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Una
settimana era passata, e il Conte non era ancora riuscito a
capacitarsi dell'arrivo della lettera. Lui doveva dirlo alla moglie,
assolutamente! In quella busta candida... si nascondeva la chiave che
avrebbe portato la vita di Farfalà alla normalità come lo era stata
una volta. Ma lui non poteva rischiare... temeva per il loro amore,
per il loro matrimonio, per se stesso e per Farfalà.
“Cosa
stai dicendo? Sei forse pazzo?! Pensi solo a te stesso, razza di
mostro che non sei altro!”
Ripetersi
quella frase all'infinito non era servito a nulla. I suoi timori non
si erano placati.
Quella
mattina – nuovamente domenica – scese in cucina di buon ora,
domandandosi cosa portare all'amata consorte per colazione, e notò
con la coda dell'occhio il piccolo calendario appoggiato su una
mensola. Il carattere stampato era leggermente in rilievo, cosa che
permetteva anche a Farfalà di consultare giorno, mese e anno.
Blumiere afferrò il calendario in miniatura e osservò la data.
“29
aprile. Non manca molto al compleanno di Farfalà”
La
moglie compiva gli anni il 5 di maggio, una settimana più tardi.
“Uhm,
aspettare un'altra settimana? Certo, se le consegnassi la lettera il
giorno del suo compleanno sarebbe bellissimo, ma le verrebbero dei
dubbi. Chiederebbe quando è arrivata. E io dovrei spiegarle tutto...
quindi... dovrei farlo prima”
Si
rigirò il calendario tra le mani, poi lo rimise al suo posto.
Sospirò nel ripetersi che doveva agire in fretta. Farfalà doveva
avere quella busta bianca. Il problema era: quando?
Quel
giorno stesso, il Lord era andato in paese per acquistare un paio di
cose che mancavano in casa. Dopo essere passato dal negozio di
alimentari, si era fermato davanti alla gioielleria.
“Certo,
se avesse la possibilità di vedere che splendore sono questi
gioielli, potrei anche regalarle un anello per il suo compleanno...
ma mi ha esplicitamente ordinato di non comprare cose che non usa. E
poi, non sarebbe moralmente corretto acquistare un oggetto la cui
bellezza può essere valutata solo con la vista...! Certo che...”
Il
Conte si avvicinò di più alla vetrina che mostrava delle
meravigliose pietre preziose, sfavillanti come stelle alla luce del
giorno. I suoi occhi s'illuminarono. Giganteschi rubini, zaffiri e
smeraldi, perle e diamanti di ogni forma e dimensione. Un brivido
corse giù per la schiena del Lord quando il suo sguardo si posò su
una splendida collana con una favolosa pietra dai colori
dell'arcobaleno. Arcobaleno... il colore, o meglio, i colori perfetti
per sua moglie. S'immaginò Farfalà che osservava quel gioiello
accanto a lui. Come avrebbe reagito? Il cuore di Blumiere prese a
martellare furiosamente, e il Lord chiuse gli occhi, confuso.
“Perché
sono stato tanto sciocco? Dovevo darle subito quella benedetta
lettera!”
Non
perse tempo; in meno di mezzo secondo, il mondo attorno a lui si
ripiegò su se stesso, perdendo completamente profondità,
appiattendosi e contorcendosi. Un attimo dopo, il Conte si trovava
dinnanzi alla villa in mezzo alle colline. La testa gli vorticava
paurosamente, ma con gli anni ci aveva fatto l'abitudine. Saettò
attraverso il cancello il più velocemente possibile, e prima di
entrare in casa, si fermò un momento ad osservare il giardino.
“Come
ho potuto pensare di privare per altro tempo la mia dolce Farfalà di
tutto questo spettacolo? Io... sono davvero un mostro... … …
certo, per questo... è per questo che ho nascosto la lettera. Perché
sono un mostro”
Entrò.
Rabbrividì mentre ripensava al suo gesto.
«Blumiere?
Sei tu?»
La
voce di Farfalà apparve stranamente fredda. Il Lord si domandò se
era successo qualcosa.
«Sì,
tesoro. Dove sei?»
«Sono
qui in sala»
Blumiere
scivolò nella stanza, e perse colore nel vedere la moglie seduta al
tavolo con una busta aperta e un pezzo di carta tra le mani. La sua
espressione era indecifrabile, il suo volto una maschera di ghiaccio.
Quando sentì entrare il marito, si volse leggermente, poi con
estrema calma si alzò in piedi, eretta in tutta la sua bellezza.
«Cosa
significa?»
La
sua voce ricordò al Lord quella della cugina di lei, tagliente e
gelida. Ebbe un altro brivido.
«Io...
ti prego.. credimi...»
«Cosa
significa???»
