First one

di AssodiPicche
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pennarelli ***
Capitolo 2: *** Pennarelli bis ALIAS Lo strano (e indesiderato) impatto che i pennarelli possono avere sulla vita di una persona che, di notte, sarebbe stato meglio si fosse limitata a dormire . ***
Capitolo 3: *** Il valido motivo che spinge un essere umano a inventare il microonde e tutti gli altri a comprarne uno (secondo Alex) ***
Capitolo 4: *** A proposito di targhette, cartelli e donne presumibilmente incinte(?) ***



Capitolo 1
*** Pennarelli ***


Di pellicola da cucina, pennarelli & altri scherzi


É notte fonda. È notte fonda e sono ufficialmente una deficiente. La prima affermazione richiede spiegazioni(e mi saranno richieste anche domani mattina, per mia sfortuna), mentre per aver conferma della seconda è sufficiente conoscermi. Eccomi qui: Amelia Brunelleschi (NON quel Brunelleschi! I miei disegni somigliano più a quelli di Picasso...), 17 anni, una buona dose di cinismo e ironia, per mia sfortuna. Perché è proprio per colpa di questa mia 'qualità' che ora mi ritrovo in questo pasticcio, per di più dopo aver incartato il gabinetto... ma forse è meglio andare con ordine!
Sono una persona nella media, in tutto e per tutto. Capelli e occhi castani, alta ma non troppo e piuttosto magra. Anche i miei risultati scolastici sono nella media. Sembra strano, ma non ho nessuna particolare dote. Detto questo, posso parlarvi del perché mi trovi alle 2 di notte nella stanza dei ragazzi con dei pennarelli in mano. I miei compagni di classe hanno avuto la brillante idea di passare un weekend al mare. Perché mangiare una pizza e augurarsi una buona estate come tutte le persone normali? Andiamo al mare! Per quanto abbia protestato, non sono riuscita a dissuaderli, quindi mi è toccato partecipare. Sarei stata troppo intelligente, se mi fossi limitata a non aderire, no?
Ad ogni modo, anche se mi costa ammetterlo, ci stavamo divertendo.
Scuoto la testa per scacciare qui pensieri e tornai al mio “lavoro”. Visto che i ragazzi tendono a prenderci in giro, abbiamo deciso di vendicarci con degli innocenti scherzetti... abbiamo messo la pellicola trasparente sulla tazza del gabinetto(potete benissimo immaginare cosa accade quando qualcuno tenta di utilizzarla) e il peperoncino sugli spazzolini. Ora mancava solo il tocco finale: scarabocchiare le loro facce con i pennarelli colorati. Mi avvicino sulla punte di piedi all'ultimo letto in fondo, così nascosto da rischiare di essere dimenticato, scoprendo che è occupato da Ettore. Nome strano, n'est pas? Mi piace solo perché mi ricorda il personaggio dell'Iliade. È il nome, a piacermi, ovviamente. Solo il nome. Ettore di sé per sé mi è indifferente. Esattamente come lui considera me. Cortese indifferenza.
Mi avvicino ancora un po' alla sua figura addormentata. Dorme su un fianco, probabilmente in mutande. Al pensiero faccio una smorfia. Ha un fisico spettacolare, ma la decenza detta l'esigenza di un pigiama. O di una maglietta. O di un cardigan. O di qualsiasi altra cosa che non mi faccia distrarre mentre cerco di fargli un dispetto. Stappo il pennarello viola e inizio a tracciare con delicatezza righe casuali sul suo zigomo, poi prendo quello verde per disegnargli sulla fronte ma, mentre mi preparo per utilizzare quello rosso per tracciare i contorni del suo accenno di barba ispida, lui schiude gli occhi. Deglutisco. Sbatte le palpebre un paio di volte, ma i suoi occhi verdi sono ancora velati dal sonno. Gli sfugge un gemito appena percettibile. Cerco di stare immobile.
-'elia bru'ellessci?
Deglutisco ancora una volta e sfodero il sorriso più dolce che ho in repertorio. -No.
-Shi...-ha la bocca ancora impastata dal sonno, la voce è un sussurro.-Non sei Amelia?
-No, mi dispiace.-dico, sperando che pensi che sia un sogno.
-Ah...Shi...dispiace anche a me.- stringe leggermente gli occhi, come se stesse cercando di mettermi a fuoco.-Porca troia, le somigli un sacco..
-Modera il linguaggio, non sono bei termini!
Sorride. -Siete proprio identiche.
-Continua a dormire, è meglio per entrambi. -gli dico, sorridendo. Davvero, questa volta.
-Continua? Quindi ti sto sognando?
-Certo.- dico sorniona.
Sorride a sua volta, mi poggia una mano sul braccio e la fa scorrere lentamente fino alla mia mascella. Io non mi muovo, non capendo cosa abbia intenzione di fare. Fa scorrere ancora il suo arto sul mio corpo, fino a raggiungere la mia nuca. Mi tira lentamente a sé e poggia le sue labbra sulle mie. Dopo un attimo di panico, inizio a ricambiare il bacio, accarezzandogli lo zigomo, sfiorandogli l'orecchio e spettinandogli i capelli, come lui ha iniziato a fare con i miei. Era strano. E dolce, in un certo senso. Un attimo ed è tutto finito. Mi guarda sorridendo, a metà tra il soddisfatto e il felice(qualsiasi sia la sfumatura delle due sensazioni, era chiara vedendo il suo sorriso).
-È stato bello. Diverso dagli altri. Era da un po' che volevo farlo. Mi sa tanto che da domani ci proverò con la vera te.-Ammicca verso di me e si sdraia a pancia in su.-Buona notte, angelo custode.
Lascio perdere il pennarello rosso e mi ricongiungo alle altre, che non si sono accorte di nulla. Mormoro una scusa qualsiasi, che mi permetta di andare a letto in fretta, a Sara e mi ritiro nella nostra stanza. Mi corico tra le lenzuola candide e mi chiedo perché l'ho fatto. Perché l'ha fatto.
È stato incredibilmente stupido. Avventato. Privo di senso. Senza né capo né coda. Scuoto la testa e abbraccio il cuscino. Sa di bucato. Chiudo gli occhi, sperando di addormentarmi e scoprire, al mio risveglio, che anche per me è stato solo un sogno, come per lui.
Voglio dimenticare il mio primo bacio, che ho dato a qualcuno a cui, sono certa, non importa nulla di me.




