Al Potter e il mistero del lago nero

di Wynn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - L'inizio di un viaggio ***
Capitolo 2: *** II - Una Vita Normale ***
Capitolo 3: *** III - Primi Segnali ***
Capitolo 4: *** IV - Questioni di Famiglia ***



Capitolo 1
*** I - L'inizio di un viaggio ***



I – L'Inizio di un viaggio

Un viaggio può partire in molti modi.
Può partire per caso, per una coincidenza, direbbe qualcuno, a causa del destino, direbbe qualcun altro. Ma di sicuro non era quello il caso.
Sapeva perfettamente perché era partito. Sapeva anche la sua destinazione, sebbene questa fosse la prima volta che si recava in quel castello incantato.
Ed era proprio perché era la prima volta che Albus Severus Potter continuava a mordersi il labbro, nervosamente, mentre lui e Rose camminavano sul corridoio del treno, alla ricerca di una cabina libera.
- Quaggiù, Al! - esclamò all'improvviso una voce maschile qualche porta più in là. Un viso sorridente, contornato da capelli rosso peperone, su cui spiccavano un paio di vivaci occhi marroni, li accolse da dentro la cabina.
- Fred! - esclamò Albus, ancora leggermente sovrappensiero, riconoscendo il cugino.
Fred Weasley era il figlio maggiore di George Weasley, di tre anni più grande di Al e Rose. Dal padre aveva ereditato certamente i capelli rossicci, classici di molti membri della famiglia Weasley. D'altra parte anche Rose, doveva a suo padre il colore acceso dei capelli, oltre che le sue lentiggini e gli occhi color azzurro cielo. Fred era di una carnagione lievemente più scura di Al, fattore derivante da sua madre Angelina. Sebbene suo padre si fosse sempre rifiutato di parlargliene direttamente, sapeva – più che altro da racconti sparsi, sentiti da amici di famiglia o parenti - che il suo nome derivava da suo zio, morto lottando nella Seconda Guerra Magica. Molti dicevano che entrambi i gemelli Weasley – così si riferivano a suo padre e a quello zio che non aveva mai potuto incontrare – erano sempre sorridenti, prima della morta prematura di Fred. Anche quando George perse l'orecchio, ricordava di aver sentito dire da suo zio Harry, loro due avevano riso e scherzato. Per questo era fiero di portare quel nome: era il nome di una persona morta lottando per la propria famiglia e che di sicuro aveva lottato, con il sorriso sulle labbra.
Dentro la cabina c'erano anche James e il suo amico Derek Finnegan, entrambi al terzo anno.
- Yo, fratellino! Come va con il panico da “potrei essere Serpeverde”? - lo schernì suo fratello, non appena Al ebbe preso posto, vicino a Fred.
- Dagli un attimo di tregua, James! - esclamò il cugino. - Dopotutto, è normale essere tesi... ma non preoccuparti: sia i Potter che i Weasley sono Grifondoro da generazioni! -
Al annuì, ma nonostante gli sforzi dei cugini, non riusciva a togliersi dalla testa la possibilità di non essere un Grifondoro. Non era che non gli piacessero le altre case, ma... un senso di colpa lo fece tremare. “Non importa” aveva detto suo padre... ma era davvero così? Se lo chiedessi al Cappello Parlante... no, no, sarebbe stato come barare... ma allora vuol dire che papà aveva barato... questi erano i pensieri che affollavano la testa del giovane Potter. Che fare?
- Ehi... - lo chiamò Derek, distogliendolo dallo scorrere delle sue preoccupazioni. - Vada come vada, sarai sempre il nostro Sev! - esclamò. Al sorrise. Derek, Roxanne, la sorella minore di Fred, Lily e Hugo erano le uniche persone a chiamarlo con il suo secondo nome. Lo facevano per scherzo, visto che, quando Roxanne e Lily si erano incontrate per la prima volta da piccole, Lily aveva sbagliato il nome del fratello. Da quel momento, un po' per ricordare alla piccola Potter il suo errore, un po' per distinguersi dal resto del parentado, i tre avevano iniziato a chiamarlo Sev, come diminutivo di Severus. Quando Derek era stato a casa di James, aveva così conosciuto “Sev”, grazie alla presentazione di Lily. Così, sebbene avessero poi chiarito il malinteso, Derek aveva continuato a chiamare il fratello del suo migliore amico con il suo secondo nome.
Il resto del viaggio passò tranquillo, tra Cioccorane, Gelatine Tutti i Gusti +1 (Al ne trovò una al sapore di mandarino, Rose alla fragola, Fred al carciofo, Derek al cavolfiore e James al peperoncino piccante) e risate.

Quando arrivarono a destinazione erano ormai calate le tenebre.
Ad attendere Al e Rose, all'uscita dal treno, c'era il mastodontico Guardiano delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts, nonché insegnante di Cura delle Creature Magiche: Rubeus Hagrid.
Il mezzo-gigante sorrise ai due ragazzi, che lo vedevano ora per la prima volta nei panni di docente.
Rose, che era più piccola della maggior parte dei suoi compagni sorrise timidamente alla montagna di peli, barba e grasso che aveva davanti.
- Bene, bene. Nuovo anno. Nuovi studenti. Ma non esitiamo troppo: venite, le barche sono da questa parte... - disse con la sua voce bassa e rimbombante.
Pian piano tutti i primini si avviarono verso il Lago Nero e si avvicinarono alle barche.
Tra la folla, Al e Rose scorsero qualche viso noto: Scorpius Malfoy, Lin Derrel, Molly e Louis Weasley.
Se i primi due si mostravano abbastanza preoccupati, Molly e Louis erano completamente a proprio agio. Louis era abbastanza alto, estremamente delicato di lineamenti e qualche capello fluttuante rivelava la percentuale di sangue Veela nel suo corpo. Diversamente Molly era abbastanza pienotta, con i capelli rossicci ordinatamente pettinati.
Lin aveva i capelli neri tagliati in un caschetto e lineamenti leggermente orientali, dovuti a sua madre Cho. Rose sapeva che suo padre era un babbano di origini scozzesi, che aveva ignorato la natura magica della moglie fin quando non scoprirono la piccola Lin far levitare il suo coniglietto di pezza, nel bel mezzo della notte, all'età di sei anni. Inizialmente ci fu un piccolo litigio, ma poi, dopo che il signor Derrel si fu calmato, tutto tornò alla normalità. Poco dopo anche il loro figlio più piccolo, Fran, dimostrò di aver poteri magici, diversamente dalla sorella gemella Mary, che ne era priva.
Scorpius, non faceva che grattarsi la testa, rigirandosi una ciocca di capelli più lunga delle altre sull'indice sinistro, mentre gli occhi azzurro ghiaccio si muovevano da una parte all'altra rapidi.
- Beh, almeno non sono l'unico nervoso qui... - mormorò Albus.
- Hai detto qualcosa? - chiese Rose, dietro di lui.
- Niente d'importante... adesso muoviamoci... Hogwarts ci sta aspettando - rispose suo cugino, sorridendo.

La prima cosa che Neville Paciock notò fu che qualcuno mancava all'appello.
- Dov'è il professor Fendrick? - chiese irrequieto alla professoressa al suo fianco: Jasmine Deghres di Trasfigurazione. La collega scosse la testa: non aveva idea idea di cosa fosse successo al docente di Difesa Contro le Arti Oscure. - Inoltre... - iniziò la piccola donna.
- … quest'anno ci sarà il nuovo preside, giusto? Mi hanno detto che, ai tempi della scuola, era un Corvonero... - proseguì Donvan, il professore d'Incantesimi e capo-casa dei Corvonero. Era lì da soli quattro anni, ma si era fatto rispettare fin da subito, grazie soprattutto alla sua mole possente.
- Chissà che tipo è... - commentò frizzante Greshia, l'insegnante di Volo. Era la più giovane tra il corpo docenti e tra i professori più amati dai propri studenti. Portava i suoi 34 anni con orgoglio: era stata tra i migliori studenti che Tassorosso avesse mai avuto e, nei sette anni che aveva trascorso ad Hogwarts, aveva portato le squadre di Quidditch a livelli semi-professionali.
- Chi può dirlo... - replicò freddamente Artemisia Eiswindell, docente di pozioni. Neville non sapeva molto sul suo conto. Quando il vecchio Horace Lumacorno aveva lasciato la cattedra, quella donna era apparsa, come dal nulla. Aveva cercato di capire qualcosa di quella gelida presenza, più per curiosità, che per cercare di stringere un'amicizia. La preside aveva sempre schivato l'argomento, anche se più di una volta aveva visto il volto di Minerva McGranitt incupirsi, al sentire il nome della professoressa. Aveva dunque imparato che era meglio non indagare troppo su quella che i suoi studenti, dopo una lezione di Storia della Magia con quello strampalato di Ruf, avevano soprannominato “Yuki Onna dei Veleni”.
- Uh, dev'essere quello lì, eh? Cavoli se è giovane! - esclamò allegra Greshia, accennando con la testa a un uomo sulla trentina che stava raggiungendo il tavolo. Inaspettatamente, però si sedette nel posto del professor Robert Fendrick. - Eh? -.
Donvan corrugò la fronte. - Che è successo al buon vecchio Rob? -
- Mi sa che quest'anno sarà un po' diverso dal solito, gente... - mormorò Neville.
E ancora non sapeva di avere pienamente ragione.