Ripeté,
i denti digrignati come quelli di una belva furiosa. Lui ebbe
perlomeno il buonsenso di arrossire abbassando il capo, nonostante
l'altra non potesse vederlo. Si tolse il cappello – che si era
dimenticato di lasciare all'ingresso – con aria afflitta.
«Te
l'avrei data oggi stesso. Ti giuro...»
«Me
l'avresti data oggi stesso»
Ripeté
lei nel modo più aspro che Blumiere avesse mai sentito.
«Me
l'avresti data OGGI STESSO! Cosa significa questo, Blumiere? Da
quant'è che nascondi questa lettera? Settimane? Mesi? ANNI??? Non
vorresti vedermi felice? Perché, Blumiere, PERCHÈ???!!!»
Pareva
sul punto di scoppiare in lacrime.
«Farfalà...»
Non
riuscì a dire nulla. Non c'era niente che potesse giustificarlo.
«Ho
avuto paura»
Ammise.
«Paura?»
Gli
fece eco lei con asprezza.
«Paura
di che cosa? Mi preferisci forse così? Eh, rispondimi?!»
Blumiere
indietreggiò, scuotendo leggermente la testa come per dire a se
stesso “sei un idiota”.
«No,
certo che no... No! Non desidererei altro che vederti felice, lo
sai!»
Ma
le parole uscivano false, strozzate.
«E
allora perché hai fatto finta di niente? Perché non mi hai detto di
questa lettera?!»
Scaraventò
con forza la carta scritta in rilievo sul tavolo, poi serrò entrambi
i pugni. Il Lord non l'aveva mai vista così inferocita.
“Ed
ha tutto il motivo di esserlo”
«Io...
temevo temevo che non mi avresti più amato dopo aver visto cosa
sono»
Pronunciò
con un filo di voce.
«Che
cosa??? Sei forse impazzito, Blumiere?»
«Lo
sai, te l'ho sempre detto, non sono come tu immagini...»
Questo
fece infuriare l'Umana ancora di più.
«Io
vorrei solo vedere il mondo, e prima di ogni altra cosa te! E tu mi
vieni a dire che non ti amerei più???»
A
questo punto, iniziò realmente a piangere, ma ciò non placò il suo
stato d'animo.
«Io
sono un... un mostro... temevo che... non ti sarebbe piaciuto affatto
vedermi»
«Ma
io so come sei fatto! Ti sei descritto moltissime volte, e poi... so
bene che non sei come me, ma cosa dovrebbe cambiare questo? Pensi
davvero... che ti abbandonerei per il tuo aspetto? Dopo tutto quello
che abbiamo passato?»
Scosse
la testa tra un singhiozzo ed un altro, poi riprese.
«Non
sarà il tuo aspetto a rompere il nostro matrimonio!»
A
quel punto, il Conte avrebbe dovuto tacere, e ne era consapevole.
Nonostante ciò, rispose d'impulso mettendosi sulla difensiva prima
di rendersi conto di aver sbagliato:
«Ma
ti assicuro che sono molto peggio di quanto tu riesca a immaginare!»
Negli
anni, senza volerlo, il Lord era stato lentamente contagiato dalla
mentalità Umana. Con tutta probabilità, un Umano era considerato un
“mostro” all'interno della Tribù dell'Oscurità, ma tale
concezione del mondo esisteva solo nei meandri più oscuri della
foresta che ospitava la Città degli Oscuri. Fuori da essa, era
Blumiere il mostro.
Farfalà
rimase per un momento a bocca aperta, senza dire nulla, poi perse
quell'ultima goccia di pazienza che aveva:
«E
quindi vorresti impedirmi di tornare a vedere solo perché ti
preoccupa il TUO ASPETTO??? Sei... sei la persona più EGOISTA che
abbia mai avuto la sfortuna di conoscere!!!»
Detto,
o meglio, gridato questo, la Lady superò a corsa il marito,
abbandonandosi ad un pianto isterico. Blumiere rimase per un mezzo
secondo a riordinare le idee, poi si lanciò “all'inseguimento”.
«NOOO!!!
Farfalà, lo sai che non puoi correre!!!»
Le
volò dietro; lei era già uscita in giardino e con probabilmente
stava cercando di uscire dal cancello. Blumiere riuscì a bloccarla
afferrandole il busto prima che inciampasse o andasse a sbattere
contro qualcosa.
«Farfalà,
ti scongiuro, calmati e ascoltami un attimo!»
Lei
si dimenò come una bambina di cinque anni, cercando di liberarsi da
quell'abbraccio, ma dopo un paio di tentativi la sua rabbia evaporò
– la Lady si arrabbiava di rado e comunque non metteva molto tempo
a calmarsi – lasciando dietro solo la disperazione.