*ANGOLO DELLA MALATA MENTALE  per scuse e chiarimenti ^.^*
Salve a tutti!
*distribuisce flebo e medicine contro il diabete*
Sarà che la mia vita sentimentale è pari a -1, ma è un periodo in cui riesco a vedere sdolcinatezze ovunque, il che è un male. Avendo io una reputazione da limone rancido da difendere, ho bisogno di scaricare questa roba schifosamente dolce e scritta da cani *la consecutio temporum scuote la testa contrariata e se ne va sculettando molto lontano dal mio testo, irrimediabilmente offesa*.
Credo che questa sarà una specie di raccolta di cose dolci :3 *leggere: sdolcinate a livelli imbarazzanti*
Ogni storia tratterà di personaggi diversi, a meno che qualcuno non esprima la sua preferenza nel voler assolutamente sapere come si conclude la storia di alcuni di loro, in tal caso lo accontenterei, già grata perchè significa che ha letto tutto il testo :) :D
grazie, *la consecutio sbuffa: 'come al solito!'* a te che sei rimasto con Harry fino alla fine :)
*la consecutio sbuffa un'altra volta e io le faccio la linguaccia, perché l'ho fregata e non ho scritto, come sempre “grazie a te che ha letto anche l'ultima riga”*

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Capitolo 2
*** Pennarelli bis ALIAS Lo strano (e indesiderato) impatto che i pennarelli possono avere sulla vita di una persona che, di notte, sarebbe stato meglio si fosse limitata a dormire . ***


 

Lo strano (e indesiderato) impatto che i pennarelli possono avere sulla vita di una persona che, di notte, sarebbe stato meglio si fosse limitata a dormire .





Amelia se ne era andata com'era arrivata e, come tutti i bei sogni, era svanita lasciando il posto a un caldo e confortevole sonno nero e profondo, da cui mi destai dopo poche ore. Accesi il cellulare e guardai l'ora. 7:15. Grugnii e mi alzai a fatica. Per prima cosa, andai a chiudere la finestra. Miss Franklin*, Amelia, l'aveva aperta la sera prima, dicendo che così avremmo evitato la puzza di stalla. Naturalmente ne aveva approfittato per dirci che puzzavamo come maiali. Mi diressi, ancora in mutande, verso il bagno. Mentre passavo tra i letti, notai i visi dei miei compagni di camera. Risi di gusto, vedendo le loro facce colorate e scarabocchiate con i pennarelli. Grazie al cielo il mio letto era seminascosto, fattore che aveva protetto il mio bel viso da attacchi notturni. Aprii la porta del bagno, accesi la luce e mi preparai per fare la pipì.


Quella mattina, come tutte le altre, avrei volentieri ucciso Ettore Sparghellini. In quel momento, non solo perché le sue urla stavano disturbando il mio sonno, ma anche perché le suddette avevano scatenato l'ilarità di tutte le mie compagne di stanza. Di solito, invece, lo detestavo perché aveva la pessima abitudine di non cagarmi. In nessuna circostanza, neanche di striscio. Ero bella. Molto bella, diamine! Per quale perverso motivo sembrava che non gli interessassi? Ci provavo spudoratamente da più di un mese, ma era un continuo. “Scusa, Marti, potresti spostarti per favore?” o un “Mi dispiace, ma non posso uscire con te oggi pomeriggio perchè...” e attaccava con la scusa di turno. Era snervante. Era diventata una sfida tra me, lui e la sua fidanzatina del momento (tanto nessuna durava più di due settimane).
Mentre rimuginavo su come sedurre Ettore, una mano fredda afferrò la mia spalla e la scosse leggermente. Era Amelia. L'essere più insignificante che esistesse.
-Marty, sveglia! Ieri notte abbiamo fatto uno scherzo hai ragazzi, che è riuscito in piena regola!-mi comunicò ridendo insieme alle altre -Mettiti qualcosa addosso e scendi a vedere come sono ridotti!
Lanciai un'occhiata alla mia succinta camicia da notte. Era in pizzo nero, arrivava (essendo generosi) a metà coscia e il suo scollo a V e le sue spalline sottilissime aiutavano la semitrasparenza del tessuto a evidenziare le mie forme. -Perché mai dovrei mettermi qualcosa addosso?- le risposi acida.
-Perché ci sono dei minorenni con gli ormoni a palla, là sotto.- poi alzò le spalle con fare ironico -Ma fai come credi... non sono io a rischiare di essere stesa su un letto.
-Anche perché non ti vorrebbero neanche se li pagassi.
-Vero... ma almeno non sono loro a pagare me, come nel tuo caso.


