fire in the darkness

di sam_di_angelo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Confusione ***
Capitolo 2: *** Ferite ***
Capitolo 3: *** Imprevisti ***



Capitolo 1
*** Confusione ***


-Devo ammettere che sto per impazzire.- Disse Leo, mentre scarabocchiava in fretta su un foglio il progetto di un sottomarino. 
-Secondo me è qui l'errore.- Constatò il figlio di Ade, spostando le sue dita magre con l'anello a forma di teschio su un punto preciso del foglio.
Leo si accigliò, controllando il presunto errore individuato da Nico, e... ed era proprio così.
-Come hai fatto a capirlo?- Lo guardò negli occhi Leo, per poi tornare a cancellare il pezzo errato con la gomma. 
-Non sono mica stupido Valdez.- Sbuffò Nico, appoggiandosi con aria spavalda a braccia conserte alla scrivania.
-Come va con Percy?- Chiese Leo con disinvoltura mentre rimediava disegnando il pezzo mancante.
Nico per poco non si affogò, e iniziò a tossire, agitato.
-Ehm...io...beh...- Si passò una mano sulla nuca, fino alla fronte, passando nei capelli neri come l'inchiostro.
Era un gesto che incuriosiva Leo, dava l'impressione di voler allungare i capelli in modo da coprirsi il viso, era strano, non lo sapeva spiegare... Non era male il ragazzo, a parte forse l'aspetto macabro e inquietante, si era rivelato spesso un ragazzo simpatico ma triste.
-Non va affatto bene, ci ho messo una pietra sopra. Anzi, ci ho costruito un tempio.-
Quell'affermazione scatenò un formicolio nel petto di Leo, come se fosse felice. Ma no...
-Mh, bene.-
-Mh, bene?- Ripeté Nico, a mo' di domanda, ritornando a braccia conserte.
-Eh si, perché, no, cioè sì, io non, tu sei...argh.- La matita scivolò via dalla mano sudata di Leo e improvvisamente lui si sentì nervoso.
-Cosa? Leo, stai bene?- Nico si avvicinò con aria curiosa, e le guance di Leo presero fuoco.
Fece appena in tempo a spegnersi l'indice prima di bruciare tutto il progetto del sottomarino.
-Si, è tutto okay.- Disse, cercando di distrarsi giocherellando con i pezzettini di gomma, e di non badare al battito cardiaco, e al cuore che rimbombava nel petto come un tamburo.
-Sai Nico...- Iniziò Leo.
-Abbiamo molte cose in comune.- Giocherellava ancora con i pezzetti di gomma. 
-Tu non mi conosci Valdez, eppure mi conosci meglio di chiunque altro.- Il figlio di Ade si alzò con uno slancio, e uscì, con la sua andatura nera e spettrale. 
Leo si trattenne, frenando l'impulso di afferrarlo per la maglietta e chiedere spiegazioni.
"Tu non mi conosci Valdez, eppure mi conosci meglio di chiunque altro." Cosa vuol dire mai?
Pensò Leo. Il cuore è l'unica macchina che non si può comandare, niente leve, niente pulsanti, e questo seccava Leo, parecchio, perché ormai in presenza di Nico i meccanismi del suo cuore mandavano delle scintille pazzesche mentre sfregavano a tutta forza, dandogli la sensazione di trovarsi nel motore attivo di una macchina. Non aveva idea del perché o di come aggiustarlo. Era turbato il figlio di Efesto, e da due giorni non riusciva a chiudere occhio.
Si alzò, più o meno a mezza notte, seduto sul letto. Iniziò a parlare, come faceva spesso, ma non era solo, era con sua madre.
-Mamma, cosa mi succede? Cosa devo fare? Non ci capisco più niente, i miei sentimenti, o quelle stupide parole, sono un progetto troppo complicato persino per me!- Scalciò via le coperte con frustrazione, sentendosi come un bambino che fa i capricci. Di tutta risposta un filo di vento freddo gli scivolò sulla guancia. La porta però era chiusa. Leo si vestì in fretta e uscì chiudendosi la porta della cabina alle spalle. Seguì quella dolce corrente fresca, fino al lago del canottaggio. Si fermò di colpo e si nascose sull'albero. 
-Non lo so Bianca, è tutto difficile, Percy, Leo, è un groviglio di fili la mia vita che non si scioglierà mai...- Nico si lasciò cadere lungo un tronco a pochi metri dal nascondiglio di Leo.
Lui, parlava con Bianca...
-Nico.- Per poco Nico non cadde nell'acqua nera del lago per lo spavento.
-L-Leo! Cosa vuoi? Stavo cadend...Ci è mancato così poco!- Nico si mise una mano sul petto e iniziò a respirare come avesse inalato un incendio intero di fumo.
Leo sorrise divertito.
-Valdez! Ti scateno tutti gli Inferi contro!- Nico sbraitava come una vecchietta infuriata, e fu difficile resistere. Allora Leo iniziò a ridere di gusto,reggendosi la pancia con le mano, ma si zittì immediatamente nel momento in cui si sentì un'arpia gracchiare, e una luce avvicinarsi.
-Ci uccidono.- Leo prese Nico per il colletto, alzandolo di peso, per poi trascinarlo via per la manica, mentre continuava ad inciampare fra le foglie.