«Amore,
credimi, io voglio che riesca a vedere di nuovo. Non fraintendermi,
sai che la cosa che più desidero è la tua felicità»
Lei
alzò una mano chiedendo silenzio.
«Prima
di crederti, dimmi da quanto tempo nascondevi quella lettera»
Blumiere
sospirò:
«U-una
settimana. Ma... – questa volta fu più cauto – ti giuro, te
l'avrei data oggi stesso. Ero venuto di corsa a casa proprio perché
mi... mi sono reso conto di quanto sono stato stupido. Avrei dovuto
consegnarti subito quella busta, solo che ho pensato soltanto a me
stesso. Hai ragione ad odiarmi per quello che ho fatto, ma farò il
possibile per rimediare»
Farfalà
colse la nota malinconica che aveva la sua voce. Non rispose,
limitandosi ad appoggiare la testa sul petto di lui. Stettero quasi
immobili per diversi minuti, Farfalà appoggiata a l'altro e Blumiere
con il volto tra i morbidi capelli di lei.
«Ci
andremo questa stessa sera, okay?»
Lei
annuì.
Non
era mai stato in un ospedale Umano. Certo, talvolta aveva
accompagnato la moglie dal dottore per eventuali visite, ma questa
era tutt'altra cosa. L'abitudine ai colori chiari ce l'aveva fatta,
ma tutto quel bianco rischiava di accecarlo, alla fine. Socchiuse gli
occhi – nonostante quello sinistro fosse in parte schermato dal
monocolo che indossava quel giorno – mentre seguiva il medico che
aveva inviato la lettera, assieme alla moglie.
«A
dire il vero – iniziò il tizio basso con una barba e baffi grigi
entrando nel suo studio – avevo iniziato a temere che la lettera
non fosse arrivata. Pensavo che la signorina... emm, chiedo perdono,
la signora Farfalà venisse qui prima»
Il
Conte e sua moglie abbassarono il capo quasi all'unisono.
«Ci
sono stati... alcuni contrattempi»
Tagliò
corto lei. Il dottore non diede molto peso alla cosa.
«Allora...
accomodatevi pure!»
Di
fronte alla scrivania dell'uomo vi erano due sedie. I coniugi fecero
come richiesto.
«Immagino
che lei sia contenta, Lady Farfalà»
Esclamò
quando lei si fu messa seduta. In risposta, arrossì lievemente
mostrando un gran sorriso.
Blumiere
era un po' teso.
«Siamo
sicuri che funzionerà tutto alla perfezione? È un procedimento
complicato...»
Il
dottore non si trattenne dal ridacchiare nel vedere il volto agitato
dell'Oscuro.
«Non
si preoccupi, Lord Blumiere, andrà tutto per il meglio.
Quest'operazione ha già ridonato la vista ad un numero elevatissimo
di pazienti. Sfortunatamente, i macchinari e le attrezzature che
servono a tale intervento sono arrivate poco più che un mese fa, e
quindi noi possiamo usufruirne solo adesso. Comunque, le ripeto che
non c'è motivo di avere paura»
Poi
si rivolse a Farfalà:
«L'operazione
durerà alcuni giorni. È divisa in più interventi, e quindi lei
dovrà trattenersi qui per tutta la durata del procedimento»
Farfalà
annuì con decisione.
«Allora,
è tutto. Domani venga all'ospedale alle 7. Può venire anche lei –
rivolgendosi a Blumiere – se vuole»
“Certo
che voglio!”
Il
medico firmò un paio di carte e così fecero i coniugi; dopodiché,
l'ometto si alzò e fece per congedarli, ma subito Blumiere lo fermò:
«E
per il pagamento?»
L'altro
lo guardò con un'espressione interrogativa.
«Insomma,
tutto questo avrà un costo, no?»
Il
dottore rispose con una sonora risata:
«Ahaha,
un pagamento! Mi prende in giro?»
E
lasciò la stanza senza aggiungere altro. Blumiere restò immobile a
domandarsi cosa aveva chiesto di tanto strano.
«Blumiere,
è un'operazione offerta a tutti coloro che ne hanno bisogno!
Completamente gratuita! C'era scritto sulla lettera...»
Blumiere
si vergognò un momento per la domanda che aveva fatto, ma poi seguì
la moglie che già si stava avviando all'uscita.
«Speravo
che potessero iniziare già questa sera»
Commentò
cupo lui. L'idea di rimandare non gli piaceva affatto. Ormai la
moglie aveva aspettato anche troppo. E poi, prima lei l'avesse visto,
prima tutto sarebbe finito. Bene o male, questo non poteva saperlo.