L'ultimo era stato un colpo basso, sapevo di avere esagerato, ma se lo meritava. Martina aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Stava diventando rossa di rabbia, mi puntò un dito contro e iniziò a urlarmi addosso: -Sei solo invidiosa! Perché io ho successo con i ragazzi e tu no!
-Se cercassi quello che tu chiami successo, non sarei qui ora, ti pare?
-Sei invidiosa, perché Paolo ha scelto me e non te!
Deglutii. Era calato il silenzio. Alzi un sopracciglio. -Se dovessi elencare tutte le persone che hanno scelto qualcun altro al mio posto, faremmo notte. Quindi è meglio elencare le tue relazioni che sono durate più di tre settimane, così potremmo scendere da qui a qualche istante.
Mi voltai verso le mie compagne di classe, che erano attonite. Nessuno osava parlare così a Martina, sebbene avesse irrimediabilmente compromesso le relazioni sentimentali di molte di loro, insultarla equivaleva alla completa estromissione da un qualsiasi tipo di vita sociale.
Mi concentrai un attimo e riuscii a fare un sorriso abbastanza convincente. -Allora! Ci muoviamo? Voglio vedere come hanno ridotto il bagno!
Fu come se nulla fosse successo. Tutto riprese come prima, anche se Sara mi fermò, dopo che tutte furono entrate nella camerata dei maschi, per parlarmi.
-Cosa diavolo ti è saltato in mente?!?
-Le ho detto cosa pensavo... -le sorrisi appena, con aria complice ed entrai nella stanza dei maschi. Lei roteò appena gli occhi e mi seguì.
La stanza era un disastro e il bagno era anche peggio. Batuffoli di cotone sporco di pennarello erano ovunque, ma, nonostante i vari tentativi, non riuscivano a rimuovere tutto il colore. Avavano tutti i visi arrossati e non mi trattenni dal ridere. Si dice che la risata sia contagiosa e in quel momento ci avrei messo la mano sul fuoco, visto che ridemmo tutti tanto da dimenticare il colore che avevano sulla faccia e la pipì che aveva allagato il bagno. Andammo tutti a fare colazione.
Il tavolo era già stato preparato, come previsto dagli accordi, dall'affittuaria. Non ci restò che sederci e servirci. Ettore si sedette vicino a me e Martina vicino a lui. Non riuscivo a guardarlo in faccia, per via di quello che era successo la sera prima.
-Ettore, tesoro, hai bisogno che ti dia una mano a ripulirti la faccia? Ho giusto dello struccante con me...
-No, grazie, Marty. Farò da solo più tardi.
Tenni la testa bassa e mi concentrai sul pane tostato che avevo nel piatto. Mi accorsi di dover sembrare un po' stupida fissando il pane, così afferrai la tazza in tutta fretta per avvicinarla alle mie labbra. Volevo affondarvi tutta la faccia con la scusa di berne un sorso. Non avevo considerato il fatto che il the fosse bollente e incredibilmente amaro, così finii per rovesciarmelo addosso.
-Attenta!- era la profonda voce di Ettore, che aveva posato la mano sulla mia coscia, per asciugare l'altra con un tovagliolo dal bollente liquido ambrato che avevo rovesciato.
Farfugliai un ringraziamento e tornai a nascondermi dietro la tazza.
Sorrise dolcemente, per poi poggiare una mano sul mio polso. Probabilmente con l'intento di accompagnare lui e la tazza fino al tavolo, dove non arrivò mai. Quel contatto con la sua pelle mi fece infatti sussultare, provocando nuovamente il riversamento della bevanda. Sorrise di nuovo.
-Sei un disastro...- disse, passandomi un altro tovagliolo. -Zucchero?
Lo guardai perplessa.
-Zucchero? Vuoi dello zucchero?
-No, grazie. Mi piace amaro.- mentii, per tornare dietro la mia amatissima tazza. Mi costrinsi a bere quella bevanda che senza zucchero era orripilante. A Ettore non sfuggì la smorfia di disgusto che tentavo di dissimulare.
Mi fissò, con la zuccheriera in mano, fino a quando non gli concessi un timido sorriso.
-Sei davvero assurda.
-Meglio ridicolo di noioso... -Borbottai con un sorrisino nervoso.
-Non ho detto ridicolo, ho detto assurdo. Che poi sarebbe uno dei tanti modi di essere spe...
-Bella vacanza, vero?- lo interruppi, con una voce decisamente troppo acuta.
-Peccato che sia già finita, vero?
-Già..
-Potremmo sempre vederci dopo, in fondo non abitiamo lontani e un gelato è sempre piacevole in estate, no?
All'udire quelle parole, mi andò di traverso il the che avevo appena iniziato a bere. Iniziai a tossire in modo cronico e divenni tutta rossa. Ettore prese a battermi sulla schiena e, dopo un po' (un bel po') riuscii a ricompormi.
-Certo, perché no?


Grazie al cielo, in quel momento non morii strozzata dal the... altrimenti ora non sarei dove sono. Insieme a lui da più di tre anni. Tutt'ora non sa che quello di quella notte non fu un sogno... ma non importa, perché la nostra storia procede felicemente e serenamente, anche se mi vieta di bere the, per evitare di rimanere vedovo prima di sposarmi.








*Benjamin Franklin era solito aprire le finestre nella camera in cui dormiva, per far circolare l'aria. Conosco un aneddoto, in proposito, ma non mi dilungherò nel raccontarlo. ;)


*Angolino per le lamentele della consecutio*
Salve a tutti!
Questo capitolo è dedicato a PiccolaStellaSplendente, che si chiedeva come fosse finita la loro storia. Essendo una raccolta di molti momenti di molte coppie, non mi sono soffermata troppo... ma non escludo di poter tornare a scrivere di loro (infatti citando Paolo ho tenuto aperta più di una porta per il futuro, anche se non ho ancora bene chi sia :) ).
Il dialogo tra Martina e Amelia è eccessivo? Ho assolutamente bisogno di un vostro parere :))
Suggerimenti per la prossima coppia? Accetto qualsiasi idea :)
(nel caso in cui non ve ne fossero, mi farò venire in mente qualcosa :) )
I capitoli saranno sempre pubblicati nel weekend, perché durante la settimana sono in convitto.. quindi non potrò neanche rispondere alle recensioni (che spero arrivino numerose, nonostante il mio lavoro non si dei migliori).
Grazie per aver letto anche l'ultima riga :)
AdP

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Capitolo 3
*** Il valido motivo che spinge un essere umano a inventare il microonde e tutti gli altri a comprarne uno (secondo Alex) ***


stronzi. Una massa di enormi stronzi. Era l'unica cosa che riusciva a pensare, mentre saliva le scale che portavano all'appartamento dove viveva. Dei grandissimi pezzi di merda. Inserì la chiave nella serratura e la girò in senso orario. Come abbia fatto a fidarmi di gente del genere è un mistero! Che gran figli d... Si bloccò e fissò Marie e Marie ricambiò lo sguardo allucinato, il cucchiaio con cui stava mangiando il gelato sospeso a mezz'aria e la voce di Frank Sinatra che continuava, indisturbata, a far capolino dalle casse attaccate al cellulare.

-Perché sei qui?

La porta sbatté alle sue spalle.

Irritato più che mai, la guardò torvo e buttò giubbotto a terra. -Perché la gente è stonza! Ecco perché sono qui. Cazzo! Il sabato sera peggiore della mia vita!

Lei lo guardò imperturbabile, ingoiando un'altra cucchiaiata di gelato. -Le persone sono stronze, non la gente.

-Non c'è differenza.

-Sì, invece.

-E quale sarebbe?

-Sei tu a permettere alle persone di essere stronza.

-Quindi ora sarebbe colpa mia?

-Non ho detto questo. Mi limitavo a renderti noto che questi comportamenti sono da mettere in conto quando ci si affeziona a qualcuno.

-Facile dirlo, tu te ne stai qua sola come un cane e sei pure felice!

Le si inumidirono gli occhi, mentre Alex percorreva velocemente il corridoio che lo separava dalla sua stanza e sbatteva la porta. Frank Sinatra aveva lasciato il posto agli Immagine Dragons.

 

Alex e Marie si erano conosciuti un anno e mezzo prima, quando lei, in cerca di un appartamento da occupare durante il periodo universitario, si era rivolta a Anna, proprietaria del locale dove abitava attualmente. Era un ampio appartamento al quinto piano di un palazzo in stile fascista, vicinissimo a una fermata della metro. Le stanze da letto erano cinque, tutte occupate da giovani di età compresa tra i 20 e i 25 anni. Marie era la più giovane e, come Giacomo, studiava giurisprudenza. Alex non era solo più grande di tre anni, ma anche più espansivo e affascinante. Studiava medicina, come Stefano, ma gli obiettivi dei due ragazzi non potevano essere più diversi: mentre il primo aveva intenzione di intraprendere la strada della neurochirurgia, il secondo voleva diventare medico patologo. Anna, invece, studiava economia.