Il nuovo preside era veramente in ritardo. Hagrid si rigirava tra le mani un vecchio orologio. Sebbene il prodotto si proclamasse come “Fatto in Svizzera”, di svizzero non aveva proprio niente.
Vecchio, unto e sporco, il suo unico pregio era la sua precisione del 10%. Non certo una cosa di cui vantarsi.
Ciò nonostante il preside era realmente in ritardo. Doveva presentarsi alle cinque e mezza per i preparativi iniziali. Erano già le sette e mezza e non si era ancora presentato in Sala Grande.
- Ma che diamine... perbacco... adesso, mi sto stufando d'attendere, però... - mormorò il mastodontico Guardiacaccia.
- A chi lo dici... - mormorò una voce alle sue spalle. - Io mi sto annoiando a morte... -
- Da quanti anni sfoderi quella battuta, Nick? -
Il vecchio fantasma di Grifondoro comparve dalla parete alle sue spalle.
- Quattordici... e ha ancora il suo fascino -
- Tu dici? -. L'espressione di Hagrid lasciava largamente a desiderare sulla comicità della battuta.
- Indubbiamente -
In quel momento le porte della Sala Grande si spalancarono.
Hagrid aguzzò la vista, sperando di vedere il nuovo preside. In un primo momento fu largamente deluso alla vista del vecchio Gazza, in compagnia con la sua dolce - come il bacio di un Dissenatore - metà, MrsPurr. Poi vide che, dietro al vecchio c'era una figura più piccola e rotondetta.
- Ohibò, sono in ritardo, nevvero? Perdonate la mia negligenza, ma avevo affari urgenti da sbrigare per conto del Ministero della Magia. Niente che vi riguardi, ovviamente. Or dunque... vogliamo iniziare le danze? -

- L-Le danze? -. Rose corrugò la fronte.
- E questo qui da dove salta fuori? - chiese Louis, con aria perplessa, qualche testa più in là.
- Non dovrebbe... ecco... presentarsi? - balbettò più indietro una voce fioca: Lin.
Si udì la voce di Molly: - La cosa non m'ispira un granché, ad esser sincera -.
- Neanche a me - replicò Al.


Il discordo del Cappello Parlante fu più breve del solito quell'anno.
Derek ricordava che il loro anno fu un mantra infinito e noioso. Sbadigliò almeno una decina di volte. Questa volta lo fece solo tre volte. Un record.
- Preoccupato per il piccolo Sev, James? - chiese all'amico che gli sedeva al fianco.
- No. Un Potter preoccupato basta e avanza - rispose improvvisamente freddo James.
- Uh-uh! - rispose Derek. - Staremo a vedere... Sev, Rose, Molly, Louis... ce n'è di gente che conosci, non è vero? - scherzò.
- Così pare... - James sembrava sovrappensiero.
- Cos'è questa aria da “hovogliadifareilfigodipocheparole” che ti porti appresso, amico? Puoi parlarne col vecchio Fred, eh? - s'intromise il cugino, che sedeva di fronte a loro.
- Taci. Io... è solo che non ho voglia di parlare... - replicò, leggermente imbarazzato James.
- Mmm... sì, certo, dev'essere proprio così... ma a chi la vuoi dare a bere? Si vede lontano un miglio che sei preoccupato per il tuo fratellino! E, credimi, è perfettamente naturale... oggi a te, domani a me! - ribatté Fred.
- No, domani a noi. Lily e Roxanne hanno la stessa età ti ricordo - lo corresse l'altro.
- Ah! Non hai negato di essere preoccupato per Sev, però! - lo punzecchiò Derek.
- Beccato! -
- Io... - James tacque un attimo, prima di voltarsi dall'altra parte. - Fate un po' come vi pare! Credete pure che io sia preoccupato per quella mezza calzetta se vi piace... -
- L'ha chiamato mezza calzetta... che si sia arrabbiato? - bisbigliò, volutamente ad alta voce, Fred.
- Yep! Sembrerebbe proprio di sì... che buffo, fa tanto il duro ma sotto sotto... - proseguì, con il medesimo trucco, Derek.
- Voi due! - lo interruppe su tutte le furie James, il viso ridotto a una massa rosso pomodoro.
Gli altri due ragazzi scoppiarono a ridere, divertiti dalla reazione dell'amico.

- Non Serpeverde, aveva detto... non Serpeverde... - si sussurrava a bassa voce il giovane Al Potter, mentre una professoressa dai capelli candidi, che sapeva chiamarsi Deghres, iniziava a chiamare i vari nomi.
- Lin Derrel! -
La ragazza tremava come una foglia. Mentre il Cappello Parlante le veniva fatto calare sulla testa, sembrava quasi sul punto di piangere o svenire... o forse prima una e poi l'altra cosa.
Fortunatamente non ci volle molto. - Tassorosso! -
- C-Cho non era di Corvonero? - bisbigliò Al, all'orecchio della cugina.
- E suo padre è un babbano... non è detto che c'entri... - replicò Rose.
- Quindi... io potrei... -
- Sta tranquillo... andrà tutto bene... - lo rassicurò Rose.
Altri nomi si susseguirono. - Scorpius Malfoy!-
Qui le cose andarono decisamente peggio. Se il Cappello era stato estremamente rapido con Lin, non si potè dire lo stesso per quel che riguardava il giovane Malfoy. I secondi passavano... i minuti...
- Che si sia addormentato? - chiese qualcuno della folla.
Più il tempo passava e più l'espressione di Scorpius diventava disperata. Al provò un po' di pena per il ragazzo.
Alla fine, quando il limite di sopportazione di Scorpius era sul punto di cedere...
- Grifondoro! - esclamò compiaciuto il Cappello.

- Eh? - mormorò Neville
- Eh?! - quasi urlò Hagrid.
- S-Sul serio? - balbettò Fred, dal tavolo di Grifondoro.
- Ci deve essere un errore, non è vero, tesorino mio... - bisbigliò Gazza alla sua gatta, mentre l'accarezzava amorevolmente.
- Questo non l'avevo previsto... - concluse infine la Cooman, che era rimasta per il resto del tempo a creare strani intrugli con il cibo.
Scorpius quasi si sentì mancare.

Mentre il giovane Malfoy si avviava, ancora sotto shock al tavolo di Grifondoro, Al cominciava a tremare vistosamente. - Adesso... la teoria del lineaggio di sangue... è nulla vero? -
- Beh... direi di sì... - mormorò Rose, che ormai non sapeva più come rassicurare il cugino.

- Albus Severus Potter! -
All'udire quel nome il silenzio scese sulla sala.
Al, imbarazzato, ma fortunatamente non ai livelli di Lin o Scorpius, si fece avanti. Ogni passo gli costava uno sforzo notevole. Non Serpeverde, si ripeteva mentalmente, non Serpeverde.

Non appena il Cappello Parlante gli sfiorò il capo, il bizzarro indumento emise un gemito. - Uh, non c'è dubbio! -. Al stava per chiedere di cosa stesse parlando quando. - Grifondoro! -
In quell'attimo si sentì leggero come una piuma e tutto il nervosismo accumulato fino a quel momento si dissolse. Era Grifondoro! Grifondoro! Vi prego... se è un sogno non svegliatemi!
Si tolse il cappello e quasi saltellando si diresse verso il tavolo rosso.

- Il tuo sorriso paradisiaco ti fa sembrare un pesce lesso, Al - fu il commento di Victorie.
- Andiamo, Vì! Lasciamolo godere di questo momento di gioia - lo giustificò Fred. - Ora, signor “iononsonopreoccupatoperquellamezzacalzettadimiofratello” che cosa vorrebbe dire? - punzecchiò poi James.
- Mezza calzetta!? -. Al sembrava essere tornato nel mondo reale. - Mi hai chiamato mez... -
- Per favore, smettetela! Mi fate venire l'emicrania! - replicò suo fratello, il cui sorriso però dissipò tutta tensione. In fondo era felice di poter essere con il suo fratellino. E non solo perché così poteva prenderlo un po' in giro quando voleva.
- Benvenuto tra i Grifondoro, Al -

- Molly Weasley! -
Un paio di secondi passarono prima di sentire il responso. - Grifondoro! -
- Buongiorno. Lei dev'essere il professor Paciock, se non erro... -.
Neville si girò per vedere la fonte di quella voce. Si trovo davanti a un paio di piccoli occhietti scuri.
- Piacere di conoscerla, signor Preside – rispose gentile, reprimendo una serie di domande.
- Oh, suvvia, mi chiami semplicemente Walter. Walter Devis, per servirla -. L'ometto scoppiò a ridere. L'insegnante lo guardò con aria perplessa... che c'era di divertente?
- Le serve qualcosa... signor Devis? -. Non gli piacevano questi strani giri di parole. E non gli piaceva il nuovo preside.
- Mi dica... Com'è Hogwarts? -. Il tono con cui pronunciò la domanda era tutt'altro che amichevole. Come se tutto il brio della sua parlata si fosse spento. Neville sentì un brivido percorrergli la schiena.
- Non sono sicuro... di cosa stia parlando... vuole sapere che tipo di posto è Hogwarts? -
Il Preside non rispose, stava guardando fisso la massa degli studenti che popolava i grandi tavoli della Sala Grande.
- Quante giovani menti... - disse, pensieroso. - Ed è nostro compito prendercene cura... non crede anche lei, professor Paciock? -. Nel tono del preside, ma soprattutto nel mondo in cui aveva pronunciato il suo nome, vi era un qualcosa di molto simile al disprezzo. Neville scosse la testa... perché un uomo che aveva appena incontrato avrebbe dovuto disprezzarlo così apertamente?
- Louis Wealsey! -
Sarà stata soltanto la mia immaginazione, si disse il professore di Erbologia.
- Grifondoro! -
E allora... perché?
- Rose Weasley! -
Perché quella sensazione di disagio, di pericolo e di sospetto, non scompariva?
- Grifondoro! -

- Ah, che serata! Beh, preparatevi... da domani la pacchia è finita, belli! -. Fu con l'eco delle parole di Derek in mente che molti studenti di Grifondoro chiusero gli occhi.
Una delle poche persone rimaste sveglie si coprì con le coperte, come per nascondere la sua presenza al resto del mondo. Sotto quelle coperte gemette in solitudine, finché non s'addormentò verso la mezzanotte, ormai stanco, desiderando che tutto ciò che era successo quel giorno fosse solo un incubo.