Quella
notte il Lord non chiuse neanche occhio. Perdere una notte non dava
un gran fastidio ad un Oscuro come succedeva per un Umano, quindi
Blumiere passò le ore a guardare le stelle e chiedendosi se Farfalà
avrebbe provato i suoi stessi sentimenti nell'osservarle. Questa
dormiva tranquillamente vicino a lui.
La
mattina arrivò presto. I due si prepararono frettolosamente, poi si
avviarono. Giunsero all'ospedale qualche minuto in anticipo. Quando
furono dentro, Farfalà fu chiamata per il primo intervento.
Avanzò
di un passo verso la stanza che, sapeva, si trovava di fronte a lei.
Ma qualcosa la fermò. Si bloccò per qualche secondo, poi strinse
con forza la mano dell'amato:
«Non
sono mai stata in una sala operatoria. Starai vicino a me, vero?»
Era
piuttosto agitata. Blumiere le si avvicinò, tenendola sempre per
mano. Scostò una ciocca di capelli platino dal viso di lei, e poi le
accarezzò il volto:
«Non
posso stare con te durante l'operazione. Ti addormenteranno, quindi
non sentirai la mia mancanza... ma quando ti sveglierai, sarò lì ad
aspettarti»
Farfalà
rimase ferma per qualche altro secondo, poi procedette verso la sala.
Blumiere
la guardò scivolare dentro la stanza, e con la coda dell'occhio
riuscì a vedere dei dottori che la scortavano verso un lettino prima
che la porta si richiuse. Ed a quel punto il Lord aspettò.
Attese
diverse ore. Dentro, la paura cresceva ogni istante, ma lui cercò di
ignorarla come meglio poté. Alla fine, un giovane annunciò che
Farfalà si stava svegliando e si trovava in una camera lì vicino.
«Farfalà?»
Domandò
entrando. Lei rispose con un mugolo, poi ripeté:
«Acqua...
ho sete...»
Lui
si avvicinò, poi afferrò un bicchierino di carta posto lì vicino
al letto e fece per riempirlo, quando venne fermato da una
dottoressa:
«No,
sua moglie non può bere. Deve aspettare qualche ora, per via
dell'anestesia...»
Blumiere
quindi non poté far altro che sedersi in fondo al letto e appoggiare
una mano su quella di lei.
Rimase
lì qualche minuto, poi la moglie si svegliò totalmente.
«Blumiere,
sei qui?»
«Sì,
sono qui»
Lei
sorrise. Poi si riaddormentò.
Il
dottore era stato vago, ma ci vollero quasi sette giorni prima di
giungere all'operazione finale. Quel giorno era il 5 maggio,
compleanno di lei.
«È
un processo lungo e complesso; la parte lesa dell'occhio non viene
sostituita con parti bioniche ma viene riparata grazie ai miracoli
della scienza moderna. Aspettare qualche giorno mi pare il minimo,
no?»
Aveva
risposto con un sorriso quando il Conte aveva chiesto quanto tempo
sarebbe servito.
Ed
ora, finalmente, avrebbero operato Farfalà per l'ultima volta.
«Sei
pronta?»
Lei
era seduta sul letto nella sua camera d'ospedale. Una fascia le
copriva gli occhi e la fronte, ma Blumiere poteva comunque vedere
chiaramente la sua espressione impaurita.
«Sì...»
La
risposta fu appena un bisbiglio. Blumiere si avvicinò e le poggiò
una mano sulla vita – era il suo modo per cingerla in un abbraccio
con un solo “braccio” – per poi dirle:
«Sarà
bellissimo dopo. Potremo vivere una vita... migliore, ecco...»
Farfalà
si strinse a lui:
«Blumiere,
ti prego, devi farmi un favore»
«Qualsiasi
cosa, amore mio»
Lei
si abbandonò completamente su di lui, lasciando che Blumiere
l'abbracciasse nel migliore dei modi.
«Quanto
ci vorrà prima che io mi risvegli?»
Il
Lord rifletté un attimo:
«Ci
vorrà più tempo del solito, ma non credo più di un'ora...»
«Allora
sappi... – nel suo tono c'era un ché di disperato, come se la sua
voce fosse rotta da un pianto inesistente – che in quella stanza
d'ospedale devi esserci solo tu! Devo vedere te per prima cosa,
assolutamente, capito?»
«Certamente,
Farfalà, certamente»
Il
suo cuore però rimaneva colmo di dubbi.
In
quel momento, arrivò il giovane medico di qualche giorno prima.
Blumiere scortò la moglie fino alla sala operatoria, poi lasciò la
presa alla sua mano e la vide nuovamente essere scortata via dai
dottori. Quando la porta si chiuse, il Conte andò nel panico.
Iniziò
a girare in tondo davanti alla porta, rimuginando su quale sarebbe
stata la reazione della sua amata nel vederlo.
