Cronache di Salsedine

di Helenebytheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1.Prologo ***
Capitolo 2: *** #2.The Same ***
Capitolo 3: *** #3.I love you, sister ***



Capitolo 1
*** #1.Prologo ***


Cronache di Salsedine

#1.Prologo



"Non credo a una parola di quello che dici."

Nella quiete del luogo, la frase che l'uomo aveva appena sussurrato bastò a spezzare quell'atmosfera quasi magica.
La donna, che si trovava qualche passo addietro, sospirò, mentre l'altro si spettinava con una mano i capelli scuri.
Il volto di Gallia, o Jeanne, questo il suo nome, si deformò in una smorfia di delusione e rassegnazione, mentre osservava il compagno.
Era sempre il vecchio Liguria, chiuso, brusco, scettico e brontolone, con i capelli scuri perennemente spettinati e il corpo rivestito di pelliccia.
Sempre lui, con il suo carattere non dei migliori e con quei suoi occhi strani, uno blu e uno marrone.
Sempre lui, che credeva solo a ciò che vedeva, e mai a lei, che di mentire non era in grado.

"Ti sto dicendo la verità. Quel bambino, quello che abbiamo trovato ai piedi del monte, è come noi."

Liguria, o Leonardo, si voltò con un movimento brusco, alzando appena un sopracciglio.
"Ah si? E come fai a saperlo, ad esserne sicura?"
"Io l'ho visto nei suoi occhi, lo dicono anche gli spiriti. Il bambino è un figlio di Pangea, esattamente come me e te. E come il mio piccolo." concluse, guardando teneramente il bimbo dai capelli biondi che accoccolato tra le sue braccia dormiva serenamente.
"Jeanne, tu sei troppo affezionata a quel moccioso, te lo dico io." sbuffò l'uomo, indicando il piccolo.
Un tenero sorriso illuminò il volto di Gallia. "Se provassi a lasciarti andare, scopriresti che non c'è cosa più bella degli affetti familiari e dell'amore. Devi solo smetterla di chiuderti in te stesso e accettare quel bambino come parte della tua famiglia."
"Bah, io non ho tempo per queste stupidaggini, e tu lo sai."
La donna si accigliò.
"Queste non sono affatto stupidaggini! Sei tu ad essere insensibile!" fece per andarsene, ma un rumore la bloccò, e girandosi notò che anche Liguria era in posizione di ascolto.

"Hai sentito?"

Nessuna risposta.

L'uomo cautamente si avvicinò a una buca sulla riva del fiume, distante qualche passo da loro, ma non appena fece per entrare, un suono sommesso, simile ad un ringhio, lo bloccò.
"Dannate bestie." sibilò digrignando i denti.
Contò nella mente, uno, due, e al tre immerse velocemente le mani nel piccolo buco, sotto lo sguardo timoroso di Gallia.
Quello che però Leonardo prese non era un animale selvatico: tra le sue braccia una figura minuta si dimenava, mentre una testolina bionda tirava colpetti sul petto dell'uomo.

"Ma è una bimba!" esclamò la donna.

Il moro la buttò poco delicatamente a terra,  e appena la bambina cercò di fuggire la agguantò per le spalle, tenendola ben ferma. 
Jeanne ebbe modo di osservarla: era una bambina, con la corporatura minuta, la pelle nivea, e i tratti infantili e delicati. I corti e spettinati capelli erano biondi, mentre la labbra sottili erano deformate in una smorfia di rabbia.
Ma quello che più colpì Gallia furono gli occhi, e si ritrovò a comparare quelli della piccola con quelli dell'uomo, così come comparò i lineamenti del viso.
Quello che uscì dalle sue labbra fu un sussurro appena percepibile, che Leonardo non sentì.

"Leo... tu... lei... lei è..."

 


Rieccomi qui!
Dopo aver pubblicato e successivamente cancellato alcune fic, una nuova idea è arrivata ed è subito stata messa su carta.
In Cronache di Salsedine, voglio narrare la storia della città di Genova, dalla nascita ai giorni nostri, passando per l'Impero Romano e le guerre mondiali.
Come ho scritto nel testo, Jeanne è Gallia, Leonardo è la Liguria antica.
Genova, il mio Oc, è Clelia Giovanna Doria.
Mi scuso per eventuali errori, ma Word non mi funziona.
Invito voi lettori a lasciarmi un parere sulla storia. :)
Questo è una specie di prologo, forse troppo lungo, ma non potevo accorciarlo.
Cercherò di pubblicare il secondo capitolo il prima possibile.
_Apathy_

 

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Capitolo 2
*** #2.The Same ***


Cronache di Salsedine

#2.The Same

Ma quello che più colpì Gallia furono gli occhi, e si ritrovò a comparare quelli della piccola con quelli dell'uomo, così come comparò i lineamenti del viso.                                                                                      
Quello che uscì dalle sue labbra fu un sussurro appena percepibile, che Leonardo non sentì. 
"Leo... tu... lei... lei è..."


Taceva, Gallia, con in viso un'espressione di puro stupore misto ad incredulità.                                                    
Dal canto suo, Liguria aspettava impazientemente che la donna parlasse, e intanto tratteneva in una presa ferrea la bambina, che aveva ripreso a dimenarsi.
Stufo di aspettare, decise di rompere quel silenzio che era piombato all'improvviso tra di loro.

"Allora? Dici che anche lei è una figlia di Pangea?"

Jeanne non rispose, e Leonardo incominciò ad innervosirsi.

"Allora? Rispondi!"

Risvegliatasi da quella specie di paralisi, Gallia fissò gli occhi di Leonardo per un interminabile minuto, e poi fissò quelli della bambina.