Angolino dell'autrice (attenzione alla vostra sanità mentale):
Buongiorno a voi che avete letto fin qui! Come vi è parso questo primo capitolo?
Spero vi sia piaciuto. In caso contrario, mi scuso se non sono stata all'altezza delle vostre aspettative.
Che altro posso dire? Per chi non mi conoscesse, piacere di conoscervi (ma forse questo avrei dovuto dirlo prima... ). Chi mi conosce, invece, potrebbe sapere che questa storia è nata inizialmente un bel po' di anni fa e che solo recentemente ho iniziato a riscriverla, stravolgendola in alcuni aspetti, arricchendola in altri, ma soprattutto mantenendo in parte quel filone che è la trama del testo originale.
Dopo questo discorso complicato, vi saluto... al prossimo capitolo (e al prossimo personaggio).
-Wynn

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Capitolo 2
*** II - Una Vita Normale ***


Ho deciso di proseguire anche qui la storia (dopo tanto tempo riesco a tornare su EFP!)...
Per farmi perdonare metto anche questo:
Extra #01 - Albero Genealogico Weasley in stile anime

II - Una vita normale
Ci volle un po', ma alla fine si abituò alla routine di quel posto.
Alzarsi presto, dover fare colazione con degli emeriti sconosciuti, che poi sarebbero i suoi compagni, sistemarsi e uscire dal dormitorio per andare a lezione. Nulla di troppo difficile.
Difficile era parlare con queste persone che la circondavano. Come si inizia un dialogo?
Con una presentazione? Ma perché qualcuno dovrebbe voler sapere chi fosse lei?
Io non sono nessuno. Questa era l'idea che stava mano a mano nascendo nella mente di Lin Derrel.
Trascorreva molto tempo in biblioteca. I libri la rilassavano. Non parlavano come le persone, ma lei poteva sentirli, leggerli, imparare, senza il bisogno di dire nessuna parola.
Era un vero peccato, pensava, che un simile tesoro rimanesse inutilizzato da così tante persone.
Fu durante un giorno di pioggia che accadde.
Le gocce cadevano copiose sui vetri delle grandi finestre della biblioteca di Hogwarts e, ipnotizzata dal ritmico suono della pioggia, non si accorse delle presenze alle sue spalle.
- Cavoli, se piove! - disse una voce stranamente allegra dietro di lei.
Lin sobbalzò, poiché non si aspettava che il suono delle gocce in cui si era ormai immersa venisse interrotto da un voce maschile, che con allegra spensieratezza annunciava la pioggia.
Sebbene non si potesse andare fuori, le persone presenti in biblioteca erano poche come al solito: in un angolo una coppietta in cerca d'intimità, un gruppetto di studentesse di Tassorosso intente a studiare un grosso tomo sui filtri d'amore e tre ragazzi di Corvonero che parlottavano animatamente su delle poltrone rosse.
Tuttavia un gruppetto di Grifondoro era appena entrato nella biblioteca.
Ad aver parlato era un ragazzo alto dai capelli rossi disordinati e il sorriso stampato in faccia.
- Fred, ho paura di quello che stai per dire... - commentò serioso il ragazzo al suo fianco. Quest'ultimo era di qualche centimetro più basso dell'altro e i suoi occhi verdi e annoiati erano contornati da capelli nero pece ordinatamente pettinati.
- Eddai, James! Lo so che in fondo, in fondo, hai voglia di fare anche tu una doccia con l'acqua piovana! - replicò il ragazzo dai capelli rossi, rivolgendosi all'amico e mettendo le mani sui fianchi con aria scherzosa.
Il ragazzo di nome James sospirò. - Lo sai che sono più le volte che mi vergogno di averti come cugino che quelle di cui ne sono orgoglioso? -
- Come sei cattivo, Jamesuccio! - affermò il ragazzo di nome Fred, sfregandosi i pugni sugli occhi, fingendo di piangere.
- Non storpiare il mio nome! - rispose, leggermente arrabbiato, l'altro.
- Non cambiate mai voi due, eh? - esclamò ridendo un terzo Grifondoro che si trovava alle loro spalle. Aveva un fisico robusto, i capelli castani e un aria spensierata, come il ragazzo dai capelli rossi.
- Non è colpa mia se mio cugino è così infantile! - commentò il ragazzo di nome James.
- E nemmeno mia, se mio cugino è una statua di marmo! - replicò lo studente che si chiamava Fred.
Stavano così chiacchierando vivacemente davanti a uno degli scaffali all'entrata della biblioteca.
Lin non voleva origliare i loro discorsi, anche se non c'era veramente nulla da origliare, ma erano a meno di un metro dalla poltrone dove si era accucciata e poteva sentire chiaramente i loro discorsi.
Una minuscola parte di lei pensava che forse avrebbero dovuto abassare il tono di voce - dopotutto erano in biblioteca -, ma un'altra divertita dalla vivace conversazione non poteva fare a meno di ascoltare quei discorsi, così natuarali e allegri.
Prima di rendersene conto aveva iniziato a ridacchiare. Fu allora che si accorsero della sua presenza. In men che non si dica si sentì oggetto d'attenzione di tre sguardi.
Imbarazzata, Lin cercò di giustificarsi. - Ehm... non volevo... ecco... origliare è solo che... -
- Non c'è problema - rispose freddo il ragazzo dai capelli corvini, tirando fuori un libro dallo scaffale che aveva di fronte.
- Oh! Mi sembrava di averti già visto da qualche parte! Sei la piccola Lin, vero? - esclamò il suo amico dai capelli rossi, dopo qualche secondo, in cui l'aveva fissata assorto nei suoi pensieri.
- Lin? Ah, la figlia di Cho Chang, giusto? - domandò il Grifondoro di nome James, che era rimasto confuso per un attimo.
La ragazza sbattè le palpebre confusa. Come facevano a conoscere lei e sua madre?
- Ehm... sì, Lin sono io, ma voi come... -
- I nostri genitori erano amici di tua madre - rispose prontamente il ragazzo più robusto.
- Da piccoli abbiamo giocato qualche volta insieme, non ti ricordi? Io sono Fred, il ragazzo muscoloso qui dietro è Derek e il musone che vedi intento a sfogliare un grosso tomo, perché vuole passare per un intellettuale, è James - esclamò pieno di energie il ragazzo più alto.
- Non sono un musone - ribattè l'ultimo ad essere presentato. - E poi sono passati molti anni e non mi stupirei se avesse dimenticato tutto... -
Lin era alquanto sorpresa e imbarazzata. In effetti non si ricordava minimamente di quei tre ragazzi.
- Ora che ci penso quanti anni sono passati da allora? - chiese Fred, poggiandosi il mento sulla mano sinistra.
- Sei, come minimo - rispose secco James.
- Sei, eh? Cavoli se vola il tempo! Mi sembra ieri... mi ricordo che quando eri piccolo piangevi sempre e ti dovevo consolare... - commentò il ragazzo dai capelli rossi.
- T-Ti stai confondendo con qualcun altro... era Al quello che piangeva sempre e si faceva la pipì addosso anch... -. Il ragazzo dai capelli neri era visivamente imbarazzato.
- Ah, vero te la facevi sempre quando ti emozionavi! E ti vergognavi ad indossare il pannolino, perché dicevi che eri ormai grande per cose del genere! Cavoli, che buona memoria che hai, Jamesuccio! - lo punzecchiò Fred.
- Ti ho già detto di non... -. Tutto l'imbarazzo di James si era di colpo tramutato in rabbia.
- Beh, adesso calmatevi, voi due! Guardate che la state solo spaventando... - lo bloccò Derek.
Lin s'era infatti richiusa su se stessa come un riccio e guardava con occhi incerti i due ragazzi che discutevano.
- Ehm... scusaci tanto, Lin cara! - mormorò Fred, facendo un inchino teatrale, mentre con la mano sinistra spingeva la schiena dell'altro, cercando di forzarlo di fare il suo stesso gesto.
- Guarda che sei stato tu ad iniziare... - borbottò James, riaprendo il suo voluminoso tomo.
- Oh, quel libro! - esclamò Lin, prima di tapparsi la bocca.
- Uh? C'è qualcosa che non va in questo volume? - chiese perplesso James.
- N-No, è solo che... non è molto dettagliato... se ti interessa l'argomento ci sono libri... ecco... più forniti, diciamo... però ha delle belle illustrazioni, ecco! - balbettò la ragazza.
- Libri più dettagliati, eh? Per esempio? - chiese, improvvisamente curioso James.
- Oh, il nono volume a partire da destra, nel terzo scaffale dal basso, della libreria nell'angolo a nord-est... “Un po' di trasfigurazione per tutti”, si chiama... ci sono molti incantesimi difficili, ma anche qualcuno alla... ehm... mia portata, diciamo... - mormorò Lin. Cavoli, pensò, quando si tratta di parlare di libri non ho problemi, ma per il resto sono proprio una frana...
- Cavoli, hai un ottima memoria Lin! - commentò Derek. La ragazza arrossì: era chiaro che ai loro occhi sembrava estremamente strano che una studentessa sapesse esattamente dove si trovasse un determinato libro. D'altra parte, ricordava esattamente dove si trovavano tutti i suoi libri preferiti...
- Alla tua portata? - chiese invece Fred. - Hai qualche problema in Trasfigurazione, per caso? -
- Eh? Ah, no... è solo che sono al primo anno e quindi... so solo le basi, ecco... -
- Ah, quindi Lin cara è al primo anno, eh? Ma, aspetta un attimo... l'anno scolastico è appena iniziato e tu già riesci a fare incantesimi di Trasfigurazione? - esclamò stupito il ragazzo dai capelli rossicci.
- Deve essere una qualche specie di genio... - commentò Derek, pensieroso.
- Eh? N-No, niente del genere... è solo che ero curiosa e quindi... -. La chiacchierata venne interrotta da un rumore improvviso. James aveva spinto bruscamente il vecchio tomo di Trasfigurazione al suo posto, causando la caduta del libro che si trovava dall'altro lato.
- Ops... - fu il commento di Fred, che corse a vedere che libro era caduto. Quando lo tirò su si bloccò di colpo.
- Ma questo... -




