distance

di porcozain
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Lista capitoli:
Capitolo 2: *** capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 2
*** capitolo 1. ***


c'é una parola che fa paura.
la distanza. 
Si, fa paura. 
O almeno, a me fa paura. 
Immaginate che la persona che amiate stia distante tanti kilometri da voi. 
Fa paura vero? 
La distanza é una bestia orribile, la si può sconfiggere, si, ma soltanto se si ha determinazione e il coraggio di lottare, se non si ha questa due qualitá, non si va da nessuna parte. 
La distanza, per i più deboli, fa stare male, ma soprattutto, per questi, la distanza uccide. 



Sono una ragazza che é molto legata alla famiglia, diciamo che quando ho un problema, posso fidarmi di loro.
Ma soltanto di mia madre, lei riesce veramente a capirmi, non sempre però. Mio padre? no, mio padre è un cretino, non capirebbe mai nulla. Parliamoci chiaro; se ho il ciclo, non posso lamentarmi da mio padre e se ho problemi di cuore nemmeno, perché sappiamo tutti che i papá sono molto gelosi delle figlie.
La sua classica risposta sarebbe «ma Alice, sei ancora troppo piccola per avere un ragazzo».
Piccola? ho sedici anni, ci sono ragazze che hanno giá perso la verginità e io non ho nemmeno dato il primo bacio, ma sorvoliamo.
Molto meglio ricorrere alla cara mammina.
Ho il privilegio di essere figlia singola, non ho nessuno che mi rompe i coglioni. Sono davvero fortunata. Però ho sempre desiderato un fratello maggiore che mi proteggesse, ma non si può avere tutto dalla vita, purtroppo.
Sono nata in America, ma i miei nonni sono italiani.
Abbiamo sempre trovato l'Italia un posto bellissimo, voglio dire: la cultura, la lingua, i ragazzi carini, ma la cosa più importante, il cibo.
Quindi ci siamo trasferiti a Roma, da circa dodici anni, quando avevo soltanto quattro anni.
So molto bene l'italiano, l'americano no, solo poca roba, mentre i miei si.




“Amore..svegliati” Ero ancora mezza intontita da non capire di chi fosse quella voce.
“Alice” Mi strofinai gli occhi e li aprii leggermente, la luce che proveniva dalla finestra mi provocava un fastidio tremendo.
Misi finalmente a fuoco, era mia madre.
“Mamma” mugolai “é estate, perché mi hai svegliata?” mi sistemai il cuscino per poi ributtarmici con la testa sopra.“e poi che ore sono?”
“Io esco con tuo padre, andiamo a fare un giro in centro, vuoi venire con noi?e comunque sono le nove e mezza” mi accarezzò i capelli
“No” sbadigliai “ preferisco stare a casa” finii
“Va bene, allora non aprire a nessuno” mi fece mentre se ne andò dalla mia camera
“No, mamma” sospirai.
Era la solita frase che mi diceva, «non aprire a nessuno», ma ti pare che apro ad uno sconosciuto?

Sentii la porta chiudersi, se ne erano andati.
Molto lentamente scostai le coperte e mi alzai dal letto, infilai le mie ciabatte e mi collegai al computer che stava sulla scrivania. Mentre scorrevo la home di facebook, sentii un 'bibip'.
Mi era arrivato un messaggio:

Ali, non immagini cosa mi sia successo, rispondi immediatamente
Da Chiara

Chiara era la mia migliore amica. subito gli risposi.
Cosa? sputa il rospo.

Sono andata a letto con Mattia

Che cosa?? stai scherzando?

No, sto dicendo la veritá

Quindi, non sei più vergine?

Quanto sei tonta ali, se ci ho scopato certo che non sono più vergine.

E come é stato?

É stato bellissimo, non puoi capire.


