni giorno li prometteva che avrebbe trovato quei benedetti pantaloni, ma tutte le volte era troppo occupata a cucinare e a lavorare per mettere in ordine.
-Giuro amore, stasera sistemiamo la tua camera. Ora mangia io vado a fare la doccia. – gli diede un bacio sulla fronte e uscì dalla cucina, guardò l’ora poteva farcela a non arrivare a lavoro tardi.
-Visto nonna te l’ho detto che l’avrei convinta. – fece il bambino tutto contento.
-Ho visto, sei stato molto furbo, ma sai, prima o poi tua madre scoprirà che hai nascosto i pantaloni sotto il materasso. –
-SHHH!! Non farti sentire, è il nostro segreto ricordi? – il piccolo abbassò la voce sperando che la madre non lo sentisse. Felicity appena fuori dalla cucina sorride era veramente una piccola peste tutto suo padre.
 
Continua….

Questo è il primo capitolo della storia, ho deciso di postarlo ora perchè settimana nuova parto: io, la mia amica (quella famosa della scommessa) e il suo portatile, questo è il mio modo per dirvi che STO scrivendo la storia, odio pubblicare qualcosa che non è nemmeno vagamente pronto, perchè poi non riuscirei ad essere puntuale con l'aggiornamento, ma ormai mi conoscete quindi, QUESTO è il primo capitolo, io durante agosto continuerò a scrivere ancora, ma il secondo capitolo arriverà a SETTEMBRE, lo so mi odiate! Ma mia avete chiesto voi di scrivela e io vi accontento.
Prima di lasciarvi e di augurarvi buone vacanze c'è un altra cosa da dire...
SONO SU FACEBOOK mi trovate con il nick di MiaBlack EFP se volete aggiungermi fatelo anche perchè se avessi bisogno di voi di per sondaggi, o solo per chiedere consiglio per la storia potrei facilmente coinvolgervi come ho fatto con "solo strane coincidenze"

Quindi che dire BUONE VACANZE ci vediamo a Settembre
Un bacione Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2: i segreti non mi piacciono ***


Per ora gli aggiornamenti saranno UNA sola volta la settimana, perché non ho tantissimo tempo a disposizione e le vacanze non sono state produttive come speravo.. -.- quindi PER ORA aggiorno il mercoledì . Ho bisogno di voi che come nell’altra storia mi lasciate tante recensioni con quello che pensate così a me vengono idee da quello che dite! ^.^
 
Come ho accennato la storia riprende dalla seconda stagione, i fatti però potrebbero non seguire fedelmente l’ordine cronologico con cui sono avvenuti nel telefilm.
 
Capitolo 2
 
Pronta per andare a lavoro Felicity arrivò in salotto dove sentiva la televisione accesa sintonizzata su i cartoni animati.
-Chiudi e andiamo amore o facciamo tardi. –
-Un minuto mamma! –
Felicity si fermò a osservare il bambino seduto a terra che guardava la televisione rapito, era un angelo, cocciuto e orgoglioso come il padre, ma buono, tenero e soprattutto maturo per la sua età. Lo adorava così tanto che non riusciva mai ad arrabbiarsi con lui, forse lo stava viziando, ma come poteva non farlo, era una bambina quando l’aveva avuto e il padre era stato dato per disperso, se non fosse stato che era convinta che non era morto ora il piccolo Robert non portava il nome del nonno, ma quello del padre creando diversi problemi.
-Eccomi! – Robert spense la televisione e corse dalla madre che l’aspettava con il giubbotto in mano.
-Saluta la nonna e andiamo. –
-CIAO NONNA A DOPO! –  urlò affacciandosi alla porta così che la donna lo potesse sentire.
-Ciao piccolo! Ciao Fel stai attenta. – la solita raccomandazione che le faceva da una vita, le sorrise e uscì, destinazione: scuola.
 
 
***
 
Le porte dell’ascensore si aprirono e Felicity uscì dal piccolo aggeggio infernale con il telefono all’orecchio, guardò con irritazione la segretaria di Isabel seduta alla sua scrivania che la guardava, quella ragazza la irritava quasi quando la strega, anzi forse anche di più di quella maledetta strega, sapeva perfettamente che tutti i pettegolezzi che giravano per la Queen consolidated erano opera sua, lei guardava e inventava e ovviamente divulgava il tutto come se fosse vero. Superò la segretaria ed entrò direttamente dentro l’ufficio di Oliver, non aveva nemmeno posato la sua roba, cappotto e borsa ancora in mano, entrò decusa senza bussare.
-Solo perché per una volta sei puntuale Oliver non devi chiamarmi per chiedermi che fine ho fatto, sono le nove in punto, sono, diciamo precisa. – sbuffò la ragazza chiudendo la chiamata e fermandosi davanti alla scrivania del giovane che la fissava divertito con ancora il telefono in mano.
-E’ che di solito sei già qua quando arrivo. – spiegò lui sorridendole, Felicity roteò gli occhi. C’era uno spettatore di quella strana situazione. Diggle era in piedi accanto alla scrivania e guardava i due cercando di non sorridere, prima o poi Oliver avrebbe dovuto ammettere che non poteva fare a meno della sua informatica bionda.
-Oliver esiste il traffico. – rispose lei, poi estrasse ipad dalla borsa.
-Ti dico i tuoi impegni. – esclamò lei, ormai che era li tanto valeva approfittarne.
-Felicity, spogliati…-
-Ho sempre sognato che tu me lo dicessi…. No cioè… Lasciamo stare, vediamo gli impegni… - balbettò diventando rossa come un peperone. Diggle non potè fare a meno di ridacchiare mentre guardava la reazione di Oliver, il quale però non lasciò trapelare niente, fissava la bionda senza parlare.
-Felicity, posa la borsa e poi torna a dirmi i miei appuntamenti, non c’è fretta. – le disse Oliver posando la schiena conto la sedia e guardandola tranquillo, ora che era li davanti a lui non provava più quella fastidiosa sensazione che l’aveva colto quando era entrato e non aveva trovato Felicity seduta alla scrivania.
-Mi sembrava di si, visto la chiamata. – gli rispose sarcastica lei, Oliver piegò la testa su un lato e la guardò come solo lui sapeva fare.
-Okay vado a posare le cose. Sei sicuro… -
-Felicity, vai… -
-Okay… - la bionda uscì e Oliver sospirò sollevato continuando a guardare la sua “ragazza” togliersi il cappotto, quel giorno aveva indossato un abito più corto del solito, chissà se Felicity avrebbe mai capito che lui impazziva per le sue gambe, la vide camminare fino alla scrivania e piegarsi per posare la borsa sotto di essa, la gonna già corta salì scoprendo una generosa porzione di gambe, quel vestito era veramente troppo corto, sarebbe stato difficile concentrarsi su i bilanci mentre lei si muoveva per l’ufficio con quel pezzettino di stoffa.
-Sembra a me o ultimamente le gonne di Felicity sono più corte del solito? – chiese Diggle ironicamente seguendo lo sguardo di Oliver.
-Non ci ho fatto caso. – mentì spudoratamente, mentre spostava lo sguardo sullo schermo del computer e controllava il bilancio del mese passato.
-Eccomi. – Felicity tornò e la conversazione fu accantonata, mentre Felicity elencava rapidamente gli impegni Diggle fissava la giovane curioso, c’era qualcosa di diverso in lei nell’ultimo periodo sembrava più stanca e stressata e sicuramente dipendeva dal piccolo segreto che custodiva. Diggle sapeva di Robert anche se ignorava chi fosse il padre.
-E con questo per oggi hai finito. – esclamò lei con un sorriso.
-Solo? Ho solo quattro appuntamenti? – chiese Oliver sorpreso, quella era una giornata fiacca, ma non sarebbe stato lui a lamentarsene.
-Si, più ovviamente la riunione con Isabel per decidere la strategia da attuare stasera. –
-Perché? – chiese Oliver, il ragazzo stava praticamente cadendo dalla nuvole, sia Felicity che Diggle guardarono il ragazzo severamente.
-Hai una cena con il proprietario della OmegaIndustry . – spiegò Felicity usando il tono con cui solitamente spiegava le cose a Robert, nonostante questa breve e coincisa spiegazione Oliver la guardò ancora una volta come se stesse cadendo dalle nuvole.
-Cosa non ti è chiaro Oliver? Hai una cena di lavoro, hai presente? Trovarsi ad un ristorante ordinare e mentre mangiate parlate di acquisizioni, attivo, passivo, smantellamento eccetera.- spiegò lei suscitando una risata mal trattenuta ad Dig.
-Grazie Felicity per avermi spiegato in cosa consiste la cena di lavoro.- rispose sarcastico Oliver lanciando un occhiataccia all’amico che sghignazzava senza ritegno, Diggle era la sua coscienza, era l’unico a cui concedeva piena libertà di opinione su tutto quello che faceva, ma ultimamente stava diventando troppo invadente.
-Prego non c’è di che, sono qui per questo. – guardò la sua segretaria, non che non fosse mai stata sarcastica ma nell’ultimo periodo lo era diventata molto di più.
-Come non detto. – la bionda scambiò un occhiata divertita con Dig prima di voltarsi e incamminarsi verso la porta, sulla soglia si fermò voltandosi verso Oliver.
-Hai invitato qualcuno vero? – sapeva che era una domanda stupida, Oliver aveva sempre una ragazza da invitare a quel genere di eventi, ma qualcosa, forse il gene “donna” la spinse a porre quella domanda, non voleva sembrare impicciona, ma doveva assicurarsi che ci andasse accompagnato. Oliver la guardò a bocca aperta le sembrava un pesce, stava letteralmente boccheggiando, annaspava come se non riuscisse a respirare.
-Vieni tu con me. – la sua obbiezione fu detta in modo così ovvio e scontato che Felicity si sentì mancare la terra sotto i suoi piedi, toccò a lei questa volta restare a bocca aperta, si riprese quasi subito e torno indietro rapidamente.
-Questa è l’idea più stupida che sia mai uscita dalla tua bocca. – esclamò lei scandendo bene ogni singola parola, lasciando sorpresi entrambi gli uomini, poi senza aspettare aggiunse.
-Mi vuoi portare ad una cena di lavoro, così i già innumerevoli pettegolezzi che girano in azienda si moltiplichino? – chiese sconvolta, si perché quella proposta l’aveva veramente sconvolta.
-E’ solo che… chi ci dovrei portare? – lei era si, la sua segretaria, ma era anche il suo braccio destro e anche se aveva fatto il MIT si intendeva di politica aziendale, forse anche più di lui.
-La tua ragazza, in queste occasioni si portano le fidanzate e le mogli o le prostitute a te la scelta…  non che tu debba andara a prostitute. Voglio dire quale donna sana di mente di direbbe di no! Cioè, nel senso… vado a lavorare! - uscì dall’ufficio rossa come un peperone, continuando a pensare a quello che aveva appena detto e continuando a darsi della cretina, perché il suo cervello non era capace di filtrare le parole prima che uscissero dalla sua bocca.
 
Dopo qualche ora Diggle si avvicinò alla scrivania di Felicity con in mano una tazza di tea caldo per la giovane e una tazza di caffè per lui.
-Pausa? – chiese l’uomo interrompendola dal suo lavoro di trascrizione.
-Grazie, ci voleva proprio. – sorrise prendendo la tazza dalle mani dell’amico.
-Stai bene? – le chiese lui preoccupato, Felicity si stiracchiò, sentì i muscoli tendersi e le ossa scricchiolare sotto la tensione, quando si rilassò si sentì decisamente meglio.
-Allora? – la incalzò lui dopo aver bevuto un sorso di caffè.
-Allora cosa? – chiese Felicity, era stanca e stressata e lo scambio di battute avuto con Oliver quella mattina non aveva certamente migliorato il suo pessimo umore, anzi l’aveva peggiorato e l’aveva anche portata allo stremo delle forze.
-Come va, ti sei ripresa? –
-Dig sono passate settimane, sto bene. E per quanto riguarda Allan lui è stazionario invece – rispose lei sorridendogli, erano passate diverse settimane da quando il Conte l’aveva catturata e l’aveva minacciata di morte con una siringa piena di Vertigo e da quando Allan Berry era arrivato a Starling City per provare a risolvere un caso all’apparenza impossibile. Quando poi era tornato a Central City un fulmine l’aveva colpito e da quel monento il giovane era entrato in coma.
-E a casa?- domandò ancora Dig.
-Mah! Non sono convinta della mia decisione… - si lamentò lei ripensando all’ennesimo agguato di sua madre la sera prima.
-Un'altra ramanzina? – chiese sorridendo, trovava comico il fatto che la sua vita lo divertisse.
-Ovvio! Mi chiedo se sia stata una buona idea. – se lo chiedeva spesso da quando aveva traslocato, ma tutte le volte non sapeva decidere.
-Avevi bisogno di lei. – le fece notare lui, era brutto pensare una cosa del genere, era brutto anche dirla, ma purtroppo era la verità, aveva bisogno di sua madre, tra il lavoro alla QC e quello per il vigilante a casa non c’era praticamente mai, così sua madre si occupava delle sue due piccole pesti.
-Già,  in più ho tutta la casa ancora piena di scatole, non ho avuto tempo di sistemare la roba. –
-Che roba? – i due sobbalzarono, Oliver era uscito dall’ufficio e si era avvicinato senza farsi sentire, Felicity lo guardò male, odiava quel suo dannato passo felpato, uscita di li sarebbe andata a comprargli una campanella da attaccargli al collo, almeno lo avrebbe sentito arrivare.
-Tutta la roba penso. Sbaglio? –
-No. Ho tirato fuori solo lo stretto necessario. – rispose Felicity con una smorfia di disappunto, ripensando all’ammasso di roba abbandonata a giro per casa.
-Non capisco. – continuò Oliver, ovvio che non capiva, non sapeva, Felicity non gli aveva detto che si era trasferita e più ci pensava più non capiva perché non l’avesse fatto, la scusa che si ripeteva era valida, ma comunque restava una scusa.
-Non glielo hai detto? – Dig guardò sorpreso Felicity, la quale fece una smorfia e rifilò la scusa che si ripeteva da quando aveva deciso di traslocare.
-Non c’è stata occasione. –
-Per dirmi cosa? – insistette Oliver, si sentiva irritato, Dig sapeva qualcosa che lui ignorava e questo non lo poteva sopportare, Felicity non doveva avere segreti con lui, non gli piaceva gli faceva provare qualcosa che non gli era mai capitato di provare.
-Niente di che, ho cambiato casa.- rispose lei cercando di non dare troppa importanza alla cosa, Dig ne stava facendo una questione più grande di quello che era realmente, Oliver stava per aggiungere qualcosa ma fu interrotto ancora prima che potesse aprire bocca.
-Oliver, dobbiamo discutere di stasera. – Isabel era apparsa con il suo solito tempismo e li aveva interrotti.
-Arrivo. – se ne andò senza degnare di uno sguardo i due, quando si fu chiuso la porta dell’ufficio alle spalle Dig decise di commentare.
-Pareva a me o stava per dire qualcosa? – Felicity aveva seguito Oliver con lo sguardo, lo vide accomodarsi alla scrivania e iniziare a parlare con la socia.
-Sarà stata la tua immaginazione. – disse lei, ma era una bugia, era chiaro che volesse dire qualcosa.
-Stai negando l’evidenza. –
-Non nego nulla. -
-Pensavo… -iniziò Dig, Felicity distolse finalmente lo sguardo dal suo capo e lo riportò su Dig che la guardava con lo sguardo che le riservava quando parlavano di Oliver: vagamente ironico e allusivo, odiava quello sguardo.
-Se reagisce così solo perché hai cambiato casa, non voglio sapere come reagirà se scoprisse di quella cosa… -
-Hai promesso. – esclamò presa dal panico, Oliver non doveva venire a sapere del fatto che lei fosse una madre single, forse in un futuro lontano, avrebbe anche potuto parlargliene, ma non era quello il momento giusto.
-Cosa nascondi Felicity, quale segreto non vuoi che si sappia? –
-Non c’è nessun segreto Dig.- era vero, non c’era nessun segreto, solo una cosa non detta, fissò di nuovo Oliver sentendosi in colpa lo stava privando dell’opportunità di essere padre, era una cosa ingiusta e spregevole da parte sua, ma ora Olvier aveva altro per la testa.
-Chi è il padre? – Diggle la strappò di nuovo dai suoi pensieri.
-E’ stata un avventura di una sera… troppo alcool… - balbettò lei, si sentiva stupida se ci ripensava.
-Tu? – tutti l’avevano sempre considerata troppo intelligente per fare delle stupidaggini del genere, eppure era capitato.
-Ero giovane e stupida, lui era il sogno di tutta la scuola… - spiegò lei con una smorfia, ricordava le ragazze che gli giravano attorno, erano le tipiche ragazze fotocopia: alte, gambe lunghe, fisico slanciato, terza abbondante di seno e bel viso. Lei non aveva niente di quella descrizione a quel tempo.
-Lui lo sa? –
-No, non lo sa, ho provato a dirglielo, ma scoprii che era fidanzato e che stava per andare a convivere con la sua ragazza. – ricordava bene come Laurel Lance l’aveva bloccata e come le aveva intimato di stare lontana da Oliver.
-Non sapevi? – la sorpresa nel tono di voce dell’amico era genuina, come dargli torto, come faceva una persona ad ignorare che il ragazzo era fidanzato e stava per andare a convivere.
-Ne cambiava una al giorno, non mi tenevo aggiornata, tanto non ero il suo tipo, non avrei mai attirato la sua attenzione. – spiegò, quanto era vero, se non fosse stata per la borsa di studio Oliver non si sarebbe mai accorto di lei.
-Ti sbagliavi a quanto pare. –
-Ci siamo avvicinati per circostanze eccezionali. –
-Non mi racconterai di più vero? – gli dispiaceva che l’amica lo tagliasse fuori, ma sapeva che non era possibile condividere tutto, lui stesso aveva mantenuto dei segreti.
-No, scusa.-  rivelare anche ad una sola persona la verità sul suo passato avrebbe vanificato tutta la fatica che aveva fatto per nasconderlo. Felicity si alzò e andò a posare la tazza vuota nel lavandino nella saletta relax, si voltò e guardò la vetrata dell’ufficio, ricordava la prima volta che era entrata in quell’ufficio, era successo sei anni prima.
 
Continua….


Posso ridere di qualcosa che ho scritto io? ahaha no perchè rileggendo "felicity spogliati." sono morta dalle risate! Magatri lo dicesse seriamente! comunque in questo capitolo Oliver si mostra molto interessato a Felicity e alle sue gonne corte... xD
fatemi sapere cosa ne pensate.
un bacione a mercoledì
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3: ricordi ***


 

Capitolo 3

Ricordi

 

Felicity aveva iniziato il college da cinque mesi, Oliver e Mr Queen invece erano dispersi da quasi sette mesi, mentre la sua gravidanza era ormai a fine, ancora qualche settimana e poi sarebbe nato il piccolo. Con sua madre aveva deciso che sarebbe tornata a casa per il parto e poi sarebbe tornata al college, non poteva compromettere la sua borsa di studio saltando troppe lezioni.

Il college non era stata l’esperienza che sperava fosse, i suoi compagni la guardavano bisbigliando al suo passaggio, mentre la maggior parte dei professori la guardavano come una che si era rovinata la vita.

Quel giorno Felicity aveva deciso di sfruttare la sospensione dei corsi per tornare a casa e trovare un po’ di pace.

Era salita in auto da poco meno di un ora e ne aveva ancora più di due per arrivare, senza contare tutte le soste pipì che avrebbe dovuto fare, essere incinta era una dannata fregatura.

Era scomodamente seduta sul seggiolino della sua auto e stava litigando col cambio: doveva muoversi a cambiare auto o presto l’avrebbe lasciata a piedi, presa dai suoi pensieri e per colpa della radio sparata a volume eccessivamente alto Felicity ci mise un po’ a sentire la suoneria del suo cellulare abbandonato in borsa, allungò la mano e cercò freneticamente all’interno senza fermarsi.

-Accidenti! – sibilò prima di rovesciare con una mano sola, il contenuto sul sedile del passeggero, il cellulare scivolò fuori dalla borsa e lei lo afferrò.

-Dio, mia madre è veramente ansiosa. – esclamò a se stessa mentre prendeva il cellulare e controllava il display: non era sua madre, il prefisso era sicuramente di Starling city, ma quello non era il numero di casa sua, esitante rispose, pregando che non fosse successo niente alla madre.

-Pronto?- rispose preoccupata.

-Felicity Smoak? – chiese una voce femminile, il tono era nasale e decisamente scocciato, come se fare quella telefonata la stesse privando della sua vita.

-Si sono io. – attese impaziente che la donna si decidesse a dirle chi era e cosa voleva da lei.

-Salve, sono la segretaria personale di Walter Steel. – iniziò, Felicity si accigliò chi diavolo era quell’uomo? E cosa voleva da lei?-

-…Il nuovo amministratore delegato della Queen Consolidated.- Felicity imprecò tra i denti, ovvio che dopo la scomparsa di Mr Queen, qualcuno avesse preso il suo posto, ma ancora non capiva per quale motivo la stessero chiamando.

-Il signor Steel, vorrebbe incontrarla e discutere con lei di una questione… - quella donna la stava irritando, perché non poteva parlare senza fare quelle dannate pause, la stava uccidendo lentamente, anzi le stava provocando la gastrite e l'ulcera da stress.

-Riguardo a quale questione? – domandò.

-La borsa di studio rilasciata a suo nome. – CAZZO! Anche se la chiamavano in quel modo Felicity aveva seri dubbi che fosse una vera e propria borsa di studio, c’erano clausole che una normale borsa di studio non avrebbe dovuto avere, per non parlare dell’importo, era logico che il nuovo amministratore delegato la volesse incontrare.

-Capisco. Sto tornando a Starling city per qualche giorno.-

-Se è disponibile le fisso un appuntamento per domani alle quindici. –

-Certo perfetto.- chiuse la chiamata e lasciò cadere il cellulare sul sedile accanto a lei cercando di non mettersi ad urlare..

 

***

 

Il giorno seguente Felicity si recò alla Queen Consolidated, era arrivata senza problemi e in perfetto orario, si fermò un attimo davanti all’entrata per contemplare l’immenso palazzo, sarebbe stata capace di uscire di li con ancora la sua borsa di studio? Ne dubitava, ma decise di non farsi scoraggiare dai pensieri negativi, prese un profondo respiro per farsi coraggio ed entrò.

Si fermò nell’ingresso, quel posto la metteva già in soggezione, il marmo chiaro sotto di lei era lucido, come se fosse stato appena pulito, il soffitto era alto e le pareti in vetro mostravano cosa accadeva fuori di li, ma nonostante ciò si sentì soffocare, era come se il palazzo le stesse crollando addosso, si riscosse da quello stato di trans e si avviò alla reception dove due ragazze la guardavano.

-Sono Felicity Smoak, ho un appuntamento con il signor Steel.- le due la guardavano alzando un sopracciglio, conosceva bene quello sguardo era lo stesso che le riservavano i suoi compagni: quelle due la stavano giudicando solo perché era una ragazzina ed era incinta, alzò il mento e le guardò con aria di sfida, era incinta, non era un appestata ne una terrorista ricercata, uno sbaglio non poteva offuscare i suoi meriti. Le due chiamarono la segretaria per avvertire del suo arrivo, poi le diedero il pass e le indicarono dove si trovavano gli ascensori, se ne andò senza salutare, al diavolo le buone maniere con loro.

Mentre l’ascensore saliva Felicity osservava le persone e le macchine giù in strada diventare sempre più piccole, ad un tratto dovette distogliere lo sguardo,quell’altezza iniziava a darle i brividi. Le porte dell’ascensore si aprirono con un debole din, il viaggio le era sembrato interminabile, ma ora che era arrivata sembrava fosse durato un secondo.

Ferma davanti all’ascensore trovò una donna di mezz’età che la fissava scocciata, quella doveva essere la segretaria del signor Steel.

-Felicity Smoak? – chiese la donna, annui e uscì dall’ascensore, la donna la squadrò dalla testa ai piedi alzando un sopracciglio quando notò il pancione.

-Prego venga, si accomodi un momento, il signor Steel è al momento occupato. –

Felicity si sedette su una della poltrone fuori dall’ufficio, si guardò attorno curiosa, non era mai stata in quel posto, la segretaria aveva una scrivania in fondo al corridoio proprio dalla parte opposta dell’ascensore, davanti a lei c’era l’ufficio del signor Stee, le pareti di vetro le permettevano di vedere l’uomo, che era al telefono e stava parlando, lo vide sorridere, poi si accorse dalla segretaria sulla porta e liquidò velocemente la telefonata.

-Signorina Smoak? Può entrare. –

-Certo. – si alzò e si avvicinò alla porta, l’uomo le andò incontro porgendole la mano.

-Signorina Smoak, salve, sono Walter Steel. Prego si accomodi. – gli afferrò la mano sorridendo.

-Piacere di conoscerla signor Steel. – rispose lei prima di accomodarsi sulla sedia davanti alla scrivania, l’uomo la guardò sorpreso, da quando era rimasta incinta quella era la prima volta che non le riservavano uno sguardo da sgualdrina.

-Mi dispiace averla fatta venire via dal college.- iniziò lui sedendosi sulla poltrona.

-Stavo tornando per il fine settimana.- rispose rapidamente lei così da accantonare velocemente le formalità ed arrivare al dunque.

-Posso offrirle qualcosa? –

-No… Grazie.. Sono apposto così. Senta possiamo andare subito al nocciolo della faccenda? Cioè non voglio essere maleducata… ma. Insomma, si sarà accorto che, beh aspetto un bambino e diciamo che lo stess non aiuta. – disse balbettando, odiava quando succedeva, ma era una cosa con cui avrebbe dovuto convivere per il resto della sua vita, quel tic nervoso che le faceva dire tutto quello che le passava per la testa.

-L’ho notato. Bene l’ho fatta chiamare per questa. – come si aspettava e come le aveva già anticipato la scorbutica segretaria, il signor Steel mise sul tavolo la copia della sua borsa di studio.

-La mia borsa di studio. Me la vuole togliere? – chiese lei, sperando dicesse di no.

-Dovrei? – chiese invece lui socchiudendo gli occhi, studiando la sua reazione..

-Potrebbe, voglio dire, è decisamente una borsa di studio originale.-ammise.

-Vedo che ha colto il segno, il signor Queen è stato molto generoso. – commentò mentre sfogliava i documenti, in quel momento odiò quell’uomo, non c’era motivo per fingere di star guardando quei fogli, sicuramente li conosceva a memoria.

-Senta, non so che idea si sia fatto di me, ma quei soldi me li ha dati il signor Queen, io non gli ho chiesto nulla. – ammise lei, era inutile girarci tanto attorno doveva farsi vedere determinata o si sarebbe giocata la sua borsa di studio.

-Nessuno sa di questa borsa di studio, nemmeno la signora Queen. –

-Senta le cose sono andate così: ho aiutato Oliver a passare gli esami e lui mi aveva promesso che se ce l’avessi fatta suo padre mi avrebbe concesso la borsa di studio, forse non è la cosa più legale del mondo, ma io ho mantenuto il mio accordo, Oliver ha preso il diploma, la somma e tutte le clausole le ha messo il signor Queen. – spiegò rapidamente Felicity.

-Le credo. Non mi sembra il tipo di ragazza che mente… E poi ho fatto delle ricerche su di lei.-

-Ricerche? – chiese lei sorpresa, che ricerche poteva fare su di lei.

-Ho parlato con i suoi vecchi professori. Un certo Palmer si è prodigato molto per lei. Dice che è una ragazza geniale che quella borsa di studio è un investimento che andrà solo a nostro favore. – Felicity guarda l’uomo a bocca aperta, sapeva che il signor Palmer si era preso molto a cuore il suo futuro, ma non si era aspettata che quell’uomo parlasse così bene di lei.

-Mi sono informato anche sul suo rendimento di questi pochi mesi. Non male, tutti voti alti. Immagino che la clausola di stage con assunzione sia stata un attimo incentivo. –

-Si. Uscire dall’università con la prospettiva di un lavoro in questo momento non mi dispiace. –

-Immagino. –

-Quindi non mi toglierà la borsa di studio? – chiese.

-No, credo che gliela lascerò esattamente com’è, credo di capire cosa ha visto Robert in lei, ha del potenziale. –

-La ringrazio. – sorrise, per fortuna non aveva perso la borsa di studio, si alzò per lasciare l’edificio, ora che la situazione era stata chiarita poteva tornare a casa e godersi un po’ di coccole di sua madre.

-Le posso chiedere quando manca al lieto evento. – chiese Walter sorridendole.

-Qualche settimana. – si accarezzò la pancia sorridendo leggermente, tra poco sarebbe diventata mamma, ancora non ci credeva, le faceva strano pensare che lei sempre così attenta e coscienziosa fosse finita in quella situazione.

-Ha già deciso il nome?-

-Robert. – rispose sicura lei, inutile farne mistero, aveva scelto il nome dell’uomo che le aveva regalato una speranza, che era stato generoso con lei, per un secondo aveva pensato di chiamarlo come il padre, ma chiamarlo i quel modo significava ammettere che Oliver fosse morto e lei non ci credeva, il mondo intero poteva credere quello che voleva, ma per lei Oliver Queen era vivo.

-Il nome del padre? – chiese, c'era qualcosa nel tono in cui lo disse che fece sospettare Felicity che l'uomo conoscesse già la risposta a quella domanda.

-No, del nonno. – rispose, il signor Steel sorrise come se si aspettasse quella risposta, aveva capito immediatamente chi era il padre del bambino, ma la cosa non la disturbava affatto.

 

Continua…

 

Ecco il terzo capitolo, un piccolo salto nel passato tanto per spiegare cosa è successo a Felicity. Ce ne saranno altri almeno l'idea iniziale era di metterne ancora, però più vado avanti meno ne vengono fuori, quindi è probabile che non ce ne siano quanti ne volevo all'inizio.

Qui non c'è molto Olicity, ma non vi preoccupate, c'è ancora tempo!
Un bacio

Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4: non voglio.... ***


Ciao a tutti allora prima che me ne dimentichi, altrimenti non lo faccio nemmeno in questo capitolo -_-

Volevo dedicare questo capitolo a VERONICA

che su Fb mi ha dato un idea geniale e le avevo promesso che per ringraziarla di ciò le avrei dedicato il capitolo!! *partono gli applausi e qualcuno lancia i coriandoli* con un ritardo di due settimane ma ce l'ho fatta! La speranza è l'ultima a morire

 

Seconda cosa poi vi lascio al capitolo giuro *fa croce sul cuore* Lunedì 15 settembre ho fatto una cosa brutta *si prepara a ricevere pomodori* una cosa che non faccio mai anzi che se viene fatta a me non sempre e ben accetta, dipende, ho mandato un messaggio a qualcuno (non tutti perché sarebbe stato difficile) che aveva recensito Carpe diem e Solo strane coincidenze, ho cercato di mandare il messaggio a le persone che aveva apprezzato la storia, (per colpa vostra ora ho aspettative alte sulle recensioni... sto scherzando) l'ho fatto principalmente perché se l'altra storia è venuta fuori bene il 60% del merito era di tutti voi che lasciando recensioni mi davate idee da mettere nella storia. QUINDI SCUSATE PER IL MESSAGGIO (non dico che non lo rifarò mai più.. ma spero sarà così) Buona lettura

 

Capitolo 4

 

I ricordi si dispersero e Felicity tornò al presente. Alzò lo sguardo e vide Oliver fissarla da dentro l’ufficio, la guardava intensamente come se stesse provando a leggerle nel pensiero. Felicity gli sorrise, un sorriso tirato un po’ imbarazzato nel notare che lo sguardo non la lasciava, tornò alla sua postazione pronta a riprendere il suo lavoro cercando di ignorare le due pozze blu puntate su di lei.

Dopo qualche ora Isabel uscì dall’ufficio di Oliver, sembrava soddisfatta da quell’incontro cosa che stupì non poco Felicity, solitamente Oliver riusciva solo ad irritare la socia, chissà cosa aveva combinato per renderla così contenta. Curiosa la bionda si voltò verso l'ufficio trovando ancora una volta Oliver a fissarla, lo vide farle cenno di entrare e accigliata si alzò dalla scrivania.

-Oliver? Che succede? – chiese entrando nell’ufficio.

-Chiudi la porta e siediti. – sempre più interdetta fece come le aveva chiesto, si chiuse la porta alle spalle lanciando un occhiata preoccupata a Diggle che era rimasto fuori e scuoteva la testa, anche lui non aveva la minima idea di cosa volesse da lei.

-Siediti. – si accomodò sulla poltrona e fissò Oliver che nel frattempo si era alzato dalla sedia e aveva fatto il giro della scrivania per poi sedersi sul bordo del tavolo proprio davanti a lei.

-Perché? – le chiese lui fissandola dritta negli occhi.

-Perché cosa? – Felicity ci mise qualche secondo a rispondere gli occhi di Oliver l’avevano incantata, c’era qualcosa di strano in quello sguardo che lei non riusciva a capire.

-Perché non mi hai detto che ti eri trasferita? – ancora? Felicity alzò un sopracciglio, pensava che quell’argomento fosse chiuso e invece eccolo li il suo capo a chiederle perché non glielo avesse detto.

-Oliver, non c’è stata occasione, non capisco perché te la prendi tanto. –

-Devo sapere dove stai, se succede qualcosa io non saprei nemmeno dove cercarti!- rispose lui arrabbiato, si alzò dalla scrivania e si spostò verso la finestra dandole le spalle.

-Oliver, calmati. Diggle sa dove abito, in caso fosse successo qualcosa Diggle sapeva del cambio di indirizzo. – rispose lei osservandolo allontanarsi da lei.

-Perché lui si e io no? – chiese continuando a guardare fuori.

-Perché Dig mi ha dato una mano con il trasloco. Ecco perché lo sa. –

-Perché? – nella voce di Oliver si poteva percepire una nota di isteria, quella situazione lo stava mandando fuori di testa.

-Perché cosa? Perché mi ha dato una mano? Boh perché si è offerto… non so.. . –

-No, perché hai cambiato casa e quando? –

-Dopo il terremoto mi sono voluta spostare, prima stavo più vicino a the Glades…- iniziò lei.

-Il terremoto ha fatto danni? – si voltò preoccupato da quell’ipotesi.

-Solo qualche soprammobile rotto, non ero così vicina da danneggiare la struttura, ma mi sono comunque spaventata. Con il nuovo lavoro potevo permettermi una casa più grande e più vicina, così ne ho approfittato.- rispose, ricordava ancora come si era spaventata quando era tornata a casa dopo il terremoto, aveva trovato diversi oggetti a terra, ma a parte quello la struttura della casa era solida e il palazzo non aveva risentito della scossa.

-Okay. –

-Oliver, che succede? – ora anche Felicity si era alzata e si era avvicinata all’uomo che era tornato a guardare fuori dalla finestra.

-Non voglio… – rispose lui enigmatico continuando a darle la schiena.

-Non vuoi cosa? – chiese ancora lei. Odiava fare mille domande per ottenere una risposta, trattare con i computer era molto più semplice bastava digitare i codici giusti e loro rispondevano subito, con Oliver invece era più le volte che le sue domande venivano ignorate che quelle che ottenevano una risposta sensata.

-Non voglio che mi tieni all’oscuro di qualcosa. – rispose lui.

-Oliver…-

-Promettimi che non mi nasconderai più nulla. – finalmente si voltò per guardarla.

-Oliver, non posso. – rispose esitante, fargli quella promessa equivaleva a confessargli di essere madre e svelare anche che il padre era lui. Quello non poteva farlo, non ora almeno, glielo avrebbe detto un giorno, quando Oliver non fosse più stato al centro del mirino dei pazzi assassini di Starling city.

-Perché? Come mi nascondi? –

-Io… Te lo dirò okay, ma non ora.-

-Perché no? – chiese lui frustrato, non poteva credere che Felicity gli tenesse nascosto qualcosa, loro erano una squadra, la loro vita era intrecciata, nelle mani di ognuno di loro c’era la vita dell’altro, in un team come il loro non c’era spazio per i segreti.

-Oliver, tu hai i tuoi segreti io ho i miei, Dig ha i suoi. Non puoi pretendere totale onestà se tu sei il primo ad avere segreti. Anche se non sembra oltre al lavoro ho una vita mia che non voglio coinvolgere con quello che facciamo alla fonderia. Per questo non posso prometterti che non ti nasconderò nulla. –

-Ho capito. Prima o poi mi dirai cosa mi nascondi? –

-Certo. Ora chiama una delle tue ragazze e chiedile di venire alla cena con te stasera. Io torno al mio lavoro. – uscì sospirando, decisamente quella conversazione era stata pesante, per un attimo aveva avuto l’assurda idea di vuotare il sacco e dirgli che era padre, che loro già si conoscevano, ma per fortuna aveva avuto il buon senso di tenere la bocca chiusa.

 

Finalmente quella giornata era finita. Felicity chiuse il computer con un sorriso soddisfatto.

-Allora? – chiese lei continuando a sistemare la roba senza guardare la porta dell’ufficio dove Oliver si era appena fermato.

-Non ho trovato nessuno. – rispose lui tranquillamente.

-Mi dispiace, potresti provare a chiedere a Thea. – buttò li lei.

-Felicity perché non vieni te? –

-Mi dispiace ho un impegno e poi non puoi portarmi a quella cena Isabel morirebbe d’infarto. – commentò lei poi si bloccò e fissò i due.

-Quasi quasi accetto il tuo invito. Ma purtroppo ho veramente un altro impegno. – finì di mettere alcune cose in borsa e si alzò dalla sedia, Oliver la guardava accigliato, Felicity non aveva mai impegni, era sempre disponibile quando lui glielo chiedeva.

-Un impegno? – chiese seguendola verso l’ascensore seguito a sua volta da Dig che li fissava in silenzio senza perdersi nemmeno una parola.

-Si un impegno. – rispose.

-Con un uomo?- il tono anche se aveva provato ad essere disinteressato era suonato vagamente geloso anche alle stesse orecchie di Oliver che aveva pronunciato quella frase. Dig si limitò a sorridere, Felicity invece cercò di ignorare quel pensiero: Oliver Queen non era geloso di lei, ne in quella vita ne in qualunque altra vita.

-Si con un uomo. – certo era un uomo in miniatura, ma era pur sempre un uomo, guardò Diggle che li aveva ascoltati in silenzio, lui sapeva con chi aveva l’impegno e sapeva bene che aveva appena lasciato intendere a Oliver tutta un'altra cosa.

Arrivati all’entrata Oliver uscì dall’ascensore puntando verso la sua macchina lasciando i due indietro.

-Sai vero che lui ha capito che avevi un appuntamento.-

-Oh si lo so. Ma io non ho mai detto ciò.- sorrise con l’espressione più angelica che possedeva poi salì sulla sua auto e partì verso casa.

 

***

 

-Amori sono tornata!- Felicity entrando in casa, chiuse la porta dietro di se e posò la borsa a terra mentre due figure in miniatura arrivavano di corsa verso di lei.

-Mamma! – urlarono i due lasciandosi abbracciare e baciare sulle guance.

-Hope, Robert! I miei amori! Avete fatto impazzire la nonna? – chiese lei accarezzandoli sulla testa.

-Lui si! Io no! – rispose prontamente Hope con voce squillante e con tono divertito.

-IO? Sei stata te! – rispose subito Robert guardando con odio la sorella. Osservo i due bambini fronteggiarsi: due gemelli, se ripensava al momento del parto si sentiva male, lo aveva scoperto solo quando si era ripresa dall'anestesia, se ci pensava si arrabbiava ancora, dopo tutte le visite di controllo nessuno si era accorto che stava aspettando due gemelli. Si era preparata psicologicamente al dover studiare e allevare un figlio contemporaneamente, ma due, a quello non era pronta, tutto sommato era stata fortunata ed era riuscita a non impazzire e a non crollare sotto le difficoltà che aveva incontrato.

-La mamma ora si cambia. Cosa volete per cena? – chiese Felicity mentre si avviava in camera scansando giochi e scatoloni abbandonati in mezzo al corridoio.

-Rimettete i giochi a posto! – urlò dopo aver inciampato in una macchinina rischiando di cadere a terra in malo modo.

-Mamma c’è talmente tanta confusione in casa che i giochi sono solo un tocco decorativo. – commentò Hope sbucando da dietro di lei.

-Hope! Vi do tre secondi per iniziare a riordinare questo caos. – mostrandole tre dita alzate.

-ROBERT! La mamma sta per iniziare a urlare! – strillò la bambina correndo nell’altra stanza a cercare il fratello per iniziare a riordinare i loro giochi, Felicity guardò la bambina allontanarsi sorridendo soddisfatta, non erano molte le volte che urlava, ma quella minaccia funzionava sempre.

-Oggi sei tornata presto. – la voce di sua madre arrivò dalla soglia della camera,si stava togliendo il vestito prima di infilarsi qualcosa di più comodo, non si aspettava un attacco alle spalle da parte di sua madre.

-Ciao mamma. – rispose lei ignorando la frecciatina, infilò la tuta preparandosi mentalmente ad affrontare l'ennesima discussione con sua madre.

-Messi a letto uscirai anche stasera? – chiese ancora incurante dello sguardo scocciato della figlia.

-Stasera sto a casa con i miei figli, li metterò a letto e leggerò una storia, poi continuerò ad riordinare casa e andrò a letto. Soddisfatta del mio programma? – chiese Felicity scansando la madre e puntando verso la cucina.

I due gemelli riordinati i giochi corsero in cucina per aiutare la madre ad apparecchiare, sorrise guardandoli cooperare insieme, quei cinque anni erano stati difficili, c'erano stati momenti in cui avrebbe voluto mollare, non sapeva nemmeno lei cosa l'avesse convinta ad andare avanti. I giorni peggiori erano stati quelli dopo il parto.

 

Felicity era stesa sul letto in ospedale, l’effetto dell’anestesia stava finalmente scemando lasciando la ragazza intontita, prima di aprire gli occhi cercò di riportare alla mente gli ultimi ricordi che aveva: le contrazioni erano arrivate prima del previsto, era in mezzo alla strada quando i dolori erano arrivati, per fortuna un passante l’aveva aiutata.

Aprì gli occhi e cercò di guardarsi attorno, si sentiva stanca e spostata, non aveva mai fatto l'anestesia e per la prima volta sperimentava i suoi postumi.

-Fel, tesoro. Mi senti? – mosse gli occhi verso il punto dove proveniva la voce , anche con gli occhi stanchi e assonnati era riuscita a riconoscere che seduta su una sedia, chinata verso di lei c’era sua madre.

-Ciao mamma… - biascicò lei, aveva la bocca impastata dal sonno e dall’effetto dei medicinali, le regalò un sorriso stiracchiato per rassicurarla.

-Come ti senti? – chiese la donna alzandosi dalla sedia e avvicinandosi.

-Stanca, ma decisamente leggera. – commentò la ragazza sorridendo divertita alla sua battuta.

-Voglio vedere il bambino. – dopo tutta quella fatica ora voleva ammirare il risultato dei suoi sforzi, per mesi si era immaginata il bambino e ogni volta lo immaginava simile al padre.

-Felicity, devo dirti una cosa. – iniziò lei.

-Cosa? – chiese preoccupata.

-Non so come, ma… ecco… - iniziò, quella che doveva dare alla figlia in circostanze normali non era considerata una brutta notizia, ma visto la situazione non era possibile considerarla bella.

-Mamma ti prego. –

-Erano due… -

-Cosa? – chiese con la voce strozzata, sua madre aveva un pessimo senso dell’umorismo, quello doveva essere uno scherzo, un pessimo scherzo. Non potevano essere due, lei non sarebbe sopravvissuta, con uno ci avrebbe potuto lavorare, inizialmente avrebbe arrancato, ma poi una volta preso il via sarebbe riuscita a studiare e a crescere suo figlio, ma due, no due non ce l’avrebbe fatta, sarebbe affondata.

-I dottori non sanno spiegarselo, non l’avevano vista, lui la copriva. –

-La? – chiese Felicity senza riuscire a reprime un sorriso.

-Sono un maschio e una femmina e sono bellissimi. –

-Dove sono, voglio vedere i miei bambini. – con fatica Felicity si tirò a sedere sul letto mentre la signora Smoak si allontanava di qualche passo per prendere il piccolo fagotto blu, per poi lasciarlo tra le braccia della figlia.

-Robert… - sussurrò lei guardando il bambino che lentamente apriva gli occhi e osservava vispo tutto quello che lo circondava: aveva due stupendi occhi blu, proprio come quelli del padre.

-È questo il nome che hai scelto? –

-Si ti piace? –

-Si è bellissimo, Robert Smoak…. Ciao piccolo Robert! – lo salutò toccandogli la piccola mano che era uscita dalla copertina.

-Dov’è la bambina?- il volto di Stesy si oscurò, il sorriso scomparve mentre prendeva un profondo respiro.

-Felicity non devi agitarti.-iniziò, quelle parole fecero agitare ancora di più la ragazza.

-Mamma non dirmi di non agitarmi lo sai che mi agito quando lo dici! –

-Fel.-

-Mamma! –

-C’è stata una complicazione, la bambina è troppo piccola e… ora è in incubatrice è rimasta strozzata dal cordone ombelicale. – spiegò.

-Oh mio Dio. – bisbigliò Felicity, la presa sul piccolo Robert si fece appena più lenta, il bambino si mise a piangere spaventato.

-Felicity i medici sono fiduciosi, starà bene.-

-Voglio vederla. – strinse la presa sul piccolo e lo cullò lentamente per farlo smettere di piangere, Robert si assopì tra le sue braccia.

-Va bene, vieni ti aiuto ad alzarti. –

Con passi incerti Felicity si alzò e si sedette sulla sedia a rotelle che era vicina al letto e con Robert ancora addormentato tra le braccia lasciò che sua madre la portasse dalla piccola.

Attraversarono i vari corridoi in silenzio, Felicity contemplava la perfezione del bambino che dormiva tra le sue braccia mentre la sua mente cercava di capire cosa avrebbe fatto della sua vita, due gemelli erano impegnativi e anche con l’aiuto di sua madre non sarebbe riuscita a farcela.

 

Vide la bambina attraverso il vetro dell'incubatrice.La bambina dormiva avvolta in una copertina rosa, era veramente piccola. Un minuscolo essere che lottava per la propria sopravvivenza.

-Devi avere speranza Felicity. Starà bene. – speranza? La sua vita era tutta una speranza, aveva sperato che Oliver si accorgesse di lei. Aveva sperato che Oliver l’aiutasse col bambino. Sperava che Oliver fosse ancora vivo e ora sperava che la sua bambina si salvasse.

-Hope.- disse fissando quell’esserino dormire beatamente. Non c’era nome migliore di quello.

-Hope Smoak. – ripetè alzando la voce così che anche sua madre potesse sentirla. La donna sorrise e annui.

 

-MAMMA! – Hope entrò in cucina e Felicity si fermò a guardarla attentamente, nonostante i problemi avuti alla nascita Hope era una bellissima bambina, capelli biondi leggermente mossi, gli occhi erano uguali a quelli di Robert, blu, di un blu così intenso che Felicity ci si perdeva dentro ogni volta che li guardava.

-Ti suonava il cellulare… - disse mostrandole l’oggetto infernale che non stava suonando con suo grande sollievo. Felicity posò il coltello con il quale stava tagliando la verdura e prese il telefonino dalle mani della figlia.

-Vai ad apparecchiare e fatti aiutare da tuo fratello. –

-Va beneee! – la piccola uscì dalla cucina andando a cercare il fratello. Felicity intanto stava controllando il telefono: le era arrivato un messaggio da Oliver, chiuse gli occhi pregando che non ci fossero emergenze dell’ultimo minuto.

 

Thea non può accompagnarmi.

 

Il messaggio non diceva altro, solo quelle quattro parole, Felicity sapeva che non doveva vederci sotto una cosa che non c’era, Oliver era semplicemente abituato ad avere tutto quello che voleva, era uno stupido moccioso viziato e anche se dai tempi delle superiori era decisamente migliorato, alcuni comportamenti erano rimasti uguali ed era ormai tardi per sperare in un miglioramento, magari poteva provare a tirargli una botta in testa e vedere se risolveva il problema almeno in parte. Digitò rapidamente la risposta accantonando l’idea di colpirlo alla testa, chiuse gli occhi e sospirando pesantemente inviò il messaggio, poche e semplici parole.

 

Mi dispiace. Prova con qualcun altro se Thea non può.

 

-Mamma?! Devi andare via? – Robert era arrivato insieme a Hope e si erano fermati a fissare la madre appena oltre l’entrata della cucina, ormai avevano imparato a riconoscere le espressioni del viso della giovane mamma.

-No, vi ho promesso che avrei passato con voi la serata e così sarà, dobbiamo mettere in ordine le vostre camere! – i due sorrisero felici che il programma non fosse cambiato, avrebbero passato una serata solo loro tre, Stesy, la madre di Felicity si era presa la serata libera, come ironicamente aveva affermato poco prima di uscire di casa facendo roteare gli occhi della figlia esasperata dal comportamento infantile della donna.

 

Come avevano deciso l’allegra combriccola dopo cena si mise a disfare gli scatoloni, Felicity ringraziò mentalmente il genio che le aveva consigliato di scrivere sulle scatole cosa ci fosse dentro ognuna semplificando non poco il lavoro di riordino.

Con pazienza inizio a disfare gli scatoloni con i vestiti, ne erano rimasti ormai pochi ancora chiusi, ma alcuni anche se aperti erano riversati sul pavimento senza ordine. Hope e Robert si misero a sistemare i giochi, gli tiravano fuori dalle scatole e li riponevano nelle ceste.

-Ecco i tuo pantaloni Robert! Come ci sono finiti sotto il materasso? – chiese Felicity sfilando l’indumento dal nascondiglio fingendosi sorpresa e arrabbiata, sapeva esattamente che si trovavano li, l’aveva sentito quella mattina parlare con Stesy e svelarle che fine avevano fatto, ma non poteva certo arrabbiarsi per quella cosa, Robert e Hope sentivano la sua mancanza proprio come lei sentiva la loro.

-Ecco dove erano finiti! Mamma sei la migliore! – urlò Robert ignorando la domanda della donna.

-Mettili nella cesta della roba sporca! Ora cerchiamo anche la gonna di Hope. – trovò la gonna sotto il materasso del letto di Hope come si aspettava, erano pur sempre gemelli.

 

Dopo due ore, la camera dei due bambini era stata completamente sistemata, ogni oggetto era stato messo al suo posto i tre erano stesi a terra e ridevano come matti, erano stanchi ma erano anche molto soddisfatti di loro stessi.

-Mamma! Voglio più serate come questa… - esclamò Hope alzandosi da terra e regalandole un bellissimo sorriso, gli occhi le luccicavano, quelle due pozze blu trasmettevano tutto quello che la piccola provava: ingenuità, felicità, tristezza, rabbia, paura. I suoi figli erano ancora puri ed innocenti e avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per tenerli così ancora per molto. Lo schifo del mondo non doveva intaccarli.

-E’ ora di andare a letto. Forza in bagno! –

-Ma poi ci leggi una storia vero? –

-Prima andate e prima iniziamo a leggere. – i due bambini corsero fuori dalla stanza spintonandosi per arrivare per primi in bagno, non sarebbero mai stati due docili e calmi bambini, non era possibile, il padre era uno scapestrato che saltava da un tetto all’altro e lei, decisamente lei non era così tranquilla come voleva dimostrare.

 

Continua…

 

Ops sono due! xD okay! Ammetto inizialmente avevo scelto Robert, poi l’idea di una bambina mi aveva fatto cambiare idea e così ho scritto e riscritto l’inizio come una pazza, continuando a cambiare il sesso del povero bambino, alla fine ho deciso di scegliere la via più facile, tutti e due!
So che è impossibile che nessuno si sia accorto della doppia placenta o del doppio battito del cuore o della bambina, lo so da sola che è IMPOSSIBILE, ma è una ff quindi questa è la mia decisione finale v.v
Che altro dire... se oltre a leggere vi va di recensire mi fareste contenta.

Un bacio

Mia

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: l'amministratore delegato ***


Capitolo 5

 

***

 

Un'altra giornata di lavoro stava per iniziare, Felicity guardò con soddisfazione l’orologio, quella mattina era in anticipo di dieci minuti, Oliver non avrebbe potuto dirle niente, non che il giorno prima le avesse detto qualcosa, ma era meglio evitare che la strega iniziasse una battaglia per la sua testa per quel motivo.

L’ufficio era ancora vuoto, non c’era nessuno nemmeno la segretaria di Isabel. Posò la sua roba e accese il computer mentre si spostava nella saletta per accendere la macchinetta del caffè, mentre aspettava che il caffè fosse pronto iniziò a fare le sue cose: sulla scrivania abbandonati in una pila infinita c’erano fogli su fogli, sicuramente documenti che la simpatica strega le aveva lasciato quando lei se ne era andata il giorno prima, controllò ogni singolo foglio dividendoli in mucchi diversi: quelli da far firmare a Oliver, quelli che doveva ricopiare seguendo le correzioni della strega e quelli da portare in archivio, in teoria avrebbe potuto farlo l’altra segretaria, ma preferiva evitare polemiche, Oliver la trattava più come sua pari che come effettiva segretaria e questo faceva irritare molte persone a quel piano.

Quando Oliver arrivò in ufficiò trovò la bionda ex IT seduta a lavorare al computer, il ragazzo si prese tutto il tempo per studiare l'amica mentre lavorava, era così concentrata su quello che stava facendo che non si doveva essere nemmeno accorta del suo arrivo.

-Buongiorno. - disse fermandosi davanti a lei, la vide sussultare e guardare nella su a direzione smarrita prima di sorridere.

-Buongiorno Oliver. - ricambiò il saluto lei, fino a poco prima Oliver era arrabbiato nei suoi confronti, la sera prima sperava che lei lo accompagnasse alla cena di lavoro, sapeva che era una richiesta stupida, avrebbe fatto arrabbiare Isabel e messo in imbarazzo Felicity, ma lui la voleva al suo fianco senza capire perché. La rabbia che fino a poco prima gli scorreva nelle vene si era dissipata con un solo sorriso.

-Ciao Dig!- l'autista le sorrise e ricambiò il saluto sorridendole.

-Sulla scrivania troverai dei documenti da firmare, tra un attimo arrivo a elencarti gli impegni di oggi. -

-Bene.- Oliver se ne andò nel suo ufficio lanciando un occhiata a Felicity.

-Sembra si sia calmato. - commentò Diggle osservando Oliver attraverso le pareti di vetro dell'ufficio.

-Calmato? - chiese Felicity.

-Era molto, diciamo, scocciato perché ieri non sei andata con lui. -

-Te lo sarai immaginato. - Felicity distolse la sua attenzione dall'ipod regalando un occhiata scettica all'uomo davanti a lei, non avrebbe mai creduto che Oliver la volesse con lui alla cena.

-Come è andata la tua serata invece? - si informò Digle mentre avviavano verso ufficio.

-Non male! - si limitò a dire, era stata una bella serata, le mancava passare del tempo con Robert e Hope, ma sapeva anche che Oliver non sarebbe andato lontano senza di lei.

-Con Layla? - entrarono nell’ufficio di Oliver cambiando rapidamente argomento.

-Discussione... Aiutami, se le regalassi un mazzo di fiori?-

-No Dig un mazzo di fiori in questo caso non ti servirà a molto. – fece divertita Felicity.

-Ma a voi donne piacciono i fiori! – rispose prontamente l’uomo scoraggiato dalla secca risposta dell’amica, qualche giorno prima aveva litigato con Layla poi lei era dovuta partire in missione e per via della segretezza non gli era stato possibile contattarla in nessun modo, da fonti sicure era venuto a sapere che la missione era giunta al termine, il giorno seguente Layla sarebbe rientrata e lui doveva trovare un modo per farsi perdonare.

-Certo che ci piacciono i fiori, ma questo non vuol dire che ci facciamo comprare con così poco. – Oliver osservava i due parlare senza capire molto di quella conversazione.

-Okay allora dimmi cosa dovrei fare? – chiese esasperato Dig.

-Perché dovrei renderti la vita facile? –

-Perché sei mia amica! – rispose prontamente lui, mettendo la ragazza alle strette, non poteva ribattere a quella risposta, loro erano amici lui l’aveva aiutata molte volte, ma soprattutto stava mantenendo il suo più grande segreto con Oliver, glielo doveva.

-Okay, dopo ti dico cosa fare. – rispose accusando la sconfitta.

-Dimmelo ora! –

-Dig devo lavorare ora, aspetta un attimo. – ribattè lei.

-Ti pregoooo! –

-Okay, intanto che ne dici di prenotare una cena romantica al Causer Long Restorant? – propose lei per iniziare, quel ristorante era tra i più rinomati della città sia per la qualità del cibo che per il posto di per se, per ottenere un tavolo dovevi chiamare con mesi di anticipo o essere pieno di soldi come Oliver.

-Quel posto è sempre pieno e poi costa una fortuna! – si lamentò Dig.

-Metti un prezzo al tuo perdono? Per il tavolo ci penso io, con tutte le volte che ho chiamato per prenotare per Oliver ormai mi sono fatta amica uno dei ragazzi gli chiederò un piacere. –

-Io ti adoro sei la meglio! –

-Si ma non credere che ti basterà la cena e i fiori! –

-Siete troppo complicate voi ragazze! –

-Non siamo complicate siamo esigenti! E poi se vi si perdonasse facilmente voi combinereste molte più cavolate di quelle che già fate. – rispose scoccando un occhiata a Oliver.

-E io che c’entro? – chiese Oliver sorpreso di essere stato tirato in causa, lui non faceva sciocchezze.

-Oliver tu sei, tra tutti quelli che conosco, la persona che fa più sciocchezza di tutte! Quindi evita! Ora che ne dite di leggere gli appuntamenti e di iniziare a firmare quei fogli perché a breve arriverà la strega e se tu non li avrai firmati io sarò messa sulla graticola! –

-Va bene, ma questo discorso lo riprenderemo! – esclamò lui puntandole un dito contro.

-Quando vuoi Oliver tanto sai dove trovarmi… - stava per iniziare a leggere gli appuntamenti, ma Oliver la ghiacciò con la sua risposta.

-No che non lo so, non mi hai detto dove abiti. – Felicity lo guardò meravigliata, non si aspettava quella risposta, lui la stava guardando aspettando la sua risposta, non c’era cattiveria in quelle parole solo l’amarezza di essere consapevole che lei non si fidava abbastanza di lui per dirgli dove abitava.

-Oliver…- iniziò lei quello non era il posto adatto per quella conversazione, se doveva essere sincera nessun posto starebbe stato quello giusto per intavolare quella conversazione, almeno fino a che non fosse stata pronta a svelargli di avere due figli.

-OLIVER! – la strega era appena arrivata e aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio del socio dove i tre stavano parlando, il gruppetto si spaventò non aspettandosi l’ingresso della donna.

-Isabel, quale è il problema? – chiese Oliver facendo segno a Felicity si andare, sapeva bene che Felicity era il capro espiatorio preferito di Isabel, il solo fatto che lei respirasse infastidiva in modo incredibile la donna e visto che era già abbastanza arrabbiata per conto suo non voleva offrirle un altro motivo per urlare contro di lui. Felicity indietreggiò con attenzione, Isabel era così presa dall’urlare a Oliver che nemmeno si era accorta che lei stava lasciando la stanza insieme a Dig, era sulla soglia con un piede nel corridoio quando scoprì il reale motivo per cui la donna era tanto arrabbiata.

-Il problema è che dopo la cena saresti dovuto rimanere, avremmo dovuto discutere tra di noi la tattica migliore da utilizzare per la collaborazione, invece te ne sei andato a spassartela con Laurel Lance. – quel nome, quel maledetto nome rimbombò nella testa di Felicity, Oliver aveva portato Laurel alla cena di lavoro, lei sicuramente non l’averebbe fatto sfigurare: bella, intelligente, sapeva cosa dire, diceva sempre la cosa giusta nel momento giusto, strano che Isabel ce l’avesse tanto con Laurel in fin dei conti quelle due si assomigliavano molto. La ragazza si voltò per guardare Oliver che la stava osservando, avrebbe voluto dirgli qualcosa, arrabbiarsi, urlargli che lo odiava, che odiava il fatto che lui finisse sempre con Laurel, che non si accorgesse di lei che silenziosa gli era sempre stata accanto. Uscì dalla stanza e lasciò che fosse Dig a chiudere la porta mentre lei se ne tornava alla scrivania, si sedette e si mise a lavorare cercando di non far trapelare i suoi pensieri.

-Felicity tutto a posto? – le chiese Dig avvicinandosi alla scrivania, lei annui senza però distogliere lo sguardo dal computer.

-Senti…-

-Giusto devo prenotare il ristorante, per stasera? – chiese lei prendendo il telefono e digitando il numero del ristorante a memoria scoccando un occhiata interrogativa all’uomo davanti a lei.

-Domani, Layla torna domani. – rispose rassegnato, se Felicity non voleva parlare di qualcosa non lo faceva e molte volte era inutile insistere.

-Giulio, ciao! Sono Felicity! – sorrise al telefono, Dig non sapeva cosa il ragazzo le stesse dicendo, ma qualunque cosa fosse stava lavando via la tristezza dal suo viso, anche se non era riuscito a toglierlo dai suoi occhi.

-Fammi un mega piacere. – commentò lei iniziando a giocare con una penna appoggiata sul tavolo.

-Ho bisogno di un tavolo per due persone. Domani sera alle nove. – aspettò che il giovane controllasse se c’era un posto libero, sapeva che il ristorante teneva libero sempre alcuni tavoli per poter accontentare i ricconi che si presentavano senza aver prenotato.

-E dai su, fammi questo favore. Ovvio che non è per me, non posso certo permettermi di venire a cena li. È per un mio amico, si deve fare perdonare per una cosa. Vedi, che posso sempre contare su di te! – esclamò lei sorridendo mentre scriveva su un pezzo di carta l’orario per poi allungarlo verso Diggle.

-Ti devo un favore, metti in lista che quando vuoi pago. – chiuse la chiamata appena in tempo per non essere beccata da Isabel che usciva come una furia dall’ufficio di Oliver, quando la porta dell’ufficio della strega si fu chiusa con un grande tonfo, Felicity tornò da Oliver per elencagli gli impegni.

-E questo è quanto. Oggi non hai molti impegni per fortuna, l’unico che non puoi mancare assolutamente è quello con il rappresentante delle OmegaIndustry. – gli ricordò lei.

-Felicity io… -

-Io tornerei a lavoro ho molte cose da fare. – Oliver si limitò a congedarla annuendo, sapeva che aveva sentito che la sera prima si era potato dietro Laurel, non che la cosa dovesse riguardarla, ma voleva comunque spiegargli che aveva dovuto ripiegare su Laurel visto che lei si era ostinatamente rifiutata di andare con lui.

 

Arrivata l’ora di pranzo Felicity stava per uscire dall’ufficio per andare a mangiare, Oliver uscì dal suo ufficio e la fermò.

-Ho bisogno di te vieni in ufficio. –

-Oliver non puoi aspettare? – chiese lei scocciata, aveva fame e voleva andare a mangiare qualcosa che fosse un panino o un insalata, l’importante era che mangiasse qualcosa.

-No è importante, andrà Diggle a comprare qualcosa da mangiare, vieni. – scocciata posò la sua roba ed entrò nell’ufficio di Oliver, non c’era niente di così urgente da fare lo sapeva bene ogni cosa che finiva sulla scrivania di Oliver passava prima dalla sua e solitamente quando arrivava a Oliver era praticamente solo da firmare.

-Cosa c’è? – chiese Felicity sedendosi al posto di Oliver alla scrivania, mentre lui si fermava dietro di lei.

-Ho bisogno che trovi tutto quello che c’è da sapere sulla OmegaIndustry. –

-Di nuovo? Oliver hai tutto quello che ti serve su quella benedetta società, cosa ti aspetti che possa trovare? – quella richiesta era completamente assurda, aveva già scavato nei segreti della società non aveva trovato nulla di importante.

-Per favore accontentami. – sbuffò e iniziò a cercare tutto quello che poteva su quella azienda, trovò le stesse cose che aveva trovato in precedenza, all’apparenza quella società era solida e in attivo, non c’erano cause a carico e neanche in precedenza. Continuò a scavare portando alla luce ogni articolo che era uscito su di loro, ogni transazione, ma niente di tutto quello che aveva trovato poteva spiegare i sospetti di Oliver.

-Felicity…. – Diggle aveva portato loro il pranzo, Oliver le stava porgendo un sacchetto con dentro il cibo.

-Grazie. – mormorò lei posando la busta accanto a se, continuando però a digitare freneticamente i tasti al computer.

-Cosa hai trovato? – chiese Oliver passando dietro di lei per poter vedere lo schermo.

-Assolutamente nulla, sembra che sia più pulita addirittura della QueenConsolidated. – Oliver la guardò scoccandole uno sguardo infastidito.

-Il proprietario o comunque l’amministratore delegato non si è divertito come quello della QueenConsolidated e quindi non c’è niente di niente. –

-Non sei divertente. –

-Non volevo esserlo Oliver, era solo per farti capire che non c’è niente! Posso continuare all’infinito, ma non troverò niente. Conti in banca, transazioni, acquisizioni. Tutto è assolutamente regolare. –

-Ho capito, ma rimane che il loro amministratore delegato non mi convince. – rispose lui preoccupato: il giorno prima quando l’aveva visto gli era sembrato un volto familiare, ma il ragazzo non aveva dato segno di conoscerlo, durante tutta la cena si era comportato normalmente come se niente fosse, eppure ogni volta che lo guardava percepiva qualcosa che non andava. Finita la cena se ne era andato e aveva riportato Laurel a casa per poi andare al covo ad allenarsi, aveva bisogno di schiarire i pensieri e quello era il posto giusto dove stare.

-Dammi il suo nome, magari riesco a trovare qualcosa direttamente su di lui. –

-Walter… ma non ricordo il cognome. – Felicity lo guardò rassegnata non c’era niente da fare, Oliver sarebbe rimasto sempre Oliver.

-Senti Felicity devo dirti una cosa…- lo sguardo di Oliver si fece improvvisamente serio, fissava Felicity dritta negli occhi con espressione decisa.

-Che sta succedendo qui? – come al solito Isabel scelse quel momento per entrare nell’ufficio, ogni volta che entrava in quel modo Felicity aveva l’impressione che un uragano fosse entrato nella stanza, Isabel urlava come una gallina a cui le stavano tirando il collo, ma con una voce più stridula del rumore delle unghie sulla lavagna.

-Stavamo lavorando. – rispose tranquillamente Oliver, la tranquillità con cui lo disse fu così disarmante che che anche Isabel dovette accusare il colpo, il computer era ancora aperto sulle pagine della società, Isabel non poteva dire niente, ma questo non le impediva di diventare rossa e di scoccare un occhiata di odio alla bionda.

-Il signor Walter sarà qui a momenti, non vorrai certo farti vedere in queste condizioni? – asserì lei, Felicity non capiva in che condizioni fosse Oliver, lo guardò cercando di capire a cosa si riferisse, portava il solito completo scuro che gli stava veramente bene, la cravatta per una volta non era aperta ma solo leggermente allentata, ma quello non era un grosso problema, il viso nonostante avesse appena mangiato un panino era pulito, la consapevolezza di cosa intendesse con la parla condizioni le arrivò quando Oliver le posò una mano sulla spalla, era lei le “condizioni” a cui alludeva, il signor Walter amministratore delegato non poteva assistere alla scena di Oliver che mangiava in ufficio con la propria segretaria, era una cosa disdicevole e incline a suscitare scomodi pettegolezzi.

-Non capisco a che condizioni stai alludendo Isabel, stavamo semplicemente lavorando, come ti ho già detto e non è un crimine mangiare in ufficio visto che è l’ora di pranzo. – Isabel serrò la mascella, negli occhi della donna lampeggiava l’ira mal trattenuta, stava per scoppiare e Oliver stava facendo crollare quel minimo di autocontrollo che ancora impediva alla donna di scatenare l’uragano che le vorticava dentro.

-Andiamo in sala riunioni e lei Signorina Smoak sistemi l’ufficio! –

-Isabel! – iniziò il ragazzo scocciato da quel modo di comportarsi della donna.

-Signorina Rochev è arrivato l'amministratore delegato delle OmegaIndustrie. – cogliendo quel momento in cui Isabel non era concentrata su di loro Felicity richiamò l’attenzione di Oliver su di lei.

-Lascia stare. Vai in sala riunione. – non valeva la pena litigare per una cosa così stupida, non stavano facendo niente di male e lo sapevano bene.

-Andiamo Isabel, vediamo di concludere velocemente. – Oliver la precedette fuori dall’ufficio, Isabel si fermò sulla soglia.

-Ci porti il caffè signorina Smoak! – uno sguardo di soddisfazione passò sul viso della donna, trovava ogni volta modi nuovi per mortificare Felicity per farle capire che quello non era il suo posto.

 

-Felicity? –

-Tutto a posto Diggle. – l’uomo si era fermato all’ingresso, appena aveva visto la strega rientrare sapeva che se avesse visto i due in ufficio si sarebbe arrabbiata e infatti come aveva previsto si era precipitata a interrompere i due.

-Sei sicura? –

-Sono abituata alle accuse infondate della strega non ti preoccupare, saprò cavarmela. – buttò nel cestino i resti del pranzo consumato a metà.

-Di cosa stavate parlando prima che la strega entrasse in ufficio? – chiese.

-Di lavoro… – rispose prontamente lei, ma poi si fermò.

-Cosa mi nascondi?-

-Niente, anche se… sono quasi sicura che stesse cercando di dirmi qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa mi volesse dire.-

-Ne sei sicura? Non hai proprio idea di cosa volesse dirti? –

I due si spostarono dall’ufficio alla saletta relax dove la macchina del caffè era ovviamente vuota, mentre preparava il caffè Diggle continuò con le sue insinuazioni.

-Magari qualcosa di importante, come un appuntamento. -

-Diggle, sei noioso e ripetitivo. Oliver non è interessato a me come donna, per lui sono una specie di database ambulante... si penso che lui mi veda proprio come un contenitore per le informazioni, niente di più. – rispose lei scocciata.

-Secondo me pensa che tu sia un bel contenitore! –

-Dig! Pensaci bene, io non sono il suo tipo di ragazza, a lui piacciono quelle toste, prova a pensare alle sue ex ragazze: l’agente di polizia, Helena, Laurerl, Isabel. Sara, non vedi che ha un tipo di ragazza ideale e io non rientro in quella lista. Quindi ora finiscila con queste insinuazioni! - quella era la storiellina che da diverso tempo Diggle continuava a ripeterle, secondo il suo sesto senso Oliver aveva una cotta, poco segreta, per Felicity.

-Lo sai che il mio sesto senso non sbaglia mai. –

-Lo sai vero che il sesto senso è solo delle donne? Voi uomini non potete possederlo. – versò il liquido caldo nelle tazze.

-Oliver, per te fa cose che per altri non farebbe.-

-Tipo? – chiese lei scettica.

-Uccidere. –

-Non dirlo mai più! – quello era una cosa orribile, odiava quando Oliver uccideva per colpa sua, la faceva sentire incolpa, sporca, se solo fosse stata capace di difendersi da sola.

-Felicity.-

-NO! Oliver non deve farlo, mai per nessun motivo, la sua coscienza non lo sopporterebbe, non voglio essere la fonte dei suoi tormenti, mi chiuderò nel covo, mi legherò a quella dannata sedia, non mi metterò mai più in pericolo, farò qualunque cosa perché Oliver non sia mai più costretto a fare una scelta del genere! – lo superò pronta a portare il caffè nella sala riunioni.

-Lo ami, perché non lo ammetti almeno a te stessa? –

-Ti sbagli Diggle, non posso amare Oliver. – uscì lasciandolo li a riflettere, era chiaro che Felicity si fosse innamorata di Oliver, ma quello che non riusciva a capire era cosa provasse Oliver per Felicity, per quanto fosse lampante a tutti che Oliver tenesse a Felicity nessuno riusciva a capire se il suo interesse fosse solo perché era incapace di difendersi e quindi un potenziale bersaglio per i loro nemici, oppure se nel suo interesse c’era qualcosa di più profondo che ancora non aveva ammesso nemmeno a se stesso.

 

Nella sala riunioni c’erano già Oliver, Isabel e il misterioso amministratore, i tre erano seduti al tavolo e stavano discutendo, Isabel non sembrava essersi accorta del suo ingresso, Oliver invece gli aveva lanciato un occhiata curiosa, il rappresentante acquisizioni si voltò verso di lei. La paura le attraversò tutto il corpo quando vide il viso dell’uomo, il tempo sembrò dilatarsi fino quasi a fermarsi attorno a lei: il viso leggermente spigoloso, il solito sorriso beffardo, i grandi occhi verdi che la fissavano sorpresi e poi il solito sguardo di superiorità e di strafottenza. Il vassoio con le tazze di caffè le scivolò dalle mani sfracellandosi al suolo. Il rumore attirò l’attenzione di tutti.

 

Continua….

 

Eccoci alla fine del 5 capitolo... Ragazze sto scrivendo veramente a rilento... mi viene l'ansia!

Alla fine si è portato Laurel alla cena.... avevate dubbi??? voglio dire vi aspettavate che saltasse fuori un altro nome?? Ditemi ditemi! Sono curiosa.

Ora si aprono le scommesse (come al solito) chi è questo misterioso Walter? Felicity sembra conoscerlo e noi? Noi lo conosciamo? La scelta del nome ve la spiego nel capitolo successivo, lo so che sarà un caos perché l'ho chiamato come il signor Steel, ma ci ho fatto caso solo dopo che avevano lo stesso nome e per motivi che spiegherò nel capitolo successivo non ho potuto cambiare il nome.
Ora so che molti sono lettori silenziosi ma... COMMENTATE! XD
Beh ringrazio tutti per i commenti e vi mando tanti baci e spero di avere tante idee super cospiratorie su chi sia questo misterioso amministratore delegato

Mia

 

PS ricordo a tutti che mi trovate anche su FB con il nick di MiaBlack EFP

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6: guai in vista ***


Eccomi! NOn prendete questo orario come un orario in cui io aggiornerò spesso, ma oggi devo andare via e non so a che ora torno.. e ho bisogno di incoraggiamento, devo sentirmi dire che non sono un incamace totale! quindi ho pensato: chi meglio di voi può incoraggiarmi e dirmi che non sono un disastro su tutta la linea??
un bacione a dopo...

Capitolo 6

 

-Signorina Smoak! – la voce stridula della donna sembrò non raggiungere le orecchie di Felicity, la sua mente era in subbuglio, davanti a lei dopo quasi sei anni che non lo vedeva c’era Walter, il ragazzo che alle superiori le aveva soffiato la borsa di studio. Walter l’aveva riconosciuta, non c’erano dubbi, e lui sapeva, lui era a conoscenza del suo segreto, sapeva che era rimasta incinta:

 

Era appena uscita dalla QueenConsolidated, la borsa di studio era salva, il suo futuro era salvo, poteva tornare a respirare tranquillamente e a preoccuparsi solo di come avrebbe fatto a seguire le lezioni quando sarebbe nato il bambino.

Ormai mancava poco al parto e ora che ci pensava non aveva comprato ancora nulla per il piccolo, aveva qualche tutina che la madre le aveva comprato, ma lei di suo, non aveva ancora comprato nulla, i soldi di certo non le mancavano, il signor Queen era stato molto generoso nell’elargire la borsa di studio, certo non poteva sperperare tutti i suoi risparmi, ma qualche vestito e qualche gioco poteva prenderlo.

-Shopping! –

Starling City non le era mai sembrata così piacevole, al campus ovunque andasse tutti la additavano e la scansavano, il fatto di essere rimasta incinta così giovane era fonte di pettegolezzi e le malelingue si divertivano a mettere in giro maldicenze sul suo conto. A Starling City invece stranamente tutti le passavano accanto e la ignoravano, nessuno si curava di lei.

 

Girellò per i negozi comprando diverse cose una più carina dell'altra. Uscita dall’ennesimo negozio con in mano una nuova busta che si andava ad aggiungere a le altre che teneva in mano, Felicity ridacchiava, sapeva che fare shopping era divertente, ma non avrebbe mai immaginato che cercare i vestiti per suo figlio sarebbe stato così bello ed emozionante. Stava guardando la tutina riposta nella busta quando sentì qualcuno chiamare il suo nome.

-Felicity Smoak? – la giovane si bloccò in mezzo al marciapiede, conosceva quella voce, apparteneva all’essere umano più odioso e vanitoso di tutta la Starling City high school, era stato il suo tormento, quando era partita per il MIT si era sentita riavere, finalmente non l’avrebbe più visto e ora il destino aveva voluto che proprio lui la vedesse incinta. Con lentezza si voltò pregando ogni Dio che conosceva che quello fosse solo un brutto sogno, che fosse uno sbaglio, ma davanti a lei che la guardava con quegli occhi troppo grossi per un viso così minuto c’era proprio

-Walter… -

-Pensavo che fossi al MIT, ma a quanto pare non è così… -

-Sono tornata solo per fare visita a mia madre. – rispose cercando di nascondere la pancia con il cappotto, se avesse avuto un po’ di fortuna non si sarebbe accorto di nulla in fondo era un uomo e tutti sanno che gli uomini non sono poi così svegli.

-Vedo che con te hai portato un regalino… - il sorriso cattivo che gli attraversò il viso le diede i brividi, quel ragazzo era sempre odioso.

-Non so a cosa ti stai riferendo. –

-Sei incinta, per pagarti l’università hai deciso di prostituirti? – rise alla sua stessa battuta facendola suonare ancora più triste di quanto già in realtà non fosse.

-Non sono cose che ti riguardano. Ora scusa devo andare… - si voltò pronta ad andarsene non era intenzionata a farsi offendere da quel damerino con la puzza sotto il naso.

-Come minimo hai fatto pena anche al padre del bambino. Scommetto che è l’errore di una sera e poi ti ha piantato per un'altra meglio, sei una sfigata Smoak e lo sarai sempre… -

Se ne andò lasciandola li con le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi.

 

-Felicity! –

Sentì una mano posarsi sulla spalla e scendere lungo il braccio, mentre un'altra le accarezzava il viso, sentiva una voce ripetere il suo nome come una cantilena, ma la sua mente non riusciva a sbloccarsi, l’unica cosa che vedeva era il sorriso di scherno.

-Felicity.- dopo l’ennesima volta che la persona davanti a lei pronunciava il suo nome riuscì a ritornare cosciente di quello che era successo, davanti a lei c’era Oliver che la guardava preoccupato, Isabel invece era in piedi vicino al tavolo e si vedeva chiaramente che le voleva urlare qualche cattiveria, ma si tratteneva solo per rispetto nei confronti di Walter.

-Stai bene? – chiese Oliver tenendo la mano sul suo braccio.

-Si scusa, un capogiro, vado a prendere qualcosa per pulire. - fece un passo indietro doveva scappare da quella stanza il prima possibile.

-Felicity… -

-Torno subito, scusate! – si dileguò nella sala relax cercando di calmarsi, doveva solo respirare e comportarsi come sempre, si era tinta i capelli era cresciuta, Walter non poteva averla riconosciuta.

-Per un momento mi avevi quasi fregato, ma poi... Puoi pure tingere i capelli, ma rimani sempre la solita nullità, Felicity Smoak! – si voltò spaventata, dentro la stanza c’era Walter la porta era chiusa nessuno poteva vederli o sentirli quella era una delle poche stanze dove le pareti non erano fatte in vetro.

-Io, io non so… -

-Non fingere, so esattamente chi sei, chissà se anche Oliver sa chi sei. Non lo sa? Non mi dire, allora è meglio andare a dirglielo, sarà contento di scoprire che la sua segretaria è la stessa ragazza che lo ha aiutato a diplomarsi! –

-No ti prego! – supplicò lei, non voleva assolutamente che lui sapesse che si conoscevano già, se l’avesse fatto avrebbe dovuto spiegargli un sacco di altre cose e lei non voleva.

-Beh, facciamo così, io sto zitto, ma tu in cambio mi dovrai dare qualcosa. – rimase in silenzio aspettando di sapere quale fosse il prezzo del suo silenzio.

-Passerò a riscuotere non ti preoccupare… - lo vide avvicinarsi chiuse gli occhi e sentì il viso avvicinarsi al suo orecchio.

-Io riscuoto sempre quello che mi spetta. – il cuore le prese a battere forte, poi si allontanò e uscì dalla stanza lasciandola li intontita e tremante per alcuni minuti.

-Felicity? – questa volta sulla soglia c’era Oliver che la guardava preoccupato, chiuse la porta e si avvicinò alla ragazza, non riusciva a capire cosa le fosse successo stava benissimo fino ad un attimo prima.

-Scusa Oliver, ora vado a pulire. –

-No, non vai da nessuna parte, ora tu torni a casa, Diggle ti darà un passaggio, ti metterai a letto e ti riposerai e se domani non ti sentirai bene non verrai. Capito? –

-Oliver non posso andare a casa, devo pulire di la e poi ho un sacco di roba da scrivere. –

-Pulirà l’addetto che è pagato per farlo o la segretaria di Isabel, non lo farai di certo te. E non mi interessa ci può essere anche un contratto da miliardi sulla tua dannata scrivania lo copierai domani se starai bene altrimenti dopo domani. Ora tu vai a casa con Diggle, forza.- Oliver non sembrava voler demordere, la fissava deciso e irremovibile.

Uscita dalla sala relax, intravide Isabel che brontolava, l’addetto nella saletta stava ripulendo il suo disastro, mentre Dig l’aspettava accanto all’ascensore pronto a portarla a casa.

-Ci sentiamo più tardi, stasera non azzardarti ad uscire.- le disse perentorio Oliver, con quella frase le stava dicendo che quella sera non doveva andare al covo.

-Oliver io…-

-Dig portala a casa e non lasciarti commuovere altrimenti te la vedrai con me dopo. –

-Certo. – i due entrarono nell’ascensore mentre Oliver tornava nella sala riunioni, Walter sbucò da dietro un corridoio e la guardava, non poteva aver sentito quello che si erano detti, ma il sorriso e il luccichio divertito ne gli occhi del giovane non la lasciavano tranquilla.

In macchina rimasero in silenzio, Felicity fissava la strada fuori dal finestrino senza realmente vederla, la sua mente stava lavorando, ipotizzava tutte le possibilità che potevano esistere, Walter l’aveva ricattata, il suo silenzio per qualcosa che ancora non sapeva.

-Felicity sei sicura di stare bene? – chiese preoccupato Diggle, lui era fuori dalla sala riunioni, quando lei era entrata, aveva visto tutto dall’esterno, si era fermata sorpresa subito dopo gli era sembrata spaventata, quasi terrorizzata, ma non era riuscito a capire da cosa, il vassoio le era caduto e il viso era sbancato, si era precipitato nella stanza pronto ad afferrarla in caso fosse svenuta, ma Oliver era stato più rapido di lui, si era alzato e le era praticamente corso incontro anche lui molto preoccupato.

-Si tranquillo. Senti potresti fermati in un posto? – Felicity controllò l’orologio che portava al polso.

-Hai sentito Oliver, diretta a casa. –

-Lo so, ma è presto, potrei passare a prendere Robert e Hope. – era tanto che non andava a prendergli a scuola, avrebbe fatto loro una bella sorpresa.

-Andiamo, saranno proprio contenti di vederti! –

-Mai quanto di vedere te e la macchina di Oliver! – i due ridacchiarono, qualunque bambino sarebbe stato contento se la propria madre l’andasse a prendere a scuola con la macchina di Oliver. Felicity avvertì la madre che si mostrò sorpresa e diffidente alla proposta della figlia.

-Tua madre è sempre così cordiale con te? – chiese Diggle.

-Ogni giorno di più, non perde occasione per dirmi come mi sono rovinata la vita, di come io stia trascurando i miei figli per Oliver, mi reputa una pessima figlia e una madre scadente e ha ragione, non ho mai un momento libero per loro, sono sempre in ufficio o al covo, più mi impegno a cercare di fare tutto, meno cose riesco a fare, Oliver è inarrestabile, non riusciamo a mettere dentro un cattivo che subito mi chiede di cercare dati su altri due, come faccio a tenere il ritmo? – Felicity era consapevole dei suoi limiti ed era altrettanto consapevole di essere ormai al punto d’arrivo, non poteva continuare così.

-Se tu lo dicessi a Oliver lui allenterebbe, ti darebbe più tempo, ti farebbe uscire prima da lavoro… - lo sapeva anche lei, se l’avesse detto a Oliver lui le sarebbe andato incontro, ma l’avrebbe anche esclusa dal lavoro sotto al Verdant, se avesse scoperto che era madre l’avrebbe tagliata fuori perché troppo pericoloso, era stata ad un passo da lasciare i suoi figli orfani grazie al conte eppure nemmeno quello l’aveva fermata, il giorno dopo era tornata a fare le sue ricerche come se niente fosse successo.

-Già e poi mi vieterebbe di aiutare Arrow. No, avete bisogno di me. – la bionda scese dall’auto ed entrò nella scuola, Dig la guardò scomparire oltre la porta in legno, ricordava il giorno in cui aveva scoperto l’esistenza dei due piccoli, ogni volta che ci ripensava si chiedeva come avesse fatto a non destare sospetti.

 

Tommy Merlyn era morto da poco, più di metà di The Glades era stata rasa al suolo, Moira Queen era in prigione e Oliver Queen scomparso nel nulla.

Diggle era stufo di aspettare che lui decidesse di tornasse, così aveva deciso di cercalo, ma da solo non sarebbe stato in grado di trovarlo, l’unica persona che poteva aiutarlo era la fedele Felicity, lei conosceva il segreto di Oliver, ma soprattutto era un vero mago dell’informatica.

Quel giorno decise di presentarsi a casa di Felicity, suonò il campanello e aspettò che la bionda gli aprisse la porta.

-Ma non ti avevo dato le chiavi? – la sentì dire mentre apriva la porta, quando lei lo vide rimase sorpresa e ferma sulla soglia contemplando la sua figura, era chiaro che non stesse aspettando lui, la vera domanda ora era: chi stava aspettando di così fidato da avergli anche lasciato le chiavi di casa?

-Ciao Felicity. –

-Dig, non ti aspettavo… -

-Ti devo parlare, ho bisogno del tuo aiuto, dobbiamo trovare Oliver e riportarlo a casa. –

-Entra. – non c’era esitazione nella sua voce, si spostò e lo lasciò entrare in casa. L’appartamento non era come se lo aspettava, c’erano scatoloni ovunque e roba sparsa a giro senza un ordine apparente.

-Mi trasferisco più vicino al centro.- spiegò lei facendogli cenno di seguirla fino a raggiungere la cucina.
Discussero per un po’ di come fare a trovare Oliver, di cosa dirgli e tutto il resto, anche Felicity lo voleva di nuovo a casa, ma soprattutto la QueenConsolidated aveva bisogno di lui: una donna si era avventata sull’azienda come un avvoltoio su un animale morente. Erano nel mezzo della discussione quando sentirono la porta aprirsi e delle voci riecheggiare per la casa.

-E’ MIO! –

-NO! Andiamo a chiederlo alla mamma!-

Diggle guardo Felicity che si era alzata aspettando che chiunque fosse entrato comparisse sulla soglia. Dopo pochi secondi due bambini comparvero e si fermarono, in mano stringevano un oggetto ed entrambi lo tiravano cercando di sottrarlo all’altro.

-Cosa avete da litigare? – Felicity non aveva urlato, la sua voce era normale, era il tono che aveva usato che sorprese Dig, non l’aveva mai sentita così risoluta e decisa, il bambino e la bambina che non si erano accorti della donna si immobilizzarono voltandosi verso di loro.

-MAMMA! Robert mi ha rubato…-

-NON E’ VERO! È stata Hope a rubarlo! – urlò il maschio scoccando uno sguardo omicida alla sorella.

-A me! se non sapete dividervelo non ve lo meritate. Forza dammelo Robert! Hope! – tese la mano e mogi i due bambini diedero l’oggetto alla madre.

-In camera vostra subito e finite di fare gli scatoloni, non voglio sentirvi fiatare! – senza replicare i due bambini se ne andarono in camere come lei gli aveva detto.

-Vedo che abbiamo ospiti. – un'altra donna era comparsa sulla soglia e fissava Dig seduto al tavolo.

-Lui è John Diggle è la guardia del corpo del signor Queen. John, lei è mia madre Stesy Smoak.. – li presentò, la somiglianza tra le due donne era innegabile, ma c’era qualcosa di diverso lo sguardo di sua madre era duro e cinico rispetto a quello di Felicity.

-Piacere di conoscerla signora Smoak. – si era alzato tendendole la mano per poterla stringere, ma la donna si limitò a squadrarlo e ad andarsene aggiungendo:

-Vidi di non fare sciocchezze. –

-Lasciala stare non è una fan di Oliver Queen. – spiegò notando lo sguardo che le aveva riservato il giovane.

-Hai due figli? –

-Si, e ti pregerei di non dire niente a nessuno, non voglio che si sappia. –

 

Da quel giorno Diggle era diventato una presenza quasi costante in quella casa, aiutava l’amica con il trasloco mentre lei cercava tracce di Oliver, i bambini si erano affezionati e lo chiamavano senza problemi zio John, Felicity si era messa a ridere quando l’aveva sentito dare loro il permesso di chiamarlo così, ma non aveva detto nulla, solo un grosso e sincero grazie.

 

Continua…

 

Walter qualcuno l'aveva indovinato chi era, compare anche nella precedente storia e quando l'ho scritta non pensavo al Signor Steel per questo hanno lo stesso nome, e ormai è tardi per cambiarlo! ç.ç QUalcuno mi ha detto che sarebbe stato CARINO.. <.< beh sicuramente non ha iniziato proprio così.. magari si salva più avanti! >.>
La reazione di Oliver è abbastanza da Oliver si è subito preoccupato per la sua Felicity! lo amiamo per questo.
COme ha scoperto i bambini John vi è piaciuto? è stato carino e coccoloso?

vi lascio che se no faccio tardi!
un bacio vi prego datemi coraggio voi!
Mia Black

ps sto scrivendo il capitolo 13 ci sono un sacco di scene Felicity / Stesy.. ma adesso farò con amore anche qualche Olicity altrimenti qui andiamo in astinenza!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7: misteri svelati ***


Eccoci al settimo capitolo... Allora questo Capitolo lo dedico a Mariarosaria perché su FB è stata vittima di un mio ricatto spudorato! XD quindi mi sembra giusto farmi perdonare così!

 

Capitolo 7

 

La porta si aprì, Hope e Robert erano accanto a Felicity e saltellavano contenti di vedere la madre.

-Zio John! – Robert vide l’uomo appoggiato alla macchina che li aspettava e gli corse in contro, saltò gli ultimi gradini e si lanciò verso di lui, pronto a quello slancio Dig prese il bambino al volo e lo tenne in braccio.

-Ehy, ma quanto sei diventato grande? Tra poco non ti potrò più prendere in braccio! –

-Zio! – anche Hope scese le scale di corsa, ma al contrario del fratello non si lanciò sull’uomo, Hope era più calma e gli ricordava per molti versi Felicity.

