Trick or treat?

di c_underwater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Born under a bad sign ***
Capitolo 2: *** Ramble on ***



Capitolo 1
*** Born under a bad sign ***


I. Born under a bad sign
 
 
Born under a bad sign
I’ve been down since I began to crawl
If it wasn’t for bad luck
I wouldn’t have no luck at all
{Born Under A Bad Sign - Cream}
 
 
Holly Foster era sempre stata una persona nomale. Normale, ordinaria, forse anche monotona. Stessi movimenti, stesse parole, stesse facce ogni giorno.
Holly non aveva mai amato più di tanto la compagnia delle persone; a scuola era quella timida, sempre in disparte, e crescendo, anche alla veneranda età di ventidue anni, le era rimasta questa caratteristica. Non le piaceva la confusione (a meno che per confusione non si intendesse un concerto hard rock) e infatti lavorava nella piccola biblioteca di una cittadina insignificante dell’Illinois, dove le persone che vedeva più spesso erano bambini e anziani tranquilli. Non aveva fidanzato, marito, compagno, solo un paio di genitori affettuosi e un gattino dormiglione.
Eppure un giorno, chissà per quale strano caso e per quale strana combinazione, tutta questa normalità e tutta questa monotonia vennero spazzate via.
 
~
 
Quella mattina, come tutte le altre mattine, Holly si era svegliata alle sette e mezza e si era rigirata nel letto per altri dieci minuti, prima di alzarsi definitivamente, andare in cucina e farsi un tè caldo. Aveva fatto colazione con calma, come fanno le persone che non hanno nulla da perdere e che tutto sommato sono felici della propria vita, o che comunque vogliono convincersi di esserlo. Aveva mormorato un rauco «ciao, Merlino» al gatto che si stava strusciando contro i suoi polpacci e aveva lasciato un po’ di cibo nella ciotola dell’animale; messo su un disco dei Led Zeppelin, con immensa gioia dei vicini di casa, era andata a fare una doccia. Appena uscita dall’acqua tiepida però si era presa uno dei più grandi spaventi di tutta la sua vita.
 
«Lei chi è?» strillò, il sangue bollente che le pulsava in corpo e i capelli che le gocciolavano sulle spalle, procurando piccole zone fresche sulla sua pelle. Aveva l’adrenalina a mille, era pronta a colpire quello sconosciuto con l’impermeabile che si era presentato nel suo bagno con qualsiasi strumento disponibile, fosse stato anche un rasoio o una spazzola per capelli.
«Ciao, Holly.»
«Come fa a sapere il mio nome?» piagnucolò terrorizzata, stringendosi l’asciugamano addosso.
«Mi chiamo Castiel, sono un angelo del Signore. Devo portarti un messaggio.»
L’uomo aveva una voce profonda, limpida, e soprattutto… tranquillizzante. Ed era un male, perché infranse tutte le barriere difensive di Holly.
«Cosa… cosa ci fa qui? Lei è un pazzo» disse poco convinta, involontariamente più rilassata.
«Devi venire con me.»
«Non vado da nessuna parte con un pervertito che si presenta nel mio bagno e si spaccia per una creatura soprannaturale. È ubriaco?»
«No, non sono ubriaco, Holly. Vestiti.» Castiel uscì dal bagno come se fosse stato a casa sua.
Holly indossò i vestiti con tutta la calma del mondo, poi spalancò la finestra. «Se sei un angelo, sai volare; vieni a prendermi.»
Si calò fuori e riuscì a saltare sulla scala antincendio. Si girò verso la parete per riaccostare la finestra, ma quando si voltò l’uomo, o l’angelo, o chiunque fosse quel tizio in trench, era lì di fronte a lei. Holly si portò una mano al cuore e cercò di indietreggiare, inutilmente.
«Devi venire con me» ripeté Castiel. Le sfiorò la fronte con due dita e Holly non vide più nulla.
 