- Mi stai ascoltando? -
La voce seccata della ragazza raggiunse un assonnato Al.
- Sveglia! Per la miseria, è quasi finita la prima settimana e sei già uno straccio... sicuro di stare bene? -
- Sì, Rose... - rispose il cugino. - Piuttosto... sei sicura tu, di stare bene? -. Il ragazzo osservò l'amica con uno sguardo preoccupato. - Lo sai no? La prossima lezione è... -
- Volo, ne sono consapevole, Al - continuò Rose, mordendosi il labbro. - Andrà tutto bene, te lo garantisco... -
Al fece un ampio respiro. Per molti maghi sarebbe stato un problema non da poco, ma Rose era convinta di potercela fare da sola. Era un problema che i babbani avrebbero definito come stupido, ma allo stesso tempo imbarazzante per una strega. Avevano provato molti espedienti per cercare di farle passare quella sua grande paura, prima di arrivare ad Hogwarts, ma nulla aveva funzionato.
Rose soffriva di vertigini, quello era il suo più grande e imbarazzante problema.
- Se qualcosa va storto, sappi che puoi contare su di me, chiaro? -
- Non ce ne sarà bisogno, vedrai... mi sono preparata... - rispose la cugina, la voce incrinata da una nota di paura.
Probabilmente, pensò Al, avrà letto qualche libro sull'argomento...




Greshia Fhen guardava risoluta i primini organizzarsi in due file a seconda della propria casa: alla sua destra tutti i Grifondoro, dal lato opposto i Serpeverde.
- Bene, benvenuti a questa prima lezione di Volo. So che forse non dovrei chiedervelo ma... chi di voi ha mai volato prima d'ora? -
Molte mani si alzarono sul lato destro, meno su quello sinistro. Tra i Grifondoro, spiccavano una figura alta e bionda, che aveva alzato la mano pieno di sicurezza in se stesso; la ragazza al suo fianco, molto più bassa e cicciottella, che indossava un paio di occhiali dalla montatura rossa; più in là una mano incerta tremava, il suo propietario, un ragazzo con una cascata di capelli biondi sembrava voler sparire... anche se non quanto l'ultima ragazza della fila. Questa, la mano rigorosamente tesa verso terra, stava tremando dalla punta dei piedi fin all'ultimo dei ricci rossi.
- Bene. Giù le mani... iniziamo facendo sollevare le scope - disse a gran voce Greshia.




- Su! -
Nuovamente la scopa non si mosse. Per la terza volta. Rose si chinò e l'alzo manualmente in fretta.
- Sei sicura di stare bene? -. Una voce di ragazza arrivò dall'altra fila.
- N-Non è niente di cui preoccuparsi... - rispose alla ragazza di Serpeverde.
Adesso, si disse, devo prendere un bel respiro... andrà tutto bene... Non c'è nulla di cui preoccuparsi... è la prima lezione quindi forse non voleremo neanche... o al massimo non per più di... qualche secondo... o qualche minuto... No, devo smettere di pensarci!
- Adesso - rieccheggiò lontana la voce dell'insegnante. - Provate a montare la vostra scopa -
Un respiro. Due, tre respiri e poi la ragazza passò la gamba destra dall'altro lato di quel pericoloso bastone di legno che era la sua scopa.
- Ora, provate a staccare leggermente i piedi da terra – come per fare un saltello – e poi tornate in posizione, fatelo per almeno... oh, signorina, che succede? -
Improvvisamente Rose si trovò a mezzo metro da terra, gli occhi sbarrati e la faccia paonazza.
- C-Come faccio a farla scendere... ? - chiese, trattenendo un conato di vomito, mentre andava gradatamente allontanandosi da terra...
T-Troppo in alto... sono troppo in alto... q-qualcuno mi faccia scendere...!
- Calmati. Fai respiri profondi... pensa che sotto di te ci sia un bellissimo prato fiorito... -
La voce della professoressa suonava lontana secoli. Respirò profondamente come consigliato dall'insegnante. Ma poi...
U-Un prato fiorito... asp... s-sotto di me? Ah, già sto volando e quindi... Waaah!!! Qualcuno mi faccia scendere... s-se cado da questa altezza... potrei ferirmi... s-saranno almeno tre metri... V-Vi prego, fatemi scendere!!!
- Prof, ecco, vede Rose... - la voce del cugino, suonava lontana.
- N-No, Al... p-per favore non dirlo... - … non in pubblico, ti prego!
Non osava aprire gli occhi.
- Rose! -. Una voce lontana, che non conosceva, le giunse all'orecchio. - E così ti chiami Rose, eh? -
Ma chi diavolo, mi fa una domanda simile in una situazione del genere?
- Ehi, ma che sta dicendo, quello? Non sa nemmeno come si chiama la sua compagna? - riecheggiò la presa in giro di quello che Rose ipotizzò essere un Serpeverde. Quindi l'idiota è un Grifondoro come me? Fantastico...
- S-Sì... il mio nome è Rose... perché? - rispose la ragazza, più per educazione, che per altro.
- Beh, ecco... è un bel nome, no? - rispose la voce maschile di prima, più forte..
Ma che cosa sta blaterando, questo qui... ah, non me ne va fatta una giusta, cavoli!
- N-Non saprei dire... a dire il vero... ecco... non mi piacciono molto le rose... - rispose la ragazza di Grifondoro.
- Rose! Qual'è il tuo tipo di rosa preferita? - chiese un'altra voce. Questa voce femminile mi pare di averla già sentita...
- Adesso, ci si mette anche questa qui... - continuò la voce dello studente di Serpeverde.
- L-La rosa blu... un fiore che non esiste in natura... ma ciò nonostante non si può negare che esiste... significa fedeltà... e fiducia... nel prossimo. Trovo sia un messaggio molto bello. Nonostante le altre rose siano frutto della natura... nessuna di esse porta un simile messaggio... -
- Perché non ti piacciono le rose? - chiese ancora la voce del ragazzo di Grifondoro, più forte di prima.
- Quando ero piccola... vidi delle rose nel giardino di mia zia... erano così belle! Così pensai di coglierne qualcuna per regalarle a mia madre... sperando di farle una bella sorpresa. Quindi cercai di fare un bel mazzetto... ma cogliendo quei fiori, mi ferii più volte le mani, a causa delle spine. Quando portai il boquet a mia madre, lei urlò spaventata. Le mie mani erano piene di tagli e sanguinavano. All'inizio pensai che a mia madre non piacessero le rose. Poi capii. Era solo preoccupata per me. Mi ero ferita le mani, cercando di creare un mazzo di fiori che potesse renderla felice e invece l'avevo solo fatta preoccupare... che stupida che ero... -
- Rose! - l'interruppe la voce maschile, che suonava ora molto chiara. - Sono certo che a tua madre sia piaciuto il tuo regalo! -
- Come fai a dirlo? - chiese la ragazza dai ricci rossi.
- Beh, se ha chiamato la sua amata figlia “Rose”, non può certo odiare quei fiori! - rispose la voce, da molto vicino. Molto vicino? Un attimo, ma io stavo volando e...
Rose sentì l'erba morbida appiattirsi sotto i suoi piedi. Aprì gli occhi.
L'insegnante aveva accompagnato lei e la scopa a terra, lentamente, per non farla spaventare, mentre due ragazzi si erano avvicinati, cercando di farle passare la paura, distraendola con altri discorsi.
La ragazza, si rese conto la giovane Weasley, era la stessa Serpeverde che le aveva domandato se stesse bene, qualche minuto prima.
Il ragazzo invece era...
- Missione compiuta - esclamò. - Grazie per l'aiuto, Emi e Scorpius -




Soffiava uno strano vento, per le strade di Hogsmeade.
- Fa freddo! - borbottò un vecchio, davanti al suo locale.
- Non è ancora inverno. Il peggio deve ancora venire - mormorò una cliente, sfregandosi le mani. - Pare sarà un inverno molto lungo -
Il vecchio propietario grugnì, tornando dentro al negozio. - Che barba! Si prospetta un anno veramente noioso... -
- Quando arriveranno i primi ragazzi dalla scuola? - chiese la cliente, mentre sorseggiava un bicchiere di Burrobirra.
- Che cavolo ne so io? Chiedilo a lui! - ribattè, indicando una figura in un angolo.
- Neanch'io ne so molto, Ab. Nuovo preside, nuova routine - rispose l'insegnante, con un sorrisino ironico, sul viso.
- Già, già, nuovo preside... l'ho visto, l'altro giorno... sembra uno appena uscito da un vecchio articolo di giornale... un politico vecchio stampo... chissà come è finito a fare il preside... - commentò il proprietario. - E tu che ne pensi, Neville? -
Il professore sospirò. - Anche a me, non piace affatto. Mi sembra... non so... non penso ci sia tutto con la testa... ecco! -
Aberforth sospirò, accarezzando una delle sue vecchie capre. - Prepariamoci al peggio allora, amico mio... -




- Perché dobbiamo farlo proprio noi? -
Il mago si voltò. Quando sua moglie sbuffava in quel modo, gli veniva la voglia di dirle di tornare a casa, che poteva farcela anche da solo.
- Perché non voglio che papà si stanchi più del dovuto. Son pur sempre il figlio maggiore ed è mio dovere aiutarlo il più possibile... - rispose cercando di mantenere la calma.
- Incluso con faccende come... questa? - replicò la donna, ricontrollando più volte il foglietto che teneva in mano.
Per certi versi, suo marito non sapeva come risponderle. Era quasi comica la situazione: due maghi erano nel bel mezzo di una Londra pullulante di Babbani. Era primo pomeriggio e quindi per fortuna non c'era quasi nessuno nei paraggi.
- Sì. Anche cose come questa, tesoro... -
La donna non si diede per vinta e, agitando la folta chioma bionda, sussurrò all'orecchio del marito: - Ma perché non ci siamo smaterializzati più vicino al negozio? -
L'uomo dai capelli rossi sospirò, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. - A quest'ora sarà pieno di Babbani. Non dobbiamo dare nell'occhio... -
- Capisco, ma allora per... -. La sua voce si bloccò di colpo.
- Che succede, amo... -. L'uomo si voltò, verso la moglie che era rimasta in mezzo alla strada.
- Non riesco a muovermi! - urlò la donna.
- Cosa? Va tutto bene, amore... se non ti sentì bene possiamo tornare a casa... -
- Bill! Le mie gambe... -. Il mago fece qualche passo verso la moglie ma fu inutile.
- NO! -
Un attimo dopo aver chiamato il nome dell'amato, Fleur Delacour fu investita da un'automobile.