Certo, io non potevo capire, ero ancora vergine. Tutte quelle della mia etá non lo erano più, non che non lo volessi essere anche io, ma mi sentivo anormale.
Forse loro erano anormali.
Forse dovevo essere meno timida, più sicura di me.
Forse non lo so.
Dopo qualche ora i miei ritornarono a casa. Io ero sul divano a guardare il mio programma preferito, america's next top model.
“Allora, comprato qualcosa di bello?” girai la testa verso di loro
“No, tuo padre è un tirchio, come al solito” se lo guardò male
“Quella borsa costava un patrimonio” la guardò sbalordito.
soffocai una risatina.
“Ah, Alice” iniziò “tua zia ci ha invitate al paese dove sono ora per le vacanze, ci andiamo domani, ci stiamo per qualche giorno, ora non ricordo bene come si chiama” si mise una mano in testa “ti divertirai, ci sono i tuoi cugini e un sacco di ragazzi della tua etá” continuò
“ragazzi?” sbuffai
“Si, sarebbe anche ora che ti trovassi un ragazzo, no?”
mio padre se la stava mangiando viva
“No!” mi uscii spontaneamente “cioè, mamma sono fatti miei”incrociai le braccia al petto
“Cara, é ancora una bambina..” le mise una mano sulla spalla.
okay, in questo momento odiavo sia mia madre che mio padre.
“primo, non sono una bambina e secondo, non ho ancora trovato l'amore della mia vita, quindi, mamma non mettermi fretta"
“Hai ragione tesoro, scusami” le sue scuse erano sincere, risi e accettai le sue scuse

THE DAY AFTER


“Elena, hai preso tutto quanto?” disse papá mentre caricò le valigie in macchina
“Si” rispose mia madre mentre entrò nella macchina. Io ero giá nel sedile posteriore.
Non mi andava affatto di affrontare tre ore di macchina, per andare in uno stupido paese.
“hai preso la mia schiuma da barba?” chiese mio padre
“Si tesoro, ho preso tutto quanto, ora entra in macchina e andiamo” disse esasperata
“mi fido allora” papá saltò in macchina e mise in moto.
Poggiai le cuffiette nelle mio orecchie e partì la mia canzone preferita.
Guardai tutto il tempo fuori il finestrino.
Mi vergognavo. «non voglio fare amicizia con nessuno», pensai.
Non mi sentivo a mio agio. Non sono come le altre ragazze. «sicuramente saranno stronzi come tutti i ragazzi del mondo. Forse mi sto facendo troppi complessi, ma sono così. Aiuto, mi tremano le mani. Io non voglio andarci, voglio ritornare a casa» Queste ore passarono più veloci del previsto. Scesi dalla macchina barcollando. I miei erano giá andati a salutare mia zia. Io stavo quasi per vomitare. Non sopporto affatto la macchina. “Sono arrivati!” urlò zia per avvertire i miei cugini.
Vennero poi a salutarci tutti.
Mentre li salutavo abbozzai qualche sorriso. In realtá ero ancora mezza rincoglionita a causa delle ore passate in macchina.
“Tesoro, vuoi un bicchiere d'acqua? sei un po' pallida”
“Si, ineffetti non mi sento molto bene” mi faceva male la testa.
Mia mamma iniziò a preoccuparsi un po'.
“Ti senti male?” chiese mio padre


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spazio autrice

Salve a tutte ragazze.

Questa è la mia prima storia.

No, in realtà non è la prima, ma le altre non le ho mai finite, questa la finirò, promesso.
Spero comunque che vi piaccia.
Lo so che i nomi sono italiani e la storia è ambientata in Italia, ma ho provato a cambiare.
Continuerò molto presto, se avete domande sono qui @porcozain ( twitter ), mi chiamo Francesca.
Un bacio, e grazie a tutte quelle che hanno letto la mia storia! 