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Capitolo 2
*** Ferite ***


-Valdez! Ti scateno tutti gli Inferi contro!- Nico sbraitava come una vecchietta infuriata, e fu difficile resistere. Allora Leo iniziò a ridere di gusto, reggendosi la pancia con la mano, ma si zittì immediatamente nel momento in cui si sentì un'arpia gracchiare, e una luce avvicinarsi. -Ci uccidono.- Leo prese Nico per il colletto, alzandolo di peso, per poi trascinarlo via per la manica, mentre continuava ad inciampare fra le foglie. -Muoviti Nico!- -Cado Valdez!- Nico aveva un laccio slacciato, ma non poteva di certo fermarsi. Non faceva altro che inciampare, e la luce delle arpie si avvicinava. Leo si fermò di colpo e si issò Nico sulle spalle. -Leo! Giuro che io ti...!- -Sta zitto!- Arrivarono sulla spiaggia. Le arpie gracchiavano infuriate. L'unica via di scampo era buttarsi nell'acqua. -Ci dobbiamo buttare.- Affermò Leo mentre si fermava di colpo, lasciando cadere Nico. Il tono della sua voce era più per auto-convincersi che l'acqua non lo avrebbe spaventato come al solito. Nico rabbrividì. -Di certo non mi butto! Siamo a Novembre idiot...- Non fece tempo a finire che Leo aveva già attraversato mezza spiaggia, e lo trascinava convinto. Era deciso a scontrarsi contro le onde nere e scure. Era più una sfida personale, ma non voleva comunque che Nico fosse scoperto. Si bloccò ad un passo dalla riva. -Non ce la faccio.- La presa al braccio di Nico si annullò. -Per di qua.- Nico tirò Leo verso uno scoglio. -Non so se è sicuro che non ci vedano.- Farfugliava. Si abbassarono dietro lo scoglio. Faceva un freddo tremendo, ma dopo alcuni minuti le arpie rinunciarono a cercare. -Vorrei tanto strangolarti Leo.- Affermò Nico stringendosi nella sua giacca nera. -Ho le mani come due ghiaccioli.- Il viso di Nico era pallido, più del solito, imbronciato e i capelli neri erano scompigliati dal vento freddo. Era carino. Sembrava un pulcino nero e arrabbiato. Leo agì senza pensare e prese le mani di Nico fra le sue. -Leo.- Nico aveva adesso delle leggere macchie rosee sulle guance e lo guardava con gli occhi spalancati. -E se non riesci a controllarti?- Leo si concentrò e iniziò ad evocare il fuoco, poi lo bloccò, non lo fece uscire. Nico smise di tremare. Leo avvertiva le mani di Nico farsi via via tiepide, poi calde, e il volto diventare meno pallido, l'espressione addolcirsi un po'. -Grazie Valdez.- Nico teneva gli occhi bassi, come se quella situazione lo mettesse a disagio. Leo si sentiva strano. Avrebbe fatto lo stesso anche per scaldare Piper, o Jason, ma una strana e sconosciuta sensazione salì dalle dita che sfioravano la pelle bianca di Nico, fino ad arrivare al petto, calda e spietata. -Leo...- Leo teneva gli occhi sulle loro mani, imbambolato. -Leo...- -Leo!- Nico tirò via le mani e si alzò, togliendosi goffamente la sabbia dai jeans neri. Leo lo guardò allontanarsi verso il Campo a passo spedito, sbattendo i piedi sulla sabbia. Quel gesto lo aveva ferito. Non sapeva il perché ma si sentiva non arrabbiato, si sentiva strappato a metà e poi calpestato. Si guardò le mani scure, ormai fredde. Si rialzò e tornò verso la sua cabina stringendosi nella giacca, sconsolato e con un nuovo dolore al petto, all'altezza del cuore. Il giorno dopo nessuno vide Nico aggirarsi per il Campo come faceva di solito. Leo lo cercò con gli occhi, mentre era al poligono di tiro con l'arco, vicino al muro dell'arrampicata, ma non c'era da nessuna parte. Hazel lo raggiunse impettita mentre Leo cercava Nico vicino al lago del canottaggio. -Leo, hai visto Nico?- Leo sobbalzò, non avendo notato prima la figlia di Plutone. -No...non l'ho visto.- -Se lo prendo lo mangio vivo. Oggi aveva promesso di portarmi a mangiare una pizza nel nostro ristorante preferito, per stare un po' insieme. Avevo anche ottenuto il permesso di Chirone! Ma dove si è cacciato?!- Leo normalmente avrebbe risposto alla ragazza, trattandosi di una persona davvero speciale: "non ti preoccupare, al ristorante ti ci porta il fantastico Bad boy Leo!" E avrebbe sfoderato il suo sorriso sexy. Ma rimase immobile e privo di espressione a guardare la riva del lago, con le pietre tonde e l'acqua limpida che... -Leo!- Leo si risvegliò dal sonno momentaneo, riportato a galla dalla voce di Hazel che urlava. -Ti aiuto a cercarlo.- Disse Leo sorridendo come faceva sempre. E si incamminarono insieme alla ricerca del pallido e spettrale figlio di Ade.