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Capitolo 3
*** III - Primi Segnali ***


III – Primi segnali
- Muoviti, Mollica! -
La ragazza sbuffò, sistemandosi gli occhiali. - Smettila di chiamarmi con un quel soprannome assurdo! Non c'è bisogno di correre, la Sala Comune non scappa via! -
Il ragazzo dai capelli biondi si voltò verso l'amica e le fece la linguaccia. - La verità è che sei lenta, Mollica! Sei una lumaca ma non lo vuoi ammettere! -
Molly “Mollica” Weasley arrossì un po' e con aria seccata, esclamò: - Fa un po' come ti pare. Vai pure in Sala Comune se lo desideri. Io... io... mi fermerò a fare quattro chiacchiere con qualche amica, ecco! -
- Oh, da quando in qua Mollica ha delle amiche? Me le potresti presentare? Magari ce n'è qualcuna che è il mio tipo... - commentò, con fare sicuro, il giovane Grifondoro.
- E-E va bene... lo ammetto non ho amiche... ma nemmeno tu, signor Louis Weasley! -
Il sorriso beffardo di Louis si rattristì. - Beh, è passata solo una settimana da quando è iniziata la scuola, no? Sai com'è... per certe cose... ci vuole... tempo... -
- Già - annuì la cugina.
- Ehi, con quante persone, a parte il sottoscritto, hai parlato fin ora? -
Molly gli lanciò un'occhiataccia. - Secondo te? -
- E così, siamo entrambi a quota zero, eh? -
La ragazza sbuffò. - Ancora per poco... vedrai che presto avrò così tanti amici che potrò a fare a meno di te! -
Louis scoppiò a ridere. - Non vedo l'ora! Finalmente potrò fare a meno della mia cugina pignola! - scherzò.
- P-Pignola io? C-Come ti permetti? -
Le risate del ragazzo risuonarono allegre davanti al ritratto della Signora Grassa.
- Valli a capire, i giovani d'oggi... - sospirò il quadro.




- Ma questo... -
- Che succede, Fred? - la voce di Derek sembrava venire da molto lontano.
L'amico lo raggiunse. - Ah, ma questo libro è... -
Il ragazzo dai capelli rossi corrugò la fronte. - Già, la copertina è completamente bruciata... chissà come mai... -
- Bruciata? -. Lin si era alzata dalla poltrona dov'era rannicchiata e si stava avvicinando rapida con un'espressione preoccupata. - Ah, menomale che non è il libro che temevo... cioè... volevo dire... ecco... forse è meglio se lo diciamo alla bibliotecaria, no? Nel caso non lo sapesse... -
- Hai proprio ragione, Lin cara. Jamesuccio! Visto che tu hai fatto cadere il libro, tu lo porti alla gentile signora bibliotecaria, chiaro? -
Il cugino sbuffò dall'altro lato dello scaffale. - Se lo faccio in cambio non mi chiamerai più in quel modo ridicolo? -
- D'accordo, Jamesuccio. Non ti chiamerò più Jamesuccio per una settimana! - gli promise Fred.
- Una settimana? Va bene... meglio di niente... -. Dal tono del cugino si percepiva quanto questo fosse esasperato.
- Così mi piaci, Jamesuc... -.
- Passami il libro, su! - lo interruppe brusco l'altro.
Sfruttando lo spazio vuoto tra i libri e lo scomparto superiore, Fred fece passare il tomo brossurato dall'altro lato dello scaffale.
James lo prese frettoloso e si allontanò velocemente.
Ci vollero un paio di minuti prima che il ragazzo tornasse indietro.
- Che ha detto? - chiese Derek, guardando la faccia perplessa dell'amico.
- Ha detto... che non ha idea di come sia potuto accadere... -
- Io sono innocente, voi tutti ne siete testimoni! - esclamò Fred.
- … ma questo libro non fa parte dei libri della biblioteca -
- Ah, fiù! Temevo qualcuno mi stesse accusando... ma, aspetta... non è della biblioteca?! Come fa a dirlo? Cioè, voglio dire... la copertina è tutta bruciata e non si riesce a leggere il titolo... -
- Beh, basta aprire il libro, no? -. Così dicendo James aprì il libro e mostrò la prima pagina agli amici. Il titolo del libro, scritto in un argenteo corsivo raffinato, recitava “Incantatio Aurae”.
Sotto di esso una serie di cerchi concentrici erano divisi da numerose linee, che s'incrociavano al centro.
- Sembra un mirino... - commentò a bassa voce Lin.
- Che cosa sarebbe esattamente questo simbolo? - chiese Fred.
Il cugino scosse la testa. - Non ne ho idea, ma la bibliotecaria ha fatto un espressione preoccupata quando ha visto il simbolo... -
- Mmm... curioso... -. Nel tono di Derek c'era una sfumatura d'interesse, che incuriosì Fred.
- Il simbolo ti dice niente? - gli chiese.
Il ragazzo dai capelli castani scosse la testa. - Vuoto totale, mi spiace. Però... se non è della biblioteca... come c'è finito nello scaffale? -
- Bella domanda... cari miei, vi va di “giocare ai detective”? -
James si coprì gli occhi con una mano, scuotendo la testa, mentre Lin indietreggiò leggermente, balbettando: - F-Forse è meglio rimettere il libro dov'era... -
- Ma sappiamo che questo non è veramente il suo posto... - affermò Derek. - James, mi passeresti il libro? Penso proprio che resterò qui a darci un'occhiata... -. L'amico gli passò il libro e, sbadigliando, osservò l'orologio. - Oh, è quasi ora! Scusatemi, ma devo fare una cosa... vi saluto! -
E così dicendo si avviò, con passo svogliato, al portone.
Dopo che il silenzio, interrotto dall'eco della chiusura dell'ingresso, fu ristabilito, Fred chiese:
- Chissà dove doveva andare... è stato lui a chiederci di venire in biblioteca per fare una ricerca... -.
L'altro ragazzo sospirò, sfogliando le pagine del libro. - Mah, penso che se anche glielo avessimo chiesto, ci avrebbe risposto che non sono affari nostri... -
- In ogni caso... c'è qualcosa in particolare, che ti attrae di quel libro? -
- Come? Ah, no, niente del genere... solo... curiosità, immagino... -
- Curiosità? -. La voce lieve di Lin evidenziava una nota interrogativa.
- Già... non so ancora perché, ma credo che questo libro possa contenere qualcosa d'interessante... guardate! -. Derek mostrò agli altri due un disegno. Rappresentava un serpente morto, la coda trapassata dalla spada attorno cui era avvinghiato.
- Ok, ha belle illustrazioni criptiche... vediamo, la didascalia dice... eh? -. Fred sbatté vigorosamente le palpebre un paio di volte. - Ma che scherzo è mai questo qui dice che l'immagine si chiama... “Room”... ma non c'è alcuna stanza rappresentata qui, vero? -
- Esattamente. Per questo credo che farò un paio di ricerche a riguardo... - sentenziò Derek, chiudendo il volume.
L'altro sospirò. - Come vuoi... adesso devo andare anch'io, però. I compiti non si fanno da soli, tristemente... sei hai bisogno di una mano, mi trovi in Sala Grande... -

Come stai, figlio mio?
Qui tutto procede come al solito. Tua sorella sente molto la tua mancanza...
Alla fine com'è andata con quel problema? Spero che tutto vada bene...
Hai conosciuto nuove persone? Hai stretto nuove amicizie? Ricordati che non sei ad Hogwarts solo per studiare. Sei lì anche per crescere e divertirti.
Gira voce che avete un nuovo preside quest'anno. Mi chiedo che tipo sia... magari scrivo una lettera a Neville o ad Hagrid per saperne di più, dopo...
Passiamo alle novità da casa.
L'altro giorno ho saputo da Ron che tuo zio Charlie è partito per la Cina con l'obiettivo di esaminare i draghi della zona... Quando nonna Molly l'ha scoperto è andata su tutte le furie! “Perché non ci ha avvisato prima!” urlava. Zia Audrey è riuscita a calmarla: “Ormai è grande e può badare a sé stesso” le ha detto.
Ieri ho ricevuto una lettera da Luna – te la ricordi?
M'ha detto che le sue ricerche procedono a gonfie vele, anche se non ha ancora trovato nessun gorgosprizzo... Credo che stia aiutando il padre con le spese per il suo giornale... Quasi nessuno compra più il Cavillo, ormai...
Al momento al lavoro sono alle prese con un caso molto complicato... fortunatamente siamo riusciti a trovare una buona pista, però...
Gli affari di zio George vanno meglio del solito. Lee e Angelina lo aiutano tutto il tempo. Non credo sia facile gestire un negozio del genere.
La mamma continua a chiedermi se ho avuto tua notizie. Almeno tre volte al giorno.
Al momento, mi trovo in salotto... ah! Quasi dimenticavo... la mamma ha comprato un nuovo manico di scopa. In questo momento è fuori a provarlo. Talvolta quando la vedo così, allegra e sorridente che vola su un pezzo di legno lavorato, mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Hermione è appena entrata nella stanza... non mi piace la sua faccia...