“ Urlerà?
O forse si metterà a piangere? No, non dire così, anche se
rimanesse delusa, non lo darebbe a vedere. Certo che... non sarà una
bella sorpresa. Aprire gli occhi al mondo dopo così tanti anni e
ritrovarsi davanti me”
Passò
le ore così, con il cuore che si faceva sempre più peso.
L'unico
rumore ad interrompere il silenzio era il lievissimo frusciare del
mantello dell'Oscuro.
Poi
la porta si schiuse, rivelando diversi dottori che lo invitarono ad
entrare nella sala.
«Tutto
è andato per il meglio, Conte Blumiere. Sua moglie sta ancora
dormendo, si risveglierà tra circa mezz'ora. Si trova in un'altra
sala, laggiù in fondo»
Il
giovane uomo indicò la fine di un corridoio.
Il
Conte interruppe il medico prima che potesse aggiungere altro:
«Potrebbe
far sì che nessuno entri in quella stanza? Quando si sveglierà,
intendo...»
L'altro
sorrise:
«Ovviamente.
Per il momento, alcuni dottori si stanno accertando delle ultime
cose, ma presto se ne andranno. Tra una ventina di minuti la sala
sarà tutta vostra»
Detto
questo, se ne andò. Blumiere si diresse verso la porta che l'avrebbe
condotto dalla moglie, poi attese seduto su una delle sedie. Quel
giorno aveva deciso di indossare il suo completo più celebre: il
vestito con cui si era sposato. Certo, era anche quello che aveva
indossato il Conte Cenere, ma Farfalà non lo aveva mai visto. Lo
rendeva in qualche modo più... affascinante? Non sapeva neanche lui
perché aveva voluto indossare a tutti i costi quell'abito, ma ormai
lo aveva fatto e non poteva certamente tornare a casa per cambiarsi.
Ad un certo punto, vide una figura scivolargli vicino. Alzò lo
sguardo che aveva tenuto puntato verso terra ed incontrò gli occhi
del dottore che aveva spedito la lettera.
«Ho
sentito che è andato tutto bene!»
«Sì,
per fortuna...»
Il
dottore osservò la porta.
«Sei
tu la prima persona che vuole vedere, giusto?»
Blumiere
annuì lentamente. Il dottore si accorse della sua infelicità.
«Posso...
farle una domanda?»
«Certamente»
«Sua
moglie... quando vi siete incontrati, era già cieca o ha perso la
vista in seguito?»
Blumiere
sospirò:
«Lei
non mi ha mai visto...»
Ammise
sconsolato. Il dottore puntò lo sguardo al cielo, rimuginando su
come rispondere.
«Vede...
se sua moglie l'ha realmente amata con tutto il cuore, non credo che
il suo aspetto possa cambiare qualcosa. Io penso che lei sarà felice
di vederla»
Blumiere
continuò a non essere convinto.
«È
solo che... io non sono sicuro di... farle una buona impressione»
Il
dottore rimase in silenzio per qualche secondo, con gli occhi grigio
scuro fissi verso il Lord delle Tenebre.
«Non
credo che sua moglie la pensi allo stesso modo. In fondo, lo sa anche
lei, quello che realmente conta – si diede un paio di colpetti sul
cuore con l'indice– è qua dentro. Detto questo, arrivederla!»
E
se ne andò canticchiando allegramente. Blumiere rimase impalato per
diversi minuti, con una mano premuta sul cuore.
“Sì,
ha ragione... completamente ragione. Se Farfalà mi ama, non baderà
al mio aspetto. E lei mi ama”
Prima
di uscire, i medici si erano assicurati che il sole che filtrava
dalla finestra e dalle tende sottili non colpisse direttamente il
viso di lei. Dopo così tanti anni di tenebra, non sarebbe stato
salutare se la Lady fosse stata abbagliata subito dalla potente luce
del tardo mattino.
Iniziò
a svegliarsi, e la prima cosa che avvertì fu il tremendo sapore
dell'anestesia che le riempiva la bocca. Subito dopo, una marea di
pensieri la travolse: era andato tutto bene? Aveva realmente
funzionato per il meglio? Non era un sogno, poteva vedere? Ma
soprattutto... Blumiere? Blumiere era davvero convinto che lei
avrebbe temuto il suo aspetto? Effettivamente, dopo tutto quello che
suo marito le aveva detto, aveva iniziato a temere che il Lord fosse
effettivamente “orribile” come questo aveva ripetuto più volte.