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Capitolo 3
*** capitolo 2. ***


“No, papá, troppe ore di macchina” poggiai una mano in fronte.
Mentre papá continuava a farmi centinaia di domande, io osservai il paese dove mi trovavo.
Le case erano malandate e un po' storte e il terreno consumato, chissá quanto tempo passavano a giocarci.
Al centro del minuscolo paese, c'era una piccola piazzetta, con una fontana al centro, che però non spruzzava acqua.
Era rotta. C'erano anche un gruppo di ragazzi, seduti su una panchina, appiccicati gli uni agli altri.
Erano sicuramente i ragazzi di cui mi parlava mia madre, nonchè amici di mio cugino.
“Vienite dentro, vi faccio vedere la casa” disse zia facendoci segno di entrare. Notai subito il caldo che faceva. Certo, anche dove vivevo io faceva caldo, ma qui era veramente insopportabile.
“Questo è l'ingresso” ci mostrò era davvero piccolo, ma non importava, mi ci sarei abitutata. c'era un piccolo corridoio che portava al salone, lì un tavolo con sopra dei fiori. A fianco una porta, la cucina. I mobili erano rovinati e graffiati, Il tetto anche e il pavimento era un po' sporco.
“Ali, vuoi vedere la tua camera?” chiese mio cugino Andrea ad un certo punto.
“Si” mi fece cenno di seguirlo. Salii i gradini delle scale di legno. Queste erano malaticcie e ogni passo provocava un cigolio, credevo potessero crollare da un momento all'altro.
Arrivati al piano di sopra mi indicò la porta e con passo veloce mi catapultai nella mia nuova camera. Non era così orribile come immaginavo. C'era un letto, un comodino e una scrivania con sopra una lampada. Le pareti erano marroni. Forse serviva un po' piú di vita, magari avrei potuto pitturarle, ma poi pensai che ci sarei dovuta stare solo pochi giorni e non ne valeva la pena.
“Allora come ti sembra?” si appoggiò alla porta
“É carina. C'è il minimo indispensabile” sorrisi buttandomi sul letto
“Dopo se ti va ti presento i miei amici” continuò L'ansia si faceva sentire. Non so perché ero ansiosa quando si parlava di ragazzi. Non so perché avevo paura.
“v-va bene..” dissi quasi sussurrando
“Dovresti sistemare i bagagli” mi fece notare
“Oh, si, adesso vado a prenderli” scattai in piedi e andai di sotto, anche lui mi seguii, ma andò in piazza dai suoi amici, insieme ad Arianna, mia cugina. Aprii il portabagli della macchina. La valigia pesava talmente tanto che cadde per terra, con aria imbranata la tirai su e con tutta la forza che avevo cercai di portarla dentro casa. camminai a gambe larghe e la valigia in mezzo per sollevarla, stavo letteralmente litigando con la valigia. Mi sentivo osservata. Si, quei ragazzi mi stavano guardando. Non ne ero sicura perché non ci vedevo da lontano. Sentii delle risatine.
«Sto facendo una figura di merda colossale» pensai.
«Come al solito mi faccio troppi complessi» Dopo un po' riuscii finalmente a portarla in camera mia. Salire le scale era stato ancor più complicato, ma ce l'avevo fatta. Sistemai tutti i miei vestiti, le mie mutande, i miei reggiseni e anche alcuni assorbenti. Si, potevano venirmi le mestruazioni da un momento all'altro. Sistemai presto tutto quanto.
«Okay, adesso scendo e vado a presentarmi. Stai calma. Non fare come al solito che rovini tutto con la tua timidezza. Sii una ragazza normale» respirai profondamente e dopo scesi di sotto.
Arianna e Andrea erano giá li con loro in piazza, a parlare, credo. Arianna corse verso di me, con stampato in faccia un sorriso enorme

“Ali, perché non vieni? non vedono l'ora di conoscerti..” sorrise Diventai presto tutta rossa.