Al girò la lettera corrugando la fronte. Che espressione aveva sua zia?
La parte successiva era scritta in modo così disordinato e confuso che il ragazzo dovette leggerla un paio di volte, per capire ciò che il padre volesse dirgli.

Brutte notizie. Fleur è stata ferita mentre era nel mondo babbano.
Adesso si trova al San Mungo. Non so quanto le ferite siano gravi, ma pare che ci sia la magia sotto. Non conosco i dettagli e al momento non posso dirti di più.
Visto che i fatti si sono svolti un paio di ore fa, Louis e Victorie potrebbero ancora essere all'oscuro dell'accaduto. Se così fosse, riferiscilo tu. Hanno diritto di sapere.
Tra poco andremo in ospedale a vedere le sue condizioni.
Figlio mio,
Fai attenzione,
Tuo padre Harry


Non appena ebbe capito la situazione, si alzo di scatto e si fiondò fuori dalla Guferia.
Evitando per un pelo di scontrarsi con Scorpius che stava salendo le scale, si precipitò il più in fretta possibile alla Sala Grande.
- Al! Che succede? Hai una faccia... - chiese Fred, vedendolo affannato per via della corsa appena terminata.
- Louis! Victorie! Li avete visti, per caso? - chiese, invece, Al.
- Vì non so dove sia, ma prima ho visto Molly e Louis quando sono passato in Sala Comune. Ma che diam... - rispose l'altro, preoccupato dal volto rosso del cugino.
- Grazie per l'informazione! - lo interruppe quest'ultimo, che già aveva oltrepassato la soglia dell'enorme portone.




- Tutto bene, Bill? -
L'uomo si voltò verso la fonte della voce. - Sì, è fuori pericolo, per fortuna... -
- Fortuna anche che non ci fossero babbani – eccetto quell'incivile che l'ha investita e non è nemmeno tornato indietro a soccorrerla – nei paraggi! -. L'altro uomo sospirò. - L'hai già detto ai ragazzi?-
- Harry ha detto di aver avvisato Albus. A quest'ora dovrebbe già aver letto dell'incidente... poco fa ho inviato una lettera a Victorie. E pensare che giusto ieri avevamo ricevuto una lettera in cui il piccolo Louis diceva di essere un Grifondoro... a tal proposito, pare che lo sia anche tua figlia, lo sai... ?-
- Così pare... - rispose con aria disinteressata l'uomo fermo sulla soglia. Sembrava distratto.
- C'è qualcosa che non va, fratellino? - chiese Bill, osservandolo.
- Tutto mi sembra così... strano. Voglio dire... hai detto che Fleur ti aveva urlato che non riusciva a muoversi... l'ipotesi più probabile è che... -
- ... Che sia stata la magia, sì, lo so, Percy -
- E, allora, mi chiedo... perché? Perché un mago o una strega dovrebbero colpire Fleur? Tra tante persone... sembra impossibile, ma l'eventualità che ci sia sotto un piano di un ex-Mangiamorte o qualcosa del genere è la più probabile... -. Bill tornò a guardare la moglie che giaceva sul letto ospedaliero.
- Solo perché è sposata con un Weasley? E poi lo sai che tutti i Mangiamorte sopravvissuti sono ad Azkaban, no? - mormorò, accarezzandole la guancia.
- Non tutti - fece per correggerlo Percy.
Bill sospirò. - Dubito che Draco o Narcissa ne sarebbero capaci... e il vecchio Lucius ormai fatica ad uscire di casa... -
- Te lo ha detto Dromeda? - chiese, dubbioso il fratello.
- Sì -. La risposta concisa e decisa dell'impiegato della Gringott scacciò i dubbi di Percy.
- D'accordo. Allora... chi è stato? Perché? -
- Non lo sappiamo, Percy. Ma farò di tutto per scoprirlo, questo è poco ma sicuro. Ho chiesto a Ron ed Harry d'indagare sull'accaduto e ho fiducia in loro -. Bill sorrise, ma era un sorriso amaro.
- Questa volta ci è andata bene... se fosse successo come quella volta... -
- Ma non è successo, Percy. Non è successo. E non succederà di nuovo, te lo garantisco -
Percy sospirò, con aria malinconica. - Quanto tempo ci vorrà prima che riapra gli occhi? -
- Un'ora? Due? O forse qualche giorno? Non lo so, fratellino. La verità è che, ora come ora, nessuno sa niente... -
- Tranne il colpevole – sussurrò piano Percy, uscendo dalla stanza.




- Di cosa volevi parlarmi? -
Il mezzo-gigante fece un profondo respiro. - Ho sentito delle cose... beh, non proprio... -
Neville corrugò la fronte. - Cosa intendi dire? -
- Intendo dire che... le cose che sto per dirti mi sono state riferite da qualcun altro... -
- Fiorenzo? -
Hagrid annuì. - Quel vecchio cavallo conosce la Foresta Proibita come nessun altro... -
Neville pensò che il centauro si sarebbe sicuramente arrabbiato se avesse saputo di essere stato chiamato “vecchio cavallo”. - E... ? -
- ... Dice che stanno accadendo strane cose da quelle parti. I piccoli di Aragog stanno impazzendo e pare che di tanto in tanto si vedano delle luci. Fiorenzo ipotizza che siano luci causate da degli incantesimi. Grop è talmente spaventato che quasi non si muove più dal suo albero... -
- Incantesimi? -. L'insegnante di Erbologia era confuso. - Che tipo d'incantesimi? -
- Non posso dirlo con certezza, ma al vecchio Fiorenzo era sembrato che le luci fossero di colore verde. E sai anche tu che magia ha questo colore, vero? -. Hagrid si alzò per buttare qualche tronchetto nel camino.
- L'Anatema che Uccide... -. Neville ricordava perfettamente la prima volta che lo vide in azione. Nonostante fosse sotto shock, nonostante quella sarebbe dovuta essere una comune lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, non poteva dimenticarsi quel corpo - nonostante fosse un semplice ragno, in quel momento, dopo che quella creatura aveva subito quella stessa tortura che, a causa di Bellatrix Lestrange, era toccata ai suoi genitori, non poteva considerarlo come “solo” un insetto -, che dopo essersi agitato tanto, diveniva improvvisamente immobile e freddo. Così come non poteva dimenticare coloro che erano morti davanti ai suoi occhi: amici, compagni e anche semplici conoscenti. Tutto per colpa di un singolo incantesimo. Di una singola maledizione.
- Normalmente chiederei al preside di mandare qualcuno - magari ai fantasmi, che non rischiano di rimetterci la pelle - a controllare la zona, ma... quel tipo non mi piace, Hagrid... -
Il mezzo-gigante annuì. - Neanche a me. Ha uno sguardo... -. Si bloccò, iniziando a mugugnare come cercando di trovare le parole giuste. -... sembra... quasi... quello di un predatore... -
- Un predatore? -
Rubeus Hagrid annuì.
Neville rifletté un attimo. - Sì, assomiglia un po' un predatore che insegue la preda. Di quei predatori che preferiscono la caccia e l'inseguimento alla vittoria. Che godono mentre la preda cerca inutilmente di scappare... di quelle persone che ti danno un briciolo di speranza per poi godere nel momento in cui te ne privano... -. Mentre parlava si alzò in piedi, dirigendosi verso l'uscita della capanna del vecchio Guardiacaccia.
- Meglio starci alla larga e tenere gli occhi aperti, amico - lo salutò il proprietario.
- Lo stesso vale per te -




Tremava. E non era solo un lieve tremolio dovuto al freddo o alla vecchiaia.
Erano brividi di paura quelli.
Devo dirlo a qualcuno, fu il suo primo pensiero.
Ma a chi?
Stringendosi il braccio dolorante, cercando di ignorare quella cicatrice, fece dei profondi respiri. Non servì minimamente a calmarla.
Il cuore batteva rapido e la paura si stava lentamente prendendo il sopravvento.
Devo fare qualcosa.
Con passo incerto, si diresse verso il camino.
Doveva dirlo a qualcuno. Qualcuno che le avrebbe creduto e che, forse, avrebbe potuto confortarla.
Ironicamente un volto, che ormai non esisteva più, poiché visto molti anni prima, si materializzò nella sua mente.
Nonostante fossero passati decenni, non aveva mai dimenticato la gentilezza che traspariva da quel viso. Nonostante gli insulti e le critiche fatte a quella persona, non aveva mai smesso di conservare dentro di sé la speranza di rivederla.
- A noi, due, camino... - mormorò, la voce rauca e tremula.
Cosa avrebbe dovuto dire a quella persona? Come poteva iniziare un discorso?
Erano passati più di trent'anni ormai da quando avevano parlato in tranquillità.
- Chi è? -. Una voce gracchiante si udì da lontano. Il tremolio del corpo della donna s'attenuò un po'.
- Ciao, sorellona... sono io... -. Si morse il labbro. Non era il modo migliore d'iniziare una discussione, ma non aveva tempo. Dovevano sapere.
Mentre il dolore alla cicatrice del braccio sinistro aumentava, la voce gracchiante rispose:
- Cosa è successo, Cissy? -

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Capitolo 4
*** IV - Questioni di Famiglia ***


Capitolo IV - Questioni di Famiglia

Nubi temporalesche coprivano il cielo di fine Settembre. Alzando lo sguardo verso le gocce che andavano accumulandosi sul vetro della finestra, la gatta dal pelo fulvo miagolò.
- Sì, sì, adesso ti do da mangiare - disse l'assonata voce della padrona dall'altra stanza.
Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, la ragazza sbatté gli occhi e, osservando il mondo distorto al di là del vetro, commentò: - Piove proprio forte, eh? -
La gatta in segno di risposta scese dalla bassa sedia e si avvicinò al piattino che giaceva in un angolo.
Mentre il ticchettio della pioggia si faceva via via più intenso e il suono delle auto cominciava ad intasare l'aria del piccolo appartamento, Hope lasciò che la sua gatta si gustasse la sua scatoletta, gettando, di tanto in tanto, occhiate al bollitore.
Ci vollero un paio di minuti prima che il tè fosse pronto da gustare.
Sorseggiando a tratti la fragranza lieve del tè Oolong, lesse le ultime novità sul giornale. Niente di particolarmente significativo.
Sospirò, guardando l'orologio.
- Sono solo le otto. L'appuntamento con Nina è alle undici, quindi direi che faccio in tempo a fermarmi dal vecchio Amos. Tu che ne dici, Enki? -.
La gatta miagolò, mentre la ragazza si chiese se quel tenero ammasso di peli avesse capito quanto le aveva appena detto. E cosa avesse risposto.