-Hope! Come stai? – lasciò scendere Robert e prese in braccio anche la bambina che gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.

-Beneeee! E tu? –

-Benissimo, mi siete proprio mancati sapete! –

-Forza in macchina che lo zio John deve tornare a lavoro.- i due bambini salirono in macchina urlando e saltando eccitati per quel viaggio su quella lussuosa auto, Felicity prese posto davanti accanto a Dig, salvando così le sue orecchie dagli strilli dei due.

-Non rompete nulla voi due o il Signor Queen vi farà ripagare tutto. – i due si fermarono smisero di saltare su i seggiolini e di fare baccano.

-Sei tremenda. – le disse Dig osservando come i due si erano calmanti e ora fissavano fuori dal finestrino il mondo scorrere.

 

***

 

Il giorno seguente Felicity stava uscendo di casa di corsa con i due pargoli al seguito, anche quel giorno i due avevano deciso di iniziare a far impazzire la madre fin di prima mattina. Felicity era però meno predisposta a sopportare i loro bisticci, il giorno prima aveva lasciato l’auto alla QueenConsolideted, era così sconvolta dall’incontro con Walter che quando Oliver l’aveva rimandata a casa con Dig lei non aveva minimamente pensato al fatto che poi il giorno seguente sarebbe rimasta a piedi.

-Li porto io a scuola, tu vai a lavoro. – Stesy aveva fermato i due bambini sul portone e aveva invitato la figlia ad andare prima che facesse tardi.

-Mamma...-

-Muoviti o farai tardi. -

Usciti dal portone di casa Felicity rimase un attimo ferma a guardare sua madre allontanarsi con i suoi bambini, uno per lato: come due piccoli angeli custodi, avrebbe voluto farlo lei era compito suo accompagnare quelle due pesti a scuola, ma quel giorno proprio non poteva farlo.

La metropolitana era poco distante da lei decise di avviarsi, aveva appena fatto due passi quando vide una macchina arrivare e fermarsi davanti a lei, conosceva quella macchina. Lo sportello posteriore si aprì e Oliver scese appoggiandosi alla portiera.

-Andiamo, sali che se no facciamo tardi.- sentire quelle parole dette da lui la fecero ridere.

-Oliver Queen che si preoccupa di fare tardi a lavoro, questo deve essere una specie di sogno. – commentò salendo in auto facendo ridere Dig.

-Suvvia Felicity non trattarlo male, si è anche preoccupato perché tu eri a piedi, degli tregua almeno per oggi. – intervenne Diggle in soccorso dell’amico.

-Ouh, allora grazie Oliver. –

Dopo l’uscita di Dig i due erano rimasti in silenzio entrambi a disagio per quello che quelle parole sottintendevano. Oliver lanciava fugaci occhiate alla ragazza seduta accanto a lui che però stava guardando fuori.

-Come stai? -

-B... Bene, grazie. –

-Ci fermiamo a prendere un caffè? – propose Diggle osservando i due guardarsi, Felicity era decisamente in imbarazzo doveva trovare un modo per aiutarla altrimenti poi avrebbe trovato lei un modo per vendicarsi, come chiedergli di fare il baby sitter, adorava quei due piccolini, ma erano due pesti perennemente su di giri.

-E’ tardi Dig dovremmo andare in ufficio. – rispose Felicity controllando l’orologio al suo polso, non era poi così tardi ci stava un bel caffè, ma voleva rendere quel tragitto il più breve possibile.

-C’è tempo, fermati nel solito posto Dig. –

-Bene. –

-Oliver… - provò a ribattere Felicity, lui le posò la mano sulla spalla come era solito fare e lei si zittì, amava e odiava quando lui faceva quel gesto, la sua mano così grande era calda e rassicurante, si sentiva protetta, bastava che lui la sfiorasse o che la guardasse con quei due bellissimi occhi blu perché la paura di essere abbandonata sparisse dalla sua testa e soprattutto dal suo cuore, ma allo stesso tempo quel gesto così semplice le faceva male, le ricordava che lei era solo la sua partner, il suo braccio destro, ma niente di più, lui non si ricordava di lei e questo la feriva profondamente.

-Come vuoi, ma se Isabel inizia ad urlare te la mando in ufficio… -

-Okay, ci penso io a lei. – sorrise in quel suo modo divertito e leggermente beffardo, come se la paura che Felicity provava per quella donna fosse infondata, c’era però qualcosa di inquietante in quella donna e nell’odio che provava verso Felicity.

-Voi rimanete qui, vado io a prendere il caffè.- Diggle accostò e scese.

-Sei sicura di stare bene? Potevi prendere un altro giorno. –

-Tranquillo Oliver, sto bene, stasera torno anche al covo.-

-Non c’è bisogno di strafare. –

-Oliver, sto bene, e poi dove pensi di andare senza di me che ti trovo le informazioni? – la tensione che si era creata si sciolse.

-Senza di te andrei poco lontano lo so, ci abbiamo già provato a mandare avanti la baracca senza te, ma non è stato un gran successo. – ammise Oliver ripensando al periodo aveva iniziato il suo lavoro di vigilante, si era promesso di non coinvolgere nessuno ma ancora prima di coinvolgere Diggle era andato da Felicity per il computer e dopo quella volta erano seguite molte altre accampando scuse idiote su scuse idiote, aveva bisogno di lei, del suo talento al computer, ma soprattutto aveva bisogno di lei per non perdersi: era solo grazie a lei se era riuscito a capire che c'era un altro modo per salvare la città oltre a trasformarsi in un assassino, lei era la ragione per cui non uccideva più.

-Tu non dovrai mai fare a meno di me, ricordatelo.- Felicity gli posò la mano nella sua, un gesto inconscio ma pieno di significato, lei non lo avrebbe lasciato solo.

-La stessa cosa vale per te, non mi perderai mai, qualunque cosa accada. – lei sorrise, il gusto amaro delle bugie le risalì in bocca, le menzogne avevano il gusto della bile, una volta finita tutta quella storia gli avrebbe rivelato anche la verità su Robert e Hope e a quel punto lui l’avrebbe odiata, gli stava negando il piacere di essere padre, stava negando ai suoi stessi figli, ai suoi due angeli, il piacere di conoscere l’uomo stupendo che loro padre era diventato, ma come lui stesso aveva detto: per colpa della vita che conduceva, non poteva stare con qualcuno a cui teneva veramente, come poteva dirgli che aveva due figli, sarebbe stata un incosciente, Oliver avrebbe capito o almeno lo sperava.

-Ehy, che c’è?-

-Nulla. Promettimelo. – era una richiesta stupida e infantile, ci mancava solo che gli chiedesse di fare il giuramento dei mignoli e poi avrebbe raggiunto la vetta della stupidità. Oliver la studiò per qualche istante, poi sorrise e annui.

-Te lo prometto, sei più tranquilla? –

-Si. -

Diggle rientro in macchina con i due caffè.

-Tieni Oliver il tuo caffè nero e per te Felicity un caffè macchiato senza schiuma. –

-Con… -

-La cannella, si, me lo ricordo, tieni. –

-Grazie. -

-Pronti ad andare a lavorare? -

-No! - rispose subito Felicity.

-Andiamo non puoi avere paura di Isabel, che vuoi che ti faccia? - chiese sarcastico, Felicity aveva mille paure una più assurda della precedente, quella di Isabel fra tutte forse era quella più sensata.

-Potrebbe mettersi a urlare! Secondo me la sua voce potrebbe fare concorrenza a quegli aggeggi che lancia Sara. - i due uomini scoppiarono a ridere facendo arrossire Felicity.

 

La mattinata a lavoro scorreva pacifica tra le occhiate di Isabel e i sorrisi divertiti di Oliver, Felicity si sentiva l’epicentro del terremoto che a breve avrebbe causato il collasso dell'edificio dove era situata la Queen Consolidated, in poche parole, Isabel avrebbe raso al suolo quel posto scaraventando su di lei la sua ira.

 

L'orologio segnava quasi le una, tra poco sarebbe iniziata la pausa pranzo e questa volta era più che intenzionata a lasciare l'edificio e andare a mangiare qualcosa da qualche parte, aveva bisogno di una boccata d'aria fresca e un momento di pausa da tutto.

Il telefono sulla scrivania di Felicity decise di squillare proprio mentre lei stava prendendo la borsa per andare a pranzo, scocciata rispose.

-Ufficio dell'amministratore delegato Oliver Queen, chi parla? -

-Ciao Felicity Smoak. -

-Chi...- chiese lei, non riusciva a capire chi fosse al telefono, la voce aveva un che di velenoso, unto come se cercasse di scivolare per infiltrasi da qualche parte, in poche parole quella voce le stava mettendo la pelle d'oca.

-Andiamo Smoak, non mi dire che non hai capito chi sono. - aggiunse con lo stesso tono.

-McOrner... - ammise infine, sapeva che non poteva scappare da lui, il fatto che stesse provando a entrare in rapporti con la Queen Consolidated avrebbe portato altri incontri con Oliver e di conseguenza altre occasioni per lei di vederlo.

-Perfetto vedo che finalmente hai capito. Stai per uscire per la pausa pranzo vero? Pranziamo inseme. -

-Scordatelo. - rispose decisa, non avrebbe mai consumato un pasto con lui, non si sarebbe abbassata a mangiare con uno che la stava ricattando.

-La mia non era una domanda. Sono qui fuori dalla Queen Consolidated, o scendi e vieni a pranzo con me, o io e Oliver avremmo una lunga conversazione su una morettina diventata bionda. -

-Arrivo. - chiuse il telefono e prese nuovamente la borsa che aveva posato sul tavolo, ora poteva dire addio al suo pranzo pacifico e rilassante, avvertì Oliver e uscì sotto il suo sguardo sospettoso.

Ferma davanti all'entrata della QC c'era parcheggiata una macchina nera con i vetri oscurati, un uomo vestito di scuro con un paio di occhiali da sole, che ovviamente non dava nemmeno nell'occhio, era fermo accanto alla portiera e fissava dritto davanti a se.

-Signorina Smoak, salga prego.- le aprì la portiera come il miglior gentiluomo, cercò sul viso un indizio di cosa l'aspettasse, ma quell'uomo era una maschera di indifferenza, era immobile al di la della portiera e la stava fissando attraverso le lenti scusa, ma avrebbe potuto scommettere la sua stessa vita che lui nemmeno la stesse vedendo, prese coraggio e salì in auto trovandosi accanto a Walter.

-Saggia scelta la tua Felicity, che dici possiamo chiamarci per nome, Felicity? -

-Preferirei di no, McOrner. - rispose lei, la macchina si era iniziata a muovere verso una destinazione a lei sconosciuta, lanciò un occhiata verso la strada cercando di capire dove stessero andando.

-Come preferisci Smoak. - c'era qualcosa in quell'uomo che non andava, le ricordava un serpente che subdolamente strisciava per avvicinarsi per poi uccidere col suo veleno.

-Allora? Mi vuoi dire cosa vuoi da me? - chiese lei sulla difensiva, dove voleva arrivare? Quale era il suo scopo? Walter si prese il suo tempo, la studiò per alcuni minuti facendole perdere la pazienza, alla fine con estrema lentezza si decise a rivelare cosa volesse da lei.

-Voglio che tu mi passi i file delle vostre prossime acquisizioni. -

-Tu sei matto!- esclamò in un attimo di coraggio, non poteva farlo non era stupida sapeva che le loro società erano rivali, rivelare a quali aziende stesse puntando la QC e le strategie intenzionati ad utilizzare gli avrebbero portati alla bancarotta, non si era buttata da quel maledetto aereo per riportare Oliver a casa per pugnalarlo alle spalle.

-Matto, non credo. Quindi? - Walter era una maschera di inespressività, parlava sempre con lo stesso tono di voce calmo e inespressivo.

-No. - decisa, risoluta, irremovibile, non avrebbe ceduto.

-Ci batterai sul tempo e ci ruberai tutte le prossime acquisizioni, così falliremo!- aggiunse.

-Fallimento che brutta parola, vi acquisteremo per poco più di cinque dollari, quando non varrete più nulla allora io vi incorporerò alla mia società.- lo scintillio di follia nei suoi occhi la spaventò, quel ragazzo era pazzo e avrebbe fatto di tutto per far fallire Oliver.

-Non ci penso neanche! -

-Scegli o così o probabilmente Oliver si ricorderà di quella ragazzina che gli ha dato ripetizioni. E magari dibatteremo su come è carino, tuo figlio o figlia? -

-Non sono affari che ti riguardano. -

-Voglio tutte le informazioni sulla vostra prossima acquisizione. –

continua...

 

Eccoci qua, Oliver ha finalmente scoperto dove abita Felicity e per poco incrocia anche i bambini, è andata bene a Felicity!
Oliver e Felicity che si promettono che ci saranno sempre l'uno per l'altro *me si asciuga le lacrime* che scena dolciosa!
Ora passiamo alla parte dolente... Walter.. finalmente ha svelato il mistero e ci ha rivelato cosa vuole per tenere la bocca chiusa: informazioni, cosa farà Felicity?

14 recensioni! IO IO IO! VI AMO!!! xD *me nuota in mezzo alle recensioni stile Papero de Peperoni* è una sensazione troppo bella, spero che continuerete a recensire tutti anche i prossimi capitoli!
Un bacione a Mercoledì

Mia Black

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 8: cedere o no al ricatto... ***


Capitolo 8

La macchina si fermò poco distante dalla QC, era chiaro che l'incontro era finito, ora poteva andare a fare quello che voleva, scese dall'auto guardandola sparire lungo la strada. Era ufficialmente ricattata, come avrebbe fatto a uscire da quella situazione? Il suo primo pensiero fu Oliver, lui avrebbe potuto aiutarla, ma come avrebbe fatto se le avesse chiesto spiegazioni, si sarebbe accontentato di una non risposta? Conoscendo il ragazzo avrebbe insistito fino a che lei esausta non avrebbe spifferato tutto, prima però avrebbe potuto chiedere consiglio a Diggle, lui sapeva dei bambini, ignorava però che Oliver fosse il padre, no doveva trovare un altra soluzione.

Pensierosa tornò al lavoro, Walter era un problema che non sapeva come gestire, il registro acquisizioni era alla sua portata arrivare a ottenere le informazioni che voleva Walter non era di per se un problema, la sua posizione all'interno dell'azienda le dava facile accesso a quei documenti in caso contrario le sarebbe bastato hackerare il sistema della QC per ottenerle, ma consegnare quei fogli significava tradire Oliver e lei non voleva farlo.

L'ascensore la portò direttamente all'attico, in mezzo al corridoio trovò Oliver e Isabel che stavano discutendo, vedendola arrivare si bloccarono.

-Signorina Smoak... - iniziò subito Isabel.

-Isabel... – la interruppe immediatamente Oliver.

-Oliver. – i due soci stavano affrontando una discussione usando solo gli sguardi, Felicity osservò i due sentendosi pericolosamente al centro di quella discussione silenziosa, ma tagliente come lame di un rasoio.

-Non te lo permetterò convocherò i soci e bloccherò subito questa tua stupida proposta. – Isabel superò Felicity senza degnarla di uno sguardo ed entrò nel suo ufficio.

-Perché la fai sempre arrabbiare? – chiese Felicity un po’ scocciata, quella donna si arrabbiava già abbastanza per conto suo senza che Oliver le fornisse altri motivi.

-Ho solo espresso la mia opinione. Dove sei stata? – le chiese lui accigliato.

-A pranzo. Che opinione? –

-Niente di che, volevo rifiutare la proposta di Walter, non mi fido. Cosa hai mangiato?-

-Un insalata. Non ci credo che tu abbia veramente proposto di rinunciare all’investimento di Walter, ti facevo più stupido sai? Cioè no nel senso… fai finta che io non abbia detto nulla. – balbettò cercando di rimediare a quella frase..

-Quindi anche secondo te faremmo bene a non accettare il suo investimento? – chiese sorvolando sul commento di lei, le fece cenno di seguirlo nel suo ufficio così da poter parlare tranquillamente.

-Non mi piace Walter, non mi ispira fiducia. Mi metto a cercare altre informazioni. – se avesse trovato qualcosa che non fosse il suo ricatto Oliver avrebbe potuto presentarlo al consiglio di amministrazione e l’avrebbero fatto fuori in un attimo, senza qualche prova Isabel avrebbe avuto il consiglio dalla sua parte.

-Grazie.-

 

***

 

I giorni passavano, era passato quasi un mese dall'arrivo di Walter. I problemi per Felicity si accumulavano, quel giorno in particolare le sembrava di avere troppe cose da fare tutte insieme, per non parlare delle informazioni che stava nascondendo a Oliver, con l’ultima che aveva ottenuto quella mattina Felicity stava andando via di testa.

-Che ci fai ancora qui? – Oliver era uscito dalla sala riunioni e si era fermato davanti alla scrivania della bionda.

-Lavoro. – rispose lei indicando lo schermo del computer, affrettandosi però a cambiare la pagina, non era ancora sicura di cosa fare con quella informazione, ma una cosa la sapeva, Oliver non doveva venire a scoprirlo in quel modo.

-E’ tardi dovresti andare.-

-Finisco qui e poi vado. – la trascrizione della riunione di quel pomeriggio era già finita, ma quella era la scusa migliore che avesse trovato per trattenersi in ufficio fino a tardi.

-Okay, ma non fare tardi. Ci vediamo do… - Oliver si bloccò a metà parola, voleva dire dopo, ma Isabel stava uscendo ed entrambi conoscevano il suo super udito.

-Non si preoccupi, ci vediamo domani. Buona sera Mr Queen. – Dig le strizzò l’occhio divertito.

Ci volle un'altra mezzora prima che anche Isabel se ne andasse e lasciasse Felicity finalmente sola.

-Secondo me lo fa di proposito, solo per farmi irritare… - borbottò, chiuse il computer ed entrò nell’ufficio di Isabel posando sulla scrivania i documenti precedentemente sistemati e stampati da farle firmare, sicura di essere rimasta ormai sola aprì l’armadio alle spalle della scrivania e si mise a cercare i documenti di cui aveva bisogno. Scorse rapidamente tra i diversi inserti alla ricerca di quello che cercava: Walter non era famoso per la sua pazienza e per i suoi standard lo era stato fin troppo, con abilità Felicity era riuscita a guadagnare più di una settimana, ma ormai non aveva più scuse, doveva consegnare i documenti sulla prossima acquisizione della Queen Consolidated.

-Eccolo. – sfilò i fogli dall’inserto contemplandoli per un attimo. In lontananza sentì il rumore delle porte dell’ascensore aprirsi e il suono ritmico di tacchi che riecheggiavano per l’ingresso.

-Si sono dovuta tornare in ufficio, ho dimenticato alcuni documenti… - Isabel era tornata e si stava avvicinando pericolosamente, cercando di essere più rapida possibile rimise a posto il fascicolo e chiuse l'armadio.

-E lei che ci fa qui dentro? – Isabel era entrata nel suo ufficio e fissava Felicity darle le spalle. Con lentezza cercando di non fare troppo rumore piegò i fogli che ancora stringeva in mano e li nascose nella manica della camicia.

-Le stavo lasciando i documenti da firmare. - rispose, la voce era uscita tranquilla senza nessuna inclinazione particolare, se non quella leggera sfumatura di panico che c'era sempre quando si trovava a fronteggiare la donna da sola.

-Bene... Ora esca.-

-Buona serata. - uscì dall'ufficio e andò a recuperare le sue cose, infilò il cappotto con movimenti lenti, cercando di fare però il più velocemente possibile, i fogli nella manica si erano aperti se Isabel si fosse voltata avrebbe notato uno strano rigonfiamento nella manica. Con i documenti al sicuro nascosti sotto al cappotto Felicity afferrò la borsa e si affrettò a lasciare l'edificio.

Il cuore le batteva come impazzito mentre la giovane salì in macchina, le mani le tremavano e faticava a infilare le chiavi nel quadro, doveva allontanarsi velocemente, con lentezza quasi esasperante Felicity riuscì a mettere in moto e ad uscire dal parcheggio sotterraneo della QC. Guardò l’orologio erano quasi le nove di sera, distolse nuovamente l’attenzione dalla strada per spostarla sul cellulare pregando con tutta se stessa che non iniziasse a suonare proprio in quel momento, mancavano pochi minuti e poi si sarebbe potuta considerare in ritardo e sapeva bene che Walter le avrebbe fatto pesare il ritardo. Tornò a guardare davanti a se sperando che l’auto avesse deciso di muoversi, ma purtroppo quella era rimasta ferma al suo posto, il semaforo era ancora rosso e la strada già poco scorrevole di suo si trovava ancora più intasata dai lavori che da qualche settimana si stavano svolgendo per colpa di Arrow e di un suo combattimento; tamburellò impaziente le dita sul volante, avrebbe dovuto dire a Oliver di evitare di fare danni, non poteva distruggere mezza città per fermare un cattivo. Finalmente il semaforo diventò verde e Felicity suonò il clacson incitando quello davanti a muoversi, ricevendo in risposta il medio alzato.

 

Dopo molte maledizioni e troppe imprecazioni, Felicity riuscì a raggiungere la strada appartata dove si doveva incontrare con Walter: il posto cambiava sempre, una volta tra le rovine delle case distrutte dal terremoto, una volta vicino al fiume, una volta ancora tra le fabbriche abbandonate, mai una volta Walter aveva scelto lo stesso posto per i loro incontri e mai dopo la prima volta, si erano incontrati vicino alla Queen Consolidated. Felicity tremava ogni volta che l’uomo aveva un appuntamento in ufficio, aveva paura che solo per il gusto di rovinarle la vita Walter avrebbe spifferato a Oliver il fatto che avesse un figlio e che si conoscevano dal liceo o ancora peggio, che gli dicesse che lei gli stava passando informazioni riservate sulla società, se Oliver non l’avesse licenziata su due piedi, sicuramente Isabel avrebbe voluto la sua testa e conoscendola l’avrebbe voluta conficcata su una lancia e poi esposta in bella mostra nella sala relax del personale, così da mostrare a tutti cosa accadeva a chi tradiva la QC. Dopo quello che a Felicity parve un infinità, ma che in realtà non furono più di dici minuti, la macchina nera di Walter svoltò l'angolo e scivolando sull’asfalto si accosto alla sua macchina, come nei peggiori film di serie B: i due finestrini scesero verso il basso.

-Hai quello che ti ho chiesto? – la giovane annuì, prese i fogli e assicurandosi che non ci fosse nessuno allungò i documenti, Walter sorrise guardando il contenuto dei fogli.

-Sei stata brava. La prossima volta però mettici meno tempo. Tu non vuoi che ti rovini quel bel faccino che ti ritrovi per fartelo capire vero? – il suo corpo tremò alla minaccia, era già successo, erano al porto, Felicity aveva fatto tardi e i documenti che gli aveva portato non erano esattamente quelli che voleva, Walter aveva perso la pazienza e le aveva tirato due schiaffi in pieno viso, poi con la stessa rapidità con cui l’aveva colpita gli aveva spinto la testa contro il cofano della sua auto e l’aveva premuto tanto forte che per un momento la giovane aveva pensato che la sua testa sarebbe andata a fare compagnia al motore sotto al cofano, ma fortunatamente Walter l'aveva lasciata per poi andarsene, ricordava ancora la paura e il dolore che aveva provato quel giorno.

-No. –

-Bene, ci sentiamo presto Felicity… - il finestrino tornò su lentamente celandole così il volto dell’uomo poi la macchina si mise in movimento e scomparve dalla sua vista.

Felicity rimase ferma in auto per diversi minuti, come dopo ogni incontro il suo corpo si rifiutava di rimanere fermo, le mani le tremavano e lei non si sentiva sicura di poter guidare in mezzo alle altre macchine senza causare un incidente. Era ancora ferma sul sedile della sua auto a cerca di pensare rapidamente ad una soluzione, appena Walter si fosse accorto che i dati che gli stava passando erano vecchi o contraffatti si sarebbe arrabbiato seriamente e le avrebbe fatto molto male. Il cellulare suonò facendola letteralmente saltare sul sedile.

-Oliver….- rispose, la voce aveva assunto ancora quella sfumatura di panico che puntualmente aveva quando incontrava Walter, ma Oliver non sembrò farci caso, almeno non ora che aveva cose più importanti per la testa.

_Felicity dove sei? _ le chiese, Felicity roteò gli occhi esasperata, possibile che non potesse nemmeno avere il tempo di riprendersi?

-Sono in macchina. È successo qualcosa? – chiese lei mettendo in moto l’auto e iniziando a muoversi, si trovava abbastanza lontano dal covo, ma era meglio così, non avrebbe corso il rischio di essere vista.

_No. Pensavo fossi ancora in ufficio._

-Sono fuori sto arrivando, gli allenamenti con Roy come vanno? – chiese cambiando abilmente discorso, qualcuno aveva iniettato al giovane Roy una dose di Mirakuru, fortunatamente non aveva provocato la sua dipartita, ma gli aveva donato una forza fuori dall’umano molto difficile da gestire, Oliver lo stava allenando cercando di canalizzare la rabbia in qualcosa che non fosse la distruzione sua e della città.

_Mhm…_ quello era il tipico grugnito che Oliver usava come risposta quando non voleva rispondere, anche se ormai Felicity conosceva il significato di quella risposta grugnito: non bene. E come poteva dargli torto, Roy era arrabbiato col mondo prima di essere infettato dal Mirakuru, da quel poco che Oliver aveva raccontato quella sostanza faceva letteralmente impazzire chi l'assumeva.

-Fai del tuo meglio. Ci vediamo dopo al covo. –

_Bene. Se succede qualcosa avvertimi. _

-Certo. – chiuse la chiamata sentendosi uno schifo, di cose ne stavano succedendo diverse, eppure non aveva il coraggio di rivelargliele, sospirò cercando di non pensare a Walter e a i documenti che gli aveva dato, dopo averci ragionato a lungo aveva deciso di trovare le informazioni su Walter in prima persona e per farlo fingeva di assecondare ogni sua richiesta.

 

Felicity scese le scale del covo, la sotto c’erano Sara e Diggle che si allenavano, quando la videro arrivare la salutarono allegramente interrompendo il loro combattimento.

-Sei arrivata tardi oggi. – commentò Sara guardando l’orologio, non era una predica, era solo una costatazione, solitamente arrivava molto prima.

-Ho finito di trascrivere una cosa a lavoro. – spiegò, Diggle posò i bastoni con i quali si stavano allenando poi tornò verso le due ragazze.

-Poi mi sono fermata a mangiare qualcosa. – aggiunse cercando di spiegare l’immenso ritardo che aveva.

-Oliver ha chiamato… - iniziò Diggle, Felicity lo guardò, c’era qualcosa nel modo in cui l’amico la guardava che la faceva sentire a disagio, stava cercando di leggere la reazione del suo corpo a quella informazione, ma per sua fortuna il suo corpo rimase indifferente alla notizia.

-E’ sempre con Roy? – chiese sedendosi alla sua postazione, fu Sara a rispondere mentre si sedeva accanto a lei per parlare, da quando era arrivata le due avevano instaurato un bel rapporto, Felicity aveva deciso di ignorare il fatto che ora lei stesse con Oliver, non era certo colpa sua se lui preferiva una ragazza combattente invece di una che come unica capacità aveva quella di inciampare nei suoi stessi piedi. Sara aveva passato anni difficili insieme a Nyssa e alla lega degli assassini e ora che finalmente era tornata a casa dalla sua famiglia doveva combattere con Laurel che riteneva la sorella responsabile della separazione dei suoi genitori e la odiava per avere avuto una relazione con Oliver mentre il ragazzo stava con lei, ogni volta che ci pensava si chiedeva come Laurel non si fosse mai accorta di nulla, Oliver non solo l’aveva tradita con la sorella, ma aveva fatto serata anche con lei, anche se Oliver non lo ricordava e forse nemmeno si era accorto che era lei la ragazza che aveva portato via dal casino della festa.

-Si, è ancora con Roy. – il suo farneticare su Oliver e Laurel fu interrotto da Sara.

-Ne avrà ancora per un po'. – aggiunse la bionda annoiata.

-Come procede con gli allenamenti? – chiese Felicity aveva acceso i computer e aveva fatto partire i diversi programmi per intercettare le comunicazioni della polizia se fosse successo qualcosa lo avrebbero saputo subito.

-Ha poca pazienza! – i tre sobbalzarono, nessuno aveva fatto caso all'ingresso di Oliver, scendeva le scale vestito col completo da Arrow, sembrava scocciato e un po’ irritato, ma nessuno gli diede peso, Oliver aveva quasi sempre quella faccia quando le cose non andavano come voleva lui e il novantanove percento delle volte non andavano come voleva.

-E’ un ragazzino che ti aspettavi? – chiese Felicity senza voltarsi per guardarlo, Sara aveva appena detto che sarebbe stato via ancora un po' invece era già tornato.

-Che ascoltasse almeno. – rispose lui mentre posava l’arco.

-Senti da che pulpito. – borbottò la bionda facendo ridere Sara e Diggle che erano li vicino, Oliver fortunatamente non l’aveva sentita ne aveva chiesto perché i due stessero ridendo.

-Che altro succede? – chiese Felicity, la voce di Oliver aveva la tipica inclinazione da guai.

-Non è successo niente… pensavo. – rispose.

-Ecco, questo è un problema. Se tu pensi vuol dire che c’è qualcosa di grosso. – commentò lei guardando lo schermo del computer.

-Era una battuta? – chiese il giovane guardando attentamente la schiena della ragazza.

-Figurati! A che pensavi? -

-Pensavo a mia madre...- ammisse sedendosi sulla sedia davanti alle sue frecce.

-Che ha fatto? - chiese Dig, Felicity si era bloccata agitata da quella conversazione.

-Niente di grave, vuole fare l'annuncio della sua candidatura alla Queen Consolidated. - spiegò, Felicity lamentarsi, ma le tornò in mentalmente che non sarebbe toccato a lei organizzare l'evento, Moira Queen aveva chi lavorava per lei e si occupava anche di organizzare quel tipo di eventi.

-Quando? Così non ti prendo impegni... - chiese pratica tirando fuori dalla borsa il tablet, sfogliò le pagine virtuali dell'agenda, storcendo la bocca, il giorno dopo sarebbe stata una giornata pesante, se voleva essere sincera tutta la settimana sarebbe stata pesante.

-Ancora non lo so, ma credo un venerdì. Ti farò sapere.-

-Okay, ricordati allora di chiamare Blood, non puoi più appoggiare la sua candidatura. - gli ricordò, si era decisamente immedesimata bene nella sua identità di copertura.

-Lo chiamerò. -cercò di rassicurarla.

-Niente incontro? Bene, quell'uomo mi rende nervosa. - il gruppetto guardò Felicity, la donna per tutto il tempo aveva evitato di guardare il ragazzo attirando l'attenzione dei tre per il suo strano modo di comportarsi.

-Tutto apposto Felicity? - chiese Oliver accigliandosi per quel comportamento.

-Si, perfettamente... - gli rispose mettendo via il tablet.

-Vado a fare un giro... Sara vieni con me? -

-Certo andiamo. - i due se ne andarono dal covo per vigilare sulla città, rimasti soli Diggle prese posto accanto a Felicity.

-Cosa succede? - Felicity ignorò per un attimo l'amico.

-Niente.-

-Se non vuoi dirmelo va bene, ma ricordati io non sono Oliver... -

-Ho... Ho scoperto una cosa... - ammise finalmente Felicity ripensando a quello che aveva scoperto quel pomeriggi, sapeva che non era a quello che Dig stava alludendo, il suo comportamento era strano già da prima, ma ancora non se la sentiva di rivelare cosa stava combinando con Walter.

-Cosa? -

-Non posso dirtelo... Non riguarda me... solo che non so che fare. - ammise finalmente la ragazza.

-Riguarda Oliver? È per questo che non lo hai praticamente guardato in faccia tutto il giorno? -

-Si. – ammise a malincuore.

-Qualsiasi cosa tu abbia scoperto ha il diritto di saperlo. -

-Già. - come aveva il diritto di sapere che era padre pensò amaramente Felicity.

-Non sono io che devo dirglielo... – aggiunse, non solo non era lei che doveva dirglielo, ma doveva anche assicurarsi che fosse vero, se lo avesse riferito a Oliver e poi si fosse rivelata una notizia sbagliata Oliver l’avrebbe sicuramente odiata, non avrebbe più avuto fiducia in lei, doveva assicurarsi che la notizia fosse vera. Si alzò dalla sedia decisa ad ottenere le sue risposte.

-Dove vai?-

-Devo andare a parlare con una persona. – raccolse le sue cose e se ne andò dal covo.

Arrivare a destinazione non fu difficile, tutti conoscevano l'ubicazione di quell'enorme casa, Felicity poi ci aveva passato interi pomeriggi chiusa in camera con il maggiore dei figli a studiare, ora però era li per un altro motivo.

La sicurezza la lasciò entrare senza troppi problemi, essere la segretaria di Oliver Queen apriva senza problemi la porta di casa di quest'ultimo.

 

Continua…

Parliamone:
Oliver che chiede a Felicity dove è stata e cosa ha mangiato? Ci sente puzza di bruciato o è solo iperprotettivo nei confronti della sua IT girl?

Cosa ha scoperto Felicity di così importante da non riuscire a guardare in faccia Oliver?

Lo so che vi ho deluso Felicity che cede al ricatto non è molto verosimile lo so ci pensavo anche io mentre lo scrivevo, ma come lei stessa dice non sta passando vere informazioni a Walter quindi non sta realmente sabotando Oliver, sta semplicemente facendo la sua parte, ovvero sta lavorando “sotto copertura” alla ricerca di informazioni! v.v questo è già più fattibile come è andata a cercare la vertigo sul camper dei vaccini, è plausibile che decida di fingere di cedere al ricatto di Walter, quindi prima di dire che è OCC discutiamone!
La telefonata di Oliver per sapere dove si trova è qualcosa di dolcissimo! <3 <3 <3

 

ora passiamo alle note negative:
ho visto la puntata di mercoledì e ci sono rimasta MALISSIMO! (non aggiungo altro visto che non so se tutti seguono la programmazione americana quindi se qualcuno vuole commenti più precisi sul fatto che la puntata non mi è piaciuta può chiedere nei commenti! v.v)

 

non vi incito a continuare a recensire ma se lo fate mi renderete super contenta!!

un bacio a mercoledì

Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 9: un altro ricatto ***


Capitolo 9

 

Una cameriera accolse Felicity e la condusse in sala dove Moira era comodamente seduta su un divano a leggere un libro.

-Signora Queen, c’è la signorina Smoak. – disse la cameriera entrando in sala, la giovane rimase qualche passo indietro.

-Chi?- chiese la donna non riuscendo a comprendere chi fosse.

-La…- iniziò la cameriera voltandosi verso Felicity.

-Io.- Felicity fece un passo avanti mostrandosi.

-Se cerchi Oliver non è in casa.- disse immediatamente Moira, la cameriera non era ancora nemmeno uscita dalla stanza che Moira la stava già mettendo alla porta.

-Lo so, sono qui per lei.-

-Sul serio? di che si tratta?- Moira si voltò sorpresa verso la ragazza curiosa di scoprire cosa potesse volere da lei.

-Della tempest, ho visto il bonifico che ha fatto. L’ho riferito a Walter e ha detto che le avrebbe parlato, ma ho capito che non l’avrebbe fatto, gli inglesi sono pessimi bugiardi.-

-Si hai ragione.- Felicity studiò il volto della donna davanti a lei, non sembra sorpresa ne arrabbiata dal suo discorso, solo infastidita dal fatto che lei avesse ficcato il naso in cose che non la riguardavano.

-Allora ho indagato per conto mio, perché, in tutta onestà io non mi fido di lei. Ha inviato una somma considerevole al dottor Geel, il medico che ha seguito la nascita di Thea, mi sono chiesta il perché di tanta generosità e poi mi è venuto in mente che al processo ha detto di aver avuto una relazione con Malcom Merlyn, un anno prima che Thea nascesse più o meno. erlyn è il suo vero padre. – aggiunse, Moira era una maschera di indifferenza lei si che avrebbe fatto strage al tavolo da poker con la sua faccia, Oliver avrebbe dovuto imparare da lei.

-Ora capisco perché Walter e Oliver hanno un alta considerazione delle tue capacità… Sentiamo cosa vorresti fare di queste informazioni? Dirlo a Oliver?- Felicity studiava Moira incapace di capire se quella frase fosse un complimento meno.

-Io non lo so, per ora il mio piano era solo di venire qui e parlare con lei. Le lascio la possibilità di raccontare tutto a suo figlio, è più giusto che lo sappia da lei. -

-Non gli dirò assolutamente niente e non lo farai neanche tu. Se non vuoi mantenere il segreto per il bene di Oliver, ti consiglio di farlo per il tuo, ho notato il modo in cui lo guardi e se gli racconti la verità manderai in mille pezzi tutto il suo mondo e una parte di lui incolperà te per questo, proverà odio nei miei confronti certo, ma finirà per odiare anche te, tutti noi abbiamo dei segreti da mantenere signorina Smoak. -

-Cosa intende... - iniziò Felicity, ma il sorriso che la donna le rivolgeva non lasciava intendere nulla di buono, si sentì gelare il sangue nelle vene e si bloccò sul posto.

-Lei... lei sa...-

-Con chi credi di avere a che fare? Io sono Moira Queen... Credo che tu sia l'ultima persona che possa parlare di segreti a mio figlio. - Moira se ne andò soddisfatta lasciando Felicity persa nei suoi pensieri. Le cose erano andate a peggiorare, non solo Walter l'aveva ricattata in modo sfacciato, ora anche Moira la stava ricattando, certo in un modo molto più velato e molto meno invasivo, ma rimaneva comunque un ricatto.

Lasciata casa Queen, Felicity rimase a contemplare il volante della sua auto, i pensieri le si accavallano in testa in modo quasi doloroso, mise in moto la macchina decidendo di tornare a casa, per quel giorno non sarebbe stata capace di fare niente al covo.

 

-Mamma!-

Felicity era appena entrata in casa, le due furie si erano lanciate su di lei abbracciandola.

-Che ci fate ancora svegli? -

-E' presto! - rispose Hope guardando la mamma.

-Mamma mi fai le coccole? - Robert si era lanciato verso la madre alla ricerca di affetto.

-Sul divano! Dov'è la nonna? - i tre se ne andarono sul divano dove la televisione trasmetteva il cartone di cattivissimo me.

-E' al telefono. - rispose Hope sedendosi accanto alla mamma con un libro in mano.

-Leggi? - chiese Felicity, Hope era ancora piccola, ma da qualche tempo aveva espresso il desiderio di imparare a leggere, così con l'aiuto di Felicity e di Stesy, Hope aveva iniziato a leggere, anche se ancora non era brava e molte parole non le conosceva, le piaceva comunque girare per casa con in mano un libro.

-Si! - rispose mostrandole il libro di cappuccetto rosso.

-Leggi un po' per me allora. -

Così i tre sul divano passarono una serata tranquilla, Robert steso sulla madre a farsi fare le coccole mentre guardava la televisione, Hope seduta accanto ai due che leggeva balbettante il suo libro.

-..Mangiarti... stai davvero diventando brava. - si complimentò Felicity, Hope sorrise e riprese a leggere.

-Sei tornata, pensavo saresti rimasta fuori più allungo. - la madre aveva finito la telefonata ed era tornata in salotto dove aveva lasciato i nipoti.

-Ciao mamma, oggi ho finito presto. È successo qualcosa? -

-Tutto tranquillo. Hope sta diventando molto brava. - disse sedendosi sul bracciolo del divano accanto alla nipote.

-Si, sono molto orgogliosa di lei. - diede un bacio sulla testa alla bambina che le sorrise.

-Mamma Robert russa! - le due donne scoppiarono a ridere, il bambino si era addormentato e aveva preso a russare piano infastidendo Hope.

-Continua a leggere con la nonna io lo porto a letto. -

-Okay... - Hope riprese a leggere tranquillamente, Felicity uscì dal salotto e andò verso la camera dei bambini, come al solito la stanza era disseminata di giochi e vestiti sparsi a terra, prima o poi avrebbero imparato a tenerla in ordine. Robert russò più forte quando lo posò sul letto, si accigliò e si mosse infastidito mentre gli sfilava i vestiti e cercava di mettergli il pigiama.

-Decisamente sembri tutto tuo padre. - commentò notando le sopracciglia contratte, la sua espressione era la stessa che faceva Oliver quando qualcosa non gli tornava. Gli diede un bacio sulla fronte, sorrise notandola distendersi in un espressione rilassata e serena, rimase ancora un po' li a guardarlo dormire pacifico chiedendosi se non fosse arrivato il momento di dire tutto ad Oliver. La suoneria del cellulare la distrasse dai suoi pensieri, uscì dalla stanza cercando di non svegliare Robert e rispose.

-Diggle è successo qualcosa? - chiese chiudendo la porta di camera.

_Sono Oliver. _ Felicity si fermò in mezzo al corridoio, staccò il cellulare dall'orecchio e verificò il nome che ancora illuminato risaltava sullo sfondo del telefono “Dig”.

_Sto usando il suo telefono, dove sei? _ la voce era bassa e con una cadenza lenta come se stesse pesando le parole che stava dicendo.

-Io... Sono, tornata a casa... E' successo qualcosa? - rispose lei preoccupata.

_ Perché te ne sei andata? Ti è successo qualcosa?_ la voce di Oliver era ghiaccio puro e lei non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

-Dovevo fare una che mi ero dimenticata, hai bisogno di me? - sentiva il cuore batterle forte.

_No, rimani pure a casa, ci vediamo domani..._ la telefonata era appena conclusa ma Felicity continuava a fissare il cellulare pensierosa.

-Mamma? Vieni voglio iniziare di nuovo il libro.- Hope fece capolino dal salotto chiamandola.

-Eccomi. -

 

***

 

Nelle stanze sotto al Verdant c'era un innaturale silenzio. Sara e Oliver erano rientrati dal loro giro di pattugliamento, la città quella sera era tranquilla, si erano imbattuti solo in una rapina ai danni di un uomo, l'aggressore era un ragazzino al suo primo crimine, dopo averlo consegnato a Lance i due erano rientrati al covo, trovando all’interno solo Dig che lavorava al suo computer, Oliver si era accigliato notando immediatamente l'assenza della bionda, così aveva chiesto direttamente all'amico dove fosse finita. La risposta che ebbe non gli piacque per nulla, c'era qualcosa di strano nei suoi occhi, come se fosse infastidito da non averla trovata li. La conversazione telefonica mise i brividi sia a Dig che a Sara, ma non ebbero tempo di dire nulla, Oliver restituì il telefono al legittimo proprietario allontanandosi dai due senza dire una parole. Sicuri di essere soli i due si guardarono.

-Sembra a me o era arrabbiato? - chiese Sara, Dig annui.

-Sembrava. - ormai Dig si era deciso a non domandarsi più cosa pensasse Oliver riguardo Felicity, il suo comportamento nei confronti della ragazza era diverso rispetto a quello che aveva con qualunque altra ragazza, sembrava non la vedesse con un essere femminile, ma solo come fonte di informazione, ma allo stesso tempo teneva particolarmente alla sua opinione e prendeva realmente in esame qualunque cosa lei dicesse, era una contraddizione vivente quando si parlava di Felicity.

-Cosa c'è realmente tra loro? - quella era la domanda migliore che Sara poteva porre.

-Lui dice nulla. Lei è solo la sua partner... - rispose lui usando la stessa parola che Oliver aveva detto qualche tempo prima a Felicity.

-Non sembrerebbe. - rispose, poi uscì anche lei alla ricerca di Oliver.

-Già non sembrerebbe. - le fece eco Diggle.

Sara raggiunse Oliver fuori dal Verdant, il vicolo laterale era ormai diventato il punto di sfogo del ragazzo.

-Che succede? - gli chiese Sara fermandosi davanti a lui impedendogli di continuare ad andare avanti e indietro in quello stretto pezzo di strada.

-Niente... - rispose lui rapidamente, Sara lo guardò scettica, si appoggiò al muro aspettando che Oliver parlasse, era chiaro che stava succedendo qualcosa e prima l'avesse ammesso, meglio sarebbero stati tutti lui per primo.

-Mi evita! Non capisco perché, non posso fidarmi di una persona che non fa altro che evitarmi! - rispose lui arrabbiato, quell'esplosione lasciò stupì molto Sara, Oliver non era arrabbiato sembrava ferito da quel comportamento.

-Cosa è che ti da realmente fastidio, il fatto che lei non è qui o che non sia qui ad aiutarti.- chiese Sara, poteva sembrare che stesse domandando la stessa cosa, ma c'era una sottile differenza tra le due opzioni: la prima era più su un piano personale, la seconda era semplicemente una questione pratica di lavoro. Oliver era visibilmente combattuto nel darle la risposta, sembrava che nemmeno lui sapesse decidere quale fosse la vera risposta, lui la voleva li al covo al suo fianco, ma non sarebbe stato sincero se avesse detto che la voleva solo per la sua bravura al computer.

-Dannazione!- si allontanò dal vicolo in sella alla sua moto, allontanandosi da Sara e da quella scomoda domanda. L'aria nel vicolo si fece improvvisamente gelata, Sara guardò la moto partire e sparire tra le strade distrutte del quartiere, scosse la testa quella non risposta era una risposta, almeno lo era per lei.

-Quindi? - la incalzò Diggle vedendola rientrare.

-Un muro di pietra sarebbe stato più loquace.-

-Non mi stai dicendo niente di nuovo. - rispose Dig sorridendole, Oliver era un dannato testone e quando si trattava di sentimenti era un testone ritardato e loro non potevano farci nulla.

-Staremo a vedere, ci sono molte cose che Oliver non sa di Felicity e credo che ne rimarrà molto sorpreso. Buona notte Sara.- se ne andò lasciandola sola senza specificare ulteriormente cosa intendesse con quelle parole.

 

Oliver sfrecciava per le strade della città come un pazzo mentre nella sua mente le parole di Sara giravano senza dargli pace: perché era tanto infastidito dal comportamento di Felicity, non era legata a lui, Felicity era libera di fare quello che voleva, anzi, per colpa sua la sua vita era costantemente in pericolo, sarebbe stato meglio per lei non avere più niente a che fare con Arrow, eppure non riusciva a metterla da parte, non poteva fare a meno di lei e della sua intelligenza, si, era per quello, Felicity gli serviva, la sua bravura al computer gli era indispensabile, come le sue idee e i suoi consigli, grazie a lei ora lui aveva trovato un altro modo per aiutare la sua città, se non fosse stato per le sue parole ora molti nemici sarebbero a piede libero.

 

Qualche strada più in la Felicity sedeva sul divano con la figlia, sorrideva e annuiva alla giovane che continuava a leggere lo stesso libro da almeno un ora, ma nonostante tutto, la mente di Felicity era lontano da li, la sua testa era tutta rivolta a Oliver e a quella strana telefonata che aveva ricevuto.

-Mamma, sei preoccupata? - Hope aveva smesso di leggere e la stava guardano.

-No tesoro tranquilla, però ora è tardi devi andare a letto. -

-Ma io non ne ho voglia! - protestò mettendo il broncio, erano quelli i momenti che preferiva di Hope, quando faceva qualcosa di infantile e mostrava la sua vera età, forse era stata sua la colpa, aveva fin da subito cercato di farli comportare da bambini più grandi di quello che erano: era giovane e tra l'università e loro che piantavano capricci non ce l'avrebbe fatta, aveva rovinato la loro infanzia per certi versi, ma ora che aveva tempo, si era ripromessa di dare loro tutto quello che in quegli anni non era riuscita a dargli. Le diede un bacio sulla fronte sorridendole.

-A letto, leggerai domani. - sbuffando la bambina se ne andò in camera e si preparò per andare a dormire, la seguì con lo sguardo indecisa su cosa fare, appena la chioma bionda scomparve dalla sua vista la sua mente aveva già deciso cosa era giusto fare, si recò all'ingresso e da dentro la borsa recuperò una scatola di metallo verde, la strinse tra le mani, era piccola e fredda al contatto, le ci era voluto un po' di tempo prima di poter creare quello che che aveva messo all'interno, ma ora che era finito doveva consegnarlo.
Felicity entrò in camera dei figli, Robert dormiva beatamente, mentre Hope si stava infilando sotto le coperte.

-Mi dai il bacio della buona notte? - le chiese mentre sistemava il cuscino per stare più comoda.

-Certamente. - si sedette sul letto.

-Che c'è mamma? -

-Ti devo dare una cosa, devi promettermi di non aprirla mai. -

-E perché me la dai? - la bambina guardava prima la madre e poi la scatola che quella aveva tra le mani.

-Se mi dovesse succedere qualcosa tu dovrai darla a zio John. - spiegò lei, aveva creato personalmente quel programma per rintracciare il suo il suo gps, che aveva istallato nel ciondolo che portava al collo, era un idea stupida, lei non era in pericolo non si era mai sentita una potenziale vittima, eppure da quando Walter era comparso in ufficio aveva la sensazione che tutto poteva finire male.

-Okay... -

-Nascondilo, non dire a nessuno che ce l'hai e non aprirla. - la piccola prese la scatolina e la nascose sotto il cuscino.

-Va bene mamma. -

-Notte. - Hope si stese nel letto e chiuse gli occhi, Felicity si trattenne ad osservare la figlia prima di sistemarle le coperte e darla un dolce bacio sulla fronte.

Uscita dalla camera la giovane mamma si recò in salotto dove il passaggio dei due bambini aveva lasciato il segno, riordinò i giochi sparsi a giro, si buttò sul divano concedendosi cinque minuti di pace prima di andare a dormire, avrebbe dovuto buttarsi sul letto invece che sul divano, la stanchezza l'aveva stroncata, non aveva voglia di alzarsi dal li.

-Paliamo... - Felicity aprì gli occhi appena chiusi e trovò sua madre davanti a lei che le porgeva una tazza fumante di tea.

-Mamma... - prese la tazza accomodandosi meglio sul divano osservando sua madre sedersi accanto a lei.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, Felicity fissava la tazza stretta tra le sue mani, Stesy invece fissava la figlia aspettando che si decidesse a parlare.

-Cosa ti preoccupa? Il signor Queen ti ha trattato male? - la domanda era stata detta in modo innocente, ma Felicity conosceva troppo bene sua madre per non cogliere l'ironia e la frecciatina che le era appena stata lanciata.

-No mamma, Oliver non mi ha trattato male. - rispose ricevendo in risposta un espressione scettica, Stesy non si fidava di Oliver e non ne faceva mistero.

-Ho scoperto una cosa, ma non so se posso dirglielo... - spiegò lei, era più facile dire a sua madre che aveva scoperti che Thea non era la figlia di Robert Queen piuttosto che dirle che Walter era tornato e la stava ricattando.

-Felicity non credi di avere già abbastanza segreti con quel ragazzo? - questa domanda la colse alla sprovvista tanto che la tazza che stringeva in mano rischiò di finire rovesciata su se stessa e sul divano.

-Cosa?- non avevano mai realmente affrontato quell'argomento, lei sapeva che sua madre aveva dei sospetti su chi fosse il padre dei due bambini, ma era solo un sospetto visto che lei si era sempre rifiutata di parlarne.

-Fel, sono tua madre ti conosco. Oliver Queen era il ragazzo a cui facevi ripetizioni. - spiegò come se quello bastasse a chiudere l'argomento.

-Si ripetizioni mamma, secondo te come ho fatto a finire nel suo letto dalla biblioteca della scuola?- chiese, stava ancora negando e forse lo avrebbe continuato a fare ancora per molto, ma da qualcuno la sua intelligenza doveva pur averla presa e sua madre non era per nulla stupida.

-Il vero mistero è quanto tu sia stata in biblioteca a fargli ripetizioni. - rispose divertita alla faccia sempre più sconvolta della figlia.

-Felicity, capisco che tu non sia fiera di quello che hai fatto, ma hai due splendidi figli, li ami, loro amano te e io sono fiera di quello che hai realizzato, certo non avrei voluto questo, ti avrei preferito con un ragazzo invece che con due figli, ma questo non vuol dire che io non abbia una grande stima di te.- la donna le sorrise con infinita dolcezza, non erano molte le occasioni in cui le due si dicevano certe cose, quelle parole avevano un significato importante per entrambe.

-Mamma. - si avvicinò e abbraccio la donna, stretta nel suo abbraccio le sembrò di tornare bambina, il periodo delle ginocchia sbucciate e dei bacini per far passare il dolore erano lontani, ma quelle braccia avevano ancora il potere di trasmetterle serenità e amore.

-Ora vuoi dirmi cosa è successo? -

-Hai ragione, è Oliver il padre, ma... ora non posso dirgli di loro, deve risolvere altri problemi e non posso... -

-Certo, capisco che debba rimettersi in sesto dopo cinque anni su quella maledetta isola, ma è passato un anno. Felicity... dimmi la verità, lui non si ricorda di te. -

-Dannazione mamma come fai... -

-L'ho capito dal tuo sguardo quando parli di lui, soprattutto le prime volte che lo hai incontrato a lavoro, avevi lo sguardo triste, deluso. Non ti chiederò cosa è successo e come siete finiti insieme a letto, almeno non ora, ma tu dovrai dire a Oliver: di Robert e di Hope, lui si deve prendere le sue responsabilità, ma soprattutto i tuoi figli meritano un padre.-

-Lo so, lo so! Ci penso ogni giorno, ogni volta che li guardo vedo Oliver, Robert è praticamente la sua copia. E ogni volta che sono con lui duro fatica a non dirgli tutto, ma non ce la faccio. -

-Felicity, più aspetterai, più sarà difficile. Ora dimmi cosa è successo oggi. -

-Il fatto è che... ho scoperto che Thea è figlia di Malcon Merlyn... - qualunque fossero i pensieri di Stesy il suo volto rimase impassibile aspettando che la figlia continuasse il racconto.

-Sono stata da Moira Queen, non ho mai avuto a che fare con quella donna fino ad oggi e credo di essere stata fortunata. Le ho detto che sapevo e che era giusto che Oliver sapesse. Mi ha fatto ben intendere che sa di Robert e di Hope e che se io svelo il segreto di Thea lei dirà a Oliver di loro. -

-Cosa pensi di fare?-

-Non lo so...- Stesy si alzò dal divano sorridendo alla figlia, le baciò la fronte con dolcezza.

-Prenderai la decisione giusta, ne sono sicura. Ora vai a letto è tardi. -

-Notte mamma. -

 

continua

 

Eccomi ho pubblicato di corsa visto che tra meno di venti minuti dovrei essere a lavoro e invece sono qui... <.< la mia bassa autostimi mi porta a cercare le vostre recensioni in questi momenti di crisi... >.>

comunque in molti avevano azzeccato Felicity va da Moira per la storia di Thea, la discussione tra Moira e Felicity è ripresa dal telefilm visto che lo scambio di battute era perfetto ho lasciato l'originale con solo la mia aggiunta su i figli.
volevate più scene con ROber e Hope e sto cercando di accontentarvi! ^.^
Cosa avrà dato Felicity ha Hope? si scoprirà più avanti giuro!
ora rapporto Felicity/madre vi è piaciuto? Stesy sta recuperando punti?
"-Il vero mistero è quanto tu sia stata in biblioteca a fargli ripetizioni." xD ammettiamolo è stata un genio in questa frase!
scappo che qui se no faccio tardissimo!
Un bacione Buona visione di puntata a chi segue la diretta, Buona settimana...
ci vediamo MERCOLEDI'!
MIA


Ricordate che chi vuole può trovarmi su FB -> https://www.facebook.com/miablack.efp 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 10: -_-_-_- ***


capitolo 10

 

La mattina dopo Felicity era carica, avrebbe preso Oliver da parte e gli avrebbe detto di Thea, doveva trovare le parole giuste, non poteva fare come al suo solito e balbettare qualcosa di incomprensibile per poi stancarsi e lanciare la bomba senza il minimo tatto.

-Vestitevi e andiamo che so no faccio tardi! - vestita di tutto punto Felicity fece il suo ingresso in cucina spedendo i due bambini a prepararsi per la scuola.

-SII! - i due bambini uscirono correndo dalla cucina mentre Felicity li osservava attenta, sua madre come sempre era una presenza costante e silenziosa, si voltò e la vide guardarla sorridente.

-Sono fiera di te. - disse mentre sorseggiava il caffè, Felicity la guardò sorpresa da quella affermazione.

-Io... -

-Sapevo che avresti fatto la scelta giusta. - continuò.

-Speriamo bene. - commentò preoccupata Felicity

 

Dopo aver lasciato i due bambini a scuola Felicity andò a lavoro, lasciò l'auto nel parcheggio sotterraneo e controllò l'ora, era ancora presto poteva prendersi un caffè prima di andare in ufficio, una dose extra di caffeina non le avrebbe certamente fatto male.

Vicino alla QC c'era un bar dove Felicity era solita fermarsi prima di rientrare dalla pausa pranzo, quando era ancora una IT lo frequentava spesso, la macchina del caffè di quel reparto preparava, non sapeva nemmeno lei come definirlo, fango liquido era il termine che con le sue college usava, ma non rendeva comunque l'idea dello schifo che faceva, così uscivano a prendere il caffè li.

-Ecco la nostra donna in carriera! - il barista le rivolse uno splendido sorriso quando la vide entrare.

-Ciao, Tom. - lo salutò lei, Tom era il figlio del proprietario del bar e da qualche anno aveva iniziato a gestirlo lui, aveva pochi anni in più di Felicity ed era molto simpatico.

-Il solito? -

-Si, ho proprio bisogno di un buon caffè. -

-Arriva subito. Stai bene? Hai una faccia. Fatto le ore piccole ieri sera? - domandò allusivo mentre le preparava il caffè, ormai tra i due si era creata una bella amicizia, anche se del tutto superficiale.

-Già... mi sono rigirata nel letto per ore prima di riuscire a dormire. -

-Avrei voluto esserci anche io a rigirarmi nel letto con te... - rispose ammiccando il giovane, Felicity ridacchio e arrossì contemporaneamente, Tom era il tipo con la battuta maliziosa sempre pronta.

-Tom, Tom... questa volta sembravi quasi vero. - rispose lei senza dar peso a quella frase, non ci stava veramente provando con lei, forse qualche anno prima, ma ormai aveva capito che a lei non interessava nient'altro che un amicizia da bar.

-Signor Queen, benvenuto, cosa desidera? - Tom guardò oltre le spalle della ragazza con il suo solito sorriso cordiale, mentre Felicity si bloccava sul posto, non poteva credere che Oliver fosse entrato in quel bar, Dig non si fermava mai li, c'erano molti altri bar da casa Queen a lavoro e solitamente si fermavano al solito bar poco distante da casa, perché quel giorno erano li?

-Un caffè. - rispose Oliver fermandosi proprio dietro la bionda, sentiva la presenza del corpo di Oliver a pochi centimetri da lei, se si fosse girata si sarebbe scontrata contro il ragazzo, non poteva nemmeno spostarsi di lato visto che aveva gente da entrambe le parti, così si costrinse a rimanere ferma, entrambe le mani stringevano il bicchiere con tanta forza da rischiare di accartocciare il bicchiere.

-Buongiorno signorina Smoak. - Felicity tremo leggermente sentendo la voce di Oliver al suo orecchio, sapeva che era vicino, ma non si aspettava che fosse così vicino.

-Buon...Buongiorno.- balbettò lei, Tom le arrivò in aiuto porgendo il caffè a Oliver, il quale allungò il braccio per prendere il bicchiere, facendolo strusciare contro il fianco di lei.

-Non faccia tardi, l'aspetto in ufficio. - trattenne il respiro fino a che non lo sentì allontanarsi da lei. Tom la fissava con un sopracciglio alzato, sicuramente il suo comportamento non era rientrato nei canoni della normalità.

-C'è qualcosa tra te e il tuo capo? - chiese lui.

-Assolutamente no! - rispose lei, ci mancava solo che qualcuno andasse a dire una cosa del genere, ci pensava già Isabel a sostenere quella folle idea, non aveva bisogno di altre bocche che mettessero in giro quel pettegolezzo.

-Sei sicura, perché lui ti stava praticamente appiccicato e sembrava arrabbiato. - commentò lui dubbioso.

-Arrabbiato? - domandò frustrata, sapeva che dopo il suo comportamento di ieri sicuramente sarebbe stato arrabbiato, ma sperava che una notte di sonno e di sesso sfrenato con Sara l'avessero messo di buon umore.

-Direi di si. -

-Dannazione gli devo pure parlare di una cosa importante... Meglio che vada. Ciao Tom! -

Uscì maledicendo la sua cattiva stella, doveva aver fatto qualcosa di grave nella sua vita perché niente le andasse bene. Era appena salita sull'ascensore quando il cellulare le squillò, Dig:

 

Oliver sembra arrabbiato ti conviene salire velocemente.

 

Sospiro frustrata mentre digitava rapidamente la risposta.

 

sono in ascensore.

 

Felicity arrivò all'attico e lanciò uno sguardo all'ufficio dove Oliver stava discutendo animatamente con Isabel, meglio che urlasse con quella strega piuttosto che contro di lei, si sbrigò a posare le sue cose come faceva ogni mattina, appena fosse stato solo sarebbe andata a dargli i suoi impegni che quel giorno erano veramente tanti.

-Eccola, ti diverti proprio a far arrabbiare Oliver. - Diggle le era arrivato alle spalle e le stava parlando, non sembrava arrabbiato solo divertito dalla situazione, cosa che al contrario non era Felicity.

-Cosa avrei fatto sentiamo? - si voltò pronta a fronteggiare l'amico, quelle erano accuse infondate, lei non aveva fatto assolutamente niente per far arrabbiare Oliver.

-Calmati...-Dig fece un passo indietro e alzò le mani in segno di resa, non si aspettava una reazione del genere.

-Io sono calmissima. - rispose in un sibilo che ricordò a Dig i serpenti pronti ad attaccare la propria preda.

-Felicity... - iniziò Dig sperando di riuscire a calmare la ragazza prima che entrasse in ufficio, quando entrambi erano di pessimo umore solitamente succedeva sempre qualcosa di brutto.

-Vado a dargli i suoi appuntamenti... - Isabel era appena uscita dall'ufficio e le era passata davanti senza salutarla e senza fare un qualunque gesto che indicasse che l'aveva vista.

-Strega maleducata... - bisbigliò lanciandole un occhiataccia, poi si avviò nell'ufficio, Dig alzò gli occhi al cielo e le andò dietro con l'aria che si respirava in quel momento nell'ufficio di Oliver sarebbe sicuramente servito un arbitro per dividere i due.

-Buongiorno... - Felicity era entrata gli occhi erano puntati sul ipad e scorrevano rapidamente l'agenda. Oliver invece era concentrato su alcuni documenti, sembrava non essersi accorto dell'entrata della ragazza, ma Dig sapeva che stava solo fingendo, aveva irrigidito le spalle e serrato la mandibola.

-Posso elencare gli appuntamenti di oggi? - Felicity si era fermata davanti a Oliver che continuava a guardare i fogli sul tavolo.

-Non ora ho alcune cose da fare. - la stava liquidando con poche parole e con un gesto della mano, irritando se era possibile ancora di più la giovane.

-Come desidera, appena è in comodo mi chiami.- si voltò e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Dig era rimasto fermo ad osservare i due sospirando rassegnato, quei due non avevano bisogno di un amico, ma di un consulente matrimoniale.

-Oliver... che accidenti ti prende? - chiese, era dalla sera prima che si comportava in modo strano, si comportava sempre in modo strano quando c'era Felicity di mezzo.

-Mi nasconde qualcosa. - rispose immediatamente, tra loro i soggetti non erano importanti.

-Anche tu lo fai! Abbiamo già fatto questo discorso, non puoi pretendere totale onestà se non sei il primo a darla. -

-Lo so.. Solo... -

-Solo sei preoccupato per lei...- gli andò in aiuto osservando la reazione del giovane. Oliver chiuse gli occhi sembrava stanco e sofferente.

-Tu sai com'è. Potrebbe fare qualcosa di stupido o di pericoloso. - gli occhi di Oliver si spostarono sulla figura seduta alla scrivania che batteva qualcosa al computer con tanta forza da rischiare di spaccare la tastiera.

-Probabilmente starà nascondendo qualcosa di stupido, ma andiamo Oliver: Felicity si fida di te, si fida ciecamente, chiediglielo se non ti fidi di quello che dico io. Vai da lei e chiedile se si fida di te. Altrimenti dalle tempo e sarà lei a venire a parlarti di quello che la preoccupa. -

-Quindi anche secondo te sta combinando qualcosa. -

-Si, anche secondo me c'è qualcosa che non va. Ma aspetto che sia lei a parlarmene. -

-Aspetterò ancora un po'...- prese un profondo respiro e chiamò Felicity attraverso l'interfono.

Felicity entrò nell'ufficio determinata a dirgli gli impegni e poi a parlargli di parargli di Thea.

-Mr Queen i suoi impegni... - iniziò a elencare gli impegni per quella giornata.

-Per questa mattina sono tutti, nel pomeriggio ha il consiglio di amministrazione. -

-Ho capito, grazie. - rispose lui, mentre le elencava i suoi impegni si era incantato a fissarla cercando di leggere nel suo comportamento cosa le stesse succedendo.

-Oliver... Dovrei dirti una cosa... - per la prima volta dopo diversi giorni i due si guardarono dritti negli occhi.

-Dimmi... - l'intensità dello sguardo di lei mise Oliver sull'attenti.

-Ecco... Io... - aveva passato metà della notte a pensare a cosa dire, si era preparata il discorso per filo e per segno, era risaputo che le frasi migliori arrivavano prima di addormentarsi e per essere sicura di ricordarle quella mattina aveva scritto il discorso. Prese un profondo respiro e aprì bocca pronta a rivelare la bomba che avrebbe sconvolto per sempre la famiglia Queen. Il telefono di Oliver decise di suonare in quel momento interrompendo il discorso ancora non cominciato, il giovane rispose facendo segno alla ragazza di aspettare un attimo.

-Mamma! - se le avessero tirato addosso una secchiata di ghiaccio forse avrebbe potuto giustificare la sensazione di aver appena fatto una doccia ghiacciata. Che fosse solo un caso? si chiese Felicity, Moira le aveva chiaramente detto di stare zitta e ora che era pronta a rivelare la sua scoperta lei chiamava, o il destino le era avverso o c'erano delle cimici e quella subdola donna stava origliando, ma se ci fossero state delle cimici Moira avrebbe dovuto sapere anche del loro lavoro serale, eppure sembrava ignara che suo figlio fosse Arrow. Presa dai suoi ragionamenti non si accorse che Oliver aveva riattaccato e le stava parlando.

-Felicity? -

-Come? -

-Stai bene? - chiese preoccupato.

-Si... scusa solo pensieri... - rispose sorridendo e gesticolando come al solito quando era nervosa.

-Mia madre mi ha detto che l'annuncio lo faremo venerdì qui, puoi rimandare gli impegni? - gli chiese lui cauto.

-Lo faccio subito. - colse l'occasione e uscì rapida dall'ufficio, non era riuscita a dirgli di Thea, l'idea che sua madre avesse messo delle cimici era assurda, ma non poteva rischiare, gli avrebbe detto di Thea, ma non in quel momento.

Felicity passò tutta la mattinata a rimandare gli appuntamenti di Oliver, scusandosi con tutti per l'imprevisto, dopo l'ennesima telefonata decise che per il momento non ne voleva più sapere, aveva bisogno di un caffè per poter tornare a carburare e magari anche pensare a come dire a Oliver di Thea, magari lo poteva fare quella sera al covo, li era sicura che nessuno avrebbe potuto ascoltare la conversazione a parte Dig e Sara. Sorseggiò il suo caffè fissando Oliver lavorare, gli avrebbe detto di Thea e presto gli avrebbe detto anche dei bambini, non poteva più nasconderlo, c'era troppa gente a conoscenza di quel segreto ed era meglio che lo sapesse da lei che da qualcuno come Walter o Moira. Il suo telefono squillò, Felicity lo guardò posato su dei fogli sulla scrivania, storse le labbra e decise di lasciarlo suonare, non aveva voglia di vedere chi fosse, quando smise di suonare sorrise soddisfatta, ma dopo poco suonò nuovamente, scocciata si recò alla scrivania e prese l'oggetto infernale in mano, non conosceva il numero si accigliò ma rispose comunque.

-Pronto? -

_Quando chiamo devi rispondere immediatamente. _ un brivido freddo le scese lungo la colonna vertebrale, ormai quella voce era diventata un incubo per lei, non solo quando era sveglia, ma anche la notte la sognava rendendo i suoi sogni inquieti e agitati.

-Sto lavorando. - rispose lei a denti stretti.

_Beh se non vuoi che qualcuno scopra qualcosa è meglio che non accada di nuovo. _ ancora quella minaccia.

-Cosa c'è? -

_Venerdì sera vestito elegante, mi accompagnerai ad un party. _

-Non ci penso neanche. -

_E invece lo farai...se non vuoi che io lo dica a Oliver. _ ringhiò, odiava quella situazione, ma soprattutto odiava lui.

-Bene, come vuoi. - pregò mentalmente che nessuno scoprisse quell'uscita, sarebbe stata difficile da giustificare, ma qualcosa nel tono di voce la fece dubitare che tutto sarebbe finito bene.

 

***

 

Il fine settimana arrivò troppo velocemente secondo gli standard di Felicity. Venerdì si preannunciava una giornata particolarmente agitata e frenetica.

A breve si sarebbe tenuto l'annuncio di Moira, la sala era gremita di persone tutti in attesa di ascoltare cosa la donna avesse intenzione di dire, c'era impazienza e curiosità, i giornalisti parlavano tra loro ipotizzando mille e più teorie, una più inverosimile dell'altra. Felicity aveva deciso di assistere alla conferenza stampa nascosta in un angolo della sala, lontana da tutti e soprattutto lontana dalle telecamere, se qualcuno avesse ripreso la sua espressione durante l'annuncio nessuno avrebbe votato Moira, non c'era da stupirsi che non amasse Moira Queen, non dopo la minaccia che le aveva fatto, Moira era subdola e meschina, lo aveva capito dalla storia del terremoto, ma pensava che fosse cambiata dopo aver rischiato la pena di morte solo poche settimane prima. Il suo ricercato e amato isolamento durò ben poco, Felicity si stava guardando le punte delle sue favolose scarpe, favolose si, ma comode no, i tacchi erano belli ma dolorosi, mentre contemplava la punta lucida si passava distrattamente le mani sulla gonna cercando di stirare pieghe inesistenti.

-Si sta nascondendo signorina Smoak. - qualcuno aveva deciso di interrompere il suo isolamento, per sua fortuna non era stato né Oliver né Diggle, ma un altro uomo, uno di cui pensava potesse fidarsi.

-No, mi tengo in disparte, non vorrei che la mia espressione danneggiasse la signora Queen. - rispose sinceramente con una punta di astio nella voce.

-Se sorridesse non ci sarebbero problemi.- rispose cordiale l'uomo.

-Se sorridessi verrebbe dire che appoggio la candidatura della signora Queen. E non lo faccio. - rispose lei, aveva smesso di guardarsi le scarpe ora seguiva Oliver muoversi per la sala, cercando qualcosa o qualcuno.

-Secondo me sarebbe un ottimo sindaco.-

-Distrugge mezza città, mente, giura il falso ai figli. Minaccia. Beh sicuramente parte allenata. - lo sguardo severo del signor Steel si posò sul suo viso.

-Sei arrabbiata. - costatò lui.

-Perchè, dovrei? La signora Queen mi ha solo minacciata di svelare l'esistenza di Robert e di Hope a Oliver, perché dovrei essere arrabbiata. - rispose sarcasticamente, i suoi occhi erano ancora su Oliver che stava parlando con la madre e la sorella.

-Tu però sei andata da lei per la storia di Thea. -

-Non la stavo minacciando, le stavo dicendo che sapevo e che era meglio per lei se diceva la verità ai suoi figli. -

-E non pensi che sia arrivato il momento di dire anche tu la verità a Oliver? - chiese.

-Abbiamo già fatto questa conversazione. - Moira nel frattempo era salita sul palco insieme ad Oliver, le parole del ragazzo erano colme di orgoglio e di apprezzamento nei confronti della donna, se gli avesse detto la verità sarebbe finito tutto, avrebbe rovinato per sempre il loro rapporto e non era sicura di essere pronta ad essere la causa del l'odio di lui nei confronti della madre.

-Si, l'abbiamo già fatta, ma è passato più di un anno dal suo ritorno... -

-Non ha idea nemmeno di chi io sia...-

-Fa male... ma più aspetti meno scusanti avrai, buona giornata signorina Smoak.-

-Buona giornata a lei Signor Steel. -

Mentre osserva Oliver non poté fare a meno di ricordare quando aveva saputo del suo ritorno.

 

Era un giorno come un altro per Felicity, da quando aveva finito l'università la sua vita era decisamente migliorata, tornando nella sua città le sembrava che le difficoltà si fossero dimezzate. Aveva un bell'appartamento a due passi dal centro, un ottimo lavoro in una delle aziende più importanti della città, i bambini erano sani e belli, ma soprattutto chiusi a scuola fino alle cinque e mezzo. Altre tre ore e sarebbe uscita da li, sarebbe andata a recuperare le due sue pesti, avrebbero fatto la spesa tutti e tre insieme e poi a casa, dove mentre loro avrebbero continuato a demolirla lei avrebbe preparato qualcosa di buono per cena. Dopo aver sfamato le belve li avrebbe infilati in vasca giusto per togliere quelle tre o quattro tonnellate di terra che i due si erano portati a casa, puliti e profumati avrebbero fatto qualcosa di tranquillo, un film, un libro, un gioco e tante coccole, prima di infilarsi ognuno nel proprio letto e dormire fino al mattino dopo.

-Andiamo Felicity un caffè non ti potrà certo fare male! - una collega si affacciò alla porta.

-Se mi stai proponendo il caffè della sala relax potrebbe veramente uccidermi! - le due ridacchiarono mentre uscivano nel corridoio, ogni piano aveva la propria sala relax e quella era una fortuna, con tutta la gente che lavorava li dentro almeno non avrebbero dovuto fare a botte per bere il caffè. La sala relax del reparto informatico era piccola ma accogliente, la macchina del caffè qualche biscotto e qualche merendina nei mobilini, un frigo, perennemente vuoto e poi la televisione, un grande schermo piatto apparso una mattina dal niente.

La televisione era perennemente accesa senza audio, fu un caso che spinse Felicity a posare gli occhi sullo schermo.

-Impossibile.... Mettete l'audio! - tutti si erano voltati a guardarla prima di prestare attenzione alla televisione, le parole gracchianti della giornalista lasciarono tutti i presenti senza parole, dopo cinque anni Oliver Queen sbucava fuori da un isola sperduta nell'oceano ancora in vita.

-E' vivo... - balbettò incredula, sentiva il cuore batterle all'impazzata, sapeva che era vivo, lei ne era certa non aveva mai perso la speranza.

-Felicity Smoak? Il signor Steel ti vuole nel suo ufficio. - un impiegato aveva fatto capolino e trovandola le aveva recapitato il messaggio.

-Ora vado. - con il cuore ancora in subbuglio e le gambe malferme si diresse verso l'ascensore. Appena uscita dall'ascensore Walter Steel le fece cenno di entrare nel suo ufficio, era al telefono con qualcuno e sembrava intento a rassicurare l'interlocutore su qualcosa.

-Si... non prima di un paio di ore. Sarò li con te. Ora devo andare ci vediamo tra poco. - chiuse la chiamata e fece cenno a Felicity di sedersi.

-Posso sapere che cosa è successo? - si accomodò, non poteva stare in piedi le gambe le tremavano ancora.

-Hanno trovato Oliver. - annuii, lo sapeva, lo aveva appena saputo dalla televisione.

-Ma non sembri sorpresa. -

-L'ho sentito ora alla televisione. - sorrise riconoscente per quel gesto, non era obbligato a informarla, lei non era nessuno, si era rifiutata di chiedere di dare ai bambini il cognome Queen, lei non era legata a quella famiglia, lui quindi non era obbligato a dirle nulla.

-Tra qualche ora arriverà all'ospedale. Vuole venire? - scosse la testa decisa.

-No! Lui non credo che... beh non credo nemmeno che si ricordi di me. - la sua mente analitica sapeva che era altamente probabile, quasi scontato, che Oliver non ricordasse della ragazzina che l'aveva aiutato a passare l'esame, ma nel suo cuore ci sperava, sperava che lui si ricordasse di lei.

-Gli dirai di Robert e Hope? -

-Non lo so...-

-E' suo diritto. -

-E' appena tornato dopo cinque anni passati su un isola deserta, non credo sia il momento giusto per comparire e dirgli che ha due figli pestiferi. - ridacchiò sperando di alleggerire la tensione.

-So che è ingiusto, ma sono figli mie, Oliver, non sa niente, non è giusto rovinargli la vita.- aggiunse.

-Un giorno dovrai dirglielo, sono suoi figli e loro meritano di conoscere il loro padre. -

-Ricordo Oliver Queen, e non credo di sbagliare dicendo che non si perderanno niente di eclatante. Se dovessi scoprire che è cambiato e che si merita i figli allora sarò io stessa a dirglielo.-

-Non pensi di essere ingiusta? -

-Forse, ma li ho cresciuti io da sola, spetta a me scegliere. -

-Un giorno dovrai dirglielo. -

-Ci penserò, per ora lo lascio tornare alla vita normale. Con permesso.-

Continua..

Ecco il decimo capitolo, Felicity era quasi pronta a rivelare ad Oliver il segreto della madre ma anche questa volta non ce l'ha fatta... povera ragazza.
Walter e il party... chi sente puzza di bruciato alzi la mano! (date libero sfogo alle vostre teorie e scrivetele me avida di teorie, lo sapete che io amo le vostre teorie)
Oliver, beh Oliver -preoccupato-geloso-iperprotettivo-Queen sta dando di matto, per fortuna c'è Diggle che cerca di farlo ragionare, Diggle dovrebbe lasciare l'idea di fare la guardia del corpo/ autista dovrebbe aprire uno studio come consulente matrimoniale!
non recensite più perchè? è brutta? noiosa? poco interessante? scontata? troppo fuori dai personaggi? O.o cioè mi avete abituato male lo sapete quindi ora non che 7/8 recensioni siano poche, ma se penso a "solo strane coincidenze" 7/8 sono la metà di quelle che ricevevo... ç_ç (comunque non mi sto lagnando (lamentando) era per capire! )
un bacione buona visione a chi segue Arrow in diretta a chi lo guarda il giorno dopo con i sub (IO)!
ci vediamo mercoledì!
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11: il party a casa... ***


Capitolo 11

-Felicity? - Stesy parlò attraverso la porta chiusa bussando prima leggermente, sua figlia era tornata a casa stranamente presto quella sera aveva baciato i figli e dopo aver promesso loro un fine settimana a Disneyland se avessero fatti i bravi e non fossero andati a disturbarla Felicity si era chiusa in bagno dove era rimasta per un ora, uscita dal bagno con l'accappatoio e un asciugamano tra i capelli si era barricata in camera dove era ancora chiusa dentro.

-Stai bene? - chiese la donna, aveva sentito un lamento, segno inequivocabile che la ragazza fosse viva all'interno di quella stanza.

-Io entro! - i due bambini fecero capolino dal salotto osservando la nonna entrare in camera della madre, si scambiarono un occhiata preoccupata.

-Morirà... - commentò Robert dispiaciuto per la sorte che sarebbe toccata alla nonna.

-Si e lo farà sotto le urla della mamma... - concordò Hope annuendo.

-Ti abbiamo voluto bene nonna! - bisbigliarono insieme prima di tornare a guardare la televisione.

Stesy intanto era entrata e si era chiusa la porta alle spalle.

-È esplosa una bomba qua dentro e non me ne sono resa conto? - Felicity con addosso solo un completino intimo vagava per la stanza raccogliendo i vestiti che aveva lanciato fuori dall'armadio: li posava addosso e si guarda allo specchio valutando l'effetto che l'abito faceva, scartandolo due secondi dopo per poi lanciandolo dalla parte opposta di dove l'aveva raccattato la prima volta.

-No mamma nessuna bomba, solo un emergenza vestiti! Non so cosa mettermi! - esclamò frustrata afferrando l'ennesimo vestito per poi lanciarlo poco dopo.

-Oh bambina mia che devo fare con te! -

-Mamma non ho niente, o sono troppo corti o sono troppo da segretaria o sono troppo scialbi! - esclamò irritata, lei non era il tipo di ragazze che impazziva dietro ai vestiti, non lo era mai stata, certo da quando era diventata la segretaria di Oliver aveva cambiato modo di vestirsi, aveva abbandonato i golf con i cagnolini e le ballerine con i panda, per vestiti con un taglio più classico ed elegante, ma per il resto lei non aveva vestiti adatti a serate fuori e soprattutto non aveva indizi su dove Walter la volesse portare.

-Aspetta qui! - Stesy uscì dalla stanza borbottando qualcosa su Dio e su sua figlia e qualcosa che aveva a che fare con l'avere ogni genere di vestito nell'armadio, la sentì borbottare per tutto il corridoio, sconsolata e irritata Felicity si sedette sulla poltrona davanti alla toilette sbuffando e lanciando sguardi omicidi al suo riflesso.

-Tu sei antipatica sappilo e soprattutto non sai fare shopping!- borbottò contro l'immagine riflessa, come se la colpa di tutto fosse lei e non se stessa.

-Ecco ci manca solo che ti metta a parlare con il tuo riflesso allo specchio e poi l'ospedale psichiatrico apre le porte per te! - sua madre era tornata con in mano due abiti: uno nero e uno rosa scuro, per quanto quello rosa fosse bello, la sua attenzione fu catturata da quello nero, gli occhi scivolavano sul morbido raso nero: bustino rigido senza spalline, fascia sotto il seno, gonna morbida corta sopra al ginocchio, quell'abito era ancora stupendo come la prima volta che lo aveva visto.

-Quell'abito... quell'abito, io... Io l'avevo buttato. - sentiva il proprio cuore battere forte mentre dentro di lei un mix di emozioni contrastanti la stavano dilaniando: felicità, amarezza, eccitazione, dolore, cucito insieme alla stoffa di quell'abito c'era un pezzo indelebile del suo passato.

-Lo so.. ma non potevo permetterti di buttarlo, un giorno lo vorrai di nuovo.- le disse la madre.

-Beh non è questo il giorno. Prendo quello rosa. - con il groppo in gola afferrò l'abito rosa cercando di ignorare il suo stato d'animo, ma soprattutto cercando di ignorare i ricordi che stavano prepotentemente ritornando a galla riaprendo vecchie ferite.

-Bene allora lo rimetto a posto. - lo attaccò al gancio dietro la porta per poi tornare a guardare la figlia che guardava l'abito rosa.

-Ti piace? -

-Si, andrà bene, spero. -

-Siediti ti sistemo i capelli. - Felicity tornò a sedersi alla toilette mentre sua madre iniziava a pettinarle i capelli.

-Ti ringrazio. - sorrise mentre le iniziava a dividerli in ciocche: morbidi riccioli chiusi in una crocchia bassa e morbida dalla quale uscivano ciuffi che le incorniciavano il viso.

-Dopo voglio i dettagli! - le disse piano all'orecchio prima di uscire dalla camera per lasciarla finire di prepararsi.

Quasi puntuale Felicity uscì dalla sua stanza cercando di mettere il minimo indispensabile nella piccola borsetta che la madre le aveva dato.

-Mamma sei bellissima! - Hope era in piedi sul divano e la guardava meravigliata, non erano molte le occasioni di vedere sua madre vestita in quel modo.

-Vi piaccio tesorini miei? - chiese facendo una piccola giravolta su se stessa, l'abito rosa la fasciava ed esaltava le sue curve, la gonna era lunga con un generoso spacco dietro le gambe che arrivava fino a metà coscia, la parte alta della schiena era scoperta e davanti aveva una generosa scollatura, era sexy e per nulla volgare.

-Sei una bomba! - rispose Robert osservando la madre, gli occhi gli luccicavano e aveva quel mezzo sorriso che molte volte aveva visto sul viso di Oliver quando squadrava una ragazza che gli piaceva, decisamente Robert era la fotocopia del padre.

-Bomba? E questa da dove esce? - mise le mani su i fianchi cercando di sembrare severa, anche se la frase l'aveva divertita e lusingata, non c'erano uomini nella sua vita che le dicessero che era una bomba.

-È stato lo zio John. - rispose prontamente Hope.

-Non fare la spiona Hope! - Robert si voltò arrabbiato verso la sorella.

-Ma è vero! -

-Lo zio eh? Beh ci farò due chiacchiere io con lo zio. Ora finite il film e poi a letto e senza protestare. Buona notte. - si infilò il cappotto e diede un bacio ad entrambi prima di andarsene guardando sua madre che le sorrideva, probabilmente Stesy non aveva idea del motivo per cui si era vestita così elegantemente, sicuramente pensava che stesse per uscire con Oliver: non poteva pensare niente di più sbagliato.

L'incontro con Walter era fissato lontano da casa sua, non sapeva perché sicuramente lui era a conoscenza di dove abitava, eppure dirgli di andare li le sembrava una pessima idea, così avevano deciso di incontrarsi vicino alla QC. Parcheggiò e attese, Walter era peggio di una donna, amava farsi attendere e era così sgarbato che riusciva a far sembrare le commesse di quelle boutique super chic, piccoli e dolci zollette di zucchero, quando in realtà erano acide e velenose come serpenti a sonagli, dopo quasi venti minuti la solita macchina nera, che ormai Felicity aveva imparato a conoscere, si accosto alla sua, il finestrino scese lentamente e il viso ossuto di Walter comparve.

-Sali, muoviti è tardi. - si morse la lingua cercando di non emettere alcun commento acido, la serata doveva ancora iniziare ed era meglio non bruciare le tappe prima di iniziare.

Entrata in auto Walter la scrutò attentamente sorridendo in modo lascivo sul seno scoperto.

-Mi vuoi almeno dire dove stiamo andando? - chiese Felicity chiudendosi il cappotto nascondendo così il seno a Walter, le ricordava un vecchio arrapato che non vedeva una donna da quarant'anni.

-Lo scoprirai presto non ti preoccupare, vedi di non farmi sfigurare. - il sorriso compiaciuto di Walter irritò Felicity che comunque evitò di commentare.

La macchina lasciò il centro della città, non stavano andando verso The Glades, ma verso la zona residenziale dei ricchi di Starling City. L'ansia iniziò ad assalire la giovane bionda che stava iniziando a capire dove erano diretti, si rifiutava di pensare che Walter fosse così bastardo da portarla li, ma le sue speranze crollarono quando vide il cancello che la macchina stava per varcare imboccando il vialetto di casa Queen: Walter la stava portando come sua accompagnatrice alla festa di Moira, dove ovviamente c'era anche Oliver, poteva essere più sfortunata di così?

-Dai Queen? - sibilò osservandolo cercando di trattenere la furia omicida che la stava avvolgendo.

-Problemi? -

-Ovvio che ho problemi: Oliver Queen è il mio capo! - ribatté lei, anche se non era quello il vero problema.

-Se c'è solo questo tra voi non avrai problemi... Tu rispetta l'accordo e io rispetterò il mio. Non dirò nulla fino a quando tu continuerai a passarmi informazioni sulla Queen Consolidated.- Felicity serrò le labbra, presto avrebbe capito che gli stava passando documenti vecchi e a quel punto sarebbe stato dannatamente difficile capire cosa stesse macchinando.

-Andiamo. - scesero dall'auto, Walter con il suo solito sguardo arrogante salutava e ringraziava tutti quelli che incontrava, mentre lei guardava in basso mordicchiandosi il labbro sperando che nessuno la vedesse, purtroppo le buone maniere richiedevano che loro dovessero andare a salutare i padroni di casa al loro arrivo. Moira Queen era davanti alla porta della sala con il signor Steel su un lato e i suoi due figli sull'altro.

-Signora Queen, Signor Steel, Oliver! E tu devi essere Thea Queen. - Walter si era avvicinato tenendo il braccio di Felicity bloccato in una morsa senza via di fuga, aveva salutato i quattro, ma solo Moira lo stava guardando, l'attenzione di tutti gli altri era rivolta a Felicity che si stava offendendo mentalmente da sola.

-Signor McOrner è un piacere vederla, vedo che è in compagnia della nostra cara Felicity. - il modo in cui la donna disse cara fece venire la pelle d'oca alla giovane.

-Buona sera. - rispose senza dirlo a nessuno in particolare, stava evitando di incrociare uno qualsiasi dei loro sguardi, dopo gli ultimi convenevoli la coppia entrò allontanandosi dai padroni di casa.

-Che cosa hai fatto alla signora Queen? Non sembrava molto contenta di vederti. -

-Non sono fatti che ti riguardano. - ribatté lei, quella sera stava diventando una specie di odissea senza fine ed era appena iniziata.

Felicity fu esibita come un pezzo di arredamento carino ma non degno di aprire bocca, durante tutta la serata Felicity si tenne ben a distanza da Oliver, nel mezzo alla folla aveva scorto anche Roy, Sara e Laurel, ovviamente aveva scansato tutti quanti, l'unica persona che non era riuscita a scansare nonostante ci avesse provato fu Isabel, ma riuscì a non rimanere in sua compagnia accampando la scusa del bagno, in un colpo solo si era liberata di Walter e di Isabel. Girellò per la sala e raggiunse il bar chiedendo un bicchiere di qualcosa di forte, non gli interessava cosa fosse, l'importante era che fosse forte, aveva bisogno di alcool per poter superare quella serata.

Appoggiata al bancone del bar con in mano quello che anni prima pensava fosse una pozione magica per gli scomodi tacchi, Felicity osserva la sala ondeggiando tra il presente e il passato, se il vestito che sua madre le aveva mostrato non l'aveva scombussolata abbastanza, essere li come quasi sei anni prima sicuramente l'aveva sconvolta e aveva riaperto vecchie ferite, Walter non poteva scegliere festa peggiore alla quale portarla.

-Finirai per ubriacarti. - eccolo comparire alle sue spalle come un angelo custode pronto a dispensare consigli fraterni e molto interessati, nei suoi consigli il disinteressa non esisteva.

-Ciao Dig. - rispose lei distogliendo lo sguardo dal corridoio su cui si era incantata.

-Cosa guardavi con così tanto interesse? -

-Niente. - rispose portando finalmente la sua attenzione sull'uomo davanti a lei.

-Bel vestito. -

-Grazie... - accarezzò la stoffa sorridendo al ricordo, anche quel vestito l'aveva messo una sera con Oliver, anche se in quella circostanza non ci era finita a letto ma era andata a contare le carte in con casinò clandestino.

-Vuoi parlare? - la domanda le strappò una risatina divertita, doveva parlare e di cosa? Del fatto che fosse alla festa con Walter o che praticamente stava evitando Oliver da giorni.

-Si parliamo.. Parliamo del fatto che mio figlio mi ha detto che sono una bomba. Cosa hai da dire a questo proposito? - aveva parlato a bassa voce così che nessuno nei dintorni potesse sentire quella frase.