Si ritrovò con tutta sorpresa sul sedile posteriore di un’auto molto elegante, dalla cui radio veniva sparata a tutto volume una canzone rock anni ’70. Accanto a lei c’era Castiel e davanti avevano due giovani sui venticinque anni. L’autista fu il primo ad accorgersi degli intrusi dando un’occhiata allo specchietto retrovisore e facendo sbandare la macchina per lo spavento.
«Ma cosa diavolo… Castiel, dannazione, devi smetterla con questi tuoi trucchetti!» esclamò, voltandosi velocemente per poter guardare in faccia Holly e Castiel. Anche l’altro ragazzo si girò, e spalancò gli occhi verdi quando notò la sconosciuta.
«Castiel! Avevamo detto che non l’avresti portata!»
«Lei è più importante di quanto voi crediate, Sam.»
«Potete spiegarmi che cosa accidenti sta succedendo? Cosa c’entro io? Perché mi avete rapito?»
«Ora ti spieghiamo tutto, Holly. Dean, accosta la macchina. Io sono Sam Winchester e lui è mio fratello Dean. Lui è Castiel e, beh, è un angelo.» Sam la fissò, attento alla reazione delle sue parole.
Nel frattempo Dean si era fermato in uno slargo non lontano da un ponte. «Prendiamo una boccata d’aria» disse.
Una volta scesi, Holly li fronteggiò.
«Avanti, cosa siete? Un nuovo ordine cristiano? O satanisti? O siete scappati da un manicomio?»
«Purtroppo niente di tutto questo. Ascoltami, so che è difficile, ma devi credermi: noi cacciamo creature soprannaturali malvagie. Lui è davvero un angelo. Dobbiamo fermare un demone molto pericoloso e abbiamo bisogno di te.»
Lo sguardo di Holly vacillò sotto quello di Sam. Non le erano nuove, quelle parole.
«Che volete da me?»
Sam fissò Dean, che ancora non aveva rivolto parola a Holly.
«Castiel ha commesso un errore» parlò infine. «Ti riportiamo a casa.»
Sam s’irrigidì e Castiel, che fino ad allora aveva scrutato il cielo con le mani strette dietro la schiena, guardò la ragazza.
«Nessun errore. Sei fondamentale per fermare il demone di cui ti parlava Sam, sei destinata.»
«Castiel, smettila» sputò tra i denti Dean, come proseguendo una conversazione che i due avevano già affrontato in precedenza.
«Io, destinata? No, io sono… io sono solo Holly, niente di più» fece Holly, spiazzata.
«Ci aiuterai a sconfiggere il male, Holly» disse Castiel come se non l’avesse sentita, avvicinandosi minacciosamente.
«Basta, Castiel! Vieni, Holly, ti riporto a casa» disse Dean con fare spiccio, muovendosi verso la macchina. «Non ascoltare quel figlio di putt-» Dean si ritrovò con le gambe all’aria prima che potesse raggiungere l’auto. Holly guardò interrogativamente Castiel. Possibile che fosse stato lui, con i suoi poteri?
«Dean. La ragazza resta. Dev’essere lei.»
Sam guardò preoccupato tutti e tre, senza una parola.
«Castiel, dannazione, ti rendi conto di cosa…»
«Me ne rendo conto, Dean. So quello che faccio.» Il tono di Castiel non ammetteva repliche.
Dean piantò gli occhi in quelli dell’angelo e parlò a voce bassa. «Lo so. Tu ne sei consapevole. Ed è questa la cosa più preoccupante, Cas.»
Castiel lo ignorò e si voltò nuovamente verso Holly, che era rimasta ad ascoltare le loro parole con l’impressione che quei tre non le stessero dicendo tutto.
«Posso sapere perché Dean non è d’accordo con te?» chiese a Castiel, che continuò a fissarla negli occhi senza rispondere.
«Ritengo che non sia necessario il tuo aiuto; sai, è un lavoro pericoloso, non vorrei mai che rischiassi il tuo bel culetto» disse Dean con un sorrisetto beffardo. Holly rimase in silenzio per qualche attimo.
«Io… accetto. Ecco, dovete sapere che anche mia nonna era una cacciatrice. So di che parlate.»
«Oh, lo sappiamo, Holly. Sappiamo più noi su di te di quanto non ne sappia tu» mormorò enigmaticamente Castiel, lasciando un’espressione confusa sul volto della ragazza.
Dean sospirò e Sam chinò leggermente il capo, e tutti e tre – Castiel era sparito – mossero verso la macchina, pronti a ripartire. 


Hola Mishamigos!