“Perchè vogliono conoscermi?” iniziai a mordere nervosamente il labbro inferiore.
“Perchè Andrea gli ha parlato molto bene di te e allora vogliono vederti”
“E che cosa gli ha detto?" il mio cuore accellerò i battiti
“Ha detto che sei la cugina più bella del mondo” rise “Dai vieni” mi prese per la mano e mi trascinò in piazza.
«Alice, ce la puoi fare. Non devi tremare.» “Lei è Alice” si rivolse ai ragazzi seduti sulla panchina.
“Ciao” dissi timidamente Tutti erano molto carini esteticamente, ma ce ne era uno che era la fine del mondo.
Aveva la canottiera, Abbastanza muscoloso, Abbronzato, Occhi verdi e capelli castano chiaro. Era mozzafiato.
Questo fece aumentare il mio imbarazzo.
“Io sono Daniel” fece lui dandomi la mano La sua voce era così sensuale che mi fece sgliogliere. La mia mano in confronto alla sua era minuscola.
“Che mano piccola” sorrise Le mie guance erano in fiamme. «Riprenditi, cazzo alice»
“Io sono Lorenzo, piacere di conoscerti” sorrise gentile.
“Piacere, Marco” fece un altro, anche lui sorridente.
“Bene, ora che vi conoscete possiamo anche giocare a calcio, che ne dite?” disse mio cugino.
“Ma anche no, noi due restiamo qui a vedervi giocare, eh Ali?”
“Si” dissi sedendomi sulla panchina.
“Siete delle femminucce” disse daniel prendendo il pallone in mano
“Ma noi siamo femminucce” risposi ridendo. Rise anche lui.
Mentre i maschi giocavano a pallone, Arianna non faceva altro che studiarmi.
“Dimmi chi ti piace” se ne uscì lei
“Che cosa?” chiesi imbarazzata
“Dimmi chi ti piace” ripetè
“É per questo che mi fissavi?”
“Dai rispondi!” insistè
“Nessuno”
“Dai, ti piace Lorenzo?” La stavo detestando in quel momento.
“Lorenzo? ma se non mi ricordo nemmeno chi è fra quei tre”
“É quello lì!” me lo indicò
“Sembra carino, ma niente di più”
“E Daniel?” chiese curiosa
“Si, anche lui
“Perchè lui lo ricordi e Lorenzo no?”
“Smettila, non mi piace nessuno” dissi spazientita
“Va bene, ma poi me lo dirai?”
“Se serve a farti stare zitta allora si” risi I maschi avevano finito di giocare a calcio.
Ci mettemmo seduti sotto ad un albero a parlare, perfino lì si moriva di caldo.
“Che ne dite se faccessimo il gioco della bottiglia?” chiese Arianna.
No, il gioco della bottiglia? il gioco dove devi fare obblighi assolutamente assurdi e svelare verità che non saranno verità ma sempre bugie?No grazie.
“Si dai” disse Andrea.
Tutti vollero giocare. A quel punto dovetti accettare per forza.
Arianna entrò dentro casa e prese la prima bottiglia vuota che le capitò davanti e tornò da noi.
“Giro io” disse lei. Fece girare la bottiglia e la punta si fermò indicando Lorenzo.
“Obbligo o veritá?” chiese lei tutta euforica
“Verità” rispose rassegnato
“Mh, vediamo” pensò alla domanda da fare
“Sei ancora vergine?” sorrise maliziosamente
“No” rispose “Ora tocca a me a girare” prese la bottiglia.
“Aspetta, con chi l'hai fatto?” chiese Arianna
“Hey, due domande non valgono, ora tocca a me” girò la bottiglia.
Capitò Arianna.
“Obbligo” rispose lei senza bisogno che Lorenzo gli facesse la domanda.
“Ti obbligo a baciare con la lingua marco” ridemmo tutti, anche io.
“Va bene” Non si fece molti problemi, io al suo posto avrei detto di no.
Arianna baciò Marco per circa un minuto. Vedevo le loro lingue danzare insieme dentro la loro bocca. Marco le posò una mano sul fianco. Si stavano davvero divertendo.
“Quei due non si staccano più” disse daniel. Ridemmo tutti.
Arianna si staccò finalmente da Marco. Marco aveva tutto il suo rossetto sulle labbra.
“Okay, tocca di nuovo a me” girò la bottiglia.
Capitò Daniel. mia cugina mi guardò maliziosamente. Giá sapevo cosa stava per fare.
“Obbligo o veritá?” chiese lei
“Obbligo” rispose lui a braccia conserte.
“Bene, ti obbligo di stenderti sopra ad Alice e baciarla”
“Che cosa?!” mi uscii spontaneamente.
“Non vuoi farlo Al?” mi chiese Daniel, anche lui con quel sorrisino stampato in faccia.
Mi aveva chiamata Al. Nessuno mi aveva mai chiamata Al. Mi aveva appena dato un soprannome.
“Se non te lo lasci fare sei eliminata” si mise in mezzo Andrea.
“Che fifona che sei” mi punzecchiò. Io non sono fifona. Dovetti accettare per non risultare antipatica.
E io non volevo risultare antipatica.
Daniel si stese lentamente sopra di me. Ero agitatissima. Il mio cuore accellerò e credo che lui se ne fosse accorto. Mi irrigidì tantissimo. E anche di quello si accorse. Aveva addosso un profumo buonissimo. Incrociai il suo sguardo. Aveva il viso a pochi centimetri dal mio. Aveva gli occhi verdissimi. Era bellissimo. Sentii gli altri ridere, ma in quel momento mi ero persa nei suoi occhi. Fece molta attenzione a non pesarmi troppo, infatti si appoggiò con le braccia muscolose a terra, vicino al mio viso. Mi sentivo impotente sotto di lui.
“Non essere agitata” mi sussurrò all'orrecchio, in modo che potessi sentire soltanto io.
“Sei bella” continuò. A quelle parole diventai tutta rossa. Fece un sorriso malizioso e poi le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle mie. Erano morbide. Calde. Sapevano di un sapore buonissimo. Dopo non molto si staccò. Mi sorrise di nuovo e si tirò su. Anche io mi tirai su. Era stato bellissimo. A dir poco bellissimo.