-Cosa ti fa pensare che io ne sappia qualcosa? - Dig era a disagio e la guardava preoccupato, sapeva quanto tenesse ai due figli e alla loro educazione.

-Perchè Hope ti ha indicato come colpevole. - sorrise divertita vedendo l'espressione di rassegnazione sul volte, Hope era troppo sveglia e sfacciata per tenere quel dettaglio segreto.

-Dovevo immaginarmelo, quella bambina è una piccola vipera. - borbottò lui con un sorriso di rassegnazione.

-Non è una vipera è... -

-La tua copia in miniatura!-

-Mi stai dando della vipera? -chiese fingendosi offesa.

-Solo quando si parla di Helena, Isabel e ovviamente Laurel. In quei casi direi di si. Però no, la maggior parte delle volte sei disponibile, accomodante e dolce, ed è per questo che non ci spieghiamo come mai ultimamente sei sfuggente e sempre irascibile. -

-Io non sono irascibile è Oliver che mi fa arrabbiare! -

-Io non ho fatto nomi. Hai la coscienza sporca? - commentò Diggle divertito era chiaro che si stesse riferendo al comportamento che aveva con Oliver, ma il fatto che lei si stesse difendendo in modo così aggressivo la diceva lunga.

-Questi giochetti psicologici falli a lui non a me! Poni la tua domanda. - rispose mentre faceva cenno al barista di fargli un altro bicchiere.

-Okay, cosa nascondi? Da quando esci con McOrner? -

-Non è come sembra okay, ti giuro che ti spiegherò tutto ma non ora. Non è il posto giusto.-

-Come vuoi, ma non bere troppo... - si allontanò e lei lo seguì con lo sguardo mentre beveva il secondo bicchiere in un sorso unico.

-Non sei mia madre... - borbottò lei mentre prendeva un altro bicchiere.

Walter la trovò poco dopo al bar e la tirò via in modo sgarbarto.

-Piano ho i tacchi! - sibilò cercando di non cadere a terra e di non versare lo champagne sul vestito.

-Vuoi ubriacarti? -

-Devo trovare un modo per passare la serata, sai, tu non sei la compagnia migliore... - sibilò lei velenosa, forse Dig aveva ragione se infastidita sapeva essere veramente una vipera.

-Piantala di bere, non mi fai fare una bella figura. Balliamo, magari ti passa. - sbuffò mentre il bicchiere le spariva dalla mano e veniva trascinata in mezzo alla pista.

-Ti odio... - sibilò.

-Lo so e questo rende tutto molto più divertente. Ora fingi di divertirti o Oliver scoprirà che sei madre. Sai in questo periodo mi sono sempre chiesto perché tu non volessi che Oliver sapesse che sei rimasta incinta... e così... -

-Perchè sono fatti miei! - lo interruppe lei.

-Certo, ma allora perché non dirgli chi sei, lui ti conosceva già... - insistette Walter.

-Perchè quando ci siamo incontrati lui non mi ha riconosciuto, quindi, ho deciso di evitare momenti imbarazzanti. Al contrario tuo Walter non vivo per la gloria. -

-Oppure tra voi due è successo qualcosa e tuo figlio è suo... - ipotizzò lui.

-Non... Non dire cazzate. Io e Oliver? Certo nei tuoi sogni, anzi forse nei miei, ma nella realtà difficile visto che era disperso nell'oceano. - studiò con attenzione il volto della ragazza cercando qualche traccia di bugia, ma era dannatamente brava a rimanere impassibile.

-Non so... Non mi convinci. -

-Sai cosa, non mi interessa convincerti, fino a che io mantengo l'accordo tu dovrai fare altrettanto. - si liberò dalla sua presa e se ne andò imboccando il primo corridoio che trovò borbottando il suo disappunto su quel viscido verme senza spina dorsale.

-Guai in paradiso? - la voce di qualcuno alle sue spalle interruppe la serie di epiteti poco carini che Felicity stava dicendo contro Walter, si voltò, non aveva visto nessuno quando era passata davanti alla porta, ora invece sulla soglia appoggiato con disinvoltura c'era Oliver che la fissava, la mani in tasca, papillon allentato e sguardo serio, ora le sembrava veramente di essere tornata indietro nel tempo, anche se l'altra volta si erano scontrati.

-Oliver! Non, non ti avevo visto. -

-Ero qui. Ma non mi stupisce visto come eri presa dai tuoi pensieri. - si staccò dalla porta e le si avvicinò, mentre lei indietreggiava spaventata, non poteva aver paura di Oliver, lui non le avrebbe mai fatto del male, eppure in quel momento non si sentiva a suo agio.

-Hai paura di me? - le chiese infatti lui preoccupato da quell'ipotesi.

-No. - sorrise, non c'era stata esitazione, nessuna incertezza e questo lo rese felice.

-Stai con Walter? E per questo che ultimamente sparisci nel nulla? Che non sei al covo? -

-E' complicato. -

-No non lo è! È lui che ti distrae? Non posso permettermi di averti nel gruppo se la tua testa è con lui! - sibilò arrabbiato.

-Non è lui che mi distrae al covo. - rispose, non era più sicura di quello che gli doveva dire, era estremamente difficile trovare le parole giuste per rivelargli tutti i suoi segreti.

-Felicity, dimmi cosa c'è? - si avvicinò a lei e le posò la mano sul braccio.

-Io... -

-Felicity, fidati di me... - la stava supplicando, lui doveva di sapere la verità, ne aveva bisogno.

-Io mi fido di te. - rispose immediatamente lei, ancora una volta non c'era esitazione nelle sue parole, lei si fidava di Oliver avrebbe affidato a Oliver la sua stessa vita, anche se non lo dava a vedere visto il segreto che gli teneva.

-Felicity.... dimmi la verità -

-Avrai notato che parlo molto... - iniziò lei esitante.

-Non mi è sfuggito...- sorrise divertito, la parlantina di Felicity era impossibile da non notare.

-Avrai notato anche che non parlo molto della mia famiglia.-

-L'ho notato.... -

-Mia madre è... lei è... beh lei è mia madre. E non so cosa sia mio padre, perchè lui ci ha abbandonate. Me lo ricordo pochissimo. Ma ricordo quanto fece male quando lui se ne andò. E il solo pensare di perdere qualcuno di così importante per me... - si fermò cercando di mandare giù il groppo che le si era formato in gola, Oliver la osservava attento, preoccupato da dove quel discorso sarebbe andato a finire.

-Ehy, tu non mi perderai. Qualsiasi cosa ti stia preoccupando, riguarda la tua famiglia? - cercò di rassicurarla era sicuro che sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all'altro.

-No. La tua. - lo vide accigliarsi, ormai non poteva più tirarsi indietro.

-Ho scoperto... Ho scoperto... Tua madre ha avuto una relazione con Malcom Merlyn.-

-Felicity lo so...- Oliver le prese le mani stringendogliele se era solo questo a preoccuparla non c'era motivo, lui già lo sapeva.

-Quello che non sai è che da quella relazione... è nata Thea. - lui la guardò incredulo, ora la bomba era stata sganciata, le rimaneva solo aspettare e raccattare i cocci di quello che sarebbe rimasto di loro, le lasciò le mani e si allontanò per il corridoio.

-Oliver aspetta.... - lo vide fermarsi e guardarla incredulo.

-Da quanto lo sai? - tornò indietro aspettando la risposta di lei.

-Da qualche giorno, volevo dirtelo, ma... -

-Ma cosa? Non me l'hai detto.. scusa devo andare... - si allontanò da lei velocemente doveva trovare sua madre e discutere con lei del suo nuovo segreto smascherato.

Walter rimasto solo in sala cercava Felicity tra gli invitati, non che gli interessasse molto della biondina, ma aveva notato che oltre a lei anche Oliver era scomparso e si stava chiedendo se i due fossero insieme, l'aveva vista evitarlo tutta la sera, ma ormai molti invitati erano andati via e le scuse per scansarlo erano rimaste poche. Vide Oliver rientrare in sala, sembrava arrabbiato, subito dietro vide Felicity che lo guardava con aria colpevole. L'idea che lei avesse vuotato il sacco su di lui gli passò per la mente, ma Oliver non stava andando verso di lui, ne verso gli uomini della sicurezza, stava puntando verso Moira, sembrava fosse lei la destinataria della sua rabbia, con discrezione, senza farsi notare Walter afferrò Felicity per un braccio e la tirò in un angolo appartato.

-Che gli hai detto? -

-Niente che ti riguardi! - rispose lei, non l'aveva visto avvicinarsi, quando si era sentita tirare si era spaventata e la paura era aumentata dopo averlo visto in viso: era furioso.

-Se gli hai detto del nostro accordo. -

-Non gli ho detto niente! - ribattè.

-Non ti credo. - le diede uno schiaffo in volto poi l'afferrò per il braccio e la tirò via se ne andarono salutando solo Thea,Oliver e Moira erano scomparsi sicuramente stavano discutendo di quello che Felicity gli aveva detto.

Al sicuro in auto Walter la guardò minaccioso.

-Voglio sapere cosa vi siete detti. -

-Non sono cose che ti riguardano. Non ho detto niente del tuo viscido ricatto! - rispose, un secondo schiaffo le mozzò le parole in bocca.

-Lo spero per te. -

 

continua...

Eccomi qui!
Walter come avete visto non ha portato Felicity ad un party dove c'era Oliver l'ha portata direttamente a casa di Oliver xD e noi tutti gliene siamo profondamente grati perchè ora si inizia a muovere la storia! ^.^
Avete riconosciuto l'abito che Stesy propone a Felicity? Chissà se prossimamente lo indosserà...
OLiver che aspetta Felicity alla biblioteca? Qualcuno non ricordo chi aveva teorizzato la stessa scena in terrazza, perchè non è una vera festa se non c'è la terrazza, ma visto cosa è accaduto sei anni fa in quella stanza credo che la festa sia riuscita perfettamente anche senza la terrazza.
Felicity ha finalmente vuotato il sacco su Thea e Oliver non sembra averla presa molto bene... ç_ç
Walter si è arrabbiato e l'ha anche colpita ma Oliver non era presente per difenderla... siamo messi male ragazze, speriamo che nel prossimo capitolo tutto vada per il verso giusto!
TEORIZZATE SU COSA ACCADRA' NEL PROSSIMO CAPITOLO!

Ora prima di divri a Mercoledì un ultima cosa:
Mi è stato chiesto il favore di postare un sondaggio, Vi pregherei quindi di rispondere in tanti!
la domanda è la seguente:
Ma se ai tempi del college Felicity era così dark e gotica come mai quando Oliver l'ha conosciuta era totalmente diversa? Insomma indossava ballerine con disegnati i panda, come si fa a cambiare così radicalmente in così poco tempo? Qual è la vera Felicity allora?
L'hacker ribelle con il rossetto nero? L'IT girl della Queen Consolidated che mordicchia le penne rosse? Oppure la segretaria dagli abitini sfiziosi?
Ovviamente sappiamo che in futuro sarà la signora Queen, ma adesso?

A MERCOLEDI'
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 12: meno due ***


Prima di lasciarvi al capitolo 12 avviso a chi non se ne fosse reso conto che DOMENICA ho aggiunto il capitolo 11 quindi chiunque non l'avesse letto passi prima a leggere quello, poi se volete saltarlo fatti vosti ma il saltarlo renderebbe complicato la lettura di questo capitolo! ^.^

Capitolo 12

 

Felicity tornò a casa con il morale sotto le scarpe, si buttò sul divano alla ricerca di cinque minuti di pace prima di andare a letto, doveva riordinare le sue idee e fare la conta dei danni.

-Eccoti, come è andata la serata? - sua madre arrivò in salotto con un sorriso pieno di aspettative.

-Male!- sibilò lei smontando subito l'entusiasmo della donna.

-Come male? Che accidenti è successo? E perché hai lo zigomo rosso?! -

-Mi sono presa due schiaffi. - posò la mano sulla parte offesa e sentì la pelle calda, sperava che il giorno dopo fosse solo rosso.

-Oliver Queen ti ha preso a schiaffi? - urlò la madre sconvolta.

-Ma... No! Non sono uscita con Oliver, anche se l'ho visto.- spiegò preoccupata che sua madre pensasse una cosa del genere di Oliver.

-Non ci sto capendo nulla, tu non ti sei fatta bella per Oliver? E allora per chi? Io pensavo che dovessi uscire con lui. - quell'affermazione lasciò Felicity a bocca aperta, sua madre era sempre stata chiara: a lei Oliver Queen non piaceva, non lo apprezzava e più lei ci stava lontano meglio era, eppure ora, nonostante non perdesse occasione di screditare il suo comportamento, credeva che lei fosse uscita con il ragazzo, quella donna era veramente strana.

-No mamma, non era con Oliver che avevo l'impegno. -

-Impegno? - chiese sorpresa mordendosi il labbro inferiore.

-Facciamo una bella cioccolata calda, hai bisogno di una dose di affetto liquida, prevedo che stasera sia successo il finimondo. -

-Magari anche qualche biscotto... e le tue coccole mamma! - disse mentre la donna usciva dalla stanza.

-Prendo tutto. -

-Ti do una mano. - si spostarono in cucina.

Una davanti a l'altra con due tazze di cioccolata calda e i biscotti sul tavolo, le due donne stavano ragionando sulla serata appena finita.

-Quello stronzo di McOrner? Ma non la finirà mai di crearti problemi? - esclamò la donna, l'odio di Felicity per il ragazzo era ben condiviso con la madre, quando le aveva comunicato che la borsa di studio era andata a lui e non a lei, la donna aveva proposto di creare delle bambole vodoo per torturarlo e infliggerli pruriti intimi così che ogni ragazza del pianete gli stesse alla larga: non che avesse bisogno della loro bambola per questo, ma ogni vendetta era buona per arginare la loro rabbia.

-Si mamma lui. Ora non andare a cercare la scatola dove hai messo la roba per il vodoo ascoltami. - esclamò esasperata Felicity, sua madre aveva delle idee folli.

-Dimmi. -

-Mi ha riconosciuto okay, sa chi sono e lo vuole dire ad Oliver. -

-E questo perché ti dovrebbe creare qualche problema? - su questo argomento Felicity e Stesy non erano d'accordo, Stesy non riusciva a capire perché Felicity continuasse a non dire al ragazzo che si erano conosciuti a scuola.

-Oliver non mi ha riconosciuta, cosa gli dovrei dire dopo quasi un anno e mezzo che lavoro con lui, “ah Oliver ti ricordi di quella ragazzina mezza dark che ti ha fatto passare l'esame finale prima che tu naufragassi per cinque anni? No? Va beh, ti rinfresco la memoria stavi bocciando e una ti ha dato ripetizioni per qualche mese, quel qualcuno ero io.” - Stesy posò la tazza sul tavolo guardando la figlia con l'espressione che spesso Felicity rivolgeva a Oliver.

-Non fare l'idiota! -

-Illuminami allora come dovrei dirgli chi sono? -

-Sorvoliamo su questo dettaglio per ora. Dicevamo il problema ora è solo questo? Il fatto che tu non voglia che lui ti riconosca? -

-Mamma sai qual è il vero problema. -

-Robert e Hope? Non puoi considerarli dei problemi! - il tono dolce fu spazzato via da una ventata di gelo, Stesy si stava arrabbiando.

-Non ho detto questo. Walter mi vide mentre ero incinta, anzi fu lui il motivo del parto prematuro. - non avrebbe mai considerato i suoi due figli come dei problemi, ma Walter lo era, era un enorme problema che poteva colpirla da un momento all'altro.

-Lo sapevo che c'era sotto qualcosa quel giorno. -

-Concentrati! Dopo vai di la e torturi la bambola vodoo ora ho bisogno che tu rimanga concentrata su questo discorso. - esclamò esasperata Felicity.

-Cosa ti ha chiesto per il silenzio? -

-Gli devo passare informazioni riservate sulla Queen Consolidated. - ammise lei.

-E tu l'hai fatto? -

-Non proprio. Gli sto rifilando roba vecchia, qualche azienda che abbiamo pensato di acquisire ma poi non l'abbiamo fatto, sto cercando di capire cosa vuole.-

-Almeno hai delle attenuanti, quando Oliver lo scoprirà si arrabbierà. Dovresti dirgli del ricatto.-

-Non è questo il momento, credo che già mi odi a sufficienza. -

-Che altro ha fatto quel disgraziato?-

-Mi ha portato alla cena di Moira Queen. -

-Ma tu e Moira non avete avuto quello scambio poco piacevole su la questione Thea Queen? -

-Esatto, ma ovviamente Walter non lo poteva sapere, mi ha portato li solo per vedere la reazione di Oliver.-

-Oh dio grazie, allora non è completamente inutile quel ragazzo, qualcosa di intelligente lo sa fare. - commentò tutta contenta la donna.

-Mamma! -

-Cosa? Dimmi come ha reagito Queen vedendoti insieme a quel coso. - Stesy passò i piedi sopra la sedia e si allungò sul tavolo, sembrava una ragazzina delle superiori che spettegolava sul belloccio della scuola.

-Non so, sembrava arrabbiato, mi ha chiesto se era per colpa sua se in questo periodo scomparivo nel nulla. -

-Oh era geloso... - annuì convinta dalle sue stesse parole.

-Basta non voglio più discutere con te di questo.- si alzò pronta ad andarsene a letto, sua madre era folle: un tornado in movimento, era completamente diversa da qualunque altra mamma lei avesse conosciuto, forse dipendeva dal fatto che aveva avuto lei quando era molto giovane ed era rimasta single dopo poco, ma in quel momento non poteva gestire anche sua madre.

-Aspetta. Hai detto a Oliver di Thea? -

-Si. L'ho fatto e lui sembrava arrabbiato con me... aveva ragione Moira, non mi perdonerà... e non voglio immaginare cosa accadrà se gli dicessi... - Stesy si alzò e abbracciò la figlia cercando di tranquillizzarla.

-Se gli dicessi che lui è il padre dei tuoi figli. Felicity, non ti fasciare la testa prima di essertela rotta, potresti scoprire che non è lo stesso ragazzo di sei anni fa. -

-Grazie mamma. -

-Ora a letto, domani hai tutta una giornata da passare con quelle pesti. -

-Notte.-

 

***

 

La domenica fu giorno di riposo, Felicity tenne il cellulare spento tutto il giorno, non voleva essere disturbata da nessuno, aveva dedicato tutto il suo tempo ai suoi figli. Questo fece si che il ritorno alla realtà lunedì mattina si rivelasse una mazzata nello stomaco.

Arrivata al suo piano Felicity ebbe l'impressione di avere un dejavu, Oliver e Isabel erano in mezzo al corridoio e stavano parlando, anche se forse era più corretto dire che stavano litigando, sbranandosi la faccia a vicenda, il suo ingresso non passò inosservato, Isabel le si avventò contro con una tale furia che per un attimo Felicity temette per la sua vita.

-Che diavolo ha combinato signorina Smoak? - le urlò contro, Felicity si immobilizzò terrorizzata pensando che avessero scoperto che passava informazioni a Walter e ora voleva la sua testa.

-Isabel! Adesso basta! - Oliver si mise in mezzo proteggendo la sua IT girl dalla furia della mora.

-Felicity vai nel mio ufficio. - rimase ferma a fissare le spalle di Oliver, la voce era dura come se fosse arrabbiato con lei, rapidamente fece come le era stato detto, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi l'avrebbero scoperta, ora poteva solo sperare che Oliver ascoltasse le sue motivazioni.

-Oliver io... - cercò di giustificarsi lei quando Oliver entrò in ufficio insieme a Diggle.

-McOrner ha ritirato la sua proposta di investimento... -

-Lui cosa? - non aveva senso, erano passati diversi mesi da quando aveva consegnato la prima informazione, perché ritirarsi dopo tutto quel tempo, cosa aveva in mente.

-Cosa è successo alla festa? - la sua voce aveva una leggera sfumatura di astio.

-Niente! - rispose immediatamente.

-Sei sicura, hai detto qualcosa che... - iniziò lui.

-Oliver! Non ne sapevo niente! - rispose, per la prima volta si sentì sincera nei confronti del ragazzo, non stava mentendo, lei di quello non ne sapeva veramente niente.

-Perchè avete litigato? - intervenne Dig, guardandola seriamente.

-Cosa... io...-

-Vi ho visto e hai un livido. Non sono stupido il trucco non lo compre. - si portò la mano alla guancia schiaffeggiata e abbassò lo sguardo, quell'idiota le aveva fatto venire un bel livido, aveva provato in tutti i modi a coprirlo ma era stato inutile, il nero si vedeva perfettamente nonostante il fondotinta.

-Ti ha colpita? Quando? E perché tu non sei intervenuto!- chiese allibito, sentiva il sangue ribollirgli nelle vene come aveva osato alzare le mani su Felicity, strinse il pugno cercando di rimanere calmo.

-Stavo per intervenire, ma se ne sono andatati...- rispose Diggle, come aveva visto Walter colpirla si era subito mosso per raggiungerla, ma dopo poche parole Walter l'aveva trascinata via e lui era stato bloccato dal signor Steel.

-Oliver non è importante io... -

-E' molto importante invece. - rispose lui sempre più arrabbiato.

-Abbiamo avuto uno scambio di opinioni, okay, non è stato niente di grave. Ma quello non ha niente a che fare con il fatto che si sia tirato indietro...-

-Uno scambio di opinioni? Felicity spiegati perché... - Oliver fissava Felicity, non era solo arrabbiato ero furioso, ma non con la ragazza, con Walter che l'aveva colpita, come si era permesso di farle del male e lui perché non era li a difenderla.

-Oliver, ascoltami... - si allungò sul tavolo posando la sua mano sopra quelle di lui cercando il contatto visivo, aveva bisogno che Oliver le credesse e aveva bisogno di vedere nei suoi occhi la sua fiducia nei suoi confronti.

-Non devi preoccuparti...-

-Non mi piace Walter! - esclamò lui stringendo la presa sulla sua mano e fissandola negli occhi.

-Bene, siamo in due! - rispose velocemente lei sorridendogli appena.

-Non si direbbe.-

-Ricordi, mi hai chiesto di indagare su di lui, lo sto facendo. - non che fosse riuscita a scoprire molto in tutto quel tempo, l'unica cosa che aveva scoperto era che Walter voleva la loro compagnia.

-Non era questo che intendevo quando te l'ho chiesto.- rispose a denti stretti, quella conversazione stava rasentando l'assurdo, Oliver era sempre troppo protettivo nei confronti di Felicity.

-Un problema alla volta, tu mi credi? Io non ho niente a che fare con la storia di Walter e del ritiro della proposta.-

-Certo che non penso che tu c'entri qualcosa con questa storia! -

-Allora spiegami perché non l'hai detto anche alla strega? Quella voleva staccarmi la testa! - chiese lei facendo sorridere i due.

-Basta che lei ti veda perché questo istinto esca Fel. - intervenne Dig facendola sorridere.

-Bene appurata la mia innocenza, io andrei a lavorare. - si alzò dalla poltrona e fece per allontanarsi, Dig si gustò il suo tentativo di fuga fallire miseramente.

-Non così veloce! Non mi piace quello che stai facendo Felicity, non mi piace Walter e non voglio che tu continui ad uscire con lui per trovare qualcosa su di lui. - Oliver appoggiò le spalle contro la spalliera della sedia e la fissava intensamente, non avrebbe mollato quel discorso, Felicity non doveva più vedere Walter.

-Cosa dovrei fare quindi?-

-Tronca, qualunque cosa ci sia, voglio che finisca in questo momento. - se solo fosse stato possibile lo avrebbe fatto più che volentieri, forse però era arrivato il momento di dirgli la verità.

-C'è una cosa che non vi ho detto. - iniziò cercando di non guardarlo, si sarebbe arrabbiato e ovviamente avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo.

-Cosa? - si sporse in avanti appoggiando le braccia contro la scrivania, era sicuro che sotto doveva esserci qualcosa altro e finalmente era pronta a raccontarlo anche a loro.

-Io... Walter mi sta ricattando. - ammise alla fine i due la fissarono senza riuscire a dire nulla, come era possibile che qualcuno la stesse ricattando, ma soprattutto come era potuto accadere senza che loro lo scoprissero.

-Lui cosa? - era difficile per Felicity decidere se il tono di voce di Oliver fosse preoccupato o furioso, ma qualcosa nel modo in cui stringeva il pugno sul tavolo la convinse a sospettare della seconda ipotesi.

-Oliver non ti...- iniziò lei cercando di fargli mantenere la calma, Oliver era troppo impulsivo.

-Non dirmi di non arrabbiarmi, perché lo sono di già! -

-Okay, però puoi non urlare, Isabel ci fissa, se tu ti arrabbi lei penserà che sia colpa mia.-

-Okay... ora però ci spieghi per filo e per segno ogni cosa. - prese un profondo respiro e cercò di calmarsi, Walter non solo l'aveva ricattata, l'aveva anche picchiata e questo lui non poteva tollerarlo, nessuno poteva far male a Felicity e passarla liscia, nella sua mente il nome di Walter fu scritto nella sua lista personale, avrebbe provveduto a fargli passare la voglia di picchiare le ragazze.

-Io conoscevo già Walter, andavamo a scuola insieme. - ammise, si interruppe cercando le parole giuste per dirgli la verità senza però svelargli tutto.

-La tua reazione quando l'hai visto in sala riunioni. - puntualizzò Dig, finalmente la sua reazione tanto strana aveva trovato una spiegazione.

-Si, non mi aspettavo di trovarmelo davanti dopo sei anni che non lo vedevo... lui mi ha riconosciuta, nonostante tutto questo tempo aveva capito chi ero. -

-Questo non spiega il ricatto e soprattutto non ci hai detto cosa ti ha chiesto. -

-Mi ha chiesto informazioni di acquisizioni e resoconti dell'azienda.- accolse con un certo entusiasmo il cambio di argomento, se la discussione si fosse spostata su cosa le aveva chiesto lei avrebbe potuto tralasciare l'altra parte del ricatto.

-E tu gliele hai date? -

-Ma per chi mi hai preso? Ho falsificato un resoconto e ho preso una vecchia proposta di acquisizione che non abbiamo portato a termine e ho consegnato quelli.- si difese lei infastidita dalla poca fiducia che Oliver aveva avuto nei suoi confronti.

-Hai dato informazioni sbagliate? - chiese Dig con un sorriso divertito.

-Certo! Non ho intenzione di danneggiare Oliver! -

-Okay. -

-Ma lui non si fida di me... - si passò la mano sulla guancia distrattamente, decisamente non si fidava di lei e sapeva bene che la sua arma di ricatto era debole, eppure l'aveva tenuta per molto tempo incatenata a lui.

-Per questo ti ha colpito? - chiese Oliver accigliandosi, se lui avesse scoperto che lei gli passava informazioni sbagliate non si sarebbe limitato ad uno schiaffo.

-Ci ha visto uscire dal corridoio e pensava che io... ti avessi detto... -

-Che gli passavi informazioni sulla mia azienda? E quindi ti ha colpito? - Oliver continuava a ritornare sul fatto che lui l'avesse picchiata, facendo perdere la pazienza a Felicity.

-Oliver.... rimani concentrato! - sibilò lei frustrata da quell'insistere di Oliver.

-Ho capito! - esclamò Dig interrompendo i due.

-Hai capito cosa? - chiesero in coro.

-Perchè ha ritirato la proposta, non voleva investire in un azienda che presto sarebbe finita in bancarotta.-

-La situazione ha già più senso. Non ci pensavo. - ammise pensierosa Felicity, Walter era quindi convinto che le informazioni che lei gli stava dando fossero vere.

-Quindi deve essere sicuro del suo ricatto. - i due uomini fissarono Felicity la quale invece cercava di non guardarli affatto.

-Felicity.-

-Oliver no. Non ora... - non aveva il coraggio di dirglielo.

-Perchè! Perché ti rifiuti... -

-Perchè voglio proteggere la mia vita! - esclamò lei, era questo che facevano le mamme, proteggevano i propri figli da ogni possibile pericolo, non che Oliver fosse un pericolo, ma tutti i nemici che quel ragazzo attirava avrebbero potuto riversarsi su i loro figli.

-Abbassate la voce, Isabel ci sta guardando. - i tre si voltarono verso l'altro ufficio, la donna seduta alla scrivania fissava i tre con sguardo furioso, la situazione stava degenerando.

-Come vuoi. - rispose alla fine Oliver ferito da quella risposta.

 

***

 

Nelle stanze segrete sotto il Verdant le luci erano già accese, ma sembrava che nessuno ci fosse, non c'era nessuno che si allenava, nessun rumore di attrezzi o grugniti da sforzo. La grande stanza che fungeva da base operativa per le azioni di Arrow però non era vuota, Felicity era seduta al computer, le cuffie nelle orecchie riproducevano incessantemente la sua playlist preferita, mentre digitava freneticamente il nome del suo odiato ex compagno di scuola cercando di trovare qualcosa che lo riguardasse, purtroppo non c'era niente che fosse anche solo vagamente interessante, quel ragazzo era il nulla, quando erano a scuola non si era sbagliata su di lui, bravo, ma non il migliore, intelligente, ma non brillante, praticamente faceva tutto, ma non si distingueva in nulla e crescendo non era cambiato, non riusciva a capire se il suo scarso successo fosse dovuto alla sua poca voglia o al fatto che in fondo non era poi così bravo, l'unica cosa in cui era riuscito bene era stato fregarle la borsa di studio, se avesse almeno fallito in quello ora lei non si trovava in quella situazione, tutto quello che le era successo: bello o brutto che fosse era stato scatenato dal fatto che lui avesse ottenuto quella dannata borsa di studio. Concentrata nel maledire Walter e nello scegliere quale fosse il modo migliore per eliminare la sua presenza non solo dalla città, ma direttamente dal mondo intero Felicity non si accorse della porta che si apriva: qualcuno era entrato nel covo.

-Ehy! - la mano che si posava sulla sua spalla spaventò la giovane che con un piccolo salto si voltò nella direzione della voce. Diggle era appena arrivato e aveva subito individuato la bionda seduta al computer a lavorare, non era la prima volta che arrivava per prima al covo, anche se nell'ultimo periodo non era capitato spesso, col fatto che si attardava di più in ufficio aveva deciso di stare più tempo in casa la sera, così di solito, a meno che non ci fosse qualche urgenza, prima delle nove e mezzo non c'era mai nessuno la sotto.

-Dig. Scusa, non ti avevo sentito. – si giustificò lei per il piccolo urlo che aveva tirato quando lui le aveva posato la mano sulla spalla.

-Che ci fai qui? – le chiese lui preoccupato, quello era il momento giusto per parlare tranquillamente senza la paura che Oliver ascoltasse i loro discorsi.

-Cerco informazioni sul Walter. – rispose vagamente lei.

-Okay. E’ successo qualcosa a casa? Tua madre sta bene? –

-Cosa? Certo che sta bene... – aggrottò le sopracciglia.

-Robert? –

-Bene…- rispose continuando a lavorare al computer.

-Hope? –

-Stanno tutti bene. Si può sapere che ti prende? – Felicity che aveva ripreso la sua ricerca si fermò e si voltò verso Diggle. L’uomo sedeva sulla scrivania dove c’erano i computer e la fissava attentamente studiando ogni suo movimento.

-Cosa ti prende dovrei essere io a dirlo a te, ti sta ricattando e non mi dici nulla? – chiese lui, Felicity prese un profondo respiro stava velocemente decidendo se rivelare o meno a Diggle il ricatto di Walter, cerano diversi punti a favore nel vuotare il sacco con Dig, lui l’avrebbe potuta aiutare, sapeva che di lui si poteva fidare, ma oltre a i lati favorevoli c’erano anche diversi lati sconvenienti, Diggle era intelligente non ci avrebbe messo molto a collegare i puntini ed arrivare alla conclusione ovvia che i gemelli erano figli di Oliver, se stava attenta avrebbe potuto non rivelare la seconda parte del ricatto, lui non avrebbe posto domande si sarebbe fatto bastare il suo: non posso dirtelo Dig, che gli rifilava troppe volte da quando si conoscevano.

-Dig io… - iniziò lei.

-Siete già tutti qui? – Oliver era entrato insieme a Sara, la bionda le sorrise, nonostante la giovane stesse con Oliver, il rapporto tra lei e Felicity non era dei peggiori, non la odiava come invece faceva con la sorella, tra lei e Laurel non si sarebbe mai instaurato un buon rapporto.

-Già… - rispose Diggle scocciato dal suo arrivo, Felicity era pronta a parlare aveva visto l’indecisione iniziale sul suo volto, ma poi sembrava essersi decisa a raccontargli cosa fosse accaduto, ma ora si era rimessa a lavorare, non gli avrebbe certamente parlato.

-Come va? Hai trovato niente? – Oliver si era avvicinato a loro, scrutava lo schermo del computer in cerca di qualche informazione utile.

-No mi dispiace Oliver non c’è niente, le ultime informazioni che ho risalgono alla sua laurea: Yale non con il massimo dei voti, ma con un punteggio… direi buono. – spiegò lei.

-Come è arrivato li? – chiese Oliver.

-Boh, non c’è niente di niente su di lui, sembra che qualcuno sia passato prima di noi e abbia fatto pulizia. –

-Riesci a fare qualcosa per recuperare i dati? –

-Ci sto provando, ma non è facile. - Felicity stava durando molta fatica per riuscire ad ottenere qualche informazione.

-Devi farcela. – si allontanò dal tavolo sotto lo sguardo sbigottito di Felicity, quella frase l’aveva infastidita particolarmente, stava facendo del suo meglio per trovare quello che voleva, quando se solo si fosse impegnato un attimo avrebbe trovato da solo quello che cercava, con un minimo di sforzo poteva ricordare che erano nella stessa scuola, ma ovviamente il grande Oliver Queen non poteva sforzarsi minimamente.

-Andiamo Sara alleniamoci un po’… - prese un profondo respiro per calmarsi. Se lei non poteva ottenere quelle informazioni poteva sempre chiedere aiuto a qualcuno che collaborava con loro. Uscì dal covo chiamando l'agente Lance, lui forse poteva aiutarla.

 

Continua...

Anche il capitolo dodici è concluso:

Stesy quanto l'avete amata? Lei e le sue bamboline vodoo! XD ce la vedo proprio a tenere la scatola sotto il letto!

Felicity ha svelato anche il segreto del ricatto, quanto è cucciolo Oliver che si arrabbia e che si preoccupa, per nostra fortuna la rabbia di Oliver è tutta rivolta verso Walter per Felicity ha solo tanta preoccupazione. Ricordate di Shippare le mani di Oliver e Felicity che si cercano! <3 . <3 Che dite può andare il modo in cui gli ha rivelato il segreto? Ora ne manca solo uno il più grosso e importante!
MI RACCOMANDO TEORIE TEORIE COME SE DOVESTE SOTTERRARMI! xD
Mariarosaria la tua convinzione nelle tue teorie l'adoro!! xD

Un bacione a DOMENICA
io torno a scrivere il 19° capitolo, il 18° è stato concluso con 7pagine e mezzo ieri sera!

Mia

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13: Camminando sulle orme del passato ***


Capitolo 13

 

Casa Smoak, silenzio e pace. Due cose che raramente si percepivano in quella casa. Stesy e Felicity erano entrambe nell'appartamento ognuna chiusa nella propria stanza, solo poche ore prima le due avevano avuto una violenta litigata su come Felicity si occupava dei suoi figli, Felicity iniziava seriamente a pensare che sua madre aveva una personalità multipla: delle volte era dolce e carina, come dopo la festa a casa di Oliver, alcune volte invece si appostava davanti alla porta ad aspettare che tornasse per farle una bella ramanzina e per dirle quanto lei non condividesse il fatto che lavorasse per Oliver, lavorare per il ragazzo non andava bene, però le andava bene che lei ci uscisse, quella donna aveva le idee molto confuse.

-Io esco! - ferma sulla porta di casa pronta per uscire Felicity attendeva che sua madre le rispondesse, ruotò gli occhi costatando che era in atto la guerra fredda, non le avrebbe parlato.

-Vado io a prendere le pesti al compleanno! Ciao! - non aspettò che le rispondesse, tanto non l'avrebbe fatto, uscì semplicemente chiudendosi la porta alle spalle.

Al covo c'erano già tutti tranne Oliver. Felicity si fermò in fondo alle scale ad osservare Sara e Dig che stavano allenando Roy nell'uso dell'arco, da quando era stato ammesso a pieno titolo nel Arrow team aveva fatto molti miglioramenti, anche se i suoi scatti d'ira terrorizzavano Felicity in molti momenti.

-Presto ce la farai! - commentò notando che la freccia appena lanciata non aveva centrato il bersaglio, Roy la guardò sbuffando, mentre Sara sorrideva sotto i baffi.

-Non ce la farò mai! - esclamò scoraggiato il giovane.

-Non è vero, sei migliorato molto, è Oliver che lo fa sembrare facile. - gli spiegò Sara passandogli una nuova freccia.

-Oliver fa sembrare tutto facile. Solo far tornare i conti non gli riesce... e' sempre stato negato in matematica... - ridacchiò Felicity divertita da alcuni ricordi che quella frase aveva riportato a galla.

-Già, tanto scarso che per passare l'ultimo anno dovette prendere delle ripetizioni. - aggiunse Sara, il gruppetto scoppiò a ridere, tutti tranne Felicity che si stava dando mentalmente dell'idiota per aver tirato fuori quel discorso.

-Ripetizioni? E da chi? - chiese Roy osservando Sara avido di notizie.

-Da una ragazza, non so chi fosse non credo di averla mai vista. Ma ne sentivo parlare da mia sorella. Se non sbaglio aveva bisogno di crediti per una borsa di studio, così le affibbiarono Oliver, poveretta. - spiegò Sara, Felicity cercava di ridere, ma si sentiva tremendamente agitata, cercava di ricordare cosa avesse detto a Diggle sul padre dei suoi figli, perché sicuramente avrebbe potuto collegare le due cose, forse non subito, ma molto presto l'avrebbe fatto.

-Perchè poveretta? - Roy si era fatto prendere da quella conversazione, aveva posa l'arco e ascoltava interessato Sara.

-Inizialmente non era contento di quella ragazza e infatti non andava ai loro incontri. Per un po' lei ha insistito poi ha deciso di lasciar perdere. -

-E come ha fatto a passare l'anno?- Roy si era seduto sulla scrivania guardava Sara pendendo letteralmente dalle sue labbra.

-E' stato lui ad andare da lei, l'ha praticamente supplicata di farlo, altrimenti bocciava. Laurel odiava quella ragazza, diceva che era insopportabile, ma credo fosse solo gelosa che Oliver avesse chiesto a lei di aiutarlo e che parlasse di lei in continuazione.-

-Parlava di lei? - chiese Felicity, si era promessa di non intervenire in quella conversazione, ma quella rivelazione l'aveva scioccata, Oliver parlava di lei ai suoi amici nemmeno nei suoi sogni più elaborati era arrivata a immaginare tanto.

-In continuazione e anche Thea parlava di lei molto bene. Laurel se avesse potuto l'avrebbe uccisa, con tutta la fatica che aveva fatto per accaparrarselo quella ragazza glielo stava fregando da sotto il naso. -

-E poi che è successo? - anche Diggle era interessato all'argomento, era difficile scoprire qualcosa sul passato del giovane miliardario e quando si presentavano occasioni come quelle tutti erano molto interessati.

-Ha passato gli esami e poi siamo partiti in barca. Non credo che si ricordi di lei. Ma questa sera sicuramente la rivedrà. - Sara sorrise divertita, mentre Felicity si era strozzata con la sua stessa saliva.

-Come la rivedrà? -

-Oh, hanno organizzato l'Homecoming, anche se era più piccola si era diplomata con loro quindi ci deve essere anche lei. - spiegò Sara sorridendo, sembrava che l'idea che i due si incontrassero le piacesse particolarmente.

-E cosa ti fa pensare che lei ci andrà? Voglio dire, si è diplomata in anticipo questo dovrebbe farti capire che non apprezzava la compagnia. - era arrivato anche a lei l'invito, ma aveva deciso di non andarci, non aveva voglia di vedere i suoi ex compagni, ma soprattutto sarebbe stato pericoloso mostrarsi, Oliver l'avrebbe potuta riconoscere e allora sarebbe stato un gran casino.

-Ci andrà ne sono convinta. Darei di tutto per assistere alla scena, Laurel la odia ancora a distanza di anni, il che è strano voglio dire ha perdonato me, perché non può lasciare in pace lei.-

-Penso che questo avvalga ancora di più la mia ipotesi.. non ci andrà mai... - borbottò Felicity voltandosi per tornare a guardare lo schermo del computer, quell'argomento per lei era chiuso.

-Se non ci va ci perde solo lei... - continuò Sara senza esitazione.

-Perchè dici che ci perde lei? - Felicity maledì mentalmente Roy che continuava a porre domande, lei non voleva saperne niente si era rifatta una vita e non voleva tornare a ricordare il passato.

-Oliver era innamorato di lei. Lui ovviamente non se ne era reso conto, ma lei gli piaceva molto, quando parlava di lei sorrideva in un modo, non so spiegarlo, era dolce come se lei fosse qualcosa di unico...-

-Tanto innamorato da non ricordarsi neanche di lei? Mi sa che ti sbagli Sara... - il cuore di Felicity batteva tanto velocemente che la giovane aveva quasi paura che tutti all'interno di quella stanza potessero sentirlo.

-Conosciamo tutti Oliver non è esattamente il ragazzo più sveglio della terra quando si parla di sentimenti, ma fidati Felicity, lui era innamorato di lei. - non riusciva a capire cosa desse alla bionda tutta quella sicurezza, lei non era in città nel periodo in cui loro si erano “frequentati”, come faceva a sostenere che lui l'amava, scosse la testa, Sara si stava sbagliando.

-Comunque io se fossi in lei ci andrei...- borbottò Sara convinta.

-Perchè?-

-Solo per far innervosire mia sorella! - il gruppetto scoppiò a ridere, pensando a Laurel infastidita dalla misteriosa ragazza.

-Ma è tua sorella non dovresti parteggiare per lei? -

-Stai scherzando Roy? Io avevo interesse per Oliver e lei me lo ha soffiato da sotto il naso, credo di aver sempre fatto il tifo per questa misteriosa ragazza.-

-Un nome questa ragazza lo possiede? - insistette il ragazzo.

-Io non lo so, Laurel la chiamava “la cosa”, “tizia”, “la simpatica” non ha mai detto il suo nome.-

-Vedo che tua sorella l'amava proprio questa ragazza. E mr tanto innamorato non l'ha mai chiamata per nome?- chiese Felicity, si stava tirando la zappa su i piedi da sola, ma era più forte di lei, Oliver sarebbe rimasto per sempre il suo punto debole.

-No... diceva Lei. -

-Quanto amore... - scosse la testa decisa a lasciar perdere quel discorso, ne aveva piene le scatole di Sara e delle sue strane idee, lei non c'era era lontano, le sue deduzioni erano semplicemente basate su i racconti della sorella che la odiava, ma non aveva certo bisogno di Sara per sapere che Laurel la odiava, le parole taglienti che le aveva detto il giorno del diploma le ricordava molto bene.

-Staremo a vedere stasera. - la sicurezza di Sara la fece dubitare per qualche istante, ma poi sorrise, quella sera non avrebbero visto nulla, lei sarebbe rimasta a casa con i suoi figli evitando accuratamente la zona della scuola.

-Domani ci racconterai... - commentò Felicity già pronta ad assaporare la vittoria.

-Oh no io non ci vado... Stasera lavoro al club. Oliver andrà da solo... -

-Sara ma tu non dovresti essere gelosa? -

-Perchè dovrei Roy? - Sara era divertita ed eccitata dall'idea che Oliver incontrasse questa misteriosa ragazza, forse più contenta anche di Oliver e Felicity messi insieme.

-Stai con Oliver. -

-Oliver mi vuole bene, mi vuole al sicuro e farebbe cose stupide per essere certo che non mi succeda niente... Ma non sono scema, Oliver non mi ama lo so.- la conversazione si chiuse li, nessuno chiese più nulla, Roy tornò a concentrarsi su i bersagli mentre Sara cercava di insegnarli come colpire il centro.

 

Il covo si svuotò lentamente, Sara e Roy erano andati via insieme qualche ora prima, entrambi dovevano andare a lavorare al Club. Dig si era fermato ancora un po' insieme a Felicity, i due avevano lavorato, poi si erano messi a parlare del più e del meno fino a quando Dig aveva salutato Felicity dicendole che aveva alcune cose da fare prima di portare Oliver al Homecoming.

Sola la sotto Felicity faticava a rimanere concentrata, la sua mente era attirata dalle parole di Sara, più cercava di allontanarle e dimenticarle più le parole le riaffioravano alla mente distraendola dal suo lavoro.

-Un ora e mezzo e la festa inizierà... - tamburellò con la penna sul tavolo.

-No Felicity, tu non andrai a quella maledetta festa... Sara si sbaglia... Se tu andassi li Oliver ti riconoscerebbe come Felicity la sua segretaria barra braccio destro, e non come la sua ex compagna di scuola. Decisamente no! Non è una buona idea... - cercò di auto-convincersi.

Venti minuti dopo Felicity era seduta sul sedile della sua auto e guidava rapidamente per le strade della città doveva andare a riprendere i suoi figli e volare a casa per cambiarsi, il piano le era arrivato così rapidamente alla mente che le era parso troppo facile e le cose troppo facili erano quelle che si rivelavano sempre le meno sicure, guardò il sacchetto del supermercato posato sul sedile accanto a lei e si morse il labbro. Stava per fare la seconda cazzata più grande della sua vita.

 

***

 

-Nonna siamo tornati!! - i due bambini entrarono correndo in casa, Stesy uscì dal salotto per andare loro incontro sorpresa del loro ritorno anticipato.

-Come mai così presto? Felicity? - guardò i due bambini saltarle accanto e poi la figlia che correva in camera sua.

-La mamma ha detto che stasera doveva uscire... - spiegò Hope inseguendo il fratello per casa.

-Dove? - chiese Stesy alla nipotina in cerca di qualche dettaglio che l'aiutasse a capire.

-Non lo so! - le urlò prima di sparire in salotto.

-FELICITY MEGAN SMOAK! Esci dal bagno e dimmi cosa diamine stai combinando? - ferma davanti alla porta del bagno la donna aspettava che la ragazza uscisse e le spiegasse cosa aveva in mente.

-Non ora mamma! - rispose lei da dentro il bagno.

-Invece ora! -

-Come sei insistente. - Felicity aprì la porta, aveva un asciugamano sulle spalle e i capelli bloccati con una pinza alla nuca, i bellissimi capelli biondi erano impiastricciati da una crema scura che le era colata anche un po' sulla fronte macchiandola di nero.

-Che accidenti stai combinando? Dimmi che non stai facendo quello che sto pensando tu stia facendo! - la implorò.

-Mamma devo farlo. io... devo sapere. -

-Ti stai infilando in un guaio ancora più grande. Hai Walter che ti minaccia, la signora Queen che ti minaccia e tu cosa fai? Vai alla festa degli ex alunni? Hai battuto la testa? - chiese, Stesy aveva sempre pensato che sua figlia fosse intelligente e sveglia, ma poi aveva incontrato Oliver Queen e tutta l'intelligenza era andata a farsi benedire.

-Sara dice che Oliver era innamorato di me a scuola. - si sentiva stupida a dire quella cosa a sua madre, sapeva che era un'idiozia credere a Sara che le avrebbe fatto solo male illudersi in quel modo, ma doveva sapere se era vero.

-E Walter? - quella donna aveva la capacità di rovinare tutto con solo poche parole, ma non quella volta.

-E' all'estero...- era partito qualche giorno prima e sarebbe stato fuori per tutta la settimana, Felicity aveva tirato un sospiro di sollievo a quella notizia che era arrivata nel momento più opportuno, non solo perché era libera di andare alla festa senza che lui la riconoscesse, ma anche perché ora che aveva vuotato, per metà, il sacco e Oliver le aveva praticamente ordinato di stare lontana da Walter passargli informazioni sarebbe stato ancora più difficile.

-Fai come vuoi. - Stesy si allontanò borbottando qualcosa a proposito sulla stupidità della propria figlia.

Ci volle più tempo del previsto a Felicity per prepararsi, ma alla fine il risultato fu esattamente quello che si aspettava, si fissava allo specchio e si chiese se fosse veramente lei quella figura che lo specchio le rimandava.

-Felicity, posso entrare? - Stesy era ferma oltre la porta accostata.

-Si mamma... -

-Per la miseria... - la donna la guardò attentamente le sembrava di essere tornata indietro nel tempo.

-Allora? - chiese Felicity toccandosi i riccioli neri aspettando che la madre dicesse qualcosa.

-Non sembri più la ragazza di prima.-

-L'intento era di tornare quella che ero un tempo. - spiegò Felicity, lanciò un occhiata ad una vecchia foto con lei e i figli appena nati, i suoi capelli in quella foto erano ancora scuri.

-Allora forse avrai bisogno di questi... - Stesy mostrò a Felicity l'abito che aveva già provato a farle mettere qualche tempo prima.

-Se dobbiamo farlo, facciamolo bene. - oltre all'abito in mano aveva una scatolina rettangolare bianca: non era grande, era fine e stava tranquillamente all'interno delle sue mani. Aprì lentamente la scatolina cercando di non far cadere il contenuto.

-Cosa.... la maschera....- sorrise appena mentre col dito seguiva il pizzo nero applicato sopra la maschera bianca.

-Sei fortunata che abbiano deciso di fare la rimpatriata in maschera... non so di chi sia stata l'idea, ma sicuramente gioca a tuo vantaggio. -

Si infilò il vestito e lasciò che la madre glielo chiudesse, era una specie di miracolo che lei entrasse ancora in quell'abito, era una ragazzina quando l'aveva comprato e ora a distanza di sei anni e di una gravidanza le stava come se l'avesse comprato per quell'occasione.

-E' diventato un po' più corto.- osservò la madre guardandole le gambe scoperte, la gonna morbida e svolazzante arrivava di un bel pezzo sopra al ginocchio, non era volgare e la lunghezza era ancora decente da non farla passare per una prostituta.

-Pronta. - esclamò decisa fissando la propria immagine allo specchio.

-Buona fortuna.. Mi raccomando non fare nulla di stupido... -

 

***

 

Oliver Queen era appena entrato nella palestra, erano anni che non entrava in quel posto eppure tutto era rimasto uguale, si guardava attorno cercando di riconoscere le persone presenti, ma nessuno gli sembrava famigliare, forse però dipendeva dal fatto che tutti indossavano una maschera, quella serata sarebbe passata in fretta e sarebbe passata ancora più velocemente se avesse messo dell'alcool nel suo corpo.

Dopo un ora Oliver aveva bevuto decisamente molto e aveva trovato alcuni ex compagni che non vedeva da tempo, se doveva essere onesto non era stato lui a trovarli: Laurel l'aveva individuato dopo pochi minuti dal suo arrivo e si era praticamente incollata al suo braccio, l'aveva tirato per la palestra dove tutti si voltavano a salutarlo e lui rispondeva impacciato, non aveva riconosciuto nessuno, fino a che Laurel divertita gli aveva svelato qualche identità.

-Allora Oliver cosa ci racconti? - davanti a lui c'era Markus vecchio compagno di scorribande con lui e Tommy si era dimenticato di quante cose aveva combinato ai tempi della scuola.

-Poco, cosa vi devo raccontare? Mi occupo dell'azienda di famiglia e questo mi prende tutto il giorno... - rispose lui, si stupì di come nessuno di loro si fosse accorto della sua bugia, doveva essere migliorato molto nel dirle, o forse era solo bravo a mentire a loro, Felicity era dannatamente brava a capire quando non le diceva la verità.

-E l'isola? Raccontaci qualcosa? -

-Siamo qui per ricordare cosa abbiamo fatto durante la scuola, non facciamo sentire Oliver più importante di quello che già non si sente! - Laurel intervenne salvandolo, una cosa Laurel la sapeva, Oliver odiava parlare degli anni passati sull'isola e quella domanda avrebbe potuto rovinare la serata a tutti.

-Io direi di bere un altro bicchiere... Giusto per ricordare i vecchi tempi! - dal niente si materializzarono bicchieri colmi d'alcool per tutti.

-Sono meglio questi o le noci di cocco? - chiese qualcuno a Oliver facendo ridere il gruppetto, quella frase fece scattare un ricordo nella sua memoria “potresti offrirci dell'acqua... o, una noce di cocco...” sorrise inconsciamente ricordando la battuta di Felicity quando era arrivata sull'isola con Diggle per riportarlo in città.

-Sorride... Cosa ti è tornato in mente? C'era qualche ragazza sull'isola? -

-No, mi hanno già fatto una battuta del genere, siete tutti dannatamente prevedibili! - rispose lui cercando di smettere di sorridere, ma il volto di Felicity che gli sorrideva era difficile da mandare via.

Oliver si lasciò trascinare nel vortice dei ricordi e ben presto il gruppetto si trovò a ridere come ai vecchi tempi, era bello per una volta non avere nessun problema.

Tra una risata e un altra qualcosa attirò l'attenzione del giovane, i suoi sensi “da isola” si erano improvvisamente risvegliati, spostò lo sguardo attraverso la palestra cercando cosa avesse risvegliato i suoi sensi, ma attorno a lui non vedeva niente di strano, c'erano persone che ridevano e ballavano, era tutto tranquillo.

-Andiamo a ballare, magari i tacchi smetteranno di farmi male. - propose una ragazza, il gruppo accettò di buon grado l'idea muoversi un po' avrebbe fatto smaltire loro l'alcool che avevano bevuto.

Fu in quel momento, mentre si spostava verso il centro della pista che capì cosa aveva risvegliato i suoi sensi da isola: una ragazza era vicino al tavolo degli alcoolici e stava bevendo qualcosa, il volto coperto da una maschera bianca col pizzo nero risaltava alle luci della pista da ballo, si stava guardando attorno come se stesse cercando qualcuno in particolare, Oliver si soffermò a guardarla: i capelli neri erano appuntati alla nuca, alcuni riccioli erano lasciati sciolti e le incorniciavano il viso, le labbra truccate di rosso sembravano fragole mature: morbide e saporite, pronte per essere mangiate. Era troppo buio per poterle vedere gli occhi e la maschera gli impediva di riconoscere i tratti del viso, ma c'era qualcosa in quella ragazza che lo attirava come una farfalla veniva attratta dalla luce.

-Oliver che stai facendo? - Markus si era avvicinato e lo aveva tirato via facendogli perdere la giovane, per un attimo i loro occhi si erano incrociati e aveva visto le sue labbra tendersi in un sorriso soddisfatto, come se avesse finalmente trovato quello che stava cercando. Quando si era voltato nuovamente nella direzione della ragazza quella non c'era più, provò a cercarla nei dintorni, ma non la vide da nessuna parte, probabilmente si era sbagliato, la giovane non stava guardando lui, ma qualcun altro vicino a lui.

Oliver si lasciò trascinare in pista dai vecchi compagni, si stava sforzando di divertirsi ma si rendeva conto che quella non era più la sua vita, non riusciva a bere e a ballare in modo spensierato solo per il gusto di divertirsi, la sua mente era sempre al covo e guardava il cellulare come se dovesse ricevere una chiamata da un momento all'altro, non riusciva a capire perché ogni volta che prendeva il cellulare sperava di vedere la foto di Felicity che l'avvisava che lo stava chiamando, gli andava bene qualunque cosa, un ladro, un assassino, un bambino a cui avevano rubato le caramelle, qualunque cosa gli andava bene, purché lo portasse via da li.

-Oliver Queen non dirmi che ti stai struggendo in attesa di una telefonata? - Kat una delle ragazze della sua vecchia compagni la guardò mentre rimetteva a posto il cellulare.

-No! Sto aspettando un messaggio di lavoro. - rispose lui rapidamente, con sue enorme sollievo il gruppetto sembrò credere alle sue parole.

-Non ti facevo così stacanovista... sei proprio cambiato, che fine ha fatto Oliver Queen il Re delle feste? Ormai la tua vita sociale si limita alle feste aziendali e a qualche ricevimento ufficiale.-

-Hai ragione Kat, vorrà dire che lo rapiremo per qualche altra serata! -

-Ragazzi vado a prendere da bere. Torno subito. - si allontanò velocemente, non aveva intenzione di andare a prendere da bere, aveva bisogno di prendere una bocca d'aria, uscì dalla palestra e si trovò nel corridoio illuminato, si guardò attorno e sorrise mentre gli tornavano alla mente diversi eventi successi in quel posto, non poteva negare che non si fosse goduto i tempi della scuola.

Delle voci arrivarono da un corridoio laterale, quella zona non era illuminata, non era permesso andarci, eppure c'era qualcuno li.

-Lasciami stare! - sentì la voce di una ragazza e poi alcuni rumori, stava succedendo qualcosa, raggiunse il luogo e individuò subito le due persone: c'era qualcuno che stava tirando una ragazza costringendola ad andare con lui, mentre lei cercava in tutti i modi di liberarsi dalla presa di lui.

-Che accidenti succede qui? - uscì immediatamente allo scoperto arrivando a pochi passi dalla ragazza che gli dava le spalle. Il ragazzo spostò la sua attenzione verso Oliver mentre la giovane riusciva finalmente a liberarsi della presa sul suo polso.

-Nulla stavamo solo parlando. - sminuì la situazione il ragazzo, Oliver lo fissava serio, non si stava divertendo.

-Beh non credo che la ragazza voglia parlare con te... e meglio se te ne vai... -

-Come vuoi... - il ragazzo se ne andò lasciando i due da soli nel corridoio appena illuminato.

-Stai bene? - le chiese, la ragazza gli dava le spalle, non si era voltata verso di lui e questo lo preoccupava, poi la vide annuire voltandosi lentamente: capelli neri, maschera bianca col pizzo e abito nero, non ci aveva fatto caso, ma davanti a lui c'era la ragazza che aveva visto prima in palestra.

Continua....

ecco il capitolo 13 che dite vi piace? ^.^ l'avevo detto che quel vestito sarebbe stato usato, ma partiamo dall'inizio.
_Sara e le sue considerazioni sulla "misteriosa ragazza delle ripetizioni" sembra molto sicura di ciò che dice, Oliver era innamorato di Felicity, sarà vero o no? come dice Felicity lei in quel periodo non era in città.
_Felicity è sempre nei pensieri di Oliver il richiamo alla noce di cocco è stata una tentazione a cui non ho saputo rinunciare OLiver che anche in mezzo a tutta quella gente pensa a lei.. <3 <3 <3 è amore
_Il vestito nero e la maschera, decisamente la nostra Felicity ha attirato l'attenzione di Oliver, ora però Felicity ha un altra identità segreta da svelare a Oliver, ovvero che è: La ragazza delle ripetizioni, la madre dei figli di Oliver e che è la misteriosa ragazza mascherata della festa degli ex alunni, si svelano misteri ne arrivano di nuovi.

il prossimo capitolo preparatevi perchè sarà SUPER io vi ho avvisato.

MARIAROSARIA: (visto me lo sono ricordato) l'altra volta chiedevi: Sara non ha capito che Oliver ama Felicity? questa è la mia risposta "-Oliver mi vuole bene, mi vuole al sicuro e farebbe cose stupide per essere certo che non mi succeda niente... Ma non sono scema, Oliver non mi ama lo so.-" sei soddisfatta? AMA Sara fino a che puoi!!! ç___ç

Volevo avvisare che ogni capitolo prendero la recensione che più mi è piaciuta e la pubblico su FB con tanto di risposta, cercherò di non scegliere sempre le stesse persone, le recensioni sono scelte in base a quanto mi hanno divertito, quanto mi hanno fatto spoilerare (perchè qui c'è gente veramente brava a farmi spoilerare) quanto è originale, insomma, in caso non volete ditemelo che non le pubblico.

un bacione a MERCOLEDI' con uno dei miei capitoli preferiti!
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14: una volta è uno sbaglio la seconda volta no... ***


 

Allora prima di iniziare il capitolo vi fornisco di armi!! *compaiono scaffali su scaffali di armi di ogni genere* prego servitevi pure prendete quella che più vi aggrada e iniziate a leggere il capitolo, ricordo però che le armi da ME fornite NON possono essere usate CONTRO di ME! v.v

Daniela ti ricordo la tua frase su FB “NON TI ODIEREMO” v.v (non ho idea di chi sia Daniela! WOW sono un mito, lo so! Questo pezzo l'ho scritto mentre scrivevo il capitolo quindi un secolo fa e c'era questo appunto con il nome quindi visto che mi sono presa la briga di scriverlo Daniela se recensisci e ti ricordi questa frase in che contesto è uscita (sicuramente mentre spoileravo) ricordati la tua promessa! v.v)


Capitolo 14

Felicity si era bloccata quando aveva sentito la sua voce provenire dalla porta che collegava quel corridoio alla palestra, si era detta che non poteva essere così sfigata, ma invece lo era stata eccome, tra tutte le persone che potevano andarle in aiuto, era arrivato lui.
Felicity era arrivata a festa iniziata, ma quello non era stato un problema, anzi il fatto che la palestra fosse piena di gente l'aiutava a passare inosservata, si era messa a vagare per la stanza cercando di individuare il ragazzo, era quasi sul punto di arrendersi, probabilmente Oliver era tornato a casa o al covo, visto che dopo aver litigato con Moira Oliver viveva li. Aveva deciso di bere un bicchiere e concedersi altro tempo per cercarlo prima di rinunciare e tornare a casa.

La gente le passava accanto qualcuno la guardava, altri provavano a parlarle, ma la maggior parte la ignorava, le persone crescevano ma non cambiavano. Ci volle un po' a Felicity per individuare Oliver, quando lo vide scoprì con piacere che la stava guardando, sorrise felice, prima che qualcuno lo tirasse via, lo vide cercarla tra la folla, ma lei rimase nascosta ad osservarlo da lontano, ovviamente dove c'era lui non poteva che essere anche lei, Laurel Lance, sbuffò infastidita: gli anni passavano ma tutto era sempre uguale a sei anni prima, Laurel e Oliver sarebbero stati sempre il Re e Regina del liceo.

-Stai bene? - la voce di Oliver la fece riscuotere dai propri pensieri, l'aveva appena salvata da un ragazzo insistente, forse più che insistente era solo ubriaco, ma poco importava, lui l'aveva salvata ancora una volta.

-Si... ti ringrazio... - rispose, lo vide socchiudere gli occhi scrutandola con attenzione.

-Ci conosciamo? - le chiese. La saliva le si bloccò a metà gola rischiando di soffocarla, se l'avesse riconosciuta sarebbe stata la fine, si portò la mano davanti alle labbra sperando che il modificatore vocale che aveva preso al covo facesse il suo dovere.

-Tu cosa pensi Oliver? - pronunciò il suo nome con lentezza, marcandolo bene, non che in passato l'avesse mai fatto, ma pensò che fosse divertente.

Oliver fissava gli occhi della ragazza, era sicuro di averli già visti prima, ma non riusciva a capire dove, allungò la mano per poterle sfilare la maschera che nascondeva parte del volto.

-No... - lei lo aveva fermato posandogli la mano sulla sua.

-Perchè? - non riusciva a capire per quale ragione non volesse sfilarsi la maschera.

-Non vale se mi vedi in volto... - balbettò lei, doveva mantenere la calma se avesse iniziato a balbettare Oliver l'avrebbe riconosciuta e non ci avrebbe fatto una bella figura.

-Avevo ragione, ci conosciamo.... - sorrise tra il divertito e il felice, quella notizia gli piaceva.

-Vedo che il tempo non ti ha cambiato, non sei mai stato molto sveglio... - borbottò lei divertita trattenendo a stento un sorriso.

-Questo non è carino. - storse le labbra quasi infastidito da quella frase.

-Non volevo essere carina, solo obbiettiva. -

-Sono cambiato. Non sono più lo stesso Oliver che ero quando andavamo a scuola. - lei lo sapeva, lo sapeva molto bene, Oliver Queen che i presenti in quella palestra conoscevano non sarebbe stato degno nemmeno di pulire le scarpe a quello che era davanti a lei.

-Non sembrerebbe: Ricco... Viziato... Con un unico scopo: divertirsi. - si morse il labbro si sentiva cattiva a dirgli quelle cose, ma da quando era entrata in quella stanza e lo aveva visto era questo che lui aveva mostrato, era cosciente che non poteva andare a sbandierare a destra e a manca che lui era Arrow, che aveva provato a salvare la città dal piano folle di Merlyn eppure il suo comportamento da ricco rampollo la faceva innervosire.

-Io... - provò a dire qualcosa, ma lei non lo fece parlare.

-Il tempo passa, ma tutto rimane uguale: Oliver e Laurel prima... Oliver e Laurel ora..- fece un passo indietro lasciando la mano di Oliver che ancora era nella sua.

-Non sto con Laurel! - rispose afferrandole il polso per trattenerla.

-Ne sei sicuro? Vuoi dirmi che non sei sopravvissuto cinque anni sull'isola grazie al desiderio di tornare da lei?- Oliver non capiva chi fosse quella ragazza e come facesse a conoscerlo così bene, ma soprattutto non riusciva a spiegarsi perché desiderasse così disperatamente giustificarsi con lei.

-Sono tornato da più di un anno da quell'isola, in un anno cambiano tante cose.-

-Basta anche meno di un anno per cambiare la vita di una persona... - fece un passo avanti avvicinandosi, sorrise e gli accarezzò la guancia con un gesto dolce, bastava una sola notte per cambiare per sempre la vita di una persona e lei lo sapeva molto bene.

Oliver la osservava rapito quella ragazza era una contraddizione vivente, si allontanava per poi avvicinarsi un attimo dopo, tutto di lei l'attirava, dal suo strano modo di fare, al suo viso: i suoi occhi così famigliari cercavano di riportare a galla ricordi ormai dimenticati. La cosa però che più di tutti attirava la sua attenzione erano le labbra della ragazza che si muovevano ammaliandolo. Provò nuovamente a toglierle la maschera, voleva vederle il volto, ma la giovane lo bloccò ancora.

-Puoi fidarti di me...- i loro volti si avvicinarono.

-Perchè? Perché sei carino? - rispose con un sorriso, ancora una volta nella sua mente comparve Felicity qualcosa in quella risposta gli aveva ricordato la bionda.

-Puoi fidarti... - ripete lui avvicinandosi ancora di più alla ragazza.

-Lo so... - rispose lasciandolo sorpreso e felice, si sentiva bene con quella ragazza, riusciva a sentirsi se stesso, lei sorrise felice di essere stata capace di sorprenderlo.

La risposta lo fece sentire vivo, guardò le labbra rosse per un ultima volta prima di eliminare definitivamente la distanza che li separava: baciandola. Felicity stava osservando le reazioni di Oliver e cercava un modo per defilarsi alla svelta senza che lui la seguisse quando Oliver l'aveva baciata. Felicity era rimasta sorpresa da quel gesto, non si aspettava che il ragazzo la baciasse, sentì la mano sfiorarle la guancia e scivolare dietro la nuca avvicinando il suo viso al quello di lui, la lingua di Oliver leccò le sue labbra prima di farsi spazio tra di loro per cercare un varco che gli permettesse di trovare la sua lingua. Dischiuse le labbra permettendogli di entrare, un brivido le scese lungo la schiena mentre Oliver giocava con la sua lingua. Felicity si lasciò coinvolgere ricambiando il bacio non poteva fare diversamente, lui ci sapeva fare, gli passò le braccia attorno al collo mentre si alzava sulle punte cercando di avvicinarsi ancora di più al ragazzo, incoraggiato dalla reazione di lei Oliver la spinse indietro facendola entrare nella stanza dietro di loro, come due adolescenti che temevano di essere scoperti a baciarsi nel corridoio i due si nascosero nel buio della stanza. I due si muovevano continuando a baciarsi e a stringersi l'un l'alta, si mossero al buio della stanza fino a che Felicity non fu schiacciata conto qualcosa, il corpo di lui premette quello di lei contro la libreria, facendole sentire le costole dei libri contro la schiena nuda, le mani di Oliver lasciarono la nuca e scivolarono lungo il braccio fino ad arrivare alla vita della ragazza dove si soffermarono a giocare con i lacci che intrecciati chiudevano il vestito. A Felicity sfuggì un gemito quando sentì le mani di Oliver su i suoi fianchi che dolcemente l'accarezzavano. Incoraggiato dal gemito di Felicity, Oliver tirò il filo che teneva chiuso il vestito, rimasto senza sostegno l'abito scivolò lungo il corpo esile lasciandola con indosso solo un completino verde.

-Oliver non... - la sensazione del vestito che scivolava ai suoi piedi riportarono Felicity alla realtà, stava per fare si nuovo sesso con Oliver, con un Oliver che non aveva minimamente idea di chi lei fosse.

-Shhh... lo sai che io adoro il verde? - le chiese lui parlandole piano all'orecchio prima di tornare in possesso delle sue labbra. Felicity si fece coraggio, mandò al diavolo tutte le conseguenze di quell'azione e proprio come tanti anni prima si godette l'attimo: gli sfilò la giacca prima di iniziare a sbottonare la camicia bianca, fece scivolare la stoffa lungo le spalle muscolose del ragazzo fino a scendere verso gli addominali, finalmente dopo quasi un anno ad ammirarli da lontano poteva accarezzare i muscoli che troppo spesso la distraevano dal suo lavoro di ricerca. Oliver intanto le accarezzava la schiena lentamente provocandole brividi di piacere. Sentire il corpo caldo di Oliver premuto contro il proprio, le faceva tremare le mani e battere in fretta il cuore.

Erano appoggiati alla libreria e si stavano baciando, Felicity era schiacciata tra la libreria e il corpo di Oliver e una parte della sua mente si chiedeva quale dei due fosse più duro, si staccò leggermente dalla libreria schiacciandosi contro il petto di Oliver, con un movimento deciso gli sfilò la maschera e la lasciò cadere a terra vicino ai loro piedi, Oliver sorrise prima di passarle le mani sotto il sedere e alzarla, la posò sul bordo dello scaffale, insicura della stabilità di quella posizione passò le gambe attorno alla vita di Oliver attirandolo più vicino a se e sostenendosi a lui.

-Oliver sei qui? -

La porta della biblioteca si era aperta lasciando entrare un fascio di luce, troppo debole per poterli illuminare. La voce fu come una doccia fredda per Felicity, sciolse la prese delle gambe e scivolò giù sorreggendosi alle spalle di Oliver.

-Oliver? - la voce si era fatta più vicina, Oliver si lasciò sfuggire un lamento prima di afferrare ragazza per il braccio e portarla dietro lo scaffale nascondendosi così alla vista della nuova arrivata.

-Come avevi detto Oliver? Le cose cambiano? Non mi sembra proprio... - sibilò con astio Felicity, Oliver la guardò, si sentiva in colpa.

-Io... non... non è colpa mia se mi è venuta a cercare... - rispose lui, Felicity intanto lo aveva spinto via mentre si infilava l'abito che aveva raccolto appena prima che Oliver la spingesse dietro lo scaffale, anche Oliver si stava abbottonando la camicia lanciandole sguardi colpevoli.

-No non è colpa tua, tu sei solo Oliver e lei è solo Laurel. Oliver Queen e Laurel Lance uniti per sempre. -

-Oliver? Sei tu? Insomma chi c'è? - Laurerl si stava avvicinando sempre di più e Felicity iniziava seriamente a sentire il panico invaderla, se Laurel l'avesse vista l'avrebbe riconosciuta, poteva dire tutto di Laurel: che era saccente, prepotente, manipolatrice, ma di una cosa doveva darle atto era dannatamente sveglia.

-Non è così... - stava per dire qualcos'altro ma Felicity non avrebbe mai scoperto di cosa si trattasse.

-Eccoti! Ma non mi sentivi? - Laurel era apparsa dietro di lui.

-Eh Laurel che ci fai qua? - chiese voltandosi a guardarla.

-Ti cercavo, tu invece che accidenti ci fai qui? - guardò oltre Oliver aspettandosi di vedere qualcuno, ma non vide nessuno, anche lui si voltò cercando una scusa per spiegare la presenza della ragazza, ma della ragazza non c'era tracce.

-Niente curiosavo... andiamo. - prima di uscire Oliver lanciò un ultima occhiata all'interno della stanza cercando di individuare la giovane, ma ovunque si fosse nascosta non sembrava intenzionata ad uscire così si chiuse la porta alle spalle.

Felicity rimase nascosta dietro uno scaffale dandosi mentalmente della stupida, come aveva potuto credere alle parole di Sara, Oliver sarebbe stato per sempre di Laurel e lei non avrebbe potuto far niente se non assistere alla loro felicità. Quando fu sicura che i due si fossero allontanati uscì dal suo nascondiglio pronta a lasciare quella maledetta festa, passò davanti alla libreria unica testimone del momento di follia che aveva colto i due, a terra c'era la sue borsetta e la maschera di Oliver, la raccolse: un sorriso triste le si dipinse sul volto.

-Meglio che me ne vada.-

Felicity decise di non tornare in palestra, teoricamente aveva raggiunto il suo scopo: Oliver si era accorto di lei, sorrise accarezzandosi le labbra, la sensazione delle labbra di lui premute su le sue era ancora vivida, ovviamente Laurel doveva arrivare a rovinare il momento. Uscì dalla scuola passando da una delle uscite d'emergenza, iniziò ad attraversare il parcheggio, convinta di essere al sicuro si sfilò la maschera e tolse il dispositivo vocale mettendolo al sicuro nella borsa, tutto questo mentre sbuffava e inveiva contro la castana.

-Felicity? - nel sentirsi chiamare la giovane sobbalzò e si voltò cercando chi l'avesse chiamata.

-Oh mio Dio! Sei veramente tu! Che ci fai qui? E cosa hai fatto ai capelli? -

-Dig io... - si morse il labbro, che accidenti ci faceva lui li a quell'ora di notte?

-Tu? Sono proprio curioso di sapere... - Dig si fermò davanti a lei incrociando le braccia in attesa che gli spiegasse cosa stava architettando.

-Ecco... Io... -

-Vai via, Oliver sta per uscire e non credo che tu voglia incontrarlo... -

-Grazie. -

-Vai! - se ne andò correndo, aveva lasciato la macchina sul retro del parcheggio sicura che non sarebbe stata vista da nessuno, salita in macchina si allontanò continuando a ripetersi quanto fosse stata stupida ad andare alla festa.

 

***

 

Oliver aveva trascinato via Laurel dalla biblioteca riportandola in palestra, la misteriosa ragazza era scomparsa nel nulla, un attimo prima era accanto a lui accusandolo di avere una relazione con Laurel e un attimo dopo era sparita, come se non volesse essere vista, c'era qualcosa in quella ragazza che gli era dannatamente familiare: gli occhi, le labbra, anche il suo modo di fare e di parlare gli erano familiari eppure non riusciva a capire chi fosse.

-Eccolo, dove eri sparito? - chiese qualcuno al tavolo dove Laurel l'aveva accompagnato, si accorse solo in quel momento di non star più indossando la maschera, ma per fortuna ora nessuno la indossava più.

-Facevo un giro... - rispose vagamente lui sicuramente non avrebbe detto la verità su dove era stato e cosa aveva fatto, anche se era più corretto dire cosa non aveva fatto.

-L'ho trovato in biblioteca vi rendete conto? - la rivelazione di Laurel fece scoppiare a ridere il gruppo.

-Oliver Queen in biblioteca? Mi stupisce anche solo pensare che tu sappia dove si trova. - altre risate si levarono dal gruppetto.

-Okay va bene la biblioteca non era tra i miei posti preferiti, ma adesso state esagerando, sapevo dove si trovava... -

-Si certo che sapevi dove si trovava oltre l'unica porta che non hai mai varcato! - commentò qualcuno.

-Già, vi ricordate tutte le volte che ha dato buca a quella povera ragazza? -

-Si... poveretta ore in biblioteca ad aspettarlo e lui non si presentava. Alla fine si era fatta furba andava a casa sua. -

-Quale ragazza? - si accigliò a quel racconto, di che cosa stavano parlando lui non ricordava nessuna ragazza con cui doveva incontrarsi in biblioteca.

-Sei serio? Ti sei dimenticato di lei? - tutti stavano fissando Oliver divertiti, pensando che stesse scherzando, ma lo sguardo confuso del giovane dovette farli ricredere.

-Oliver ti ricordi che hai rischiato la bocciatura? Il consulente ti aveva affidato una ragazza che ti facesse da tutor, le hai dato buca per mesi! - scosse la testa, niente tabula rasa completa.

-Alla fine sei stato tu ad andare da lei per chiederle di aiutarti a finire l'anno e c'è riuscita! -

-Laurel come si chiamava tu lo ricordi? - Oliver si voltò verso la ragazza accanto a lui in attesa di un nome.

-No... sono passati sei anni, come potete pensare che mi ricordi il suo nome!- alzò le spalle sembrava infastidita da quella conversazione.

-Me la descrivete? -

-Non troppo alta, magra, con i capelli neri. - l'immagine della ragazza mascherata si materializzò nella sua mente, la descrizione combaciava, ma se si fosse guardato attorno sicuramente avrebbe combaciato con molte altre ragazze.

-L'hai completamente rimossa? Non c'è male! - lo presero in giro.

-Io devo andare... è stato bello rivedervi! - Diggle lo stava chiamando, quello era il segnale che era tornato a prenderlo.

-Non sparire, vediamoci ogni tanto.-

-Si, ciao! -

 

Diggle aspettava Oliver appoggiato alla macchina poco lontano dall'entrata non riusciva a credere che Felicity fosse andata a quella festa, che si fosse tinta i capelli e si fosse imbucata, per quale motivo l'aveva fatto, Oliver arrivò giusto in tempo per non vedere Felicity uscire dal parcheggio.

-Hai un faccia, tutto bene? - gli chiese osservandolo in volto.

-Si, più o meno... Grazie per essere passato a prendermi. - la copertura di Dig era l'autista di Oliver, ma solitamente a parte la mattina per andare a lavoro, la sera non lo accompagnava mai, quella sera però aveva deciso di lasciare fare al suo amico il suo lavoro.

-Mi paghi per questo. - sorrisero e salirono in auto.

-Sei sicuro di stare bene? Mi sembri stano. - chiese Diggle osservandolo dallo specchietto retrovisore, entrato in macchina si era messo a osservare fuori dal finestrino la strada in silenzio, non che solitamente fosse di molte parole, ma era impossibile non notare lo sguardo pensieroso del giovane.

-Si, ho scoperto di essermi dimenticato di una ragazza. - ammise lui.

-Con tutte le ragazze che ti sei fatto può succedere! - lo prese in giro, la sua fama da playboy era conosciuta da tutti, Oliver Queen era allergico alla monogamia.

-Si lo so, ma questa era diversa... non avevo un rapporto di quel genere. Tutti se la ricordano io no, come posso essermi dimenticato di una persona. -

-Se fosse stata importante non te ne saresti dimenticato... - annuì a quelle parole, aveva ragione, le persone importanti non scompaiono dalla memoria.

-Che altro è successo? -

-Non posso proprio nasconderti nulla! -

-No... forza spara! - Oliver raccontò l'incontro con la misteriosa ragazza, di come l'aveva aiutata a togliersi di torno il ragazzo e di come poi erano finiti a baciarsi.

-Lei mi conosceva, sembrava sapere tutto di me. - spiegò lui.

-Descrivimela. -

-Era mora, portava un vestito nero corto. Non l'ho vista bene in viso aveva una maschera che non si è voluta togliere.- spiegò, quella descrizione non rendeva giustizia alla ragazza. Si leccò le labbra avevano ancora il suo sapore, un mix tra la fragola e la menta.

-Vaga come descrizione, potevi dire che aveva due gambe due braccia e due occhi e sarebbe stato uguale. - cercò di sdrammatizzare Diggle, la descrizione anche se molto vaga gli aveva ricordato Felicity che scappava dalla festa, Oliver si era imbattuto in Felicity e non l'aveva riconosciuta e per lei era stato decisamente meglio così.

-Forse hai ragione.-

-Beh poi come è finita? La ragazza è scappata? -

-No è arrivata Laurel e ci siamo divisi, lei è scomparsa, non so nemmeno che fine abbia fatto... - smise di leccarsi le labbra continuare a cercare il sapore di quella ragazza non gli sarebbe stato d'aiuto a placare i suoi sensi di colpa, quando aveva chiuso gli occhi la misteriosa ragazza era diventata un altra persona, nella sua mente si era materializza Felicity: stava pensando di baciare la sua It girl.

-Laurel... sempre nel mezzo. - commentò Dig.

Continua....

Ora capite perchè non potevo interrompere il capitolo precedente in modo diverso? dove ve lo interrompevo mentre i due si baciavano o mentre Oliver la svestiva?
_Felicity che si lascia andare una seconda volta, forse non è propri OCC, ma il titolo del capitolo vi da un indizio del perchè lei si lascia andare e comunque più avanti questa domanda avrà una risposta
_Oliver che si lascia trasportare e bacia la misteriosa ragazza, anche questo avrà una spiegazione al momento della verità (per ora godetevi la scena)
_a Oliver piace la biblioteca non c'è niente da dire anche se non ne conosceva l'esistenza al tempo della scuola!
_Laurel ormai penso che sia morta trucidata da voi, chiunque l'abbia ammazzata me lo dica ho promesso a Chiara che avrei pagato io l'avvocato che vi difende. v.v
_Finalmente a Oliver viene rammentata la ragazza delle ripetizioni e... niente quel ragazzo non se la ricorda proprio! C'è un motivo! ve lo dirà lui più avanti!
_Dig ha beccato Felicity e nel prossimo capitolo gli viene svelato tutto il mistero
_Tra la misteriosa ragazza e Felicity Oliver ha scelto Felicity! questo è un colpo di scena vero? Sun1977 la tua teoria era presa in pieno ora vediamo se Oliver riesce a capire che AMA Felicity!

vi saluto ci vediamo alle vostre recensioni io vado in palesta più tardi e vi leggero quando sarò sul tapitulan.
quindi datemi la carica per diventare la nuova Black Canary!
un bacione a Domenica
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo 15: il tempo delle spiegazioni ***


Capitolo 15

Il mattino dopo Felicity si rifiutò di alzarsi dal letto, sembrava le fosse passato un camion sopra, non solo per le condizioni in cui era finito il vestito e la sua acconciatura, ma anche emotivamente si sentiva in quel modo, Oliver non aveva la minima idea di chi lei fosse e quello faceva dannatamente male; calciò le coperte e uscì dalla sua stanza infilandosi in quella dei figli, sorrise vedendoli beatamente addormentati, qualche settimana prima i due si erano impuntati di voler unire i lettini per fare un unico grande letto, lei personalmente non era molto convinta di questa idea i due potevano andare d'amore e d'accordo tutto il giorno per poi far scoppiare la terza guerra mondiale nel giro di un secondo. Ora però vedendoli dormire rannicchiati uno vicino all'altra doveva ricredersi, forse unire i letti era stata una buona idea, silenziosamente Felicity si fece largo sotto le coperte in mezzo ai due.

-Mhm che succede... Non voglio andare a scuola... - borbottò Robert spostandosi per far entrare la madre.

-E' domenica, non c'è scuola... - rispose lei sorridendo.

-Mamma? - anche Hope si era svegliata e aveva aperto un occhio per vedere chi fosse stato a svegliarli.

-No, la fata turchina! -

-Che fai? - chiese Hope ignorando la risposta che aveva appena ricevuto.

-Voglio un po' di coccole da parte dei miei bambini... Credete che solo voi potete infilarvi nel mio letto la mattina? - abbracciò i due e li tirò a se in un grande abbraccio affettuoso.

I tre si alzarono dal letto a mattinata inoltrata, la madre di Felicity era andata a buttarli già dal letto finendo coinvolta anche lei nella guerra a cuscinate che si era scatenata.

Mentre i bambini erano andati a fare colazione Felicity si era chiusa in bagno pronta ad annullare la trasformazione della sere precedente, prese il prodotto per la decolorazione e iniziò ad applicarlo su tutta la lunghezza dei capelli sperando che portasse via il colore applicato il giorno prima. Ci vollero due trattamenti perché il capello tornasse almeno vagamente biondo.

Felicity aveva appena lavato i capelli dal secondo trattamento per decolorarli, quando qualcuno aveva suonato alla porta.

-Vado io! - Hope era scattata in piedi ed era corsa alla porta aprendola.

-Ciao! - salutò sorridendo, gli occhi le si erano illuminati e un enorme sorriso le si era formato sulle labbra.

-Non dovresti aprire senza chiedere chi è!- la riprese l'uomo sulla porta, prima di sorridere e prenderla in braccio.

-Ma sei tu zio! - Hope gli diede un bacio sulla guancia stringendosi a lui.

-Dig.. - Felicity era comparsa dal corridoio e fissava l'amico che teneva in braccio la bambina.

-Ciao Fel... Dobbiamo parlare.-

-Cosa hai combinato mamma? - chiese Hope accorgendosi del cambiamento dello zio, Dig era diventato serio e per sua esperienza Hope sapeva che quando gli adulti erano seri qualcuno aveva combinato qualcosa.

-Niente amore, vai di la con Robert. Io e lo zio dobbiamo parlare.-

-Va beneee! Zio ti fermi a pranzo vero? -

-Staremo a vedere... ora vai! - Hope tornò in camera a giocare col fratello mentre i due andavano in cucina per parlare.

-Buongiorno Stesy... -

-Buongiorno John, è successo qualcosa? - chiese la donna vedendolo entrare in cucina serio, i rapporti tra i due erano migliorati col tempo, dal loro primo incontro la situazione era cambiata notevolmente, Stesy apprezzava John ed era felice che sua figlia avesse un così buon amico che conoscesse il suo segreto.

-Mi ha visto... - disse Felicity sedendosi al tavolo posando l'asciugamano che aveva in mano su una sedia.

-Vedo che hai fatto tornare i tuoi capelli del coloro naturale? -

-Sono scura di natura Dig. -

-Prevedo catastrofi! Meglio preparare del caffè mentre tu ci racconti cosa hai combinato. - Stesy mise su il caffè e lo versò nelle tazze.

-Non so da dove iniziare... -

-Magari dall'inizio, non sarebbe una cattiva idea.- le fece notare sua madre prima di sorseggiare un po' di caffè, anche lei non sapeva esattamente come erano andate le cose, aveva dedotto molti avvenimenti, ma non sapeva cosa fosse successo realmente.

-Okay, devi sapere che io ero a scuola con Oliver. - era arrivato il momento di vuotare il sacco almeno con Dig e con sua madre, nessuno disse nulla così Felicity iniziò a parlargli dell'ammissione anticipata al MIT e al suo disperato bisogno di una borsa di studio per potersi permettere l'università, stava girando attorno alla situazione cercando le parole giuste per dirlo.

-Felicity stringi o staremo qui fino a domani! Palmer ti ha affidato Oliver per delle ripetizioni, vai avanti! -

-OLIVER? Tu eri la tutor di Oliver? Quindi sei tu la ragazza di cui parlava Sara ieri? - Dig finalmente era riuscito a collegare l'assurda storia strampalata che Felicity gli stava raccontando.

-Si. Oliver non voleva il mio aiuto, almeno non inizialmente. Ho perso la borsa di studio perché lui non aveva passato gli esami di metà corso. -

-Quel maledetto di Walter ti ha soffiato la borsa di studio. Se ci penso mi viene una voglia di picchiarlo... - Stesy era partita nuovamente a inveire contro l'antipatico ragazzo che aveva distrutto i sogni della figlia per puro egoismo.

-Aspetta Walter? Lo stesso Walter... - la situazione stava diventando sempre più assurda.

-Si! Mamma stai andando troppo velocemente! - zittita la donna Felicity riprese il racconto.

-Quindi è stato Oliver a tornare da te? -

-Si, voleva che lo aiutassi a passare l'anno, ma non ero disposta a farlo. Quando ha scoperto che avevo bisogno di soldi per l'università mi ha proposto la borsa di studio della Queen Consolidated in cambio io dovevo fargli passare l'anno. - Felicity si soffermò aspettando che Dig assorbisse le informazioni, quando lui annuì riprese il racconto fino ad arrivare al giorno della festa.

-Avevo la borsa di studio e un lavoro assicurato non potevo chiedere niente di più. Poi c'è stata la festa. Ero ubriaca, non completamente fuori, ma alticcia. Stavo cercando il bagno quando mi sono scontrata con Oliver, mi ha portato a ballare, mi ha fatto sentire come mai nessuno aveva fatto. - era arrivata alla parte importante del racconto che coincideva con quella imbarazzante.

-Ti aveva riconosciuta? -

-Non credo, glielo chiesi, ma lui rispose: sei esattamente chi voglio. Col senno di poi penso mi avesse scambiato per Sara o per Laurel, più probabilmente per Sara che era appena tornata. - spiegò.

-Poi cosa è successo? -

-Mi sono lasciata portare in biblioteca da Oliver e li, beh credo che questo pezzo lo salterò, non credo proprio vi interessino i dettagli. Qualche tempo dopo ho scoperto di essere incinta. Provai a dirlo a Oliver il giorno dei diplomi ma Laurel mi disse che non ero il suo tipo, che sarebbero andati a convivere e questo mi convinse che Oliver mi avesse confusa con Laurel. Poi il resto lo sapete è scomparso per cinque anni. -

-Quindi Hope e Robert sono... Sono figli di Oliver? - Dig aveva finalmente collegato le due cose rimanendo così a bocca aperta.

-SH! Non urlare! Si sono suoi. -

-Perchè non glielo hai detto? -

-Perchè lui non si ricorda di me! Non ha idea che sono la stessa ragazza che gli ha fatto passare gli esami, non ricorda nemmeno l'esistenza di quella ragazza. Perché dovrei rovinargli la vita? -

-Felicity lui deve prendersi le sue responsabilità. -

-Ma non ora. Ora ha altri problemi. -

-Perchè ieri se andata a scuola? -

-Per quello che aveva detto Sara, volevo vedere se era vero, mi sono tinta i capelli, ho indossato lo stesso vestito e la stessa maschera di quella sera, ma lui non aveva idea di chi io fossi. - sorrise ripensando al bacio che si erano scambiati e a dove sarebbero finiti se Laurel non fosse arrivata ad interromperli.

-Cosa è successo che non ci hai detto?- chiese preoccupata Stesy. Felicity sospirò e gli raccontò di come Oliver l'aveva salvata dalle insistenti avance di quel tipo e di come si erano ritrovati in biblioteca a pomiciare come due liceali.

-Non ti avrà riconosciuto ma decisamente risvegli i suoi sensi primordiali! - la prese in giro l'amico beccandosi uno sguardo assassino da parte della bionda.

-Oddio dimmi che tra nove mese non saremo cinque! - prego invece Stesy.

-Tranquilla mamma, Laurel è arrivata prima che facessimo qualcosa di ancora più stupido. -

-Meno male. - sospirò sollevata da quella notizia la donna.

-Chi sa che i bambini sono di Oliver? -

-Oltre a voi due? Il Signor Steel e Moira Queen.-

-Walter? - chiese Stesy.

-Lui sa che sono rimasta incinta, non di chi sono i figli ne che sono due. -

-E con cosa ti ricattava? - chiese Diggle.