D'accordo, ecco, sono riuscita a pubblicare questa schifezza cosa.
Come forse è evidente, è la prima storia che scrivo su Supernatural e sinceramente non ho letto molte altre fanfiction giusto per non farmi influenzare; spero solo che non esista già qualcosa di simile.
Dovevo dire mille cose ma naturalmente mi sono dimenticata tutto. Una sola cosa importante: come promesso dedico questa "cosa" a tutte le splendide persone di #teamfreeidjits e in particolare a Vitt, spero che leggano e non mi odino troppo per aver scritto questa oscenità, deheheh. Siete delle cacchine.
Vipregovipregoviprego fatemi assolutamente sapere se c'è qualcosa che non va nella storia, sia che riguardi la trama, che la grammatica, che lo stile. Sarebbe una cosa davvero molto utile per una storia e un mondo migliore *arcobaleni*
Tolgo il disturbo, giuro. (Sono simpatica, sì)
Spero di riuscire a postare anche i prossimi capitoli, ma tutto ciò dipende da voi (o forse potrei postarli lo stesso, giusto per dare un po' di fastidio a EFP).
Oddio, non ci credo che la sto postando davvero.
Chiara

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Capitolo 2
*** Ramble on ***


II. Ramble on
 
Got no time to for spreadin’ roots
The time has come to be gone
And to’ our health we drank a thousand times
It’s time to ramble on
{Ramble On – Led Zeppelin}
 
«Allora, dove si va?»
«Frena l’entusiasmo, Holly» mormorò Dean, le mani sul volante, il paesaggio dell’Illinois che scorreva accanto a loro.
Sam fece un mezzo sorriso. «Si va al quartier generale.»
«Che sarebbe?»
«Il motel. Abbiamo lì tutte le nostre cose.»
Holly scrutò il paesaggio. «Posso chiamare i miei genitori? Giusto per far sapere che sono viva.»
Seguì una lunga conversazione composta principalmente da «ma sì, mamma», «ma no, mamma» e «sto bene, mamma». Poi riattaccò, mezza imbronciata.
«Libera?» chiese Dean sarcastico.
«Insomma, manco fossi una dodicenne… Comunque, non ha importanza. Voi due mi dovete parecchie spiegazioni.»
«Ti diremo tutto ciò che vuoi sapere. Cosa ti ha raccontato tua nonna?» chiese Sam, voltandosi verso Holly.
«Non molto» ammise, «è stata uccisa da un demone prima che io nascessi. I miei genitori sono sempre stati piuttosto vaghi su questo fatto.»
«Holly» intervenne Dean, mantenendo gli occhi sulla strada, «è a lui che stiamo dando la caccia. Al demone che ha fatto fuori tua nonna. È tornato a colpire.»
Seguì un attimo di silenzio.
«Oh» fece Holly, interdetta. «Non me lo aspettavo. Io c’entro qualcosa, non è così?»
Dean e Sam si scambiarono uno sguardo senza farsi notare.
«Sì» disse Sam. «Sai in che modo è stata uccisa tua nonna?»
Il «sì» di Holly fu inespressivo. Aspettò prima di continuare, come se stesse ricordando. «C’era tutto quel sangue… Lei era lì, rannicchiata… rinsecchita… come prosciugata. Io… l’ho visto in sogno.»
«In sogno?» si agitò Dean. «Sam, non sarà mica…»
Sam non rispose. Dean sapeva benissimo che non poteva trattarsi di Azazel. L’aveva ucciso lui stesso.
«Se l’hai sognato hai forse visto in volto il demone?» chiese invece.
«No» rispose Holly, dispiaciuta.
Il silenzio calò sulla macchina, che Holly aveva scoperto essere un’Impala del ’67. Ogni cellula del suo corpo le stava gridando di scappare, che quei due erano dei criminali, che era in pericolo. Eppure si fidava. Perché erano cacciatori, come sua nonna Wendy. Perché voleva essere utile, per una volta nella sua vita.
 