Ma ogni volta che le tornavano in mente questi dubbi, li scacciava
senza tanti problemi. Sapeva che qualunque aspetto avesse avuto il
suo amato – anche il peggiore – non sarebbe cambiato niente se
non in meglio tra loro due. In quella settimana aveva riflettuto a
lungo sui timori del consorte, cercando di immedesimarsi nei suoi
panni. Si chiese se lei avrebbe ripetuto l'atto di nascondere la
lettera se si fosse trovata al suo posto. Con tutta probabilità
sarebbe andata così. Aveva cercato di pensare a come doveva essere
vivere con qualcuno che non poteva vederti, ed essere consapevoli di
avere un aspetto... poco bello.
“Comunque,
non devo più preoccuparmi. Oggi finalmente lo vedrò... potrò
guardarlo in faccia, per la prima volta nella mia vita!”
Una
gioia incontenibile prese il posto di tutti i timori.
Si
svegliò completamente – aveva rielaborato i dubbi nel dormi-veglia
– e la prima cosa che chiese, con una voce affannata, fu:
«Blumiere,
sei qui vero?»
«Certamente»
Il
tono era strozzato dall'agitazione, poteva avvertirlo chiaramente.
«E...
non c'è nessun altro, vero?»
«No,
tesoro. Solo io. Solo noi due»
Farfalà
si alzò leggermente, portandosi quasi seduta, con gran parte della
schiena appoggiata al cuscino. Aveva ancora la benda sugli occhi. Le
mani ancora intorpidite dall'anestesia andarono a cercare il nodo che
legava la fascia scura dietro la sua testa, ma Blumiere la fermò:
«A-aspetta
un attimo... ti prego, solo un secondo»
Farfalà
annuì, poi sorrise:
«Vuoi
dirmi qualcosa prima?»
Sentì
Blumiere arrancare nelle parole, cosa che non succedeva spesso.
«S-sì,
ecco... io... v-vorrei... erm... due cose. Devo... dirti due cose...»
Farfalà
attese in silenzio che trovasse le parole giuste.
«Per
prima cosa, vorrei chiederti di non... – “di non urlare quando mi
vedrai” avrebbe voluto dirle – insomma, cercare di non
spaventarti... se puoi... quando... cioè, anche se quello che tu
vedessi fosse... orripilante...»
«Blumiere
– lo interruppe lei gentilmente – non... non m'interessa se tu
sei “orripilante” come credi. Ti prometto che non mi spaventerò.
Insomma, non ho alcun motivo per farlo!»
Sentì
il marito sospirare. Poi questo riprese:
«E...
come seconda cosa...»
Silenzio.
Farfalà credette che lui stesse andando alla ricerca di altre
parole, ma prima che potesse ipotizzare qualunque altra cosa, sentì
la bocca di lui premere sulle sue labbra. In quell'istante, fu come
se il tempo si fosse fermato, come se l'intero mondo stesse
trattenendo il fiato. Farfalà non seppe il perché, ma provò questa
sensazione. Inoltre, non era mai riuscita a capire in che modo
Blumiere potesse baciare così bene nonostante la forma della
bocca... poco adatta ai baci, almeno verso gli Umani. Ma non se n'era
mai fatta un problema. Si abbandonò a quel momento quasi magico, che
durò diversi istanti. Poi Blumiere si staccò dolcemente.
«Ora
puoi aprire gli occhi»
Sussurrò
dal fondo del letto – o almeno così lei credeva – e Farfalà si
sfilò la benda. Schiuse lentamente le palpebre, e subito notò
qualcosa di diverso. Non era tutto completamente buio! Più che
altro... era grigio. Non riusciva a distinguere bene forme e colori,
con gli occhi socchiusi. Provò ad aprirli si più, ma la luce le
dette fastidio. Li richiuse di scatto. Luce. Aveva visto la luce!
Provò un altro paio di volte. Finalmente riuscì a mettere a fuoco.
Quasi non ci credeva! Il suo cuore esplodeva di gioia, e si portò le
mani alla bocca nel riuscire a vedere con chiarezza il letto in cui
si trovava. Poi distaccò le dita dalle labbra e si osservò il palmo
e il dorso di entrambe le mani. A ogni secondo, il suo cuore batteva
più forte. I colori si fecero più nitidi, la stanza adesso le
appariva inondata di luce, senza però darle fastidio. Chiuse e
riaprì gli occhi più volte, per constatare che non fosse tutto un
sogno, e non riuscì a trattenere un breve gridolino emozionato.
Sentì il suo cuore pompare sangue con più voga quando iniziò a
spostare il viso verso l'alto. Ecco. Era arrivato il momento. Alzò
lo sguardo e, precisamente di fronte a lei, con le mani serrate alle
sbarre ai piedi del lettino per l'agitazione, lo vide.
«B-blumiere...
s-sei tu?»