-Avrebbe detto a Oliver che ero la ragazza che gli aveva fatto da tutor. -

-Tutto qui? Felicity ti stai incasinando la vita solo per questo? Fel, Oliver ha scoperto della tutor e della borsa di studio, scoprirà che sei te. - Felicity sorrise.

-A chi pensi verrà a chiedere di cercare informazioni su una borsa di studio rilasciata dalla QC? -

-A te... - ammise Diggle, mentre Felicity sorrideva.

 

***

Oliver era entrato al Verdant, da quando aveva discusso con sua madre si era trasferito a vivere sotto al locale, la sua vita era assurda, era tornato a casa per scoprire che le bugie dei suoi genitori non avevano mai fine.

-Oliver! Cosa ti porta da queste parti? - Thea scese le scale con in mano una scatola di bicchieri da sistemare dietro al bancone.

-Sono passato a fare un salutino alla mia sorellina preferita... - rispose lui facendola ridere.

-Ollie io sono la tua unica sorella... cosa c'è sotto? - Thea posò la scatola sul bancone e si voltò verso il fratello sorridendogli.

-Okay mi hai scoperto... Ieri sono andato alla festa degli ex alunni. - spiegò lui.

-Hai visto una vecchia fiamma? - chiese mentre andava dietro al bancone e iniziava a mettere i bicchieri al loro posto.

-No... ho scoperto di aver dimenticato una persona. - Thea tornò a guardare il fratello accigliata.

-Oliver è normale dimenticarsi di alcuni compagni di classe, anche io non ricordo tutti i loro nomi.-

-E' diverso... Tu ricordi il mio ultimo anno... stavo per bocciare vero? -

-Si andavi proprio male, soprattutto in algebra.-

-Tu ricordi come ho fatto a passare l'anno? -

-Si, una ragazza ti ha aiutato, aiutò anche me. Era simpatica e soprattutto paziente.-

-Io non lo ricordo. - a quelle parole Thea si fermò e andò davanti al fratello.

-Sei serio? Siamo stati mesi chiusi in camera tua tutti e tre insieme. Una volte mi hai addirittura detto che dopo tutto quello non l'avresti mai dimenticata, come fai a non ricordarti nulla? - Oliver distolse lo sguardo, come aveva fatto? L'isola. L'isola aveva eliminato la maggior parte dei suoi ricordi, la concentrazione che gli serviva per sopravvivere non gli dava tempo per pensare a persone che erano state di passaggio.

-Ho bisogno di sapere come si chiama. -

-Non me lo ricordo.. sono passati anni io... non lo so. - rispose tristemente Thea, non capiva perché Oliver stesse cercando quella ragazza, ma dal suo comportamento poteva notare quando fosse importante per lui trovarla.

-Grazie lo stesso. - le diede un bacio sulla guancia e si allontanò.

-Aspetta! Io non ricordo il nome ma... la Queen Consolidated le ha rilasciato una borsa di studio, se vuoi scoprire il nome cerca la borsa di studio. -

-Speedy, sei un genio. - tornò indietro e le diede un altro bacio sulla fronte per poi uscire sorridendo.

 

***

 

Quel sabato pomeriggio: non esisteva nessuno nè Walter, nè Oliver.

Felicity aveva decisi di approfittare di quella giornata di sole per uscire con Hope e Robert, quello era un sabato perfetto per poter portare i suoi figli ai giardini senza rischiare l’ibernazione. I due vivaci pargoli saltellavano davanti a Felicity ridendo e scherzando, per lei era un piacere passare del tempo con loro, soprattutto dopo la sera precedente e la confessione che aveva fatto alla madre e all'amico. Dopo pranzo Felicity era rimasta sola con i figli a casa, Diggle era andato da Layla, mentre sua madre doveva andare da un amica fuori città, la casa le era sembrata una prigione aveva bisogno d'aria fresca per riuscire a mettere insieme i pensieri che le stavano facendo scoppiare la testa.

Arrivati ai giardini Felicity si sedette su una panchina mentre i due uragani correvano a giocare con gli amici che come loro erano stati portati al parco. Mentre i bambini giocavano tutti insieme Felicity parlava con le altre mamme aggiornandosi su gli ultimi pettegolezzi, sperava di staccare per un giorno da tutto il casino che c’era in azienda, ma ovviamente la notizia del momento era quella della candidatura di Moira Queen.

-Andiamo Fel, tu lavori per il figlio dovrai pur sapere qualcosa che la stampa non sa. –

-Mi spiace io sono solo la segretaria, non sono al corrente di fatti importanti, Mr Queen non mi parla di cose personali.- doveva evitare qualunque pettegolezzo, non sarebbe stato difficile arrivare a lei come fonte della notizia.

-Felicity? – sentendosi chiamare la giovane si voltò, stava ancora sorridendo per una battuta di una delle altre mamma, quando si sentì investire da una doccia gelata.

-Sara… - bisbigliò, la sfortuna doveva essere dalla sua parte, Sara Lance era davanti a lei e la fissava curiosa, sicuramente la giovane si stava chiedendo cosa ci facesse lei ai giardini di sabato pomeriggio.

-Mamma! – Robert era arrivato di corsa e si era fermato davanti a lei, Felicity maledì mentalmente il pessimo tempismo che il bambino aveva avuto.

-Robert che succede? – si inginocchiò davanti al figlio regalandogli uno splendido sorriso, al diavolo se Sara avesse scoperto tutto, suo figlio aveva la precedenza su chiunque altro.

-Ho sete! – spiegò candidamente lui, gli porse l’acqua che aveva in borsa e poi lo seguì con lo sguardo mentre tornava a giocare con gli altri bambini.

-E’ tuo…-

-Si è mio figlio. – rispose mordendosi il labbro.

-Come… -

-Che domande fai? Come succede a tutti, vuoi che ti faccia un disegnino?- rispose ironica Felicity, non voleva essere cattiva, ma ogni volta che qualcuno entrava in quel discorso lei non poteva fare a meno di tirare fuori le unghie, loro erano troppo piccoli per potersi difendere da soli, lei doveva fare tutto il possibile per tenerli al sicuro.

-No, intento, tu non sei il tipo di ragazza... Che fine ha fatto il padre? -

-Mi spiace, ma preferisco non… Scusa Sara. – rispose, Sara era sicuramente l’ultima persona sulla faccia della terra a cui avrebbe detto chi era il padre, stava con lui e soprattutto al tempo lui stava con la sorella e la tradiva con lei concludendo per poi tradire entrambe con lei, decisamente non voleva far scoppiare la terza guerra mondiale che avrebbe visto le sorelle Lance alleate contro di Felicity.

-Okay, come vuoi, ma Oliver… -

-NO! Non dire nulla a Oliver per favore… - proprio come quando Diggle aveva scoperto di loro, anche con Sara, Felicity si lasciò prendere dal panico.

-Perché? Quello che fai con Arrow è pericoloso, se Oliver sapesse non… -

-Non mi farebbe più lavorare con voi e io non voglio. Mi piace stare al covo, mi piace rendermi utile, finché nessuno scopre che lavoro per Arrow i miei figli sono al sicuro, quindi ti prego, non voglio che Oliver sappia… -

-Come vuoi, non sono io a doverglielo dire, ma non puoi nasconderglielo per sempre. –

-Non sarà per sempre, solo per un po’, fino a che la vita di Oliver sarà un po’ meno pericolosa. – le due si guardarono e sorrisero, quella cosa non sarebbe mai accaduta, se veramente voleva aspettare che Oliver attirasse meno guai i suoi figli sarebbero diventati grandi e loro sarebbero diventati due vecchietti e probabilmente anche in quel caso Oliver avrebbe continuato a saltare da un tetto ad un altro: Nonno Arrow.

-Mamma, chi è lei? – Hope era arrivata e si era avvicinata alle due donne, lo sguardo era fisso su Sara che sorpresa guardava la bambina.

-Lei è… - Felicity era stata presa in contropiede, come poteva spiegarle chi era Sara?

-Io sono Sara, lavoro con tua mamma… E tu come ti chiami? – Sara si era abbassata ad altezza della bambina così da poterla guardare in faccia, la piccola la studiava con sguardo sospettoso.

-Io sono Hope. – rispose.

-Hope vai a giocare. –

-Va bene… - dopo un ultima occhiata alla donna la bambina se ne andò continuando però a voltarsi per guardare la ragazza.

-Hai due figli? E’ da incoscienti… -

-Non ho bisogno che tu mi faccia la predica Sara. Mi basta mia mamma. – rispose duramente, se c’era una cosa su cui non accettava critiche: era su quello che faceva, sapeva da sola che era un incosciente a lavorare con Arrow, che lasciare soli tutte le sere i suoi figli era un comportamento indegno per qualunque madre, ma non poteva non aiutare Oliver, se gli fosse successo qualcosa come avrebbe fatto a spiegare ai suoi figli che il padre era morto perché lei si era rifiutata di aiutarlo? No, avrebbe fatto tutto quello che poteva per tenere al sicuro Oliver e anche i bambini.

-Scusa se insisto, ma il padre? –

-Non ce l’hanno. Sara per favore, non voglio parlarne, scusa. – quando qualcuno veniva a conoscenza che lei aveva due figli poi chiedeva di loro padre, situazione che stancava Felicity.

-Okay, scusami. – le due donne si guardarono negli occhi, paura e comprensione si incontrarono creando su entrambi i volti un sorriso, Sara non avrebbe tradito il suo segreto, Felicity comprese che Sara era solo preoccupata per lei.

Il cellulare di Felicity ormai presenza costante nella sua vita prese a suonare, era intenta a cercarlo nella borsa quando anche quello di Sara iniziò a suonare, le due si guardarono, le possibilità che fosse Oliver a contattarle erano alte.

-Dig.- costatò Sara sfilando velocemente il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

Felicity era riuscita a recuperare il suo dalla borsa.

-Oliver. – rispose lei a disagio per la situazione.

-Pronto? – Oliver non si perse in convenevoli, non disse nessuna frase di circostanza, Oliver era Oliver

“Vieni al covo abbiamo bisogno di te.” chiaro e coinciso.
-Arrivo appena posso. – chiuse la chiamata chiedendosi come avrebbe fatto a spiegare ai suoi figli che il loro sabato insieme era stato rimandato.

-Arrivo Dig. Cinque minuti e ci sono. – Sara nel frattempo aveva risposto a Dig, dando anche lei la sua disponibilità ad andare al covo per combattere contro il nuovo nemico. La bionda si voltò verso la ragazza che stava chiamando col cellulare.

-Vai Sara, io arrivo tra poco. – Felicity sentendosi osservata guardò la ragazza, almeno lei doveva andare se si fossero fatte attendere tutte e due sarebbe stata certamente una scusa per una sfuriata di Oliver.

-Sei sicura? Oliver si può arrangiare per una volta. – scosse la testa, senza dire nulla, chiunque stesse chiamando aveva risposto e lei si mise a parlare, mentre Sara si allontanava verso la sua moto.

 

Intanto al covo, Oliver camminava su e giù per la stanza davanti ai computer, si stava allenando quando uno dei pc di Felicity si era messo a suonare, aveva provato a vedere da cosa dipendeva quel rumore, ma il computer aveva mandato un altro “lamento” e si era bloccato.

-Felicity ti farà fuori! Prenderà una delle tue frecce e te la tirerà contro. – annunciò Dig che seduto sulla sedia, davanti a gli schermi fissava Oliver andare su e giù come un animale in gabbia.

-Non lo farebbe mai. – rispose lui anche se non pienamente convinto. Sapeva che quando si trattava dei suoi computer il comportamento della ragazza era instabile, teneva più a quell’ammasso di circuiti che a se stessa.

-Beh lo scopriremo presto. –

La porta del covo si aprì e si richiuse con un rumore sordo che si propagò per tutta la sala sottostante, Oliver sobbalzò e guardò con orrore le scale.

-Eccomi, che succede? – Sara era arrivata, vedendo i due fissarla si fermò a metà scale. Oliver sospirò di sollievo, la sua esecuzione era rimandata anche se per poco.

-Che è successo? Ollie mi sembra abbastanza ansioso. – commentò lei continuando a scendere le scale. Dig rise a quell’affermazione, mentre a Oliver sfuggì un leggero ringhio di disappunto.

-Ha toccato il computer di Felicity e lo ha bloccato. – spiegò Diggle con un sorriso ironico, Sara guardò prima uno e poi l’altro, cercando di non scoppiare a ridere.

-Ollie, Felicity ti farà a pezzi, sai quanto ci tiene ai suoi computer, nemmeno fossero i suoi figli. – esclamò lei, Diggle la guardò sorpreso, cercando però di mascherarlo, Sara si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto e si affrettò a cambiare discorso.

-Comunque come mai avete chiamato? – Oliver non sembrò dar peso alla frase di Sara e spiegò rapidamente cosa era successo.

Continua...

Eccoci alla fine del capitolo 15, capitolo tranquillo.
_Oliver va da Thea a cercare aiuto con la misteriosa ragazza chissà se ce la farà a mettere le mani su quel documento che potrebbe svelargli la verità su Felicity.
_Ora la lista delle persone che sanno che Felicity ha due figli si è allungata, ma Sara è Sara è una piccola e coccolosa Cupcake <3 . <3 quindi non c'è da preoccuparsi di lei.
_Felicity quando si tratta dei suoi figli tira fuori le unghie e graffia chiunque sia il malcapitato che ha deciso di parlare.
_Alla fine la frase che avevo messo su Fb trovata nel quadreno disperso l'ha detta veramente Sara ma è risultata bene lo stesso, certo detta da  Oliver sarebbe stata tutta un altra cosa ma ormai.
_Nonno Arrow come lo vedete? xD

prima di abbandonarvi e darvi l'appuntamento a Mercoledì prossimo e su Fb per chi mi ha tra le amicizie mi faccio auto pubblicità:

questa settima mi sono data alla scrittura non so in quanti di voi lo hanno notato ma ho creato una raccolta di storie per ora ho pubblicato due storie v.v non so quante ne aggiungerò ne quando le aggiungerò ne se le aggiungerò altre. Sono nate così per caso non sono cercate quindi se mi verranno altre storie le posterò li

per chi non le avesse lette qui c'è il link:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2904248&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16: Tic Tac ***


Capitolo 16

 

Felicity era riuscita a contattare una ragazza che occasionalmente le faceva da baby sitter e le aveva chiesto di raggiungerla ai giardini, appena era arrivate le aveva lasciato i due terremoti ed era scappata a prendere la macchina che aveva lasciato a casa.

 

Parcheggiò la macchina nella solita via, poco più avanti vide la moto di Sara e quella di Oliver più giù, mentre la macchina di Dig era parcheggiata nella strada parallela.

Il club sopra al loro covo era ancora chiuso, così per non destare sospetti decise di passare dall’entrata laterale.

Le voci dei suoi compagni di avventura arrivavano ovattate nel silenzio che regnava nel corridoio che divideva l’entrata del covo all’uscita sulla strada, Sara era già arrivata e i tre stavano discutendo di qualcosa.

-Eccomi. Che succede? – Felicity era entrata e puntava dritta ai suoi computer dopo aver salutato i presenti.

-Ecco, il computer ha fatto un suono… - iniziò Oliver osservandola posare le sue cose e sedersi sulla sedia, mentre lui prendeva accuratamente le distanza.

-Sarà il segnale che ho impostato per avvertirci in caso succeda qualcosa nella prigione di The Glades. – spiegò lei tranquillamente.

-Hai hackerato il sistema di comunicazioni della prigione? – chiese sorpreso Oliver.

-E’ un rimprovero quello che sento nella tua voce? – domandò lei voltandosi per poterlo guardare in faccia.

-Orgoglio. – sorrise felice di quel complimento.

Quando il computer partì Felicity rimase sorpresa, il programma non partiva, il computer rimandava un segnale di errore.

-Chi ha toccato il mio computer? – si volto con gli occhi fiammeggianti, pronta ad uccidere chiunque avesse toccato i suoi piccoli tesori, guardò rapidamente Diggle che scosse leggermente la testa negando la sua responsabilità sull’accaduto.

-Oliver Queen! – esclamò lei nella sua direzione.

-Felicity io…. –

-Ma io vengo a toccare le tue frecce? – non aspettò la risposta si voltò e iniziò a digitare codici al computer, le scritta di errore scomparve in poche mosse e lo schermo nero assunse la solita sfumatura blu, con pochi semplici comandi Felicity aveva riportato il computer operativo.

-Okay, allora. No, non era l’allarme della prigione, ma quello della polizia. – spiegò rapidamente Felicity mentre abilmente penetrava il sistema di difesa del dipartimento, era quasi riuscita ad entrare quando il cellulare squillò e lei sorrise, passandolo direttamente a Oliver.

-E’ l’agente Lance. – spiegò notando la faccia curiosa. Mentre Oliver rispondeva e parlava con l’agente, Felicity finì il suo lavoro di hackeraggio, Sara e Dig le si avvicinarono curiosi.

-Qualcuno ha fatto fuori un ladro… con… Wow, mai visto usare in modo più fantasioso questo oggetto… - commentò Felicity mentre leggeva il rapporto della polizia.

-Che roba è? Non ho mai visto un coltello del genere! – commentò Sara quando la foto dell’arma si aprì su un lato dello schermo.

-Infatti non lo è. Questa è una lancetta dei minuti. – spiegò Felicity continuando a leggere.

-Questo è un problema…. – Oliver si era avvicinato al gruppo e ora tutti lo stavano guardando, l’omicidio era già di per se un problema, ma quella frase indicava chiaramente che il fatto che un uomo, anche se con la fedina penale sporca, fosse morto non era la parte peggiore.

-Conosco il congegno, serve a decifrare codici durante le operazione di spionaggio… ma con qualche modifica può aprire i caveau delle banche. – ci fu un momento di silenzio mentre Oliver ascoltava quello che diceva l’agente.

-Lavora sicuramente per qualcuno, lo scopriremo. – ci fu un altro momento di silenzio, Oliver si accigliò e passò il telefono a Felicity.

-Vuole parlare con te. – prese il telefono sorpresa.

-Ouh. Pronto? - uQ

“Felicity, so che probabilmente ora è impegnata, come lo sono io in fondo, ma volevo dirle che ho fatto le ricerche che mi aveva chiesto di fare.” il volto di Felicity si illuminò sentendo quelle parole, finalmente dopo settimane di nulla assoluto avrebbe avuto qualche informazione utile da dare a Oliver.

-E quindi? – chiese esitante.

“Non ho trovato niente, mi dispiace vorrei essere stato di aiuto, ma purtroppo non c’è niente nemmeno tra il cartaceo, almeno niente di più di quello che aveva già trovato. Le farò comunque avere quello che ho trovato.”

-Ho capito… - rispose lei delusa da quella rivelazione, aveva sperato che almeno lui avrebbe avuto più fortuna di lei, ma a quanto pareva la sua era una speranza vana, non c’era niente da fare.

-La ringrazio molto…- riagganciarono contemporaneamente.

-Che cosa voleva? – Oliver la studiò sospettoso, ma nemmeno con la più fervida immaginazione avrebbe potuto dedurre quello che stava succedendo.

-Niente di particolare… Allora vediamo, mi metterò in collegamento con ogni banca di Starling city, così da avere un accesso diretto a tutti i sistemi d’allarme, se accade qualcosa lo scopriremo subito. –

-Okay... Felicity, ho bisogno che mi trovi una cosa... - iniziò Oliver sedendosi sul tavolo accanto a lei, dopo la conversazione con Thea aveva deciso che l'unica persona che poteva aiutarlo a trovare la borsa di studio era Felicity.

-Cosa? - chiese lei mentre iniziava a far partire le ricerche su il loro nuovo cattivo.

-La Queen Consolidated ha rilasciato una borsa di studio sei anni fa... voglio sapere il nome della persona che l'ha ottenuta. -

-Certo... - rispose lei annuendo leggermente. Diggle guardò Oliver allontanarsi e tornare ai suoi esercizi, senza farsi notare si avvicinò alla ragazza che stava continuando le sue ricerche.

-Come pensi di fare ora? - le chiese lui fingendosi interessato a quello che aveva trovato, quando i suoi occhi non si muovevano da Oliver.

-Non c'è nulla che possa ricondurre a me tra i documenti della società. - rispose lei con una scollata di spalle, sicura di essere al sicuro da qualunque problema.

-Che vuoi dire?-

-La borsa di studio non risulta da nessuna parte, nemmeno negli archivi. - rispose pratica lei.

-Felicity spiegati.-

-Ho chiesto al signor Steel di eliminare tutte le copie di quella borsa di studio. La società non riconosce che è stata assegnata la borsa di studio. - quando aveva iniziato a lavorare per la QC aveva visto in quella borsa di studio un collegamento con il suo passato, così aveva chiesto la distruzione dei documenti, non c'erano motivi per tenere le copie, lei ormai aveva un contratto di lavoro, l'università era stata pagata, Steel si era mostrato comprensivo e aveva assecondato il suo desiderio.

-Oliver, non risulta che la Queen Consolidated abbia mai rilasciato una borsa di studio. -

-Ne sei sicura? - chiese il ragazzo.

-Si. Qui non c'è. - rispose lei.

-Torna a lavorare sul caso. - Oliver non sembrava convinto di quella risposta, ma lasciò perdere, in quel momento avevano altri problemi più urgenti, mentre Dig si limitava a scrollare la testa, quei due erano un caso disperato.

Felicity tornò a dedicarsi alle ricerche del loro assassino, le sue mani lavoravano autonome digitando i codici che gli erano ormai familiari, da quando aveva iniziato a lavorare per Arrow non aveva fatto altro che hackerare sistemi di sicurezza su sistemi di sicurezza, se solo fosse stata scoperta da qualcuno che non era onesto e intenzionato a far del bene come Lance, lei sarebbe già finita in galera per tutti i vari crimini che aveva accumulato. Mentre le sue mani trafficavano, la sua mente lavorava a tutto un altro problema: Walter, come richiamato dai suoi pensieri il cellulare emanò un debole lamento, le era appena arrivato un messaggio da Walter .

-Sembra il lamento di un animale morente.- commentò Sara fissando il cellulare abbandonato sul tavolo, Felicity non aveva nessuna voglia di prenderlo in mano e leggere cosa ci fosse scritto, in quei giorni le erano arrivati innumerevoli messaggi tutti con ordini ben precisi su cosa fare per sabotare la QC, il fatto che lei esitasse e non facesse mai esattamente quello che lui le diceva lo mandava su tutte le furie. Il cellulare suonò ancora e lei strinse i pugni cercando di allontanare dalla mente il lamento.

-Già, Sara ha ragione, sembra proprio il verso di un animale morente. – commentò Dig avvicinandosi, ma nonostante tutto Felicity evitò di rispondere continuando a lavorare come se niente fosse. Al terzo messaggio anche Oliver si voltò verso di lei sospendendo il suo lavoro con le frecce.

-Non si può sentire questa suoneria. – Felicity trattenne il fiato, sapeva bene anche lei che quella suoneria era il verso di un animale morente, un suono fastidioso e irritante, ed era proprio per quei motivi che aveva personalizzato la suoneria, ogni volta che le arrivava un messaggio o una chiamata da parte di Walter, il cellulare emetteva quel lamento così che lei potesse sapere che era lui e ignorarlo in casi come quello.

Il cellulare suonò ancora diverse volte consecutivamente, facendo voltare i tre e irritando profondamente la bionda che imperterrita ignorava l’oggetto, quando poi i messaggi si trasformarono in una telefonata Felicity dovette accettare la sconfitta, prese il cellulare e rispose senza trattenere il suo disappunto.

-Che c’è! – chiese in un sibilo irritato, smettendo di lavorare. Walter era a sua volta irritato dal fatto che non gli avesse risposto ai messaggi, il suo tono era scocciato e tagliente come le lame di un rasoio.

“Non ti rivolgere a me così.” sibilò con tono tagliente, Felicity però non era in vena di cedere ai suoi capricci.

-Ho da fare, cosa c’è?- le mani iniziarono a tamburellare sul tavolo impazienti di scoprire cosa volesse solo per liberarsi dalla sua scomoda presenza.

“Sei impegnata, veramente? E a fare cosa?”

-Niente che ti possa interessare. Ora vuoi dirmi cosa c’è? – rispose lei cercando di non scoppiare al telefono, Walter l'avrebbe fatta pentire di quel suo scatto di rabbia, ma soprattutto Oliver si sarebbe insospettito.

“Incontriamoci.”

-Ho da fare. –

“Bene allora vorrà dire che chiamerò Oliver e gli rivelerò il tuo piccolo e sporco segreto.” un sibilo di frustrazione uscì dalla gola della bionda odiava quel ricatto, lo odiava con tutto il cuore, fino a che lui disponeva di quel segreto lei non poteva ribellarsi.

-Cosa vuoi? –

“Porta rispetto, o dovrò ricordarti chi è che ha il coltello dalla parte del manico…”

-Va bene... Dove? – non c’era modo di vincere, non ancora almeno, ma presto avrebbe trovato il modo di vanificare il ricatto. Walter le diede una via poco distante dal Verdant.

-Scusate torno appena posso. – rispose sconfitta prima di uscire dal covo senza guardare in faccia nessuno.

-Felicity, sei sicura che sia tutto okay? – Oliver l’aveva seguita e l’aveva fermata a metà scale.

-Certo, torno presto. – rispose senza voltarsi, non poteva mentirgli guardandolo negli occhi, non ne sarebbe stata capace, così decise di fissarsi la gonna del vestito e lisciarsi una piega immaginaria con le mani, tutto pur di non guardare il giovane negli occhi.

-Va bene… - riprese a salire i gradini velocemente doveva uscire prima che cambiasse idea e la costringesse a rimanere li.

-Felicity… - aveva fatto appena tre passi quando Oliver l’aveva fermata nuovamente, questa volta si costrinse a voltarsi doveva rassicurarlo.

-Che c’è Oliver, torno tra poco… - quella non era proprio una bugia, lei sperava di riuscire a tornare a breve.

-Sai che puoi dirmi tutto vero? – lei sorrise e annuì, sapeva che di lui si poteva fidare e lo dimostrava ogni volta che scendeva in quel covo, a modo suo lei gli consegnava la sua incolumità, lei senza di lui sarebbe stata una facile preda per chiunque volesse far del male ad Arrow.

-Certo che lo so. Ora è meglio che vada, torno appena ho finito. – questa volta salì le scale di corsa e si chiuse la porta alle spalle così da impedire a Oliver di fermarla ancora una volta.

Uscita controllò l’orologio, aveva ancora dieci minuti prima di incontrarsi con Walter sapeva bene che il ragazzo non apprezzava i ritardatari.

 

Oliver rimase immobile qualche secondo a fissare la porta dove era scomparsa Felicity cercando di capire cosa fosse realmente successo.

-Sembra a me o Felicity è strana? – i due fissarono Oliver sorpresi per quello slancio di attenzione che aveva avuto nei suoi confronti, non che Oliver non prestasse attenzione a Felicity, solo che solitamente non era così bravo a capire se le persone attorno a lui avevano qualche problema.

-Non so, ma sono sicuro che quando vorrà parlarne ne parlerà.- disse Dig cercando di sminuire il problema.

Oliver uscì dalla fonderia distratto da una telefonata di Thea, quando non fu più a portata d’orecchio Sara si voltò verso Diggle.

-Tu lo sai vero.- l’uomo la guardò sorpreso.

-Il segreto di Felicity, tu lo sai. – non era una domanda era semplicemente una costatazione, qualcosa di scontato.

-Non so di quale segreto tu stia parlando. –

-L’ho vista ai giardini… - non c’era bisogno che aggiungesse altro, Felicity era solita passare il suo tempo libero ai giardini con i figli, l’aveva vista e molte volte lui era li con lei.

-Quando? –

-Prima, quando ci avete chiamato eravamo insieme.-

-Hai visto anche… - un altra frase mai finita, quella conversazione era la conversazione delle parole sottintese.

-Bellissimi, entrambi. – i due si guardarono in silenzio consci entrambi di essere gli unici a dover custodire quel segreto.

-Tu sai perché non voglia che Oliver… - chiese Sara.

-Lei sostiene per la sicurezza dei due, sembra che se Oliver sapesse loro sarebbero in pericolo, cosa assurda… Secondo me nasconde qualcos’altro, ma non è ancora pronta a dirlo, forse non è pronta nemmeno ad ammetterlo a se stessa. –

-Come non è pronta a dire a se stessa che ama Oliver? – chiese Sara con un sorriso triste.

-Lasciamo perdere questo discorso, credo che lo sappia, ma pensa che fino a che non lo dice ad alta voce nessun altro se ne renderà conto. –

-Penso che l’unico a non essersene reso conto sia Oliver stesso. – i due scoppiarono a ridere, Oliver era troppo concentrato sulla sua missione di salvare la città per rendersi conto dei sentimenti della ragazza.

-Che avete da ridere? – chiese Oliver rientrando nella stanza.

-Niente, ci alleniamo un po’? – chiese Sara togliendosi la giacca di pelle e spostandosi verso gli attrezzi per riscaldarsi prima di un bel corpo a corpo con i due uomini.

 

***

 

Felicity stava correndo verso l’incrocio che Walter le aveva dato, maledicendo se stessa per essersi infilata in quella situazione. Quando arrivò trovò l’auto nera ferma accanto al marciapiede, rallentò il passo, non voleva fargli vedere che aveva corso per arrivare da lui, non gli avrebbe fatto capire quanto potere avesse su di lei.

Aprì la portiera e salì in auto cercando di mascherare il terrore che provava.

-Sei in ritardo. –

-Cosa vuoi? – rispose ignorando la sua frase.

-Secondo te? Hai quello che ti ho chiesto? – le mani di Felicity si strinsero attorno alla borsa, la nuova richiesta di Walter era chiusa li dentro.

-Dalla tua faccia deduco di si, non dirmi hai ancora rimorsi di coscienza perché stai pugnalando il tuo adorato Oliver alle spalle? Povera piccola Felicity, il tempo passa ma tu rimani sempre la stessa.- allungò la mano aspettando che la ragazza si decidesse a dargli i documenti.

-Non così velocemente, non puoi continuare a ricattarmi all’infinito! –

-Non posso? Già… Ma sai per liberarti di me c’è un solo modo… Far fallire la QueenConsolidated oppure dire a Oliver tutto… -

-Sei un vile! Non vedo cosa ne guadagnerebbe Oliver a sapere che ci conosciamo dai tempi della scuola e che ho un figlio… -

-Forse niente, ma il fatto che tu non voglia assolutamente che lui lo sappia rende tutto interessante e mi porta a pensare che ci sia sotto qualcosa di più grande di quello che vuoi ammettere. –

Con stizza prese il fascicolo dalla borsa e glielo sbatté letteralmente in faccia, disgustata dal modo di agire di Walter.

-Mi fai schifo, questo è quello che mi hai chiesto! Spero di non avere tue notizie molto presto! – con decisione aprì la portiera e uscì, percorse il marciapiede con passo tranquillo, cercando di respirare profondamente per calmarsi, girato l'angolo iniziò a correre cercando di allontanarsi il prima possibile da Walter. Rallentò l'andatura quando si trovò nei vicoli attorno al Verdant, il cuore riprese a battere normalmente, si sentiva le gambe molli e deboli, ma non era quello il momento per fermarsi, riprese la strada per la fonderia.

Felicity sfilò il cellulare dalla tasca del giubbotto per controllare le chiamate, aspettava la telefonata di sua madre che era andata a trovare un amica e a trovare un posto tranquillo dove stare con i bambini: voleva allontanare i due dalla città, aveva un brutto presentimento. Con i documenti consegnati oggi aveva guadagnato un paio di giorni per metterli al sicuro, ora però doveva riuscire a trovare quell’assassino e poi si sarebbe concentrata su Walter. Il cellulare prese a suonare, per un attimo pensò che fosse Walter che aveva capito che i dati da lei forniti erano falsi, ma poi si rese conto che quella era la suoneria che aveva assegnato a Lance, prese il telefono e rispose.

-Pronto, agente Lance. –

“C’è una rapina in una banca.” Annunciò l’uomo, in sottofondo si sentiva il rumore della sirena, chiaro segno che l’uomo stesse andando verso la banca, si fece dire il nome della banca e chiuse la chiamata.

-Oliver! Mi ha chiamato Lance, c’è una rapina! – come aveva chiuso la chiamata con l’agente aveva subito fatto partire la chiamata a Oliver, fortunatamente il ragazzo aveva risposto subito così gli diede l’indirizzo.

“Dove sei?” chiese lui, sentendola affaticata.

-Sto arrivando al covo, cinque minuti e ci sono, non è facile correre con i tacchi! – spiegò lei fermandosi dopo aver preso l’ennesima storta, fortunatamente non si era fatta niente di grave e così potè riprendere a corre.

“Okay, ma sbrigati.”

-Ancora non mi sono spuntate le ali Oliver! Sto facendo il prima possibile! – rispose stizzita prima di chiudere la comunicazione. Rifarsela con Oliver non era una buona idea, in nessun caso, il ragazzo quando si arrabbiava sapeva quali parole usare per ferire le persone e molte volte nemmeno se ne rendeva conto.

Quando arrivò al covo, Oliver e Sara erano già andati via, alla sua postazione c’era Diggle che stava parlando con i due, come la vide arrivare le sorrise e le rese il posto. I due erano appena arrivati al caveau trovandolo vuoto.

“Se ne sono andati!” commentò con disappunto Oliver. Felicity digitò alcuni comandi e sorrise.

-Forse so dove sono diretti! Il congegno usa una connessione wi-fi ne ho captato un segnale nel vicolo dietro la banca! – sorrise fra se, era arrivata appena in tempo perché Oliver non si potesse arrabbiare con lei.

^Non ci andrete!^ una voce che non aveva mai sentito interruppe la loro conversazione.

“Che succede?”

-Ha hackerato la nostra trasmissione! - spiegò. L’uomo informò il gruppo di uno scontro tra un autobus e un treno, Felicity cercò si modificare i comandi dal suo computer, trovando però bloccate tutte le vie di accesso al server. Oliver e Sara nel frattempo si erano divisi, Oliver in sella alla sua moto percorreva rapido la città cercando di arrivare nel luogo dell’imminente impatto sperando di salvare le persone. Sara invece puntava verso il vicolo pronta ad affrontare e fermare il “Re degli Orologi”. L’uomo era dove Felicity le aveva detto: nel vicolo dietro la banca su un furgoncino, riuscì a lanciare il suo bastone e a colpirlo prima che il mezzo si mettesse in moto e scomparisse lungo la strada.

Continua....

Ecco il capitolo 16, come avevo accennato a qualcuno questo capitolo si riallaccia alla storia, so che cronologicamente parlando gli eventi non sono andati esattamente così visto che io ho già messo Roy nella squadra e questo accadeva prima.... insomma è un adattamente che mi serviva, ma tanto a noi non cambia nulla, Roy lo amiamo quindi se è già nel team a noi sta bene!

ammettetelo avete pensato che Oliver si sarebbe messo a seguire Felicity quando esce dal covo e invece no! Walter è ancora vivo e vegeto e non ha la minima intenzione di andarsene.
Sara e Dig che discutono dei due bambini sono tenerosi!
Prossimo capitolo non ve lo perdete si scopre cosa contiene la misteriosa scato che è stata consegnata a Hope! v.v
Un bacione
a domenica
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17: problemi ***


Lo so non è oggi giorno di aggiornamento, ma mi è stato chiesto di anticipare il capitolo come regalo di compleanno e visto che il capitolo è pronto e io domani ho una giornata abbastanza piena (dormire/palestra/ uscire con mio padre/ volontariato/ letto) ho deciso che forse per una volta potevo fare uno strappo al giorno della pubblicazione e anticiparlo!
quindi

BUONCOMPLEANNO DOROTEA


Capitolo 17

Grazie alle conoscenze abbinate di Sara e Felicity, il gruppo riuscì a scoprire l’identità del Re degli orologi, trovando così l’indirizzo dell’uomo. Sara e Oliver si recarono nel luogo datogli da Felicity ignorando però che si trattava di una trappola, quella che doveva essere la loro azione per catturarlo si era rivoltata contro di loro, Tockman era riuscito a penetrare nel loro sistema informatico grazie al passpartou e ora i loro computer erano andati in fumo.

Quella sera Tockman fu catturato, il colpo organizzato alla Starling city bank ai danni di Oliver Queen fu fermato con un lavoro di squadra.

 

-Sei sicura di non andare in ospedale? – la voce di Oliver era tranquilla, anche se dentro di lui si dibatteva un fuoco di rabbia, Felicity si era messa in pericolo in modo assurdo e del tutto inutile, solo per dimostrare che anche lei era utile: secondo quanto sosteneva Diggle, cosa che lui non aveva mai messo in dubbio.

-Mmhmm, voi non ci andate mai e quindi non ci vado nemmeno io… E poi Dig mi ha dato alcune delle sue aspirine. Perché girate? – rispose la bionda, nello scontro con Tockman Felicity si era ferita alla spalla con un colpo di pistola, era quello a far arrabbiare tanto Oliver, il fatto che lei si fosse ferita.

-Ecco fatto! – Sara l’aveva ricucita e ora si allontanava per cambiarsi.

-Come stai? – Oliver si era avvicinato e la guardava divertito, Felicity sotto effetto dell’ossicodone era divertente, la sua parlantina già di per se a raffica si amplificava e le faceva dire cose ancora più stupide.

-Ehy… Tu sarai sempre la mia ragazza. – Felicity riuscì solo a fare un mugolio di approvazione.

-Diggle ti porterà a casa e riposati un paio di giorni, ci vediamo martedì a lavoro. – disse Oliver prima di andare a cambiarsi.

-Oliver non importa Lunedì… - borbottò lei cercando le parole giuste in mezzo alla confusione che aveva in testa.

-Martedì Felicity. E ora vai a casa.- Oliver si era fermato a metà delle scale e la stava fissando seriamente.

 

-Sei sicura di farcela? – Diggle la guardava dal finestrino abbassato, erano fermi davanti alla casa di Felicity e lei in piedi sul marciapiede ondeggiava leggermente.

-Si, tranquillo, ora vai che Lyla ti sta aspettando. – gli fece ciao ciao con la mano e poi si voltò per arrivare al suo portone. Sentì la macchina partire e lei si rilassò, non vedeva l’ora di andarsene a letto, quella serata l’aveva distrutta. Stava cercando le chiavi dalla borsa quando qualcuno le si avvicinò.

-Non urlare. – chiuse gli occhi, trattenendo l’urlo che stava per uscirle dalla gola, si pentì immediatamente di aver lasciato andare via Diggle.

-Brava ragazza, te la fai con la guardia del capo? O te la fai direttamente col capo, eh? – chiese una voce al suo orecchio. Felicity non rispose, la testa le girava per colpa delle pasticche che Diggle le aveva dato.

-Io… -

-Zitta e seguici…- Felicity si trovò ad arrancare sotto le spinte del suo aggressore, girò l’angolo e intravide una berlina nera, lo sportello si aprì e lei fu spinta dentro poco delicatamente, un rumore secco l'avvertì che lo sportello era stato chiuso e l’auto partì immediatamente.

Felicity cercava di mettersi seduta, si sentiva stordita dalle medicine e la spalla le faceva male a causa del colpo che aveva preso quando era stata spinta in auto, ogni volta che riusciva ad alzarsi qualcuno la spingeva nuovamente giù, vanificando i suoi sforzi.

-Stai ferma o ti dovrò far stare ferma io. – la voce roca e minacciosa convinse Felicity a restare stesa sul seggiolino.

 

Il pulsare della ferita la destò dal sonno, non si era nemmeno resa conto di essersi addormentata, lo stress della giornata associato alle medicine di Diggle l’avevano messa al tappeto anche se la situazione non era delle più tranquille. Quando riaprì gli occhi la testa le faceva male, ma il mondo non girava più, la spalla le doleva, ma non riusciva a capire se dipendesse dalla ferita o dal fatto che le mani le erano state legate dietro la schiena in una posizione alquanto scomoda.

-Vedo che finalmente ti sei svegliata Felicity…- si guardò attorno disorientata, la voce era malevole, chiunque le stesse parlando non aveva buone intenzioni nei suoi confronti.

-Chi sei? – chiese fissando la figura in ombra davanti a lei.

-Oh andiamo Felicity, non ti ricordi del tuo caro amico? – finalmente il volto entrò in una zona di luce e lei pote riconoscere il volto spigoloso e l’espressione di sadico divertimento dipinta su di esso.

-Walter. – una parte di lei era sorpresa da quella situazione, ma una parte sembrava aspettarselo.

-Cosa devo fare con te Felicity? Ti avevo dato un opportunità, ma tu vuoi che io sia cattivo, io non volevo. Ricorda sei tu che mi costringi. – spiegò l’uomo.

-Io? –

-Si tu, sono stato paziente, ho aspettato un sacco di tempo per avere le informazioni che ti avevo chiesto in cambio io ho mantenuto la promessa, Oliver non sa di te e di tuo figlio, però tu. Tu mi hai tradito, mi hai passato informazioni false e vecchie. Cosa devo fare con te? – chiese.

-Io…-

-Non provare a giustificarti, non servirebbe a nulla, troverò un modo per ottenere quello che voglio…- la porta si aprì illuminando la stanza buia.

-Signore, è arrivato….- qualcuno era appena entrato nella stanza che fungeva da cella annunciando l’arrivo di un misterioso uomo.

-Credo che ti lascerò qui fino a che non ti verrà voglia di collaborare, altrimenti, beh… -

La porta si richiuse lasciandola sola al buio, nel corridoio qualcuno stava parlando.

-Hai un ospite? – chiese il nuovo arrivato.

-Già, un ospite capriccioso, ma non è un problema, almeno non lo sarà dopo che avrò finito con lei. – i due risero, una risata priva di ilarità, una risata che le mise i brividi.

 

***

Felicity passava da momenti di incoscienza a momenti in cui avrebbe preferito essere svenuta. Walter l’aveva lasciata da sola in quella stanza per diverso tempo, la mancanza di finestre e di qualche fonte che potesse indicarle l’ora le aveva fatto perdere la cognizione del tempo.

L’uomo misterioso non era più tornato, ma ogni tanto sentiva sprazzi di conversazione nel corridoio oltre la porta, qualunque cosa stesse architettando Walter non era da solo, c’era un uomo e una donna immischiati nel suo diabolico piano.

Una secchiata d’acqua le arrivò dritta in faccia svegliandola, davanti a lei c’erano Walter e una delle guardie che lo accompagnavano ovunque andasse.

-Ciao Felicity! –

-Vattene al diavolo! – rispose lei a denti stretti, quella era la quarta volta che veniva svegliata in quel modo.

-Ma come siamo poco cordiali.. Allora, abbiamo cambiato idea? Mi darai quello che voglio? – chiese lui incrociando le braccia al petto in attesa di una risposta.

-Mai! – uno schiaffo le arrivò in pieno volto, il colpo fu così forte che si trovò con il viso voltato di lato.

-Su su, non essere così impaziente Tom. Devi scusarlo, ma non gli piace perdere tempo. Allora vuoi aiutarci si o no? – a colpirla era stato uno degli uomini Walter non era il tipo che si sporcava le mani in prima persona. Felicity tornò a guardare Walter con disprezzo, si leccò le labbra trovandoci un piccolo taglio.

-No. – rispose a denti stretti la ragazza, questa volta non avrebbe ceduto al ricatto di Walter, anche se non sapeva da quanto tempo era chiusa li dentro era certa che ormai qualcuno doveva essersi accorto della sua scomparsa, Oliver sarebbe andato a salvarla era solo questione di ore ne era sicura.

 

***

 

Lunedì mattina all’attico della Queen Consolidated c’era un insolito caos, per la prima volta da quando Oliver aveva preso il comando dell’azienda di famiglia non era uno scontro tra Isabel e Felicity a provocare tutto quel trambusto lassù in cima. Qualcuno era riuscito a passare inosservato all’entrata ed era arrivato fino a gli uffici degli amministratori delegati senza che nessuno lo vedesse e lo potesse fermare.

-Prendetelo! – la voce di Isabel era piena di rabbia mal repressa. Fermo davanti a lei c’era un bambino non più grande di sei anni che la fissava arrabbiato, la segretaria personale di Isabel aveva provato a mandarlo via, ma era dannatamente ostinato e nonostante tutta la loro buona volontà non erano riusciti a prenderlo.

Il bambino correva qua e la scivolando abilmente tra le mani delle guardie che provavano ad afferrarlo.

-Che succede? – Oliver era arrivato e osservava allibito la scena.

-Questo moccioso è arrivato e non se ne vuole andare! – urlò inviperita la donna, mentre cercava di ridarsi un contegno. Il bambino nascosto sotto il tavolo guardava il nuovo arrivato con un misto di paura e di eccitazione.

-Tu sei Mr Queen? – chiese rimanendo nascosto sotto il tavolo senza però staccare gli occhi dal nuovo arrivato.

-Si, stavi cercando me? – il bambino annuì sospettoso.

-Veramente? Che ne dici di uscire da li sotto? – lui scosse la testa, scoccando un occhiata incerta alla guardia che fino a poco prima aveva cercato di prenderlo.

-Dov’è la mia mamma? – chiese continuando a passare lo sguardo dalla guardia a Oliver.

-La tua mamma? Non lo so, non so nemmeno chi sia tua mamma. – rispose onestamente Oliver voltandosi verso le due persone che erano arrivate con lui: Sara e Dig erano ad un passo di distanza e cercavano di capire cosa stesse succedendo.

-Robert! Sei un idiota! – una vocina ruppe il silenzio che si era creato, tutti i presenti si voltarono verso l’ascensore, davanti alle porte che si stavano chiudendo alle sue spalle c'era una bambina che con sguardo furioso e la braccia incrociate fissava il bambino nascosto sotto al tavolo.

-Hope? – chiese Diggle vedendo la piccola raggiungerli e superarli per fermarsi davanti al tavolo dove il fratello si era nascosto.

-Esci da li sotto… Perché ho un fratello idiota! – esclamò lei infastidita mentre il fratello usciva dal suo nascondiglio sbuffando.

-Non chiamarmi idiota! – sibilò lui arrabbiato fermandosi davanti alla sorella pronto a litigare.

-Che accidenti ci fate voi due qui? – Diggle si era avvicinato e ora era ad un passo dai due e li guardava severamente, i due bambini si scambiarono un occhiata prima di farsi piccoli di fronte all’uomo che furente stava aspettando la loro risposta.

-Allora? – li incalzò visto che entrambi non si decidevano ad aprire bocca.

-Tu li conosci Dig? – Oliver si era avvicinato per poterli vedere per bene, ora che erano uno accanto all’altro si notava la loro somiglianza, stessi profondi occhi blu, capelli biondi, però c’era qualcosa che li rendeva diversi, la bambina non sembrava particolarmente dispiaciuta per quella situazione, lo guardava studiandolo come se stesse guardando un qualche animale mai visto prima.

-Si, e so per certo che la loro madre si arrabbierà molto quando scoprirà che non sono a scuola e che sono venuti qui! – aveva iniziato a parlare rivolgendosi a Oliver, poi si era rivolto ai due bambini Felicity non solo si sarebbe arrabbiata li avrebbe uccisi con le sue stesse mani per quell'azione così sconsiderata.

-Dove è la mamma zio John? – chiese Robert, la sua espressione era a metà tra lo spaventato, per le possibili punizioni che la donna gli avrebbe riservato, e il triste, perché non sapeva dove fosse sua madre.

-La mamma? io non lo so, non era a casa con voi? – la rabbia che aveva provato nel vederli in ufficio era scomparsa, ora Diggle era preoccupato, i due bambini erano andati li a cercare Felicity.

-No che non era a casa! Non si viene qui se lei era a casa! – rispose ancora Robert in un italiano molto sgrammaticato.

-Tu! Io mi ricordo di te! La mamma era con te, poi è andata via e non l’abbiamo più vista! – Hope distolse finalmente lo sguardo da Oliver e si accorse della presenza di Sara.

-Sabato? L’ultima volta che l’avete vista è stato sabato? – Sara lanciò a Dig uno sguardo sorpreso.

-Si può sapere chi diavolo è la loro madre? – chiese Oliver a quanto pareva tutti conoscevano l'identità di questa misteriosa donna, tutti tranne lui.

-Felicity, Felicity Smoak è la nostra mamma! – Oliver guardò Hope che aveva appena finito di parlare rimanendo a bocca aperta, ora che la guardava bene assomigliava molto a Felicity, ma non si sarebbe mai aspettato che fossero i suoi figli.

-Fe..Felicity? – balbettò guardando i due amici, come era possibile che Felicity avesse due figli, come era possibile che Dig e Sara lo sapessero e lui no.

-Si. Okay bambini, dentro in ufficio subito. – Diggle indicò ai due l’ufficio di Oliver e i due si avviarono spintonandosi e litigando tra loro.

-Sei uno stupido… - diceva Hope.

-Tu sei una stupida. –

-Si era detto insieme. – continuò lei per nulla risentita dall’offesa appena ricevuta.

-Tu non volevi venire. –

-Stupido. –

-Stupida sarai te.-

-Adesso basta, zitti tutti e due. Sedetevi. – Diggle indicò le sedie davanti alla scrivania, doveva fermarli prima che iniziassero a litigare seriamente, quando i due partivano solo Felicity era in grado di fermarli. I due bambini si zittirono all’istante sedendosi come gli era stato detto.

-Ora ci volete spiegare cosa è successo? – chiese Diggle guardando prima Robert e poi Hope.

-Dov’è la mamma? – chiese ancora una volta Robert.

-Basta! Shhh! Tieni e stai zitto, fai parlare i grandi! – Hope tirò fuori dallo zaino una console portatile e la passò a Robert per farlo giocare e farlo stare zitto.

-Ti ricordo che sono io quello grande tra i due.- rispose irritato Robert. Diggle sorrise, Hope era veramente troppo matura e sveglia per la sua età.

-Di cinque minuti, zitto e gioca! – rispose prontamente lei, Robert si lasciò coinvolgere dal videogioco mentre Hope cercava di spiegare cosa fosse successo.

-Quindi la mamma non la vedi da sabato? – lei annui, mentre i tre si guardavano preoccupati.

-Ora la chiamo.- Oliver afferrò il telefono posato sul tavolo e compose il numero velocemente, il cellulare risultava staccato o comunque non raggiungibile.

-Okay, ora noi cerchiamo la mamma, ma voi, tornate a scuola e rimanete li. Dovrò anche chiamare vostra nonna.- disse Diggle già spaventato dall'idea di dover comunicare a Stesy che la figlia era scomparsa.

-La nonna non c’è. – rispose Robert continuando a giocare al videogioco.

-Come non c’è? –

-La nonna è fuori città, è partita dopo pranzo sabato. – spiegò Hope.

-Intanto vi porto a scuola poi troviamo una soluzione. – decise Diggle, prima i bambini fossero stati messi in un posto sicuro prima loro avrebbero potuto iniziare a cercare Felicity.

-Sara vai da tuo padre e digli quello che è successo, abbiamo bisogno anche del suo aiuto. – la ragazza annui e uscì di corsa dall’ufficio, la scomparsa di Felicity era diventata la loro priorità.

-Forza voi due, vi voglio davanti a me in fila e senza litigare, vi porto a scuola immediatamente…Oliver, torno subito.-

-Va bene. – Oliver guardò il trio uscire dal suo ufficio confabulando qualcosa, i bambini sembravano stessero cercando di convincere Dig a non andare a scuola, ma l'uomo si stava dimostrando un osso assai duro. La bambina si fermò a metà corridoio e poi tornò su i suoi passi entrando nuovamente nell’ufficio.

-Mr Queen… posso… - chiese.

-Vieni qui. Dimmi? – sorrise, non potè farne a meno, quella bambina era in tutto e per tutto uguale a Felicity, la piccoletta corse verso di lui fermandosi a qualche passo di distanza studiandolo attentamente.

-Ritroverai la mia mamma? – chiese lei pensierosa.

-Si.- lei annui a quella risposta, non c’erano dubbi, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per trovarla.

-Allora, ti do questo… - si tolse lo zainetto dalle spalle e iniziò a cercare qualcosa al suo interno. Dallo zaino estrasse una scatolina di metallo e gliela porse.

-La mamma mi ha detto che se succedeva qualcosa dovevo dare questo allo zio… ma voglio darla a te. – sorrise prendendo la scatoletta che la bambina gli stava porgendo, Felicity era troppo intelligente per non aver escogitato qualcosa che avesse potuto aiutarli a trovarla.

-Grazie. –

-Prometti che la troverai.- insistette ancora Hope.

-La troverò. –

-Devi dire prometto. – esclamò lei porgendogli il mignolo, lui non se lo fece ripetere.

-Prometto. – rispose stringendole il mignolo, forse qualcuno l’avrebbe considerata una cosa stupida, ma la bambina aveva cinque anni per lei non era una cosa stupida.

-Grazie. Ora vado o lo zio John si arrabbia. – Osservò la bambina uscire di corsa dall’ufficio e raggiungere l’uomo che la stava aspettando davanti all’ascensore, li vide parlare di qualcosa, ma la bambina scrollò le spalle e precedette il gruppo dentro l’ascensore.

-Che diavolo sta succedendo? – Isabel entrò nell’ufficio di Oliver con il suo solito cipiglio furioso.

-E’ sparita Felicity… Scusa devo andare. –

-Oliver! Abbiamo un incontro oggi, non puoi andartene, gli azionisti… -

-Isabel, credo che comprenderanno, una persona è scomparsa! – rispose, come faceva Isabel a non capire quanto era grave questa cosa, Felicity era scomparsa e lui doveva trovarla.

-Non riguarda noi. – ribatté odiosamente Isabel.

-Forse non riguarda te, ma riguarda me, è la mia segretaria è mia amica, non starò qui fermo come se non fosse successo niente. E ora se vuoi scusarmi ho un paio di telefonate da fare. – alzò il telefono e compose velocemente un numero di telefono.

Oliver passò più di mezzora a cercare di liberarsi da tutti gli impegni di quella giornata.

Diggle tornò dopo aver lasciato i due bambini a scuola ed aver parlato con le insegnanti, fortunatamente Felicity si era premunita di lasciare tutti i permessi perché Diggle potesse prendere i bambini a scuola in caso di problemi.

-Andiamo. – come vide Diggle nel corridoio Oliver uscì dall’ufficio diretto verso l’ascensore.

-Oliver… – Isabel uscì dal suo ufficio richiamando il ragazzo.

-Ne abbiamo già parlato Isabel, non ho tempo per queste cose. Andiamo Diggle. – i due erano nell’ascensore, Oliver guardava le porte davanti a se senza parlare.

-Oliver, la troveremo. – cercò di rassicurarlo.

-Andiamo al covo. –

 

Da qualche parte nella città intanto Felicity riprendeva conoscenza, cercò di muoversi ma i suoi movimenti erano limitati dalla corda che le legava le mani, ma quello non era l’unica parte del suo corpo che le faceva male, ogni singola cellula che la componeva urlava di dolore, ma la cosa che le faceva più male era la spalla, si mosse con attenzione in cerca di una posizione migliore, ma purtroppo non riusciva a trovare sollievo.

La porta della sua prigione si aprì lentamente, il nuovo arrivato si fermò sull’ingresso, anche se in ombra sapeva benissimo chi fosse.

-Ciao Felicity, allora come va? Ci hai pensato? Inizi a collaborare? – la figura si avvicinò e le si fermò davanti.

-Fottiti Walter! – rispose determinata la bionda, il ragazzo sospirò quasi rassegnato continuando a guardare la giovane davanti a lui.

-Tu pensi ancora che qualcuno ti verrà a cercare, ma vedi anche se qualcuno ti cercasse, nessuno verrà a cercarti qui e nessuno ti collegherà a me. – spiegò lui calmo.

-Noteranno la mia mancanza e mi verranno a cercare. Al contrario di te io ho degli amici che mi vogliono bene. - Walter sorrise divertito dalla risposta che Felicity gli aveva dato.

 

***

continua...

non so da che parte del capitolo iniziare forse è meglio se parto dall'inizio voi che dite?
_Avevo detto che Walter non aveva dato il meglio di se ancora, ora però l'ha dato quindi siamo a posto v.v non può fare peggio di così
_Robert e Hope che arrivano alla QC un incontro niente male, Oliver poteva rimetterci il cuore, ma sono dettagli!
_Hope è l'amore ammettetelo, consegna direttamente la scatola a Oliver. QUesta scena è stata teorizzata da molti non ricordo, ma mi sembra che nessuno avesse pensato che lei l'avrebbe consegnata direttamente a Oliver v.v quella bambina ci regalerà gioie.
che altro dire, boh lascio a voi la libertà di teorizzare, dare libero sfogo alla vostra vena di amore puccicoso per la coppia Oliver/Hope e ovviamente riversare il vostro odio su Walter.
Un bacione
ci vediamo MERCOLEDI'
e poi in settimana con un altra storia!
Mia Black

Ps Buon sabato sera!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** capitolo 18: salvataggio ***


capitolo 18

 

Il team Arrow al completo era al lavoro: Roy e Sara erano a giro per la città a chiedere informazioni ai loro contatti, ma nonostante tutto il loro lavoro non erano riusciti a trovare nulla.

Era ormai pomeriggio inoltrato, Oliver era rientrato dopo un sopralluogo davanti a casa di Felicity, chiunque l'avesse presa aveva approfittato del momento in cui la donna stava rientrando: Dig gli aveva assicurato di averla accompagnata a casa e di averla lasciata che stava aprendo il portone.

-Oliver... - Diggle interruppe il vorticare di pensieri che stavano spaccando a metà la testa del ragazzo.

-Cosa? - chiese quell'interruzione aveva portato sollievo nella sua mente.

-Devo andare a prendere Robert e Hope. - spiegò Diggle.

-Andiamo. - rispose Oliver alzandosi dalla postazione che solitamente occupava Felicity.

-Oliver posso andarci io... -

-Vengo con te. - prese il giubbotto e precedette l'amico fuori dal covo, Diggle sospirò, Oliver era teso, quella situazione gli stava offuscando la ragione, o forse non era la situazione, era il fatto che mancasse la sua ragione: Felicity era il suo grillo parlante, era la sua coscienza e ora senza di lei si trovava perso.

Il tragitto in auto dal covo fino a scuola era stato silenzioso, Oliver fissava Diggle ma non parlava, era chiaramente arrabbiato con l'amico e con Felicity e anche con Sara, tutti loro gli avevano mentito, lo avevano tenuto volontariamente all'oscuro, si sentiva tagliato fuori dalla vita di Felicity, lei non l'aveva voluto coinvolgere nella sua vita, non si era fidata a raccontargli la verità, quando lui invece si era fidato e le aveva rivelato la sua identità di Arrow.

-Da quanto lo sai? - chiese Oliver, il viaggio era finito, i due erano fermi in auto davanti alla scuola.

-Da diversi mesi... - rispose Diggle, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto discutere con Oliver di quello, si era chiuso nella disperata ricerca di Felicity e aveva tagliato tutti gli altri fuori, ma era chiaro che stesse soffrendo, non solo per la sparizione della ragazza, ma anche per aver scoperto il suo segreto in quel modo.

-Ti chiamano zio...- gli fece notare lui leggermente irritato da quel nomignolo.

-Un giorno sono andato a casa sua, volevo chiederle aiuto per ritrovarti e riportarti a Starling City. - spiegò Diggle voltandosi per poter vedere Oliver in volto.

-Oliver. Non chiedere a me perché Felicity non te l'abbia detto... lo chiederai a lei quando l'avremmo trovata. - perché loro l'avrebbero trovata e allora Oliver si sarebbe potuto arrabbiare con Felicity quanto avesse voluto, ma ora non doveva pensarci, altrimenti non l'avrebbero mai trovata.

-E' stata presa per colpa mia... - ammise chiudendo gli occhi, quel pensiero lo stava uccidendo, Felicity era stata presa da chissà chi e gli stavano sicuramente facendo del male e tutto questo solo per colpa sua era sicuro che fosse colpa sua, qualcuno aveva scoperto che Felicity lo stava aiutando e l'avevano presa per colpire lui.

-Se le succedesse qualcosa i bambini...- continuò, era già abbastanza preoccupato per Felicity senza che fosse a conoscenza che aveva due figli, ma ora la sua preoccupazione per la ragazza lo stava facendo impazzire.

-Oliver, non sai se è colpa tua, magari si è trovata solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. La troveremo e vi parlerete. Ora vado a prendere le pesti. - Oliver scese insieme a Diggle ma lasciò che fosse l'amico ad entrare a prendere i bambini, i suoi movimenti naturali e la familiarità con cui salutava le persone fecero capire a Oliver che quella non era la prima volta che Diggle andava alla scuola. Mentre aspettava i tre Oliver guardò la grande struttura in pietra, passava davanti a quella scuola tutti i giorni, due volte al giorno eppure mai una volta le aveva prestato attenzione, la scuola era lontana da dove viveva Felicity, ma era vicina alla Queen Consolidated chiaramente Felicity si fermava ogni mattina a lasciare i figli prima di entrare a lavoro.

-Zio John io voglio il gelato! - Robert aveva preceduto Dig fuori dal portone e si era fermato in cima alla scale voltandosi per vedere l'uomo uscire seguito dalla bambina.

-No, fa troppo freddo ti congelerai. - aveva risposto Dig senza esitazione.

-Ma la mamma... -

-Se dici le bugie ti cresce il naso! - lo avvertì Diggle senza riuscire a trattenere un sorriso divertito, Oliver osservò i tre: Robert sbuffò lamentandosi, Diggle sorrideva scuotendo la testa, mentre Hope aveva alzato gli occhi al cielo sbuffando, quando poi aveva guardato davanti a se si era accorta della sua presenza, le labbra della bambina avevano formato una piccola O di sorpresa prima che un sorriso le si formasse sulle labbra.

-Mr Queen! - esclamò scendendo le scale di corsa per arrivare davanti a lui, Oliver l'aveva guardata correre verso di lui senza poter trattenere un sorriso.

-Ciao Hope. - la salutò, la bambina arrossì distogliendo lo sguardo dall'uomo per poi guardarsi le scarpe.

-In macchina piccole pesti! - intervenne Diggle, i due bambini salirono in macchina, mentre Dig faceva segno a Oliver di sedersi davanti.

-Avete trovato la mia mamma? - chiese Hope ritrovando la propria voce.

-Non ancora, la polizia la sta cercando. - rispose Diggle.

-E voi? - chiese ancora Hope, Oliver le aveva promesso che avrebbe ritrovato sua mamma non poteva essere rimasto con le mani in mano tutto il giorno.

-La stiamo cercando anche noi.- quella risposta soddisfò la bambina che tornò seduta composta sul seggiolino.

Il piano, fino al ritrovamento di Felicity o almeno fino a che non fossero riusciti a contattare Stesy, era quello di stare a casa di Felicity tutti insieme, non avendo nessuno che si potesse occupare dei bambini e Oliver non poteva portarli a casa sua visto che non parlava con sua madre, quella era l'idea migliore che i due uomini avevano avuto.

-Felicity ci ucciderà tutti. - commentò Sara, il gruppo era in salotto, Dig invece stava cercando di convincere i bambini a farsi un bagno prima di infilarsi i pigiami e andare a letto.

-Doveva evitare di farsi rapire! - rispose Oliver il quale stava andando avanti e indietro per la stanza cercando di scaricare la tensione che aveva accumulato con l'inattività.

-Non credo che fosse favorevole al rapimento... - commentò Roy fissando Oliver andare avanti e indietro come ipnotizzato da quel movimento.

-Dove sarà finita? - sbuffò Oliver fermandosi di botto in mezzo alla stanza, lanciò un occhiata al computer appoggiato sul divano. Dentro la scatola di latta che gli aveva lasciato Hope, Oliver aveva trovato una chiave usb, non c'era altro solo quella piccola chiave, l'aveva inserita nel pc e aveva scoperto con suo enorme orrore che per accedere al suo interno serviva una parola d'ordine che lui non conosceva e che non era scritta da nessuna parte.

Dopo qualche minuti di silenzio Sara si spostò dalla finestra, decisa a fare qualcosa, stare ferma in casa ad aspettare non era nel suo stile.

-Vado a fare un giro e passo da mio padre, magari lui ha scoperto qualcosa. Roy vieni con me? -

-Si, anzi accompagnami da Cin, mi aveva promesso che avrebbe fatto qualche domanda a giro. - il giovane si alzò dal divano e se ne andò con la bionda.

Rimasto solo Oliver si sedette sul divano portando con se il portatile, non sapeva quale fosse il programma giusto per decriptare una password, in quelle occasioni avrebbe chiesto aiuto a Felicity, aveva sempre chiesto aiuto alla ragazza anche prima che entrasse nel gruppo, senza di lei si sentiva come se gli avessero tagliato un braccio.

-Che cosa fai? - Oliver sobbalzò sentendo la voce provenire dalle sue spalle, si voltò per vedere chi avesse parlato, dietro di lui col volto appoggiato sulla spalliera del divano c'era Hope che guardava lo schermo del computer.

-Ehy, come mai non dormi? - chiese Oliver sorridendole, la bambina girò attorno al divano fermandosi davanti al ragazzo.

-Russano... - rispose alzando le spalle.

-Dig? - chiese, l'uomo aveva portato i due bambini in camera per farli addormentare dopo i primi urli di protesta in camera era sceso il silenzio, ma Diggle non era uscito dalla stanza.

-Russa con Robert... si sono addormentati tutti e due. - ridacchiò lei divertita.

-Non sei stanca? - le chiese Oliver spostando il computer per poterla prendere in braccio, la bambina accettò volentieri quel gesto e si lasciò prendere in braccio appoggiando la testa contro il suo petto.

-Un po'... mi manca la mamma... - spiegò lei, Oliver iniziò ad accarezzarle la schiena, Hope gli aveva afferrato la stoffa della maglia e la stringeva come se la stoffa potesse salvarle la vita.

-La troveremo... - cercò di rassicurarla lui.

-Lo so... mamma dice che di te possiamo fidarci. - commentò lei tranquilla, Oliver sorrise, anche se a lui non aveva detto dei bambini, ai bambini aveva parlato di lui e questo lo rendeva felice.

-Che altro dice la mamma? - indagò lui.

-Che sei testone! - esclamò ridacchiando.

-Che quando ti metti in testa una cosa nulla ti fa cambiare idea. Ma quando lo dice solitamente finge di essere arrabbiata.- gli occhi blu della bambina luccicarono di felicità mentre raccontava quelle cose.

-Finge? -

-Si si! Si vede bene! Per questo mi sono fidata di te. - ammise scrutandolo sospettosa.

-Il vostro papà? -

-Mamma ci ha detto che è dovuto partire prima che lei potesse dirgli che aspettava noi. Ora ha una missione importante da portare a termine, ma appena lui non sarà più in pericolo gli dirà di noi. - spiegò lei accigliandosi mentre parlava, quel discorso non lo aveva mai capito veramente, ma sua madre la rassicurava sempre che un giorno avrebbe incontrato suo padre e lei ci credeva.

-Ho capito... - quel discorso aveva formato un peso sul cuore di Oliver, il modo in cui la bambina parlava del padre era pieno di affetto, si sentiva di troppo, Felicity non era sua come lui aveva sempre pensato, il cuore di Felicity apparteneva già a qualcun altro e lo si capiva chiaramente dal modo in cui parlava dell'uomo ai figli.

-A che punto sei? - Hope guardava il pc abbandonato sul divano.

-Non riesco ad entrare. - rispose lui scoraggiato.

-Hai provato con i nomi? -

-Tua madre è troppo intelligente per aver usato un nome come password...- rispose Oliver sorridendole, Hope si allungò fino ad arrivare al portatile.

-Una volta mi disse: la difficoltà di una password dipende da chi vuoi che la scopra. - disse accigliandosi.

-Non ho mai capito cosa volesse dire con esattezza fino a che non abbiamo fatto un gioco... - Hope allungò la mano sulla tastiera e digitò un nome: “Oliver” la schermata verde scomparve per lasciar aprire la finestra con i file protetti.

-Non era poi così difficile. - rispose Hope tornano ad appoggiarsi al petto di Oliver.

-Sei intelligente come tua madre! - esclamò sorridendo e tirando a se il portatile così che potesse controllare cosa contenesse.

-Posso rimanere qui con te? - chiese Hope, l'attenzione di Oliver si era spostata sul computer, ma a quella domanda tornò a guardare la bambina.

-Certo che puoi... Però dovresti dormire è tardi... - avvolse un braccio attorno al piccolo corpo di Hope e la strinse a se cercando di farla addormentare.

-Okay... -

Hope si addormentò in braccio ad Oliver cullata dal lento movimento della mano del ragazzo.

Nella pennetta c'era un unico file: un programma nominato: “avviami” Felicity non poteva essere più chiara di così nel dare istruzioni, anche se non era presente riusciva a modo suo a portare Oliver nella giusta direzione, senza perdere tempo avviò il programma che si rivelò essere un normale programma di localizzazione con i parametri da cercare già impostati.

 

***

 

-Oliver... Oliver... - il ragazzo si voltò cercando di capire da dove venisse la voce, il buio lo avvolgeva, non vedeva nulla attorno a lui, eppure c'era qualcuno che lo stava chiamando.

-Dove sei? - si voltò più volte guardandosi attorno alla ricerca della proprietaria della voce.

-Sono qui... Oliver, trovami... - si mosse nel buio nonostante l'inquietudine di non sapere dove fosse, allungò le mani tastando l'aria d'avanti a lui.

-Dove sei?-

-Sono qui... - un punto luminoso si accese nel buio che lo circondava, corse in quella direzione sperando di scoprire chi lo stesse chiamando. Quando finalmente arrivò alla luce trovò una ragazza: la giovane gli dava le spalle.

-Oliver... - lo chiamò voltandosi, Oliver sperò di poter scoprire chi fosse, ma purtroppo non riusciva a mettere a fuoco il viso.

-...Mi hai trovata... - bisbigliò avvicinandosi e sorridendogli.

-Chi sei... - Oliver le posò una mano sulla guancia era a pochi centimetri da lei eppure non riusciva a vederle il viso, per un attimo ebbe l'impressione di intravedere una maschera, ma fu solo un attimo perché poi il viso tornò ad essere sfuocato.

-Visto, ti sei salvato... - si accigliò a quella strana frase stava per ribattere ma non fece in tempo.

 

-Oliver... Oliver... - si svegliò sentendosi chiamare.

-Sono io! - accanto a lui c'era Dig che lo guardava, Oliver si era addormentato con Hope in braccio, la bambina si era rannicchiata al suo petto e dormiva pacifica.

-Ehy, mi sono addormentato... - rispose cercando di sedersi meglio sul divano, mentre dormiva era scivolato verso il basso e la posizione non era delle più comode.

-Non sei il solo, non mi sono nemmeno accorto che Hope era venuta di qua. - i due uomini guardarono la bambina, l'espressione di Hope era qualcosa di dolcissimo nessuno dei due riuscì a trattenere un sorriso.

-Hope è molto intelligente... - fece Oliver pensieroso.

-Si, penso che come Felicity sia un piccolo genio, ma non so di preciso visto che Felicity non ne vuole parlare..- spiegò Diggle.

-Perchè? -

-Non lo so... -

-E' strano... -

-Non ti ci pensare, Felicity avrà le sue buone ragioni. La porto a letto... - si propose Dig.

-Lascia, faccio io. - con movimenti lenti Oliver riuscì ad alzarsi senza svegliare la piccoletta che aveva tra le braccia, Hope si mosse all'interno delle braccia di Oliver cercando una posizione comoda: posò la testa sulla spalla mentre con le braccia gli circondava il collo. Oliver si diresse verso la camera attento a non svegliare Robert che dormiva beatamente.

-Mamma... - borbottò accigliandosi nel sonno mentre Oliver la depositava nel letto e la coprì.

-La troverò, te lo prometto...- Hope sembrò averlo sentito, il piccolo broncio scomparve lasciandola con un espressione serena e rilassata. La promessa fatta a Hope riportò alla mente lo strano sogno che aveva fatto.

-Tutto a posto? - chiese Dig vedendolo rientrare in salotto pensieroso.

-Si, ho fatto uno strano sogno... -

-Cosa hai sognato? -

-Una ragazza che mi chiamava...- raccontò a grandi linee il sogno, si sentiva stupido a farlo, era solo un sogno, però c'era qualcosa di strano, quella ragazza, era così reale.

-Era carina? - chiese cercando di sdrammatizzare Dig, Oliver aveva sempre una ragazza intorno, che fosse in carne ed ossa o che fosse in un sogno, non poteva vivere senza una ragazza.

-Non so, non le vedevo il viso, anche se per un secondo mi è sembrata la ragazza della festa, ma non può essere lei...- liquidò velocemente la faccenda lui.

-Perchè no? -

-Me ne ero quasi dimenticato, non è la prima volta che la sogno, quando ero sull'isola sognavo spesso questa ragazza, sono vivo grazie a lei, mi diceva di non mollare, che dovevo sopravvivere e tornare da lei. -

-Quindi hai sognato Laurel?- chiese Diggle anche se nemmeno lui ci credeva.

-Non lo so, ho sempre pensato fosse lei, ma ora, non ne sono sicuro, non riuscivo a vederle il viso, ma ho come la sensazione che non fosse Laurel, che non sia mai stata lei. - Dig guardò Oliver sorpreso, finalmente qualcosa nel suo subconscio si doveva essere mosso, con molta probabilità quella ragazza era Felicity, anche se la sua parte conscia l'aveva cancellata, era rimasta nel suo subconscio e ora cercava un modo per uscire.

-Il programma ha dato un risultato... - non era più il momento di pensare ai sogni, il computer aveva finito di tracciare il gps rilevando così la posizione di Felicity.

-Chiamiamo Sara e Roy. -

 

Il gruppo si riunì a casa di Felicity dovevano escogitare un piano per riuscire a portarla in salvo senza che le succedesse niente.

-Non possiamo andare tutti, i bambini non possono restare soli... -

-Rimango io! - si propose Sara.

-No, rimango io. Tu vai con loro Sara... - Dig sapeva che in caso di un combattimento Sara sarebbe stata più utile di lui, non tanto perché era più brava, ma perché lui non indossava nessuna maschera, non sarebbe potuto intervenire in caso fosse successo qualcosa.

-Se le hanno fatto qualcosa, ci sarà bisogno di un auto, vai tu. Io rimango qui, saprete cavarvela. Io vi guido. -

-Andiamo.-

I tre uomini uscirono dall'appartamento pronti ad entrare in azione. Sara diede il meglio di se nell'imitare Felicity, guidando il gruppo per le strade devastate di the glades.

“Girate a destra e ci siete” comunicò Sara attraverso il ricevitore.

-Ci siamo. - rispose Oliver, davanti a loro c'era un palazzo mezzo distrutto in mattoni rossi, quello era il posto giusto dove nascondere qualcuno, nessuno avrebbe mai pensato di cercarla li.

I tre ragazzi si divisero, la loro priorità era portare fuori Felicity limitando più possibile i danni collaterali.

Si divisero: Dig e Roy sarebbero entrati dalla porta d'entrata mentre Oliver sarebbe passato dal tetto dove una parte era parzialmente crollata a causa del terremoto, senza esitazione Oliver saltò giù pronto ad ispezionare il piano prima di passare a quello sottostante.

L'ultimo piano era nel più completo silenzio, l'unico rumore che percepiva era il battere del suo cuore, assicuratosi che non ci fosse nessuno Oliver scese le scale. Per un attimo pensò di aver sbagliato, che il localizzatore gli avesse dato le coordinate sbagliate, poi finalmente sentì delle voci, c'erano degli uomini che stavano parlando, si acquattò contro il muro attendo a non farsi vedere davanti ad una porta c'erano due uomini che facevano la guardia.

-Credo di averla trovata. - disse Oliver avvertendo gli altri, atterrare quei due non sarebbe stato difficile, non aspettò la riposta di Diggle uscì dal suo nascondiglio e colpì i due facendoli finire a terra privi di sensi. Davanti alla porta Oliver tirò la maniglia: la porta non era chiusa, entrò facendo attenzione a dove metteva i piedi, la stanza era completamente al buio, la poca illuminazione che c'era proveniva dal corridoio. La stanza era umida, fredda e sporca, sembrava un vecchio magazzino dove stipare gli oggetti rotti, attorno a lui c'era un sacco di cose, fece vagare lo sguardo per la stanza più volte prima di trovare ciò che stava cercando: Felicity era appoggiata al muro con le braccia legate, corse verso di lei che era rimasta immobile al suo ingresso.

-Felicty... Ehy... Felicity... - con attenzione le liberò le mani dalle corde, le braccia e il viso erano ricoperti di graffi e di lividi, chiunque l'avesse rapita non era stato delicato nei suoi confronti.

-Felicity... - le accarezzò il viso scostandole una ciocca di capelli che si era liberata dall'elastico che li teneva raccolti, lentamente la vide aprire gli occhi fortunatamente stava bene.

-Oliver... - sorrise vedendo il ragazzo chino su di lei, con lentezza posò la propria mano su quella di lui.

-Mi hai trovato... - bisbigliò, nel frattempo anche Dig e Roy erano arrivati nella stanza e si erano fermati a qualche passo di distanza.

-Stai bene? sei piena di ferite... - costatò lui a denti stretti.

-E' arrivato il momento dove ti strappi i vestiti per fasciarmi? - chiese, Dig e Roy ridacchiarono, nonostante tutto quello che le era successo Felicity non si smentiva, anche Oliver si lasciò sfuggire un sorriso prima di prenderla in braccio e di uscire da li.

-Andiamocene. - Roy e Dig facevano strada assicurandosi che non ci fosse nessuno, Felicity al sicuro tra le braccia di Oliver era scivolata in un uno stato di pacifica incoscienza.

 

Saliti in auto il gruppo si allontanò da velocemente, il fatto che il posto non fosse dovutamente sorvegliato rendeva sospettosi i ragazzi, non riuscivano a capire se la bassa sorveglianza era dovuta al fatto che chiunque fosse il rapitore riteneva il posto sicuro o al fatto che si aspettavano un intervento di Arrow e quello era solo un modo per farlo finire in trappola.

-La dobbiamo portare in ospedale. - commentò Dig guardando la ragazza tra le braccia di Oliver.

-Si, ma non possiamo portarla noi... Sara, chiama tuo padre. -

“Subito!”

A qualche isolato di distanza Oliver col cappuccio calato incontrò l'agente Lance.

-Arrow. Come sta? - l'agente si avvicinò rapidamente ai due per costatare le condizioni della ragazza.

-E' viva, ma è ferita. La porti in ospedale. -

-Dove l'avete trovata? - Oliver diede l'indirizzo del palazzo dove avevano trovato Felicity.

-Non c'era niente che potesse indicare chi l'abbia rapita, dovremmo aspettare che si svegli... Agente, non faccia avvicinare nessuno alla sua stanza. -

-Non ti preoccupare. - con reticenza Oliver consegnò il corpo privo di sensi a Lance, non voleva separarsene non ora che finalmente era riuscito a ritrovarla, mentre osservava Felicity tra le braccia di Lance gli occhi si fermarono sul viso della ragazza parzialmente coperto dai capelli.
“Oliver andiamo, muoviti!” l'auricolare ancora al suo orecchio riportò la voce di Dig che lo incitava a tornare alla macchina, dovevano tornare al covo a cambiarsi e poi precipitarsi all'ospedale. Oliver salì in macchina impaziente di tornare da Felicity, l'idea di lasciarla sola in un momento come quello lo rendeva nervoso, l'ultima volta che l'aveva lasciata sola dopo che le era successo qualcosa era stata rapita, ora che l'aveva salvata chiunque l'avesse presa sarebbe potuto tornare a coprire le sue traccie.

 

Oliver se ne andò all'ospedale insieme a Sara, mentre Dig rimaneva a casa con i bambino e Roy andava al club, ora che l'emergenza era rientrata ognuno doveva tornare ai propri lavori di copertura.

-Signor Queen che ci fa lei qua? - Lance la guardò arrivare insieme alla figlia, quando aveva ricevuto la telefonata di Sara si era precipitato a soccorrere la ragazza, non solo perché era suo dovere farlo, ma perché voleva farlo, Felicity Smoak gli ricordava per alcuni versi Sara prima che partisse con Oliver e che diventasse un assassina.

-Come sta Felicity?- chiese preoccupato, voleva sapere qualcosa su le sue condizioni.

-Le hanno sparato alla spalla... - disse osservando la reazione di Oliver, il quale strinse la mascella, non era una novità, quella ferita se l'era fatta con lui.

-Ma sta bene le hanno fatto tutti gli accertamenti, non ha niente di grave. Ora è in camera... - rispose sospettoso, non gli piaceva Oliver, non gli era mai piaciuto fin dall'inizio quando si vedeva con Laurel, ma la preoccupazione che leggeva nei suoi occhi era genuina.

-Dopo vorrei farle qualche domanda anche a lei signor Queen. - Oliver sorpassò Lance e puntò verso la porta che gli aveva indicato.

-Certo... - rispose distratto.

-Sara, l'hai avvisato te? - chiese Lance alla figlia la quale annuì osservandolo varcare la sogna.

-Si, papà, Oliver ci tiene a Felicity ed era veramente preoccupato per lei. - rispose sorridendo all'uomo.

-Non sei gelosa? -

-Stranamente no. Gli voglio bene e credo di essermi aggrappata a lui in cerca di stabilità, abbiamo passato cinque anni d'inferno, siamo tornati e ci siamo trovati sballottati nella realtà, cercavamo qualcosa e non sapevamo neanche noi cosa fosse. Ci siamo aggrappati l'uno a l'altra più per il bisogno di qualcuno che ci capisse fino in fondo che per amore. -

-E' un discorso molto profondo e maturo da parte tua. -

-Già, ma è la verità... Dimmi hai trovato qualcosa nel posto che ti ha indicato Arrow? -

-Non c'era niente, i due che avete atterrato se ne erano andati portando via qualunque cosa potesse portarci al mandante del rapimento. - i due rimasero un momento in silenzio pensando a chi potesse essere il colpevole, chi poteva voler far del male a una persona come Felicity che era sempre buona con tutti.

-C'è una cosa... Felicity mi ha chiesto di indagare su un certo Walter McOrner. -

-Su Walter? -

-Sai chi è? - chiese il padre osservandola, Felicity non gli aveva dato molti dettagli sul perché cercasse notizie su quell'uomo.

-Si è un investitore della Queen Consolidated, ma perché è venuta da te? -

-Non lo so.. questo è tutto quello che ho trovato. - le passò un fascicolo nascosto nella tasca interna del giaccone.

-Pensi che sia stato lui? - chiese Sara stringendo il fascicolo, se fosse stato lui Oliver lo avrebbe ammazzato, già il fatto che l'avesse colpita non gli era andato giù se era anche il mandante del rapimento avrebbe voluto la sua testa.

-Non lo so. Ora devo andare tesoro. - diede un bacio alla figlia e poi se ne andò. Rimasta sola nel corridoio Sara diede uno sguardo al contenuto del rapporto.

-Per la miseria... - bisbigliò leggendo alcuni pezzi del rapporto, chiuse in fretta i documenti e decise di portarlo ad Oliver e poi andare a dare il cambio a Dig.

Bussò piano alla porta ed entrò.

 

Oliver era entrato in camera, Felicity dormiva tranquilla, ai polsi c'erano ancora i segni delle corde, ma con un po' di fortuna il giorno seguente non si sarebbero più visti, sospirò costatando che a parte qualche ferita superficiale Felicity stava bene, sorrise e si avvicinò con l'intenzione di scostarle un ciuffo di capelli che le era ricaduto sul viso.

La porta si aprì lentamente, Sara entrò chiudendola poi dietro di se.

-Come sta? - gli chiese Sara fermandosi accanto al letto dove la ragazza dormiva.

-Sta bene, ha solo qualche ferita superficiale.- rispose.

-Sono contenta... Ollie, mio padre mi ha dato questo... - gli porse il fascicolo, Oliver lo prese accigliandosi.

-Mi ha detto che Felicity gli aveva chiesto di reperire informazioni su Walter... -

-Walter? McOrner? - chiese sempre più accigliato, tutto quello non aveva il minimo senso, Felicity era capacissima di trovare informazioni per conto suo, era anche molto più brava della polizia, perché allora aveva chiesto a Lance di aiutarla?

-Si... Io vado a dare il cambio a Dig, credo che sia meglio che venga lui di guardia... - Sara cercava un modo veloce e sicuro per lasciare l'ospedale e mandare Dig da lui prima che Oliver arrivasse a conclusioni affrettate.

-Okay... - rispose Oliver distratto, si avvicinò a Felicity sedendosi sulla sedia accanto al letto, era distrutto, quella giornata gli era sembrata infinita si chiese come facesse Felicity a fare tutto quello che faceva senza impazzire e senza crollare, chiuse gli occhi dicendosi che sarebbe stato solo per un minuto.

 

Il buio lo avvolgeva nuovamente e davanti a lui luminosa come un angelo c'era nuovamente la ragazza senza volto.

-Mi hai trovato... - disse sorridendo, sorrise anche lui notando quel particolare, finalmente il volto si stava definendo.

-Ti ho trovata? - chiese, gli occhi erano fissi su le labbra rosse come due fragole mature, che lo incantavano ogni volta che si muovevano.

-Oliver... Sei un eroe... Sei il mio eroe! - le mani della giovane gli si posarono sul viso facendogli distogliere la sua attenzione dalle labbra portandola all'altezza degli occhi, esattamente come le labbra ora anche gli occhi si erano definiti, ma erano ancora una volta celati da una maschera in pizzo.

-Chi sei... - con lentezza le sfilò la maschera con il timore che lei potesse fermarlo, quando la maschera fu tolta Oliver rimase senza parole.

 

Si svegliò di scatto guardandosi attorno: si era addormentato su quella scomodissima poltrona, si alzò scuotendo la testa come se quel gesto potesse eliminare il ricordo del sogno dalla mente, la misteriosa ragazza che lo aveva tenuto invita per cinque anni e la misteriosa ragazza del homecoming, non potevano essere Felicity.

-Non è possibile... - sibilò facendo un passo indietro e allontanandosi come scottato da Felicity.

-Non può essere lei... - si appoggiato alla finestra e guardava fuori, i ricordi della sera del homecoming gli tornavano alla mente: la misteriosa ragazza che sembrava conoscerlo non poteva essere Felicity, perché mai sarebbe dovuta andare al suo liceo, non voleva pensarci, prese il fascicolo che gli aveva lasciato Sara e lo iniziò a sfogliare.

Oliver sfogliava i fogli cercando di capirci qualcosa, stava leggendo i dati di Walter senza molto interesse quando qualcosa attirò la sua attenzione, Walter aveva frequentato Larchmont High la stessa scuola che aveva frequentato anche lui e stando a quello che Felicity gli aveva detto anche lei aveva frequentato quella scuola, erano andati tutti e tre alla Larchmont High come era possibile che lui non si ricordasse di nessuno di loro due? Eppure Walter si era diplomato insieme a lui. Preso dai suoi pensieri si accorse appena che il suo cellulare stava squillando.

-Pronto...-

“Ollie...” Oliver staccò il cellulare dall'orecchio controllando chi l'avesse appena chiamato.

-Thea? - chiese sorpreso.

“Si sono io... ti ricordi l'altro giorno, quando mi hai chiesto della ragazza che ti dava ripetizioni?” chiese lei, Oliver spostò lo sguardo su Felicity.

-Si... -

“Ecco, non mi hai detto se poi hai trovato quello che cercavi così...”

-No, non l'ho trovato, nei computer della società non risulta nessuna borsa di studio, forse non è mai stata rilasciata...- rispose.

“Oh no, la borsa di studio è stata rilasciata...”

-Come fai ad esserne sicura?-

“Perchè ho la copia qui tra le mie mani. I fogli erano insieme ad altri documenti della società nello studio di papà... Ollie, la ragazza si chiama Felicity... Felicity Smoak...” disse cautamente Thea, aspettando una qualche reazione da parte del ragazzo.

Continua...

Finelmente Oliver sa quasi tutto gli manca solo il dettaglio "sono i tuoi figli" poi tutti i segreti sono stati svelati v.v
_nuova scena Hope/oliver sono tenerosi??
_Hope che scopre subito la password che è "Oliver" oddio la tenerezza xD
_A qualcuno e credo fosse Mariarosaria avevo detto che Felicity era qualcos'altro oltre alla ragazza delle ripetizioni, la misteriosa ragazza ecc infatti era anche la ragazza dei sogni di Oliver xD Il subconscio di Oliver si salva dall'essere definito Rinco o Tardo
_la frase che dice Sara al padre che ne dite? sto aprendo la strada per la fine di questa coppia v.v

un bacione a domenica
Mia
PS
Nella raccolta di Mia c'è una nuova storia per chi ovviamente non l'ha letta

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** capitolo 19: Oliver e il suo subconscio intelligente ***


Prima di lasciarvi al capitolo vi chiedo scusa per aver risposto alle recensioni dopotutto quel tempo e in modo un po' frettoloso... diciamo che ho giornate abbastanza piene e ho preferito dedicare il tempo a buttare giù il capitolo 23... ^_^ per chi ha recensito anche la raccolta presto risponderò anche di la giuro!
ora vi dico buona lettura!

Capitolo 19

Oliver rimase immobile a fissare la bionda che dormiva nel letto, non riusciva a pensare lucidamente.

“Ollie? Ollie!” Thea lo stava chiamando istericamente maledicendosi mentalmente per la pessima idea di dargli quella notizia telefonicamente.

-Sto bene...Devo andare, scusa.- balbettò chiudendo il cellulare continuando a fissare Felicity che ignara delle sue scoperte dormiva tranquilla.

“Aspetta non fare...” non seppe mai cosa non avrebbe dovuto fare, strinse i documenti con tanta forse da accartocciarli, si sentiva ferito da Felicity, loro si conoscevano, erano stati mesi insieme a studiare, perché fingere di non conoscerlo, perché non glielo aveva detto?

-Oliver! - Dig era entrato in camera e lo stava guardando preoccupato, Sara si era precipitata a casa di Felicity quasi di corsa dicendogli che stava per succedere un casino all'ospedale, Oliver stava per scoprire che Felicity gli stava tenendo un segreto, tutti e due sapevano quanta poca tolleranza avesse Oliver nei confronti dei segreti, per non parlare poi del fatto che era Felicity a tenerglieli.

-Che succede? - chiese cercando di mantenere la calma.

-Felicity... -

-Che è successo? Sta bene? - chiese guardando la ragazza che riposava nel letto.

-Ci conosciamo dai tempi della scuola..- rispose.

-Vuoi dire che andavi a scuola con lei? - Dig cercò di mantenere la calma, Oliver si era finalmente ricordato di Felicity, si chiese se avesse anche capito che il padre dei bambini era lui.

-Si... io, non me lo ricordo. Io, lei e Walter, andavamo tutti alla Larchmont High. - continuò allungando i fogli che gli aveva dato Sara, così che anche Diggle leggesse.

-La scuola è grande non puoi certo ricordarti tutti...- buttò li Dig leggendo rapidamente il contenuto dei fogli, niente in quei fogli poteva aver svelato ad Oliver che loro si conoscevano già.

-E' lei la ragazza delle ripetizioni, è stata lei ha farmi diplomare... - Dig guardò Oliver avvicinarsi a Felicity.