La camera del motel era piuttosto semplice, con un letto matrimoniale e uno singolo, i copriletto e la carta da parati molto anni ’50, ed era già stata messa in disordine dai due fratelli, che ci avevano trascorso la notte precedente.
«Sistemati pure nel letto singolo, Dean ed io prenderemo il matrimoniale» disse Sam a Holly, che sistemò vicino al letto i pochi averi che aveva recuperato da casa poco prima.
«Ehi!» esclamò Dean, spalancando le braccia verso il fratello. «Non dormirò con te.»
«Se preferisci c’è il pavimento.»
Dean gli scoccò uno sguardo offeso e prese a scartabellare tra le scartoffie che inondavano il tavolo.
«Allora. Holly, devi sapere alcune cose sul demone» iniziò Dean.
Holly si mise comoda e poi disse: «Spara. Sono tutta orecchie.»
«Questo figlio di puttana si chiama Hanan’el. Oltre a tua nonna ha ucciso altre persone: altri cacciatori, a dire la verità. Chi ha provato a farlo fuori. Ha sempre lo stesso modus operandi: prosciuga la vittima fino a farla diventare una prugna secca e si fa un drink con il suo sangue.»
«Dean!» esclamò Sam, per poi abbassare la voce. «Stai parlando di sua nonna.»
Dean proseguì imperterrito. «Abbiamo fatto un bel po’ di ricerche. Non è un demone normale: sale e acqua santa gli fanno il solletico, la Colt sarebbe inutile. Per ucciderlo serve il discendente di una delle sue vittime.»
Holly preferì non chiedere quale strana e pericolosa arma fosse la Colt e si guardò intorno. «Io. Sono io la discendente.»
«Tu» confermò Dean. «È raro che i cacciatori mettano al mondo figli, e quei pochi che sono nati sono già morti, probabilmente a causa del demone. Rimani solo tu.»
«Ok» fece Holly. «Che devo fare?»
Dean e Sam si scambiarono un’occhiata.
«Dobbiamo ancora definire questo dettaglio. L’importante ora è che tu sia al sicuro» cercò di rassicurarla Sam.
Dean fece un sospiro irritato e tornò a spiegare.
«Pensiamo che abbia ucciso un paio di persone a Chicago, pochi giorni fa. È lì che andremo ad indagare per cercare sue tracce.»
«Ok» ripeté Holly. «D’accordo.»
«Si prospetta una giornata intensa» mormorò Dean, versandosi due dita di whisky. «Volete? Brindiamo a questa missione.»
Sam lo guardò a meta tra il divertito e lo stupito e prese un bicchiere per sé e uno per Holly.
Sorseggiarono l’alcol, ognuno di loro pensando a chissà cosa.
«Quindi, qual è la prossima mossa?»
 
Tre portiere sbatterono e Holly, Dean e Sam si allontanarono dalla macchina, diretti verso un edificio non troppo vecchio davanti al quale era riunito un drappello di agenti. Si trovavano a Chicago, era un tranquillo mattino di settembre e un venticello leggero aveva deciso di rinfrescare la giornata.
«Ok, voi due fate qualche indagine per accertarci che questi due poveretti non abbiano figli, nipoti e via discorrendo; io vado a interrogare un paio di agenti. Siamo d’accordo?» disse Dean sbrigativamente.
«Va bene. Ci vediamo per pranzo» concordò Sam, poi indicò a Holly la strada per l’ufficio anagrafe e s’incamminarono.
Nel frattempo Dean si avvicinò ad uno degli agenti, impegnato a compilare chissà quale modulo.
«Agente federale Young» Dean mostrò il distintivo dell’FBI e lo ripose frettolosamente nella giacca dell’abito. «Brutto fatto, eh?»
L’agente sollevò lo sguardo dal modulo e scrutò sospettoso Dean. «Sì. Il caso è già nostro, agente.»
«Mi hanno semplicemente mandato a dare un’occhiata; vuole chiamare il mio capo?»
Quello preferì lasciar perdere.
«Dove avete messo i testimoni?»
«Non ce ne sono» rispose l’agente, le sopracciglia aggrottate.
«Va bene, se non le dispiace farei un giro nell’appartamento delle vittime» disse Dean e, congedatosi, si dileguò.
L’abitazione non aveva nulla di differente da un normale alloggio all’americana, con un salotto ampio, una sala da pranzo spaziosa e il secondo piano con le camere da letto. Dean decise di andare a controllare lassù.
L’accesso alla camera matrimoniale della coppia era stato impedito dal nastro segnaletico della polizia, ma Dean lo ignorò e, abbassandosi, riuscì ad entrare. Evidentemente era lì che i due coniugi avevano perso la vita. Grosse macchie di sangue secco coprivano il colore originario della moquette. Dean le osservò brevemente e si mise ad esplorare la stanza.
«Bingo.» Aperto il guardaroba, dietro a vari indumenti e cappotti fuori moda, aveva trovato una nicchia nascosta, contenente delle armi e svariati classificatori di documenti. Ne aprì un paio. Dentro c’erano ricerche, indizi, informazioni su diverse creature sovrannaturali e i casi che la coppia di cacciatori aveva seguito: una specie di diario o archivio. Passò in rassegna diverse paginate di appunti fino ad arrivare all’ultimo caso che i due avevano seguito, poche righe su ciò che interessava realmente a Dean: Hanan’el.
 