Il
Lord assunse un'espressione molto, molto abbattuta nel vedere la sua,
di espressione. Aprì la bocca più di una volta, come per dire
qualcosa, ma non ne uscì alcun suono. Respirava affannosamente –
il ritmo del respiro di un Oscuro superava quello di un Umano quando
era agitato, anche se normalmente era di gran lunga più lento – e
Farfalà rimase sorpresa nel vedere che sia occhi che bocca
dell'amato mutarono colore dal rosso scarlatto al celeste pallido:
«S-sì...
s-sono... s-sono io... sono io Blumiere...»
Rispose
alla fine, togliendosi il cappello, con una voce talmente sottile che
anche lei – e il suo udito formidabile – dovette sforzarsi per
afferrare la frase.
Pareva
sul punto di mettersi a piangere. Oh, certo, non lo avrebbe mai
fatto; un Conte come lui non si lasciava trascinare dalle emozioni
che potevano metterlo in imbarazzo con così tanta facilità. Ed
inoltre, sapeva con certezza che quello non era il momento per
piangere, dato che la moglie aveva appena riottenuto il dono della
vista.
Farfalà
rimase a guardarlo a bocca aperta, senza riuscire a formulare una
frase di senso compiuto. L'altro, che aveva abbassato lo sguardo, le
diede un'occhiata veloce e sospirò, sempre pianissimo:
«Sapevo
che avresti fatto quella faccia»
«B...
Blu... Blumiere... tu... sei...»
Cercò
di dar voce ai suoi sentimenti, mentre lui continuava a guardarla con
una faccia che chiedeva compassione.
Farfalà
non trovava le parole giuste. Come avrebbe potuto dirglielo? Le si
era gelato il sangue quando aveva incontrato i suoi occhi fiammanti,
aveva sentito il sudore congelarlesi addosso.
«S-sei...
insomma... io... credevo...»
«Ti
avevo avvertita»
Sussurrò
abbassando nuovamente la testa.
«N-no,
non intendevo... cioè...»
Provò
con un altra frase:
«Sei...
come... ti immaginavo... però... diverso... molto... molto più...»
Lui
piegò la testa da un lato con aria interrogativa.
«Insomma...
– Farfalà sentì un brivido caldo scenderle lungo la schiena, quei
brividi che solo le forti emozioni possono dare – io... apro gli
occhi... dopo tutto questo tempo... e... davanti... trovo l'amore
della mia vita... insomma, cioè... è... è una cosa...»
Senza
volerlo, le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance, e lei non
riusciva più a parlare tra un singhiozzo ed una risata confusa.
«Quello
che intendo è che... che tu sei... non m'interessa cosa possono
pensare o dire gli altri... per me sei... ugh, non ci riesco!»
Scoppiò
in un pianto dirotto, e Blumiere si sentì mancare. Ma nonostante
ciò, le scivolò vicino e se la strinse al petto, aspettando che le
passasse.
«Non
capisci? Per me... per me tu... sei bellissimo!»
Riuscì
a pronunciare, alla fine, mentre aveva le braccia al collo di lui.
Blumiere per poco non svenne.
“Sto
sognando... sto sognando! Sto sognando, non è reale!”
Eppure,
Farfalà era lì, attaccata a lui, e fino a prova contraria lui la
stava abbracciando.
Rimase
immobile come una statua, poi iniziò a tremare. Scosse la testa,
confuso.
«N...
no... non puoi dire questo... io... non... mi sarei mai aspettato che
tu... arrivassi al punto... di prendermi in giro, ecco...»
Farfalà
lo abbracciò con più forza.
«Ma
cosa stai dicendo? Sei... molto meglio di quanto mi hai fatto
credere! E poi, per me... per me sei stupendo, sul serio! Non...
riesco ad immaginare... qualcosa di meglio!»
“Il
miracolo dell'amore...”
Pensò
ancora incredulo. Si staccò un attimo dal suo abbraccio, e per un
lungo momento i due si guardarono negli occhi, finalmente. Blumiere
cercò una qualche forma di menzogna tra le iridi nuovamente
brillanti di lei, ma quello che trovò fu solo gioia infinita. Lui
non riusciva ancora a capacitarsi di quello che l'amata gli aveva
detto, ma senza saperlo un largo sorriso gli affiorò sulle...
labbra, e anche i suoi occhi iniziarono a lacrimare, mentre si
diceva:
“Non
è possibile, non è possibile, non è possibile! È troppo bello per
essere vero!”
Poi
d'istinto si gettò nuovamente addosso all'adorata, e i due amanti
iniziarono a scambiarsi i baci più dolci di tutta la loro vita.
Forse
passarono pochi secondi, forse passò un'ora, ma ad un certo punto
arrivò il dottore.
Blumiere
cercò di staccarsi, rosso in faccia, ma Farfalà lo trattenne
abbracciato a lei.