-Ed era lei la ragazza mascherata alla festa. - aggiunse sfiorandole il braccio risalendo lentamente fino alla spalla.

-Oliver non tirare conclusioni affrettate, potrebbe aver avuto le sue ragioni per non dirti niente. -

-E quali? - ruppe il contatto come scottato.

-Io non lo so, ma aspetta che si svegli prima di arrabbiarti con lei. -

-Vado a fare un giro... - Oliver stava per uscire dalla stanza quando Diggle lo fermò, non poteva permettergli di andarsene da li, senza parlare con lui, sarebbe arrivato sicuramente alla conclusione più sbagliata.

-Oliver non arrivare alle conclusioni da solo... Parla con lei. - Oliver uscì, in momenti come quelli l'unica cosa che lo aiutava a pensare lucidamente era un giro in moto e Dio solo sapeva quanto in quel momento gli servisse. Girò per la città senza fermarsi, lasciando che a guidarlo fossero i suoi pensieri, si trovò davanti alla scuola, dove in teoria aveva conosciuto Felicity: ricordi che però non riusciva a riportare alla mente. Proseguì verso il porto dove con suo padre e Sara erano partiti per la Cina, li aveva tradito Laurel e aveva condannato ad una vita di omicidi Sara. Continuò il suo viaggio e si trovò alla Queen Consolidated: li aveva visto per la prima volta Felicity o almeno così credeva, era stato Steel a mandarlo da lei quando gli aveva chiesto qualcuno che fosse bravo con i pc, in quell'occasione Walter aveva sorriso facendo il nome della ragazza come se sotto ci fosse stato altro, ma era troppo preso dalla sua missione per fermarsi a chiedersi perché Walter stesse sorridendo. Walter doveva esserne a conoscenza, dopo la morte di Robert il controllo della società era andato a lui e quindi sapeva della borsa di studio e che lui conosceva Felicity, diede gas cercando di allontanarsi dalla sua compagnia, l'idea che tutti sapessero e che solo lui fosse all'oscuro lo faceva arrabbiare, anche sua madre sapeva di Felicity, quando l'aveva affrontata per la storia di Thea, Moira si era rivelata una statua di marmo priva di sentimenti, priva di qualsiasi rimorso per le sue azioni: “è stata la signorina Smoak a dirtelo vero?” gli aveva chiesto divertita, non aveva aspettato la sua risposta aveva semplicemente aggiunto: “non pensare che lei sia completamente sincera con te, ti nasconde cose importanti... Lei non è poi migliore di me.” non gli aveva creduto, aveva pensato che fossero parole dette per rabbia, ma ora invece aveva scoperto che era vero, Felicity aveva taciuto molte cose, gli aveva nascosto fatti importanti, poteva ancora fidarsi di lei?

Il giro in moto si concluse quando si rese conto di essere tornato all'appartamento di Felicity, parcheggiò e salì in casa. Sara era in salotto, si era addormentata guardando la televisione, superò la ragazza ed andò nella camera dei bambini, la casa era avvolta da una pace quasi irreale, aprì piano la porta e intravide subito la testina bionda di Hope che sbucava da sotto le coperte, guardò dall'altra parte sicuro di trovare anche Robert addormentato, ma Robert non era nel suo letto: le coperte erano ammucchiate in fondo al materasso e di lui non c'era traccia, chiuse la porta e si mise a cercarlo, ci mancava solo che dopo aver trovato Felicity si fosse perso Robert, Felicity lo avrebbe ammazzato e lo avrebbe fatto in modo molto doloroso, guardò in cucina e in bagno, ma trovò entrambe le stanze vuote.

-Maledizione!- stava già per scendere e setacciare la città in cerca del bambino quando notò la porta della camera di Felicity aperta: steso sul letto, stretto al cucino c'era Robert che dormiva rannicchiato.

-Come farà a non morire d'infarto ogni momento? - si chiese mentre entrava nella stanza e prendeva una coperta per coprire il piccolo.

La camera di Felicity era una stanza normalissima, un po' disordinata, ma visto tutto quello che doveva fare in un solo giorno riordinare la propria camera non era nelle sue priorità, l'idea di frugare tra la roba di Felicity mentre lei non c'era lo metteva a disagio. Coperto RObert decise di uscire dalla stanza e buttarsi sul divano accanto a Sara, era quasi alla porta, quando una lavagna di sughero attirò la sua attenzione, attaccate alla lavagna c'erano diverse foto di Felicity con i bambini: alcune erano recenti, in alcune invece Felicity aveva i capelli scuri, sorrise osservandola col suo colore naturale: gli piaceva bionda, il biondo le illuminava il viso e la faceva splendere, ma doveva ammettere che anche con i capelli scuri era bella, gli occhi celesti risaltavano a contrasto col nero, non ci poteva fare niente, Felicity gli piaceva in qualunque modo. Rimise la foto al suo posto e fu allora che notò una busta bianca, ormai ingiallita dal tempo, sopra c'era il nome di Felicity e non c'erano dubbi su chi avesse scritto quel nome, riconosceva la sua calligrafia, staccò la busta e la rigirò tra le mani, se l'avesse aperta non sarebbe stato una violazione della privaci della ragazza, non veramente, visto che qualunque cosa contenesse la busta era stato lui a dargliela, aprì ed estrasse un cartoncino rosso:

 

Festa di fine esami

 

sorrise ricordava quella festa, l'aveva organizzata lui per festeggiare il fatto che avesse finito di dare gli esami, non aveva idea se fosse passato o meno, me dopo tutta la fatica che aveva fatto per passarli una festa ci sarebbe stata bene.

 

-Ollie non glielo hai detto? Fa una festa, devi assolutamente venire! – osservo mia sorella parlare con la ragazza che imbarazzata guarda prima me e poi Thea, devo ricordarmi di dirle di farsi gli affari suoi.

-Il mio invito deve essere andato perso…. – borbotta, perso, come no, è proprio qui, seguo col dito il contorno della busta.

-Veramente è qui. – mi alzo e le porgo la busta con sopra il suo nome, spero che venga, mi piacerebbe se venisse.

-Non sapevo dove spedirlo, non ho idea di dove abiti. – le spiego imbarazzato, sono mesi che viene qui ad aiutarmi a studiare e in tutto questo tempo non mi sono mai preso la briga di chiederle dove abita, sono un idiota.

-Grazie, ma.. non dovevi, io.. Non ci incastro molto nel vostro mondo.-

-Mi farebbe piacere se venissi, se mi diplomo è grazie a te. Vestito elegante e maschera. – le spiego, deve venire, non so perché ma voglio che lei venga.

 

Si appoggiò al muro mentre quel ricordo gli attraversava la mente, finalmente da qualche parte un ricordo si era liberato ed era riaffiorato, sorrise felice.

Il giorno dopo sarebbe andato da Felicity, era arrivato il momento di parlare di tutto quello che era successo, dai suoi segreti svelati al suo rapimento.

-Che succede? - Robert si era svegliato e guardava Oliver con occhi assonnati.

-Non è successo niente, dormi... - sorrise e si avvicinò al bambino, non aveva avuto modo di stare molto tempo con lui, era estremamente sospettoso e lo guardava diffidente prima di allontanarsi e nascondersi dietro Dig.

-La mia mamma... - borbottò, Oliver sorrise, quei due bambini adoravano la loro mamma ed era più che sicuro che lei adorasse loro.

-L'abbiamo trovata, sta bene. - gli disse, Robert si mise in piedi sul letto completamente sveglio.

-Dove è? - chiese guardandosi attorno sperando di trovarla.

-Non è qui... è al pronto soccorso a fare gli accertamenti, la vedrai domani, ora dormi... - sapeva di aver sbagliato a dirgli che l'avevano trovata ora non si sarebbe più addormentato e avrebbe insistito per essere portato all'ospedale, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi quello che aveva detto.

-Ma sta bene? - socchiuse gli occhi e lo guardò sospettoso, non si fidava di lui e non riusciva a capire perché.

-Si sta bene, domani tornerà a casa... -

-Possiamo andare a vederla? -

-Sta dormendo, lasciala riposare, domani pomeriggio ti porto da lei. - Robert sembrò soppesare quella proposta, lui voleva vederla subito, voleva che lo abbracciasse e lo riempisse di coccole, ma sapeva che svegliare sua madre a quell'ora per una sciocchezza poteva costargli la vita.

-Va bene, ma se non mi porti sarà peggio per te. - Oliver rise a quella minaccia, cercando di pensare cosa mai avrebbe potuto fare quel piccoletto per fargli pentire di non aver mantenuto la sua promessa.

-Vi porto da lei. - tranquillizzato da quelle parole Robert tornò a stendersi sul letto guardando Oliver che fermo sulla porta fissava il bambino indeciso su cosa fare.

-Stai un po' con me? -

-Certo. - si stese accanto a Robert coprendo entrambi con la coperta che aveva usato prima, Robert rimase a distanza da Oliver, gli aveva chiesto di restare, ma era chiaro che non si fidasse di lui nemmeno un po'.

 

 

Esco dalla biblioteca e mi scontro contro qualcuno che non avevo visto.

-Scusi…. Io… non l’avevo proprio vista, non che non sia un bel vedere, cioè… – sorrido, quanto è carina questa ragazza.

-Shhh! –

-Oliver… – mi ha riconosciuto, va beh non importa.

-Ciao… Sei bellissima…-

-Sei ubriaco? – probabile, ma questo non toglie che lei sia veramente bella, questo vestito nero le sta divinamente, la prendo per mano.

-No. Vieni ti offro da bare. –

-Aspetta, io veramente dovevo… - ignoro le sue rimostranze e la porto al bar e le passo un bicchiere.

-Ti piace? – annuisce.

-Balliamo. –

-Oliver, tu sai chi sono? – mi chiede sospettosa, quando mi sono scontrato con lei pensavo fosse Sara, ma ora che la guardo meglio, non è lei.

-Certo… - mento spudoratamente.

-Non è vero, non sai mentire. Tu a poker devi fare schifo ammettilo. – la stringo a me e rido, questa ragazzina è veramente sveglia e conosco una sola persona tanto intelligente.

-Ti sbagli.. so chi sei.. Sei esattamente chi voglio. - vedo il suo sguardo sorpreso, è così concentrata sulle parole che ho detto che a malapena si accorge che la sto baciando, io Oliver Queen sto baciando la mia tutor, non ho mai pensato che sarei rimasto affascinato da una ragazza col cervello, perché Felicity è veramente intelligente.

-Spostiamoci… - le prendo la mano e ci spostiamo, lasciamo la pista e gli invitati,la porto verso la biblioteca, cerco le sue labbra, la spingo indietro cercando la maniglia della porta e finalmente entriamo in biblioteca, sto decisamente perdendo il controllo. Chiudo la porta e continuo a farla indietreggiare mentre la bacio, il nostro percorso si ferma quando troviamo la scrivania scrivania dove la faccio sedere...

Gli occhi celesti di Felicity sono fissi nei miei.

-Ti voglio… - che io sia dannato se questa è una bugia.

 

***

La mattina dopo convincere i bambini ad andare a scuola fu problematico, ora che i due sapevano che Felicity era stata ritrovata e stava bene volevano andare da lei, Oliver glielo avrebbe anche concesso, ma la donna era ancora priva di sensi e non era il caso di portare le due pesti all'ospedale.

-Non è orario di visita, non vi farebbero entrare... - provò Oliver cercando di convincerli.

-Siamo i figli ci devono fare entrare per forza! -

-Avete cinque anni, e poi per forza non si fa nemmeno l'aceto! Quindi a scuola, dopo verrà a prendervi John e vi porterà dalla mamma. -

-Non vale! - borbottò Robert, tra i due era quello più insistente, Hope aveva rinunciato dopo poco, la mamma stava bene ed era al sicuro e a lei bastava, l'avrebbe vista più tardi, Robert invece era dannatamente cocciuto.

Dopo molte minaccia, tra le quali anche quella di chiamare Felicity e dirgli del suo capriccio, Robert decise di desistere, col morale sotto le scarpe i due bambini furono accompagnati a scuola e li lasciati.

-Dio come accidenti fa Felicity? - chiese Oliver guardando Sara che lo guardava divertita trattenendo a stento una risata.

-Sicuramente Felicity fa valere il suo status di mamma... -

-E Dig? - chiese, i bambini davano retta anche a lui e in un certo senso ne avevano paura.

-Felicity gli ha dato il potere, quando si rimetterà darà quel potere anche a te...- lo rassicurò la bionda divertita, Oliver non riusciva proprio a nascondere il fastidio che provava per essere stato messo da parte.

-Robert mi detesta...-

-Robert è geloso come qualunque bambino che vede un uomo girare attorno alla propria mamma, Oliver, non ti preoccupare. Ora andiamo, tu devi andare all'ospedale e io da mio padre, stava cercando di contattare la madre di Felicity voglio sapere se c'è riuscito. - salirono sul taxi e si allontanarono dalla scuola.

 

***

 

Felicity si era svegliata, ci aveva messo alcuni minuti a rendersi conto che il salvataggio di Oliver non se lo era sognato, aprì gli occhi e si mise seduta sul letto lentamente, il suo corpo era tutto dolorante, si guardò attorno cercando di capire dove si trovava, quella non era la sua camera da letto e nemmeno il covo.

-Ti sei svegliata finalmente. - Diggle era li nella stanza con lei e la guardava sorridendole.

-Dig... dove mi trovo? - chiese lei.

-Sei all'ospedale, sei scomparsa per giorni... ti abbiamo trovato e portata qui per accertamenti. -

-Sto bene, voglio tornare a casa, i bambini saranno preoccupati. - fece per scendere dal letto ma Diggle la bloccò.

-I bambini sono a scuola e anche se muoiono dalla voglia di vederti, credo che abbiano anche il terrore di vederti. - commentò lui, l'idea di dirgli come erano venuti a conoscenza della sua scomparsa lo divertiva parecchio.

-Cosa hanno combinato? - si portò le mani al volto pronta a scoprire cosa avessero fatto quelle due pesti.

-Lunedì mattina, ovvero ieri, si sono presentati alla Queen Consolidated a chiedere di te... -

-Alla Queen Consolidated? Dimmi che scherzi? Non si prende in giro una persona che è stata rapita! Ma poi come ci sono arrivati? - lo supplicò lei, quei due mocciosi non potevano aver fatto una cosa così stupida, andare in ufficio dove c'era Isabel e soprattutto dove c'era Oliver che era ignaro della loro esistenza.

-Quando la baby sitter li ha portati a scuola hanno solo finto di entrare. Comunque Hope ha fatto il suo ingresso con stile. Robert meno stile ma più rumore. -

-Tipico di quel marmocchio... perché non poteva prendere da me anche lui? No, doveva essere la copia di suo padre! - guardò Diggle sofferente.

-Come l'ha presa la notizia? -

-Quale? Sai in un solo giorno Oliver ha dovuto buttare giù parecchie notizie... -

-Cosa? - chiese iniziando a farsi prendere dal panico.

-Felicity calmati okay, Oliver sa della borsa di studio e che tu sei la ragazza in maschera...- spiegò l'amico sperando che la ragazza non si agitasse più di quanto non lo fosse di già.

-Ma non ha capito che lui è... - Dig scosse la testa.

-Non ancora, ma non è così stupido, ci arriverà e sarà meglio se glielo dici tu. -

-Credo di aver aspettato abbastanza. Posso tornare a casa? -

-Chiamo il dottore. -

-Grazie.-

Diggle era uscito da pochi minuti, Felicity stava ipotizzando il suo prossimo incontro con Oliver, doveva essere furioso, deluso, ferito, tutto perché lei aveva paura di dirgli la verità, il vorticare dei suoi pensieri fu interrotto dalla porta che si apriva si voltò sperando che fosse Diggle che tornava dicendole che poteva andarsene, con sua enorme sorpresa invece si trovò davanti Oliver che la guardava.

-Ciao... - balbettò lei imbarazzata, Oliver era rimasto immobile sull'entrata con la maniglia della porta ancora stratta in mano.

-Ciao... Come stai? - le chiese decidendosi ad entrare e chiudendosi la porta alle spalle.

-Meglio. Grazie per essere venuto a salvarmi, ancora una volta.-

-Lo sai che lo farò sempre... - ammise lui avvicinandosi al letto.

-Beh dopo tutto quello che hai scoperto...- iniziò lei, se dopo tutto quello che aveva scoperto lui non avesse voluto più avere a che fare con lei, lei lo avrebbe capito.

-Eri in pericolo, niente mi impedirà di venire a salvarti. - i due rimasero in silenzio per alcuni momenti, poi Oliver si fece coraggio.
-Credo che noi due dobbiamo parlare.-

-Si lo credo anche io. - Oliver aspettò che Felicity si decidesse a dire qualcosa, continuava a guardare la coperta e con le dita torturava la balza del lenzuolo.

-Io... -

-Felicity.. Ops scusate! - Diggle era entrato con lui c'erano Lance e Sara. Sara e Dig si scambiarono un occhiata preoccupata, mentre Lance sembrava infastidito.

-Signorina Smoak come si sente? -

-Meglio grazie... Vorrei tornare a casa... - disse lanciando un occhiata a Diggle, il quale la guardava passando lo sguardo da lei a Oliver che si era spostato allontanandosi da lei.

-Qualche domanda e poi potrà andare. - le assicurò l'uomo con un sorriso cordiale.

-Va bene.. -

-Cosa si ricorda? - chiese l'agente.

-Era sabato sera, anzi domenica mattina... ero stata fuori.. avevo un impegno e avevo fatto tardi... - balbettò, sarebbe stato tutto più facile se avesse potuto dire apertamente che era stata con Arrow, ma il fatto che Lance non sapesse che Oliver era Arrow le impediva di parlare chiaro.

-Con chi penso io?- chiese alludendo a Arrow.

-Si, ero davanti alla porta di casa mia quando qualcuno mi si è avvicinato alle spalle e mi ha caricato in macchina... - spiegò lei, stordita com'era dalle aspirine di Diggle non era stato un grosso problema farla salire.

-Ha visto chi... -

-Non so chi mi abbia preso da casa... - iniziò, non aveva la minima idea di chi fosse l'uomo che con poca grazia l'aveva costretta a salire sull'auto.

-Ho capito...- Lance stava per chiudere il taccuino dove aveva appuntato la dichiarazione di Felicity.

-Ma dietro a tutto c'era Walter McOrner. - tutti la fissarono, Oliver stava per fare un passo e uscire dalla stanza, Walter aveva definitivamente firmato la sua condanna a morte.

-Si è accorto che gli passavi documenti falsi? - chiese Oliver rabbioso, sapeva che l'idea di Felicity era pericolosa e che si sarebbe messa nei guai.

-Si... mi ha rapito per convincermi a dargli tutti i codici d'accesso per entrare nei conti e negli account della società, vuole far fallire la Queen Consolidated per poi comprarla. Non so perché è così interessato alla Queen Consolidated non l'ha detto... -

-Emaneremo un mandato di cattura verso Walter, nel frattempo le metteremo una serie di agenti per sicurezza.-

-Non ce ne bisogno... - non aveva bisogno di poliziotti che le piantonavano casa, aveva Oliver, Dig, Sara e Roy che si erano fatti in otto per salvarla, non poteva avere una scorta migliore di loro.

-Ne è sicura? -

-Si...-

-Abbiamo provato a cercare sua madre, ma non siamo riusciti a rintracciarla...-

-Si lo so è fuori città, la contatterò io dopo... -

-Bene buona giornata...- Lance se ne andò lasciando i quattro soli nella stanza.

-Walter?! - chiese Oliver furioso, con Lance presente si era dovuto trattenere, ma ora che l'uomo era andato via poteva far esplodere la sua rabbia.

-Si...-

-Te l'avevo detto che era una pessima idea! Dannazione Felicity! - Oliver era furioso, Walter l'aveva colpita alla festa e l'aveva anche rapita tutto questo solo per dei documenti, come poteva un uomo cadere tanto in basso.

-Calmati Oliver... - intervenne Sara cercando di farlo ragionare.

-Calmarmi? Deve pregare che io non lo incontri o giuro che lo trasformo in un colabrodo! - ringhiò prima di uscire dalla camera.

 

continua...

Eccoci alla fine del capitolo, più o meno tranquillo.
_abbiamo visto come Oliver abbia dovuto metabolizzare le informazioni che ha ottenuto, una cosa abbastanza da Oliver.
_Abbiamo avuto anche la prima scena Robert Oliver!! xD RObert non si fida per nulla di Oliver però si è mostrato anche lui bisognoso di attenzioni anche se poi l'ha tenuto a distanza! xD
_Dio Benedica il subconscio di Oliver che ci regala gioie! v.v ormai confidiamo in lui per ogni cosa, ora finalmente tutti sapete che Oliver si pensava fosse Sara... ma poi ha riconosciuto Felicity sa che ha fatto l'amore con Felicity e ne era contento, credo che meglio di così non potesse andare, ha dimostrato un intelligenza che nessuno gli avrebbe mai dato.
_Felicity ha preso abbastanza bene il fatto che i bambini sono andati alla QC xD Dig sa come dare queste notizie!
_Ha metabolizzato bene visto che è andato da Felicity a parlare anche se poi sono stati interrotti, chissà se andrà veramente a cercare Walter oppure no?
che accadrà ora?

spero che il capitolo vi sia piaciuto per chi ha voglia ci vediamo alle recensioni per gli altri a MErcoledì!! ^_^
Un bacione immenso
MIA


PS
ANcora non lo so io intanto avverto.. ho in mente 1/2/ storie di natale per ora i capitoli non arrivano a natale, ma in caso arrivassero salterebbe la pubblicazione del capitolo del 24, per poter pubblicare lo speciale di natale.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20: cosa? veramente? mie... ***


Buongiorno a tutti, prima di lasciarvi al capitolo ho deciso di specificare una cosa, mi è stato domandato come Oliver avesse potuto scambiare Felicity per Sara in quanto Felicity al tempo era nera e Sara invece è bionda... quando ho avuto l'idea il colore dei capelli di Felicity era ancora un mistero sapevamo che era tinta ma non che fosse nera, io l'ho sempre immaginata castana, non corvina. Sara invece nella prima stagione era castana (cambio attrice).
Okay? bene Buona lettura

Capitolo 20

 

Oliver uscì dalla stanza infuriato, mentre i tre fissavano la porta chiudersi rumorosamente. Sara si mosse per raggiungerlo e calmarlo, ma Felicity la fermò.

-Perchè no? E' arrabbiato potrebbe fare qualcosa di stupido. - intervenne Sara preoccupata.

-E' arrabbiato, ma non farà niente di stupido.- rispose calma Felicity alzandosi dal letto, voleva tornare a casa e farsi una doccia per togliersi di dosso l'odore di quei giorni passati chiusa in quella stanza.

-Cosa ti fa essere così sicura? -

-Perchè mi fido di lui. - ripose senza scomporsi, si fidava totalmente di Oliver e sapeva che non avrebbe fatto nulla di stupido se non andare a fare un giro in moto a tutta velocità.

-Dovete parlare, devi digli dei bambini... - si intromise Diggle.

-Sono... Sono di Oliver? - chiese Sara sorpresa, l'idea che potessero essere di Oliver gli era passata per la mente, Robert era praticamente identico a Oliver, ma l'aveva scartata, con la scusa che i due non si conoscevano a quel tempo.

-Non ci posso credere, Oliver ha tradito Laurel con te, ti ha messo incinta e poi è partito per la Cina con me.... - commentò Sara ora aveva una sequenza temporale degli eventi, si sentiva uno schifo, non solo aveva tradito sua sorella, ma era anche responsabile della mancanza di un padre per quei due bambini. Felicity si avvicinò a Sara prendendo le mani tra le sue.

-Sara non è colpa tua, non ebbi il coraggio di dirlo a Oliver tua sorella mi liquidò prima che potessi parlarne con lui... - la rassicurò lei, non si era mai sentita tradita e nonostante molte persone avrebbero odiato Sara per quello che era successo, lei per Sara provava solo una profonda amicizia, aveva imparato a conoscerla e a volerle bene e nonostante lei stesse con Oliver, non provava gelosia o fastidio nei suoi confronti.

-Tu sai vero che Oliver ti ama, ma è solo troppo stupido per capirlo. - ammise sorridendole, Felicity sorrise con lei, Oliver era veramente stupido quando si parlava di sentimenti, ma forse tutti volevano vedere qualcosa che non c'era.

-Tu dici? Io non credo, non si è fatto tanti scrupoli a dimenticarmi Sara, non ha, anzi, non aveva idea di chi io fossi, non si dimentica qualcuno che si ama... - Felicity si allontanò da Sara prendendo la busta che Diggle le aveva portato con il cambio, Oliver non l'amava ormai l'aveva capito da tempo e aveva imparato a convivere con questa verità, appena si fosse calmato gli avrebbe detto dei bambini senza aspettarsi niente, avere basse aspettative avrebbe evitato molta sofferenza.

-Non so perché Oliver ti abbia dimenticato in questo modo, nemmeno gli avessero fatto il lavaggio del cervello, ma ti posso assicurare che ti ama, si vede benissimo. - la determinazione di Sara non si fece abbattere dalle parole di Felicity che al contrario di Sara sembrava rassegnata.

-Mi cambio e andiamo a casa... -

 

***

 

A casa Felicity si fece una doccia rilassante per poi indossare qualcosa di comodo.
Dig e Sara erano in cucina e parlavano tra di loro di Walter.

-Che ci fare ancora qui? - chiese Felicity vedendo i due seduti al tavolo.

-Dove dovremmo essere? - le rispose Diggle curioso.

-Boh dove volete: a lavoro, a casa, a fare compere... - rispose lei alzando le spalle e andando a prendere una tazza di caffè.

-Felicity ti hanno rapita e potrebbe farlo di nuovo, non ti lasciamo qui da sola. - Diggle le parlava come lei parlava ai suoi figli: lentamente, così che potesse capire il concetto.

-Hanno emesso un mandato di cattura per Walter non si farà vedere tanto presto... -

-Oliver stava per uccidermi perché non ti avevo accompagnato fino dentro casa, non rischio la vita un altra volta... casa tua è accogliente! - spiegò Diggle sorridendole, Felicity decise di non ribattere.

-Fate come volete. Se avete fame servitevi pure...- borbottò prima di chiudersi in camera sua a riposare.
Chiusa in camera aveva provato a contattare la madre, ma il cellulare risultava irraggiungibile, si erano accordate che si sarebbe fatta viva lei una volta che avesse trovato un posto sicuro dove stare con i bambini, erano passati tre giorni e ancora non si era fatta viva e questo iniziava a preoccuparla.

 

 

Dig bussò alla camera di Felicity, la ragazza si era chiusa li dentro e non era più uscita.

-Felicity?- la chiamò Dig, visto che la giovane non gli rispondeva decise di entrare. Felicity dormiva profondamente, decise così di lasciarla dormire, sarebbe andato lui a prendere i due pestiferi pargoli a scuola, le scrisse un biglietto e lo lasciò sul tavolo per avvertirla e se ne andò.

Felicity ignara di essere rimasta sola continuò a dormire come se nulla fosse, fino a che l'insistere del campanello la svegliò e la costrinse ad alzarsi. Camminando per casa scalza trovò il biglietto di Diggle dove le diceva che era uscito per andare a prendere i bambini.

-Certo che potevi anche prendere le chiavi... - borbottò lei aprendo la porta convinta che ci fosse l'uomo con le due pesti dall'altra parte, quando spalancò la porta rimase immobile sul posto rendendosi conto che non era Diggle ad aver suonato.

-Entra... - disse Felicity dopo un attimo di silenzio, si fece da parte lasciando entrare il nuovo arrivato che entrò senza dire nulla.

Fermi davanti alla porta i due si guardavano in silenzio, lei lo guardava con le braccia incrociate in attesa che parlasse, mentre lui le lanciava piccole occhiate per poi distogliere la sua attenzione da lei facendo vagare lo sguardo per la casa.

-Ti sei calmato Oliver? - chiese tranquillamente, Oliver non rispose stava fermo in mezzo alla stanza e guardarla con il suo solito sguardo triste.

-Possiamo parlare o continuiamo a fare il gioco del silenzio? - senza ottenere risposta Felicity si mosse verso la cucina, le serviva caffeina, le serviva sempre del caffè per poter carburare, ma in quel momento appena svegliata e con Oliver che la guardava e non parlava ne aveva estremamente bisogno. Versò il caffè in due tazze tenendone una per se e posando l'altra sul tavolo poco distante da Oliver, il quale la prese facendo un mezzo sorriso.

-Avevi detto che non mi avresti mai portato il caffè. - commentò lui tenendo la tazza tra le mani.

-Non te l'ho portato. - rispose lei.

-Non mi chiedi dove sono stato o cosa ho fatto? -

-No... - rispose tranquillamente.

-Non ti interessa sapere se sono andato a cercare Walter, se lui è sempre vivo o se è da qualche parte con qualche freccia conficcata nel corpo? - la presa sulla tazza si fece più forte, l'indifferenza di Felicity lo stava ferendo.

-No, perché so che non gli hai fatto nulla... - rispose lei posando la tazza sul tavolo e avvinandosi a lui.

-Felicity... -

-Oliver, mi fido di te. - le mani ancora calde per aver tenuto la tazza si posarono sulle guance di Oliver che al contatto con le sue mani risultavano fredde.

-Sei stato a fare un giro in moto per calmarti, come fai sempre quando sei arrabbiato. - gli rispose lei tranquillamente.

-Felicity... -

-Io mi fido di te, vorrei che tu facessi lo stesso con me. - continuò interrompendolo, lasciò che le mani scivolassero lungo i suoi fianchi e si allontanò da lui.

-Io mi fido di te. Ma non capisco perché tu mi abbia mentito. - Oliver aveva fatto un passo avanti accorciando la distanza che Felicity stava mettendo tra di loro.

-Io non ti ho mentito. -

-Dannazione Felicity! - ringhiò, si sentiva ferito e come un animale ferito attaccava per difendersi.

-Tutti sapevano che avevi due figli, tutti tranne me! Ci conoscevamo già, perché non me lo hai detto?-

-Come facevo a dirtelo? Ti devo ricordare il nostro primo incontro? - Oliver la guardò e gli sfuggì un sorriso ricordandosi di come aveva balbettato quando l'aveva visto, ma i suoi ricordi non erano uguali a quelli di Felicity.

-Sei entrato e mi hai chiamato per nome e cognome, quando ti ho visto il mio cuore è impazzito di gioia tu eri li davanti a me e chiedevi di me! Ma poi ti sei presentato e ho capito che tu non avevi idea di chi io fossi, non ti ricordavi minimamente di me, di tutti i mesi passati chiusi in camera tua a studiare. -

-Io... Dannazione non assomigli per niente a quella ragazza, ti sei guardata allo specchio? Come pretendi che io potessi riconoscerti? -

-Oliver mi hai chiamato per nome e cognome, ti sei dimenticato di me, mi hai completamente cancellata dalla tua mente, sapevo di non contare molto per te, che ti servivo solo per passare l'anno. ma dannazione se ha fatto male e poi non volevo peggiorare la situazione, se non ti ricordavi di me non era importante, ti avrei aiutato e poi te ne saresti andato e non ti avrei più rivisto, sarebbe stato difficile, ma avrei provato ad andare avanti con la mia vita. - quando aveva capito che lui non si ricordava di lei e che non era li perché sapeva chi era, il suo cuore si era spezzato in mille pezzi, ma aveva ingoiato il dolore e aveva deciso di aiutarlo, prima risolveva sul suo problema, prima se lo sarebbe levato di torno e sarebbe potuta andare in un angolino a leccarsi le ferite.

-Non è assolutamente vero che non eri importante per me! - ribatté deciso Oliver.

-Certo come no... -

-Felicity credimi... - la supplicò lui afferrandole le mani e stringendole tra le sue.

-Vorrei farlo, ma è difficile... - rispose lei, voleva credergli con tutto il cuore, voleva essere tanto coraggiosa da fidarsi ciecamente di lui, ma non ce la faceva aveva troppa paura.

-Perchè sei venuta al homecoming? - chiese Oliver lasciandole le mani, Felicity tornò ad appoggiarsi al bancone e prese nuovamente la tazza in mano.

-Non volevo venire inizialmente.. avevo paura che qualcuno potesse riconoscermi. -

-Qualcuno tipo me o Laurel? -

-Più Laurel che te... una parte di me sperava che tu mi riconoscessi che ti ricordassi di me a scuola e che associassi quella ragazza a quella che sono ora, ma hai battuto ogni previsione, non hai riconosciuto nessuna delle due. - la stupidità di Oliver in quel momento aveva toccato livelli mai visti prima.

-Beh la mia attenzione l'hai attirata lo stesso. - commentò lui ricordando quello che stavano per fare in biblioteca.

-Già e ancora una volta hai mostrato che non ti interesso... - replicò.

-Non è assolutamente vero... io ti guardavo e cercavo di capire perché mi risultassi così famigliare, tutto di te mi era famigliare... però ogni volta che parlavi non riconoscevo la voce era come se quella voce stonasse col tuo aspetto. Cosa hai fatto? -

-Ho usato un modificatore vocale preso nel covo. - spiegò lei.

-Non sembrava...- iniziò lui.

-Ho cambiato alcuni parametri ho reso la voce più normale... - spiegò, le ci era voluto un po' per sistemare il modificatore in modo che non creasse una voce da oltretomba gracchiante, ma alla fine la voce era risultata umana, femminile e al contempo diversa dalla sua.

-Ti sei messa lo stesso vestito della festa a casa mia perché speravi che io ti riconoscessi? - lei lo guardò sorpresa.

-Ti.. ti ricordi? - si leccò piano le labbra sorpresa che lui se lo ricordasse, lei era sicura che nessuno potesse averglielo detto, doveva esserselo ricordato, quindi poteva essersi ricordato anche cosa era successo quel giorno.

-Non tutto, alcuni ricordi sono tornati alla mente da soli. - spiegò lui sperando che in tutto quello che non ricordava non ci fosse niente di importante.

-Cosa ti ricordi? - chiese cauta, non voleva illudersi.

-Mi ricordo di quando mia sorella ti ha invitata alla festa prima che potessi farlo io... e poi, ricordo quando ci siamo scontrati fuori dalla biblioteca. - ammise.

-Ricordi... - iniziò speranzosa.

-Si ricordo... - confermò lui.

-Tu non avevi idea che fossi io... - disse Felicity, non era una vera domanda era più una costatazione di cui però temeva la risposta, non sapeva se volesse sentirsi dire che lui l'aveva scambiata per qualcun altra, perché avrebbe fatto male, ma sapere che lui sapeva esattamente chi era e che poi l'aveva ignorata, che era stata una delle tante avrebbe fatto molto più male.

-Quando ci siamo scontrati... - iniziò lui, chiuse gli occhi come se quella ammissione gli facesse male.

-Pensavo fossi Sara... - ammise stringendo le labbra in una riga sottile.

-Sara? - Felicity chiuse gli occhi accusando il colpo, lo sapeva, l'aveva sempre saputo che lui non aveva la minima idea di chi lei fosse. Sentiva come se qualcuno le avesse tirato un calcio nello stomaco e l'avesse costretta a mangiare sassi, provava un dolore così intenso da sentire un male fisico. Le lacrime che aveva cercato di trattenere fino a quel momento scivolarono lungo le guance.

-Aspetta, ascoltami! - vedendola piangere Oliver si fece avanti, cercando di afferrarle il viso perché lo guardasse.

-Sono rimasta incinta e tu pensavi che fossi Sara... - disse con un filo di voce, c'era dolore in quelle parole, tutta la sofferenza che provava era espressa in quella frase. Oliver rimase come folgorato, fece un passo indietro continuando però a tenerle il viso tra le mani, le parole di Felicity continuavano a rimbombargli in testa come se qualcuno continuasse a ripeterle nella sua mente.

-Non è possibile... - bisbigliò lasciando scivolare le mani dal viso della ragazza.

-Cosa? Sono... veramente? Miei... - scosse la testa allontanandosi di qualche passo.

-Oliver... - Felicity cercò di avvicinarsi, si era accorta troppo tardi di quello che aveva detto, aveva sbagliato tutto: il modo e le parole, aveva sempre saputo che quando gli avesse detto la verità avrebbe fatto un disastro, ma mai nelle suoi più catastrofici previsioni aveva immaginato una cosa del genere.

-No... Robert e Hope sono i miei figli... - Oliver si voltò e si allontanò verso la porta, stava andando via, stava scappando da lei e dalla verità, con la mano sulla porta Felicity tentò il tutto per tutto.

-Bravo scappa! Vattene! Tanto sei bravo solo a fare questo: ad andartene! Non ho bisogno di una persona che scappa e non ne hanno bisogno nemmeno i miei figli! - urlò lei marcando le ultime parole, aveva anche avuto una qualche importanza nel concepimento dei bambini, ma i bambini erano di lei, Oliver non poteva reclamare nessun diritto su di loro.

Oliver l'aveva guardata un ultima volta prima di aprire la porta ed andarsene, tutte le scoperte di quel giorno gli stavano martellando in testa, gli ci era voluto tempo per rendersi conto che Felicity valeva di più dei suoi segreti: che non voleva perderla e che doveva ascoltare quello che aveva da dirgli, che doveva ascoltare le sue motivazioni, ma in quel momento non riusciva a credere che gli avesse tenuto segreto il fatto che lui fosse il padre dei bambini, non era sicuro di poterla perdonare per questo.

 

Felicity fissò la porta chiusa per alcuni istanti, sperando con tutto il cuore che la porta si riaprisse e lui tornasse da lei anche urlandole contro, dicendole quanto la odiava, ma voleva che lui combattesse che le facesse capire che ci teneva. La sua speranza si spense lasciandole dentro una sensazione di vuoto e di nausea, scosse la testa scoraggiata, aveva sempre saputo che sarebbe finita in quel modo, aveva perso Oliver: come amico, come capo e come qualsiasi altra cosa poteva essere. Si lasciò cadere sul divano, ora che Oliver sapeva la verità era arrivato il momento di dirla anche ai bambini.

Sentì l'arrivo di Diggle con i figli ancora prima che i tre entrassero in casa, ancora scombussolata dalla discussione avuta con Oliver, Felicity si trascinò nel corridoio così da essere vista appena la porta si fosse aperta.

-Fate piano vostra madre dorme... - disse Diggle aprendo la porta.

-Mamma! - urlarono vedendola in piedi davanti a loro, le corsero in contro e le buttarono le braccia al collo, Felicity si era abbassata così da poter abbracciare i suoi figli, le erano mancati così tanto, non aveva avuto paura di non rivederli, ma aveva comunque temuto per la loro incolumità.

-Tesori miei... - li baciò e li strinse.

-Andate in salotto ora arrivo subito... -

-Mamma stai bene? - le chiese Robert preoccupato.

-Si amore, andate di la, devo parlare con lo zio... - i due bambini fecero come gli era stato detto, Dig la guardava preoccupato.

-Che cosa è successo? -

-Solo l'inevitabile... Dig, ho bisogno di restare sola con i miei figli...-

-Non vado da nessuna parte se non mi dici cosa è successo? Che vuol dire l'inevitabile?- Diggle la guarda, il viso era ancora più bianco di quando l'avevano trovata nell'edificio e sembrava che stare in piedi le costasse una fatica immensa.

-E' passato Oliver... - ammise distrutta.

-E? -

-Non ha preso bene il fatto di avere due figli...-

-Io... - iniziò Diggle, sapeva che Oliver non avrebbe preso bene la situazione, ma non pensava che se ne sarebbe andato senza chiarire tutto con Felicity.

-Tu nulla... Farai quello che vuoi, ma non discuterai di questo con Oliver... - gli vietò categoricamente di impicciarsi di quel discorso, sapeva che l'amico la voleva aiutare, ma non voleva che le azioni di Oliver fossero pilotate.

-Ma... -

-Ma nulla... Oliver è abbastanza grande da usare la sua testa, voglio che sia una decisione sua al cento per cento... ti prego...-

-Come vuoi, ma sei sicura che vuoi restare sola? Potrei rimanere con te mentre spieghi la situazione alle due pesti.-

-No, ti ringrazio, è un problema mio... grazie di tutto. - gli diede un bacio sulla guancia, Dig era stato una colonna portante insieme a Stesy, senza loro due Felicity sarebbe crollata sotto il peso di tutto quello che aveva passato. Diggle se ne andò di malavoglia, aveva promesso che non avrebbe parlato con Oliver, ma non le aveva mai promesso che non sarebbe andato da lui, sicuramente anche Oliver non se la passava bene.

 

Robert e Hope erano seduti sul divano stranamente calmi e tranquilli, con un sospiro cercò di farsi coraggio e si avvicinò ai due.

-Ho bisogno di parlavi è una cosa importante... - iniziò sedendosi sul tavolino così da avere entrambi i bambini davanti a lei.

-Che cosa è successo mamma? - chiese Robert, lui al contrario della sorella non aveva preso la sua intelligenza, ma era comunque un ottimo osservatore quando voleva.

-Vi devo dire una cosa.. Vedete, non vi ho detto proprio tutta la verità su vostro padre... - non aveva idea da dove iniziare, non poteva permettersi di sbagliare anche con loro.

-E' tornato? - chiese Robert eccitato.

-Si... da un po'...- ammise.

-Che vuoi dire? -

-Che è mr Queen nostro padre, vero? - Hope come sempre era un passo avanti a tutti.

-No, non può essere lui nostro padre! - si impuntò Robert agitando energicamente la testa.

-E perché no? - chiese invece Hope tranquillissima, la tranquillità con cui la bambina perorava la sua causa era inversamente proporzionale alla furia con Robert negava ogni possibilità.

-Bambini calmatevi! Robert, Hope ha ragione, Oliver è vostro padre. - ammise Felicity, Dig gli aveva accennato qualcosa sul fatto che Robert non avesse legato molto con Oliver, ma non credeva di doversi scontrare con la cocciutaggine del padre.

-Tu avevi detto che nostro padre era via! -

-No, ho detto che aveva da fare, che stava facendo una cosa importante e la sta facendo, era pericoloso dirgli di voi... -

-Ora non lo è più? - chiese Hope preoccupata che il padre potesse essere in pericolo.

-Ho dovuto dirglielo per altri motivi.. e ho deciso di dirlo anche a voi... -

-Non mi piace quello! Io non lo voglio come padre! - Robert incrociò le braccia al petto impuntandosi.

-Robert...-

-Non mi piace, ti ha fatto piangere! - commentò ostinato.

-Non puoi decidere chi è tuo padre: lo è e basta! - rispose Hope alla quale la notizia piaceva molto.

-Io non lo voglio! - Robert si alzò dal divano correndo via.

-Robert aspetta! - cercò di fermarlo Felicity, ma il bambino si era chiuso in camera sbattendo la porta.

-Come l'ha presa la notizia? - chiese Hope.

-Vi adora ed è contentissimo... - rispose sorridendole, non poteva dirle la verità, Oliver era solo arrabbiato con lei, avrebbe adorato i bambini ne era sicura.

-Ma è arrabbiato con te? -

-Si, avrei dovuto dirglielo subito invece ho aspettato troppo. Vado da tuo fratello... -

-Va bene.. - Hope abbracciò la madre, aspettò che la donna si fosse chiusa in camera prima di andare a prendere il telefono, si nascose dietro il divano e compose il numero che ormai conosceva a memoria.

 

Diggle era arrivato al covo e aveva trovato Oliver che si allenava: stava spaccando tutti i manichini, sulle scale aveva incrociato Roy che scappava, chiaramente Oliver si stava sfogando con qualunque cosa trovasse a portata di mano.

Oliver aveva ignorato Dig e Dig si era limitato a guardarlo, lo stava ancora guardando quando il cellulare si era messo a squillare, si accigliò quando vide che a chiamarlo era qualcuno da casa Smoak, sicuro che fosse Felicity rispose preoccupato.

-Felicity? -

“No zio, sono io...” rispose una vocina dall'altra parte del telefono.

-Hope? - chiese, non che la bambina non l'avesse mai chiamato, ma la cosa iniziava a preoccuparlo.

-Stai bene? - chiese subito.

“Si.”

-Robert?-

“E' di la...”

-La mamma?-

“E' di la...”

-E' successo qualcosa?-

“No...” quella chiamata era decisamente una delle più strane che avesse mai fatto.

-Allora...-

“Sei con papà?” chiese svelando finalmente il motivo per cui lo aveva chiamato.

-La mamma te l'ha detto?-

“Che mr Queen è mio padre? Si... sei con lui? Me lo passi?” chiese lei con insistenza.

-Aspetta... - Dig si voltò a guardare Oliver che stava massacrando un povero manichino.

-Oliver. - il ragazzo smise di allenarsi e guardò l'amico che gli passava il telefono.

-Pronto?-

“Ciao...” fece imbarazzata, ora che era riuscita a parlarci non sapeva più cosa dirgli.

-Hope? Stai bene?-

“Si...La mamma ci ha detto la verità...” spiegò lei esitante.

-Hope...- iniziò lui chiedendosi cosa Felicity avesse detto.

“Sei il nostro papà...” continuò lei, nella voce c'era la presenza di un sorriso, Hope era felice di sapere che lui era suo padre.

-La mamma dove è? - chiese, dopo la discussione trovava difficile credere che Felicity le avesse dato il telefono per chiamarlo.

“E' di la... sta piangendo...” ammise lei triste.

-Cosa? Arrivo subito!- Oliver restituii il telefono a Diggle e uscì di corsa dal covo.

“Zio! Zio ci sei sempre?” l'uomo che si era incantato a guardare Oliver uscire si portò il telefono all'orecchio, chiedendosi cosa stesse succedendo.

“E' andato via?” chiese curiosa.

-Si, ma cosa gli hai detto?-

“Che la mamma piangeva...” rispose lei semplicemente.

-Piange? -

“No...” gli rispose ridacchiando facendo ridere anche lui, quella piccoletta aveva trovato il modo perché Oliver tornasse a casa a finire di parlare con Felicity, un giorno quella bambina avrebbe potuto conquistare il mondo senza fare il minimo sforzo.

Continua...

eccoci alla fine del capitolo, l'avevo detto più volte che la discussione tra Oliver e Felicity si sarebbe divisa su più capitoli quindi non arrabbiatevi troppo.
_Sara che vuole rincorrere Oliver e fermarlo come è dolce e coccolosa, si sente anche incolpa per essere partita con Oliver 6 anni prima AMOREEE! <3 . <3
_Ora Oliver sa che i bambini sono suoi e cosa fa? se ne va! ahahahah tipico di Oliver ha bisogno di tempo per metabolizzare la situazione.
_Robert che non vuole Oliver come papà ahaha che ne pensate?
_Hope ormai è prossima a conquistare il mondo e noi l'amiamo sempre di più! v.v  Io ve l'avevo detto che Hope avrebbe fatto qualcosa di estremamente furbo!
che altro dire a voi i commenti io mi ritiro in palestra!

AH SI un ultima cosa, questa è diretta a persone precise:
KIA_SKA, BRUNA, ILARIA, MARIAROSARIA
cosa dicevate ieri su FB? che Oliver non sapeva che i figli erano suoi?  SI scaglia sulle labbra di Felicity? dichiarazione d'amore?
NAHH!! Oliver se ne va e basta!! xD

*me scappa prima che quelle quattro si mettano d'accordo e vengano a cercarmi a casa*

 un bacione
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** capitolo 21: se non mi ami lasciami libera ***


Buongiorno... Ah si, c'è una e ripeto UNA frase presa dalla terza stagione, è una sola frase ma penso che anche chi non segue la diretta americana saprà comunque quale è.
buona lettura!

Capitolo 21

Oliver era uscito di corsa dal covo senza dire una parola, aveva passato il telefono a Diggle ed era corso via afferrando il giubbotto che aveva buttato sulla sedia al suo arrivo, la sua piccola e tenerissima Hope l'aveva chiamato, al contrario di ogni sua aspettativa non sembrava delusa o arrabbiata con lui, si chiese cosa Felicity avesse detto ai figli perché non lo odiassero, era scappato come un codardo e aveva fatto piangere Felicity, l'idea che lei piangesse per colpa sua gli faceva male, sentiva la gola chiudersi e lo stomaco pesante. Con un colpo del polso diede gas aumentando l'andatura e passando appena prima che il semaforo diventasse rosso.

Arrivato al palazzo di Felicity trovò il portone aperto, il cuore iniziò a battergli all'impazzata, Felicity era sola a casa con i bambini se Walter fosse tornato nessuno l'avrebbe potuta aiutare, salì le scale di corsa, sperando che il portone aperto fosse solo una dimenticanza di uno degli altri condomini, arrivato davanti alla porta la trovò chiusa, sospirò di sollievo prima di suonare il campanello, non sentiva nessun rumore dall'altra parte della porta, ma qualcuno doveva esserci: Hope lo aveva chiamato nemmeno cinque minuti prima e gli aveva assicurato che stavano tutti bene, o quasi. La porta si aprì lentamente, sorrise quando vide Felicity davanti a lui, stava bene e lo guardava sorpresa.

-Oliver? - esclamò guardandolo, il ragazzo aveva il respiro affannato e la guardava sorpreso e sollevato.

-Non stai piangendo... - balbettò lui, Felicity rimase interdetta da quella frase, che non avesse preso bene la reazione di Oliver era chiaro, ma era riuscita a non piangere.

-Io... non capisco... -

-Hope... - iniziò Oliver, un rumore leggero fece voltare i due verso la porta del salotto dove si vedeva il viso di Hope fare capolini per metà, la piccola stava osservando la scena che aveva contribuito a far avverare con un sorrisetto soddisfatto, appena però vide i genitori girarsi verso di lei scappò verso camera sua.

-Hope cosa hai combinato? - chiese Felicity cercando di fermare la bambina, ma la piccola riuscì ad entrare in camera e a chiudersi prima che potesse afferrarla. Sconfitta dalla rapidità della figlia, Felicity tornò verso la porta dove Oliver era rimasto.

-Non ho idea di cosa sia successo, ma entra... - Felicity era distrutta, quella giornata sembrava non finire, era rimasta chiusa in camera con Robert per diverso tempo cercando di convincerlo che Oliver non era il male incarnato e che gli voleva già bene, ma il bambino aveva preso la cocciutaggine del padre e quindi smuoverlo da una sua qualunque decisione era un impresa impossibile, aveva appena rinunciato a parlargli e aveva deciso di lasciarlo cuocere nel suo brodo quando Oliver si era materializzato alla sua porta.

Oliver entrò per la seconda volta quel giorno in casa consapevole di dover chiarire con Felicity.

-Perchè sei qui? - Felicity era stanca, stanca di vederlo apparire e poi sparire poco dopo, non poteva farcela così, non poteva andare avanti se lui continuava a presentarsi a casa sua preoccupato per lei.

-Hope mi ha chiamato... - iniziò Oliver sentendosi improvvisamente un idiota per essere corso da lei in quel modo.

-Ti ha chiamato? -

-Ha chiamato Dig e gli ha chiesto di me... - Felicity alzò gli occhi al cielo, l'intero mondo si lasciava manipolare da quel metro scarso che era sua figlia.

-Mi ha detto che stavi piangendo... - ammise Oliver sentendosi sempre più sciocco per essersi lasciato fregare da una bambina. Felicity aprì la bocca sorpresa, sua figlia aveva esagerato.

-Oliver mi dispiace non mi ero accorta che ti stava chiamando ero nell'altra stanza con Robert e io...- si sentiva mortificata, Oliver era corso da lei perché pensava che stesse piangendo, non sapeva come interpretare quel comportamento.

-Felicity, non ti devi scusare. Sono io che devo farlo, sono scappato da qui come un idiota e hai ragione, non mi riesce ascoltare, salto sempre alle conclusioni da solo... -

-Oliver, basta okay? Non sono stupida, non ti interesso va bene, vuoi fare la cosa giusta e conoscere i tuoi figli, non sarò io a impedirtelo, ma ho bisogno che tu smetta di farmi credere che mi ami, non puoi piombare qui per una telefonata, non puoi essere geloso di Barry... Dillo chiaramente: non ti amo, non l'ho mai fatto e mai lo farò! - esclamò Felicity ad un passo dalle lacrime, si era promessa che non avrebbe pianto che non ne valeva la pena stare ancora male per Oliver Queen eppure sentiva gli occhi pizzicarle e le lacrime formarsi a gli angoli degli occhi.

Oliver l'aveva osservata in silenzio mentre parlava a macchinetta e agitava le mani, Felicity gli stava dando l'occasione di lasciarla libera, di conoscere i suoi figli e di costruire un rapporto con loro, ma allo stesso tempo gli stava anche chiedendo di chiudere qualunque cosa ci fosse tra loro, farlo le stava costando molta fatica ed era chiaro che le facesse male, vedeva le lacrime inumidirle gli occhi, se prima era riuscito a non farla piangere ora invece era colpevole di averlo fatto. Quando due lacrime scivolarono lungo le guance sentì il cuore spezzarsi, non poteva sopportare di vederla piangere, si avvicinò a Felicity posandole le mani sulla nuca attirando il viso di lei verso il suo e la baciò, le labbra di lei si schiusero appena sentirono quelle di Oliver premere contro le sue. Il sapore di fragola e menta gli riempì la bocca, Felicity aveva schiuso le labbra lasciandogli libero accesso nella sua bocca, Oliver cercava di riversare in quel bacio tutto quello che provava in quel momento, quando si staccò rimase col viso a pochi centimetri da quello di Felicity.

-Non chiedermi di dirti che non ti amo... - bisbigliò aumentando la presa sul viso, altre lacrime scivolarono lungo le guance ma furono asciugate dalle dita di Oliver.

-Dobbiamo finire di parlare, mi devi ascoltare... - Oliver aveva lasciato la presa sul viso della ragazza ma non si era allontanato da lei, aveva bisogno che lei lo ascoltasse che sentisse la fine di quello che era successo sei anni fa.

-Oliver... - cercò di interromperlo lei, ma questa volta Oliver fu più veloce.

-No... ascoltami, sei anni fa quando ci siamo scontrati alla festa pensavo che fossi Sara è vero... - Felicity fece per allontanarsi di nuovo da lui, non voleva sentire ancora quella cosa, l'aveva capita glielo aveva già detto, perché insisteva.

-No... ascoltami maledizione! - l'afferrò per le spalle trattenendola.

-Ti ho portato a prendere da bere e poi a ballare... li mi hai chiesto se io sapevo chi fossi... - mentre parlava la fissava negli occhi non distoglieva lo sguardo per paura che Felicity smettesse di ascoltarlo o che non gli credesse.

-Si, ma tu Oliver tu pensavi...-

-In quel momento ho capito che non eri Sara. Le avevo mandato un messaggio prima di incrociarti, le avevo detto che ero in biblioteca e che l'aspettavo li, poi sei arrivata tu e pensavo fossi lei. Ma quando tu mi hai chiesto se io sapevo chi fossi, ho capito che non eri lei. - spiegò lui, Felicity annuì.

-Okay, sapevi che non ero Sara... avevi tanta voglia che ti bastava una ragazza qualunque? - Felicity cercò di liberarsi dalla presa di Oliver, il sapere che non l'aveva scambiata per Sara faceva ancora più male di quanto avesse mai pensato, lui aveva fatto sesso con una perfetta sconosciuta solo per passare la serata.

-NO! E' questo che sto cercando di farti capire, sapevo perfettamente che eri tu! Quando ti ho detto che sapevo chi eri, non ne ero sicuro, ma tu mi hai scoperto, è stata la tua intelligenza a farmi capire che eri tu.- la bionda rimase in silenzio, fissava Oliver cercando di capire se le stesse mentendo, ma niente sul suo viso le diceva che quelle parole erano bugie.

-Credimi Felicity, quando ti ho portato in biblioteca sapevo chi eri e non volevo nessun altra ragazza li con me... -

-Tu non...-

-Mi avevi completamente stravolto la vita, pensavo a te in ogni momento... eri costantemente nei miei pensieri, ti cercavo in ogni momento e nemmeno me ne accorgevo. Mi sei entrata dentro con una facilità e con una forza disarmante.. ti amavo e nemmeno me ne ero reso conto. -

-Mi amavi? Non dire bugie Oliver... - con un movimento deciso si liberò della presa di Oliver e si allontanò, sentiva il cuore batterle impazzito, mentre la sua testa sembrava spaccata a metà: una parte le diceva che lui l'amava che sapeva chi era e aveva fatto l'amore con lei, mentre l'altra metà si rifiutava di credergli.

-Non si dimentica una persona che si ama! Non si va a convivere con un altra ragazza, ne si porta una seconda ragazza sulla nave se ami qualcuno...- la rabbia di quei sei anni stava uscendo una un fiume in piena, Felicity non riusciva più a controllarsi.

-Felicity tu eri troppo! Tu sei troppo per me! - ormai non sapeva più che dirle perché gli credesse, Felicity stava negando con tutte le sue forze che quello che lui le diceva fosse la verità.

-Tu stavi per andartene, saresti andata al MIT avevi un futuro brillante davanti a te, potevi fare qualunque cosa tu volessi, io non ero stato capace nemmeno di diplomarmi... - continuò lui, Felicity continuava a rimanere in silenzio, non sapeva se ciò era un buon segno o no, ma ormai non poteva tornare indietro, doveva continuare a parlare.

-Ho deciso di lasciarti andare, di essere libera di realizzare il futuro che sognavi. Preferivo saperti lontana da me ma felice e realizzata, che vicino a me e infelice, io che ero capace solo di distruggere tutto quello che stava diventando importante.-

-Oliver quello che stai dicendo non ha senso! Mi dici che mi amavi, ma ti sei dimenticato di me come se nulla fosse. -

-Hai mai sentito parlare dei meccanismi di difesa di Freud? Secondo Freud esiste questo sistema che si chiama rimozione, che consiste nell'inconsapevole cancellazione di un ricordo... - spiegò Oliver, facendo scoppiare a ridere Felicity.

-Oliver stai cercando di spiegare a me la rimozione? Ti devo ricordare che sono stata io a spiegarla a te sei anni fa? - quella situazione era completamente assurda, Oliver voleva convincerla che si era dimenticato di lei con quello che Freud definiva un meccanismo di difesa, ma perché mai il suo cervello doveva difenderlo da lei.

-Quello che stai dicendo non ha senso, per quale motivo il tuo cervello doveva farti dimenticare di me? -

-Forse il motivo è che ti amavo troppo... - Felicity smise di combattere, rimase li impalata a guardare Oliver che la guardava implorante.

-Oliver... -

-Credimi e poi ti avrò anche dimenticato, ma tu eri sempre nella mia testa sull'isola. - era riuscito ad abbattere il muro difensivo che Felicity aveva eretto contro di lui era arrivato il momento di assestare gli ultimi colpi decisivi.

-Quando ero sull'isola sognavo una ragazza, non le vedevo il viso. La sognavo quasi tutte le notti e se non sono impazzito lo devo a lei... Pensavo fosse Laurel, passavo le mie giornate a fissare la sua foto. Avevo quasi dimenticato quei sogni, poi l'altra sera la misteriosa ragazza è tornata a farmi visita e sono riuscito a vederle il viso: eri tu, tu sei sempre stata nei miei pensieri anche quando razionalmente non mi ricordavo di te, io ti sognavo. - spiegò lui, quei sogni lo avevano salvato più volte di quante lui ne ricordasse, dal nulla appariva lei e gli diceva di svegliarsi perché stava arrivando qualcuno, il suo subconscio rimaneva vigile e gli dava l'allarme con il suo aspetto.

-Io.. non so che più che dire... -

-Dimmi che mi credi... -

-Ti credo... - gli disse senza esitazione, come faceva a non credergli quando la guardava con quell'espressione sincera.

-Grazie a Dio... - bisbigliò prima di sorridere e di baciarla ancora, Felicity gli credeva, credeva che l'aveva amata e che l'amava.

-Oliver no, stai con Sara. - si tirò indietro, non poteva fare quello a Sara, le voleva bene e Sara ne voleva a lei.

-No, io e Sara ci siamo lasciati, o meglio, lei ha lasciato me. Felicity, voglio bene a Sara gliene vorrò sempre, ma io non la amo. -

Felicity si avvicinò a Oliver appoggiando la fronte contro il suo petto era così stanca: stanca di discutere con lui, stanca di stargli lontano ma soprattutto era stanca di negare a se stessa quanto lei lo amasse. Oliver l'abbracciò dandole un bacio sulla testa, il corpo di Felicity sembrava combaciare perfettamente col suo.

-Aspetta... - si allontanò spingendosi via dal suo abbraccio, Oliver la guardò sorpreso un attimo prima era li tra le sue braccia mentre ora lo guardava ancora una volta con quell'espressione arrabbiata e ferita.

-Mi ami, mi ami, mi ami... negli ultimi dici minuti non hai fatto altro che dirmi quanto mi ami e quanto mi hai amato, ma intanto alla festa degli ex alunni stavi per andare a letto con una che nemmeno conoscevi. -

-Eri te. - rispose lui spazientito, si sentiva già un completo idiota a non averla riconosciuta senza che lei tornasse a puntualizzare quel fatto.

-Si ma te non lo sapevi in quel momento. - continuò lei, avevano rivangato ogni cosa che era successa tra loro, tanto valeva affrontare anche quell'argomento.

-E' vero, non avevo la minima idea che ci fossi tu sotto la maschera, ma l'unica cosa che riuscivo a pensare mentre baciavo la misteriosa ragazza eri tu, era il tuo viso che era impresso a fuoco nella mia mente, ti baciavo e pensavo a te. -

-Tu baciavi me, mentre pensavi a me? Senza sapere che ero io? - quello era veramente troppo assurdo.

-Si e sai cosa, ringrazio Laurel del suo tempismo, perché se fossimo andati fino in fondo mi sarei sentito una persona orrenda. Stavo per dirtelo... - lo stava per fare, si stava per scusare con lei quando Laurel era entrata e si erano nascosti, aveva capito lo sbaglio che stava commettendo e le voleva chiedere scusa.

-Cosa? -

-Prima che Laurel ci trovasse dietro la libreria tu mi hai accusato di essere legato a Laurel per sempre, te lo ricordi? -

-Si... -

-Ti stavo dicendo che non era così, non ero legato a Laurel perché mi ero innamorato di un altra persone e che l'avevo capito solo in quel momento, volevo scusarmi, ma tu sei sparita nel nulla.-

-Giuramelo! -

-Te lo giuro... Tu però sapevi chi ero, eppure non ti sei tirata indietro, dopo tutto quello che ti ho fatto perché non mi hai tirato uno schiaffo e te ne sei andata? - domandò, Felicity aveva sofferto per le sue decisioni eppure nonostante tutto stava per ripetere lo sbaglio di sei anni prima.

-Perchè eri tu! Non hai mai mostrato un briciolo di interesse nei miei confronti se non quando indossavo quella maschera, pensavo che mi sarei potuta far bastare quella sera per poi trovare il coraggio di andare avanti con la mia vita.-

-Non devi andare da nessuna parte, se non da me! - Felicity tornò tra le sue braccia, lasciando che il ragazzo la stringesse.

 

Intanto Hope era uscita dalla sua camera ed era tornata a guardare i due che parlavano, aveva sentito poco di quello che i due si erano detti, quando aveva visto la madre piangere si era sentita in colpa: chiamare Oliver non era stata una buona idea come aveva inizialmente pensato, poi lo aveva visto baciarla e asciugarle le lacrime e aveva sospirato di sollievo, forse l'idea non era stata poi così cattiva come aveva pensato poco prima.

-Non mi piace, non mi piace per nulla! - sibilò Robert che era uscito con lei dalla camera e stava guardando i due abbracciati, Hope teneva il fratello per il colletto della maglia impedendogli di andare a disturbare.

-Stai zitto, guarda come sono carini invece!- rispose lei sorridendo.

-Lui la fa sempre piangere! - si lamentò Robert imbronciato, non voleva che quello li girasse attorno alla sua mamma, non lo voleva tra i piedi.

-Non capisci nulla... - borbottò prima di correre in cucina dove erano i due e infilarsi in mezzo alle loro gambe.

 

Felicity e Oliver erano ancora abbracciati, quando un piccolo uragano si era infilato in mezzo a loro costringendoli a rompere l'abbraccio, la testina bionda di Hope sbucò tra i loro corpi, la bambina dal basso li guardava con un enorme sorriso.

-Tu piccola peste... - la riprese Felicity fingendo di arrabbiarsi, non si era dimenticata della chiamata fatta a Oliver per farlo andare da loro.

-Lasciala stare per questa volta... - Oliver prese in braccio la figlia difendendola dalla sfuriata che stava per ricevere, era stato il loro piccolo cupido personale e non potevano arrabbiarsi con lei che con una scusa tanto banale era riuscita a portare Oliver li e a farli chiarire.

-Va bene, ma non provare a viziarli! - Oliver annuì guardando Hope che gli sorrideva raggiante.

-Posso chiamarti papà? - chiese accarezzandogli il viso, Oliver si godette la carezza, il tocco era leggero e infantile, ma era anche delicato.

-Certo che puoi. -

Anche Robert si era avvicinato al gruppetto, ma lui al contrario della sorella non sembrava felice di vedere Oliver. Imbronciato si avvicinò mettendosi davanti alla madre.

-Robert, come si dice? -

-Non ti voglio qui! - borbottò prima di scoccagli un occhiattaccia per poi scappare via da li.

-Robert! - Felicity era rimasta sorpresa da quelle parole, sapeva che Robert non era contento di quella situazione, ma non si aspettava che glielo dicesse così apertamente.

-Oliver, mi dispiace... - iniziò lei, non sapeva proprio cosa dire, si sentiva in colpa per quella situazione.

-Non ti preoccupare... - le rispose facendole un piccolo sorriso, c'era rimasto male ma comprendeva anche il bambino.

-Robert è un idiota! - asserì Hope imbronciata attirando l'attenzione dei due su di se.

-Non chiamare così tuo fratello. - disse Oliver dandole però un bacio sulla guancia, la bambina sorrise e gli strinse le braccia al collo lasciandosi coccolare. Almeno uno dei due figli lo aveva accettato senza troppi problemi.

-Ha ragione, devi smetterla di chiamarlo idiota non è carino. E ora vai a farti il bagno prima che cambi idea e ti metta in punizione! - Hope si lasciò scivolare a terra.

-Può farmi il bagno papà?- chiese afferrandogli la mano.

-Se vuole si, ma non farlo impazzire... - tutta contenta Hope trascinò Oliver con se saltellando e ridacchiando, Oliver guardò Felicity preoccupato prima di sparire con la figlia in bagno.

 

***

 

 

Fare il bagno a Hope fu un esperienza strana ma divertente, Hope era allegra ed espansiva, parlava a raffica e gli raccontava tutto quello che le era successo, aveva la stessa parlantina di Felicity e il suo stesso entusiasmo, Oliver l'ascoltava sorridendo ponendole domande e facendola ridere. Quando uscirono dal bagno Hope aveva già messo il pigiama e saltellava per casa in calzini.

-Mamma, papà può restare a cena? - Hope era partita in quarta, voleva che Oliver restasse con loro, aveva sempre voluto un papà e ora che finalmente l'aveva trovato non lo voleva più mandare via. Robert sbucò dal suo nascondiglio tra le gambe di Felicity.

-Non ci pensare neanche! - Felicity ignorò entrambi i figli, Oliver la vide ruotare gli occhi esasperata ma non disse niente.

-Allora mamma?- insistette Hope.

-Hope, perché non porti Oliver in camera a fargli vedere quelle cose che hai fatto a scuola? - chiese invece lei sperando di evitare un altra litigata tra i due figli, Robert le stava stringendo la gamba con tanta forza da farle male.

-SI! Vieni! - osservò Oliver venere trascinato via nuovamente dalla figlia, avrebbe dovuto chiedergli scusa, capiva l'esigenza di Hope di avere accanto suo padre, ma doveva rispettare anche Robert che invece non lo voleva.

-Robert, parliamo... - fece staccandolo dalla sua gamba e abbassandosi alla sua altezza.

-Perchè non vuoi conoscere Oliver? - gli chiese, sapeva che i comportamento dei bambini avevano sempre un motivo anche quando gli adulti non riuscivano a vederlo.

-Non mi piace... - rispose lui mettendo il broncio.

-Non hai nemmeno provato a conoscerlo. - gli fece notare.

-Lui ti fa piangere! - rispose come se quello ponesse fine a tutta la conversazione.

-Oggi non mi... - iniziò Felicity cercando di spiegargli che non era stata una cosa volontaria.

-Non oggi, anche le altre volte, ti ho vista piangere e dire che lui era stupido. Non lo voglio qui se ti fa piangere! E poi lui era qui e non è venuto da noi! - continuò.

-Robert, quando piangevo non era perché lui mi faceva piangere era perché mi sentivo in colpa... Lui non sapeva di voi e io lo vedevo tutti i giorni e non gli dicevo niente. Piangevo per questo. Oliver non è cattivo. E se lui non è venuto subito qui è colpa mia non sua. Quindi se devi odiare qualcuno per questo devi odiare me. Lo capisci.. - Robert scosse la testa, aveva capito benissimo solo che non voleva accettare quella situazione.

-Oliver rimarrà con noi a cena e tu ti comporterai bene. - Robert se ne andò in camera sbattendo la porta.

 

***

 

La serata era passata senza gravi incidenti, Hope aveva sequestrato Oliver, lo aveva tenuto accanto a se tutto il tempo come se avesse paura che potesse scappare via da lei. Finita la cena Robert era rimasto in cucina con Felicity, mentre Oliver e Hope si erano spostati in salotto a guardare un film, quando ebbe finito di riordinare Felicity andò con Robert in camera a leggere un libro. Robert aveva bisogno di essere rassicurato, dopo un oretta di coccole e lettura Robert si era finalmente addormentato serenamente.

Lentamente Felicity andò in salotto dove aveva lasciato Oliver e Hope, era tardi ed era ora di metterla a letto, quando però entro in salotto trovò i due addormentati, Oliver era steso di schiena mentre Hope si era stesa sopra di lui accucciandosi al suo petto, era una scena dolcissima le dispiaceva rovinarla, si avvicinò ai due e lentamente prese la bambina in braccio, la piccola si lamentò un attimo prima di accoccolarsi contro la madre che la portò in camera e la mise sotto le coperte.

Felicity tornò in salotto con in mano una coperta con cui coprire Oliver, aveva già messo la coperta su Oliver quando lui aprì gli occhi spaventandola.

-AH! Oliver... - lasciò andare la coperta e si allontanò di un passo.

-Non volevo spaventarti... - Oliver si tirò su a sedere guardandosi attorno.

-No, sono io che non volevo svegliarti... -

-Hope? -

-L'ho messa a letto... - la situazione era abbastanza imbarazzante, Oliver le aveva detto che l'amava e glielo aveva detto più di una volta e ora non sapeva come comportarsi.

-Posso restare? - chiese improvvisamente Oliver cercando gli occhi di lei.

-Oliver... - ribatté lei era troppo stanca per mettersi a discutere ancora con lui.

-Non ti sto chiedendo di farmi vivere qui con te per il resto della nostra vita, almeno non te lo sto chiedendo ora. Ora ti chiedo di farmi restare per proteggerti. Walter è ancora la fuori e io non voglio che ti succeda qualcosa. - spiegò lui.

-Va bene resta... - acconsentì lei, lo vide sorridere mentre si allungava per afferrarla e tirarla sul divano con lui.

-Grazie... -

Continua...

Questo capitolo è stanto anche più lungo del solito v.v quindi amatemi di più!
volevo ringraziare tutte le persone che continuano a recensire, grazie perchè mi date la carica per scrivere!! vi voglio bene a tutte! anche a chi legge e basta!! ^_^

Eccoci arrivati alla fine del capitolo, chi vuole un po' di insulina per il diabete? OLiver è stato veramente smielato mamma mia troppo zuccheroso, da carie ai denti v.v martedì andate a fare un controllo dal tentista e dal dottore non si sa mai.
comunque partiamo dall'inizio:
_Felicity chiese a Oliver di lasciarla libera, di ammettere che non la ama e di lasciarle farsi una vita con qualcun altro e quel bravo ragazzo di Oliver cosa fa? La BACIA!! *gli angeli sono scesi con bottiglie di champagne per festeggiare l'evento*
_"Non chiedermi di dirti che non ti amo... " che ci si può fare la tentazione di questa frase è stata troppo forte e poi si è inserita perfettamente senza forzature o altro cioè scorre che è una meraviglia v.v
_Il motivo per cui Oliver non si ricordava di Felicity il meccanismo di difesa di Freud: "Rimozione: allontanamento degli effetti pulsionali dell'esperienza (traumatica o più generalmente inaccettabile) dalla sfera della coscienza. Consiste nell'inconsapevole cancellazione di un ricordo, di una esperienza che il soggetto ha vissuto come acutamente angosciante o traumatizzante." Io l'avevo detto che era una scusa scentifica v.v che dite siete soddisfatte della mia idea? ogni tanto la scuola serve a qualcosa
_"Forse il motivo è che ti amavo troppo..." Oliver che ammette di averla amata troppo, volete insulina? non voglio vedervi in coma diabetico
_Ho fatto lasciare Sara e Oliver, mi sembrava il minimo vistola situazione, ma tanto Sara è Sara e non scompare tranquilli
_Abbiamo spiegato anche quello che è successo nella biblioteca e quello che voleva dire Oliver prima di essere interrotto
_Robert proprio non lo vuole Oliver come papà, ma nel prossimo capitolo sarà ancora più carino quel bambino!! lo amo tantissimo!!!
_Oliver che le chiede di restare almeno per il momento per proteggerla... chissà se finita l'emergenza Felicity lo butta fuori di casa!
staremo a vedere..
buona domenica a tutti ci vediamo alle recensioni!
Mia Black
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22: un nuovo arrivo in città ***


Capitolo 22

 

Seduti sul divano Oliver e Felicity restarono nel più totale silenzio entrambi non sapevano cosa dire e la cosa era stupida, si conoscevano da tanto e non avevano mai avuto problemi a parlare, Oliver sospirò, si stava sforzando di trovare qualcosa di intelligente da dire, ma non gli riusciva, alla fine optò per la cosa più scontata.

-Mi dispiace... - Felicity si voltò verso di lui sorpresa.

-Perchè ti stai scusando? - chiese, sentiva un nodo formarsi in gola, Oliver aveva già cambiato idea, una serata insieme a quel terremoto di sua figlia lo aveva già convinto a tornare indietro sulle sue decisioni.

-Deve essere stato difficile per te, tutti questi anni.. Come hai fatto a non impazzire? - le venne da ridere, Oliver era così serio e lei non riusciva a smettere di ridere.

-Perchè ridi? - le chiese lui imbronciato, stava parlando seriamente, si sentiva incolpa per quello che aveva passato e lei rideva.

-Scusa, pensavo che Hope ti avesse traumatizzato, quella bambina sa essere distruttiva... - sorrise anche lui intuendo a cosa aveva pensato Felicity, le passò un braccio attorno alla vita e la tirò vicino a se.

-Ha la parlantina di sua madre, ormai sono immune... - l'idea di tirarsi indietro non gli era nemmeno passata per la testa, Hope era un uragano sempre in movimento e doveva essere stancante starle dietro tutto il giorno, ma era anche così espansiva e affettuosa che dava lei stessa la carica per starle dietro.

-Giusto, ormai sei esperto... -

-A Robert proprio non piaccio vero... - ammise dispiaciuto.

-Non è che non gli piaci, è solo geloso quando ti conoscerà ti adorerà... - lo incoraggiò Felicity accarezzandogli la guancia, non riusciva a smettere di sorridergli, Oliver sembrava un orso: grosso, sempre accigliato e di poche parole e quelle poche che diceva erano la maggior parte delle volte ordini da eseguire, ma poi usciva con domande come quella che aveva appena fatto e mostrava tutta la sua vulnerabilità e il suo bisogno di affetto.

-Prima ti si era attaccato alla gamba... - ricordò Oliver, aveva osservato il figlio attaccarsi alla madre e non lasciarla, ogni volta che Oliver si avvicinava a Felicity Robert appariva, si metteva in mezzo e si attaccava alla gamba di Felicity che lo ignorava come se lui non ci fosse.

-Non è la prima volta che lo fa.. anche quando ha conosciuto Diggle lo ha fatto, credo che sia il suo modo di rivendicare il mio possesso. - spiegò sbuffando, era alquanto scomodo muoversi per casa con lui attaccato alla gamba, non era né pratico né facile visto che stava crescendo.

-Questo mi consola. - ammise soddisfatto.

-Robert ti assomiglia molto: è cocciuto, ostinato, testone ed è pessimo in matematica! - scoppiò a ridere vedendo l'espressione di Oliver.

-Ma è dolcissimo, si preoccupa per gli altri e cerca sempre di proteggerli. E' uguale a te.- si sorrisero, Felicity si lasciò andare contro il corpo di Oliver, era bello avere qualcuno con cui rilassarsi a fine giornata.

-Sei stanca? - lei annui lasciando che Oliver la tirasse più vicina a lui, ora Felicity aveva la schiena completamente appoggiata ad Oliver e le gambe erano stese sul divano.

-Come fai a non crollare? -

-Sei stanco anche te? -

-Si...-

-Solitamente mia madre mi aiuta, abita qui con noi, così lei può occuparsi dei bambini quando io sono con te. - gli spiegò indicandogli la porta chiusa poco lontana da loro.

-Perchè hai deciso di aiutarmi: è pericoloso se ti fosse successo qualcosa...- Oliver trovava difficile credere che Felicity si fosse messa in pericolo in quel modo decidendo di collaborare con Arrow.

-Inizialmente non volevo aiutarti, avevo paura per i mi... per i bambini, volevo salvare Walter che mi aveva aiutato e aveva creduto in me. Ma poi ho visto quanto tu fossi pazzo e spericolato, se ti fosse successo qualcosa e fossi morto avresti lasciato i tuoi figli orfani e io ne sarei stata responsabile...-

-Ora non sarai più sola, mi occuperò di loro anche io... -

-Grazie...-

-Ci ho pensato tutta la sera... Hai fatto bene a non dirmi niente... voglio dire a scuola non ero pronto, non sarei stato capace e con la mia bravura nel rovinare tutto quello che diventava importante avrei finito per farmi odiare da te. Quando sono tornato ero troppo concentrato sulla missione di mio padre, non mi ricordavo di te, sarebbe stato come forzarmi...- ammise lui, ci aveva pensato tanto ed era arrivato a quella conclusione senza l'aiuto di Dig o Sara.

-E ora invece? -

-Mi hai fatto innamorare di nuovo, non potrei rinunciare a te o ai bambini... -

-Grazie...- sbadigliò, nonostante avesse riposato tutto il giorno si sentiva ancora scombussolata per tutto quello che era successo.

 

***

 

La mattina dopo Robert si svegliò presto e svegliò la sorella che ancora dormicchiava beatamente nel suo letto.

-Robert che vuoi? - chiese lei stropicciandosi gli occhi assonnata.

-La mamma? - chiese preoccupato, solitamente la madre gli andava a svegliare per portarli a scuola quel giorno invece non era ancora andata e temeva di aver solo sognato il suo ritorno a casa.

-Andiamo in camera! - Hope scese dal letto con un salto e seguì il fratello fuori dalla stanza, la porta della camera era aperta: il letto perfettamente visibile era ancora fatto come se nessuno ci avesse dormito, preoccupati i due corsero verso la cucina sperando di trovare li la loro mamma, la casa era troppo silenziosa e loro iniziavano ad aver paura di aver solo sognato il suo ritorno.

-Non è nemmeno qui... - Hope guardò il fratello, non era possibile che entrambi avessero sognato la stessa cosa, così corse verso il salotto fermandosi proprio all'ingresso, la madre era stesa sul divano e dormiva beatamente tra le braccia di Oliver, il quale la stringeva a se in una presa protettiva.

-Eccola! - fece la piccola quando il fratello le si affiancò, appena vide la scena il bambino mise il broncio, ma non disse nulla.

-Mamma! Papà! - Hope corse verso il divano sorridente e si avvicinò ai due, Felicity si era iniziata a muovere e a lamentarsi per essere stata svegliata.

-Hope? Che c'è? - chiese lei voltandosi verso la bambina senza però muoversi.

-Buongiorno. - il sorriso di Hope andava da una parte all'altra del viso.

-Giorno... - biascicò Oliver spaventando Felicity che accortasi di dove si trovava si affrettò ad alzarsi.

-Facciamo colazione? - propose cercando di non arrossire, era stata beccata a dormire sopra loro padre, si sentiva come una liceale che veniva beccata dai genitori in atteggiamenti intimi con un ragazzo.

-SI! Papà vieni anche tu? - anche Oliver si era alzato rimanendo però seduto sul divano, fissando prima Felicity e poi i bambini sorridendo divertito.

-Lascialo svegliarsi per bene prima di assillarlo Hope. - la brontolò Felicity.

-Scuuuusaaaa! - Oliver scosse la testa e fece cenno alla piccola di avvicinarsi, Hope saltellò davanti a lui e si lasciò prendere in braccio.

-Andiamo Robert, io e te prepariamo la colazione... - Felicity prese per mano il figlio e facendo una linguaccia ai due sul divano se ne andò con Robert.

-Non gli piaccio vero? - chiese tristemente il bambino quando furono da soli in cucina.

-Cosa? No! - Felicity sorrise, solo la sera prima aveva avuto la stessa discussione con Oliver.

-Lui adora Hope... - borbottò triste, Felicity si sforzò di non ridere, limitandosi a sorridere, Robert era geloso della sorella.

-Sai, ieri sera mi ha detto la stessa cosa: “io non gli piaccio vero?” era così triste mentre me lo diceva, lui vorrebbe avere un rapporto con te, ma se te non ti fai nemmeno avvicinare come fa? -

-Hope è sempre con lui... lei è più piccola e poi quella cosa, ne ha più bisogno, io sono grande...-

-Ne hai bisogno anche te... Facciamo la colazione a tuo padre e a quella peste di tua sorella.- mentre il bambino preparava la tavola Felicity iniziò a preparare il caffè.

-Hope vieni o si fredda il latte! - padre e figlia entrarono in cucina Hope era come sempre davanti al padre e parlava a raffica, mentre Oliver guardava rapito la figlia e rideva ai suoi racconti, Robert mise il broncio prima di scivolare giù dalla sedia ed andarsene.

-Robert? - la richiamò Felicity.

-Che è successo mamma? - chiese candidamente Hope.

-Oliver, ti va di andare a chiamare Robert per favore? - domandò gentilmente.

-Io? - chiese insicuro il giovane, Robert lo odiava non gli avrebbe mai dato retta.

-Vai, sicuramente è in camera mia...- Oliver fece come gli aveva chiesto e se ne andò verso la camera, mentre le due parlavano in cucina.

-Hope, sei intelligente, comprendi anche Robert, lascia che anche lui stia un po' con suo padre.-

-Ma a lui non piace papà...- si lamentò lei mettendo il broncio.

-Ne sei sicura? Magari si sta facendo da parte per te... so che ne avete sentito la mancanza entrambi, ma non è giusto che tu tagli fuori Robert. -

-Ho capito...- borbottò dispiaciuta.

-Brava e ora facciamo colazione...-

 

Intanto Oliver si era fermato davanti alla porta di camera indeciso sul da farsi, alla fine prese coraggio ed entrò. Robert era steso sul letto con il volto seppellito nel cuscino.

-Vai via mamma...- borbottò lui senza nemmeno girarsi, Oliver sorrise e chiuse la porta.

-Non sono la mamma...- rispose rimanendo fermo a qualche passo dal letto, Robert si voltò all'istante e lo guardò diffidente.

-Che vuoi? -

-Parlare... - rispose lui, Robert non rispose si limitò ad alzare le spalle.

-Mi odi tanto? - chiese Oliver sedendosi sul letto vicino a lui, i due erano li a poca distanza ma nessuno dei due faceva nulla per avvicinarsi all'altro.

-Tu odi me...- borbottò Robert a disagio, Oliver a quelle parole si accigliò.

-Io non ti odio, vorrei conoscerti, ma se mi avvicino ti allontani... - spiegò lui, ora che il bambino gli parlava Oliver si sentiva più sicuro.

-Hope ha più bisogno, lei ha sempre voluto un papà... - spiegò lui.

-E tu? Tu mi volevi? - alzò le spalle senza rispondere.

-Tua sorella è partita in quinta è difficile dirle di no, soprattutto se tu mi odi, non mi dispiacerebbe stare con te. - Robert trattenne il fiato e guardò il padre, gli occhi gli si erano illuminati a quelle parole.

-Sai ti chiami come mio padre.- continuò Oliver sorridendogli, era grato a Felicity per aver scelto di chiamarlo come lui.

-Ho il nome del nonno? Veramente? -

-Si... -

-Io non ti odio, ma... Non fare del male a mia mamma e alla mia sorellina. -

-Non voglio fare male a nessuna delle due, so che fino ad ora era tu a preoccuparti per loro, ma ora potremmo farlo insieme...- propose.

-Okay, ma se vedo che tu fai qualcosa di male a loro le difendo io! - il piccolo si mise in piedi sul letto puntando i pugno sui i fianchi cercando di assumere una posa minacciosa, Oliver lo afferrò e lo tirò a se caricandoselo sulle spalle.

-Ah si? E cosa mi vorresti fare? - chiese ridendo e facendogli il solletico, sentiva il corpo del bambino dibattersi tra le sue braccia, ma non faceva niente per cercare di liberarsi.

-Tregua? - chiese Oliver guardandolo negli occhi, lui annui facendo un piccolo sorriso.

-Andiamo a fare colazione o sarà tua madre a farci male a tutte due! - Robert scoppiò a ridere, era la prima volta che Oliver lo sentiva ridere e già si era già innamorato della sua risata.

Rientrarono in cucina, Oliver aveva ancora Robert buttato come un sacco di patate sulla spalla e gli faceva il solletico tenendogli fermi i piedi.

-Basta! Basta! Mamma salvami! - urlò mentre entravano in cucina, Felicity li guardò e scoppiò a ridere il suo bellissimo bambino aveva finalmente un padre.

-Che dici Hope lo salviamo o lo lasciamo li tra le braccia di vostro padre? -

-Lo lasciamo li! - Hope scese dalla sedia e ignorando Oliver se ne andò da Felicity a farsi fare le coccole.

-Sedetevi voi due che tra poco dobbiamo portarli a scuola e noi dobbiamo andare in ufficio. - Robert e Oliver storsero la bocca in una smorfia identica facendo ridacchiare le due.

 

***

 

Quel pomeriggio alla Queen Consolidated Oliver si preparò per uscire, aveva deciso di andare a casa, Thea gli aveva chiesto di passare e lui aveva accettato, avrebbe colto l'occasione anche per parlare con sua madre, ora che sapeva a cosa alludeva Moira era intenzionato a parlarci.

Uscì dall'ufficio e si fermò davanti a Felicity, aveva provato a convincerla a stare a casa qualche altro giorno, ma Felicity era stata irremovibile, voleva tornare a lavoro, non voleva rimanere sola a casa.

-Felicity, io devo andare a casa, Thea mi ha chiesto di passare... - spiegò lui incerto, non gli andava di lasciarla li.

-Okay, tanto oggi abbiamo finito, tra poco vado via anche io. -

-Mmhm. Qui con te rimane Diggle, finito di lavorare prendete i bambini e tornate a casa. -

-Oliver non ce né bisogno. - sbuffò Felicity, okay che Walter l'aveva rapita, ma anche lui non era così stupido da riprovarci, sicuramente aveva già lasciato il paese.

-Non mi interessa e poi Dig è d'accordo con me. - sorrise soddisfatto di aver vinto quella discussione con Felicity mentre lei si limitava a scuotere la testa.

-Siete troppo iperprotettivi. - borbottò tornando a fare le sue cose.

-Felicity, non voglio rischiare di nuovo, sei troppo importante. Per me.- prima di pronunciare le ultime parole Oliver si era fermato.

-Oliver...-

-Fai la brava, per questa volta. -

-Okay, comunque i bambini oggi vanno al compleanno. Passo dal covo dopo, devo sistemare alcune cose...- Oliver la guardò annuendo, quella mattina quando erano andati a scuola, una mamma aveva invitato la classe a casa sua per festeggiare il compleanno del figlio.

-Ci vediamo dopo... - Oliver se ne andò verso l'ascensore annuendo a Diggle il quale annui in risposta, l'uomo si avvicinò a Felicity che lo guardava con un sopracciglio alzato.

-Beh sembra che abbiate sistemato.. - iniziò lui sedendosi sulla scrivania osservando Felicity finire le ultime cose.

-Già per fortuna non si è arrabbiato più di tanto. -

-I bambini come l'hanno presa? -

-Hope lo adora, lo ha trascinato per tutta casa raccontandogli qualunque cosa le sia venuta in mente, penso che lo abbia distrutto. - sorrise ricordando come Oliver era stata trascinato da quella piccola furia bionda.

-E Robert? -

-Robert è Robert, ha fatto quello che fa sempre ha lasciato a Hope tutto lo spazio...-

-Ogni volta che penso a Robert mi chiedo come non ho fatto a capire che erano i figli di Oliver, voglio dire Robert è uguale a lui!- commentò Diggle pensieroso.

-Entrambi mi hanno chiesto se l'altro lo odiava, mi ci è voluta molta determinazione per non scoppiare a ridere con Robert, era così dolce...-

-Hope immagino abbia capito e abbia lasciato spazio anche al fratello. -

-E' Hope. Andiamo, voglio passare al covo. -

 

***

 

 

Chiusi al covo c'erano Roy e Sara che si stavano allenando, Roy aveva ripreso gli allenamento con l'arco, quando videro i due entrare si fermarono e andarono incontro alla bionda.

-Wow, che accoglienza calorosa! - esclamò sorridendo a Roy e a Sara.

-Volevo ringraziarvi per essermi venuti a salvare... -

-Non ti avremmo mai lasciato in pericolo Felicity. - rispose Sara abbracciando l'amica e sorridendole, non sapeva nemmeno lei quando aveva iniziato a voler bene a quella ragazza, ma forse come diceva suo padre, era semplicemente impossibile odiarla.

-Oliver era tipo impazzito... - aggiunse Roy muovendo il dito attorno alla tempia facendo ridacchiare i presenti.

Roy riprese gli allenamenti, mentre Felicity iniziava a sistemare alcune cose al computer.

Era passato un po' di tempo e tutti erano presi dai propri compiti quando il cellulare di Felicity iniziò a squillare.

-Oliver? - chiese Felicity prendendo il cellulare per guardare chi la stesse chiamando, rispose, ma il ragazzo non diceva niente, Felicity sentiva delle voci in lontananza.

-Credo che sia partita la chiamata... - costatò collegando il cellulare al viva voce così che tutti potessero sentire.

-Questa è la voce di Thea...- commentò Roy smettendo di lanciare frecce, una seconda voce uscì dall'apparecchio, era chiaramente la voce di un uomo, ma non era quella di Oliver.

-Io conosco quella voce... o santo cielo... - balbettò Sara. Felicity guardò Sara preoccupata, la ragazza sembrava avesse visto un fantasma.

-Di chi si tratta? - chiese Diggle pratico, il fatto che fosse stato nell'esercito lo aiutava a mantenere sempre la calma anche in momenti difficili.