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Capitolo 3
*** Imprevisti ***


Leo si svegliò la mattina successiva di scatto seduto sul letto, tutto sudato, e con le mani fredde. Se le strinse al petto, ed erano ghiacciate. Che incubo orribile, pensò il ragazzo.
-Cosa mi succede?- Leo uscì fuori dalla cabina in fretta e furia. Era mattina presto, il sole filtrava fra gli alberi. Corse per la strada a perdi fiato e si chiuse nelle fucine della casa di Efesto. Si sedette lentamente sul pavimento. Si concentrò con tutta la sua forza, guardandosi la mano aperta, aspettando che la fiammella spuntasse danzante fra le dita. Uscì subito dalle fucine come un fulmine. Aveva il cuore in gola e sudava da morire. Spalancò la porta ed entrò all'improvviso.
-Dov'é Annabeth?Ho bisogno di Annabeth!- Ci fu un trambusto esagerato, infatti Leo si rimproverò per aver urlato così. Da un letto della cabina di Atena si alzò a sedere la riccia con la lunga chioma dorata. Leo si avvicinò. Lei si stropicciò gli occhi grigi e assonnati.
-Che c'è Leo?- Sbadigliò.
-Mi è successa una cosa terribile Annabeth. Terribile.- Si avvicinò all'orecchio della Semidea e le disse piano: Non riesco più ad evocare il fuoco.
-COSA?!- Leo sobbalzò, cadendo col sedere a terra.
-Hai capito bene, non ce la faccio, senti!- Le mise una mano sul viso. Lei si tolse di scatto.
-Ma...è gelata...- Gli occhi di Leo si riempirono di lacrime, lacrime piene di panico e paura.
Gli altri figli di Atena erano tornati a dormire lamentandosi, quindi c'erano solo Leo ed Annabeth a parlare.
-Come faccio ad essere il badboy hot senza il fuoco?- Riuscì a dire Leo per sdrammatizzare e ricavare il tempo di ritirare le lacrime che minacciavano di rigargli le guance.
-Leo, troverò una soluzione. Ma tu devi promettermi che di questo non ne farai parola con nessuno, se non vogliamo agitare tutto il Campo.- Disse Annabeth, con i suoi occhi grigi e minacciosi colmi di tempesta che lo scrutavano.
Leo annuì, e Annabeth l'abbracciò. Leo se ne tornò a letto, a fissare il soffitto con occhi opachi e aspettando che la luce del sole svegliasse tutti, tempo che risultò quasi eterno. Il riflesso di Leo nello specchio era irriconoscibile, il viso era spento, aveva le occhiaie e presino i capelli sembravano afflosciarsi, e sorridere risultò impossibile. Di solito il suo sorriso avrebbe preso posto sul volto, trasmettendo un:"si risolverà tutto, non preoccuparti, sei uno schianto oggi." Ma quello che era successo era troppo grande e terribile. Leo non sapeva che parte cominciare, e ripose tutta la sua fiducia nelle mani di Annabeth. Persino il maestro dei sorrisi forzati perse qualche colpo.

A colazione Nico era seduto al tavolo di Ade, e parlava animatamente con Hazel, che gesticolava arrabbiata facendo ondeggiare i suoi ricci castani. Leo si accorse troppo tardi del fatto che stava leggermente fissando Nico. I loro occhi si incrociarono un istante, poi il figlio di Ade voltò il viso verso Hazel, come se non volesse guardarlo. Leo si sentì ancora peggio di prima, come un bel fiore, appassito, secco e floscio.
Nico era lì. Non gli era successo nulla. Con Hazel il giorno prima l'avevano cercato ovunque, ma non l'avevano trovato. Fu un sollievo vederlo lì. Annabeth invitò Leo a "darle una mano nelle stalle", per evitargli le fucine, e si raccomandò con il ragazzo, dicendogli che quel pomeriggio sarebbe stato meglio chiudersi in cabina, mentre lei avrebbe cercato qualche rimedio.

La mattina tutto filò liscio, nessuno si accorse di quello che stava succedendo. Leo si sentiva sollevato, ma anche ferito, del fatto che nessuno dei suoi amici era riuscito a capire come stava davvero. Il pomeriggio successe una cosa strana. Sul letto di Leo c'era un foglietto, dove c'era scritto in bella grafia, con la penna nera: "Incontramoci al bar per un caffè, oggi pomeriggio alle cinque, mi devo scusare con te." Leo era agitato. Si vestì normalmente e si sistemò un po'. Sentì bussare alla sua cabina. Si precipitò ad aprire inciampando sulle spazzole per i capelli che aveva gettato sul pavimento. Si immobilizzò difronte al volto del ragazzo che l'aveva invitato a bere un caffè. Bello come la luce della Luna, come acqua fresca in estate e nel deserto. Leo comandò al suo cuore di stare in silenzio, ma proprio non ne voleva sapere, e continuava a correre nel suo petto come su un tapis roulant.

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