«Non
preoccupatevi, non state facendo niente di strano!»
Il
dottore rise di gusto, come sempre.
«Visto
che avevo ragione, caro il mio conte?»
Commentò
dopo aver finito di ridere, strizzando l'occhio al Lord.
«Sì,
è vero... – fu costretto ad ammettere lui, imbarazzato – sono
stato uno sciocco a pensare che Farfalà non mi avrebbe più amato
dopo aver visto cos'ero... non ho avuto fiducia in lei»
Farfalà
gli accarezzò il viso, sorridendo:
«Su,
Blumiere, era comprensibile. Forse anche io avrei avuto dei dubbi, ma
adesso sono pronta ad amarti addirittura il doppio di come facevo
prima!»
E
prima che lui potesse rispondere, lei gli si attaccò nuovamente alla
bocca.
Il
dottore stette a guardarli ridacchiando per diverso, poi sospirò,
quasi sconsolato:
«Oh,
be', è davvero una bella scena. Peccato che i sogni non possono
durare all'infinito...»
Blumiere
alzò lo sguardo, incredulo:
«Cos...
un sogno? No, aspetti...»
Ma
prima che potesse aggiungere altro, tutto attorno a lui fu
risucchiato da un vortice di ombre e luci, e la vista gli si
annebbiò...
Si
svegliò di soprassalto, madido di sudore. La stanza era illuminata
dal bagliore freddo della luna. Era notte fonda. Il Conte si portò
una mano sulla fronte sudata, rielaborando un attimo le idee.
“Solo
un sogno, certo”
Farfalà
mugolò al suo fianco.
«Perché
sei sveglio?»
Chiese
stropicciandosi un occhio, per poi guardarlo con occhi assonnati.
«Non
è successo niente, tesoro»
Lei
gli si avvicinò, appoggiando la testa sul suo petto, e cingendolo
con un braccio:
«Ormai
se n'è andato*, non devi agitarti...»
Blumiere
l'abbracciò a sua volta, immergendo la faccia nei soffici riccioli
oro-platino dell'amata.
«Non
era per quello, era solo un sogno...»
Da
quando si erano sposati, i coniugi avevano spesso avuto dei sogni
talmente realistici da sembrare veri. Solitamente erano cose strane,
a volte apparivano senza senso, ma la cosa più affascinante era che
tali sogni riflettevano i dubbi di entrambi e in qualche modo
ponevano una soluzione... negli ultimi tempi, infatti, il Lord si era
sentito un po' a disagio nel trovarsi fuori in pubblico assieme alla
moglie. Spesso sentiva su di sé tutti gli sguardi della gente, e la
cosa non era piacevole. Sapeva bene che a Farfalà non importava che
lui fosse un Oscuro dalla pelle blu, gli occhi rossi e il corpo per
metà quasi immateriale, ma gli sguardi torvi che gli venivano
riservati gli facevano dimenticare questi importanti particolari.
«Io
te l'ho sempre detto... non m'interessa cosa pensa la gente... ed ora
dormi, Blumiere»
A
quel punto, il Lord si chiese se sua moglie avesse imparato a
leggergli la mente o avesse fatto lo stesso sogno.
«Oh,
una cosa... – aggiunse Farfalà a occhi chiusi – ieri mi sono
dimenticata di dirti che quest'oggi verrà mia cugina a pranzo...te
la ricordi?»
Blumiere
non rispose, sperando che il sogno non avesse predetto anche la
discussione tra lui e Rosanne.
*Questa
storia si svolge poco dopo le vicende di Luigi Cacciafantasmi,
quindi, quando arriverò a scrivere della parte su Blumiere e
Farfalà, vedrete a chi mi sto riferendo!
**Perdonatemi,
nel capitolo precedente avevo messo un asterisco senza specificare a
cosa mi riferissi. Stavo parlando di Blumiere, da ragazzo, che
secondo me non è niente male. Insomma, basta guardare che bel ciuffo
di capelli che ha nel mio avatar :3
Commento
E
finalmente riesco a portare al termine questa storia! Sì, ve l'avevo
detto che la verità sarebbe arrivata alla fine... il nostro caro
Lord dell'Ombra stava solo sognando. Chiedo scusa per non essere
riuscita a pubblicare velocemente, ma l'ultimo capitolo ha impiegato
più tempo. Inoltre, è in questo che sono presenti alcune frasi
inventate dal mio amico (per lo più, la parte di Farfalà arrabbiata
e le battute del dottore), quindi un po' di merito va anche
all'utente SuperLuigiGalaxy.
Vi
è piaciuta, nonostante la sua stranezza? Io ci ho messo il cuore...
lascio a voi il giudizio!
Un
saluto da Debby_Gatta_The_Best
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