"Io- io credo di si..."                                                                                                                                                                                       
"E ci voleva tanto a dirlo? Si può sapere che hai?" sbottò.                                                                                                
"Lei è..."                                                                                                                                                                                 
"Lei è cosa, Jeanne, cosa?"                                                                                                                                              
"Voi... voi siete... uguali..." sussurrò.

Leonardo alzò un sopracciglio incredulo.
"Noi, uguali? Starai scherzando spero!"

Gallia scosse la testa, mentre nella sua mente si fece spazio un pensiero che non riuscì a trattenere.
"Leo, è fantastico!" esclamò, mentre l'altro la guardava sbigottito.                                                                           
Anche la bambina bionda, che nel frattempo aveva smesso di dimenarsi, la guardava incuriosita.
La donna continuò nel suo ragionamento.

"Ma non capisci? Prima trovi quel bambino dagli occhi blu, poi lei, ed entrambi ti somigliano! E questo può voler dire una sola cosa!"

Liguria sgranò gli occhi.

"Loro sono i tuoi discendenti Leo, esattamente come lo è Francis per me!" continuò, eccitata.

"Non dire idiozie!" La voce di Liguria, potente, sovrastò ogni cosa, zittendo Gallia e spaventando la bambina, che ricominciò a dimenarsi.
"Stai farneticando!" tuonò.                                                                                                                                                                            
"Ma Leo... ti giuro che..."                                                                                                                                                                                                           
"Zitta donna! Non ho mai sentito tali idiozie! Come osi insinuare una cosa del genere? I miei discendenti, due selvaggi come loro? Mai!"

Jeanne strinse forte a sè Francis, che nel frattempo si era svegliato, temendo che la rabbia del compagno potesse sfociare in peggio, come a volte succedeva.
Il moro spinse violentemente la bambina, che cadde, mugulando di dolore.

"Tu farnetichi!" E mentre la donna si mordeva il labbro tremante, e la piccola si massaggiava i punti dolenti, se ne andò.

Quando la sua figura fu lontana, Gallia, sospirò di sollievo, e si permise di ri-osservare la bambina, che nel frattempo si era messa, incuriosita, a giocherellare con l'orlo della sua veste bianca.                                         
La donna la guardò teneramente: non sarebbe stato Liguria a impedirle di prendersi cura di lei.
Posò delicatamente il suo piccolo sulla sabbia, e con lentezza si avvicinò alla bimba, tendendole la mano, che quest'ultima afferrò incuriosita.
Osservando i suoi occhi, non ebbe dubbi.
Prese sia Francis che la bambina in braccio, e col cuore più sereno si avviò verso il villaggio, decisa più che mai a prendersi cura sia della bambina bionda, e sia del bambino dagli occhi blu trovato ai piedi del monte.


 



Ecco il secondo capitolo. :)
Fatemi sapere cosa ne pensate e segnalatemi eventuali errori con una recensione! ;)
Baci e a presto,
_Apathy_

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Capitolo 3
*** #3.I love you, sister ***


Cronache di Salsedine

#3.I love you, sister
 

Negli anni che vennero, Gallia rivide Liguria raramente, e insieme ad una vecchia del villaggio si prendeva cura di entrambi i bambini.
Nel frattempo, Foce -questo il nome della bambina bionda, chiamata così perchè trovata alla foce del fiume- aveva imparato a conoscere l'uomo che l'aveva trovata nella buca come padre, anche se non l'aveva più visto, mentre il bambino dagli occhi blu, Piemonte, si ostinava a chiamarla sø*, nonostante lei cercasse continuamente di evitarlo e lo trattasse male.

Negli anni che vennero, Gallia imparò a conoscere i due bambini, così diversi eppure così simili.
Mentre Piemonte aveva dimostrato un carattere mite e docile, Foce era irrascibile, scontrosa e indomabile, tanto che molti anziani del villaggio si erano lamentati, perchè riempiva i loro nipotini di morsi non appena questi cercavano di avvicinarsi.
Mentre Piemonte aveva dimostrato una gran voglia nel conoscere e imparare le regole della società, Foce si sedeva sulla spiaggia e osservava assorta il mare e l'orizzonte, oppure andava con i cacciatori nei boschi: lì aveva imparato ad arrampicarsi anche sugli alberi più alti.
Piemonte parlava spesso, Foce taceva sempre.

Un giorno, mentre Gallia cuciva con le altre donne del villaggio, Foce si era avvicinata, l'aveva tirata in disparte, e a gesti aveva cercato di comunicare con lei. C'era voluto un po', ma alla fine Jeanne aveva compreso: le stava chiedendo di insegnarle a cacciare.
Quel giorno Gallia si era arrabbiata tantissimo, e le aveva tirato uno schiaffo in pieno viso, senza però spiegarle il perchè, e Foce aveva digrignato i denti, e se ne era andata correndo.
Aveva raggiunto la spiaggia e si era seduta lì, in silenzio. 
Piemonte l'aveva seguita, e senza dire niente si era messo accanto a lei.
Poi, dopo forse quelche ora, le aveva sfiorato la mano, e guardandola dolcemente aveva sussurrato: "Ti voglio bene, sø."
Lei aveva spalancatogli occhi e sul suo viso si era dipinta un'espressione di puro stupore, nel sentire quella frase, nel vedere quanto affetto il bambino le rivolgeva. Ma lo stupore si era subito diradato, lasciando spazio all'ira, al pensiero che era solo una presa in giro, che l'aveva mandato Gallia.

E così, esattamente come fece Liguria anni addietro, Foce si alzò e se ne andò, e Piemonte non fece niente per fermarla.




*sø: sorella

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