-Il suo nome è Slade Willson, e se non lo fermiamo subito ucciderà Oliver e con lui tutta la sua famiglia... -

-Cosa aspettiamo andiamo! -

Il gruppo si mosse immediatamente verso casa Queen, mentre Felicity rimaneva al covo in contatto con Oliver e dando come sempre il suo contributo informatico.

Dentro Felicity si agitava qualcosa, non riusciva a capire cosa fosse, ma c'era qualcosa che la rendeva inquieta, quanto la situazione fu risolta, Felicity raccolse velocemente le sue cose e uscì dal covo, doveva andare a prendere i gemelli e tornare a casa.

 

***

 

 

Oliver era ancora a casa, Slade era appena andato via, l'idea che quell'uomo fosse a Starling city non gli piaceva per nulla, non solo doveva preoccuparsi di sua madre e di Thea, ma ora aveva anche Felicity e i gemelli, se Slade fosse venuto a conoscenza che era padre avrebbe usato i due bambini per vendicarsi.

Oliver rientrò in casa, Moira lo stava aspettando in salotto.

-Se devi tornare a casa e comportarti così, puoi anche non tornare... - gli disse la donna appena lo vide entrare.

-Sono qui perché Thea mi ha chiesto di venire... Comunque volevo dirti che so il segreto di Felicity... - la donna si voltò per guardarlo, al contrario delle sue previsioni non sembrava arrabbiato perché la donna gli aveva nascosto una cosa così importante.

-Sai è buffo... quando mi hai detto che Felicity nascondeva dei segreti, tu eri convinta che questo avrebbe rovinato il rapporto che c'era tra noi. Ammettilo, volevi che io disprezzassi Felicity come disprezzo te per i tuoi segreti... - l'accusò lui.

-Oliver, io volevo solo... - interruppe Moira, lo sguardo di Oliver era duro sembrava arrabbiato e triste contemporaneamente.

-Solo? Sai qual'è la cosa che mi ferisce di più? Tu sapevi.. Sapevi che aveva due figli e che quei due bambini erano miei e non hai fatto nulla per aiutarla... - socchiuse gli occhi ferito da quel comportamento, erano i suoi figli, i nipoti di Moira eppure non aveva alzato un dito per aiutare la ragazza, si era prodigato di più Walter che sua madre.

-Non potevo essere certa che fossero figli tuoi e poi lei non ha mai chiesto niente, io... - Moira sembrava in difficoltà a difendersi dalle accuse del figlio.

-Non ti ha chiesto niente perché lei è così: è buona e non si approfitta della persone, non le usa! Ero morto, per tutto il mondo ero morto, cosa avresti detto se lei fosse venuta a dirti che erano figli miei? L'avresti mandata via accusandola di essere un profittatrice. Felicity non fa queste cose, ha cercato di farcela con le sue forze... -

-Sue forze? Forse non sarò stata la nonna dell'anno, ma tuo padre le aveva fornito una borsa di studio molto generosa, anche con due bambini non ha avuto difficoltà a pagare la retta e a vivere comodamente. -

-Ma ascolti quello che dici? Papà! Papà che è morto con me! Lasciamo stare, non puoi capire...- si voltò e se ne andò, sua madre non capiva e forse non avrebbe capito.

 

Continua...

Eccoci alla fine del capitolo 22.
Avviso che sto preparando il capitolo a mezzanotte perché domani non avrei fatto in tempo a metterlo di mattina, ma non volevo farvi aspettare le nove la sera per leggerlo.
Iniziamo subito:
_Oliver è riuscito a partorire un pensiero intelligente da solo, Il fatto che Felicity non gli abbia detto niente dei bambini non è stato preso come un comportamento egoistico, ma anzi lo ha apprezzato. *coro di angeli che acclamano il pensiero*
_Oliver che chiede se Robert lo odia? E Robert che il giorno dopo chiede se il padre lo odia... sono l'amore, credo che ormai Robert sia arrivato ai livelli di Hope per dolcezza e coccolosità, anzi forse la batte

_Il momento Robert Oliver in camera come vi è sembrato?
_E' arrivato Slade e ora che farà? Sappiamo tutti come reagisce Oliver quando c'è un problema, lascia le persone perché non siano in pericolo, farà questo ragionamento anche con Felicity e i bambini?
_Confronto Moira Oliver, le parole che le rivolge il ragazzo sono abbastanza cattive, certo Moira non è stata carina ne tanto meno una grande nonna, ma avrà delle attenuanti? Farà parte della famiglia che Oliver potrebbe avere con Felicity?

Bene siamo a fine e io vado a letto perché sono morta... anche se mentre leggerete questo io starò andando a lavorare.... qualunque cosa facciate fatelo bene e con un sorriso sulle labbra... Spero di essere riuscita ad addolcirvi la giornata!
per chi lo guarda buona visione di Arrow stasera!!!!

Buon tutto ci vediamo domenica..
Mia


Ps
La storia di Natale una è scritta U.U un bacione

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** capitolo 23: restare o andare ***


Buongiorno a tutti,
prima di lasciarvi al capitolo devo dire una cosa:
AUGURI MARIAROSARIA!!!!!!!!!!!

Goditi il tuo capitolo!

Capitolo 23: restare o andare

Oliver uscì dal salotto e si scontrò con Thea che ferma poco distante dalla porta lo stava guardando, li accanto c'era Roy che gli fece un cenno, come per scusarsi, non era riuscito a portare via la ragazza evitando che lei sentisse la conversazione che aveva avuto con la madre.

-Che sta succedendo Ollie? - chiese la giovane guardando il fratello, quando lo aveva visto entrare in sala dove c'era la madre aveva esultato pensando che i due avrebbero chiarito qualunque cosa fosse successa tra loro, invece i due avevano litigato ancora.

-Thea... - iniziò Oliver, non aveva idea di cosa fosse riuscita a sentire della conversazione.

-Tu hai due figli? - chiese di getto, sapeva che il fratello non era un santo e che prima che partisse aveva avuto molte ragazze, ma non aveva mai creduto che avesse messo incinta qualcuna.

-Si. - annui.

-Come? Voglio dire, con chi? - chiese lei sorpresa.

-Felicity... -

-Quella Felicity? La sua segretaria? - Oliver annui nuovamente sospirando.

-Si è la stessa ragazza che mi ha fatto da tutor. - spiegò.

-Okay e tu non ne avevi idea? Voglio dire, Oliver come hai fatto a non sapere di averla messa incinta? Ma dove ce l'hai la testa? -

-Thea non è così semplice okay, lascia stare. -

-Questa è una famiglia di matti! Nessuno che si prende le proprie responsabilità... -

-Thea.. non ho intenzione di abbandonare Felicity ne tanto meno i miei figli, sono un amore e li adoro di già. - Oliver si avvicinò a Thea e le posò le mani sulle spalle sorridendole.

-Ti farò conoscere i tuoi nipoti e sarai una zia fantastica, ma ho bisogno di un po' di tempo. - Thea sorrise e lo abbracciò.

-Sono contenta, mi sembri veramente felice. - ammise lei osservandolo attentamente.

-Lo sono. Ora devo andare da loro... - i due fratelli si abbracciarono ancora una volta prima di separarsi e andare ognuno per la propria strada.

Oliver aveva approfittato del fatto di essere a casa per prendere un po' di vestiti, Dig era fuori e lo aspettava all'auto.

-Felicity mi ha mandato un messaggio ha già preso Robert e Hope ci aspetta a casa... - disse velocemente leggendo il messaggio della ragazza.

-Vorresti dire che: ti aspetta a casa. - rispose Diggle sorridendo divertito.

-Hai capito! Ma perché non ci ha aspettato al covo? Non è così tardi... - borbottò Oliver guardando ancora una volta l'orologio al polso.

 

Diggle lasciò Oliver sotto casa di Felicity poi se ne andò, Layla era in città quella sera e Oliver l'aveva convinto ad andare da lei, avrebbe protetto lui Felicity e i bambini.
Mentre si avviava verso la porta di casa Oliver continuava a pensare a quello che era appena successo, non tanto con sua madre, lei era un problema gestibile. Il vero problema era Slade, la sua minaccia era già spaventosa prima di scoprire di avere due figli, se avesse scoperto la loro esistenza non ci avrebbe messo molto a usare loro per la sua vendetta, tirò fuori le chiavi che Felicity gli aveva dato quella mattina per poter entrare e uscire a suo piacere. Oliver in quel momento si sentiva in una posizione scomoda, non voleva lasciare Hope e Robert, non ora che li aveva trovati, ma Slade era troppo pericoloso, entrò in casa, stranamente c'era una quiete sospetta, non c'era mai tutto quel silenzio quando in casa c'erano i bambini.

-Forse non sono tornati... - borbottò Oliver togliendosi il cappotto, l'ipotesi fu però subito bocciata, la borsa di Felicity era appoggiata sul mobile e i giubbotti di lei e dei bambini erano attaccati.

-Robert? Hope? - chiamò cautamente, i muscoli si erano tesi pronto a difendersi in caso di pericolo.

-Papà? - Robert era uscito dalla cucina con in mano un biscotto e lo guardava.

-Ciao... - gli sorrise e lo prese in braccio il bambino sorrise e si lasciò tirare su.

-Vuoi? - chiese offrendo uno dei biscotto che aveva in mano, Oliver scosse la testa .

-Mangialo pure tu. Hope? - chiese accigliandosi, nonostante i figli fossero tanto diversi e non andassero sempre d'accordo, era difficile non vederli insieme anche dopo una litigata i due rimanevano nella stessa stanza senza parlarsi o guardarsi, ma comunque restavano insieme.

-In salotto sta leggendo... - rispose Robert alzando le spalle come se non trovasse divertente il passatempo della sorella.

-E la mamma? - chiese cauto, il suo presentimento che fosse successo qualcosa ormai si era trasformato in certezza.

-Si è chiusa in camera... quando fa così è meglio lasciarla sola... - rispose rabbuiandosi Robert, lanciando uno sguardo alla porta chiusa.

-Vado io a parlare con la mamma... - Oliver diede un bacio sulla testa di Robert posandolo a terra, mentre Robert tornava in salotto Oliver andò da Felicity, si fermò davanti alla porta indeciso se bussare o meno, alla fine aprì ed entrò.

La camera era al buio, Oliver individuò Felicity seduta sul letto, stava con la schiena appoggiata alla spalliera e abbracciava le gambe stringendole al petto, la testa era appoggiata tra le ginocchia.

-Ehy... - Oliver si avvicinò sedendosi accanto alla ragazza, che sembrava non averlo sentito.

-Felicity, che succede? - chiese Oliver abbracciandola.

-Non lo so... Prima quando ho sentito la voce di Slade... ho avuto paura... - balbettò, aveva sentito tutta la conversazione che i due uomini avevano avuto fuori di casa e ora era spaventata, non tanto per lei, ma per i suoi figli e per Oliver.

-Felicity, dovresti parlare di quello che è successo con Walter... ti farebbe bene... - vederla li rannicchiata in quel modo gli faceva male, se non avesse parlato di quello che le era successo probabilmente non lo avrebbe mai superato.

-Cosa ti ha promesso? -

-Felicity...- iniziò lui, non voleva dirglielo, non voleva aggiungere anche quello alle sue tante preoccupazioni.

-Dimmelo... - finalmente alzò la testa e guardò Oliver dritto negli occhi, voleva sapere a cosa stava andando incontro,quando guardò gli occhi del giovane vide la paura e la profonda sofferenza, di qualunque cosa si trattasse anche lui ne era spaventato.

-Mi ha promesso che mi avrebbe tolto tutte le persone a cui tengo.. - la ragazza si limitò ad annuire senza dire niente.

-Felicity io... - Oliver provò a dire qualcosa, ma lei si alzò dal letto e si allontanò da lui, sapeva già quello che le stava per dire, conosceva Oliver meglio di quanto lui conoscesse se stesso.

-Oliver, non posso dirti quello che devi o non devi fare... Ma se te ne andrai non è detto che quando potrai tornare i tuoi figli saranno disposti ad accettarti ancora... - Oliver la guardò in silenzio, aveva capito quello che le voleva dire: era troppo pericoloso, se Slade scopriva che lui aveva due figli e che lui amava disperatamente Felicity non avrebbe esitato a ucciderli per vendicarsi.

-Felicity aspetta.. Slade è pericoloso è completamente impazzito dopo che gli abbiamo dato il mirakuru, lui... - Felicity si fermò sulla porta della camera.

-Non è standoci lontano che ci proteggerai... Fai quello che credi meglio... - uscì lasciando Oliver li a pensare. Rimasto solo anche Oliver uscì dalla stanza, Felicity si era chiusa in bagno e ora sentiva l'acqua della doccia scorrere, fissò la porta chiusa, aveva ragione, se se ne fosse andato ora non era detto che in futuro sarebbe potuto tornare da loro, non poteva entrare e uscire dalle loro vite come voleva, doveva decidere se restare o andare per sempre.

Robert e Hope erano in salotto e stranamente tranquilli giocavano tra di loro, avevano devastato il salotto smontando divani e lanciando coperte a destra e a manca creando un fortino con coperte e cucini.

-Avanti mostrami quello che sai fare! - urlò Hope che in piedi sul tavolo guardava il fratello.

-La mia mira è imbattibile! - rispose Robert che aveva in mano un arco giocattolo e stava prendendo la mira contro un cuscino, la freccia scagliata dall'arco giocattolo non arrivò a destinazione, ma cadde a terra a metà strada.

-Andiamo Robert, avvicinati o staremo qui tutto il giorno! - sbuffò Hope annoiata, non doveva essere la prima volta che il bambino tentava quella mossa e la falliva miseramente.

-Non è colpa mia... - borbottò Robert andando a recuperare la freccia.

-Andiamo Robin Hood non sbaglia un colpo, se continui così lo faccio io Robin! - continuò Hope mettendosi a sedere sul tavolo e lasciando che le gambe dondolassero nel vuoto.

-Che accidenti state facendo? - Oliver osservò i due curiosi, Hope sorrise e gli indicò la televisione dove c'era Robin Hood che stava portando in salvo Lady Marion.

-Stiamo giocando a Robin Hood..- spiegò Robert mostrandogli l'arco che teneva in mano.

-Lui fa Robin e io Marion, ma a Robert non riesco colpire la guardia e salvarmi... - borbottò mettendo il broncio, a Hope non riusciva bene la parte della principessa da salvare, sarebbe diventata quel tipo di ragazza che si sarebbe salvata da sola.

-Ti insegno se vuoi. - si propose Oliver accucciandosi accanto a Robert, con il bambino non aveva ancora instaurato un grande rapporto, solitamente si tirava indietro quando lui si avvicinava, ma quella mattina sembrava ben disposto nei suoi confronti.

-Ti riesce? - chiese il piccoletto sgranando gli occhi per la sorpresa, Oliver annui sorridendo.

-Si fa così... - aiutò Robert ad impugnare per bene l'arco e a sistemare la freccia nell'apposito buco che c'era nell'arco, insieme tirarono la corda e la lasciarono andare, la freccia percorse il breve tragitto e andò a scontrarsi contro il cattivo-cuscino.

-L'ho colpito! - esultò Robert iniziando a saltellare felice di essere riuscito a centrare il cattivo.

-Incredibile! Voglio provare anche io!- con un salto Hope scese dal tavolo e corse verso Oliver curiosa di provare a tirare con l'arco.

-No! Tu sei una ragazza non puoi tirare con l'arco..- la fermò Robert serio.

-E chi lo dice? Io posso fare tutto quello che voglio! - annui convinta Hope, se c'era una cosa che non sopportava era quando la gente le diceva cosa poteva o non poteva fare e la situazione peggiorava se a proibirle di fare qualcosa era il fratello.

-Robert, fai provare anche Hope... - fece Oliver, era la prima vera litigata a cui assisteva e alla quale doveva fare da arbitro, solitamente c'era sempre Felicity o Dig nei dintorni che intervenivano e fermavano i due prima che la situazione degenerasse.

-No, l'arco è mio... - ribattè il bambino accigliandosi.

-Lo sai che le cose in casa sono di tutti! La mamma lo dice sempre...- ribattè Hope.

-Si, ma tu i tuoi computer non me li fai toccare e io non ti faccio toccare il mio arco...- rispose prontamente Robert, Oliver riconobbe che la situazione aveva un senso, ma capiva anche che dare a Robert un computer era come darlo ad un uomo delle caverne, anche Felicity si rifiutava di fargli toccare i computer soprattutto quelli al covo.

-Sai Robert, anche la mamma non mi fa usare i suoi computer. - disse sorridendogli comprensivo, Robert lo guardo sorpreso.

-Veramente? - annui contento di aver distratto i due dalla litigata.

-Dice che glieli rompo... però io le mie cose gliele faccio usare lo stesso. - aggiunse, non era proprio vero, Felicity non toccava le sue frecce o l'arco, ma non lo faceva perché lei non voleva, lui non glielo aveva mai proibito, anzi ora che ci pensava l'avrebbe voluta vederla tendere l'arco.

-E va bene... tieni... - borbottò scontroso passando l'arco a Hope che tutta felice lo prese. Decisa Hope provò a scoccare una prima freccia da sola, ma la freccia le ricadde ai piedi.

-Ti aiuto! - proprio come aveva fatto poco prima con Robert, Oliver aiutò la figlia a scoccare la freccia.

-Ci sono riuscita! - esultò lei, l'oggetto era volato fino al cuscino e lo aveva colpito.

-Papà, ma la mamma? - chiese di punto in bianco Robert.

-Si sta facendo una doccia.- rispose Oliver, sentiva ancora l'acqua scorrere, non sapeva se preoccuparsi o meno, ma decise di non pensarci in quel momento.

-Avete litigato? - chiese preoccupata Hope.

-Non proprio... - i due bambini si guardarono accigliati e poi tornarono a guardare il padre cercando di capire cosa stesse dicendo.

-Sediamoci... - scavalcando i cuscini a terra e gli altri giochi i tre si sedettero sul divano, o almeno su quello che ne restava.

-Che cosa è successo? Non l'hai fatta piangere vero? - chiese Robert, per un attimo a Oliver il figlio era sembrato veramente minaccioso.

-No... è solo che... c'è una persona cattiva, che ce l'ha con me... - iniziò Oliver, era difficile spiegare quella situazione a due bambini, già era stato difficile spiegarla a Diggle e a Felicity.

-Cosa gli hai fatto? -

-E' difficile da spiegare... Una persona cattiva ora vuole fare male a tutte le persone a cui tengo, ho paura che rimanendo con voi potrei mettervi in pericolo... - spiegò alla meglio Oliver, non sapeva quanto di quel discorso fosse stato compreso dai figli.

-Ci vuoi lasciare? - chiese Robert mostrando uno spiccato intuito che sorprese Oliver.

-Non vorrei, ma non voglio che voi siate in pericolo per colpa mia... - rispose, non voleva lasciarli, non ora che li aveva trovati, ma Slade era completamente pazzo non si sarebbe fermato nemmeno davanti a due bambini.

-Pensi veramente che se tu non sei con noi lui ci lascerà stare?- chiese dubbiosa Hope, quella era la stessa cosa che gli aveva detto anche Felicity.

-Probabilmente no. - rispose, Slade non si sarebbe fermato anche se lui stava lontano dai bambini.

-Allora rimani con noi, se rimani con noi potrai proteggerci! - Robert sorrise mentre si metteva in ginocchio sul divano così da arrivare all'altezza del viso di Oliver, il ragionamento dei due bambini era giusto, andare via non era la mossa migliore da fare, li avrebbe lasciati indifesi da un possibile attacco.

-Avete ragione... - ammise.

-Non vai via? - chiese Robert sorridendo, Oliver scosse la testa felice di quella gioia che leggeva negli occhi di Robert.

-Papà... io ho fame! - gli disse Hope lanciando un occhiata verso la camera della madre.

-Prepariamo la cena noi, poi chiamiamo la mamma quando è pronto. -

L'idea di Oliver di preparare la cena fu accolta con successo, i bambini si precipitarono in cucina seguiti da Oliver che sperava di non bruciare casa.

-Cosa prepariamo? - chiese Hope tutta contenta, Oliver guardò cosa c'era in frigo e optò per qualcosa di semplice, un po' di pasta al pomodoro e di secondo una frittata con le patate fritte, i bambini accettarono il menù proposto, era facile accontentarli Felicity aveva fatto un lavoro splendido con entrambi. Robert e Hope si occuparono della tavola mentre Oliver iniziava a preparare la cena.

-Noi abbiamo finito! -

-Sistemate il salotto se lo vede vostra madre darà di matto... - nella foga di preparare la cena si erano completamente dimenticati delle condizioni in cui avevano lasciato il salotto.

-Hope corriamo! - i due corsero via terrorizzati dalla possibile reazione della madre.

 

-Vedo che hai deciso di rimanere... - Oliver sobbalzò spaventato, il cucchiaio che aveva in mano gli scivolò tintinnando sul ripiano, dietro di lui c'era Felicity che lo guardava con un sorriso divertito, non era facile prendere di sorpresa Oliver.

-Si, non voglio perdere ne i miei figli, ne te... - rispose lui, ormai aveva rinunciato a negarlo amava Felicity e non voleva perderla.

-Vedo che sei riuscito ad imparare a gestirli... - commentò indicando con la testa il salotto dove i due bambini stavano sistemando.

-Si, ma uso la loro paura per le tue sfuriate... - ammise Oliver sorridendo e facendo sorridere di conseguenza anche lei.

-Non ti preoccupare anche Dig usa quella tecnica... Imparerai a fare il padre, ci vorrà solo un po' di tempo, ricorda sempre se dici no, fa che rimanga sempre no, non cambiare mai idea per sfinimento o sarai in loro potere... -

-Vedrò di ricordarmelo. - sorrise a quel suggerimento, Felicity lo avrebbe aiutato, sarebbe stata sempre accanto a lui e con il suo aiuto sarebbe diventato un padre perfetto.

-Mamma! - Hope come un fulmine era arrivata in cucina saltando in braccio alla madre, Robert guardò la sorella imbronciato, Oliver lo afferrò e lo prese in braccio.

-Avete sistemato? - chiese mentre il broncio di Robert veniva sostituito da un enorme sorriso.

-Si. -

-Allora possiamo cenare? Il profumo è arrivato fino in camera e mi ha costretto a venire a vedere se qualcuno aveva sbagliato casa. - Hope rise alla frase della madre.

-Non sono un caso perso come credi. - affermò Oliver.

-Lo scopriremo, per ora sembra tu sappia cucinare, e questo è decisamente un colpo di scena. - Hope e Robert ridacchiarono.

-Papà la mamma ti prende in giro, tu non dici nulla? - chiese Hope sperando che l'uomo rispondesse.

-Purtroppo tua madre ha ragione Hope...- borbottò Oliver, non c'era modo di rispondere a Felicity, la sua vita era sempre stata in mezzo al lusso, aveva gente che gli cucinava e che puliva per lui, ma dopo essere stato su quell'isola da solo aveva imparato ad arrangiarsi come poteva.

-A lavarsi le mani e vediamo se il sapore è all'altezza del profumo che si sente... - come furono messi giù i due corsero verso il bagno.

-Corrono sempre? Non si stancano mai? - chiese Oliver vedendo i due sparire.

-Se li vedi stanchi fammelo sapere, per quel che ne so non si fermano un attimo e credo che questo lo abbiano preso da te. - disse decisa puntando un dito contro il petto di Oliver facendolo ridere.

-Felicity... - la ragazza si era allontanata da Oliver e aveva iniziato a sbirciare il contenuto delle pentole curiosa di vedere da dove arrivasse il profumo che l'aveva attirata fuori dalla camera.

-Mhm? - rispose distratta.

-Grazie... - sentendosi ringraziare Felicity si voltò riportando l'attenzione a Oliver che la guardava con la sua espressione seria, gli occhi però brillavano di una luce che raramente Felicity gli aveva visto, era chiaro che il ragazzo era felice.

-Per cosa? -

-Perchè non ti sei arrabbiata, perché nel momento in cui ho avuto dubbi non mi hai costretto a restare, ma mi hai dato la libertà di scegliere da solo... -

-Oliver, io ho fiducia in te, ammetto che avevo paura che te ne saresti andato, non ho molta fiducia nelle scelte giuste a breve termine... - quella ammissione gli strappò un sorriso, se doveva scegliere solitamente tendeva a fare sempre la scelta sbagliata.

-...ma se te ne fossi andato, so che l'avresti fatto solo perché pensavi di proteggerci e non perché non adori i tuoi figli.- Oliver rimase colpito da quel discorso, Felicity aveva in lui una fiducia che mai nessuno gli aveva dimostrato, una fiducia che nemmeno lui aveva in se stesso.

-Oliver, io ho fiducia in te, per entrambi, e non sono la sola a fidarmi di te.. Hope e Robert si fidano non deluderli ti prego. - annui piano prima di tirare Felicity tra le sue braccia e stringerla.

-Farò l'impossibile per non deludervi, ma ho bisogno di te.- ammise lui, non sarebbe andato molto lontano senza la sua Felicity, lei era la sua ragione, la sua coscienza e ora era anche il suo cuore, senza di lei, lui non sarebbe stato altro che un assassino solitario, ora invece si stava trasformando in un eroe e grazie a lei aveva una famiglia che gli voleva bene.

-Sono qui, non vado molto lontano... - gli rispose lei staccandosi leggermente per poterlo guardare negli occhi, Oliver le accarezzò la guancia lentamente.

-Felicity, l'idea che tu ti allontani da me, mi uccide, ho bisogno di te sempre, senza di te non sono nessuno. -

-Senza di me sei sempre la stessa persone Oliver, tu sei Oliver Queen, sei Arrow, un eroe che salva la città, sei un padre magnifico, ti sei improvvisato papà e nemmeno sapevi di esserlo e sei stato perfetto. Non hai bisogno di me...- iniziò lei voleva che Oliver credesse in se stesso come lei credeva in lui.

-Io ho sempre bisogno di te, se ti allontani io mi perdo, non so più cosa fare... voglio che tu rimanga sempre con me. - solo qualche giorno prima Oliver le aveva chiesto di restare da lei, non per sempre ma solo fino a che non fosse stata al sicuro, ma più passava il tempo in quella casa, più stava con i bambini e viveva quella quotidianità con loro e con lei, più capiva che una volta che tutto fosse tornato tranquillo non avrebbe potuto fare a meno di tutto quello.

-Oliver, un passo alla volta. - gli rispose lei prendendo le distanze. Il rumore dei passi dei bambini che tornavano in cucina interruppe quella conversazione, non capiva perché Felicity si tirasse indietro in quel modo, le aveva detto che l'amava più volte ma tutte le volte lei non sembrava crederci veramente.

-Eccoci, mangiamo? - Robert e Hope apparvero sorridenti.

-Tutti seduti al proprio posto! - esclamò Felicity indicando il tavolo apparecchiato, Oliver la guardò, lui era di passaggio e non aveva un posto suo al tavolo.

-Mamma, ma papà dove si siede? Lui non ha un posto suo! - Hope si era accomodata davanti al fratello e fissava la madre pensierosa.

-Avete apparecchiato voi due, dove avete messo il piatto? - la logica con cui aveva risposto aveva sorpreso Oliver, non gli aveva dato la risposta, aveva fornito alla figlia uno strumento per dedurlo da sola.

-Al posto della nonna. - rispose Hope indicando il posto a capo tavolo tra i due bambini.

-Allora per ora può sedersi li. - rispose Felicity sorridendo ai figli, Oliver rimase ferito da quelle parole, il posto a tavola era come la sua presenza in quella casa: temporanea.

-Dovremmo comprare un tavolo più grande, quando tornerà la nonna papà non si può certo sedere in braccio alla nonna. - commentò Hope, Oliver guardò Felicity aspettando che lei dicesse qualcosa, loro lo volevano li permanentemente.

-Però potrebbe sedere la mamma in bracciò a papà! - rispose Robert, Hope annui all'idea del fratello.

-Bambini, basta. Raccontateci cosa avete fatto a scuola. - la cena passò tranquillamente tra i racconti dei due bambini che si accavallavano tra di loro in cerca dell'attenzione dei genitori, Oliver non era abituato a quella situazione, il leggero caos che aleggiava attorno al tavolo e le risate dei due bambini era una situazione nuova ma che gli piaceva, non avrebbe rinunciato a quei momenti.

Continua...

Eccoci alla fine del capitolo 23, che dire spero vi sia piaciuto a tutti, ora passiamo ai punti salienti
_THea ha scoperto dei bambini e Oliver le promette di farglieli conoscere, quindi alla domanda ci saranno scene con Thea e i bambini, la risposta è ovviamente si.
_Le paure di Oliver e quelle di Felicity non sono poi troppo diverse ognuno dei due ha paura per l'altro che amore che sono.
_I bambini che giocano a Robin hood? è stato un colpo di genio non ve lo aspettavate che lo inserissi in quel modo, Oliver che insegna ai due a tirare con l'arco... *o* 
_L'illuminazione divina per Oliver in questo capitolo arriva tramite i bambini, avete avuto paura che lo facessi andare via ammettetelo!
_Felicity che svela i segreti per fare il padre a Oliver... che teneri li voglio vedere anche nella serie!
_Ho fatto ringraziare Felicity da Oliver perchè non l'ha costretto a rimanere, secondo me è uno dei comportamenti più belli di Felicity, lei gli dice cosa pensa di qualcosa ma poi lascia a lui la compleata libertà di scelta senza giudicarlo e senza arrabbiarsi.
_Eccolo Oliver che vuole restare a casa Smoak chissà se lo accontenterà, per ora non fa nulla per dimostrare che sia definitiva, anzi accentua solo il fatto che non sia definitiva.

bene con questo ho finito!
Un bacione a tutti ancora auguri a Mariarosaria spero che il capitolo ti sia piaciuto e ora voglio un pezzo di quella torta!! v.v

A mercoledì
Mia
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** capitolo 24: credimi che ti amo ***


Prima di tutto volevo scusarmi per non aver risposto alle recensioni questa volta, ma ho avuto dei giorni infernali non ho fatto altro che correre in qua e la e il tempo per sedermi al pc a leggere e a scrivere è stato veramente poco e quel poco l'ho usato per chiudere i capitolo 26 e 27 e sinceramente penso appreziate più nuovi capitoli pronti a una risposta alla recensione.

quindi visto che tra poco entro a lavorare vi lascio subito al capitolo

Capitolo 24
Erano passati diversi giorni da quando Slade era comparso a casa Queen e aveva ricordato a Oliver la promessa che gli aveva fatto, la situazione da quel momento era diventata tesa, Dig faceva appostamenti sotto casa di Felicity mentre Oliver rimaneva sveglio tutta la notte per essere pronto in caso qualcuno cercasse di rapire i bambini o Felicity. Felicity invece cercava di vivere quella situazione più naturalmente possibile come se non ci fosse alcun problema, i bambini erano bravi a capire se qualcosa non andava e bastava il comportamento di Oliver per metterli in allerta.

Felicity era a casa, guardò l'orologio preoccupata erano già le otto passate e Oliver ancora non era arrivato e la cosa la rendeva inquieta, si erano separati qualche ora prima a lavoro, Oliver l'aveva convinta ad andare a prendere i bambini con Diggle e poi ad andare a casa, mentre lui sistemava le ultime cose in ufficio e poi passava dal covo, le aveva promesso che non avrebbe fatto tardi e che sarebbe tornato a casa prima di cena quindi di far apparecchiare anche per lui, lei aveva sorriso a quella frase e aveva visto sorridere anche Dig che poco lontano li ascoltava fingendo di non farlo. In quei giorni non aveva potuto fare a meno di notare come Oliver si era perfettamente integrato nelle loro abitudini, aveva preso la loro routine, si era inserito nella loro vita senza difficoltà o almeno era quello che lei vedeva: interagiva con i bambini, giocava con loro e passava il suo tempo in loro compagnia sia singolarmente che insieme, i bambini lo adoravano e lo rispettavano, era riuscito a farsi amare e temere, anche se spesso lo vedeva ancora tentennare in alcuni momenti e allora interveniva in suo aiuto, la divertiva vederlo in difficoltà, il grande Arrow atterrato da due nemici alti poco più di un metro.

-Mamma... Ma papà? - Robert era arrivato in cucina interrompendo i pensieri di Felicity, ultimamente il ragazzo aveva trascurato o comunque era uscito poche volte nei panni di Arrow, capiva l'esigenza di tornare al covo a sistemare le cose, lei stessa voleva tornare la sotto, ma Oliver glielo aveva proibito, non era prudente lasciare i bambini da soli e per ovvie ragioni i due bambini non potevano andare al covo.

-Si è dovuto trattenere a lavoro... - rispose lei, in un certo senso non era una vera bugia, Oliver stava lavorando su alcune tracce che era riuscita a trovare su Slade.

-Non è che avete litigato e l'hai buttato fuori di casa, vero? - Hope come sempre era sbucata da dietro il fratello e la guardava con sguardo innocente.

-Non sei simpatica Hope, io e vostro padre non abbiamo litigato. E' solo impegnato a lavoro. - ripetè lei ruotando gli occhi.

-Apparecchiate così quando arriva si mangia. -

-Va beneee... - risposero in coro i due.

 

La situazione al covo era tesa, Oliver stava cercando di lavorare sulle tracce che Felicity gli aveva dato quella mattina, quella ragazza era troppo brava per fargli da segretaria, lui al contrario non era altrettanto bravo, sospirò frustrato da quella situazione, era due ore che era chiuso li sotto a cercare qualcosa che non riusciva a trovare.

-Oliver? Che diavolo ci fai ancora qui? - chiese Sara sbucando dalle scale.

-Sara! Ehy. Stavo cercando di lavorare su le informazioni che mi ha dato Felicity, ma senza successo. - rispose lui indicando il computer dove lampeggiava la scritta del suo insuccesso.

-Vedo che non ti riesce proprio bene... - lo prese in giro lei sorridendogli.

-No, ci vuole Felicity, domattina le dirò di lavorarci... - rispose lui stirandosi e guardando la bionda accanto a lui.

-Come va a casa di Felicity? - Sara e Oliver avevano avuto una conversazione nel vicolo fuori dal verdant dopo che Oliver era scappato da casa Smoak, quando aveva saputo di essere lui il padre dei bambini, Sara l'aveva accusato di essere un idiota quando lui le aveva detto di essersene andato, in quel momento Sara aveva deciso di troncare la loro relazione, era una farsa che doveva finire, voleva bene ad Oliver e lui ne voleva a lei, ma era chiaro che amava disperatamente Felicity.

-Bene! - Oliver fece un sorriso che sorprese molto Sara era così raro vedergli un sorriso del genere sul viso che per un attimo rimase imbambolata a fissarlo.

-Sono contenta. Con Robert? - domandò, in quei giorni non avevano avuto modo di parlare e l'ultima volta che l'avevano fatto il suo rapporto col figlio non era dei migliori.

-Ha smesso di odiarmi, l'altro giorno gli ho insegnato a tirare con l'arco. - commentò compiaciuto, quella rivelazione fece scoppiare a ridere Sara, ce lo vedeva benissimo a insegnare al figlio come si tirava con l'arco e poi chi meglio di lui poteva insegnarlo.

-Scommetto che Felicity è molto contenta di averti con lei.- Oliver si fece triste, Felicity era sempre felice quando lo vedeva interagire con i bambini ed era molto orgogliosa di lui e del rapporto che era riuscito a costruire con loro in così poco tempo, ma ogni volta che le si avvicinava lei sembrava ritrarsi.

-Che succede? - chiese preoccupata Sara, l'idea che Oliver potesse averne combinata un'altra delle sue le passò subito per la testa, quel ragazzo era un disastro quando si parlava di relazioni importanti.

-Felicity non mi vuole... - rispose lui guardando Sara, si chiedeva spesso perché lei non lo volesse nella sua vita.

-Che vuoi dire che non ti vuole? Quella ragazza ti ama, si vede benissimo! E poi abitate insieme.- rispose Sara.

-Dormo sul divano... - le fece presente lui, lei sorrise guardandolo in viso.

-Vorresti dire, che non dormi sul divano, perché la tua faccia è quella di uno che non chiude occhio da diversi giorni. -

-Okay si, non dormo, ma hai comunque capito cosa intendo. L'altro giorno i bambini le hanno chiesto dove era il mio posto a tavola, dove sarei stato quando sarebbe tornata la madre di Felicity... lei si è limitata a chiedere a Hope dove aveva apparecchiato per me e poi ha cambiato discorso, mi accetta in casa solo perché Salde è la fuori ed è pericoloso.-

-Oliver, devi dare tempo anche a lei, da quando l'hai rivista dopo l'isola ti ha visto passare da una ragazza all'altra: mia sorella, Helena, la detective, di nuovo mia sorella, Isabel e poi me. Non puoi stupirti se ha paura che tu sia solo di passaggio. -

-Cosa posso fare? - Sara sembrò pensarci su, cosa poteva fare? Non era semplice ogni persona reagiva a modo proprio.

-Oliver non posso dirti io cosa fare, ma posso dirti che devi farle capire che vuoi stare con lei e che non rovinerai tutto come al tuo solito. Lei si fida di te in un modo che sembra irreale. - esclamò Sara, la fede cieca che aveva Felicity nei confronti di Oliver l'aveva sempre sorpresa.

-Grazie Sara e... mi dispiace per noi.. io, non volevo prenderti in giro...-

-Oliver, ammetto che essere la tua ragazza non è come me lo aspettavo, lascio questo lavoro a qualcuno che ha più pazienza di me! Oliver ti voglio bene e sono felice che tu sia finalmente felice.- i due si abbracciarono, quello che c'era tra loro era troppo forte perché si rovinasse.

-Ora vai dai tuoi figli e da Felicity e falle capire quanto vuoi stare con lei...- Sara sciolse l'abbraccio e lo spinse verso l'uscita.

-Sara... Io ho scoperto di essere padre... tu però sarai la loro zia preferita. - la bionda scoppiò a ridere a quella frase, Oliver le stava promettendo che lei avrebbe sempre fatto parte della sua vita, perchè non c'era bisogno di legami di sangue per formare una famiglia.

 

Oliver tornò a casa con il morale molto più sollevato, parlare con Sara gli aveva fatto bene, non solo aveva sistemato la situazione con lei, ma gli aveva anche dato la forza per non mollare con Felicity. Davanti alla porta di casa il ragazzo giochicchiò con le chiavi prima di decidersi ad aprire la porta ed entrare.

-E' arrivato!- sentì urlare a Hope prima di vederla arrivare di corsa e buttarsi tra le sue braccia, lui l'afferrò al volo e la tirò su, Felicity gli aveva detto che non era solita fare in quel modo, Hope era sempre stata pacata e tranquilla, non manifestava mai in quel modo le sue emozioni, Oliver non poteva che sentirsi felice del comportamento della figlia nei suoi confronti.

-Ciao piccoletta! - Hope rise a quel nomignolo.

-Sei in ritardo, dove sei stato? -

-Ero a lavoro... - rispose lui spostandosi dall'ingresso e andando verso la cucina dove sentiva Felicity cucinare.

-Posso dare un bacio alla mamma? - chiese Oliver a Hope quella scosse la testa: negandogli il permesso.

-Perchè no? - chiese curioso.

-Perchè lo voglio prima io! - spiegò lei con un sorriso enorme come se fosse ovvio. Oliver sorrise e le diede un bacio con tanto di schiocco sulla guancia facendo ridere la bambina. Felicity se la stava ridacchiando, aveva osservato i due con la coda dell'occhio e li aveva trovati dolcissimi, Oliver stava migliorando e si era lasciato andare tantissimo con i bambini, sembrava quasi un altra persona, presa dai suoi pensieri su Oliver, Felicity non si era accorta che il ragazzo si era avvicinato, sentì la leggera barba solleticarle la pelle e le labbra calde posarsi morbide sul suo collo: un brivido le percorse il corpo facendole scivolare il mestolo che teneva in mano.

-Ehy... bentornato... - balbettò lei a disagio recuperando il mestolo.

-Scusa se ho fatto tardi.-

-Non importa, Hope vai a chiamare Robert e andate a lavarvi le mani, cinque minuti e si mangia. - Hope annui mentre Oliver la metteva a terra, rimasti soli Felicity tornò ad occuparsi della cena. Oliver rimase ferito dal comportamento della ragazza che sembrava ignorare la sua presenza, decise di fare qualcosa, non sarebbe stato passivo, l'abbraccio da dietro e appoggiò la fronte sulla spalla della ragazza, che lei gli credesse o meno, lei era tutto quello che voleva, lei e i bambini ovviamente, la sentì sospirare ma non si liberò dall'abbraccio.

-Come è andata al covo? - chiese chiudendo il fuoco.

-Male... non sono riuscito a trovare niente... ho bisogno che lo faccia tu. -

-Ci penserò io domani in ufficio, altrimenti cosa mi hai potenziato a fare quei computer se poi non li sfrutto? - chiese facendolo sorridere.

-Domani c'è anche il dibattito di mia madre... - borbottò lui, anche se aveva litigato con Moira e non ci parlava, aveva promesso che l'avrebbe appoggiata pubblicamente quindi avrebbe dovuto presenziare alla dibattito in televisione.
-So che non si è comportata bene, ma è pur sempre tua madre. - commentò lei girandosi nel suo abbraccio.

-Thea sa dei bambini, mi ha sentito mentre parlavo con mia madre. -

-Pensa che ti stia fregando? - chiese lei, non conosceva bene la sorella di Oliver, ricordava come era da piccola, ma ora che era grande non sapeva cosa pensasse.

-E' felice per me e vuole conoscere i suoi nipotini. -

-Si può fare, anche i bambini saranno felici di conoscere la loro zia. -

-Eccoci! - i due bambini arrivarono insieme, Oliver ogni volta si stupiva di quanto si assomigliassero e allo stesso tempo fossero diversi.

-Papà! Ma quando sei arrivato? - Robert che non si era accorto dell'arrivo di Oliver gli si lanciò addosso abbracciandolo.

-Poco fa, come è andata a scuola? - chiese lui dando anche al figlio un bacio e poi mettendolo seduto su una sedia.

-Benissimo! Ho fatto vedere ai miei amici come si tira con l'arco! La maestra era molto orgogliosa di me! - esclamò lui fingendo di tirare con un arco invisibile, Felicity guardò prima il figlio e poi Oliver scuotendo la testa, borbottando qualcosa su gli uomini Queen e la loro passione per le cose appuntite.

 

***

 

La sera arrivò in fretta, insieme Oliver e Felicity misero a letto i figli e poi si diedero la buona notte anche loro, Felicity sarebbe andata in camera, mentre Oliver sarebbe rimasto sul divano come sempre.

Era tarda notte quando qualcosa svegliò Felicity, inizialmente pensò ai bambini, ma poi non sentì nessun altro rumore, quando uno dei due si svegliava difficilmente era così silenzioso, spaventata che qualcuno potesse essere entrato in casa Felicity si alzò dal letto e uscì dalla camera andando verso quella dei figli, ma i due dormivano tranquillamente. Il rumore si ripeté facendola sobbalzare, prima era troppo intontita dal sonno per capire cosa fosse, ma ora le era chiaro, si stava avvicinando un temporale e a svegliarla era stato un tuono, il rumore arrivava alle sue orecchie dal salotto, si mosse verso la stanza aspettandosi di trovate Oliver addormentato, ma il divano era vuoto e la coperta piegata sul lato dove lei l'aveva lasciata. Guardò freneticamente nella stanza prima di individuare Oliver vicino alla finestra aperta, ora capiva perché avesse sentito così bene il rumore del tuono, Oliver fissava fuori i fulmini illuminare il cielo notturno, gli si avvicinò lentamente, era certa di non aver fatto rumore, ma lui la sentì ugualmente.

-Che succede? - le chiede senza voltarsi.

-Il tuono mi ha svegliato... - rispose lei fermandosi ad un passo da Oliver insicura su cosa fare. Rimasero uno accanto all'alto in silenzio per un po' a guardare fuori dalla finestra il temporale avvicinarsi.

-Scusa se prima ho fatto tardi, ho incrociato Sara al covo e mi sono fermato a parlare con lei... - a quella rivelazione Felicity si voltò rapidamente per guardarlo negli occhi, Oliver ebbe paura che Felicity fosse gelosa, che forse temesse che lui potesse tradirla con l'altra bionda, ma quando incrociò i suoi occhi, non c'era gelosia ne paura, leggeva qualcosa che non riusciva a capire.

-Sara? Come sta? E' qualche giorno che non la sento... - l'ultima volta che l'aveva vista era stato al covo prima di scoprire che Slade era vivo, poi non era più riuscita a vederla e aveva paura che la ragazza la odiasse perché per colpa sua si era lasciata con Oliver.

-Sta bene, ha lavorato al club e a cercato di far pace con Laurel, sta cercando di riallacciare i rapporti con la sua famiglia. - spiegò Oliver con un sorriso.

-E' arrabbiata con me? - chiese.

-Perchè dovrebbe? - Felicity aveva molte paure ridicole,ma quella era tra le più stupide che avesse mai sentito, Sara l'adorava e li voleva felici.

-Vi siete lasciati per colpa mia e io... - Oliver interruppe Felicity.

-Non è stata colpa tua, ci saremmo lasciati ugualmente... Felicity, io voglio bene a Sara, ma amo te. Voglio Sara nelle nostre vite perché è nostra amica...- questa volta toccò a Felicity interromperlo.

-Oliver anche io voglio Sara nelle nostre vite, le voglio bene. -

-Le ho detto che sarà la zia preferita.- ammise facendola ridere, quella frase fece abbassare le difese di Felicity che si lasciò andare contro il petto di Oliver e lui ne approfittò per abbracciarla.

-Hai fatto benissimo, Hope la sta già studiando, dice che è forte! - commentò ricordando come avesse descritto Sara, il bello di Hope era che le bastava poco per fidarsi ed affezionarsi, non aveva problemi con nessuno, al contrario di Robert, ma quella volta anche Robert si era trovato affascinato da Sara.

-Anche Robert ne è rimasto affascinato, il che è tutto dire! -

-Ne sarà felice. Dovresti dormire è tardi... - le disse Oliver, Felicity guardò il viso di Oliver: era stanco e tirato, si vedeva che non dormiva da giorni.

-Dovresti dormire anche tu, da quanto è che non dormi? - chiese accarezzandogli la guancia, vederlo in quello stato le faceva male, ma soprattutto la faceva preoccupare.

-Non posso dormire, se mentre dormo arrivasse Slade? - rispose chiudendo gli occhi e godendosi la carezza della ragazza.

-E se arriva e tu sei troppo stanco per combattere? - chiese invece lei anche se non era quello che la preoccupava di più, Oliver doveva dormire non poteva privarsi del sonno sarebbe crollato e l'avrebbe fatto nel momento peggiore.

-Vai a dormire, io mi stendo sul divano. - Felicity scosse la testa e chiuse la finestra.

-Andiamo a dormire... vieni... - lo prese per mano e lo allontanò dalla finestra, con sorpresa di Oliver Felicity superò il divano e lo guidò fino a camera sua.

I due entrarono in camera senza dire una parola, Felicity continuava a tenergli la mano con forza come se lui potesse scappare da un momento all'altro, salì sul letto tirandolo leggermente quando lui si fermò ai piedi del letto.

-Felicity... - iniziò lui incerto, non era sicuro di poter dormire nel letto con lei senza perdere il controllo, da quando aveva ammesso che l'amava gli era difficile resistere a non abbracciarla o baciarla ogni momento.

-Oliver se ti lascio dormire sul divano tu non dormirai, rimarrai sveglio e vagherai per casa... Fammi contenta: dormi con me. - a quelle parole Oliver dovette cedere, si lasciò tirare sul letto e si stese accanto a Felicity, quando furono entrambi stesi Felicity gli lasciò la mano e coprì entrambi.

Oliver rimase sveglio per un po', il profumo di Felicity era ovunque e averla così vicina gli provocava piacere e dolore, se solo avesse allungato la mano l'avrebbe potuta toccare, ma allo stesso tempo Felicity continuava a essere distante da lui. Chiuse gli occhi deciso a dormire almeno qualche ora, Felicity aveva ragione doveva recuperare un po' di energie in caso di uno scontro sarebbe crollato e lui non poteva permetterselo aveva troppe persona de proteggere. Stava quasi per addormentarsi quando sentì Felicity muoversi e avvicinarsi a lui, il piccolo corpo della ragazza si appoggiò completamente contro il suo, la vide sorridere e accoccolarsi al suo petto, si girò appena e l'abbraccio stringendola contro di lui.

 

***

 

 

La mattina dopo quando Felicity si svegliò si trovò bloccata, aprì gli occhi terrorizzata di essere stata nuovamente rapita e legata, quando si accorse che a bloccarla non erano delle corde ma le braccia muscolose di Oliver si rilassò e sorrise, non sapeva come ci era finita li, ma non se ne preoccupava, rimase alcuni attimi ancora a godersi il calore del corpo di Oliver, poi cercò di scivolare fuori dall'abbraccio, Oliver disse qualcosa di incomprensibile e la tirò nuovamente verso di se impedendole di andarsene.

-Altri cinque minuti...- borbottò con gli occhi ancora chiusi Oliver, facendo sorridere Felicity, come minimo se insisteva ancora un po' le avrebbe detto che lui a scuola non ci voleva andare, ridacchio a quel pensiero, Oliver sentendola ridere la strinse ancora e appoggiò il viso contro la sua testa.

-Che hai da ridere di prima mattina? - chiese lui sospirando, ormai il sonno era svanito, ma non voleva alzarsi, voleva rimanere li a godersi il momento.

-Sei sveglio? - domandò sorpresa, pensava stesse dormendo e invece era sveglio.

-Si, il tuo tentativo di fuga mi ha svegliato... - spiegò lui, l'isola lo aveva reso molto sensibile a quello che lo circondava, se qualcuno vicino a lui si muoveva si svegliava.

-Mi dispiace non volevo svegliarti. - ammise lei appoggiando la testa contro il suo petto.

-Cosa c'è? - anche se non poteva vederla in volto sentiva che c'era qualcosa che non andava, avrebbe voluto guardarla negli occhi, ma sapeva che se avesse allentato l'abbraccio Felicity sarebbe scivolata via ignorando la sua domanda.

-Come ci sono finita tra le tue braccia? - balbettò lei.

-Ti sei avvicinata nel sonno ieri sera. - la sentì annuire contro il suo petto, poi disseppellì la testa per poterlo guardare in viso.

-Sai vero che dobbiamo alzarci? Dobbiamo portare i nostri figli a scuola e poi dobbiamo andare a lavoro e tu hai anche il dibattito... Cosa hai da sorridere in quel modo? - chiese interrompendo l'elenco dei loro impegni, Oliver la guardava e sorrideva come un ebete.

-Hai detto i nostri figli... di solito dici: i bambini o le pesti, non gli hai mai definiti i nostri figli. -

-Oliver sono i nostri figli: sono miei e tuoi e in grammatica questo fa un nostri. - spiegò lei imbarazzata facendo sorridere ancora di più Oliver che si gustava la faccia rossa della ragazza.

-Felicity... - la chiamò scandendo lentamente il suo nome con un tono dolce e la ragazza non poté fare a meno di accusare con una stilettata al cuore.

-Sono nostri, non è una questione di grammatica.. Sono nostri e basta e tu sei mia, farò tutto quello che posso per fartelo capire. - Felicity annui lentamente, l'intensità dello sguardo di Oliver l'aveva ammutolita. Oliver approfittò dello stato di trans dove era finita Felicity per poterla baciare, premette le sue labbra contro quelle di lei, portandola lentamente sotto di lui, Felicity gemette piano quando sentì la lingua di Oliver entrare nella sua bocca mentre la mano scivolava sotto la maglia del pigiama e risaliva lentamente lungo il fianco, il corpo di Felicity si tese andando in contro a quello di lui, le mani scivolarono dietro alla nuca del ragazzo avvicinando il viso di lui verso il suo. Le labbra di Oliver lasciarono quelle di Felicity per lasciare una scia di baci lungo la guancia fino ad arrivare al collo, Felicity sentiva il suo corpo bruciare, le mani di Oliver erano entrambe sotto la maglia e le accarezzavano piano la pancia e i fianchi provocandole brividi di piacere e di insoddisfazione: il suo corpo bramava di più, ma Oliver non sembrava disposto a darglielo, decisa ad ottenere quello che voleva portò le mani al bordo della maglia di lui per toglierla, il ragazzo però non collaborava.

-Oliver... - sibilò lei strattonandogli la maglia.

-Non farò l'amore con te Felicity... - disse Oliver, la voce era roca e il respiro affannato, Felicity aprì gli occhi per guardarlo: aveva gli occhi chiusi e la mascella serrata, non riusciva a capire perché non volesse fare l'amore con lei, poteva sentire chiaramente il desiderio di lui premere contro la sua gamba, eppure non voleva, lasciò ricadere le braccia sul materasso cercando di tirarsi indietro ed evitare il suo tocco, anche se vista la posizione era impossibile. Oliver intuendo le sue intenzioni si avvicinò al corpo di lei schiacciandola contro il materasso impedendole di muoversi.

-Felicity, non farò l'amore con te, non ora almeno, non voglio che tu pensi che sia solo un bisogno fisico a spingermi... - si interruppe cercando le parole giuste, sapeva di non essere bravo a parole, ma doveva farlo altrimenti Felicity avrebbe interpretato male la situazione e non voleva un altro equivoco.

-Tu sei troppo importante, io ho bisogno di te in ogni momento della mia vita: a lavoro, al covo e in casa per le cose più stupide, perché senza di te non mi sento completo. Fino a che tu non crederai che ti amo, non ho intenzione di fare l'amore con te. -

-Credo di aver bisogno di una doccia... Fredda... - balbettò Felicity spingendo via Oliver e scivolando fuori dal letto lasciando il ragazzo steso a fissare il soffitto.

Continua...

eccoci qua alla fine del capitolo
_I bambini che hanno paura che Felicity abbia buttato fuori di casa il padre ahah poveri
_Un momento Sara e Oliver ci voleva visto che non sapevamo esattamente come i due si erano lasciati e poi i momenti con Sara sono sempre belli non c'è niente da dire
_OLiver dorme sul divano
_Felicity che ha paura che Sara la odi! che dolce cupcake!! <3
_Felicity accetta Oliver nel suo letto che carini che sono
_I nostri figli è una questione di grammatica scommetto che qui i vostri cuori olicity sono scoppiati di gioia!!
_Oliver si tira indietro e ripete ancora quel "non ora" il nostro caro gueriero sta imparando cosa vuol dire non correre e dare il giusto peso alle cose, siamo molto felici di questa tua illuminazione, anche se Felicity non è proprio d'accordo con noi!

ho detto tutto?  no, qualcuno mi ha chiesto dettagli su la storia di natale, quando e come sarà pubblicata, visto che sono leggermente di corsa e che ho pronto solo una storia e l'altra è ancora a metà vi darò tutte le indicazioni su la pubblicazione domenica, visto che dovrei avere molto più tempo da dedicarvi. v.v
quindi che altro dire ah si:
volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito questi 23 capitoli e che recensiranno questo, perchè siamo ad un passo dalle 300 recensioni e il mio cuoricino da scritrice è colmo di gioia! <3 <3 <3
vi meritereste un premio <.< ma visto che sto con l'acqua alla gola e a malapena riesco a chiudere i capitoli regolari, e che ho due shot a mezzo credo che mi perdonerete se il regalo lo facciamo quando e se arriveremo a 350 v.v tanto ci arriviamo lo so perchè voi siete stupendi e quindi so che a breve dovrò impazzire per trovare cinque minuti per scrivervi una storia per ringraziarvi! ^_^
un bacione e sono in ritardo per il lavoro aspetto i vostri commenti!
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 25: frustrata non Frustata... 50 sfumature di Verde ***


Vi prego di non chiudere la pagina arrivati a fine capitolo, in fondo ci saranno le indicazioni su la pubblicazione di Natale.

 

Capitolo 25

 

Oliver si era alzato dal letto e aveva puntato verso la cucina, la sensazione del corpo di Felicity premuto contro il suo, bruciava ancora la sua pelle, gli era costato uno sforzo enorme interrompersi soprattutto sentendola così disposta e aperta nei suoi confronti, mise su il caffè e andò a svegliare i bambini, Felicity sarebbe rimasta chiusa in bagno ancora per diverso tempo.

-Robert... ehy...- Oliver si chinò sul bambino dandogli un bacio sulla guancia, lo vide accigliarsi e cercare di scacciarlo con la mano.

-Altri cinque minuti... - borbottò voltandosi dall'altra parte cercando di allontanarsi da lui.

-Robert... non abbiamo cinque minuti... svegliati che è mattina. - insistette, lo vide voltarsi e aprire un occhio, il disappunto si leggeva chiaramente sul suo viso ancora assonnato.

-Ma io ho sonno... - gli rispose lui con un piccolo broncio.

-Dai che adesso facciamo colazione... - si spostò dal letto di Robert e passò a quello di Hope, la bambina era già sveglia, l'aveva vista alzare la testa e guardarlo mentre svegliava il fratello, ma poi si era buttata di nuovo giù tirandosi le coperte fin sopra la testa.

-Hope? Lo so che sei sveglia su, in piedi! - Oliver la cercò sotto le coperte, mentre lei scivolava via dalla sua presa come un piccolo serpente.

-No, voglio dormire ancora... - borbottò lei, Oliver trovò il corpo della figlia e l'accarezzò, Hope si bloccò e si lasciò coccolare.

-Andiamo a fare colazione... - con i due pargoli al seguito Oliver si avviò in cucina, versò il latte nelle tazze mentre i bambini ancora assonnati si sedevano a tavola.

Il sonno piano piano scomparve e i bambini iniziarono a chiacchierare creando la solata confusione mattutina, Oliver li guardava appoggiato al piano del lavello sorseggiando il suo caffè.

-Papà, ma la mamma? - chiese Robert voltandosi verso di lui, l'uomo sorrise prima di fregare un biscotto al figlio.

-Sta facendo la doccia. - rispose tranquillo senza però smettere di sorridere.

-Mangiate e non fate troppe domande... - disse Felicity entrando in cucina, uscita dalla doccia si era già preparata per andare a lavoro, Oliver la squadrò da capo a piedi approvando mentalmente la scelta del vestito.

-Mamma oggi sei molto più carina del solito! - commentò Hope guardando la madre, la donna indossava un vestito rosso un po' corto, ma non eccessivamente da risultare inappropriato per lavoro, ai piedi però portava ancora le ciabatte.

-Grazie tesoro... - rispose lei ignorando Oliver.

-Mamma che hai fatto? Hai una faccia!- esclamò Robert guardando la madre prendere la tazza che Oliver le aveva preparato e lasciata sul bancone accanto a lui.
-Niente amore... Sono solo frustrata...- borbottò lei non si aspettava che i figli comprendessero quello che voleva dire, guardò Oliver cercando di ucciderlo con lo sguardo, non poteva baciarla e toccarla in quel mondo e poi lasciarla li, non era giusto ne andava della sua sanità mentale, Oliver la guardò sorridendo appena.
-Frustata? Papà hai frustato la mamma? - chiese Robert accigliato il ragazzo che stava bevendo il caffè per poco si strozzò sentendo quella frase.
-Ho detto frustrata non frustata! - esclamò Felicity diventando rossa. Robert guardò Hope che scosse la testa.
-Papà che vuol dire frustrata?- chiese, i due non conoscevano il significato di quella parola e la madre non sembra dell'umore adatto per rispondere alle loro domande, fortunatamente il campanello arrivò in aiuto dei due.
-Il campanello! Deve essere lo zio, Hope vai ad aprire!- fece Felicity contenta di quella interruzione, Hope aspettò l'uomo davanti alla porta per poi saltargli in braccio appena lo vide.
-Zio! - esultò Hope salutando Dig.
-Ciao piccola peste! Che è successo?- chiese guardando prima Felicity e poi Oliver.
-La mamma è frustata!- esclamò Robert accigliato.
-Ha detto frustrata non frustata! Zio che vuol dire frustrata?- chiese pensierosa, Dig guardò i due incerto: Oliver beveva il caffè tranquillo, mentre Felicity era sempre più rossa in viso.
-Adesso basta! Andate a vestirvi, lo zio vi aiuta!- esclamò risoluta Felicity liberandosi così di tutti in un colpo solo.

-Andiamo, meglio non far arrabbiare la mamma oggi... - i tre uscirono dalla cucina rapidamente, Dig lanciò un occhiata a Oliver che sorrise divertito. Rimasti soli Felicity continuò ad ignorare Oliver come se nulla fosse.
-Continuerai ad ignorarmi per tutto il giorno? - chiese Oliver, Felicity finì il suo caffè e andò a posare la tazza nel lavello dietro Oliver.

-Felicity? - la chiamò lui, era li accanto a lui se avesse allungato la mano l'avrebbe potuta abbracciare, ma non lo fece, voleva che lei gli parlasse.

-No, tanto tu tra qualche ora sarai al dibattito di tua madre, quindi non ti vedrò.- rispose lei senza guardarlo.

-Felicity, non puoi essere arrabbiata con me per questo.-

-Non posso? Questo lo dici tu. - rispose senza guardarlo, era arrabbiata, ma capiva perché Oliver non avesse voluto concludere, o meglio, la parte razionale di lei aveva capito il discorso che le aveva fatto.

-Te l'ho già detto, voglio che tu capisca che sei importante. - Felicity sospirò mentre si metteva davanti ad Oliver, iniziò a giocare con il bordo della sua maglietta, la stessa maglietta che poco prima aveva provato a togliere senza successo.

-Ho capito cosa intendi, ma rimane che non puoi farlo, non puoi iniziare e non.... - iniziò lei senza però trovare il coraggio di finire la frase, quei discorsi la stavano mettendo in imbarazzo, Oliver sorrise prima di passare la mano dietro la nuca e avvicinare il viso di lei al suo.

-Finire? - chiese lui divertito prima strusciare leggermente le labbra sulla guancia e poi sul collo, Felicity sentiva il respiro caldo contro la pelle del suo collo, strinse con forza la maglia e si alzò sulle punte cercando di toccare le labbra di Oliver. Il giovane da parte sua si tirò leggermente indietro.

-E' tardi dobbiamo andare. - esclamò sentendo Dig dire ai bambini di prendere gli zaini. Dalla gola di Felicity uscì un sibilo di frustrazione, c'era ricaduta nuovamente come una sciocca, Oliver l'aveva nuovamente fatta impazzire e poi l'aveva interrotta, quel giochetto non le piaceva per nulla. Si tirò via dall'abbraccio di Oliver, non si era nemmeno accorta che la stesse abbracciando, per poi andarsene borbottando.

-Dove vai? - le chiese Oliver cercando di non mostrarsi troppo divertito.

-Ho bisogno di un altra doccia... - rispose.

-Faremo tardi! - le urlò dietro lui.

-Indovina di chi è la colpa? - la sentì rispondere prima di vedere una delle ciabatte arrivargli addosso.

 

***

 

-Siamo in ritardo... - borbottò Felicity guardando l'orologio, avevano appena lasciato i bambini a scuola e ora stavano andando verso la Queen Consolidated.

-Non è certo colpa mia... - fece Oliver lanciandole un occhiata, in risposta Felicity lo fulminò.

-Non dare la colpa a me! E non ho intenzione di tornare sull'argomento! - sibilò lei fermandosi prima di poter dire qualcosa di imbarazzante, Dig seduto davanti guardava i due e si gustava la scena erano uno spettacolo bellissimo, avrebbe dovuto metterli in un teatro e far pagare il biglietto per poterli guardare, sarebbe diventato ricco.

-Dopo hai il dibattito vero? - chiese di punto in bianco Felicity, quel cambio di discorso attirò l'attenzione di Oliver.

-Si... - rispose Oliver.

-Ci vai anche tu Diggle? - chiamato in causa Diggle guardò i due e annui.

-Si certo, lo accompagno io. -

-Okay... -

-Vuoi che Dig rimanga con te? - chiese Oliver preoccupato, da quando era stata rapita non avevano mai lasciato Felicity senza scorta e ora Oliver temeva che si potesse non sentire al sicuro.

-No no... ho solo una strana sensazione, stai attento, okay? -

-Devo solo stare seduto, non credo che ci sia un grande pericolo, comunque ti prometto che starò attento... e per quanto riguarda te, verrà Sara in ufficio mentre noi non ci siamo. -aggiunse Oliver.

-Non ho bisogno di un cane da guardia... Sara avrà altro da fare. -

-Si è proposta lei... io non c'entro! - Felicity sospirò non ci credeva molto che lui non c'entrasse niente, ma la compagnia di Sara non poteva che farle piacere così si limitò ad annuire.

-Come volete. -

 

Alle due Oliver e Diggle salutarono Felicity, Sara non era ancora arrivata e Oliver non era molto propenso ad andare.

-Oliver vai, farai tardi... - esclamò lei prima di rispondere al telefono, dove la ragazza alla reception l'avvertiva dell'arrivo di Sara.

-Eccola, sta salendo, su andate! - agitò le mani invitandoli ad andarsene i due la guardarono poi fecero come aveva detto, dovevano attraversare metà città e se non se ne andavano avrebbero fatto tardi.

 

-Ciao Felicity! - Sara uscì dall'ascensore e si diresse verso l'amica salutandola con un sorriso enorme, anche Felicity era felice di vederla e come si era aperto l'ascensore la bionda aveva lasciato il suo posto alla scrivania e le era andata incontro.

-Hai una faccia tremenda, che è successo? Non dirmi che Oliver ti ha fatto arrabbiare? - chiese preoccupata Sara, se le aveva fatto qualcosa sarebbe andata giù a prenderlo a calci, Felicity sbuffò e scosse la testa prima tornare verso la scrivania e raccontare cosa era successo a Sara.

 

-Si è fermato? Veramente? Non mi stai prendendo in giro? - chiese per la terza volta Sara dopo essere scoppiata a ridere per il racconto dell'amica.

-No Sara, non ti sto prendendo in giro, si è fermato due volte! - ribatté Felicity imbarazzata e scocciata dalle risate dell'amica.

-Questo non è molto da Oliver... però gli devo farei i complimenti. - annuì convinta.

-Che complimenti! Non pensi a me? Mi ha mandato a fuoco e poi si è fermato... - Sara scoppio a ridere ancora più forte ricevendo occhiate irritate da Isabel che le guardava in malo modo.

-Felicity, sta cercando di dimostrarti che lui ci tiene a te che non sei come le altre, dovresti esserne felice.- spiegò dolcemente Sara ricordando la conversazione che aveva avuto al covo con Oliver.

-Non sto dicendo che non apprezzo quello che sta cercando di fare... ma che almeno non mi mandi a fuoco e poi si fermi, non credo di essere mentalmente stabile per un altro giochetto del genere è un anno che lo vedo allenarsi mezzo nudo a pochi metri da me, rischia seriamente a fare quel giochetto. - Sara annuì comprensiva, trattenendo la risata.

-E allora perché non provi te a farti avanti? Perché non gli credi? È rimasto, no? Nonostante sia arrivato Slade lui è lì con voi, sappiamo tutti che Oliver in casi come questi vi avrebbe allontanati per paura di condurre Slade da voi, ma è rimasto. Dagli fiducia Felicity. -

-Ma io mi fido di lui, ho solo paura che lui non provi quello che dice di provare, se fosse tutto frutto del momento? Mi ama perché sa che sono la madre dei bambini o mi ama perché mi ama? - il discorso di Felicity era molto contorto e superava i suoi soliti standard, ma Sara aveva comunque afferrato il nocciolo della questione.

-Felicity, lui era geloso di se stesso! - rivelò infine Sara sorprendendo Felicity.

-Era geloso del padre dei bambini, perché aveva capito quanto tu l'amassi e ancora non sapeva che i bambini erano suoi, quindi meno paura e più azione. Prendi quello che vuoi! -

-Oh mio Dio! - esclamò Felicity scattando in piedi e facendo partire l'audio della televisione, tra una chiacchiera e un altra insieme a Sara si era dimenticata del dibattito della signora Queen e ora sin televisione c'era una scena bruttissima.

<< ….qualcuno mi aiuti vi prego.. >> sullo schermo c'era Thea che chiedeva aiuto, mentre un uomo con la maschera nera e arancione le copriva la bocca.

-Quanto vale la vita di Thea Queen per voi? - lesse Felicity, la scritta era comparsa sopra le immagini.

-Slade... - sibilò Sara furiosa.

-Recupera Roy e andate a cercare informazioni, io inizio a cercarla da qui. - le due ragazze si divisero mettendosi entrambe immediatamente a lavoro.

Quando Oliver arrivò alla Queen Consolidated insieme a Moira, Felicity aveva già fatto partire tutti i programmi di ricerca e stava ottenendo risultati.

-Oliver ho qualcosa ci sto lavorando... - disse senza nemmeno aspettare che lui le domandasse qualcosa.

-Grazie...-

Il tempo passava e nessuno riusciva a trovare Thea, gli agenti stavano brancolando nel buio incapaci di capire chi potesse essere il responsabile, mentre Felicity cercava di trovare Salde Willson, quando finalmente trovò qualcosa sorrise compiaciuta, era riuscita a risalire ad un indirizzo attraverso una macchina intestata a nome dell'uomo, scarabocchiò l'indirizzo e mandò un messaggio a Sara, Oliver era in ufficio con Isabel e le stava firmando la delega per la riunione di quella sera.

-Oliver le devo parlare del signor Willson! - esclamò lei attirando l'attenzione dell'uomo che uscì dall'ufficio della socia seguendo Felicity in un punto più appartato.

-Questo è l'indirizzo l'ho mandato anche a Sara, fate attenzione. - Oliver annui.

-Felicity, vai a scuola prendi i bambini e andate a casa con Diggle. -

-Va bene... - Felicity annui e guardò Oliver andarsene.

-Andiamo anche noi? - le chiese Diggle, in tutto quel marasma si era completamente dimenticata di dover andare a prendere i figli era così abituata alla presenza della madre che in quel momento che non c'era si sentiva quasi persa.

 

A casa Felicity accese immediatamente la televisione, in cerca di altre notizie su Thea. Oliver, Sara e Roy erano riusciti a far arrestare Slade e ora era in centrare interrogato dalla polizia.

-Mamma che succede? - chiese Hope, quando era andata a prenderli era entrata come una furia prima della fine della scuola e aveva preso entrambi i figli e li aveva portati a casa, in macchina lanciava sguardi preoccupati a Dig e diversamente dal solito non aveva chiesto nulla ai bambini sulla loro giornata.

-Ecco... hanno.. hanno rapito Thea, la sorella di vostro padre. - spiegò Felicity continuando a guardare la televisione e rigirando tra le mani il telefono, quella situazione la stava facendo impazzire, quando sentì il telefono vibrare nella sua mano rispose immediatamente.

-Lo stanno rilasciando...- disse a denti stretti Oliver.

-Okay ci penso io... - con il cellulare stretto tra la testa e la spalla Felicty cercò di dare il meglio di se col tablet, se fosse stata al covo sarebbe stato tutto più facile, ma purtroppo non aveva nessuno che potesse stare con i suoi figli e non voleva lasciarli alla babysitter.

-Hope prestami il tuo computer. - la bambina uscì di corsa per poi tornare con l'oggetto richiesto.

-Ci sono lo sto seguendo. - Hope lasciò la cucina dove la madre si era posizionata a lavorare.

-Dig vai anche tu! -

 

I quattro seguirono le indicazioni di Felicity cercando di pedinare Slade, ma con scarso risultato, Salde era stato più furbo e aveva clonato il segnale e loro lo avevano perso.

Il gruppo si radunò a casa di Felicity, i bambini erano nell'altra stanza mentre loro discutevano sulla situazione.

-Oliver? -

-E' a casa con sua madre.- rispose Felicity, il ragazzo l'aveva chiamata per avvertirla che si sarebbe trattenuto a casa dove c'era anche la polizia, ma che li avrebbe raggiunti appena fosse stato possibile.

-E ora che facciamo? - chiese Roy agitato, l'idea che Slade fosse libero e che Thea fosse ancora in mano sua lo stava innervosendo e non era un bene per lui, gli effetti del mirakuru si intensificavano e perdeva rapidamente la lucidità, quando le emozioni si facevano troppo intense Roy si trovava trascinato dalla sua emozione.

-Roy calmati per favore.-

-Mamma ho sete mi dai...- Robert era entrato in cucina e ora Roy lo guardava mentre tutto il suo corpo tremava leggermente.

-Non ora Robert vai di la! - Felicity scattò davanti al figlio prima che Roy potesse avvicinarsi.

-Lui non centra niente, ti prego... - il ragazzo scosse la testa e uscì di casa sbattendo la porta.

-Il mirakuru sta avendo il sopravvento. - commentò Sara osservando la porta chiusa.

-Ci occuperemo dopo di Roy, ora abbiamo un altro problema... - borbottò Felicity avvicinandosi al tablet che aveva appena emesso uno squittio acuto.

-Dannazione. - borbottò prendendo il cellulare per chiamare Oliver.

 

***


La situazione era degenerata così velocemente che Felicity aveva faticato a stare dietro a tutti gli eventi, durante la scomparsa di Thea, Isabel nominata da Oliver amministratore delegato provvisorio era riuscita a far votare il consiglio per l'estromissione della famiglia Queen dalla compagnia, con quell'atto i Queen rischiavano di perdere ogni cosa in loro possesso, ma la situazione finanziaria non era però la parte peggiore, il rapimento di Thea si era concluso per il meglio, Slade l'aveva rilasciata, ma non prima di averle svelato che sia Oliver, che Moira le avevano mentito su suo padre, ora la giovane non voleva più avere niente a che fare con nessuno dei due.

Quella sera a casa di Felicity i due stavano parlando.

-Ehy, a cosa pensi? - chiese Felicity avvinandosi da dietro, Oliver come ogni volta che doveva pensare si era messo davanti alla finestra ad ammirare il buio che c'era fuori.

-A Slade e a Isabel... - ammise lui voltandosi verso Felicity, il fatto che Isabel fosse complice di Slade li aveva sorpresi, nessuno pensava che quella vipera fosse complice di quel pazzoide.

-Troveremo una soluzione, riavrai la compagnia, riusciremo a ritrovare Roy e a tirare fuori di prigione l'agente Lance. - non bastava che Isabel gli avesse rubato la compagnia si fosse alleata con Sladel, la situazione si era ulteriormente complicata quando l'agente Lance era stato arrestato perché cooperava con Arrow.

-Non hai trovato Roy? - chiese preoccupato, Roy dopo essere uscito da quella casa era scomparso nel nulla, non c'era tracce di lui da nessuna parte.

-No, e c'è un altra notizia che non ti piacerà... -

-Cos'altro è successo? - borbottò lui esasperato.

-Slade ha fatto evadere un gruppo di prigionieri... Oliver l'idea di Dig, quella che Slade volesse creare un esercito di super uomini, non è poi così folle come poteva sembrare. - ammise preoccupata Felicity, l'idea di un gruppo di venti persone tutte sotto l'effetto del mirakuru le metteva i brividi.

-Lo so. -

-Sei riuscito a parlare con Thea? - Oliver scosse la testa, aveva provato diverse volte a parlare con la ragazza ma purtroppo non era ancora riuscito a farla ragionare.

-La missione come è andata? -

-Come previsto: è tutto distrutto...- annui, quella sera seguendo l'idea di Felicity avevano distrutto il reparto di scienze applicate della QC, li c'era in produzione quello che serviva a Isabel e a Slade per completare il loro piano diabolico di creare un super esercito.

-Andiamo a dormire Oliver, per stasera non voglio pensare più a nulla...- borbottò Felicity prendendogli il braccio e tirandolo via dalla finestra.

-Andiamo. -

 

Continua...

 

Eccoci alla fine del capitolo, prima di parlare di Natale come sempre due parole sul capito:
_Oliver manda in bianco di nuovo Felicity, povera ragazza, io l'avrei violentato li in cucina fregandomene altamente del fatto che i figli e Dig fossero di la, ma sono dettagli

_Frustrata e Frustata: ero in motorino e pensavo alla scena quando ho sbagliato le due parole e li è nata tutta la scena scatenando la mia fantasia da 50sfumature di grigio xD
_la storia bene o male adesso si sta legando alla serie tv, più o meno, ci saranno alcune differenze non sarà esattamente identica promesso

_Stesy prima o poi torna ve lo giuro non vi preoccupate per lei.

_Le scene Oliver figli penso che ormai siano da diabete andante! XD Oliver è un padre magnifico e io mi ispiro a Stephen e a Mavi per queste scene perché lui è troppo tenero con lei

_Sara che da consigli a Felicity le mie due cupcuke preferite quanto le vorrei ancora insieme

 

Bene direi che ho detto tutto, ora, SPECIALE PUBBLICAZIONE DI NATALE:

Allora in teoria (metto ancora teoria) ci dovevano essere DUE storie di Natale:
1) Sarà pubblicata il 24 dicembre penso o in MATTINATA o nel TARDO POMERIGGIO e sarà unita a “I racconti di Mia Black”
mi era stato chiesto qualche anticipazione, in questa storia ci saranno: Oliver, Robert Queen, Slade, Shado, Sara e il Team Arrow ^_^

 

2) In questo momento è a metà <.< visto che venerdì avevo finito di scriverla e poi ho perso tutto per una serie di problemi... <.< q uindi devo riscriverne più di metà >.< Se ci riesco questa sarà pubblicata il 25 DICEMBRE in MATTINATA perché poi per pranzo vado via e torno per andare a letto. Questa sarà legata a questa storia quindi ci saranno i gemelli. Il fatto che sia legata non vuol dire che se la che so Sara è viva lo sarà anche a fine di questa storia, non basatevi su quella per lo svolgimento finale della trama. Comunque anche se legata a questa sarà pubblicata come one shot a parte quindi non cercate il capitolo qui.

La pubblicazione di questa riprenderà il 28 Dicembre con il capitolo 26.

 

Baci

Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** capitolo 26: ti amo ***


Capitolo 26

Andare a dormire con Oliver era diventata ormai un abitudine per Felicity, Oliver invece aspettava sempre che fosse lei a dirgli di andare, non avevano mai parlato di quella situazione era successo una sera e avevano continuato, sul divano c'erano ancora le coperte che aveva usato Oliver le prime notti che si era trattenuto li, ma che non erano più state usate.

-Sei sicura Felicity? - chiese lui vedendola prendere le sue cose ed andare in bagno.

-Di cosa? - chiese lei.

-Posso dormire sul divano.- rispose incerto, Felicity lo guardò mordicchiandosi il labbro.

-Vuoi dormire sul divano?- domandò lei cautamente.

-Non ti ho detto che voglio, ho detto che posso...- rispose lui.

-Volere è potere Oliver, se puoi dormire sul divano e vai di là è perché tu vuoi dormire di la... altrimenti quello è il letto... - rispose semplicemente lei superandolo e andandosi a chiudere in bagno, Oliver la guardò sospirando quella ragazza era un enigma un grosso enigma che non riusciva a decifrare, sospirò ancora e decise di infilarsi i pantaloni del pigiama per poi andare a letto, le abitudini di Felicity la sera prevedevano almeno venti minuti chiusa in bagno.

 

Felicity si fece una doccia veloce e iniziò a prepararsi per la notte, ancora avvolta nell'asciugamano guardò il proprio riflesso allo specchio, non era sicura di quello che stava per fare, ora che era a casa sua e che doveva mettere in pratica la sua idea, le sembrava un idea stupida e che non avrebbe portato a niente, spostò il pigiama che aveva posato sul lavabo e guardò la scatola che era nascosta in mezzo.

-Che idea stupida... - bisbigliò rivolta al suo riflesso, si era lasciata convincere dalle parole di Sara, quella ragazza aveva il potere di farle fare le cose più stupide: come farla andare alla festa degli ex alunni, ora come qualche mese prima l'aveva convinta con solo poche parole a spendere metà del suo ex stipendio, ex visto che quando Isabel aveva soffiato la compagnia a Oliver l'aveva poco gentilmente messa alla porta, per comprare quello.

-Al diavolo! - aprì la confezione e tirò fuori il nuovo acquisto: un babydoll di raso verde con il pizzo nero e con il perizoma coordinato, ci aveva messo un ora a trovarlo, ma come l'aveva visto ne era rimasta affascinata: il raso era morbido e il verde era lucido ma intenso, non era un verde slavato, ricordava molto il colore del completo di Arrow, anche il perizoma, quasi completamente trasparente: visto che era fatto di pizzo era dello stesso coloro, con alcuni ricami neri che richiamavano il gioco che c'era all'altezza del seno, lasciò cadere l'asciugamano a terra e in un momento di decisione si infilò il completino.

Oliver era in camera e aveva chiuso gli occhi, aveva provato ad addormentarsi, ma senza Felicity accanto a lui prendere sonno non era facile, quella sera Felicity ci stava mettendo più del solito a prepararsi per la notte, finalmente sentì la porta aprirsi e richiudersi, i passi leggeri di Felicity erano facilmente udibili nel silenzio della stanza.

-Ci hai messo una vita.. - borbottò muovendosi appena verso di lei, tenendo però gli occhi chiusi.

-Scusa, se avevi sonno potevi dormire... -rispose lei, se fosse tornata in camera e l'avesse trovato addormentato sarebbe stata la volta buona che lo uccideva.

-La prossima volta...- Felicity scivolò sotto le coperte, Oliver allungò il braccio cercando il copro di lei, Felicity si tirò indietro incerta, i dubbi erano tornati, si sentiva ridicola, ma ormai era troppo tardi, facendosi coraggio si allungò verso Oliver.
Oliver sentendola allontanarsi si era preoccupato, poi l'aveva sentita tornare verso di lui e allora si era rilassato, avvolse il braccio attorno al fianco di lei e percepì qualcosa di diverso, non stava toccando il solito pigiama di cotone, il tessuto era fresco e liscio, la mano salì verso il braccio e poi tornò già lungo il fianco fino a trovare la fine dell'indumento e l'inizio delle gambe.

-Che accidenti... - borbottò aprendo gli occhi per poterla guardare, nonostante la poco luce che filtrava dalla finestra Oliver vedeva chiaramente Felicity, si stava mordicchiando il labbro aspettando che lui dicesse qualcosa. Lo sguardo di Oliver scivolò lungo tutto il suo corpo, un sorriso si formò sulle labbra senza che lui potesse fare niente per nasconderlo, Felicity era li tra le sue braccia con addosso un babydoll di raso verde e di pizzo nero ed era bellissima, imbarazzata ma calda e sensuale come mai l'aveva vista.

-Felicity... - iniziò lui, ma dovette interrompersi, non aveva idea di cosa dire, la sua mente aveva difficoltà a formulare una frase a senso compiuto, soddisfatta da quella reazione Felicity si fece più audace e si avvicinò a Oliver.

-Ti piace? - gli chiese all'orecchio prima di lasciargli un bacio proprio dietro l'orecchio, sentì Oliver deglutire rumorosamente e annuire con la testa mentre lei continuava a dargli caldi baci sul collo.

-L'ho preso verde... - continuò lei strusciando il naso contro il collo, le mani di Oliver le si erano fermate su i suoi fianchi accarezzandole la pelle sotto la stoffa.

-Felicity fermati... - borbottò lui cercando di allontanarla, ma questa volta Felicity fu più veloce di lui, aiutata dalla stoffa scivolò via dalla sua presa e riuscì a mettersi sopra di lui.

-No... non voglio fermarmi Oliver... - unì le loro bocche con un movimento dolce ma deciso, Oliver rispose al bacio tirandola ancora più vicino a lui, i suoi buoni propositi di non fare l'amore con lei andarono a farsi benedire, passò le mani sotto all'indumento accarezzandole la schiena. Felicity sospirò di piacere contro le labbra di Oliver, le mani del ragazzo erano grandi e calde e le stavano disegnando piccoli arabeschi su tutta la schiena facendola fremere di piacere.

-Non ti fermare... Non voglio, ti amo Oliver, ti amo da morire... - esclamò di getto lei, Oliver rimase immobile a fissarla, non glielo aveva mai detto, lui lo aveva ripetuto molte volte, ma lei non aveva mai detto cosa provava per lui, sentirle dire che lo amava accese ancora di più il suo desiderio e gli ultimi freni saltarono, la portò sotto di se e iniziò a torturarla, la ricoprì di baci e si soffermava nei punti più sensibile, Felicity sotto di lui si dimenava e si tendeva cercando di ottenere di più, Oliver però andava piano gustandosi le situazioni, non voleva correre, voleva che Felicity ricordasse quella sera per sempre.

-Oliver... -

-Sono qui... - rispose lui baciandola dolcemente prima di sfilarle il completino.

 

 

La mattina dopo Felicity si svegliò nel suo letto, allungò un braccio cercando il corpo caldo di Oliver accanto a lei senza però trovarlo, si voltò e trovò il letto vuoto, disorientata da quella situazione si mise seduta tirandosi le coperte al petto, Oliver non era nella stanza e non era nemmeno in bagno, visto che non sentiva alcun rumore provenire da li.

-Se ne andato... - borbottò, la gola le si era chiusa, le mancava l'aria e si sentiva soffocare era riuscita a dirgli che lo amava e lui se ne era andato senza dirglielo e senza lasciare un messaggio. Seduta sul letto con le coperte strette tra le mani Felicity stava cercando di non crollare, non poteva spezzarsi ora la situazione era già abbastanza pericolosa e difficile senza dover aggiungere anche quel suo stato emotivo, Felicity stava cercando di capire cosa fare, i suoi pensieri erano però inconcludenti e lei si sentiva persa in quel caos, due labbra morbide e calde si posarono sulle sue con dolcezza.

-Ehy, ti sei svegliata...- gli occhi azzurri di Felicity si spostarono dalla coperta alla figura che seduta sul letto davanti a lei le sorrideva dolcemente.

-Oliver? - chiese sorpresa la giovane.

-Chi pensavi che fossi? - Oliver si accigliò vide le mani di lei stringere la coperta e portò la sua mano sulle di lei cercando di allentare la presa.

-Ehy guardami... - la bionda aveva distolto lo sguardo interrompendo così il contato visivo tra loro, Oliver portò la mano libera sotto al mento e la costrinse a guardarlo nuovamente.

-Pensavi me ne fossi andato? - chiese, la bocca gli era diventata improvvisamente secca e sentiva qualcosa di pesante sullo stomaco mentre aspettava la risposta di lei, la vide annuire lentamente mordicchiandosi il labbro.

-Non ti ho visto e io... - rispose, Oliver sospirò pesantemente prima di avvolgerla tra le sue braccia tirandola a se, la tenne stretta fino a che non la sentì rilassarsi e abbandonarsi completamente tra le sue braccia.

-Dannazione Felicity, basta! Smettila di avere paura che me ne vada... Non vado da nessuna parte, sono qui e ci rimango qualunque cosa accada non me ne andrò. - le mani di Felicity che fino a quel momento erano rimaste inermi sul letto si strinsero attorno a Oliver mentre affondava il volto contro la spalla.

-Guardami... - Felicity spostò leggermente la testa senza però staccarla dalla spalla di Oliver.

-Ero solo andato a preparare la colazione... - le spiegò lui sorridendole e indicando il vassoio che era posato sul comodino.

-Non abbiamo tempo per la colazione Robert e H... -

-Sono già andati a scuola, li ha portati Dig... - sorrise vedendo lo sguardo sorpreso di Felicity.

-Dormivi così profondamente che non ho voluto svegliarti, Dig si è offerto di portali a scuola e loro ci sono andati contenti. - spiegò lui mentre iniziava a darle piccoli baci sul collo, Felicity sorrise felice, le piacevano quelle attenzioni da parte di Oliver e avrebbe fatto di tutto per non farle finire mai, lentamente la fece sdraiare mentre lui la seguiva giù, ora che la luce del sole filtrava dalle tende Oliver poteva vedere Felicity e apprezzare il completino che la giovane aveva comprato.

-Il verde ti sta veramente bene... - borbottò lui osservandola attento, il bionda non poté non arrossire, sentiva gli occhi di Oliver scorrergli addosso e questo la imbarazzava, il sorriso di Oliver si allargò ancora di più notando il suo rossore, prima comprava il completino e lo tentava e poi arrossiva come una liceale.

-Cosa hai da sorridere in quel modo? - chiese lei risentita da quel sorrisetto.

-Tu mi fai sorridere... -

-Non è carin... - Oliver ancora una volta bloccò il flusso di parole con un bacio, erano li sul letto e si stavano baciando gustandosi quel raro momento di calma quando il tablet di Felicity iniziò ad emettere un suono fastidioso.

-Alzati Oliver è successo qualcosa! - sibilò lei staccandosi dal ragazzo, Oliver però non era intenzionato a muoversi da li sopra, Felicity riuscì a liberarsi dalla presa di Oliver e a scendere dal letto recuperando il tabled posato vicino al letto.

-Felicity... - si lamentò lui, erano solo le dieci del mattino, quale gravissimo danno poteva essere successo.

-Oliver, c'è stato un furto allo stabilimento dei laboratori S.T.A.R. ...- spiegò lei accigliandosi, qualcuno era entrato e aveva rubato qualcosa che però non veniva specificato.

-E quindi? - chiese Oliver senza prestare molta attenzione a quello che gli stava dicendo, i suoi occhi si erano fermati sulle gambe scoperte di Felicity e li erano rimasti.

-Oliver! Mi stai ascoltando? - sentendole alzare la voce il giovane distolse lo sguardo e lo portò sul volto della giovane che appariva molto scocciata dal suo comportamento.

-Come? -

-Oliver, hanno rubato ai laboratori S.T.A.R.! - ripeté lei come se quella dovesse far capire a Oliver qualcosa.

-Oh mio Dio, Oliver! Abbiamo fatto salta il reparto di scienze applicate della Queen Consolidated, qualunque cosa stesse cercando Slade potrebbe averlo trovato alla S.T.A.R.! - spiegò lei posando il tablet, dovevano andare subito allo stabilimento e capire cosa avessero rubato, Felicity uscì dalla camera e si chiuse in bagno mentre Oliver si buttava sul letto scocciato.

-Ma perché non poteva aspettare qualche ora che gli costava! - borbottò rivolto al soffitto.

 

***

 

Il viaggio allo stabilimento S.T.A.R. fu un fallimento, nonostante le conoscenze di Felicity, il team arrow non ebbe le informazioni che cercava, il materiale custodito era top secret e i due ragazzi non poterono rivelarle niente. Frustrata e un po' scocciata Felicity decise di aggirare il problema facendo quello che le riusciva meglio, iniziò ad hackerare il sistema informatico dei laboratori sperando di scoprire cosa fosse scomparso.

-A che punto sei? - le chiese Oliver, la ragazza continuava a digitare parole e segni incomprensibili al ragazzo senza rispondere, quando era in modalità hacker difficilmente qualcosa riusciva a penetrare la sua concentrazione, le posò una mano sulla spalla distogliendola così da quello che stava facendo.

-Cosa? - chiese lei smettendo di digitare i suoi codici e osservando Oliver.

-Dicevo, a che punto sei? - ripetè lui divertito.

-Sono dentro, sto cercando i progetti di quello che hanno rubato.- gli rispose.

-Pensi di poter lavorare da casa? - Oliver guardò l'orologio controllando l'ora, tra qualche ora dovevano andare a prendere i bambini e non potevano lasciarli soli in casa.