I cinque ragazzi si trovavano piuttosto bene insieme, anche se, di fatto, non avevano un rapporto che potesse essere definito come di amicizia e non passavano troppo tempo insieme.

 

Mentre Marie fissava la vaschetta di gelato con gli occhi gonfi di pianto, Alex stava seduto sul suo letto tenendosi la testa tra le mani. Merda! Sono stato più stronzo di loro. Merda. Si sfilò la maglietta e i jeans, si infilò i pantaloni blu, in cotone, del pigiama che sua madre gli aveva regalato a natale e, con un immenso sforzo di volontà, tornò nel salotto/ingresso. Si sedette sul divano accanto a lei, senza guardarla. Si sentiva una merda.

-Scusa. Non volevo...sì, insomma, non era mia intenzione...

-Non importa. Vuoi del gelato?

Si girò verso di lei. Aveva ancora gli occhi gonfi, ma un tenue sorriso le illuminava il volto. La guardò un attimo, mentre lei gli porgeva la vaschetta e un cucchiaio pulito.

-Grazie..-mormorò, afferrando il cucchiaio e scrutando la vaschetta piena per metà. -Hai mangiato direttamente dalla vaschetta?

-Sei incredibilmente sagace...!- esclamò, alzando gli occhi al cielo, per poi aggiungere, notando la sua espressione leggermente schifata -Pensavo di finirlo. E non mi aspettavo di certo la compagnia di Mr Popolarità!

Mangiò un po' di gelato. -Devo dartene atto: sai essere acida.

-No, sono acida. E anche abbastanza cattiva. Il che mi porta, il più delle volte, a essere stronza.

-Quindi?

-Quindi non dire che non ti ho avvisato e non fare scene come quelle di prima per me, perché lo sapevi prima di iniziare a considerarmi.

Alex si concesse un attimo per guardarla. Indossava solo una camicia in jeans da uomo, di almeno quattro taglie troppo grande, che lasciva scoperte le bellissime gambe. Indugiò un attimo di troppo sulla scollatura, prima di spostarsi sul viso. Aveva indubbiamente dei bei lineamenti e i capelli sciolti le donavano molto. Si diede ripetutamente dello stupido per non averla notata prima. Contro ogni aspettativa, sembrava anche molto intelligente. Che coglione! L'ho sempre vista e non l'ho mai guardata. L'ho sempre sentita e mai ascoltata.

-No, tranquillo, se vuoi squadrare anche il mio lato B posso andare in cucina a prendere due birre!

Alex decise di ignorare il tono ironico della sua voce e sorridere sornione. -Vada per le due birre... - ...e la panoramica del tuo fondoschiena.

Lei si alzò e si diresse verso il frigo, si chinò, prese le due birre, le stappò e tornò sul divano. Tirò uno scappellotto ad Alex e gli porse una birra.

Bevvero entrambi un sorso, prima che lei ricominciasse a parlare.

-Perché eri così incazzato con la gente? - sottolineò quella parola, ma lo guardò sinceramente interessata.

Inghiottì un altro sorso prima di rispondere. -La mia migliore amica ha messo le corna al suo ragazzo con il mio migliore amico. La storia va avanti da sei mesi. Dovevamo uscire tutti insieme stasera, lui mi ha detto come stavano le cose mentre stavamo andando al punto d'incontro. Quando ho visto lei che teneva per mano l'altro non c'ho più visto...

-Perché se vuoi capire come le persone si comporteranno con te, devi solo guardare come si comportano adesso con gli altri...

Lei gli sorrise e si attaccò di nuovo al collo della bottiglia.

-Mi ammoniva sempre mia madre...- disse lei, a mo' di spiegazione.

-Anche mio nonno borbottava spesso una frase del genere...

-Mi dispiace per quella frase, non avrei dovuto essere puntigliosa... si vedeva lontano un miglio che non eri... insomma... che la serata non si era svolta per il meglio.

Lui proruppe in una rauca risatina nervosa. -Tranquilla, non è neanche iniziata. Tu, invece, perché sei qui?

Arrossì leggermente, mentre il suo sguardo si abbassava e si posava sulla bottiglia ormai vuota.

-Ne vuoi un'altra? Tanto ho preso due pacchi da sei ieri...

Lui annuì, senza smettere di scrutarla.

Lei tornò in fretta, gli porse la bottiglia e tornò a rannicchiarsi da suo lato del divano. Riprese il cucchiaio in mano e ricominciò a mangiare il gelato al cioccolato.

-Perché non mi vuoi dire perché passi da sola il sabato sera?

-Perché non sono abbastanza ubriaca.

Guardò la sua bottiglia. Era mezza vuota.

-Hai mangiato?

Lei indicò la vaschetta di gelato.

-Nient'altro?

Scosse la testa. Lui guardò l'ora. Le 8:13.

-Pizza a domicilio?

Lei sorrise leggermente. -Perché no?

-Metti su un film, mentre ordino?

-Azione?

Lui si girò verso di lei, leggermente perplesso. Prima di esclamare a mezza voce: -Dio, grazie! A morte i film romantici!

-Ti sembro un tipo da film sdolcinato?

-Beh... sembri il tipo da film fantasy.

Sorrisero entrambi a quella debole battuta, mentre lui rovistava nelle tasche del suo giubbotto.

Marie si alzò e si stiracchiò. Arrossì leggermente. Si era appena resa conto di essere seminuda in presenza di un uomo molto poco vestito. -Maratona?

-Marvel?

Lei fece spallucce e si diresse verso la porta della sua stanza. Lui la guardò allontanarsi, poi, quando i suoi neuroni ricominciarono a connettere, riuscì a urlarle. -Prendi il mio computer, è sicuramente più veloce! È sulla mia scrivania!

Vide la sua esile figura infilare la porta della sua camera in punta di piedi e uscirne un attimo dopo con il suo MacBook in mano e un cavetto nell'altra. Trovò il cellulare e telefonò alla pizzeria, guardandola sospettosamente mentre trafficava con i suoi oggetti.

 

Quando Marie finì di collegare il computer al televisore, andò in cucina e prese un pacco nuovo di tovaglioli e altre quattro birre e le posò sul tavolino basso davanti al divano nell'ingresso/salotto. Alex stava ancora contrattando al telefono per far arrivare le pizze prima delle dieci e mezza, con scarso successo. Approfittando del momentaneo impegno del coinquilino, Marie andò in camera e recuperò un paio di pantaloni, poi entrò nuovamente nella stanza del ragazzo e afferrò la prima maglietta non troppo sporca che riuscì a trovare. Tornò in salotto e gliela lanciò. -Vestiti.