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spazio autrice

salve a tutte, questo è il secondo capitolo della mia storia.
Spero lo seguiate in tante, ma spero soprattutto che vi piaccia.
Se avete domande sono su twitter @porcozain :)
Grazie a tutte

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


La mattina mi svegliai tardi.
Vidi la sveglia, erano le dieci. Mi alzai, ancora scombussolata.
Mi affacciai alla finestra, da lì riuscivo a vedere la piazza.
C'era solo daniel mentre scalciava il pallone. mi vestii in fretta.
Andai di sotto a fare colazione con latte e biscotti.
Appena finito di mangiare andai a lavarmi i denti e lo raggiunsi in piazza. mi torturai nervosamente le mani.
“Dove sono gli altri?” sbadigliai
“Al, buongiorno” fece un sorriso enorme
“sono andati a casa di Lorenzo” mise la palla sotto il braccio e si avvicinò a me
“Bene, andiamo anche noi?”
“Veramente volevo passare un po' di tempo con te.” si passò una mano sui capelli.
Era così bello, dio.
“C-che cosa? con m-me?” mi mordicchiai il labbro inferiore
“Sei così bella” mi sussurrò all'orecchio mi irrigidì a quelle parole.
“Dove vuoi arrivare?” ero così piccola e impotente rispetto a lui.
“Voglio baciarti di nuovo, come la prima volta” sorrise guardandomi le labbra
“Sei come tutti gli altri” dissi delusa
“Al, non sono un coglione, puoi fidarti di me” mi accarezzò dolcemente la guancia
“Vuoi soltanto portarmi a letto” mi allontanai da lui
“No, io ti voglio” poggio le sue mani sui miei fianchi e mi tirò verso di lui.
“P-perchè?”
“Sei adorabile” fece il suo solito sorriso malizioso
“Come fai ad essere così sicuro che io ti voglia?” corrugai le sopracciglia
“Perchè sento il tuo cuore battere all'impazzata. Proprio adesso.” sorrise.
Mi staccai velocemente da lui. “Senti, i-io non so cosa tu abbia in mente” sospirai “ma lasciami stare, perchè ho capito benissimo il tuo giochetto”
“Quale giochetto, piccola?”
“Stai filtrando con me” incrociai le braccia
“E sta funzionando?” si avvicinò lentamente a me, con il suo sorrisetto e i suoi occhi verdi penetranti.
Eravamo faccia a faccia.
“c-credo di si...” stavo per svenire
Era soddisfatto dell'effetto che la vicinanza mi stava creando.
“Cosa hai detto?” Sorrise ancora
“Che sei bravo a filtrare” dissi guarandomi le scarpe.
“guardami” mi tirò su il mento con la mano.
Le nostre labbra si toccarono. Stava aspettando questo e io ero caduta nella sua trappola, che stupida.
Fece entrare la sua lingua.
Feci dei mugolii, come per protesta, ma lui non si fermava. Mi lasciai andare e devo dire che non era male.
Le sue labbra erano così belle.
le sue mani erano sempre sui miei fianchi e a me mancava quasi il respiro.
Si staccò da me e fece un sorriso più che soddisfatto, io invece non sapevo se aver fatto la cosa giusta o non.
“baci una favola Al” disse cingendomi la vita.
arrossii senza rispondere.
“Hai mandato via tu gli altri? per baciarmi, non è così?”