-No, ho bisogno dei computer, da casa non potrei fare nulla... Chiamo Clara la babysitter andrà lei a prenderli. -

-E' la ragazza che li ha lasciati a scuola quando loro hanno solo finto di entrare? - Felicity annui smettendo di cercare il numero della ragazza, si era dimenticata di quel fatto, ultimamente erano sempre andati loro a prenderli o Diggle, e tutto ciò le era passato completamente di mente.

-Senza offesa ma non mi fido molto... - continuò lui.

-Okay allora chi vuoi mandare? - Oliver si trovò arreso, loro non potevano andare e non potevano mandare nemmeno Sara o Diggle in caso Felicity avesse trovato Slade c'erano bisogno di tutti loro per fronteggiarlo.

-Okay chiamala, ma rimane che non mi fido molto di lei. -

Sistemato il problema bambini, Felicity tornò a cercare i dati che le servivano mentre Oliver era tornato alla salmon ladde ad allenarsi, Felicity lanciò diverse occhiate al ragazzo gustandosi la vista degli addominali scoperti e del fisico statuario.

-Ti consumerai gli occhi a forza di fissarlo... - una voce divertita glielo bisbigliò all'orecchio facendola sobbalzare, quando si voltò trovò Sara accanto a lei che ridacchiava all'espressione colpevole dell'amica.

-Sara! - la riprese lei arrossendo, era stata beccata in flagrante a guardare Oliver allenarsi.

-Beh non che non ti capisca, ma il computer si è fermato... Che roba è? - chiese osservando attentamente lo schermo cercando di capire cosa fosse l'immagine apparsa.

-E' un biotrasfusore... - disse aprendo il file dove c'era riportato in dettaglio le caratteristiche e i vari utilizzi che si potevano fare con l'oggetto.

-Cosa sarebbe di preciso? - Felicity sobbalzò nuovamente, non si era accorta che anche Diggle era arrivato al covo e che si era messo accanto a lei.

-Consente di effettuare una trasfusione di sangue da un paziente a più pazienti... - spiegò leggendo rapidamente il contenuto del file.

-Potrebbe essere utilizzato per sintetizzare il mirakuru e trasformare i prigionieri in una squadra di assassini super potenziati? - la bionda si voltò di scatto trovando Oliver ancora a dorso nudo dietro di se che guardava lo schermo.

-Vi devo attaccare una campanella al collo a tutti e tre! Smettetela di muovervi così silenziosamente! Comunque Oliver, si lo può fare deve fare qualche modifica, ma è fattibile, anzi sarebbe il macchinario a metabolizzare il mirakuru evitando così banali controindicazioni come la morte. - spiegò Felicity cercando di sdrammatizzare quella situazione che si stava facendo sempre più assurda.

-Una cosa del genere potrebbe indebolirlo o anche ucciderlo... - intervenne Dig.

-Meglio, se è debole potremmo ucciderlo, come facciamo a trovarlo? -

-Un macchinario del genere consuma molta elettricità quando lo accende sapremo dove è. - spiegò Felicity digitando alcuni comandi perché il computer gli avvertisse in caso di un insolito picco di elettricità.

-Non posso stare qui a non fare niente... - l'inattività per Oliver era frustrante, gli esercizi non riuscivano a calmarlo doveva fare qualcosa, doveva provare il tutto per tutto, così uscì dal covo seguito a ruota da Diggle e dallo sguardo delle due ragazze che preoccupate speravano che non andasse in cerca di guai.

Rimaste sole al covo, Sara si sedette su una sedia scivolando vicino a Felicity.

-Allora? - la incitò guardandola curiosa.

-Allora cosa? Anzi hai notizie di Roy? - il ragazzo era scomparso dopo il rapimento di Thea e nessuno ne aveva più avuto notizie, il giorno prima Sara si era proposta di andarlo a cercare o almeno di andare a chiedere notizie su di lui, Felicity era preoccupata per il giovane, anche se era abbastanza grande da badare a se stesso e non aveva problemi a distruggere tutto con un solo tocco, il mirakuru non era facile da gestire da solo, aveva bisogno di loro per non perdere il controllo.

-Ho chiesto a Sin se l'aveva visto, ma mi ha detto di no... comunque terrà gli occhi aperti e chiederà in giro, non ti preoccupare Felicity, starà bene. Ora parliamo di cose serie, ci sei riuscita? - il sorriso malizioso sulle labbra di Sara fece arrossire nuovamente Felicity, sapeva a cosa stava alludendo l'amica, ma per lei parlare di certe cose senza balbettare o arrossire non era facile.

-Felicity, sono io Sara, la tua amica, la zia acquisita dei tuo bambini... non devi vergognarti di me e ti ricordo che ho testato anche io Oliver. -

-Sara stavi con lui fino a qualche giorno fa! - le ricordò lei, ora che ci pensava si sentiva quasi incolpa nei confronti dell'amica, i due si erano lasciati da così poco tempo e lei si era subito avventata su Oliver.

-Oddio Felicity, non ci pensare nemmeno! Io e Oliver non abbiamo mai nemmeno iniziato veramente. Non sentirti in colpa anzi dimmi che ti stai godendo Oliver in tutti i sensi! -

-Okay va bene, si! Ma non voglio parlarne. - le rispose mentre si alzava e si allontanava dalla scrivania sperando che la bionda non notasse la sua faccia andare a fuoco, Sara scoppiò a ridere mentre la guardava allontanarsi da lei.

 

***

 

Il biotrasfusore fu messo in funzione solo nel tardo pomeriggio, trovando Felicity ancora al covo in attesa del segnale.

Oliver dopo essere uscito dal loro nascondiglio insieme a Diggle era andato alla compagnia a parlare con Isabel sperando di convincerla a farsi dire dove si trovasse Slade, la donna però non gli disse nulla sul suo ex amico, ma gli raccontò quello che c'era stato tra lei e Robert, suo padre, Oliver rimase sorpreso di sapere che Robert era stato sul punto di abbandonare la sua famiglia per rifarsi una vita con quella donna, se non fosse stato per Thea che si era fatta male cadendo da cavallo, Robert sarebbe partito con Isabel senza nemmeno salutarlo, era stato un duro colpo da mandare giù, ma l'idea che fosse rimasto nonostante sapesse che Thea non era figlia sua gli dava una speranza per poter parlare con Thea.

 

Fuori dal Verdant Oliver aspettava l'arrivo della sorella la quale aveva accettato di incontrarlo, anche se vista l'espressione e il passo marziale con cui si stava avvicinando non considerava quella una visita di piacere.

-Cosa c'è?- chiese lei scocciata, era ancora arrabbiata con Oliver e con sua madre, perché entrambi non capivano che non era più una bambina e che non aveva bisogno di essere protetta.

-Grazie per aver accettato di parlarmi... - iniziò Oliver sorridendole.

-Tu devi parlare io devo ascoltare. -

-Ho tante cose da dirti... - iniziò lui, non sapeva esattamente da dove iniziare, voleva dire le cose nel modo giusto evitando di farla arrabbiare o di ferirla ancora più di quanto già non fosse.

-Tu adesso pensi che... - il cellulare iniziò a squillare proprio in quel momento, disturbando il discorso di Oliver che infastidito rispose al telefono.

-Sono occupato, Felicity! - sibilò lui, le aveva detto quanto tutto quello era importante eppure lo stava chiamando ugualmente.

-Lo so e mi dispiace dirtelo, ma c'è un picco di energia... o qualcuno ha attaccato il phone più grande del mondo o Slade ha acceso il biotrasfusore, il suo ciclo ho una durata precisa tra i trenta e i quaranta minuti al massimo... - si interruppe un attimo trovando il coraggio per dirgli quello che pensava.

-Ti sembrerò egoista ma... Non andare Oliver, se non fai firmare a Thea quei documenti la tua famiglia perderà tutti i suoi averi, ma soprattutto se non parli con lei potresti perderla...- a lei non interessava se Oliver avesse mantenuto i suoi soldi o no, a lei interessava solo che lui chiarisse la situazione con la sorella.

-Se non fermo Slade le persone perderanno molto di più.... - chiuse la chiamata e si voltò per scusarsi con la sorella, ma lei se ne era già andata.

Mentre il team Arrow al completo percorreva la città pronto a fermare Slade, Felicity decise di fare qualcosa per Oliver.

Felicity lasciò che la porta dell’uscita secondaria del Verdant si chiudesse dietro di lei con un lieve rumore, in quel momento ringraziò mentalmente Diggle per aver aggiunto la molla così che la porta non sbattesse più provocando quel frastuono che ogni volta la spaventava a morte.

Salì in macchina sedendosi sopra un maledetto giocattolo che Robert aveva abbandonato sul seggiolino, lo lanciò dietro ignorando dove fosse finito, più tardi avrebbe fatto un discorsetto a suo figlio sulla sua dannata capacità di seminare ogni oggetto che lui possedeva, ma ora doveva andare a prenderli.

Continua...

eccomi!
la voglio di aggiornare oggi scarseggiava e quindi vi chiedo scusa!!!
ho detto che questo era il mio capitolo preferito ed è ancora così. Felicity che prende in mano la situazione e segue i consigli di Sara è bellissima!!
_"prima comprava il completino e lo tentava e poi arrossiva come una liceale" ce la vedo bene! xD scusate ma questa scena mi è sembrata molto adatta a lei.
lo so che visto che bene o male il finale si sta avvicinando e quindi ce di mezzo il telefilm vi sembreranno capitoli un po' leggeri, ma sto facendo del mio meglio per discostarmi dalla storia del telefilm così da rendere la ff più interessante!

Mi auto pubblicizzo
per chi si fosse perso le storie di natale
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2957825 -> canto di Natale
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2959454&i=1 -> What really my special christmas

un bacione
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 27: farai sempre parte di questa famiglia ***


 

Capitolo 27

-Mamma dove andiamo? - chiese Hope guardando la strada fuori dal finestrino, non erano mai stati in quella zona della città e non riusciva a capire dove fossero diretti.

-Devo parlare con una persona... - spiegò la donna alla figlia, svoltando rapidamente in una stradina stretta.

-Ma papà lo sa? - chiese Robert distogliendo gli occhi dal gioco che aveva trovato in macchina, gioco che secondo lui doveva essere andato perso.

-No, non lo sa. - rispose mordicchiandosi il labbro nervosamente, l'idea le era venuta così improvvisamente che non le era sembrato il caso di avvertire Oliver, anche perché in quel momento era impegnato in qualcosa di molto pericoloso.

-Ma si arrabbierà? - chiese ancora Robert, Felicity aveva fermato la macchina e si stava preparando a scendere.

-Spero di no! Scendete, su bambini veloci. -

Ferma davanti all'entrata del Verdant Felicity prese un respiro profondo prima di entrare insieme ai suoi figli. Il locale era ancora chiuso, ma le luci erano accese e c'erano già alcuni dipendenti che preparavano il posto per l'apertura.

-Siamo ancora chiusi. - le disse una cameriera fermandosi davanti a lei e scoccando un occhiata stranita ai due bambini.

-Lo so, sto cercando Thea Queen... - i due bambini guardarono la madre sgranando gli occhi, quello era il cognome di loro padre quindi la ragazza che cercavano doveva essere imparentata con loro in qualche modo.

-E lei sarebbe? - Felicity roteò gli occhi, quella ragazza le stava veramente infastidendo.

-Felicity? - il gruppetto si voltò verso le scale che la giovane Queen stava scendendo.

-Buoni qui e non vi muovete, non date fastidio, a malapena vi voglio sentire respirare... - disse rivolta ai figli, prima di superare la cameriera e incamminarsi verso Thea che la stava raggiungendo.

-Ciao, come stai? - chiese incerta Felicity ora che era li faccia a faccia con la ragazza si sentiva un intrusa in quella situazione.

-Ciao, me la cavo... come mai sei qui? - chiese genuinamente sorpresa.

-Volevo parlarti... -

-Ti manda Oliver vero? - ora la mora era irritata.

-No, non sa che sono qui... Oliver fa cose che non sempre si possono capire, molte volte mi chiedo se l'isola non lo abbia trasformato per sempre in qualcosa di diverso: e la risposta che mi do tutte le volte è si...- ammise guardandola negli occhi, entrambe volevano credere che Oliver fosse lo stesso ragazzo che era partito col padre, ma ormai era inutile negarlo, quel ragazzo non esisteva più.

-Oliver non è più il ragazzo che è partito con vostro padre. Ma una cosa di quel ragazzo è rimasta, l'amore e l'affetto che prova per te. - continuò, il suo parlare a macchinata in quel momento le stava facilitando il lavoro, Thea non aveva la possibilità di fermarla.

-Felicity... - tentò la giovane.

-Lo so che sei adulta e che vuoi essere trattata così, ma per Oliver sarai sempre la sua sorellina che gli correva in camera mentre lui cercava di studiare. Sono cresciuta, ho due figli ma per mia madre sono ancora una bambina da proteggere. - in quel momento si chiese se sarebbe riuscita a far ragionare Thea a farle capire che nessuna famiglia era perfetta.

-Loro mi hanno mentito. -

-Le bugie fanno male quando vengono rivelate, ma molte volte la paura di quello che la persona potrebbe pensare di te, o la paura di ferire qualcuno a cui tieni ti costringe a mentirle. Ho guardato due anni tuo fratello negli occhi e non gli ho mai detto che mi conosceva e che era padre di quelle due pesti la che tra l'altro ti stanno demolendo il locale... - spiegò Felicity scoccando un occhiata di fuoco ai gemelli che smisero immediatamente di correre immobilizzandosi come due statue.

-Sono...-

-Sono i tuoi nipoti... So che Oliver ti aveva promesso di farteli conoscere, sono un po' rumorosi, ma innocui, sono impazienti di conoscere la loro zia. -

-Io non sono veramente... - iniziò la ragazza, lei non era una vera Queen, era una Merlyn, non si sentiva veramente la zia di quei due bambini che da lontano la stavano squadrando e parlottavano tra loro sorridendo e annuendo.

-Chiamano zia anche Sara e Diggle, loro hanno meno diritto di te ad avere quel nome. Una famiglia non è formata da vincoli di sangue è formata dall'amore tra le persone. Oliver ti vuole così tanto bene e questo lo porta a fare scelte stupide. -

-Oliver ha sempre fatto scelte stupide. - ammise Thea guardandola, Felicity dovette annuire, non poteva dire il contrario, Oliver non aveva mai brillato per la sua intelligenza, ma ultimamente era migliorato molto.

-Thea, so che tuo padre sapeva che tu non eri sua figlia, ma ti amava, ti amava tantissimo. Stava per andarsene con Isabel quando ha saputo che ti eri fatta male e allora l'ha mollata li ed è corso da te, perché lui ti voleva bene, non sarà stato il tuo padre biologico, ma è stato colui che ti ha cullato e coccolato fino a che non gli è stata portata via questa possibilità. Puoi non essere una vera Queen, ma farai sempre parte di questa famiglia. - Thea annuì, non sapeva bene cosa dire, il discorso di Felicity era arrivato dritto al suo cuore e l'aveva sciolto, quella ragazza aveva ragione, la famiglia non era basata sul sangue, ma sull'amore tra chi la componeva e lei nonostante tutto voleva bene a sua madre e a suo fratello.

-Posso conoscerli? - chiese indicando con la testa i due che avevano ripreso a correre per il locale.

-Se rompono qualcosa paga Oliver! - disse mettendo così le mani avanti in caso i due avessero fatto danni ingenti.

-Non ti preoccupare. -

-Fermatevi che devo presentarvi una persona. - i due bambini si fermarono e corsero davanti alle due ragazze, gli occhi di entrambi brillavano guardando la ragazza, c'era aspettativa e amore incondizionato, anche verso Thea che ancora non conoscevano.

-Lei è Thea la sorella di Oliver... - spiegò Felicity ai due bambini.

-Loro invece sono Hope e Robert, dite ciao a vostra zia! - i due urlarono un ciao prima di saltarle addosso con entusiasmo, se Felicity non fosse stata capace di far cambiare idea alla ragazza l'amore e l'affetto che avevano appena dimostrati i due bambini l'avrebbe certamente convinta.

-Ti possiamo chiamare zia Thea? - chiese Robert sfoderando un sorriso con qualche dente in meno.

-Certo. -

-Che bei capelli! Li voglio anche io così. - esclamò Hope toccando i capelli mossi della ragazza e accostandoli ai suoi.

-I riccioli te li posso fare un giorno, però devi avere pazienza ci vuole un po' per farli. - Hope annui contenta, conquistare quei due era veramente facile oppure erano i Queen ad essere dannatamente bravi a capire come fare.

-Scusate un attimo devo rispondere. - prese il cellulare dalla borsa e si allontanò di qualche passo dai tre che rumorosamente stavano facendo conoscenza.

-Oliver? - chiese preoccupata, sapeva che l'avrebbe chiamata appena avessero finito la missione, ma ora aveva paura di sapere il verdetto.

“Stiamo tutti bene... più o meno...” la voce era tranquilla e calda e questo rassicurò Felicity, ma il più o meno l'aveva messa sull'attenti.

-Che è successo? - chiese con una punta di panico nella voce.

“Sei ancora al covo?” lei si guardò attorno pensierosa, in teoria era sopra al covo, ma come avrebbe potuto andare al piano di sotto, non aveva idea di dove lasciare i figli, poi l'illuminazione e sorrise.

-Si! - rispose prima di chiudere il cellulare e tornare verso i tre.

-Thea, so che è un piacere enorme da chiederti ma... Ti va di guardare i due? Solo per un oretta, massimo un ora e mezzo. -

-Io non so, non sono mai stata con dei bambini... - rispose incerta la ragazza.

-Faranno i bravi... - rispose lei mentre cercava le chiavi di casa.

-Se te la senti, queste sono le chiavi di casa tornerò presto. - le promise, Thea guardò prima le chiavi e poi i due nipotini che la guardavano contenti, come poteva rifiutarsi: quelli erano i suoi nipoti e a loro non interessava se lei era figlia di un pazzo assassino o no.

-Va bene, ma torna presto. -

-Non ti preoccupare. - Felicity le diede la via di casa e anche le chiavi della macchina, lei sarebbe tornata a casa con Oliver non ne aveva bisogno.

 

***

Al piano sotto al club Felicity camminava in su e in giù come un animale chiuso in gabbia cercando di scaricare la tensione che la stava uccidendo, aspettare i tre amici quella volta era più difficile che mai, quando sentì la porta aprirsi si voltò Sara era entrata per prima e faceva strada ai due uomini dietro che sorreggevano Roy privo di sensi.

-Che accidenti gli è successo? - chiese Felicity facendosi da parte e andando a recuperare la roba del pronto soccorso.

-Slade ha usato lui per sintetizzare il mirakuru. - spiegò Oliver mentre lo posava sul tavolo.

-Il polso è debole, non so come funziona il biotrasfusore, ma ha bisogno di essere portato in ospedale. -

-Non possiamo portarlo, gli farebbero le analisi e scoprirebbero del mirakuru. - Dig guardò il ragazzo, toccava a loro assicurarsi che non morisse per colpa di Salde. Oliver estrasse una fiala con un liquido verde fluorescente e la passò a Felicity che la prese con attenzione.

-E' quello che penso che sia? - chiese lei.

-Si è il mirakuru... dobbiamo sintetizzare la cura. -

-Oliver noi non siamo capaci e poi non è detto che esista! - rispose Felicity fissando la piccola fiala.

-Esiste Ivo era riuscito a ottenerla. -

-Okay me ne occupo io. - c'era un solo posto dove poteva andare a chiedere un favore del genere ed era sicura che sarebbe riuscita a ottenerlo senza troppe domande.

 

***

 

-Sei sicura che ci possiamo fidare? - chiese Oliver per la milionesima volta a Felicity, avevano lasciato la fiala di mirakuru ai laboratori S.T.A.R. alle stesse persone che quello stesso giorno non si erano fidate di loro, Oliver non sembrava molto contento della scelta fatta da Felicity.

-Oliver a me non riesce, a Dig non riesce, a te nemmeno e per Sara è un procedimento troppo avanzato nonostante Ivo le abbia insegnato qualcosa non è così brava. Non possiamo rischiare. - Caitlin Snow era una scienziata geniale e una genetista brillante sarebbe riuscita a trovare la cura e gliela avrebbe consegnata permettendo a loro di sconfiggere Slade.

-Si Oliver, si! Ci possiamo fidare di Caitlin. Ora entriamo e mangiamo che sto morendo di fame. - rispose esasperata Felicity, capiva che era una cosa importante e non l'avrebbe affidata alla ragazza se non fosse stata sicura che fosse all'altezza del compito.

-Che pace. - esclamò Oliver entrando in casa.

-Ah già, mi sono dimenticata di dirti una cosa... - iniziò Felicity titubante, con il ritrovamento di Roy e la provetta di mirakuru si era dimenticata di dirgli che in casa con i bambini c'era Thea e non la baby sitter.

-Mamma! Papà! - sentendo le voci dei genitori i bambini corsero verso la porta seguiti da Thea che sorrideva divertita.

-Papà! La zia è una forza! -

-La zia? - Oliver alzò lo sguardo dai figli e trovò Thea che gli sorrideva timidamente.

-Ciao Ollie... - lo salutò lei rimanendo ferma.

-Bambini con me a lavarvi le mani su andiamo. - Felicity spinse i bambini nell'altra stanza lasciando i due fratelli Queen a parlare tra loro.

 

-Mamma ma papà non lo sapeva? - chiese Robert entrando in bagno dopo aver sbirciato il padre e la zia che nell'ingresso parlavano a bassa voce.

-No, mi sono dimenticata di dirglielo... - rispose lei sospirando.

-Sei nei guai? - chiese Hope pensierosa, quando loro si dimenticavano di dire qualcosa di importante finivano sempre nei guai, però non era convinta che la situazione potesse valere anche per la loro madre.

-Spero di no. -

Felicity se ne andò in camera a cambiarsi seguita dai bambini che saltellavano entusiasti.

-Adesso silenziosamente, andiamo in cucina e prepariamo la tavola, io e papà abbiamo comprato la cena... Trasformiamoci in tre ninja!-

-Io voglio essere Arrow! - ribattè subito Robert, Felicity guardò il soffitto e borbottò silenziosamente.

-Siate quello che volete: pesci, ninja, Arrow, basta che siano persone silenziose e che passino inosservate! - muovendosi di soppiatto i bambini si avviarono verso la cucina, quello era un gioco che piaceva tanto alle due pesti, era un modo per fargli stare in silenzio e farli divertire, Felicity guardò Robert camminare sulle punte dei piedi e appiattirsi contro il muro cercando di nascondersi, anche Hope giocava volentieri a quel gioco e Felicity aveva scoperto che quello non l'aveva preso da lei, la piccoletta si muoveva con la stessa grazia di un gatto, saltellava in qua e la silenziosamente e velocemente.

-Bravissimi, siete stati tutti e due bravi! -

-Mamma, ma resta anche la zia a cena con noi? - chiese Robert mentre prendeva i piatti.

-Dovete chiederglielo. -

-Andiamo! -

-Però prima di andare di la assicuratevi che non stiano parlando ancora! -

 

Oliver si era fermato nel corridoio e fissava sua sorella che poco lontano da lui lo stava fissando, non si aspettava di trovarla li a giocare con i suoi figli, questo sicuramente era dovuto a Felicity.

-Cosa... cosa ci fai qui? -

-Felicity è venuta al club per farmi conoscere i bambini, poi ha avuto un emergenza e mi ha chiesto se potevo tenerli per un po'... - spiegò Thea.

-Ti hanno fatto impazzire? -

-No, sono fantastici. Ollie, sono veramente contenta per te.- rispose sinceramente.

-Thea, mi dispiace, mi dispiace veramente.-

-Ollie, dispiace anche a me... - fece Thea avvicinandosi, sembrava veramente dispiaciuta e lui lo era ancora più di lei.

-So che non sei una bambina, ma non volevo farti soffrire, non volevo che pensassi che tu non facevi parte della famiglia. -

-Lo so che lo fate per proteggermi, ma sono grande posso affrontare la verità, ti prego non mentirmi più. -

-Te lo prometto. - Thea si avvicinò al fratello abbracciandolo, nonostante tutta la rabbia che aveva provato, lui le era mancato e lei era mancata a lui.

-Grazie Ollie. -

-Siamo una famiglia. - fece lui.

-Si, siamo una famiglia! Ho firmato i documenti, ci riprenderemo la compagnia e tutto il resto. -

-Grazie. -

-Zia! - urlando a squarcia gola i due bambini corsero verso la nuova zia che già adoravano.

-Che succede? - chiese lei liberandosi dall'abbraccio del fratello e abbassandosi alla loro altezza.

-Rimani a cena con noi? - chiesero in coro i due, Thea guardava prima uno e poi l'altro stupendosi di quanto si somigliassero e di quanto entrambi fossero uguali sia a Oliver che a Felicity.

-Io beh... -

-Rimani con noi... - disse Oliver, gli sarebbe piaciuto averla li con loro proprio come una famiglia.

-Va bene, resto. -

-Portatela a lavarsi le mani che si mangia! - mentre i tre andavano in bagno Oliver se ne andò in cucina dove Felicity stava riscaldando il cibo che avevano comprato, era così concentrata sul cibo e non l'aveva sentito entrare, si chiese come faceva a isolarsi così tanto in mezzo a tutta quella confusione.

-Grazie. - le si era fermato dietro e le aveva parlato all'orecchio, Felicity sorrise rimanendo però concentrata su quello che stava facendo, l'aveva sentito arrivare, ma aveva preferito far finta di niente.

-Mi dispiace se mi sono impicciata di questa cosa, ma... - chiuse il fuoco e si girò per poterlo guardare.

-Mi dispiaceva, volevo aiutarti spero che tu non sia arrabbiato con me. - spiegò lei parlando a macchinetta.

-Felicity, ti ho appena ringraziato. Non sono arrabbiato, abbiamo chiarito e ha anche firmato i documenti. -

-Sono contenta. - Oliver si avvicinò catturando le labbra della giovane.

-Ti amo. -

-Anche io ti amo Oliver. - i due si baciarono nuovamente questa volta con molta più passione, avevano bisogno di dirselo e di ricordarselo a vicenda, perché entrambi avevano ancora troppe paure, ma sarebbero riusciti a sconfiggerle se fossero rimasti insieme.

-Ehy ci sono dei minori qui! - esclamò divertita Thea coprendo gli occhi ai due bambini.

-Scusate. - balbettò Felicity arrossendo.

-Non è certo la prima volta! -

-E' vero, papà bacia sempre la mamma!- i bambini non sembravano turbati dal loro scambio di effusioni, avevano preso bene quella nuova situazione anche Robert che non era partito benissimo si era affezionato a Oliver e non ne era più geloso.

-Come se la cava Ollie in versione padre? - chiese curiosa Thea mentre si sedeva accanto a Robert il quale da vero gentiluomo le aveva spostato la sedia.

-Stranamente se la cava bene. - ammise Felicity beccandosi un occhiataccia da parte del ragazzo.

-Cosa? Sembravi un orso, sempre scontroso e triste, scusa se non scommettevo su di te! - continuò sorridendogli, Oliver sapeva che stava scherzando glielo poteva leggere chiaramente in viso e poi gli aveva detto più volte che non aveva mai avuto dubbi sulla sua capacità di essere padre.

-Sei proprio un amore. -

-Voi invece siete stati bravi con la zia? - chiese Felicity cambiando abilmente discorso, i due si guardarono preoccupati poi sorrisero e annuirono.

-Due angioletti! - risposero in coro.

-Non vi credo nemmeno un po', non vi riesce dire le bugie e questo lo avete ereditato da vostro padre. Che avete combinato? -

-Ma niente! - rispose Robert, Felicity guardò Thea.

-E' caduta una cornice e si è rotta, mi dispiace. - ammise lei svelando il misfatto.

-Zia no! -

-Zitti, dopo guardo quale cornice avete distrutto e poi decido se mettervi in castigo o no. -

-Va bene... - borbottarono i due, mentre Felicity ridacchiava insieme a i due fratelli Queen, Thea sorrise quella famiglia era uno spasso e l'amore che quei due provavano l'uno per l'altra era immenso.

Continua...

Ecco a voi l'ultimo capitolo di quest'anno, tra una storia è un altra è quasi un anno che ci teniamo compagnia senza grandi interruzioni! ^_^ mi avete veramente spronato a scrivere come poche volte ho fatto quindi vi ringrazio di cuore.
come in molti avevano preannunciato, Felicity ha portato i gemelli da Thea sperando che cambiasse idea, infatti ce l'ha fatta, in molti mi avevano chiesto quando le due avrebbero interagito ed ecco arrivato il momento, spero vi sia piaciuto.
sto finendo i capitoli pronti e non è uno scherzo, sono bloccata al 29 ç_ç e non riesco ad andare avanti, spero di riuscire a chiudere la storia velocemente e soprattutto senza sospensioni, metto questo come proposito per l'anno nuovo v.v
che altro dire a si BUONA SERATA A TUTTI BUONA FINE E BUON INIZIO.
se volete lasciare una recensione sono sempre ben accette ^_^
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 28: il segreto di Hope ***


Eccoci con il primo capitolo del 2015, l'idea di farvelo leggere mi spaventa un po' non vorrei che a fine capitolo chiedeste la mia testa infilzata in un palo su i bastioni del castello come Robb Stark in Game of Thrones v.v
grazie

Capitolo 28

La situazione a Starling city era ormai degenerata, Slade aveva fatto un'altra mossa e questa volta a rimetterci era stata Moira, la famiglia Queen si era appena riunita promettendosi più sincerità reciproca quando Slade aveva speronato la macchina e aveva messo Oliver davanti alla scelta: salvare Thea o sua madre, Moira si era alzata in piedi e si era sacrificata per i suoi figli, il suo sacrificio era stato un duro colpo per Oliver e per Thea. Felicity aveva visto Oliver allontanarsi da lei e dai bambini chiudendosi nel suo dolore senza permetterle di alleviarlo almeno un po'.
Moira non era però l'unica cosa che era accaduta, Roy si era svegliato in uno stato di overdose da mirakuru il giovane non riconosceva nessuno e le loro parole non venivano registrate, il giovane era una palla impazzita che si muoveva senza una meta precisa, Sara aveva trovato come unica soluzione uccidere il ragazzo, trovandosi però in opposizione con Oliver il quale non voleva fermarlo uccidendolo, alla fine Arrow aveva sedato Roy e ora il giovane riposava sotto l'effetto del veleno di vipera al covo, mentre i laboratori della S.T.A.R. cercavano di sintetizzare l'antidoto. Sara rendendosi conto della decisione estrema che aveva preso aveva deciso di allontanarsi da Starling city, aveva bisogno di rivedere qualcuno e in sella alla sua moto era andata via.

 

Quella sera come ormai molte altre Felicity era sola a casa insieme ai bambini, Oliver si era trattenuto al covo e lei non era riuscita a fargli cambiare idea, aveva provato a convincerlo ad andare a prendere i figli insieme a tornare a casa e passare un po' di tempo con loro, staccare per un po' non gli avrebbe fatto male, ma quando prendeva una decisione non era facile smuoverlo. Sentì la porta aprirsi e i passi leggeri di Oliver risuonare per l'ingresso, anche quella sera era tornato a casa senza aver fatto nessuno sciocchezza, lentamente uscì dalla cucina per poterlo osservare, l'espressione triste e preoccupata era un peso per il cuore di Felicity, vederlo in quello stato la faceva preoccupare ancora di più.

-Ehy... - la salutò lui quando la vide ferma sulla soglia, cercò di sorridergli ma gli uscì solo una piccola smorfia.

-Hai fame? Ti ho lasciato qualcosa nel forno. - spiegò Felicity, Oliver si avvicinò e le baciò dolcemente la testa.

-Grazie. - lei era li, era sempre li per lui, qualunque cosa facesse lei gli sarebbe rimasta affianco avrebbe rispettato i suoi tempi e gli avrebbe dato quello di cui lui aveva bisogno.

-Oliver... So che stai male, ma non puoi isolarti in questo modo... - era il momento che capisse che non era più solo, aveva due figli e non poteva ignorarli solo perché ora stava male, loro avevano bisogno di lui.

-Mi dispiace... -

-MAMMA! - l'urlo di Robert la fece sobbalzare, gli urli in quella casa se ne sentivano anche troppi, ma in quello c'era qualcosa di diverso: c'era paura e questo mise in allarme subito Felicity che corse verso il salotto.

-Hope! - spiegò lui indicando la sorella che seduta in ginocchio per terra perdeva sangue dal naso.

-Vai da tuo padre, muoviti! - con una leggera spinta spedì Robert da Oliver mentre lei si precipitava da Hope e la prendeva in braccio andando verso il bagno.

-Tieni la testa dritta Hope mi raccomando. - prese l'asciugamano appeso e le tamponò il naso, sulla porta apparve Oliver che guardava le due preoccupato, in salotto c'era una vistosa pozza di sangue, il vestito chiaro era diventato rosso e l'asciugamano che era premuto contro il naso si stava sporcando rapidamente.

-Oliver prendi del ghiaccio dal frigo, presto. - intontito dalla situazione Oliver ci mise un attimo a muoversi, il suo sguardo era su Hope che pallida si appoggiava alla madre in cerca di sostegno.

-Oliver! - lo richiamò Felicity visto che il ragazzo non sembrava intenzionato a spostarsi di li.

-Hope... andrà tutto bene, ora papà arriva col ghiaccio e il sangue smetterà di uscire... - disse cercando di essere più calma possibile Felicity, sapeva che in qui momenti tutta l'intelligenza di Hope non serviva a nulla, il panico l'assaliva e come ogni bambina di cinque anni doveva essere rassicurata.

-Mamma... -

-Hai battuto? - chiese Felicity sperando che la piccola le dicesse di si, ma quella scosse la testa.

-Stavo giocando non me ne sono nemmeno accorta fino a che non mi è caduto sulle mani... - spiegò lei mostrando le dita sporche alla madre.

-Ora le laviamo okay. - sorrise e Hope sorrise con lei.

-Ecco il ghiaccio. - Oliver era tornato con in mano del ghiaccio avvolto in un panno, appoggiò l'impacco freddo sulla fronte della bambina e continuandole a tamponare il naso.

-Ce la fai ad aprire l'acqua? - Hope annuì e si allungò per arrivare al rubinetto infilò le mani sotto il getto freddo e iniziò a lavarle accuratamente.

-Felic...- Oliver era rimasto accanto a loro, si sentiva inutile e spaesato, non aveva mai visto Hope perdere sangue dal naso, non aveva mai visto nessuno dei suoi due figli stare male o avere qualche problema, vedere tutto quel sangue l'aveva bloccato, la sua piccola Hope sembrava ancora più piccola in mezzo a tutto quel rosso, Felicity invece non aveva battuto ciglio le era corsa in contro e l'aveva aiutata.

-Oliver stai con Robert per favore. - allontanato dal bagno Oliver si sentì messo da parte, si sentiva d'intralcio al lavoro di Felicity.

-Continua a stare dritta, si sta già fermando! - sentì dire da Felicity, nella sua voce c'era una sfumatura di sollievo e di tranquillità.

Oliver tornò in salotto sperando di trovare il bambino, ma Robert non era li, la macchia di sangue era in mezzo all'impiantito e spiccava a contrasto con il bianco del pavimento, ma la macchia poteva aspettare, uscì dal salotto e iniziò a cercare Robert, trovandolo in camera di Felicity rannicchiato in un angolo della stanza.

-Robert... - lo chiamò sedendosi accanto, il bambino si stringeva le ginocchia e fissava il pavimento davanti a i suoi piedi.

-Ciao... - fece lui fiondandosi tra le braccia di Oliver che si era accucciato accanto a lui, Oliver lo abbraccio tirandolo a se.

-Tua sorella sta bene, succede che esca sangue dal naso... - cercò di spiegargli Oliver, ricordava che anche a lui quando era piccolo ogni tanto accadeva, ma non era una cosa grave, certo tutto quel sangue aveva scombussolato anche lui, ma comunque non era una cosa grave.

-A Hope succede spesso... - spiegò Robert imbronciato.

-Spesso? - chiese, Robert annuì. Felicity e Hope uscirono dal bagno e andarono verso la camera, i due le sentirono camminare e parlare a bassa voce per il corridoio, Hope ridacchiava e Felicity continuava a parlare di qualcosa che non riuscivano a capire.

-Andiamo a vedere come sta? - propose Oliver, Robert scosse la testa scivolando via dal padre e nascondendosi sotto il letto della madre, Oliver guardò il bambino nascondersi, inutili furono le sue parole per convincerlo ad uscire dal suo nuovo nascondiglio, sconfitto dal suo insuccesso se ne andò da Felicity sapendo che lei sarebbe stata più brava.

-Ora stiamo un po' sulla sedia a dondolo... - Hope si era accomodata su una grande sedia di vimini, il vestitino era stato tolto e sostituito con un pigiama pulito.

-Papà! - urlò Hope vedendo il padre, Oliver sorrise e le andò incontro dandole un bacio sulla guancia.

-Robert si è nascosto sotto il tuo letto... - commentò Oliver guardando Felicity, che si limitò ad annuire come se non ci fosse niente di strano.

-Lo fa sempre. - borbottò Hope scollando le spalle.

-Hope che dici se papà ti legge una storia mentre io vado da Robert? - propose Felicity.

-Si! -

-Falla stare dritta con la schiena mi raccomando. - Oliver annuì e Felicity uscì.

-Ciao piccoletta! - la salutò Oliver dandole un altro bacio, poi prese il libro appoggiato sul comodino accanto al letto della bambina, Hope si spostò facendo posto al padre sulla sedia.

-Come stai? - le chiese mentre la faceva sedere sulle sue gambe.

-Meglio, ogni tanto succede, ma la mamma dice che non è nulla di grave...- spiegò Hope sbadigliando.

-Succede piccola, domani sarai come nuova. Leggiamo! - Hope si accomodò meglio contro il petto del padre e si rilassò tra le sue braccia. Mentre i due leggevano tranquilli Felicity andò in camera sua a cercare Robert, il bambino era ancora raggomitolato sotto il letto e non sembrava intenzionato a uscire.

-Robert esci da li! - lo chiamò Felicity, il bambino scosse la testa, non voleva muoversi, la bionda era stanca, quella giornata sembrava non voler finire, succedeva un disastro uno dopo l'altro, non bastava Oliver e il suo allontanarsi da loro, ci voleva anche Hope e il sangue dal naso che aveva scosso il fratello.

-Robert, Hope sta bene è in camera con papà. - lo rassicurò lei, Robert scivolò più vicino al bordo del letto senza però uscire da sotto, Felicity si sedette a terra, sarebbe stata una cosa lunga.

-Ma lei... non mi piace quando succede... - spiegò lui.

-Sai che non è una cosa su cui Hope ha il controllo, succede e basta, secondo te a lei piace quando accade? -

-No... - rispose mesto scuotendo la testa.

-Lei ha paura più di te... -

-Non lo dimostra, sembra sempre così forte, come te e papà. Io invece ho tanta paura. -

-Ho paura anche io e ha paura anche Hope, amore, papà ha più paura di tutti noi messi assieme.- rispose Felicity, la paura che Oliver aveva di perderli era così radicata in lui che molte volte spaventava anche lei, eppure nonostante tutto non si faceva abbattere.

-Non è vero.-

-Tu padre aveva paura che tu non lo volessi e ora ha paura di perderci, Robert nessuno è senza paura, ma non devi lasciarti dominare da lei o sarai sconfitto. -

-Non ho capito... - ammise Robert facendo capolino da sotto il letto, fissando accigliato la madre.

-E' un discorso un po' difficile, ma avere paura è una cosa normale e non è per forza un male. - il bambino fissava la madre aspettando che lei si spiegasse perché lui non riusciva a vederci niente di buono nell'aver paura.

-La paura ti può impedire di fare qualcosa di pericoloso, se non hai paura di nulla farai cose stupide e ti farai male, ma allo stesso tempo, avere paura non deve fermarti dal farti fare le cose.-

-Non capisco mamma.-

-Quando sarai più grande lo capirai, combatti la paura, non lasciare che ti blocchi, tu sai cosa si deve fare se Hope perde sangue dal naso. - Robert annuì, aveva visto molte volte cosa faceva sua madre e gli era stato detto spesso come occuparsi della sorella se lei o la nonna non c'erano.

-Si porta in bagno e si tampona il sangue con l'asciugamano e le devo bagnare la fronte con l'acqua fredda. - Felicity annuì, l'acqua fredda o il ghiaccio aiutava a bloccare il sangue, la testa non doveva essere tenuta ne indietro così che il sangue non le andasse in gola e ne tenuta bassa, Hope doveva stare semplicemente con la schiene e la testa dritta.

-Vedi lo sai, se ci siamo io o la nonna? -

-Chiamo voi. -

-Esatto, come hai fatto prima, mi hai chiamato e sono corsa da voi. Sei stato bravissimo. -

-Odio quando succede, ho tanta paura.- Felicity tirò via il figlio da sotto il letto e lo strinse a se, anche lei aveva sempre tanta paura quando vedeva Hope sanguinare in quel modo, ma cercava di nasconderlo e di fare del suo meglio.

-Voglio andare da Hope... -

-Andiamo! - insieme uscirono dalla stanza, la camera dei bambini era silenziosa, Hope era seduta sulla sedia e dormiva tranquilla con sopra una coperta, Robert sorrise e andò sulla sedia con lei.

-Faccio il bravo e non la sveglio... - assicurò alla madre sotto lo sguardo scettico della donna.

-Okay... -

 

Oliver dopo che Hope si era addormentata si era alzato e l'aveva coperta, poi era andato a pulire il pavimento del salotto, Felicity lo trovò in cucina mentre metteva via quello che aveva usato per pulire.

-Ehy, Hope dorme e io ho pulito...- disse.

-Grazie. - in pochi passi Felicity si fiondò tra le braccia di Oliver, il quale era sempre pronto ad accoglierla, la teneva stretta aspettando che si calmasse, anche se cercava di nasconderlo Felicity era scossa da quello che era successo, quando finalmente la sentì rilassarsi Oliver non mollò la prese, la strinse ancora più forte a se e pose la domanda che gli stava frullando per la testa da un po'.

-Cosa non mi hai detto? - chiese lui chiudendo gli occhi, Felicity si irrigidì tra le braccia di Oliver prima di provare ad allontanarsi, cosa che però il ragazzo non le lasciò fare, strinse le braccia attorno al corpo della bionda intrappolandola.

-Felicity... -

-Non ora Oliver.- si limitò a dirgli sperando che questo lo facesse demordere, ma Felicity non aveva considerato la determinazione di Oliver, questa volta non voleva cedere.

-Ti prego, cos'ha mia figlia? - chiese lui aumentando se possibile ancora di più la presa su di lei.

-Un... meningioma... - rispose lei nascondendo il viso contro la spalla di Oliver e stringendo le braccia attorno al suo corpo così che lui non potesse allontanarsi da lei, la presa di Oliver si fece più lenta, le braccia scivolarono lungo il corpo di Felicity, mentre il suo cervello elaborava quella nuova informazione.

-Come...Quando... - provò a chiedere Oliver stordito da quella nuova notizia, sua figlia, la sua piccola Hope, la sua vivace e intelligentissima bambina aveva un tumore al cervello.

In cucina ancora stretti in quell'abbraccio, Felicity iniziò a raccontare come avevano scoperto la malattia della figlia.

 

Felicity era ancora in ospedale, aveva partorito tre giorni prima eppure ancora non era tornata a casa, le faceva ancora strano pensare di avere due figli, in quei nove mesi si era preparata all'idea di essere madre di un bambino, ma non di due, nonostante i controlli nessun medico le aveva parlato di un secondo figli, cosa che la faceva alquanto innervosire, erano nel 2007, come era possibile che nessuno si fosse accorto che dietro a quel enorme bambino ci fosse un esserino piccolo e gracile che buono buono stava nascosto all'ombra del fratello. I medici le avevano detto che poteva succedere, il secondo era ben nascosto dal primo e il battito del suo cuore risultava debole messo a confronto con quello del fratello.

Felicity si era addormentata su una poltroncina, si era trasferita su quella scomoda sedia: li dormiva, consumava i suoi pasti e allattava Robert, si allontanava solo per andare in bagno. I medici avevano dato il consenso a lei e al figlio di lasciare l'ospedale, ma purtroppo non alla seconda figlia: Hope a causa di alcuni problemi era stata messa in un incubatrice e li continuava a rimanere.

Felicity fu destata dal suo sonno con violenza da un allarme, ancora intontita Felicity era schizzata in piedi e fissava preoccupata l'incubatrice dove il corpo della figlia rimaneva immobile, sconvolta rimase ferma sul posto ad osservare la piccolina, alcune infermiere arrivarono di corsa messe in allarme dalla luce rossa e dal rumore fastidioso del dispositivo.

-Signorina si deve allontanare! - le fece un'infermiera mentre dolcemente cercava di allontanarla dall'incubatrice.

-Che sta succedendo? - chiese preoccupata.

-Non lo sappiamo, si deve allontanare per favore.- senza tanti complimenti Felicity fu mandata fuori dalla stanza, attraverso il vetro poteva vedere tre infermieri e un medico attorno alla sua bambina, quelli furono i primi momenti di vera angoscia che Felicity provò. Il medico uscì dopo qualche minuto che la bambina si fu stabilizzata.

-Signorina Smoak? - chiese lui avvicinandosi.

-Si, come sta?-

-Ha avuto un collasso respiratorio, non sappiamo la causa, ora si è stabilizzata, ma dovremmo fare dei controlli. - spiegò il medico senza sbilanciarsi, nemmeno lui sapeva cosa avesse la bambina di preciso.

-Collasso respiratorio? Da cosa può essere causato? - chiese lei preoccupata, non le piaceva l'idea di non sapere, quell'incertezza la stava uccidendo lentamente. Il medico si limitò a scuotere la testa.

-Se non facciamo gli esami non possiamo saperlo... Ora è stabile, ma non possiamo ancora fare niente, domani se non si verificano altre crisi inizieremo i test. -

-Posso tornare dentro? - chiese, voleva tornare accanto a sua figlia così che sentisse la sua presenza e capisse che non l'aveva abbandonata.

-Potrebbe tornare a casa, anche Robert ha bisogno di lei.-Felicity sorrise, ma scosse la testa, Robert sarebbe stato portato da sua madre tra qualche ora, lei voleva rimanere li, non perché Robert fosse meno importante, ma perché non sopportava l'idea di abbandonare quell'essere minuscolo ed indifeso.

Il giorno seguente come annunciato dal medico Hope fu portata a fare tutti i controlli, Felicity rimase con Stesy e Robert per tutto il tempo, le due sedute in sala d'aspetto si passavano Robert coccolandolo a vicenda.

-Andrà tutto bene Felicity... -

-Certo come no, perché fino ad ora la mia vita è stata un successo. - rispose Felicity alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare per il corridoio cullando dolcemente Robert che infastidito dallo scatto della madre si era messo a piangere.

-Felicity abbi un po' di fede! -

-Non ce la faccio mamma, mi dispiace ma non ce la faccio... - rispose lei allontanandosi dalla donna, non riusciva ad avere fede, la sua vita era stata una delusione dopo l'altra: suo padre che se ne andava, Oliver che non la vedeva, la scoperta di essere incinta, la scomparsa di Oliver e poi quello, due gemelli di cui uno forse non sarebbe sopravvissuto, avere fede non faceva per lei.

Ci vollero quasi due ore, due lunghissime ed interminabili ore perché il medico andasse da Felicity con una risposta, mentre le infermiere portavano Hope in reparto il dottore prese le due donne da parte iniziando a spiegare loro quale era il problema della bambina.

-Come le abbiamo già detto purtroppo il cordone ombelicale della bambina era parzialmente ostruito, questo ha fatto si che la piccola avesse meno nutrimento e si sviluppasse meno, anche se è completamente formata ha alcuni problemi... - iniziò l'uomo, questo per Felicity non era una novità, quando erano nati le era già stato spiegato questo, Hope a livello di organi era completa, solo che era troppo piccola e indietro rispetto al fratello, ma quello non era un problema, con un po' di tempo avrebbe recuperato senza problemi, ma a quanto pareva il suo sviluppo tardivo non era l'unico problema.

-Cosa ha causato il collasso respiratorio? -

-Non lo sappiamo con esattezza... -

-COSA HA?- urlò Felicity frustrata da quel continuo girare attorno alla risposta.

-Una massa.- rispose velocemente il medico.
-Cosa vuol dire? -

-La tac ha mostrato una massa scura, al momento non abbiamo molte informazioni, dovremmo fare una biopsia.-

-Cosa comporta? Che rischi ci sono? - chiese Stesy stringendo la mano alla figlia.

-La massa è situata in una zona delicata, tra il lobo frontale e quella parietale sinistra, in caso di complicazioni potremmo danneggiare la capacità di apprendimento e di memoria.... - continuò spiegando altri dati tecnici che a Felicity non dicevano nulla.

-Potrebbe subire un deficit di apprendimento. Abbiamo bisogno del consenso per fare la biopsia... -

-Io...- Felicity era indecisa, la localizzazione della massa era delicata, ma non poteva non acconsentire all'esame, aveva bisogno di risposte, così si fece coraggio e firmò il consenso.

La biopsia rivelò che la massa era un meningioma.

-Vede... è una cosa rarissima a questa età e difficilmente viene diagnosticato così velocemente...-

-Come è possibile? Ha solo pochi giorni... -

-Non so cosa dirle, il tumore per ora è benigno ed ha una grandezza veramente misera, se rimane così potrebbe non dare mai problemi alla bambina.-

-E' possibile rimuoverlo? -

-No, in quella posizione è troppo pericoloso. -

-E' benigno ha detto? Quindi non dovrebbe causare problemi? - si infirmò Stesy.

-Al momento e benigno, purtroppo non è detto che rimarrà così per sempre, è opportuno che faccia regolari controlli... in caso di cambiamenti prenderemo in considerazione la chemioteramia, ma per ora è troppo piccola. -

-Quali complicazioni potrebbe portare il tumore? -

-I sintomi sono tanti, potrebbe avere mal di testa, problemi alla vista o all'udito, svenimenti o attacchi epilettici, vista la posizione potrebbe presentare la disartria: ovvero problemi di linguaggio, ma anche di apprendimento.-

 

il ricordo era ancora vivido nella mente di Felicity come se fossero passati solo pochi giorni e non sei anni, Oliver aveva ascoltato tutto il racconto in silenzio, aveva capito che c'era sotto qualcosa che Felicity non gli aveva detto, ma non credeva che fosse qualcosa di così grave.

-Facciamo controlli ogni due mesi, per ora il tumore è rimasto li, immobile, non è ne cresciuto ne diminuito, le cellule non si sono modificate. Ogni tanto accusa un po' di mal di testa, ma i controlli dicono che tutto va bene. - continuò lei, mentre parlava si era allontanata da Oliver non riusciva a parlare rimanendo tra le sue braccia, gli aveva volontariamente omesso quel particolare e si sentiva in colpa.

-Me lo avresti detto? - chiese Oliver, l'idea che Felicity gli avesse omesso una cosa così importante lo faceva infuriare.

-Non lo so! Non ne ho idea va bene? Il pensiero che quel tumore possa modificarsi e portarmi via la mia bambina mi terrorizza. Non voglio pensarci, voglio allontanare il più possibile l'idea che nella testa di Hope ci sia quel coso. - spiegò Felicity prima di andarsene dalla cucina, lasciando Oliver da solo a riflettere su quello che aveva scoperto.

Continua....

Primo capitolo dell'anno si inizia subito BENE vero?
Buona domenica a tutti!  okay so che dopo questo capitolo mi vorrete uccidere, la piccola e tenera Hope ha un tumore al cervello <.< come mi è venuta l'idea? boh non lo so cercavo una malattia magari ereditaria ma alla fine dopo aver spulciato malattia dopo malattia questa è quella che mi è sembrata rispettasse di più le mie richieste. DICO SUBITO io NON sono medico, NON ho studiato medicina e non mi intendo di malattie/tumori e tutto il genere quello che ho scritto l'ho trovato su internet quindi se non è proprio così ricordatevi che siamo in una FF e per quanto possa sembrare "realistica" non lo è quindi ci si può prendere una licenza poetica v.v
La scena in cui Hope perde sangue dal naso è stata una folgorazione nel senso mi sono svegliata una mattina, avevo gli occhi ancora chiusi e la mia mente mi ha regalato l'immagine di Hope che perde sangue dal naso e Felicity che corre da lei dopo l'urlo di RObert. cervello malato? altamente probabile, ma ne è uscito un bel capitolo ammettelo!

che altro dire? qualcuno aveva capito che Hope nascondeva qualcosa, qualcuno non l'aveva minimamente considerato, nonostante tutti i miei indizi buttati li per la trama xD

Ora parliamo dei 6 gennaio, se tutto va bene v.v il 6 pubblico la storia per ringraziarvi delle 350 recensioni e per augurarvi buona epifania! come mi ha suggerito Kia con una storia prendo due piccioni! xD
un bacione
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 29: altri problemi per i Queen ***


Ho visto che la situazione di Hope ha sconvolto molto, non vi preoccupate la situazione migliorerà!

Buona lettura

 

 

Capitolo 29

 

Felicity se ne era andata a letto, aveva accostato la porta e si era infilata sotto il piumone sperando di addormentarsi il più presto possibile e di dimenticare la discussione appena avuta.

Il sonno però tardava ad arrivare, si era girata diverse volte nel letto, ma nessuna posizione era abbastanza comoda per addormentarsi, dopo quelle che le erano sembrate ore Oliver entrò in camera, silenzioso come al solito si infilò sotto le coperte con lei, inizialmente rimase dalla sua parte, non si era avvicinato a lei come faceva sempre, era fermo a fissare il soffitto, l'idea che lui potesse essere arrabbiato con lei la feriva, ma sapeva che aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiato, aveva il diritto di sapere eppure lei non aveva avuto il coraggio di dirglielo.

 

Oliver era entrato in camera dopo essersi assicurato che entrambi i bambini stessero dormendo: i due erano addormentati sulla sedia a dondolo e dormivano l'uno appoggiato all'altra. Le parole di Felicity lo avevano turbato, era arrabbiato con la donna perché non gli aveva detto subito la verità, ma capiva anche perché non l'aveva fatto, quando era entrato in camera era sicuro che Felicity stesse dormendo così non si era avvicinato per paura di svegliarla, poi l'aveva sentita muoversi, si era girato e l'aveva abbracciata nascondendo il volto tra i suoi capelli.

Felicity sentendosi abbracciare aveva trovato il coraggio per voltarsi e parlargli.

-Mi dispiace non avertelo detto... non riesco a parlare di questo...-

-Non lo sa nessuno vero? - lei scosse la testa, a parte sua madre, il medico e le insegnanti nessuno era a conoscenza del problema della figlia, nemmeno Robert sapeva esattamente cosa avesse la sorella, era inutile dirglielo era troppo piccolo per capire, a lui bastava sapere che Hope era malata.

-Per questo non l'hai iscritta a una scuola per piccoli geni? -

-Vivo nella costante paura che possa perdere la sua intelligenza, se il tumore si espande le danneggerà quella parte del cervello e potrebbe trovarsi con un deficit mentale, il medico era molto sorpreso quando gli dissi che aveva un intelligenza superiore alla media. - Oliver strinse ancora più forte Felicity, se prima pensava che gestire due figli doveva essere stato difficile per lei ora che sapeva cosa aveva dovuto passare gli sembrava impossibile che fosse riuscita a sopravvivere.

-Mi dispiace così tanto che tu abbia dovuto passare tutto questo da sola... - ammise lui.

-Oliver, ho paura...- ammise finalmente lei, non l'aveva mai detto, mai una volta aveva ammesso di essere terrorizzata da tutto quello, ne a sua madre ne a se stessa, ora tra le braccia di Oliver era crollata come un castello di carte al soffio del vento.

-Andrà tutto bene. - cercò di rassicurarla lui.

-E se non dovesse andare tutto bene? - chiese lei.

-Non voglio nemmeno sentirtelo dire Felicity... Starà bene. - la strinse ancora più forte dandole piccoli baci sulla fronte, mentre le accarezzava i capelli sperando di tranquillizzarla.

-Domani Hope rimane a casa? -

-No, se stanotte non ci sono problemi andrà a scuola.- rispose Felicity.

-Ne sei sicura? Non è meglio tenerla a casa un giorno? -

-No, a scuola si distrae e non ci pensa ed è meglio così. -

-Lei sa ovviamente. -

-Abbiamo provato a non dirle niente, ma una volta un infermiera ha lasciato la cartella a portata di mano e Hope ha letto, ha capito poco di quello che c'era scritto, ma con la sua intelligenza ci ha messo poco a scoprire quello che non sapeva.-

-Uguale a te.- rimasero in silenzio in quella posizione a lungo, poi Felicity si addormentò, tutte le preoccupazioni di quella giornata dovevano averla stancata.

-Non mi allontanerò più da voi, te lo prometto Felicity. - le bisbigliò all'orecchio, Felicity sembrò averlo sentito, un piccolo sorriso le si era formato sulle labbra mentre dormiva.

 

***

 

Il giorno seguente Felicity era al covo da sola a lavorare, teoricamente non era proprio sola, visto che Roy era steso sul tavolo dietro di lei e dormiva ignaro di tutto quello che stava accadendo in città.

Felicity guardò il telegiornale dove stavano mandando il discorso di Blood, con la morte di Moira, Blood era diventato il sindaco di Starling city visto che era l'unico candidato rimasto, la cosa però non era per nulla buona, per una volta Felicity aveva dovuto dare ragione a Laurel, Blood era pericoloso, proprio come la ragazza aveva detto tempo addietro, Blood aveva ucciso il padre quando era piccolo, aveva chiuso la madre in un manicomio e l'aveva assassinata poco tempo prima e per completare il tutto l'uomo era un alleato di Slade e Isabel, Felicity scosse la testa, come avevano fatto a non vedere che le due persone che erano più vicino a loro erano loro nemici. In quel clima di pericolo e follia una persona era completamente scomparsa nel nulla: Walter, dopo averla rapita era come scomparso, presi come erano da tutto quello che stava accadendo non avevano più pensato a lui, ma la sua scomparsa aveva un che di sospetto.

Felicity si allontanò dalla sua postazione intenzionata a sgranchirsi un po' le gambe, c'erano talmente tante cose da fare che non sapeva da dove iniziare, la testa le martellava era stanca la sera prima aveva dormito poco, si era addormentata quasi subito, ma a metà notte si era svegliata e non era più riuscita ad addormentarsi, anche con Oliver accanto a lei che dormiva tenendola stretta era difficile tenere lontano i pensieri negativi.

-Roy non ti offendi vero se ti lascio qui da solo e vado a prendermi qualcosa da mangiare... - Felicity si era avvicinata al tavolo dove il ragazzo riposava, sapeva che Roy era completamente inoffensivo, il veleno di vipera tibetana lo teneva addormentato, ma l'idea di averlo incosciente dietro le spalle un po' la rendeva inquieta così ogni tanto gli parlava anche se sapeva che il giovane non poteva risponderle.

-Chi tace acconsente.- sorrise mentre tornava al tavolo e raccoglieva la borsa preparandosi per uscire da li sotto.

-Troveremo la cura Roy e starai bene. - con quella frase lasciò il covo pronta ad andare a mangiare qualcosa di caldo. Nonostante il facesse piuttosto freddo Felicity decise di andare a mangiare un panino al big belly burger era tanto che non ci andava e che non vedeva Carly, anche se tra la donna e Dig non c'era più nulla le faceva comunque piacere parlare un po' con lei.

Seduta al bancone Felicity mangiava il suo panino e parlava del più e del meno con la donna.

-Ti assicuro che Oliver è meglio di quel che sembra! - esclamò Felicity sorridendo, Carly la guardò dubbiosa ma poi sorrise anche lei.

-Allora sono contenta per te! - concluse lei allontanandosi con due piatti per portare l'ordine appena preso, Carly non aveva mai visto di buon occhio il fatto che John lavorasse per Oliver, non aveva mai avuto una buona considerazione del ragazzo, certo il passato di Oliver non aiutava, ma nonostante Carly e Dig non stessero più insieme Felicity era ancora li a cercare di convincere Calry che Oliver non era poi così male come pensava.
Felicity aveva il panino in bocca e se lo stava gustando quando il telefono aveva iniziato a suonare, un lamento le uscì dalla bocca ancora piena, stizzita posò il pasto e andò alla ricerca del cellulare che aveva buttato in borsa, doveva perdere quella brutta abitudine di lanciare l'oggetto all'interno della borsa, perché poi l'infernale aggeggio andava a finire sempre sotto qualcosa e lei ci impiegava ore a trovarlo, quando finalmente lo trovò rimase piacevolmente sorpresa vedendo chi la stava chiamando, sospirando di sollievo rispose alla chiamata infischiandosene del cibo che avrebbe sputacchiato parlando.

-Fiamente! - esclamò portandosi la mano davanti alla bocca evitando così che i pezzi di cibo volassero ovunque.

“Cosa?” disse l'altra persona la telefono, Felicity buttò giù il boccone e ripeté quello che aveva appena detto.

-Ho detto: finalmente! Che fine avevi fatto, mi stavo preoccupando!-

“Oh Felicity sai che non mi riesce usare queste cose tecnologiche!” si lamentò la donna al telefono.

-Mamma è un semplice telefono cosa c'è da non saper usare? - Felicity aveva ormai perso la speranza, sua madre era antitecnologia non poteva far nulla per cambiarla.

“Non so si è spento e non riuscivo più ad accenderlo...” iniziò a spiegare la donna, come minimo pensò Felicity la batteria si era scaricata e sua madre non aveva avuto l'idea di metterlo a caricare.

-Non ci voglio pensare, hai trovato un posto dove stare? - chiese sbrigativa, la chiamata era arrivata nel momento giusto, se Stesy era riuscita a trovare un posto dove nascondersi poteva allontanare i bambini dalla città mettendoli così al sicuro da Slade e dai suoi piani di distruzione.

“Ti chiamo proprio per questo, ho trovato un posto sto tornando in città per prendere i bambini.”

-Tra quanto ci sei? - chiese guardando l'orologio al polso calcolando così quanto tempo aveva per preparare le valigie, prendere i bambini a scuola e incontrare la madre, ovviamente doveva anche avvertire Oliver, in tutto quel caos non le era mai venuto in mente di dirgli quello che aveva deciso per i loro figli, scarabocchiò quello che doveva fare su un lato della tovaglietta.

-Tre ore... perfetto non entrare in città, verrò io con i bambini.- l'idea che Stesy entrasse in città non le piaceva, se Slade ne fosse venuto a conoscenza avrebbe potuto seguirla, in quel modo con l'aiuto di Dig e Oliver avrebbero portato i bambini fuori di nascosto tenendoli così al sicuro.

 

Felicity correva per casa cercando di mettere in una sola valigia tutto quello che sarebbe stato necessario ai bambini per stare almeno una settimana lontani da casa, cercava di stipare in quella piccola valigia mezzo armadio, Oliver quando arrivò a casa la trovò ancora in camera dei bambini.

-Che stai facendo? - chiese osservandola muoversi freneticamente per la stanza spostando oggetti e lanciandone altri, aumentando così il disordine che avevano lasciato i due bambini.

-Sto cercando il pupazzo di Hope! - rispose lei piegandosi per guardare se fosse finito sotto il letto.

-Eccolo! - esclamò riemergendo da sotto il letto con in mano il coniglietto e mettendolo dentro la valigia.

-Fermati un attimo... -Oliver la prese per mano e la costrinse a sedersi sul letto di Robert, voleva capire cosa stava succedendo, la ragazza si era limitata a mandargli un messaggio dove lo avvertiva che lei era a casa e stava preparando le valigie per i bambini, non aveva aggiunto altro.

-Oliver non abbiamo tempo mia madre... - iniziò lei, alla faccia sorpresa di Oliver Felicity si bloccò, aprendo la bocca e richiudendola sfoderando un sorriso smagliante.

-Si, mi sa che mi sono dimenticata di dirtelo... - iniziò lei, Oliver seduto accanto a lei sorrise limitandosi ad annuire, Dig era fermo sulla soglia e osservava i due divertito.

-Cosa ti sei dimenticata di dirmi? - chiese Oliver, ora che era li con lei la paura che lei volesse andarsene senza di lui era scomparsa, Felicity non sembrava intenzionata ad andare via, però stava mettendo via i vestiti dei gemelli.

-Prima che io venissi rapita, mia madre doveva andare da una sua amica fuori città: si rimase d'accordo che avrebbe dovuto trovare un posto sicuro dove stare con i gemelli fino a che Walter non fosse stato allontanato o comunque reso inoffensivo. - Oliver annuì, l'idea di allontanare i gemelli dalla città non era stata una brutta, ma ora Walter era scomparso e il suo rapimento risaliva a quasi un mese prima, perché glielo stava raccontando ora?

-Mia madre non si è fatta sentire fino ad oggi, quella donna mi farà morire, ha trovato un posto dove stare con i gemelli e visto la situazione qui ho pensato che sarebbe stato meglio se fossero andati con lei. - spiegò finalmente Felicity, l'idea di mandarli via le faceva male, da quando erano nati non si era mai allontanata da loro per più di qualche ora, la separazione più lunga era stata per il viaggio in Russia e per andare a recuperare Oliver dopo il suo ritorno sull'isola.

-Hai fissato con tua madre per darle i bambini? -

-Non ancora, le ho detto di non entrare in città, ma starà per arrivare.-

-Dig! - sentendosi chiamare l'uomo entrò in stanza sorridendo a Felicity.

-Dobbiamo assicurarci di non essere seguiti. - Dig annuì, la sua esperienza nell'esercito sarebbe tornata utile in quel frangente, mentre Felicity si occupava della roba da portare via, loro avrebbero organizzato una via d'uscita sicura per i bambini.

 

-Direi che potrebbe andare... - commentò Oliver guardando le carte posate sul tavolo di cucina, Felicity aveva appena finito di preparare le cose e aveva lasciato le due borse vicino alla porta d'ingresso, ora dovevano solo andare a prendere i bambini e uscire dalla città senza che Slade lo venisse a sapere.

-Vorrei che Sara fosse qui con noi. - ammise lei entrando in cucina, sapeva che qualunque cosa Sara doveva fare era importante per lei altrimenti non se ne sarebbe mai andata in quel modo, ma Felicity non poteva fare a meno di pensare che la bionda sarebbe stata molto utile in quel momento.

-Felicity...-

-Vorrei che anche Roy... - aggiunse, Oliver si allontanò dal tavolo e andò ad abbracciare Felicity, l'idea di allontanare i figli era stata una sua idea ed era anche una buona idea, ma sapeva che il solo fatto di doverli allontanare significava anche attirare su di loro l'attenzione di Slade.

-Felicity...-

-Ho una brutta sensazione Oliver... - ammise Felicity preoccupata.

-Andrà tutto bene. -

I due uomini spiegarono a Felicity il piano che avevano escogitato per evitare di essere seguiti, Felicity annui attentamente, quando finirono di esporle la loro idea i tre uscirono di casa. Come d'accordo Oliver prese la sua moto, mentre Felicity e Diggle presero ognuno la propria auto, dovevano dare a Slade più auto possibili da seguire.

 

La scuola dei bambini era a poca distanza dalla QC, il vecchio edificio era stato ristrutturato e rimesso a nuovo, quella era la migliore scuola della città e anche la più sicura.

Davanti alla scuola c'era un insolita confusione per quell'ora, c'erano moltissime macchine parcheggiate e genitori da tutte le parti, Felicity arrivata alla scuola accostò vicino ad un altra macchina proprio dietro la moto di Oliver.

-Che succede? - chiese a Oliver che era arrivato prima di lei.

-Non lo so. - rispose scendendo dal mezzo e posando il casco sullo specchietto, Diggle arrivò poco dopo affiancandosi ai due.

-Ho una brutta sensazione, ho paura che sia successo qualcosa... - ammise Felicity guardando prima Oliver poi Diggle, i due la guardarono e poi si scambiarono un occhiata preoccupata.

-Felicity...-

-Una madre sente queste cose... Dannazione! - si scostò dai due e salì velocemente le scalinate entrando nella scuola. All'interno c'era ancora più caos di quanto ce ne fosse all'esterno, Felicity si faceva largo tra le persone cercando di raggiungere la classe dei suoi figli per scoprire cosa fosse accaduto, si fermò in mezzo al corridoio, Oliver che le era corso dietro andò a sbattere contro di lei non aspettandosi che la ragazza si fermasse di colpo.

-Felicity... - iniziò lui bloccandosi notando cosa stesse fissando la ragazza: la porta della classe era stata scardinata e lanciata contro il muro opposto creando un buco nel muro, chiunque avesse fatto una cosa del genere doveva essere dotato di una forza fuori dal comune.

-Fel... - tentò nuovamente Oliver, la giovane stava tremando sicuramente spaventata dall'idea che potesse essere accaduto qualcosa di irreparabile, con uno scatto si precipitò in classe: i banchi e le sedie erano stati rovesciati e lanciati per la classe, ma nonostante la grande confusione nella stanza non c'era nessuno.

-Grazie al cielo Felicity! Non riuscivamo a contattarti! - una donna si avvicinò quasi di corsa verso i tre che ancora fermi sulla porta osservavano il disastro all'interno.

-Camile! Che è successo? Dove sono i miei figli? - chiese allontanandosi dalla classe e andando spedita verso la donna che angosciata le stava andando incontro.

-Ecco... Non so come dirtelo, io... - la paura che aveva provato la donna era dipinta su tutto il suo volto, qualunque cosa fosse successa non doveva essere stata piacevole.

-Camile, dove sono i miei figli?-

-Robert è all'ospedale, Hope, non lo so mi dispiace.- Felicity osservò la ragazza senza vederla realmente, sentì le gambe cederle e cadere verso il basso, sarebbe caduta a terra se Oliver non l'avesse afferrata in tempo e sorretta.

-Felicity! -

-Chi... - chiese stringendosi a Oliver.

-Non lo so! - Oliver strinse la presa attorno al corpo di Felicity cercando di farle capire che non era sola in quel momento.

-Non sappiamo chi sia, è entrato in classe scardinando la porta non abbiamo potuto fare molto... - iniziò la maestra spiegando velocemente cosa fosse successo.

-Oliver che facciamo? - Felicity non sapeva cosa fare, una parte di lei voleva correre a cercare Hope, ma allo stesso tempo l'altra parte le diceva di correre all'ospedale da Robert, si sentiva spaccata a metà e incapace di decidere cosa era meglio fare.

-Andiamo da Robert. - rispose lui cercando di farle forza, in quel momento dovevano mantenere la calma e restare lucidi, non era normale che i genitori non corressero all'ospedale a verificare le condizioni del figlio.

-Ma Hope... - il solo pensare alla figlia insieme a Slade la terrorizzava, cosa le avrebbe fatto, l'avrebbe uccisa per vendicarsi di Oliver, sarebbe stata lei l'innocente ci avrebbe rimesso la vita per quell'inutile vendetta?

-A Hope ci penserà la polizia. - intervenne Diggle.

-Andiamo. -

 

Una macchina nera arrivò a tutta velocità nel parcheggio dell'ospedale, l'uomo alla guida non aveva rispettato nemmeno uno dei segnali stradali, ma la paura di prendere una multa non era la sua priorità.

-Andate io intanto parcheggio. -

-Grazie Dig! - Oliver aiutò Felicity ad uscire e insieme entrarono nell'ospedale.

I due raggiunsero immediatamente l'accettazione e chiesero informazione su Robert.

-Stanno facendo degli esami, dovete aspettare. - un infermiera abbastanza comprensiva spiegò loro la situazione generale.

-Ho bisogno che mi compiliate questo modulo, so che non sembra il momento, ma ne ho bisogno. - Felicity prese i fogli che l'infermiera le stava porgendo.

-Potete accomodarvi qui, appena il medico avrà finito verrà subito da voi. - Felicity si sedette non era sicura che le gambe l'avrebbero sostenuta, Oliver invece continuava a camminare avanti e indietro per la stanza aspettando di vedere la porta aprirsi e il dottore avvicinarsi a loro, Felicity fissava anche lei la porta sulle ginocchia aveva ancora i fogli da compilare e tra le mani teneva la penna.

-Felicity, se vuoi faccio io... - si propose Oliver inginocchiandosi davanti a lei e prendendole la penna dalle mani, l'attenzione di Felicity si spostò su Oliver.

-Non credo sapresti rispondere. - gli fece un piccolo sorriso, non voleva essere un accusa la sua, ma solo una costatazione. Oliver chiuse gli occhi ferito.

-Ehy, avrai tempo per sapere tutto quello che c'è da sapere su i tuoi figli. - lo rassicurò lei, Oliver si avvicinò per darle un bacio.

-Ti amo...-

 

Continua...

 

Eccoci alla fine del capitolo!
Stesy è tornata siete contenti? Tutti che vi preoccupavate per quella donna che invece stava bene aspettava solo il momento giusto per tornare, Walter come potete notare non è stato dimenticato Felicity si ricorda ancora di lui, chissà tra quanto tornerà, ma per ora abbiamo un altro problema un uomo super forte ha fatto irruzione a scuola e Hope è scomparsa, mentre Robert è finito all'ospedale, chissà cosa si sarà fatto?

Oliver e Felicity nonostante tutto non si sono allontanati anzi si sono avvicinati ancora di più!

Ammettiamolo quest'anno è iniziato con capitoli veramente interessanti, un bacione ci vediamo alle recensioni.

Un bacone

MiaBlack

 

Ps
auto pubblicità per ringraziarvi perché abbiamo toccato e superato le 350 recensioni ieri per la befana ho pubblicato questa storia se ci passate e mi lasciate una recensione mi farebbe piacere!

 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2976943&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 30: il ritorno di Stesy ***


Capitolo 30

 

Seduti su quelle scomode sedie Felicity, Oliver e Diggle aspettavano impazienti che il dottore uscisse dalla stanza, sembrava fossero passate ore da quando erano arrivati invece erano trascorsi non più di quindici minuti.

-Signorina Smoak. - sentendosi chiamare Felicity alzò lo sguardo trovando l'agente Lance poco lontano da lei.

-Agente...- Felicity fece per alzarsi.

-Rimanga pure seduta. - Lance le sorrise.

-Dovrei farle qualche domanda... - iniziò l'uomo, sapeva che quella era la prassi ma in quel momento non aveva nessuna voglia di rispondere a nessuna delle sue domande.

-Non sappiamo molto. - intervenne Oliver, Lance lo guardò irritato.

-Signor Queen, ultimamente... -

-Agente, non eravamo presenti al momento del fatto. - intervenne Felicity, la poca simpatica che Lance provava per Oliver che sembrava fosse scomparsa nell'ultimo periodo era ritornata tutta insieme.

-Scusate, signorina Smoak? - il medico uscì finalmente dalla stanza e si avvicinò al gruppetto interrompendo la conversazione.

-Come sta Robert? - chiese alzandosi dalla sedia.

-Ha un braccio rotto, ma per il resto non sembra aver riportato altre ferite, è stato portato in camera, in questo momento è incosciente, ma dovrebbe risvegliarsi presto. -

-Grazie! -

-Signorina.... -

-Oliver vai in camera, se dovesse svegliarsi almeno non è solo. - Oliver guardò Lance e poi andò via, la sensazione di non essere utile stava tornando a tormentarlo, sapeva che sicuramente Felicity avrebbe spiegato a Lance cosa era successo e avrebbe messo Arrow in mezzo e questo non poteva farlo certamente davanti a lui, ma era comunque spiacevole l'idea .

 

-Mi può spiegare cosa è successo? -

-E' stato Slade Willson, ha fatto irruzione a scuola e ha preso mia figlia... - spiegò Felicity, Lance la guardò sorpreso, Slade Willson aveva rapito Thea Queen, ucciso Moira Queen e a distanza di pochi giorni aveva rapito anche Hope.

-Perchè... -

-Ha preso lei per colpire Arrow... ha scoperto che lo aiuto e vuole vendicarsi... - spiegò lei, quella era l'unica idea che le era venuta in mente per spiegare il motivo per cui aveva preso Hope.

-Oliver cosa...-

-Oliver non ne sa niente. -

-Ci metteremo subito a lavoro... - la rassicurò Lance.

-Ho avvisato anche Arrow, presto si metterà a lavoro anche lui. - assicurò Felicity.

 

Robert era ancora incosciente quando Felicity entrò in camera, Oliver era appoggiato al muro immerso nei suoi pensieri.

-Hai detto tutto a Lance? - chiese Oliver voltandosi verso la ragazza.

-Si. Oliver io...-

-Andrà tutto bene Felicity, la troveremo, ora preoccupiamoci di Robert poi penseremo anche a Hope.-

-Mamma!? - sentendosi chiamare Felicity si voltò verso il letto, Robert si era messo seduto e la guardava, in pochi passi lo raggiunse lo strinse in un abbraccio soffocante.

-Ci ho provato, mamma! Lo giuro! Io ci ho provato veramente! - il bambino si era lasciato stringere tra le braccia della madre e aveva seppellito la testa nell'incavo del collo mentre la donna lo stringeva sollevata.

-Robert non capisco, hai provato a fare cosa? - chiese, avrebbe voluto guardare il figlio negli occhi, ma la presa attorno al suo collo era troppo forte così dovette rinunciare.

-Io... lui... Mamma, mi dispiace tanto! - continuò, ora che era tra le braccia della madre Robert si lasciò andare e iniziò a piangere disperatamente.

-Robert, amore... va tutto bene... - iniziò a cullarlo accarezzandogli dolcemente la testa e la schiena sperando di farlo calmare, sentiva il piccolo corpo tra le sue braccia scosso dai singhiozzi.

-No! Non va tutto bene! Ha preso Hope! - urlò liberando la madre dalla presa e guardandola in viso, gli occhi blu di Robert erano lucidi di lacrime che scivolavano lungo le guance.

Robert rimase immobile tra le braccia della donna, Oliver si era avvicinato e aveva avvolto le braccia attorno al corpo di Felicity avvolgendo entrambi in un abbraccio.

Quello che era successo a scuola era ancora vivido nella mente di Robert:

 

Robert era seduto al banco a disegnare insieme a i suoi amici, stava disegnando quello che nell'ultimo periodo era diventato il suo eroe, Arrow, era un pomeriggio come gli altri anzi era un pomeriggio migliore degli altri, infatti stavano disegnando invece di fare i compiti, smise di colorare e guardò con soddisfazione il suo disegno era quasi perfetto doveva solo disegnare l'arco e poi era finito, mentre posava il pennarello verde per prendere quello nero, il suo sguardo si posò sulla sorella che ad un tavolo vicino stava disegnando e parlando con le sue amiche, la sera prima si era preso un bello spavento, ma ora Hope stava bene e lui era contento, come se avesse sentito lo sguardo del fratello, la bambina si voltò verso di lui regalandogli un enorme sorriso che fu subito ricambiato, era stato in quel momento che un rumore aveva attirato la loro attenzione, dal corridoio sentivano urla e passi di persone che correvano poi era accaduto: la porta della classe era stata aperta e strappata letteralmente dai cardini per poi essere lanciata dietro le spalle dell'uomo che stava entrando.

L'urlo della maestra era stato sovrastato dal rumore della porta che sbatteva contro il muro.

L'uomo misterioso entrò in classe fermandosi sulla soglia mentre i bambini si erano alzati dai propri posti e terrorizzati indietreggiavano, l'uomo indossava una specie di armatura e in viso portava una maschera per metà nera e per metà arancione.

-Dov'è la piccola Smoak? - chiese l'uomo, Robert sgranò gli occhi lanciando un occhiata alla sorella che terrorizzata guardava l'uomo senza emettere un suono, non solo Robert si era voltato verso la bambina, tutti i compagni la stavano guardando.

-Quindi sei tu... - commentò divertito l'uomo facendo un passo avanti e spostando i banchi che gli intralciavano il cammino.

-Non azzardarti a toccarla! - in un momento di coraggio Robert si era lanciato contro l'uomo frapponendosi tra lui e la sorella.

-Robert! - urlò lei facendo un passo avanti.

-Scappa! -urlò mentre veniva afferrato.

-Ma tu...- non voleva andarsene, non senza il fratello che tenuto per il collo dall'uomo agitava i pugni e i piedi cercando di colpirlo.

-ORA! - incoraggiata dall'urlo Hope corse via scivolando tra le gambe dell'uomo il quale teneva ancora Robert per il collo, uscì dalla classe col cuore gonfio d'angoscia.

-Che moccioso coraggio, ma tu non mi interessi. - la voce era una specie di ringhio.

-Tu non la tocchi... -

-Staremo a vedere. - dopo aver detto ciò lanciò Robert dall'altra parte della stanza correndo per inseguire la bambina.

 

Il volo che l'uomo gli aveva fatto fare lo aveva spaventato, aveva avuto la sensazione di volare e poi precipitare, non era stato piacevole.

-Non ti immagini quanto ero preoccupata, stai bene vero? - chiese Felicity staccandosi il figlio dalla spalla per poterlo guardare, non sembrava fosse ferito, anche se attorno al collo adesso che ci faceva caso c'era un segno rosso, sicuramente causato dalla presa di Slade.

-Io si, ma Hope? - Felicity si morse il labbro cercando di non scoppiare a piangere.

-La troveremo, stai tranquillo. - intervenne Oliver accarezzandogli la guancia e asciugandogli le lacrime.

-Papà...- Robert scivolò via dalla presa della madre e andò da Oliver che lo strinse a se cercando di rassicurarlo.

-Ho provato a proteggerla, ma non ci sono riuscito... - ammise tornando a piangere, Oliver lo strinse di più, quel piccoletto aveva avuto un coraggio fuori dal comune, si era buttato volontariamente tra Slade e la sorella solo perché lei potesse scappare.

-Quello che hai fatto è stato molto pericoloso Robert. - gli disse Oliver.

-Ma Hope, lei era in pericolo non potevo lasciare che lui...-

-Robert ascoltami, sei stato coraggiosissimo, ma rimane è stato anche molto pericoloso, quell'uomo avrebbe potuto farti veramente male. - Robert scosse la testa.

-No, lui voleva Hope, mi ha detto che io non gli interessavo... - borbottò accigliandosi e facendo accigliare anche i genitori.

-Oliver... - iniziò Felicity fermandosi allo sguardo dell'uomo, non era quello il momento giusto per parlare.

-Robert riposa ora, troveremo tua sorella. - il bambino annuì e tornò steso sul letto per poi addormentarsi quasi subito.

Sicuri che Robert stesse dormendo i due uscirono dalla stanza così da poter parlare tranquillamente.

-Perché Slade voleva Hope e non Robert? - chiese Felicity, non che avesse preferito Robert al posto di Hope, ma la cosa non aveva senso, se voleva ferire Oliver andava bene anche Robert che si era praticamente buttato tra le sue braccia.

-Forse pensava che scaraventandolo per la stanza si facesse male seriamente. - ipotizzò Diggle che era rimasto in disparte fino a quel momento.

-Slade è pazzo, probabilmente non c'è nessun motivo preciso per cui voleva Hope. -

-Se Isabel lavora con Slade deve avergli detto che ho due bambini, perché prenderne solo uno? Se vuole farti scegliere come con tua madre e Thea, perché non prendere entrambi? - chiese ancora Felicity.

-Isabel non sapeva che sono figli di Oliver, probabilmente Slade non lo sa. -

-Oppure ha qualcos'altro in mente, sarà anche pazzo, ma non è scemo! - rispose Felicity, l'idea che tutto quello non avesse uno scopo finale non la convinceva, il mirakuru poteva anche averlo fatto impazzire, ma non era uno sprovveduto, il suo piano era stato studiato nei minimi dettagli, le sue non erano azioni dettate dalla rabbia erano tutte accuratamente studiate per uno scopo preciso.

 

Presi come erano da tutto quello che era successo si erano completamente dimenticati di una persona, il cellulare di Felicity iniziò a suonare interrompendo il momento di silenzio che si era formato.

-Dannazione mi sono dimenticata di mia madre! - esclamò afferrando il telefono dove la foto della donna troneggiava su tutto lo schermo.

-Mamma! - rispose allontanandosi di qualche passo, Oliver guardò Felicity preoccupato.

-Tu conosci sua madre? - chiese rivolto a Dig, l'uomo annuì prima di sorridere divertito.

-Si la conosco, è una donna con un bel caratterino. Ti farà a fettine per aver sedotto sua figlia, averla messa incinta e poi averla abbandonata. - Oliver si voltò verso l'amico sperando che scherzasse, ma Diggle era serio, quella donna lo odiava e ne aveva tutti i diritti.

 

-E' successo un casino, devi venire in città, siamo all'ospedale... - spiegò, era inutile farla aspettare fuori città, Robert non sarebbe uscito da li se non il giorno seguente e lei aveva bisogno che qualcuno restasse con lui mentre loro cercavano Hope.

“Ti sei fatta male?” chiese immediatamente la madre preoccupata.

-No, io sto bene... -

“Hope? E lei vero? Che è successo?”

-Mamma, non ti preoccupare, non farti venire un infarti ti prego! Vieni qui e ti spiegherò tutto.-

“Assicurami che state tutti bene.” chiese la donna, Felicity poteva sentire il rumore della macchina che veniva messa in moto mentre parlava con la madre.

-Mamma, ci vediamo qui! -

“Venti minuti e ci sono.” le assicurò.

-Bene a dopo. - chiuse la chiamata e tornò verso i due uomini che stavano parlando tra di loro.

-Mia madre sta arrivando. - spiegò lei mettendo via il cellulare, Oliver la guardò spaventato dall'idea di incontrare la donna, non aveva mai pensato a cosa la madre di Felicity gli avrebbe detto una volta tornata in città.

-Tra quanto arriva? - le chiese Diggle.

-Venti minuti. -

-Vado ad aspettarla giù... - con la scusa di andare incontro a Stesy, Dig si allontanò dai due lasciandogli così la possibilità di parlare in privato.

-Che succede Oliver? - Felicity si avvicinò al giovane che la guardava preoccupato.

-Ecco, tua madre... - la bionda si accigliò, sua madre cosa?

-Cosa? -

-Tua madre non sa che mi hai detto dei bambini? - chiese cautamente.

-Non ancora, volevo dirglielo di persona, così da evitare un interminabile telefonata.- spiegò lei, la verità era che voleva che sua madre lo vedesse con i suoi occhi mentre era con i bambini, se le avesse detto al telefono che Oliver li amava lei non ci avrebbe mai creduto.

-Il fatto è che non ci ho mai pensato veramente, ma... mi odia vero? - chiese, Oliver aveva un espressione preoccupata che fece sorridere Felicity, il grande e grosso Oliver Queen aveva paura della reazione che sua madre poteva avere nel vederli con loro.

-Hai paura della reazione di mia madre? -

-Non è che ho paura, solo... - iniziò lui.

-Solo? -

-Non sono mai stato il tipo di ragazzo che viene presentato ai genitori e se viene presentato non è mai approvato. - spiegò lui, anche se aveva avuto molte ragazze non aveva conosciuto i genitori di tutte, anzi se poteva lo evitava, l'unica che c'era riuscita era stata Laurel e il risultato non era stato dei migliori visto l'odio che Lance provava per lui.

-Non sei più quel ragazzo Oliver, sei tutta un altra persona. -

-Lo so ma... ti ho messo incinta e poi me ne sono andato con Sara...-

-Oliver. - lo bloccò lei, sapeva già cosa era successo, avevano già chiarito tutto quello, non doveva avere paura.

-Guardami, non so se mia madre è una tua fan o no, su questo punto ultimamente è stata un po' un controsenso, certamente non ti ama disperatamente... - ammise lei, avvilendo il ragazzo.

-Ma non ti devi preoccupare, comportati come sempre e lei si dovrà ricredere su di te. Lei per me ha sempre voluto il meglio, un università prestigiosa, un buon lavoro e un uomo che mi ama e ovviamente voleva anche dei nipotini... Magari l'ordine non è arrivato in quel modo, ma se è vero che mi ami, non hai niente di cui preoccuparti. -

-Certo che ti amo! Amo te e amo i bambini.-

-E allora andrà tutto bene... Vai da Robert parlerò io con mia madre. -

-No, voglio esserci anche io. -

-Non ti sto chiedendo di nasconderti dentro l'armadio, ma ho bisogno di parlarle io. -

-Va bene, ricordati che ti amo, non dubitarne mai.- le diede un bacio sulle labbra prima di entrare nella camera dove Robert riposava.

Stesy e Dig arrivarono dopo poco che la porta si era chiusa.

-Ho visto bene? - chiese Stesy fermandosi davanti alla figlia, la guardava con le sopracciglia alzate e le braccia stese lungo i fianchi, non sembrava arrabbiata, ma non poteva negare che fosse sorpresa.

-Mamma non è il momento...-

-Invece è il momento, voglio sapere se quello che è entrato in quella stanza e che era qui con te fino a pochi secondi fa era lui. Non mi sembra una domanda difficile. - chiese la donna incrociando le braccia al petto.

-Dig per favore puoi lasciarci un attimo.-

-Vado. - entrò in camera lasciando le due a parlare da sole, in quel momento non voleva essere nei panni di Felicity.

-Allora? -

-Mamma, ti sembra questo il momento? Comunque si era Oliver. -

-Quindi sa? - chiese insistentemente, Felicity si domandava come una donna intelligente come sua madre si fosse focalizzata su Oliver e non sul fatto che fossero in un ospedale.

-Si mamma, sa! Gli ho detto dei bambini e gli ho detto che sono suoi. Ora per favore puoi sederti un secondo.- rispose esasperata lei.

-Aspetta,dove sono le pesti? - finalmente Oliver era passato in secondo piano, quel discorso sicuramente sarebbe stato ripreso, ma ora anche lei aveva capito che era successo qualcosa di grave.

-Robert è in quella stanza, si è rotto un braccio, ma per il resto sembra stare bene. - aveva iniziato dalla notizia migliore, se avesse detto subito di Hope, la donna sarebbe svenuta immediatamente.

-Meno male ero così preoccupata. Hope invece? - chiese guardandosi attorno sorridendo di sollievo.

-L'hanno rapita.-

-Cosa? Chi? Quando? Perché? E' colpa sua vero? - Stesy cercò la sedia dietro di lei, la notizia che la piccola Hope era stata rapita l'aveva sconvolta, aveva capito che era successo qualcosa ai bambini, ma non credeva che fosse successo qualcosa di così grave.

-Mamma non è colpa di Oliver, è colpa mia, lui non c'entra nulla. -

-Colpa tua? Cosa stai combinando? In che guai ti sei cacciata? - le domande a raffica della donna misero in difficoltà Felicity che non riusciva a escogitare qualcosa di intelligente da dirle per spiegare la situazione.

-Io... ecco...-chiuse gli occhi pronta a rivelarle il suo segreto: ovvero il fatto che lavorasse con Arrow, sarebbe stato un colpo per sua madre e sicuramente le avrebbe dato di pazza incosciente, ma doveva farlo, non aveva altre alternative.

-Signorina Smoak! -

-Agente Lance! - sentendosi chiamare si era voltata e aveva trovato l'agente davanti a lei e insieme a lui un paio di uomini.