-E perché?

Lei arrossì violentemente. -Perché mi metti in imbarazzo.

-Tu non mi metti in imbarazzo, quindi puoi anche non vestirti. E poi siamo a luglio, fa un caldo boia! Avrò pur il diritto di non sudare come pochi, o no?

-Non se applicando questo diritto vai contro al comune senso del pudore!

-Allora facciamo così -disse, buttandosi pesantemente sul divano -ogni indumento che indosso io, ne togli uno tu. Così siamo entrambi a nostro agio.

Marie avampò. -Va bene: caso chiuso. Le pizze quando arriveranno?

-Entro le 10. Credo che il tuo telefono si sia scaricato.

-Probabile.

Si buttò anche lei sul divano. -Non sono uscita 'sta sera perché, essendo una psicotica, come avrai già intuito, sono nel pieno del mio periodo anti-ipocrisia. Non riesco a tollerare come le persone si comportano intorno a me. Cazzo! Sono così false... gente che ti sta attorno giusto perché altrimenti sarebbe sola, cose così... non credo ti sia mai capitato.

Lui scosse la testa per rispondere alla domanda e al debole sorriso della ragazza. Deve veramente corroderla, 'sta storia... Lei si legò i capelli, bevve un sorso di birra e gli passò un'altra bottiglia.

-Teoricamente dovremmo andarci piano, visto che io nello stomaco ho solo gelato e tu solo rancore.. ma di fatto non me ne frega un cazzo.

-Idem. Mal che vada stanotte occuperemo un letto solo...

-Sei leggermente fissato. Che tu sappia è una malattia?

-Reazioni stravaganti e battutacce in presenza di belle donne? Sarebbe una patologia piuttosto diffusa...

Lei lo guardò male per un attimo, prima di tornare a ridere. -Dottor Stranamore, con me non attacca!

-Tecnicamente non sono ancora dottore!

-Ma, in pratica, hai già comportamenti in stile Gray's Anatomy!
-Dettaglio irrilevante, signor giudice!

-Tecnicamente non sono ancora giudice..-lo scimmiottò.

-O abbiamo bevuto troppo o troppo poco!

-O magari abbiamo mangiato poco...

-Ma se noi non abbiamo mangiato affatto!

Si guardarono e scoppiarono a ridere in modo incontrollato.

-La conversazione sta decisamente degenerando... meglio che faccia partire il film.

Si avvicinò al Mac e premette il tasto play.

-Xmen First Class, già visto?

-No...ma, di solito preferisco i prequel... quindi...ma aspetta! Inizia come il secondo film! Ma che caz..??

-Si... ma vedi che si va avanti?

-Me ne ero accorto!Grazie!

Mentre i personaggi conversavano in tedesco, a Marie non andava di lasciare che il silenzio si insinuasse tra loro.

-A parte l'italiano, tu parli altre lingue?

-Inglese, tedesco scolastico... me la so cavare, ecco... tu? Non dai l'idea di una brava con le lingue...- anche se le sue intenzioni erano delle più innocenti, si accorse della presenza dello squallido doppio senso, e cercò di tamponare al danno fatto, improvvisamente in imbarazzo -Cioè... voglio dire... mi sembri più il tipo da studiare storia dell'arte o greco antico o...aramaico, ecco!

Lei rise. -Hai azzeccato, in un certo senso: ho fatto il classico... quindi, teoricamente potrei parlare greco e latino... Ma se ci limitiamo alle lingue vive, inglese e francese... mastico un po' di spagnolo... ma non sono un fenomeno!

-Perché hai studiato tutte queste lingue se intendevi fare l'avvocato?

-Perché voglio anche viaggiare. E lo farò, appena avrò un po' di soldi da parte... A te non è mai capitato?

-Cosa?

-Di sentirti così fuori posto da voler cambiare, vedere se anche nel resto del mondo ci si sente così...

Abbassò il capo e, in quel preciso istante, capì quanto dovesse sentirsi fuori posto in ogni istante della sua esistenza.

-Sì, Marie. Ma, con il tempo, ho capito che non siamo noi a dover cambiare, ma chi ci sta intorno a doversi sforzare di capire.

Le prese il viso tra le mani e le sorrise incoraggiante. Lei lo guardò un attivo negli occhi, prima di scostare, forse troppo bruscamente, le sue mani dal proprio volto.

-Scusa, davvero... scusa. Ogni tanto ho questi sbalzi di umore e...e...beh... è allegata anche la stupidità e l'essere infantile. Scusa.

-Non devi scusarti per...- si schiarì la voce- perché ti importa di quello che gli altri pensano di te.

-Vorrei che non mi importasse, ma non è così...

-Però lo sembra... sai, a volte le cose esistono solo nella nostra mente o in quella degli altri. Quando capita che coesistano, si crea un bel rapporto.

-A te importa?

-Sì. Molto. A volte penso addirittura che mi importi troppo... sai, avevo più o meno i tuoi stessi complessi... solo che sono più egocentrico e egoista. E ho un'ottima considerazione di me. Tu no. E questo non aiuta.

Marie restò in silenzio un attimo, poi iniziò a scrutarlo attentamente. -Potresti anche piacermi, sai?

-Mi chiedo, piuttosto, perchè non dovrei...?

-Perché ho la vaga impressione che tu, una come me, la calpesteresti non appena ti farebbe comodo.. o sbaglio?

-Dipende, ovviamente...

-E da cosa?

-Beh... non mi conviene dirtelo, no?

-Facciamo così: per questa notte, e questa notte soltanto, sincerità assoluta da parte di entrambi. Ci stai?

-Affare fatto!

Le strinse la mano vigorosamente, prima di rispondere alla precedente domanda. -No, non calpesterei una come te. Non te lo meriti. Sei... non so come spiegartelo... ma, dopo che ti ho visto con le lacrime agli occhi... cazzo... come faccio a dirtelo? Una fortezza in solida roccia con le fondamenta di cristallo! Tu sei così! Cerchi di proteggere chi puoi quando non riesci neanche a capire cosa provi di preciso per loro. Li aiuti e basta. E una persona così non merita di essere massacrata da nessuno...

Le erano salite le lacrime agli occhi. -Questo è il tipo di persona che vorrei essere... fragilità a parte...

-A me sembri già così. Tornando a quella roba della sincerità... soffri il solletico?

Lei si coprì il più possibile con la camicia, prima di mormorare un sì intimorito. Lui le si avvicinò minaccioso e iniziò a farle il solletico sulla pancia, sotto i piedi e sulle gambe, dove scoprì essere particolarmente sensibile. Si agitava e rideva così tanto che, per evitare di farsi male, dovette mettersi a cavalcioni su di lei, prima di tornare a torturarla. Quando si rese conto di essere arrivato a pochi centimetri dal suo volto, si fermò di colpo.