“Non sei per niente stupida Al” ridemmo insieme
“sei così sexy che non immagini” mi toccò i capelli.
Odiavo quando diceva una cosa del genere perché non sapevo cosa rispondere, ma alla fine era bello sentirlo dire dalla bocca degli altri.
abbozzai semplicemente un sorriso.
“No!” mi allontanai da lui.
Non riusciva bene a capire cosa stessi facendo
“Tra noi non può funzionare” dissi pensando a tante cose
“Spiegami il perché.” serrò la grande mascella.
Vidi la sua rabbia aumentare sempre di più.
“I-io devo ritornare a casa mia.. fra pochi giorni!”esclamai
“No, tu starai con me” si avvicino dandomi un bacio sulle labbra.
Non potevo andare via, lui era tutto quello che ho sempre desiderato, ora potevo essere uguale a tutte le altre e non quella asociale senza ragazzo.
“M-ma come faccio con i miei genitori?”
“Non mi importa quello che diranno, ormai sei roba mia” sorrise lasciandomi un altro dolce e caldo bacio.
Entrai dentro casa.
Avevo intenzione di parlare con i miei genitori di tutta questa situazione.
Mamma stava parlando con mia zia, seduta su una sdraia mentre fumava l'ultima sigaretta del pacchetto.
“Posso parlare con mia madre?” chiesi a mia zia
“Oh tesoro, certo..” si alzò “io vado in cucina, se vi serve qualcosa sono lì..” ci lasciò sole.
Mi sedei vicino a mia madre, presi fiato prima di parlare.
Mi sembrava una pazzia quello che stavo per fare, non avrebbe funzionato, ma Daniel mi piaceva, mi piaceva da morire.
Mamma non avrebbe capito, lo so, è dura come un sasso.
“È successo qualcosa Ali?” mi guardò preoccupata.
“No..” giocherellai nervosamente con le mie mani
“Volevo dirti una cosa importante” continuai
“Certo, dimmi”
“I-io..io e Daniel stiamo insieme.. credo” la guardai
“Sul serio? Che bella notizia! mia figlia si è fidanzata!” urlò di gioia “sono così felice per te” finii
“Si.. ma io devo ritornare a casa e non lo rivedrò più..” guardai in basso amareggiata.
Anche lei realizzò che non avrebbe potuto funzionare.
“Tesoro, mi dispiace così tanto..” mi accarezzò la guancia
“Volevo chiederti se potevo rimanere qui.. per un po' di tempo” sperai che dicesse di si
“Quanto tempo?”
“Fino alla fine delle vacanze.. non manca molto, ma mi basta”
Stranamente mia madre accettò, ne parlò anche con mio padre e anche lui disse di si.
Erano disposti a partire senza di me, ma avevano obbligato mia zia a tenermi sempre d'occhio.
Ero al settimo cielo, non vedevo l'ora di dirlo a Daniel.
Corsi da lui in piazza e lo abbracciai così tanto da fargli mancare il fiato.
“Porca puttana Al, che bello” mi tempestò di baci.




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spazio autrice
grazie a tutte quelle che stanno seguendo la mia storia.

So che questo capitolo è più corto degli altri e anche meno bello, ma il prossimo sarà molto meglio, promesso.
Comunque se avete domande potete contattarmi qui :
TWITTER @porcozain 

GRAZIE!

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