La prima cosa che Al sentì, dopo aver aperto gli occhi fu il rumore della pioggia. E capì che quella giornata non poteva iniziare peggio.
Non solo si sarebbe inzuppato per raggiungere la serra, ma nel primo pomeriggio aveva appuntamento con il resto della squadra. Sarebbe stato il primo incontro ufficiale con gli altri giocatori di Quidditch di Grifondoro e, sebbene già conoscesse Derek e Victorie, aveva i brividi per l'emozione. Infine, lui e Rose avevano promesso ad Hagrid di fare un salto a trovarlo quel pomeriggio. E non voleva infrangere una promessa solo perché temeva di beccarsi un raffreddore.
Perciò sospirò e, scendendo lentamente dal letto, si preparò ad affrontare una nuova giornata.




- Ahahahah! Come mai da queste parti... professor Paciock? Ahahah! -
- Niente che ti riguardi, Pix - rispose l'insegnante, sospirando. La risata del poltergeist si diffuse sonora nell'ampio corridoio che conduceva all'Ufficio del Preside. Per qualche ragione a Neville, quella risata ricordò quella di Walter Davis. Insensata e con un eccessivo quantitativo di follia dentro.
- Ahahah! Allora... com'è il nuovo Preside? Ahahah! -
Il professore abbozzò un sorriso. - Questo speravo me lo sapessi dire tu... non sei forse quello che, più di ogni altro, prova gioia a spiare le persone e carpirne i segreti, così da poterli poi sventolare ai quattro venti? -
- Nossignore. Il nobile Pix non ha mai fatto nulla del genere... anche per me ci sono delle barriere etiche e morali -
Neville quasi scoppiò a ridere. - E quali, per esempio... nobile Pix? -
- Il bagno delle ragazze, nobile Paciocco -.
- Quello si chiama “non essere pervertiti”, nobile Pixie -
- Ahahahah! -
Con la risata di Pix alle proprie spalle, il docente bussò alla porta del Preside.
Sentì due voci all'interno. E nessuna di esse era di Walter Davis.
La persona che aprì la porta era Jasmine Deghres. L'altra voce apparteneva a Artemisia Eiswindell.
- Oh, professor Paciock! Se desidera vedere il Preside, sappia che non è qui al momento -. Nella voce della collega di Trasfigurazione era presente una vena di perplessità.
- Davvero? Ha idea di quando sarà nuovamente, diciamo, disponibile e in ufficio? -
- No - rispose fredda l'altra donna. - E non sappiamo dove si trovi al momento - aggiunse, prevedendo un'eventuale domanda.
- Professoressa Eiswindell! Cioè, professor Paciock, non è che lo volessimo nascondere, è solo che... -
- ... Se si sapesse che il Preside è assente da una settimana scoppierebbe il panico tra gli studenti, non trova? -. Il tono con cui l'insegnante di Pozioni pronunciò quelle parole sembrava essere carico di un misto di allegria, malizia e, Neville rabbrividì, sadismo.
Era evidente che tali informazioni erano top secret, ma ciò sembrava non contare per quella fredda presenza che sorrideva al centro della sala, comodamente appoggiata al tavolo dell'Ufficio.
Sono io che sono matto o è il mondo che mi circonda che sta impazzendo?... Neville Paciock non avrebbe saputo dirlo con precisione.
Al confronto, il viso paonazzo e i capelli in disordine della collega di Trasfigurazione assunsero quasi una nota comica.
- In ogni caso, credo che toglierò il disturbo, allora. Non dirò a nessuno della scomparsa del Preside, quindi può stare tranquilla Professoressa Deghres - la rassicurò il docente di Erbologia. - Arrivederci -.




- Sei stato incredibile! -. La voce di Rose riecheggiò negli ampi sotterranei.
- Grazie, ma... non capisco... non mi sembra di aver fatto niente di così straordinario... - mormorò imbarazzato Al.
- … intendi a parte il fatto di aver preparato la migliore Pozione Dilatante della classe? -. La ragazza dai ricci rossi lo guardava emozionata.
- Rose, non ho idea di come io abbia fatto, credimi... si è trattato solo di fortuna... - le ripeté il ragazzo.
- Sì, certo, solo fortuna, dice il tipo... -. Una voce acida raggiunse i due Grifondoro, qualche metro più in alto.
I due ragazzi alzarono lo sguardo. - Ma certo, perché lo sappiamo entrambi quanto siano fortunati i Potter e i Weasley, non è vero, Denise? - rispose una roca voce maschile.
In cima alla rampa di scale, vi erano fermi due Serpeverde, il volto deformato dal disprezzo.
- Così fortunati da poter saltare le lezioni di Volo - commentò la ragazza, i capelli ricci lunghi fino alla vita, con una risatina acuta.
Rose s'irrigidì.
- O da essere ammessi nella squadra all'istante - aggiunse il ragazzo.
Al strinse i pugni. Ignorali, si disse ti stanno importunando perché sperano che tu ti arrabbi. La cosa migliore in questi casi è non dargliela vinta e mantenere la calma.
- Ah, ma vedo che i V.I.P. girano in branco! Anche quelli che dovrebbero vergognarsi... - continuò il Serpeverde.
Al corrugò la fronte. Rose si voltò indietro e si sorprese di trovare una chioma bionda, con gli occhi azzurri piantati sul proprio paio di scarpe, alle loro spalle.
- Oh, scusate, non volevamo offendervi! - esclamò sarcastica Denise.
Il Serpeverde fece una finta espressione sorpresa. - Non sapevamo che foste ancora qui... ditemi i figli di persone famose possono permettersi di arrivare in ritardo a lezione e passarla liscia? -
Una doppia risata costrinse Scorpius a mordersi il labbro.
Perché non si fanno i fatti loro?, pensò Rose.
Una voce decisa interruppe il discorso. - E tu Jeff? Perché sei ancora qui? O pensi di poter saltare la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure? Perché se è così sappi che non credo che il professor Red sarà felice di saperlo -
Con sguardi truci i due bulletti si voltarono alle loro spalle.
- Tsk. E chi ti credi di essere tu? -. Nonostante si rivolgesse ad un'alunna della sua stessa Casa, nel tono di Denise vi era un disprezzo pari a quello mostrato per i tre Grifondoro.
- Io? Proprio nessuno. Io non sono nessuno. E non cerco di essere qualcuno, prendendomi gioco di altri. E tu, invece? Cosa credi che ti dia il diritto di criticare qualcuno? -. L'espressione con cui pronunciò quelle parole era determinata e seria.
- Bla, bla, bla - starnazzò Denise.
- Cerchi problemi? - replicò invece Jeff.
- Affatto -. Un sorriso sbucò sul volto della ragazza. - Non sono io quella che infastidisce dei compagni... -
- Compagni!? Forse ti sei persa un particolare, ciccia: questi qui sono Grifondoro - l'interruppe il ragazzo.
- E allora? -. La voce ferma della Serpeverde dai capelli corti riecheggiò, forte e austera.
Le risate dei due Serpeverde ruppero il breve silenzio. - Pff... non so chi tu sia, ma di certo hai uno strano senso dell'umorismo... oppure Cioccorane al posto del cervello! -
- Credo di non avere né uno né l'altro... ritentate, magari sarete più fortunati. Ma attenti: vi rimane solo un altro tentativo -
- E se sbaglio ancora una volta cosa succede? -. Al dì sotto del pesante strato di sicurezza di Jeff cominciava ad aprirsi una crepa, Rose poteva sentirlo.
- Preferiresti non saperlo - rispose la ragazza. - Ora però fareste meglio ad andare. Dopotutto - aggiunse. - voi non siete molto veloci quando si tratta di andare a lezione, o sbaglio? -
- Questa me la lego al dito - mormorò il Serpeverde, mentre si allontanava dalle scale dei Sotterranei. - Scoprirò il tuo nome e lo inserirò nella mia lista nera! - aggiunse Denise, seguendo l'amico.
- Non serve che tu lo scopra. Il mio nome è Emi Ghess - replicò la voce alle loro spalle. - Se ti va, inseriscilo pure – e così dicendo, sorpassò veloce l'altra ragazza.