-Ho pensato di metterle un paio di uomini per controllare la situazione... -

-La ringrazio molto, agente, lei non conosce mia madre: Stesy Smoak, mamma lui è l'agente Lance.- li presentò lei.

-Piacere di conoscerla signora Smoak. - Stesy sorrise mentre tendeva la mano verso l'uomo.

-Piacere mio agente, mi chiami pure Stesy. - Felicity alzò gli occhi al cielo vedere sua madre che squadrava da capo a piedi l'agente Lance non era una scena a cui avrebbe voluto assistere.

-Allora piacere Stesy. - i due si sorrisero ignorando apertamente Felicity che invece li osservava indecisa se essere divertita o disgustata.

-Scusate... -

-Ah si scusi, avrei bisogno di parlarle, dovrebbe venire con me. - fece Lance rivolta alla giovane.

-Mamma vai dentro e ti prego non trattare male Oliver! - si raccomandò lei, con Oliver aveva cercato di non pensare al peggio e di rassicurarlo, ma ora che lui non c'era non era poi così sicura che sua madre non avrebbe fatto una scenata in mezzo all'ospedale.

-Non posso garantirtelo. - rispose lei osservando la figlia.

-Non fare la bambina, ho bisogno che Robert stia tranquillo non che veda sua nonna litigare con suo padre, che tra parentesi ha anche accettato e che adora! -

-Come vuoi, farò la brava. Per ora!- alzò le mani in segno di resa prima di salutare Lance con un sorriso ed entrare in camera.

-Tua madre non è una sostenitrice di Oliver Queen. - commentò l'agente guardando il punto dove era sparita la donna.

-Avete tante cose in comune allora. Scusi, non volevo. -

-Ho bisogno dell'aiuto suo e di Arrow. -

-Lo contatto subito ora che è arrivata mia madre posso mettermi al lavoro. -

-Bene, mi tenga informato. - con quelle parole Lance se ne andò lasciando i due uomini accanto alla porta con l'ordine di non far entrare nessuno a parte i presenti. Felicity fissò i due uomini fermi di guardia chiedendosi quanto sarebbero serviti in caso Slade avesse deciso di andare a prendere anche Robert.

 

Stesy era entrata in camera e aveva subito individuato Oliver seduto sul letto che parlava col figlio, Dig invece era poco più in la e anche lui cercava di convincere Robert a fare qualcosa.

-Nonna! - urlò vedendola entrare, Stesy sorrise avvicinandosi al bambino, lieta di vedere che stesse bene.

-Amorino mio, ti fa male? - chiese lei abbracciandolo, Oliver si era spostato facendo spazio alla donna, era la prima volta che la vedeva e la squadrà rapidamente senza farsi notare, Felicity non aveva preso molto da lei, almeno non di aspetto, ma qualcosa gli suggeriva che dovevano avere lo stesso carattere.

-No non fa male... Nonna hai visto c'è papà!- esclamò contento di presentare alla nonna il proprio padre, Stesy si voltò verso Oliver, il sorriso era sparito e lo stava guardando duramente, reazione del tutto comprensibile visto il passato del giovane.

-Signora Smoak è un piacere conoscerla. - fece Oliver, la donna continuava a rimanere in silenzio e ad osservarlo, poi si alzò e si decise a parlare.

-Non so se è un piacere conoscerla signor Queen... - la schiettezza della donna sorprese Oliver non si aspettava un attacco del genere anche se John l'aveva avvisato, non si era sbagliato: Stesy aveva un carattere forte, lo stesso di Felicity.

-E' comprensibile. Scusate è Felicity. - Oliver prese il cellulare dalla tasca e rispose uscendo dalla stanza.

-Che succede? - chiese lui preoccupato, se lo stava chiamando invece di entrare in camera voleva dire che non si trovava più all'ospedale.

“Lance vuole che Arrow lo aiuti..”

-Chiamo Diggle e arrivo, dove sei? - chiese mentre tornava verso la stanza.

“Sono all'entrata vi aspetto qui... Oliver?”

-Cosa? - si era fermato con la mano sulla maniglia della porta aspettando che lei continuasse.

“Mia madre si è comportata bene?” chiese preoccupata.

-Più o meno... arriviamo subito. - sorrise chiudendo la chiamata.

Continua....

Eccoci qua! BUONA DOMENICA A TUTTI!
questo è un capitolo più tranquillo, rispetto a gli altri due. finalmente abbiamo scoperto con esattezza cosa è successo alla scuola, Robert tenerissimo si è messo in mezzo difendendo la sorella, chissà se la piccola è riuscita a scappare oppure alla fine è stata presa..
Stesy finalmente è tornata contenti? visto sta bene e non le è successo assolutamente nulla! Il primo incontro tra Stesy e Oliver non è stato dei migliori, ma ci sarà tempo per vedere i due andare d'accordo (forse).

ALLORA ATTENZIONE, mercoledì 14 non ci sarà la pubblicazione del capitolo 31 <.< sono in ritardo col 32 e volevo chiudere quello prima di pubblicare il 31 perchè si sono pezzi che non mi convincono ancora del tutto quindi vorrei vedere come si struttura il 32 e in caso avere la possibilità di fare dei cambiamenti, cosa che se pubblico non posso più fare.
Quindi MERCOLEDI' non ci sarà l'aggiornamento, ma non vi tengo a bocca asciutta posto una Shot quindi troverete comunque qualcosa da leggere.
Un bacione noi qui ci vediamo DOMENICA
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 31: come back ***


Capitolo 31

 

Oliver era uscito parlando al telefono con Felicity, Stesy guardava la porta chiusa sospettosa.

-Tu li hai visti insieme? - chiese a Dig.

-Si. - non c'erano bisogno dei soggetti per capire di chi stesse parlando, era chiaro che Stesy cercasse di capire le intenzioni di Oliver nei confronti della figlia.

-E? -

-La ama, avrà sbagliato da giovane, ma è cambiato ama Felicity e ama i suoi figli. - spiegò lui, Stesy aveva imparato a conoscere e a fidarsi di Diggle col tempo, ma in quel momento non riusciva a fidarsi del giudizio dell'uomo. La porta si aprì facendo entrare Oliver.

-Felicity ha detto che dobbiamo raggiungerla. - disse a Dig il quale annui.

-Vai via papà? - Robert guardò l'uomo, non voleva che se ne andasse, voleva che restasse li con lui.

-Io e la mamma dobbiamo cercare Hope. - rispose avvicinandosi.

-La troverai?- chiese, ora non gli interessava più se suo padre andava via, dovevano ritrovare la sua sorellina.

-Certamente. -

-Okay, io faccio il bravo con la nonna. - disse, Oliver sorrise e gli diede un bacio facendo ridere il bambino.

-Che ci fai ancora qui? Vai a trovare la mia sorellina! -

-Ora vado. Felicity ha detto che sarebbe rimasta lei, ma se ha qualcos'altro da fare rimango io... - Oliver stava ancora abbracciando Robert mentre si era voltato a guardare Stesy che con gli occhi socchiusi stava studiando Oliver.

-No vai pure, sto io con Robert. -

-La ringrazio. A dopo piccolo. -

-Ciao papà!-

-Stesy. Fai il bravo Robert! -

-Si, ciao zio!- i due uomini uscirono e Oliver sospirò di sollievo, sarebbe stata dura farsi accettare da quella donna.

Fuori dall'ospedale Felicity li stava aspettando parlando freneticamente al telefono, i due la videro annuire ripetutamente, mentre continuava a ripetere certamente e grazie, quando li vide gli fece cenno di avvicinarsi.

-Ho capito, si va bene stasera arriva in città, non potevate avere un tempismo migliore. Ti ringrazio. - con un sorriso smagliante, il primo da diversi giorni, Felicity guardò i due uomini.

-Dimmi che sono buone notizie. - chiese Dig stanco di tutte quelle brutte notizie che erano arrivate tutte insieme.

-Si sono buone notizie, la STAR ha sintetizzato l'antidoto, stasera ce lo portano. -

-Finalmente una buona notizia! - esultò Dig.

-Già, andiamo, dobbiamo scoprire che fine ha fatto Hope... - il momento di gioia finì immediatamente, anche se a breve avrebbero avuto il siero ora dovevano occuparsi di Hope la quale era sparita per scappare da Slade, Felicity si continuava a chiedere se il suo piccolo genio fosse riuscito in qualche modo a non farsi prendere dall'uomo, le possibilità erano poche, ma quella bambina era l'incarnazione dell'impossibile.

-Andiamo, hai qualche modo per rintracciarla? - chiese Oliver aprendole lo sportello dell'auto e facendola salire.

-No, non credevo sarebbe servito... - ammise.

-La troveremo, in qualche modo troveremo nostra figlia. - la rassicurò Oliver.

In macchina calò un silenzio teso, tutti stavano pensando ad un modo per ritrovare la bambina, un modo qualunque perché riportarla a casa.

-Mia madre come si è comportata? - chiese di getto, la telefonata dei laboratori STAR l'aveva distratta dal porre quella domanda, l'idea che sua madre e Oliver si fossero incontrati la spaventava un po', ma qualunque cosa lei avesse detto, non aveva fatto cambiare idea a Oliver.

-Bene. - rispose Oliver guardando la strada davanti a se.

-Ti ho mai detto che non sai mentire? - chiese Felicity staccandosi da lui e guardandolo in viso. Oliver rimase imperterrito con lo sguardo fisso davanti a lui.

-Dig? -

-Felicity lo sai come dice il detto: tra moglie e marito non mettere il dito. - rispose lui sperando così di essersi tirato fuori dalla discussione.

-Non siamo sposati! - rispose subito lei.

-Poco importa lo sembrate, non voglio entrare in questo discorso.- si limitò a rispondere lui, Stesy non era una donna facile da gestire, lo stesso Dig aveva avuto un assaggio di come poteva essere odiosa, ma aveva anche imparato a conoscerla e ad apprezzarla, soprattutto quando non entrava in modalità madre iperprotettiva.

Parcheggiata la macchina Diggle se ne andò al covo lasciando i due in mezzo al vicolo a parlare tra loro.

-Cosa ti ha detto? - chiese ancora Felicity.

-Niente di che, veramente Felicity. -

-Okay, ma non darle peso, è solo arrabbiata. - cercò di spiegargli lei, non voleva che qualunque cosa la donna gli avesse detto potesse in qualche modo rovinare quello che erano riusciti a creare.

-Felicity è comprensibile che sia arrabbiata, ma rimane che non ha detto niente di male... -

-Vi siete presentati vero? - chiese sospettosa, Oliver sembrava terribilmente serio mentre le diceva che sua madre non aveva detto niente di grave, eppure riusciva a vedere quella sfumatura di dolore in fondo a i suoi occhi.

-Si. -

-Le hai detto che era un piacere conoscerla... - continuò lei, Oliver annuì spazientito dall'insistenza della bionda.

-Felicity non capisco dove vuoi arrivare... -

-Lei ti ha detto che non sapeva se era un piacere. - il giovane la guardò sorpreso chiedendosi come avesse fatto ad indovinare quello che gli aveva detto.

-Un classico, non cambia nemmeno le frasi. - si lamentò ricordando di come avesse usato quella stessa frase con Diggle e di come poi si era affezionata all'uomo.

-Felicity, non è importante... -

-Cambierà idea. Quando verrà come ti comporti con me e con i bambini, non sarà più così cattiva con te, è solo un po' iperprotettiva. - gli spiegò Felicity.

-Non mi importa se mi odia, l'importante e che tu non lo faccia. - ammise lui.

-Mai...- finalmente la sfumatura che aveva visto negli occhi di Oliver fino a quel momento scomparve, la preoccupazione che lei potesse lasciarsi influenzare dalla madre fu spazzata via da un semplice sorriso.

-Cerchiamo nostra figlia! - Felicity annui e insieme entrarono nel covo.

 

Nelle stanze sotto al Verdant Felicity si era già messa a lavoro, non sapevano con esattezza cosa fosse successo ad Hope, dal racconto che avevano avuto: Robert si era messo in mezzo tra lei e il rapitore dandole così il tempo per scappare, le possibilità che fosse riuscita a non farsi prendere erano misere, ma tutti in quella stanza speravano che quella piccola peste dalle mille idee avesse trovato un modo per non farsi prendere.

-Cosa hai in mente per cercarla? - chiese Oliver, il giovane era dietro di lei e camminava avanti e indietro cercando di scaricare la sua ansia, purtroppo lui non poteva andare alla ricerca di Hope, il posto era pieno di poliziotti che avrebbero tenuto Oliver Queen lontano perché non li intralciasse con il loro lavoro e non poteva andare nemmeno in tenuta da Arrow era troppo presto e avrebbe attirato troppo l'attenzione, avrebbe dovuto aspettare che scendesse la notte o almeno che i poliziotti lasciassero il posto.

-Ho hackerato le telecamere intorno alla scuola, se è riuscita a scappare sapremmo dove è andata. - spiegò Felicity, purtroppo all'interno della scuola non c'erano telecamere e quindi non potevano vedere cosa fosse successo.

Dovettero visualizzare diversi filmati prima di riuscire a trovare quello che gli interessava. In una ripresa si vedeva chiaramente la piccola Hope che apriva una finestra e usciva da li attenta a non farsi vedere, la videro rannicchiarsi tra il muro della scuola e un cespuglio, prima che il muro esplodesse lanciando frammenti di pietra in ogni direzione. L'enorme ammasso di muscoli che era passato attraverso il muro distruggendolo si era fermato a pochi passi di distanza da quello che restava del muro, la telecamera inquadrava perfettamente la scena, l'uomo con il volto coperto dalla maschera nera e arancione si stava guardando attorno sicuramente alla ricerca della bambina. Hope restava immobile nascosta.

-Oliver... - bisbigliò Felicity stringendogli la mano, in quel momento sullo schermo entrambi erano immobili e l'ansia per loro che osservavano la scena era difficile da gestire, fu questione di secondi, che per loro sembrarono ora, l'uomo si voltò verso il punto dove era nascosta Hope, che come lo vide arrivare scattò in piedi correndo via protetta dal muro e dalle siepi.

-Felicity! - esclamò Oliver, la bambina ormai non era più inquadrata, dovevano trovare un altra telecamera che l'avesse ripresa. Ci mise un po' ma alla fine riuscirono a trovare un altra telecamera che aveva inquadrato la bambina.

-Eccola... - Hope aveva appena lasciato il suo nascondiglio per attraversare la strada e allontanarsi dalla scuola, una macchina inchiodò per non investira, ma la piccola non si fermò, correva a più non posso cercando di seminare il suo inseguitore.

-Oddio non posso guardare! - borbottò Felicity coprendosi gli occhi con le mani, quando aveva visto la macchina arrivare aveva pensato subito al peggio.

-Felicity sta scomparendo dall'inquadratura!- costretta dalle circostanze Felicity scoprì gl'occhi e tronò a guardare il monitor, cambiò telecamera e ritrovarono subito Hope che attraversava nuovamente la strada, la bambina stava scappando, ma al contrario di quello che avevano pensato inizialmente non stava scappando senza una meta, stava correndo verso qualcosa di preciso, la conferma l'ebbero quando la videro fermarsi ad un incrocio e pensare.

-Sembra stia cercando di ricordarsi qualcosa... - fece Diggle pensieroso, Hope aveva ripreso a correre mentre l'uomo la inseguiva, anche se l'uomo non sembrava sforzarsi troppo per prenderla.

-Quanto fiato ha? - Oliver guardava sorpreso la piccola che continuava a correre senza problemi.

-La resistenza l'hanno presa da te... - ripose Felicity.

-Dove starà andando? -

-Non ne ho idea... - borbottò Felicity.

-Guardate! - Dig indicò lo schermo, Hope stava iniziando a rallentare, la piccola era senza fiato, ma non sembrava più spaventata come era prima.

-Oh mio Dio!- esclamò Felicity riconoscendo il palazzo davanti alla figlia.

-La Queen consolidated... - Fece Oliver, la bambina stava cercando di andare da loro, ignara che loro non si trovassero li, in quel posto avrebbe trovato solo le persone dalle quali stava scappando. Hope varcò l'ingresso e loro la persero nuovamente.

-Entra nel... -

-Dammi tempo! - rispose Felicity iniziando a penetrare il sistema di sicurezza della QueenConsolidated.

Le telecamere della QC avevano ripreso la bambina entrare e correre dentro l'ascensore senza farsi fermare da nessuno.

-Sta salendo all'attico, si è praticamente consegnata a loro.- col cuore che battevano ansiosi i tre continuavano a guardare la scena, Hope sembrava più rilassata come se si sentisse al sicuro, l'ascensore era ormai arrivato all'ultimo piano, Hope corse fuori e loro cambiarono immediatamente telecamera, ad aspettarla nel corridoio c'erano Isabel e Slade che guardavano la piccola come gli avvoltoi guardano la loro preda.

-Ma non l'avevi uccisa Dig? - chiese irritata Felicity? L'idea che sua figlia fosse nella stessa stanza con quella strega non le piaceva per niente.

-In teoria si, ha dato il mirakuru anche a Isabel. - quelle erano le parole che nessuno in quella stanza avrebbe voluto sentire.

-Che stanno dicendo? - chiese Oliver.

-Non c'è audio! Non possiamo saperlo. - i tre stavano parlando, sicuramente Hope chiedeva dove fossero i suoi genitori, Slade le fece segno con la mano di precederlo nell'ufficio, Hope sembrava titubante e cercò di tornare nell'ascensore, Slade l'afferrò per la maglia prima che potesse fare un passo indietro, il filmato si spense in quel momento con Slade che sorrideva in modo veramente poco rassicurante.

-Torna indietro. - esclamò Oliver accigliandosi e avvicinandosi di più allo schermo.

-Perchè? - chiese Felicity, non capiva perché dovessero rivedere quel video, l'idea di Hope in mano a quel pazzo di Slade le faceva male.

-Felicity! - la giovane fece come gli aveva chiesto e tornò indietro al momento dell'arrivo di Hope all'attico: Hope era appena uscita dall'ascensore quando Oliver chiese di bloccare il video.

-Guarda qui. - indicò la bambina che si stava pulendo il viso con la manica.

-Si starà asciugando il sudore, ha corso come una disperata. -

-Non è sudore, fai ripartire il video.- Felicity lasciò scorrere il filmato per alcuni secondo quando la videro riabbassare il braccio bloccarono nuovamente il filmato.

-No! NO! - urlò la donna, aveva capito cosa aveva visto Oliver, Hope stava perdendo sangue dal naso proprio come era successo la sera prima.

-Dobbiamo trovarla, Oliver. -

-La troveremo, prima però portiamo Robert e tua madre fuori città, non possiamo rischiare che venga preso anche lui. -

-Okay. Oliver anche Thea deve andare via, è pericoloso anche per lei. -

-Vai da tua madre io vado da Thea, il piano non cambia. -

-Avete bisogno di qualche mano in più? - nella confusione data dalla situazione nessuno dei tre si era accorto dell'ingresso di Sara che con lei portava un gruppo di assassini della lega e ovviamente Nyssa.

-Sara!- urlò Felicity correndo verso la giovane e abbracciandola, le era mancata terribilmente ed era anche stata molto in pensiero per lei.

-Certo prima di invitare un esercito di assassini nel nostro covo potevi telefonare... - commentò allontanadosi di un passo dalla bionda, Nyssa la guardava studiandola sospettosa.

-Vista la situazione ho pensato che qualche persona in più non poteva farci male. - Oliver guardò le due donne preoccupato, conosceva gli usi della lega, non erano un opera di carità loro non davano niente per niente, prese Sara per il polso e la allontanò.

-Sara, la lega non da niente per niente, cosa ti hanno chiesto? - chiese preoccupato.

-Non ti preoccupare Ollie, ho già pagato. Salviamo Hope. -

 

Col ritorno di Sara e della lega la situazione aveva preso una svolta interessante, anche se l'esercito di Slade rimaneva comunque più forte di loro, potevano avere ancora una possibilità di salvare la città.

 

***

 

Prima di iniziare la loro battaglia contro Slade, Oliver e Felicity avevano deciso di allontanre le loro famiglie. Oliver era andando da Thea non sarebbe stato difficile convincera ad andare con Robert e Stesy. Quella che sicuramente avrebbe avuto più problemi sarebbe stata Felicity, Robert non avrebbe mai accettato di andare via senza Hope.
All'ospedale Felicity fu scortata da Sara e da alcuni membri della lega.

-Non è che passano proprio inosservati.. - borbottò Felicity guardando i due uomini che le seguivano, anche Sara lanciò uno sguardo indietro e dovvette dare ragione all'amica, il portamento e il modo di muoversi non era esattamente da persone normali, fortunatamente però erano riuscite a far cambiare loro i vestiti, in quel modo potevano sembrare delle semplici guardie del corpo.

-Ecco, quella è la stanza. -

-Aspettate qui. - fece Sara ai due che annuirono rimandendo a qualche passo di distanza dalla porta e dagli agenti ancora fermi li.

Nella stanza c'era qualcuno che parlava, Stesy stava parlando con un uomo che non era Robert. Le due entrarono curiose e preoccupate di scoprire chi fosse entrato.

-Papà? - chiese Sara vedendo con chi parlava la madre di Felicity.

-Sara! - esclamò andando ad abbracciarla, Stesy fece un passo allontanandosi dall'agente e distogliendo lo sguardo dall'uomo prima di guardare la figlia alzando un sopracciglio vedendo da chi era accompagnata, Felicity non provò nemmeno a spiegare la situazione, sua madre aveva una memoria dannatamente buona per i volti e sicuramente anche se erano passati anni aveva riconosciuto Sara come la ragazza che era sulla barca con Oliver al momento dell'incidente.

-Mamma: tu, Robert e Thea lasciate la città. - spiegò Felicity, Robert fortunatamente stava dormendo, questo avrebbe fatto risparmiare loro molto tempo.

-Cosa? - chiese lei avvicinandosi.

-Mamma non è il momento...-

-E tu che farai? E Hope? - chiese, questo non l'aveva previsto, non pensava che sua madre le avrebbe fatto tutte quelle domande.

-Abbiamo scoperto chi ha Hope, non la lascio qui, io e Oliver rimaniamo in città tu vai via. -

-Avete avuto la conferma? - chiese Lance.

-Si è stato lui. -

-Vi daremo una scorta. - propose Lance.

-Non credo sia il caso. - iniziò Felicity, l'idea di avere tutte quelle macchine della polizia a fare da scorta le sembrava un controsenso, avrebbero attirato troppa attenzione.

-Felicity invece dovremmo dare ascolto all'agente Lance.- intervenne Stesy, la bionda sospirò, non sarebbe mai riuscita ad avere l'ultima parola con sua madre senza prima discutere.

-Mamma ho detto no, non è il caso. Domani in mattina quando dimettono Robert ve ne andrete. -

 

Continua...

 

Ecco il capitolo 31, si è fatto un po' attendere ma alla fine è arrivato, chiedo scusa perché nonostante abbia avuto una settimana non ho risposto alle recensioni il che è veramente imperdonabile, me cattiva.
Finalmente sappiamo cosa è successo a Hope, non male come bambina è riuscita a non farsi prendere fino a che non è arrivata dove voleva andare, povera ignara fanciulla!
Stesy e Lance? Che ne dite vi piace come coppia?? xD si starà a vedere cosa accadrà in futuro se accadrà qualcosa.

 

Spero che la storia di mercoledì (che è Spoilerante per chi non segue la programmazione americana) vi sia piaciuta!
Un bacione continuate a recensire, dai ragazze sfondiamo le 400 recensioni fatemi vedere che la storia vi piace!!! ^_^

un bacione a mercoledì

Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 32: La mossa di Slade... ***


Capitolo 32

 

Sara e Felicity erano uscite dall'ospedale con i membri della lega che come ombre le seguivano, le due ormai non ci facevano nemmeno più caso, camminavano per strada parlando velocemente come solo loro sapevano fare.

-Non ha senso, non voglio la scorta! - esclamò Felicity gesticolando freneticamente, cercare di far ragionare sua madre era stato solo uno spreco di fiato, la donna si era impuntata che una scorta della polizia avrebbe sicuramente scoraggiato l'aggressore a tentare un secondo rapimento, come se una manciata di comuni esseri umani potessero spaventare Slade e il suo esercito di uomini superforti.

-Non ti preoccupare troveremo un modo per depistare Slade. - le assicurò Sara comprensiva, quando suo padre aveva proposto la scorta anche lei aveva scosso la testa, sapeva che il padre lo faceva perché credeva di essere utile, ma non era quello il caso, avrebbero potuto usare i membri della lega senza alcun problema.

-Io proprio non la capisco mia madre, come è successo, come ha fatto a lasciarsi convincere così facilmente da... -

-Sembrava a me o prima quando siamo entrate stavano flirtando.- buttò li Sara interrompendo lo sproloquio della bionda e dando così anche la risposta che cercava, Felicity si fermò di botto sbarrando gli occhi, ora che ci pensava aveva visto i due spostarsi rapidamente al loro ingresso e sua madre abbassaro lo sguardo imbarazzata, ma non aveva dato peso alla cosa anche perché lo sguardo che le aveva lanciato quando aveva visto Sara l'aveva distratta.

-Oh mio Dio, mia madre e tuo padre? - chiese Felicity, le piaceva l'agente Lance, in quel periodo di collaborazione aveva imparato ad apprezzare l'uomo, ma questo non era sufficiente per digerire una futura relazione con sua madre.

-La cosa mi piace, tua madre deve essere un tipo tosto, sarei felice di vederli insieme. - ammise invece Sara la quale già si immaginava la scena di suo padre con Stesy che uscivano insieme come due liceali.

-Se si sposassero diventeremmo sorelle, beh la prerogativa principale per essere sorelle già l'abbiamo.- continuò con disinvoltura Sara ignorando lo stato di shock in cui era entrata Felicity.

-E quale sarebbe la prerogativa principale? - chiese.

-Il fatto che tu abbia rubato Oliver a tua sorella! Laurel me lo rubò mentre lo “puntavo”, io l'ho rubato a lei mentre stavano insieme, e ora tu l'hai preso a me... - spiegò ricordando come il ragazzo fosse passato da una ragazza all'altra.

-Io... oddio mi sento male... Sara io non volevo rubartelo... - quel discorso aveva imparanoiato Felicity che sentendosi dire che aveva rubato il ragazzo all'amica si era sentita in colpa nei suoi confronti.

-No, no, no! Non è un problema e poi io ho lasciato Oliver, quindi più che rubato te l'ho ceduto volentieri, anche perché ammettiamo Oliver non è il mio tipo! - l'enorme sorriso di Sara rassicurò almeno in parte Felicity, anche se in cuor suo ancora si sentiva colpevole per essersi messa con il ragazzo dopo nemmeno poche ore che i due si erano lasciati.

 

***

Nel frattempo Oliver era andato a parlare con la sorella, non sapeva esattamente cosa dirle, ma sapeva che comunque avrebbe dovuto dirle almeno una parte della verità e sperava che gli desse ascolto.

Thea era al club, da quando si era lasciata con Roy e i loro averi erano stati congelati quello era l'unico posto che ancora le rimaneva: ancora per poco visto che Isabel le aveva dato lo sfratto.

-Ciao Oliver. - lo salutò lei leggermente fredda, il ragazzo cercò di sorriderle, si aspettava quella reazione, Thea era stata rapita e poi loro madre era morta e tutto questo era successo per mano di Slade e lui non si era mai preoccupato di avvertire le due che conosceva l'uomo e che era con lui che ce l'aveva.

-Ciao Thea. Vorrei parlarti. - iniziò osservandola, Thea era quel genere di persona che se era nervosa si muoveva e si teneva occupata in qualche modo, in quel momento stava facendo l'inventario degli alcolici.

-Mi dirai altre bugie? - chiese senza voltarsi.

-No, la verità.- rispose agitato, Thea si voltò a quella frase, non sembrava credergli, ma comunque decise di ascoltare quello che aveva da dirle.

-Lo so che vi ho mentito, ho mentito a te e a mamma. - ammise, quello sicuramente era già un passo avanti.

-Bene viva la sincerità, ma questo l'avevo già capito. -

-Thea, non è semplice.-

-Come conosci quel pazzo? Perchè ti odia? Perché ha ucciso mamma e rapito me? Cosa vuole? - chiese di getto, aveva pensato molto a tutto quello che era successo e più ci pensava meno riusciva a capire cosa fosse successo tra i due.

-Quando sono naufragato sull'isola, pensavo di essere solo, ma non era così. Dopo un po' di tempo ho incontrato un uomo...- iniziò, doveva riuscire a creare una storia che fosse credibile, ma che non svelasse tutti i segreti.

-Slade? - chiese di getto, Oliver scosse la testa.

-No, un altro uomo, lui mi ha aiutato. Quell'isola era la usata come base per un colpo di stato cinese. Mi stavano per ammazzare, mi hanno torturato e ferito in ogni modo perché rivelassi loro quello che sapevo e io non sapevo niente. -

-Oliver io...-

-Quell'uomo mi fece scappare e mi mandò da una persona che mi avrebbe potuto aiutare... Slade. Abbiamo cercato di salvare insieme quell'uomo, ma alla fine abbiamo scoperto che era ricattato, tenevano sua figlia in ostaggio.- spiegò lui, stava raccontando troppo, ma era difficile capire quali pezzi non raccontare e queli invece rivelare, la storia era già abbastanza complicata se conosciuta per intero, rivelarne solo una parte avrebbe reso la situazione solo più inverosimile e complicata.

-Quello che devi sapere è che trovai anche Sara: la trovai su un mercantile di mercenari, l'avevano trovata in acqua e salvata, la feci scappare e andammo insieme sull'isola e ci si riunì con Slade e l'altra ragazza. -

-Okay tutto questo non ha senso, perché ora Slade vuole uccidere tutti quelli a cui vuoi bene?-

-I mercenari cercavano qualcosa e pensavano che noi conoscessimo il posto dove era nascosto, mi dissero di rivelare il posto o avrebbero ucciso una delle due ragazze, non mi credettero quando gli dissi che non lo sapevo, mi chiesero di scegliere, chi delle due volevo far vivere, mi impuntai, non avrei scelto, non potevo farlo come potevo scegliere chi far morire? -

-Oliver... -

-Pensavo seriamente che non l'avrebbe fatto, quando ho visto la pistola puntata contro Sara ho agito d'istinto e mi sono messo in mezzo, così è morta l'altra ragazza. - Thea l'abbracciò, quel racconto era stato attroce quello che aveva dovuto passare era stato devastante e ora che sapeva capiva il suo strano comportamento quando era tornato a casa.

-Slade amava quella ragazza, il dolore l'ha fatto impazzire, mi ritiene responsabile della sua morte e ora vuole togliermi tutto quello che ho. -

-Mi dispiace così tanto Ollie, perché non ce l'hai detto? Perchè ti sei tenuto tutto dentro?-

-Thea, quella ragazza è morta per colpa mia...-

-No, non è stata colpa tua!- Oliver era contento che Thea avesse capito e che lo avesse perdonato, ma soprattutto era contento che gli avesse creduto.

-Thea, ho bisogno che tu mi faccia un favore. - si staccò da lei guardandola negli occhi.

-Qualunque cosa.-

-Lascia la città, Slade è fuori controllo, voglio saperti al sicuro.-

-E dove dovrei andare? Oliver io non mi muovo senza di te! -

-Io devo rimanere...-

-Perchè?-

-Ha preso Hope. Tu andrai con Robert e la madre di Felicity in un posto sicuro fuori città, mentre io e Felicity cerchiamo Hope. -

-Oh mio Dio! Quando l'ha presa? -

-Qualche ora fa, Lance la sta cercando e io non voglio andarmene senza di lei. Ma voglio che tu sia al sicuro.-

-Okay, vado con loro, ma tu stai attento. -

-Grazie Thea.- i due fratelli rimasero insieme ancora per un po' parlando del più e del meno e organizzandosi per il giorno seguente.

 

***

 

Oliver stava lasciando il club della sorella molto più tranquillo, Felicity gli aveva mandato diversi messaggi che aveva visto solo in quel momento, si accigliò leggendone uno in particolare, il coriere dei laboratori STAR era in anticipo sarebbe arrivato in città da li a poco, scese nel covo dove Diggle lo stava aspettando.

-Sono andate Sara e Felicity a prendere l'antidoto. - spiegò l'uomo vedendolo arrivare.

-Da sole? - si fidava ciecamente di Sara e sapeva che se qualcuno avesse provato ad attaccarle Sara era capace di difendersi e di difendere anche Felicity, ma purtroppo non avevano a che fare con persone normali, anche un solo uomo di Slade poteva atterrare Sara con un solo colpo.

-No c'è Nyssa e tutti i suoi uomini con loro. - lo rassicurò Diggle sorridendo, l'apprensione che dimostrava ogni volta che Felicity scendeva in azione era divertente da vedere, soprattutto visto che quando lo aveva conosciuto lui Oliver era un pezzo di ghiaccio che non provava assolutamente niente, quando lo aveva visto interagira per la priva volta con la bionda aveva capito subito che in quella ragazza c'era qualcosa che lo rendeva diverso, migliore e a distanza di tempo ne aveva avuto la conferma.

-Okay, tra quanto hanno l'incontro? - chiese Oliver guardando l'orologio pensieroso.

-Praticamente ora. - rispose Diggle guardando anche lui l'oggetto, Oliver iniziò a camminare avanti e indietro pensieroso, quello era un comportamento ricorrente nel giovane che quando doveva pensare non poteva farlo stando fermo.

 

In città Felicity e Sara stavano viaggiando in macchina dirette verso il punto d'incontro con il corriere, in auto le due erano sole, ma sapevano che attorno a loro che non le perdevano mai di vista c'erano Nyssa e i suoi uomini.

-Ci siamo quasi. - esclamò Felicity controllando il gps sul suo cellulare.

-Abbiamo un problema... - ammise Sara guardando nello specchietto retrovisore, da qualche minuto dietro di loro era apparso un furgone che aveva iniziato a seguirle.

-Che succede? - Felicity aveva distolto gli occhi dal cellulare e aveva guardato l'amica che guidava.

-Ci seguono. - rispose tornando a guardare la strada.

-Sei sicura potrebbe essere chiunque voglio dire... OH merda è Isabel! - esclamò Felicity, si era voltata per vedere il furgone convinta che l'amica fosse troppo paranoica, poi però si era dovuta ricredere, seduta nel posto del passeggerò con il completo nero e arancione c'era Isabel Rochev che le guardava con espressione furiosa.

-Direi che adesso siamo sicure...- commentò Sara sterzando di colpo in una stradina stretta sperando così di seminare Isabel e l'altro uomo. Il cambiamento brusco della strada riuscì a dare alle due ragazze un po' di tempo, il furgone non era pronto a tale manovra e le dimenzioni del veicolo lo costrinsero a fermarsi e a cambiare strada.

-Abbiamo guadagnato tempo, ma siamo scoperte... - spiegò Sara, con quella manovra avevano perso gran parte degli uomini della lega e Nyssa.

-Siamo quasi arrivate, gira qui e poi al prossimo incrocio vai a dritto! - Felicity tornò a guardare il proprio cellulare dando le indicazioni a Sara, ormai il coriere era vicino avrebbero preso l'antidoto e sarebbero riusciti a sconfiggere Slade fermando così i suoi folli piani di vendetta.

-Chiama Oliver. - l'idea di andare in contro al coriere era stata buona e anche non chiedere aiuto a Oliver inizialmente era sembrata una buona idea, meno gente c'era meno l'attenzione di Slade era su di loro, ma ora che il suo esercito era a piede libero e loro erano senza gli uomini della lega l'aiuto di Oliver era diventato necessario.

Felicity col cellulare in mano digitò rapidamente il numero di Oliver e pregò che rispondesse subito, lo sguardo di Felicity continuava a tornare dietro di loro con la paura che il furgone con Isabel potesse sbucare nuovamente alle loro spalle.

Oliver fortunatamente rispose al secondo squillo.

“Felicity...” nella voce si poteva sentire l'apprensione e l'ansia di saperla in missione senza di lui.

-Oliver abbiamo un problema... - ammise Felicity lanciando un occhiata a Sara e poi di nuovo dietro di loro.

“Che tipo...”

-Slade ha mandato i suoi uomini in città stanno distruggendo tutto e Isabel ci stava seguendo...- spiegò lei.

“Arriviamo tu rimani in linea...”

-Okay... - rispose mettendo il vivavoce così da poter controllare la posizione e poterla dare anche a Oliver: ora sul suo cellulare Felicity aveva la posizone del coriere, la loro e quella di Oliver.

-Come fai a non impazzire? - chiese Sara guardandola dare indicazioni sia a lei che a Oliver.

-Sono multitasking! - rispose facendo ridere l'amica.

“Dove siete?” chiese Oliver interrompendo le due.

-Siamo quasi arrivate, ci mancano due isolati si e no. - rispose Felicity mentre per l'ennesima volta si volta indietro per controllare che nessuno le stesse seguendo.

-Gli abbiamo seminati... - dietro di loro non c'era nessuno e questo fece tirare un sospiro di sollievo alle due ragazze, presto anche Oliver e Diggle sarebbero arrivati e allora tutto sarebbe andato a posto. La macchina svoltò ormai il coriere era sempre più vicino, ma il loro viaggio fu bruscamente interrotto, una macchina si schiantò contro il lato della loro vettura facendo sbandare l'auto e poi cappottarsi.

“FELICITY!” il botto dell'incidete era stato udito perfettamente anche da Oliver il quale era ancora in contatto con le due.

“Felicity!” urlò nuovamente visto che nessuno rispondeva. Felicity che si trovava dal lato in cui la macchina le aveva colpito aveva perso i sensi e giaceva immobile sul seggiolino bloccata dalla cintura di sicurezza, Sara aveva battuto la spalla contro lo sportello, ma oltre al dolore causatogli dalla botta non si era fatta altro.

-Oliver! Ci sono venuti addosso. - rispose Sara cercando di aprire la cintura di sicurezza che però non si voleva aprire.

“Come state?”

-Siamo bloccate e Felicity ha perso i sensi...- ancora bloccata dalla cintura Sara si sporse verso l'amica cercando di costatare le sue condizioni.

“Sara, respira? Sara!” sibilò Oliver accelerando l'andatura della moto.

-Si è solo svenuta, Oliver siamo bloccate devi aiutarci! - esclamò strattonando la cintura, cercando di arrivare a prendere il coltello che teneva nascosto nello stivale, se fosse riuscita a prenderlo avrebbe potuto tagliare la cintura e uscire dal veicolo.

“Arrivo ci sono quasi.”

Oliver scivolava nel traffico con la moto, la città era nel caos e il tutto era accaduto in meno di venti minuti, uomini mascherati avevano invaso la città e la stavano distruggendo senza un motivo apparente. L'auto di Felicity apparve dietro la curva, Oliver sospirò di sollievo quando vide Sara fuori dall'auto che cercava di tirare fuori Felicity che era ancora incosciente.

-Stai bene? - chiese Oliver, aveva lasciato la moto da una parte e si era avvicinato alle due e aveva preso Felicity in braccio.

-Si, sto bene. -

-Andiamocene... - Oliver con in braccio Felicity decise di allontanarsi da li, Diggle li raggiunse, anche lui aveva dovuto abbandonare il suo mezzo, le strade ormai erano impraticabili se non a piedi.

-Oliver... Ce la faccio, mettimi giù... - Felicity aveva ripreso conoscenza con grande sollievo di tutti, riappoggiata a terra la bionda sorrise al giovane che era corso subito in suo aiuto.

-Dov'è il coriere... -

-Da questa parte andiamo! - Felicity si mosse avanti per fare strada al gruppo accellerando il passo, la città stava ormai cadendo a pezzi gli uomini di Slade erano ovunque e loro dovevano stare attenti.

-Eccolo! - urlò Sara intravedendo la macchina con la scritta “laboratori Star” sulla fiancata, la macchina come molte altre era ribaltata e l'uomo all'interno non si muoveva.

-Rimani qui. - Oliver si allontanò da loro, l'uomo all'intarno della macchina era morto, il giovane prese la valigia e tornò dai compagni scuotendo la testa, ormai non c'era niente da fare.

-Andiamo...-

-Non così in fretta! - il gruppo si voltò spaventato nel sentire la voce ovattata dalla maschera, si voltarono contemporaneamente e trovarono un uomo vestito con la divisa di Slade in piedi sulla macchina rovesciata.

-Quella la prando io... - continuò indicando la valigietta che Felicity aveva preso dalle mani di Oliver, il giovane si mise subito in mezzo tra il nuovo arrivato e Felicity, anche Sara e Dig si posizionarono a difesa della ragazza che stringeva la valigia al petto cercando di proteggerla.

-Non credo proprio. - rispose Oliver incoccando la freccia e preparandosi a colpire l'uomo.

-Pensi che una freccia mi faccia qualcosa, Oliver?- chiese, il fatto che lo avesse chiamato per nome fece sobbalzare il gruppetto, chiunque ci fosse sotto la maschera conosceva il ragazzo.

-Sarai contanta Felicity, finalmente hai ottenuto quello che hai sempre sognato, il bello e impossibile Oliver Queen. -

-Walter? - chiese Felicity sbarrando gli occhi, sapeva che quel pazzo nascondeva qualcosa, ma non credeva che fosse un alleato di Slade, sentendo quel nome Oliver tese maggiormente l'arco pronto a scoccare la freccia, quel vile aveva osato rapire Felicity e picchiarla meritava la sua vendetta.

-Allora sei più sveglia di quanto credessi. -

-Sono molto più sveglia di te! - rispose immediatamente Felicity infuriata dal sentirsi sminuire da quell'essere viscido.

-Che vuoi fare Oliver? Vuoi uccidermi? -

-TU non meriti di vivere! - sibilò furioso.

La situazione che sembrava essere a vantaggio di Oliver e dei compagni fu velocemente ribaltata, Sara era partita all'attacco e Oliver si era spostato in cerca di una visuale migliore per poter scoccare le sue frecce, dal niente erano apparsi altri due uomini di Slade uno dei quali aveva preso Sara per il collo e minacciava di romperglielo.

-Dacci la valigietta, dimostra quanto tu sia intelligente e fai come ti ho detto. - Felicity guardò Sara e poi la valigietta che conteneva l'antidoto, la vita di una sola persona in cambio di quella di un intera città questa era la scelta che doveva compiere.

-Felicity non... - provò a dire Sara, ma la presa si strinse e lei smise di parlare.

-Lasciala! - alla fine la bionda aveva deciso, aveva fatto la scelta egoista la vita di Sara valeva più dell'antidoto che con tanta fatica erano riusciti ad ottenere.

La valigietta fu consegnata a Walter e Sara fu lasciata andare Felicity corse da lei per controllare che stesse bene, Oliver si mosse pronto ad attaccare e a recuperare l'antidoto.

-Oliver, andiamocene! -

-Felicity hanno... -

-Andiamocene! - ripetè aiutando Sara ad alzarsi e allontanandosi velocemente, dovevano lasciare le strade e trovare un posto dove nascondersi visto che il covo era ormai compromesso.

-La torre dell'orologio, andiamo li. -

Continua....

CHiedo scusa se non ho agginato la mattina come faccio di solito, ma sono entrata a lavoro alle otto e alle sei mi sono svegliata e senza offesa aggiornare a quell'ora non ne avevo proprio voglia!!

Ormai i capitoli stanno per finire, penso che con la fine del mese finisca anche la storia, metto penso perchè come semepre i capitoli si scrivono da soli e aumentano.
Che succederà? Walter è tornato e Oliver non l'ha fatto fuori, che spreco di un occasione, l'antidoto è andato Felicity stessa l'ha consegnato a Walter perchè diavolo l'avrà fatto?
L'uscita iniziale di Sara è stata poco felice ma sappiamo che lei ormai è oltre non gli interessa più Oliver in quel senso e noi siamo contente.
Stesy e Lance si fanno gli occhi dolci vedremo se sboccierà l'amore oppure no!
Un bacione a domenica (spero) ^_^
Mia

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** capitolo 33: you are remarkable ***


Eccoci, credo che a fine capitolo mi vorrete morta ma ricordatevi se mi ammazzate poi non posso più pubblicare...

Capitolo 33

 

La torre dell'orologio era un ottimo punto di osservazione da quell'altezza avevano sott'occhio tutta la città, prima di recarsi li erano passati al covo a recuperare Roy che ancora sedato riposava ignaro di quello che stava succedendo.

-Hai consegnato l'unica nostra possibilità a Walter! - urlò Oliver furioso verso Felicity, la giovane fece un passo indietro non aspettandosi il rimprovero di Oliver.

-Oliver... - iniziò lei cercando di calmarlo, era chiaro che vista in quel modo la situazione sembrava che lei li avesse traditi, ma non era così stupida.

-Felicity hai consegnato l'antidoto senza lottare, potevamo provare a sconfiggerli! - continuò ancora Oliver.

-Oliver se non te ne fossi accorto stavano arrivando pazzi mascherati da ogni parte, ho consegnato la valigietta per salvarci la vita! Da morti non avremmo potuto fare molto. - spiegò lei, per quanto la valigietta fosse importante, le loro vite erano molto più importanti, combattere in quel momento avrebbe portato solo alla loro morte.

-E ora che facciamo? -

-Perchè non hai un po' di fiducia in me? - chiese Felicity afferrando la borsa che teneva stretta a se, da quando erano andati via le mani erano rimaste serrate attorno all'oggetto come se l'idea di perderla la terrorizzasse.

-Io ho fiducia in te. - ammise Oliver ed era vero, lui si fidava di lei ma in quel momento non capiva cosa c'entrasse quel discorso.

-E allora fidati... Ho consegnato la valigietta è vero... Ma non ho mai detto che era piena. - spiegò aprendo la borsa e mostrando le fiale azzurre al suo interno, Dig e Oliver rimasero sorpresi mentre Sara sorrise divertita, lei al contrario dei due l'aveva vista mentre spostava le fiale e si era mossa cercando di coprirla così che nessuno si accorgesse di quello che stava facendo.

-Sei davvero eccezionale! -

-Grazie per averlo notato. - rispose cercando di nascondere il sorriso che gli stava spuntando sulle labbra.

Oliver prese una delle fiale, non sapevano se l'antidoto avrebbe neutralizzato il mirakuru, c'era un solo modo per scoprirlo.

-Oliver è pericoloso non puoi testarlo su Roy! - esclamò Sara vedendo l'amico avvicinarsi al ragazza con la siringa pronta.

-Non abbiamo altra alternativa... - con decisione prese la siringa e ignettò l'antidoto al giovane, tutti rimasero in attesa di un cambiamento, ma Roy non si mosse rimase li fermo come era rimasto nell'ultimo periodo.

-Non funziona. - commentò Oliver frustrato, tanta fatica per niente.

-Il suo sangue è pieno di veleno di vipera tibetana, dagli tempo. - si intromise Sara, già il fatto che Roy non fosse morto ma fosse rimasto solo sedato dal veleno era una specie di miracolo, Oliver non poteva aspettarsi un risveglio immediato.

-Oliver come facciamo ad far uscire dalla città Robert, Thea e mia madre? - chiese Felicity, presa com'era da quello che stava accandendo si era dimenticata del loro piano, ormai le strade erano intrafficabili e non era più possibile portarli via da li.

-Troveremo un modo per portarli al sicuro.-

-Non vorrei interrompervi ma... l'esercito di Slade è qui, forse si è reso conto che la valigia era vuota.- commentò Dig osservando quello che accadeva in strada attraverso il vetro dell'orologio rotto.

-Andiamocene.-

-Che succede? - Roy si era appena svegliato e con difficoltà stava cercando di mettersi seduto.

-Per fortuna ragazzo, non potevi scegliere momento migliore... Andiamocene. - Dig si avvicinò a Roy aiutandolo a mettersi in piedi.

-Usciamo da qui! - con l'aiuto del suo arco Oliver tese una corda creando una via d'uscita dal vetro rotto.

 

Scesi in strada riuscendo a non rimanere feriti, il gruppo osservò la torre saltare in aria, Layla era arrivata su un aereo e aveva lanciato una granata distruggendo l'edificio e uccidendo i soldati che ormai erano arrivati in cima.

 

-Layla! - Diggle le corse incontro felice di rivederla.

-Per fortuna stai bene! - esclamò abbracciandola.

-Abbiamo un problema, Amanda vuole distruggere Starling city.- se i problemi che erano arrivati fino a quel momento non erano sufficienti quello era la cigliegina che completava il tutto.

-Devi fermarla!Torna da Amanda e bloccala. Abbiamo l'antidoto, ci serve solo un po' di tempo. -

-Ci posso provare. -

-Diggle, vai con lei e aiutala. -

-Oliver no. Hope... -

-A Hope pensiamo noi, voi andate... - il gruppo rimase un attimo fermo sul posto, era arrivato il momento di dividersi ognuno di loro aveva una cosa da fare, con reticenza Dig si allontanò con Layla preparandosi a lasciare la città.

 

Oliver e Felicity si erano separati anche da Sara e Roy, Sara doveva avvisare il padre del cambio di programma per la fuga di Robert e di Stesy e poi si sarebbe recata con Nyssa e il resto degli uomini all'ospedale dove, come da accordo avrebbero protetto i due da un possibile attacco di Slade, Roy invece sarebbe andato da Thea.

 

***

 

-Oliver dobbiamo andare all'ospedale Robert... -

-Ora andiamo, ma tu andrai via con Robert e tua madre. - Felicity si bloccò a quelle parole, Oliver era maledettamente serio.

-Oliver no! -

-Invece si! Ci saranno due auto per depistare Slade io e Sara attireremo l'attenzione, tu invece lascierai la città con Robert e tua madre sull'auto della polizia... Slade non penserà mai che voi siate la sopra. -

-Perchè? - Felicity fece un passo avanti afferrando le braccia del giovane che davanti a lei la guardava con determinazione.

-Perchè ti amo e non voglio che accada qualcosa anche a te, salverò Hope, salverò tua figlia e te la riporterò. Ma voglio saperti al sicuro. - l'intenzità dello sguardo di Oliver fece vacillare l'ostinazione di Felicity.

-Oliver io...-

-Mi hai capito? Ti amo. -

-Ho capito... - Felicity annui prima di seguire Oliver fuori dalla casa pronti ad andare all'ospedale per poi lasciare la città.

 

***

 

L'auto della polizia viaggiava a sirene spiegata per le strade distrutte della città, la corsa folle che stavano facendo sarebbe stata la causa dell'infarto che sarebbe venuto da li a poco alla giovane Felicity. La bionda seduta nei posti dietro guardava la strada davanti a lei e subito dopo la strada dietro di lei con un movimento così continuo che sembrava stesse seguendo una partita di tennis, invece stava controllando ben altro, dopo aver lasciato l'ospedale Felicity si era attenuta a quanto Oliver le aveva detto, era salita sulla macchina della polizia che puntava fuori città, Oliver invece era salito con Sara e i membri della lega sulla sua auto e aveva fatto in modo che Slade seguisse lui, purtroppo il piano non era andato come previsto, gli uomini di Slade erano comparsi e ora li stavano inseguendo cercando di far sbandare l'auto, il confine della città era ancora lontano e anche se l'avessero raggiunto non sarebbero certamente stati al sicuro.

-Stai attento! - urlò Felicity voltandosi verso la strada, davanti a loro c'era una macchina che veniva in contromano e puntava dritta verso di loro. Il ragazzo alla guida cercò di sterzare per evitare l'impatto, ma i detriti lasciavano poco spazio a quella manovra, la macchina fu colpita sul fianco dalla vettura che veniva nel senso di marcia opposto e si schianto contro un altra auto ribatata in mezzo alla strada, il colpo improvviso sbalzò Felicity dalla sua posizione facendola finire contro il vedro e battendo la testa. L'intontimento causato dalla botta rallentò i movimenti della bionda.

-Ehy... Ehy! Stai bene? - chiese allungandosi afferrando la spalla dell'uomo alla guida, l'uomo però rimase immobile riverso sulla sterzo con il cranio aperto dall'impatto.

-Dannazione... - dolorante e ancora scossa Felicity cercò di uscire dalla vettura ormai distrutta, tirò la leva dell portiera sperando che si aprisse ma quella rimase chiusa: le lamiere si erano piegate e ora era impossibile aprirla, così si dovette uscire dal parabrezza spaccato, era ancora piegata quando una figura si fermò davanti a lei.

-Felicity Smoak... - Felicity alzò il viso trovandosi davanti un uomo enorme con la divisa dell'esercito di Slade, nonostante non gli vedesse il viso c'era qualcosa in quell'uomo che le faceva paura, più paura di tutti gli altri uomini che aveva incontrato fino a quel momento.

-Non scappare, non darmi il piacere di colpirti per farti stare ferma... - l'idea di provare ad andarsene scomparve con quelle parole, se ci avesse provato l'avrebbe colpita con tutta la sua forza infischiandosene che quello l'avrebbe potuta uccidere.

-Brava... -

-Slade... - bisbigliò tremando appena.

-Allora sei veramente intelligente come dicono... - esclamò sorpreso allungando il braccio e afferrando la ragazza.

-Se le cose le vuoi fare per bene devi farle da solo... - continuò spintonando la giovane lontano dalla macchina.

-Dove è il bambino? - chiese guardando all'interno per cercare il piccolo.

-Non siamo così stupidi lui è già al sicuro, lontano da te! - rispose, anche se aveva una paura tremenda cercava di mostrarsi coraggiosa e determinata.

-Non importa sarebbe stato più divertente se ci fosse stato anche lui, ma tanto ci raggiungerà presto insieme al tuo amato Oliver e allora ci divertiremo... - Slade l'afferrò nuovamente e la trascinò via.

 

 

Oliver intanto con l'aiuto di Sara aveva portato buona parte dell'esercito di Slade giù lungo il tunnel dove Nyssa e il suo esercito li stavano aspettando, con l'unione della lega e degli agenti che Lance gli aveva dato, l'esercito sarebbe stato sconfitto velocemente.

-Oliver ci siamo. - esclamò Sara vedendo l'ingresso del tunnel, gli uomini erano dietro di loro.

-Bene allora pronta! - i due si guardarono prima di uscire dall'auto ancora in movimento, la macchina doveva schiantarsi e prendere fuoco bloccando così l'altra via che avrebbero potuto prendere gli uomini di Slade per scappare.

-Corriamo! - come avevano previsto gli uomini seguirono i due all'interno del tunnel.

-State pronti! - urlò Sara, polizziotti erano tutti nascosti tra le auto ribaltate mentre gli uomini della lega erano spostati verso l'ingresso il piano era di bloccare l'esercito in mezzo al loro fuoco incrociato così da limitare le possibili di fughe.

Lo scontro si fece subito caldo, nessuno si risparmiava, polizzioti e assassini combattevano fianco a fianco per riportare l'ordine in città, grazie all'antidoto inserito nelle frecce gli uomini di Slade cadevano a terra privati della loro forza, ora che le due squadre combattevano ad armi pari la maggioranza numerica si fece pesante per i loro nemici, uno dopo l'altro l'esercito di Slade fu annientato e ammanettato pronto ad essere portato in prigione, erano riusciti a salvare la città senza uccidere nessuno.

-Ce l'abbiamo fatta. - esclamò Sara sorridendogli, il fatto di aver vinto senza che nessuno ci rimettesse la vita le dava una piacevole sensazione dentro, si sentiva diversa dalla persona che era quando era tornata in città dopo il terremoto, si sentiva pià vicina a quella ragazzina che era scappata con Oliver tradendo la sorella, ma allo stesso tempo non era più nemmeno lei, era una persona ancora più nuova che stava a metà tra loro due, aveva finalmente trovato il suo equilibrio.

-Si! Slade ora è solo, possiamo farcela... -

-Qual'è la prossima mossa Arrow? - chiese Lance poco distante dai due.

-Ora aspettiamo che Slade si faccia vivo. - rispose con la sua voce modificata.

Slade non si fece attendere molto, erano ancora tutti nel tunnel quando l'uomo chiamò Oliver, la partita era ormai giunta al termine ed entrambi erano convinti di avere un asso nella manica.

-Arrenditi Slade, il tuo esercito è annientato, non puoi vincere... - iniziò Oliver.

-Mi arrenderò solo quando non avrò più nulla con cui ferirti... Tu verrai dove dico io... - Oliver scosse la testa come se l'uomo potesse vederlo.

-Io non... -

-Tu verrai oppure vedrai morire la tua amata Felicity Smoak... -

-Lei...-

-Non è riuscita a lasciare la città se è questo quello a cui stavi pensando.... Ora Oliver è arrivato il momento di finire questo gioco... -

 

***

Il posto scelto da Slade era la vecchia centrale idrica di Starling City, quello era il posto giusto dove concludere tutto, la centrale idrica era ormai abbandonata, il terremoto ne aveva distrutta buona parte, Oliver percorreva i corridoi stretti silenziosamente, voleva avvicinarsi più possibile a Slade prima che lui si accorgesse della sua presenza.

-So che sei arrivato... Ti ricordi? Sono stato io ad insegnarti tutto quello che sai! - la voce di Slade rimbombava per la grande stanza dandogli la sensazione che l'uomo fosse ovunque, non avrebbe potuto fare affidamento sul suo udito per individuarlo.

-Non rispondi? Bravo, vedo che alcune cose le hai imparate... ma se vuoi che la testa della tua geniale ragazza rimanga attaccata al resto del corpo ti conviene uscire all'oscoprto! - urlò Slade. Oliver li aveva finalmente trovati, dalla sua posizione poteva scorgere Salde e Felicity bloccata tra le sue braccia con la spada alla gola, in tutto quello però non riusciva a vedere Hope, la bambina non sembrava essere li. Oliver uscì dal suo nascondiglio con l'arco in mano e la freccia inccoccata pronta per essere lanciata contro Slade.

-Non farlo, Shado non avrebbe voluto questo! - provò a convincerlo Oliver, sapeva che qualunque cosa lui avesse detto sarebbero state parole sprecate, Slade era completamente impazzito tutti quegli anni immerso nella sua allucinazione lo avevano ormai discostato in modo permanente dalla realtà, ma doveva provarci, davanti a lui c'era pur sempre l'uomo che gli aveva insegnato a sopravvivere e che gli aveva salvato diverse volte la vita sull'isola.

-Tu non pronunciare il suo nome! Non ne sei degno! -

-Slade non pensavo che l'avrebbe uccisa... -

-Tu hai preferito salvare Sara, tu hai sacrificato Shado per Sara e io non ti perdonerò mai per questo, ti farò soffrire come mai hai sofferto fino ad ora. - il sorriso maligno che si formò sulle labbra di Slade spaventò Oliver, quell'uomo aveva qualcosa di veramente diabolico in mente.

-Avrei preferito avere qui tutta la famiglia, ma purtroppo ho dovuto delegare, se si vuole qualcosa di fatto come si deve lo dice anche il detto, bisogna farlo da soli...-

-Cosa stai dicendo? -

-Avevo mandato Walter a prendere i tuoi figli... ma nonostante avesse il bambino in pugno l'ha lasciato li rincorrendo solo la bambina... errori come questi ti fanno perdere la testa... letteralmente! - commentò Slade indicando una barra di ferro spezzata dove infilata c'era la testa di Walter, Felicity urlò per l'orrore, Oliver rimase immobile, Slade sapeva dunque che sia Hope che Robert erano figli suoi, ora era molto più spaventato per le sorti della figlia che ancora non riusciva a vedere.

-Ti vedo ansioso, stai per caso cercando qualcuno di preciso? - la voce sarcastica e maligna di Slade esprimeva gioia e allegria, come se non avesse aspettato altro che quel momento.

-Io... - iniziò esitante Oliver, guardò Felicity che immobilizzata tra le braccia di Slade lo guardava preoccupata, il loro piano non stava andando come previsto:

Oliver aveva portato Felicity a casa sua, qualche giorno prima si era accorto di alcune telecamere posizionate sicuramente da Slade per controllare quello che succedeva in casa, visto la posizione di una delle telecamere era possibile che l'uomo sapesse che Hope e Robert erano figli suoi, quando aveva discusso con sua madre infatti era proprio davanti a una delle telecamere. Visto gli eventi e visto che il loro piano di portare la loro famiglia fuori città era miseramente fallito aveva trovato un alternativa.

Dopo la scenetta messa su nel salotto di casa Queen per Slade, Oliver e Felicity erano usciti, Felicity stava cercando di capire cosa avesse in mente il ragazzo, l'aveva presa e portata li senza dirle niente e ora non capiva perché di quel discorso.

-Mamma! - l'urlo eccitato di Robert la sorprese era rimasta che sarebbero andati a prenderli all'ospedale, perché allora erano tutti li.

-Qualcuno vi ha visto? - chiese Oliver a Sara, la quale scosse la testa.

-Nessuno tutto secondo i piani. - Sara sorrise a Felicity, la giovane si trovò gelosa dell'amica, lei era a conoscenza del piano di Oliver, mentre lei non aveva idea di cosa avesse escogitato il ragazzo.

-Nyssa: un paio dei tuoi uomini staranno qui con loro a difenderli in caso arrivi Slade, noi invece andiamo come stabilito. -

-Felicity? Ecco perché di tutto questo casino, è colpa sua vero? E' colpa del vigilante se hanno preso Hope! - sibilò arrabbiata la madre, Felicity avrebbe preferito buttarsi nuovamente giù dall'aereo col paracadute piuttosto che affrontare quella conversazione.

-NON CI CREDO E' ARROW!! MAMMA SEI MITICA!! - urlò Robert correndo verso l'uomo incappucciato che gli dava le spalle, Oliver stava ascoltando la conversazione, sapeva di essere un vigliacco non intervenendo ma aveva paura che Robert potesse scoprire che in realtà Arrow era suo padre.

-Robert! Non andare da lui! - Stesy bloccò il bambino afferrandolo per il braccio e tirandolo vicino a se scoccando un occhiata sospettosa a Oliver e alle persone che erano li attorno.

-Si può fidare di Arrow ha fatto solo del bene per questa città. - intervenne Lance sperando di migliorare la situazione.

-Noi due poi paremo signorina! - sibilò la donna, lo sguardo che le aveva lanciato non prometteva niente di buono, Felicity si sentiva come una bambina ripresa davanti ad un gruppo di adulti, perché sua madre doveva sempre farle fare quelle figure tremende.

-Dopo, ora però andate giù c'è anche Thea. - la donna se ne andò seguendo alcuni uomini che l'aspettavano; usando l'ingresso secondario Robert e Stesy scesero direttamente nelle cantine di villa Queen.

 

Slade tirò Felicity indietro con lui, Felicity era troppo intontita e spaventata per reagire, guardò Oliver sperando che lui sapesse cosa aveva in mente, Oliver si spostò seguendo i movimenti dell'uomo cercando di vedere cosa stesse facendo: Slade aveva ancora un baccio attorno al collo di Felicity, mentre l'altro era allungato e teneva qualcosa avvolto in un telo nero.

-Sorridi Oliver, questo è il mio regalo per te. - lanciò il fagotto verso Oliver, mentre volava il telo nero si aprì rivelando il contenuto nascosto all'interno.

-NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!! - l'urlo di Felicity rimbombò per la struttura disabitata, sentì le gambe cederle sarebbe finita a terra se non fosse stata per la presa di Slade che salda le impediva di muoveri.

-Non ti proccupare presto la raggiungerai...-

Il corpo era a terra in una posizione totalmente innaturale, i capelli biondi erano macchiati di rosso, mentre gli occhi erano cerchiati di sangue come se lo avesse lacrimato.

-NO! NO! NO! - urlò ancora Felicity cercando di divincolarsi così da poter correre verso il corpo che inerte giacieva a terra.

-Non è stata capace di metabolizzarlo... - commentò cattivo, la concentrazione di Slade era tutta su Oliver, l'idea di essere riuscito a portargli via una cosa così importante lo stava riempiendo di gioia e non si accorse che Felicity furiosa per quello che era successo stava per reagire.

Felicity sfilò la siringa con l'antidoto dalla tasca e la conficcò con forza nel collo di Slade che impreparato non riuscì a difendersi.

-Tu maledetto! - urlò lei, prima che Sara e gli altri intervenissero e bloccassero l'uomo, Slade era neutralizzato sarebbe stato imprigionato, tutto era finito, solo non era andato come volevano loro.

 

-Oliver? - Felicity era andata dal ragazzo tirandolo vicino a se, in quel momento erano tutti impegnati in qualcosa e nessuno avrebbe fatto caso a quello che si stavano dicendo.

-Che accidenti sta succedendo? -

-Hai ragione tu, non è con un omicidio che risolverò la situazione... Ho bisogno del tuo aiuto. - Oliver diede alla ragazza una siringa con l'antidoto, con quel gesto Oliver le stava danto il compito di chiudere quel capitolo della sua vita, stava danto a lei l'arma con cui mettere la parola fine a tutto quello.

-Io...-

-Fidati di me, non lascierò che ti accada nulla, verrò a prenderti e salveremo Hope insieme. -

-Mi fido di te. -

 

Continua...
 

Eccoci qua, come aveva annunciato ecco la morte che tutti aspettavate, o meglio non aspettavate, ma sono dettagli..
Felicity aveva l'asso nella borsa! xD
Walter è Morto siete contenti?
RObert ha visto Arrow e pensa che la madre sia un mito, Stesy non è d'accordo con lui per fortuna c'è Lance che prova a mediare.

Ormai siamo veramente alla fine il prossimo capitolo è l'epilogo colgo l'occasione per ringraziarvi tutti, soprattutto ringrazio quelli che recensiscono ogni capitolo, siete stati dei fedelissimi! ma ringrazio tanto anche chi ha messo la storia tra le seguite/ ricordate / preferite, scivere e vedere che quello che creo è apprezzato mi riempie di gioie siete veramente fantastici!!

un bacione spero a mercoledì con l'epilogo
MiaBlack

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 34: epilogo ***


E siamo giunti alla fine
Capitolo 34 Epilogo

Oliver era impietrito fissava il corpo immobile ai suoi piedi incapace di realizzare quello che vedeva, Slade questa volta era riuscito a toglierli qualcosa di veramente importante, di essenziale. 
Oliver si lasicò cadere atterra accanto al piccolo corpo che privo di vita giaceva davanti a lui, come avrebbe fatto a spiegare a Robert e a Stesy che aveva fallito, che lui per salvare l'intera città aveva sacrificato quell'essere puro e fragile che si era sempre fidato di lui.
Felicity dopo aver neutralizzato Slade era caduta a terra piangendo disperata, la sua piccola bambina era morta per quell'inutile vendetta, Hope era stata la vittima sacrificale che aveva spezzato Oliver, anche se l'avevano neutralizzato, Slade aveva vinto, aveva portato via a Oliver e a lei quello di più caro che avevano, con una forza che non credeva di avere Felicity si avvicinò al corpo di Hope e le prese la mano, il corpo era ancora caldo segno che non doveva essere morta da tanto tempo.
-Amorino mio... - bisbigliò tra le lacrime mentre si portava la mano della bambina alle labbra per poterla baciare.
Oliver guardava Felicity distrutta dal dolore, non riusciva ad avvicinarsi per consolarla, era colpa sua e del suo passato se Hope era stata presa da Slade e ora era morta, Felicity doveva odiarlo, aveva fatto ammazzare loro figlia.
Sara insieme a Lance e a gli uomini della Lega avevano immobilizzato Slade e lo stavano portando fuori, si voltò alla ricerca degli amici, dalla sua posizione non aveva visto cosa era successo, aveva sentito solo parte della conversazione che avevano avuto con Slade, quando si rese conto che i due erano attorno al corpo di Hope anche Sara rimase sconvolta.
-Oliver, prova a rianimarla come hai fatto con Roy! - esclamò Sara, sapeva che in momenti come quelli le persone più vicine alle vittime erano quelle che ragionavano più lentamente, lo shock e il dolore rallentavano le persona, lei lo sapeva fin troppo bene. Visto che Oliver non si muoveva Sara intervenne e provò a rianimare la bambina.
-Che fai? - chiese Felicity sorpresa dell'intervento dell'amica.
-Provo a salvarla! Ha il mirakuru nelle vene, può sopravvivere proprio come Roy. - spiegò lei sperando di non sbagliarsi, la situazione era abbastanza tragica già così come era senza dare ai due falze speranze su la possibile salvezza della bambina. Sara provò quasi con disperazione a rianimarla ci sperava con tutte le sue forze, alla fine dovette rinunciare, lasciò scivolare la mani accanto al corpo ancora immobile di Hope, non c'era riuscita, chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime. Felicity si accasciò sul corpo della figlia piangendo, erano ormai rassegnati ad averla persa quando il piccolo corpo fu scosso da uno spasmo e Hope spalancò la bocca in cerca di ossigeno.
-Hope! - urlò Felicity tra le lacrime alzandosi di scatto dal corpo, la bambina aveva aperto gli occhi spaventata, quando poi vide la madre sorrise lanciandosi tra le sue braccia, ancora incredula Felicity la strinse a se.
-Mamma... Mamma! Ho avuto così tanta paura! - la stretta di Hope sorprese Felicity che ancora storidta dal vederla viva non aveva pensato che ora la forza della bambina non era più quella di prima.
-Hope mi fai male... - Oliver sorpreso staccò la figlia prima che spezzasse la schiena a Felicity, Hope non sapeva cosa le era successo.
-Arrow! - esclamò vedendo l'uomo che la teneva, poi voltò la testa e vide anche Sara che con indosso ancora la maschera e la parrucca che la osservava sperando di non essere riconosciuta.
-Black Canary! Mamma tu li consoci? - la paura di quello che era successo era passato ora la bambina era eccitata ed entusiasta perché aveva i suoi due eroi davanti a lei.
-Canary, nella feretra prendi l'antidoto. - disse Oliver azionando il modificatore vocale, Hope guardava il suo eroe a bocca aperta studiandolo attentamente, Felicity temeva che da quella distanza l'identità di Oliver potesse essere seriamente a rischio, Hope era troppo sveglia l'avrebbe riconosciuto subito.
Sara nel frattempo aveva raggiunto la feretra e aveva trovato alcune frecce con l'antidoto e una con un sedativo le aveva afferrate ed era tornata da Oliver passandogli l'antidoto.
Oliver scelse un momento in cui Hope era concentrata a parlare con Felicity per igniettarle l'antidoto per neutralizzare l'effetto del mirakuru, la bambina sentendosi pungere si voltò e guardò Arrow sorpresa.
-Cosa mi... - non finì la frase perché Sara le aveva somministrato anche il sedativo, Hope scivolò in un sonno tranquillo tra le braccia di Felicity.
-E' meglio se dorme fino a che non ci saremo cambiati... - spiegò Sara disattivando il modificatore vocale.
-Torniamo a casa. - Felicity strinse la figlia tra le sue braccia incapace di lasciarla, Oliver sorrise sollevato e l'aiutò ad alzarsi e ad allontanarsi da quel posto.

***


Il sole stava sorgendo lentamente, la città iniziava a svegliarsi e le persona più mattiniere iniziavano ad uscire di casa per iniziare la loro giornata, la città si stava piano piano rimettendo in sesto i cittadini stavano lavorando tutti insieme per ricostruirla, erano passati ormai tre mesi da quando un esercito di super uomini era arrivato in città e aveva provato a raderla al suolo, ora buona parte della città era stata sistemata ma c'era ancora tanto da fare.

La luce del sole iniziò a filtrare attraverso le tende non completamente chiuse, la ragazza che dormiva in quella stanza mugolò infastidita nel sonno, girandosi e nascondendo il viso contro il corpo del giovane che dormiva accanto a lei, sospirò lentamente prima di emettere con un lamento il suo disappunto, la sera prima aveva fatto tardi e quella mattina voleva dormire un po' di più, ma i suoi piani non erano andati a buon fine, aprì lentamente un occhio e sorrise guardando il giovane uomo che ancora dormiva: a lui la luce del sole non dava fastidio.
-Beato lui... - borbottò appoggiandosi al petto e accarezzandogli le braccia muscolose che erano avvolte al suo corpo. Passò alcuni minuti appoggiata al giovane, poi tornò a guardarlo, ancora non riusciva a credere a quello che era successo negli ultimi mesi: Oliver si era ricordato di lei, aveva accettato i suoi figli e dopo lo scontro con Slade tutto era andato bene, lei amava lui, ma soprattutto lui l'amava, alle volte le pareva che la situazione fosse troppo bella per essere vera e allora sentiva il bisogno di pizzicargli il braccio per essere sicura di non stare sognando, erano successe così tante cose che tutta quella pace le sembrava strana.
-Ahi... - borbottò Oliver nel sonno lamentandosi per il pizzicotto che Felicity gli aveva fatto.
-Perchè mi hai pizzicato? - chiese ancora ad occhi chiusi, Felicity sorrise contenta che quello non fosse frutto della sua immaginazione.
-Volevo essere sicura di non stare sognando. - rispose lei allungandosi per raggiungere le labbra del giovane con le sue.
-Dovresti pizzicare te non me...- le fece notare lui quando interruppero il bacio.
-Ma sento male! - l'obbiezione gli strappò una risata, la strinse a se e affondò la testa nel suo collo lasciandogli piccoli baci.
-Ti amo Felicity.-
-Lo so... - quella non era la risposta che solitamente riceveva, molte volte Felicity nemmeno gli rispondeva si limitava a stingersi a lui come se cercasse di credere in tutti i modi che le sue parole fossero vere, Oliver alzò la testa e la guardò Felicity sorrideva, gli aveva portato le mani al viso e ora gli accarezzava gli zigomi e le guancie dove un leggero strato di barba era ricresciuto.
-Lo so che mi ami, me lo dimostri tutti i giorni rimanendo qui e io non potrei desiderare di più, perché ti amo come non ho mai amato nessun altro. - gli rispose lei.
-Felicity dove vuoi che vada? Qui c'è la mia famiglia. - lei sorrise a quella risposta.
-Non è questo quello che intendevo, qui c'è anche mia madre e lo so che non è una persona facile da sopportare. - ammise Felicity, con il ritorno della pace e con il ritorno a casa di Stesy l'appartamento era diventato improvvisamente troppo piccolo per contenere tutti, i primi periodi Stesy guardava con diffidenza Oliver e non si risparmiava su battutine e frecciatine che la costringevano a ruotare gli occhi e a riprenderla, Oliver invece si limitava ad incassare senza fare una piega, lo faceva in modo così stoico che Felicity non poteva che amarlo ancora di più.
-A cosa stai pensando? - le chiese Oliver osservandola attentamente, lo sguardo di Felicity era perso nei ricordi.
-A quando abbiamo sconfitto Slade. -

Quando era tornata a villa Queen con Sara, Oliver e Hope era corsa ad abbracciare Robert che era rimasto al sicuro, Robert appena aveva visto la sorella tra le braccia del padre era corso da lei preoccupato.
-Sta solo dormendo. - lo rassicurò Oliver abbassandosi all'altezza del figlio e dandogli un bacio sulla testa.
-L'hai salvata! Lo sapevo che l'avresti salvata. - urlò lui contento buttandosi tra le sue braccia, Oliver dovette spostare velocemente Hope sull'altro braccio per evitare che Robert si schiantasse contro la sorella che ancora sedata dormiva tranquillamente.
Felicity nel frattempo si era avvicinata alla madre che la osservava con le braccia incrociate, quella era la tipica posizione che assumeva quando voleva rimproverarla.
-Il tuo amico in verde dove l'hai lasciato? - chiese tagliente.
-Aveva da fare.- rispose tranquillamente guardando Oliver intento a tranquillizzare Robert.
-E' stata colpa del vigilante se hanno preso Hope.- la frase della donna non era una domanda era una costatazione, Stesy era convinta di ciò e niente le avrebbe fatto cambiare idea.
-Mamma sta bene, la vedi è li in braccio a suo padre senza un graffio. -
-Tu sei un incosciente lavorare per quel pazzo quando hai due figli così piccoli.. io.. -
-Mamma! Sto bene, stanno tutti bene! - Stesy abbracciò la figlia stringendola forte, tutta l'ansia e la preoccupazione che aveva accumulato in quelle ore la stava finalmente abbandonando e la lasciava senza forze.
-Ero così preoccupata. -
-Anche noi, ma è tutto finito bene per fortuna... -
-Il signor Queen invece? - il momento affettuoso e rilassato era finito in meno di un secondo, accantonato l'argomento Arrow, che sicuramente non era un argomento chiuso: Stesy l'avrebbe tirato fuori nuovamente usandolo come arma contro di lei, era stato sostituito con l'argomento Oliver Queen che in quel momento stava tenendo in braccio Robert mentre Hope era tra le braccia di Sara che se la coccolava contenta.
-Che devo dire di Oliver? -
-Dimmelo te, è la con quella ragazza, non è la stessa della barca...-
-Mamma lei è Sara, la figlia dell'agente Lance, si è quella ragazza, è una mia amica! - spiegò evitando di dirle che era anche stata l'ultima fidanzata di Oliver.
-Non sei gelosa? -
-No, a lei non interessa più e Oliver mi ha detto che mi ama più di una volta. - le due si studiarono per alcuni secondi, Felicity era sicurissima di quello che stava dicendo Stesy invece non si fidava per niente.
-MAMMA! - Robert corse da lei, mentre Oliver si avvicinava con Hope ancora addormentata.
-Signora Smoak. - salutò Oliver, Stesy si limitò a socchiudere gli occhi studiandolo attentamente.
-Come sta mia nipote? - chiese continuandolo a studiare.
-Sta bene, la vuole prendere lei? - a quella proposta Stesy sorrise e allungò le braccia per poter costatare lei stessa le condizioni della nipotina.


-Pensavo che tua madre mi avrebbe preso a schiaffi.. - ammise Oliver ricordando la scena.
-Non darle queste idee... -
-E' troppo occupata con Lance non ha il tempo per prendermi a schiaffi! - rispose Oliver facendole fare una smorfia, Stesy e Lance avevano preso ad uscire insieme mettendo in imbarazzo Felicity e Laurel che non erano mai andate d'accordo, Oliver invece rideva di quella situazione proprio come avrebbe fatto Sara se fosse stata li con loro, quel pensiero rattristò molto Felicity.
-Che hai? -
-Pensavo a Sara, starà bene la? Non doveva accettare il patto di Nyssa, lei non è un assassina...-
-Tornerà te l'ha promesso. -
-Lo so. - Oliver la spinse contro il materasso baciandola, ogni mattina Oliver cercava di ritagliare un momento tutto per loro. Il momento fu però bruscamente interrotto, la porta della camera si aprì di scatto e due furie bionde saltarono sul letto urlando eccitati.
-Mamma! Mamma! Mamma! È tardi dobbiamo andare! - urlò Hope tutta elettrizzata, l'allegria della piccola aveva contagiato anche il fratello che saltellava contento sul letto.
-Hope! -
-Mamma, tu non capisci oggi è il nostro primo giorno di scuola, nella nuova scuola, non voglio arrivare tardi!- spiegò gesticolando come era solita fare quando era contenta, Oliver la guardava rapito, Felicity si stupiva di come Oliver rimanesse incantato a guardare i suoi figli.
-Sono le sei del mattino! La scuola inizia alle otto: è presto! - spiegò esasperata.
-Ma io voglio andarci ora! - la piccola smise di saltare mettendo un adorabile broncio.
-Io invece non ci voglio andare. - commentò Robert pensieroso facendo ridere i due, se ogni volta Hope apriva bocca sembrava Felicity, ogni volta che lo faceva Robert i due avevano l'impressione che fosse Oliver a parlare.
-Identico a te! - lo prese in giro Felicity mentre abbracciava la figlia che rideva.
-Come ti capisco Robert, nemmeno io voglio andare a lavoro. - si lemantò Oliver, a quelle parole Felicity tornò a guardarlo severamente.
-Oliver Queen, con tutta la fatica che abbiamo fatto per recuperare l'azienda tu non resterai a casa!- sibilò. La Queen Consolidation era finalmente tornata a Oliver e a Thea, Oliver aveva ripreso il suo odiato posto da amministratore delegato mentre Thea aveva deciso di continuare a gestire il club.
-Perchè? Il nuovo capo del settore informatico è un gienio... - rispose lui sorridendole, quando avevono ripreso l'azienda Oliver aveva deciso di dare a Felicity un lavoro dove avrebbe potuto far fruttare la sua intelligenza, per quanto gli mancasse non vederla più alla scrivania davanti al suo ufficio sapeva che tenerla li era uno spreco delle sue capacità.
-Non mi compri con i complimenti. Forza in bagno e a vestirvi! - sbuffando e saltellando Robert e Hope uscirono dalla camera dei genitori per prepararsi al nuovo giorno di scuola.
 

In cucina Felicity stava preparando la colazione per tutti, Hope e Robert si stavano finendo di preparare, mentre Oliver era quasi pronto.
-Ti do una mano? - le chiese Oliver arrivandole alle spalle e facendola sobbalzare.
-Devi smetterla di muoverti come un gatto...- lo riprese lei che per la paura aveva versato il latte caldo sul ripiano della cuina.
-Adoro quando ti spaventi sei così tenera!- la prese in giro.
-Secondo te facciamo bene? - chiese di punto in bianco Felicity, Oliver la guardò attentamente con quello sguardo serio ma dolce che gli riservava solo quando parlavano della salute dei bambini.
-Felicity, sono mesi che sta bene, i controlli dicono che è guarita. Merita quella classe speciale. - dalla storia del rapimento di Hope e della sua morte non permanente era uscito qualcosa di buono, il mirakuru infatti aveva guarito Hope dal suo tumore, ora la bambina era perfettamente in salute.
-Lo so è solo, ho sempre paura.-
-Guardala è felice sta bene e non ha nessun problema. -
-Okay. Vai a chiamare le pesti. - Oliver la baciò dolcemente stringendola a se ricercando quel contatto che avevano interrotto per l'arrivo dei figli.
-Oddio scusate! - Felicity spinse via Oliver da se imbarazzata a morte, davanti alla porta di cucina c'era sua madre con il capitano Lance che li guardavano imbarazzati a loro volta.
-Mamma... Capitano... ehm buongiorno.. - balbettò rossa in viso.
-Io stavo andando... Buona giornata.. Ci sentiamo dopo Stesy... -
-Si a dopo... - Stesy e Lance si allontanarono lasciando nuovamente soli i due, Felicity si accasciò contro la spalla di Oliver mentre il ragazzo rideva divertito.
-Che figura tremenda...-
-Questa casa è decisamente affollata... - borbottò Oliver rassegnato.
-Eccoci! -
-Mamma perché la nonna fissa la porta sorridendo? - chiese Robert prendendo un biscoto dal sacchetto. Felicity si limitò a mugulare frustrata facendo ridere ancora Oliver.
-La nonna è innamorata. - rispose Hope.
-Lascia stare tua nonna Robert, mangiate che tra poco andiamo a scuola a conoscerete i vostri nuovi compagni. - Robert storse le labbra mentre Hope sorrideva contenta.

***

La giornata passò velocemente, Oliver uscì in tarda mattinata per sbrigare alcune commisioni per l'azienda, il suo bel faccino, come diceva sempre Felicity, era l'arma migliore che potessero usare per attirare l'attenzione di nuovi clienti e investitori, il cervello di Felicity poi si occupava ti conquistare definitivamente gli investitori.
Felicity era nel suo nuovo ufficio, quello che fino a pochi mesi prima era stato di Isabel, le faceva ancora strano non doversi sedere alla scrivania in corridoio, ma doveva ammettere che quel lavoro le piaceva molto, in quel momento stava lavorando ad un processore particolarmente fastidioso che continuava a dare errore senza un motivo apparente, era stata china su quel problema tutta la giornata ma ancora non riusciva a venirne a capo.
-Riesci ad hackerare sistemi informatici protetti, ma non riesci a far partire quel coso.- la prese in giro Oliver osservandola dall'ingresso dell'ufficio.
-Non sei simpatico, perché non provi te? - chiese lei senza alzare la testa.
-Non sono io ad essermi laureato al Mit. - rispose lui senza scomporsi avvicinandosi alla scrivania e sedendosi sopra.
-Tu non ti sei proprio laureato Oliver.- rispose lei.
-Mi dai un bacio? - le chiese lui era da quella mattina che la voleva baciare ma ogni volta che ci provava qualcuno li interrompeva.
-Non ci contare... - rispose, da quando le era stato dato l'ufficio le chiacchiere che erano girate per l'edificio erano state infinite, tutte le malelingue si erano messe in movimento contro di lei, ma alla fine anche i più accantiti maldicenti avevano dovuto ammettere che era dannatamente brava e che averla li era un ottimo affare per l'azienda, il fatturato era cresciuto quasi immediatamente, le nuove idee avevano attirato investitori e il nome dei Queen era associato allo sviluppo e non alla distruzione.
-Ma io voglio baciarti è da stamattina che ne ho voglia. - rispose lui mettendo il broncio.
-Oliver siamo a lavoro, niente baci.- rispose lei alzando finalmente gli occhi dal suo lavoro, quando erano tornati a lavorare insieme Felicity si era impuntata su quell'accordo, c'erano abbastanza pettegolezzi su di loro senza manifestazioni pubbliche di affetto.
-Niente baci a lavoro, niente bacia a casa... -
-Non è vero in casa quanto vuoi... -
-Ci sono i bambini, c'è mia madre, c'è Lance! - le fece il verso lui.
-Non mi far pensare a mia madre e a Lance! -
-Felicity, pensavo di cambiare casa. - buttò li di getto Oliver, la penna che Felicity teneva in mano scivolò sul tavolo, Oliver voleva andare via da casa loro, li stava lasciando.
-Quando abbiamo ripreso l'azienda abbiamo riavuto anche il resto delle proprietà... in questi giorni ho parlato con Thea... - iniziò a raccontare Oliver, Felicity non sapeva di tutto quello, ipotizzava che anche il resto dei loro averi doveva essere tornato di loro proprietà, ma Oliver non gli aveva mai detto nulla di preciso.
-...Abbiamo venduto un po' di cose che non ci servivano... Io e Thea abbiamo anche parlato di casa... -
-Vuoi dire villa Queen? - chiese divertita Felicity, anche se sentiva lo stomaco chiuso in una morsa dolorosa.
-Si, non vogliamo venderla ci siamo troppo affezionati, nonostante tutto noi siamo cresciuti li e conserviamo dei ricordi bellissimi. -
-Ne sono sicura... - ammise non sapendo cosa dire.
-Vorrei tornare a vivere li... - Oliver osservò con intenzità Felicity aspettando che lei dicesse qualcosa, qualunque cosa.
-Beh, certo è casa tua... se... se è quello che vuoi... - balbettò alzandosi dalla scrivania e allontandosi.
-Felicity... - la chiamò afferrandole il braccio e tirandola verso di se infrangendo l'accordo che vietava le pubbliche manifestazioni d'affetto.
-Vorrei che i nostri figli crescessero li, ma soprattutto avremmo un po' di intimità, non mi fraintendere adoro tua madre, anche se tra lei e Lance non credo che mi amino molto, ma se andiamo a “villa Queen” non incroceremo più tua madre che bacia selvaggiamente Lance sul divano.-
-ODDIO non ci voglio pensare! Che schifo! - urlò Felicity tappandosi gli occhi sperando così di cancellare la scena a cui avevano assistito una sera tornando da una cena di lavoro.
-Aspetta, hai detto andiamo? - chiese lei notando solo in quel momento l'uso del plurale.
-Certo che ho detto andiamo, pensavi che ci volessi andare da solo? - Oliver era genuinamente sorpreso, per lui era scontato che dovevano venire anche lei e i bambini, ma a quanto pareva non lo era per Felicity che ancora lo guardava a bocca aperta.
-Ma Thea? - chiese.
-Thea ha deciso di comprarsi un loft e vivere li con Roy... - rispose storcendo il naso non troppo contento.
-Beh è giovane e Roy è un bravo ragazzo.- sorrise sentendo che i due avevano fatto pace e che ora si godevano la loro vita pseoudo tranquilla.
-Lo so... -
-Solo è la tua sorellina... -
-Stai divagando.- la riprese lui guardandola attentamente.
-Allora? - la incalzò lui.
-Allora cosa? -
-Santa Felicity, allora ti va di trasferirci a casa.. pardon “villa” Queen? -
-Ne sei sicuro? -
-Si ne sono sicuro, viviamo già insieme Felicity non cambierebbe nulla...-
-I metriquadrati di casa... -
-Felicity...-
-Si... - il sorriso felice di Oliver contagiò anche Felicity che infischiandosene del loro accordo lo baciò dolcemente.

Dig intanto osservava la scena attraverso il vetro, il pc era aperto e girato verso l'ufficio.
“Che carini!” commentò la ragazza al computer.
-Sono diabetici...- rispose il ragazzo che era appena apparso dall'ascensore.
“Sta zitto, sei come lui con Thea!”
-Se ci beccano siamo finiti tutti e tre! - commentò Dig tornando a sedersi alla scrivania spostando il computer.
“Io sono a distanza di sicurezza. Vi saluto, salutate anche Oliver e Felicity. Dite a Fel che la chiamo un altro giorno. Ciao fate i bravi!”
-Ciao Sara, fatti vedere presto!-
“Contateci.”

Fine

Avete visto Non vi ho fatto morire Hope siete contenti??

Me lo fate un favore?? uno nemmeno troppo grande, vi chiedo due minuti del vostro tempo per recensire ce la facciamo? Dopo aver scritto 34 capitolo e 177 pagine me la merito una recensione?

Ora che la storia è conclusa vado un po' in vacanza ^_^

eccoci arrivati alla fine, non so se vi è piaciuta, scriverla è stato molto complicato visto che durante la storia ho continuato a cambiare idea e quindi alla fine sono arrivata a non sapere più dove volevo arrivare a parare! XD ma l'importante è essere qui.
Ringrazio tutti dal primo all'ultimo perché ammetto che scrivere per voi è una gioia! ^_^
Ringrazio chi fedelmente mi recensisce (non faccio nomi tanto lo sapete chi siete)
Ringrazio che l'ha messa tra le preferita, non vi elenco tutti perché siete 60 e se no stiamo qui fino a domani!
Ringrazio chi la messa tra le ricordate
Ringrazio le 101 persone che l'hanno messa tra le seguite!

Ora prima di lasciarvi per sempre... sveliamo un po' di cambiamenti se vi vanno leggeteli altrimenti saltateli:
1 la storia doveva chiamarsi “He is my soon?!”
2 Hope inizialmente non esisteva, avevo deciso che Felicity aveva avuto solo Robert, poi ad un certo punto scene carine e coccolose con una bambina sono arrivate nella mia mente e così ho messe anche Hope cambiando di conseguenza il titolo
3 Oliver non doveva scoprire che erano figli suoi fino a che Slade non rapiva uno o entrambi e Felicity se lo lasciava sfuggire “ti prego salva i nostri figli”
4 Dopo il rapimento di Thea e dopo che Oliver va a cercare di fermare l'azionamento della centrifuga, Felicity doveva “raccattare” Thea che camminava da sola e portarla a casa, li lei scopriva dei bambini e doveva accadere prima che lo scoprisse Oliver.
5Tutte quelle scene da famiglia del mulino bianco non erano pensate in origine.
6 la storia doveva avere 24 capitoli v.v ne ha dieci di più
7 Walter non doveva essere un Mirakurato (esigenze di copione)

mi sembra di avervi detto tutto!
Alla prossima gente spero che continuerete a leggere quello che questa pazza dislessica scrive.
MiaBlack


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2737305