-Ma...se... se tipo ora ti baciassi.. tu mi faresti la cortesia di applicare l'ombretto viola a nocche chiuse o mi lasceresti fare?

Il campanello trillò in quel momento.

Si alzarono entrambi, Alex andò ad aprire la porta e Marie a prendere i soldi per pagare.

 

Quando la porta fu richiusa, Alex si girò verso Marie.

-Dove eravamo rimasti?

-Non fare il furbo, ora mangiamo!- si girò di spalle e mosse un passo in direzione del divano, ma Alex la afferrò per i fianchi e l'attirò a sé. Lei protestò debolmente -Alex...si fredda...

-Hanno inventato il microonde apposta...

-Non credo proprio...

-Invece io ti assicuro di sì...

Alex mollò il cartone della pizza sul pavimento, prese in braccio Marie e la portò sul divano.

 

 

Il mattino dopo, Marie si svegliò piacevolmente intorpidita. Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Alex. Era sdraiato su un fianco, la testa poggiata su una mano, mentre l'altra impugnava una matita, con cui grattava su un foglio.

Aveva le sopracciglia aggrottate e gli occhi studiavano critici il suo operato. Tracciò un'altra linea sottile e alzò gli occhi su di lei. Quando si accorse del suo stato di veglia, buttò con nonchalance foglio e matita sul comodino, mentre la sua voce tradiva l'imbarazzo della situazione. -Buongiorno.

-Buongiorno.

Seguì un lungo silenzio ingombrante. Poi proruppero all'unisono: -Credo che tu mi debba delle spiegazioni.

Si sorrisero imbarazzati. Alex chiese, senza sapere se stesse scherzando o meno: -Per lo stalking o per ieri?

-Stalking?

-Lascia perdere!

-No, ora spiega.

Lui la guardò torvo un attimo, prima di iniziare a parlare. -Il disegno.

-Era quello che stavi facendo, stamattina?

-Sì. Sei un soggetto interessante. E questa mi sembra un'ottima spiegazione. Invece...

-Sì. Facciamo che ce lo diciamo a vicenda? È stato un errore. Punto e basta. Mettiamoci una pietra sopra e finiamola qui.

Alex si prese un secondo per studiarla. Poi fece un sorriso storto, mentre nei suoi occhi si rifletteva il barlume di follia tipico degli innamorati. -Anche la nutella è uno sbaglio, ma rende felici un mucchio di persone ugualmente. Quindi non vedo perché il nostro sbaglio non possa rendere felici solo noi. E non tirare fuori la stonzata delle persone fondamentalmente stonze, perché basta sforzarsi un minimo per riuscire a non esserlo...

Si guardarono negli occhi, come non avevano mai fatto prima.

-Il mio vero nome è Susanna.

-Alessandro.- Le sorrise -Latte o the, per colazione?

 

 

 

 

*Si nasconde, cerca di evitare pomodori, uova e mouse(che nel frattempo sono marciti)*

Sono scandalosa e imperdonabile, ma proprio non riesco ad aggiornare entro tempi umani... quidni spero siate clementi e mi facciate sapere presto cosa pensate di 'sta schifezza. :)

Grazie a tutti(anche se credo sarebbe più corretto dire tuttE) coloro che hanno continuato a seguire la storia, inserendola nelle loro liste :)

grazie davvero a chiunque stia ancora leggendo :))

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Capitolo 4
*** A proposito di targhette, cartelli e donne presumibilmente incinte(?) ***


-Sono vestita bene?

-Sei stupenda.

-Ho i capelli in ordine?

Alex si girò verso Susanna e le sorrise. -Sì, Susi, tranquilla.

Lei ignorò l'ultima parola e abbassò il parasole, per controllare il trucco. Tirò fuori dalla borsetta un beauty case, lo aprì e iniziò a ritoccare il trucco.

Alex maledì il momento in cui le aveva parlato dei suoi genitori.

Caterina e Gustavo Della Rocca non erano una coppia infelice. Entrambi sulla cinquantina, entrambi nati ricchi, entrambi perdutamente innamorati di sé stessi. Bastava guardarli un attimo, per pensare che lo stereotipo dei ricchi che pensano di poter comprare tutto fosse stato modellato su di loro. E, coloro che avevano la sventura di conoscerli un po' di più, sostituivano il sostantivo stereotipo a favore del più calzante ritratto. Ovviamente, questo discorso valeva unicamente per le persone da loro disprezzate. Tutte le altre altre erano come loro. Erano amici, parenti, cani e gatti(solo con il pedigree e il collare di Gucci, ovviamente) e possibili futuri coniugi dei loro tre figli.

Curiosamente, l'unica cosa che non erano riusciti ad ottenere era proprio l'affetto del figlio minore. Alex, al pari di sua sorella Brigida e suo fratello Guglielmo, era sempre stato usato più come un trofeo che trattato con l'amore che si riserva unicamente a un figlio. Mentre suo fratello e sua sorella erano occupati a scodinzolare dietro ai genitori, imitandoli in tutto e per tutto per ottenere la loro attenzione e approvazione, Alex stava con sua nonna. Nonna Dana era la vedova del padre di suo padre. Vincenzo aveva sposato Loredana senza capire chi lei fosse davvero. Era una donna dal carattere molto forte e dai sani principi, ma questo non le impediva di essere una madre e una nonna molto dolce e affettuosa. Insomma: Vincenzo era ottuso al punto da pensare che tutte le donne bionde fossero delle stupide oche. Quando si accorse che non era affatto così, il divario tra loro divenne incommensurabile. Lei vedeva in Alessandro il figlio che non aveva mai potuto crescere*. Così Alex crebbe tra Roma, Firenze e Torino insieme alla nonna, senza che i genitori facessero una piega. A quell'epoca, suo nonno era morto da un pezzo, lasciando una cospicua fetta del suo patrimonio a sua moglie che, amministrandolo oculatamente, non fece mai mancare niente al nipote. Non si poteva dire che Alex fosse cresciuto con l'appoggio di una famiglia normale, né che non ci fossero stati dei veri e propri momenti di crisi tra loro, ma sapeva di dovere tutti gli aspetti migliori del suo carattere a lei. Nonostante ciò, Alex non disprezzava i suoi genitori, si limitava a non voler avere niente a che fare con le persone superficiali, il che implicava non avere rapporti con loro.

Quando sua nonna era morta, gli aveva lasciato il suo intero patrimonio in eredità. E ne era entrato in pieno possesso tre anni prima, al compimento dei 25 anni. A quel punto si era trasferito nell'appartamento di Roma e aveva affittato gli altri due. Aveva chiesto a Susanna di andare a vivere con lui.