- Ehi! -
Ron sospirò. Doveva aspettarselo. Voltandosi cercò di mostrarsi il più indifferente possibile. - Cosa c'è, Perce? -
Percy sembrava tutt'altro che tranquillo, anzi, ancora più irrequieto di Bill, che stava mordendosi il labbro alle sue spalle. - Questo dovrei essere io a chiederlo! Senti, sappiamo esattamente che, sebbene agli occhi della stampa, ti sia dimesso sei anni fa, stai ancora lavorando come Auror. Non conosco i dettagli, però so che non ha mai smesso di aiutare quelli del Dipartimento. Detto questo, mi sembra chiaro che tu sappia cosa sia successo -
- Ed è qui che ti sbagli. - Il mago scosse la testa. Far finta che non sapesse cosa volessero, avrebbe solo fatto perdere tempo, a loro come a lui. - Nessuno di noi ha esattamente idea di cosa stia succedendo. Quindi se sperate che vi dia delle risposte, beh, sorpresa! Non ho niente da darvi! Solo qualche Gelatina Tutti i Gusti +1 e... -.
- Ronald -. La voce roca di Bill causò una fitta a suo fratello. - Non pretendiamo che tu abbia tutte le risposte solo... se hai solo anche un briciolo di idee a riguardo, qualche congettura... ti prego... -
- Sappiamo entrambi che, anche volendo, Harry non può rivelarci niente, essendo Capo del Dipartimento... ma tu... -.
Evitando gli sguardi degli altri due, Ron sospirò nuovamente. - Questa è solo una teoria: non ci sono prove certe a suo favore, né tanto meno ci sono dei sospettati, ciò nonostante devo chiedervi il massimo riserbo per quanto vi sto per dire, chiaro? -
I due uomini dai capelli grigio-rossi annuirono.
- Innanzitutto... quanto è successo a Fleur non è un caso isolato. Non è né il primo né l'ultimo degli attacchi a maghi mentre questi si trovavano nel Mondo Babbano. Il numero di maghi attaccati supera ormai la ventina e non ho idea di quanto tempo ci vorrà prima che qualche giornalista lo scopra e lo sbandieri ai quattro venti. Le vittime hanno un'unica caratteristica in comune: non sono pienamente umane -.
- Ma Fleur... - iniziò Bill, perplesso, ma il fratello gli fece segno di tacere.
Ron si affrettò a spiegare. - La nonna di Fleur era una Veela. Sangue di Veela scorre nelle sue vene. La maggior parte delle vittime erano mezzi-giganti, licantropi, vampiri o metamorphomagus. E - aggiunse, non senza una nota di disgusto. - anche qualche mezza-megera -.
- Aspetta un attimo, ma se così fosse perché richiamare i Mangiamorte? Cioè voglio dire... alcuni di loro non erano umani al 100%! -.
Ron aveva previsto la domanda di Percy, in parte perché se l'era posta egli stesso. - Ed è qui che arriva la parte dove le certezze lascian posto alle ipotesi. Fin ora si sono fatte quattro congetture.
La prima teoria è che l'artefice degli attacchi ignori la natura semi-umana di molti Mangiamorte. Altamente improbabile, visto che in pochi ignorano la fama licantropa di Fenrir Greyback.
La seconda ipotesi è che il colpevole non esiti a schierare creature semi-umane contro le sue vittime. Plausibile, per quanto suoni strano a dirsi.
La terza è quella che i due incidenti non siano collegati. La maggior parte dei miei colleghi è favorevole a questa ipotesi... -
E la quarta? - La voce di Percy suonava tremula, nel silenzio della cucina della Tana.
- La quarta è un idea che è venuta in mente a Do Suk... è la più improbabile di tutte e, di certo, la più pessimistica... -
- Qual è? -
- Gli attacchi e il richiamo dei Mangiamorte sono opera di una stessa persona. Ma non sono il suo scopo principale. Potrebbero essere solo campanelli d'allarme... o, peggio ancora, nient'altro che meri diversivi... -




- Ben arrivati! Vedo che nonostante il brutto tempo siete riusciti a venire tutti e ve ne sono grata - la voce di Victorie Weasley era sincera e ottimista. - Purtroppo però non potremmo fare alcun allenamento: sarebbe troppo pericoloso. Perciò useremo il tempo a nostra disposizione per presentarci al nuovo compagno, per spiegarli qualche tecnica e per elaborare nuovi piani e strategie. Se qualcuno ha qualche dubbio in proposito o si trova in disaccordo, non esiti a dirlo, sono stata chiara? -. Al osservò con ammirazione la cugina. Sin da piccola, aveva avuto il temperamento adatto ad una leader e la determinazione e la fierezza che esprimeva, nella sua divisa da Portiere, confermavano le ipotesi in proposito: Victorie aveva la stoffa del comandante.
Intimorito il giovane Grifondoro, si presentò. - M-Mi chiamo Albus Severus Potter e, a partire da oggi, sarò il nuovo cercatore di Grifondoro... piacere di conoscervi! -
- Stai tranquillo, Sev - lo rassicurò Derek, agitando la sua mazza da Battitore. - Qui non si pratica alcuna forma di cannibalismo. Vero, ragazzi? -
L'altro Battitore, che Al scoprì essere al sesto anno, annuì. - Mi chiamo Dick, molto piacere – disse tranquillo.
- Io sono Greg, cacciatore - esclamò, con un po' troppo impeto, il ragazzo al suo fianco.
- Di Pluffe come di fanciulle... - commentò Derek.
- Osi forse accusarmi di essere uno sciupafemmine, Derek? - replicò l'altro.
- No, solo un pervertito - replicò un'altra figura. Ci volle un po', prima che Al capisse che quella voce apparteneva alla persona dai capelli corti e lo sguardo determinato, dietro di lui. Persona che aveva erroneamente scambiato per un ragazzo.
- Io sono Nyl e la ragazza che non spiccica una parola qui accanto è Taira. Siamo al secondo anno, mentre quell'idiota pervertito è, in qualche modo a me ignoto, riuscito ad arrivare al quinto anno. Se ignori il fatto che ha la tendenza ad adescare ogni ragazza che si avvicina, può essere considerato un buon compagno di squadra - si presentò la Grifondoro, mentre l'amica dai capelli neri e i grandi occhi faceva un piccolo sorriso in direzione di Al.
- Ha parlato l'elemento più ambiguo della squadra – rispose irritato Greg, squadrando Nyl.
Mentre i due cacciatori iniziavano un vivace battibecco, Victorie spiego ad Al che, sebbene quei due litigassero così fin dal primo giorno in cui si erano incontrati, quando si trattava di passarsi la Pluffa erano un'accoppiata vincente. - Non appena potremo fare un po' di pratica, capirai cosa intendo – sottolineò la ragazza. Al sperò, dentro di sé, che smettesse di piovere il prima possibile.




- Signor Amos? Sono Hope, come sta? -
Mentre la donna dai capelli castani appoggiava l'ombrello fradicio, il vecchio proprietario della casa stava rileggendo quelle che avevano tutto l'aspetto di essere delle vecchie lettere.
I vecchi occhi stanchi dell'uomo erano arrossati.
- Signor Amos! Cosa le è successo? Se posso fare qualcosa per aiu... -
- Oh, non c'è nulla che tu possa fare, cara. Sono vecchio e i vecchi non possono fare nulla eccetto rivangare il passato. Sebbene esso sia spesso doloroso -. L'uomo tossì.
- Signor Amos! - Hope tirò fuori dalla borsa una bottiglia di acqua naturale e, dopo averla aperta, la porse velocemente al padrone di casa. - Non deve stancarsi troppo. Nelle sue condizioni, non dovrebbe sforzarsi di parlare più del necessario. -
Amos scosse la testa, rifiutando la bottiglia. - Non è niente, Hope. Non è niente... -
La ragazza richiuse la bottiglia, ma non si tranquillizzò. Gettò di sfuggita un'occhiata ai fogli sul tavolo. Erano piuttosto vecchi e la calligrafia minuta era resa quasi illeggibile a causa delle innumerevoli lacrime cadute su quei fogli così particolari che sembravano fatti di pergamena.
Hope sapeva che il signor Amos aveva perso sia la moglie che l'unico figlio molti anni prima che si incontrassero.
Quando quindici anni prima, si era trasferita nella casetta di fronte ad Amos, quel vecchio signore l'aveva aiutata ad abituarsi alla vita di città. Per una ragazza proveniente dalla campagna ed insicura come lei, l'aiuto del vicino era stato di grande appoggio. Per questo, anche dopo essersi trasferita, non appena aveva un attimo libero, passava dal suo ex-vicino a fargli un saluto. Col passare degli anni, la salute del signor Amos era andata peggiorando, così come erano aumentate le sue crisi depressive. Sempre più spesso Hope sorprendeva quel vecchio e stanco uomo intento a guardare vecchie fotografie o strani abiti impolverati. A volte la curiosità l'aveva spinta a chiedere spiegazioni a quell'uomo che aveva vissuto solo e isolato per così tanto tempo, ma si era sempre rimangiata le domande, per paura di ferire il suo vicino. Dopotutto, non erano cose che la riguardavano.
- Dimmi Hope... - chiese ad un certo punto l'uomo. - Tu credi alla magia? -
La giovane si stupì della domanda. Come mai mi fa una domanda tanto insolita?
Nel dubbio decise di assecondarlo. - Dipende da cosa intende...voglio dire... con il termine magia intende trucchi di prestigio e robe del genere? -
Amos grugnì. - Quelle sono solo frottole. Intendo la magia, quella vera... sai tipo quella delle favole babbane e robe del genere... -
Hope corrugò la fronte. Cosa vuol dire babbane?. Sempre più spesso aveva sentito pronunciare parole del genere: babbano, purosangue, mezzosangue... all'iniziò pensava che il signor Amos avesse una passione per i cavalli, ma col passare del tempo cominciò a capire che non era di equini che stava parlando.
- Se si tratta di fiabe... beh, allora penso proprio che la mia risposta sia no. Ho smesso di credere alle fiabe molto in fretta -
Il vecchio corrugò la fronte. - E come mai? -
- Perché le fiabe finiscono sempre con un lieto fine, no? “E vissero per sempre tutti felici e contenti”, fine della faccenda... ma dopo? Cosa succede dopo la parola fine? Davvero vissero per sempre? Ed erano tutti contenti veramente? La verità è che favole e realtà sono due mondi talmente diversi che confonderli non può portare a nient'altro che delusioni -
Amos annuì. - Su questo sono d'accordo con te. Nessuno può vivere per sempre. Ed è impossibile che tutti siano felici... tuttavia, talvolta trovo piacevole rifugiarmi nelle fiabe. Può suonare ridicolo, ma l'illusione data dalla felicità altrui, può farci sentire un po' meno soli, non credi anche tu? -
Mentre la pioggia continuava a distorcere il mondo al di là del vetro della finestra, la ragazza annuì.

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