«Niente di niente, nemmeno qui» sbuffò Holly chiudendo con un tonfo l’ennesima cartella di dati e abbandonandosi contro lo schienale della sedia polverosa.
«D’accordo» si arrese Sam. «Questi tizi non hanno figli, nipoti, tanto meno fratelli, cugini o qualcuno con cui condividano il sangue. Questa è bella.» Ripensò a quello che Castiel aveva ripetuto centinaia di volte. Dev’essere Holly. Holly è destinata. «Va bene, pare che qua abbiamo finito. Andiamo a sentire se Dean ha scoperto qualcosa.»
Uscirono dall’anagrafe e furono abbagliati dalla luce del sole. Dean li aspettava lì di fronte, le mani in tasca e un’espressione indecifrabile sul volto.
«Avete fatto presto. Trovato niente?» chiese, appena Sam e Holly gli furono vicini.
«Nessun parente o erede» disse Sam, accigliato.
Dean fece un sospiro carico di sottintesi. «Va bene, io ho avuto la conferma che le nostre teorie sono giuste» mostrò i fogli su Hanan’el che aveva trovato, «ma niente di più. Ho fatto un salto dal medico legale, devono ancora completare l’autopsia ma tutto sembra come al solito: nemmeno una goccia di sangue in corpo.»
Sam annuì pensieroso mentre Holly guardava i due fratelli, seguendo il discorso.
«Che ne dite di mettere qualcosa sotto i denti? Sembrate stanchi» propose.
S’incamminarono verso un ristorantino orientale sull’altro lato della strada, ognuno immerso nei propri pensieri.


Hola Mishamigos!
Dunque, ecco il secondo capitolo. Spero tanto che non sia troppo lungo/noioso/banale/orrendo.
Volevo dire un paio di cose: innanzi tutto grazie a chi ha recensito/messo tra le seguite/preferite/ricordate (vi osservo), mi avete reso un'hunter felice *distribuisce biscotti*
Poooi. Come avrete notato ho deciso di aprire i capitoli con una citazione di una canzone storica dei gruppi rock tanto belli che piacciono a Dean, e la canzone di oggi è Ramble On dei Led Zeppelin; vi consiglio caldamente di andare a sentire le canzoni utilizzate, specialmente questa, se ancora non la conoscete (leggasi: se non andate ad ascoltarla non vi parlo mai più). Volevo lasciarla per qualche capitolo più avanti, siccome è la canzone preferita di Dean, ma trovo che sia adatta a questa porzione di storia - a me personalmente fa venire i brividi e giuro che la smetto di parlare di musica ok basta
Restando in tema (scherzavo, non la smetto), volevo precisare che l'identità falsa adottata da Dean è un riferimento agli AC/DC (di nuovo, se non conoscete i membri degli AC/DC non siete miei amici) e niente, siccome spesso nella serie spuntano nomi di membri di gruppi come se piovessero volevo vantarmi di questa cosa, ahahah Va bene, giuro che me ne vado.
Ah, volevo anche dire che questa storia del demone Hanan'el è tutta frutto della mia fantasia (certo, chi poteva inventarsi una cosa così stupida) ma che il nome appartiene davvero ad un demone della religione ebraica (credo).
Spero di aver detto tutto, me ne vado siccome lo spazio autore sta diventando più lungo del capitolo stesso.
Non aggiorno con una cadenza precisa, quando il capitolo è pronto lo posto - entro certi limiti, naturalmente.
A presto,
Chiara

 

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