 

Lei abbassò il parasole. Gli sorrise nervosamente, cercando di calmarsi, e scesero insieme dalla macchina. Quando Susanna si accorse delle dimensioni ciclopiche della villa sul lago di Como, si sentì ancora più inadeguata e iniziò a giocherellare con la borsetta.

-Come ti senti?

-Bene, l'idea di rivedere i miei non è allettante, ma va bene lo stesso... dovresti rilassarti un po', sai?

Disse, fermandosi a una cinquantina di metri dal cancello d'ingresso e girandosi verso di lei. Susanna gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulla punta del naso. Poi lo guardò dritto negli occhi: -Sono rilassata quanto...quanto...-roteò gli occhi in cerca del paragone più azzeccato, ma alla fine si arrese.-Sono rilassata. Basta che non mi paragoni a niente e il mio livello di rilassastezza sarà sufficiente ad affrontare questa giornata.

Lui rise piano e la strinse forte. La baciò delicatamente e varcarono la soglia tenendosi per mano.

 

Non bisogna mai dare libero sfogo all'immaginazione, perché tutto quello che ci immaginiamo, puntualmente, non accade. E ci troviamo all'interno del negativo del nostro sogno: un incubo paradossale.

Alex aveva spiegato a Susanna che aveva chiamato i suoi per dar loro la grande notizia, ma che aveva detto loro che non se la sentiva di parlarne al telefono perché era qualcosa di troppo importante. Così Caterina aveva deciso che avrebbero potuto vedersi nella loro villa sul lago di Como. Alex non aveva minimamente accennato a Susanna, perché voleva che fosse una sorpresa per i suoi e lei non aveva obbiettato. Ma, al loro arrivo, tutto si aspettavano, meno che una festa in grande stile per festeggiare il posto da primario di Alex. Le domande che entrambi si posero furono tre. a)Come poteva un ragazzo sulla trentina a essere già primario. b)Come potevano credere che un medico chirurgo blaterasse di amore e felicità in relazione al suo lavoro(pensate a un qualsiasi organo del vostro corpo: vi sembra attraente? Confortante? Vi sembra forse che vi possa amare?). c)Come potevano ritenere necessario invitare TUTTE le precedenti fidanzate di Alex, tutto il vicinato, tutti i cugini di quarto, quinto e diciottesimo grado(di quelli che si incontrano per sbaglio al supermercato e non si riconoscono) e parenti affini. Smaltito in tempo record lo sbigottimento iniziale, prima ancora che sua madre riuscisse a dargli i due baci di Giuda sulle guance, Alex sganciò la bomba. -Susanna ed io ci sposiamo.

BOOOM

Le esplosioni delle bombe atomiche? Uno scherzo, in confronto agli effetti di questa rivelazione.

 

Suo padre spalancò la bocca e perse la presa del bicchiere di champagne, che cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi. A sua madre cedettero le gambe. Un paio di donne bionde ossigenate scoppiarono in lacrime e gli uomini iniziarono a confabulare nervosamente tra di loro. Una cameriera accorse per ripulire e tutti indossarono nuovamente le loro maschere. Ebbe inizio una lunga serie di congratulazioni per lo sposo e di auguri per la sposa, senza che nessuno si interessasse veramente all'uno o all'altra cosa. La presa di Gustavo sulla spalla di Alex si fece insistente, così lui si girò e lo guardò dritto negli occhi.

-Sì?

-Hai un attimo?

-Certo. - Stinse la mano di Susanna, le sorrise incoraggiante e lasciò la presa. Lei gli fece l'occhiolino e tornò a stringere mani e dispensare sorrisi.

Gustavo lo guidò attraverso i lunghi e tortuosi corridoi della casa, fino a un salottino appartato e lontano dagli invitati.

-È incinta?

Alex non rispose, si limitò a fissare suo padre.

-Allora??

-No, non è incinta.

Alex stinse i pugni e cercò di controllarsi. La sua voce doveva essere ferma e decisa. Non doveva assolutamente arrabbiarsi.

-Allora perché vuoi sposarla?

-Perché la amo. E lei ama me.

Suo padre si servì una generosa dose di Brandy e, sbuffando, gli disse: -Amore! Amore? Cosa vuoi che sia! Da quanto la conosci? Tre settimane?

-Viviamo insieme da quattro anni.- Esagerare non ha mai ucciso nessuno...

-Certo! È furba... si fa mantenere!

-No, lavora anche lei. Ha da poco sostenuto il concorso per diventare giudice.

Finì di bere, posò il bicchiere e si sedette. -Ascoltami bene, Alex. Non puoi sposare la prima che ti passa accanto. La nostra azienda è grande, ma se uno dei capi saldi crollasse... l'intera struttura ne risentirebbe. Mia madre ha lasciato a te la sua percentuale. E questo fa di te un azionista di maggioranza. Non puoi sposare qualcuno che non segue la linea di pensiero della nostra famiglia. Una donna che non abbiamo mai visto, proveniente da una famiglia borghese, probabilmente..!

-Sua madre era avvocato. Suo padre lavorava al consolato francese.

-Appunto! Come puoi...

-Sono maggiorenne. Economicamente autosufficiente. Non puoi impedirmi di sposarmi, quindi lo farò. Siete i miei genitori, mi sembrava giusto rendervi partecipi della vostra felicità. Ma se non ve ne importa niente, ricambieremo il favore.

Alex sorrise a suo padre in modo affabile e aspettò pazientemente una sua reazione.

-Ma.. la società..

-Al di là del fatto che non sono assolutamente interessato a tirare le redini della società di famiglia, non ho neanche studiato economia, quindi mi risulterebbe in ogni caso difficile. Ho la tua benedizione?

Gustavo scosse la testa tristemente, si alzò e tornò insieme al figlio dagli invitati. -Pensare che ti erano state presentate così tante belle ragazze nel periodo in cui sei stato qui... speravamo che...

-Non mi serve una specie di Barbie autocompiaciuta che mi dica sempre di sì, che sia interessata solo ai miei soldi e che non abbia un carattere. Susi è perfetta. Devi fartene una ragione.

 

 

-Da dove vieni, cara?

-Roma. Sono cresciuta in una villetta di periferia...

-Oh. Beh... almeno non hai quell'orrida cadenza...

Susanna stinse i pugni e continuò a sorridere. Pensa ad Alex pensa ad Alex pensa ad Alex non puoi renderlo orfano prematuramente. Quell'affermazione era fuori luogo per una persona che si ostinava a imitare l'accento milanese con così poco successo. E poi, la cadenza dialettale non era né un crimine, né qualcosa di cui vergognarsi.

-Ho seguito corsi di dizione sin da piccola. Mia madre lo riteneva importante.

-E cosa faceva tua madre?

-Era avvocato.

-Ah... Comunque... sei stata molto scaltra accaparrandoti il nostro Alex.

Avrebbe voluto dire: Non è grammaticalmente corretto anteporre un aggettivo possessivo davanti a un nome. Ma, siccome siete voi e tendete a trattarlo come un trofeo, sarebbe più giusto attaccargli un cartello al collo, magari a caratteri dorati: ANCHE NOI MOSTRI SENZA SENTIMENTI SAPPIAMO FARE SESSO. RIUSCIAMO ANCHE A PROCREARE. E poi, sotto, a caratteri più piccoli: ma facciamo anche degli errori, infatti questo esemplare è estremamente dolce, sensibile, simpatico e umano.

Invece disse: -Sì, è una persona veramente splendida.

-E veramente ricco.

-I nostri stipendi ci consentono di vivere dignitosamente, anche senza l'ausilio del patrimonio di Alex. Certo, è impossibile negare che aiuti notevolmente... non avere l'incombenza di un mutuo, ad esempio, ci aiuta a vivere più rilassati.

Quella domanda aveva irritato ancora di più Susanna. Avevano cercato di fargli sposare oche senza cervello interessate solo ai suoi soldi e ora accusavano lei di superficialità? Continuava a chiedersi dove fosse Alex e cercava il suo sguardo tra quello degli invitati. Lo vide uscire da una portafinestra in compagni del padre. Alex ostentava sicurezza ed era rilassato come sempre, mentre suo padre sembrava stupito e arrabbiato. Andò dritto verso di lei.

-Credo sia meglio andare.

Sua madre lo guardò allibita. -Ma come? Siete appena arrivati! Non conosciamo nemmeno la Susanna!

-Non mi sembra che vi interessi molto, conoscere Susanna.- Disse lui tranquillamente, sottolineando l'assenza dell'articolo davanti al nome. -Vi arriverà un invito che potete decidere se accettare o declinare.

-Ma come? Alex... non vi fermate neanche per cena?

Lui prese un bicchiere di vino rosso e ne bevette un poco. -No, perché questo implicherebbe passare ore intere con voi che tentate di mettere in imbarazzo Susi e cercate di far cambiare idea a me. Non abbiamo deciso di sposarci ieri. Non sopporto di essere trattato come un burattino per preservare la quota dell'azienda a me intestata. Quindi vi prego di farci i vostri migliori auguri e di smettere di definire me inetto e lei profittatrice.- fece una breve pausa e bevette un altro po' di vino. -È squisito... Susi, che ne dici di annotare il nome e prenderlo in considerazione per il ricevimento?

Era calato il silenzio. Stavano tutti cercando di imparare a non respirare. Mentre Alex era tranquillo e rilassato. Susanna si era fatta contagiare dal suo pacato entusiasmo.

-Mi sembra una buona idea... anche se sarebbe meglio stabilire prima il menù... ma abbiamo ancora tempo!

-E chi ha tempo non spetti tempo!

Iniziarono a indietreggiare, fino ad arrivare alla porta. Alex l'aprì con un gesto fluido e rivolse a tutte quelle statue di sale un sorriso. A quel punto intervenne Susanna: -È stato un piacere conoscervi, vi auguro ogni bene.

-Intende ogni bene materiale, perché vuole davvero vedervi felici. Mamma, papà, massa di gente auto-compiaciuta, fate finta che per me sia stato un piacere rivedervi. Buon proseguimento!

Chiuse la porta dietro di sé e si girò per guardarla. -Non è stato troppo traumatizzante.

Susanna esitò. -Rimane comunque la tua famiglia... possiamo sempre tornare dentro e chiedere scusa...

-Dovrei scusarmi perché ti amo?

-Non... per loro... insomma... forse.

-No, non ho fatto altro che essere sincero. Tanto basterà.

 

 

'EPILOGO'

Susanna e Alex si sposarono quattro mesi dopo, alla cerimonia si presentò solamente Brigida, che curò gli interessi del fratello al suo posto. Lei ed Alex recuperarono il rapporto e il tempo perduto. Susanna rinunciò alla carriera dopo il secondo figlio. Ne adottarono un terzo, proveniente dall'Ucraina.

Susanna si faceva chiamare Marie in onore di sua nonna, che l'aveva praticamente cresciuta.

 

 

 

*Vincenzo ritenne di doversi far personalmente carico dell'educazione del figlio. E, alla prima occasione, era stato spedito in collegio. Così Loredana si era trovata con un figlio che somigliava incredibilmente all'uomo che non l'amava.

 

 

 

RIPOSTIGLIO DELLA SPADA SPUNTATA

 

Buonsalve a tutti :3

Aggiornamento celere(rispetto agli altri) e 'conclusione' della storia tra Alex e Susi. Ho scritto di getto mentre ero di buonumore, quindi Happy ending anche per loro. Avevo scritto un'altra conclusione, ma era troppo deprimente(Alex moriva e anche in un pessimo modo). Ma dovete capirmi, ho letto: Fai bei sogni, The fault in our stars, L'eleganza del riccio e Biancaneve deve morire, letture non proprio allegre... quindi ho dovuto cancellare e riscrivere :D

Spero vi sia piaciuto, cercherò di essere un po' più regolare con gli aggiornamenti... ma voi recensirete, vero? *occhini da Gatto con gli Stivali*

Ora andiamo con ordine:

1-Questa raccolta avrà un massimo di 10/15 capitoli, poi vorrei dedicarmi a una long incentrata su una di queste coppie... quindi mi farebbe molto piacere se nelle vostre recensioni inseriste anche una preferenza, che mi consentirebbe di 'esplorare' la coppia che vi piace di più :)

2-Devo ringraziare assolutamente Anonimadelirante . Le tue recensioni mi hanno fatto molto piacere(anche se non ho ancora risposto >.<) e spero continuerai a seguirmi. Anche perché scrivi molto bene, quindi mi fa piacere avere un tuo parere ;)

3-Grazie alle poche(MA BUONE!) persone che seguono e aspettano pazientemente ogni capitolo:

Piccolastellasplendente(che spero torni a recensire ;) ), TheRain e cascata_di_luce. Grazie :3

Potrei promettere di aggiornare presto, ma non ci crederebbe nessuno... quindi un bacio e alla prossima :)

AdP

P.S.:I capitoli sono impaginati malissimo, cercherò un editor decente e proverò a imparare a usarlo... pazientate, prima o poi modificherò ;)

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